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Francesco Simoncellihttp://www.blogger.com/profile/[email protected]
Aggiornato: 8 ore 48 sec fa

La rivoluzione di Satoshi e la possibilità concreta di dire di “No”

Ven, 21/11/2025 - 11:12

 


di Francesco Simoncelli

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/la-rivoluzione-di-satoshi-e-la-possibilita)

Quando ho contattato l'autrice del libro, La rivoluzione di Satoshi, e abbiamo iniziato una corrispondenza per email, è stato come fare il bagno in una vasca gelata: d'improvviso molte sfaccettature dell'ecosistema Bitcoin hanno preso una diversa forma. Ero interessato alla traduzione del libro proprio perché molte nuove consapevolezze erano esplose in me man mano che proseguivo nella lettura. Inutile dire che la volontà di condividere qualcosa con altri deriva sostanzialmente da ciò: la comprensione e l'inquadramento di un determinato fenomeno sotto un nuovo punto di vista, avvalorato e arricchito di una nuova dimensione di conoscenza. Infatti Bitcoin appare diverso a chiunque lo osservi, potremmo definirlo una moderna parabola dei ciechi e dell'elefante.

Agli economisti sembra una moneta di qualità inferiore, poiché non ha una risposta elastica dal lato dell'offerta. Agli occhi degli enti regolatori si tratta di un tentativo subdolo di riciclare denaro ed evadere le tasse. Per il grande pubblico sembra un'orribile creatura costituita da speculatori finanziari e tecno-chiacchieroni, e per questo motivo la maggior parte delle persone lo ignora.

Con La rivoluzione di Satoshi di Wendy McElroy le cose cambiano radicalmente. “Questo è stato uno dei miei progetti intellettuali più difficili e importanti che abbia completato”, mi ha detto l'autrice. È un libro calmo e serio, accessibile ai principianti curiosi e a coloro che non sono ancora convinti che Bitcoin sia una soluzione rapida a ogni problema sociale. Come direbbe qualcuno, tanto per aggiungere un po' di ironia al fenomeno, Bitcoin è “tutto ciò che non capite del denaro, combinato con tutto ciò che non capite dei computer”. Alcune spiegazioni tecniche sono inevitabili, ma il lettore non è soggetto a una valanga di tecnicismi incomprensibili, né a grida di protesta semplicistiche inserite solo per attirare l'attenzione, vendere una copia in più e non lasciare niente di costruttivo al lettore.

L'autrice lo ritiene apertamente un vantaggio per il mondo e questa confessione “partigiana” non dovrebbe sminuire le sue numerose argomentazioni. L'approccio di prendere in considerazione solo gli incentivi personali e scartare di conseguenza le idee è, nell migliore delle ipotesi, miope e, nella peggiore, stupido: “La critica di una presa di parte a priori è un errore di valutazione. Sostengo Bitcoin perché ci credo dopo anni di studio, pertanto le mie tesi reggono, o cadono, in base ai loro meriti”.

E di meriti ce ne sono in abbondanza. La McElroy non esagera, come molti bitcoiner sono soliti fare, ma contestualizza la sua argomentazione fin da subito: “Nonostante le speranze di molti irriducibili sostenitori del Bitcoin, esso non porrà fine alla guerra, non ripristinerà la famiglia tradizionale, né risanerà il mercato immobiliare. Non migliorerà la nutrizione, non ispirerà un ritorno all'arte rinascimentale, né farà rivivere l'architettura del XIX secolo. Bitcoin non risolve tutto; risolve alcuni problemi e ne distrugge persino altri”.

Ciò che molti credono di Bitcoin è vero: è per i criminali, ma è anche per chi combatte per la libertà, per coloro che sono tagliati fuori dal sistema monetario mondiale, per coloro che sono tenuti finanziariamente ostracizzati dalle leggi o dalle usanze dei loro Paesi, per i dissidenti russi o nigeriani che cercano di ricevere e spendere fondi, per le donne afghane sotto il regime patriarcale, per i rifugiati che cercano di attraversare un confine con i loro beni (finanziari) intatti, per gli occidentali che cercano di sfuggire alle peggiori conseguenze dell'inflazione, per i dispensari di marijuana negli Stati Uniti la cui attività è legale negli stati in cui operano ma illegale a livello federale (e quindi incapaci di utilizzare il sistema bancario che è sotto un pesante controllo centralizzato). In realtà tutti questi usi sono la stessa cosa: molte parti dello stesso elefante. La natura del denaro è quella di poter essere utilizzato tra nemici che altrimenti non potrebbero fidarsi, o costringersi a vicenda, a comportarsi bene (gli amici possono usare credito e favori, invece). È uno strumento al portatore che non richiede identificazione, un conto bancario, o il permesso di un sovrano.

“Bitcoin”, scrive l'autrice in modo efficace e conciso, “è capacità di dire di no”: un modo monetario per sottrarsi, per evitare ostacoli. Non c'è da stupirsi che piaccia anche ai criminali. Questo non è un libro ideologico che sostiene aprioristicamente Bitcoin o riflette sul “crollo” del dollaro; libri del genere esistono già, mentre invece la McElroy di creare qualcosa di più grande: non indaga se le cose che Bitcoin rompe valgano la pena di essere rotte, ma “se dovremmo preferire un mondo con Bitcoin a un mondo senza Bitcoin”. Lo fa con prudenza e scrupolosità, usando lo strumento filosofico del velo dell'ignoranza di John Rawls.

Supponendo che non sappiate chi siate, in quale Paese siate nati e quali siano le vostre competenze, i vostri interessi e le vostre opportunità (ovvero, se cercaste di privare i lettori dei loro privilegi monetari e finanziari), sosterreste ancora l'esistenza di Bitcoin?

Nell'ambito di questo velo, La rivoluzione di Satoshi, cerca di presentare argomentazioni il più possibile ineccepibili a favore di Bitcoin. Un tale esercizio oltre a essere ammirevole è anche prezioso. Non vedere un problema nella censura e nell'oppressione finanziaria equivale a credere che solo le Persone Cattive™ abbiano problemi con le autorità (benevolenti). In realtà “anche i buoni vengono spesso censurati”.

La rivoluzione di Satoshi vi invita a guardare più lontano nel tempo e più in generale in tutto il mondo: “Se poteste immaginare di trovarvi nella posizione di aver bisogno di una forma di denaro resistente alla censura, o di dover insegnare a qualcun altro come usarlo, sarebbe saggio studiare Bitcoin”. Questa è la realtà per circa quattro miliardi di persone che vivono sotto il tacco di governanti autoritari che limitano, catturano, opprimono, o puniscono in altro modo i dissidenti per aver fatto, o detto, cose sbagliate. Bitcoin, come qualsiasi altra rivoluzione nella storia, non dissipa le leggi ingiuste, né fa sparire i governanti malvagi, ma niente può farlo; queste “ingiustizie” vivranno finché vivrà l'essere umano. L'uso di Bitcoin rende la spesa e il trasferimento di denaro molto più difficili da censurare per tali governanti.

Si tratta di un miglioramento evidente, un vantaggio per l'umanità. Bitcoin è denaro della libertà, una via di fuga dal pesante stivale di un tiranno. Dietro il velo, abbiamo alte probabilità di essere una di quelle persone. Questo libro alimenta le aspettative e di conseguenza stimola la creatività. La sola speranza di avere per le mani uno strumento di difesa efficace per qualsiasi situazione tirannica o di censura è di per sé uno strumento che permetterà a una pletora crescente di individui di organizzarsi diversamente. La sola esistenza, concreta, di questa possibilità è quanto basta per proiettare le persone nel futuro e, dapprima, far immaginare loro alternative, poi realizzarle. Ecco perché Bitcoin è speranza.

