Perché gli USA crescono mentre l'UE rallenta: la ricetta di Adam Smith
Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/perche-gli-usa-crescono-mentre-lue)
Cosa spiega la curiosa mancanza di progressi economici nell'UE negli ultimi 16 anni?
Nel 2008 le economie dell'Unione Europea e degli Stati Uniti erano più o meno uguali in termini di PIL. Facendo un salto in avanti attraverso una crisi finanziaria globale e una pandemia, l'economia degli Stati Uniti è quasi raddoppiata mentre quella dell'Europa è cresciuta a malapena. Come possiamo spiegarlo?
Una risposta è il problema lampante nel confrontare il PIL dell'UE nel 2008 con il PIL dell'UE nel 2023: la Brexit. Dobbiamo ricordarci che il PIL è definito come il valore di tutta la produzione che avviene all'interno di un'economia. Nel 2016 l'UE ha perso la sua seconda economia più grande e con essa una parte significativa del suo PIL complessivo. Tuttavia con un PIL compreso tra $2.500-3.000 miliardi, l'uscita della Gran Bretagna dall'UE non può, da sola, spiegare il divario di quasi $10.000 miliardi.
Innanzitutto dobbiamo ricordare a noi stessi che la ricchezza non è qualcosa che avviene automaticamente, elargita dall'alto come se fosse manna dal cielo. Deve essere creata attraverso gli sforzi consapevoli di lavoratori, dirigenti aziendali e imprenditori. Avrete notato un gruppo di persone che manca a questa lista: i politici. Nonostante le loro affermazioni contrarie, essi non possono creare ricchezza. Tuttavia il loro ruolo in questo processo non può essere sottovalutato, poiché esercitano il potere simultaneo di promuoverla e inibirla.
Adam Smith ci fornì il modello per la crescita già nel lontano 1776: “Poco altro è necessario per portare uno stato al più alto grado di opulenza dalla più bassa barbarie: pace, tasse basse e un'amministrazione tollerabile della giustizia; tutto il resto è determinato dal corso naturale delle cose”.
Confrontando gli Stati Uniti e l'Unione Europea su questi aspetti emergono delle differenze sostanziali.
Pace
Classificare l'attuale clima degli Stati Uniti come “pacifico” risulterebbe poco sincero, soprattutto considerando le sparatorie, gli omicidi e il ciclo elettorale bellicoso. Infatti “ridurre la criminalità” è una preoccupazione crescente per tutti gli americani in tutto lo spettro politico. È interessante notare che i tassi di criminalità sono crollati drasticamente negli ultimi decenni. Nonostante le crescenti preoccupazioni, gli americani non sono mai stati così al sicuro nelle loro case e nelle loro comunità.
A livello internazionale gli USA sono più impegnati in modo pacifico di quanto non lo siano stati negli ultimi decenni. Non sono attualmente impegnati in nessun combattimento diretto su larga scala. Nella misura in cui gli USA sono coinvolti in Ucraina o nella guerra Israele-Hamas, lo sono attraverso il sostegno politico, gli aiuti economici, l'intelligence militare e il supporto diplomatico. In altre parole, sono impegnati in attività di supporto, non di combattimento.
Guardando all'UE vediamo risultati simili. I tassi di criminalità, in generale, sono per lo più diminuiti in tutta l'Unione, con qualche variazione tra i vari Paesi. Tuttavia va notato che i tassi di alcuni crimini sono aumentati negli ultimi anni e alcuni sono diminuiti solo leggermente, e non si sono avvicinati ai livelli a cui sono scesi negli Stati Uniti.
Vantaggio: Stati Uniti
Tasse basse
“Tasse basse” potrebbe essere interpretato in molti modi, quella più ovvia sarebbe la pressione fiscale complessiva. Poiché l'UE è composta da tanti Paesi diversi, ognuno dei quali ha la propria costellazione di linee di politica, i confronti diretti possono essere difficili da fare. Guardando alle aliquote massime riguardanti l'imposta sul reddito marginale, gli Stati Uniti arrivano a circa il 42,3%. I Paesi nell'UE vanno dal 55,9% (Danimarca) al 10% in Romania e Bulgaria, con una media del 42,8%. Su questa dimensione le tasse sembrano essere più o meno simili.
Si potrebbero anche prendere in considerazione i costi di conformità e se avvantaggiano in modo sproporzionato i clientes politici o le grandi aziende. In questo caso entrambi i Paesi vanno male. La Camera di commercio degli Stati Uniti ha riferito nel 2024 che il 73% delle piccole imprese ha trascorso “molto” o “una discreta quantità” di tempo su questioni relative alla conformità fiscale. Lo stesso Parlamento europeo, in una relazione del 2023 ammette la stessa cosa, affermando che “le piccole imprese sono gravate da costi di conformità relativamente maggiori. Tale onere aggiuntivo non sembra derivare da agevolazioni speciali per le piccole imprese, ma piuttosto dalla progettazione generale del sistema fiscale”. Le piccole imprese in genere non hanno accesso a un team interno di esperti fiscali in grado di gestire gli oneri amministrativi e di conformità di un sistema fiscale.
Infine potremmo anche prendere in considerazione se le tasse vengono applicate in modo equo. In questo contesto “equo” significa che le persone o le aziende in situazioni finanziarie o economiche simili pagano la stessa quantità di tasse. Negli Stati Uniti non è un segreto che molte aziende godono di speciali sgravi ed esenzioni fiscali e che molte sceglieranno di costituire una società nel Delaware per determinati vantaggi fiscali e commerciali. Ma lo stesso vale per i Paesi dell'UE, soprattutto se consideriamo che le aziende possono stabilire la propria sede centrale in un Paese particolarmente avvantaggiato a livello fiscale e che i lavoratori possono arrivare dai Paesi vicini con relativa facilità. Poiché le aliquote fiscali, le esenzioni e le interpretazioni degli statuti variano a seconda del Paese dell'UE, può facilmente accadere che le aziende intelligenti riescano a trovare scappatoie (involontarie o meno) che consentono loro di risparmiare sul fisco.
Vantaggio: Stati Uniti (ma solo leggermente)
Amministrazione tollerabile della giustizia
Ogni volta che anche solo due persone vivono in stretta prossimità, si verificherà un conflitto. Questo conflitto non deve necessariamente essere violento; potrebbe essere un semplice disaccordo tra parti che richiedono un giudizio esterno. Clienti e commercianti possono non essere d'accordo sui termini di una garanzia, le aziende possono credere di aver rispettato varie leggi e normative su cui la clientela potrebbe non essere d'accordo, o i vicini potrebbero non essere d'accordo sui livelli di rumore consentiti in determinate ore della notte.
Ciò che è necessario, quindi, è un qualche mezzo per risolvere i conflitti in un modo che sia ritenuto equo e imparziale per entrambe le parti. Questo meccanismo di risoluzione dei conflitti deve anche essere facilmente accessibile in modo che, quando si verificano delle controversie, si possa raggiungere una risoluzione rapidamente e a un costo (relativamente) basso. Nella maggior parte dei Paesi questo servizio è svolto da tribunali e altri servizi di mediazione.
Negli Stati Uniti il National Center for State Courts fornisce analisi delle opinioni pubbliche sul sistema giudiziario. Nella loro relazione del 2023 scoprono che, in generale, la popolazione si fida del sistema giudiziario, lo trova generalmente accessibile, ma che c'è una crescente preoccupazione che esso sia diventato politicizzato.
Per quanto riguarda l'UE la Commissione europea pubblica una relazione, intitolata EU Justice Scoreboard, che analizza il sistema giudiziario in base a “efficienza, qualità e indipendenza”. Mentre ci sono prove di miglioramenti generali all'interno dell'Unione, riconoscono anche che c'è ancora molto lavoro da fare e che c'è un'enorme variazione tra i Paesi per quanto riguareda la qualità della magistratura.
Possiamo anche farci un'idea dell'amministrazione complessiva della giustizia esaminando l'Economic Freedom of the World Index del Fraser Institute, in particolare il punteggio del sistema legale per Paese negli ultimi vent'anni. Mentre sia gli Stati Uniti che l'UE ottengono punteggi elevati in termini assoluti, dei ventisette Paesi dell'UE, solo sette (Austria, Danimarca, Finlandia, Germania, Paesi Bassi, Lussemburgo e Svezia) ottengono punteggi più alti degli Stati Uniti e solo di poco. Gli altri venti hanno tutti punteggi significativamente inferiori a quelli degli Stati Uniti.
Ciò è importante perché avere un accesso affidabile, conveniente e rapido a un sistema giudiziario imparziale consente di risolvere i conflitti e consente a entrambe le parti di andare avanti con le proprie vite e attività.
Vantaggio: Stati Uniti
Conclusione
Nel complesso gli Stati Uniti hanno una maggiore pace, sia a livello nazionale che internazionale, tasse più basse e un'amministrazione della giustizia più tollerabile rispetto all'Unione Europea. La crescita economica divergente tra i due è comprensibile in questi termini.
Ciò che resta un mistero è l'entità della disparità. Se includiamo il PIL del Regno Unito nel PIL dell'UE, ci sarebbe ancora un divario di $7.000 miliardi. E mentre alcuni potrebbero sottolineare che la Brexit ha causato una riduzione della crescita economica per l'intero continente europeo, è difficile immaginare qualcuno che sostenga seriamente che votare contro la Brexit avrebbe quasi raddoppiato il PIL di ogni singolo membro dell'UE. Molto ancora resta da esaminare.
Tuttavia Adam Smith aveva ragione: la pace, le tasse basse e un'amministrazione della giustizia tollerabile sono vitali per il progresso economico. Se ci sono questi elementi, il resto, come disse anche lui, seguirà e in effetti è successo.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.
Perché l’Europa teme la libertà di parola
Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/perche-leuropa-teme-la-liberta-di)
Conosciamo tutti la vecchia barzelletta che recita: quando un referendum europeo dà il risultato “sbagliato”, il Paese vota ancora finché non si ottiene il risultato “giusto”.
L'UE pensava che questo dovesse essere tristemente vero dopo la Brexit e infatti finora nessuno ha riso.
Anzi, la situazione è peggiorata.
Prendete la Romania, che di recente ha annullato le elezioni presidenziali quando Călin Georgescu, leader di una coalizione nazionalista di destra, ha vinto il primo turno. Thierry Breton, ex-commissario europeo francese, ha reso manifesta la mentalità dell'UE durante una recente intervista televisiva: “L'abbiamo fatto in Romania e ovviamente lo faremo in Germania se necessario”.
In altre parole, se non si può sconfiggere l'estrema destra, allora bisogna bandirla dal dibattito pubblico.
Non sono mai stato d'accordo con quello che Breton ha sempre detto, ma gli sono grato per aver esposto il suo caso con tale chiarezza. Durante il suo periodo come commissario per l'industria a Bruxelles, dal 2019 fino all'estate scorsa, quando Emmanuel Macron lo ha sostituito con una figura più compiacente, è stato la forza trainante dietro una serie di leggi progettate per mantenere l'Europa nell'età oscura digitale. La più estrema di suddette è stata il Digital Services Act (DSA) che obbliga “le grandi piattaforme online”, come X e Meta, a verificare i fatti e filtrare le fake news.
Ma, grazie a Breton, la verità è saltata fuori: l'obiettivo finale dell'Europa non è salvare il dibattito pubblico, ma soffocare i partiti di estrema destra privandoli dell'ossigeno dell'informazione. Il DSA non è nemmeno l'ultima parola nella jihad anti-digitale dell'UE. Una delle grandi idee di Ursula von der Leyen dell'anno scorso durante le elezioni europee è stata il cosiddetto “scudo democratico”, ovvero approvare ancora più leggi per impedire interferenze esterne negli affari dell'UE. Questa cosa evoca immagini di combattimenti con spade laser e sotto certi aspetti non è lontana dalla realtà: un blocco spaventato ha bisogno di uno scudo per proteggersi dal nemico incombente.
Mark Zuckerberg è sicuramente andato all'attacco. La scorsa settimana ha annunciato che abbandonerà il fact-checking sulle sue piattaforme, sfidando di fatto il DSA. E sta scommettendo su Donald Trump per proteggersi dalle conseguenze legali. Dato che Vance, il vicepresidente eletto, ha già minacciato di porre fine al sostegno degli Stati Uniti alla NATO se l'Europa provasse a censurare X di Elon Musk, sicuramente lo stesso varrà per Facebook. E l'UE è fin troppo dipendente dagli Stati Uniti per essere in grado di organizzare una campagna efficace contro una qualsiasi delle piattaforme social americane. Il DSA, elaborato frettolosamente durante la pandemia, non solo giudica male la natura dei social media, ma anche il potere politico. Espone la debolezza dell'Europa agli occhi dell'America.
Questa non è solo una battaglia geopolitica, però, è anche una battaglia europea. Il tentativo di repressione rivela che c'è qualcosa che il blocco teme più della libertà di parola: il populismo. Gli eurodeputati hanno trovato abbastanza difficile digerire le brutali esplosioni di Nigel Farage quando era membro del Parlamento europeo. Ora hanno Musk che gli alita sul collo, sostenendo i candidati dell'AfD, un partito che siede all'estrema destra nei banchi del Parlamento europeo e che sostiene l'uscita della Germania dall'UE.
I media tedeschi hanno avuto un crollo collettivo quando Musk ha twittato il suo sostegno ad AfD, ha intervistato su X Alice Weidel, co-leader del partito, e poi l'ha sostenuta in un articolo sul Die Welt. Il direttore editoriale del quotidiano tedesco si è dimesso per protesta. E un articolo su un altro giornale ha descritto istericamente l'intervento di Musk come incostituzionale. Che i giornalisti sostengano la censura sembra scioccante, finché non si comprende il ruolo del giornalismo nella società dell'Europa continentale: opera saldamente all'interno di uno stretto consenso politico centrista, che abbraccia tutti i partiti dal centro-sinistra al centro-destra. Naturalmente AfD non ottiene molto spazio sui media tedeschi.
Ma mentre è marginalizzato dai media generalisti, AfD prospera su TikTok, dove ha un vasto seguito. Quindi ciò che irrita i media tedeschi e i politici di altri partiti è che il cartello della censura non funziona più bene come una volta. Negli Stati Uniti e nel Regno Unito i media generalisti, un tempo potenti, hanno già perso il loro potere. Hillary Clinton ha espresso tale frustrazione quando ha detto che i social media devono verificare i fatti, altrimenti “perdiamo il controllo”. Ma l'Europa vive ancora in una zona crepuscolare in cui i media generalisti si crogiolano nel tramonto del potere, cercando di ignorare i social media che sorgono all'altro orizzonte. Come tutte le moderne battaglie politiche in Europa, si tratta di proteggere interessi stabiliti.
Il caso rumeno dimostra come queste restrizioni alla libertà di parola siano le prime salve di una guerra di repressione più ampia. Le elezioni presidenziali sono state annullate perché un TikTok infestato dai russi aveva disinformato gli elettori. Sono sicuro che i russi fossero attivi, ma è scioccante pensare che un'elezione sia stata annullata perché qualcuno potrebbe aver mentito su TikTok.
Sia chiaro, nessuno ha parlato di brogli elettorali. Georgescu ha vinto il primo turno delle elezioni in modo leale e onesto, ma come con la ridicola pantomima a Bruxelles dopo il voto sulla Brexit, la presunzione di voler spingere per l'annullamento del risultato si basava sul fatto che gli elettori sono troppo stupidi per farsi un'idea propria. La ripetizione si terrà il 4 maggio, seguita da un ballottaggio tra il candidato di maggior successo due settimane dopo. Georgescu è ancora il candidato con più probabilità di vincere secondo i sondaggi di opinione, ma l'establishment politico rumeno è ancora determinato a trovare modi per radiarlo, il più promettente dei quali è la speranza che possa aver ricevuto fondi non dichiarati.
Esistono modelli simili anche altrove.
Marine Le Pen rischia la potenziale squalifica dalle elezioni presidenziali del 2027 a seguito di accuse di irregolarità riguardanti i suoi assistenti al Parlamento europeo. Più di recente Bruxelles è stata spaventata dalla vittoria in Austria del Partito della Libertà, il quale è riuscito a ottenere il 28,8% dei voti alle elezioni generali di settembre. Ha superato una soglia oltre la quale è diventato politicamente impossibile per gli altri partiti formare coalizioni. Herbert Kickl, il leader dell'FPÖ, ora diventerà il prossimo cancelliere dell'Austria. Nel frattempo, in Germania, un gruppo di 113 parlamentari si è unito per bandire AfD. La loro storia è che l'estrema destra vuole distruggere la democrazia. Mentre il partito non ha ancora sondaggi abbastanza alti da innervosire l'ennesima coalizione centrista a Berlino dopo le elezioni di questo mese, la Germania potrebbe essere a pochi punti percentuali di distanza da un'impasse in stile austriaco.
Di sicuro, però, l'approccio sensato all'ascesa dell'AfD, dell'FPÖ e di altri partiti di destra non è quello di censurarli, ma di affrontare il problema di fondo che li ha resi così forti: persistente incertezza economica, perdita di potere d'acquisto e politiche disfunzionali sull'immigrazione. In mancanza di ciò, perché non cooptare i partiti di estrema destra come partner di coalizione junior come hanno fatto in Svezia e Finlandia? Se la Weidel venisse improvvisamente spinta a ricoprire il ruolo di ministro dell'economia, potremmo saggiare se sarà in grado di difendere il suo curriculum al governo. Ma i partiti centristi in Germania e Francia non faranno né l'una, né l'altra cosa. Hanno eretto barriere politiche contro l'estrema destra e stanno raddoppiando la dose con le stesse vecchie linee di politica.
È un approccio che inevitabilmente si ritorcerà contro di loro. Una Le Pen bandita sarebbe molto più pericolosa per l'establishment centrista, e forse anche più estrema quando alla fine arriverà al potere. Allo stesso modo AfD verrebbe sicuramente radicalizzata dopo un'espulsione coatta.
Fino ad allora, le armi spuntate preferite dall'UE (divieti normativi, barriere politiche e censura) infliggeranno più autolesionismo che benefici. Nella gerarchia dei diritti democratici, la libertà di parola ha una priorità relativamente bassa in Europa. Come le creature nel libro La Fattoria degli animali di George Orwell, faccio fatica a individuare la differenza tra gli estremisti di destra e coloro che cercano di combatterli.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Ciò che l'eurodollaro ha dato, l'eurodollaro si sta riprendendo (Parte #1)
(Versione audio dell'articolo disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/cio-che-leurodollaro-ha-dato-leurodollaro)
Il mondo si sta preparando per una crisi creditizia enorme. Le banche centrali e i governi saranno ancora in grado di finanziare le loro operazioni, e saranno ancora in grado di aumentare i prezzi (nominali) degli asset, ma non saranno in grado di proteggere il valore delle loro valute. Pensate, ad esempio, al recente exploit di DeepSeek: per quanto abbia fatto traballare Wall Street, non cancella affatto le criticità creditizie e finanziarie della Cina. Già adesso la vagonata di debiti accumulati sta portando a un'ondata senza precedenti di allentamento monetario per monetizzarli. Il problema è che questa azione, oltre a non funzionare più come in passato a causa della Legge dei rendimenti decrescenti, sta accartocciando lo yuan. Lo stesso discorso è possibile farlo per la rupia indiana o per l'euro. In sintesi, tutte le principali divise del mondo sono sulla graticola affinché le rispettive autorità che le supervisionano possano tenere in piedi il loro tessuto socioeconomico. Tutte tranne una: il dollaro.
Perché? È una situazione già vista nella storia economica del mondo, più precisamente negli anni '80 del secolo scorso. Allora l'incredibile forza del dollaro stava facendo a pezzi le altre valute, evento che condusse infine agli Accordi del Plaza e alla creazione del LIBOR, un tasso d'interesse mondiale (impostato a Londra) con cui venivano indicizzati i debiti a livello globale. La forza del dollaro venne smorzata e il resto del mondo entrò in un'epoca di (presunta) prosperità che l'avrebbe accompagnato fino al 2008. In questo senso il dollaro rappresenta come una sorta di buco nero che risucchia tutta la forza esistente dal resto delle altre divise: importa inflazione dei prezzi ed esporta disinflazione dei prezzi (o addirittura deflazione dei prezzi).
In realtà la terminologia usata è imprecisa, dato che non si tratta propriamente del dollaro che sta diffondendo ondate di incertezza e dubbio. Si tratta, invece, dell'eurodollaro che sta vedendo contrarsi la propria offerta, o per meglio dire la leva finanziaria cui è stato sottoposto nel corso del tempo. Le vette che aveva raggiunto erano spropositate e assurde, distorcendo a livelli inverosimili una valutazione corretta del rischio (nonché l'allocazione corretta del capitale). Il rialzo di oro e Bitcoin non fanno altro che segnalare questa proposizione: un ritorno lento a livelli sostenibili di rischio. Infatti la campagna di rialzo dei tassi della FED ha avuto come scopo quello di invertire la tendenza nel mercato dell'eurodollaro, aiutata anche dalla BoJ che ha proceduto anch'essa a uscire infine dal pantano dei tassi a zero e della yield curve control. Eurodollaro gonfiato attraverso la leva e carry trade sullo yen hanno rappresentato, soprattutto negli ultimi 16 anni, una fonte (presumibilmente) inesauribile di finanziamenti artificialmente a basso costo e azzardo morale senza freni.
Questa degenerazione, però, non è altro che l'ennesima deformazione finanziaria alimentata dall'attuale natura fiat del denaro. Ecco perché gli USA, sulla scia della vittoria di Trump e della fazione che rappresenta, ovvero i NY Boys, hanno iniziato a tessere le lodi di oro e Bitcoin. Se fino al 2022, anno in cui è stato defenestrato il LIBOR e sostituito dall'SOFR, lo status di valuta di riserva del dollaro era una condanna, adesso può trasformarsi in una benedizione: sganciati dal rischio sistemico esterno, gli USA possono gestire la propria politica monetaria in base alle necessità reali della nazione senza preoccuparsi più della possibilità di importare guai economici tramite indicizzazione esterna dei debiti. Questo per dire che se la stagnazione italiana costringerà a nuove misure di allentamento monetario (palesi) la BCE, ciò non si ripercuoterà direttamente sulla linea di politica della FED. Quest'ultima è stata la banca centrale del mondo fino al 2022; tutto il caos geopolitico ed economico a cui abbiamo assistito e assistiamo è solo un riflesso della sua effettiva indipendenza.
Ciò che l'eurodollaro ha dato, l'eurodollaro si sta riprendendo. La forza del dollaro strangolerà lentamente tutti coloro che nel tempo si sono approfittati di questo mercato ponendo come garanzia la sopravvivenza stessa degli Stati Uniti, economicamente e socialmente, fino a quando le varie altre fazioni mafiose di questa gigantesca cupola mafiosa non si presenteranno “spontaneamente” al tavolo delle trattative (in particolar modo la cricca di Davos). Attualmente stanno scegliendo di raddoppiare la posta in gioco e continuare a usare i risparmiatori come carne da cannone... non è rimasto loro nient'altro.
Per capire meglio come andrà a finire questa storia, e il meccanismo con cui il mondo si sta rimodellando, è necessario fare un passo indietro e capire per prima cosa cos'è l'eurodollaro.
L'ANTENATO DELL'EURODOLLARO: DENARO SCRITTURALE E RISERVE BANCARIE
Esiste un sistema finanziario “nascosto” al di fuori della giurisdizione del Tesoro americano o della Federal Reserve, ed è importante quanto o forse più importante di qualsiasi altro esistente. Questa economia sommersa opera nell'ombra, eseguendo transazioni e creando nuove forme di denaro mai viste prima. Fino al 2022 stava rappresentando la fine del dollaro. Benvenuti, quindi, nel sistema dell'eurodollaro.
Per comprendere appieno la struttura e la storia del sistema dell'eurodollaro, dobbiamo prima capire cos'è il denaro scritturale. Esiste da centinaia di anni e, nonostante ciò che molte persone pensano, la transizione dal gold standard avvenne molto tempo fa: il sistema con cui gli Stati Uniti e altre economie capitaliste hanno lavorato sin dal 1600 non era un vero standard basato sull'oro, ma piuttosto uno standard a riserva aurea. Le banche accettavano oro e argento ed emettevano banconote, che in origine erano certificati di deposito dell'oro, per dimostrare la proprietà dei metalli nel proprio conto. Queste banconote potevano quindi essere scambiate liberamente tra loro, ma in origine non esisteva alcun taglio standard. Con l'evoluzione del sistema bancario tra la fine del 1700 e l'inizio del 1800, divenne chiaro che il gold reserve standard, un rimedio ai “difetti” di un gold standard (si pensi a portare in giro borsellini pieni di oro e argento e dover chiedere/dare il resto esatto), era anch'esso imperfetto. Le banche dovevano detenere fisicamente le riserve auree presso le filiali e, poiché la crescita economica stimolava il commercio e gli affari, ciò significava che si verificavano sempre più scambi e le banconote emesse circolavano di più. I problemi iniziarono a emergere quando i viaggiatori, andando da una città all'altra, portavano banconote dalla loro città in quella nuova. Ad esempio, se un mercante viveva a New York, e doveva andare a Boston, avrebbe utilizzato le sue banconote per il commercio o per finanziare il viaggio. La maggior parte delle attività di Boston non accettava quelle banconote, poiché non ne conosceva l'affidabilità creditizia, quindi il mercante doveva recarsi in una banca locale, o in un mercato monetario, dove i trader valutavano il valore della banconota e la scambiavano con una locale, solitamente sotto il pari (ad esempio, acquistavano le banconote di New York a 90 centesimi sul dollaro).
Quindi le banconote di New York potevano accumularsi in una banca di Boston e, senza un sistema di riserva corrispondente, non c'era modo di regolare questi crediti se non ricevendo fisicamente le banconote e convertendole in oro o argento. Il problema è che, sapendo che molte delle banconote sarebbero state portate lontano e probabilmente non sarebbero state convertite in oro, molte banche locali avevano un incentivo a emetterne in quantità eccessive nella speranza che circolassero in luoghi lontani e non fossero mai riportate indietro per il rimborso in oro/argento fisico. Nonostante le sue imperfezioni, la struttura decentralizzata del sistema bancario pre-guerra civile concesse alle banche la libertà di esplorare autonomamente modi per migliorare il sistema. Non è ben noto che una di queste innovazioni fu una banca americana privata che portò organizzazione e praticità a numerose banconote emesse privatamente.
Presto nacquero le figure dei broker monetari, i quali acquistavano banconote a prezzo scontato dei viaggiatori e poi le trasportavano fisicamente nel luogo in cui erano state emesse per il rimborso in oro o argento. Questi broker erano odiati dai banchieri, ma svolgevano un ruolo essenziale in quanto contribuivano a limitare la crescita dell'offerta di denaro. Nel 1814 la New England Bank dichiarò il suo ingresso nel settore dei broker monetari; dieci anni più tardi erano diventate 6 le banche a livello nazionale che svolgevano tale compito. Il loro obiettivo, però, mutò col tempo: non tanto trarre profitto dal rimborso, ma piuttosto tenere a freno la quantità di banconote in circolazione. Credevano illusoriamente che così facendo, ci sarebbe stato un aumento nell'utilizzo delle loro banconote di qualità superiore, portando in ultima analisi a maggiori prestiti e profitti per esse. Tuttavia più ne acquistavano, più banconote di qualità ancora inferiore avrebbero preso il loro posto. Dato l'aumento del rischio associato, una di queste banche, la Suffolk Bank, propose ad altre sette banche locali l'istituzione di un fondo congiunto per acquistare e restituire le banconote alle banche emittenti. Questa coalizione, denominata Associated Banks, raccolse $300.000 per questo scopo. Col passare del tempo la Suffolk Bank avrebbe acquisito sufficiente forza per operare in modo indipendente. Inoltre aveva l'influenza necessaria per costringere le banche di altri stati a depositare oro e argento presso di essa, facilitando così il rimborso delle banconote. Nel 1838 quasi tutte le banche del New England rimborsavano le proprie banconote tramite la Suffolk Bank.
Essa forniva un servizio cruciale: accettava, alla pari, tutte le banconote depositate da altre banche del New England, accreditando i conti delle banche depositanti il giorno successivo. Agendo come “stanza di compensazione”, la Suffolk Bank facilitò un sistema in cui qualsiasi banca del New England poteva ora accettare le banconote di qualsiasi altra banca, indipendentemente dalla distanza geografica, al loro valore nominale. Ciò ridusse significativamente il tempo e gli inconvenienti associati alla richiesta di rimborso in oro/argento da ciascuna banca. Inoltre si sviluppò un senso di certezza che le banconote delle banche associate al sistema Suffolk sarebbero state onorate alla pari. Questa garanzia inizialmente guadagnò terreno tra i colleghi banchieri e alla fine permeò la popolazione in generale. La fiducia è l'asset più potente di una banca e la più grande passività se viene persa. Lo strumento più potente della Suffolk per mantenere la stabilità era la sua autorità nel conferire l'adesione al sistema: ammetteva esclusivamente banche le cui banconote dimostravano una solida salute finanziaria. Sebbene non potesse impedire a una banca mal gestita di emettere banconote in eccesso, rifiutarne l'adesione garantiva che quelle banconote non avrebbero ottenuto un'ampia circolazione. Inoltre le banche associate che affrontavano una cattiva gestione potevano essere rimosse dall'elenco delle banche del New England approvate dalla Suffolk.
In sostanza, funzionava come una banca centrale che garantiva l'integrità delle altre banche. Così facendo, trasformò il New England in un baluardo di stabilità monetaria in un periodo in cui il resto dell'America era alle prese con turbolenze monetarie. Sebbene la banca alla fine fallì e fu liquidata, la Suffolk servì da prototipo di banca di riserva.
Le banche di riserva sarebbero esistite nelle principali città e avrebbero facilitato la negoziazione delle riserve bancarie. Il sistema bancario divenne così una struttura piramidale, in cui le banche di riserva più grandi erano custodi del denaro di centinaia di banche cittadine, le quali, a loro volta, erano custodi del denaro di migliaia di banche rurali. Quando fu creata la Federal Reserve, non fu un'idea nuova e innovativa: fu semplicemente un adattamento del sistema che esisteva prima. La novità era la stampa di denaro approvata legalmente, la capacità di una banca centrale di prestare quantità illimitate di riserve bancarie a banche in crisi e soddisfare le loro esigenze di gestione del capitale. Prima della FED, le banche di riserva erano limitate nella quantità di prestiti che potevano creare senza rischiare l'insolvenza. Queste misure di “check and balance” impedivano un azzardo morale diffuso e sottovalutato, e i padri fondatori questo lo sapevano, ecco perché la Costituzione americana sancisce che una creatura come la FED non poteva essere creata sul suolo americano. Ed è il motivo per cui si trova a Washington DC. Per quanto, a livello ufficiale, il suo ruolo sia quello di guardiano della “stabilità monetaria”, a livello ufficioso serviva a scongiurare la fine di interessi stabiliti come quelli della Suffolk: costringere le banche ben capitalizzate a salvare quelle meno capitalizzate.
