di Marco Bollettino
Non è mai semplice scrivere un saggio di economia e le difficoltà aumentano considerevolmente quando non si condivide affatto la tesi espressa dal titolo e si sa che l’intero testo dovrà essere dedicato al confutarla.
Ci si domanda, infatti, se la crisi «non tolga credibilità al mercato, pilastro del liberalismo».
Ma questa crisi, come vedremo nel capitolo dedicato alla teoria austriaca del ciclo economico, non è altro che la reazione del mercato alle distorsioni prodotte dall’interventismo statale ed al boom insostenibile che queste avevano prodotto.
Un esempio può rendere meglio l’idea.
Immaginiamo di possedere un criceto e di farlo correre all’interno di una ruota girevole. Dopo un certo periodo di tempo, quando inizia a rallentare, decidiamo di stimolare il suo metabolismo iniettandogli dei farmaci (ad esempio delle anfetamine).
Quello che osserveremo è che il criceto riprende a correre, più velocemente di prima, almeno sino a quando, esausto, non si ferma nuovamente per riposare.
Il fatto che il criceto si fermi per riprendere fiato toglie forse credibilità al suo metabolismo? No di certo.
Il rischio è invece che, proseguendo con le iniezioni e dovendo ogni volta aumentare le dosi per ottenere il risultato voluto, si rovini definitivamente la salute del criceto, provocandone la morte.
La seconda questione è se la crisi «sia il prodotto del liberismo oppure della mancanza di regole, che Hayek riteneva indispensabili per una corretta economia - ma Hayek avrebbe detto ordine - di mercato»..
Anche su questa affermazione non posso che trovarmi in disaccordo. Quali sono le “politiche liberiste” che avrebbero guidato l’economia negli scorsi anni? Parafrasando una recente intervista di Antonio Martino possiamo sostenere che l’Amministrazione Bush, pilotata dal movimento neoconservatore, si possa definire colbertista, corporativista, fascista o anche per certi versi socialista ma certamente non liberale né tanto meno liberista.
La questione delle regole verrà trattata nei dettagli nei capitoli a seguire ma mi preme sottolineare una cosa: se un sistema di fondo è profondamente corrotto ed instabile come quello attuale non sarà la regolamentazione a renderlo “un buon sistema”. Entrambi i processi di regolamentazione e deregolamentazione possono infatti aprire degli spiragli – non a caso vi è il detto “fatta la legge, scovato l’inganno” – che permettono comportamenti di azzardo morale e truffa.
Tornando al criceto dell’esempio, non è regolamentando le iniezioni di anfetamina che si ottiene un criceto sano che corre felice sulla sua ruota ma eliminandole e lasciando che il criceto rallenti il ritmo e si riposi quando è stanco.
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