Gli economisti, tuttavia, ridurrebbero il tutto al seguente quadro di riferimento: ampliare il set decisionale e le opportunità disponibili non fa altro che avvantaggiare gli utenti (indipendenza da alternative irrilevanti). Più opzioni ci sono, meglio è. Date le diverse preferenze e circostanze individuali, la situazione mondiale con Bitcoin rappresenta un miglioramento per alcuni ed è quindi piuttosto banale concludere che per queste persone sia meglio avere accesso a Bitcoin piuttosto che non avercelo.

Un mondo con Bitcoin ha i suoi costi, però: ci sono casi di riciclaggio di denaro, ransomware e mancato pagamento delle tasse se qualcosa come Bitcoin non fosse mai stato inventato (beh, scoperto...). L'autrice ammette che tali fenomeni, nella misura in cui sono resi possibili da Bitcoin, sono negativi, ma che non rappresentano “una seria minaccia al beneficio netto complessivo di Bitcoin per il mondo”. In un certo senso, La rivoluzione di Satoshi, fa anche eco a Money and the Rule of Law di Pete Boettke: “Per quanto riguarda le istituzioni monetarie, Bitcoin porta lo stato di diritto nel mondo del denaro ed è un'alternativa attraente, perché apre alla possibilità di creare un consenso con cui dire ‘No’ soprattutto per i miliardi di persone che soffrono sotto pessimi governanti e con le tecnologie analogiche sono intrappolati in un loop terrificante da cui non ci sarebbe uscita”.

Inoltre la McElroy è piuttosto fiduciosa riguardo alle implicazioni di questa istituzione monetaria: “Bitcoin è un'istituzione monetaria che punta alla prevedibilità e alla disintermediazione sistematiche. Esiste non per perseguire la stabilità dei prezzi, o la piena occupazione, ma per eliminare del tutto la necessità di creatori di denaro centrali, mediatori e gestori”.

Abbiamo bisogno di libri seri su Bitcoin e sull'ecosistema che lo circonda, soprattutto dal punto di vista intellettuale, e La rivoluzione di Satoshi è proprio uno di questi.


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Confermato l'Accordo di Mar-a-Lago: Miran porta la ristrutturazione di Trump alla FED

Gio, 20/11/2025 - 11:13

Ci sono due forze concorrenti oggi sul panorama economico: disinflazionistiche (es. IA che spazza via lavori da colletti bianchi inutili, tagli alla spesa pubblica, ecc.) e inflazionistiche (es. metalli preziosi per espandere la base di capitale disponibile). Ma, in questo contesto, non bisogna dimenticarsi dei venti di recessione che spireranno, soprattutto dall'Europa. Qual è la mossa anticiclica che metterà in campo l'amministrazione Trump? Ricordate, lo scopo dei NY Boys è quello di costringere alle trattative e alla sottomissione le altre parti in gioco, soprattutto quelle che fanno riferimento alla cricca di Davos. Prosciugare di liquidità i vari strati di gestione che sono sotto il controllo di quest'ultima è il modo più efficiente per farle spendere i PROPRI di capitali e quindi arrivare al risultato desiderato. La cricca di Davos, tramite gli stimoli Buld Back Better e la ZIRP degli anni passati, ne ha accumulata tanta di liquidità (soprattutto tramite il mercato degli eurodollari). Blackrock, uno degli strati inferiori al di sotto di essa, ha fatto faville nel mercato residenziale americano annientando così la capacità della classe media di emergere. Ha praticamente giocato al rialzo insieme a Blackstone per far aumentare artificialmente il prezzo delle case e gli unici che potevano permettersi uno stipendio decente con cui accendere un mutuo erano proprio i colletti bianchi (soprattutto quelli nella macchina burocratica). Immaginate ora gran parte di questi che vengono licenziati, i mutui non pagati e un crollo dei prezzi delle case, che all'occhio profano potrebbe sembrare una tragedia, mentre invece sono un'opportunità affinché la classe produttiva d'America possa permettersi di nuovo una casa a prezzi accessibili e accendere un mutuo trentennale (puntellato dall'IPO di Fannie/Freddie). E nel frattempo player come Blackrock/Blasckstone ne escono con un haircut, come minimo del 60%, e la necessità di coprire i loro bilanci con... (rullo di tamburi)... asset tangibili: oro, argento e Bitcoin. Questo è il modo in cui si batte la cricca di Davos al suo stesso gioco.

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di Lau Vegys

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/confermato-laccordo-di-mar-a-lago)

[Nota: questo pezzo è stato scritto prima che Trump licenziasse il governatore della FED, Lisa Cook, rafforzando ulteriormente i suoi nominati nel consiglio di amministrazione.]

La nomina di Stephen Miran alla Federal Reserve non è solo l'ennesima mossa che ricade nell'alveo “il personale rispecchia la linea di politica” (slogan degli anni di Reagan): è l'inserimento dell'architetto della riorganizzazione targata Trump all'interno dell'istituzione stessa che contribuirà a realizzare la riforma economica più ambiziosa degli Stati Uniti da generazioni.

Senza entrare troppo nei dettagli, Miran, la mente dietro quello che è stato soprannominato “Accordo di Mar-a-Lago” ha delineato un piano completo per trasformare lo status di riserva del dollaro da un semplice peso a una merce di scambio, in modo da trasformare l'enorme debito americano da un imbarazzo a una leva finanziaria e riorientare l'intera struttura economica globale a favore di Washington.

E naturalmente ciò che rende tutto questo particolarmente rilevante in questo momento, in particolare per chiunque abbia un'esposizione all'oro, è la tempistica.

Il metallo giallo ha seguito una marcia inarrestabile verso l'alto per tutto il 2025, raggiungendo diversi massimi storici e superando i $4000 l'oncia. Ora, con la nomina di Miran alla FED, stiamo capendo esattamente perché gli investitori più attenti hanno accumulato silenziosamente il metallo giallo per tutto l'anno.

Ma chiunque pensi che la nomina di Miran serva semplicemente a dare a Trump l'ennesimo voto accomodante a favore dei tagli dei tassi perde di vista il quadro più ampio. L'oro non sta salendo solo a causa dei previsti tagli dei tassi; sta salendo perché gli investitori informati hanno riconosciuto ciò che la strategia di Trump avrebbe alla fine richiesto: l'indebolimento sistematico del dominio del dollaro e una potenziale rivalutazione dell'oro.

Il risultato è che la nomina di Miran è solo l'ultima conferma che questo piano sta passando dalla teoria alla pratica. E una volta capito cosa questo implica sia per il dollaro che per l'oro, è più facile capire perché $4000 per l'oro potrebbero essere solo l'inizio.


La posizione di Miran alla FED cambia le carte in tavola

Non vorrei sembrare un disco rotto, ma non mi stancherò mai di ripeterlo.

Non si tratta solo di assicurarsi un altro voto accomodante per i tagli dei tassi – Trump avrebbe potuto scegliere qualsiasi yes-man per questo. Si tratta di insediare l'architetto del reset monetario americano direttamente all'interno della Federal Reserve.

La FED non stabilisce dazi, non negozia accordi commerciali, né firma patti di difesa, ma controlla la leva più importante della strategia di Trump: il costo e il flusso del denaro.