Questo sistema, nonostante fosse ancora basato sul gold standard, ora eliminava la necessità di oro fisico, anzi persino dollari (per le banche), perché le riserve bancarie potevano essere scambiate tra istituzioni che cercavano di puntellare la loro solvibilità. Le riserve rappresentavano un diritto su oro fisico o denaro contante, ma raramente venivano rimborsate, quindi la creazione di credito poteva essere ampliata più che mai. La maggior parte del denaro in questo senso era ora “denaro fantasma”, un derivato di terz'ordine della moneta base, ovvero l'oro. Si trattava di registrazioni sui libri contabili interni della banca di riserva, non esistevano da nessun'altra parte.
COS'È L'EURODOLLARO?
Questa anamnesi storica è propedeutica per capire non solo l'evoluzione del sistema bancario ombra, ma soprattutto per avere uno schema in mente da poter replicare adesso su scala maggiore. Infatti è possibile traslare quanto descritto finora a livello internazionale. Ma andiamo con ordine. La creazione di denaro è sempre stata ad appannaggio del sistema bancario commerciale nel suo complesso, quello centrale invece rappresentava una sorta di “smorzatore” o “attenuatore” degli eccessi che potevano verificarsi sulla scena economica. Le nuove riserve create dal sistema bancario centrale, infatti, servivano semplicemente a puntellare eventuali eccessi e spalmarli sull'intera economia. Ovviamente non agiva in risposta a qualsiasi crisi, come ad esempio accadde nella prima parte della decade del 1930 quando furono lasciate fallire migliaia di piccole banche negli USA durante la Grande depressione. Per quanto incredibile possa sembrare, la FED non era la banca centrale degli Stati Uniti ma una succursale di quella inglese e questa affermazione venne inizialmente corroborata dell'interventismo attivo della banca centrale americana durante i Ruggenti anni venti per impedire che la BoE vedesse defluire tutto il suo oro dalla nazione.
La presunta obsolescenza dell'Impero inglese dopo la Prima guerra mondiale era un bluff, dato che i capitali che volavano verso ovest avevano il preciso scopo di costruire il famoso complesso militare-industriale di cui Eisenhower mise in guardia gli americani. L'élite europea, che oggi chiamiamo cricca di Davos, ha sempre agito in questo modo: inonda un posto di capitali a basso costo, si ingrazia l'aristocrazia del luogo, lo fa sviluppare e poi come uno sciame di locuste consuma tutto. È un modello che è stato replicato più volte nella storia ed è di design prettamente inglese. Ancora adesso possiamo vederlo all'opera. Tornando a noi, invece, se gli inglesi non erano riusciti ad ammansire la loro colonia con la forza nel XVIII secolo, ci riuscirono nel XX con l'istituzionalizzazione della Federal Reserve e l'illusione che fossero alleati degli americani. L'avversione storica da parte americana al sistema bancario centrale istituzionalizzato era una consapevolezza di come la nazione sarebbe potuta cadere sotto l'influenza straniera nel caso in cui una concentrazione di potere così densa avrebbe potuto rappresentare una preda facile per chi avesse avuto l'intenzione di catturarla. La decentralizzazione statale americana, l'indipendenza che ogni stato ha conservato sulla scia della Guerra d'indipendenza, erano stratagemmi dei Padri fondatori per impedire a un qualsiasi agente malevolo di infiltrarsi e distruggere la nazione dall'interno.
La nascita della Prima e della Seconda banca degli Stati Uniti nel XIX secolo erano i tentativi primi per creare un tale cavallo di Troia. Ma come la storia ci ha insegnato, tutto ciò non fu sufficiente ad arginare la creazione di una banca centrale... sul suolo extra statunitense. È alquanto buffo notare come la trasformazione della FED, da presunto “guardiano passivo” degli eventi economici a figura attiva, è coincisa con la giravolta di Keynes su temi economici (rispetto alle sue posizioni espresse in The Economic Consequences of Peace e A Tract on Monetary Reform) e la sua assunzione a figura di riferimento per quanto riguardava le linee di politica da seguire a livello mondiale. Non vi suona familiare? Le voci contrarie, quali quelle di Hayek, Robbins e altri, silenziate e relegate ai margini del dibattito pubblico (nonché minacciate di estromissione dalla vita accademica). Un unico piano e un'unica linea di politica socioeconomica cristallizzati nella General Theory. Se gli ultimi 5 anni ci hanno insegnato qualcosa, è che la storia si ripete... o per meglio dire, si spingono determinati eventi affinché si possa ripetere.
Attenzione, questo non per dire che gli Stati Uniti sono stati una nazione passiva e completamente conquistata dagli inglesi. L'influenza esercitata oltreoceano, però, ha mosso le leve giuste affinché i risultati andassero a vantaggio dell'Inghilterra. Nella seconda parte esploreremo meglio questo tema, adesso limitiamoci a far scorrere il tempo e osservare come l'evoluzione del sistema bancario e monetario abbia creato un elefante talmente grande nella stanza da oscurare persino la sua presenza. Infatti, come suggerito all'inizio di questa sezione del saggio, portiamo a un livello superiore quanto appreso in quella precedente: immaginiamo, adesso, che il cambio delle banconote non avvenga più a livello nazionale (tra città statunitensi) ma a livello internazionale (tra capitali mondiali). Il sistema introdotto a Bretton Woods rendeva il dollaro la valuta di riferimento a livello mondiale per quanto riguardava il saldo tra Paesi, l'unica rimasta ad aver un ancoraggio (per quanto lasco) all'oro. Di conseguenza i dollari che uscivano dagli USA dovevano essere poi convertiti in valute locali (come marco, lira, franco, sterlina, ecc.). E uno degli eventi storici che più ha alimentato questo meccanismo è stato il Piano Marshall; infatti secondo alcuni punti di vista si potrebbe dire che il sistema dell'eurodollaro nacque esattamente da suddetto Piano.
Un inciso qui è d'obbligo. Sebbene molti possano pensare che l'eurodollaro sia una sorta di valuta a parte, in realtà si sbagliano: detto in parole povere, sono dollari che circolano all'estero. Così come il sistema bancario ombra non è affatto costituito da società, aziende, o istituti di credito che agiscono al di fuori di regolamenti e regole. No, sono entità che esistono “alla luce del sole” ma che, per usare un termine improprio e allo stesso tempo esplicativo, hanno una doppia contabilità.
In realtà, così come ogni altra cosa sui mercati, è stata la consuetudine a far sviluppare il fenomeno e poi la sua sedimentazione nelle pratiche “comuni” ha potuto far affermare che fosse nato. Per quanto disfunzionale o prono all'azzardo morale, non si può non riconoscere la natura di mezzo di scambio dell'eurodollaro e la sua elevata liquidità. Sebbene il rovescio della medaglia fosse un'elevata probabilità di disseminare l'ambiente economico di errori da correggere in futuro, il progresso abilitato a livello mondiale è innegabile. Il problema col denaro fiat, da che mondo è mondo, è solo uno: è dannatamente facile farsi sfuggire le cose di mano e andare fuori controllo. Ed è esattamente così che sono andate le cose. Vi prego ancora una volta di tenere a mente l'esempio storico riportato nella sezione precedente, perché è esplicativo di come si siano svolti gli eventi a livello internazionale poi, quando sulla scia di Bretton Woods il dollaro è diventato a tutti gli effetti valuta di riserva mondiale. Per quanto Robert Triffin avesse capito il malessere, non aveva capito l'origine. Infatti le stesse dinamiche viste in precedenza a livello nazionale si ripresentarono anche a livello internazionale, con la necessità di un surrogato della Suffolk Bank che in qualche modo “frenasse” la crescita dell'offerta di denaro. Ma quale offerta di denaro stava crescendo? Ancora si era ignari del problema causato dalla circolazione dei dollari all'estero.
La creazione di entità sovranazionali, come la Banca Mondiale e l'FMI, non furono affatto d'aiuto. Anzi hanno acuito il malessere. Le criticità, gli errori economici, saltarono fuori dopo più di un decennio dopo il Piano Marshall a causa del fatto che la guerra aveva distrutto enorme capitale (finanziario e umano) sul suolo europeo, quindi la ricostruzione dello stesso e il raggiungimento del benessere (al pari di quello statunitense) mascherarono il tutto. All'epoca, comunque, c'era ancora un freno all'azzardo morale rappresentato dall'oro, il quale poteva essere rimborsato su richiesta cedendo dollari. La creazione ombra di quest'ultimi, man mano che i problemi economici spuntavano qua e là a livello internazionale e i bilanci arrivavano a saturazione, aveva altresì creato rivendicazioni fasulle sul metallo giallo. Quest'ultimo è finito a differenza dell'infinita quantità a cui può arrivare il denaro fiat, tracciato o meno. Il deflusso di oro allarmò non poco le autorità statunitensi che decisero di creare, insieme ai loro “partner” inglesi, il London Gold Pool: un nuovo strato burocratico da aggiungere a quelli esistenti per cercare di frenare un fenomeno che iniziava a creare grattacapi agli USA. Ma come per ogni cosa che riguarda la vita umana, se non si arrestano le cause di un qualcosa, gli effetti andranno avanti e si aggraveranno. E così è stato fino ad arrivare al famoso 15 agosto del 1971 quando gli USA uscirono unilateralmente dalla finestra dell'oro.
Le autorità statunitensi avevano intuito che ci fosse qualcosa di sbagliato nel sistema, ma non riuscivano a capire esattamente cosa fosse e per guadagnare tempo decisero di legare il dollaro a un'altra commodity: il petrolio. L'offerta più flessibile di quest'ultimo permetteva di avere una copertura, per quanto lasca, del dollaro e allo stesso tempo ottenere il tempo necessario per identificare il problema. La grande inflazione degli anni '70, così come le carenze di benzina sul suolo statunitense, furono figlie di una delle prime grandi crisi dell'eurodollaro e del cerotto messo dalla Federal Reserve tramite un'ingente stampa di denaro supervisionata allora da Arthur Burns. Inutile ricordare che non servì a niente, anzi l'allentamento monetario e l'abbassamento artificiale dei tassi d'interesse non fecero niente per promuovere una crescita reale. Così facendo, infatti, gli USA stavano solamente dando più corda al sistema eurodollaro con cui impiccarsi. Si stava ponendo sul piatto la prosperità americana affinché fosse spolpata all'estero e permettesse un ambiente economico internazionale in cui i pasti gratis potevano essere presumibilmente portati avanti all'infinito.
La cosiddetta “cura Volcker” mise un freno a tutto ciò quando avviò un ciclo feroce di rialzo dei tassi e frenò la crescita dell'offerta di denaro. In quel momento gli USA iniziarono a capire qualcosa, ma non durò molto. La recessione risultate in patria costò la rielezione a Carter, all'estero invece la forza del dollaro scaraventò nel caos economico le altre nazioni. Le cose sembravano essersi risolte. Non bisogna scordarsi, comunque, che all'epoca i bilanci pubblici e privati erano ancora perlopiù sgombri e il Picco del debito era un ectoplasma. Ciò diede un impulso non indifferente a quella che oggi conosciamo come “finanziarizzazione dell'economia”: detto in parole povere, venne allungata la catena degli intermediari finanziari. Uno dei temi più importanti che affronta il mio ultimo libro, Il Grande Default, è esattamente questo: porta alla luce il cosiddetto “mistero dell'attività bancaria ombra”, dove il falso senso di sicurezza rappresentato da una quantità smodata di intermediari finanziari tra l'asset acquistato dall'investitore e chi lo emette è sintomo di ponderazione errata del rischio piuttosto che di diversificazione dello stesso. La globalizzazione commerciale, ovvero l'allungamento delle supply chain, non era altro che un riflesso della globalizzazione finanziaria, ovvero l'allungamento delle catene degli intermediari finanziari. Gli Accordi del Plaza sancirono questa “rinascita” e strada verso l'inferno economico, per quanto inizialmente apparisse un paradiso. Inutile dire che, data la pulizia effettuata dalla FED con la “cura Volcker” e la presenza di bilanci sgombri da poter saturare, il senso di crescita infinito permeò i vari ambienti finanziari portando a quello scoppio di benessere durato circa 20 anni. O perlomeno fino allo scoppio della bolla dotcom.
Le cose lì iniziarono a incrinarsi di nuovo. Perché? Il primo motivo: i bilanci iniziavano a saturarsi. Il secondo motivo: l'indicizzazione dei debiti mondiali al LIBOR faceva in modo che i guai interni di altre nazioni si ripercuotessero indirettamente sugli Stati Uniti, costringendo la FED a intervenire anche quando internamente non c'erano problemi o la nazione poteva permettersi di sopportare tassi d'interesse più alti. Un esempio propedeutico a tal proposito è il contagio che mandò quasi in bancarotta LTCM. A riprova tra l'altro che l'overstretching delle catene degli intermediari stava raggiungendo il picco. Il 2001 non fu altro che il proverbiale canarino nella miniera, evidenziando una falla ormai strutturale prossima ad andare fuori controllo. E ciò accadde sette anni dopo, dove la crisi del 2008 non rappresentò altro che una corda che si spezza. Il mercato dell'eurodollaro era stato tirato troppo a livello di leva finanziaria e riserva frazionaria, seminando in lungo e in largo nei bilanci dei vari istituti finanziari fragilità sistemiche tali da rompere il giocattolo più importante: quello della fiducia. La saturazione dei bilanci, nazionali e privati, non aiutò affatto a rimettere a posto le cose; così come i vari giri di quantitative easing non fecero nulla. Per quanto la FED cercasse di puntellare il sistema attraverso la creazione e lo stoccaggio di riserve in eccesso, esse erano una parte infinitesimale della reale necessità per coprire in pieno la mole di asset ombra che circolava.
Che il sistema fosse “al di là della redenzione” era ormai chiaro a tutti e, come ho scritto più ampiamente nel mio ultimo libro, Il Grande Default, è accelerata la scalata ostile agli USA per far emergere l'Europa come unico “porto sicuro” per il capitale in fuga. In mancanza di alternative, sarebbe stato più facile forzare un haircut in gola agli obbligazionisti, mettere una toppa al debito pubblico, applicare controllo capillare tramite CBDC e far tornare a girare la ruota per criceti. Le grandi banche commerciali statunitensi hanno detto “Niet!”, soprattutto nel 2016 (Brexit, prima elezione di Trump) e nel 2017 (inizio lavori per l'SOFR). L'amministrazione Obama, avendo lavorato in modo più spavaldo delle altre per vandalizzare il tessuto socioeconomico degli Stati Uniti, ha permesso ai cosiddetti New York Boys di capire finalmente cosa dovevano fare per arginare le infiltrazioni esterne nel processo decisionale degli USA e riprendersi il controllo della politica monetaria della nazione: isolare l'America dal resto del mondo, accorciando la catena degli intermediari e togliendo loro il nutrimento. Come? Prosciungando il mercato degli eurodollari. La contrazione della globalizzazione e la regionalizzazione delle supply chain è stato un riflesso di tale decisione.
Arrivati a questo punto, però, mi rendo conto che i lettori potrebbero chiedersi ancora: ma cos'è l'eurodollaro? Facciamo un esempio più pratico, e di stampo odierno, per capire come questo strumento è stato usato in modo intenzionalmente scriteriato. Immaginiamo un istituto di credito X. Esso accende un prestito in yen dato che i tassi impostati dalla BoJ sono negativi a livello reale; vende poi la nuova liquidità per dollari e con essi si rivolge a un money market fund dove acquista un T-bill americano; ora mettiamo che la FED taglia i tassi, il titolo in possesso di X aumenta di valore e può essere venduto permettendogli di avere nuovamente dollari con cui ripagare il prestito originale e comprare nuovi titoli fruttiferi, oppure prestarli (a riserva frazionaria). I dollari creati in questo modo non solo sfuggono alle metriche ufficiali, visto che vengono posseduti al di fuori dei confini statunitensi, ma creano una pressione inflazionistica sulla FED affinché soddisfi una domanda di dollari che non può tenere a bada. Non solo, ma è possibile anche usare i titoli americani come collaterale per creare prodotti finanziari da vendere in tranche: la parte senior collateralizzata con i bond americani, quella mezzanina dalle riserve in dollari dell'istituto X e quella junior dal suo bilancio stesso. La vendita di questi titoli di dubbia qualità è esplosa in particolar modo durante il periodo della ZIRP, quando la fame per rendimenti decenti da parte dei vari istituti finanziari li ha costretti a ignorare il rischio e comprare titoli spazzatura di ogni genere (soprattutto i fondi pensione che sono vincolati a rendimenti annuali fissi a causa delle prestazioni che devono erogare).
Questo esempio semplicistico riguarda una parte infinitesimale delle dinamiche con cui vengono a crearsi dollari dal nulla e al di fuori del controllo della FED, ce ne sono molte altre. Anni fa la metrica monetaria M3 negli Stati Uniti teneva traccia di una piccola parte della profondità del mercato degli eurodollari, ma adesso anche tale tracciamento è stato abbandonato. Questo dà l'idea di quanto sia ingarbugliato e nascosto questo mercato, tanto che è impossibile dare cifre precise. Questi dollari “fantasma”, intermediati fino a poco tempo fa dal LIBOR e quindi dalla City di Londra, hanno incentivato a loro volta la proliferazione di intermediari che facilitassero la loro circolazione: hedge fund, money market fund, fondi di assicurazione, ecc. sono tutti saliti sul carro e hanno usato i loro bilanci per creare una “doppia contabilità”, dando vita a quel sistema noto comunemente come “sistema bancario ombra”. Mentre la politica ha ingessato quanto più possibile il sistema bancario commerciale, ritenendolo la causa unica dei malesseri economici, la “domanda di aggiramento” è cresciuta di ordini di grandezza senza pari alimentando, quindi, un sottobosco di intermediari finanziari che potessero aggirare suddetti regolamenti.
Senza contare che quanto presentato nell'esempio sopra è solo un minuscolo granello di sabbia rispetto alla mole reale di scambi che avvengono ogni ora; ovvero, moltiplicate il tutto per 1000, 10.000 o addirittura 100.000. Gli ordini di grandezza, in realtà, nessuno li sa per certo. Ecco perché la FED è focalizzata sulla contrazione della leva nel mercato degli eurodollari, in modo da recuperare il controllo sulla politica monetaria della nazione e ricostruire la fiducia in essa. Senza fiducia tra gli istituti finanziari e di credito, non c'è via d'uscita dalla stagnazione che ha catturato il mondo intero. E un tassello importante per ricostruirla passa dalla sottomissione dei principali sfruttatori del mercato degli eurodollari, i quali l'hanno usato a proprio vantaggio e a svantaggio degli USA causando gran parte delle deformazioni economiche di cui siamo tuttora testimoni: Bruxelles e Londra.
Nelle prossime parti vedremo come si inseriscono in questo disegno Londra e Tokyo, ma soprattutto analizzeremo il motivo per cui Bitcoin viene benedetto dagli USA. Con esso hanno a portata di mano una soluzione al dilemma di Triffin.
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Tether in soccorso del Dipartimento del Tesoro statunitense
Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/tether-in-soccorso-del-dipartimento)
Consiglio sempre di avere i piedi ben saldi a terra quando si investe in criptovalute. Dopo questa avvertenza, è importante riconoscere che le criptovalute sono un progresso incredibile nel modo in cui le persone conducono i propri commerci e dovrebbero essere abbracciate da tutti gli americani, dalla comunità imprenditoriale e dallo stato.
Un politico scettico nei confronti delle criptovalute è la senatrice Elizabeth Warren (D-MA). Di recente ha presentato un elenco di domande al Segretario del Tesoro designato, Scott Bessent, in vista della sua udienza di conferma davanti alla Commissione Finanze del Senato. La senatrice Warren sembra credere che un governo federale che detiene $36.000 miliardi in debito nazionale dovrebbe evitare un tipo di criptovaluta chiamata “stablecoin” a causa del rischio. La questione è una grande opportunità per istruire il popolo americano sui mercati delle criptovalute e comprendere meglio perché sono così popolari sia tra gli americani medi che tra i giganti degli investimenti.
Le stablecoin sono una categoria di criptovaluta che colma il divario tra innovazione e sicurezza.
Il prefisso “stable” si riferisce al fatto che queste criptovalute hanno un valore immutabile rispetto al dollaro.
Queste stablecoin sono coperte da riserve in valuta fiat, come il dollaro, e da una serie di altri titoli utilizzati come garanzia.
Una domanda che la senatrice Warren si pone è: se la società Tether diventasse un “detentore significativo di titoli del Tesoro americani” potrebbe “presentare rischi per la stabilità di tale mercato se [Tether] subisse una corsa agli sportelli”?
Le domande della Warren creano una buona opportunità di formazione su USDT, la stablecoin Tether, e sui vantaggi che comporta per l'egemonia del dollaro, facendo conservare a quest'ultimo il suo status di riserva mondiale e alimentando la domanda per i titoli statunitensi: tutte buone notizie per il mercato globale dei titoli del Tesoro americani.
Le domande della senatrice invitano anche a un dibattito aggiuntivo sulla necessità della nuova amministrazione Trump di collaborare con il Congresso per creare quadri normativi per le stablecoin e altre tecnologie blockchain a beneficio del popolo americano. Qualsiasi quadro normativo dovrebbe essere concepito in modo da non lasciare niente al caso e favorire un'espansione che incoraggi gli attori di mercato a innovare e a espandersi.
Il ruolo positivo di Tether nel panorama finanziario moderno è significativo. A causa del modo in cui USDT è strutturato e opera, è presumibilmente l'unica soluzione basata su blockchain che promuove il futuro del dollaro come valuta di riserva globale. È nell'interesse della sicurezza nazionale mantenere solvente il governo degli Stati Uniti ed è un modo per impedire a molti Paesi di abbandonare il dollaro come valuta di riserva.
In termini di mercato del debito statunitense, Tether è già un importante detentore di titoli del Tesoro americani, il 18° più grande in effetti, con oltre $102 miliardi. Lungi dal rappresentare una minaccia per il mercato del Tesoro americano, questa posizione dimostra il ruolo critico di Tether come fornitore di liquidità e gli consente una più ampia espansione e partecipazione all'economia americana.
E in termini di rischio di deposito, di cui la senatrice Warren sembra preoccuparsi, Tether, a differenza della maggior parte delle banche statunitensi, è sovracollaterizzato. Il valore totale in dollari delle riserve di Tether supera l'importo globale denominato in dollari delle stablecoin USDT emesse. Ciò garantisce che chiunque desideri “incassare” i propri USDT abbia riserve disponibili per supportare la transazione, sempre. Lo stesso non si può dire della vostra banca locale.
Inoltre più di 400 milioni di persone ora usano USDT in tutto il mondo. Ciò riduce il rischio di concentrazione che deriva dall'avere pochissimi ma altamente concentrati detentori di debito statunitense (come, ad esempio, la Cina), il che, a sua volta, riduce al minimo il rischio di grandi eventi di svendita. Detenere USDT diminuisce il rischio nei mercati del debito statunitense a livello globale, perché per ogni argentino, turco o brasiliano che detiene USDT, Tether acquista l'equivalente in debito statunitense.
Tether serve a rafforzare il predominio del dollaro nei mercati mondiali. Nonostante le persistenti speculazioni globali sulla sua longevità come valuta di riserva mondiale, spinte in gran parte dall'emergere di conflitti geopolitici, interessi economici divergenti e il congelamento di asset denominati in dollari, Tether è impegnato a sostenerne l'impatto e la rilevanza nell'economia globale.
Tether ha dimostrato di non essere una minaccia, ma piuttosto un partner cruciale nel rafforzare il continuo predominio del dollaro a vantaggio sia del popolo americano che del sistema finanziario. A consolidare ulteriormente questo importante ruolo c'è la volontà di Tether di collaborare con le agenzie di polizia statunitensi e internazionali per fermare criminali noti e presunti malfattori.
Una volta confermato, Bessent dovrebbe usare questa comprensione per lavorare con gli scettici come la Senatrice Warren e i membri di entrambe le parti.
Insieme, possono creare le soluzioni normative e politiche necessarie per le tecnologie emergenti che andranno a vantaggio del popolo americano e preserveranno il predominio del dollaro in futuro.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Libertà di parola in America & censura europea
Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/liberta-di-parola-in-america-and)
• Ciò che conta è la solidarietà che si sta creando tra le principali piattaforme di social media statunitensi e la nuova amministrazione statunitense a sostegno della libertà di espressione.
• La nuova amministrazione statunitense non tollererà che un'Unione Europea, la quale sta scivolando verso l'autoritarismo e che allo stesso tempo dipende più che mai dal potere americano, imponga multe da decine di miliardi di dollari alle principali aziende tecnologiche americane.
• Sarebbe nell'interesse duraturo dell'Europa prepararsi al ritorno di una libertà di espressione senza restrizioni.
Chiunque voglia valutare la portata della deriva normativa dell'Unione Europea deve leggere gli articoli 34 e 35 del Digital Services Act (DSA).
Data la loro lunghezza è impossibile citarli integralmente qui, quindi ecco un estratto.
Articolo 34 del DSA, “Valutazione del rischio”:
1. Le piattaforme online di grandissime dimensioni e i motori di ricerca online di grandissime dimensioni identificano, analizzano e valutano diligentemente tutti i rischi sistemici nell'UE derivanti dalla progettazione o dal funzionamento del loro servizio e dei relativi sistemi, compresi i sistemi algoritmici [...] e includono i seguenti rischi sistemici [...] (a) la diffusione di contenuti illegali tramite i loro servizi (i quali includono “incitamento all'odio”); (b) tutti gli effetti negativi, reali o prevedibili, sull'esercizio dei diritti fondamentali, in particolare i diritti [...] alla non discriminazione; (c) tutti gli effetti negativi, reali o prevedibili, sul dibattito civico e sui processi elettorali, nonché sulla sicurezza pubblica; (d) tutti gli effetti negativi, reali o prevedibili in relazione [...] alla salute pubblica [...] e gravi conseguenze negative per il benessere fisico e mentale della persona [...].L'articolo 35, “Mitigazione dei rischi”, obbliga queste piattaforme ad adottare un intero arsenale di misure preventive e repressive per impedire la condivisione di informazioni che scontentano la Commissione europea.
In breve, l'idea è di costringere queste piattaforme a pagare orde di funzionari pubblici per dare la caccia alle opinioni che non piacciono al Padrone europeo. La natura preventiva di queste misure significa che possono essere descritte come censura, perché i termini usati dal legislatore europeo — odio, non discriminazione, discorso civico, processo elettorale, sicurezza pubblica, salute pubblica, benessere — sono talmente vaghi che i censori con le forbici (digitali) tagliano dove vogliono, a capriccio del Padrone europeo.
Nel frattempo, negli Stati Uniti...
Elon Musk non ha mai nascosto la sua adesione al concetto americano di libertà di espressione, secondo cui essa è indipendente da quanto stabilito dalla legge.
Al contrario, secondo la Convenzione europea sui diritti dell'uomo, l'espressione è libera con eccezioni legali. Per molto tempo queste eccezioni sono state rare, con il risultato che l'espressione è rimasta quasi libera in Europa come negli Stati Uniti. Negli ultimi 30 anni, tuttavia, queste eccezioni europee alla libera espressione si sono moltiplicate (odio, discriminazione, razzismo, islamofobia, transfobia e così via) al punto che i cittadini europei, compresi quelli nel Regno Unito, vengono ora arrestati, processati e imprigionati per aver espresso idee inappropriate su Facebook, X e altri social media.
Ma allora, potreste chiedervi, perché i due concetti di espressione — libera negli Stati Uniti, censurata in Europa — non possono coesistere, ciascuno a modo suo, nei rispettivi continenti?
Il problema è che l'Unione Europea ha una concezione imperialista della sua regolamentazione. L'UE non regola l'Europa; vuole regolare il mondo. Fedele alle tradizioni giurisprudenziali tedesca e francese, l'UE si vede come una sorta di modello legislativo per il pianeta. Non solo sta prendendo l'iniziativa di regolamentare settori che prima non erano regolamentati, ma sembra anche aspettarsi che il resto del mondo segua l'esempio.
L'UE sta sostenendo le sue normative globali con sanzioni altrettanto globali. Apple è stata di recente colpita da una multa dell'antitrust europeo da $2 miliardi. Le violazioni del Digital Services Act (DSA) sono punibili con sanzioni calcolate in percentuale dei ricavi — quindi non più dei profitti — in tutto il mondo. Nel caso di aziende come Meta (Facebook) o X, stiamo parlando di multe che ammontano a miliardi di dollari. Dal momento che non sono in grado di innovare, gli europei tassano gli americani.
Tutte le “grandi piattaforme” che l'Unione Europea sta regolamentando con imperiale alterigia sono in realtà americane, pertanto nessuna di esse è soggetta all'UE. Come osserva l'esperto di tecnologia, Jason Oxman , “l'UE [è] diventata tanto sterile nell'innovazione quanto fertile nella regolamentazione”.
Ciò mette l'UE e il suo DSA in rotta di collisione con la nuova amministrazione Trump. Con incredibile ingenuità, l'8 gennaio i media tedeschi hanno chiesto che le sanzioni del DSA venissero applicate a X e a Meta (Facebook).
La notizia principale del 7 gennaio è stata il dietrofront, almeno per ora, di Mark Zuckerberg e del suo Facebook/Instagram e l'abbraccio del concetto muskiano di libertà di parola, più o meno come sancito dalla Costituzione degli Stati Uniti. Che questo sostegno sia o meno egoistico è irrilevante. Ciò che conta è la solidarietà che si sta forgiando tra i principali social media statunitensi e la nuova amministrazione statunitense a sostegno della libertà di espressione.
Di conseguenza o la libertà di parola americana si imporrà all'Europa, o, cosa meno probabile — a meno che gli europei non mostrino un improvviso desiderio di tirannia — l'Europa imporrà la sua concezione alle piattaforme americane. Non può esserci coesistenza dei due concetti. Se l'UE avesse legiferato solo per l'Europa e avesse previsto sanzioni locali, i due concetti avrebbero potuto coesistere. L'arroganza della visione dell'UE di sanzioni globali rende improbabile questa coesistenza.
