Perché si parla così tanto di recessione adesso?
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/perche-si-parla-cosi-tanto-di-recessione)
Puntuali come un orologio, ecco che ritornano le discussioni su una recessione. L'annuncio arriverà presto e sarà confermato entro l'estate. La Federal Reserve di Atlanta ha da poco rivisto le sue previsioni di output per il primo trimestre, prevedendo una contrazione del -2,8%. È accaduto tutto all'improvviso. Solo una settimana prima gli stessi strumenti (GDPNow) avevano previsto un aumento del 2% dell'output nel primo trimestre.
A questo punto molte persone probabilmente staranno ignorando tutte queste previsioni e i grandi numeri che provengono dagli esperti pagati dai contribuenti. Hanno toppato molto e per tanto tempo, ciononostante Wall Street è commossa da tali report di dati, anche quando i problemi con essi sono evidenti. Come si dice, i numeri potrebbero essere falsi, ma sono tutto ciò che abbiamo.
La base su cui si fonda questa previsione riguarda la spesa per l'edilizia ed è davvero difficile giustificarla basandosi sui dati del settore che non mostrano nulla del genere.
Il mio pensiero: questo è un gioco di attribuzione delle colpe. Le analisi commissionate dal Brownstone Institute, ma che possono essere state intuite anche da qualsiasi adulto negli ultimi quattro anni, documentano una recessione tecnica sin dal 2022 sulla base di una lettura più chiara dei dati. Non c'è mai stata una chiara ripresa sin da marzo 2020, quando l'economia globale è stata deliberatamente gettata in una depressione forzata.
Da allora i dati macroeconomici raccolti in modo convenzionale hanno avuto ben poco senso.
Ci sono molti problemi. I dati di output convenzionali contano la spesa pubblica, anche quando è basata sul finanziamento tramite debito che è in ultima analisi finanziato dalla stampa di denaro, come contributo positivo al PIL. Proprio in questi anni si è assistito al più grande aumento della spesa pubblica che abbiamo mai registrato.
Ovviamente ha distorto i dati del PIL per anni.
C'è un altro problema: gran parte della “crescita” negli ultimi quattro anni è consistita nella riparazione graduale e iterativa dei danni causati dai lockdown e dai blocchi della supply chain. Rompere le cose e aggiustarle non conta come progresso complessivo, ma nel modo in cui viene raccolto il PIL, lo conta invece.
Questo fattore ha distorto i dati sulla produzione per anni.
Tutti i dati del PIL devono essere aggiustati all'inflazione se davvero devono avere un significato. Questo è risaputo, meno risaputo è che lo stesso deve accadere alla spesa al dettaglio, agli ordini di fabbrica e agli acquisti di beni durevoli. Non ha alcun senso considerare i prezzi più alti come aumenti significativi della spesa.
Ciò che conta è quale misura dell'inflazione si usa rispetto alla quale il PIL viene aggiustato per ottenere poi il PIL reale. Da anni ormai l'indice dei prezzi al consumo è stato notevolmente sottostimato su intere classi di beni e anche sull'intero indice. Arrivati a questo punto, è fuori discussione. Quanto sia stato sottostimato è una questione dibattuta. I dati convenzionali mostrano un calo del 22% del potere d'acquisto in quattro anni, ma potrebbe essere più vicino al 30% o più, raggiungendo in certi punti livelli molto più alti.
Anche utilizzando una misura prudente, sottostimandola e combinandola con il PIL non aggiustato, si genera un contesto macroeconomico in rosso per tre anni: una recessione tecnica.
Quando abbiamo pubblicato il nostro studio, mi aspettavo un tremendo contraccolpo da parte degli economisti del settore e di altri. Quello che abbiamo visto invece è stato il silenzio. Ciò mi ha lasciato sbalordito finché non ho capito che quasi tutti sanno che le cose stavano così.
In altre parole, Trump ha ereditato un ambiente economico che è stato definito meraviglioso per anni, ma che in realtà è stato estremamente debole e profondamente danneggiato. Era una trappola: negare la debolezza economica per quattro anni, quando invece era ovvia, poi una volta che il nuovo presidente sarebbe entrato in carica farla diventare trasparente e dire la verità su quanto le cose siano brutte.
Il problema con la cultura statunitense è che c'è una sovrapposizione mediatica tra le condizioni economiche e chiunque si trovi in carica in quel momento. Non è affatto una coincidenza che la recessione sembri colpire esattamente mentre Trump è entrato in carica. Sarà attribuita alle sue linee di politica: dazi, tagli alla spesa, sconvolgimenti governativi, o semplicemente incertezza in generale.
È come se qualcuno si accorgesse che la casa è in disordine non appena arriva la squadra delle pulizie e desse la colpa a loro di tutti i problemi.
D'altro canto, è decisamente troppo presto per dichiarare che siamo in qualche modo fuori dai guai. C'è ancora molta strada da fare, e Trump ha ragione a esortare alla pazienza e persino a suggerire, come ha fatto nel suo discorso al Congresso, che ci sarà dolore economico lungo il cammino.
La retorica impetuosa sull'alba di una nuova età dell'oro è entusiasmante, ma prematura. Il bilancio deve essere sistemato, le agenzie governative devono essere frenate e tagliate, le normative devono essere abrogate, le agenzie sanitarie devono essere smantellate, tutte le tasse devono essere abbassate o abolite.
Per quanto riguarda i dazi, è facile seguire il ragionamento qui: poiché è più economico produrre la maggior parte delle cose nella maggior parte degli altri Paesi rispetto agli Stati Uniti, principalmente a causa della forza del dollaro, il loro impiego è progettato per pareggiare i conti. È un tentativo di ricreare il vecchio regolamento contabile che avevamo prima della fine del gold standard. La teoria è che questo dimostra un certo margine di competitività per la produzione statunitense, probabilmente attraendo capitale straniero per investimenti nazionali.
Questo mi sembra un metodo tortuoso per aggirare un problema più importante che risale a un sistema monetario internazionale in crisi. Detto questo, non c'è un pulsante da premere per risolvere il problema, almeno non uno che io riesca a vedere. L'effetto più immediato di questi dazi sarà quello di aumentare i costi per gli importatori e i consumatori statunitensi. Nel complesso, questa è una scommessa rischiosa. Non sono certo il solo a temere che questa iper-attenzione sui dazi, molto prima di una riforma delle tasse e della spesa, sia sproporzionata, riflettendo un'idiosincrasia personale della stampa nei confronti di Trump piuttosto che un chiaro pensiero economico.
I dazi diventeranno anche un capro espiatorio. Se all'improvviso verrà annunciata una recessione, se il PIL del primo trimestre dovesse davvero scendere in modo così violento, i dazi e quindi Trump si ritroveranno nel mirino delle critiche. Questa dovrebbe essere una preoccupazione politica primaria per la sua amministrazione.
Detto questo, Trump è sulla strada giusta nel sottolineare che abbiamo appena vissuto la peggiore inflazione degli ultimi 48 anni e forse della storia americana. È stato sottoposto a severi controlli per questa affermazione, ma è del tutto difendibile. Lo stesso vale per tutti questi indicatori economici, dall'inflazione al mercato del lavoro. La realtà è ben peggiore di quanto le agenzie abbiano segnalato per molti anni.
Ricordate: ci sono forti ragioni per credere che siamo in recessione tecnica più alta inflazione da anni ormai. Ammetterlo ora è una questione di tempismo politico. La nebulosità che circonda i dati e i messaggi economici sta diventando sempre più stratificata e complicata, e ci vuole una vera sofisticatezza per vederlo.
Le sofferenze nascoste degli ultimi quattro anni sono state in gran parte taciute e quindi le tribolazioni improvvisamente annunciate adesso sono probabilmente esagerate.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.
L'UE vuole usare la guerra come scusa per aumentare il debito
Perché in quest'ultimo mese i mercati sono rimbalzati in Europa e scesi negli Stati Uniti? Non a causa dei dazi. Se così fosse le obbligazioni sarebbero salite in Germania e Giappone e le azioni che beneficiano di tali dazi sarebbero altresì salite. La risposta è più semplice: gli attori di mercato stanno scommettendo su una FED aggressiva e su una BCE e una PBOC molto accomodanti. Seguite la stampante monetaria. Molti attori di mercato hanno paura dell'inflazione persistente, ma puntano i flussi di capitale verso quei mercati che potrebbero trarre vantaggio da una maggiore stampa di denaro, come nel caso europeo, e da piani di stimolo, come la Cina. Tuttavia questa è una scommessa pericolosa, soprattutto perché si fonda su un massiccio piano di spesa e allentamento monetario. Lo abbiamo già visto prima. La pianificazione centrale non funziona mai e le illusioni che ne conseguono sono tante. Questa volta non è diverso. Non sarà diverso nemmeno con la Cina, perché la sua sovraccapacità e le criticità nel settore immobiliare derivano da precedenti piani di “stimolo”. Gli attori di mercato avranno bisogno di più di semplici tagli ai tassi. Avranno invece bisogno di vedere i tassi reali scendere, l'inflazione sotto controllo e i deficit pubblici tagliati. Gli errori passati della BCE e della PBOC hanno creato le attuali turbolenze. Gli investimenti devono concentrarsi sui fondamentali reali e meno sul seguire la stampante monetaria, perché il problema della distruzione economica conseguente è molto più grande dei presunti benefici dell'espansione attesa.
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di Finn Andreen
(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/lue-vuole-usare-la-guerra-come-scusa)
L'élite politica e finanziaria europea sa che la guerra in Ucraina è persa, ma vuole usarla come un'opportunità per raggiungere l'indipendenza strategica dagli Stati Uniti. Come ha detto il futuro cancelliere della Germania, Friedrich Merz, subito dopo la sua vittoria elettorale del 23 febbraio: “Sarà una mia priorità assoluta rafforzare l'Europa il prima possibile affinché possa gradualmente raggiungere l'indipendenza dagli Stati Uniti”.
Una tale indipendenza strategica ha bisogno di soldi e investimenti, molti, non solo per potenziare la difesa ma anche molto altro, come energia e innovazione; settori in cui l'Europa è in ritardo rispetto a Stati Uniti e Cina. Per avere il pretesto e implementare questo piano di spesa, l'idea della classe dirigente europea è di assicurarsi che la guerra in Ucraina non finisca troppo in fretta. In questo modo il conflitto può essere usato per giustificare l'iniezione artificiale di denaro necessario nelle moribonde economie dell'UE.
In primo luogo c'era la questione di fornire €20 miliardi in supporto militare aggiuntivo all'Ucraina e che le regole fiscali autoimposte dall'UE venissero allentate utilizzando l'attuale “clausola di salvaguardia” in caso di circostanze “eccezionali”, come la falsa scusa della “difesa dell'Ucraina”. Come si legge su Bloomberg: “In base a questo piano, le nazioni dell'UE sarebbero esentate dai limiti di debito e deficit quando finanziano le spese militari. Ciò segna un cambiamento fondamentale nella politica finanziaria del continente, poiché tali esenzioni erano precedentemente impossibili in base alle regole dell'UE”.
Infatti la classe dirigente europea non vuole seguire le regole fiscali arbitrarie dell'UE stessa: per Parigi il limite del 3% al deficit di bilancio è politicamente doloroso; per Berlino il limite massimo del 60% in termini di debito/PIL è un vincolo artificiale.
Poi si è parlato di un pacchetto di difesa da €700 miliardi. Newsweek ha affermato che: “Baerbock ha detto che il pacchetto potrebbe valere circa €700 miliardi”. Anche il presidente francese Emmanuel Macron lo ha confermato il 2 marzo 2025: “Daremo mandato alla Commissione europea di definire le nostre esigenze di capacità per una difesa comune. Questo massiccio finanziamento raggiungerà probabilmente le centinaia di miliardi di euro”.
Lo slogan ufficiale di “aiutare l’Ucraina a difendersi” fornirà all’élite politica e finanziaria dell’UE una scusa per aprire di nuovo a tutta forza i rubinetti della Banca centrale europea e inondare l’intera economia europea di denaro “gratis” e puntellare le sue fragili economie, come fece dopo la crisi del 2011, nel 2021 e con il Green New Deal.
Doping delle economie dell’UE con obbligazioni congiunte
Questa volta l'idea è quella di utilizzare obbligazioni UE congiunte. Reuters scrive: “Gli importi maggiori dovranno provenire da un qualche tipo di finanziamento centralizzato, perché la maggior parte dei bilanci in Europa è relativamente tesa, in particolare in Italia e Francia”. Come affermato nel rapporto Draghi del settembre 2024: “L'UE dovrebbe muoversi verso l'emissione regolare di asset sicuri comuni per consentire progetti di investimento congiunti tra gli Stati membri e per aiutare a integrare i mercati dei capitali. Pertanto l'emissione comune dovrebbe nel tempo produrre un mercato più profondo e più liquido nelle obbligazioni UE”.
I bond europei congiunti sono essenzialmente emissioni obbligazionarie la cui garanzia è rappresentata dall'intera Eurozona e comporterebbero quindi un basso rischio e un tasso d'interesse inferiore rispetto ai bond UE a livello nazionale. Ciò è percepito come necessario affinché l'UE possa reggere la concorrenza con gli Stati Uniti e la Cina, i quali hanno già mercati dei capitali unificati, come ha chiarito un discorso di Draghi alla Commissione UE lo scorso anno.
Ci sono tre fonti principali di finanziamento della guerra: stampare denaro, aumentare le tasse e prendere in prestito. Mettere a disposizione “centinaia di miliardi” per l'UE si baserebbe probabilmente sul debito emesso da obbligazioni congiunte. Bloomberg ha scritto che, se la spesa fosse finanziata con aumenti delle tasse o tagli in altre aree, ciò potrebbe cancellare qualsiasi impatto positivo, o peggio. Qualsiasi spesa immediata per l'esercito non aiuterebbe l'Europa, perché verrebbe spesa principalmente per acquistare armi statunitensi.
Pertanto ciò che la classe dirigente europea ha in mente ora è mettere in atto quanto affermato da Merz: un'indipendenza strategica dagli Stati Uniti attraverso un ingente investimento in obbligazioni congiunte, emesse e utilizzate nel lungo termine per rafforzare lentamente l'industria europea, non solo nel settore della difesa, ma anche in altri.
Il piano dell’UE riguarda la centralizzazione del controllo finanziario
In un certo senso questa emissione di maggiori debiti è solo l'Unione Europea che emula il manuale degli Stati Uniti: usare la guerra per i benefici dei capitalisti clientelari, “capendo” infine come sfruttare cinicamente la guerra in Ucraina proprio come hanno fatto gli Stati Uniti dal 2022 alimentando il loro complesso militare-industriale. Ma, affinché ciò accada, la guerra non deve finire troppo presto per la classe dirigente europea, motivo per cui vengono fatti sforzi per rovinare — scandalosamente — qualsiasi piano di pace degli Stati Uniti e far sì che la guerra continui.
Questo piano è il tipico piano di spesa militarista keynesiano che gli stati europei avevano adottato già dalla prima guerra mondiale in poi, e non solo i fascisti e i nazisti, come dimostrò John T. Flynn nel suo libro, As We Go Marching.
Le conseguenze nel tempo di questa frenesia di spesa pubblica saranno tanto disastrose per l'Europa quanto ovvie per gli studenti della Scuola austriaca. Porteranno, come sempre, inflazione dei prezzi e svalutazione dell'euro, gonfierà bolle, distorceranno le economie dell'UE, porteranno a investimenti sbagliati e, ultimo ma non meno importante, abbatteranno le piccole imprese, la spina dorsale delle economie europee. Serviranno solo a rimandare la risoluzione dei problemi strutturali dell'UE, sia economici che politici. Ciò è particolarmente vero per la Francia.
Ma tutto questo è irrilevante per la classe dirigente europea, perché dal loro punto di vista questa spesa aumenterà artificialmente il PIL nei numerosi stati membri, creerà posti di lavoro nei settori della difesa e dell'energia in tutta Europa e quindi assorbirà parte della disoccupazione sistemica, un prodotto di decenni di pesante interventismo statale. Ciò consentirà un'ulteriore centralizzazione delle economie europee nelle mani di Bruxelles, poiché spingerà verso piattaforme di difesa comuni invece del frammentato mosaico di fornitori di difesa che esiste oggi in Europa. Come al solito, gli interessi della minoranza dominante divergono dagli interessi della maggioranza disorganizzata e governata.
Infine renderà gli attuali politici dell'UE più popolari di adesso (il che, bisogna ammetterlo, non è difficile da immaginare), e ne trarrà beneficio la loro carriera e molto probabilmente anche il loro patrimonio personale attraverso tutte le tangenti che riceveranno. La Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen e molti altri parassiti burocratici nell'UE, conoscono bene questo tipo di “business”.
Questo, almeno, sembra essere il piano. Non ci sarà tanta opposizione politica, poiché sarebbe un suicidio politico opporsi a un piano che “non solo renderà l'Europa di nuovo grande, ma anche più sicura (dalla Russia)!” La vittoria della CDU di Merz in Germania ha già reso più leggera la potenziale opposizione politica di AfD.
Questo è l'ennesimo caso che dimostra che i cittadini occidentali, in particolare in Europa, devono capire meglio che la creazione di denaro, sia attraverso il debito o in altro modo, e la successiva immissione nell'economia, non andrà a loro vantaggio. I benefici trascurabili e passeggeri di tali linee di politica non possono mai giustificare il loro vero obiettivo di sostenere enormi burocrazie e aumentare il loro controllo sulla società. È quindi più urgente che mai continuare a diffondere la conoscenza e la saggezza dell'economia Austriaca.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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La Francia sprofonda sempre più nello statalismo
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di Ulrich Fromy
(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/la-francia-sprofonda-sempre-piu-nello)
Éric Lombard, ministro dell'Economia e delle Finanze francese, propone un'impressione di sé sempre più negativa con le sue dichiarazioni sull'economia e sul ruolo dello stato nella società. Queste posizioni sono un perfetto riflesso del divario tra la classe politica francese, i difensori dello statalismo e un mondo che sta seguendo una strada completamente opposta: una strada di libertà, liberalizzazione economica, desideroso di ridurre il peso dello stato nella vita degli individui... In breve, stiamo assistendo a una rinascita delle idee liberali in Occidente mentre Paesi come la Francia sprofondano sempre più nello statalismo. Questo dogmatismo teologico nel socialismo e nello statalismo potrebbe rivelarsi poco saggio in un mondo in cui leader politici come Milei, Orban e Trump tendono a concordare sul fatto che la presenza eccessiva dello stato sia esattamente il pericolo.
Lo statalismo contro il buon senso economico
In un'intervista sul canale televisivo BFMTV del 17 gennaio 2025, il ministro dell'Economia francese Éric Lombard ha discusso la strategia economica del governo per il 2025. Durante questa intervista ha affermato che:
Gli investimenti sul clima richiederanno molti sforzi che non saranno sempre redditizi, e questo probabilmente porterà a un calo della redditività delle aziende, ed esse dovranno accettarlo [...]. Questi investimenti sono necessari perché altrimenti il riscaldamento globale ucciderà l'economia.Questo breve passaggio illustra perfettamente fino a che punto il Ministro dell'Economia non sappia nulla di economia. Questi “investimenti non redditizi” sono aberrazioni economiche che non dovrebbero esistere in circostanze normali. Infatti mobiliteranno risorse, capitale, lavoro e tempo in progetti che gli imprenditori in un libero mercato non avrebbero mai intrapreso.
In un libero mercato l'azione imprenditoriale è sempre guidata dalla ricerca del profitto. È questo il modo sbagliato di procedere? Ovviamente no. Questa ricerca del profitto consente la migliore allocazione possibile delle risorse scarse nel sistema produttivo. L'imprenditore avrà tutto l'interesse a utilizzare risorse limitate (terra, lavoro, capitale, tempo) in modo efficiente per raggiungere il suo obiettivo, che è quello di soddisfare i consumatori, e quindi tutti noi. Il calcolo economico e i segnali di prezzo guidano l'imprenditore in questa ricerca di redditività. Se le risorse vengono utilizzate in modo efficiente e i consumatori sono soddisfatti, l'imprenditore viene ricompensato con profitti. Al contrario, se non riesce a soddisfare i consumatori, viene punito con perdite. Mises scrisse:
Il progresso economico [...] è opera dei risparmiatori, che accumulano capitale, e degli imprenditori, che lo trasformano in nuovi usi. Gli altri membri della società godono dei vantaggi del progresso, ma non solo non vi contribuiscono in alcun modo anzi pongono ostacoli sul suo cammino.Nel caso degli investimenti non redditizi assunti da Éric Lombard, comprendiamo che lo stato non intende conformarsi agli imperativi della realtà. Ci vuole il monopolio dello stato sul denaro, sulla spesa e sugli investimenti per giustificare tali progetti che vanno contro il buon senso economico. Ad esempio, l'impossibilità di posticipare l'uso dell'energia prodotta nel tempo senza un'adeguata capacità di stoccaggio, costi di manutenzione proibitivi, intermittenza e incertezza della produzione, ecc. Alla fine la realtà raggiungerà sempre questi progetti puramente ideologici, i quali possono solo portare a sprechi irrecuperabili di risorse e tempo.
Per adattarsi al meglio alla transizione ecologica e all'urgenza che può rappresentare, c'è una sola soluzione: lasciare che il libero mercato risponda a queste sfide da solo, senza alcun “aiuto” da parte dello stato. Un calcolo economico sano e libero promuoverà l'allocazione ottimale delle risorse scarse. Questo vale anche per il tempo umano, che è la risorsa ultima e più scarsa nell'economia. Solo il libero mercato è in grado di massimizzare il suo utilizzo per affrontare nel miglior modo possibile questa “emergenza climatica”.
“Siamo un Paese fatto di stato”
Pochi giorni dopo il ministro dell'Economia francese ha ribadito sul canale televisivo LCI che “la Francia non è un Paese liberale, siamo un paese fatto di stato, di protezioni” e dovrebbero “essere guardinghi nei confronti delle persone che sono riluttanti a pagare le tasse poiché mettono a repentaglio il futuro dei nostri figli”. “Trump” — ritirandosi dall'accordo di Parigi — “ci sta mettendo tutti in pericolo”. Ancora una volta la sua dichiarazione è abbastanza chiara: il ministro dell'Economia francese non sa nulla di economia. Infatti il liberalismo non è sinonimo di insicurezza, così come “protezione da parte dello stato” non è sinonimo di sicurezza. In realtà è esattamente il contrario.
In primo luogo, manipolando i prezzi e intervenendo costantemente nel processo economico, lo stato non fa che indebolire e destabilizzare il libero mercato. Le risorse sono allocate male, i segnali dei prezzi sono distorti, gli individui non trovano più il loro vero posto nell'economia e le crisi sono inevitabili. Ad esempio, una società che consente alla sua banca centrale di manipolare il prezzo intertemporale del capitale in modo completamente discrezionale invierà costantemente segnali sbagliati agli imprenditori sulla reale disponibilità di capitale e sulla volontà dei consumatori di spendere il loro reddito oggi o domani.
Sebbene i loro effetti non siano immediatamente evidenti, sono comunque disastrosi a lungo termine, poiché portano agli inevitabili cicli di boom/bust. Questi cicli sono caratterizzati da falsi boom economici che portano inevitabilmente alla recessione, un severo e necessario riadattamento del mercato alla realtà dell'economia e alla reale disponibilità di fattori di produzione scarsi. Alla fine l'interventismo è sempre una fonte di incertezza e instabilità, anche se i burocrati francesi credono fermamente che non sia così.
Al contrario il liberalismo rende gli individui più sicuri e resilienti. Il libero mercato consente a ogni individuo di perseguire le proprie ambizioni integrando un complesso sistema di cooperazione basato sulla divisione del lavoro e sulla specializzazione delle competenze. Una società in cui tutti trovano il loro posto per servire al meglio gli altri è una società prospera e, quindi, più sicura. È ovvio per chiunque sia interessato agli studi dell'azione umana e dell'economia che il progresso non può essere pianificato a tavolino. È un processo spontaneo, il risultato delle azioni soggettive di tutti gli individui nell'ambiente di mercato, ognuno guidato dal proprio interesse personale.
Innumerevoli ostacoli al progresso
Il progresso non può essere organizzato [...]. La società non può fare nulla per aiutare il progresso. Se carica l'individuo di catene indistruttibili, se circonda la prigione in cui lo rinchiude con muri insormontabili, ha fatto tutto ciò che ci si può aspettare da essa. Altrimenti il genio troverà presto un modo per conquistare la propria libertà uscendo dalla lampada.Ciò che Éric Lombard dimostra con le sue recenti dichiarazioni è la sua incomprensione del fallimento delle linee di politica interventiste nel processo economico, cosa che può solo produrre risultati mediocri perché non segue le realtà del mercato. I risultati saranno sempre mediocri perché l'imperativo dei risultati reali, i profitti derivanti dalla soddisfazione del consumatore, è assente. Di conseguenza non ha senso per lo stato investire in un settore in cui il settore privato è già coinvolto, dato che quest'ultimo sarà sempre più veloce ed efficiente, come impone la concorrenza.
La tragedia di queste avventure inutili risiede soprattutto nella perdita definitiva di risorse e tempo per l'economia francese. La tragedia è che l'alternativa, ovvero gli usi veramente produttivi del capitale, non verrà mai presa in considerazione, tutto a causa dell'interventismo statale. Esso non è altro che un sabotaggio permanente del progresso reale, che può venire solo dal libero mercato. Purtroppo con un tale ministro dell'economia, il futuro della Francia non sembra affatto luminoso. Questa è una vergogna per il luogo di nascita di rinomati pensatori liberali come Turgot, Say e Bastiat.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Il piano diabolico dell'UE andrà avanti a tutti i costi
(Versione audio dell'articolo disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/il-piano-diabolico-dellue-andra-avanti)
Oggi vorrei aggiungere una parola al vocabolario e far fare un passo avanti a tutti coloro che cercano di comprendere le politiche pubbliche. Il cinismo mette in discussione le motivazioni degli altri; la mia nuova parola, “cinicetticismo”, l'unione di cinismo e scetticismo, è un modo per evitare di essere danneggiati da esse. Nella vita pubblica le persone affermano di migliorare il mondo. “Fai questo”, dicono alcuni; “fai quello”, dicono altri. Il cinicetticismo ci dice cosa sta realmente accadendo: qualunque cosa propongano non funzionerà e le persone che lo suggeriscono sono delle frodi. Un buon esempio è l'inflazione: quante promesse sono state fatte in merito al fatto di voler migliorare il benessere pubblico? Eppure apprendiamo che, in Italia, i salari reali sono in discesa e la povertà è aumentata.
La BCE ha promesso di rilanciare l'economia abbassando i tassi, ma li ha tenuti troppo bassi per troppo tempo. La crescita del PIL ha rallentato e ora non può rialzarli per “combattere” l'inflazione; c'è troppo debito. Tassi più alti farebbero crollare l'economia europea. L'UE, infatti, è il più fulgido esempio adesso delle conseguenze della linea di politica “Inflate or die”. L'unica scelta per la BCE è quella di stampare in modo da abbassare il valore reale del debito.
Cosa fare al riguardo? Il cinicetticismo può proteggervi, infatti se lo si sviluppa diviene particolarmente prezioso per valutare le politiche pubbliche e i loro effetti sulla vostra ricchezza. Come diceva Ronald Reagan, la frase più pericolosa che potevate sentire era: “Sono un agente dello stato e sono qui per aiutare”. Il cinicetticismo vi dice che qualsiasi cosa l'apparato pubblico stia promuovendo sarà una truffa e un fallimento. La maggior parte delle questioni non ha molta importanza, ma due di esse contano molto: la guerra e il denaro. “Ci dobbiamo riarmare per difenderci ed essere sicuri”, dicono in coro i burocrati dell'UE; “i tassi più bassi ci renderanno più ricchi”.
Il cinicetticismo suggerirebbe di non crederci.
LE BASI APODITTICHE DELL'INFLAZIONE
Ricordiamo cos'è l'inflazione: un fenomeno sempre e comunque monetario, tanto per citare Friedman e non essere accusato di partigianeria. La cinghia di trasmissione tra tutte le informazioni economiche nell'ambiente di mercato è fortemente influenzata da quella merce che fa da minimo comun denominatore tra le varie altre, anche se i beni di consumo, in un frangente di tempo “X”, non dovessero avere grosse fluttuazioni in termini monetari. Per l'articolo di oggi è superfluo sottolineare/spiegare l'imprescindibilità del denaro come cinghia di trasmissione delle informazioni all'interno dell'ambiente economico. Di conseguenza l'interventismo artificiale nella domanda/offerta di denaro causa scossoni che devono essere assorbiti dall'intera struttura economica e, in particolar modo, dagli attori di mercato (soprattutto coloro che ricevono per ultimi gli assestamenti dato che sono i più penalizzati). Questo fenomeno ingloba tutti gli asset: dai beni di consumo a quelli di capitale. Sì, ciò include anche materie prime, case e automobili. Il singolo atto di poter distorcere l'offerta di denaro rappresenta un vantaggio competitivo non indifferente che ha conseguenze impreviste lungo un lasso di tempo imprecisato. Di norma il riverbero dell'interventismo monetario ha un ritardo di 18 mesi prima che si manifesti completamente nell'economia più ampia, ma il suo perdurare si espande molto più a lungo dato che suddetto interventismo può accumulare tante variazioni nel breve periodo, ma nel lungo gli effetti sono proporzionalmente imprevedibili in base alla quantità di tali variazioni. Di conseguenza la reazione del sistema bancario centrale a un determinato fenomeno è SEMPRE in ritardo, dato che esse non controllano alcunché se non l'influenza del breve periodo ed ecco perché nel lungo i prezzi tendono a essere “appiccicosi”. Paradossalmente questa motivazione è stata sventolata dai keynesiani per richiedere maggiore interventismo. E ancora più paradossale dover citare lo stesso Keynes che ci spiegava il motivo di ciò: “Solo una persona su un milione capisce il fenomeno inflazione”.
La manipolazione dell'offerta di denaro è il motivo principale dell'inflazione dei prezzi conseguente, ma ce ne sono anche altri. Ad esempio, l'iper regolamentazione. La creazione di un'impalcatura burocratica che capillarmente vuole normare/regolare l'ambiente economico (perché la sua espansione inevitabile lavora con la Legge di Parkinson) crea una distorsione/deformazione del sistema prezzi a causa dell'arbitrarietà con cui vengono sfornate nuove leggi. L'obsolescenza per decreto di determinati output ricade nel famoso caso della “finestra rotta” di Bastiat, dove la distruzione di capitale viene trattata come trasformazione necessaria affinché la burocrazia possa avere voce in capitolo in questioni più grandi di essa. Come sappiamo già da “The Use of Knowledge in Society”, la conoscenza dispersa all'interno dell'ambiente di mercato richiede un certo grado di alertness che è caratteristico di quegli imprenditori di successo in grado di anticipare quanto più correttamente possibile la domanda dei clienti. Ciò richiede la capacità di saper raccogliere quegli input che davvero “hanno valore”, ma la scarsità di quella capacità di “unire i puntini” (o per meglio dire gli input) è ciò che rende unici solo una manciata di grandi imprenditori. Ciò a sua volta significa un'allocazione delle risorse economiche scarse quanto più in accordo con le esigenze degli attori di mercato, un processo in grado di essere concluso con efficienza tramite, ad esempio, il sistema profitti/perdite. O più in generale dal calcolo economico. La burocrazia è sganciata da questo calcolo, di conseguenza, nel momento in cui emette i suoi editti, si arroga prepotentemente il diritto di “avere ragione” a prescindere. Ciò significa a sua volta misallocation di risorse scarse che vengono deviate artificialmente dagli usi più urgenti percepiti dagli attori di mercato e di conseguenza subiscono un rialzo dei prezzi.
Poi abbiamo un terzo motivo: l'abbassamento della qualità/quantità, o altrimenti detto “shrinkinflation”. Questo segue logicamente i primi due ed è uno stratagemma messo in campo nel momento in cui un'attività cerca disperatamente di sopravvivere. In fin dei conti, le attività economiche sono attività “organiche” essendo un'estensione della creatività e dell'esperienza della persona trasformate in qualcosa di tangibile nel mondo fenomenico tramite l'azione umana. E l'istinto di sopravvivenza è innato in tutti gli esseri organici.
Queste motivazioni sono assolutamente vere perché dedotte logicamente dall'assioma dell'azione umana. Queste sono le cause del fenomeno, da non confondere con gli effetti: disonestà, comfort, logistica, miglioramenti/peggioramenti tecnologici, ecc. Non solo, ma sono il motivo cruciale per cui non c'è stata alcuna ripresa finora.
L'obiettivo più importante dei keynesiani è stato farvi pensare che le conseguenze dell'inflazione fossero le cause. Solo l'aumento dell'offerta di denaro, alimentato dalla crescente spesa pubblica, crea inflazione. Gli stati continueranno a spendere e ad aumentare deficit e debito, le banche centrali continueranno a stampare e daranno la colpa a tutt'altro. Il sordido furto dei risparmi tramite l'inflazione e la progressiva erosione degli stessi man mano che questo processo s'è incancrenito a causa del denaro fiat, è già adesso la rappresentazione di quella realtà fabbricata e riassunta dal motto “non avrai nulla”... e ovviamente “sarai infelice”, dato che ultimamente i sicofanti di regime che imbrattano le pagine dei giornali si chiedono sempre più come mai i giovani sono depressi. La risposta che accomuna tutte le cause: il denaro fiat, il quale crea una società fiat svuotata progressivamente da tutto. L'essenza fiat trascina e consuma tutto quello che s'è creato, è un buco nero per i valori sociali, la scuola, l'educazione, l'alimentazione, il benessere psicologico, l'intrattenimento, ecc.
Se davvero i sicofanti di regime volessero aiutare i giovani e alleviare le cause psicologiche dei loro disagi, dovrebbero iniziare opponendosi all'euro digitale e aumentare la consapevolezza riguardo le alternative decentralizzate.
GIOCHI A SOMMA (SOTTO)ZERO
La linea di politica della BCE, sin dalla sua nascita, è stata quella di “stimolare” l'economia con tassi d'interesse sempre più bassi. Ma dopo la più forte medicina “stimolante” mai somministrata, dal 2012 al 2022, il paziente si è ammalato di più: i tassi di crescita sono scesi e il debito è aumentato. Ma la BCE ha imparato dai suoi errori? No. Sta abbassando di nuovo i suoi tassi, e mentre alimenta prestiti a basso costo alle sue banche affiliate, l'economia reale è bloccata con tassi d'interesse reali più alti. I creditori temono una maggiore inflazione; vogliono tassi d'interesse più alti per proteggersi.
Di recente c'è stato un importante selloff sui mercati obbligazionari europei, per niente menzionato dalla stampa finanziaria generalista. Altrimenti, poi, come riuscirebbero a vendere ai gonzi le nuove obbligazioni SURE con cui finanziare il piano da €800 miliardi della Commissione europea?
Il nostro nuovo credo, il cinicetticismo, ci aiuta a spiegarlo. La politica e gli investimenti sono entrambi giochi a somma zero oggi. Si vince non perdendo, ovvero non diventando una vittima. Come? In politica il modo per evitare di essere delle vittime è votare per politici che ridurranno il peso della spesa pubblica. E negli investimenti, la cosa più importante è evitare la “Grande Perdita” e restare in gioco. Ad esempio, le persone che acquistano titoli di stato a lunga scadenza, contando sul fatto che la BCE le ripaghi in tempo utile con denaro che conserva il suo potere d'acquisto, sono le principali vittime.
Non ci credete? Comprate titoli di stato italiani a 10 anni e teneteli fino alla scadenza. Chi l'ha fatto nel 2020, ad esempio, sulla scia delle campagne pubblicitarie “patriottiche”, è più che sommerso.
Inoltre gli annunci delle ultime settimane, con l'euro digitale e la Savings and Investments Union, hanno praticamente reso chiaro anche alle teste di legno quale sia il piano dell'UE: c'è bisogno della guerra in Europa in modo da dare la colpa ai russi per lo stato pietoso in cui versano i mercati dei capitali, questo servirà da innesco per mandare in bancarotta (di proposito) il continente ed emettere nuovi titoli (es. perpetual bond) con cui ripartire daccapo poi. Affinché questo piano possa andare a buon fine, la classe dirigente europea ha bisogno di accedere a garanzie collaterali, in particolar modo energia (che non hanno), ed ecco perché ultimamente sono salite alla ribalta voci che vorrebbero il Canada unirsi con la UE. Con l'arrivo di Carney il Canada potrebbe trasformarsi in un avamposto della cricca di Davos, infatti già si stanno stilando piani affinché esso tenga quanto più liquido possibile il mercato degli eurodollari. Ma Trump e i NY Boys non sono degli idioti, quindi la retorica a proposito di una annessione statunitense di Canada e Groenlandia è indirizzata principalmente a rompere questa alleanza in formazione.