Dal suo incarico di governatore della FED, Miran avrà diritto di voto permanente nel Federal Open Market Committee (FOMC), il che gli consentirà di esercitare un'influenza diretta sui tassi di interesse, sulla massa monetaria e, soprattutto, sulle operazioni di bilancio della FED. Ma, cosa ancora più importante, sarà in grado di coordinare la politica monetaria con la strategia da lui ideata.

Riflettiamo su cosa questo significhi in termini pratici e dal punto di vista di Trump. La strategia prevede una svalutazione coordinata del dollaro, ma ciò richiede la partecipazione della FED. Non è possibile orchestrare un aggiustamento monetario in stile Accordi del Plaza (ne parleremo più avanti) se la banca centrale si oppone a ogni passo. Con Miran alla FED, Trump si ritrova con qualcuno che comprende sia la teoria macroeconomica alla base della svalutazione del dollaro, sia i meccanismi pratici di come attuarla attraverso la politica monetaria.

Nota: il dollaro si è già indebolito di oltre il 10% negli ultimi sei mesi. Per mettere le cose in prospettiva, l'ultima volta che il dollaro è sceso così tanto all'inizio dell'anno è stato nel 1973, subito dopo che gli Stati Uniti avevano finalizzato la loro separazione dall'oro e l'avvento della moneta fiat.

La nomina di Miran segnala anche qualcosa di ancora più significativo: la presa di controllo istituzionale della politica monetaria. Alla scadenza del mandato di Jerome Powell, a maggio 2026, i presidenti della FED vengono solitamente scelti tra i governatori in carica. Insediando Miran, Trump ha posizionato il suo architetto monetario strategico a capo dell'intero sistema della Federal Reserve.

In breve, Trump sta facendo in modo che la FED stessa diventi lo strumento principale per attuare la sua riorganizzazione. E c'è una ragione ben precisa per questo fatto.


La strategia di Trump ha bisogno della FED dalla sua parte 

Ho menzionato prima gli Accordi del Plaza perché è il precedente storico più vicino a quello che chiamiamo Accordo di Mar-a-Lago.

Probabilmente ne avrete sentito parlare.

Il 22 settembre 1985 i ministri delle finanze delle maggiori economie mondiali si riunirono al Plaza Hotel di New York per coordinare una svalutazione del dollaro, innaturalmente forte.

Al di fuori degli Stati Uniti nessuno voleva un dollaro più debole: avrebbe reso le esportazioni più costose per gli acquirenti americani, ma, proprio come oggi, Washington esercitò pressioni con dazi, sovrapprezzi sulle importazioni, quote e accuse di “commercio sleale”.

E indovinate un po'? Funzionò. La Germania Ovest e il Giappone, le potenze economiche dell'epoca, cedettero.

Ma ecco cosa fece funzionare gli Accordi del Plaza: la Federal Reserve era pienamente a bordo. L'allora Presidente della FED, Paul Volcker, si coordinò a stretto contatto con il Segretario al Tesoro, James Baker, per garantire che la politica monetaria sostenesse la strategia di svalutazione del dollaro. Tagliò i tassi di interesse da circa il 12% al 6% tra la fine del 1984 e la fine del 1986, creando le condizioni per la discesa del dollaro. Senza quella cooperazione gli Accordi del Plaza sarebbero probabilmente rimasti solo l'ennesimo pezzo di carta.

Ecco perché la nomina di Miran è cruciale. Trump ha imparato dal copione di Reagan: per attuare una svalutazione monetaria coordinata, è meglio assicurarsi che la banca centrale remi nella stessa direzione. Insediando il suo uomo all'interno della FED, Trump garantisce che la politica monetaria si allinei alla sua strategia economica più ampia, anziché indebolirla.

E che fine fece l'oro in seguito agli Accordi del Plaza?

Salì vertiginosamente. Date un'occhiata al grafico qui sotto.

Dopo gli Accordi del Plaza del 1985, il prezzo dell'oro balzò da circa $320 l'oncia a oltre $370 tra settembre 1985 e marzo 1986... in soli sei mesi.

Considerando i prezzi odierni, sarebbe come vedere l'oro balzare a circa $5.000 l'oncia.

Ma ecco il punto: se la riorganizzazione di Trump si svolgerà nel modo in cui credo, non sarà solo una ripetizione degli Accordi del Plaza, ma sarà più verticale.

Nell'attuale economia globalizzata e sovraindebitata, gli effetti a catena potrebbero essere enormi. Non mi sorprenderebbe vedere l'oro salire a $6.000 o $8.000 l'oncia, mentre i mercati si affrettano ad adattarsi.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Il piano dell'UE per soffocare la privacy online è terrificante

Mer, 19/11/2025 - 11:09

Ricordo a tutti i lettori che su Amazon potete acquistare il mio nuovo libro, “La rivoluzione di Satoshi”: https://www.amazon.it/dp/B0FYH656JK 

La traduzione in italiano dell'opera scritta da Wendy McElroy esplora Bitcoin a 360°, un compendio della sua storia fino ad adesso e la direzione che molto ptobabilmente prenderà la sua evoluzione nel futuro prossimo. Si parte dalla teoria, soprattutto quella libertaria e Austriaca, e si sonda come essa interagisce con la realtà. Niente utopie, solo la logica esposizione di una tecnologia che si sviluppa insieme alle azioni degli esseri umani. Per questo motivo vengono inserite nell'analisi diversi punti di vista: sociologico, economico, giudiziario, filosofico, politico, psicologico e altri. Una visione e trattazione di Bitcoin come non l'avete mai vista finora, per un asset che non solo promette di rinnovare l'ambito monetario ma che, soprattutto, apre alla possibilità concreta di avere, per la prima volta nella storia umana, una società profondamente e completamente modificabile dal basso verso l'alto.

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di Nick Corbishley

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/il-piano-dellue-per-soffocare-la)

I lettori abituali ormai conoscono il Digital Services Act (DSA) dell'UE di cui abbiamo parlato in diverse occasioni dal luglio 2023. Per chi non lo sapesse, una breve introduzione: il DSA impone alle piattaforme online di grandi dimensioni (VLOP) e ai motori di ricerca online di grandi dimensioni (VLOSE) l'obbligo legale di intervenire tempestivamente contro i contenuti illegali ospitati sulle loro piattaforme, rimuovendoli, bloccandoli, o fornendo determinate informazioni alle autorità competenti.

I VLOP e i VLOSE sono inoltre tenuti ad adottare misure contro rischi che vanno oltre i contenuti illegali, tra cui vaghe minacce al “dibattito civile”, ai “processi elettorali” e alla “salute pubblica”. Spetta alla Commissione o alle autorità nazionali definire cosa potrebbero comportare tali minacce. È qui che ha iniziato a prendere forma il regime di censura di massa dell'UE.

L'obiettivo principale del DSA è combattere, ovvero sopprimere, la disinformazione online, non solo in Europa ma potenzialmente in tutto il mondo. Si inserisce in una tendenza più ampia dei governi occidentali e delle istituzioni delle Nazioni Unite che spingono per censurare le informazioni su Internet, perdendo gradualmente il controllo sui principali filoni narrativi.

Le piattaforme che violano la legge rischiano multe salate, fino al 6% del loro fatturato annuo globale. Pertanto è lecito supporre che pecchino di prudenza, cancellando contenuti che potrebbero essere considerati dannosi, anche quando sono del tutto legali. Inizia così la china scivolosa della censura sistemica online.