Il re europeo è nudo
Una previsione: la libertà di parola americana vincerà. L'Europa è debole e l'UE come burocrazia è sempre più odiata dagli europei, e non senza valide ragioni. Senza la NATO l'Europa non esisterebbe militarmente. Senza garanzie di sicurezza americane, l'Europa può prepararsi al ritorno delle truppe russe a Berlino. Soprattutto, l'Europa esporta più negli Stati Uniti di quanto importi. Nel 2022 il commercio di beni e servizi tra gli Stati Uniti e l'Unione Europea ha totalizzato circa $1.300 miliardi. Le esportazioni statunitensi ammontavano a $592 miliardi e le importazioni a $723,3 miliardi, come Trump ci ricorda in ogni sua conferenza stampa.
La nuova amministrazione statunitense non tollererà l'imposizione di multe da decine di miliardi di dollari alle principali aziende tecnologiche statunitensi da parte di un'UE che sta scivolando verso l'autoritarismo e che allo stesso tempo è più che mai dipendente dal potere americano. Per immaginare il contrario, bisognerebbe essere stupidi come un burocrate tedesco.
Sarebbe nell'interesse duraturo dell'Europa prepararsi al ritorno di una libertà di espressione senza restrizioni.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Il crollo dell’ordine mondiale globalista
Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/il-crollo-dellordine-mondiale-globalista)
C'è qualcosa che sta cambiando un'epoca in tutto il pianeta.
Ciò che sta accadendo intorno a noi non è altro che un crollo del regime globalista mondiale.
Il primo chiaro segnale che qualcosa di veramente grande stesse accadendo è stato lo storico ritorno di Donald Trump; otto settimane dopo il primo ministro canadese, Justin Trudeau, avrebbe annunciato le sue dimissioni.
Ora sembra sempre più probabile che nelle prossime settimane assisteremo alla caduta dei governi e delle coalizioni al potere in Austria, Germania, Francia e Gran Bretagna. Altri, come la Romania, probabilmente seguiranno.
I burattini e i tecnocrati globalisti che gestiscono questi governi occidentali stanno perdendo la presa proprio mentre parliamo. Il bacino di malcontento popolare, riempito fino all'orlo dalle azioni egoistiche dell'élite globalista, è in pieno fermento. E ora vengono sonoramente espulsi dai movimenti populisti in tutto il mondo.
Ecco alcune delle sofferenze e delle depredazioni che le élite globaliste hanno inflitto alle masse negli ultimi anni:
• Lockdown
• Obblighi di vaccinazione
• Immigrazione senza freni
• Clientelismo e corruzione governativa
• Inflazione
• Spesa pubblica fuori controllo
• Caduta dei salari reali
• Guerrafondai a perdita d'occhio
• Imposizione di programmi LGBT
• Razzismo contro le popolazioni autoctone
• Ampliamento delle disparità di ricchezza
• Attacchi ai valori tradizionali occidentali e al cristianesimo
• Politically correct
• Censura diffusa
• Demonizzazione e cancellazione di coloro che cercano riparazione di un legittimo torto
Finora i globalisti sono riusciti a tenere a freno il malcontento popolare derivante da quanto sopra. Ci sono riusciti tramite la demonizzazione e la cancellazione degli oppositori e tramite l'imposizione di un regime di censura altamente efficiente tramite il quale hanno controllato il discorso mainstream.
Ma ora, in gran parte attraverso la piattaforma X di Elon Musk, il dolore e il risentimento delle masse vengono portati alla luce e manifestati sulla pubblica piazza.
Di conseguenza le élite vengono travolte da movimenti populisti che stanno diventando più forti e più vivaci grazie alla libertà di parola.
Le élite in preda al panico attribuiscono a Elon Musk la colpa della loro perdita di controllo. “I leader europei si uniscono per criticare duramente Elon Musk”, così recita il titolo di un recente articolo di giornale.
Più avanti leggiamo:
Evidenziando le crescenti tensioni tra la leadership europea e le attività politiche del gigante della tecnologia Elon Musk, il presidente francese Emmanuel Macron è emerso come l'ennesima voce di spicco che si oppone al coinvolgimento del miliardario nella politica continentale [...]. La posizione del leader francese arriva in un contesto di più ampia resistenza da parte dei funzionari europei, tra cui i primi ministri di Norvegia e Gran Bretagna.Questi leader non hanno torto, ma non nel modo in cui lo esprimono.
Poiché Musk ha rilasciato alcune dichiarazioni politiche, lo accusano di intromettersi nelle elezioni.
Non sono le sue dichiarazioni, tuttavia, ad aver accelerato un cambiamento nella dinamica politica. Dopo tutto non sono né rivoluzionarie, né particolarmente notevoli.
Le cose che Musk ha detto sono semplici verità, il che è evidente a chiunque abbia buon senso. Il problema è che quelle verità non possono essere rimarcate nel discorso pubblico sotto il rigido regime di censura che i globalisti hanno imposto alle società.
Poiché X può raggiungere ampie fasce della popolazione mondiale, è stato in grado di riportare la discussione su queste verità proibite sulla piazza pubblica. E una volta che un numero sufficiente di persone vede le verità ovvie articolate apertamente, si uniscono in massa e qualcosa di potente inizia a muoversi.
La rivoluzione populista globale attualmente in corso è stata accelerata dal sentore di libertà di parola che Elon Musk ha lasciato trapelare attraverso X, più che dalle sue opinioni in sé.
I regimi corrotti, fragili e sclerotici che i globalisti hanno eretto nelle nazioni occidentali — i regimi basati sulla menzogna, sulla corruzione e sulla soppressione della verità — vengono abbattuti dalla libertà di espressione.
Mentre si affannano, i globalisti vengono smascherati per quello che sono veramente: totalitari antidemocratici il cui governo si basa su una censura spietata e generalizzata. Queste persone sono i veri eredi dei totalitari del passato, come comunisti e fascisti, con cui condividono un desiderio profondamente radicato di mettere a tacere le voci contrarie.
È l'apice del paradosso che questi totalitari chiamino gli altri “nemici della democrazia”. La verità è l'esatto opposto di ciò che affermano. Non possono resistere alla verità, motivo per cui sopprimono — in vero stile totalitario — coloro le cui opinioni differiscono dalle loro.
Elon Musk potrebbe non essere perfetto, ma è pacifico che oggi ha fatto più di qualsiasi altro essere umano per la causa della libertà di parola e della democrazia.
Ecco perché i globalisti lo odiano così tanto.
Inutile dire che Elon Musk merita di essere applaudito per il suo sforzo. Dopo tutto, la libertà di parola è il valore fondamentale dell'Occidente. Senza libertà di parola non è possibile avere vera libertà o democrazia.
Su questo dovremmo essere tutti d'accordo.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.
Volete il progresso? Lasciate stare i lavori coi cucchiai
Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/volete-il-progresso-lasciate-stare)
I politici vogliono creare posti di lavoro, “posti di lavoro sindacalizzati e ben pagati”, nelle industrie esistenti. Ma non è questo che fanno i mercati: la parte “distruttiva” nel processo di distruzione creativa elimina posti di lavoro nelle industrie esistenti. In un'economia dinamica, le innovazioni nella divisione del lavoro possono creare posti di lavoro ben pagati in nuove industrie, ma queste ultime richiedono imprenditori, non politici.
Frederic Bastiat scrisse due saggi su come le linee di politica concepite per “creare posti di lavoro” in realtà causano disastri economici. Il primo era la “Petizione dei fabbricanti di candele”, il quale chiedeva allo stato di imporre ai cittadini l'uso di tende pesanti e finestre oscurate in modo da creare posti di lavoro per chi fabbricasse candele. Il secondo era “Ciò che si vede e ciò che non si vede”, dove rompere le finestre avrebbe creato posti di lavoro per vetrai e falegnami.
In entrambi i casi, il problema deriva dall'ignorare “ciò che non si vede”: le persone che producono candele o riparano finestre rotte farebbero qualcos'altro in assenza di una linea di politica sbagliata. E le risorse spese per candele non necessarie e vetri sprecati sarebbero state spese per qualcos'altro. Vediamo i posti di lavoro, ma non vediamo i costi delle alternative perse per “creare” tali posti di lavoro.
Di recente stavo pensando a un'altra famosa storia riguardo la “creazione di posti di lavoro”, una che viene spesso raccontata quando si parla dell'economista di Chicago e premio Nobel Milton Friedman. Stephen Moore ha raccontato una versione di questa storia sul Wall Street Journal:
Durante una delle nostre cene, Milton ricordò di aver viaggiato in un Paese asiatico negli anni '60 e di aver visitato un cantiere dove si stava costruendo un nuovo canale. Rimase scioccato nel vedere che, invece di trattori e pale gommate moderne, gli operai erano attrezzati di semplici pale. Chiese perché ci fossero così pochi macchinari. Il burocrate gli rispose: “Non capisce. Questo è un programma per creare lavoro”. Al che Milton ribattè: "Oh, pensavo che steste cercando di costruire un canale. Se sono i lavori che volete, allora dovreste dare a questi operai cucchiai, non pale”.Se scaviamo un po' (ahah!) scopriamo che la stessa battuta viene detta anche da altre persone famose, e la presunta posizione dell'accaduto spazia dalla Cina e dall'India al Canada o al Regno Unito. Ma si scopre che nessuna di queste è la vera origine del racconto, pubblicato per la prima volta a Philadelphia nel 1901:
Un accadimento che in quel momento mi era sembrato piuttosto divertente è avvenuto non molto tempo fa in North Broad Street. Una pala a vapore aveva attirato un gran numero di spettatori, tra cui due irlandesi che, a giudicare dal loro aspetto, erano lavoratori temporaneamente disoccupati.
Mentre la grande pala in un colpo solo sollevava un intero carro di terra e lo scaricava su una gondola, uno degli irlandesi commenta: “Che peccato pensare che possano scavare la terra in quel modo!” “Cosa ne pensi?” chiede il suo compagno. “Beh”, dice l'altro, “questa macchina sta togliendo il pane dalla bocca di un centinaio di lavoratori che potrebbero fare lo stesso lavoro con i loro picconi e le loro pale”. “Hai ragione, Barney”, dice l'altro.
Proprio in quel momento un uomo che stava osservando e che aveva sentito la conversazione commenta: “Ragazzi, se quello scavo darebbe lavoro a cento uomini con pale e picconi, perché non prendere un migliaio di uomini e dare loro cucchiaini con cui scavare la terra?”
Gli irlandesi, a loro merito, avevano capito la forza dell'osservazione e l'umorismo della situazione e si sarebbero uniti calorosamente alla risata chesarebbe seguita, e uno di loro aggiunge: “Immagino che abbia ragione, Capitano. Dopotutto, ciò che conta è scavare”.
— Philadelphia Public Ledger
L'esempio è divertente, e il fatto che i lavoratori disoccupati abbiano compreso “la forza dell'osservazione” è una bella chiusura del cerchio. Ma non hanno ragione? E non è forse questa ragione particolarmente forte quando si tratta di competere con altri Paesi che usano “manodopera a basso costo”, e non pale a vapore, per rubare “i nostri” posti di lavoro?
Questo è certamente l'argomento che molti politici hanno utilizzato per giustificare dazi, quote e altri tipi di barriere commerciali: dobbiamo proteggere i posti di lavoro americani! Basta con i posti di lavoro trasferiti all'estero!
Per capire perché questa logica non sia migliore di quella del “date loro i cucchiai!”, bisogna prendere in considerazione la natura del commercio internazionale di beni manifatturieri.
L'unico modo per guadagnare posti di lavoro è perderli
Un buon modo per affrontare il problema della “perdita del lavoro” è porsi una domanda semplice: Quale Paese al mondo ha perso il maggior numero di posti di lavoro nel settore manifatturiero tra il 1990 e il 2010?
La risposta (e non è così scontata) è la Cina.
Nel 1990 la “produzione” cinese consisteva, in molti casi, in un grande capannone, pieno di tavoli e contenente centinaia, forse migliaia, di uomini o donne che lavoravano con aghi e filo, telai, o un martello e alcuni pezzi di cuoio, o una piccola pressa metallica azionata a mano.
La portata dell'occupazione era enorme, forse 100 milioni o più, ma la produttività di questi lavoratori, nel 1990, era terribile. Una persona che lavorava il più duramente possibile, con un martello, una forma per scarpe e qualche pezzo di cuoio tagliato, non riusciva a produrre più di 2 o 3 paia di scarpe al giorno. Mille lavoratori, che lavoravano duramente (e non lo facevano sempre, perché queste erano fabbriche gestite dallo stato, dove dominavano le quote piuttosto che gli incentivi) potevano produrre 5.000 paia di scarpe al giorno, e la qualità era decisamente inferiore.
A metà e fine anni Novanta, la Cina ha iniziato a fare due cose: in primo luogo ha tagliato le fabbriche statali, milioni di lavoratori hanno perso il lavoro, intere città sono rimaste senza lavoro; in secondo luogo il settore privato cinese ha iniziato a sfruttare la divisione del lavoro sviluppando fabbriche altamente specializzate che producevano giocattoli, vestiti e dispositivi elettronici semplici. Queste fabbriche, poiché erano sostanzialmente automatizzate, erano molto più produttive del vecchio sistema di sfruttamento della manodopera a basso costo. La Cina ha iniziato a sfruttare la produttività. Passare da centinaia di uomini con le pale a una manciata di essi che guidano bulldozer e camion aumenta effettivamente la quantità di lavoro svolto, con meno manodopera. Tutti quei lavori che producono e pagano poco vengono spazzati via da lavori che producono e pagano di più.
A essere onesti, questo è successo anche negli Stati Uniti. La nostra produzione totale è aumentata in modo esponenziale, senza sosta, durante tutto quel periodo. Ma il numero di posti di lavoro nel settore manifatturiero in molti settori è diminuito, poiché i lavoratori sono diventati più produttivi. Tuttavia, nel complesso, c'è stata una forte ripresa nella produzione statunitense, poiché molte aziende hanno intrapreso il cosiddetto “on-shoring”.
In breve, gli USA non hanno “spedito i propri posti di lavoro” in Cina; in realtà la Cina ha perso più posti di lavoro nel settore manifatturiero di noi. Il mondo intero ha perso posti di lavoro a causa dell’aumento della produttività. Di conseguenza i prezzi di molti prodotti sono scesi, in alcuni casi in modo sostanziale, se ci atteniamo all’inflazione.
Perché? La Cina ha iniziato a usare un sistema di mercato per premiare gli investimenti in una maggiore produttività. Quando una fabbrica è passata da mille persone con macchine da cucire a venti persone che gestivano una linea di produzione automatizzata, le 980 persone che avevano “perso” il lavoro ne hanno trovato un altro altrove, e con uno stipendio più alto, perché anche quelle industrie si stavano automatizzando. In molti casi questo è risultato vero anche negli Stati Uniti, nonostante ci siano alcune industrie in cui la transizione verso nuovi lavori è stata più lenta.
Ma avere un adattamento più lento negli Stati Uniti non sorprende, perché la Cina ha iniziato con un livello di ricchezza e prosperità molto più basso. Il PIL pro capite della Cina è di quasi $13.000; negli Stati Uniti è di quasi $70.000. Gli Stati Uniti non hanno più la possibilità di distribuire cucchiai, o se non altro pale, per “creare” posti di lavoro, perché nessuno è disposto a lavorare al salario che pagano i lavori con i cucchiai. La maggior parte dei lavoratori americani trascorre il proprio tempo usando una qualche versione di un bulldozer, che si tratti di scrivere codice o di usare macchine fisiche che aumentano la produttività.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.
Ingegnerizzare la realtà, parte #1
Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/ingegnerizzare-la-realta-parte-1)
Per anni ho pensato che la pubblicità fosse progettata per manipolare il comportamento delle persone. Come qualcuno che ha studiato i meccanismi del marketing, mi consideravo un consumatore istruito in grado di orientarsi tra scelte di mercato razionali; ciò che non avevo capito era come questa stessa architettura psicologica modellasse ogni aspetto del nostro panorama culturale. Questa indagine è iniziata come curiosità sui legami dell'industria musicale con le agenzie di intelligence; si è evoluta in un esame completo di come le strutture di potere plasmano sistematicamente la coscienza pubblica.
Ciò che ho scoperto mi ha mostrato che persino le mie più ciniche supposizioni sulla cultura artificiale hanno appena scalfito la superficie. Questa rivelazione ha fondamentalmente alterato non solo la mia visione del mondo, ma anche i miei rapporti con coloro che non possono, o scelgono di non esaminare questi meccanismi di controllo. Questo saggio mira a rendere visibile ciò che molti percepiscono ma non riescono ad articolare appieno: aiutare gli altri a vedere questi sistemi nascosti di influenza. Riconoscere la manipolazione è il primo passo per resisterle.
Questa indagine si sviluppa in tre parti: in primo luogo, esamineremo i sistemi di controllo fondamentali stabiliti all'inizio del XX secolo; in secondo luogo, esploreremo come questi metodi si sono evoluti attraverso la cultura popolare e i movimenti di controcultura; infine vedremo come queste tecniche sono state automatizzate e perfezionate attraverso sistemi digitali.
Introduzione: l'architettura del controllo
Nel 2012 Facebook ha condotto un esperimento segreto su 689.000 utenti, manipolando i loro feed di notizie per studiare come i cambiamenti nei contenuti influenzassero le loro emozioni. Questo test era solo un assaggio di ciò che sarebbe successo. Entro il 2024 gli algoritmi non sarebbero stati utilizzati semplicemente per modellare ciò che sentiamo, ma anche ciò che crediamo sia possibile pensare.
I social media sono ora in grado di prevedere e modificare il comportamento in tempo reale, mentre i servizi di streaming curano automaticamente e continuamente il nostro consumo culturale e i sistemi di pagamento digitale tracciano ogni singola transazione. Ciò che è iniziato come una semplice manipolazione emotiva è diventato un controllo completo della coscienza.
Questo potere di plasmare la percezione umana non è emerso dall'oggi al domani. I meccanismi di controllo culturale che vediamo oggi sono stati costruiti in più di un secolo, evolvendosi dai monopoli fisici di Edison alle invisibili catene digitali di oggi. Per capire come siamo arrivati a questo punto di controllo algoritmico della coscienza — e, cosa più importante, come resistergli — dobbiamo prima tracciare le fondamenta storiche di questi sistemi e l'architettura del controllo che li ha plasmati.
La manipolazione psicologica rivelata dall'esperimento di Facebook può sembrare un fenomeno moderno, ma le sue radici risalgono ai primi giorni della comunicazione di massa. Uno dei primi architetti del controllo culturale fu Thomas Edison, la cui fondazione della Motion Picture Patents Company nel 1908 gettò le basi per un secolo di influenza sistematica.
Parte prima: gettare le fondamenta
Quando Thomas Edison fondò la Motion Picture Patents Company nel 1908, creò più di un monopolio: dimostrò come cinque meccanismi chiave potessero controllare sistematicamente le informazioni e plasmare la coscienza: controllo dell'infrastruttura (attrezzature per la produzione cinematografica), controllo della distribuzione (sale cinematografiche), quadro giuridico (brevetti), pressione finanziaria (liste nere) e definizione di legittimità (contenuto “autorizzato” & “non autorizzato”). Questi stessi meccanismi si sarebbero evoluti e riapparsi in vari settori ed epoche, diventando strumenti sempre più sofisticati per progettare la coscienza pubblica e controllare i confini del possibile, tra pensiero ed espressione.
L’ascesa del controllo istituzionale
Mentre Edison stava stabilendo il controllo sui media visivi, un sistema più ampio di potere istituzionale stava rapidamente prendendo forma. L'inizio del XX secolo avrebbe visto una convergenza senza precedenti di controllo concentrato su più domini.
Quando l'azione antitrust sciolse l'Edison Trust nel 1915, il controllo passò dal monopolio dei brevetti a un piccolo gruppo di studi. Sebbene presentata come una creazione di concorrenza, questa “disgregazione” in realtà consolidò il potere in un'oligarchia di studi che potevano coordinare in modo più efficace e sovversivo il controllo dei contenuti e la messaggistica, uno schema che si sarebbe ripetuto in future azioni antitrust.
Mentre la rottura del sopraccitato Trust sembrava creare competizione, emersero rapidamente nuove forme di controllo. Il Motion Picture Production Code (Codice Hays) stabilito nel 1934 dimostrò come il panico morale potesse giustificare un controllo sistematico dei contenuti. Proprio come Edison aveva controllato la distribuzione dei film, il Codice Hays controllava ciò che poteva essere rappresentato sullo schermo, stabilendo modelli per la manipolazione narrativa che sarebbero persistiti nell'era digitale.
Il modello di Edison per il controllo dei media visivi sarebbe stato presto replicato in altri domini. Rockefeller implementò un modello identico in medicina: controllo delle infrastrutture (scuole di medicina), controllo della distribuzione (ospedali e cliniche), quadro legale (licenze), pressione finanziaria (finanziamenti strategici) e definizione di legittimità (medicina “scientifica” & “alternativa”). Non si trattava solo di eliminare la concorrenza, ma di controllare ciò che costituiva la conoscenza legittima stessa.
Non fu una coincidenza. L'inizio del XX secolo ha assistito a una convergenza burocratica senza precedenti, poiché domini precedentemente separati (medicina, media, istruzione, finanza, intrattenimento e ricerca scientifica) hanno iniziato a operare con una coordinazione notevole. I muri tra istituzioni pubbliche, industria privata e agenzie governative sono diventati sempre più permeabili. Le principali fondazioni hanno svolto un ruolo cruciale in questa convergenza. Le fondazioni Rockefeller e Ford, pur presentandosi come organizzazioni filantropiche, hanno plasmato le priorità della ricerca accademica e le metodologie delle scienze sociali. Attraverso sovvenzioni strategiche e supporto istituzionale, hanno contribuito a stabilire e mantenere quadri approvati per comprendere la società stessa. Determinando quale ricerca sarebbe stata finanziata e quali idee avrebbero ricevuto il sostegno istituzionale, queste fondazioni sono diventate potenti custodi della conoscenza accettabile, estendendo il modello di Rockefeller nella sfera medica a quella intellettuale più ampia.
Questo allineamento senza precedenti rappresentava più di un semplice coordinamento: stabiliva sistemi interconnessi per controllare sia la realtà fisica che la coscienza pubblica. Dal controllo dei media visivi di Edison alla definizione di conoscenza medica di Rockefeller fino al controllo monetario della Federal Reserve, ogni elemento contribuiva a un'architettura completa riguardo il controllo sociale. Ciò che rendeva questo sistema talmente pervasivo era il suo magistrale confezionamento: ogni erosione dell'autonomia veniva presentata come progresso, ogni restrizione come protezione, ogni forma di controllo come convenienza. Il pubblico non solo accettava, ma abbracciava con entusiasmo questi cambiamenti, senza mai riconoscere che le sue scelte, convinzioni e la sua stessa comprensione della realtà venivano attentamente progettate attraverso istituzioni di cui si fidava.
Il potere di questo sistema convergente è stato dimostrato per la prima volta nel rimodellamento profondo del ruolo globale dell'America. La narrativa dell'“isolazionismo” americano è emersa come uno dei più influenti modellatori della coscienza pubblica. Mentre l'America aveva a lungo proiettato il potere attraverso reti bancarie, espansione aziendale e diplomazia delle cannoniere, questa realtà è stata gradualmente riformulata e astutamente commercializzata a un pubblico ignaro. Stabilendo una storia di ritiro americano dagli affari mondiali, i sostenitori dell'intervento militare potevano posizionarsi come modernizzatori che guidavano una nazione esitante verso la responsabilità globale. L'acquisizione simultanea da parte di J.P. Morgan dei principali quotidiani, che controllava il 25% dei giornali americani nel 1917, ha contribuito a stabilire questo quadro narrativo. Non si trattava solo di profitto, ma di stabilire il meccanismo di gestione della coscienza pubblica in preparazione dei conflitti imminenti desiderati dalla classe dirigente.
Entro gli anni '50 l'Operazione Mockingbird formalizzò questa influenza quando la CIA infiltrò sistematicamente le principali organizzazioni mediatiche. Il programma dimostrò quanto le agenzie di intelligence comprendessero a fondo la necessità di plasmare la percezione pubblica attraverso canali apparentemente indipendenti. Basandosi su metodi perfezionati durante gli sforzi di propaganda in tempo di guerra, le tecniche dell'Operazione Mockingbird avrebbero influenzato tutto, dalla copertura delle notizie alla programmazione dell'intrattenimento, stabilendo modelli per la manipolazione delle informazioni che continuano a evolversi ancora oggi.
Ciò che l'Operazione Mockingbird ha ottenuto tramite editori umani e storie costruite ad hoc, le piattaforme odierne lo realizzano automaticamente tramite algoritmi di moderazione dei contenuti e sistemi di raccomandazione. Gli stessi principi di controllo narrativo persistono ancora adesso, ma gli intermediari umani sono stati sostituiti da sistemi automatizzati che operano a velocità mozzafiato su scala globale.
Questo nesso media-intelligence è stato esemplificato da William S. Paley, il quale ha trasformato la CBS da una piccola rete radiofonica in un impero radiofonico. Durante la seconda guerra mondiale, Paley lavorò come supervisore dell'Office of War Information nel teatro del Mediterraneo prima di diventare capo della radio nella Psychological Warfare Division dello stesso Office of War Information. La sua esperienza di guerra nelle operazioni psicologiche influenzò direttamente la strategia di programmazione postbellica della CBS, dove l'intrattenimento iniziò a fungere da veicolo per l'ingegneria sociale. Sotto la guida di Paley, la CBS è diventata nota come “Tiffany Network”, mescolando magistralmente l'intrattenimento con sottili tecniche di manipolazione perfezionate durante il suo servizio di guerra psicologica. Questa fusione di intrattenimento e controllo sociale sarebbe diventata il modello per le moderne operazioni mediatiche.
Questo meccanismo di influenza di massa si sarebbe adattato alle tecnologie emergenti. Negli anni '50 lo scandalo Payola rivelò come le case discografiche plasmassero la coscienza pubblica attraverso un'esposizione controllata. Presentata come una controversia sulle tangenti dei DJ, il Payola in realtà rappresentava un sistema evoluto per plasmare il gusto popolare. Le aziende che controllavano questi canali culturali mantenevano profondi legami istituzionali: la CBS Records di Paley continuò i suoi rapporti con gli appaltatori della difesa, mentre il ruolo della RCA nel plasmare la cultura di massa risaliva alla sua costituzione nel 1919 come monopolio delle comunicazioni coordinato dalla Marina. Creata per mantenere il controllo interno delle comunicazioni strategiche, l'espansione della RCA nel settore della radiodiffusione, dei dischi e dell'elettronica di consumo ha preservato queste connessioni con le reti militari e di intelligence. Questi metodi di controllo culturale non si sono sviluppati in modo isolato: facevano parte di un sistema più ampio di ingegneria sociale che si è espanso notevolmente durante i periodi di conflitto globale.
Mentre gli storici in genere trattano le guerre mondiali come conflitti distinti, sono meglio comprese come fasi di una continua espansione dei meccanismi di controllo sociale. L'infrastruttura e i metodi sviluppati tra questi conflitti rivelano questa continuità: le guerre hanno fornito sia la giustificazione che i campi di prova per sistemi sempre più sofisticati di manipolazione psicologica di massa. Installazioni militari come la Lookout Mountain Air Force Station a Laurel Canyon non erano solo basi, erano centri per operazioni di guerra psicologica, perfettamente posizionati vicino al cuore dell'industria dell'intrattenimento. La sola Lookout Mountain ha prodotto oltre 19.000 film classificati, mantenendo al contempo collegamenti di alto livello con la produzione di Hollywood.
Nel 1943 questo sistema era talmente consolidato che l'Office of Strategic Services (OSS) delineò esplicitamente la sua strategia in un documento ora declassificato. La loro valutazione era inequivocabile: i film rappresentavano “un mezzo didattico senza pari” e “una forza potente nella formazione degli atteggiamenti” che poteva “stimolare o inibire l'azione”. Il documento affermava inoltre che gli Stati Uniti dovevano “sfruttare le potenzialità dei film come arma di guerra psicologica”. Non si trattava solo di controllare le informazioni, ma di alterare radicalmente il modo in cui le persone comprendevano e sperimentavano la realtà stessa.
Mentre Edison e Rockefeller stavano istituendo sistemi di controllo fisico in America, l'industria dell'intrattenimento era già integrata nelle operazioni di intelligence. Questo schema risale ai primi giorni di tale industria: si dice che Harry Houdini avesse collaborato con l'intelligence britannica durante la prima guerra mondiale, usando le sue performance come copertura per raccogliere informazioni nelle enclave tedesche. Dai film di Charlie Chaplin analizzati per il potenziale propagandistico alle campagne mediatiche di Mary Pickford per vendere le obbligazioni di guerra, che crearono il precedente per i messaggi “impegnati” delle celebrità, la prima guerra mondiale segnò la nascita di un coordinamento sistematico tra Hollywood e le agenzie di intelligence. Durante la seconda guerra mondiale queste connessioni vennero formalizzate tramite l'OSS, evolvendosi nell'odierno Entertainment Liaison Office, attraverso il quale agenzie come il Dipartimento della Difesa danno forma alle narrazioni cinematografiche a tema militare.
Scolpire la coscienza delle masse
Mentre le industrie americane perfezionavano il controllo delle infrastrutture fisiche e dell'intrattenimento, l'intelligence britannica stava sviluppando qualcosa di ancora più profondo: metodi per controllare la coscienza stessa. Comprendendo che il controllo territoriale era temporaneo ma il potere di plasmare credenze, desideri e visioni del mondo poteva essere permanente, le loro innovazioni avrebbero trasformato l'ingegneria sociale per sempre. Nel 1914 fondarono quella che iniziò come un'entità innocua chiamata “Wellington House”, la quale si sarebbe evoluta in iterazioni burocratiche sempre più audaci: il “Dipartimento dell'informazione” e infine il “Ministero dell'informazione” dal senso esplicitamente orwelliano. Attraverso questa organizzazione, sistematizzarono la manipolazione psicologica di massa basata su nuovi principi: che l'influenza indiretta attraverso voci fidate funziona meglio della propaganda diretta, che la risonanza emotiva conta più dei fatti, che le persone si fidano della condivisione tra pari rispetto all'autorità. Questi principi psicologici sarebbero diventati gli algoritmi fondamentali dei social media un secolo dopo. Queste intuizioni non svanirono con il tempo: si sarebbero evolute. Quando Facebook esegue test A/B sul contagio emotivo o gli algoritmi dei social media promuovono la condivisione peer-to-peer su fonti istituzionali, stanno applicando i principi psicologici della Tavistock Clinic in tempo reale.