Per arrivare a queste deduzioni mi basta guardare ai mercati dei capitali e chiedermi non perché si muovano, bensì come si muovano. La forma principale di risparmio in Europa sono i bund tedeschi e i Btp italiani. Negli ultimi 3 anni la Yellen e la Lagarde hanno messo in piedi un processo di yield curve control per contrastare il rialzo dei tassi di Powell, in modo da disinnescare l'esplosione del mercato dei titoli sovrani europei (i rendimenti di questi ultimi rispetto alla controparte statunitense). Questa operazione ha tenuto aperti i rubinetti della liquidità internazionale affinché affluisse in Europa e tenesse in piedi l'illusione che i titoli sovrani europei avessero mercato nonostante le difficoltà delle relative economie (permettendo altresì ai fondi pensione europei di rimanere finanziati). Ora che quei rubinetti sono chiusi, grazie al taglio degli sprechi da parte del DOGE, l'unica cosa che rimane alla classe dirigente europea è la nazionalizzazione “coatta” dei risparmi dei contribuenti in modo da sostenere il mercato obbligazionario, mentre la BCE si occupa dell'euro. Questo a sua volta rende ragionevolmente attraenti i titoli sovrani europei tra gli investitori e permette ai relativi stati di non soffrire per costi di finanziamento esosi; inoltre l'apparenza è che non c'è crisi e che i rendimenti sono positivi al netto dell'inflazione.
I dazi di Trump hanno rotto l'incantesimo. La capacità beggar thy neighbour (rendimenti obbligazionari più bassi rispetto al livello dove dovrebbero trovarsi realmente e valuta più debole di quanto dovrebbe essere) viene smantellata. L'euro, e tutte le macchinazioni che finora l'hanno tenuto a galla, sono sopravvissute grazie all'ingegneria finanziaria, in particolare negli ultimi 15 anni, la quale è stata esclusivamente funzionale a mantenere vivi gli eurodollari e il conseguente spolpamento indiretto del bacino della ricchezza reale degli Stati Uniti. Oltre a questa verità ne sta uscendo fuori un'altra: la Francia è il burattinaio politico nell'UE.
Quando la classe dirigente europea piagnucola, significa che si sta andando nella giusta direzione. Quando questi cretini approvavano le armi di ricatto nei confronti degli USA (es. GDPR, DSA, DMA), la stampa se ne stava buona al suo posto parlando di “digitalizzazione” dell'economia. Anche quei giornalisti “liberali” che adesso fanno gli indignati di fronte ai “dazi americani”, e allo stesso tempo dicono di approvare l'amministrazione Trump, si sono ben guardati dal criticare/approfondire questi aspetti. Balle, quindi: erano dazi nei confronti degli USA e un modo di estorcere ricchezza da chi crea valore aggiunto. Le multe dell'UE, quindi, nei confronti dei “colossi” tecnologici americani, altro non sono che un pizzo mafioso richiesto da una banda di cretini che sta giocando col fuoco.
La stessa “agenda green” è un gigantesco ricatto normativo nei confronti degli USA. Ma questo aspetto sfugge ad analisti e giornalisti “furbi”, i quali non vedono un millimetro oltre il loro naso... o non vogliono vederlo. Il Paese a cui farebbe davvero male l'elettrificazione dei veicoli sarebbero gli USA. Pensateci: se guidate per 1000 km in Europa siete già in un'altra nazione; se lo fate negli USA siete ancora nello stesso stato, forse anche contea. La popolazione europea, i contribuenti europei, sono sempre stati la carne da cannone in questa scalata ostile di Bruxelles e Londra nei confronti degli USA; sono stati la base, il collaterale, attraverso cui piramidare e sottoporre a leva le imbecillità normative partorite sinora.
Se davvero Londra e Bruxelles avessero voluto mettersi al pari degli USA dal punto di vista economico e commerciale, allora avrebbero dovuto deregolamentare, abbattere le tasse, tagliare la spesa pubblica. Insomma l'influenza stessa della classe dirigente europea sarebbe dovuta indietreggiare. Per questa gente, che è colonialista nell'anima, non esiste niente del genere. Quindi la scelta è stata quella di infiltrarsi nelle stanze dei bottoni statunitensi e demolirli dall'interno.
I dazi sono un modo diretto da parte degli USA di dire “No” a questa distopia e alla rapina del valore aggiunto da loro creato. Ciò che rimane alla classe dirigente è piagnucolare e un manipolo di sicofanti sulla carta stampata e sui social che danno sfogo al loro isterismo.
FEBBRE GIALLA
L'oro sta facendo ciò che dovrebbe fare: anticipa l'inflazione e offre protezione a risparmiatori/investitori. Tuttavia, cari lettori, attenzione: anche i “tori” e gli amanti dell'oro possono diventare “irrazionalmente esuberanti”. Arriverà il momento in cui le persone saranno euforiche per l'oro: i tassisti vi racconteranno delle azioni minerarie che hanno appena acquistato; le persone si vanteranno di “quando sono entrati”; vi diranno che l'oro “sta andando sulla luna”. Il prezzo salirà così tanto che sarete in grado di acquistare l'intera lista di azioni Dow Jones per sole 5 once d'oro. Sarà allora che uno dovrebbe essere felice di scaricare il proprio oro e acquistare azioni.
Ma questo (probabilmente) avverrà tra qualche anno. Nel frattempo sia le azioni che l'oro hanno stabilito nuovi record, ciononostante il quadro fondamentale non è cambiato: il rapporto Dow/oro era a 20 tre anni fa; oggi è a 16; le azioni hanno perso il 20% del loro valore reale. Devono perdere un altro 70% (in termini di oro) prima di diventare veri affari. E su questo potete contare sulle banche centrali. La BCE non aveva motivo di tagliare i tassi il mese scorso... se non che sta cercando di causare inflazione, non di eliminarla. Negli ultimi tre anni l'inflazione dei prezzi è stata più di tre volte superiore a quanto la BCE (presumibilmente) volesse. Vale a dire, con un aumento annuo del 2%, i prezzi dovrebbero essere circa il 6% più alti di quanto non fossero nel 2021; invece sono, ufficialmente, più alti del 20%.
Ufficiosamente, i prezzi sono ancora più alti. Il Tempo, ad esempio, ci dice che il costo di alcune materie prime è letteralmente schizzato alle stelle. O basta guardare ai veicoli. La Fiat Panda, l'autovettura più popolare in Italia, costava in media circa €12.000 nel 2021. Con un'inflazione del 2%, il prezzo del modello di quest'anno dovrebbe essere di circa €13.000. Invece no: si parte da circa €16.000, un aumento del 35% e una erosone reale del potere d'acquisto degli stipendi (nonché del tempo).
E per quanto riguarda l'edilizia abitativa? I tassi ipotecari più bassi hanno convinto gli acquirenti di case a sottoscrivere mutui basati su prezzi gonfiati e basse rate mensili. Poi, nel 2008, i prezzi delle case sono crollati, gli istituti di credito sono andati in bancarotta e milioni di famiglie hanno perso le loro case. Le banche centrali abbassarono ulteriormente i tassi e li ancorarono sotto lo zero, in termini reali, per un lasso di tempo di 10 anni. Ciò, ovviamente, ha portato a una maggiore inflazione immobiliare e poi, all'assurda situazione in cui le persone avevano difficoltà sia ad acquistare che a vendere una casa. La parentesi del SuperBonus non ha fatto altro che aggiungere più distorsioni economiche a quelle esistenti. Nonostante tutti gli “stimoli” escogitati non c'è stata alcuna ripresa... anzi il bacino dei risparmi reali ha continuato a contrarsi. È questa la situazione che si viene a creare quando entrano in scena gli affari “lose-lose” (o vicendevolmente svantaggiosi): la Legge dei rendimenti decrescenti entra nella sua fase negativa, ovvero per ogni unità di debito creata ne viene (progressivamente) erosa una di PIL. Ecco perché, come scrivevo sopra, l'UE ha disperatamente bisogno di un default da cui ripartire in seguito. E senza ripresa la classe dirigente europea non ha alcun potere di leva sui suoi pari esteri.
Ma scrutiamo un po' più da vicino il settore immobiliare. Una casa media costava circa €1600 al m² nel 1998. Con un'inflazione al 2% quella cifra oggi dovrebbe essere di circa €2500 al m². Invece se prendiamo una città campione a caso, ad esempio Roma, siamo ben al di sopra; per non parlare di Milano. E ora la BCE ha iniziato un nuovo ciclo di allentamento e questo ha fatto gridare al miracolo gli analisti immobiliari, i quali affermano che ciò renderà più facile per le persone acquistare una nuova casa. Il risultato reale? Prevedendo una maggiore inflazione i creditori hanno aumentato i tassi dei mutui a lungo termine rendendo le case meno accessibili che mai!
In altre parole l'inflazione reale dei prezzi al consumo è ben oltre il 2% e per riportarla all'obiettivo di riferimento la BCE dovrebbe portare il tasso effettivo dell'inflazione dei prezzi al di sotto del 2% per diversi anni. In che modo farlo visto che una variazione mensile negativa della stessa inflazione dei prezzi scatenerebbe grida isteriche di “deflazione”?
CONCLUSIONE
Il nostro nuovo credo (il cinicetticismo) ci avverte che le cose non sono sempre come vorremmo che fossero e non sono nemmeno sotto il nostro completo controllo. Quando i risparmi e i fondi pensione sono per la maggiore allocati in titoli sovrani, e le pensioni sono il più grande schema Ponzi e la più grande spada di Damocle pendente sul collo dei conti pubblici, un haircut è l'unica cosa che ti risolve questi problemi... oltre ad avere una platea di investitori e risparmiatori che non hanno alternative. Questo significa che verrà ingegnerizzata una nuova crisi del debito sovrano attraverso la spesa folle in difesa e altre follie fiscali, molto probabilmente sulla scia di un'operazione false flag per incolpare la Russia e distrarre chi deve essere fregato; il tutto per resettare il mercato dei titoli sovrani europei. Nella cricca di Davos non ci sono stupidi e si sono preparati per entrambi gli scenari, ovvero quello ostile alla loro visione e quello favorevole. Quest'ultimo avrebbe significato che gli USA sarebbero scesi in guerra contro la Russia e il crollo dei mercati dei capitali sarebbe stato affibbiato al conflitto mondiale; nel primo caso, invece, avrebbe significato grandi stimoli fiscali “per la difesa”, per il “cambiamento climatico”, la messa in discussione della NATO e tutte le provocazioni di questo mondo affinché la Russia li attaccasse.
Secondo quest'ottica un tale reset porterebbe anche la tanto agognata ripresa affinché le persone tornino a badare ai propri affari, contente di quel poco che si ritrovano e lasciano “lavorare” la classe dirigente. Quest'ultima farà di tutto pur di rimanere in carica e non finire nella pattumiera della storia. Perché è questo che significa una sconfitta dell'Europa in Ucraina, per quanto quest'ultima sia già fallita e fatta a pezzi. La Russia, infatti, ha già combattuto contro la NATO e ha vinto. Ecco perché se la può prendere comoda e rimanere ferma nelle sue richieste; ecco perché “benedice” gli Stati Uniti nel momento in cui vogliono sbarcare in Groenlandia. Non dovrebbe essere una mianccia diretta? No. La visione di USA e Russia è quella di un ritorno agli “equilibri” della Guerra fredda ma senza le tensioni geopolitiche e commerciali, rendendo l'artico un punto di snodo per le nuove rotte mercantili. Di conseguenza gli europei possono essere sottoposti a dazi fino alla morte senza grandi contraccolpi oltreoceano, riducendo quel surplus commerciale che gli europei hanno ottenuto in modo fraudolento.
Chi è un lettore stagionato del mio blog sa che una delle critiche più feroci alle linee di politica fiscali e monetarie degli Stati Uniti è arrivata dal sottoscritto. Questo è stato vero fino al 2022, quando il cambio di passo è stato evidente e concreto. Tale inversione di tendenza mi ha spinto a rivedere il libro che poi avrei pubblicato due anni dopo, spiegando cosa stava succedendo. Così è nato “Il Grande Default”. Con il SOFR, infatti, gli USA possono bere il “frullato” del dollaro senza dare peso alle conseguenze come invece accadeva prima. Esiste ancora una narrativa che sottolinea le difficoltà economiche e finanziarie degli USA, ma gli manca la prospettiva più ampia. Chi ha letto il mio libro sa da dove si alzano queste voci e cosa vogliono raggiungere; coloro ignari, invece, fantasticano di un declino del dollaro a favore di un'ascesa dei BRICS e dello yuan.
Favole. Qual è la domanda che non si pongono? La seguente: E tutti gli altri? È vero, lo zio Sam ha un problema di debito pubblico, la Federal Reserve ha un problema di bilancio a causa di titoli comprati in precedenza ora sommersi e il resto del mondo non sta comprando titoli sovrani americani come faceva in passato. Ma... e tutti gli altri? Anch'essi hanno tutti questi problemi e anche di più. Il governo federale ha un debito pubblico di $36.000 miliardi, ma il resto del mondo, tutte le altre nazioni non solo hanno il loro debito pubblico (gigantesco) ma ANCHE debiti denominati in dollari da saldare. E questo è il mercato degli eurodollari; se non capite come funziona questo sistema, allora state guardando il singolo albero piuttosto che l'intera foresta. Il resto del mondo è in debito non solo nella propria divisa, ma anche in dollari, e non esclusivamente nei confronti degli Stati Uniti bensì tra di essi. Non potendo stampare dollari questo li rende molto più suscettibili al default rispetto al Paese che li può stampare.
Inoltre quando emergono difficoltà economiche ci si aggrappa a quella cosa di cui si ha più bisogno, non a quella cosa che si desidera. La reputazione degli USA è leggendaria da questo punto di vista: il luogo dove il capitale è trattato meglio. Non solo, ma le altre banche centrali del mondo, nonché quelle commerciali, hanno riserve in dollari e titoli denominati in dollari. Nel caso in cui ci dovesse essere un evento catastrofico a livello di Dipartimento del Tesoro USA o altro, i bilanci dei player esteri verrebbero fatti letteralmente a pezzi. La FED non possiede alcun titolo denominato in una divisa estera (così come sta facendo Tether), le altre banche centrali invece sì. Anche qualora si tirasse in ballo l'oro come copertura attiva gli USA sarebbero comunque avvantaggiati dall'alto delle loro 8000 tonnellate e dall'afflusso di oro da Londra.
Quindi, prima di lanciarsi in scenari futuri fantasiosi in cui i BRICS diventano magicamente il punto di riferimento del mondo oppure il dollaro e l'economia statunitense vanno in acuta sofferenza, meglio capire come funziona davvero il mondo. Fortunatamente ci sono testi che facilitano il compito.
Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.
Lo stato può vietare Bitcoin? Quattro cose che dovete sapere oggi
Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/lo-stato-puo-vietare-bitcoin-quattro)
Di recente abbiamo sentito banchieri e politici esprimere il loro desiderio di vietare Bitcoin.
L'idea che un qualsiasi stato possa vietare Bitcoin è popolare per una buona ragione: minaccia una fonte significativa del suo potere, ovvero quello di creare denaro dal nulla e costringere tutti a usarlo.
Questo perché Bitcoin può dare sovranità monetaria all'individuo e rendere obsolete le banche centrali, insieme ai loro coriandoli.
Non è un risultato da poco.
È uno sviluppo storico che altera profondamente lo status quo tra governanti e governati. È simile all'invenzione della polvere da sparo, della macchina da stampa e di Internet.
Non c'è dubbio che lo stato vorrebbe proteggere il proprio racket da un concorrente monetario invadente nello stesso modo in cui fa la mafia quando un rivale invade il proprio territorio.
La domanda è se ci riuscirà...
Friedrich Hayek, il grande economista Austriaco, una volta disse: “Non credo che avremo mai più una buona moneta prima di togliere la cosa dalle mani dello stato, cioè, non possiamo toglierla violentemente dalle sue mani, tutto ciò che possiamo fare è introdurre qualcosa con qualche subdolo stratagemma che non possa fermare”.
Hayek aveva ragione.
Per sua stessa natura lo stato non rinuncia mai pacificamente al potere. E se toglierglielo con la forza è fuori questione, allora l'unico modo per farlo è attraverso “qualche subdolo stratagemma per introdurre qualcosa che non possa fermare”.
Bitcoin è la soluzione?
Molte persone pensano che la risposta sia “no” perché lo stato ha la facoltà di spegnerlo.
Qualcuno può spegnere Bitcoin?
Bitcoin non ha un'autorità centrale e nessun singolo punto di errore.
Invece funziona su una rete mondiale decentralizzata, volontaria e in crescita di oltre 17.300 computer in quasi 100 Paesi.
Qualsiasi computer desktop, laptop, Raspberry Pi e persino alcuni cellulari hanno il potenziale per eseguire il software Bitcoin. Inoltre, con l'avanzare della tecnologia, l'esecuzione di Bitcoin diventerà ancora più diffusa.
Molti di questi computer sono abilmente nascosti con Tor, che sta per “The Onion Router”. Esso cripta il vostro traffico Internet e poi lo nasconde rimbalzando attraverso una serie di computer in tutto il mondo per offuscare il vostro indirizzo IP e la vostra posizione fisica.
In ogni caso, con Bitcoin, non c'è una posizione centrale in cui una squadra SWAT possa fare irruzione. Non c'è un amministratore delegato da arrestare. Il meglio che gli stati possano fare è giocare a un gioco infinito di “colpisci la talpa” mondiale.
Anche se gli Stati Uniti e la Russia si impegnassero in una guerra nucleare totale, distruggendo gran parte dell'emisfero settentrionale, Bitcoin non perderebbe un colpo nell'emisfero meridionale.
Per avere anche solo una possibilità di fermare Bitcoin, ogni stato del mondo dovrebbe coordinarsi simultaneamente per chiudere tutto Internet ovunque e poi tenerlo spento per sempre.
Anche in questo scenario improbabile, la rete Bitcoin può essere tenuta in piedi tramite segnali radio e reti mesh. Allo stesso tempo, piccoli pannelli solari portatili possono alimentare i computer che gestiscono la rete se la rete normale non è disponibile.
Inoltre una rete di satelliti trasmette costantemente la rete Bitcoin sulla Terra.
In breve, tutti gli aspetti di Bitcoin sono genuinamente decentralizzati e robusti.
Salvo un inevitabile ritorno globale all'età della pietra, Bitcoin è inarrestabile.
Il genio è fuori dalla lampada. Bitcoin è più grande di qualsiasi stato.
Se non possono spegnerlo, allora lo proibiranno?
Molti Paesi hanno già provato a vietare Bitcoin: Algeria, Bangladesh, Bolivia, Ecuador, Egitto, India, Iran, Kirghizistan, Marocco, Nepal, Nigeria, Arabia Saudita, Thailandia, Turchia e molti altri. Tuttavia hanno tutti fallito miseramente, poiché l'adozione in questi Paesi ha continuato a crescere.
Anche il governo cinese ha vietato Bitcoin numerose volte, con pochi o nessun effetto a lungo termine. Bitcoin non solo è sopravvissuto a un attacco da parte di una superpotenza globale, ma è emerso più forte e più resiliente che mai.
Nonostante tutto questo, un qualsiasi stato potrebbe ancora provare a mettere fuori legge Bitcoin?
È certamente possibile che un presidente possa emettere un ordine esecutivo che metta al bando Bitcoin. Ricordate, l'ordine esecutivo 6102 mise al bando il possesso di oro per i cittadini americani dal 1933 fino alla sua abrogazione nel 1974.
Tuttavia, tale risultato è improbabile per quattro motivi.
Motivo n°1: il codice informatico è comunicazione protetta
Bitcoin è codice informatico open source disponibile per chiunque.
Nel caso giudiziario, Bernstein contro il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, le corti federali degli Stati Uniti hanno stabilito che il codice informatico è equivalente alla libertà di parola ed è protetta dal 1° emendamento della Costituzione degli Stati Uniti.
D'altra parte la Costituzione non è un protettore affidabile dei diritti, come hanno dimostrato l'isteria del Covid, la guerra al terrorismo e la guerra alla droga. Quindi non farei affidamento esclusivamente su di essa per proteggere Bitcoin.
Tuttavia i precedenti che hanno stabilito che il codice informatico equivale alla libertà di parola complicano qualsiasi tentativo di vietarlo.
Motivo n°2: la chiarezza normativa esiste già
Date le sue dichiarazioni, è chiaro che la Securities and Exchange Commission (SEC) considera quasi tutte le criptovalute come titoli non registrati, rendendole vulnerabili ad azioni esecutive.
Ciò ha portato molti a credere erroneamente che la SEC si scaglierà contro Bitcoin.
La realtà è che Bitcoin è l'unica criptovaluta che NON è inequivocabilmente un titolo.
Il governo degli Stati Uniti è stato chiaro nel considerare Bitcoin una merce, una designazione molto più favorevole, sotto la competenza della Commodity Futures Trading Commission (CFTC) e del Commodity Exchange Act.
Bitcoin è una merce perché non c'è nessuno che lo emette.
Allo stesso modo oro, argento, rame, grano, mais e altre materie prime hanno produttori ma non hanno chi li emette.
Ogni altra criptovaluta diversa da Bitcoin ha qualcuno che la crea. Hanno anche fondatori identificabili, fondazioni centrali, team di marketing e addetti ai lavori che possono esercitare un controllo indebito.
Bitcoin non ha nessuna di queste cose, proprio come il rame o il nichel non hanno un reparto marketing o un fondatore.
La SEC non potrebbe perseguire Bitcoin anche se volesse, perché non c'è nessuno a cui indirizzarsi. Non c'è una sede centrale di Bitcoin, non ha un amministratore delegato, un reparto marketing e nessun dipendente.
Ma presumendo che la SEC possa perseguire Bitcoin, non lo farà perché anche loro ammettono che non è un titolo e quindi non rientra nella loro competenza.
Ecco la conclusione: l'IRS, la SEC, la CFTC e altre agenzie federali hanno già fornito a Bitcoin chiari quadri normativi e fiscali.
Ciò ha aiutato molte aziende statunitensi, tra cui grandi istituzioni finanziarie, a entrare in Bitcoin. Invertire queste linee guida, che sono state stabilite per molti anni, e vietare Bitcoin genererebbe una forte resistenza oltre a essere ormai diventata una sfida ardua.
Motivo n°3: vietare Bitcoin è poco pratico
I divieti a livello statale possono limitare qualcosa approvando una legge, ma non possono far sparire qualcosa di prezioso e desiderato da molte persone.
Pensate ai governi di Venezuela e numerosi altri del Sud America con leggi che limitano l'accesso dei cittadini ai dollari statunitensi.
Queste leggi hanno scarso effetto sul desiderio e sulla capacità dei cittadini di utilizzarli; creano invece un fiorente mercato nero o, più precisamente, un libero mercato.
Allo stesso modo, pensate a quanto successo hanno avuto gli stati nel proibire la cannabis nel corso dei decenni. Nonostante i loro sforzi è sempre stata disponibile nella maggior parte delle grandi città.
Cercare di imporre un divieto su qualcosa di digitale e senza confini come Bitcoin è assolutamente poco pratico. Sarebbe molto più difficile per gli stati vietare Bitcoin piuttosto che i dollari statunitensi o una pianta.
Inoltre molti wallet Bitcoin utilizzano una frase di 12 parole come un modo per recuperare i vostri fondi. Se riuscite a memorizzarle, potete immagazzinare miliardi di dollari di valore equivalenti nella vostra testa e basta.
Provate a vietarlo... è come cercare di vietare la matematica.
Anche se fosse pratico farlo, è già troppo tardi.
C'è una massa critica di sostenitori di Bitcoin tra grandi aziende, politici e persone normali.
Pensate a tutti gli avvocati, lobbisti e contatti politici che verrebbero sguinzagliati. È un sacco di potenza di fuoco politica e i loro numeri non fanno che crescere.
Secondo un sondaggio di NYDIG, 46 milioni di americani possiedono Bitcoin. Ciò equivale a circa il 22% di tutti gli adulti negli Stati Uniti.
Sostenere un divieto di Bitcoin significa andare contro di essi, molti dei quali sono ricchi, potenti e ben collegati.
In breve, mettere fuori legge Bitcoin non aiuterà nessuno a vincere le elezioni.
Bitcoin ha già raggiunto la velocità di fuga. In altre parole, è troppo popolare dal punto di vista politico per essere messo fuori legge e ogni giorno diventa più forte man mano che ne aumenta l'adozione.
Motivo n°4: vietare Bitcoin avvantaggerà i propri rivali
Se un qualsiasi stato fosse tanto sciocco da vietare Bitcoin nonostante tutto questo, darebbe a Russia, Cina e altri rivali un'opportunità d'oro per essere in prima linea in una nuova industria redditizia e nel futuro del denaro.
Vietare Bitcoin sarebbe un errore finanziario e geopolitico di primissimo ordine.
Conclusione
Quando si mettono insieme tutti questi elementi, si ottiene una forma di denaro superiore e inarrestabile che sta conquistando il mondo.
Non è difficile vedere dove andrà a parare questa tendenza. È una rivoluzione monetaria.
Ciononostante molte persone credono ancora che un qualsiasi stato possa spegnere Bitcoin o proibirlo in altro modo.
Questo divario di percezione è una benedizione che ci consente di capitalizzare questa asimmetria informativa con investimenti che la sfruttano.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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La festa (dei partiti) è finita
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/la-festa-dei-partiti-e-finita)
L'amministrazione Trump, spinta dal Department of Government Efficiency e dall'Office of Personnel Management, ha inviato e-mail a tutti i dipendenti federali con una normale richiesta di presentare cinque attività svolte nell'ultima settimana.
È un compito facile, ci vogliono 5 minuti. Nel settore dei servizi questo è del tutto normale, persino di routine. Fare l'inventario della forza lavoro è la norma per qualsiasi nuova dirigenza nel settore privato.
Stranamente è scoppiato un impeto di indignazione tra la classe degli esperti. I sindacati stanno preparando cause legali e il panico e la frenesia sono palpabili. A quanto pare nessun nuovo presidente ha mai fatto nulla del genere prima, nessun democratico che creda nel buon governo e nessun repubblicano che presumibilmente diffidi della burocrazia.
Qualcosa di drammatico ha colpito Washington. Non riguarda solo Trump.
Il partito che ora controlla il ramo esecutivo degli Stati Uniti è un terzo partito costruito sui cadaveri dei due partiti esistenti. Di nome è repubblicano, ma si tratta solo di consuetudine dato che ora è stato quasi preso in consegna da estranei che avevano poca o nessuna influenza all'interno del partito un decennio fa.
Quasi tutti i personaggi di spicco ora al potere, incluso Trump ovviamente, ma anche Musk, Gabbard, Kennedy, Lutnick e molti altri, per non parlare degli elettori stessi, sono rifugiati dal Partito Democratico. Le coalizioni sono cambiate radicalmente, i blocchi di voto sono migrati e i dibattiti politici e le priorità non sono più come quelli di qualsiasi periodo dalla fine della Grande Guerra.
Gli occupanti hanno lasciato un Partito Democratico che era ed è impegnato a consumarsi con frenesie rousseauiane su questioni di cui la maggior parte delle persone non si preoccupa o altrimenti è contraria. L'establishment del Partito repubblicano, tuttavia, non li ha mai accolti; erano odiati e contrastati a ogni passo.
La migrazione di Kennedy
Per comprendere la straordinaria velocità e traiettoria di questa creazione di un terzo partito all'interno della struttura di due, pensate che non erano passati nemmeno due anni da quando Robert F. Kennedy Jr. stava per la prima volta pensando di candidarsi alla presidenza come democratico.
Le condizioni erano uniche. Aveva guadagnato un seguito enorme per il suo coraggio durante la crisi sanitaria, opponendosi ai lockdown, esprimendosi contro la censura e le violazioni dei diritti, e poi condannando l'imposizione di vaccini che non avevano portato alcun risultato alla salute pubblica.
Nel 2023 Biden era impopolare e nemmeno credibile come capo dell'esecutivo, figuriamoci come candidato per un secondo mandato. Il pensiero del team elettorale di Kennedy all'epoca era che una sua corsa per la nomination democratica avrebbe costretto a primarie aperte e avrebbe potuto riportare il partito alle sue radici, lontano dal totalitarismo woke e verso i valori politici di suo padre e suo zio.
In teoria, tutto ciò sembrava plausibile. I suoi primi raduni erano eventi affollati e i soldi piovevano. I volontari si arruolavano per lavorare per la sua campagna elettorale. I primi annunci pubblicitari apparsi erano nostalgici di un tempo perduto, un'America prima della distruzione della cultura civica che arrivò con l'assassinio di suo zio nel 1963. La cornice e persino la musica della sua campagna riflettevano tali temi.
Se qualcuno poteva aggiustare i democratici, era sicuramente Kennedy con una vita di attivismo ed esperienza in contenziosi contro l'acquisizione aziendale delle agenzie governative, oltre a una più recente campagna per i diritti umani e la libertà di parola. La presunzione qui era che i democratici avessero una base di sostegno a cui importasse ancora di tali valori, ma le sue intenzioni si sono scontrate con i meccanismi della leadership del partito.
Voleva sfidare Trump per la presidenza e la base della sfida era piuttosto ovvia. Dopotutto è stato durante la supervisione di Trump che sono iniziati i lockdown e che è stato schierato l'apparato legale che ha portato alle iniezioni obbligatorie. È stato Trump a dare il via alla crisi economica con stimoli fiscali più espansione monetaria. Come questione empirica, aveva presieduto la peggiore invasione dei diritti di qualsiasi presidente nella storia.
Era la situazione in cui si trovavano le cose solo due anni fa. Quando è diventato ovvio che non ci sarebbero state primarie aperte, Kennedy è stato tentato da una corsa da indipendente. Il problema più immediato: il sistema è impostato solo per due partiti e non vogliono competizione. Ciò non era così scontato con Kennedy, il quale attingeva equamente da entrambi i lati, quindi tutti coloro che avevano potere volevano che fosse escluso.
L'altro problema è l'innegabile logica delle elezioni in cui il vincitore prende tutto. Secondo la Legge di Duverger, tali concorsi tendono a essere impostati su due sole scelte. Questa logica non si applica solo alla politica, ma a tutti i sistemi di voto. Se offrite agli ospiti di una festa la possibilità di votare per la cena, ma la maggioranza prevarrà sulla minoranza, tutti passeranno immediatamente dal votare per ciò che gli piace al votare contro il cibo che odiano di più.
Per qualche strana ragione questo schema di voto strategico raramente viene menzionato, ma è una realtà della politica statunitense. Gli elettori vanno contro il candidato che temono di più e per la persona che credono possa vincere per prevenire il peggior risultato possibile. Nel caso di Kennedy, quindi, significava che non importasse quanto le persone lo amassero, avrebbero finito per sostenere Biden o Trump in ogni caso.
Durante l'estate questa logica si è imposta pesantemente sulla campagna elettorale di Kennedy, anche se Trump ha dovuto affrontare forti ostacoli da parte dello Stato profondo più un tentativo di assassinio, cosa che ha rievocato il profondo trauma familiare in Kennedy. Ciò ha innescato discussioni tra i due che hanno portato a un riallineamento storico in politica.
Durante queste discussioni Trump è stato franco su ciò che era accaduto durante il periodo Covid. La sua amministrazione gli aveva mentito, soprattutto quegli esperti che gli erano stati assegnati per dire che quel virus era un'arma biologica con una possibile cura sotto forma di un nuovo vaccino. Con grande riluttanza e solo per un periodo di tempo limitato approvò ciò che tutti, compresi i familiari e gli esperti, gli dicevano di fare.
Per quanto riguarda l'operazione “Warp Speed”, Trump l'aveva sempre considerata una spinta aggressiva per una soluzione. Fonti internazionali e nazionali indicavano l'idrossiclorochina come una terapia praticabile, e così ne ordinò la distribuzione di massa.
Era inconcepibile a quei tempi che la burocrazia più profonda non solo avrebbe rimosso questo farmaco e altri dalla distribuzione, ma avrebbe persino generato falsi studi che mettevano in guardia contro di essi, il tutto nel tentativo di promuovere il nuovo prodotto farmaceutico. Trump fu sicuramente stupito nel vedere questi eventi svolgersi in un modo che non poteva controllare.
A tale proposito, sia Trump che Robert F. Kennedy Jr. concordarono sui pericoli per la salute americana provenienti da una varietà di fronti, tra cui quello derivante dall'uso eccessivo di prodotti farmaceutici. Trump ha appreso dall'esperienza di Kennedy in materia, e non solo su questo ma anche sui mali delle agenzie infiltrate da agenti malevoli, della censura e della manipolazione della cultura pubblica in generale da parte dello Stato profondo.
Non si sarebbero mai trovati d'accordo su questioni di petrolio e gas, ovviamente, ma anche su questo argomento Kennedy era stato spinto dagli anni del Covid a riconsiderare la presunta scienza alla base del cambiamento climatico, in particolare quella che raccomandava una maggiore sofferenza umana come mezzo per risolvere una presunta minaccia esistenziale.
Potremmo non conoscere mai appieno ciò che è accaduto in quei due giorni, ma quelle discussioni hanno cambiato la storia, riunendo due potenti forze nella cultura americana che erano state a lungo separate dall'etichetta di partito e dall'identità tribale: il nazionalismo borghese contro il liberalismo borghese di Whole Foods. Come abbiamo scoperto, avevano un nemico comune.
Ora Kennedy è il nuovo capo della Salute e dei Servizi Umani nell'amministrazione Trump e sta ora intraprendendo il più grande tentativo di rimettere in carreggiata l'establishment di Washington sin dai tempi di Andrew Jackson. Il suo obiettivo è quello di capovolgere l'intera nave di stato, industria e scienza, allontanandosi dalla falsità e dalla corruzione industriale derivanti da un unico focus sulle malattie infettive verso un nuovo focus sulle malattie croniche con soluzioni prevalentemente naturali. Un compito a dir poco erculeo.
La migrazione di Musk
Elon Musk è la terza forza all'interno di questo triumvirato di leadership del nuovo partito. Prima del 2020 era un investitore e imprenditore politicamente convenzionale. Per lo più si associava al partito predefinito delle élite, i Democratici. Poi sono arrivati i lockdown. È stato l'unico grande leader aziendale negli Stati Uniti, e probabilmente in tutto il mondo industrializzato, che si è pubblicamente alzato in piedi per protestare. Ha detto che avrebbe preferito dormire sul pavimento della sua fabbrica piuttosto che chiuderla; ha rifiutato gli obblighi di vaccinazione in tutte le sue aziende; ha ritirato Tesla dalla California e l'ha trasferita in Texas; ha trasferito tutte le sue registrazioni aziendali nel Delaware.
Nel 2023 era un uomo cambiato, consapevole della minaccia del cosiddetto Leviatano, e si è immerso profondamente nella letteratura anti-statalista. Ha affrontato battaglie sull'ideologia woke e questo ha reso completa la sua trasformazione intellettuale. È entrato nella stagione politica con una nuova consapevolezza: mentre un tempo considerava la burocrazia fastidiosamente necessaria, ora la vedeva sempre più come la fonte di una tirannia incontrollata.
A un certo livello l'incontro tra Trump e Musk, come quello tra Trump e Kennedy, era del tutto improbabile. Musk considerava il suo più grande successo come uomo d'affari l'aver dato il contributo più potente all'energia pulita, avendo spezzato il monopolio automobilistico e prodotto in serie la prima auto elettrica commercialmente valida. Trump, d'altro canto, aveva giurato di smantellare i sussidi alle auto elettriche e aveva chiesto la deregolamentazione di petrolio e gas. Allearsi con Trump significava dover mettere a rischio anche l'agevolazione fiscale per i consumatori di veicoli elettrici.
Ma era pronto a questo perché, come Kennedy, si era convinto che la civiltà occidentale stessa era a rischio a causa di un Leviatano che aveva mostrato i denti nel modo più brutale durante gli anni del Covid. Il suo motivo per acquistare Twitter per $44 miliardi era quello di smantellare il cartello della censura che era stato creato per far rispettare i lockdown e promuovere i vaccini. Una volta acquistato ha scoperto l'entità del controllo governativo, lo ha sradicato e ha scatenato la libertà di parola negli Stati Uniti.
Anche in questo caso, Musk ha condiviso questa preoccupazione con Kennedy e Trump. Tutti e tre si sono uniti sulle questioni cruciali: il disperato bisogno di frenare e schiacciare il potere e la portata dello stato amministrativo. Questa è una questione che attraversa sinistra e destra, democratici e repubblicani, liberali e conservatori e tutte le altre categorie tradizionali.
La migrazione della Gabbard
A questo proposito c'era anche l'aspetto della sicurezza nazionale in cui decenni di “guerre infinite” alimentate dai neocon avevano generato risentimento e fallimento all'estero, portando così Tulsi Gabbard dai Democratici alla parte di Trump, insieme ad altri come Pete Hegseth che vedevano le tradizionali preoccupazioni militari aver ceduto il passo all'ideologia woke che Musk disprezzava e che Kennedy trovava profondamente corrotta.
I loro interessi coincidevano con la rivolta contro il globalismo in generale, il quale aveva assunto la forma di infinite guerre impossibili da vincere, rubinetti incontrollati di aiuti esteri, saccheggi dei contribuenti sotto forma di sussidi a sindacati internazionali di ONG, oltre al crudele utilizzo dell'immigrazione come strumento di manipolazione elettorale. È stato il punto sull'immigrazione a innescare la spinta populista per il nuovo nazionalismo, accogliendo nuovi rifugiati dai settori anti-guerra di sinistra e destra.