Come ha avvertito il giudice tedesco in pensione, Manfred Kölsch, in un editoriale sul Berliner Zeitung, il DSA non solo rappresenta una minaccia esistenziale alla libertà di parola in Europa, ma viola anche molte delle leggi dell'UE sulla libertà di espressione e di informazione:

Uno sguardo attento dietro la facciata dello stato di diritto rivela che il DSA mina consapevolmente il diritto alla libertà di espressione e di informazione garantito dall'articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell'UE, dall'articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e dall'articolo 5 della Legge fondamentale (la Costituzione scritta della Germania, approvata dagli alleati nel 1949, quando fu istituito il primo governo del dopoguerra nella Germania occidentale).Il testo dell'articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea recita quanto segue:

Ogni individuo ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o comunicare informazioni e idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera.Come avevamo anticipato nel 2023, è probabile che le ripercussioni del DSA si estendano ben oltre i confini dell'UE e potrebbero persino avere portata globale, proprio come il suo predecessore, il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR). Tali preoccupazioni sono state ribadite da un rapporto pubblicato a gennaio dalla Commissione Giustizia della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, che ha definito il DSA una “minaccia di censura estera”:

[Il rapporto] include informazioni non pubbliche su come la Commissione europea e le autorità nazionali attuano le norme, tra cui informazioni riservate provenienti da workshop dell'UE, e-mail tra l'esecutivo dell'UE e le aziende, richieste di rimozione di contenuti in Francia, Germania e Polonia, e resoconti di riunioni della Commissione con le aziende nel settore tecnologico.

“Sulla carta il DSA è pessimo; nella pratica è anche peggio”, si legge nel rapporto.

“I censori europei” nella Commissione e nei Paesi dell'UE “prendono di mira i dibattiti politici che non sono né dannosi né illegali, tentando di soffocarli su temi come l'immigrazione e l'ambiente”. La loro censura è “in gran parte unilaterale” nei confronti dei conservatori.

Queste affermazioni sono supportate dalle recenti dichiarazioni del fondatore di Telegram, Pavel Durov, secondo cui all'inizio di quest'anno i funzionari dell'intelligence francese lo avrebbero contattato con la richiesta di censurare contenuti filo-conservatori in vista delle elezioni rumene del maggio 2025, una richiesta che lui afferma di aver rifiutato. Come scrive Le Monde, Durov non ha fornito alcuna prova a sostegno di queste affermazioni. Tuttavia, visti gli sforzi compiuti dall'UE per intromettersi nelle elezioni rumene, non si tratta certo di ipotesi inverosimili.

È interessante notare che le controversie diplomatiche sulla formulazione del DSA sono solo una delle numerose questioni che ostacolano l'accordo commerciale tra UE e Stati Uniti. Secondo il Financial Times, l'UE sta cercando di impedire agli Stati Uniti di prendere di mira le norme digitali dell'Unione, mentre le due parti si scontrano sui dettagli finali di una dichiarazione posticipata:

I funzionari dell'UE hanno affermato che i disaccordi sul linguaggio relativo alle “barriere non tariffarie” – che gli Stati Uniti hanno precedentemente affermato includere le norme digitali – sono tra le ragioni del ritardo nella dichiarazione congiunta.

Inizialmente era previsto pochi giorni dopo l'annuncio di un accordo commerciale da parte della Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, avvenuto il 27 luglio in Scozia. Due funzionari dell'UE hanno affermato che gli Stati Uniti volevano lasciare la porta aperta a possibili concessioni sul Digital Services Act dell'Unione, che obbliga le Big Tech a controllare le proprie piattaforme in modo più aggressivo. La Commissione ha affermato che allentare quelle regole rappresenta una linea rossa.


Chat Control

Nel frattempo Bruxelles sta spingendo con forza su un altro fronte: il cosiddetto Regolamento per la prevenzione e la lotta contro gli abusi sessuali sui minori. Denominata legge “Chat control”, la proposta mira a frenare la diffusione di materiale pedopornografico (CSAM) online. Sebbene si tratti di un obiettivo lodevole, il modo in cui l'UE lo sta perseguendo non solo minaccia i diritti fondamentali e le tutele di tutti, ma rischia anche di trasformare Internet in un ambiente ancora più centralizzato e sorvegliato.

Nella sua forma attuale la legge sul controllo delle chat impone di fatto la scansione delle comunicazioni private, comprese quelle attualmente protette dalla crittografia end-to-end. Se entrerà in vigore, le piattaforme di messaggistica, tra cui WhatsApp, Signal e Telegram, saranno tenute a scansionare ogni messaggio, foto e video inviato dagli utenti, anche se crittografati, a partire da ottobre.

Come scrive il Brussels Signal, il meccanismo al centro della proposta si chiama scansione lato client e la presidenza semestrale a rotazione della Danimarca nel Consiglio dell'UE è determinata a portarla avanti: infatti la ripresentazione della legislazione sul controllo delle chat, proposta per la prima volta nel 2022, è stato il primissimo passo formale della presidenza dopo la sua assunzione delle funzioni a luglio:

Attraverso la scansione lato client, il contenuto viene analizzato sul dispositivo dell'utente prima della crittografia. Per il lettore meno esperto di tecnologia, questo significa aprire una backdoor permanente che aggira le garanzie di privacy di una comunicazione sicura. Sarebbe come far leggere le lettere dallo stato prima di sigillare la busta, e sottoporrebbe i messaggi privati ​​di ogni cittadino dell'UE a un controllo automatizzato. I lettori della Germania dell'Est potrebbero trovare familiari questi strumenti stasiani; la maggior parte non vorrebbe che tornassero di moda, né in Germania né altrove.

Purtroppo, invece di leggere le opinioni dei presenti e studiare versioni alternative e più blande della legislazione, (la prima ministra danese Mette) Frederiksen ha scelto di puntare ancora di più su questo grave errore politico e storico. Ben 19 Stati membri dell'UE ora sostengono la proposta. La Germania rimane per il momento non impegnata, ma probabilmente avrà un ruolo fondamentale. Infatti se Berlino si unisse al campo del “sì”, un voto a maggioranza qualificata – che richiede 15 Stati membri e che rappresentino il 65% della popolazione dell'UE – potrebbe portare all'approvazione della legge entro metà ottobre. La presidenza danese sta guidando questo processo attraverso i gruppi di lavoro del Consiglio, con l'obiettivo di definire le posizioni entro il 12 settembre 2025. L'unico passaggio che mancherebbe sarebbe il voto finale di ottobre.

Gli svantaggi del Chat Control dell'UE sono evidenti, osserva l'articolo di Brussels Signal, e dovrebbero essere sufficienti a indurre le nazioni europee a respingerlo, cosa che ovviamente non accadrà:

Una volta implementato, il sistema potrebbe estendersi oltre i contenuti pedopornografici (CSAM), praticamente a qualsiasi altro contenuto, come il dissenso politico – una preoccupazione sicuramente ragionevole, visto che in Gran Bretagna Starmer si sta impegnando a fondo per vietare le VPN, che al principale candidato presidenziale francese è stato impedito di candidarsi alle prossime elezioni, o che in Germania quasi 10.000 persone vengono incriminate ogni anno per aver condiviso online meme e barzellette “politicamente scorrette”. Infatti, mentre gli eurocrati cercano di spiare le vostre conversazioni online, Bruxelles sta anche spingendo per una moderazione aggressiva dei contenuti ai sensi del Digital Services Act.