Questo lavoro si è evoluto attraverso il trattamento di soldati traumatizzati presso suddetta Tavistock Clinic (in seguito Tavistock Institute), dove il dott. John Rawlings Rees e i suoi colleghi scoprirono come il trauma psicologico potesse essere utilizzato per rimodellare non solo la coscienza individuale, ma interi sistemi sociali. Attraverso lo studio sistematico del trauma e della psicologia di gruppo, svilupparono metodi per modellare non solo ciò che le persone potevano vedere, ma anche il modo in cui avrebbero interpretato la realtà stessa. Il lavoro dell'istituto rivelò come la vulnerabilità psicologica potesse essere utilizzata per rimodellare sia il comportamento individuale che quello di gruppo, intuizioni che si sarebbero rivelate inestimabili man mano che i meccanismi di influenza si sarebbero evoluti dalla censura palese alla manipolazione sottile della percezione.
Sebbene ampiamente sconosciuta al pubblico, la Tavistock sarebbe diventata una delle organizzazioni più influenti nel dare forma ai moderni metodi di controllo sociale. Mentre la maggior parte delle persone oggi conosce la Tavistock solo attraverso le recenti controversie sulle cure per l'affermazione di genere, la sua influenza si estende indietro di generazioni, avendo plasmato narrative culturali e trasformazioni sociali sin dal suo inizio. Il suo lavoro attuale non rappresenta un'anomalia, ma una continuazione della sua missione di lunga data nel voler rimodellare la coscienza umana.
L'opera dell'ex-agente dell'MI6 John Coleman, The Tavistock Institute of Human Relations, ha fornito una visione dall'interno delle sue operazioni. Più di recente ricercatori come Daniel Estulin, Courtenay Turner e Jay Dyer hanno ulteriormente esaminato il suo profondo impatto.
Il risultato più raffinato dell'istituto è stato trasformare le teorie psicologiche in strumenti pratici per l'ingegneria culturale, in particolare attraverso la musica popolare e la cultura giovanile. Incorporando i loro principi in tendenze culturali apparentemente spontanee, hanno creato un modello per la programmazione sociale invisibile ai suoi soggetti.
Questi metodi sarebbero stati testati prima attraverso la musica. Negli anni '50-'60 il programma Ambasciatori del jazz del Dipartimento di Stato rivelò come i centri di potere comprendessero il potenziale della musica per la progettazione culturale. Mentre Louis Armstrong e Dizzy Gillespie andavano in tournée come “ambasciatori del jazz”, un'altra potente influenza stava plasmando la scena jazz dall'interno. La baronessa Pannonica de Koenigswarter, nata nella dinastia bancaria dei Rothschild, divenne una mecenate di artisti bebop come Thelonious Monk e Charlie Parker, entrambi morti nelle sue case a distanza di anni. Mentre la sua passione per il jazz poteva essere genuina, il suo profondo coinvolgimento nella scena coincise con l'epoca in cui il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e la CIA stavano attivamente utilizzando il jazz come strumento di diplomazia culturale. Questo mecenatismo, intenzionale o meno, prefigurava un modello di coinvolgimento dell'aristocrazia bancaria europea in movimenti musicali presumibilmente rivoluzionari.
Nella seconda parte esploreremo la fase successiva del controllo della coscienza che avrebbe operato attraverso la cultura stessa. I primi esperimenti nel jazz si sarebbero evoluti in un programma invisibile e sistematico di ingegneria culturale. Le istituzioni avrebbero progettato e acceso movimenti culturali che apparivano organici e, così facendo, gli organi di governo avrebbero plasmato non solo ciò che la gente pensava, ma l'intero quadro per comprendere qualsiasi cosa.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Perché una riserva strategica di Bitcoin negli Stati Uniti è fondamentale per difendersi dalla Cina
Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/perche-una-riserva-strategica-di)
La finanza è sempre più un'arma di guerra. I policymaker negli Stati Uniti e i nostri alleati si concentrano troppo su strumenti macroeconomici come le sanzioni e la promozione del dollaro, quando invece il fronte moderno si sta evolvendo: oggi le vere battaglie si combattono sugli smartphone e sui mercati valutari globali.
La Cina sta portando avanti un piano pluridecennale per sostituire la più grande risorsa degli Stati Uniti: il dollaro. Esso è essenziale per il potere economico e geopolitico degli Stati Uniti in quanto valuta di riserva mondiale; senza, la nostra influenza si indebolirebbe e il nostro debito diventerebbe un problema ingestibile. Questo è esattamente ciò che vogliono il Partito Comunista Cinese e il Cremlino.
La Cina e la Russia hanno perso miliardi di dollari in titoli del Tesoro americani, mentre aumentavano le loro riserve di oro. Le nostre sanzioni, concepite per separare i Paesi dal sistema economico “occidentale”, non sono più un deterrente sufficiente per coloro che possono controllare l'attività finanziaria all'interno dei loro confini e proiettare il loro potere all'esterno.
Gli avversari autoritari, tra cui Cina, Iran e Russia, stanno attivamente costruendo sistemi economici transfrontalieri paralleli che attireranno nella loro orbita non solo i Paesi vicini, ma anche i nostri alleati che commerciano molto con loro.
Ad esempio, oltre la metà delle aziende in Giappone accetta Alipay, mentre più di un terzo accetta WeChat Pay. Questa distribuzione offre a due aziende cinesi una visibilità senza precedenti sulle singole transazioni di mercato dei consumatori e delle aziende giapponesi. Potrebbe consentire alla Cina di sconvolgere l'economia giapponese se le tensioni dovessero aumentare, come in un potenziale conflitto su Taiwan.
Come possono rispondere gli Stati Uniti
La Cina vede la tecnologia finanziaria e le criptovalute come strumenti per estendere il proprio potere finanziario e la propria sorveglianza a livello globale. Gli Stati Uniti devono rispondere in due modi: esportare la loro tecnologia e i loro sistemi finanziari in tutto il mondo e abbracciare Bitcoin come asset di riserva strategica invece di soffocarne l'innovazione.
Legislatori e politici di entrambe le fazioni, in particolare il presidente Donald Trump, riconoscono il potere di detenere Bitcoin nel bilancio della nazione come copertura contro l'inflazione. Questa direzione rafforzerebbe anche la resilienza degli Stati Uniti contro le sfide economiche poste dalle strategie finanziarie della Cina.
La Federal Reserve, come molte banche centrali, detiene un portafoglio diversificato di asset di riserva. A partire dal 2024 questo ha incluso circa $35 miliardi in valute estere e $11 miliardi in azioni aurifere. Tali partecipazioni dimostrano la forza economica dell'America e forniscono liquidità durante le tensioni finanziarie. Tuttavia, nel nostro mondo in rapida digitalizzazione, l'assenza di un asset digitale nativo in questo portafoglio sta diventando sempre più evidente.
Con la sua portata globale e la crescente adozione, Bitcoin è il candidato ideale per colmare questa lacuna. Spesso chiamato “oro digitale”, Bitcoin è una merce rara. Gli Stati Uniti sono il più grande stato a detenerlo, avendone sequestrati 210.000 dai criminali. Ciò conferisce agli Stati Uniti un vantaggio da pionieri e potrebbe garantire il loro futuro economico.
I critici potrebbero sostenere che la volatilità di Bitcoin lo rende inadatto come asset di riserva. Tuttavia questa volatilità diminuirà con la crescita dell'adozione e la maturazione del mercato. Nel 2021 El Salvador ha riconosciuto Bitcoin come moneta a corso legale e ha iniziato ad acquistarlo come asset di riserva; ha visto un aumento del 100% del proprio valore e non ha intenzione di venderli.
Una guerra su più fronti
Gli Stati Uniti devono riconoscere che siamo già in una guerra su più fronti contro la Cina. Uno di questi fronti sono i servizi finanziari e le criptovalute sono un'arma nel nostro arsenale. Perdere questa battaglia significa che i servizi finanziari globali e l'attività finanziaria individuale sarebbero dominati da stati avversari concentrati sul controllo capillare, la sorveglianza e il predominio, nonché un continuo attacco alla nostra valuta.
Trump lo ha capito e lo scorso luglio ha dichiarato a Bloomberg: “Se non lo facciamo, la Cina passerà in vantaggio [su Bitcoin]”.
Per proiettare il potere finanziario americano è anche necessario che il governo federale dia potere, consenta e incoraggi il nostro settore economico privato a interagire con le economie contese in tutto l'Indo-Pacifico e oltre. È essenziale espandere l'uso dei nostri sistemi di pagamento, banche e dollari, anche laddove è controverso.
In questo momento i nostri avversari stanno vincendo, perché non stiamo nemmeno giocando. Stanno esportando i loro sistemi, istituzioni e strumenti di sorveglianza in tutto il mondo. Nel frattempo abbiamo fatto poco, perché TikTok, una seria minaccia alla nostra sicurezza nazionale, affascina un'intera generazione di americani. Dobbiamo fare lo stesso con la tecnologia finanziaria, perché nessun'altra stoccata sarebbe più grande per i nostri nemici.
Gli Stati Uniti dovrebbero usare più esplicitamente la tecnologia finanziaria e le criptovalute come armi. Ad esempio, dovremmo sostenere la tecnologia finanziaria decentralizzata che consente ai cittadini di governi ostili, come l'Iran, di usare gli smartphone per accedere a stablecoin e servizi di pagamento basati sui dollari, al fine di iniziare a separare la loro attività economica dal controllo del loro governo. In sostanza, il potere riguarda il controllo, non solo della polizia o della sicurezza nazionale, ma anche delle risorse e delle economie.
Il mondo è a un bivio finanziario. La domanda non è se le valute digitali plasmeranno il futuro, ma come ci adatteremo a questa nuova realtà. Gli Stati Uniti possono plasmare questo futuro adottando Bitcoin come asset di riserva. Il momento per un'azione coraggiosa è adesso e i benefici per la stabilità finanziaria globale, e l'innovazione, potrebbero essere profondi.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Trump eredita un’economia profondamente danneggiata
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/trump-eredita-uneconomia-profondamente)
C'è finalmente un po' di ottimismo nel Paese. Sfortunatamente le buone vibrazioni non sono sufficienti a risolvere i profondi problemi strutturali che ora affliggono l'economia statunitense, dall'inflazione a un mercato del lavoro debole a un settore delle piccole imprese che sta a malapena sopravvivendo, oltre a un consumatore allo stremo e a gravi problemi finanziari nel governo stesso.
Di sicuro l'economia statunitense brilla ancora sulla scena mondiale, ma questo semplicemente perché quasi tutti gli altri sono in condizioni peggiori. I problemi strutturali sono globali, dovuti all'esplosione del debito pubblico, all'eccesso burocratico e alle imposizioni normative degli ultimi cinque anni. Gli Stati Uniti potrebbero essere i meno peggio, ma questa osservazione da sola non fa scomparire i problemi.
In tale contesto, un economista di spicco e brillante in Cina, il dott. Gao Shanwen, ha ammesso in un forum di Washington DC che il tasso di crescita del 5% probabilmente non è reale e che la crescita effettiva in Cina è più vicina al 2%. È stato prontamente disciplinato dal Partito Comunista Cinese al suo ritorno e non gli è più consentito parlare in pubblico.
Questo è diventato un modello mondiale: il silenzio degli economisti che osano contestare numeri palesemente falsi. Negli Stati Uniti, tuttavia, c'è almeno la libertà di parola. Dove sono i problemi e qual è la realtà?
Tanto per cominciare, l'inflazione statunitense è in accelerazione da settembre 2021. Ora è al 3%, ovvero il 50% in più rispetto all'obiettivo ufficiale. Questo dolore continuo segue quattro anni della peggiore inflazione degli ultimi 40 anni e probabilmente molto di più. Secondo alcuni parametri, ciò che abbiamo attraversato equivale o supera il dolore economico degli anni '70. L'unica differenza questa volta è che i contabili del governo sono diventati più bravi a nasconderlo.
Quanto potere d'acquisto del dollaro è stato perso? Secondo le misure ufficiali, il totale di questa ondata inflazionistica è di 22 centesimi, ma i numeri del settore alimentare, automobilistico, immobiliare e dei servizi come assicurazioni e trasporti generano numeri quasi del doppio. Nessuno lo sa per certo e il calcolo di grandi indici dipende dalla metodologia di ponderazione e dal calcolo dei fattori attenuanti. Aggiungete nuove tasse e la cosiddetta shrinkflation e i numeri saranno ben peggiori.
Anche se l'inflazione finisse oggi, i danni degli ultimi quattro anni ci accompagneranno per molti anni a venire. Purtroppo non sta finendo oggi e questo lo sappiamo semplicemente quando uno fa shopping o guarda attentamente le bollette. Tutto continua a salire di prezzo.
Perché? La FED e il Congresso non hanno forse avviato una campagna anti-inflazione a partire da due o tre anni fa? Sì, ma il Congresso ha fatto quello che fa sempre: ha speso più soldi, il che crea più debito, che la FED poi monetizza e quindi crea più soldi. Inizialmente la FED ha lavorato per assorbire l'eccesso con tassi d'interesse più alti, ma l'anno scorso ha fatto marcia indietro con una nuova campagna di quantitative easing.
Il punto più basso nella massa monetaria è stato raggiunto a novembre 2023. Poi si è invertita la tendenza verso un allentamento. Ad oggi ci sono più di $1.000 miliardi in nuovi dollari che sguazzano nel Paese e nel mondo rispetto a 14 mesi fa; unito alla crescente velocità (ritmo di spesa), tutto ciò spinge l'inflazione nella direzione opposta.
In altre parole, i nostri problemi sono una conseguenza diretta della pressione politica esercitata sul Congresso e sulla FED mentre ci avvicinavamo alle elezioni del 2024. Come al solito, il partito al potere ha scelto la stampa di denaro e la spesa come metodo di manipolazione elettorale attraverso la creazione dell'illusione di prosperità. L'amministrazione entrante ora si ritrova con questo guaio per le mani. Per invertire il danno il presidente entrante e il Congresso possono solo sperare di generare un proverbiale effetto ricchezza tramite una forte deregolamentazione e tagli alle tasse in modo da mitigare l'inflazione. Anche nelle migliori condizioni, il problema ci accompagnerà per almeno un altro anno.
Un altro problema riguarda il mercato del lavoro, che è più in crisi di quanto si dica. Sia il rapporto occupazione-popolazione che il tasso di partecipazione al lavoro sono in calo da sei mesi. Questo dopo non essere riusciti a riprendersi completamente dai lockdown di marzo 2020. Ora si attestano ai livelli visti nei primi anni '80, prima che diventasse comune che donne con bambini piccoli e in età scolare fossero nella forza lavoro.
Qualcosa di importante è cambiato. Ci sono senza dubbio molti fattori in gioco, ma tra questi c'è che molte persone hanno visto le loro vite talmente sconvolte da non essersi adattate alla graduale riapertura del 2022 e oltre. Molte persone disabili sono senza lavoro e vivono di sussidi governativi, mentre molti anziani hanno semplicemente gettato la spugna.
Dati: Federal Reserve Economic Data (FRED), St. Louis FedÈ difficile dire se tali cambiamenti strutturali siano permanenti. Alcuni di essi sembrano essere dovuti alla mancanza di assistenza all'infanzia per le donne in età fertile. C'è anche un cambiamento culturale in atto, con le famiglie con due redditi che tornano a essere famiglie con un solo reddito e istruiscono i figli a casa. Non c'è dubbio che il sistema educativo statunitense sia profondamente stressato e che genitori e insegnanti si stiano tirando indietro a ritmi mai visti prima. Ciò indubbiamente influisce sul mercato del lavoro.
I dati effettivi sulla creazione di posti di lavoro in quattro anni sembrano in un continuo stato di revisione, poiché continuano ad arrivare nuovi dati che sgonfiano e correggono le esagerazioni degli ultimi quattro anni. Anche la natività nella componente demografia solleva interrogativi, poiché quasi tutta la creazione di posti di lavoro non è ad appannaggio dei lavoratori nativi, ma di quelli nati all'estero. Se e in quale misura le espulsioni di lavoratori clandestini influenzeranno tutti questi numeri è una questione aperta.
Indipendentemente da ciò, il mercato del lavoro dei colletti bianchi è diventato estremamente ristretto. Il Wall Street Journal scrive: “Ci sono ancora molti lavori per quelli che lo cercano nei servizi, compresi i settori sanitario e alberghiero. È più arduo trovarlo nei lavori d'ufficio, dove i capi mirano a essere più dinamici e in alcuni casi a sostituire i lavoratori con l'intelligenza artificiale. [...] Ad oggi il mercato del lavoro si è indebolito principalmente a causa di minori assunzioni, non di licenziamenti. Ma una volta che le aziende decidono di ridurre gli stipendi, i tagli di posti di lavoro spesso si trasformano rapidamente in una valanga, il che potrebbe innescare un aumento molto più rapido del tasso di disoccupazione”.
Per quanto riguarda altri dati, come le vendite al dettaglio e gli ordini di fabbrica, sono stati sovrastimati per molti anni solamente perché non è di routine che vengano aggiustati all'inflazione. Una volta eseguito tale calcolo, osserviamo un'attività economica piatta o in calo per tutti gli anni dell'amministrazione Biden. La propaganda potrebbe aver funzionato nel mantenere alto il morale, ma la realtà emergerà nei prossimi mesi, poiché i media generalisti e i raccoglitori di dati nelle agenzie governative saranno più disponibili a rivelare cosa sta realmente accadendo.
Poi c'è il problema delle finanze pubbliche. Il debito federale lordo in percentuale del prodotto interno lordo rimane a livelli mai visti dalla seconda guerra mondiale. Questa è una situazione pericolosa che mette tutto a rischio, spiazza gli investimenti privati e spinge la banca centrale a occuparsi di questo problema con una maggiore stampa di denaro.
Dati: Federal Reserve Economic Data (FRED), St. Louis FedTutto questo non può durare. Elon Musk ha creato, con la benedizione di Trump, il Department of Government Efficiency (DOGE) per occuparsene, offrendo la possibilità di tagliare $2.000 miliardi dalla spesa federale immediatamente, senza toccare i diritti sociali.
Non c'è alcuna possibilità di un riavvio importante della produttività americana senza affrontare la crisi di bilancio. Il business as usual non può funzionare. E tuttavia tutto ciò che riguarda Washington è progettato per prevenire azioni così drastiche. È molto più facile per chiunque prenda il potere guardare dall'altra parte, persino inventando nuovi modi di spendere denaro, che affrontare la crisi come farebbe qualsiasi famiglia.
Il problema normativo è lampante: l'amministrazione Biden ha aggrovigliato più settori in una pletora di obblighi e imposizioni al punto che molti sono malfunzionanti per progettazione. Questo è qualcosa a cui l'amministrazione Trump può effettivamente porre rimedio, e si spera che gli sforzi di districare i nodi saranno immediati e drastici.
Questi sono tutti problemi gravi che l'amministrazione Trump deve affrontare. Un altro fattore: i media generalisti saranno molto più propensi a chiamare le cose con il loro nome di quanto invece non lo fossero con Biden. Forse è una cosa positiva, ma non promette nulla di buono. Dopo sei mesi l'amministrazione Trump potrebbe ritrovarsi a dover affrontare una recessione retroattiva che potrebbe vanificare molti dei suoi tentativi di consolidare i tagli fiscali.
Si tratta di un problema difficile, ereditato da un'amministrazione nei confronti della quale le aspettative pubbliche non potrebbero che essere più elevate.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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C'è speranza nella politica?
Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/ce-speranza-nella-politica)
Mentre gli osservatori della Beltway dibattono intensamente sulle scelte del gabinetto della nuova amministrazione e sulle nomine alla Casa Bianca, gli osservatori più disillusi della nostra condizione economica hanno buone ragioni per chiedersi: che differenza fa? L'ordine politico è dominato da lobbisti con interessi particolari e burocrati assetati di potere, e non ha gli incentivi per ridurre l'interventismo e restituire le decisioni al popolo. La burocrazia può essere resa utile da burocrati migliori, o può essere frenata solo dalla rinascita della scelta individuale?
In che modo Robert Kennedy Jr., se confermato nel suo ruolo proposto di Segretario della Salute e dei Servizi Umani, ridurrà l'obesità in America? Promuoverà nuove normative e tasse, che invariabilmente si prenderanno cura di interessi radicati, a scapito di soluzioni individuali e sperimentali? Si rivolgerà, come hanno fatto altri, ai regolatori per vietare questo o quell'ingrediente, senza conoscere i costi economici o sanitari della sua sostituzione? Ridurrà le barriere alle opzioni alimentari sane e fermerà i sussidi che contribuiscono all'obesità? Ridurrà le conseguenze indesiderate generate dalle precedenti “soluzioni” alla salute pubblica? In breve, combatterà la sclerosi politica esattamente con gli strumenti che ci hanno portato fino a qui, chiedendo consiglio a coloro che traggono vantaggio dallo status quo? O sfiderà la collusione burocratica-aziendale e risveglierà un mercato competitivo?
Se perseguirà quest'ultima strada, dovrà affrontare una dura lotta. I mattoni del cibo ultra-processato, mais, grano, soia e zucchero, sono sovvenzionati dal Dipartimento dell'agricoltura degli Stati Uniti per circa $6 miliardi all'anno. Il cibo ad alto contenuto calorico, pieno di olio di soia e dolcificanti, è più economico rispetto ad alimenti più nutrienti e meno densi di calorie. L'impatto sulla scelta del consumatore non è chiaro, ma ecco una cosa su cui possiamo contare: se Kennedy, con il sostegno dell'amministrazione Trump, cercherà di abbattere la rete dei sussidi, i lobbisti per mais, grano, soia e zucchero metteranno a soqquadro il Congresso per ostacolarlo.
Il candidato di Trump per il Segretario all'energia è Chris Wright. Riuscirà a ridurre la spesa pubblica eliminando i sussidi per l'energia solare ed eolica? Non ci scommetterei senza una battaglia epica al Congresso.
Molti potrebbero desiderare che fosse diverso, ma in realtà le aziende clientelari continueranno a esistere durante la presidenza di Trump. La porta girevole tra industria e regolatori continuerà a girare. Gli errori politici dei programmi passati continueranno a essere sostenuti, spesso con budget più grandi. Il successo della presidenza Trump dipenderà, in parte, dalla sua capacità di rompere le alleanze governative di lunga data con le aziende clientelari e resistere a nuove richieste di corruzione.
Poniamoci la grande domanda, quindi: è possibile ottenere un vero cambiamento attraverso mezzi politici?
Nel suo libro, The State, il defunto sociologo tedesco Franz Oppenheimer osservò che ci sono due modi per ottenere ricchezza: i pacifici “mezzi economici” e i coercitivi “mezzi politici”. La creazione di ricchezza non coercitiva è un processo economico in cui le aziende e le persone soddisfano i bisogni dei consumatori. La ricchezza attraverso manovre politiche coinvolge aziende e individui che usano il potere dello stato per ottenere ricchezze immeritate. Secondo Oppenheimer i mezzi economici richiedono “lavoro”, a differenza dei mezzi politici, che invece richiedono “rapina”.
In Profit and Loss, Ludwig von Mises rifletteva su come la grande “urna elettorale del mercato” costringesse gli imprenditori a un processo infinito di lavoro per servire i consumatori: “L'urna elettorale rappresentata dal mercato eleva coloro che nell'immediato passato hanno servito meglio i consumatori”.
A differenza della politica, in un processo di mercato le persone cambiano liberamente e facilmente idea. Mises aggiunse: “La scelta non è inalterabile e può essere corretta quotidianamente. L'eletto che delude l'elettorato viene rapidamente ridotto ai ranghi inferiori”.
Alcune aziende, incapaci o non disposte ad adattarsi e servire, contano sullo stato per limitare le scelte dei consumatori come mezzo per ottenere profitti che non avrebbero potuto ottenere altrimenti. Invece di competere per vincere le “elezioni” nella cosiddetta “urna elettorale del mercato”, cercano di eleggere politici che sosterranno i loro schemi per appropriarsi forzatamente della ricchezza altrui, e questo è un furto.
La scelta di Oppenheimer della parola rapina non avrebbe sorpreso Ralph Waldo Emerson.
Nel suo saggio, Politics, Emerson scrisse: “Ogni stato è corrotto”. Poi aggiunse: “Quale satira sullo stato può eguagliare la severità della censura espressa nella parola politica, che ormai da secoli significa sotterfugio, lasciando intendere che lo stato è un mezzo astuto per ottenere altro?”
Emerson lo scrisse nel 1844, quando lo stato era una frazione minuscola rispetto alle dimensioni attuali. L'esatta dimensione del bilancio federale nel 1844 era difficile da reperire, ma nel 1837 era di circa $39 milioni (o circa $1,6 miliardi in dollari del 2024, poiché il biglietto verde ha perso il 98% del suo valore dal 1844). La spesa federale nell'anno fiscale 2024 è di circa $6.750 miliardi.
In breve, la spesa federale nel 1844 era circa lo 0,024% di quella odierna. Ma, se Emerson ha ragione, la politica era già diventata irredimibile.
Emerson osservò: “Di tutti i debiti, gli esseri umani sono i meno disposti a pagare le tasse. Che ironia questa per quanto riguarda lo stato! Ovunque pensa di ottenere il valore dei loro soldi, tranne che per queste”. Ricordate, non c'era nessuna imposta federale sul reddito nel 1844.
Emerson si scagliò contro le tasse: “Una persona che non può conoscermi, mi tassa; guardandomi da lontano, ordina che una parte del mio lavoro venga destinata a questo o a quello scopo capriccioso. Meno stato abbiamo, meglio è: meno leggi e meno potere delegato”.
Similmente ad altri liberali classici, Emerson sosteneva la cooperazione volontaria per risolvere problemi comuni:
Finché faccio ciò che è adatto a me e mi astengo da ciò che non è adatto, il mio vicino e io spesso concorderemo sui nostri mezzi e lavoreremo insieme per un certo periodo di tempo per un fine. Ma ogni volta che trovo che il mio dominio su me stesso non mi è sufficiente e mi assumo anche la direzione della sua sfera d'azione, oltrepasso la verità e entro in false relazioni con lui.Coloro che usavano la coercizione incontravano la disapprovazione di Emerson. Egli consigliava sempre di impegnarsi per raggiungere un “autocontrollo”. È sbagliato “far agire qualcun altro secondo [le nostre] opinioni”. Quando gli altri “mi dicono cosa devo fare”, i loro ordini sono assurdi, pertanto “tutti gli scopi pubblici sembrano vaghi e donchisciotteschi accanto a quelli privati”.
Kennedy dovrebbe prendere in considerazione queste parole, porre fine ai sussidi preservando al contempo la scelta del consumatore. Ma rimuovere l'interesse egoistico dal potere dello stato potrebbe essere tra gli obiettivi più donchisciotteschi che potremmo intraprendere. Il Leviatano può trattenersi?
Invece di chiedere soluzioni governative, Emerson si aspettava che ci occupassimo della nostra crescita spirituale: “L'antidoto a questo abuso dello stato è l'influenza del carattere privato, la crescita dell'individuo”.
Non si può cambiare un effetto senza cambiare la sua causa. La coscienza degli americani è la causa; il furto e la spesa eccessiva dello stato sono gli effetti.
Emerson scrisse: “Causa ed effetto, mezzi e fini, seme e frutto, non possono essere separati”. Sosteneva che abbiamo bisogno di “un affidamento sul sentimento morale e una fede sufficiente nell’unità delle cose per convincere [le persone] che la società può essere mantenuta senza restrizioni artificiali”.
Ci arrabbiamo per il comportamento dei politici? Non è saggio arrabbiarsi per ciò che è prevedibile: “Potremmo rimproverare il vento dell'est, o il gelo, così come un partito politico, i cui membri, per la maggior parte, non saprebbero dare conto della loro posizione, ma difenderebbero gli interessi che li hanno messi lì”.
Emerson sarebbe d'accordo con il vecchio detto, otteniamo il governo che meritiamo: “Lo stato deve seguire, e non guidare il carattere e il progresso del cittadino [...] la forma di governo che prevale è l'espressione di quella cultura nella popolazione che lo plasma”.
L'evoluzione spirituale e individuale è un prerequisito per il cambiamento politico. Emerson scrisse: “Sotto il dominio di un'idea, che possiede le menti di moltitudini [...] i poteri delle persone non sono più oggetto di calcolo. Una nazione di persone unanimemente inclini alla libertà [...] può facilmente confondere l'aritmetica degli statalisti”.
Nel 1837 Emerson tenne un discorso alla Phi Beta Kappa Society di Harvard. In seguito fu pubblicato come The American Scholar. Concluse il suo discorso con un appello a sostenere i principi e a non cedere alla convenienza: “Si sospetta già che lo spirito dell'essere umano libero americano sia timido, imitativo, mansueto. L'avarizia pubblica e privata rende l'aria che respiriamo densa e grassa”.
Emerson, naturalmente, non poteva immaginare quanta avarizia avrebbe gonfiato lo stato e reso il nostro discorso politico “denso e grasso”. Le conseguenze sono gravi quando gli interessi privati sfruttano i processi politici per rubare.
Alcune persone, disse Emerson, “cercano denaro o potere; e quest'ultimo in particolar modo perché è buono quanto il denaro, il cosiddetto bottino rappresentato dalla carica ricoperta”. Tali persone sono “sonnambuli”. Emerson continuò: “Svegliateli, e abbandoneranno il falso bene e salteranno verso il vero, e lasceranno i governi agli impiegati e alle scrivanie”.
Emerson sapeva che la scelta di risvegliarsi è una scelta fatta da un individuo.
Il cambiamento politico è una speranza realistica? Cominciamo a cambiare noi stessi; la prosperità sociale non deriva dalla politica. Il momento di iniziare è adesso. Perché, come diceva anche Emerson, “questo momento, come tutti i momenti, è un momento buono, se solo sapessimo cosa farne”.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Nosferatu e il suo monito per l'esperienza Covid
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Il classico di Bram Stoker, Dracula (1892), fu scritto come un racconto moralizzatore sul peccato e le sue conseguenze. L'autore, un conservatore politico e religioso dei suoi tempi, non avrebbe mai potuto immaginare che il suo romanzo sarebbe diventato un best-seller, in gran parte grazie alle sue immagini lascive e alla trama terrificante che alimentava ogni ansia per la moralità, la scienza e la salute pubblica, per non parlare del fatto che avrebbe dato il via a un secolo e un quarto di film sui vampiri.
Fungeva anche da allegoria per un'altra preoccupazione dell'epoca: il problema delle malattie infettive, allora considerato riconducibile a un avvelenamento esogeno del sangue. La sanità pubblica nacque come istituzione nel mezzo secolo precedente quando venne identificato e poi risolto il problema del colera a Londra, che il famoso epidemiologo John Snow ricondusse all'acqua contaminata di una pompa su Broad Street.