Lo stesso Donald Trump ha sperimentato una migrazione tutta sua. Mercantilista industriale fin dalle sue prime dichiarazioni pubbliche, ha gradualmente sviluppato un antistatalismo di fatto una volta che il suo primo mandato è stato sovvertito dall'interno e poi ha dovuto affrontare un'inaudita guerra nelle aule dei tribunali e persino tentativi di assassinio per fermare il suo secondo mandato. Quando ha detto al Libertarian Party che questa guerra legale lo rendeva un libertario nello spirito, stava dicendo la verità. Una volta che è diventata una questione personale, si è effettivamente rivoltato contro lo stato e tutte le sue opere.
Questi sono tutti percorsi tortuosi ma hanno avuto un'enorme influenza sulla mente della popolazione sulla scia degli anni del Covid, screditando la classe dirigente e preparato la strada per un modo completamente nuovo di gestire il governo e la vita pubblica. Data la cultura dei meme del nostro tempo, questo nuovo partito ha assunto vari nomi, prima MAGA e poi MAHA e poi DOGE (in omaggio alla famosa meme coin).
MAGA/MAHA/DOGE non è esattamente il nome più orecchiabile per il nuovo partito al governo, ma è molto più accurato di Repubblicano, per non parlare di Democratico. Si tratta di un nuovo partito formato dai gusci screditati dei due partiti esistenti che hanno perso la fiducia della popolazione nel corso di decenni di malgoverno, culminati in un tentativo di padroneggiare le esigenze del regno microbico.
In senso kuhniano, il crollo del paradigma ortodosso (governo da parte di agenzie amministrative) è stato completato nel 2023, preparando la strada alla coalizione pre-paradigmatica di questi personaggi affascinanti, sostenuti da movimenti popolari che si rispecchiano in molti altri luoghi e che generalmente navigano sotto la bandiera del populismo. Ed ecco il fatto cruciale: questi leader hanno la loro portata, influenza e potere perché le cause che rappresentano sono diventate più mature con una popolazione completamente stufa del malgoverno degli esperti.
Questi sono tempi nuovi e altamente promettenti, poiché il vecchio subisce uno smantellamento misericordioso e qualcosa di completamente nuovo prende il suo posto. Troviamo le radici dell'ideologia dello stato amministrativo nelle opere di Woodrow Wilson, e bastano pochi minuti di lettura delle sue fantasie su come la scienza e la costrizione avrebbero forgiato un mondo migliore per capire che era solo questione di tempo prima che l'intero esperimento andasse in frantumi.
Ci è voluto più di un secolo, ma quel giorno è finalmente arrivato: il paradigma è cambiato. Nonostante tutto il disordine e la frenesia, tra cui il caos, la confusione e i tradimenti, i nostri tempi offrono l'opportunità di riaffermare un principio fondamentale dell'Illuminismo, ovvero che le persone stesse dovrebbero avere un ruolo influente nel plasmare il funzionamento del sistema sotto il quale sono costrette a vivere.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Trump non può permettere che l’Europa trascini a fondo gli Stati Uniti
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/trump-non-puo-permettere-che-leuropa)
I leader dei governi europei sono molto arrabbiati con la nuova amministrazione Trump. Innanzitutto il Segretario alla Difesa, Pete Hegseth, ha affermato che un ritorno ai confini tra Ucraina e Russia precedenti al 2014 è un “obiettivo irrealistico” e che i leader europei non dovrebbero dare per scontato che le truppe americane saranno presenti sul continente per sempre.
Poi, il vicepresidente JD Vance, ha tenuto un discorso a una conferenza sulla sicurezza in Germania, in cui ha ammonito i governi europei per aver ripetutamente violato i principi liberaldemocratici che proclamano a gran voce di difendere. Ha citato il recente ribaltamento di un'elezione in Romania dopo che il risultato era andato contro ciò che il governo in carica e i suoi alleati dell'Europa occidentale volevano, così come una pletora di repressioni del dissenso politico da parte di alcuni degli alleati più stretti di Washington nel continente.
Infine il presidente Trump ha annunciato che il governo degli Stati Uniti avrebbe avviato colloqui diretti con il governo russo per negoziare la fine della guerra in Ucraina. Questi colloqui sono iniziati senza alcun coinvolgimento da parte di altri governi europei, tra cui l'Ucraina stessa.
Inutile dire che tutte queste dichiarazioni e sviluppi hanno fatto arrabbiare molto i leader europei, evidentemente convinti che gli Stati Uniti avrebbero continuato a schierare truppe, inviare armi e fornire finanziamenti per la sicurezza del continente, lasciando che i loro governi potessero agire come volevano e trattandoli come i principali attori della guerra per procura che abbiamo finanziato.
Da tutte le prove l'obiettivo dell'amministrazione Trump è di fare pressione sui governi europei affinché spendano di più i soldi dei loro contribuenti per finanziare la NATO. Un onere non indifferente dato che l'Europa è in questo momento immersa in un declino autoinflitto, e i contribuenti statunitensi non dovrebbero essere costretti a prendervi parte.
Da una prospettiva americana, il declino dell'Europa è tragico, poiché alcuni degli aspetti migliori delle nostre istituzioni e della nostra cultura possono essere ricondotti al periodo dell'ascesa dell'Europa.
Dopo la caduta dell'Impero romano, l'Europa occidentale si frammentò in molte piccole unità politiche. I territori relativamente piccoli di questi stati, insieme alla presenza di forti istituzioni non statali come la Chiesa e una classe mercantile internazionale, significavano che il potere era altamente decentralizzato.
Come hanno dimostrato studiosi del calibro di Ralph Raico, Nathan Rosenberg e L. E. Birdzel Jr., l'assetto altamente decentralizzato dell'Europa nel Medioevo fu il fattore principale nel generare la prosperità che ha poi dato all'Occidente più potere e uno standard di vita più sicuro e confortevole rispetto a qualsiasi altra civiltà nella storia. Un rispetto per i diritti della proprietà privata contribuì a creare un sistema giudiziario che amplificò ulteriormente il successo dell'Occidente.
Sfortunatamente l'immensa quantità di ricchezza permise anche agli stati di sottrarne una parte e di diventare molto potenti. Il principale tra questi era il governo britannico, il quale utilizzò la ricchezza del suo popolo per costruire il primo vero impero che si estendeva su tutto il globo. Le classi dominanti britanniche e di altre nazioni europee presentavano i loro governi sfarzosi e l'espansionismo straniero come un segno di gloria nazionale, ma l'ascesa di questi grandi e potenti stati rappresentava il costante abbandono delle stesse istituzioni che avevano alimentato la crescita dell'Europa.
La sorprendente produttività della Rivoluzione industriale tenne in piedi la festa per tutto il 1800, ma, come è noto, nel 1914 quasi tutta l'Europa venne trascinata nel conflitto più grande e sanguinoso che il mondo avesse mai visto. La brutalità della guerra e la sconfitta decisiva delle Potenze centrali, causata dall'ingresso non necessario degli Stati Uniti, prepararono il terreno per l'ascesa dei nazisti e la Seconda guerra mondiale, la quale cancellò ciò che restava del potere europeo.
Nei decenni successivi gran parte dell'Europa occidentale sprofondò al punto di diventare di fatto vassalli di Washington, allontanandosi ancora di più dalle istituzioni decentralizzate e dal rispetto dei diritti di proprietà privata. Il che ci porta alla situazione europea che Trump, Vance e Hegseth hanno affrontato di recente quando hanno preso le redini del governo americano.
I governi dell'Europa occidentale hanno istituito il totalitarismo in nome della prevenzione dell'ascesa del totalitarismo e hanno costruito un'altra grande rete di garanzie di guerra in nome della prevenzione di un'altra guerra mondiale. L'establishment europeo è ancora talmente traumatizzato dalla Seconda guerra mondiale che si comporta come se la storia fosse iniziata nel 1933 e ignora tutte le lezioni importanti da prima di quella data.
Dopo i commenti di Vance, i funzionari europei si sono presentati davanti alla stampa e hanno montato un'appassionata difesa della loro repressione del dissenso. E mentre Trump si muove finalmente per porre fine al coinvolgimento degli Stati Uniti nella guerra in Ucraina, i leader europei si stanno affannando per trovare modi per raddoppiare in modo indipendente lo stesso assetto che ha contribuito a causare la guerra in primo luogo.
Il declino dell'Europa è una cosa triste da guardare, ma la reazione dei funzionari europei a Vance che li ha chiamati in causa su alcuni aspetti di tal declino conferma che le persone attualmente al comando della nave UE non cambieranno direzione tanto presto.
Se l'Europa è davvero intenzionata a ripiombare nell'oscurità attraverso il totalitarismo, la stagnazione economica, o scatenando una nuova guerra che coinvolgerà l'intero continente, i contribuenti americani non dovrebbero essere costretti a dare il loro contributo.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Come lo stato rende i vaccini meno sicuri
Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/come-lo-stato-rende-i-vaccini-meno)
Robert Kennedy Jr. è il nuovo Segretario della Salute e dei Servizi Umani. Se vi piacciono gli eventi carichi di emotività, potreste aver trovato avvincenti le udienze di conferma al Senato riguardanti la sua nomina.
La senatrice Elizabeth Warren, tra gli altri, ha criticato Kennedy per le sue “opinioni pericolose”. Nel libro, Thinking Fast and Slow, il defunto premio Nobel per l’economia, Daniel Kahneman, mette in guardia contro le dichiarazioni cariche di emotività: “È saggio prendere sul serio le ammissioni di incertezza, ma le dichiarazioni tronfie di sicurezza vi dicono principalmente che un individuo ha costruito una storia coerente nella sua mente, non necessariamente che la storia sia vera”.
Kahneman ha spiegato che alcuni prendono decisioni che implicano rischi consultando le proprie emozioni: “Mi piace? Lo odio? Quanto mi fa sentire forte?”
Il risultato è che “la risposta a una domanda facile (Come mi sento a riguardo?) serve come risposta a una domanda molto più difficile (Cosa ne penso?)”. Durante le udienze di Kennedy, sono state mostrate molte emozioni, ma poca riflessione.
Se siete propensi a uno stato onnipotente e preferite delegare le decisioni importanti in materia di salute agli esperti, potreste sentirvi a vostro agio con una governance emotiva.
La Warren era sicura della “storia coerente” nella sua mente mentre si scagliava contro Kennedy. Era preoccupata che avrebbe reso le cause legali contro le aziende farmaceutiche talmente facili da “chiudere l'accesso e la produzione di vaccini per ognuno di noi”. Secondo lei “i produttori di vaccini spesso operano con margini di profitto molto ridotti. Se vengono citati in giudizio ripetutamente e con successo, usciranno dal settore dei vaccini”.
La Warren sostiene un tipo di legislazione che, secondo un analista, si tradurrebbe in una “espropriazione totale delle imprese private”. Quanto è ironico che ora voglia esentare alcune aziende dalle forze di mercato.
In questo saggio non cercherò di risolvere la questione spinosa della sicurezza dei vaccini. Tuttavia, come economista, posso identificare le distorsioni di mercato derivanti dall'esenzione delle aziende dalle forze di mercato... come la responsabilità.
Potreste aver visto lo spot del Super Bowl di Hims & Hers che promuoveva i loro farmaci per la perdita di peso. Mentre lo spot evitava di nominare farmaci specifici, le immagini mostravano penne per iniezione simili a quelle utilizzate per il famoso trattamento per il diabete: Ozempic di Novo Nordisk.
Come tutti i prodotti farmaceutici, Ozempic ha effetti collaterali. Alcuni di essi sono molto gravi, tra cui la compromissione della vista. Per alcuni, i benefici superano i rischi affinché si possa perdere peso.
Le cause per responsabilità del prodotto sono possibili quando il prodotto è difettoso, o quando i consumatori non sono pienamente informati degli effetti collaterali, la cui entità spesso non è evidente se non anni dopo.
Una legge che esenta Ozempic dalla responsabilità del prodotto renderebbe questi farmaci più sicuri o più pericolosi? Utilizzando la sua logica alle udienze Kennedy, la senatrice Warren potrebbe sostenere che tale esenzione è necessaria nella lotta della nazione contro l'epidemia di obesità.
Un argomento simile è stato utilizzato per approvare il National Childhood Vaccine Injury Act del 1986 (Vaccine Act). Quest'ultimo ha concesso ai produttori farmaceutici un'ampia immunità legale dalle cause per danni da vaccino. La legge includeva “la prelazione dalle richieste di risarcimento danni a livello statale [...] che denunciano difetti di progettazione e difetti di avvertenza”. Inoltre, una volta approvata, un produttore di vaccini “non ha l'obbligo legale di raccogliere e analizzare attivamente i dati sulla sicurezza e l'efficacia, né i produttori sono obbligati ad aggiornare le formule dei vaccini alla luce dei nuovi progressi scientifici”.
Il Vaccine Act prevedeva un “programma di risarcimento per i danni correlati ai vaccini”. Nonostante le intenzioni originali, le famiglie dei danneggiati affrontano “complessi ostacoli legali per ottenere un risarcimento” in un processo che è diventato “conflittuale”.
L'immunità aziendale dalle cause legali garantisce ai vaccini un sussidio nascosto.
Di conseguenza il numero di vaccini che un bambino riceve sin dalla nascita fino ai 18 anni è esploso. Secondo un conteggio, nel 1983 furono somministrate 24 dosi di quattro vaccini tra la nascita e i 18 anni; nel 2023 sono state raccomandate fino a 88 dosi di 16 vaccini. Le raccomandazioni sui vaccini dei Centers for Disease Control (CDC) sono di vasta portata perché guidano gli stati a stabilire i requisiti di vaccinazione per frequentare le scuole pubbliche.
Le raccomandazioni del CDC non sono trasmesse dall'alto, sono influenzate dalla politica e dalle relazioni finanziariamente intrecciate tra stato e industria.
Il dott. Frederik Schaltz-Buchholze, esperto danese di vaccini, conta “11 iniezioni distinte di vaccino ai bambini danesi, mentre i bambini americani ne ricevono 72 fino a 18 anni di età”. E aggiunge: “Considero completamente inutili diversi vaccini (ad esempio epatite B, COVID-19, influenza) nel programma statunitense e non sottoporrei i miei figli a questo programma di vaccinazione se vivessi negli Stati Uniti”.
All'udienza di conferma di Kennedy, il senatore Rand Paul ha sollevato la questione del vaccino contro l'epatite B somministrato alla nascita. I dottori Paul e Schaltz-Buchholze sono anti-vaccinisti? Entrambi hanno chiarito di non esserlo.
Le accuse di essere contrari ai vaccini vengono utilizzate per mettere a tacere le indagini e il dibattito sulle preoccupazioni relative alla sicurezza e al calendario di somministrazione.
La senatrice Warren è una persona per cui l'indagine è superflua, perché è convinta che la storia nella sua mente sia vera. Secondo lei aumentare il numero di vaccinazioni porta a salvare più vite e a una nazione più sana.
Come economista, sto sollevando un avvertimento di cautela. All'inizio della mia carriera ho indagato su come le assicurazioni regolassero il rischio nell'energia nucleare. Testimoniai davanti al Congresso sulle limitazioni del Price-Anderson Act riguardo la responsabilità per incidenti. Tra l'altro, i sostenitori conservatori dell'energia nucleare sovvenzionata hanno usato la stessa retorica usata ora da coloro che esentano la responsabilità per i vaccini: la sostengo, il Paese ne ha bisogno, quindi sovvenzioniamola.
La questione della limitazione della responsabilità è stata esaminata dal professore di diritto Richard Epstein. Scrivendo della fuoriuscita di petrolio della British Petroleum nel 2010 nel Golfo del Messico, ha spiegato perché “il modo migliore per scoraggiare future fuoriuscite è esporre i trivellatori ai costi totali di qualsiasi errore e non lasciare che alcuna azienda senza un'adeguata assicurazione si avvicini a una torre di perforazione petrolifera”.
Epstein ha aggiunto: “Una solida sottoscrizione assicurativa svolgerà un lavoro migliore nel determinare il prezzo del rischio rispetto a qualsiasi programma di supervisione statale diretta”.
Il Vaccine Act del 1986 è anch'esso soggetto alla logica di Epstein. La necessità di una copertura assicurativa incoraggerebbe le aziende farmaceutiche a dare priorità alla sicurezza dei vaccini.
Coloro che sostengono le esenzioni di responsabilità affermano di stare salvaguardando la salute pubblica. Come la Warren, credono che altrimenti la produzione di vaccini sarebbe inadeguata, oltre a respingere le critiche alle raccomandazioni del CDC.
Siamo chiari: rifiutare gli scudi di responsabilità non significa rifiutare i vaccini. Le esenzioni di responsabilità indeboliscono gli incentivi a dare priorità alla sicurezza dei vaccini.
Oggi ho letto un caso emblematico di responsabilità e sicurezza: un grande ritiro di prodotti di tonno in scatola a causa di un rischio di intossicazione alimentare dovuto a un difetto nel coperchio con linguetta estraibile. Il produttore ha ritirato il prodotto “per eccesso di cautela” nonostante non siano stati segnalati feriti.
Finire sotto l'occhio di bue è costoso. Perché il produttore dovrebbe accollarsi questo costo enorme per quello che sembra un rischio minimo? La risposta a questa domanda è semplice e va oltre le considerazioni morali: il produttore sarà responsabile di tutte le richieste di risarcimento per responsabilità del prodotto se il rischio si rivelasse maggiore del previsto. È più intelligente sostenere una spesa relativamente piccola che rischiare la bancarotta se le persone iniziano a morire.
In base al diritto civile, la necessità di cibo non esenta i produttori dalla responsabilità. La necessità di prodotti farmaceutici non dovrebbe essere una difesa contro le richieste di risarcimento danni. La governance emotiva crea un teatro avvincente, ma non è una ricerca della verità sulla sicurezza. L'eliminazione dei guardrail del processo di mercato mette a repentaglio la salute delle persone.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Tutto svuotato
Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/tutto-svuotato)
Viviamo in un mondo in cui ogni bisogno umano essenziale (denaro, cibo, salute, istruzione e persino informazioni) è controllato e manipolato da sistemi artificiali. Questa “Matrix” ha avuto inizio con i banchieri centrali che hanno creato la moneta fiat: dichiarando il valore di qualcosa, imponendone l'uso e creando dipendenza. Questo modello ha prodotto scarsità dove non esiste naturalmente, assicurando la dipendenza dai loro sistemi. Possiamo osservare questo schema ovunque: denaro creato dal nulla ma sempre scarso, cibo abbondante reso artificialmente scarso, guarigione naturale rinominata “alternativa”, saggezza convenzionale sostituita dalle credenziali.
La Matrix monetaria
Le banche centrali creano valuta attraverso la monetizzazione del debito, ogni nuova unità monetaria ruba valore a ogni unità monetaria esistente. Attraverso l'inflazione derubano silenziosamente (quasi) tutti i tuoi risparmi, trasformando la vostra energia produttiva nel loro potere. Nel 1913 un mese intero di lavoro poteva comprare un vestito di lusso; oggi copre a malapena la spesa di una settimana. Il lavoro non è cambiato, il denaro sì. La moneta fiat stessa è una sorta di dipendenza forzata. Una volta abbandonato il gold standard nel 1971, non c'è stato limite alla loro manipolazione monetaria.
Non si tratta solo di valuta, ma di raccolta di energia. Le banche creano denaro tramite tasti premuti, quindi ne richiedono il rimborso in tempo e lavoro umano reale. Quando la FED ha stampato $6.000 miliardi nel 2020, non ha creato valore, ha diluito ogni dollaro nel vostro conto di risparmio. È l'alchimia finanziaria moderna: trasformare la vostra produttività nel loro potere. Come dice giustamente Jeffrey Tucker: “Le banche centrali sono il motore di una delle forme di furto più sofisticate nella storia dell'umanità”.
Mentre le banche centrali corrono per implementare le valute digitali delle banche centrali (CBDC), promettendo praticità mentre costruiscono l'architettura per la sorveglianza finanziaria totale, il risultato finale diventa chiaro: il denaro sano/onesto, vincolato da limiti naturali o matematici, non può essere creato dal nulla. Oro e argento affrontano vincoli di estrazione fisica; Bitcoin è rigidamente limitato a 21 milioni di unità. Sebbene non perfetti, hanno in comune una caratteristica fondamentale: non possono essere creati come denaro monopolistico da pianificatori centrali. Queste limitazioni significano che il vero valore è guadagnato, non fabbricato, motivo per cui vengono attaccati: non possono essere svalutati ad hoc.
Proprio come il sistema finanziario plasma la nostra realtà economica attraverso la scarsità artificiale, il panorama dell'informazione progetta la nostra percezione attraverso un controllo concentrato.
Il Nexus dell'informazione
Sei società controllano il 90% dei media, in calo rispetto alle 50 società nel 1983. Ad aggravare ulteriormente questo consolidamento, non si tratta di storie fasulle, ma di produrre una realtà fasulla e progettare la divisione sociale. La moneta fiat ha creato un sistema di notizie fiat, in cui si applicano gli stessi principi: dichiarare qualcosa, ripeterlo, farlo rispettare ed entrare nella coscienza delle masse. L'illusione della scelta dei media maschera la proprietà concentrata: BlackRock e Vanguard sono i principali azionisti di ogni grande azienda nel mondo dell'informazione (per inciso, possiedono anche le principali banche). Le stesse aziende possiedono azioni di appaltatori della difesa, aziende farmaceutiche e le stesse aziende che finiscono sui giornali.
Come ha ammesso l'ex-presidente della CBS News, Richard Salant: “Il nostro compito non è dare alle persone ciò che vogliono, ma ciò che decidiamo che debbano avere”.
Dividendo la società in infiniti campi contrapposti (sinistra contro destra, neri contro bianchi, vaccinati contro non vaccinati), si assicurano che le persone continuino a combattere tra loro invece di guardare in alto per vedere chi tira i fili.
Non si tratta semplicemente di mettere a tacere il dissenso, ma di plasmare la fede. Ricordate quanto velocemente “fidatevi della scienza” è diventato “non mettete in discussione l'autorità”? Come “due settimane per appiattire la curva” sono diventati due anni di cambiamenti di obiettivo? Anche i cittadini più fiduciosi hanno iniziato a notare la manipolazione della narrativa.
La fabbrica delle informazioni non controlla solo ciò che vedete, ma plasma il modo in cui pensate a ciò che vedete. Gli algoritmi di selezione dei contenuti creano camere di risonanza mentre la messaggistica coordinata produce l'illusione del consenso. I media sono di proprietà di aziende dipendenti da contratti governativi e regolamentati dalle agenzie a cui fanno riferimento. Quando seguite i soldi, dalle pubblicità farmaceutiche alla proprietà degli appaltatori della difesa, vedete che non stanno criticando il sistema; sono il sistema.
La manipolazione delle informazioni funge da precursore di quella che forse è l'espressione più devastante del potere centralizzato: la macchina della guerra senza fine.
La macchina da guerra dei banchieri
La guerra è il racket definitivo e i banchieri l'hanno perfezionata fin dalle guerre napoleoniche. Creare il conflitto, finanziare tutti i partecipanti, trarre profitto dalla distruzione, quindi finanziare la ricostruzione. Gli stessi interessi finanziari raccolgono denaro sporco indipendentemente da chi “vince”.
Il complesso militare-industriale ha bisogno di nemici infiniti per giustificare spese infinite. Quando cade un uomo nero, ne fabbricano un altro. Non vendono armi, vendono paura. Ogni missile lanciato rappresenta scuole non costruite, ospedali non finanziati, comunità non supportate. Le persone pagano sempre, mentre i banchieri riscuotono i dividendi.
La chiamano “politica estera” — in realtà è controllo della popolazione e furto di risorse. Distruggono nazioni indipendenti che osano creare i propri sistemi monetari, o commerciare al di fuori del loro controllo, mentre la chiamano “diffusione della democrazia”. I giovani muoiono in terre straniere mentre avvoltoi in giacca e cravatta ridisegnano le mappe attorno ai giacimenti petroliferi e alle rotte commerciali. Guardate l'Ucraina: BlackRock sta già pianificando la “ricostruzione”, acquistando terre e risorse mentre le persone muoiono.
Mentre la guerra fisica distrugge i corpi, il sistema di credenziali combatte una battaglia più silenziosa per le menti, determinando chi può parlare con autorità e quali verità sono considerate accettabili.
Il cartello delle credenziali
Abbiamo creato una classe di esperti che scambiano l'approvazione istituzionale per saggezza. Lo studente di medicina medio si laurea con $241.600 di debiti — quanto è probabile che metta in discussione un sistema con cui è in debito? L'istruzione fiat produce competenza fiat, basata sulla convalida istituzionale invece che sulla vera comprensione. Gli studi dimostrano che l'istruzione medica spesso enfatizza gli interventi farmaceutici, mentre gli approcci alimentari e lo stile di vita ricevono relativamente poca attenzione. Quando i dottorati di ricerca hanno messo in discussione le politiche di lockdown, sono stati messi a tacere mentre i social media sono diventati da un giorno all'altro “esperti di salute pubblica”.
La crisi dei prestiti agli studenti rivela la truffa: $1.700 miliardi di debiti mentre gli stipendi reali dei laureati sono stagnanti. La vera competenza deriva dai risultati, non dalle lauree. Un contadino che coltiva cibo ricco di nutrienti capisce la salute meglio di molti nutrizionisti; un meccanico che ripara motori comprende sistemi complessi meglio di molti economisti. La teoria senza pratica è solo una sofisticata supposizione. Le loro lauree non misurano l'intelligenza, misurano l'obbedienza. Più a lungo rimanete nel loro sistema, più diventa difficile vedere oltre.
La stessa cattura istituzionale che trasforma l'istruzione in indottrinamento si estende all'assistenza sanitaria, dove la saggezza della guarigione è sostituita da interventi brevettati.
La Matrix sanitaria
Hanno trasformato la medicina da arte curativa a servizio in abbonamento. Purdue Pharma ha guadagnato $35 miliardi vendendo OxyContin, definendo la dipendenza “pseudodipendenza” che richiede dosi più elevate. La FDA ha approvato il THC sintetico mentre le piante naturali sono illegali a livello federale, nonostante la legalizzazione in alcuni stati. La differenza? Una può essere brevettata. Anche in questo caso, principi fiat: sostituire il naturale con l'ingegnerizzato, a un prezzo elevato.
La corruzione è misurabile: l'industria farmaceutica ha dovuto affrontare sanzioni finanziarie sostanziali negli ultimi due decenni a causa di varie violazioni legali. Tra i casi più significativi ci sono:
• Pfizer: $2,3 miliardi nel 2009 per la commercializzazione illegale di farmaci da prescrizione;
• Johnson & Johnson: $2,2 miliardi nel 2013 per aver promosso farmaci per usi non approvati e aver fornito tangenti;
• GlaxoSmithKline: $3 miliardi nel 2012 per la commercializzazione illegale di farmaci e la mancata segnalazione di problemi di sicurezza.
Nel complesso queste multe contribuiscono a un totale di oltre $122 miliardi in sanzioni imposte alle aziende farmaceutiche sin dal 2000. Tuttavia sono solo un costo trascurabile nel contesto più ampio del fare affari, un piccolo prezzo da pagare in cambio di un'influenza intoccabile sulla salute umana. Nel frattempo i costi dell'insulina sono aumentati del 1.200% sin dal 1996, nonostante non ci siano stati cambiamenti significativi a riguardo.
Queste stesse aziende ora rivendicano l'autorità esclusiva sulla salute umana, inducendo i bambini a prendere SSRI invece di insegnare loro a elaborare le emozioni in modo naturale. La guarigione naturale, attraverso la luce del sole, il cibo pulito, il movimento e il riposo, viene etichettata come “alternativa”, mentre i farmaci sintetici diventano cure standard. Il potere di guarigione innato del vostro corpo diventa discutibile, mentre le loro molecole brevettate diventano indiscutibili. I nostri corpi sanno come riprendersi quando rimuoviamo gli ostacoli.
La medicalizzazione della salute rappresenta solo l'ennesimo fronte in una guerra più ampia contro i sistemi naturali, una guerra che si estende ai nostri bisogni più basilari di nutrimento.
La guerra alla vitalità naturale
Guardate la loro guerra contro i nostri cibi tradizionali più ricchi di nutrienti: demonizzano la carne e il burro, gli stessi cibi che hanno costruito i nostri cervelli e sostenuto l'umanità per millenni. L'ampia ricerca del dott. Weston Price sulle popolazioni indigene negli anni '30 ha documentato zero casi di malattie croniche moderne tra i gruppi che mangiavano le loro diete tradizionali, trovando tassi di carie dentale inferiori all'1% e praticamente nessuna malattia cardiaca. Ciononostante oggi vengono sponsorizzate le polpette di soia lavorate e le proteine coltivate in laboratorio mentre si attaccano il pascolo rigenerativo che potrebbe curare il nostro pianeta.
Il latte crudo, il cibo perfetto della natura, diventa “pericoloso” nel momento in cui lascia la mucca. Nonostante l'opposizione normativa, la domanda è aumentata, con club di acquisto e piccoli agricoltori che affrontano controlli e persino incursioni armate per aver venduto latte fresco. Questa scelta alimentare, un tempo semplice, è diventata politica, abbracciata da coloro che mettono in discussione le autorità governative, mentre le “alternative al latte” ultra-lavorate fatte di acqua e oli di semi inondano gli scaffali dei supermercati.
Persino il sole, fonte di tutta la vita sulla Terra, è stato trasformato in un nemico. Invece di insegnare la corretta esposizione al sole per un livello ottimale di vitamina D, si promuovono creme solari chimiche che interrompono gli ormoni e avvelenano le barriere coralline.
Mentre la nostra connessione con i sistemi naturali viene interrotta, veniamo condotti in un regno artificiale che promette connessione mentre invece fornisce isolamento.
La prigione digitale
Il percorso verso il nostro attuale isolamento è stato attentamente progettato. Prima ci hanno separati fisicamente: “State a 6 piedi di distanza”. Poi ci hanno confinati: “Restate a casa”. Infine ci hanno venduto il sostituto definitivo: il metaverso, dove gli avatar digitali sostituiscono il tocco umano. Ironia della sorte, man mano che la connessione sociale diventa artificiale, la presenza umana reale diventa più rara.
Come persona che ha trascorso due decenni nel settore della tecnologia, so che questi strumenti sono potenti e dovrebbero essere accessibili a tutti. Il problema non è la tecnologia in sé, ma se viene utilizzata per centralizzare o decentralizzare il potere. Come l'elettricità, che può alimentare una comunità o una recinzione elettrica, gli strumenti digitali possono connettere e dare potere alle persone, oppure sorvegliarle e controllarle. La domanda non è la tecnologia, ma chi la controlla e come viene utilizzata.
Siamo diventati soli insieme, costantemente circondati ma profondamente soli. La ricerca di Meta mostra che Instagram peggiora i problemi di immagine corporea per il 32% delle ragazze adolescenti. Il tempo medio trascorso davanti allo schermo è salito alle stelle, superando le 7 ore al giorno nel 2023, mentre i tassi di depressione sono raddoppiati. Trasmettiamo le nostre vite a sconosciuti, evitando il contatto visivo con i vicini. Condividiamo i nostri pensieri più profondi con algoritmi, mentre facciamo fatica ad avere conversazioni reali. Stiamo annegando nella comunicazione, mentre siamo affamati di comunione.
Sì, i mondi virtuali possono essere delle fughe divertenti: c'è gioia nei giochi e nel gioco digitale. Ma il metaverso non è solo intrattenimento, è un tentativo di sostituire la realtà stessa con una costruzione artificiale che controllano altri. Mille amici su TikTok non possono sostituire una vera conversazione; un milione di “Mi piace” non possono sostituire un abbraccio genuino.
Siamo esseri bioelettrici che letteralmente risuonano tra loro. La vicinanza umana influenza:
• Variabilità della frequenza cardiaca
• Funzione del sistema immunitario
Temono la vera connessione umana perché rompe la loro matrice di controllo. Quando le persone si riuniscono, condividono storie e si scambiano energia; la programmazione si interrompe.
Il percorso verso la liberazione
L'implementazione inizia a livello locale: se vivete in un'area urbana, unitevi o avviate un circolo di acquisto alimentare; se avete accesso agli agricoltori, acquistate direttamente da loro. Create una rete di condivisione delle competenze di quartiere in cui le persone insegnano ciò che sanno, dalla conservazione degli alimenti alle competenze di riparazione di base; avviate un orto comunitario o unitevi a uno esistente; costruite relazioni con vicini che la pensano come voi. Ogni piccolo passo rafforza la resilienza e indebolisce la dipendenza dai sistemi artificiali.
La verità è che ogni sistema artificiale ha una controparte naturale che ci rende liberi. I sistemi artificiali si basano sulla vostra partecipazione, fede e, in ultima analisi, obbedienza. Il loro denaro ha valore solo se ci crediamo; la loro autorità ha potere solo se la accettiamo; le loro narrazioni funzionano solo se le consumiamo.
La soluzione non è complessa:
• Costruite vere amicizie
• Condividete pasti veri
• Fate conversazioni vere
• Create una vera comunità
• Scambiate valore reale
• Fidatevi della legge naturale
Nessuno torna ai sistemi fiat una volta che ha sperimentato la cosa reale. Non tornerete al cibo trasformato dopo aver assaggiato l'abbondanza della natura; non vi fiderete della moneta fiat una volta che avete capito il denaro sano/onesto; non accetterete l'autorità artificiale una volta che avrete trovato la vostra sovranità.
La rivoluzione non sta arrivando, è già qui. Ogni orto è una ribellione contro il loro sistema alimentare; ogni bitcoin è una ribellione contro il loro sistema monetario; ogni vera conversazione è una ribellione contro il loro sistema di controllo; ogni cuoco casalingo è una ribellione contro il loro impero di cibo processato; ogni genitore che insegna la vera storia è una ribellione contro il loro sistema educativo; ogni mercato locale è una ribellione contro i loro monopoli aziendali; ogni riunione di quartiere è una ribellione contro il loro programma di isolamento.
I nostri antenati prosperarono senza sistemi fiat; i nostri discendenti vedranno questa era artificiale come un'età oscura di limitazioni fabbricate ad hoc. Il ritorno alla legge naturale non è solo possibile, è inevitabile. La verità non ha bisogno di imposizione; la realtà non ha bisogno di decreti.
Il vostro DNA ricorda ciò che la vostra mente è stata programmata per dimenticare. La libertà non è concessa dall'autorità, è il vostro stato naturale.
Quale cosa reale sceglierete oggi?
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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La strada dorata per uscire dalla crisi del debito
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/la-strada-dorata-per-uscire-dalla)
Il valore di un dollaro è sceso a un nuovo minimo, meno di 1/3.000 di oncia d'oro. Ciononostante, secondo una legge americana ormai superata, il governo federale deve rendere conto delle sue oltre 8.100 tonnellate d'oro a una valutazione completamente irrilevante stabilita più di 50 anni fa, quando il valore del dollaro era molto più alto, circa 1/42 di oncia.
Quel numero obsoleto deriva dal linguaggio preciso nella Legge del 1973 che andava a modificare il “Par Value Modification Act”, ancora in vigore, la quale stabilisce che il valore in oro del dollaro è fissato a “quarantadue e due noni di dollari per oncia troy”. In altre parole, quella legge valuta il dollaro a 1/42,22 di oncia d'oro.
Eppure, nel mercato dell'oro, il dollaro sta fruttando meno di un 3.000esimo di oncia, un altro modo per dire che l'oro viene scambiato a più di $3.000 l'oncia, circa 71 volte il prezzo legale. In altre parole, il prezzo legale è inferiore al 2% del prezzo di mercato. Come riesce a sopravvivere questo antico manufatto giurisprudenziale?
Qualunque cosa fosse accaduta nel 1973, quando il Congresso ridusse il valore legale del dollaro da 1/38 di oncia d'oro a 1/42,22 di oncia, per noi nel 2025, dopo un ulteriore mezzo secolo di deprezzamento della cartamoneta americana, il prezzo legale non ha alcun senso.
Deriva da una legge approvata 52 anni fa in un mondo diverso della finanza politica. Perché non è stata aggiornata con una relazione più realistica tra oro e dollaro?
Il valore dell'oro in termini di dollari, essendo sceso a un 3.000esimo di oncia da un 42,22esimo di oncia, è aumentato di circa il 7.000% rispetto al prezzo legale. Ciò significa che in termini di oro, il valore del dollaro è crollato di oltre il 98%.
In termini contabili, questo significa che il Dipartimento del Tesoro possiede ciò che equivale a un guadagno di capitale gigantesco sull'oro in suo possesso. Sebbene tale guadagno non sia riconosciuto nei libri contabili del governo federale, è già avvenuto ed è già reale.
A un prezzo di mercato di $3.000 l'oncia, questo guadagno in conto capitale, in cifre tonde, ammonta a $2.958 l'oncia sui 261,5 milioni di once d'oro del Dipartimento del Tesoro. Ciò si traduce, almeno teoricamente, in un profitto totale non realizzato di circa $773 miliardi. È una cifra abbastanza grande da catturare l'attenzione di chiunque e da far riflettere qualsiasi Segretario del Tesoro.