Gli svantaggi sono quindi evidenti e dovrebbero di per sé spiegare perché questa legislazione dovrebbe essere respinta con fermezza dalle nazioni europee. E i vantaggi? Sono molto meno chiari. Un anno fa l'Europol ha osservato in un rapporto che i criminali più sofisticati utilizzano spesso piattaforme segrete e non regolamentate, rendendo la scansione di massa inefficace contro gli obiettivi designati e gravando i cittadini comuni con tutto il peso di un Leviatano repressivo. Piattaforme incentrate sulla riservatezza come Signal hanno minacciato di uscire dal mercato dell'UE piuttosto che adeguarsi. Dovrebbero farlo, ma ciò danneggerebbe l'economia digitale europea e spingerebbe gli utenti verso alternative meno sicure.

The EU's "Chat Control" proposal is horrifying. There's no way to implement this safely. It will destroy private communications online entirely.

If you're in the EU, please fight this. pic.twitter.com/VVQtdC6p6e

— Theo - t3.gg (@theo) August 11, 2025

L'esperienza del Regno Unito con le norme di verifica dell'età previste dall'Online Safety Act offre un assaggio di quanto caos possa essere generato dalle misure repressive governative sull'accesso e la libertà di parola online. Uno degli impatti più significativi finora è stata la proliferazione di soluzioni alternative, tra cui VPN e altri modi ingegnosi per aggirare i sistemi di verifica dell'età.

Come sta lentamente imparando il governo di Keir Starmer, cercare di limitare l'accesso delle persone a Internet è un gioco del tipo “colpisci la talpa” – e il governo inglese è destinato a perdere. Nel frattempo l'Online Safety Act ha scatenato una nuova ondata di disobbedienza civile di massa, in particolare tra i giovani utenti esperti di tecnologia.

This is what happens when Western authoritarians attempt to assert regulatory, centralised dominance with 'protect the children' ™

You cannot age verify & control the entire internet. https://t.co/63aIM29OjK

— STOPCOMMONPASS ???? (@org_scp) August 17, 2025


“Una lezione magistrale di conseguenze indesiderate”

Come sottolinea il Centre for European Policy Analysis, le conseguenze indesiderate stanno rapidamente aumentando:

Inviando i minori a navigare attraverso le VPN, la legge del Regno Unito potrebbe averli inavvertitamente esposti a spazi online più rischiosi e meno regolamentati. Molti servizi VPN gratuiti non sono affatto scudi per la privacy, ma strumenti di raccolta dati che vendono le informazioni degli utenti a operatori sconosciuti all'estero. Nel tentativo di bloccare i contenuti dannosi, i governi potrebbero spingere i minori verso angoli più oscuri e meno regolamentati di Internet.Le restrizioni hanno messo ulteriormente a dura prova il rapporto “speciale” del Regno Unito con gli Stati Uniti, determinati a proteggere gli interessi finanziari delle proprie aziende, aprendo al contempo un vaso di Pandora di complicazioni legali.

Byrne & Storm, P.C. (@ByrneStorm) and Coleman Law, P.C. (@RonColeman) represent 4Chan.

We issue this statement on behalf of our client in response to press reports indicating that the U.K. Office of Communications, aka @Ofcom, intends to fine our client. pic.twitter.com/SVjmzlyuKK

— Preston Byrne (@prestonjbyrne) August 15, 2025

Anche la BBC ha riferito che le piattaforme stanno intensificando la censura dei contenuti a seguito dell'Online Safety Act, in particolare su questioni delicate come la guerra in Medio Oriente e la guerra in Ucraina.

NEW: The BBC is now reporting that information about the wars in Ukraine and Gaza, UK rape gangs, and more is being censored online due to the government’s new Online “Safety” Act.

WELL DONE LADS ???? pic.twitter.com/DnSyAxd1wx

— Silkie Carlo (@silkiecarlo) August 1, 2025

Newsweek ha descritto l'Online Safety Act come “un esempio lampante di conseguenze indesiderate e di regolamentazione simbolica”:

Quando il primo ministro britannico Keir Starmer ha di recente dichiarato al presidente Donald Trump: “Abbiamo avuto libertà di parola per molto tempo, quindi, ehm, ne siamo molto orgogliosi”, ci si è chiesti: di cosa è esattamente orgoglioso?

Si riferisce alle 30 persone al giorno che il suo governo arresta per aver pubblicato contenuti “offensivi” online? O forse è orgoglioso del fatto che il suo governo abbia minacciato gli americani di accuse penali per il mancato rispetto dell'Online Safety Act?

E mentre l'Online Safety Act è stato istituito con il pretesto di proteggere i minori online, il governo inglese è anche inspiegabilmente coinvolto in un effetto Streisand, avendo annunciato di aver avviato un'indagine su quattro aziende che gestiscono 34 siti web pornografici. In sostanza, denunciando l'accaduto, l'autorità di regolamentazione ha indicato ai minori dove possono accedere a contenuti pornografici senza dover utilizzare la verifica dell'età [...].

Gli inglesi stanno reagendo con una petizione per abrogare la legge, la quale ha già raccolto oltre 450.000 firme. I legislatori americani farebbero bene a prestare attenzione ed evitare di commettere gli stessi errori. Possiamo proteggere i nostri figli senza sacrificare i principi fondamentali di un Internet libero e aperto.


Cavallo di Troia

Dall'entrata in vigore delle norme di verifica dell'età dell'Online Safety Act, “tutti gli utenti Internet del Regno Unito hanno accesso solo a una versione del web a prova di bambino, a meno che non siano disposti a sottoporsi a procedure di verifica dell'età invasive”, afferma Rebecca Vincent del gruppo per i diritti digitali Big Brother Watch. Oppure a ricorrere a soluzioni alternative.

Questo è un punto chiave: come abbiamo avvertito fin da novembre dello scorso anno, la verifica dell'età online è il cavallo di Troia per l'adozione di massa dei sistemi di identità digitale, che sono diventati silenziosamente una realtà legale nel marzo 2024.

Con l'entrata in vigore dell'Online Safety Act, tutti dovranno sottoporsi a un controllo online dei documenti per accedere ai social media e ad altri importanti servizi inter-utente, che il disegno di legge definisce servizi di Categoria 1. Anche le tecnologie di riconoscimento facciale vengono utilizzate, nonostante i loro innumerevoli difetti. Una volta che ci iscriveremo a questi processi di verifica, il nostro accesso ai contenuti sarà sempre più controllato avverte il giornalista Tim Hinchliffe, citando la spiegazione dello stesso Online Safety Act fornita dal governo britannico:

Gli utenti adulti di tali servizi [di Categoria 1] potranno verificare la propria identità e accedere a strumenti che consentiranno loro di ridurre la probabilità di visualizzare contenuti di utenti non verificati e di impedire a questi ultimi di interagire con i propri contenuti. Ciò contribuirà a impedire ai troll anonimi di contattarli.

La legislazione UE sul controllo delle chat presenta pericoli simili. Il sito web Fight Chat Control evidenzia sei potenziali rischi, intenzionali o meno:

• Sorveglianza di massa: “Ogni messaggio privato, foto e file viene scansionato automaticamente: non c'è bisogno di sospettare nulla, nessuna eccezione (a parte i politici dell'UE che pretendono la propria privacy), anche le comunicazioni criptate”.

• Violazione della crittografia: “Indebolire o violare la crittografia end-to-end espone le comunicazioni di tutti, compresi i dati sensibili finanziari, medici e privati, a hacker, criminali e attori ostili”.