Mantenere la pulizia nella mente, nel corpo e nello spirito: questa era la lezione di Dracula. Sicuramente ha funzionato. E fino a oggi quella stessa soluzione guida le misure di purificazione del XXI secolo. C'è una paura persistente di un pianeta microbico, come spiega Steve Templeton nel suo libro brillante.
Il panico della popolazione per il Covid ha dimostrato che nulla è cambiato. Le persone hanno spruzzato la posta e le borse della spesa per proteggersi da un virus che non vive sulle superfici, hanno indossato mascherine come simbolo di protezione e penitenza, e hanno fatto ricorso a una nuova iniezione non testata nonostante la consapevolezza diffusa che una cosa del genere non avrebbe potuto funzionare per sterilizzare nulla, tanto meno porre fine a una pandemia.
L'idea di un patogeno in libertà è stata anche proposta come un giudizio morale, come se gli dei stessero emettendo un verdetto di colpevolezza sull'ascesa del nazionalismo populista negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Bisognava disinfettare le superfici e filtrare l'aria, letteralmente e metaforicamente, per ripulire sia il regno microbico che quello politico. Lo sforzo di ripulire la piazza pubblica dai deplorevoli ha portato a una distruzione insondabile.
Questo periodo ha anche rivelato enormi differenze di classe nel modo in cui le persone hanno risposto alle malattie infettive. Coloro che potevano lavorare da casa l'hanno fatto senza indugi e alimentavano anche la narrativa terrorista (finché i flussi di denaro continuavano a scorrere), spingendo tutti gli altri a lavorare come se niente stesse accadendo (es. supermercati) e usandoli come cavie per costruire l'immunità di gregge. In seguito sono stati costretti a essere i primi della fila a provare la presunta cura tramite iniezione.
Tutto ciò ci porta all'incredibile brillantezza del nuovo film Nosferatu di Robert Eggers, un remake del film di Murnau del 1922. La trama è molto simile al Dracula originale di Bram Stoker, modificato solo per gestire possibili rivendicazioni di copyright che in ogni caso sarebbero arrivate più tardi. Ma sono stati aggiunti anche alcuni colpi di scena, tra cui l'esistenza della peste portata dalla figura del demone stesso. La piccola città tedesca viene invasa da una morte sinistra e gli scienziati di quell'epoca escludono una spiegazione che si confronti con l'occulto.
In questo modo il nuovo film può essere visto come una critica implicita dello scientismo che ha dominato dal 2020 al 2023, e anche di gran parte dell'era moderna e postmoderna. Nel libro e in tutti i film la disperazione di dover affrontare il problema spinge le persone a contattare un famoso scienziato che ha perso il suo posto universitario per il suo interesse in tradizioni spirituali apparentemente primitive. Nel libro è il dottor Abraham Van Helsing; nei film associati a Nosferatu, è il dottor Albin Eberhart Von Franz. Erano la stessa persona, il saggio dissidente istruito secondo i vecchi metodi che ha la risposta ma che deve essere portato fuori dal suo esilio.
Le battute migliori nel nuovo film sono attribuite al dottor Von Franz, come sottolineato dallo storico Alexander Burns.
Just saw Robert Eggers' Nosferatu.
As a historian, more than any other director, I trust Eggers to capture the "vibes" of a historical setting, even a fantasy one like this.
From the standpoint of capturing the 1830s in Germany, this film is great.
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“Ho visto cose in questo mondo che avrebbero fatto sì che Isaac Newton tornasse strisciando nel grembo di sua madre!”
“Non siamo stati illuminati bensì ACCECATI dalla luce gassosa della SCIENZA!”
“Ho lottato contro il diavolo come Giacobbe lottò contro l’angelo, e vi dico che se vogliamo domare l’oscurità dobbiamo prima accettare che essa esiste!”
Nel frattempo gli illuminati stregoni continuano a drogare la povera protagonista con l'etere, a costringerla a indossare il corsetto a letto, a legarla al letto e a praticarle salassi incessantemente, come se a un certo punto quel veleno che la affligge dovesse gocciolarle fuori. La cura non è solo peggiore della malattia; allora come oggi la cura diventa la malattia.
Nel frattempo i contadini della Transilvania sanno bene come affrontare il mostro nel castello sulla collina: dispensano preghiere, crocifissi, aglio e periodiche cacce con paletti di legno per allontanare e uccidere il male, al fine di proteggere sé stessi e le loro comunità.
Solo Von Franz capisce il senso di tutta questa superstizione ed è consapevole che in ultima analisi è più efficace di qualsiasi panacea inventata in nome della scienza.
L'importanza religiosa e le tematiche del panico da malattia infettiva sono impossibili da evitare. Possono assumere forme diverse, com'è successo di recente con i rituali assurdi riguardanti la distanza di sei piedi, l'indossare la mascherina mentre si camminava e l'indossarla quando si era seduti, il divieto di cantare e andare sullo skateboard e il fingere di sapere esattamente dove si trovasse il cattivo patogeno (a volte dentro e a volte fuori; solo gli esperti lo sapevano per certo).
Questi rituali inventati ci sono stati rifilati in nome della scienza, ma c'era anche una distinta casta parascientifica nella sociologia di questa pandemia. Persone vestite con larghi abiti di lana e stracci trasandati in ricreazioni simboliche dei flagellanti, come ho sottolineato molte volte. Tutto ciò che era considerato divertente o celebrativo era ovviamente vietato, poiché la baldoria è esteticamente incoerente con il bisogno della comunità di espiare il peccato.
Coloro che si rifiutavano di seguire la mania della massa, evitando di mascherarsi e di iniettarsi pozioni, venivano additati come capri espiatori e causa della sofferenza altrui. Praticamente s'era dato forma al neologismo “freedumb”. Perfino il presidente degli Stati Uniti ha augurato loro del male, prevedendo con entusiasmo un inverno di sofferenza e morte.
Tra le persone, i più laici erano quelli più favorevoli ai controlli anti-Covid, mentre i primi a dissentire come comunità appartenevano a sette di credenti non tradizionali, tra cui ebrei ortodossi, cattolici, mormoni, Amish e mennoniti, mentre le sezioni del Paese dominate dagli evangelici erano le successive a dubitare.
Le classi d'élite laiche altamente istruite hanno continuato ad aggrapparsi alla religione del dispotismo sanitario, ben oltre la sua attuale rilevanza, arrivando persino a sacrificare i propri figli al dio Fauci e al suo magico olio di serpente.
La fede dei secoli s'è dimostrata una guida migliore della classe degli esperti, la cui cecità ha prolungato e peggiorato il problema. Dopo tutto, i dottori nelle storie di fantasia di Dracula e Nosferatu usano lo stesso metodo del mostro: prosciugare il sangue degli afflitti. Lo studioso mistico sa e fa il contrario: “E ora, facciamo il nostro lavoro. Dobbiamo piantargli un paletto nel cuore. Questo è l'unico modo”.
Il terrore dell'infezione e l'impiego della scienza per scongiurarla sono ancora con noi, così come il percorso psicologico attraverso cui l'essere umano moderno affronta la sua paura della morte. Né Dracula, né Nosferatu sono stati creati in un laboratorio e quest'ultimo non ha aiutato nessuno nella loro sconfitta finale. Le sovrapposizioni e i parallelismi della storia di fantasia servono come un potente modello metaforico per comprendere la mania che si può sviluppare intorno alle malattie infettive, cosa che abbiamo vissuto tutti di recente.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Illusione monetaria e la chimera della ricchezza reale: due fenomeni che nascondono la bancarotta dell'Italia
(Versione audio dell'articolo disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/illusione-monetaria-e-la-chimera)
Supponiamo che un imprenditore (o un falsario!) apra una banca e presti a tutti un sacco di soldi a condizioni irresistibili. All'improvviso la città si anima, le auto escono dai parcheggi, le mance nei bar aumentano, gli showroom di mobili vengono svuotati e, naturalmente, i prezzi salgono. Tutti si sentono più ricchi: il PIL locale aumenta, la città viene citata dai giornali, sulla bocca di tutti c'è “rinascita della classe media” e il sindaco pensa di candidarsi a primo ministro della nazione.
I guai iniziano in sordina, ma poi diventano un'onda che travolge presto la città e le cose vanno a rotoli. I soldi spariscono, i prestiti devono essere rimborsati, le vendite diminuiscono, le auto e i mobili vengono pignorati.
Che fine ha fatto il boom? Che fine ha fatto tutta quella precedente ricchezza?
Era fittizia, irreale, transitoria, effimera, una chimera, un miraggio, una vana e folle fantasia. Com'è possibile? Le BMW e gli arredi erano cose reali e tangibili. Il boom era autentico, ma la scintilla è stata il credito, non il risparmio. I risparmi possono essere spesi e goduti. Fine della storia. Il credito, però, è accompagnato dalle “richieste del futuro”. Investito con successo potrebbe creare nuova ricchezza, ma se viene semplicemente consumato non crea nuovo flusso di reddito per estinguere il debito. Le persone si limitano solamente a spendere soldi che non hanno e diventano più povere.
È stata notizia recente che il debito pubblico italiano ha superato i €3000 miliardi, mentre il PIL (per quanto non sia una misura affidabile della ricchezza reale) langue indietro sin dalla crisi del debito sovrano del 2010. Supponendo che fossero andati di pari passo, non esisterebbero quegli ~€800 miliardi in più. Questi ultimi rappresentano “le richieste di domani” che difficilmente saranno soddisfatte. Si trattava di credito immesso nel sistema ma senza un corrispondente aumento della ricchezza reale. Gran parte della “ricchezza” dell'economia è solo metà di una transazione incompleta. È la parte divertente del ciclo del credito: il debito aumenta da una parte del libro mastro e la “ricchezza” dall'altra. E poi, quando il ciclo del credito completa la sua oscillazione, entrambi scompaiono: i debiti vengono pagati, cancellati o gonfiati; gli attivi vengono svalutati. Come ho scritto nel Capitolo 2 del mio ultimo libro, Il Grande Default, esistono risparmi reali e risparmi fasulli. Per quanto una linea di credito facile possa facilitare la vita ad aziende neonate con un'idea buona in mente, l'azzardo morale che ne consegue cresce di ordini di grandezza superiori. Detto in modo semplice, la probabilità di incappare in errori economici diventa sempre più grande. Nel momento in cui, poi, determinate aziende arrivano al vertice e possono esercitare potere di lobby, piuttosto che andarsene nel sereno abbraccio della bancarotta quando diventano improduttive, esercitano la loro influenza per restare a galla.
Al giorno d'oggi esistono molte aziende “zombi” in Italia, incapaci di pagare persino gli interessi sul loro debito. A livello di facciata potrebbero anche valere tanto, ma qual è il valore reale di un'azienda che può rimanere in attività solo prendendo in prestito sempre più denaro? Il libro mastro non dovrebbe elencarle come passività piuttosto che come attivi? Inutile dire che tale cancrena fagocita anche la fiducia del sistema bancario commerciale a elargire prestiti.
Nonostante tutta la magniloquenza che i media generalisti usano per descrivere l'economia italiana, fatta di lavori che vanno a ruba e titoli sovrani la cui vendita a frotte è l'invidia del resto del mondo, la sostenibilità di un Paese si basa su una semplice dicotomia: ricchezza fasulla contro ricchezza reale. Per quanto possa sembrare insolente da parte mia nei confronti della narrativa ufficiale, la “ricchezza fittizia” spiega perché il nostro Paese, presumibilmente sulla buona strada, in realtà continua a sprofondare in un baratro senza fondo. In parole povere il denaro fasullo ha portato a un'economia con ricchezza fasulla. Gran parte dell'economia italiana (se misurata dal PIL) è fittizia, fraudolenta o fantasiosa. Il denaro fasullo crea un'economia fasulla, la quale cresce prendendo in prestito denaro che non esiste. Il denaro reale deve rappresentare beni, servizi e asset reali, ma il denaro fiat non rappresenta nulla. È credito vuoto e concesso a tassi artificialmente bassi. Certo, fa aumentare il PIL, le azioni, le obbligazioni e il settore immobiliare dandoci l'impressione di una grande ricchezza, ma il rovescio della medaglia del credito è il debito e quello totale dell'Italia è arrivato a circa il 255% del PIL. E man mano che aumenta, aumenta anche la spesa per interessi.
Gran parte del denaro fasullo è stato preso in prestito dai burocrati. La parte dell'economia direttamente controllata (spesa pubblica) o resa torbida (regolamenti statali o locali) dallo stato è aumentata nel corso del tempo. La spesa pubblica è inclusa nelle cifre del PIL, il 100% di essa, ma pochissima produce il tipo di ricchezza reale di cui c'è bisogno per pagare i debiti passati e contribuire alla prosperità attuale. Per vederlo coi vostri occhi, da un punto di vista prettamente finanziario, vi basta aggiustare i rendimenti attuali delle obbligazioni sovrane italiane all'inflazione (quella reale ovviamente, come misurata dall'oro, e non dall'IPC).
LA RICCHEZZA DI UNA NAZIONE, ORA, È UN'ILLUSIONE
Il valore “nominale” è molto diverso dal valore reale. Ma non sono solo i titoli sovrani a fingere di avere un valore che in realtà non hanno. In tutto il mondo a rendimento fisso ci sono perdite non riconosciute e ricchezza immaginaria. In termini ancora più specifici: davvero credete che ciò che possedete oggi, in termini di ricchezza personale, è davvero vostro? La risposta è “No, non è vostra” dato che può essere sequestrata in qualsiasi momento e in modo nascosto/sordido. Il Capitolo 13 del mio ultimo libro, Il Grande Default, descrive esattamente questa dinamica, ovvero che l'Europa, non avendo risorse di capitale energetico e non avendo mercati finanziari affidabili, per sopravvivere alla tempesta economica incalzante può solo parassitare il bacino di asset che dispone la popolazione. O si illude di possedere...
Leggiamo da un meandro di Wikipedia:
L'illusione monetaria è un errore di valutazione compiuto da chi ragiona in termini di valore nominale della moneta, tenendo conto in modo inadeguato della variazione del suo valore reale e rischio.
Ad esempio una riduzione del livello dei salari reali, a seguito della riduzione del potere d'acquisto della moneta, non viene percepita nel breve periodo.
L'illusione monetaria spiega in parte il comportamento dei risparmiatori che in condizioni di inflazione elevata accettano di impiegare le loro ricchezze a tassi di rendimento reali che, ex post, risultano negativi.
Altrettanto l'illusione monetaria spiega il comportamento dei consumatori che non aggiustano il proprio tenore di vita nel breve periodo a seguito di un generalizzato decremento del potere di acquisto dei salari.
L'illusione monetaria è uno di quei termini economici che si spiega da sé, ma ecco un altro esempio. La maggior parte delle persone sa che cento euro non comprano oggi quello che compravano dieci anni fa, ma pensa ancora in termini di prezzi passati (gli anziani di più, per ovvie ragioni). Un lavoratore potrebbe sentirsi bene con un aumento del 5%, ma se l'inflazione è al 7%, in realtà sta guadagnando meno di prima. Questo è un processo in corso da decenni con il risultato che, in termini reali, i salari sono più bassi. Se gli stati iniziassero a stampare denaro e ad acquistare asset, molti inizierebbero a mettere in discussione il denaro stesso e la fiducia nella moneta fiat potrebbe scomparire rapidamente.
Il denaro moderno ha un valore nominale, ma non un valore intrinseco. Si basa sull'illusione (e sulla legge) per funzionare. Più lo si svaluta, meno è probabile che l'illusione regga. Ovviamente il sostegno della legge fa una grande differenza, così come il fatto che le tasse debbano essere riscosse in questo denaro, ma il sistema è vulnerabile. Le illusioni possono durare a lungo, ma quando si infrangono lo fanno molto rapidamente, e poi non c'è più niente.
Ecco perché oro e Bitcoin sono asset a parte. Entrambi sono denaro in sé e per sé: uno è il prodotto della natura, l'altro il prodotto di quantità straordinarie della potenza di calcolo. Nessuno dei due dipende da nessun altro.
ANDARE IN BANCAROTTA... COME CI SI È SEMPRE ANDATI
I tagli dei tassi da parte della BCE non creano ricchezza come per magia. La ricchezza è creata da aumenti di produttività con più output per unità di lavoro e input di risorse. È il risultato di duro lavoro e pazienza. I piaceri immediati devono essere rimandati e le lezioni devono essere apprese. Il capitale non può essere semplicemente consumato; deve essere risparmiato e investito saggiamente, abilmente. Tutto il resto è distrazione, frode e fantasia. Abbassare il costo del credito rende più facile acquistare cose, ma non rende necessariamente più facile pagarle. Come abbiamo visto, più credito crea ricchezza “fittizia” a breve termine, non ricchezza reale a lungo termine. I venditori registrano l'aumento delle vendite come un surplus; i burocrati registrano le vendite extra come un aumento del PIL. Ma finché il conto non viene saldato, la transazione è incompleta.
Man mano che aumenta il debito, aumenta anche il costo del servizio del debito (interessi) e il numero di debitori che non saranno in grado di pagare, incluso il più grande debitore al mondo, ovvero lo stato. E così aumenta la quantità di ricchezza che probabilmente scomparirà nella prossima crisi. Ciò è particolarmente vero quando il prestito è stato fatto con falsi pretesti, ovvero a tassi d'interesse irrealistici o artificialmente bassi. Ed ecco che... il debito aumenta.
Sono uscite le cifre riguardanti le prestazioni dell'economia italiana nell'ultimo anno. Si riconferma un Paese in cui la qualità dell'occupazione continua a declinare: questo dato può esse estrapolato dall'aumento dell'attività turistica e di conseguenza l'aumento dell'impiego nel settore terziario. Ma un Paese non può reggersi esclusivamente su questo settore, dato che i lavori creati non sono in grado di sostenere un'economia complessa; infatti il comparto industriale continua la sua caduta libera. Questo a sua volta significa che i numeri degli occupati, sulla scia della contrazione delle prestazioni welfaristiche (es. reddito di cittadinanza), sono anche gonfiati da persone che svolgono più di un lavoro per sbarcare il lunario. Non solo, ma se davvero il boom dell'occupazione di cui blatera l'informazione mainstream fosse vera e aggiungesse ricchezza alla nazione, allora i numeri del PIL non sarebbero così anemici. Questo perché la Legge dei rendimenti decrescenti è scesa in territorio talmente negativo che gli accordi “lose-lose” (vicendevolmente svantaggiosi) erodono unità di PIL aggiuntivo, anche se tali numeri vengono tenuti artificialmente su da stampa di denaro e deficit pubblico persistente.
E infine arriviamo a un punto cruciale che pochi ancora afferrano: l'inflazione dei prezzi. I media generalisti ci tengono a far sapere che “tutto è tornato sotto controllo”, facendo festa per i delta che cambiano di mese in mese. Ma se allarghiamo il quadro, le cose stanno diversamente: i prezzi cavalcano in alto, senza sosta, sin dal 2000. L'aumento composto di questo indice, e il furto conseguente, è apprezzabile nel grafico qui sotto.
Un tasso di variazione più lento non significa che un'inflazione dei prezzi in diminuzione! Significa, ammesso che sia accurato, che l'inflazione dei prezzi sta crescendo meno rapidamente. È questo cambiamento che sta uccidendo la qualità della vita per la classe media italiana. In secondo luogo la velocità del denaro è in aumento. Il prossimo grafico mostra la variazione dell'offerta di denaro M2: i dati più recenti mostrano che sta di nuovo espandendosi. In sintesi, si sta formando una “seconda ondata” di inflazione.
Questa è una nazione che sta andando in rovina nel modo tradizionale: aggiungendo ricchezza fasulla e debito reale. Sì, cari lettori, c'è “ampio spazio” per tagliare la spesa, ma la frode è più gradita della verità e aumentare il debito è molto più allettante che saldarlo.
LA MEGAPOLITICA
La “megapolitica” è una delle mie metodologie d'analisi non così segreta. Fornisce un vantaggio aiutandomi a comprendere le correnti più profonde della politica e dell'economia; solo su queste pagine potete leggere i risultati di tali analisi, o ascoltare se volete risparmiare tempo. Ad esempio, uno potrebbe osservare il meteo: cambia giorno dopo giorno, un giorno è più caldo e il giorno dopo piove. Potrebbe indovinare cosa succederà con il passare dei giorni, ma è molto utile sapere che ci sono stagioni, schemi che si ripetono, mai esattamente gli stessi, ma sempre presenti. La megapolitica non è altro che un'intuizione, ma una importante: ci sono stagioni anche nei mercati e nella politica. Potreste pensare, ad esempio, che “lo stato non permetterebbe mai che [una cosa] accadesse”... o che non accadrà perché “nessuno lo vuole”. Ma poi... accade comunque.
Le persone, soprattutto quelle intelligenti, si auto-ingannano: sopravvalutano regolarmente la loro capacità di capire cosa sta succedendo e la loro competenza nel controllare il futuro e sbrogliare i nodi dalla storia. Intraprendono programmi e progetti per rendere il mondo un posto migliore: le Crociate, la Prima guerra mondiale, la Rivoluzione russa, il Grande balzo in avanti, e finiscono per rendere la storia più perversa che mai. Il problema nasce dalla natura stessa della vita. Ci sono un numero infinito di cose che accadono e un numero infinito di modi per guardarle. Noi esseri umani, tuttavia, non abbiamo una quantità infinita di tempo o una capacità cerebrale infinita, quindi mettiamo le cose in categorie (un processo che Kant descrisse come “imperativo categorico”) per semplificarle.
I proto-umani dovevano prendere decisioni rapide per sopravvivere. Se vedevano una cosa grande e pelosa che caricava nella loro direzione, ad esempio, non avevano il tempo di chiedersi a quale genere o specie potesse appartenere, o se non fosse un'illusione ottica causata dal sole al tramonto o uno scherzo fatto da uno dei membri della sua tribù. Dovevano correre, il più velocemente possibile, per sopravvivere. I nostri antenati, i sopravvissuti, erano quelli che correvano non quelli che si fermavano a ponderare. Oggi riceviamo migliaia di “messaggi” (es. pubblicità, avvisi, dati, opinioni e osservazioni) e li scorriamo sui nostri schermi dei computer, il più velocemente possibile, scegliendo quelli che meritano la nostra attenzione. La maggior parte viene ignorata immediatamente, alcuni vengono notati e studiati attentamente; altri cambiano effettivamente le nostre idee o il nostro comportamento.
La maggior parte delle persone è impegnata; classifica le cose in categorie molto semplici: buono o cattivo, rosso o blu, amico o nemico. I nemici sono persone “cattive”; questo è tutto ciò che pare si debba sapere. Anche il mondo della finanza può essere ridotto alla più semplice dicotomia. I prezzi salgono o scendono; perché complicarlo? Ma semplificare troppo può causare grandi errori. I “nemici” non sono sempre veri nemici e alcune guerre vale la pena di essere combattute. Per avere un'idea di cosa sta realmente accadendo, dobbiamo capire le stagioni. Possiamo guardare fuori dalla finestra e vedere il sole che fa capolino tra le nuvole, ma aiuta anche sapere che è primavera.
Nel senso più semplicistico e superficiale, le persone fanno le loro scelte e cercano di ottenere ciò che vogliono, ma nel mondo più profondo e megapolitico, ciò che vogliono non ha nulla a che fare con questo. La megapolitica descrive le profonde correnti della storia, un po' come la Corrente del Golfo, un immenso fiume sottomarino. In superficie non è nemmeno visibile, ma sotto l'oceano trasporta acqua calda attraverso l'Atlantico e rende abitabile l'Europa settentrionale. È un modello naturale. Ci influenza; ma noi non abbiamo alcuna influenza su di esso. La megapolitica riconosce che “le cose accadono” che lo vogliate o meno. Chi vuole morire, per esempio? Ma a tutti capiterà. E chi poteva immaginare che la cricca di Davos sarebbe stata messa in ginocchio? Ma è accaduto anche questo.
Povera Lagarde, adesso rimarrà sola a stampare con la scusa di dover proteggere alberi e scoiattoli https://t.co/7u35xiutqc
— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) January 17, 2025La megapolitica ci incoraggia a guardare oltre gli slogan e le banalità che diamo per scontate. Il Titanic era considerato inaffondabile, finché non è affondato. E ora, molte persone pensano che la BCE “non permetterebbe” una recessione, un'inflazione incontrollata o un mercato ribassista di lunga durata. Ma la BCE può davvero impedire queste correzioni naturali? Probabilmente no, in particolar modo ora che il mercato degli eurodollari è sotto contrazione della leva per esplicito volere della FED che ha messo ordine nella sua equazione monetaria. Niente più pasti gratis a danno degli Stati Uniti.
Esiste la massima “tutti gli esseri umani sono creati uguali”, per esempio, o che dovremmo “fare agli altri ciò che vorremmo che facessero a noi”. Esse valgono anche per le nazioni... o per meglio dire, le fazioni. Quando il potere cambia drasticamente, i diritti di uguaglianza svaniscono. Immaginate un'invasione di alieni con una tecnologia di gran lunga superiore. Potrebbero trattare gli esseri umani come noi trattiamo il bestiame. Anche tra gli esseri umani enormi disparità di potere portano a relazioni che non sono in alcun modo “uguali”. Questa era la storia di fondo del XVIII e XIX secolo, quando gli europei avevano un tale vantaggio in termini di potenza di fuoco rispetto ai popoli indigeni dell'Africa, del Sud-est asiatico, dell'Australia e delle Americhe da riuscire a colonizzare enormi distese di territorio. La gente del posto potrebbe aver avuto dei “diritti”, ma solo quelli che i conquistatori avevano scelto di dare loro.
La megapolitica espone modelli e realtà a cui poche persone vogliono pensare. Ci rende sospettosi su “ciò che tutti sanno” e scettici su “ciò che tutti credono”. La guerra in Ucraina ha davvero senso? Le banche centrali possono davvero sapere di quali tassi d'interesse ha bisogno una nazione? La democrazia funziona davvero nel modo in cui credono gli elettori? È davvero caduto l'impero britannico? Quanto ancora gli eurodollari influenzano i mercati mondiali? Se la FED non avesse cercato l'indipendenza dal resto del caravanserraglio delle banche centrali, in che mondo vivremmo adesso? Ci sono più domande che risposte, ma il solo fatto di porsele fornisce un vantaggio sulla maggior parte degli investitori.
Poche persone vorranno approfondire queste questioni. I buoni contro i cattivi, noi contro loro, il rosso contro il blu: per la maggior parte di noi è sufficiente. Ma negli anni difficili che ci aspettano, un'analisi superficiale potrebbe rivelarsi disastrosa.
CONCLUSIONE
L'analisi megapolitica ci aiuta a mettere nel giusto contesto il fallimento dell'Italia e quello più ampio dell'UE. Con l'addio della Yellen e, adesso, un bilanciamento del budget insieme a un Dipartimento del Tesoro che non fa più un QE mascherato tramite sovraemissione di titoli sovrani, Bailey e la Lagarde vedranno aumentare i loro guai. Nell'ultimo anno in particolare hanno usato le grasse emissioni della Yellen per tenere soppressi i differenziali di rendimento tra i titoli sovrani delle loro giurisdizioni e quelli americani. In questo modo hanno influenzato pesantamente il lato destro della curva dei rendimenti americani, sacrificando, però, le loro valute nel frattempo. Sterlina ed euro infatti si sono schiantati rispetto al dollaro. Con l'insediamento di Trump, però, lo zio Sam tornerà ad avere un potere contrattuale reale sulle altre divise. Stavolta per davvero, dato che tutti quei meccanismi che svilivano silenziosamente il dollaro vengono smantellati. L'illusione monetaria e l'illusione della ricchezza fasulla, alimentate da Bruxelles e City di Londra per spacciare la menzogna di un'economia solida, affidabile e degna di fiducia, alternative a quella americana, verrà infranta.
Prima gli eurodollari, poi il LIBOR, adesso salta fuori anche il meccanismo di clearing dei titoli sovrani americani a Londra. È a dir poco assurda la profondità con cui i tentacoli della City e della BoE affondassero nell'economia USA e la sfruttassero.https://t.co/mird7PYEfn
— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) January 19, 2025Supponendo, adesso, un piano di contingentamento della spesa pubblica americana, la salita dei rendimenti dei titoli sovrani europei è dietro l'angolo. E guarda caso adesso i BTP italiani vengono esclusi dal calcolo dell'ISEE...
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Una tesi progressista per una riserva strategica di Bitcoin: rafforzare la rete di sicurezza sociale degli Stati Uniti
Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/una-tesi-progressista-per-una-riserva)
Inizierò dicendo che ho le mie riserve sul fatto che gli Stati Uniti perseguano una riserva strategica di Bitcoin, dati i piani principali che ho osservato tra cui la proposta di legge del senatore Lummis e una bozza di ordine esecutivo del Bitcoin Policy Institute (questo non include quelli proposti stato per stato che hanno un approccio diverso e più diretto, dato che detengono effettivamente i bitcoin per diversificare i loro asset).
Le mie riserve riguardano i tempi, le implicazioni politiche, i meccanismi/costi per ottenere i bitcoin, un maggiore coinvolgimento del governo in Bitcoin potrebbe portare a un maggiore coinvolgimento/influenza nel suo sviluppo e le implicazioni su Bitcoin come denaro per i cittadini statunitensi (la privacy, il mezzo di scambio e l'auto-custodia sarebbero maggiormente a rischio?).
Sebbene abbia visto sostegno da parte dei sostenitori di Bitcoin, per lo più politici del Partito repubblicano e Trump (per correttezza, credo che il rappresentante democratico Ro Khanna abbia detto di essere favorevole, in teoria), non c'è ancora stata alcuna attenzione in modo positivo da parte dei progressisti. In realtà, solo critiche. Sebbene abbia le mie riserve, vorrei concentrarmi su alcuni modi in cui una riserva strategica di Bitcoin negli Stati Uniti potrebbe essere una cosa positiva per gli americani, da una prospettiva progressista e con un'enfasi sulla spesa per la rete di sicurezza sociale. Vorrei offrire alcune riflessioni su come una scelta del genere possa andare oltre rispetto al semplice “rafforzamento degli Stati Uniti come potenza globale e rafforzamento del dollaro”. Cosa potrebbe fare per le persone reali, di tutti i giorni, in America? Questo è ciò che mi interessa, e probabilmente anche a voi.
Questa immagine è stata presa oggi dal sito web https://www.usdebtclock.org/. Ciò per cui gli Stati Uniti non hanno una risposta convincente è come pagheremo per i servizi necessari e attesi dai cittadini quando ci troviamo ad affrontare una crisi del debito. A seconda di chi chiedete e a quali teorie economiche credete, ci sono diversi modi per gestire la situazione, ma il problema rimane: gli Stati Uniti stanno rinviando la questione del debito e della spesa pubblica, rifiutandosi di aumentare le tasse o di tagliare la spesa in modo drastico. Prima preparerò il terreno e poi offrirò alcuni casi di utilizzo in ambito sociale di un riserva strategica di Bitcoin.