Quando il Segretario del Tesoro Bessent ha affermato: “Monetizzeremo il lato attivo del bilancio degli Stati Uniti per il popolo americano”, molti commentatori finanziari hanno immediatamente pensato all'oro del Dipartimento del Tesoro e a come potrebbe essere trasformato in un grande guadagno e denaro spendibile. Certamente può essere fatto, ma in ogni caso non fino a quando il Congresso non modificherà il valore ufficiale del dollaro stabilito da quella Legge del 1973.
Le possibilità sono importanti per la teoria e la pratica in ambito monetario, perché reintrodurrebbero un certo ruolo monetario per l'oro mezzo secolo dopo che l'America aveva condotto il mondo nel suo attuale sistema monetario puramente cartaceo dopo i fatti del 1971. Fu allora che il presidente Nixon ordinò al Dipartimento del Tesoro di non rispettare l'impegno internazionale degli Stati Uniti di riscattare i dollari in oro.
Supponiamo che il Congresso riportasse il prezzo ufficiale dell'oro alla realtà. Il Dipartimento del Tesoro realizzerebbe immediatamente un guadagno di $773 miliardi nei libri contabili del governo federale. Per trasformare il guadagno in denaro non dovrebbe vendere oro, ma potrebbe indebitarsi avendolo come garanzia.
Ad esempio, il Dipartimento del Tesoro potrebbe emettere obbligazioni auree, come ha già fatto in precedenza e come Judy Shelton, nel suo libro “Good as Gold,” ha suggerito di fare di nuovo.
Con un ritorno alla pratica storica, il Dipartimento del Tesoro potrebbe emettere valuta coperta dall'oro in concorrenza con le banconote della Federal Reserve. Ciò richiederebbe un'ulteriore legislazione controversa.
Molto più semplice e diretto sarebbe per il Dipartimento del Tesoro emettere Certificati aurei, già autorizzati dal Gold Reserve Act del 1934, ma ora basati sul valore corrente dell'oro in suo possesso. Il profitto sull'oro potrebbe quindi essere facilmente monetizzato depositando questi Certificati nella Federal Reserve, che accrediterebbe di conseguenza il conto deposito del Dipartimento del Tesoro presso di essa. Voilà! Soldi pronti da spendere senza emettere altri titoli del Tesoro.
Come abbiamo già sottolineato Paul Kupiec e io, questo sarebbe un modo efficiente per creare finanziamenti provvisori per eventuali future crisi del tetto del debito.
Dovremmo certamente portare le finanze degli Stati Uniti al passo con la realtà: aumento del valore dell'oro rispetto al dollaro e calo del valore del dollaro rispetto all'oro. Allo stesso tempo, potremmo aprire la nostra teoria e pratica monetaria a un rinnovato ruolo monetario per l'oro.
Per fare ciò, il Congresso potrebbe modificare immediatamente il “Par Value Modification Act” emanando un “Gold Value Modification Act del 2025” il quale elimini il precedente prezzo ufficiale di “quarantadue e due noni di dollari” e lo sostituisca con “il valore di mercato equo dell’oro certificato dal Segretario del Tesoro”.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Il nostro incubo durato cinque anni è finalmente finito?
Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/il-nostro-incubo-quinquennale-e-finalmente)
La conferma di Robert F. Kennedy Jr. come Segretario della Salute e dei Servizi Umani negli Stati Uniti è la condanna definitiva della risposta politica al Covid.
Il piano di lockdown fino alla vaccinazione obbligatoria è stato il più grande sforzo di governo e industria su scala globale nella storia. Era tutto progettato per trasferire ricchezza alle industrie vincenti (farmaceutica, vendita al dettaglio online, servizi di streaming, istruzione online), dividere e conquistare la popolazione e consolidare il potere nello stato amministrativo.
Nel 2021 Robert F. Kennedy Jr. era emerso come il critico più esplicito, erudito e informato di quel piano. In due libri brillanti, The Real Anthony Fauci e The Wuhan Cover-Up, ha documentato l'intera sua impresa e ha datato l'evoluzione dell'industria pandemica dal suo inizio nel dopoguerra fino a oggi. Non c'era modo di leggere questi libri e pensare alla cabala corporativa allo stesso modo.
Le circostanze che hanno portato alla sua nomina al Dipartimento della salute sono di per sé improbabili e notevoli. Considerando il presidente Biden un candidato debole, uno che aveva imposto mascherine e iniezioni alla popolazione e censurato brutalmente tecnologia e stampa, ha deciso di candidarsi alla presidenza, presumendo che ci sarebbero state delle primarie aperte. Non ce n'è stata alcuna, quindi è stato costretto a una corsa da indipendente.
Il suo sforzo è stato reso vano dalla solita dinamica politica che capita a ogni candidato indipendente, troppe barriere all'accesso alle schede elettorali più la solita logica della Legge di Duverger. Ciò ha messo la sua campagna in una situazione difficile. Allo stesso tempo due enormi cambiamenti politici erano diventati chiari: il Partito Democratico era diventato un veicolo e una facciata principalmente per lo stato amministrativo, mentre il Partito Repubblicano veniva preso in consegna dai rifugiati dei Democratici, creando di fatto un nuovo partito Trump dai resti degli altri due.
Tutto il resto è storia. Trump si è unito a Elon Musk per fare al governo federale quello che quest'ultimo aveva fatto quando aveva preso il controllo di Twitter: privatizzare l'azienda, svuotare il posto dalle ingerenze federali e licenziare 4 dipendenti su 5. Nel mezzo di tutto questo, e di fronte a una terrificante raffica di attacchi legali, Trump ha schivato il proiettile di un assassino. Ciò ha scatenato terribili ricordi del padre e dello zio di Robert F. Kennedy Jr. e ha quindi deciso di unire gli sforzi con lui.
Nel giro di poche settimane abbiamo avuto una nuova coalizione che ha riunito vecchi antagonisti, poiché molte persone e gruppi hanno realizzato nello stesso istante di avere interessi congiunti: ripulire il cartello corporativo. Con la piattaforma X appena liberata per raggiungere il pubblico, è nato lo slogan MAGA/MAHA/DOGE.
Trump ha vinto e ha scelto Robert F. Kennedy Jr. per guidare il Dipartimento della salute più potente al mondo. L'ostacolo era la conferma al Senato, ma ciò è stato superato attraverso un'incredibile triangolazione che ha reso estremamente difficile votare no.
Nel quadro generale potete misurare la portata di questo titanico cambiamento nella politica americana dal modo in cui si sono allineati i voti al Senato. Tutti i repubblicani tranne uno hanno votato per il rampollo più importante del Partito Democratico affinché guidasse l'impero sanitario, mentre tutti i democratici hanno votato no. Questo da solo è sorprendente e una testimonianza del potere della lobby farmaceutica che, durante le udienze, è stata smascherata come la mano nascosta dietro i più accaniti oppositori della sua conferma.
Il nostro incubo è finito? Non ancora. Non è ancora trascorso nemmeno un mese dall'inizio del secondo mandato di Donald Trump, e non è ancora chiaro quanta autorità eserciti realmente sul tentacolare ramo esecutivo. A dire il vero nessuno riesce nemmeno a mettersi d'accordo su quanto sia grande questa branca: tra i 2,2 e i 3 milioni di dipendenti e tra le 400 e le 450 agenzie governative. Il dissesto finanziario in questo ambito è impensabile e ben peggiore di quanto persino il più grande cinico possa immaginare.
Cinque ex-segretari del Tesoro hanno pubblicato sulle pagine del New York Times un'affermazione scioccante: “Il sistema di pagamento della nazione è stato gestito da un gruppo molto ristretto di dipendenti pubblici apartitici”. Tra questi c'era un dipendente chiamato “assistente segretario fiscale, un incarico che per gli otto decenni precedenti era stato riservato esclusivamente ai dipendenti pubblici per garantire l'imparzialità e la fiducia del pubblico nella gestione e nel pagamento dei fondi federali”.
Non c'è nemmeno bisogno di leggere tra le righe. Ciò significa che nessuna persona eletta dal popolo e nessuno nominato da tale persona ha accesso ai libri contabili federali dal 1946. Ciò va oltre ogni immaginazione. Nessun proprietario di alcuna azienda tollererebbe mai di essere escluso dagli uffici contabili e dai sistemi di pagamento. E nessuna azienda può offrire azioni pubbliche senza verifiche indipendenti e libri contabili aperti.
Eppure sono passati quasi 80 anni, durante i quali nessuna delle due cose è stata vera per questa gigantesca impresa chiamata governo federale. Ciò significa che $193.000 miliardi sono stati spesi da un'istituzione che non ha mai dovuto affrontare una supervisione granulare da parte del popolo e non ha mai soddisfatto le normali richieste che ogni impresa affronta ogni giorno.
L'abitudine a Washington è stata quella di trattare ogni leader eletto e le sue nomine come marionette temporanee e transitorie, persone che vanno e vengono e disturbano poco o nulla le normali operazioni di governo. Questa nuova amministrazione sembra avere ogni intenzione di cambiare le cose, ma il lavoro è incredibilmente impegnativo. Per quanto sostegno pubblico il MAGA/MAHA/DOGE godano per ora, e per quanto molte persone di questi gruppi si stiano inserendo nella struttura di potere, sono in inferiorità numerica e superati in astuzia da milioni di agenti del vecchio ordine.
Questa transizione non sarà facile semmai accadrà.
L'inerzia del vecchio ordine è potente. Anche sulla questione della salute e delle pandemie, c'è già confusione. La CBS News ha riferito che il lealista di Fauci e promotore dell'mRNA, Gerald Parker, dirigerà l'Office of Pandemic Preparedness and Response della Casa Bianca. L'articolo cita “funzionari sanitari” non identificati e la nomina è stata celebrata da Scott Gottlieb, il membro del consiglio di amministrazione di Pfizer che ha spinto Trump a sostenere i lockdown nel 2020.
Questa nomina non è stata confermata dalla Casa Bianca. Non sappiamo se l'OPPR, creato dallo statuto del Congresso, verrà finanziato. Il giornalista non rivelerà le sue fonti, sollevando la questione del perché qualsiasi nomina che abbia a che fare con la salute debba essere circondata da tali macchinazioni degne di un film di spionaggio.
Se Parker si trincera in questa posizione e viene dichiarata un'altra emergenza sanitaria, questa volta per l'influenza aviaria, Robert F. Kennedy Jr. non sarà affatto in una posizione decisionale.
I problemi più grandi hanno a che fare con una domanda: il presidente è davvero responsabile del ramo esecutivo? Può assumere e licenziare? Può spendere soldi o rifiutarsi di spenderli? Può stabilire le linee di politica delle agenzie?
Si potrebbe supporre che la risposta a queste domande si trovi nell'articolo 2, sezione 1: “Il potere esecutivo sarà conferito al presidente degli Stati Uniti d'America”. Eppure quella frase è stata scritta quasi 100 anni prima che il Congresso creasse questa cosa chiamata “civil service” che non compare da nessuna parte nella Costituzione. Questo quarto ramo è cresciuto in dimensioni e potere fino a travolgere sia la presidenza che la legislatura.
I tribunali dovranno risolvere la questione e una valanga di cause legali ha già colpito la nuova amministrazione per aver osato presumere il controllo sulle agenzie governative e sulle loro attività di cui il presidente è e deve necessariamente essere ritenuto responsabile. Le corti federali inferiori sembrano chiedere che il presidente lo sia solo di facciata, mentre la Corte Suprema potrebbe avere un'opinione diversa.
La tanto sbandierata “crisi costituzionale” non è altro che un tentativo di riaffermare il disegno costituzionale originale del governo federale.
Questo è il modello di base in cui Robert F. Kennedy Jr. prende il potere e supervisiona tutte le sotto-agenzie. Queste agenzie governative hanno svolto un ruolo enorme nel coprire l'attacco alla libertà e ai diritti per cinque anni. La sua conferma è un simbolico ripudio delle più eclatanti linee di politica pubbliche mai registrate. E tuttavia il ripudio è del tutto implicito: non c'è stata alcuna commissione, nessuna ammissione di errore, nessuno è stato ritenuto veramente responsabile.
La traiettoria in cui ci troviamo offre molte ragioni per festeggiare, ma tornate sobri in fretta. C'è ancora molta strada da fare ed enormi barriere da superare per arrivare al punto in cui saremo di nuovo davvero al sicuro dal complesso corporativo/statalista e dai loro complotti per derubare la popolazione dei diritti e delle libertà.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Prima nessuno lo vedeva, adesso sì: l'economia naviga in cattive acque
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/prima-nessuno-lo-vedeva-adesso-si)
Per anni ho atteso un po' di onestà sui dati economici. I numeri ufficiali non avevano senso. I numeri nel mondo del lavoro mostravano disparità tra i metodi di raccolta dati; i numeri della produzione non si adattavano alle realtà sul campo; i numeri dei prezzi non riflettevano fonti dell'industria privata.
Mettendo insieme tutti questi elementi, da anni siamo circondati da una recessione, con numeri spaventosi sull'occupazione.
Dire questo mi ha fatto passare per un pazzo, ma gli ultimi cinque anni hanno convinto me e moltitudini di altri che le affermazioni e i numeri ufficiali non sono affidabili. Mettendo alla prova il mio intuito, ho commissionato uno studio ad alcuni esperti di dati seri che conoscono questo mondo meglio di me. Hanno concluso che i prezzi erano aumentati al doppio dei livelli comunicati, che i mercati del lavoro erano deboli, che la produzione era bassa e che eravamo in recessione tecnica sin dal 2022.
Abbiamo pubblicato quello studio e atteso il contraccolpo e le confutazioni. Non sono mai arrivate. Non una comunicazione a me rivolta contro i numeri; non un esperto ha scritto per dire che avevamo distorto qualcosa; non una persona ha respinto la conclusione. Ammetto che questo mi ha spaventato. Quante persone sanno che gli Stati Uniti sono in recessione ma non lo dicono per motivi professionali?
Nel mondo dell'economia i professionisti si aggrappano alle fonti di dati come dottrina ferma. Come si diceva nell'Unione Sovietica, i dati potrebbero essere falsi, ma è tutto ciò che abbiamo! E se lo stesso fosse valso per gli Stati Uniti? Sembra impensabile, dal momento che le relazioni del Bureau of Labor Statistics e del Commerce Department sono da tempo considerati la verità. Cosa succederebbe se scoprissimo che nessuno sa davvero cosa sta succedendo?
Eccoci qui, solo a un mese dal secondo mandato di Trump, e la verità sta venendo fuori all'improvviso.
Eugene Ludwig ha scritto un articolo sorprendente per Politico, guarda caso. Getta acqua fredda su ogni importante fonte di dati in nostro possesso. Le sue conclusioni si adattano bene a quanto avevamo detto sei mesi fa e a ciò che ho intuito dal 2020. Dice senza mezzi termini che la produzione è molto più bassa di quanto sappiamo, la disoccupazione effettiva è molto più alta e i prezzi sono aumentati fino al doppio di quanto ammesso dal governo federale.
L'articolo è intitolato: “Gli elettori avevano ragione sull'economia. I dati erano sbagliati”.
L'autore inizia ricordando ai lettori una delle principali narrazioni dell'anno scorso, ovvero che gli elettori erano scontenti delle condizioni economiche. Eppure i giornalisti dicevano sempre che i dati erano in realtà piuttosto forti. Il ragionamento era essenzialmente che le persone erano piuttosto sciocche e ignoravano cosa stavano scoprendo i mercanti dei dati. In altre parole, se eravate tra gli intelligenti, dovevate sapere che in realtà l'inflazione stava calando e che tutto andava bene con il mondo del lavoro e la produzione.
Ludwig offre un'altra spiegazione molto simile a quella che io e altri sosteniamo da tempo, ovvero che gli elettori non avevano torto; il vero problema è che i dati probabilmente non riportavano condizioni reali.
“E se i numeri che sostengono la teoria della prosperità su vasta scala fossero essi stessi fasulli?” si chiede.
“E se le valutazioni più fosche dell’economia fossero quelle più ancorate alla realtà?”
Prosegue spiegando i numeri della disoccupazione, per esempio. I principali numeri sulla disoccupazione non considerano la qualità dei lavori, le ore lavorate, la misura in cui le persone sono sottoccupate, o se hanno semplicemente rinunciato del tutto. Un indizio c'era: i rapporti occupazione-popolazione che non si sono mai ripresi. Non è stato mai preso in considerazione, per esempio, che i secondi lavori avevano raggiunti livelli record e se i salari guadagnati erano sufficienti a impedire alle persone di dover vivere per strada.
E per quanto riguarda il reddito, i numeri non consideravano la cifra assoluta di persone che a malapena sbarcavano il lunario. Potreste avere medie che sembrano buone, ma mascherano i milioni di persone intrappolate al di sotto dei livelli di sussistenza.
Se si considerano i salari medi anziché la media degli stessi, le persone “guadagnano il 16% in meno di quanto indichino le statistiche prevalenti”.E sui prezzi, ecco dove troviamo il vero inganno. Osservando così tanti beni, l'indice dei prezzi al consumo (IPC) maschera gli aumenti di prezzo che contano di più per i beni che le persone effettivamente acquistano regolarmente.
“Il nostro indicatore alternativo rivela che, dal 2001, il costo della vita per gli americani con redditi modesti è aumentato del 35% più velocemente dell’indice dei prezzi al consumo”.Lui e molti altri ricercatori hanno capito che il vero costo della vita potrebbe essere aumentato del doppio di quanto indicato dall'indice dei prezzi al consumo. Ciò influisce sui dati dell'output, che sono stati distorti dall'esplosione della spesa pubblica e del debito. Una volta che si aggiusta la produttività privata con una misura realistica dell'inflazione, si ottengono numeri costantemente all'interno della zona rossa della crescita reale negativa.
E la conclusione:
“Il problema non è che alcuni americani non siano usciti vincitori dopo quattro anni di Bidenomics. Alcuni sì. È che, per la maggior parte, coloro che vivono in circostanze più modeste hanno sopportato almeno 20 anni di battute d'arresto e gli ultimi quattro anni non hanno cambiato le cose abbastanza per il 60% inferiore dei percettori di reddito americani”.Sì, questo è il genere di articolo che vi fa venire voglia di urlare: e proprio adesso ce lo dite!?
Immagino che ora che Trump è al comando avremo più verità, ma non è una verità che vogliamo sentire. Stiamo già assistendo a numeri dell'inflazione elevati, numeri di posti di lavoro rivisti e input inferiori ai numeri dell'output. Non mi sorprenderebbe vedere una recessione retroattiva ammessa entro l'estate, che verrà strombazzata dalla stampa come prova che la Trumponomics ha fallito e deve essere abbandonata.
Capite come funzionano le cose? I numeri sono diventati così politicizzati da essere quasi inutili. Persino questo articolo non fa il passo in più di aggiustare la produzione in base ai prezzi, il che avrebbe rivelato la recessione tecnica di cui abbiamo scritto.
I numeri ufficiali potrebbero essere falsi. E tuttavia ci aggrappiamo tutti a loro... perché sono tutto ciò che abbiamo.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Come bruciare €220 miliardi
Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/come-bruciare-220-miliardi)
Nel pieno della pandemia COVID, con la BCE impegnata a mantenere bassi gli spread sovrani e le regole fiscali dell'UE sospese, l'Italia ha lanciato quello che sarebbe diventato uno degli esperimenti fiscali più costosi della storia. Il Primo Ministro Conte annunciò che il governo italiano avrebbe sovvenzionato il 110% del costo delle ristrutturazioni abitative. Il “SuperBonus”, come sarebbe stato chiamato, avrebbe migliorato l'efficienza energetica e stimolato un'economia che era cresciuta a malapena negli ultimi due decenni. I consumatori non avrebbero dovuto affrontare né vincoli economici, né di liquidità: “Nel settore edile verrà introdotto un Superbonus con cui tutti potranno ristrutturare la propria abitazione e renderla più green. Non spenderete un centesimo per queste ristrutturazioni. (Giuseppe Conte, 13 maggio 2020)”.
Lo stato avrebbe pagato ai proprietari di case il 110% del costo di ristrutturazione delle loro proprietà attraverso un meccanismo finanziario innovativo: anziché sovvenzioni dirette in denaro, il governo italiano avrebbe emesso crediti d'imposta trasferibili. Un proprietario di casa averbbe potuto scaricare questi crediti direttamente sulle proprie tasse, farli scaricare agli appaltatori sulle fatture, o venderli alle banche. Questi crediti sono diventati una sorta di valuta fiscale, uno strumento finanziario parallelo che funzionava come debito fuori bilancio (Capone e Stagnaro, 2024). L'impostazione ha creato intenzionalmente l'illusione di un proverbiale pasto gratis: ha nascosto il costo per il governo italiano, poiché ai fini della contabilità europea i crediti si sarebbero presentati solo come entrate fiscali perse piuttosto che come nuova spesa.
Il SuperBonus ha creato le condizioni per quella che il ministro dell'Economia di Draghi, Daniele Franco, ha definito “una delle più grandi frodi nella storia della Repubblica” (Capone e Stagnaro, 2024). Gli appaltatori spesso gonfiavano i costi di ristrutturazione; ad esempio, un progetto da €50.000 poteva essere dichiarato come €100.000. La banca acquistava il credito d'imposta da €110.000 a un valore quasi nominale, consentendo all'appaltatore di intascare la differenza, a volte condividendola con il proprietario della casa. A volte, invece, non veniva eseguito alcun lavoro, nel qual caso le fatture per lavori inesistenti su edifici fasulli erano uno strumento perfetto per la criminalità organizzata. I crediti fraudolenti potevano quindi essere rivenduti più volte in un mercato non regolamentato di sconti fiscali sostenuti dallo stato. Nel 2023 le autorità hanno stimato che tali attività fraudolente erano costate ai contribuenti €15 miliardi.
Nel 2024 era chiaro che il pasto era tutt'altro che gratis. I costruttori andavano in giro offrendosi di pagare le persone per ristrutturare le loro case. Un piano inizialmente preventivato in €35 miliardi avrebbe finito per costare ai contribuenti italiani €220 miliardi (€160 miliardi di Superbonus + €60 miliardi per il credito di restauro delle facciate al 90% e altri crediti del 65%), circa il 12% del PIL.[1] I costi annuali sono aumentati vertiginosamente dall'1% del PIL nel 2021, al 3% nel 2022 e al 4% nel 2023. Solo 495.717 abitazioni sarebbero state ristrutturate, il che significa che il costo medio del programma era di circa €320.000 per casa.[2] Ciò è accaduto in un Paese già gravato da un debito pari al 140% del PIL, che affronta enormi passività pensionistiche non finanziate pari a oltre il 400% del PIL e il cui debito è classificato Baa3 da Moody's, un gradino sopra lo status di “spazzatura”. Il costo è irrisorio rispetto ai €71 miliardi di sovvenzioni che l'Italia ha ricevuto dal piano di ripresa e resilienza dell'Unione europea. Nonostante la scarsa copertura sulla stampa internazionale, il Superbonus è stato uno degli errori fiscali più costosi della storia.
Accetturo, Olivieri e Renzi (2024)Due documenti della Banca d'Italia e uno dell'FMI hanno analizzato l'impatto del programma. Mentre gli investimenti reali in abitazioni pro capite sono aumentati del 67% rispetto a un Paese comparabile “sintetico”, Accetturo, Olivieri e Renzi (2024) hanno concluso che “i benefici per l'economia nel suo complesso in termini di valore aggiunto sono stati inferiori ai costi dei sussidi”. I costi di costruzione sono aumentati drasticamente: l'indice dei costi di costruzione è cresciuto di circa il 20% dopo la pandemia e ha fatto registrare un altro aumento del 13% dopo settembre 2021, con il Superbonus direttamente responsabile di circa 7 punti percentuali di tale aumento, secondo Corsello ed Ercolani (2024). Il prezzo dell'installazione di impalcature, un primo passo essenziale per la ristrutturazione, è aumentato del 400% entro la fine del 2021.
Accetturo, Olivieri e Renzi (2024)La valutazione dell'FMI è ancora più critica. Lo stimolo alla crescita è stato “limitato rispetto alle dimensioni delle risorse fiscali spese”, ha concluso, citando “perdite nelle importazioni, consistenti sconti sulle fatture, maggiori rincari sui prezzi nell'edilizia, spiazzamento di altri investimenti e uso improprio di fondi pubblici”. Nel frattempo l'occupazione nell'edilizia era entrata in un ciclo di espansione e contrazione, poiché le aziende si erano espanse per catturare i sussidi, per poi trovarsi di fronte a un baratro quando il programma ha iniziato a concludersi.
Anche i benefici ambientali del programma hanno avuto un costo astronomico: qualsiasi calcolo risulterà in ben oltre €1.000 per tonnellata di anidride carbonica (rispetto a un prezzo sul mercato delle emissioni di circa €80 per tonnellata). Mentre il Superbonus è stato presentato come un'importante operazione di efficienza energetica e riduzione delle emissioni di gas serra, è stato il più grande singolo caso di greenwashing dei nostri tempi.
Com'è potuto accadere?
Il SuperBonus è nato in un momento di trasformazione nel pensiero politico-economico su entrambe le sponde dell'Atlantico.
Riccardo Fraccaro, avvocato, politico del Movimento Cinque Stelle, seguace della Modern Monetary Theory e architetto del SuperBonus, vedeva il programma come un modo per spingere un'espansione fiscale nel rispetto delle norme UE. Progettando il Superbonus come un sistema di crediti d'imposta trasferibili, Fraccaro e i suoi consulenti hanno creato uno strumento finanziario parallelo che non venisse registrato immediatamente come debito pubblico (Capone e Carlo Stagnaro, 2025).[3]
Il SuperBonus incarnava lo spirito di quel momento: il debito come motore della crescita. Sarebbe stato finanziato in parte (circa €13,95 miliardi) tramite l'emissione obbligazionaria europea da €750 miliardi nell'ambito di NextGenerationEU. Come la Bidenomics negli Stati Uniti, prometteva di raggiungere simultaneamente più obiettivi trasformativi: stimolo economico, equità sociale e protezione ambientale. E come molti programmi post-pandemia, rifletteva la convinzione che le linee di politica passate fossero state troppo timide e che i vincoli di bilancio tradizionali potessero essere tranquillamente ignorati nel perseguimento di obiettivi sociali più ampi.
Una volta avviato, il SuperBonus si è rivelato politicamente impossibile da fermare. I benefici si sono concentrati tra varie fasce di elettori: proprietari di case che hanno ottenuto ristrutturazioni, il movimento ambientalista e appaltatori che hanno visto un'attività in forte espansione. I costi, sebbene enormi, sono stati distribuiti tra tutti i contribuenti e rinviati al futuro attraverso il meccanismo del credito d'imposta. Nessun governo, di sinistra, tecnocratico o di destra, è stato in grado di resistere alla sua logica. Il Parlamento ha costantemente respinto i tentativi di limitarne la portata, anche dopo che le stime di frode hanno raggiunto i €16 miliardi. In veste di Primo ministro, Mario Draghi, nonostante abbia pubblicamente criticato il programma per aver triplicato i costi di costruzione, non è riuscito a fermarlo: la sua azione iniziale è stata quella di semplificarne l'accesso. Quando il suo governo ha tentato di frenare gli abusi, il Movimento Cinque Stelle ha reagito con rabbia e sono stati contrastati anche i modesti controlli sui trasferimenti di credito. Nel 2023 il governo di Giorgia Meloni ha dovuto affrontare le stesse opposizioni: i gruppi industriali hanno protestato, i partner della coalizione si sono tirati indietro. Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha avvertito i colleghi: “Temo che non abbiate capito la gravità della situazione”.
Tuttavia, non è solo la politica italiana che avrebbe dovuto porre fine a tutto questo. Oltre al parlamento, ci sono due potenziali meccanismi per evitare tale avventurismo fiscale in un Paese già gravato da uno dei più alti carichi di debito in Europa. Primo, le regole fiscali e la Commissione europea; secondo, il mercato, i cosiddetti bond vigilantes. Entrambi hanno fallito.
Le regole fiscali erano state sospese a causa del Covid, ma questo non esonerava la Commissione europea, che è responsabile di tali regole, dalla sua responsabilità nella questione. Il Recovery and Resilience Facility (il fondo di ripresa dal Covid finanziato dall'UE) è stato progettato con una rigorosa condizionalità, assicurandosi che i fondi fossero erogati solo dopo che gli stati membri avessero raggiunto traguardi sulle riforme e rispettato le raccomandazioni del “semestre europeo”. Alla Commissione europea è stato ordinato di rivedere i piani di ripresa nazionali, verificare la conformità con gli obiettivi strutturali e trattenere i pagamenti se le condizioni non fossero state soddisfatte. Nel caso del Superbonus italiano, questo meccanismo ha fallito.
La Commissione ha approvato l'inclusione del Superbonus nel PNRR italiano dopo la sua progettazione, con piena consapevolezza del fatto che questo programma includeva un sussidio del 110%. Quando il programma è poi cresciuto ben oltre l'ambito approvato dall'UE, trasformandosi in un'enorme passività fiscale senza supervisione, la Commissione ha permesso ai fondi di continuare a fluire. Anche quando le proiezioni del deficit italiano sono andate fuori controllo, non è riuscita a riconoscere, o ha deliberatamente ignorato, che il SuperBonus era diventato un veicolo incontrollato per sprechi e frodi.
Poi ci sono i bond vigilantes. Ma, come John Cochrane, Klaus Masuch e io sosteniamo nel nostro prossimo libro, “Crisis Cycle”: grazie alla garanzia implicita della BCE i legislatori italiani non sono vincolati dai mercati. Potrebbero ragionevolmente aspettarsi (e Capone e Stagnaro, 2024, sostengono che l'abbiano fatto) che:
• La BCE impedirebbe qualsiasi picco significativo nei costi di prestito attraverso i suoi programmi di acquisto di obbligazioni;
• Il costo fiscale potrebbe essere attenuato distribuendolo negli anni attraverso crediti d'imposta;
• Se emergesse una pressione sul mercato, la BCE interverrebbe acquistando titoli di stato italiani.
Questo calcolo si è rivelato corretto. Quando il deficit italiano è schizzato alle stelle nel 2023 a causa del SuperBonus, passando da un previsto 5,5% all'8% del PIL, non c'è stato panico sul mercato. Gli spread obbligazionari italiani sono rimasti contenuti, grazie al Transmission Protection Instrument (TPI) della BCE, il quale ha rassicurato gli investitori senza che la BCE dovesse nemmeno intervenire. Rimuovendo il vincolo della disciplina di mercato, la BCE ha permesso al SuperBonus di persistere molto più a lungo di quanto sarebbe altrimenti accaduto.
Non tutti i programmi futuri saranno così eclatanti come il SuperBonus, che è molto probabilmente una delle linee di politica fiscali più stupide della memoria recente. Come ha affermato la Ragioneria generale italiana nella sua retrospettiva del 2024: “Il SuperBonus era significativamente diverso dai precedenti benefici i cui effetti erano noti. Per la prima volta è stata consentita la copertura completa dei costi, aumentando l'attrattiva della misura ed eliminando sostanzialmente il conflitto di interessi tra fornitori e acquirenti”.
Ma il SuperBonus illustra un problema più profondo che l'Europa si trova ad affrontare: i meccanismi tradizionali per la disciplina fiscale sono crollati. Le forze di mercato (gli acquirenti di obbligazioni) sono stati neutralizzati dall'intervento della BCE. Le regole fiscali della Commissione europea, già indebolite da ripetute violazioni da parte di grandi Paesi come Francia e Germania, vengono sostituite da nuove regole che, poiché si basano sulla contrattazione bilaterale, forniscono pochi vincoli reali. E i sistemi politici nazionali, liberati dalla pressione del mercato, trattano sempre più la spesa finanziata dal debito come un pasto gratis.
Questa erosione della disciplina non è limitata all'Italia. Il deficit della Francia è arrivato al 6,1% del PIL. La Spagna ha invertito la sua riforma pensionistica post-crisi proprio quando l'Italia stava approvando il SuperBonus, con conseguenze negative molto più grandi per la sostenibilità fiscale. In un mondo in cui la BCE interverrà sempre per prevenire la pressione nel mercato obbligazionario e Bruxelles non può far rispettare in modo credibile le regole fiscali sui grandi stati, una politica fiscale sostenibile diventa quasi impossibile.
Gli stessi meccanismi progettati per proteggere l'euro potrebbero ora indebolirlo. Quando la BCE interviene per impedire la pressione del mercato sui titoli di stato, rimuove una forza disciplinare cruciale sulle linee di politica fiscali nazionali, creando incentivi perversi per i politici ad espandere la spesa senza riguardo per la sostenibilità a lungo termine. Un'unione monetaria senza unione fiscale può funzionare solo se gli stati membri mantengono linee di politica di spesa sostenibili. Ma l'Europa ora si ritrova intrappolata in una trappola che lei stessa ha creato: i suoi strumenti di lotta alla crisi stanno erodendo costantemente la disciplina necessaria per la sopravvivenza dell'euro. Finché l'Europa non troverà un modo per ripristinare vincoli significativi sulle linee di politica di spesa nazionali preservando al contempo la stabilità finanziaria, ogni espansione “temporanea” dei rischi di spesa diventerà permanente, ogni intervento “una tantum” della BCE rischia di diventare di routine e le tensioni sottostanti nell'unione monetaria continueranno a crescere.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Riferimenti
• Accetturo, Antonio, Elisabetta Olivieri, e Fabrizio Renzi. Incentivi per le ristrutturazioni abitative: evidenze da un ampio programma fiscale. N. 860. Banca d'Italia, Area Ricerca Economica e Relazioni Internazionali, 2024.
• Capone, Luciano e Carlo Stagnaro. “Superbonus: Come Fallisce una Nazione”, Rubbettino Editore (novembre 2024).
• Capone, Luciano e Carlo Stagnaro. Le cattive idee hanno cattive conseguenze: il SuperBonus italiano e l'influenza della MMT. Mimeo, febbraio 2025.
• Cochrane, John, Luis Garicano e Klaus Masuch. “Crisis Cycle: Challenges, Evolution, and Future of the Euro” Princeton University Press, di prossima pubblicazione (giugno 2025).
• Corsello, Francesco, e Valerio Ercolani. Il ruolo del Superbonus nella crescita dei costi delle costruzioni in Italia. N. 903. Banca d'Italia, Area Ricerca Economica e Relazioni Internazionali, 2024.
• Eurostat (2023a). Manuale sul deficit e debito pubblico – Implementazione dell'ESA 2010. Edizione 2022. Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni dell'Unione europea.
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Note
[1] In parte, la sorpresa nei confronti delle aspettative è che il Ministero delle Finanze non aveva modellato la risposta comportamentale dei consumatori. A differenza del Ministero, Luciano Capone, giornalista de Il Foglio (e autore di un libro che racconta la storia del programma), ha capito gli incentivi perversi fin dall'inizio, avvertendo a maggio 2020: “I clienti non andranno in giro a chiedere ai costruttori uno sconto ma, al contrario, un aumento del prezzo”. Gli incentivi contano.
[2] Il SuperBonus in senso stretto era di €160 miliardi (gli altri €60 miliardi sono il credito di restauro delle facciate e altri crediti, come spiegato nel testo). Se immaginiamo 500.000 abitazioni, la ristrutturazione media riceveva un sussidio di €320.000.
[3] Ecco la spiegazione di Capone e Stagnaro (2025) riguardo la questione contabile: “I crediti d’imposta non pagabili sono trattati come entrate fiscali negative e non come spese, saranno registrati quando saranno utilizzati per ridurre gli oneri fiscali, impattando sui conti per l’importo esatto utilizzato ogni anno” (Eurostat, 2023: 88). Tuttavia, se il credito d’imposta è trasferibile (come lo era il SuperBonus), se il credito d’imposta può essere trasferito a terzi, tale credito d’imposta deve quindi essere considerato un credito d’imposta pagabile e deve essere registrato nei conti nazionali come un’attività del contribuente e una passività del governo (Eurostat, 2023: 86)”.
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Ciò che l'eurodollaro ha dato, l'eurodollaro si sta riprendendo (Parte #4): il “frullato” del dollaro e la soluzione al Dilemma di Triffin
(Versione audio dell'articolo disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/cio-che-leurodollaro-ha-dato-leurodollaro-b23)
Ultimo saggio di questa serie che ci ha visto affrontare un viaggio alquanto complesso e che ha permesso ai lettori di entrare in una sequenza di temi ostici da trattare per la loro difficoltà, ma che sono stati asciugati il più possibile affinché potessero essere compresi anche dai non addetti ai lavori. Fino al 2022 era giusto criticare gli Stati Uniti per la loro posizione lassista in ambito monetario e fiscale, l'ho fatto anche io. Dal lancio del SOFR è cambiato radicalmente tutto, un'inversione di 180° rispetto al passato. L'importanza epocale di questo cambiamento è accuratamente descritta nel mio ultimo libro, Il Grande Default, è sufficiente dire qui che ciò permetterà di abbandonare il cosiddetto tasso di riferimento della FED e decentralizzare il potere della stessa nelle 12 FED regionali, tornando a un assetto che esisteva prima degli anni '30 quando la Grande Depressione aprì la porta all'escalation di interventismo economico il cui culmine è stato raggiunto nel 2020. È questo a cui porterà l'audit della FED.