• Diritti fondamentali: “Lede i diritti fondamentali alla privacy e alla protezione dei dati, garantiti dagli articoli 7 e 8 della Carta dei diritti dell’UE, diritti considerati fondamentali per i valori democratici europei”.

• Falsi positivi: “Gli scanner automatici identificano sistematicamente contenuti innocenti, come foto di vacanze o barzellette private, come illegali, esponendo le persone comuni al rischio di false accuse e indagini dannose”.

• Protezione inefficace dell'infanzia: “Gli esperti e le organizzazioni per la protezione dell'infanzia, tra cui le Nazioni Unite, avvertono che la sorveglianza di massa non riesce a prevenire gli abusi e, di fatto, rende i bambini meno sicuri, indebolendo la sicurezza di tutti e distogliendo risorse da misure di protezione comprovate”.

Precedente globale: “Crea un pericoloso precedente globale che consente ai governi autoritari, citando le politiche dell'UE, di implementare una sorveglianza invasiva in patria, minando la privacy e la libertà di espressione in tutto il mondo”.

C'è poi un altro punto chiave, sollevato da Meredith Whitaker, amministratore delegato dell'app di messaggistica crittografata Signal, durante le discussioni sull'Online Safety Act del Regno Unito un paio di anni fa. La Whitaker aveva avvertito che l'implementazione dell'Online Safety Act da parte del Regno Unito sarebbe stata vista come un precedente dai regimi più repressivi, i quali avrebbero raddoppiato le proprie attività di sorveglianza e censura su Internet. Stando alle parole del Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, la tendenza è “senza precedenti” e “un cambiamento di paradigma”.

The Online Safety Act's age verification rules are just the tip of the iceberg. Far more alarming is clause 111, which mandates that platforms implement backdoors and spyware upon request, gutting end-to-end encryption and eviscerating privacy.@mer__edith, CEO at Signal,… https://t.co/SSY3vHsyPm pic.twitter.com/DNTx9Fd19d

— Henry Palmer (@HenryJPalmer) July 27, 2025

Questo spiega anche perché l'attuale direzione di marcia è così pericolosa: si sta verificando a livello mondiale.

The online safety act didn’t happen in the UK in isolation. Remember it’s not a coincidence.

The head of Ofcom, Melanie Dawes, is a key member of WEF’s Global Coalition for Digital Safety, also pushing governments to censor anything labelled “misinformation” or “harm.”

The UK,… pic.twitter.com/IM9GE2U1pa

— Bernie (@Artemisfornow) July 30, 2025

Sebbene la protezione dei minori sia un comodo pretesto per rimodellare Internet, la vera motivazione alla base di normative come l'Online Safety Act e il Chat Control dell'UE è, beh, il controllo, non solo per i minori, ma per tutti. Come scrive Juliet Samuel sul Times di Londra, i funzionari del Regno Unito hanno persino ammesso in un recente caso presso l'Alta Corte “che [l'Online Safety Act] ‘non mira principalmente a [...] la protezione dei minori’, ma riguarda la regolamentazione di ‘servizi che hanno un'influenza significativa sul dibattito pubblico’, un'espressione che tradisce la filosofia politica alla base della legge stessa”.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Sulla strada verso un super stato: la Commissione europea aggira le norme sui finanziamenti

Mar, 18/11/2025 - 11:03

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La traduzione in italiano dell'opera scritta da Wendy McElroy esplora Bitcoin a 360°, un compendio della sua storia fino ad adesso e la direzione che molto ptobabilmente prenderà la sua evoluzione nel futuro prossimo. Si parte dalla teoria, soprattutto quella libertaria e Austriaca, e si sonda come essa interagisce con la realtà. Niente utopie, solo la logica esposizione di una tecnologia che si sviluppa insieme alle azioni degli esseri umani. Per questo motivo vengono inserite nell'analisi diversi punti di vista: sociologico, economico, giudiziario, filosofico, politico, psicologico e altri. Una visione e trattazione di Bitcoin come non l'avete mai vista finora, per un asset che non solo promette di rinnovare l'ambito monetario ma che, soprattutto, apre alla possibilità concreta di avere, per la prima volta nella storia umana, una società profondamente e completamente modificabile dal basso verso l'alto.

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di Thomas Kolbe

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/sulla-strada-verso-un-super-stato)

L'Unione Europea è finanziata dai contributi dei suoi stati membri, almeno questo è quanto stabilito dai trattati istitutivi. Nella pratica l'UE ha da tempo intrapreso altre strade.

Al centro dell'architettura finanziaria europea c'è una netta separazione tra responsabilità e obblighi: l'articolo 125 del Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea (TFUE), la cosiddetta “clausola di non salvataggio”. Essa stabilisce, inequivocabilmente, che né l'Unione né i singoli stati membri possono accollarsi i debiti di altri stati. Lo scopo di questa disposizione è impedire effetti di free-rider (azzardo morale) a spese degli altri stati membri: ogni stato è responsabile dei propri oneri.

Tuttavia la clausola non esclude il sostegno politico, purché non implichi l'assunzione dei debiti preesistenti di altri stati. Un esempio significativo di questa pratica sono stati i programmi di salvataggio per la Grecia durante la crisi del debito sovrano di quindici anni fa.

L'articolo 310 del TFUE disciplina ulteriormente il bilancio dell'UE: entrate e spese devono essere in pareggio ogni anno e il bilancio può essere finanziato solo tramite risorse proprie, come i contributi degli stati membri, le tariffe doganali, o le entrate approvate. Sono vietati i prestiti indipendenti della Commissione europea che superino il quadro approvato.

Insieme queste regole costituiscono la spina dorsale giuridica della politica finanziaria dell'UE: nessuna responsabilità automatica, nessun debito autonomo dell'UE e solo spese completamente coperte.

Questa struttura è stata scelta deliberatamente per impedire l'emergere di un super stato a Bruxelles e per difendere il raggio d'azione nazionale degli stati membri dall'espansione della burocrazia di Bruxelles.


Teoria & pratica

Questa è la teoria. In pratica l'UE ha costantemente aumentato la sua presenza sul mercato obbligazionario. Tutto è iniziato nel 1976 con la prima obbligazione della Comunità Europea a sostegno di Italia e Irlanda durante la crisi petrolifera. Negli anni '80 e '90 sono seguite altre emissioni per Francia, Grecia e Portogallo, sempre volte a dimostrare solidarietà collettiva e ad allentare le tensioni fiscali.

La crisi finanziaria del 2008-2010 ha segnato una svolta decisiva: con il Meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria (MESF) e, nel 2012, con il Meccanismo europeo di stabilità (MES), l'UE ha iniziato a sostenere deliberatamente gli stati membri sovraindebitati attraverso l'emissione di obbligazioni. Nel 2010 la Banca centrale europea ha annunciato che avrebbe acquistato titoli di stato europei sul mercato aperto per impedire il collasso dell'unione monetaria, sempre in stretto coordinamento con le istituzioni dell'UE.

Gli anni del COVID hanno visto una nuova dimensione: per la prima volta l'UE ha emesso obbligazioni sociali nell'ambito del fondo “SURE”. Contemporaneamente è stato avviato il programma “Next Generation EU”, il quale ha fornito circa €800 miliardi in aiuti per la crisi. Dal 2025 l'Unione ha fatto sempre più affidamento sulle cosiddette “obbligazioni sostenibili” (obbligazioni verdi) e prevede di emettere buoni del Tesoro a breve termine per una migliore gestione della liquidità.