1. Protezione contro l’inflazione per proteggere i programmi pubblici
• Stabilità per la spesa sociale: l'inflazione e la svalutazione della moneta erodono il potere d'acquisto dei bilanci governativi, riducendo l'efficacia dei programmi di sicurezza sociale. Una riserva di Bitcoin, come asset deflazionistico, potrebbe fungere da copertura contro tali rischi economici, garantendo finanziamenti stabili per programmi come Medicare, Medicaid e previdenza sociale. Man mano che le cose diventano più costose in termini di denaro fiat (es. stipendi, spese sanitarie, tecnologia ospedaliera essenziale, farmaci, trattamenti, ecc.) diventano più economiche in termini di Bitcoin.
• Vantaggi a prova di futuro: l'offerta limitata di Bitcoin potrebbe proteggere dalla svalutazione a lungo termine della valuta fiat, garantendo che, nei decenni a venire, i programmi di welfare mantengano il loro valore e preservino i beneficiari delle relative prestazioni.
2. Generazione di entrate per le reti di sicurezza sociale
• Apprezzamento degli asset: Bitcoin ha mostrato un apprezzamento significativo del prezzo nel lungo termine. Una riserva di Bitcoin detenuta dal governo federale potrebbe essere sfruttata in periodi di necessità finanziaria per generare entrate aggiuntive e finanziare i programmi sociali. La chiave qui è una visione a lungo termine, non un trading a breve termine.
• Liquidazione controllata: nell'ambito di un quadro progressivo, il governo federale potrebbe elaborare rigidi protocolli per la vendita di parti della riserva durante periodi di crisi o recessione economica, in modo da evitare di compromettere il valore a lungo termine della riserva, sostenendo nel contempo il benessere pubblico.
3. Alternativa all'onere fiscale per i contribuenti
• Riduzione della dipendenza dai contribuenti: tradizionalmente i finanziamenti per le reti di sicurezza sociale provengono dalle tasse, che possono avere un impatto sproporzionato sulle famiglie a medio e basso reddito. Una riserva di Bitcoin potrebbe fornire una fonte di finanziamento alternativa, riducendo la dipendenza dalla tassazione diretta per i programmi sociali.
• Riduzione della spesa in deficit: uno dei principali casi di inflazione è la spesa in deficit tramite meccanismi di stampa di denaro da parte della banca centrale, del Dipartimento del Tesoro e del Congresso che approva leggi ben oltre i nostri asset e le nostre entrate fiscali. Una riserva strategica di Bitcoin potrebbe essere utilizzata per aiutarci a fare meno affidamento sulla stampa di denaro che è responsabile dell'inflazione schiacciante sulla classe media/bassa e che viene spesso utilizzata per finanziare i programmi di spesa governativi. Includendo Bitcoin insieme alle riserve tradizionali come l'oro, il governo federale potrebbe migliorare la sua capacità fiscale di sostenere i programmi di welfare senza fare affidamento sulla spesa in deficit.
4. Assistenza finanziaria di emergenza
• Un fondo per la mitigazione delle crisi: durante le crisi finanziarie il governo federale spesso fatica a mobilitare rapidamente risorse per espansioni delle reti di sicurezza sociale. Bitcoin, essendo altamente liquido e accessibile a livello globale, potrebbe fungere da riserva di emergenza per trasferimenti diretti di denaro o per finanziare sussidi di disoccupazione in periodi di difficoltà economica.
• Efficienza delle rimesse globali: la natura senza confini di Bitcoin potrebbe semplificare la distribuzione di aiuti internazionali, o rimesse, a sostegno delle comunità della diaspora o delle popolazioni vulnerabili all'estero, in linea con i valori progressisti dell'equità globale.
5. Promuovere l’inclusione finanziaria per le popolazioni vulnerabili
• Colmare il divario di ricchezza: una riserva strategica di Bitcoin potrebbe essere abbinata a linee di politica che incoraggiano la proprietà pubblica di Bitcoin, offrendo a individui e comunità la possibilità di partecipare a un sistema finanziario meno dipendente dalle strutture bancarie tradizionali. Guardate a programmi come l'Alaska Permanent Fund che paga dividendi in base alle riserve e alla produzione di petrolio dell'Alaska.
• Meccanismi di ridistribuzione diretta: il governo federale potrebbe usare i guadagni dalle riserve di Bitcoin per finanziare programmi di reddito universale di base o assistenza mirata per le famiglie a basso reddito. Margot e io abbiamo discusso di questa possibilità con Scott Santens, uno dei massimi esperti di reddito universale di base nel nostro podcast.
Sebbene non sia direttamente collegata alla riserva strategica, l'accettazione di Bitcoin in questa fase potrebbe aprire le porte a maggiori possibilità per quanto riguarda il mining e la comunità.
6. Incentivare il mining di Bitcoin per la creazione di posti di lavoro
• Posti di lavoro per le comunità a rischio: le attività di mining di Bitcoin, se incentivate all'uso di energie rinnovabili, potrebbero creare posti di lavoro in regioni svantaggiate, offrendo un duplice vantaggio: rivitalizzazione economica e progresso ambientale.
• Entrate per gli enti locali: le entrate fiscali generate da operazioni di mining sostenibili potrebbero essere reindirizzate per rafforzare le reti di sicurezza locali, come alloggi a prezzi accessibili o iniziative di assistenza sanitaria comunitaria.
7. Resilienza economica per finanziare programmi a lungo termine
• Tampone contro le crisi economiche: in periodi di crisi economica o instabilità geopolitica, l'indipendenza di Bitcoin dai sistemi di valuta fiat potrebbe fornire un cuscinetto finanziario. Ciò potrebbe garantire che i programmi di sicurezza essenziali continuino a funzionare senza interruzioni.
• Rafforzare il contratto sociale: mantenendo una riserva che salvaguardi la sicurezza economica nazionale, il governo federale rafforza il suo impegno a proteggere le popolazioni vulnerabili, un principio progressista fondamentale.
8. Rafforzare la fiducia della popolazione nei programmi sociali
• Meccanismo di finanziamento trasparente: la tecnologia blockchain di Bitcoin garantisce un registro trasparente. Utilizzare una riserva di Bitcoin per finanziare parzialmente programmi sociali potrebbe aumentare la fiducia della popolazione nel modo in cui le risorse vengono allocate e gestite, riducendo lo scetticismo sullo spreco o la corruzione del governo federale. Gli indirizzi bitcoin nella riserva strategica verrebbero resi pubblici (come fa El Salvador).
• Proprietà pubblica: i progressisti potrebbero proporre di assegnare una piccola parte dei guadagni di Bitcoin direttamente ai cittadini tramite rimborsi o crediti legati a programmi sociali, creando una connessione tangibile tra riserve nazionali e beneficio pubblico. Di nuovo, torniamo a un approccio basato su dividendi o reddito universale di base.
Questa è solo la punta dell'iceberg di come i progressisti potrebbero teoricamente approcciarsi a una riserva strategica di Bitcoin. Sebbene questo sia più un esercizio intellettuale a questo punto, e il mio focus continua a essere l'adozione di base di Bitcoin e come questo possa trasformare le vite degli individui e delle comunità in tutto il mondo, solleva un punto importante: quale bene sociale potremmo immaginare che Bitcoin fornisca nel nostro mondo in continua evoluzione? Oltre al semplice aumento dei numeri, quale ruolo può svolgere Bitcoin nel migliorare la vita delle persone comuni a un livello profondo e strutturale?
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.
Un commento breve su una proposta storica del presidente argentino Javier Milei
Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/un-commento-breve-su-una-proposta)
Il Presidente della Repubblica Argentina, Javier Milei, ha dichiarato che presenterà una proposta di legge per dichiarare un crimine, per lo stato e la banca centrale, monetizzare il deficit pubblico e creare inflazione. Di conseguenza i capi di stato e di governo, i ministri, i funzionari della banca centrale e i rappresentanti pubblici che, in un modo o nell'altro, decidono, promuovono o partecipano alla creazione di denaro e al finanziamento inflazionistico del deficit pubblico, saranno processati e condannati come criminali.
Inoltre questi atti saranno dichiarati reati imprescrittibili e quindi, anche se — a causa di possibili cambiamenti politici futuri — questa legge dovesse essere abrogata, il suo successivo ripristino significherebbe, ipso facto, l'incriminazione e la condanna delle persone coinvolte in politiche inflazionistiche. In breve, l'intenzione è di scoraggiare, ex ante, l'azione di qualsiasi autorità, funzionario pubblico o politico che potrebbe, in futuro, decidere di ricorrere all'inflazione per finanziare e raggiungere obiettivi politici, economici, sociali o di altro tipo.
La ratio legis di questa nuova legge è chiara: si fonda sul danno grave causato dalle politiche inflazionistiche in generale. Nel caso particolare dell'Argentina, tali linee di politica sono state sul punto di causare una furiosa iperinflazione, che solo gli sforzi del nuovo Presidente, Javier Milei, e i sacrifici sopportati dalla nazione argentina sin dalla caduta dell'ex-governo peronista, sono riusciti a invertire. Suddetto ex-governo e quelli che lo hanno preceduto sono i principali responsabili della grave prostrazione, povertà e crisi economica e sociale che oggi hanno posto l'Argentina, un tempo uno dei Paesi più ricchi del mondo, tra le nazioni relativamente più povere e meno prospere, nonostante il suo enorme potenziale in termini di risorse umane e naturali.
Di seguito daremo un'occhiata al danno causato dalla creazione di denaro e dal finanziamento inflazionistico del deficit pubblico. Questo danno giustifica la criminalizzazione e la dura punizione di tutti coloro che, direttamente o indirettamente, diventano promotori, collaboratori o principali partecipanti a misure inflazionistiche.
Prenderemo in considerazione gli effetti della monetizzazione del deficit pubblico, dal meno severo al più severo. In primo luogo, essa costituisce un attacco diretto alle fondamenta stesse del sistema democratico. Infatti l'essenza della democrazia si basa sul controllo democratico, con completa trasparenza sia del bilancio di spesa che delle diverse fonti di entrate pubbliche, le quali devono essere note e votate dai cittadini. La monetizzazione della spesa pubblica, ovvero il finanziamento tramite la mera emissione di qualsiasi importo di nuova moneta, è profondamente antidemocratica. Rompe il legame tra spesa pubblica trasparente ed entrate, in modo nascosto e diluito, ponendo il costo della quota di spesa pubblica non finanziata con le tasse sulle spalle di chi usa le unità monetarie.
A poco a poco, e senza accorgersene all'inizio, o conoscerne la causa, queste persone ne sono colpite, poiché i loro saldi monetari subiscono un drastico calo del potere d'acquisto. Questo fenomeno si verifica sia quando il deficit viene monetizzato direttamente, come di fatto accade da anni in Argentina, sia quando, per salvare le apparenze, il deficit viene finanziato con nuovo debito pubblico che la banca centrale acquista immediatamente nel mercato secondario con denaro creato ex novo. La Banca centrale europea, la Federal Reserve e altre banche centrali, con il falso pretesto e “l'ombrello legale” di portare avanti solo la politica monetaria, hanno proceduto in questo modo e hanno acquisito fino a un terzo di tutto il debito pubblico emesso finora dai rispettivi governi.
In secondo luogo, la monetizzazione del deficit pubblico equivale a rimuovere la restrizione essenziale imposta ai politici dal controllo trasparente e democratico del bilancio e della sua attuazione. Infatti se la spesa pubblica può essere finanziata con l'inflazione, praticamente “di nascosto” e in un modo apparentemente indolore (almeno nel breve termine), gli incentivi politici saranno ovviamente e inevitabilmente orientati verso lo spreco: una “abbuffata di spesa pubblica” e un sfacciato e indiscriminato acquisto di voti che distrugge le fondamenta stesse della democrazia, oltre a demoralizzare e corrompere l'elettorato e la cittadinanza.
L'Argentina è un esempio lampante di questo fenomeno perverso. La Federal Reserve e la Banca centrale europea hanno adottato politiche di monetizzazione del deficit pubblico che hanno dato origine a tal fenomeno (anche se su scala minore). Ad esempio, nel momento in cui la BCE ha avviato le sue politiche “monetarie” ultra-lassiste di “quantitative easing” e di abbassamento del tasso d'interesse a zero, i diversi governi dell'Eurozona hanno immediatamente bloccato le necessarie misure di austerità e le riforme che avevano iniziato a implementare. Nessun governo è disposto a sostenere il costo politico dell'adozione di linee di politica tanto dolorose, quanto necessarie, se il deficit che deriva dall'evitarle non costerà nulla, non avrà alcun impatto su chi è al potere e sarà persino finanziato, direttamente o indirettamente, da denaro creato ex novo dalla banca centrale e a tassi d'interesse praticamente inesistenti.
In terzo luogo, dobbiamo sottolineare che il denaro creato ex novo non raggiunge mai tutti i cittadini in egual modo. Invece viene iniettato, nel migliore dei casi, per pagare i conti della spesa pubblica, e quindi, i prezzi dei primi beni e servizi così finanziati aumentano. I primi destinatari del denaro creato ex novo ne escono vincitori, a spese di tutti gli altri cittadini. Nel peggiore dei casi, che sono peraltro i più comuni, le banche centrali mascherano la loro monetizzazione diretta del deficit pubblico sotto la cappa apparentemente più ortodossa dell'acquisto di titoli sovrani (e persino altri titoli, a reddito fisso e variabile) nei mercati secondari (azionari e obbligazionari). In questo caso la ridistribuzione del reddito a favore dei pochi è addirittura maggiore: può raggiungere l'estremo osceno di arricchire notevolmente coloro che detengono gli asset finanziari corrispondenti, sia perché vendono i titoli nel loro portafoglio alla banca centrale a un prezzo artificialmente esorbitante, sia perché il calo generalizzato dei tassi d'interesse (a zero o addirittura a meno di zero) fa schizzare alle stelle il valore di mercato dei titoli a reddito fisso, di altri asset e dei beni strumentali.
Per non parlare poi dell'enorme impatto negativo che una manipolazione così drastica e grossolana del tasso d'interesse esercita sulla struttura produttiva. Il tasso d'interesse è il prezzo più importante in un libero mercato e, quando viene manipolato in questo modo, cessa di funzionare in modo efficiente come guida per le decisioni imprenditoriali sull'allocazione intertemporale tra la produzione di beni di consumo e beni capitali.
Le banche centrali usano due processi per creare e iniettare denaro nell'economia:
- Espansione del credito generata dal sistema bancario a riserva frazionaria sotto la direzione della banca centrale;
- “Operazioni di mercato aperto”, o monetizzazione del deficit pubblico.
In entrambi i casi, un tasso d'interesse manipolato e artificialmente basso innesca ondate di investimenti errati e insostenibili che danno origine a cicli economici e crisi di instabilità finanziaria. Il fatto è che la manipolazione e l'abbassamento dei tassi d'interesse danno l'apparenza di redditività a processi di investimento che sono in realtà insostenibili, perché non corrispondono ai desideri reali dei cittadini, come consumatori e risparmiatori.
In quarto luogo, una volta che gli effetti sopra descritti hanno fatto il loro corso, ogni processo inflazionistico alla fine si traduce inevitabilmente nel graduale declino del potere d'acquisto delle unità monetarie utilizzate da tutti gli attori di mercato. Questa diminuzione del potere d'acquisto equivale a una tassa che danneggia tutti, in particolare i più vulnerabili e bisognosi, e quindi l'inflazione diventa invariabilmente una tassa particolarmente odiosa e regressiva.
In conclusione, la monetizzazione del deficit pubblico causa danni molto gravi che in realtà superano di gran lunga, sia quantitativamente che qualitativamente, quelli causati dai falsari, la cui attività è considerata un reato in tutti i codici penali del mondo (in Spagna, ad esempio, è punibile con una pena detentiva da otto a dodici anni negli articoli da 386 a 389 del codice penale spagnolo). Pertanto esiste una piena giustificazione per la proposta storica del presidente Javier Milei di criminalizzare e persino di non porre alcuna prescrizione sulla monetizzazione del deficit pubblico e di punirla con la reclusione e persino con multe pecuniarie più elevate; l'elemento storico è che varrà per tutti i capi di stato e di governo, i ministri delle finanze, i membri del parlamento e i governatori, e i membri dei consigli di amministrazione delle banche centrali che, per atto o omissione, sono responsabili della creazione di denaro. E, ancora una volta, la ragione di ciò è il danno grave, sia a livello individuale che sociale, che tale creazione di denaro causa sempre.
Pertanto ci auguriamo che il Presidente Javier Milei possa far passare questo cambiamento epocale il prima possibile. Soprattutto ci auguriamo che il suo esempio, insieme alla consapevolezza popolare degli effetti perversi e dei gravi danni che derivano dalla monetizzazione del deficit pubblico, si diffonda in tutto il mondo e raggiunga in particolar modo le aree economiche come quella del Nord America e dell'Eurozona; queste nazioni, sebbene non abbiano raggiunto la quasi iperinflazione dell'Argentina, hanno però espropriato i propri cittadini tramite la svalutazione delle unità monetarie. Ad esempio, in pochissimi anni il 20% del potere d'acquisto di tutto il loro denaro è stato espropriato. Ci auguriamo, quindi, che tutto ciò avvenga e che, in un futuro non troppo lontano, sarà anche possibile perseguire penalmente e ritenere personalmente responsabili i governatori delle banche centrali del resto del mondo e i membri dei rispettivi consigli di amministrazione per non aver raggiunto i loro obiettivi e per il danno sociale ed economico che hanno inflitto ai cittadini.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Conto alla rovescia per il crollo europeo
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/conto-alla-rovescia-per-il-crollo)
Con il divieto al flusso del gas russo verso l'Europa attraverso il territorio ucraino, manca relativamente poco al crollo economico e sociale del continente europeo...
Infine la cooperazione energetica tra Russia ed Europa è (quasi) completamente finita. Dopo quasi tre anni di sanzioni e sabotaggi, la partnership energetica bilaterale Mosca-UE ha subito il suo più grande colpo storico. Kiev ha mantenuto la promessa di non rinnovare il contratto con Gazprom, che consentiva l'arrivo del gas russo in Europa, creando quindi una situazione di insicurezza energetica estremamente scomoda per i suoi stessi “partner” nell'Unione Europea.
La mattina del primo giorno del 2025, la Federazione Russa ha smesso di fornire gas agli acquirenti europei tramite l'Ucraina. Anche nel bel mezzo del conflitto, la russa Gazprom e l'ucraina Naftogaz avevano mantenuto in vigore un accordo di transito energetico firmato nel 2020, scaduto l'ultimo giorno del 2024. In precedenza Kiev aveva già annunciato di non essere disposta a rinnovare il contratto con Gazprom, sebbene alcuni Paesi europei avessero ripetutamente chiesto all'Ucraina di farlo per davvero.
Nonostante le sanzioni imposte alla Russia sin dal 2022, alcuni Paesi europei hanno continuato a trarre vantaggio dall'importazione di gas russo, in particolare Slovacchia e Ungheria, nazioni che si sono rifiutate di partecipare al boicottaggio anti-russo sponsorizzato dall'Occidente, così come l'Austria, un Paese storicamente neutrale nelle controversie geopolitiche e militari dell'Europa. Altre nazioni, pur aderendo alle sanzioni, hanno continuato a ricevere ipocritamente gas russo, come Italia, Polonia, Romania e Moldavia. Ci sono stati anche casi di rivendita di gas, con le nazioni riceventi che hanno riesportato la merce verso Paesi che cercavano di aggirare le sanzioni.
Con la fine della rotta ucraina, tutti questi stati hanno perso ogni garanzia di una fonte energetica sicura, proprio durante l'inverno, il periodo dell'anno in cui il consumo di gas in Europa è al massimo. Attualmente ci sono riserve energetiche che potrebbero essere sufficienti per far fronte alle sfide della stagione in corso, ma la situazione diventerà progressivamente più critica nel tempo. Le nazioni europee dovranno trovare nuove fonti di gas o espandere l'uso delle uniche due rotte rimanenti per il gas russo (attraverso la Turchia e il Mar Nero). Gli indicatori recenti mostrano un aumento sostanziale dei prezzi del gas tra gli esportatori asiatici; si prevede anche che Ankara coglierà l'opportunità per ottenere maggiori profitti dal suo gasdotto.
Attualmente c'è speranza tra gli europei per una fornitura di gas a basso costo attraverso il tanto atteso progetto di gasdotto Qatar-Turchia attraverso la Siria. Con la caduta del governo di Bashar al Assad, i giganti dell'energia della Turchia e del Golfo hanno ripreso in mano la proposta, sebbene stiano aspettando la pacificazione interna in Siria da parte della giunta di Al-Qaeda per iniziare la costruzione. Alcuni analisti ottimisti in Europa ritengono che questo sarebbe l'antidoto alla dipendenza dell'Europa dal gas russo, o asiatico e americano, come nelle circostanze attuali.
Il problema principale di questa speranza è credere nella buona volontà dei falchi occidentali di “pacificare la Siria”. Senza Assad, Damasco è diventata uno “stato fallito”, con un territorio diviso tra diverse fazioni in costante ostilità. È improbabile che ciò cambi, perché nonostante gli operatori tattici della crisi siriana (Turchia e Qatar) desiderino la pacificazione, i mentori strategici (Israele e USA) non sono interessati. Tel Aviv preferisce una Siria polarizzata e dilaniata dalla guerra, incapace di fare alcunché per impedire il suo progresso territoriale nel Golan e oltre. Washington, che è subordinata agli interessi israeliani attraverso la lobby sionista, è interessata allo stesso, oltre a promuovere terroristi curdi per peggiorare ulteriormente la situazione interna siriana.
In altre parole, gli analisti occidentali non capiscono ancora che i decisori dell'asse unipolare non vogliono risolvere i problemi dell'Europa. Non è nell'interesse degli Stati Uniti che i suoi “partner” in Europa riacquistino energia a basso costo e una solida base industriale. Per Washington il crollo dell'Europa non è una tragedia, ma un obiettivo strategico, le cui radici affondano nella scienza della geopolitica stessa. Secondo i fondamenti della geopolitica occidentale, l'integrazione russo-europea sarebbe disastrosa per l'asse atlantico USA-Regno Unito. Pertanto di fronte all'imminente vittoria militare della Russia e alla riabilitazione di Mosca come potenza geopolitica eurasiatica, americani e britannici hanno adottato una strategia di “terra bruciata” in Europa.
Le sanzioni, l'attacco terroristico al Nord Stream e la chiusura della rotta ucraina verso l'Europa sono eventi che si inseriscono nello stesso contesto strategico: in tutti questi casi, gli strateghi anglo-americani vogliono provocare un crollo energetico in Europa per consentire la deindustrializzazione e la successiva crisi economica e sociale. L'obiettivo finale è un'Europa in rovina, non solo non disposta ma anche incapace di stabilire futuri legami strategici con Mosca.
Con la caduta della rotta del gas ucraina, si può dire che gli USA hanno vinto un'importante battaglia nella loro guerra economica contro l'Europa. Il crollo totale di quest'ultima è solo questione di tempo.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.
Incendi e la bufala del pianeta in fiamme
Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/incendi-e-la-bufala-del-pianeta-in)
Ecco che ci risiamo: dare la colpa degli incendi di Los Angeles al cambiamento climatico, quando i veri colpevoli sono proprio i politici che non smettono mai di ululare per quella che è una bufala monumentale.
In primo luogo, gli attuali incendi in California, come quelli che si sono verificati periodicamente in passato, sono in gran parte una conseguenza di linee di politica sbagliate. I funzionari governativi hanno sostanzialmente ridotto la fornitura di acqua disponibile per i vigili del fuoco di Los Angeles e aumentato drasticamente la fornitura di legna da ardere e vegetazione combustibili che alimentano questi incendi. Questi ultimi, a loro volta, vengono amplificati dai venti stagionali di Santa Ana, che da sempre soffiano sulla costa della California.
La legna da ardere in questione deriva da una gestione forestale che impedisce la rimozione del combustibile in eccesso tramite incendi controllati, ovvero incendi appiccati intenzionalmente dai gestori forestali per ridurre l'accumulo di combustibili pericolosi. Come approfondiamo di seguito, la burocrazia e gli ostacoli burocratici hanno spesso ritardato o impedito questi incendi controllati, consentendo di accumularsi a sterpaglie, alberi morti e altri materiali infiammabili.
In questo caso i politici hanno anche ridotto la fornitura di acqua disponibile per i vigili del fuoco di Los Angeles al fine di proteggere le cosiddette specie in via di estinzione. In particolare, la California meridionale è tenuta in ostaggio da una forte riduzione della portata di pompaggio dell'acqua dal delta del fiume Sacramento-San Joaquin al fine di proteggere il latterino del Delta e il salmone Chinook.
Questi ultimi sono dei piccoli bastardi luccicanti, come si vede nella prima foto qui sotto, ma a quanto pare se vengono protetti, pescati e poi fritti, diventano una specie di prelibatezza.
Inutile dire che la California ha il diritto di cuocere a fuoco lento nella follia delle sue stesse politiche, se è questo che vogliono davvero i suoi elettori. Ma la sua miseria autoimposta non dovrebbe essere un'occasione per ulteriori ululati a favore delle politiche di Washington per combattere il cambiamento climatico.
Per quanto riguarda quest'ultimo, Trump ha la testa sulle spalle e non esita a esprimere la sua opinione sulla questione, il che va a beneficio di un ribilanciamento di quella che altrimenti è stata una narrazione della crisi climatica del tutto unilaterale e totalmente fuorviante. Quest'ultima è stata promulgata e spacciata dagli statalisti perché fornisce un'altra grande, spaventosa e urgente ragione per una campagna “più stato”: maggiore spesa, prestiti, regolamentazione e riduzione dell'imprenditoria e della libertà personale.
Quindi rivediamo ancora una volta la tesi fasulla del riscaldamento globale antropogenico. E per forza deve iniziare con prove geologiche e paleontologiche che affermano in modo schiacciante che l'attuale temperatura media globale di circa 15 °C e le concentrazioni di CO₂ di 420 ppm non sono nulla di cui preoccuparsi. E anche se entro la fine del secolo dovessero rispettivamente salire a circa 17-18 °C e 500-600 ppm, principalmente a causa di un ciclo di riscaldamento naturale in atto dalla fine della Piccola era glaciale nel 1850, ciò potrebbe nel complesso migliorare la sorte dell'umanità.
Dopotutto l'esplosione della civiltà negli ultimi 10.000 anni s'è verificata uniformemente durante la parte rossa del grafico qui sotto: le civiltà fluviali, l'era minoica, l'era greco-romana, la prosperità medievale e le rivoluzioni industriali/tecnologiche dell'era attuale. Allo stesso tempo, quando il clima diventava più freddo (zona azzurra), si sono verificati i vari salti nei secoli bui.
Ed è solo una questione di logica: quando è più caldo e umido, le stagioni di crescita sono più lunghe e i raccolti sono migliori, indipendentemente dalla tecnologia e dalle pratiche agricole del momento. Ed è anche meglio per la salute umana e della società: la maggior parte delle piaghe mortali della storia si sono verificate in climi più freddi, come la peste nera del 1344-1350.
Eppure la narrativa sulla crisi climatica stronca queste prove “scientifiche” per mezzo di due tesi ingannevoli e senza di esse l'intera storia del riscaldamento globale antropogenico non starebbe in piedi.
In primo luogo, viene ignorata l'intera storia del pianeta nel periodo pre-Olocene (ultimi 10.000 anni), nonostante la scienza dimostri che per oltre il 90% degli ultimi 600 milioni di anni le temperature globali (linea blu) e i livelli di CO₂ (linea nera) sono stati più alti di quelli attuali; viene ignorato anche che entrambi suddetti elementi sono stati molto più alti per il 50% del tempo, con temperature nell'intervallo dei 22 °C o il 50% più alte dei livelli attuali.
Ciò va ben oltre qualsiasi cosa prevista dai più squilibrati modelli climatici odierni. Ma, cosa fondamentale, i sistemi climatici planetari non sono entrati in un ciclo apocalittico di temperature in continuo aumento che si sono concluse con un crollo rovente. Al contrario, le epoche di riscaldamento sono sempre state controllate e invertite da potenti forze di contrasto.
Anche la storia che gli allarmisti corroborano è stata grottescamente falsificata. Come abbiamo dimostrato altrove, gli ultimi 1.000 anni in cui le temperature sono state presumibilmente piatte fino al 1850 e ora stanno salendo a livelli presumibilmente pericolosi è una bufala. È stata fabbricata dall'IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) per “cancellare” il fatto che le temperature nel mondo pre-industriale del periodo caldo medievale (1000-1200 d.C.) erano in realtà significativamente più alte di quelle attuali.
In secondo luogo, viene erroneamente affermato che il riscaldamento globale è una strada a senso unico in cui l'aumento delle concentrazioni di gas serra, e in particolare di CO₂, sta causando un continuo aumento del bilancio termico terrestre. La verità, tuttavia, è che concentrazioni di CO₂ più elevate sono una conseguenza e un sottoprodotto, non un elemento motore e una causa, dell'attuale aumento naturale delle temperature.
Durante il periodo Cretaceo, tra 145 e 66 milioni di anni fa, un esperimento naturale ha fornito la completa assoluzione alla molecola di CO₂ così tanto diffamata oggi. Durante quel periodo, le temperature globali salirono da 17 °C a 25 °C, un livello molto al di sopra di qualsiasi cosa i Fanatici del Clima di oggi abbiano mai previsto.
Purtroppo la CO₂ non era il colpevole. Secondo la scienza, le concentrazioni di CO₂ nell'ambiente erano crollate durante quell'arco di 80 milioni di anni, scendendo da 2.000 ppm a 900 ppm alla vigilia dell'estinzione dei dinosauri 66 milioni di anni fa.
Potreste pensare che questi fatti possano arginare i cacciatori di streghe della CO₂, ma ciò significherebbe ignorare la base su cui poggia tutta la storiella del cambiamento climatico. Cioè, non si tratta di scienza, salute e benessere umani o sopravvivenza del pianeta Terra; è una mera questione di politica e della ricerca incessante della classe politica e dei burocrati dell'ennesima scusa per esaltare il potere statale. Il conseguente ingrandimento del potere statale, a sua volta, è ampiamente supportato dalla classe politica di Washington, dai burocrati e dai criminali che ottengono potere e denaro dalla campagna contro i combustibili fossili.