Tale risultato, però, non sarebbe stato possibile realizzarlo senza che gli USA si sganciassero dal LIBOR e mettessero un freno alla creazione di dollari all'estero, come descritto nella Prima parte di questa serie. Infatti l'anamnesi dell'eurodollaro ci ha permesso di capire, poi, nella Seconda parte, che il cuore della creazione artificiale di dollari ombra è la City di Londra e nel tempo questo artificio è stato usato per consumare la ricchezza reale americana a vantaggio di tutti quei player esteri che usavano l'hub londinese per attingere indirettamente dalla stampante americana e salvaguardare i propri interessi. L'estremo dimenarsi degli inglesi in ambito geopolitico e politico da quando Trump è entrato in carica è dovuto al fatto che tutte le micce finanziarie conducono a Londra. Infatti la FED ha operato in territorio ostile fino alle scorse elezioni, barcamenandosi come meglio poteva per restringere la politica monetaria interna e operare un “damage control” nei confronti del Dipartimento del Tesoro a cui capo c'era la Yellen.
La cosiddetta “onda rossa” post-elezioni era propedeutica affinché si potesse restringere senza intoppi anche la politica fiscale del Paese, la quale, durante le precedenti amministrazioni, era stata usata per gonfiare, in particolare sin dal 1971, l'offerta degli eurodollari. La chiusura della USAID è stato il simbolo di questa necessità, dato che l'obiettivo adesso è ricostruire la credibilità e l'affidabilità degli USA; e possono farlo perché essi rimangono il Paese con il gradiente e la capacità di “autarchismo” più grande di tutti nel mondo, da punto di vista energetico, militare e industriale.
Remarkable admission from Bank of America (the first of its kind from a major bank): DOGE is desperately needed as the alternative is catastrophe.
"The global handoff from big government to the free market may prove slippery, but it seems necessary given large deficits and… https://t.co/55Xq9ORTTE
Inoltre la sua resilienza economica a fronte di un ambiente economico con tassi alti è superiore a quella europea, dove la BCE la settimana scorsa ha platealmente ammesso che il baraccone europeo non riesce a resistere nemmeno a un 3% dei tassi di riferimento. Se ci fosse stato ancora il LIBOR questa debolezza avrebbe infettato anche la FED e gli USA. La catalizzazione delle attenzioni nell'ultima settimana è stata principalmente per il pair EURUSD. Vi basta vedere la candela settimanale per capire che puzza lontano un miglio di manipolazione... e qual è il maggiore centro di intermediazione del Forex? In secondo luogo, poi, le attenzioni sono state accuratamente pilotate verso il selloff del marcato azionario statunitense. Del selloff del comparto obbligazionario europeo, invece, poco o niente... e qual è il maggiore centro di giornalismo finanziario?
Al di là dell'euforia per le dichiarazioni riguardanti il piano “faraonico” di spesa militare, cari investitori retail, qual è il piano per tirare su TUTTI gli €800 miliardi? La fiducia? La speranza? Oppure qualche altro vertice europeo? Tra l'altro, è questo il collateral su cui state puntando quando vi lasciate imbonire dalle pubblicità in TV sui BTP “patriottici”: le chiacchiere alle riunioni europee. Questa settimana ce ne sarà un'altra e vedrete che la risposta alle domande qui sopra non ci sarà. Se ne sentono di ogni su Trump ormai sulla stampa, proprio perché non sanno come attaccarlo/ricattarlo. Lui ha una visione. Perché? Perché è un leader. Putin ha una visione, perché è un leader. Xi ha una visione, perché è un leader. E questo mi porta a concludere che ci sarà una Yalta 2.0 dove questi tre leader troveranno un accordo sul commercio e sposteranno le relative attenzioni sul Pacifico. Gli investitori devono ficcarsi in testa che il mondo della “consensus policy” non esiste più; è tornato quella della “power policy”, dimostrato anche ieri con la retromarcia, coda tra le gambe, del Canada. E non è un caso che Europa, Canada e Inghilterra siano i player che si dimenano di più, visto che non hanno leadership (e questo era qualcosa che avevate letto in tempi non sospetti tramite la penna di Gary North). Come si farebbe, altrimenti, a perseguire un'unione politica, fiscale e obbligazionaria dell'UE se ci fossero leader carismatici in ogni stato membro? Ecco perché gente come Orban o Fico sono osteggiati. Una parvenza di leader, ma nondimeno una spina nel fianco per la classe dirigente europea.
Obbligazioni SURE, il veicolo finanziario Savings and Investments Union, l'euro digitale: sono il canto del cigno di una struttura di potere che si rifiuta di riconoscere la propria obsolescenza. Quando Trump ha detto a quell'imbecille di Zelensky che “non ha le carte”, si rivolgeva indirettamente a coloro che stanno dietro di lui. Le “carte” in questo frangente storico sono le commodity e l'Europa ne è carente per sostenere il grado di complessità socioeconomico a cui è abituata la popolazione media. Anche qui: come si faranno a sfornare tanti bei giocattolini militari senza materie prime? E anche se si dovessero trovare, come faranno gli altri settori industriali a operare correttamente e in accordo con prezzi reali di mercato in presenza di una domanda artificiale pompata ad hoc?
Il caos alimentato da Bruxelles e dalla City di Londra rappresenta l'ultimo strumento in mano alla cricca di Davos per non presentarsi al tavolo delle trattative a mani vuote. È per loro che sta suonando la proverbiale “campana del default”. La più recente riconquista di Kursk premette a Putin di presentarsi al tavolo delle trattative dicendo che se ieri voleva “A+B”, adesso può permettersi di chiedere “A+B+C”. È così che agiscono i leader. Se Trump può permettersi di dire che applicherà dazi del 200% sul vino francese e italiano, può farlo perché senza la leva dell'eurodollaro queste nazioni sono state svuotate della capacità di tenere in piedi la complessità raggiunta in ambito socioeconomico. Non è una questione di export, è una questione che i propri “vizi” (militari e diritti sociali) sono stati appaltati alla stampante monetaria ombra degli USA. Ora che quei rubinetti sono chiusi, Trump può fare leva su quel lassismo per raggiungere i propri obiettivi. È così che agiscono i leader. Ed ecco perché ha ripetuto che “l'UE è nata per fregarci”.
Infine, nella Terza parte, abbiamo visto come anche la BoJ è stata usata, durante l'era della ZIRP e del “consenso del sistema bancario centrale del mondo”, come ulteriore strumento di leva del mercato degli eurodollari e come la fine del carry tade sullo yen ha inciso sulla contrazione dell'offerta di dollari ombra. Più ho scavato, più ho portato alla luce una cruda verità: il potere di monopsonio dell'Europa si basava tutto su un'illusione, alimentata dal suo continuo attingere al mercato degli eurodollari a scapito del resto del mondo. Il colonialismo europeo e inglese non è mai scomparso, ha solo cambiato forma. E nel momento in cui questa illusione è scomparsa, il panico risultate ha iniziato a far salire il prezzo dell'oro come forma di assicurazione contro la volatilità dei mercati e, soprattutto, come metro di giudizio in attesa di un ritorno a una ponderazione dei rischi in sintonia con forze di mercato genuine. La conseguenza più importante è la corsa agli sportelli della LBMA. Non solo, ma ci sono altre tegole per la City di Londra.
Un'altra tegola per la City di Londra. Il LIBOR ormai è andato, una grossa fetta delle assicurazioni se l'è mangiata l'India e, sulla scia della seguente notizia, il prossimo tassello che perderà è il mercato del Forex.https://t.co/Pjko8OMbpV
— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) March 11, 2025Ed ecco, quindi, perché Bruxelles e City di Londra desiderano ardentemente che la guerra continui a tutti i costi.
Oggi vedremo che la salita del prezzo dell'oro è la più grande margin call della storia moderna ed è nei confronti dell'euro e della sterlina, non del dollaro. Quest'ultimo finalmente trarrà vantaggio dal Dilemma di Triffin, poiché è stato risolto nel momento in cui Bitcoin è entrato a far parte della strategia economica statunitense.
IL FRAPPÈ MONETARIO
I primi segni di stress del sistema monetario mondiale sono eruttati nel 2022, circa 9 mesi dopo l'entrata in scena del SOFR negli Stati Uniti e il loro sganciamento (definitivo) dal treno mondiale del coordinamento delle politiche monetarie. Da allora gli USA hanno dimostrato che era sostanzialmente il LIBOR, e quindi il dolore economico altrui, a trascinare in crisi il Paese e a forzare la mano della FED anche quando non ce n'era bisogno internamente. L'ulteriore prova di ciò è stato il fallimento di un trittico di banche di San Francisco senza maggiori danni all'economia statunitense. Invece c'è chi ha mostrato i suoi limiti senza supporto estero e ha iniziato a frammentarsi: l'Inghilterra. Il 28 settembre del 2022 la Banca d'Inghilterra è intervenuta per stabilizzare i mercati obbligazionari britannici, annunciando che avrebbe acquistato tutto il debito pubblico necessario per ristabilire l'ordine sulla scia di una crisi finanziaria innescata dai piani di riduzione delle tasse dell'allora Primo Ministro, Liz Truss. Dopo che gli interventi verbali erano falliti nei due giorni precedenti, la banca centrale ha avviato un programma di emergenza per acquistare “Gilt” e impedire che il caos si intensificasse.
Non solo, ma l'Inghilterra ha dovuto iniziare a fare incetta di titoli di stato americani affinché potesse usarli come garanzia per accedere al mercato pronti contro termine statunitense, il più liquido al mondo per i prestiti overnight e che dopo il 2019 accettava solo titoli obbligazionari americani, in modo da attenuare la crisi incalzante dei finanziamenti. Il venditore principale era la Cina: li vendeva per sostenere il cambio CNY/USD. Per fare concorrenza agli inglesi è sceso in campo il Giappone, ricoprendo il ruolo di succursale della FED in oriente. Infatti a supporto della Gran Bretagna sono intervenuti anche tutti gli altri suoi “satelliti” che vedete nel grafico qui sotto, nel tentativo di tamponare il sanguinamento di tutte quelle nazioni che hanno sofferto per la chiusura dei rubinetti dell'eurodollaro e di conseguenza la loro improvvisa incapacità di influenzare le linee di politica statunitensi. E da qui si capisce perché la Yellen ha fatto una sorta di QE tramite il Dipartimento del Tesoro e la politica fiscale degli USA è stata estremamente lassista, quello che Powell stava cercando di contrastare attraverso il ciclo di rialzo dei tassi d'interesse. Ovviamente quello che lui poteva “controllare” era la politica monetaria e il front-end della curva dei rendimenti, c'era quindi bisogno che arrivasse qualcuno alla Casa Bianca per mettere ordine anche da questo punto di vista e porre un ulteriore freno al flusso di dollari che finivano all'estero e venivano sottoposti a leva per gonfiare la loro offerta ombra.
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Le pressioni sul mercato inglese hanno costretto i fondi pensione a vendere titoli di stato per soddisfare le richieste di garanzia su posizioni derivate sommerse, o per ridurre l'esposizione dovuta all'incapacità di soddisfare le richieste di rimborso. La Banca d'Inghilterra agì per salvaguardare i fondi pensione, i principali detentori di titoli di stato a lunga scadenza e affermò che i suoi acquisti miravano a ripristinare l'ordine e sarebbe stato fatto “tutto il necessario” per raggiungere tale obiettivo. Il 23 settembre 2022 i rendimenti dei titoli di stato a cinque anni fecero registrare un aumento di oltre 50 punti base, il più grande salto giornaliero dal 1991; il 25 settembre i rendimenti dei titoli di stato a due anni salirono di 40 punti base, un'impennata paragonabile solo alle fluttuazioni osservate durante la crisi del 1992. La deviazione standard delle variazioni giornaliere dei tassi era di soli 5 punti base, quindi queste variazioni equivalevano a una tendenza che normalmente avrebbe richiesto mesi mentre allora ebbe luogo in un solo giorno. Le misure di emergenza continuarono per tutto ottobre e persino l'euro sprofondò rompendo la parità con il dollaro nello stesso mese.
Gli eventi di quel periodo possono essere ricondotti all'ennesimo esempio della cosiddetta “Teoria del frappè” postulata da Brent Johnson: un quadro di riferimento per comprendere come potrebbe verificarsi un default del debito sovrano, con oro, dollaro e azioni in ascesa mentre gli investitori si affannano per trovare sicurezza e liquidità. Il paradosso è la forza del dollaro in mezzo al caos finanziario, alimentato dal suo status di riserva mondiale. Mentre le altre valute si sgonfiano, così come le relative economie, il dollaro invece si gonfia. L'oro infatti ha raggiunto il massimo storico di $3.000 l'oncia come copertura contro l'incertezza, il dollaro rimane forte e le azioni stanno tenendo duro nonostante le turbolenze finanziarie.... e il frappè è servito anche nel 2025.
Per comprendere appieno le sfumature, dobbiamo ricostruire la storia del dollaro aggiungendo tutto quello che abbiamo appreso finora. Dopo la Seconda guerra mondiale il sistema di Bretton Woods rese il dollaro la star dello spettacolo: le nazioni europee spedirono il loro oro negli USA durante la guerra ed essi, alla fine delle ostilità, si ritrovarono a essere un punto di riferimento mondiale quindi l'oro rimase agganciato esclusivamente al dollaro (a $35 l'oncia) mentre altre valute del mondo si agganciarono a quest'ultimo. Parallelamente a questo sistema si sviluppò anche quello dell'eurodollaro, le cui prime tracce documentate apparvero negli anni '50: una innovazione finanziaria partorita dalla Midland Bank nel Regno Unito, la quale capitalizzò l'elevato costo del capitale nella Gran Bretagna del secondo dopoguerra. La capacità della Midland di prestare in dollari le diede un vantaggio competitivo, consentendole di partecipare al mercato forward prestando dollari e investendo in titoli di stato con rendimenti più elevati e intascare la differenza. Questa pratica creò le premesse per la crescita esplosiva di questo mercato dagli anni '50 agli anni '70, espandendosi al punto che oggi, nove dollari su dieci in tutto il mondo sono eurodollari. Stiamo parlando di una delle parti più opache e complesse del sistema finanziario moderno.
A differenza dei prestiti nazionali che possono essere influenzati dalle linee di politica delle banche centrali, i prestiti in eurodollari non possono essere gonfiati dai creditori. Questa struttura crea una domanda sostenuta di dollari al di fuori degli Stati Uniti, i cui numeri adesso si stima che superino i $400.000 miliardi ed eclissano i $36.000 miliardi di debito nazionale americano. Quando Lehman Brothers crollò il 15 settembre 2008, scatenò onde d'urto nel mercato offshore del dollaro ed esplose il differenziale tra i tassi onshore (OIS a 3 mesi) e offshore (LIBOR a 3 mesi), con questi ultimi che schizzarono alle stelle. Bernanke e Paulson dovettero darsi da fare per predisporre programmi di emergenza e impedire che il sistema implodesse. Arrivarono massicci salvataggi che sostennero l'intero sistema dei fondi del mercato monetario. I tassi furono tagliati in modo aggressivo e la FED raddoppiò la disponibilità di dollari tramite linee di swap. La rete di swap globale trasformò la FED nella banca centrale mondiale.
Il 13 ottobre 2008 la FED andò oltre, annunciando linee di swap illimitate con tutte le principali banche centrali occidentali. Finì per prestare la sbalorditiva cifra di $3.300 miliardi in fondi di emergenza, con una bella fetta destinata a banche straniere e grandi aziende come Barclays, RBS e persino Toyota. Sebbene questi interventi stabilizzarono (temporaneamente) l'economia globale, non avvenne senza conseguenze: la FED era giocoforza diventata il prestatore di ultima istanza del mondo intero. La “Teoria del frappè” di Brent Johnson prevede che, man mano che la bolla del debito sovrano si sgonfia, la domanda di dollari si gonfia, facendolo rafforzare rispetto alle altre valute. Questo effetto di rafforzamento attrae capitali verso asset denominati in dollari, anche se i livelli di inflazione e debito mettono a dura prova le economie globali. La teoria suggerisce che, mentre molti asset potrebbero calare in questo contesto, il dollaro salirà, insieme all'oro, poiché gli investitori cercheranno rifugi sicuri dall'instabilità del debito sovrano.
Un gigantesco frullato di liquidità è stato creato dalle banche centrali globali con il dollaro come ingrediente chiave, ma se il dollaro sale di valore, questo frullato verrà risucchiato negli Stati Uniti, creando una spirale che potrebbe rapidamente destabilizzare i mercati finanziari. Il dollaro è il fondamento del sistema finanziario mondiale. Lubrifica le ruote del commercio e degli scambi globali: la disponibilità di dollari, il costo e il livello del dollaro stesso possono avere un impatto sproporzionato sulle economie e sulle opportunità di investimento.
Ma più importante del livello assoluto, o della disponibilità di dollari, è il suo tasso di variazione del livello: se si muove troppo rapidamente, allora i problemi iniziano a spuntare ovunque (i Paesi stranieri iniziano ad andare in default). Oggi molte persone sono convinte che sia il ruolo del dollaro sia il livello stia scendendo. Le persone pensano che gli Stati Uniti stiano stampando così tanti dollari che il mondo sarà inondato dai biglietti verdi, causandone la caduta del valore.
Sebbene sia vero che gli USA stanno stampando molti dollari, anche altri Paesi lo stanno facendo, quindi in teoria dovrebbe pareggiare in termini di valore. Ma il problema nascosto è la differenza nella domanda: ricordate che il sistema finanziario globale è costruito sul dollaro, il che significa che anche se non li vogliono, tutti ne hanno comunque bisogno e se avete bisogno di qualcosa non avete molta scelta.
Stiamo parlando di un'estensione del Dilemma di Triffin: esportare la valuta di riferimento globale a scapito della ricchezza reale del proprio Paese. Johnson evidenzia un futuro in cui la forza del dollaro e il valore dell'oro aumentano parallelamente, spinti dal crollo dei sistemi gravati dal debito e dallo spostamento verso asset stabili. Il motivo per cui questi due asset saliranno insieme è un sintomo del sistema eurodollaro basato sul debito in cui il mondo si ritrova intrappolato. Mentre i mercati del debito globale si frammentano, i debitori si precipitano alla ricerca di liquidità e ciò significa vendere asset rischiosi (es. obbligazioni e azioni) e correre verso porti sicuri (es. oro e dollari). L'ironia di questo sistema, come spiega Johnson, è che man mano che vengono prestati sempre più eurodollari, il carico di debito complessivo sull'economia globale aumenta, il che fa aumentare la domanda di dollari e assicura che la prossima correzione sarà ancor più severa. Nessuno sa quali sono le cifre precise quando si parla di eurodollari, o del debito denominato in eurodollari: queste metriche sono state considerate troppo difficili da misurare e la segnalazione è stata eliminata gradualmente a metà degli anni 2000. L'offerta di denaro M3, ad esempio, che includeva alcune misure in eurodollari, è stata eliminata nel 2006.
Una crisi del “frappè monetario” si presenta come segue:
Ma il vero rischio emerge quando altre economie iniziano a rallentare o quando gli Stati Uniti iniziano a crescere rispetto alle altre economie. Se c'è meno attività economica altrove nel mondo, allora ci sono meno dollari in circolazione globale che altri possono usare nelle loro attività quotidiane e, naturalmente, se ce ne sono meno in circolazione, il prezzo sale perché le persone inseguono quella fonte di dollari in calo. Il che è terribile per i Paesi che stanno rallentando, perché proprio quando stanno soffrendo economicamente, devono pagare molti beni in dollari e devono onorare i loro debiti che sono spesso anch'essi denominati in dollari.
Quindi inizia il vortice, o come mi piace chiamarlo il frullato del dollaro: man mano che il valore del dollaro aumenta, il resto del mondo ha bisogno di stampare sempre più valuta per poi convertirla in dollari in modo da pagare i beni e onorare il suo debito in dollari. Ciò significa che il dollaro continua a salire e in risposta molti Paesi saranno costretti a svalutare le proprie valute, quindi il dollaro salirà di nuovo e questo metterà a dura prova il sistema globale.
Come accennato in precedenza, nell'autunno del 2022 il valore del dollaro s'è impennato, cosa che ha iniziato a causare enormi problemi nel sistema finanziario globale. Un avvenimento, questo, alimentato dal ciclo di rialzo dei tassi da parte della FED annunciato a marzo di quell'anno, il più rapido della sua storia e che ha persino superato lo shock di Volcker dei primi anni '80. Il rialzo dei tassi è arrivato quando il resto del mondo era ancora sotto lo zero, soprattutto in Europa. Infatti il tasso di riferimento della BCE era di ben 100 punti base inferiore a quello degli Stati Uniti e, a un certo punto, il differenziale tra i tassi giapponesi e quelli americani aveva superato i 500 punti base. Ciò alimentò diversi carry trade: prendere in prestito in euro o yen e prestare in dollari, di fatto vendendo allo scoperto queste valute più deboli. Nel tempo queste pressioni si sono accumulate fino al punto che entrambe le valute hanno sostanzialmente iniziato un crollo al rallentatore e il “frullatore” è stato acceso.
Rialzare i tassi alla pari con gli Stati Uniti ha significato default diffusi, poiché sia l'Europa che l'Inghilterra sono fortemente indebitati, anche se in misura diversa, ovviamente. Non c'è opzione e nessuna soluzione fiat: nessun'altra valuta può usurpare l'Onnipotente dollaro. E questo Powell e i NY Boys lo sapevano: dopo aver brancolato nel buio per decenni riguardo le cause delle crisi negli Stati Uniti, finalmente avevano individuato nell'eurodollaro il colpevole principale. Potremmo definirlo un “super ciclo economico”, uno internazionale, che letteralmente ha posto sull'altare sacrificale della dissolutezza fiscale e monetaria la ricchezza reale degli USA. Un sistema, quello dell'eurodollaro, che per quanto abbia reso, all'apparenza, gli Stati Uniti e la loro relativa valuta i punti di riferimento mondiale, ciò ha significato altresì la socializzazione mondiale dei frutti della loro prosperità. Come ho spiegato anche nel mio ultimo libro, Il Grande Default, l'impostazione del LIBOR avveniva a Londra e questo significa che se emergevano criticità in quella giurisdizione, esse si ripercuotevano anche negli Stati Uniti... anche se questi ultimi avrebbero potuto sopportarle e superarle più agilmente.
Gli abusi del sistema dell'eurodollaro sono diventati talmente di ampia portata che il 2008 ne ha segnato la rottura definitiva. Troppa confusione, troppa ponderazione del rischio sbilanciata e troppo intorbidimento dei segnali di prezzo. La portata dei quantitative easing sin da allora ha cercato di rincorrere l'offerta di dollari ombra fino a quel momento creata e tamponare i buchi che apparivano qua e là nelle varie economie del mondo, incapaci però di sistemare davvero le cose. Un palliativo, non una cura definitiva. In quel frangente la Federal Reserve è diventata la banca centrale del mondo a tutti gli effetti, il cui unico scopo non era più il doppio mandato cui è sottoposta, bensì tenere quanto più liquido possibile il mercato degli eurodollari sia dal punto di vista monetario che fiscale... a scapito dell'economia interna. Ed è qui che fa acqua da tutte le parti la “teoria del dominio americano” tramite il dollaro e l'Impero militare: autodistruggersi non è lungimirante, né fisiologico, per la sopravvivenza sia della propria divisa che del proprio (presunto) Impero.
Attenzione, la mia tesi non è che gli USA fossero completamente eterodiretti a Londra e quindi scagionarli da tutte le colpe, ma che quest'ultima riusciva a influenzare (tramite infiltrati) aspetti importanti delle linee di politica americane affinché l'impero inglese potesse sopravvivere. Così come quello colonialista europeo, perché per quanto i colonialisti possano perdere il pelo non perdono il vizio. L'eurodollaro s'è dimostrato il guinzaglio perfetto, dal punto di vista economico, per usare un proxy e impostare/favorire un'agenda che veniva decisa oltreoceano. La narrativa che per anni è stata spacciata sulla stampa era una in cui l'Inghilterra appariva come una reliquia del passato in quanto a egemonia mondiale, mentre Washington era l'egemone di quest'epoca storica. Inutile dire che gli inglesi sono sempre stati maestri a sviare le attenzioni da loro: forniscono una corretta analisi dei problemi, ma poi si svincolano dalle relative cause scatenanti.
Ora è tornato il “frappè monetario del dollaro”, ma dopo l'entrata in scena del SOFR e lo sganciamento dal LIBOR, gli USA adesso hanno davvero il potere del dollaro nelle loro mani. Solo dal 2022 hanno ripreso il controllo sul proprio destino monetario e solo da allora hanno potuto avviare il ciclo di rialzo dei tassi più repentino della storia economica moderna senza preoccuparsi delle conseguenze. Perché? Perché i veri malati economici si trovano altrove: a Londra e a Bruxelles. Se l'economia mondiale la immaginassimo come un cesto della biancheria sporca, Washington sarebbe la camicia meno sporca di tutte. Ad esempio, la caduta delle varie banche commerciali a San Francisco non ha avuto alcun effetto sulle controparti newyorkesi; il selloff recente sui mercati azionari americani verrà compensato dalla diminuzione del deficit pubblico cosa che libererà risorse economiche affinché possano essere usate dal settore privato; le turbolenze commerciali verranno compensate dall'onshoring industriale e dalla rilocazione delle industrie europee; ecc. Sebbene il DXY abbia subito una breve flessione nell'ultimo mese (pensate poi dove viene intermediato il mercato dei cambi mondiale...), ciò è avvenuto dopo un anno record per il dollaro, in cui ha guadagnato quasi il 7% rispetto alle principali valute. La rupia indiana, ad esempio, è scesa a un minimo storico; lo yuan è stato svalutato progressivamente senza effetti concreti; ecc.
I problemi stanno emergendo anche dall'altra parte dell'Atlantico, poiché il Regno Unito è ora alle prese con un mix tossico di rendimenti dei titoli di stato in forte ascesa e una sterlina in rovina, una combinazione solitamente riservata ai mercati emergenti, non alla sesta economia più grande del mondo. I rendimenti dei titoli di stato sono saliti ai massimi livelli dal 1998, una triste pietra miliare che sottolinea lo stato precario delle finanze della Gran Bretagna. Questi stessi livelli di tensione finanziaria hanno costretto Liz Truss a lasciare l'incarico nel 2022. Gli hedge fund si stanno posizionando per un ulteriore calo della sterlina, segnalando un profondo sentimento ribassista e una mancanza di fiducia nelle prospettive economiche del Regno Unito. La sterlina è diventata un sacco da boxe per i mercati globali, trascinata verso il basso da passi falsi fiscali e dall'implacabile ascesa del dollaro. A nord l'economia canadese non se la passa tanto meglio. Il dollaro canadese si è deprezzato di quasi l'8% rispetto al dollaro statunitense nell'ultimo anno e i rendimenti obbligazionari sono in aumento. Il crescente divario dei tassi d'interesse tra Canada e Stati Uniti è un fattore chiave. Mentre la Federal Reserve statunitense li ha mantenuti alti, la Banca del Canada li ha tagliati sin da giugno dello scorso anno nel tentativo di sostenere un'economia in indebolimento. L'instabilità politica ha solo aggiunto benzina sul fuoco. Le recenti dimissioni del primo ministro Trudeau hanno momentaneamente dato respiro al dollaro canadese, ma l'incertezza sulla futura leadership canadese ha rapidamente invertito la tendenza. Questa combinazione di indebolimento della valuta, aumento dei rendimenti obbligazionari, incertezza politica e minacce commerciali da parte di Trump stanno creando un contesto difficile per l'economia canadese.
Tutto questo senza nemmeno menzionare l'elefante nella stanza: l'euro. La valuta si è indebolita notevolmente nell'ultimo anno e si sta avvicinando alla parità con il dollaro. L'Eurozona sta affrontando una serie di problemi, tra cui l'indebolimento della crescita economica, una crisi dell'immigrazione, alti tassi d'interesse e una crescente inflazione. A dicembre 2024 l'inflazione dell'Eurozona ha raggiunto il massimo di cinque mesi al 2,4%, alimentata dall'aumento dei costi dei servizi. La BCE ha tagliato i tassi d'interesse per sostenere l'economia nell'ultimo anno, dal 4% al 2,5%.
Ma ci rendiamo conto che questi saltimbanchi hanno concluso un vertice decidendo solo che “bisogna fare in fretta” e sono soddisfatti di tale risultato? Ma qui altro che parità tra euro e dollaro, la moneta europea sprofonderà ben al di sotto. Come si fa a non ridere quando dice che a fronte della nuova baldoria di spese, poi, però, bisogna tornare sulla via della rettitudine fiscale tenendo sotto controllo i conti pubblici? Ma davvero crede che le persone abbiano l'anello al naso e che l'etichetta “off-budget” possa far sembrare domani meno ingombranti gli squilibri fiscali? Quale percorso di sostenibilità del debito si può avere se quanto già fatto ha avuto i risultati devastanti attuali?
Questi sono spaventati a morte dal dollaro e della sua versione digitale di mercato, Tether. È un'alternativa credibile e affidabile affinché i risparmiatori possano sfuggire ai controlli dei capitali. Sono come le blatte nelle stamberghe che quando uno accende la luce nella stanza scatta un fuggi-fuggi generale. Forse non hanno capito che Tether è già sviluppato e funziona, mentre l'euro digitale deve ancora essere inaugurato. Non solo, ma ciò che li fa impazzire di più è che le aziende americane che operano sul suolo europeo possano usarlo per bypassare tutte quelle normative idiote (es. DSA, DMA, GDPR, Mica, ecc.) che servono solo a estorcere loro denaro tramite le multe. Ma questi sono morti (economici) che camminano. L'UE non esiste, è già morta.
In ogni caso, il “frappè monetario” teorizzato da Brent Johnson è vivo e vegeto: il DXY sale perché ciò che viene contratta è l'offerta di dollari ombra, dato che le varie nazioni del mondo non sono più capaci di usare a leva il mercato degli eurodollari. Senza il LIBOR per tenere sotto scacco la Federal Reserve, e quindi costringerla a stampare denaro in base alle necessità estere, e senza una politica fiscale espansiva che usava proxy come la USAID per mandare dollari all'estero, ci troviamo infine di fronte a una domanda genuina di dollari che seguirà le metriche interne dell'offerta di denaro. Certo, gli eurodollari ancora circoleranno, ma i rischi adesso saranno tutti di coloro che commetteranno azzardo morale e non più spalmati sull'economia americana. Ora il resto dei Paesi del mondo o guardano saltare in aria le loro valute, o intervengono utilizzando miliardi di dollari in riserve. Ciò si traduce in un dollaro più forte e in maggiori afflussi di capitali negli Stati Uniti.
Gli Stati Uniti possono adesso bere questo “frullato” a cuor leggero, senza doversi più preoccupare del Dilemma di Triffin.
LA FINE DEL DEFICIT STATUNITENSE DELLA BILANCIA COMMERCIALE
Il Dilemma di Triffin è risultato il difetto fatale del sistema di Bretton Woods: un paradosso che alla fine distrugge ogni valuta di riserva. Ma se fosse possibile risolverlo?
Il sistema di Bretton Woods fu istituito nel 1944 come sistema monetario internazionale progettato per fornire stabilità all'economia mondiale dopo le devastazioni della seconda guerra mondiale. Il dollaro statunitense era agganciato all'oro e le altre valute principali erano agganciate a esso. Il dollaro divenne la principale valuta di riserva mondiale e i Paesi membri accettarono di mantenere i tassi di cambio entro bande specifiche intervenendo sul mercato dei cambi. Anche il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale furono creati come parte del quadro di Bretton Woods per facilitare la cooperazione e lo sviluppo economico internazionale.
L'emergere di un sistema oro-dollaro fu guidato da una crescita insufficiente nell'offerta globale di oro per supportare l'espansione del commercio mondiale e della produzione: la scelta delle parità tra valute nel dopoguerra, che mantenevano basso il prezzo reale dell'oro e ne limitavano la produzione, contribuì a questa carenza. Inoltre l'URSS e il Sudafrica, principali fornitori di oro, furono considerati inaffidabili. Per colmare il divario tra domanda e offerta di riserve globali, i dollari divennero sempre più importanti, generati attraverso l'accumulo di crediti ufficiali a breve termine sugli Stati Uniti a partire dai primi anni '50. Ciò significava che gli Stati Uniti registravano costantemente deficit della bilancia dei pagamenti negli accordi ufficiali, accumulando passività verso funzionari stranieri senza un corrispondente aumento di attivi come l'oro. In sintesi, esportavano più dollari di quanti ne importassero. Questi dollari in eccesso erano registrati nel sistema globale in una moltitudine di modi: come depositi bancari in eurodollari, in linee di swap e come riserve in eccesso presso banche centrali straniere. Le aziende e i governi che accumulavano questi surplus avevano liquidità a disposizione che prontamente reinvestivano nel sistema finanziario nazionale, principalmente sotto forma di titoli del Tesoro USA.
Nel 1960 un economista belga di nome Robert Triffin tenne una presentazione di fronte al Congresso su quello che considerava un difetto fatale nel sistema monetario globale di Bretton Woods. Quel difetto divenne noto come il Dilemma di Triffin, o il Paradosso di Triffin, e, a suo dire, avrebbe distrutto Bretton Woods. Aveva anche previsto che questa contrazione delle riserve globali avrebbe portato a una crisi deflazionistica mondiale, che non si verificò, manifestandosi invece come un'ondata di inflazione che si abbatté sugli Stati Uniti e su gran parte delle economie mondiali.
Il dollaro è la valuta di riserva mondiale, ciò significa che sarebbe stato utilizzato nel commercio internazionale come riserva delle banche centrali per regolare le transazioni finanziarie e per prendere in prestito/prestare in dollari offshore (Eurodollaro). Tuttavia il resto del mondo mancava di un fattore cruciale: la capacità di generare dollari. Tutti hanno bisogno di commerciare, indebitarsi e risparmiare in una valuta CHE NON POSSONO STAMPARE (a meno che, come abbiamo visto, non si forza la mano della Federal Reserve indirettamente).
L'America si sarebbe trovata di fronte a un dilemma: soddisfare questa domanda o no? Se non avessero stampato, sarebbe emersa un'insufficienza di riserve globali, il commercio avrebbe iniziato a bloccarsi, le banche centrali non sarebbero riuscite a difendere la propria valuta sul mercato dei cambi e le banche non sarebbero riuscite a gestire i prestiti in dollari. Ciò avrebbe potuto causare inadempienze a livello di sistema e una crisi deflazionistica che si sarebbe diffusa da una nazione all'altra. Per evitare ciò gli Stati Uniti hanno avuto deficit persistenti delle partite correnti, inviando più dollari al sistema globale di quanti ne ricevessero indietro, per finanziare tutte queste necessità. A lungo termine ciò significa che gli Stati Uniti avrebbero stampato più dollari di quanto altrimenti giustificato dal rapporto di riserva rispetto all'oro. Questo rapporto sarebbe sceso sempre di più, finché non ci sarebbe stato un tale eccesso di dollari da innescare una corsa globale agli sportelli del dollaro stesso.
Ecco in sostanza cosa è successo. Mentre il mondo iniziava a globalizzarsi e la crescita del PIL nominale al di fuori degli Stati Uniti iniziava ad accelerare, sempre più dollari si accumulavano al di fuori del sistema finanziario nazionale. Nel 1965 il presidente francese Charles de Gaulle fece i calcoli e si rese conto che gli Stati Uniti avevano emesso molti più dollari di quanti fossero giustificati dal coefficiente di riserva di $35/oncia e iniziò a riscattare dollari in oro, come aveva diritto in base a Bretton Woods. Non era il solo, altre nazioni seguirono presto l'esempio. Iniziò una corsa alle riserve auree americane quando migliaia di tonnellate metriche di oro iniziarono a fuoriuscire dagli Stati Uniti.
De Gaulle stava facendo manifestare le conseguenze del Dilemma di Triffin, chiedendo persino il ripristino del gold standard. Così facendo, stava mettendo in evidenza quello che il suo ministro delle finanze, Valéry Giscard d'Estaing, aveva chiamato “il privilegio esorbitante”, la capacità degli USA di gestire deficit della bilancia dei pagamenti e deficit fiscali e costringere il sistema globale ad assorbirne le ricadute. Le altre nazioni dovevano rimanere responsabili dal punto di vista fiscale e monetario e mantenere la loro valuta agganciata al dollaro entro il tasso di cambio ristretto, ma gli USA non avevano bisogno di farlo: ricevevano beni reali per una valuta che potevano stampare, alimentando la affamata macchina imperiale statunitense. Col senno di poi abbiamo scoperto quali appetiti stava sfamando questo meccanismo, ovvero quelli della City di Londra e del suo colonialismo sotto mentite spoglie, e probabilmente non è stato un caso che allora fu proprio la Francia a chiamare il bluff sull'oro...
Gli USA avevano avviato il sistema con un'enorme riserva di oro: circa il 50% di tutte le riserve auree estratte erano detenute dagli americani. La corsa agli sportelli del dollaro iniziò a prosciugarle fino a quando quella percentuale non si ridusse di oltre la metà. La crisi raggiunse il culmine nell'agosto del 1971, quando Nixon decise di chiudere la finestra dell'oro, congelando la capacità delle banche centrali e dei governi stranieri di convertire i dollari in oro. Così facendo, tagliò l'ultimo legame tra il dollaro cartaceo e la moneta reale sottostante: la capacità dei cittadini di chiedere oro in cambio di dollari era già stata vietata nel 1933 da Roosevelt. Naturalmente Nixon aveva promesso che questa rottura con il gold standard sarebbe stata temporanea e che una volta trovata una soluzione sarebbero tornati a una moneta sana/onesta. Tuttavia, ciò non accadde mai. Da allora fu adottato il sistema di cambio fiat e la situazione non ha fatto che peggiorare. Quella fu la prima vera crisi dell'eurodollaro e il cambio di paradigma fu necessario affinché lo schema Ponzi potesse essere traslato a un livello superiore, così come l'azzardo morale conseguente. Infatti il nuovo asset di riserva sarebbero diventati i titoli del Tesoro americani.