L'UE e la BCE operano ora in tandem, integrando strumenti di finanziamento sempre nuovi nei mercati dei capitali. Il segnale è chiaro: siamo pronti a soddisfare la crescente domanda di eurobond. E come garanzia non ci sono solo i contribuenti europei, ma anche la liquidità praticamente illimitata della BCE. Cosa potrebbe mai andare storto?


Domanda di mercato

Per la seconda metà del 2025 la Commissione europea aveva previsto di emettere fino a €70 miliardi in obbligazioni UE in sei aste con scadenze comprese tra tre e trent'anni. Già a marzo 2025 la Commissione aveva fatto registrare il più grande incremento di emissioni obbligazionarie al mondo, per un totale di €30,62 miliardi; tre soli collocamenti hanno totalizzato €13,7 miliardi.

La domanda era abbondante, grazie al duplice sostegno degli stati membri e della BCE: l'emissione di un'obbligazione settennale nell'ottobre 2024 aveva ricevuto richieste 17 volte superiori alla domanda. Le obbligazioni verdi sono particolarmente al centro dell'attenzione: sono previsti fino a €250 miliardi nell'ambito di NextGenerationEU, di cui €48,91 miliardi già emessi.

Attualmente i rendimenti di queste obbligazioni sono circa 40 punti base superiori a quelli dei Bund tedeschi, il che le rende interessanti per gli investitori.


Quo Vadis UE?

L'Unione Europea si sta innegabilmente muovendo verso una forma di stato autonomo. Le sue rigide direttive ideologiche e il tono apodittico adottato dai rappresentanti della Commissione nei confronti degli stati membri hanno di recente portato la stessa Commissione a negoziare unilateralmente l'accordo commerciale UE-USA.

Indipendentemente dall'esito, ciò invia un segnale chiaro: il potere decisionale e la competenza politica si stanno spostando dalle capitali nazionali a Bruxelles, dove una burocrazia centralizzata sta prendendo sempre più il sopravvento.

Un ritorno all'autonomia nazionale e una Commissione limitata alle funzioni essenziali sembrano fuori questione. Questo si riflette nella proposta di bilancio dell'UE per il periodo 2028-2034 della Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, la quale prevede un budget di circa €2.000 miliardi, con un aumento del 40% rispetto al periodo precedente.

La megalomania fiscale di Bruxelles ha un unico obiettivo: consentire all'UE di finanziare le proprie attività in modo indipendente, sfruttando i vincoli fiscali degli stati membri. I €650 miliardi residui, formalmente da raccogliere tra gli stati membri, pendono come una spada di Damocle sui negoziati in corso, una pressione costante che consente alla Commissione di applicare i propri piani di finanziamento attraverso il mercato obbligazionario.

A parte Ungheria e Repubblica Ceca, vi è un ampio consenso sul fatto che il finanziamento di Bruxelles proverrà sempre più dal mercato obbligazionario: nessun bilancio nazionale sarebbe in grado di gestire prelievi aggiuntivi. I piani della Commissione sono quindi tacitamente approvati.


La BCE come prestatore di ultima istanza

Tutto fa pensare a un modello di co-finanziamento che rende l'UE sempre più indipendente dai bilanci nazionali. I vincoli istituzionali – come quelli imposti ai singoli stati membri – vengono di fatto aggirati, così come il divieto originario di indebitamento imposto dalla Commissione. Passo dopo passo l'Unione si sta trasformando da una confederazione vincolata da regole a un attore finanziario gestito centralmente, sempre più autonomo nel decidere le proprie risorse e priorità.

Se il debito dovesse mai sfuggire al controllo, come ormai prassi comune nell'UE, la Banca Centrale Europea sarebbe pronta a fungere da prestatore di ultima istanza. Questo funzionerà finché i mercati dei capitali manterranno fiducia nell'affidabilità creditizia dell'UE, in particolare nella capacità di pagamento della Germania. Se la fiducia dei mercati crollasse, la BCE sarebbe costretta a intervenire in un modo che farebbe impallidire la crisi del debito del 2010. L'euro sarebbe allora storia passata. L'UE sta camminando sul filo del rasoio.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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La necessità di una Anonima Stupidi

Lun, 17/11/2025 - 11:13

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La traduzione in italiano dell'opera scritta da Wendy McElroy esplora Bitcoin a 360°, un compendio della sua storia fino ad adesso e la direzione che molto ptobabilmente prenderà la sua evoluzione nel futuro prossimo. Si parte dalla teoria, soprattutto quella libertaria e Austriaca, e si sonda come essa interagisce con la realtà. Niente utopie, solo la logica esposizione di una tecnologia che si sviluppa insieme alle azioni degli esseri umani. Per questo motivo vengono inserite nell'analisi diversi punti di vista: sociologico, economico, giudiziario, filosofico, politico, psicologico e altri. Una visione e trattazione di Bitcoin come non l'avete mai vista finora, per un asset che non solo promette di rinnovare l'ambito monetario ma che, soprattutto, apre alla possibilità concreta di avere, per la prima volta nella storia umana, una società profondamente e completamente modificabile dal basso verso l'alto.

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di Steven Kritz

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/la-necessita-di-una-anonima-stupidi)

Per molti anni ampie fasce della popolazione americana sono state disposte a seguire Jerry Springer e ad ammettere al mondo di aver abusato dei propri coniugi, molestato i propri figli, torturato i propri animali domestici e consumato ogni droga illecita su cui riuscissero a mettere le mani. A partire dagli Alcolisti Anonimi, una pletora di organizzazioni Anonime è comparsa sulla scena per affrontare questi problemi, insieme a un numero sempre crescente di altri disturbi sociali e psicologici. Tuttavia non esiste una sezione di Anonimi in cui una persona possa presentarsi di fronte a un gruppo di supporto e dire: “Buonasera. Mi chiamo Steve e sono stupido!”. Non ci credete? Cercate su Google!

Ai fini di questa discussione, userò il termine “stupido” in base alle azioni, non all'intelletto... o come diceva Forrest Gump: “Stupido è, chi stupido fa!”. Far ammettere alle persone di essersi comportate in modo stupido è un compito decisamente arduo. Proprio come la previdenza sociale è stata definita la “terza rotaia” della politica, ammettere la stupidità è la terza rotaia della psiche umana. Inoltre ho scoperto che le azioni stupide tendono a basarsi su un'ideologia rigida, o sulla paura, entrambe difficili da superare.

Cominciamo con la stupidità dovuta a un'ideologia rigida. Dato che le prove che documentano gli sforzi dell'amministrazione Obama per realizzare un colpo di stato “morbido” (come lo chiamano alcuni) sono ora di dominio pubblico, almeno metà della popolazione avrà un disperato bisogno dei servizi dell'Anonima Stupidi. Devo sottolineare che l'uso dell'aggettivo “morbido” quando si parla di colpo di stato è assurdo. È come dire a una persona a cui avete consapevolmente dato un calcio nell'inguine che è stato un incidente, aspettandosi che il dolore si plachi immediatamente. Non succederà! Un tentativo di colpo di stato è un crimine molto grave, indipendentemente dai mezzi utilizzati per realizzarlo, o dal suo livello di successo, e deve esserci piena responsabilità.

Trovo interessante che il Russiagate, che ora è stato definitivamente dimostrato essere nient'altro che una bufala, sia stato ritenuto da molti dei suoi sostenitori peggiore del Watergate. Francamente credo che coloro che, ancora oggi, continuano a credere che il Russiagate sia stato un vero scandalo si stiano comportando in modo stupido! Sebbene non abbia problemi a usare il Watergate come metro di paragone per giudicare la corruzione governativa, è necessario valutarlo nel giusto contesto.