Infatti la narrativa sui cambiamenti climatici è il tipo di mantra politico ritualizzato che viene invocato più e più volte dalla classe politica e dalla nomenklatura dello stato moderno – professori universitari, think tank, lobbisti, burocrati – al fine di raccogliere ed esercitare potere statale.
Per parafrasare il grande Randolph Bourne, inventare presunti fallimenti del capitalismo, come la propensione a bruciare troppi idrocarburi, è la salute dello stato. Infatti la fabbricazione di falsi problemi e minacce che presumibilmente possono essere risolti solo con un intervento dello stato è diventato il modus operandi di una classe politica che ha usurpato il controllo alla democrazia moderna.
Così facendo la classe dirigente è diventata sciatta, superficiale, negligente e, soprattutto, disonesta. Ad esempio, nel momento in cui sperimentiamo una normale ondata di caldo estivo del tipo che ha invaso Los Angeles, questi eventi meteorologici naturali vengono sequestrati nella narrativa del riscaldamento globale senza pensarci due volte e ripetuti a pappagallo dai giornalisti.
Eppure non c'è assolutamente alcuna base scientifica per tutto questo tam tam mediatico. Infatti la NOAA pubblica un indice di ondate di caldo basato su picchi di temperatura estesi che durano più di 4 giorni e che dovrebbero verificarsi una volta ogni dieci anni sulla base dei dati storici.
Come è evidente dal grafico qui sotto, gli unici veri picchi di caldo che abbiamo avuto negli ultimi 125 anni sono stati durante le ondate degli anni '30. La frequenza dei picchi di mini ondate di caldo dal 1960 non è maggiore di quella del periodo 1895-1935.
Allo stesso modo, tutto ciò che serve è un buon uragano Cat 3 e presto sentirete le urla di chi grida a gran voce “riscaldamento globale antropogenico”. Naturalmente tutto questo ignora completamente i dati della NOAA riassunti in quello che è noto come indice ACE (energia ciclonica accumulata).
Questo indice è stato sviluppato per la prima volta dal famoso esperto di uragani e professore della Colorado State University, William Gray. Utilizza un calcolo dei venti massimi di un ciclone tropicale ogni sei ore e quest'ultimo viene quindi moltiplicato per sé stesso in modo da ottenere il valore dell'indice accumulato per tutte le tempeste di tutte le regioni ogni anno. Questo grafico copre gli ultimi 170 anni, dove la linea rossa è la cifra annuale e la linea blu rappresenta la media mobile a sette anni.
Il sottoscritto ha un occhio di riguardo per l'esperienza di William Gray. Ai tempi del mio private equity abbiamo investito in una società, Property-Cat, che si occupava di un'attività super pericolosa: assicurazioni contro i danni estremi causati da uragani e terremoti molto violenti. Quindi impostare correttamente i premi non era un affare da poco e quegli assicuratori dipendevano dalle analisi, dalle banche dati a lungo termine e dalle previsioni dell'anno in corso del professor Gray.
Vale a dire, centinaia di miliardi di coperture assicurative erano allora e vengono tuttora redatte con l'ACE come input cruciale. Tuttavia se si esamina la media mobile a 7 anni (linea blu) nel grafico, è evidente che l'ACE era alto o superiore negli anni '50 e '60 come lo è oggi, e che lo stesso vale per la fine degli anni '30 e il periodo 1880-1900.
La linea blu non è piatta come una tavola perché ci sono cicli naturali a breve termine che guidano le fluttuazioni mostrate nel grafico. Ma non c'è “scienza” deducibile dal grafico che supporti il presunto collegamento tra l'attuale ciclo di riscaldamento naturale e il peggioramento degli uragani.
Quanto sopra è un indice aggregato di tutte le tempeste ed è quindi una misura completa. Ma per fugare qualsiasi altro dubbio, i prossimi tre grafici esaminano i dati degli uragani a livello di conteggio delle tempeste individuali. La parte rosa delle barre rappresenta il numero di grandi tempeste Cat 3-5, mentre la parte rossa riflette il numero di tempeste Cat 1-2 e quella blu il numero di tempeste tropicali che non hanno raggiunto l'intensità Cat 1.
Le barre accumulano il numero di tempeste a intervalli di 5 anni e riflettono l'attività registrata fin dal 1851. Il motivo per cui presentiamo tre grafici, rispettivamente per i Caraibi orientali, i Caraibi occidentali e le Bahamas/Turks & Caicos, è che le tendenze in queste tre sottoregioni sono nettamente divergenti. E questa è la pistola fumante!
Se il riscaldamento globale generasse più uragani, come sostiene costantemente la narrativa mainstream, l'aumento sarebbe uniforme in tutte queste sottoregioni, ma chiaramente non lo è. Dal 2000, ad esempio:
• I Caraibi orientali hanno avuto un modesto aumento sia delle tempeste tropicali che delle Cat di grado più elevato rispetto alla maggior parte degli ultimi 170 anni;
• I Caraibi occidentali non hanno fatto registrare alcuna anomalia e sono stati ben al di sotto dei conteggi registrati durante il periodo 1880-1920;
• Sin dal 2000 la regione Bahamas/Turks & Caicos è stata in realtà molto più debole rispetto al periodo 1930-1960 e 1880-1900.
La verità è che l'attività degli uragani atlantici è generata dalle condizioni della temperatura atmosferica e oceanica nell'Atlantico orientale e nel Nord Africa. Queste forze, a loro volta, sono fortemente influenzate dalla presenza di un El Niño o La Niña nell'Oceano Pacifico. Gli eventi di El Niño aumentano il gradiente del vento sull'Atlantico, producendo un ambiente meno favorevole per la formazione di uragani e diminuendo l'attività delle tempeste tropicali nel bacino atlantico. Al contrario, La Niña provoca un aumento dell'attività degli uragani a causa della diminuzione del gradiente del vento.
Questi eventi nell'Oceano Pacifico, ovviamente, non sono mai stati correlati al basso livello dell'attuale riscaldamento globale naturale.
Il numero e la forza degli uragani atlantici possono anche subire un ciclo di 50-70 anni noto come oscillazione multidecennale atlantica. Ancora una volta, questi cicli non sono correlati alle tendenze di un riscaldamento globale sin dal 1850.
Tuttavia gli scienziati hanno ricostruito l'attività dei principali uragani dell'Atlantico all'inizio del diciottesimo secolo (≈1700) e hanno trovato cinque periodi con una media di 3-5 grandi uragani all'anno e della durata di 40-60 anni ciascuno; e altri sei periodi con una media di 1,5–2,5 grandi uragani all'anno e della durata di 10–20 anni ciascuno. Questi periodi sono associati a un'oscillazione decennale correlata all'irraggiamento solare, responsabile dell'aumento/smorzamento del numero di grandi uragani di 1–2 all'anno e chiaramente non è un prodotto del riscaldamento globale antropogenico.
Inoltre, come in tutto il resto, anche le registrazioni a lunghissimo termine dell'attività temporalesca escludono il riscaldamento globale antropogenico, perché per la maggior parte degli ultimi 3.000 anni, ad esempio, l'essere umano non può esserne stato responsabile. Secondo un proxy da un lago costiero a Cape Cod, l'attività degli uragani è aumentata in modo significativo negli ultimi 500-1.000 anni, molto prima dell'industrializzazione e della combustione di combustibili fossili, rispetto ai periodi precedenti.
In breve, non c'è motivo di credere che queste condizioni ben note e le tendenze a lungo termine siano state influenzate dal modesto aumento delle temperature medie globali dalla fine della Piccola era glaciale nel 1850.
Guarda caso, la stessa storia è vera per quanto riguarda gli incendi, la terza categoria di disastri naturali su cui si sono concentrati i Fanatici del Cilma, ma in questo caso è stata una cattiva gestione forestale, non il riscaldamento globale provocato dall'uomo, che ha trasformato gran parte della California in una discarica di legna secca.
E non credetemi sulla parola. Il seguente estratto viene da Pro Publica finanziata da George Soros, che non è esattamente un covo di complottisti di destra. Sottolinea che gli ambientalisti hanno talmente incatenato le agenzie federali e statali per quanto riguarda la gestione forestale che i piccoli “incendi controllati” di oggi non sono che una frazione infinitesimale di ciò che Madre Natura stessa realizzava prima che la mano delle autorità politiche arrivasse sulla scena:
Gli accademici ritengono che c'erano tra i 4,4 milioni e gli 11,8 milioni di acri bruciati ogni anno nella California preistorica. Tra il 1982 e il 1998 i gestori del territorio dell'agenzia della California hanno bruciato, in media, circa 30.000 acri all'anno; tra il 1999 e il 2017 quel numero è sceso a 13.000 acri all'anno. Lo stato ha approvato nuove leggi nel 2018, progettate per facilitare incendio intenzionali, ma pochi sono ottimisti che questo, da solo, porterà a cambiamenti significativi.
Ci portiamo dietro un arretrato mortale. Nel febbraio 2020 Nature Sustainability ha pubblicato questa terrificante conclusione: la California avrebbe bisogno di bruciare 20 milioni di acri – un'area delle dimensioni del Maine – per ristabilirsi in termini di incendi.
In breve, se non pulite e bruciate il legno morto, si accumula propellente naturale che poi richiede solo un fulmine, una scintilla da una linea elettrica non riparata, o la semplice negligenza umana, per scatenare un inferno di fiamme. Come ha riassunto un ambientalista con un'esperienza quarantennale nel settore: “[...] C'è solo una soluzione, quella che conosciamo ma che ancora evitiamo. Dobbiamo fare un bel falò e ridurre parte di quel carico di carburante naturale”.
L'incapacità di effettuare incendi controllati è esattamente ciò che sta dietro all'incendio di Los Angeles di oggi. Infatti un'impronta umana notevolmente più grande nelle aree arbustive soggette a incendi e nelle aree chaparral (alberi nani) lungo le coste, aumenta il rischio che i residenti possano appiccare incendi. La popolazione della California è quasi raddoppiata dal 1970 al 2020, da circa 20 milioni di persone a 39,5 milioni di persone, e quasi tutti nelle zone costiere.
In queste condizioni, i forti venti naturali della California, che si alzano periodicamente, sono i principali colpevoli che alimentano e diffondono le fiamme nelle terre arbustive. I venti di Diablo a nord e quelli di Santa Ana a sud possono raggiungere la forza di un uragano, come è stato anche il caso questa settimana. Quando il vento si sposta a ovest sulle montagne della California e scende verso la costa, si comprime, si riscalda e s'intensifica.
I venti alimentano le fiamme e trasportano braci, diffondendo rapidamente i fuochi prima che possano essere contenuti. E, per giunta, i venti di Santa Ana fungono anche da asciugacapelli di Madre Natura: mentre scendono dalle montagne verso il mare, i venti caldi seccano rapidamente e con forza la vegetazione superficiale e il legno morto, aprendo la strada alle braci che soffiano per alimentare la diffusione degli incendi lungo i pendii.
Tra le altre prove che l'industrializzazione e i combustibili fossili non sono i colpevoli c'è il fatto che i ricercatori hanno dimostrato che quando la California fu occupata dalle comunità indigene, gli incendi avrebbero bruciato circa 4,5 milioni di acri all'anno. È quasi 6 volte il periodo 2010-2019, quando gli incendi hanno bruciato una media di soli 775.000 acri all'anno in California.
Al di là dello scontro indesiderato di tutte queste forze naturali del clima con le politiche governative scellerate sull'ambiente, c'è in realtà una pistola ancora più fumante, per così dire.
I Fanatici del Clima non hanno ancora abbracciato l'assurdità che le temperature presumibilmente in aumento del pianeta abbiano preso di mira specificamente la California per punirla. Tuttavia, quando esaminiamo i dati da inizio anno fino ad agosto riguardo gli incendi, scopriamo che a differenza della California e dell'Oregon, gli Stati Uniti nel loro insieme stanno ora vivendo gli anni di incendio più deboli sin dal 2010.
Proprio così. Al 24 agosto di ogni anno, la proporzione decennale media degli incendi era di 5,114 milioni di acri negli Stati Uniti, ma nel 2020 era inferiore del 28% a 3,714 milioni di acri.
Dati nazionali sugli incendi dall'inizio di ogni annoInfatti ciò che mostra la tabella qui sopra è che su base nazionale non c'è stato alcun peggioramento durante l'ultimo decennio, solo enormi oscillazioni di anno in anno alimentate non da qualche grande vettore di calore planetario ma dal cambiamento delle condizioni meteorologiche ed ecologiche locali.
Non si può semplicemente passare da 2,7 milioni di acri bruciati nel 2010 a 7,2 milioni di acri bruciati nel 2012 e poi tornare a 3,9 milioni di acri bruciati nel 2019 e 3,7 milioni di acri nel 2020 e sostenere, insieme ai Fanatici del Clima, che il pianeta è arrabbiato.
Al contrario, l'unica vera tendenza evidente è che su base decennale negli ultimi tempi la superficie media degli incendi in California è aumentata lentamente, a causa del triste fallimento sopra descritto delle politiche governative di gestione forestale.
Ma anche la tendenza media della superficie incendiata in lieve aumento sin dal 1950 è un errore di arrotondamento rispetto alle medie annuali della preistoria: quasi 6 volte maggiori rispetto al decennio più recente.
Inoltre la tendenza in lieve aumento sin dal 1950, come mostrato di seguito, non deve essere confusa con l'affermazione fasulla dei Fanatici del Clima secondo cui gli incendi della California “sono diventati più apocalittici ogni anno”, come riportato dal New York Times.
Infatti significa mettere a confronto gli incendi sopra la media del 2020 con il 2019, anno che ha visto una quantità insolitamente piccola di superficie bruciata: appena 280.000 acri rispetto ai 1,3 milioni e 1,6 milioni nel 2017 e nel 2018, rispettivamente, e 775.000 in media nell'ultimo decennio.
Né questa mancanza di correlazione con il riscaldamento globale è solo un fenomeno della California e degli Stati Uniti. Come mostrato nel grafico qui sotto, l'entità globale della siccità, misurata da cinque livelli di gravità di cui il marrone è il più estremo, non ha mostrato alcuna tendenza al peggioramento negli ultimi 40 anni.
Questo ci porta al cuore del problema. Non c'è alcuna crisi climatica, ma la bufala del riscaldamento globale ha contaminato così tanto la narrativa mainstream e l'apparato politico a Washington, e nelle capitali di tutto il mondo, che la società contemporanea si sta preparando a commettere un seppuku economico... beh, finché non è arrivato Trump giurando di cacciare l'America dal campo di gioco di questa assurdità green.
In contraddizione con la tesi fasulla secondo cui l'aumento dell'uso dei combustibili fossili dopo il 1850 ha causato lo scollamento del sistema climatico planetario, c'è stata invece una massiccia accelerazione della crescita economica globale e del benessere umano. E un elemento essenziale dietro questo salutare sviluppo è stato il massiccio aumento dell'uso dei combustibili fossili a basso costo per alimentare la vita economica.
Il grafico qui sotto non potrebbe essere più chiarificatore. Durante l'era preindustriale tra il 1500 e il 1870, il PIL reale mondiale aumentava ad appena lo 0,41% annuo. Al contrario, negli ultimi 150 anni dell'era dei combustibili fossili la crescita del PIL globale è accelerata al 2,82% annuo, o quasi 7 volte più velocemente.
Questa maggiore crescita, ovviamente, è in parte il risultato di una popolazione mondiale più grande e molto più sana resa possibile dall'aumento del tenore di vita. Non sono stati solo i muscoli umani a far diventare parabolico il livello del PIL, ma soprattutto la fantastica mobilitazione del capitale intellettuale e della tecnologia.
E uno dei vettori più importanti di quest'ultima è stata l'ingegnosità dell'industria dei combustibili fossili nello sbloccare l'enorme tesoro immagazzinato che Madre Natura aveva condensato durante i lunghi eoni più caldi e umidi dei precedenti 600 milioni di anni.
Inutile dire che la curva del consumo energetico mondiale corrisponde strettamente all'aumento del PIL mondiale mostrato sopra. Nel 1860 il consumo mondiale di energia ammontava a 30 exajoule all'anno e praticamente il 100% era rappresentato dallo strato blu etichettato come “biocarburanti”, che è solo un sostantivo educato per il legno e la decimazione delle foreste che esso comportava.
Da allora il consumo energetico annuo è aumentato di 18 volte a 550 exajoule (≈100 miliardi di barili di petrolio equivalenti), ma il 90% di tale aumento è stato dovuto a gas naturale, carbone e petrolio. Il mondo moderno e la prospera economia mondiale non esisterebbero senza il massiccio aumento dell'uso di questi combustibili efficienti, il che significa che il reddito pro capite e il tenore di vita sarebbero altrimenti solo una piccola frazione dei livelli attuali.
Sì, quell'aumento della prosperità che genera il consumo di combustibili fossili ha dato origine a un aumento proporzionato delle emissioni di CO₂. Ma contrariamente alla narrativa sui cambiamenti climatici, la CO₂ non è affatto un inquinante!
Come abbiamo visto, l'aumento correlato delle concentrazioni di CO₂, da circa 290 ppm a 415 ppm sin dal 1850, equivale a un errore di arrotondamento sia nel lungo trend storico che in termini di carichi atmosferici da fonti naturali.
Per quanto riguarda il primo, le concentrazioni inferiori a 1000 ppm sono solo sviluppi recenti dell'ultima era glaciale, mentre durante le precedenti ere geologiche le concentrazioni raggiungevano fino a 2400 ppm.
Allo stesso modo, gli oceani contengono circa 37.400 miliardi di tonnellate di anidride carbonica sospesa, la biomassa terrestre ne ha 2.000-3.000 miliardi di tonnellate e l'atmosfera contiene 720 miliardi di tonnellate di CO₂, o 20 volte più delle attuali emissioni fossili mostrate di seguito. Naturalmente il lato opposto dell'equazione è che gli oceani, la terra e l'atmosfera si scambiano continuamente CO₂, quindi i carichi incrementali dalle fonti umane sono molto piccoli.
Ancora più importante, anche un piccolo cambiamento nell'equilibrio tra oceani e aria causerebbe un aumento/riduzione delle concentrazioni di CO₂ molto più grave di qualsiasi altra cosa attribuibile all'attività umana. Ma dal momento che i Fanatici del Clima postulano falsamente che il livello preindustriale di 290 parti per milione esistesse sin dal Big Bang e che il modesto aumento sin dal 1850 sia un biglietto di sola andata per far bollire vivo il pianeta, sono ossessionati dall'equilibrio nel ciclo dell'anidride carbonica senza alcun motivo valido a supporto.
In realtà il bilanciamento dinamico dell'anidride carbonica da parte del pianeta, in qualsiasi periodo di tempo ragionevole, equivale a un gigantesco dito medio nei confronti dei Fanatici del Cilma.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Perché il progetto “America First” di Trump non richiede un budget per la sicurezza nazionale da $1.000 miliardi
Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/perche-il-progetto-america-first)
Se la politica estera incentrata sul cosiddetto “America First” di Donald Trump ha un significato, allora l'attuale bilancio per la sicurezza nazionale da $1.000 miliardi è il doppio di quanto effettivamente richieda uno scudo di difesa nazionale. Infatti non è esagerato dire che, nella ricerca incessante del proprio egoistico ingrandimento, il complesso militare/industriale ha gonfiato enormemente lo Stato militare americano quando ciò di cui c'è realmente bisogno nel mondo è qualcosa di più “piccolo”.
La base di questa sorprendente disconnessione risale alla storia della guerra fredda e alle sue conseguenze. La linea di politica sulla sicurezza collettiva del dopoguerra, le estese alleanze attraverso la NATO e i suoi cloni regionali, le capacità di proiezione di potenza militare a livello globale e una rete di 750 basi straniere sono state un errore storico epico. Hanno promosso l'opposto del cosiddetto “America First” e hanno definitivamente infranto la fiducia nella saggia ammonizione di Thomas Jefferson, il quale esortava a “[...] pace, commercio e onesta amicizia con tutte le nazioni, senza stringere alleanze con nessuna”.
Alla fine Washington è diventata la capitale mondiale della guerra e la sede di un regime politico improntato invece all'“Empire First”, abbracciato sia dai funzionari eletti che dalla numerosa nomenklatura del Deep State. Infatti il regime politico “Empire First” è diventato così profondamente radicato che persino 33 anni dopo che l'Unione Sovietica è scomparsa nel cestino della storia, si rifiuta di andare tranquillamente in pensione.
La ragione, ovviamente, è che l'elefantico stato militare americano non è mai stato fondato su una minaccia esterna oggettiva. Anche durante l'epoca sovietica, la circonferenza esagerata della macchina militare americana si basava su minacce provenienti da una burocrazia militare che cercava di assicurarsi i propri finanziamenti futuri e di espandere incessantemente le proprie missioni e competenze.
Che lo stato militare da mille miliardi di dollari di Washington sia radicato nell'autoperpetuazione interna piuttosto che in minacce esterne è evidente dal cane post-guerra fredda che non abbaiava. Vale a dire, gli archivi sovietici sono ora aperti, ma non c'è assolutamente nulla che convalidi l'assioma della guerra fredda secondo cui l'Unione Sovietica, insieme alla minaccia affiliata della Cina maoista, fosse determinata a dominare il mondo, a partire dall'Europa occidentale, dal Giappone e poi alle terre minori tutt'intorno.
Infatti gli archivi sovietici chiariscono che Mosca non ha mai avuto un piano, o anche solo una vaga aspirazione, a fortificare e scatenare offensivamente l'Armata Rossa verso Bonn, Parigi e Londra. La cosa più vicina a un piano per la mobilitazione militare verso ovest era il progetto “Sette giorni sul Reno”, ma quello era un piano di azione difensiva esplicitamente formulato per rispondere a un teorico primo attacco della NATO.
Secondo quel piano se la NATO avesse lanciato un attacco nucleare sulla Polonia, il Patto di Varsavia avrebbe risposto con un massiccio contrattacco mirato a sopraffare rapidamente le forze NATO nell'Europa occidentale. L'obiettivo era raggiungere il fiume Reno entro sette giorni, dividendo di fatto l'Europa e impedendo ai rinforzi NATO di raggiungere le linee del fronte nell'Europa orientale e potenzialmente imbarcarsi in una quarta invasione post-1800 della Madre Russia.
Infatti ciò che gli archivi sovietici mostrano in realtà non sono le deliberazioni di un minaccioso colosso, ma la cronaca di una lotta cronica per tenere insieme, con filo spinato e gomma da masticare, uno stato comunista ingombrante che non funzionava e non poteva durare.
Tuttavia fu la falsa paura di una marea rossa che scendeva sull'Europa, e in ultima analisi anche sull'emisfero occidentale, che consentì all'“Empire First” di superare la naturale e corretta tendenza dei politici di Washington a ritirarsi dietro i fossati oceanici sicuri dell'America dopo la seconda guerra mondiale. Infatti per un breve intermezzo si verificò una radicale smobilitazione militare, quando il picco di $83 miliardi del budget della difesa nel 1945 crollò a soli $9 miliardi nel 1948.
Ma quel tentativo sensato per la seconda volta nel XX secolo di smobilitazione postbellica e ritorno alla normalità in tempo di pace fu annullato nel 1949, quando l'Unione Sovietica ottenne la bomba atomica e Mao vinse la guerra civile in Cina. Da allora in poi la diffusione di basi, truppe, alleanze, interventi e guerre eterne procedette inesorabilmente sulla base del fatto che gli stati comunisti con sede a Mosca e Pechino rappresentavano una minaccia esistenziale per la sopravvivenza dell'America.
Non lo erano, nemmeno lontanamente. Come sostenne all'epoca il grande senatore Robert Taft, la modesta minaccia alla sicurezza nazionale rappresentata dal corpo devastato dalla guerra dell'Unione Sovietica e dal disastro collettivista imposto alla Cina da Mao avrebbe potuto essere facilmente gestita con:
• Una schiacciante capacità di ritorsione nucleare strategica che avrebbe scoraggiato qualsiasi possibilità di attacco o ricatto nucleare;
• Una difesa convenzionale delle coste continentali e dello spazio aereo che sarebbe stata estremamente facile da realizzare, dato che l'Unione Sovietica non aveva una Marina degna di nota e la Cina era sprofondata nell'anarchia industriale e agricola a causa dei catastrofici esperimenti di collettivizzazione di Mao.
Questo quadro taftiano non è mai cambiato fino alla fine della Guerra Fredda nel 1991, anche se la tecnologia della guerra nucleare e convenzionale si è evoluta rapidamente. Con una modesta spesa militare Washington avrebbe potuto mantenere il suo deterrente nucleare pienamente efficace e mantenere una formidabile difesa della patria, senza nessuno degli apparati dell'Impero e senza stivali americani su suolo straniero. E dopo il 1991, il requisito sarebbe stato ancora meno esigente.
Infatti la necessità di una vera politica “America First”, ovvero il ritorno allo status quo pre-1948 e a una corretta postura militare da “Fortress America”, si è notevolmente rafforzata negli ultimi tre decenni. Questo perché nel mondo odierno l'unica minaccia militare teorica alla sicurezza nazionale americana è la possibilità di un ricatto nucleare. Vale a dire, la minaccia di un avversario con una capacità di First Strike così schiacciante, letale ed efficace da poter gridare “scacco matto” e chiedere la resa di Washington.
Fortunatamente non c'è nazione sulla Terra che abbia qualcosa di simile e quindi evitare un annientamento per rappresaglia del proprio Paese se tentasse di colpire per primo. Dopo tutto, gli Stati Uniti hanno 3.700 testate nucleari attive, di cui circa 1.800 sono operative in qualsiasi momento. A loro volta queste sono sparse sotto i sette mari, in silos rinforzati e protette tra una flotta di bombardieri costituita da 66 B-2 e B-52, tutti fuori dal rilevamento o dalla portata di qualsiasi altra potenza nucleare.
Ad esempio, i sottomarini nucleari di classe Ohio hanno ciascuno 20 tubi missilistici, con ogni missile che trasporta una media di quattro o cinque testate: si tratta di 90 testate indipendenti per imbarcazione. In qualsiasi momento 12 dei 14 sottomarini nucleari di classe Ohio possono essere schierati e sparsi negli oceani del pianeta entro un raggio di tiro di 4.000 miglia.
Quindi, al momento di un eventuale attacco, si tratta di 1.080 testate nucleari in acque profonde che navigano lungo i fondali oceanici e che dovrebbero essere identificate, localizzate e neutralizzate prima ancora che un potenziale aggressore nucleare, o ricattatore, possa iniziare il suo spettacolo. Infatti la sola forza nucleare basata in mare è un potente garante della sicurezza nazionale americana. Nemmeno i tanto decantati missili ipersonici della Russia sono riusciti a trovare, o a eliminare di sorpresa, il deterrente statunitense in mare.
E poi ci sono le circa 300 testate nucleari a bordo dei 66 bombardieri strategici, che non sono nemmeno seduti su un singolo aeroporto (in stile Pearl Harbor) in attesa di essere annientati, ma girano costantemente in aria e sono in movimento. Allo stesso modo i 400 missili Minutemen III sono distribuiti in silos estremamente rinforzati nel sottosuolo, in una vasta fascia del Midwest superiore. Ogni missile trasporta attualmente una testata nucleare in conformità con il Trattato Start, ma potrebbe essere MIRV in risposta a una grave minaccia, aggravando e complicando ulteriormente il calcolo del First Strike di un avversario.
Inutile dire che non c'è modo, forma o aspetto in cui il deterrente nucleare americano possa essere neutralizzato da un ricattatore. E questo ci porta al cuore della nostra tesi: secondo le più recenti stime del CBO, la triade nucleare americana costerà solo circa $75 miliardi all'anno per il suo mantenimento nel prossimo decennio, comprese le quote per gli aggiornamenti periodici delle armi.
Proprio così. La componente fondamentale della sicurezza militare americana richiede solo il 7% dell'enorme budget militare odierno, come dettagliato nella tabella qui sotto. Nel 2023 la triade nucleare americana stessa è costata solo $28 miliardi, più altri $24 miliardi per le scorte correlate e l'infrastruttura di comando, controllo e allerta.
Inoltre si stima che la componente chiave di questo deterrente nucleare, la forza missilistica balistica basata sul mare, costerà solo $188 miliardi nell'intero prossimo decennio. Ciò rappresenta solo l'1,9% della base calcolata dal CBO ($10.000 miliardi) per suddetto periodo.
Dopo aver accantonato i $75 miliardi per la triade nucleare strategica, quanto dei restanti $900 miliardi sarebbero effettivamente necessari per una difesa convenzionale delle coste continentali e dello spazio aereo?
Nell'attuale ordine mondiale non ci sono potenze industriali tecnologicamente avanzate che abbiano la capacità o l'intenzione di attaccare la patria americana con forze convenzionali. Per farlo avrebbero bisogno di un'enorme armata militare che includa una Marina e un'Aeronautica molte volte più grandi delle attuali forze armate statunitensi, enormi risorse di trasporto aereo e marittimo, e gigantesche linee di rifornimento e capacità logistiche che nessun'altra nazione sul pianeta s'è mai lontanamente sognata.
Avrebbe anche bisogno di un PIL iniziale di $50.000 miliardi per sostenere quella che sarebbe la più colossale mobilitazione di armamenti e materiali nella storia dell'umanità. E questo per non parlare della necessità di essere governati da leader talmente desiderosi di suicidarsi da essere disposti a rischiare la distruzione nucleare dei loro stessi Paesi, alleati e commercio economico per realizzare... cosa?
L'idea stessa che ci sia una minaccia esistenziale post-guerra fredda per la sicurezza americana è semplicemente folle. Per prima cosa, nessuno ha il PIL o il peso militare necessari. Il PIL della Russia è di appena $2.000 miliardi, non i $50.000 miliardi che sarebbero necessari per mettere le forze di invasione sulle coste del New Jersey. E il suo bilancio della difesa è di $75 miliardi, che ammontano a circa quattro settimane del mostro da $900 miliardi di Washington.
Quanto alla Cina, non ha il peso del PIL per pensare di sbarcare sulle coste della California, nonostante l'infinita sottomissione di Wall Street al boom cinese. Il fatto è che la Cina ha accumulato più di $50.000 miliardi di debito in appena due decenni!
Pertanto non è cresciuta organicamente secondo il modello capitalista storico; ha stampato, preso in prestito, speso e costruito come se non ci fosse un domani. Il simulacro di prosperità risultante non durerebbe un anno se il suo mercato dell'export da $3.600 miliardi, la fonte che mantiene in piedi il suo schema Ponzi, dovesse crollare ed è esattamente ciò che accadrebbe se cercasse di invadere l'America.