L'attuale consenso tra i macroeconomisti è la dottrina TINA: non c'è alternativa al dollaro. La Russia è un esportatore di materie prime e ha un surplus delle partite correnti, il quale dovrebbe essere trasformato in deficit per essere una valuta di riserva; la Cina ha un mercato dei capitali chiuso; l'India non ha un mercato obbligazionario sufficientemente profondo; il Sudafrica è politicamente instabile. Senza contare che nessuno dei BRICS ha uno stato di diritto sufficientemente buono. Come sottolinea anche Brent Johnson, gli Stati Uniti hanno mercati obbligazionari profondi e liquidi, stato di diritto, un sofisticato sistema finanziario e monetario e un esercito gigantesco per far rispettare il sistema del dollaro, fondamentalmente tutto ciò che si potrebbe desiderare.
L'elenco dei requisiti per una valuta di riserva è il seguente:
- stabile
- sicura
- riserva di valore
- mezzo di scambio
- ampiamente accettata
- fidata
- mercati profondi e liquidi
Bitcoin è ancora nella sua fase iniziale di crescita come valuta. Nel 2023 la capitalizzazione di mercato era di circa $720 miliardi e BTC veniva scambiato a $36.800. La volatilità è ancora elevata poiché le dimensioni del mercato implicano che quantità di denaro relativamente piccole possono spostare l'azione dei prezzi in modo sproporzionato rispetto ad altri mercati. Il test della “stabilità” lo fallisce... per ora.
Bitcoin è sicuro? È sicuro quanto la vostra capacità di conservare le chiavi private! Se possedete Bitcoin e tenete al sicuro il vostro seed, allora è sicuro. Probabilmente molto di più rispetto a quasi qualsiasi altra cosa: simile all'oro fisico, è un bene al portatore e una vera merce digitale. Non può essere rubato facilmente o censurato. Gli asset denominati in valute fiat, come abbiamo visto con il divieto per la Russia di usare la rete SWIFT, possono essere congelati o sequestrati; le transazioni possono essere inserite in una blacklist; si può essere censurati.
Bitcoin è la migliore riserva di valore mai inventata, persino superiore all'oro. Il metallo giallo aumenta la sua offerta di circa il 2% all'anno e nessuno conosce la vera quantità di oro esistente. BTC ha invece un programma di emissione determinato matematicamente e imposto dalla struttura della rete (consenso dei nodi e dei miner), garantendo che 21 milioni sia la quantità massima di bitcoin che può essere minata.
Per quanto riguarda il mezzo di scambio, svolge anche questo ruolo in quanto è molto facile da trasferire e la conferma delle transazioni richiede circa 10 minuti, ma è molto più veloce su Lightning Network, la soluzione di scalabilità di cui BTC ha bisogno per essere un mezzo di scambio per la vita quotidiana in una moderna economia digitale.
Per quanto riguarda la fiducia, Bitcoin ha successo anche qui, poiché utilizza crittografia di livello militare e dispendio energetico dei miner per proteggere la sua blockchain. Una forma inversa del Dilemma del prigioniero assicura che nessun singolo miner, o nodo, abbia un incentivo a mentire sulla validità delle transazioni, poiché creare falsi blocchi e transazioni richiede di essere esponenzialmente più fortunati con il passare del tempo e di spendere energia (e denaro) per farlo. Per molte ragioni, complesse e tecniche, attaccare la rete non è fattibile.
Mercati profondi e liquidi: anche qui ancora non ci siamo, ma man mano che BTC guadagna adozione globale, profondità e liquidità seguiranno, smorzando la volatilità e portando sempre più capitale nell'ecosistema. Simile all'effetto volano con le aziende di software, sempre più utenti (e stati) che adottano Bitcoin significano che il prezzo sale, la volatilità si smorza e l'adozione accelera in cicli di feedback positivi.
Bitcoin risolve il Dilemma di Triffin. Non lo evita, non lo mitiga: LO RISOLVE.
Il Paradosso si basa su diversi punti fondamentali, il principale dei quali è un attore centrale che emette la valuta di riferimento. Bitcoin NON è emesso centralmente. Non esistono confini per Bitcoin, nessun singolo nodo di emissione. Qualsiasi miner nell'intera rete può essere scelto per la prossima ricompensa di blocco. Una valuta di riserva neutrale, non emessa centralmente, libera di fluttuare, orientata alla privacy, è stato lo standard per secoli prima del sistema fiat. Lo stesso Triffin immaginò una soluzione al problema: la sua idea era quella dei DSP (diritti speciali di prelievo), un'unità di riserva emessa dall'FMI che si basava su un paniere di altre valute. I DSP non fanno nulla per mitigare i problemi di inflazione e svalutazione; inoltre sarebbero incredibilmente difficili da gestire. Immaginate di riscattare i DSP per le valute sottostanti e di dover andare in ogni Paese per riscuotere il denaro.
Con una valuta di riserva neutrale, i deficit o i surplus delle partite correnti delle singole nazioni sarebbero sempre in equilibrio (dinamico). Se un Paese spende più di quanto guadagna, alla fine è costretto a ricominciare a guadagnare (produrre). E se si verifica l'inverso, il surplus può essere utilizzati per il consumo. Bitcoin, quindi, risolverebbe anche tutti gli altri dubbi che i macroeconomisti hanno su di esso: si svilupperebbero mercati liquidi e profondi, il prezzo salirebbe esponenzialmente, l'adozione si diffonderebbe poiché le nazioni lo adotterebbero e inizierebbero a usarlo e a richiederlo nel commercio e nella finanza internazionale.
La riserva strategica statunitense ha come obiettivo finale quello di rendere Bitcoin l'hard asset per eccellenza che permetta di disintermediare definitivamente la nazione dal circuito dell'eurodollaro. Non accadrà dall'oggi al domani, saranno necessari passaggi intermedi obbligati. Innanzitutto il dollaro, così come il Paese stesso, dovrà riguadagnare credibilità e affidabilità. La sua forza è propedeutica a tal proposito: un dollaro forte all'estero e un dollaro debole in patria. A coadiuvare tale assetto c'è l'oro che viene sottratto alla LBMA e questo sarà l'anno del metallo giallo dato che rappresenta ancora l'hard asset storico che nei momenti di incertezza ha funto da rifugio sicuro; oltre a essere un barometro appropriato per un ritorno a una ponderazione del rischio reale e genuina. Diciamo che in una fase tumultuosa e incerta, la certezza storica dell'oro, pronta e disponibile, è una garanzia. Nel frattempo si permette che la capitalizzazione di mercato di Tether cresca organicamente. La digitalizzazione del dollaro, infatti, sta passando dall'ascesa di Tether come compratore di ultima istanza dei titoli del Tesoro USA; praticamente sta stabilendo una nuova consuetudine per prendere il posto della Federal Reserve, la quale verrà ri-regionalizzata nelle sue 12 branche regionali e verrà smantellato quell'apparato burocratico che è stato costruito su di essa da Roosevelt in poi. Ripple, invece, sta ottenendo attenzioni perché può essere strumentalizzato contro l'intermediazione del mercato dei cambi a Londra e sostituire il sistema SWIFT. Il momento di Bitcoin arriverà solo dopo che Tether avrà consolidato la sua presenza sui mercati come nuovo colosso, comprare titoli sovrani americani serve anche a sottrarli a quei player esteri che li usano per prolungare la vita al mercato degli eurodollari (es. Inghilterra, Canada, Europa). Ecco perché l'azienda di Ardoino sta diversificando anche in altri asset e molto probabilmente arriverà a essere un attore dello stesso peso di una JP Morgan, ad esempio.
Tra i suoi attivi, però, c'è anche Bitcoin e questo significa non solo digitalizzaione del dollaro ma anche una copertura fatta da un hard asset in quella che rappresenterà un'unione fondamentale per superare il sistema dell'eurodollaro, offrire un mezzo di scambio sano/onesto, un ambiente di mercato in cui domanda/offerta si incontrano genuinamente, un settore privato in grado di prosperare e resistere alle ondate di inflazione, la capacità di abbattere debito, deficit e spesa pubblica.
CONCLUSIONE
Quando ho pubblicato il mio ultimo libro, Il Grande Default, uno degli obiettivi era quello di documentare come gli USA stessero erigendo barriere intorno al dollaro per difenderlo dagli attacchi esterni tramite gli eurodollari. Il rinsavimento a livello di politica monetaria e fiscale serve a minimizzare questo rischio, non l'ha eliminato. Per quanto i player esteri adesso debbano interfacciarsi direttamente con la FED se vogliono dollari, esistono ancora scappatoie. Una di queste era il tentativo di intermediare i titoli di stato americani a Londra e scongiurato da Bessent lo scorso gennaio. Adesso se ne presenta un'altra tramite la Banca del Canada e l'emissione di titoli canadesi denominati però in dollari americani (siete sorpresi che sia arrivato sulla scia dell'elezione ad interim di Carney?).
Di norma il differenziale tra il tasso di riferimento della FED e quello della Banca del Canada è sempre stato di circa 50 punti base; oggi è di 150 punti base. L'obiettivo è quello di mettere in moto un carry trade tra il dollaro canadese e quello americano: riciclare il surplus commerciale canadese (capite adesso anche la narrativa di Trump sui dazi?) per pagare i coupon di quelle obbligazioni. Ma perché comprare questi titoli che rendono il 3% quando gli omologhi americani rendono di più? Perché possono essere posti come garanzia nel mercato pronti contro termine americano e quindi avere una via secondaria con cui accedere ai dollari. Un attacco diretto al SOFR. Inutile dire che il Canada ha la capacità di emettere questi asset perché, grazie la QE del Dipartimento del Tesoro quando c'era la Yellen, ha comprato una vagonata di titoli di stato americani che può usare come garanzia alla base di operazioni finanziarie del genere.
Carney, che sa come mettere in piedi facility del genere grazie alla sua esperienza nella Banca d'Inghilterra, e il Canada stanno diventando il proxy attraverso cui la City di Londra e Bruxelles possono avere un canale indiretto attraverso cui tornare ad accedere facilmente ai dollari, influenzare la politica monetaria della FED, avere un surrogato del LIBOR e finanziare le loro cattedrali nel deserto.
Gli USA non possono essere emendati da eventuali colpe per aver alimentato le mire espansionistiche inglesi, ciononostante sono questi ultimi coloro che hanno sempre avuto (dal punto di vista storico) il dente avvelenato contro la Russia e hanno impedito che essa avviasse una partnership con gli USA stessi. Ora gli inglesi possono finalmente essere tagliati fuori sia geopoliticamente che commercialmente, visto che il Mediterraneo perderà man mano la sua importanza a vantaggio invece del circolo polare artico (soprattutto ora che Suez è ancora inagibile). Chi ha molto da perdere qui è Londra, per tutti i motivi elencati in questa serie. Alla luce di tutto ciò, l'ironia più grande è se fosse la Russia a essere messa a guardia dell'Europa in un futuro non tanto lontano. Ma la cricca di Davos non cederà facilmente le armi e, in base alle ultime notizie provenienti dal Canada, sta creando la sua nuova base d'attacco da quelle parti. Cercheranno di resuscitare il mercato degli eurodollari perché hanno disperatamente bisogno di finanziamenti a buon mercato per tenere in piedi gli Stati sociali ipertrofici e non cadere sotto il peso delle enormi promesse fatte in precedenza. Nel frattempo cercheranno di impostare il campo di gioco per i cosiddetti perpetual bond, già una parziale realtà tra la Savings and Investments Union e le obbligazioni SURE che dovrà finanziare.
E voi, cari lettori, ricordate che la prima linea di difesa individuale è sempre la conoscenza e la consapevolezza per acquisire un vantaggio competitivo.
Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.
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???? Qui il link alla Terza Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2025/03/cio-che-leurodollaro-ha-dato.html
La liberazione incompiuta nella guerra contro le criptovalute
Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/la-liberazione-incompiuta-nella-guerra)
Le ultime due settimane sono state a dir poco surreali. Se avete seguito il mio viaggio negli ultimi due anni e mezzo, sapete che ho dedicato la mia intera vita a mettere in guardia contro l'imminente minaccia delle valute digitali delle banche centrali (CBDC) e la crescente repressione dello stato contro le criptovalute. Quando il presidente Trump ha preso tre misure che sono una risposta diretta a tutto ciò per cui ho combattuto (perdonare Ross Ulbricht, vietare qualsiasi ricerca su una CBDC statunitense e annullare l'Ordine esecutivo 14067 di Biden), il mio spirito era al settimo cielo.
Ma sentivo che non tutto era ancora compiuto.
All'inizio, quel senso di incompiutezza, l'ho attribuito al fatto di aver combattuto (e perso) così tante battaglie contro lo stato che lo shock mi aveva scombussolato, o forse era una sorta di stress post-traumatico. Ho vissuto momenti bui, divorzi, anni di guerra legale, e ho imparato che la ripresa spesso implica l'affrontare dure verità, perdonare le persone che ti hanno ferito e poi, cosa più dura di tutte, perdonare te stesso. Alla fine sostituisci la rabbia o la tristezza con l'accettazione e il dolore si attenua, facendoti diventare più saggio.
Tuttavia non è così semplice, o diretto, perché mentre la mossa di Trump di annullare l'Ordine esecutivo 14067 è stata un passo in avanti enorme, la brutale “guerra giudiziaria” scatenata da quell'ordine continua. Decine di aziende e individui nella comunità delle criptovalute stanno morendo dissanguati per le spese legali e le perdite aziendali, e alcuni affrontano persino condanne a pene detentive che ti cambiano la vita. È difficile festeggiare quando ci sono ancora tante persone intrappolate sotto lo stesso meccanismo contro cui stavamo tutti combattendo.
Credo che se le persone, e il presidente Trump, comprendessero veramente la devastazione causata da quella repressione, chiederebbero vera giustizia. Finché ciò non accadrà, non posso permettermi di festeggiare, non finché non verranno liberati coloro ancora intrappolati in una guerra che non avrebbe mai dovuto essere combattuta in primo luogo.
Contesto
Nel 2009 ho visto la mia seconda azienda, una fiorente impresa sanitaria, crollare sotto il peso di linee di politica federali come l'Obamacare, il Dodd-Frank Act e l'eccesso di potere del procuratore generale Eric Holder. Non ero finito nel mirino personalmente; ero solo un ingranaggio in quel meccanismo chiamato “danno collaterale” nell'implacabile espansione del governo federale. Per anni mi è stato detto, “Il pendolo oscilla sempre”, ma non l'ho mai visto tornare indietro. Invece il debito continuava a crescere, il dollaro continuava a perdere valore e le guerre infinite andavano avanti. La delusione più grande è arrivata dai repubblicani che non solo si rifiutarono di abrogare l'Obamacare, ma lo ampliarono tramite il Medicaid.
Disperato per un cambiamento, sono diventato un attivista politico. Ho gestito organizzazioni che reclutavano candidati libertari per le elezioni statali e federali e mi sono persino gettato nella mischia. Nel 2018, però, avevo perso ogni fiducia nella politica, che non sembrava mai rallentare la crescita del governo federale. Quindi ho rivolto lo sguardo a ciò che credevo potesse far pendere la bilancia a favore della libertà individuale: le criptovalute. Da quando ho sentito parlare per la prima volta di Bitcoin nel 2012, ho visto come il denaro decentralizzato potesse minare la tirannia delle banche centrali e alimentare la libertà economica in tutto il mondo. Più lo studiavo, più mi rendevo conto che questa tecnologia poteva eliminare inutili intermediari in tutto, dalle negoziazioni azionarie alle catene di fornitura ai titoli immobiliari.
Dopo l'arrivo del Covid è emerso qualcosa di ancora più oscuro: ho iniziato a notare uno sforzo statale concertato per colpire aziende e individui esattamente all'intersezione tra criptovalute e libertarismo. Molte di queste persone erano amici intimi dei miei tempi in cui presiedevo il Free State Project, o persone che partecipavano a eventi come il Liberty Forum e il Porcfest. Jeremy Kauffman ha creato LBRY (noto anche come Odysee), un'alternativa a YouTube resistente alla censura, solo per essere perseguitato dalla SEC per cinque anni, distruggendo di fatto la sua attività (anche se la tecnologia sopravvive ancora). Ian Freeman e i Crypto Six sono rimasti intrappolati in una vasta operazione governativa per aver gestito bancomat Bitcoin, cosa che ha coinvolto talpe e trappoloni da parte di più agenzie governative.
Allarmato, ho iniziato a scavare. Non sono cieco di fronte ai cattivi attori nel mondo delle criptovalute, ma queste erano persone che promuovevano piattaforme di libertà di parola e interazioni economiche pacifiche, non menti criminali. Alla fine ho scoperto l'Ordine esecutivo 14067 di Biden, firmato il 9 marzo 2022. Il suo duplice scopo era inequivocabile: accelerare l'adozione di una CBDC statunitense e lanciare un assalto governativo totale alle criptovalute. Con la brutale repressione in pieno svolgimento, e altri Paesi che correvano per introdurre le CBDC, sapevo che dovevo suonare l'allarme. Ho scritto un libro, The Final Countdown: Crypto, Gold, Silver, and the People’s Last Stand Against CBDC Tyranny, esponendo tutto. Ho anche partecipato alle primarie presidenziali repubblicane sperando di poter usare la piattaforma per informare il pubblico e gli altri candidati.
Ho incontrato per la prima volta Vivek Ramaswamy durante la campagna elettorale nel New Hampshire e gli ho consegnato una copia del mio libro. Con mio grande stupore, non solo l'ha letto, ma nei mesi successivi ne abbiamo approfondito il contenuto in più occasioni, in conversazioni approfondite. Poiché la mia unica missione nella corsa alla presidenza era quella di mettere in luce la minaccia incombente delle CBDC, e poiché Vivek sembrava “capirlo” meglio di chiunque altro, ho proposto di ritirarmi e di sostenerlo, a una condizione: avrebbe dovuto firmare il mio impegno anti-CBDC.
Dovete capire che il New Hampshire è speciale. Sede del Free State Project, vanta una comunità libertaria enorme e unita. In una precedente corsa presidenziale statale, avevo ottenuto quasi 18.000 voti. Il mio sostegno aveva un po' di peso in quella che si stava delineando come una primaria sul filo del rasoio, e di fondamentale importanza. Sebbene Vivek abbia concluso la sua campagna prima che potessimo finalizzare l'impegno e il sostegno, ha esortato Trump a denunciare le CBDC proprio prima del voto nel New Hampshire. Quella mossa sottolinea quanto fosse forte l'influenza del movimento libertario qui nel Granite State. Sono grato a Vivek per questo, poiché Trump ha esplicitamente riconosciuto a Vivek il merito di averlo informato su questa importante questione.
4 luglio 2023: con mia grande sorpresa Vivek aveva effettivamente letto il mio libro e ne avevamo discusso.Trump ha annunciato di essere contrario alle CBDC nel New Hampshire poco prima delle primarie
Dopo che mi sono ritirato dalla corsa alle presidenziali, abbiamo intrapreso un tour nazionale (e alla fine globale) per mettere in guardia le persone sui pericoli incombenti delle CBDC e per dimostrare come prosperare utilizzando valute alternative come oro, argento e criptovalute basate sulla privacy (Zano, Monero, ecc.). Personalmente non ho più avuto un conto in banca dal 2019, un atto di resistenza individuale contro il crescente stato di sorveglianza. Per me il modo migliore per fermare la tecnocrazia è usare denaro privato, non controllato dallo stato.
Non possiamo permetterci di essere compiacenti. Ciò che potrebbe sembrare una vittoria potrebbe non essere altro che un gioco di prestigio semantico. Ecco perché voglio approfondire il vero impatto dell'Ordine esecutivo 14067 di Biden, ora revocato, e di come abbia scatenato un'ondata di “giustizialismo” che sta ancora rovinando vite e perché cancellarlo non ha ancora fatto scomparire quelle ripercussioni.
Questa battaglia per la libertà finanziaria ha trovato un alleato inaspettato nel Presidente Trump, il quale comprende in prima persona la strumentalizzazione del potere governativo.
La guerra di Trump contro il controllo digitale dello Stato profondo
La guerra dello Stato Profondo contro la libertà finanziaria
Quando Donald Trump ha graziato Ross Ulbricht e revocato l'Ordine esecutivo 14067 di Biden, non è stata solo un'altra decisione politica, bensì personale. Trump sa in prima persona cosa significa essere presi di mira da agenzie federali trasformate in armi. Proprio come il Dipartimento di Giustizia, l'FBI e i procuratori statali lo hanno perseguitato senza sosta con incriminazioni e giustizialismo, queste stesse agenzie durante l'amministrazione di Biden hanno mosso guerra agli innovatori nel mondo delle criptovalute e ai sostenitori della libertà.
I parallelismi sono sorprendenti. Mentre Trump ha affrontato procedimenti giudiziari motivati politicamente a New York, Georgia e DC, i pionieri delle criptovalute come Roger Ver affrontano accuse fiscali retroattive progettate per metterli a tacere. Mentre gli avvocati di Trump vengono perquisiti e le comunicazioni private sequestrate, la comunità delle criptovalute osserva i propri team legali affrontare intrusioni simili. È lo stesso copione, schierato contro diverse minacce al potere istituzionale.
La posizione di Trump contro la tirannia digitale
Trump ha capito che la repressione di Biden riversata sul mondo delle criptovalute non riguardava la protezione degli investitori, ma il controllo. Proprio come i nemici di Trump hanno cercato di metterlo a tacere tramite divieti sui social media e restrizioni bancarie, l'Ordine esecutivo 14067 di Biden mirava a eliminare la libertà finanziaria:
• Strumentalizzando la SEC contro progetti innovativi nel mondo delle criptovalute;
• Usando l'IRS per terrorizzare i sostenitori delle criptovalute
• Impiegando il Dipartimento di Giustizia per criminalizzare gli strumenti di privacy;
• Sfruttando la FDIC per operare un debanking nei confronti delle aziende di criptovalute.
Il bersaglio: l'innovazione americana
L'amministrazione Biden non ha solo attaccato le criptovalute, ma ha preso di mira anche il vantaggio competitivo dell'America. Mentre la Cina corre avanti con il suo yuan digitale, la repressione delle criptovalute di Biden ha paralizzato l'innovazione statunitense. Trump capisce che la leadership americana nell'era digitale richiede di abbracciare, non di schiacciare, le nuove tecnologie che migliorano la libertà.
La strada da seguire
Le azioni di Trump segnalano una rottura decisiva con l'agenda di controllo digitale dello Stato profondo:
• Perdonare Ross Ulbricht: significa aver riconosciuto la natura motivata politicamente delle azioni penali sulle criptovalute;
• Vietare le CBDC: significa aver riconosciuto la necessità di proteggere gli americani dalla sorveglianza sotto forma monetaria;
• Annullare l'Ordine esecutivo 14067: significa aver posto fine alla guerra all'innovazione delle criptovalute.
Ma la lotta non è finita. Decine di pionieri delle criptovalute devono ancora affrontare accuse motivate politicamente. Proprio come Trump combatte per prosciugare la palude, questi innovatori hanno bisogno di protezione dalle agenzie governative strumentalizzate.
Un invito all'azione
Trump può consolidare la sua eredità di paladino della libertà finanziaria:
• Ordinando la revisione immediata di tutti i casi avviati ai sensi dell'Ordine esecutivo 14067;
• Ordinando alle agenzie governative di abbandonare le azioni penali motivate politicamente;
• Istituendo normative chiare e pro-innovazione sulle criptovalute;
• Proteggendo i diritti alla privacy nella finanza digitale.
La posta in gioco non potrebbe essere più alta. Come ha detto Trump: “Non vogliono me, vogliono voi: e io mi frappongo nel mezzo”. Lo stesso vale per i pionieri delle criptovalute. Lo Stato profondo non sta solo attaccando loro, sta attaccando il diritto di ogni americano alla libertà finanziaria.
Per comprendere la portata completa di questo assalto alla libertà finanziaria, dobbiamo esaminare esattamente come l'Ordine esecutivo 14067 di Biden abbia scatenato un'ondata senza precedenti di conformità coordinata.
Ordine esecutivo 14067, Parte 1: Esplorazione di una CBDC
Avevo sentito voci sulle valute digitali delle banche centrali (CBDC) per anni, un dollaro digitale che un giorno avrebbe potuto alimentare il reddito di cittadinanza o essere legato ai punteggi di credito sociale. Ma non mi ero mai reso conto di quanto velocemente questi piani stessero avanzando in tutto il mondo. Nel 2020 circa 35 Paesi stavano studiando le CBDC (con la sola Cina che ne stava sperimentando una). Nel 2022 oltre 100 Paesi si erano uniti alla corsa. E oggi? Ben 134 nazioni, che rappresentano il 98% del PIL globale, hanno in corso iniziative CBDC. Quasi la metà è andata oltre la semplice ricerca e almeno 11 sono già state inaugurate.
Negli ultimi due anni mi sono immerso in questo argomento, scavando nei progetti globali e osservando attentamente cosa stesse succedendo negli Stati Uniti. È stato allora che ho scoperto che gli Stati Uniti avevano testato almeno tre progetti pilota CBDC dal 2019 e che il nostro dollaro era già altamente digitale, il che significa che poteva essere monitorato, programmato e censurato. Più scoprivo, più diventava ovvio: le CBDC sono la rampa di accesso alla tirannia digitale.
Non si tratta solo di Stati Uniti contro Cina, o Occidente contro BRICS. È una battaglia per il libero arbitrio. Stiamo affrontando un programma di lunga data per una moneta digitale globale unica (potenzialmente basata sul credito energetico), abbinata a un sistema di credito sociale che ricorda l'Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Date agli stati il potere di tracciare, programmare e censurare il denaro e non passerà molto tempo prima che spuntino fuori i punteggi di credito sociale e ID digitali. Una volta che ciò accadrà, la libertà sarà un ricordo del passato.
Poi è arrivato l'Ordine esecutivo di Biden. All'improvviso tutto ha avuto senso:
Il vero obiettivo dietro l'Ordine esecutivo di Biden era quello di schiacciare qualsiasi progetto di ispirazione libertaria, quelli che minacciavano direttamente una valuta digitale completamente programmabile, tracciabile e censurabile. Dopotutto se le persone non hanno alternative, saranno costrette ad accettare la tirannia totale di una CBDC. Eliminate la concorrenza e potrete lanciare una valuta digitale senza alcuna resistenza.Questo è esattamente il motivo per cui le persone e le organizzazioni incentrate sulla libertà sono finite nel mirino. Nessuno sceglierebbe volontariamente una valuta digitale controllata a livello federale se esistessero delle alternative, quindi la via più rapida per l'adozione di massa è garantire che tali alternative non vedano mai la luce del giorno.
Ordine esecutivo 14067, Parte 2: Un approccio statale a tutto tondo alla regolamentazione degli asset digitali
Non potrò mai sottolineare abbastanza quanto sia stato spietato l'assalto dell'amministrazione Biden all'industria delle criptovalute. Non si è trattato di un insieme sparso di azioni di coercizione, ma di un attacco coordinato, dall'alto verso il basso. Quando dico “tutto il governo”, intendo che quasi ogni branca federale si è schierata contro le criptovalute, tutto in una volta. Lasciate che vi mostri esattamente come si è svolto.
Biden ha trasformato il governo federale in un'arma per schiacciare l'industria delle criptovalute. Nell'immagine qui sopra, ho evidenziato solo sei delle agenzie coinvolte.
- La Securities and Exchange Commission: da quando la SEC ha iniziato a prendere di mira le società di criptovalute nel 2013, ha avviato 173 azioni di coercizione contro aziende e individui. Il 63% di tali azioni è avvenuto solo nei due anni successivi all'ordine esecutivo di Biden. Mentre la SEC afferma che i suoi obiettivi primari sono proteggere gli investitori da frodi e manipolazioni di mercato, e promuovere mercati ordinati, le sue azioni legate alle criptovalute hanno spesso soffocato l'innovazione, in particolare tra i progetti orientati al libertarismo che sfidano la spinta per le valute digitali delle banche centrali (CBDC). Un problema importante è la tendenza della SEC a etichettare molti token come titoli illegali senza fornire un quadro chiaro affinché questi progetti diventino conformi. In realtà, una grande quota di questi token sono “utility token”, non “token di investimento”. Gli utility token funzionano più come i token arcade: li acquistate per accedere o utilizzare un prodotto o un servizio. Il loro valore deriva da quanto sono utili all'interno di una determinata piattaforma, pensate ai crediti su un sito Web o a una valuta di gioco in un videogioco. Per natura non sono progettati per generare profitti basati sugli sforzi di qualcun altro, che di solito è il segno distintivo di un titolo. I token di investimento, invece, vengono acquistati con l'aspettativa di guadagnare un profitto se l'impresa sottostante ha successo, in modo simile all'acquisto di azioni in una società o alla partecipazione ai suoi ricavi. In base alla legge tradizionale sui titoli, gli utility token non rientrerebbero normalmente nella competenza della SEC. Tuttavia essa ha ampliato le sue definizioni per includere molti di questi progetti nel suo ombrello di applicazione, prendendo di mira in particolare quelli con tecnologie mature e funzionali. Io sosterrei la legalizzazione totale dei token di investimento. Potrebbero rivoluzionare i mercati dei capitali offrendo ai piccoli investitori nuove vie per finanziare le startup e agli imprenditori nuovi modi per accedere al capitale. Tuttavia, dopo oltre due decenni di navigazione tra raccolta fondi, capitale di rischio e investment banking, sono convinto che la SEC sia più interessata a mantenere lo status quo che a salvaguardare veramente gli investitori. Questo, tuttavia, è un argomento per un altro giorno.
- Il Dipartimento di Giustizia: esso si è concentrato sulle risorse digitali incentrate sulla privacy, perseguitando gli sviluppatori che le hanno create. Nell'agosto 2023 Roman Storm, co-fondatore di Tornado Cash, è stato arrestato per aver creato un software che “mescola” le transazioni per mantenerle private, trovandosi ad affrontare accuse di riciclaggio di denaro e “trasmissione di denaro senza licenza” che avrebbero potuto fargli “guadagnare” 45 anni di prigione. Poi, nell'aprile 2024, i fondatori di Samourai Wallet, Keonne Rodriguez e William Lonergan Hill, sono stati accusati allo stesso modo di trasmissione di denaro senza licenza per aver codificato un'app che protegge l'identità degli utenti, correndo il rischio di farsi 20 anni di prigione. Un altro sviluppatore di Tornado Cash, Alexey Pertsev, è stato arrestato nei Paesi Bassi nel 2022 per motivi simili, rischiando anche lui una condanna a 20 anni. Ciò che tutti questi sviluppatori hanno in comune è che hanno scritto software per la privacy, non servizi finanziari tradizionali. Eppure il Dipartimento di Giustizia sta trattando il codice informatico, destinato a proteggere l'anonimato degli utenti, come se fosse una vera e propria impresa criminale. Ciò espone un netto conflitto: la spinta per la privacy finanziaria nelle criptovalute si scontra con la spinta dello stato per la massima sorveglianza. E con le valute digitali delle banche centrali (CBDC) all'orizzonte, valute progettate per la completa trasparenza delle transazioni, la battaglia sul fatto che la privacy rimanga un diritto, o diventi un crimine, si sta solo intensificando.
- L'IRS: dal 2022 ha intensificato la sua repressione delle criptovalute, introducendo nuove regole che obbligano i broker di asset digitali a presentare il modulo 1099-DA per le transazioni, in sostanza mettendo in luce ogni mossa che fate nell'ecosistema delle criptovalute. Il caso di Roger Ver è un ottimo esempio. Ver è accusato di aver evaso quasi $50 milioni in tasse, un'accusa grave e fasulla che esploreremo più in dettaglio in seguito. Prendendo di mira uno dei più influenti sostenitori del denaro peer-to-peer, l'IRS non mira solo ad abbattere un oppositore delle CBDC; sta anche creando un pericoloso precedente che potrebbe tornare indietro retroattivamente e in avanti indefinitamente, espandendo la presa dell'agenzia sugli utenti di criptovalute ovunque. Questa spinta è sostenuta da un'infusione di $80 miliardi nell'IRS, la quale ha assunto oltre 87.000 nuovi agenti, molti dei quali ora concentrati sulle criptovalute, lavorando in tandem con i principali exchange per tracciare le transazioni. Il risultato? Un sistema di controllo fiscale rafforzato e armato che dovrebbe far suonare campanelli d'allarme ovunque e per chiunque.
- La FDIC: dal 2022 è stata al centro di una tempesta che molti chiamano Operation ChokePoint 2.0, uno sforzo dietro le quinte per impedire alle attività legate alle criptovalute di usufruire dei servizi bancari. Questa spinta includeva la chiusura forzata di Signature Bank e Silvergate Bank, due importanti istituzioni favorevoli alle criptovalute, che a loro volta hanno spianato la strada al sistema FedNow della Federal Reserve. La FDIC ha anche impedito a Custodia Bank di ottenere un conto master, marginalizzando un modello pro-crypto dal sistema bancario tradizionale. In una recente intervista al podcast di Joe Rogan, Marc Andreessen ha rivelato che gli amministratori delegati nel settore tecnologico che lavorano nel mondo delle criptovalute per anni sono stati silenziosamente esclusi dal sistema bancario. Tale epidemia non è limitata alle criptovalute; il presidente Trump ha di recente preso di mira Bank of America come bersaglio politico, dato che personaggi di alto profilo, come Melania Trump, Barron Trump, Joseph Mercola, Kayne West, Eric Prince e Catturd (da X) hanno tutti dovuto affrontare la chiusura dei loro conti. Questa ondata di misure di controllo è diventata un altro artefatto della posizione aggressiva dello stato, evidenziando un inquietante schema di strumentalizzazione delle istituzioni finanziarie contro minacce sia ideologiche che tecnologiche.
- Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti: dal 2022 ha scatenato un livello di forza normativa sul settore delle criptovalute senza precedenti, culminando in un accordo da record da $4,3 miliardi con Binance per presunte violazioni antiriciclaggio e sanzioni. Questa sanzione senza precedenti, la più grande di sempre, ha inviato un messaggio forte e chiaro: le criptovalute sono un pericolo per il controllo finanziario tradizionale e lo stato era pronto a smantellarle. Prendendo di mira un peso massimo come Binance, il Dipartimento del Tesoro non ha solo punito un trasgressore delle regole; voleva spianare la strada alle CBDC. In un regime del genere, le nozioni di privacy, decentralizzazione e autonomia personale rischiano di essere spazzate via sotto la bandiera “sicurezza e regolamentazione”. In altre parole il Dipartimento del Tesoro aveva trasformato la sua autorità in un'arma per inaugurare un'era di sorveglianza finanziaria e controllo statale.
- La Commodities Futures Trading Commission (CFTC): dal 2022 ha aumentato la sua attenzione sullo spazio delle criptovalute, con circa il 60% delle sue azioni di controllo mirate alle criptovalute. Una parte significativa di queste azioni è stata rivolta alle piattaforme di finanza decentralizzata (DeFi). Per comprendere la DeFi, immaginate un mercato digitale gestito da programmi informatici auto-eseguibili, chiamati “smart contract”, i quali facilitano prestiti e scambi di asset senza il bisogno di una banca tradizionale o di un intermediario finanziario per supervisionare la transazione. Questo approccio è in netto contrasto con la finanza convenzionale, in cui grandi istituzioni o enti normativi fungono da gatekeeper, e pone una sfida direttamente all'idea delle valute digitali delle banche centrali (CBDC). Invece di avere un'autorità centrale che controlla la creazione e il flusso della valuta, la DeFi incentiva la creazione di asset finanziari peer-to-peer regolati da codice informatico. Per questo motivo la mossa della CFTC contro la DeFi, vista in casi come Ooki DAO, era progettatata a frenare questo settore in espansione applicando le regole finanziarie esistenti che presuppongono un'autorità centralizzata. Allo stesso tempo, limitando l'ascesa della DeFi, i regolatori volevano spianare la strada alle CBDC, che si affidano alla supervisione centralizzata per gestire la politica monetaria e monitorare l'attività finanziaria.
Il costo umano della repressione delle criptovalute da parte dell'amministrazione Biden
Dietro queste azioni ci sono persone reali le cui vite sono state distrutte dall'assalto coordinato del governo federale. Mentre la SEC ha decantato le statistiche di applicazione e il Dipartimento del Tesoro ha celebrato multe record, intere famiglie sono state distrutte, i risparmi di una vita vaporizzati e decenni di lavoro innovativo distrutti. Ogni caso di seguito non rappresenta solo una tragedia individuale, ma un avvertimento per chiunque osi sfidare il controllo statale sul denaro. Questi non sono solo fascicoli di casi, sono storie di americani che hanno rispettato la legge, cercato consulenza legale, creato attività legittime e si sono comunque ritrovati nel mirino dello stato.