Di sicuro i leader totalitari della Cina sono immensamente malvagi nei confronti della loro popolazione oppressa, ma non sono stupidi. Restano al potere mantenendo la gente relativamente grassa e felice e non rischierebbero mai di far crollare quello che equivale a un castello di carte economico.
Infatti quando si tratta della minaccia di un'invasione militare convenzionale, i vasti fossati dell'Atlantico e del Pacifico sono le barriere definitive all'assalto militare straniero nel XXI secolo, molto più di quanto abbiano già dimostrato di essere nel XIX secolo. Questo perché l'attuale tecnologia di sorveglianza avanzata e i missili antinave farebbero fare compagnia allo scrigno di Davy Jones a una qualsiasi armata navale nemica non appena uscisse dalle proprie acque territoriali.
Il fatto è che, in un'epoca in cui il cielo è pieno di risorse di sorveglianza ad alta tecnologia, una massiccia armata di forze convenzionali non potrebbe essere segretamente costruita, testata e radunata per un attacco a sorpresa senza essere subito notata da Washington. Non può esserci una ripetizione della forza d'attacco giapponese (Akagi, Kaga, Soryu, Hiryu, Shokaku e Zuikaku) che attraversa il Pacifico verso Pearl Harbor senza essere avvistata con largo anticipo.
Infatti i presunti “nemici” americani in realtà non hanno alcuna capacità offensiva o di invasione. La Russia ha solo una portaerei, una reliquia degli anni '80 e che è in bacino di carenaggio per riparazioni dal 2017; non è equipaggiata né con una falange di navi di scorta, né con una serie di aerei da attacco e da combattimento, e al momento nemmeno con un equipaggio attivo.
Allo stesso modo la Cina ha solo tre portaerei, due delle quali sono vecchie navi arrugginite e ricondizionate, acquistate tra i resti della vecchia Unione Sovietica, e non hanno nemmeno catapulte moderne per lanciare i loro aerei d'attacco.
In breve, né la Cina né la Russia spingeranno i loro minuscoli gruppi di battaglia di 3 e 1 portaerei verso le coste della California o del New Jersey. Una forza d'invasione che avesse una minima possibilità di sopravvivere a una difesa statunitense fatta di missili da crociera, droni, caccia a reazione, sottomarini d'attacco e guerra elettronica dovrebbe essere 100 volte più grande.
Ancora una volta, non esiste alcun PIL al mondo ($2.000 miliardi per la Russia o $18.000 miliardi per la Cina) che si avvicini anche lontanamente ai $50.000 miliardi, o persino ai $100.000 miliardi, necessari per sostenere una forza d'invasione senza far crollare l'economia nazionale.
Eppure Washington mantiene ancora una capacità di guerra convenzionale che abbraccia tutto il mondo, di cui non ha mai avuto realmente bisogno nemmeno durante la guerra fredda. Ma ora, a un terzo di secolo dal crollo dell'impero sovietico e dalla scelta della Cina di seguire la strada di una profonda integrazione economica globale, si riduce a una forza muscolare del tutto non necessaria.
Ci riferiamo, ovviamente, ai 173.000 soldati americani in 159 Paesi e alla rete di 750 basi in 80 Paesi. Washington equipaggia, addestra e schiera una forza armata di 2,86 milioni non per scopi di difesa della patria, ma per missioni di offesa, invasione e occupazione all'estero in tutto il pianeta.
Come illustrato nel grafico qui sotto, questa obsoleta postura militare dell'“Empire First” include, tra le altre cose:
• 119 basi e circa 34.000 soldati in Germania;
• 44 basi e 12.250 soldati in Italia;
• 25 basi e 9.275 soldati nel Regno Unito;
• 120 basi e 53.700 soldati in Giappone;
• 73 basi e 26.400 soldati in Corea del Sud.
Tutta questa inutile forza militare si erge come costoso monumento alla vecchia teoria della sicurezza collettiva, la quale portò alla fondazione della NATO nel 1949 e dei suoi cloni regionali successivi. E sì, c'erano considerevoli partiti comunisti locali in Italia e Francia alla fine degli anni '40, e il partito laburista in Inghilterra aveva una sfumatura rossastra. Ma, ancora una volta, gli archivi ora aperti della vecchia Unione Sovietica dimostrano in modo conclusivo che Stalin non aveva né i mezzi né l'intenzione di invadere l'Europa occidentale.
La capacità militare che l'Unione Sovietica resuscitò dopo il massacro con gli eserciti di Hitler era di natura fortemente difensiva, quindi la minaccia comunista in Europa avrebbe potuto essere sgominata da queste nazioni alle urne, non sul campo di battaglia. Non avevano bisogno della NATO per fermare un'imminente invasione sovietica.
Naturalmente ciò che la NATO ha realizzato è stato ridurre drasticamente il peso della spesa per la difesa nell'Europa occidentale, anche se la maggior parte di queste nazioni ha optato per uno stato sociale espansivo e costoso. Vale a dire, lo stato militare di cui l'America non aveva bisogno dal 1950 al 1990 ha alla fine reso possibili gli stati sociali che l'Europa non poteva permettersi, né allora né adesso.
Inutile dire che, una volta fondato l'Impero di basi, alleanze, sicurezza collettiva e incessante ingerenza della CIA negli affari interni dei Paesi stranieri, con sede a Washington, esso vi è rimasto attaccato come la colla, anche se i fatti della vita internazionale hanno dimostrato più e più volte che l'Impero non era necessario.
Vale a dire che le presunte “lezioni” del periodo tra le due guerre mondiali sono state manipolate. L'ascesa aberrante di Hitler e Stalin non è avvenuta perché la brava gente di Inghilterra, Francia e America ha dormito durante gli anni '20 e '30.
Invece sono sorti dalle ceneri dell'intervento di Woodrow Wilson in una disputa del vecchio mondo che non era affare dell'America. Infatti l'arrivo di due milioni di americani e massicci flussi di armamenti e prestiti da Washington hanno permesso una pace vendicativa dei vincitori a Versailles piuttosto che la fine di una guerra mondiale inutile che avrebbe lasciato tutte le parti esauste, in bancarotta e demoralizzate, e i rispettivi partiti di guerra interna soggetti a un massiccio ripudio alle urne.
L'intervento di Wilson sui campi di battaglia in stallo del fronte occidentale diede vita a Lenin e Stalin, e le sue macchinazioni con i vincitori a Versailles favorirono l'ascesa di Hitler.
Fortunatamente i primi portarono alla fine del secondo a Stalingrado. Ma quella avrebbe dovuto essere la fine della questione nel 1945 e, infatti, il mondo c'era quasi arrivato. Dopo le parate della vittoria, la smobilitazione e la normalizzazione della vita civile procedettero a passo spedito in tutto il mondo.
Ahimè, l'incipiente Partito della Guerra di Washington, composto da appaltatori militari, agenti e burocrati giramondo, cresciuto nel calore della seconda guerra mondiale, non era intenzionato a dare la buonanotte e andarsene. Invece la guerra fredda fu partorita sulle rive del Potomac quando il presidente Truman cadde sotto l'incantesimo dei falchi di guerra come il segretario James Byrnes, Dean Acheson, James Forrestal e i fratelli Dulles, tutti restii a tornare alle loro vite banali di banchieri civili, politici o diplomatici in tempo di pace.
Quindi nel periodo postbellico il comunismo mondiale non era realmente in marcia e le nazioni del mondo non erano implicate nella caduta di tessere del domino o nella gestazione di nuovi Hitler e Stalin. Ma i nuovi sostenitori dell'Impero insistevano che erano esattamente la stessa cosa e che la sicurezza nazionale richiedeva un impero esteso che è ancora con noi oggi.
Quindi non c'è mistero perché si tratti di Guerre Infinite, o perché in un momento in cui lo Zio Sam sta perdendo inchiostro rosso come mai prima, una larga maggioranza bipartisan ritiene opportuno autorizzare $1.100 miliardi all'anno per una forza militare enormemente eccessiva e sprechi in aiuti esteri che non fanno assolutamente nulla per la sicurezza interna dell'America.
Infatti Washington si è trasformata in un fenomeno della storia mondiale, una capitale di guerra planetaria dominata da un complesso panoptico di mercanti d'armi, paladini dell'intervento estero e nomenklatura bellica. Mai prima d'ora si era radunata e concentrata sotto un'unica autorità statale una forza egemonica che possedeva così tante risorse fiscali e mezzi militari.
Non sorprende che la Capitale della Guerra sul Potomac sia orwelliana fino al midollo. La guerra è sempre e ovunque descritta come la promozione della pace. Il suo stivale egemonico globale è abbellito nella forma apparentemente benefica di alleanze e trattati, progettati apparentemente per promuovere un “ordine basato su regole” e sicurezza collettiva a beneficio dell'umanità.
Come abbiamo visto, però, il fondamento intellettuale di questa impresa è falso. Il pianeta non è pieno di potenziali aggressori e costruttori di imperi onnipotenti che devono essere fermati di colpo ai loro confini per timore che divorino la libertà di tutti i loro vicini.
Né il DNA delle nazioni è perennemente infettato da macellai e tiranni incipienti come Hitler e Stalin. Sono stati incidenti irripetibili della storia e completamente distinguibili dalla serie standard di piccole cose quotidiane che in realtà nascono periodicamente. Ma queste ultime disturbano principalmente l'equilibrio dei loro immediati vicini, non la pace del pianeta.
Quindi la sicurezza nazionale americana non dipende da una vasta gamma di alleanze, trattati, basi militari e operazioni di influenza straniera. Nel mondo odierno non ci sono Hitler, reali o latenti, da fermare. L'intero quadro della Pax Americana e la promozione/applicazione di un ordine internazionale “basato su regole” con sede a Washington sono un errore epico.
A questo proposito, i padri fondatori ci hanno visto giusto più di 200 anni fa, durante l'infanzia della Repubblica. Come sosteneva John Quincy Adams: “[L'America] si è astenuta dall'interferire nelle questioni degli altri, anche quando il conflitto è stato per principi a cui si aggrappa [...]. È la benefattrice della libertà e dell'indipendenza di tutti. È la paladina e la vendicatrice solo della sua stessa libertà”.
Inutile dire che il commercio pacifico è invariabilmente molto più vantaggioso per le nazioni grandi e piccole rispetto all'ingerenza, all'interventismo e all'impegno militare. Nel mondo odierno sarebbe il gioco predefinito sulla scacchiera internazionale, fatta eccezione per il Grande Egemone sulle rive del Potomac. Vale a dire, il principale disturbo della pace oggi è invariabilmente promosso dal pacificatore autoproclamato, che, ironicamente, è la nazione meno minacciata dell'intero pianeta.
Il punto di partenza per una postura militare “America First”, quindi, è il drastico ridimensionamento dell'esercito statunitense, composto da quasi un milione di uomini. Quest'ultimo non avrebbe alcuna utilità all'estero perché non ci sarebbe motivo per guerre di invasione e occupazione straniere, mentre le probabilità che battaglioni e divisioni straniere raggiungano l'America sono praticamente inesistenti. Con una guarnigione costiera adeguata di missili, sottomarini d'attacco e caccia a reazione, qualsiasi esercito invasore diventerebbe un'esca per squali molto prima di vedere le coste della California o del New Jersey.
Eppure i 462.000 soldati in servizio attivo dell'esercito a $112.000 ciascuno hanno un costo di bilancio annuale di $55 miliardi, mentre le 506.000 forze di riserva dell'esercito a $32.000 ciascuna costano più di $16 miliardi. E in cima a questa struttura di forza, ovviamente, ci sono i $77 miliardi per operazioni e manutenzione, $27 miliardi per approvvigionamento, $22 miliardi per RDT&E e $4 miliardi per tutto il resto (in base alla richiesta di bilancio per l'anno fiscale 2025).
In totale, l'attuale bilancio dell'esercito ammonta a quasi $200 miliardi e praticamente tutta questa enorme spesa, quasi 3 volte il bilancio totale della difesa della Russia, è impiegata al servizio dell'Impero, non della difesa della patria. Potrebbe essere facilmente tagliata del 70% o di $140 miliardi, il che significa che la componente dell'esercito degli Stati Uniti assorbirebbe solo $60 miliardi all'anno in base a un quadro di bilancio esclusivamente improntato alla difesa.
Allo stesso modo la Marina e il Corpo dei Marine degli Stati Uniti spendono $55 miliardi all'anno per 515.000 militari in servizio attivo e altri $3,7 miliardi per 88.000 riservisti. Tuttavia, se si considerano i requisiti fondamentali di una postura di difesa, anche queste forze e spese sono decisamente esagerate.
Per missioni principali si faceva riferimento alla componente della Marina della triade nucleare strategica e alla grande forza di sottomarini d'attacco e missili da crociera della Marina. Ecco, di seguito, gli attuali requisiti di manodopera per queste forze chiave:
• 14 sottomarini nucleari strategici classe Ohio: ogni imbarcazione è composta da due equipaggi da 155 ufficiali e soldati semplici, per un fabbisogno di forza diretta di 4.400 unità e un totale complessivo di 10.000 militari, includendo (o meno) ammiragli, personale di bordo e personale vigile.
• 50 sottomarini con missili da crociera: ci sono due equipaggi di 132 ufficiali e soldati semplici per ogni imbarcazione, per un fabbisogno diretto di 13.000 persone e un totale complessivo di 20.000 persone, inclusi ammiragli e personale di bordo.
In breve, le missioni principali della Marina in base a un quadro prettametne difensivo coinvolgerebbero circa 30.000 ufficiali e soldati semplici, ovvero meno del 6% dell'attuale forza in servizio attivo della Marina/Corpo dei Marine. D'altro canto i gruppi di battaglia delle portaerei totalmente inutili, che operano esclusivamente al servizio dell'Impero, hanno equipaggi di 8.000 uomini ciascuno, se si contano le navi di scorta e le suite di aerei.
Quindi gli 11 gruppi di battaglia delle portaerei e la loro infrastruttura richiedono 88.000 militari diretti e 140.000 in totale se si includono il solito supporto e le spese generali. Allo stesso modo, la forza in servizio attivo del Corpo dei Marine è di 175.000 unità, e questo è interamente uno strumento di invasione e occupazione. È totalmente inutile per una difesa della patria.
In breve, ben 315.000 unità o il 60% dell'attuale forza in servizio attivo della Marina/Corpo dei Marine funziona al servizio dell'Impero. Quindi, se si ridefiniscono le missioni della Marina per concentrarsi sulla deterrenza nucleare strategica e sulla difesa costiera, è evidente che più della metà della sua struttura di forza non è necessaria per la sicurezza della patria. Invece funziona al servizio della proiezione di potere a livello mondiale, funziona come controllo delle rotte marittime dal Mar Rosso al Mar Cinese Orientale e funziona come piattaforma per guerre di invasione e occupazione.
Nel complesso, l'attuale bilancio della Marina/Corpo dei Marine ammonta a circa $236 miliardi, se si includono $59 miliardi per il personale militare, $81 miliardi per O&M, $67 miliardi per gli appalti, $26 miliardi per RDT&E e $4 miliardi per tutte le altre voci. Un taglio di $96 miliardi o del 40%, quindi, lascerebbe comunque $140 miliardi per le missioni principali... di difesa.
Tra i servizi, i $246 miliardi contenuti nel bilancio dell'Aeronautica sono considerevolmente più orientati a una postura di sicurezza nazionale rispetto a quanto avviene con l'Esercito e la Marina. Sia la branca terrestre Minuteman della triade strategica che le forze dei bombardieri B-52 e B-2 sono finanziate in questa sezione del bilancio della difesa.
E mentre una parte significativa del bilancio per l'equipaggio, le operazioni e l'approvvigionamento di aerei convenzionali e di forze missilistiche è attualmente destinata a missioni all'estero, solo la componente di trasporto aereo e di basi estere di tali spese è al servizio dell'Impero.
Seguendo una linea d'approccio prettamente difensiva, quindi, una parte sostanziale della potenza aerea convenzionale, che comprende più di 4.000 velivoli ad ala fissa e rotativi, verrebbe riconvertita in missioni di difesa della patria. Di conseguenza più del 75%, o $180 miliardi, dell'attuale bilancio dell'aeronautica rimarrebbe in vigore, limitando i risparmi a soli $65 miliardi.
Infine un coltello particolarmente affilato dovrebbe essere fatto calare sulla componente da $181 miliardi del bilancio della difesa destinato alle operazioni generali del Pentagono e del Dipartimento della Difesa. Ben $110 miliardi, ovvero il 61% della somma sopraccitata (più di 2 volte il bilancio militare totale della Russia), sono in realtà destinati alla schiera di dipendenti civili nel Dipartimento della Difesa e ai contractor con sede a DC/Virginia che si nutrono dello stato militare.
In termini di sicurezza nazionale, molte di queste spese non sono solo inutili e controproducenti, ma costituiscono la forza di lobby e di traffico di influenze finanziata dai contribuenti che mantiene l'Impero in vita. Anche in questo caso un'indennità del 38%, o $70 miliardi, per le funzioni del Dipartimento della Difesa soddisferebbero ampiamente le vere esigenze di una struttura burocratica dedicata alla difesa della nazione.
Nel complesso, quindi, ridimensionare la forza del Dipartimento della Difesa genererebbe $410 miliardi di risparmi per l'anno fiscale 2025. Altri $50 miliardi di risparmi potrebbero essere ottenuti eliminando la maggior parte dei finanziamenti per l'ONU, altre agenzie internazionali, assistenza alla sicurezza e aiuti economici. Aggiustato all'inflazione fino al 2029, il risparmio totale ammonterebbe a $500 miliardi.
Risparmi sul budget in base a una strategia prettamente difensiva:
• Esercito: $140 miliardi
• Marina/Corpo dei Marine: $96 miliardi
• Aeronautica militare: $65 miliardi
• Dipartimento della Difesa: $111 miliardi
• Contributi delle Nazioni Unite e aiuti economici/umanitari esteri: $35 miliardi
• Assistenza alla sicurezza internazionale: $15 miliardi
• Risparmio totale, base anno fiscale 2025: $462 miliardi
• Aggiustamento all'inflazione, 8% all'anno fino al 2029: +$38 miliardi
• Risparmi totali sul bilancio per l'anno fiscale 2029: $500 miliardi
Le indennità risultanti (per l'anno fiscale 2025) di $60 miliardi per l'esercito, $140 miliardi per la marina, $180 miliardi per l'aeronautica e $70 miliardi per le operazioni del Dipartimento della Difesa ridurrebbero la componente dello stato militare a $450 miliardi all'anno. In potere d'acquisto attuale questo è esattamente ciò che Eisenhower riteneva più che adeguato per la sicurezza nazionale, quando mise in guardia gli americani dal complesso militare-industriale durante il suo discorso di addio 63 anni fa.
In fin dei conti, il momento di riportare a casa l'Impero è arrivato da tempo. Il costo annuale di $1.300 miliardi dello stato militare (incluse le operazioni internazionali e i veterani) non è più sostenibile, ed è stato inutile per la sicurezza della patria per tutto il tempo che è rimasto in vigore.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Esploriamo 6 indicatori on-chain per comprendere meglio i cicli di Bitcoin
Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/esploriamo-6-indicatori-on-chain)
Con Bitcoin che ora fa sembrare normale il territorio a sei cifre e prezzi più alti una inevitabilità, l'analisi dei dati chiave on-chain fornisce preziose informazioni sulla salute di base del mercato. Comprendendo queste metriche, gli investitori possono anticipare meglio i movimenti dei prezzi e prepararsi per potenziali picchi di mercato o persino per eventuali imminenti ritracciamenti.
PREZZO TERMINALE
La metrica del Prezzo terminale, che incorpora i Coin Days Destroyed (CDD) e tiene conto dell'offerta di Bitcoin, è stata un indicatore affidabile per prevedere i picchi dei cicli di mercato. Coin Days Destroyed misura la velocità delle coin trasferite, considerando sia la durata di detenzione che la quantità spostata.
Grafico 1: il Prezzo terminale di Bitcoin ha superato i $185.000
Visualizza il grafico in tempo reale ????
Attualmente il Prezzo terminale ha superato i $185.000 ed è probabile che salirà verso i $200.000 con l'avanzare del ciclo. Con Bitcoin che ha già superato i $100.000, questo suggerisce che potremmo avere ancora diversi mesi di movimento di prezzo positivo davanti a noi.
MULTIPLO PUELL
Il Multiplo Puell valuta i ricavi giornalieri dei miner (in dollari) in relazione alla sua media mobile a 365 giorni. Dopo l'halving, i miner hanno subito un forte calo dei ricavi, creando un periodo di consolidamento.
Grafico 2: Il Multiplo Puell è salito sopra 1,00
Visualizza il grafico in tempo reale ????
Ora il Multiplo Puell è risalito sopra 1, segnalando un ritorno alla redditività per i miner. Storicamente il superamento di questa soglia ha indicato le fasi successive di un ciclo rialzista, spesso caratterizzato da rally esponenziali dei prezzi. Un modello simile è stato osservato durante tutte le precedenti corse rialziste.
MVRV-Z
L'MVRV-Z misura il valore di mercato in relazione al valore realizzato (base di costo medio dei possessori di Bitcoin). Standardizzato per tenere conto della volatilità dell'asset, è stato estremamente accurato nell'identificare picchi e minimi dei cicli.
Grafico 3: l'MVRV-Z è ancora notevolmente al di sotto dei picchi precedenti
Visualizza il grafico in tempo reale ????
Attualmente l'MVRV-Z di Bitcoin rimane al di sotto della zona rossa surriscaldata con un valore di circa 3,00, a indicare che c'è ancora spazio per salire. Mentre i picchi decrescenti sono stati una tendenza nei cicli recenti, suddetto indicatore suggerisce che il mercato è ben lungi dal raggiungere un picco di euforia.
SENTIMENT DEGLI INDIRIZZI ATTIVI
Questa metrica traccia la variazione percentuale a 28 giorni degli indirizzi di rete attivi insieme alla variazione di prezzo nello stesso periodo. Quando la crescita dei prezzi supera l'attività della rete, suggerisce che il mercato potrebbe essere ipercomprato a breve termine, poiché l'azione positiva dei prezzi potrebbe non essere sostenibile dato l'utilizzo della rete.
Grafico 4: il Sentiment degli indirizzi attivi ha indicato condizioni di surriscaldamento sopra i $100.000
Visualizza il grafico in tempo reale ????
I dati recenti mostrano un leggero raffreddamento dopo la rapida salita di Bitcoin da $50.000 a $100.000, indicando un sano periodo di consolidamento. Questa pausa sta preparando il terreno per una crescita sostenuta a lungo termine e non indica che dovremmo essere ribassisti nel medio-lungo termine.
RAPPORTO TRA OUTPUT SPESO E PROFITTO
Il Rapporto tra output speso e profitto misura i profitti realizzati dalle transazioni Bitcoin. I dati recenti mostrano un aumento delle prese di profitto, il che indica potenzialmente che stiamo entrando nelle ultime fasi del ciclo.
Grafico 5: grandi cluster di rapporto tra output speso e profitto segnalano player che incassano
Visualizza il grafico in tempo reale ????
Un avvertimento da prendere in considerazione è il crescente utilizzo degli ETF su Bitcoin e prodotti derivati. Gli investitori potrebbero passare dall'autocustodia agli ETF per facilità d'uso e vantaggi fiscali, il che potrebbe influenzare i valori del Rapporto tra output speso e profitto.
VALUE DAYS DESTROYED
Il multiplo Value Days Destroyed (VDD) si espande sui CDD ponderando i detentori più grandi e a lungo termine. Quando questa metrica entra nella zona rossa surriscaldata, spesso segnala importanti picchi di prezzo poiché i player più grandi ed esperti iniziano a incassare.
Grafico 6: il VDD è surriscaldato, ma non troppo
Visualizza il grafico in tempo reale ????
Mentre gli attuali livelli di VDD di Bitcoin indicano un mercato leggermente surriscaldato, la storia suggerisce che potrebbe mantenere questo intervallo per mesi prima di un picco. Ad esempio, nel 2017 il VDD indicò condizioni di ipercomprato quasi un anno prima del picco del ciclo.
CONCLUSIONE
Nel complesso queste metriche suggeriscono che Bitcoin sta entrando nelle ultime fasi del suo mercato rialzista. Mentre alcuni indicatori puntano a un raffreddamento a breve termine, o a una leggera sovraestensione, la maggior parte evidenzia un sostanziale rialzo residuo per tutto il 2025. I livelli di resistenza chiave per questo ciclo potrebbero emergere tra $150.000 e $200.000, con metriche come il Rapporto tra output speso e profitto e il VDD che forniranno segnali più chiari man mano che ci avvicineremo al picco.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Perché in Europa non ci sono aziende da mille miliardi di dollari?
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/perche-in-europa-non-ci-sono-aziende)
L'Europa è un continente diversificato, con 44 Paesi, ognuno con la sua ricca (e lunga) storia e una costellazione unica di linee di politica. Nonostante questo, però, non ci sono aziende da mille miliardi di dollari in tutta Europa. Infatti delle undici aziende in tutto il mondo che hanno raggiunto questo livello, nove sono negli Stati Uniti, mentre le altre due sono a Taiwan e in Arabia Saudita. Se guardiamo alle prime undici aziende in Europa, la loro capitalizzazione di mercato combinata ammonta a soli $2.200 miliardi, ovvero $1.000 miliardi in meno rispetto alla capitalizzazione di mercato della sola Apple.
Allora cosa succede? Perché non ci sono aziende da mille miliardi di dollari in tutta Europa?
Una risposta: la maggior parte delle aziende da mille miliardi di dollari che esistono oggi sono quelle che consideriamo “giganti della tecnologia”: Apple, Microsoft, Nvidia, Alphabet, Amazon e Meta. L'economista Harold Hotelling fornì spunti sul perché queste aziende hanno tutte sede negli Stati Uniti, già nel lontano 1929. Prima di applicare i suoi spunti ai giganti della tecnologia, facciamo una breve deviazione per capire perché tendono a esserci molte stazioni di servizio agli angoli dello stesso incrocio. Non avrebbe più senso che fossero sparse in tutta una città o area?
La spiegazione è la competizione. Supponiamo di avere persone sparse per tutta una città, a cui non importa molto di quale marca di benzina acquistare, vogliono solo andare alla stazione di servizio più facile da raggiungere. Se le stazioni di servizio fossero distribuite in tutta la città (e se ignoriamo i costi di spostamento delle stazioni di servizio), ognuna di esse vorrebbe spostarsi sempre più vicino a dove vive la maggior parte dei clienti per assicurarsene il maggior numero. Finiranno con il trovarsi l'una di fronte all'altra, o addirittura l'una accanto all'altra.
Lo stesso si può dire dei giganti della tecnologia. Vorranno stabilirsi dove vive la maggior parte dei loro clienti e, con una base di clienti enorme con uno dei più alti tassi di adozione della tecnologia al mondo, stabilirsi negli Stati Uniti ha senso dal punto di vista commerciale.
Ma anche questa spiegazione è carente, visto che presuppone che essi debbano solo decidere dove stabilirsi. La verità è che queste aziende non sono scese sul mondo come manna dal cielo; dovevano essere create e costruite da zero. Le vere domande che dobbiamo porci, quindi, sono:
- Cosa rende gli Stati Uniti così fertili per la crescita economica?
- Cosa rende l'Europa così reticente alla crescita?
America & Europa: una prospettiva economica
Non è un segreto che gli USA rimangano “la terra delle opportunità”. Anche solo dal punto di vista logico possiamo dire che si basano sui modelli di immigrazione, infatti gli USA rimangono uno dei Paesi con più immigrati al mondo. L'ONU segnala che il 20% del totale degli immigrati nel mondo intero si trova negli Stati Uniti. Ma questo solleva ancora una domanda: perché così tante persone vogliono vivere negli Stati Uniti quando potrebbero vivere altrove?
Ci sono molti fattori, ma il principale è di natura economica. Innanzitutto possiamo guardare ai salari medi nei vari Paesi. Gli Stati Uniti restano uno dei Paesi con i guadagni più alti al mondo. Per evitare di pensare che si tratti di un caso fortuito o di un incidente storico, studi transnazionali confermano che il semplice fatto di vivere negli Stati Uniti fa aumentare i salari dei lavoratori.
Gli economisti neo-premiati con il Nobel, Daron Acemoglu e James Robinson, lo hanno dimostrato osservando la città di Nogales, una città al confine tra Messico e Arizona. Ciò che rende unica questa situazione è che la gente della città condivide un'eredità e una cultura comuni; infatti ci sono famiglie che sono state divise in due quando il muro è stato eretto per la prima volta. A causa della loro eredità comune, l'unica vera differenza sta nel lato della recinzione che attraversa proprio il centro della città. Il lato statunitense è molto, molto più ricco di quello messicano. Infatti, nel 2012, i vigili del fuoco del lato statunitense hanno aiutato il lato messicano a spegnere incendi “esportando” acqua oltre la recinzione. Hanno potuto farlo solo grazie alla loro ricchezza notevolmente più elevata.
Poi possiamo prendere in considerazione anche la facilità con cui si può avviare un'attività. Gli Stati Uniti sono tra le nazioni in cui è più facile avviare un'attività, con soli 4,2 giorni come tempo medio necessario per farlo, rispetto alla media dell'Unione Europea di 12,17 giorni. Questa misura, sebbene imperfetta, fornisce la prova di quanto velocemente si possa passare dall'avere un'idea per un'attività all'iniziare a gestirla. Più basso è questo numero, più facile e veloce può essere realizzarla. Il tempo necessario per farlo dipende da molti fattori, come il processo di approvazione e se una persona o un gruppo di persone deve approvare la domanda dal vivo o deve compilare una serie di moduli online e poi rivisti periodicamente durante, ad esempio, la stagione delle tasse. Indipendentemente da ciò, più velocemente tutto questo può essere fatto, più velocemente un aspirante imprenditore può avviare la propria attività, iniziare a servire la propria comunità e iniziare a guadagnare.
Infine possiamo guardare alle tasse. Nonostante le chiacchiere sulla pressione fiscale, gli Stati Uniti rimangono uno dei Paesi con le tasse più basse al mondo. Ciò è molto importante per i lavoratori, poiché tasse più basse significa che possono trattenere una parte maggiore del valore che creano per sé stessi invece di rimetterla allo stato, il quale la utilizzerà invece per scopi collettivi. Significa anche che è più economico assumere lavoratori e quindi espandere la forza lavoro di un'azienda.
Nel complesso possiamo vedere che gli USA rimangono un posto di prim'ordine per lavoratori e aziende. Il nostro sistema promuove l'imprenditoria e la creazione di opportunità di lavoro in un modo che è l'invidia del resto del mondo. Questo è qualcosa che deve essere protetto.
Come disse Ronald Reagan: “La libertà non è mai a più di una generazione di distanza dall'estinzione”.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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