- Roger Ver: “Ho iniziato immediatamente a sensibilizzare sul caso di Roger nel momento in cui è stato arrestato in Spagna l'anno scorso. Perché? Perché in base al successo senza precedenti di Roger nella diffusione del denaro digitale peer-to-peer come alternativa alle banche centrali negli ultimi 15 anni, egli è il nemico numero 1 per coloro che spingono le CBDC e il principale obiettivo dell'Ordine esecutivo 14067”. Sebbene il caso di Roger Ver tecnicamente precedesse l'Ordine esecutivo 14067, la decisione finale di convocare una giuria popolare e incriminarlo non è stata presa prima del 2024, ma dopo che suddetta legge ha fornito il quadro per colpire in modo aggressivo coloro che promuovevano alternative al denaro controllato dallo stato. Non si è mai trattato di tasse; si trattava di eliminare uno dei sostenitori più efficaci del denaro digitale decentralizzato. Ver ha trascorso gli ultimi 15 anni a promuovere instancabilmente il denaro digitale peer-to-peer, investendo e promuovendo Bitcoin e in seguito Bitcoin Cash affinché si potesse creare un mondo in cui gli individui, non gli stati, controllassero i propri destini finanziari. I suoi sforzi non riguardavano solo l'innovazione nel mondo delle criptovalute; erano una sfida diretta a un sistema che si basa sul controllo per finanziare guerre, imporre la coercizione economica e mantenere il potere. Dall'adozione pionieristica di Bitcoin nel commercio al finanziamento di iniziative globali che hanno ampliato la libertà finanziaria, Ver è stato in prima linea in ogni importante sviluppo della finanza decentralizzata. È proprio a causa di questo impatto che è diventato il bersaglio principale dell'Ordine esecutivo 14067, uno strumento progettato per spianare la strada al lancio di una CBDC, schiacciando qualsiasi seria opposizione. Ma l'attacco a Ver è più di un semplice assalto alle criptovalute: il governo federale non lo ha solo accusato di reati fiscali; ha cancellato uno dei principi fondamentali della giustizia violando il privilegio tra avvocato e cliente. I pubblici ministeri hanno fatto irruzione nel team legale di Ver, sequestrato comunicazioni private e distorto i suoi meticolosi sforzi per conformarsi alle leggi fiscali. Questa mossa stabilisce un precedente terrificante: anche quando gli individui seguono alla lettera i consigli legali, possono comunque essere perseguiti se sono considerati una minaccia politica. Ancora più pericolosa è la capacità dell'IRS di riscrivere retroattivamente la cronologia finanziaria per scopi politici. Quando Ver è espatriato, Bitcoin era un asset non classificato senza chiare linee guida fiscali. Per garantire la conformità, assunse alcuni dei migliori avvocati fiscali, contabili ed ex-procuratori federali. Eppure, anni dopo, il governo federale ha reinterpretato arbitrariamente la politica fiscale, trasformando le sue azioni un tempo legittime in un crimine. Questa è un'azione penale selettiva nella sua forma più sfacciata, un avvertimento a qualsiasi innovatore o imprenditore che nessuna diligenza legale li proteggerà se si oppongono all'agenda dello stato. La sua incriminazione ai sensi delle politiche post-Ordine esecutivo 14067 segnala un pericoloso precedente: l'uso dell'IRS come arma politica per mettere a tacere il dissenso e criminalizzare coloro che sfidano lo status quo. Prendendo di mira Ver, il governo degli Stati Uniti ha inviato un messaggio agghiacciante: l'adozione di nuove tecnologie finanziarie al di fuori del controllo statale incontrerà gravi ritorsioni. Se questa azione penale regge, consoliderà un'era in cui la conformità non è più una questione di legge ma di favore politico e coloro che sfidano l'egemonia monetaria affronteranno l'annientamento legale. Questo caso non riguarda solo Roger Ver, riguarda il futuro della libertà finanziaria. Se sono riusciti a fare questo all'uomo che più ha sponsorizzato il denaro elettronico peer-to-peer, possono farlo a chiunque. Esiste un breve documentario che espone il calvario di Roger. Tracciando parallelismi con i destini di Julian Assange e John McAfee, presenta resoconti di prima mano, sconvolgenti eccessi e un duro avvertimento per chiunque tenga alla libertà finanziaria. Potete leggere il mio articolo più approfondito sul tema, Why Roger Ver Deserves a Presidential Pardon, e potete rimanere aggiornati sul caso firmando una petizione a sostegno di Roger su freerogernow.org.
- Ian Freeman: l'uomo che ha introdotto Roger Ver a Bitcoin nel 2010, è stato arrestato il 16 marzo 2021, mesi prima che l'Ordine esecutivo 14067 di Biden fosse anche solo un luccichio negli occhi di Washington. Eppure, dopo la sua approvazione, le agenzie federali hanno raddoppiato i loro sforzi per farlo tacere, portando a una condanna a otto anni di carcere il 2 ottobre 2023. Mia moglie e io eravamo in tribunale quel giorno, e ciò a cui abbiamo assistito è stato un tentativo, politico, a tutto campo di abbattere una figura chiave sia nel mondo delle criptovalute che nel movimento per la libertà. Ian e il suo socio in affari, Mark Edge, sono co-conduttori di Free Talk Live, un programma radiofonico trasmesso a livello nazionale che è stato una delle voci più influenti nella promozione della libertà personale. Si stima che fino al 10% dei partecipanti al Free State Project abbiano scoperto per la prima volta la comunità libertaria del New Hampshire grazie a quel programma; infatti parlare direttamente con Ian e Mark ha avuto un ruolo importante nella mia decisione di trasferirmi nel Granite State. Chiaramente il governo federale non stava solo inseguendo l'ennesimo appassionato di criptovalute, stava prendendo di mira un intero movimento che ha innescato un cambiamento nel mondo reale. Il reportage investigativo di Jacob Hornberger espone come il Dipartimento di Giustizia abbia utilizzato un agente dell'IRS sotto copertura, che si spacciava per un concessionario di automobili, per attirare Ian in uno scenario di “spaccio di droga” inventato, uno schema che Ian alla fine ha rifiutato. Ma il Dipartimento di Giustizia ha comunque trasformato tutto in accuse penali. Al momento della sentenza i pubblici ministeri sono andati oltre, facendo sfilare davanti al giudice vittime di truffe sentimentali per insinuare che Ian le aveva ingannate, nonostante non ci fossero accuse o condanne del genere. Questa narrazione era così fuori dal mondo che l'ufficio di libertà vigilata inizialmente si è rifiutato di designare questi individui come “vittime” idonee al risarcimento. È ovvio che il suo caso non aveva niente a che fare con la giustizia; si trattava di mettere a tacere un sostenitore del denaro decentralizzato e della libertà. L'appello di Ian è fissato per il 5 febbraio 2025 presso la Corte d'appello di Boston. Se vi interessa resistere all'eccesso federale e difendere il diritto alla libertà finanziaria e personale, scoprite come sostenere il caso di Ian su www.freeiannow.org.
- Joe Roets: Dragonchain, spesso definita “la blockchain americana”, aveva a capo Joe Roets, paladino della libertà individuale in un panorama finanziario che gravita verso la centralizzazione. Offrendo una blockchain completamente operativa e alimentata da un utility token (DRGN), anziché da una moneta speculativa, Dragonchain voleva offrire un'alternativa alle CBDC. Il suo approccio trasparente, l'attenzione alla privacy e l'architettura supportata da brevetti rappresentavano una sfida diretta al controllo centralizzato, portando molti a credere che la causa della SEC, che rivendicava offerte di titoli non registrati, fosse alimentata più dal desiderio di sopprimere una tecnologia concorrente che dalla protezione degli investitori. Poiché Dragonchain aveva prodotti e clienti reali prima di introdurre DRGN, funzionava più come uno strumento che come un meccanismo di raccolta fondi, sottolineando ulteriormente la sua legittimità. I sostenitori affermano che l'impegno di Dragonchain per la libertà personale e la decentralizzazione, attributi chiave che minacciano una CBDC, l'hanno reso un obiettivo primario ai sensi dell'Ordine esecutivo 14067. Se volete mostrare il vostro sostegno, prendete in considerazione la possibilità di firmare questa lettera aperta di supporto.
- Steven Nerayoff: molto prima che l'Ordine esecutivo 14067 accendesse la miccia su quella che molti vedono come una spinta verso le CBDC, il governo federale stava già stringendo le sue maglie attorno ai sostenitori delle criptovalute e della libertà. Nella mia intervista dell'anno scorso con Steven Nerayoff ho condiviso il suo straziante resoconto di un raid dell'FBI nella sua casa, descrivendo in dettaglio una scena sconvolgente più adatta a un film thriller che a un arresto di routine. Nerayoff ha insistito sul fatto che il caso di estorsione risultante è stato fabbricato ad arte per costringerlo a incriminare altre persone come Roger Ver, Patrick Byrne, Bruce Fenton e Naomi Brockwell. In risposta Nerayoff ha intentato una causa da $9,6 miliardi contro il governo federale, con il famoso avvocato Alan Dershowitz tra coloro che lo rappresentano. Nerayoff sostiene che la sua ordalia è stata tutt'altro che un incidente isolato, suggerendo invece che riflette un'escalation sistemica di “giustizialismo” precedente all'Ordine esecutivo 14067, che il governo federale ha sfruttato per accelerare il controllo sugli asset digitali e spianare la strada alle CBDC, stritolando l'ethos di libertà che l'ecosistema delle criptovalute era stato progettato per proteggere.
Trump dovrebbe porre fine immediatamente alla guerra nei tribunali
Dal punto di vista di Roger, Ian, Joe, Steven e migliaia di altri che sono stati colpiti dall'applicazione dell'Ordine esecutivo, i suoi effetti sono ancora in vigore.
Apprezzo il fatto che Trump sia impegnato e abbia molte priorità; tuttavia lui, più di chiunque altro, può comprendere il prezzo che il giustizialismo ha sulla vita di una persona. Ha affermato che vuole che gli Stati Uniti siano leader mondiali sia nell'intelligenza artificiale che nelle criptovalute. Ha anche affermato che vuole rendere di nuovo grande l'America e inaugurare un'età dell'oro. Dopo aver concesso la grazia a Ross Ulbricht e aver annullato l'Ordine esecutivo 14067, so che dovrei dargli il beneficio del dubbio. Tuttavia non possiamo davvero essere leader nel mondo delle criptovalute se i pionieri, sui cui sforzi è stato costruito l'intero ecosistema, rimangono vittime del giustizialismo della precedente amministrazione Biden.
Presidente Trump, nello spirito delle sue coraggiose grazie per gli imputati del 6 gennaio, dovrebbe ordinare immediatamente ai suoi incaricati presso la SEC, la CFTC e il Dipartimento di giustizia di abbandonare tutte le azioni esecutive nell'Ordine esecutivo 14067 di Biden. Ciò include, ma non è limitato solo a loro, i casi contro Roger Ver (evasione fiscale), Ian Freeman (scambio di bitcoin senza licenza) e Joe Roets di Dragonchain (titoli non registrati). Queste azioni sono state intensificate sotto un Ordine esecutivo progettato per promuovere una CBDC, un programma che ha respinto, e per eliminare le criptovalute decentralizzate e incentrate sulla libertà.
Naturalmente se viene scoperta una vera attività criminale, sarà un giusto processo ad accertarlo. Fino ad allora, una presunzione di innocenza dovrebbe sostituire l'atmosfera di “colpevole fino a prova contraria” che ha preso piede sotto l'approccio ostile dell'amministrazione Biden. Intraprendere questo passo placherebbe la percezione che l'apparato giudiziario americano venga trasformato in un'arma per spianare la strada a una CBDC. Sarebbe anche in linea con la sua visione più ampia di un mercato fiorente, in cui innovazione e libertà personale, non l'eccesso di potere del governo federale, dettano il ritmo per il futuro finanziario americano.
Perché ancora non posso festeggiare
Mettetevi nei panni di Roger Ver per un momento. Ogni mattina si sveglia da solo in un Paese straniero in cui non parla la lingua. Non abbraccia i suoi genitori da oltre un decennio. Ogni due giorni deve dimostrare a un'aula di tribunale di non essere fuggito e, nel frattempo, il mondo si entusiasma per una nuova età dell'oro delle criptovalute costruita in parte sulle sue spalle. Vive nel terrore costante che la polizia possa irrompere, portarlo via e rispedirlo negli Stati Uniti, dove lo attende una condanna quasi certa all'ergastolo.
E perché? Ha pagato le tasse, assunto professionisti e messo tutti i puntini sulle “i”. Non si tratta di tasse; è un gioco di potere. Con la repressione dell'amministrazione Biden, Roger è diventato un simbolo, qualcuno che doveva essere neutralizzato affinché le CBDC potessero avanzare senza opposizione.
Quindi come possiamo celebrare una cosiddetta “vittoria” se persone come Roger, e tante altre, rimangono intrappolate in questo incubo giudiziario? La vera chiusura di questo capitolo buio arriverà solo quando potrà camminare libero e ogni caso motivato politicamente contro gli innovatori nel mondo delle criptovalute verrà finalmente abbandonato. Forse allora potrò credere che questa volta sarà davvero diverso. Forse allora decenni di promesse non mantenute, crescente potere statale e il senso strisciante di tradimento perpetuo, anche se brevemente, lasceranno il posto a qualcosa di meglio.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Il cambiamento di narrazione più importante della storia moderna
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/il-cambiamento-di-narrazione-piu)
Il cambiamento di narrazione più importante in questo periodo post-lockdown è stato il capovolgimento delle percezioni dello stato stesso. Per decenni, e persino secoli, è stato visto come il baluardo essenziale per difendere i poveri, dare potere agli emarginati, realizzare la giustizia, livellare il campo di gioco nel commercio e garantire i diritti a tutti.
Lo stato è stato il gestore saggio, che ha frenato l'eccesso di entusiasmo populista, smussato l'impatto delle feroci dinamiche di mercato, garantito la sicurezza dei prodotti, smantellato pericolose sacche di accumulo di ricchezza e protetto i diritti delle popolazioni minoritarie. Questa era l'etica e la percezione.
Per secoli la tassazione stessa è stata venduta alla popolazione come il prezzo da pagare per la civiltà, uno slogan inciso nel marmo nella sede centrale dell'IRS di Washington e attribuito a Oliver Wendell Holmes Jr., che lo disse nel 1904, dieci anni prima che l'imposta federale sul reddito diventasse legale negli Stati Uniti.
Questa affermazione non riguardava solo un metodo di finanziamento; era un commento sul merito percepito dell'intero settore pubblico.
Sì, questa visione ha avuto oppositori a destra e a sinistra, ma le loro critiche raramente hanno avuto un impatto duraturo sull'opinione pubblica.
Nel 2020 è successa una cosa strana.
La maggior parte dei governi a tutti i livelli in tutto il mondo si sono rivoltati contro il loro popolo. È stato uno shock perché gli stati non avevano mai tentato prima nulla di così audace. Hanno affermato di esercitare la padronanza su tutto il regno microbico, in tutto il mondo; avrebbero dimostrato la validità di questa missione implausibile con il rilascio di una pozione magica realizzata e distribuita con i loro partner industriali che erano completamente indennizzati da richieste di responsabilità.
Basti dire che la pozione non ha funzionato. Tutti hanno comunque preso il Covid; quasi tutti se lo sono scrollato di dosso. A chi è morto sono state spesso negate le comuni terapie per far posto a un'iniezione che ha fatto registrare il più alto tasso di infortuni e decessi nella storia pubblica. Un fiasco peggiore sarebbe difficile da immaginare al di fuori della narrativa distopica.
A questa grande crociata hanno partecipato tutti i vertici, tra cui i mass media, il mondo accademico, l'industria medica, i sistemi informativi e tutta l'industria scientifica stessa. Dopo tutto la nozione di “salute pubblica” implica uno sforzo di “tutto lo stato” e di “tutta la società”. Infatti la scienza, con il suo alto status guadagnato in molti secoli di successi, ha aperto la strada.
I politici, le persone per cui la popolazione vota e che formano l'unica vera connessione che la gente ha con i sistemi sotto cui vive, hanno seguito il movimento, ma non sembravano essere ai posti di comando. Né i tribunali sembravano avere un ruolo importante. Sono stati chiusi insieme alle piccole attività commerciali, alle scuole e ai luoghi di culto.
Le forze di controllo in ogni nazione risalivano a qualcos'altro che normalmente non consideravamo governo: erano gli amministratori che occupavano agenzie considerate indipendenti dalla consapevolezza o dal controllo della popolazione. Lavoravano a stretto contatto con i loro partner industriali nella tecnologia, nella farmaceutica, nel settore bancario e nella vita aziendale.
La Costituzione non aveva importanza e nemmeno la lunga tradizione di diritti, libertà e legge. La forza lavoro era divisa tra essenziale e non essenziale: le persone essenziali erano la classe dirigente più i lavoratori che la servivano, tutti gli altri erano considerati non essenziali per il funzionamento della società.
Si supponeva che fosse per la nostra salute, che lo stato si prendesse cura di noi, ma questa affermazione ha perso rapidamente credibilità, mentre la salute mentale e fisica precipitavano. La solitudine ha sostituito la comunità, i cari sono stati separati con la forza, gli anziani sono morti da soli con funerali digitali, matrimoni e funzioni religiose sono stati cancellati, le palestre sono state chiuse e poi riaperte solo per chi indossava la mascherina e i vaccinati, le arti sono morte, l'abuso di sostanze stupefacenti è salito alle stelle perché, mentre tutto il resto era chiuso, i negozi di liquori e i negozi di marijuana erano aperti.
Ecco quando le percezioni sono cambiate radicalmente. Lo stato non è ciò che la maggior parte delle persone pensava, è qualcos'altro. Non serve la popolazione, serve i propri interessi. Ed essi sono profondamente intrecciati nel tessuto dell'industria e della società civile. Le agenzie governative vengono catturate e la loro attenzione scorre principalmente verso chi ha le giuste connessioni.
Il conto è stato pagato dalle persone che sono state considerate non essenziali e che sarebbero state compensate con pagamenti diretti sfornati dalla stampante monetaria. Nel giro di un anno ciò è sfociato in un'inflazione che ha ridotto drasticamente il reddito reale durante una crisi economica.
Questo enorme esperimento di pianificazione farmacologica ha finito per capovolgere la narrazione che aveva ampiamente coperto gli affari pubblici per tutta la nostra vita. La terribile realtà è stata trasmessa all'intera popolazione in modi che nessuno aveva mai sperimentato prima. Secoli di filosofia e retorica sono stati fatti a pezzi davanti ai nostri occhi, mentre intere popolazioni si sono ritrovate faccia a faccia con l'impensabile: lo stato era diventato una grande truffa, o addirittura un'impresa criminale, un meccanismo che serviva solo i piani e le istituzioni delle élite.
Generazioni di filosofie ideologiche hanno inseguito conigli immaginari e questo vale per tutti i dibattiti principali sul socialismo e il capitalismo, ma anche per i dibattiti su religione, demografia, cambiamenti climatici e molto altro. Quasi tutti sono stati distratti dal vedere le cose che contano, andando a caccia di cose che in realtà non contano.
Questa presa di coscienza ha travalicato i tipici confini partigiani e ideologici. Coloro che non amavano pensare a questioni di conflitto di classe hanno dovuto affrontare i modi in cui l'intero sistema stava servendo una classe a spese di tutti gli altri. I sostenitori della beneficenza statale hanno dovuto affrontare l'impensabile: il loro vero amore era diventato malevolo. I campioni dell'impresa privata hanno dovuto affrontare i modi in cui le aziende private hanno partecipato e beneficiato dell'intero fiasco. Hanno partecipato tutti i principali partiti politici e i loro sostenitori giornalistici.
Nessuno dei precedenti ideologici è stato confermato nel corso di quegli eventi e tutti sono stati costretti a realizzare che il mondo funzionava in un modo molto diverso da quello che ci era stato detto. La maggior parte dei governi del mondo era controllata da persone che nessuno aveva eletto e queste forze amministrative erano leali non agli elettori ma agli interessi industriali nei media e nell'industria farmaceutica, mentre gli intellettuali di cui ci eravamo a lungo fidati accettavano le affermazioni più folli, condannando il dissenso.
A rendere le cose ancora più confuse, nessuno dei responsabili di questo disastro ha voluto ammettere l'errore o anche solo spiegare il proprio ragionamento. Le questioni scottanti erano e sono così voluminose da essere impossibili da elencare per intero. Negli Stati Uniti, avrebbe dovuto esserci una commissione Covid, ma non è mai stata istituita. Perché? Perché i critici superavano di gran lunga gli apologeti e una commissione pubblica si è rivelata troppo rischiosa.
Troppa verità potrebbe uscire allo scoperto, e poi cosa succederebbe? Dietro la logica della distruzione basata sulla salute pubblica, c'era una mano nascosta: interessi di sicurezza nazionale radicati nell'industria delle armi biologiche che è vissuta a lungo sotto copertura. Questo è probabilmente ciò che spiega lo strano tabù riguardante l'intera trama: chi sa non può dire, mentre il resto di noi che ha fatto ricerche su questo argomento per anni si ritrova con più domande che risposte.
Mentre aspettiamo un resoconto completo di come i diritti e le libertà siano stati schiacciati in tutto il mondo, quello che Javier Milei ha definito un “crimine contro l'umanità”, non si può negare la realtà dei fatti: era certo che ci sarebbe stato un contraccolpo, la cui ferocia non avrebbe fatto che intensificarsi quanto più a lungo è stata ritardata la giustizia.
Per diversi anni il mondo ha atteso le ricadute politiche, economiche, culturali e intellettuali, mentre i responsabili si sono aggrappati alla speranza che l'intera storia sarebbe scomparsa. Dimenticatevi del Covid, continuavano a dirci, ciononostante la portata della calamità non se n'è andata.
Viviamo ancora in mezzo a tutte le conseguenze, con rivelazioni minuto per minuto su dove sono andati a finire i soldi e chi era esattamente coinvolto. Sono stati sprecati miliardi di dollari mentre il tenore di vita delle persone è precipitato, e ora la domanda più scottante è: chi ha preso quei soldi? Le carriere vengono distrutte mentre famosi crociati anti-corporativi come Bernie Sanders si rivelano essere i maggiori beneficiari della generosità farmaceutica del Senato degli Stati Uniti.
La storia di Sanders è solo un dato tra milioni. La notizia del gran numero di racket è come una valanga. I giornali che pensavamo stessero raccontando la vita pubblica si sono rivelati corrotti. I fact-checker lavoravano sempre per il sistema di censura. I censori proteggevano solo sé stessi. Gli ispettori che credevamo stessero tenendo d'occhio la situazione erano sempre coinvolti nel gioco. I tribunali che tenevano d'occhio gli eccessi dello stato li stavano alimentando. Le burocrazie incaricate di far rispettare le leggi erano di per sé delle legislature non controllate e non elette.
Il cambiamento è illustrato dall'USAID, un'agenzia da $50 miliardi che sosteneva di fare lavoro umanitario ma che in realtà era un fondo nero per i cambi di governo, operazioni dello Stato profondo, censura e corruzione delle ONG su una scala mai vista prima. Ora abbiamo i dati. L'intera agenzia, che ha dominato il mondo come un colosso incontrollato per decenni, è destinata alla discarica.
E così via.
E questo non vale solo per gli Stati Uniti: la stessa dinamica sta prendendo forma in tutto il mondo industrializzato.
L'intero sistema di governo, concepito non come un canale democraticamente eletto per la tutela degli interessi dei popoli, ma piuttosto come una rete intricata e non eletta di racket industriale con una classe dirigente al comando, si sta sgretolando sotto i nostri occhi.
Ora ci sono vaste fasce della popolazione mondiale che bruciano di un desiderio ardente di ripulire il settore pubblico, denunciare le truffe industriali, riportare alla luce tutti i segreti tenuti nascosti per decenni, rimettere il potere nelle mani del popolo come l'era liberale aveva promesso molto tempo fa, cercando al contempo giustizia per tutti i torti subiti in questi ultimi cinque anni infernali.
L'operazione Covid è stata un audace tentativo globale di dispiegare tutto il potere dello stato, in tutte le direzioni da e verso cui fluiva, al servizio di un obiettivo mai tentato prima nella storia. Dire che ha fallito è l'eufemismo del secolo. Ciò che ha fatto è stato scatenare fuochi di rabbia in tutto il mondo, e interi sistemi legacy sono in procinto di bruciare.
Quanto è profonda la corruzione? Non ci sono parole per descriverne l'ampiezza e la profondità.
Chi se ne sta pentendo? I media generalisti, l'establishment accademico tradizionale, l'establishment aziendale tradizionale, le agenzie del settore pubblico, tutto il resto, e questo rammarico non conosce confini partigiani o ideologici.
E chi sta esultando o, almeno, applaudendo? I media indipendenti, la cittadinanza di base, i deplorevoli e non essenziali, i saccheggiati e gli oppressi, i lavoratori e i contadini che sono stati costretti a servire le élite per anni, coloro che sono stati emarginati attraverso decenni di esclusione dalla vita pubblica.
Nessuno può sapere con certezza dove andremo a parare – e nessuna rivoluzione o controrivoluzione nella storia è esente da costi o complicazioni – ma una cosa è certa: la vita pubblica non sarà mai più la stessa per le generazioni a venire.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Come Nvidia è diventata l'azienda più redditizia della storia
Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/come-nvidia-e-diventata-lazienda)
Nvidia è diventata, all'improvviso, l'azienda più redditizia al mondo... o quasi.
Aggiungendo migliaia di miliardi alla sua capitalizzazione di mercato nel giro di pochi mesi nella primavera del 2024, con il prezzo delle sue azioni quasi triplicato quell'anno, da sola ha contribuito per quasi un quarto al rendimento dell'indice S&P500 (oggi Apple è di nuovo al primo posto, ma i prezzi delle azioni cambiano rapidamente).
Ciò non significa che questo rally sia stato un colpo di fortuna: era atteso da tempo.
Tutti noi ragazzi degli anni '90 con una propensione per i videogiochi abbiamo sentito parlare di Nvidia: eccellenti chip grafici per videogiochi di fascia alta e dalle prestazioni elevate. Ma ciò che ha veramente spinto Nvidia da una grande azienda di successo in questa nicchia originale è stata la rivoluzione dell'intelligenza artificiale.
Per la maggior parte di noi il software di deep learning/reti neurali che spesso chiamiamo in modo superficiale intelligenza artificiale è arrivato sulla scena mondiale qualche anno fa. Mentre all'inizio aveva alcune tendenze di un tipico ciclo di Gartner, ora sembra qui per restare, promettendo quasi ogni giorno di rinnovare questo o quel settore. Ciò che è così incredibile nella storia di Nvidia-AI è che l'amministratore delegato di lunga data di Nvidia, Jen-Hsun “Jensen” Huang, l'ha vista arrivare da un miglio di distanza, ben prima che chiunque, tranne gli informatici nerd e gli sviluppatori di motori virtuali per gli scacchi, sapesse cosa fossero le reti neurali.
Tae Kim, giornalista di una certa importanza su Barron's, ha trascorso il 2023 a immergersi nella storia della prodigiosa Nvidia, la quale aveva appena festeggiato 30 anni di attività. Il risultato, il libro The Nvidia Way: Jensen Huang and the Making of a Tech Giant, è un'eccellente impresa giornalistica. Si basa su centinaia di interviste che Kim ha realizzato a un ritmo vertiginoso nei 19 mesi trascorsi da quando l'editore lo ha contattato fino al prodotto finito arrivato sugli scaffali alla fine dell'anno successivo.
Come in un buon romanzo, c'è una serie di personaggi e più abbreviazioni di quante chiunque dovrebbe sopportare (benvenuti nella storia dell'informatica.) La scrittura è fluida; l'autore è riuscito a essere sia riconoscibile che minimamente personale. Non è completamente distaccato dalla voce narrante (Kim fa commenti personali di tanto in tanto), ma i lettori sono per lo più trasformati in una mosca sul muro nei vari uffici di Nvidia.
La storia che Kim intreccia è una di duro lavoro e della personalità eccentrica di Jensen. Come dice il titolo, il “modo di fare” Nvidia è il tentativo di Kim di caratterizzare ciò che la rende diversa dalle altre aziende. Identifica tre componenti: un impegno per l'eccellenza (e un'etica del lavoro piuttosto sorprendente, con settimane lavorative di 70-80 ore e un turnover dei dipendenti da record); pratiche di assunzione in cui Nvidia fa di tutto per attrarre e mantenere le persone migliori; programmi azionari generosi e diffusi, direttamente collegati ai risultati piuttosto che a un vago e generico bonus di fine anno. Incoraggiante per la rinascita della cultura aziendale americana è il fatto che tutte le persone con cui Kim ha parlato “hanno riferito che l'azienda era libera dalle politiche interne e dall'indecisione tipiche delle grandi organizzazioni”.
Molti capitoli si leggono come se fossero saggi lunghi, i primi riguardo la storia di Nvidia a volte si avvicinano a una voce su Wikipedia. Il risultato è qualcosa a metà tra una storia aziendale e un pezzo di propaganda del suo leader. È ovvio che Jensen costituisce una grande porzione del libro di Kim e che il suo peculiare stile di leadership (organizzazione agile, gerarchia piatta, dialogo aperto, comunicazione diretta con centinaia di dipendenti) è stato un fattore cruciale per il successo di Nvidia.
Nvidia è nata dall'esperienza dei co-fondatori Curtis Priem e Chris Malachowsky presso Sun Microsystems nei primi anni '90. In una spiegazione emblematica dell'ethos che sarebbe arrivato a dominare Nvidia, Priem “voleva solo realizzare buoni chip grafici e non aveva alcun interesse nelle lotte intestine aziendali”. Sia Priem che Malachowsky, entrambi in Sun da alcuni anni, diedero le dimissioni per protesta contro quello che consideravano l'approccio tecnico sbagliato alla creazione della grafica computazionale per una workstation.
La coppia raccolse un progetto scartato del loro ex-datore di lavoro e si rivolsero a Jensen, che nel 1992 gestiva una divisione della società di microchip LSI Logic e con cui la coppia aveva lavorato a un progetto di Sun. Volevano realizzare un chip dimostrativo per Samsung; nel modo tipico della futura leadership di Jensen, quest'ultimo un giorno si fermò e disse: “Perché lo stiamo facendo per loro?”
Tra le pagine che descrivono gli eventi e le personalità che hanno reso grande Nvidia, Kim si sofferma a parlare con il lettore di una meta-conversazione sulle virtù, la fortuna e il duro lavoro: “Per chi è al di fuori dell'azienda, l'ascesa fulminea di Nvidia sembra un miracolo. Quelli al suo interno, invece, la considerano un'evoluzione naturale […] Nvidia non è stata fortunata; è stata in grado di percepire l'ondata di domanda all'orizzonte anni prima e si era preparata per questo preciso momento”.
“La fortuna ha molto a che fare con il successo”, ricorda Jensen, “e la mia fortuna è stata quella di averli incontrati [Chris e Curtis]”.
Anche l'azienda è stata fortunata a superare i costanti problemi di finanziamento dei primi anni; fortunata a riprendersi dal fallimento dei chip NV1 e NV2 e dai problemi di produzione che circondavano RIVA 128: “Nvidia è sopravvissuta a malapena ai suoi primi dieci anni”, scrive Kim e riassumendo la seconda parte del libro. E questo ci porta alla penultima pagina per spiegare i temi che avevo in mente leggendo la maggior parte del libro: “Nello scrivere la storia di Nvidia, sono rimasto colpito dai momenti in cui ha sfiorato il fallimento e la distruzione totale. Se le cose fossero andate solo un po' diversamente in alcuni casi, l'informatica avrebbe preso un'altra strada”.
Se uno dei fondatori avesse deciso di accettare offerte da aziende affermate invece di mettersi in proprio; se il finanziamento non fosse arrivato nell'estate critica del 1993; se la società rivale 3dfx fosse stata più aggressiva nel tentativo di acquisire Nvidia quando quest'ultima era in difficoltà finanziarie, o quando la prevista IPO (e l'iniezione di liquidità) fu ritardata; se il grande ordine per i RIVA 128 non fosse arrivato quando arrivò; ecc.
Come esemplifica il leggendario investitore Benjamin Graham, bisogna impegnarsi per raggiungere una posizione abbastanza buona in cui la fortuna può cambiare il proprio destino. Il successo, sebbene ovvio a posteriori, è delicato e vulnerabile. “In un certo senso”, scrive Kim, “Nvidia stava facendo ciò che aveva sempre fatto: individuare una grande opportunità e correre per immettere i suoi prodotti sul mercato prima che chiunque altro si rendesse conto che il potenziale c'era”.
Ci sono anche interessanti curiosità sparse nel libro, come l'origine del nome dell'azienda (una versione tecnologica della parola latina che sta per invidia) e come i profitti commerciali di ogni era dell'informatica abbiano seguito un principio di Pareto. Da WinTel ad Apple, da Google a Nvidia, gli attori dominanti hanno visto l'80-90% dei profitti del settore accumularsi in quello “che è in grado di sviluppare una piattaforma leader di mercato”. O la storia di Jeff Smith del fondo attivista Starboard Value, che vendette oltre 4 milioni di azioni Nvidia nel 2013 dopo un guadagno netto del 20%, perdendo circa 33.000% in ulteriori guadagni da allora (o il 27.300%, poiché le azioni Nvidia sono scese del 18% rispetto al giorno in cui ho iniziato a scrivere questo pezzo). “Non avremmo mai dovuto uscire da quella posizione”, dice Smith a Kim in un capitolo finale dolorosamente drammatico.
La storia di Nvidia parla di assunzione di rischi e di come un team dedicato, concentrato sulla missione di un'azienda, possa dare vita a imprese straordinarie, soprattutto se supportato da duro lavoro quotidiano.
Per il massimo simbolismo, nel novembre 2024 Nvidia ha sostituito Intel nell'indice Dow Jones, la stessa Intel che è stata un cliente e un rivale stabile di Nvidia, e per i cui prodotti ha realizzato chip alla fine degli anni '90 e all'inizio degli anni 2000. Anche nella tecnologia, il destino, a quanto pare, ha un certo senso dell'ironia.
Kim è orgoglioso di aver portato di corsa questa storia aziendale sugli scaffali, e sorpreso che sia stato scritto così poco su Nvidia (certamente rispetto alla miriade di biografie su Apple/Steve Jobs). Scansionando Amazon per libri nuovi e in uscita, questa non rimarrà una verità tanto a lungo.
Per gran parte della storia dell'informatica moderna, Nvidia è sempre stata lì, alimentando i dispositivi che utilizziamo ogni giorno e sfidando ripetutamente la concorrenza. Questo è ciò che l'ha resa, seppur brevemente, l'azienda più redditizia della storia.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Chi è che sta davvero distruggendo l'Europa? L'UE stessa...
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/chi-e-che-sta-davvero-distruggendo)
L'idea fondante dell'Unione Europea era quella di costruire, attraverso la prosperità condivisa, una solidarietà e un senso di destino comune tra le nazioni d'Europa. Ecco perché sono state formate tre comunità: l'economia, il carbone e l'acciaio e l'energia nucleare. Fino al 2000 circa, in termini di crescita e innovazione, l'economia europea, anno dopo anno, era alla pari con quella americana.
Di quanto accadeva allora non rimane nulla. Nessuno degli attuali leader dell'UE si preoccupa del benessere finanziario degli europei. Il carbone è considerato il combustibile del diavolo e l'energia nucleare è aborrita dalle élite europee, le quali affermano di preferire le inefficienti e irregolari turbine eoliche. Dal 2000 l'economia europea è impantanata nella stagnazione, che è peggiorata dal 2008 e minaccia di raggiungere il suo apice nei prossimi anni, concludendosi con la distruzione dell'Europa.
Green deal
L'UE è una rete di istituzioni con cui un americano non troverebbe nulla di familiare, quindi diciamo solo che questa rete è dominata da un'istituzione: la Commissione europea. È una specie di “governo” europeo con il monopolio sulle iniziative legislative. Nulla viene votato nell'UE senza il consenso della Commissione.
Essa non nasconde il fatto che la sua priorità assoluta è il cosiddetto Green Deal: trasformare l'Europa in una “società a zero emissioni di anidride carbonica” entro il 2050. Ciò significa raggiungere un equilibrio tra le emissioni di gas serra prodotte e quelle assorbite in modo naturale o tecnologico. Le strategie chiave dell'UE per raggiungere questo equilibrio includono la riduzione delle emissioni aumentando l'uso di fonti di “energia rinnovabile” come solare, eolico, idroelettrico e biomassa, migliorando l'efficienza energetica di edifici, veicoli e industrie, oltre a spostarsi verso processi industriali a basse o zero emissioni, in particolare in settori come quello dell'acciaio, del cemento e dei prodotti chimici. Mirano anche a sviluppare tecnologie di cattura e stoccaggio dell'anidride carbonica (CCS) per assorbire e immagazzinare la CO₂ da fonti di combustione o dall'aria. L'anidride carbonica catturata viene solitamente immagazzinata in formazioni geologiche come giacimenti di gas naturale esauriti o vecchie miniere di carbone. In Europa, il fondale marino del Mare del Nord funge da luogo ideale per lo stoccaggio.
Il problema è che queste tecnologie sono estremamente costose. Imporle nel modo che richiede zero emissioni implica costi aggiuntivi impossibili da digerire per qualsiasi economia sviluppata. Questo è probabilmente il motivo per cui queste tecnologie CCS svolgono un ruolo marginale in Europa. La verità è che la riduzione delle emissioni di CO₂ in Europa è dovuta quasi esclusivamente all'industria che abbandona l'Europa. Questo è il piccolo sporco segreto del Green Deal: l'Europa sta riducendo le sue emissioni di CO₂ nella misura e in proporzione alla distruzione della sua industria.
L'industria devastata in Europa, tuttavia, rinasce immediatamente altrove nel mondo: in Asia orientale, in Sud America e, naturalmente, negli Stati Uniti. Ciò significa che le emissioni di CO₂ distrutte in Europa ricompaiono come per magia da qualche altra parte, prima che i prodotti di quella particolare industria vengano riesportati in Europa. Nella maggior parte dei casi, poiché trasportare qualsiasi cosa emette CO₂, il bilancio in termini di questo gioco di prestigio europeo nel ridurre le emissioni globali di CO₂ è negativo.
Il motivo dichiarato e la ragion d'essere del Green Deal è salvare il clima, che nei circoli europei è spesso scritto con la C maiuscola, il che la dice lunga sulla religiosità dell'intero approccio. Per “salvare il pianeta”, ci viene detto, dobbiamo ridurre le emissioni di CO₂.
L'unico modo tecnologico che conosciamo finora per ridurre le emissioni di CO₂ è l'energia nucleare. Le “élite” dell'UE, tuttavia, odiano l'energia nucleare: il loro vero obiettivo non è mitigare il cambiamento climatico e “salvare il pianeta”, ma forzare un'uscita dal capitalismo e tornare all'economia di sussistenza che è sempre stata l'ambizione, il sogno e l'orizzonte degli ambientalisti, molto prima che si parlasse di riscaldamento globale. “Il capitalismo sta uccidendo il pianeta”, viene scritto sul The Guardian.
Libertà di parola
Se c'è una realtà che i leader il cui potere è fondato sui miti detestano, è la trasparenza. Mentre nel 2020 il potere dei media generalisti americani consentiva ancora di far credere alla gente che il laptop di Hunter Biden fosse un'operazione di disinformazione russa, negli ultimi anni questo potere è stato ridotto a brandelli. Lo stesso cambiamento sta avvenendo in Europa, sotto l'influenza non dei social network europei, perché non esistono, ma di quelli americani, come X. L'élite dell'UE ha perso il controllo della narrazione. Gli europei si stanno allontanando in massa dalle bugie e dai miti del Green Deal.
Questo è qualcosa che l'UE non può tollerare. Con l'adozione del Digital Services Act (DSA), l'UE ha voluto darsi uno strumento con cui sottomettere le piattaforme americane, ed è obbligata a finanziare orde di censori per dare la caccia ai contenuti che non sono d'accordo con i dettami della Commissione Europea. L'UE ha richiesto una multa del 6% dei ricavi mondiali ai social media, cosa che ucciderebbe inevitabilmente tali piattaforme.
Questi censori senza volto, che non devono rendere conto a nessuno, dovrebbero rimuovere tutti i contenuti che incitano all'odio, alla discriminazione o alla transfobia. Nessuno di questi termini vaghi può essere definito rigorosamente. Data l'assenza di definizioni precise, i censori fanno quello che vogliono. L'arbitrarietà è totale. In pratica, essi reprimono i cosiddetti contenuti “di destra”, lasciando stare invece tutto ciò che è antisemita, islamista e marxista.
Questo, a quanto pare, è il punto. La sinistra europea, come quella americana, dedica un antagonismo illimitato a tutto ciò che non pensa faccia il suo vantaggio, non parla come essa, non sogna, non mangia o non lavora come essa.
Con l'introduzione di una legislazione come il DSA, l'Europa si sta affermando come un attore importante nel campo della censura, seguendo l'esempio di Cina, Iran, Russia e Paesi islamici, oltre a contribuire all'involuzione della civilizzazione del continente europeo. Dopo tutto, la libertà non è forse la definizione, la ragion d'essere e l'unico criterio distintivo della civiltà occidentale?
Confini aperti
Non passa settimana in Europa senza che un immigrato clandestino, un migrante recente, un richiedente asilo, o un afghano che si trovi nel continente europeo senza che nessuno sappia in quale veste, falcia deliberatamente pedoni, accoltella giovani donne, o massacra neonati e bambini piccoli. L'Europa sta vivendo la peggiore crisi migratoria dai tempi delle invasioni normanne e islamiche dell'Alto Medioevo.
Questa situazione senza freni non è una calamità naturale: è il risultato di una serie di decisioni politiche, condivise tra l'UE, la Corte europea dei diritti dell'uomo e gli stati membri. L'UE in particolare, essendo un mercato senza confini, ha creato e sviluppato un servizio di guardia di frontiera esterna, FRONTEX. Il problema è che, allo stato attuale del diritto europeo (UE + CEDU), queste guardie di frontiera forniscono un servizio di traghetto gratuito tra l'Africa e l'Europa. Il diritto europeo proibisce loro di respingere gli immigrati clandestini quando vengono intercettati. Sono obbligati a portarli nell'Unione europea in modo che possano esercitare tutti i loro “diritti”.
In Europa, ancora più che negli USA, una volta che un immigrato clandestino è nel continente, nella stragrande maggioranza dei casi, ci rimane: milioni di loro. Gli europei guardano con stupore le loro orgogliose città (Parigi, Berlino, Bruxelles, Roma, Londra) subire metamorfosi demografiche in tempo reale, mentre folle piene di odio marciano per le loro strade gridando slogan antisemiti e altre maledizioni prese in prestito dalla loro cultura nativa.
L'UE può essere salvata?
Una delle ragioni per cui la democrazia esiste è consentire un pacifico cambio di leadership e politica. Nelle ultime elezioni del Parlamento europeo, gli europei hanno votato in massa a destra, in reazione e rabbia contro le politiche della Commissione europea presieduta da Ursula von der Leyen. Ciò che ha fatto infuriare gli elettori è il Green Deal, che rende l'energia inaccessibile, e il caos migratorio, ora pesantemente tinto di islamismo e odio per gli ebrei.
Cosa è uscito da quelle elezioni? Una nuova Commissione von der Leyen! Con un programma diverso? No, con un programma ancora più radicale, ambientalista e censorio della prima Commissione von der Leyen. È come se gli americani avessero votato repubblicano al 60% e il presidente nominato fosse un socialista. Com'è possibile, quando l'Europa afferma di giurare di agire in base a “principi democratici”?
A quanto pare per due fattori. Il primo: il gruppo più numeroso nel Parlamento europeo è il Partito Popolare Europeo (PPE) di centro-destra. Questo gruppo è numericamente dominato da CDU/CSU tedesca, il partito dell'ex-cancelliera Angela Merkel. Il suo partito, tuttavia, è più a sinistra del Partito Democratico statunitense sulla maggior parte delle questioni politiche. Il suo sostegno all'ambientalismo più ottuso, e in particolare al Green Deal, è totale, pertanto quando si è trattato di imporre un nuovo presidente della Commissione europea dopo le elezioni di giugno 2024, CDU/CSU hanno scelto qualcuno tra i suoi ranghi che avesse forti convinzioni ambientaliste: Ursula von der Leyen.
Il secondo e più importante fattore è che l'UE è, in realtà, una democrazia Potemkin. Sembra all'apparenza una democrazia, ma in realtà è una burocrazia autoritaria. Non c'è alcuna elezione da parte dei cittadini di un parlamento degno di questo nome, nessuna trasparenza, nessun ricorso e, a quanto pare, nessun modo di eliminare l'organizzazione o una qualsiasi sua parte. I cittadini europei possono votare come vogliono, ma è un'élite auto-nominata all'interno delle istituzioni europee che decide il futuro dell'Europa. Queste “élite” faranno di tutto per mantenere sé stesse e la loro ideologia al potere. La scorsa settimana il quotidiano olandese De Telegraaf ha rivelato che la prima Commissione von der Leyen aveva finanziato ONG ambientaliste per fare pressione sui membri del Parlamento europeo — lunga vita alla separazione dei poteri! — e sui cittadini a favore del Green Deal.
Inoltre il Qatar si è infiltrato nel Parlamento europeo, comprando parlamentari per promuovere i propri interessi e la propria visione islamista del mondo. Che le persone votino a sinistra o a destra, non fa differenza: la Von der Leyen e il suo programma ambientalista di estrema sinistra sono ancora al potere. Si può misurare il senso di alienazione che devono provare gli europei, costretti a finanziare una burocrazia corrotta che lavora contro i loro interessi?
Quando si tratta di migrazione, economia, libertà di parola e democrazia, l'UE non è la soluzione a nessun problema. L'UE è il problema.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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L'industria dell'informazione
Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/lindustria-dellinformazione)
“Siamo governati, le nostre menti sono plasmate, i nostri gusti formati, le nostre idee suggerite, in gran parte da uomini di cui non abbiamo mai sentito parlare”, scrisse Edward Bernays. “Le persone accettano i fatti che giungono loro attraverso canali esistenti. Amano sentire delle cose nuove nei modi abituali. Non hanno né il tempo né la voglia di cercare fatti che non sono prontamente disponibili alle loro orecchie”.
Nella precedente esplorazione abbiamo esposto come la competenza istituzionale spesso mascheri il pensiero di gruppo piuttosto che la conoscenza. Ora tiriamo ancor più su il sipario per rivelare qualcosa di più fondamentale: il sofisticato meccanismo che crea questi esperti, mantiene la loro autorità e plasma non solo ciò che pensiamo, ma ciò che crediamo sia possibile pensare. Comprendere questo meccanismo è essenziale per chiunque cerchi di orientarsi nel panorama informativo odierno.
Questi meccanismi, un tempo oscuri, ora operano in bella vista. Dalle linee di politica pandemiche alle iniziative sul clima, dalla propaganda di guerra alle narrazioni economiche, stiamo assistendo a un coordinamento senza precedenti tra istituzioni, esperti e media, rendendo questa comprensione più cruciale che mai.
L'architettura della conformità
Nel 1852 l'America importò più di un semplice sistema educativo dalla Prussia: importò un modello per il condizionamento sociale. Il modello prussiano, progettato per produrre cittadini sottomessi e lavoratori docili, rimane il nostro fondamento. La sua struttura è stata creata esplicitamente per promuovere l'obbedienza all'autorità statale: test standardizzati, classi basate sull'età, rigidi orari governati da campanelle e, soprattutto, la formazione sistematica delle menti per accettare informazioni da fonti autorizzate senza fare domande. I prussiani capirono che regolamentare il modo in cui le persone imparano, plasma ciò che possono concepire. Addestrando i bambini a stare seduti in silenzio, seguire le istruzioni e memorizzare le informazioni ufficiali, crearono popolazioni che si sarebbero sottomesse istintivamente all'autorità istituzionale.
Horace Mann, che sostenne questo sistema in America, fu esplicito riguardo al suo scopo: “Una forma di governo repubblicana, senza intelligenza nel popolo, deve essere, su vasta scala, ciò che un manicomio, senza sovrintendente o custodi, sarebbe su piccola scala”. La sua missione non era l'istruzione, ma la standardizzazione, ovvero trasformare menti indipendenti in cittadini sottomessi.
Questo modello si diffuse a livello globale non perché fosse il modo migliore per istruire, ma perché era il modo più efficiente per plasmare la coscienza di massa. Visitate qualsiasi campus universitario oggi e il modello prussiano rimane inconfondibile, tutto camuffato da istruzione superiore. Le scuole odierne seguono ancora questo modello: premi per la conformità, punizioni per aver messo in discussione l'autorità e successo misurato dalla capacità di riprodurre informazioni ufficialmente sanzionate. Il genio non sta nella forza bruta, ma nel creare popolazioni che controllano i propri pensieri, persone talmente condizionate a sottomettersi all'autorità che scambiano la loro formazione per comportamento naturale.
Progettare la realtà sociale
Edward Bernays trasformò questa popolazione compiacente nel sogno di un addetto al marketing, sviluppando tecniche pionieristiche per far sì che i mercati razionali si comportassero in modo irrazionale. La sua campagna più famosa illustra la potenza di questo approccio: quando le aziende del tabacco vollero espandere il loro mercato alle donne negli anni '20, Bernays non si limitò a pubblicizzare le sigarette, ma le ribattezzò “Torce della libertà”, collegando il fumo all'emancipazione femminile. Facendo accendere sigarette alle giovani debuttanti durante la parata della domenica di Pasqua a New York City, trasformò un tabù sociale in un simbolo di liberazione. Questa campagna, sebbene incentrata su New York, ebbe risonanza in tutto il Paese, attingendo a movimenti culturali più ampi e preparando il terreno per l'adozione nazionale dei suoi metodi. Le sigarette in sé erano irrilevanti; stava vendendo l'idea confezionata come emancipazione.
L'intuizione di Bernays andò oltre la promozione del prodotto; comprese il potere di progettare l'accettazione sociale stessa. Collegando i prodotti a bisogni psicologici profondi e alle aspirazioni sociali, Bernays creò il modello per manipolare non solo ciò che le persone acquistano, ma anche ciò che ritengono accettabile pensare. Questa tecnica, avvolgendo i programmi istituzionali nel linguaggio della liberazione personale, è diventata il modello per l'ingegneria sociale moderna. Dalla ridefinizione della guerra come intervento umanitario al marketing della sorveglianza come sicurezza, i metodi di Bernays guidano ancora il modo in cui il potere plasma la percezione pubblica. Queste tecniche ora plasmano tutto, dalle risposte alle pandemie ai conflitti geopolitici, evolvendosi in quella che gli scienziati comportamentali e i consulenti politici oggi chiamano “teoria dei nudge”: sofisticate operazioni psicologiche che guidano il comportamento pubblico mantenendo l'illusione della libera scelta.
Il modello Rockefeller
La medicina Rockefeller dimostrò quanto un settore potesse essere infiltrato e rimodellato. Nel 1910 la relazione Flexner non solo eliminò la concorrenza, ma ridefinì anche ciò che costituiva una conoscenza medica legittima. Rockefeller sfruttò il suo impero petrolifero per conquistare l'industria farmaceutica, rendendosi conto che i sintetici a base di petrolio potevano sostituire le medicine naturali e creare un vasto mercato per i prodotti petroliferi. Per consolidare questa trasformazione, offrì massicci finanziamenti solo alle scuole di medicina che insegnavano medicina allopatica, trattando i sintomi con farmaci anziché affrontarne le cause profonde. Questo modello di medicina rivoluzionò la nostra comprensione del corpo umano: da un sistema di autoguarigione a una macchina chimica che richiedeva un intervento farmaceutico. Questo stesso manuale è stato da allora utilizzato in tutte le principali istituzioni:
• Controllare l'istruzione e le credenziali;
• Definire limiti accettabili del dibattito;
• Etichettare le alternative come pericolose o non scientifiche;
• Creare un inquadramento normativo;
• Controllare i finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo.
Ad esempio, Pfizer ha fornito sovvenzioni sostanziali a istituzioni come Yale, finanziando programmi di ricerca e istruzione che rafforzano i modelli di trattamento incentrati sui farmaci. Allo stesso modo i finanziamenti federali presso le università della Ivy League modellano i programmi di ricerca, spesso allineando gli studi con le politiche e le narrazioni sostenute dal governo.
Questo modello ha trasformato praticamente ogni campo importante. In agricoltura aziende come Monsanto ora dominano gli istituti di ricerca che studiano la sicurezza alimentare, finanziano i propri regolatori e plasmano i programmi universitari. Nel campo dell'energia i finanziamenti istituzionali e le nomine accademiche marginalizzano sistematicamente la ricerca che mette in discussione le politiche climatiche, mentre gli interessi aziendali traggono profitto sia dai combustibili fossili che dalle soluzioni tecnologiche verdi, controllando entrambi i lati del dibattito. In psichiatria, le aziende farmaceutiche hanno ridefinito la salute mentale stessa, delegittimando approcci che vanno dalla nutrizione alla terapia della parola a favore di modelli basati sui farmaci.
Lo schema è coerente: prima catturare le istituzioni che generano conoscenza, poi quelle che la legittimano e infine quelle che la diffondono. Orchestrando questi tre livelli, creazione, autorizzazione e distribuzione, le prospettive alternative non devono essere censurate attivamente; diventano semplicemente “impensabili” all'interno del quadro ufficiale.
L'industria diventa digitale
La tecnologia non ci ha liberati da questa orchestrazione, l'ha perfezionata. Gli algoritmi curano bolle di realtà personalizzate mentre i guardiani delle informazioni impongono la conformità con punti di vista approvati. I sistemi automatizzati prevedono e prevengono il dissenso prima che si diffonda. A differenza della censura tradizionale, che blocca le informazioni, la cura algoritmica guida invisibilmente ciò che vediamo, creando cicli di credenze auto-rinforzanti che diventano sempre più difficili da interrompere.
L'importanza del flusso di informazioni senza restrizioni è diventata evidente quando X si è allontanato dalla censura, creando crepe nel sistema di controllo. Mentre permangono dubbi sulla libertà di raggiungere in modo genuino il pubblico rispetto alla libertà di parola, la trasformazione di questa piattaforma ha dimostrato quanto rapidamente le narrazioni ufficiali possano sgretolarsi quando le persone hanno accesso diretto alle informazioni e al dibattito aperto.
Aldous Huxley aveva previsto questa trasformazione quando aveva avvertito che “nell'era della tecnologia avanzata, è più probabile che la devastazione spirituale provenga da un nemico con un volto sorridente piuttosto che da uno il cui aspetto trasuda sospetto e odio”. Infatti le catene digitali odierne sono comode, sono avvolte nella praticità e nella personalizzazione. “La grande quantità di informazioni prodotte”, scrisse Huxley, “agisce per distrarre e sopraffare, rendendo la verità indistinguibile dalla falsità”.
Questa sottomissione volontaria alla tecnologia avrebbe affascinato Bernays. Come ha osservato in seguito Neil Postman: “Le persone arriveranno ad adorare le tecnologie che annullano le loro capacità di pensare”. La logica è chiara: la nostra cultura ha imparato a esternalizzare la cucina, le pulizie, la spesa e i trasporti, perché il pensiero non dovrebbe far parte di questa stessa tendenza? La rivoluzione digitale è diventata un paradiso di ingegneria sociale proprio perché rende la gabbia invisibile, persino confortevole.
I due pilastri: esperti e influencer
L'attuale sistema di orchestrazione della realtà opera attraverso una sofisticata partnership tra autorità istituzionali e influenza delle celebrità. Questa fusione ha raggiunto il suo apice durante il COVID-19, dove i presunti esperti hanno fornito le basi mentre le celebrità hanno amplificato il messaggio. I dottori sono diventati influencer sui social media, con i loro video su TikTok che esercitavano più influenza della ricerca tra pari, mentre esperti affermati che mettevano in discussione i protocolli ufficiali sono stati sistematicamente rimossi dalle piattaforme. Con l'Ucraina, attori e musicisti hanno fatto visite di alto profilo a Zelensky, mentre i miliardari nel mondo della tecnologia hanno promosso la narrativa ufficiale riguardo il conflitto. Durante le ultime elezioni è emerso lo stesso schema: artisti e influencer sono diventati sostenitori appassionati di candidati o linee di politica specifiche, sempre allineati con le posizioni istituzionali.
In un'epoca di attenzione ridotta e alfabetizzazione in calo, questa partnership diventa essenziale per l'influenza di massa. Mentre le istituzioni forniscono le basi intellettuali, pochi leggeranno i loro lunghi rapporti o documenti politici. Entrano in scena celebrità e influencer: traducono complessi dettami istituzionali in contenuti di intrattenimento per un pubblico formato su TikTok e Instagram. Questa non è solo la kardashianizzazione della cultura, è la fusione deliberata di intrattenimento e propaganda. Quando lo stesso influencer passa dai prodotti di bellezza alla promozione di interventi farmaceutici alla difesa di candidati politici, non sta solo condividendo opinioni, sta trasmettendo messaggi istituzionali attentamente elaborati e confezionati come intrattenimento.
La genialità di questo sistema risiede nella sua efficienza: mentre veniamo intrattenuti, veniamo anche programmati. Più la nostra capacità di attenzione si accorcia, più efficace diventa questo meccanismo di trasmissione. Le questioni complesse si riducono a frammenti sonori facilmente memorizzabili, le linee di politica istituzionali diventano hashtag di tendenza e i dibattiti seri si trasformano in momenti virali, il tutto mantenendo l'illusione di un discorso culturale organico.
Meccanismi di controllo moderno
Il sistema moderno mantiene l'influenza attraverso meccanismi interconnessi che creano una rete di potere senza soluzione di continuità. Gli algoritmi di content curation modellano le informazioni che incontriamo mentre la messaggistica coordinata crea l'illusione di un consenso spontaneo. I media sono di proprietà di aziende dipendenti da contratti governativi. Ad esempio, il Washington Post, di proprietà del fondatore di Amazon, Jeff Bezos, esemplifica questa connessione. Amazon Web Services (AWS) detiene diversi contratti governativi, tra cui un accordo da $10 miliardi con la National Security Agency (NSA) per servizi di cloud computing. Questi media sono regolamentati dalle agenzie a cui fanno riferimento e sono gestiti da giornalisti che hanno abbandonato il loro ruolo di controllori per diventare partner nella produzione della percezione pubblica.
La gestione delle informazioni odierna opera attraverso due distinti rami di applicazione: i tradizionali “esperti” nei media generalisti (spesso ex-agenti dell'intelligence) che modellano la percezione pubblica attraverso televisione e giornali e i “fact-checker” online, organizzazioni finanziate dalle stesse aziende tecnologiche, giganti farmaceutici e fondazioni che traggono vantaggio dalla direzione del dibattito pubblico. Durante il COVID-19 questo meccanismo è stato completamente esposto: quando gli scienziati della Great Barrington Declaration, tra cui il dott. Jay Bhattacharya della Stanford, esperto di politica sanitaria con esperienza di ricerca sulle malattie infettive, e il dott. Martin Kulldorff di Harvard, rinomato epidemiologo con decenni di esperienza nella sorveglianza delle malattie e nella sicurezza dei vaccini, hanno contestato i lockdown, la loro prospettiva è stata simultaneamente denunciata su importanti piattaforme e istituzioni accademiche. Nonostante le loro illustri carriere e posizioni in istituzioni d'élite, sono stati etichettati come “epidemiologi marginali” dai media generalisti e le loro stesse università ne hanno preso le distanze.
Lo schema era inequivocabile: nel giro di poche ore dalle principali pubblicazioni che pubblicavano articoli diffamatori, i social media avrebbero limitato la portata di suddetta Dichiarazione, i “fact-checker” l'avrebbero etichettata come fuorviante e gli esperti in TV sarebbero emersi per screditarla. Quando i medici hanno segnalato il successo di protocolli di trattamento precoci, i loro video sono stati rimossi da ogni piattaforma nel giro di poche ore. La testimonianza al Senato da parte di medici esperti è stata eliminata da YouTube. Quando i dati hanno mostrato rischi e calo di efficacia dei vaccini, il dibattito è stato sistematicamente soppresso. Le riviste mediche hanno ritirato articoli pubblicati da tempo su trattamenti alternativi. La risposta coordinata non riguardava solo la rimozione dei contenuti, ma anche l'insabbiamento delle narrazioni contrarie, la soppressione algoritmica e lo shadow ban sui social media. Persino i premi Nobel e gli inventori della tecnologia mRNA si sono ritrovati cancellati dal dibattito pubblico per aver messo in discussione l'ortodossia ufficiale.
Questo copione non era nuovo, lo avevamo già visto prima. Dopo l'11 settembre la sorveglianza è stata trasformata da qualcosa di sinistro in un simbolo di patriottismo.
L'opposizione alla guerra divenne “antipatriottica”, lo scetticismo verso le agenzie di intelligence divenne “complottismo” e le preoccupazioni sulla privacy divennero “avere qualcosa da nascondere”. Lo stesso schema si ripete ancora oggi: la crisi fornisce un pretesto, gli esperti istituzionali definiscono un dibattito accettabile, i media generalisti modellano la percezione e il dissenso diventa inaccettabile. Ciò che inizia come misure di emergenza diventa la norma, quindi permanente.
Il sistema non censura solo le informazioni, modella la percezione stessa. Coloro che si allineano con gli interessi istituzionali ricevono finanziamenti, pubblicità e piattaforme per plasmare l'opinione pubblica. Coloro che mettono in discussione l'ortodossia ufficiale, indipendentemente dalle loro credenziali o prove, si ritrovano sistematicamente esclusi dal dibattito. Questo meccanismo non determina solo cosa possono dire gli esperti, ma anche chi può essere considerato un esperto.
Il gatekeeping accademico determina quali domande possono essere poste, mentre le conseguenze professionali e sociali attendono coloro che escono dai limiti accettabili. La pressione finanziaria garantisce la conformità laddove i metodi più soft falliscono. Questa rete di influenza è così efficace proprio perché è invisibile a chi si trova al suo interno, come i pesci ignari dell'acqua in cui nuotano. La forma più potente di censura non è la soppressione di fatti specifici, ma la definizione dei limiti accettabili del dibattito. Come ha osservato Chomsky, il vero potere dei media moderni non risiede in ciò che ci dicono di pensare, ma in ciò che rendono inaccettabile mettere in discussione.
Il mondo sommerso
La vera misura del controllo non sta in ciò che fa notizia, ma in ciò che non vede mai la luce. Le decisioni della Federal Reserve che riguardano milioni di persone non vengono riportate, mentre gli scandali sulle celebrità dominano i titoli dei giornali. Gli interventi militari procedono senza controllo. Le scoperte scientifiche che sfidano paradigmi redditizi scompaiono nei buchi neri accademici. Quando storie identiche dominano ogni canale mentre eventi significativi vengono completamente ignorati, state guardando una realtà orchestrata ad hoc. Il sistema non vi dice solo cosa pensare, ma determina anche cosa entra nella vostra coscienza.
Capire come viene creata la nostra realtà è solo il primo passo. La vera sfida sta nello sviluppare gli strumenti per vedere chiaramente oltre un panorama progettato per oscurare la verità.
Liberarsi: oltre il consenso creato artificialmente
Per liberarsi dalla realtà artificiale non basta la consapevolezza: servono nuove competenze e pratiche. Il percorso inizia con il riconoscimento dei modelli: identificare messaggi coordinati tra le istituzioni, riconoscere quando punti di vista divergenti vengono sistematicamente soppressi e comprendere i più ampi sistemi di manipolazione in atto.
La convalida delle informazioni richiede di andare oltre la semplice fiducia nella fonte. Invece di chiedersi “Questa fonte è affidabile?”, dobbiamo chiederci “cui bono?”, ovvero chi ne trae vantaggio? Tracciando le connessioni tra denaro, potere e media, possiamo scoprire le strutture che governano la percezione pubblica. Non si tratta solo di scetticismo, ma di sviluppare una posizione informata e proattiva che riveli interessi nascosti.
Mentre i fact-checker e gli esperti interpretano la realtà per noi, l'accesso diretto al materiale originale, che si tratti di dichiarazioni pubbliche, documenti originali o video non modificati, aggira completamente questa inquadratura. Quando vediamo filmati grezzi di eventi, leggiamo studi scientifici reali, o esaminiamo citazioni originali nel contesto, la narrativa artificiale spesso crolla. Questo coinvolgimento diretto con fonti primarie, piuttosto che interpretazioni predigerite, è fondamentale per una comprensione indipendente.
Imparate a identificare quei momenti in cui le istituzioni sembrano esporre la propria cattiva condotta, ma in realtà controllano la narrazione di quella stessa esposizione. Quando fonti ufficiali “rivelano” un illecito, chiedetevi: quale storia più grande sta oscurando questa confessione? Quali confini del dibattito stabilisce questa “rivelazione”? Spesso la trasparenza apparente serve a mantenere un'opacità più profonda.
Come ha osservato Walter Lippmann: “La manipolazione consapevole e intelligente delle abitudini e delle opinioni organizzate delle masse è un elemento importante nella società democratica [...]. Sono loro che tirano i fili che controllano la mente pubblica”. Il nostro compito non è solo vedere questi fili, ma sviluppare le competenze per reciderli.
Costruire reti resilienti diventa fondamentale in questo ambiente. Non si tratta di creare camere di risonanza fatte di opinioni alternative, ma di stabilire canali diretti per la condivisione di informazioni e l'analisi collaborativa. Supportare la ricerca indipendente, proteggere le voci dissenzienti e condividere metodi di scoperta si dimostrano più preziosi della semplice condivisione di conclusioni.
La sovranità personale emerge attraverso la pratica consapevole. Liberarsi dalla dipendenza dalla fonte significa sviluppare la nostra capacità di analisi e comprensione. Ciò richiede di studiare modelli storici, riconoscere tecniche di manipolazione emotiva e tracciare come le narrazioni ufficiali si evolvono nel tempo. L'obiettivo non è diventare impermeabili all'influenza, ma impegnarsi con le informazioni in modo più consapevole.
Andare avanti richiede di comprendere che la ricerca della verità è una pratica piuttosto che una destinazione. L'obiettivo non è una conoscenza perfetta ma domande migliori; non una certezza completa ma una percezione più chiara. La libertà non deriva dal trovare fonti perfette ma dallo sviluppo della nostra capacità di discernimento.
La comunità crea resilienza quando è fondata su indagini condivise piuttosto che su convinzioni condivise.
L'abilità più cruciale non è sapere di chi fidarsi, ma imparare a pensare in modo indipendente pur rimanendo abbastanza umili da adattare la nostra comprensione man mano che emergono nuove informazioni. Il più grande atto di resistenza non è combattere entro i confini del discorso approvato, ma riscoprire la nostra capacità di vedere oltre. In un mondo di consenso artificiale, l'atto più rivoluzionario è rivendicare la nostra capacità di percepire.
Comprendere questi meccanismi non è motivo di disperazione, è una fonte di potere. Proprio come il sistema prussiano richiedeva la fede per funzionare, i sistemi di controllo odierni si basano sulla nostra partecipazione inconscia. Diventando consapevoli di questi meccanismi, iniziamo a spezzarne il potere. Il fatto stesso che questi sistemi richiedano una manutenzione così elaborata rivela la loro debolezza critica: dipendono interamente dalla nostra accettazione collettiva.
Quando un numero sufficiente di persone impara a vedere i fili, lo spettacolo di marionette perde la sua magia.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Bitcoin porterà a una rinascita dei diritti di proprietà?
Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/bitcoin-portera-a-una-rinascita-dei)
Il diritto alla proprietà è considerato un diritto umano fondamentale, riconosciuto in tutto il mondo, come affermato in documenti internazionali sui diritti umani come la Dichiarazione universale dei diritti umani e la Dichiarazione dei diritti dell'uomo. È storicamente legato ai diritti naturali. La Dichiarazione dei diritti dell'uomo considera la proprietà come “un diritto inviolabile e sacro”.
Secondo Shane Courtland, Gerald Gaus e David Schmidtz, mentre i liberali classici concordano sull'importanza della proprietà privata, le loro opinioni spaziano da quasi anarchiche a quelle che sostengono un significativo coinvolgimento dello stato. Tuttavia i diritti di proprietà sono generalmente visti come diritti di prima generazione, intesi a limitare il potere dello stato e a proteggere gli individui dall'espropriazione.
Al contrario, l'emergere dello Stato sociale ha portato a una relativizzazione dei diritti individuali a favore di presunti diritti collettivi, mirando alla cosiddetta “giustizia sociale”. Questo cambiamento significa che, sebbene i diritti di proprietà rimangano “fondamentali”, sono ora soggetti a numerose limitazioni e condizioni che ne diminuiscono la natura assoluta. Le costituzioni moderne, come la Costituzione brasiliana in diversi articoli, riflettono queste restrizioni, suggerendo che la proprietà è ora un diritto relativo piuttosto che assoluto.
Esempi concreti, come il basso punteggio del Brasile nell'Economic Freedom Index per quanto riguarda i diritti di proprietà e i vincoli legali sulla proprietà immobiliare, classificati come “repressi”, con un punteggio di 49,1 su 100, illustrano queste limitazioni. Questioni come l'espropriazione di terreni senza il dovuto indennizzo in Brasile e persino l'Ordine esecutivo 6102 negli Stati Uniti dimostrano ulteriormente i vincoli imposti ai diritti di proprietà.
Gli asset monetari come espressione della proprietà
I metalli preziosi e altre materie prime hanno svolto un ruolo significativo nell'evoluzione del denaro, poiché l'uso di beni ampiamente richiesti ha facilitato l'emergere di mezzi di scambio, come spiegò Carl Menger. L'ascesa degli intermediari finanziari ha contribuito all'universalizzazione dei metodi di scambio. Nel tempo gli stati hanno iniziato a controllare il denaro, stabilendo regolamenti e creando valuta. L'abbandono definitivo del gold standard nel 1971 ha segnato un passaggio alla moneta fiat, coperta esclusivamente dalla fiducia politica.
Fernando Ulrich sottolinea che gli individui sono stati a lungo limitati nella loro scelta della valuta, essendo costretti a usare denaro emesso dallo stato che spesso viene svalutato. Friedrich von Hayek criticò gli stati per non aver fornito denaro sano/onesto e per aver abusato dei loro poteri quando non erano vincolati dal gold standard. In ogni caso, dati i suoi benefici come mezzo di scambio, il denaro rimane un'espressione primaria dei diritti di proprietà, garantendo ai detentori un potere significativo su altri asset, sia nel presente che nel tempo, come affermato da Menger.
Svantaggi della valuta controllata dallo stato
Friedrich von Hayek sosteneva che la politica monetaria è una causa importante di instabilità economica, sottolineando che la gestione delle finanze pubbliche e la regolamentazione della valuta sono spesso obiettivi contrastanti. La loro combinazione sotto la stessa autorità ha portato a conseguenze disastrose, rendendo il denaro un motore primario delle fluttuazioni economiche e facilitando la spesa pubblica incontrollata. Hayek sottolineò l'urgenza di separare le politiche fiscali e monetarie per preservare un'economia di mercato funzionante e la libertà individuale.
Un altro problema con il monopolio statale sulla valuta è l'erosione del controllo individuale sul denaro. La regolamentazione statale può imporre restrizioni all'uso della valuta. Hayek scrisse che il controllo statale sulla valuta e sul movimento di capitali minaccia sia l'economia globale che la libertà personale. Casi storici, come la confisca dei risparmi individuali in Brasile, o la confisca dell'oro negli Stati Uniti, esemplificano questi rischi. Saifedean Ammous collega le questioni relative al denaro fiat con la relativizzazione dei diritti di proprietà, affermando che gli individui non controllano mai completamente la moneta statale; la possiedono a discrezione del governo di turno.
Bitcoin e il suo impatto sull'ordinamento giuridico contemporaneo
Il passaggio dal gold standard alla moneta fiat ha consentito un'emissione monetaria e un debito statali incontrollati. Friedrich von Hayek sosteneva che, mentre il controllo storico del denaro da parte dello stato sembra giustificato, ha portato a problemi significativi, tra cui pratiche monopolistiche che limitano la scelta del consumatore.
I recenti progressi tecnologici, in particolare l'emergere di Bitcoin, sfidano questo monopolio consentendo la creazione di “valute private”, un concetto espresso da Hayek a suo tempo. Bitcoin opera come un asset digitale che non si basa sul controllo statale, o su un controllo centralizzato di alcun tipo, e offre agli individui un mezzo per gestire i propri asset finanziari senza intermediari.
Bitcoin è un asset digitale scarso, in quanto esiste unicamente all'interno della sua blockchain, il che impedisce la doppia spesa. La sua offerta è regolata da una rete decentralizzata (con migliaia di nodi in tutto il mondo che sono anche responsabili dell'integrità della rete stessa), assicurando che non possa essere manipolata come la valuta fiat. Bitcoin può fungere da riserva di valore e la sua accettazione sul mercato rafforza la sua utilità come denaro.
Le transazioni possono avvenire in modalità peer-to-peer (P2P), o tramite exchange, sebbene quest'ultimo introduca degli intermediari, indebolendo leggermente uno dei principi fondamentali di Bitcoin. Tuttavia gli utenti possono trasferire i loro averi a wallet privati per riacquistare quel controllo diretto.
In questo senso Bitcoin fornisce proprietà e controllo assoluti sui beni, incarnando la forma più pura di diritti di proprietà. Funziona indipendentemente dal sostegno statale, consentendo agli individui di utilizzarlo come denaro indipendentemente dalle definizioni ufficiali di valuta. La vera libertà economica richiede la capacità di negoziare in base a termini reciprocamente concordati senza il monopolio statale sull'emissione di valuta.
Conclusione
La natura decentralizzata di Bitcoin, archiviata in una rete globale, ne rafforza l'indipendenza dall'autorità statale, riaffermando i diritti di proprietà. L'emergere di Bitcoin e del suo protocollo rivitalizza i diritti di proprietà, fornendo un punto cruciale di resistenza contro ripetute violazioni e relativizzazioni di questi diritti, avvicinandoli al loro concetto classico di inviolabilità.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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