All'epoca delle udienze del Watergate, nel 1973 e nel 1974, avevo appena finito l'università. La PBS coprì la notizia dall'inizio alla fine e ascoltai decine e decine di ore di testimonianze. Un anno prima avevo espresso il mio primo voto per George McGovern. I miei parenti, tutti ebrei, continuavano a sottolineare che quasi tutti i complici di Nixon avevano cognomi tedeschi.

In quanto tale, ero circondato da persone davvero preoccupate per i piani di Nixon per il Paese; anche io avevo preoccupazioni simili. In breve, non ero un fan di Richard Nixon e credevo che avesse ottenuto ciò che si meritava. In realtà, la nostra repubblica costituzionale non fu mai in pericolo e il Paese continuò a funzionare come avrebbe fatto se lo scandalo non si fosse verificato. Nonostante ciò un Presidente in carica fu costretto a dimettersi, circa 60 persone furono incriminate, di cui quasi 50 furono condannate o si dichiararono colpevoli, e circa due dozzine furono mandate in prigione.

Non ho alcun problema con questo livello di responsabilità, pertanto se dovessimo usare il Watergate come metro di paragone gli autori del colpo di stato dovrebbero ricevere una punizione almeno di un ordine di grandezza più severa, dato che la nostra repubblica costituzionale è stata messa in pericolo. È stato solo grazie alla tenacia e alla forza d'animo di Trump, e alla Mano del Signore (in modo più evidente nella deviazione del proiettile del suo assassino) che ora siamo in grado di invertire la rotta del governo federeale.

C'è chi dirà che, poiché il colpo di stato non è riuscito e Trump è stato legittimamente estromesso dall'incarico con il voto del 2020 (il che solleva tutta una serie di altre questioni che non affronterò qui), siamo a posto e la nostra repubblica costituzionale ha prevalso. Nemmeno per sogno! Il fatto è che i quattro anni dell'amministrazione Biden hanno ricordato gli ultimi quattro anni della leadership di Breznev nell'ex-Unione Sovietica, dal 1978 al 1982.

Avevamo un leader palesemente incapace di intendere e volere, manovrato da un politburo non eletto (un termine che avevo usato fin dall'inizio della presidenza di Biden e che viene ripetuto con una certa frequenza negli ultimi tempi). Avevamo un Dipartimento di Giustizia stalinista (per la serie “mostrami la persona e ti mostrerò il crimine”), le nostre agenzie di intelligence erano gestite da un gruppo di aspiranti Putin/KGB e i nostri organi di informazione ricordavano la Pravda. Di conseguenza l'intero tessuto della vita americana era a pezzi in vista delle elezioni del 2024.

Non vorrei nemmeno pensare a cosa sarebbe successo a questo Paese se Kamala Harris avesse vinto le elezioni del 2024.

Vorrei sottolineare che, sebbene Trump abbia vinto con una vittoria schiacciante nel Collegio Elettorale, se solo 125.000 elettori (su circa 16 milioni di voti espressi) in Michigan, Wisconsin e Pennsylvania avessero cambiato voto, la Harris avrebbe vinto in tutti e tre gli stati e avrebbe raggiunto i 270 voti elettorali.

Chiaramente non c'erano problemi di catena di approvvigionamento quando si è trattato della stupidità di coloro che hanno sostenuto con fervore l'idea che non ci fosse nulla da vedere! Speriamo che i nuovi responsabili delle nostre agenzie governative forniscano alla giustizia il giusto livello di responsabilità e che ci siano abbastanza sezioni di Anonima Stupidi operative per gestire la quantità di traumi psicologici che dovranno essere affrontati.

L'attuale tentativo di dirottare tutto sui dossier di Jeffrey Epstein per far cadere Trump non darà i suoi frutti. Si dimostrerà, ancora una volta, un tentativo stupido. A mio parere lo stile di leadership di Trump si è rivelato essere la seconda venuta dell'unico altro presidente nato a New York: Theodore Roosevelt. Anche quest'ultimo sopravvisse alla pallottola di un assassino durante la campagna elettorale del 1912, quando si candidò per un terzo mandato. Grazie al Signore per i suoi lunghi discorsi manoscritti e conservati nel taschino sinistro! Se il discorso di quel giorno fosse stato di circa 15 minuti più corto, la pallottola sarebbe stata fatale. Pertanto Trump, per procura, dovrebbe già essere sul Monte Rushmore! Mettendo insieme quanto detto sopra, direi che coloro che continuano a sfidarlo stanno agendo contro gli interessi del Paese... e in modo stupido.

Passerò ora alla stupidità dovuta alla paura, che è stata la tattica iniziale utilizzata dai responsabili della disastrosa risposta al Covid. Cosa succederà quando verrà rivelata la vera portata delle atrocità durante la pandemia? Farà sembrare il tentativo di colpo di stato contro Trump, per quanto terribile, un gioco da ragazzi! Mentre molti di noi sono legittimamente preoccupati per il numero di cellule terroristiche dormienti nel Paese a causa delle frontiere aperte, che dire del numero di cellule dormienti nelle braccia della maggior parte della popolazione statunitense? Ci sono già indicazioni che severe conseguenze a lungo termine sono probabili.

Uno studio recente condotto nella Repubblica Ceca ha dimostrato che il tasso di concepimento delle donne che hanno ricevuto anche solo una dose di vaccino contro il Covid è significativamente inferiore rispetto a quelle che non ne hanno ricevuto alcuna.

Sono anche preoccupato che l'aspettativa di vita in calo che abbiamo sperimentato in questo Paese nell'ultimo decennio, che peraltro coincide con la tempistica della piena attuazione dell'Obamacare, sarà ulteriormente aggravata dall'aver fatto il vaccino contro il Covid. Non aver considerato queste possibilità fin dall'inizio della pandemia è solo l'ennesimo esempio di stupidità, in questo caso alimentata in gran parte dalla paura.

Rimaniamo ancora un attimo sull'aspettativa di vita: a partire dal 2015 negli Stati Uniti abbiamo avuto tre anni consecutivi di calo della stessa. L'ultima volta che ciò era accaduto era stato durante la pandemia influenzale del 1918-20. Ricorderete che il calo del 2015-17 fu attribuito a “morti per disperazione”; pensavo fosse dovuto anche all'epidemia di obesità che infine ci aveva raggiunti. È stato anche scoperto che l'eccesso di mortalità per tutte le cause con riduzione dell'aspettativa di vita si è verificato nel 2021, il primo anno di vaccinazione contro il Covid, e non nel 2020, quando la virulenza del virus era al suo apice.

Osservando i grafici sull'aspettativa di vita pubblicati più di recente, invece, non ho potuto fare a meno di notare che il calo di tre anni consecutivi non è presente, e che il calo dell'aspettativa di vita correlato al Covid è stato spostato al 2020. L'esperienza mi dice che qualcosa di sinistro è in atto e gli stupidi tra noi vengono incastrati per la prossima truffa che li porterà a comportarsi – sì, avete indovinato – in modo stupido.

In sintesi, qualcuno ha già preparato il palcoscenico. Se la stupidità dovesse prevalere ancora una volta, per rigidità ideologica o per paura, i nostri sforzi per tornare alla nostra repubblica costituzionale finiranno definitivamente con il secondo mandato presidenziale di Trump. Suggerisco, quindi, di rilanciare l'Operazione Warp Speed ​​per inaugurare stavolta le sezioni dell'Anonima Stupidi il più rapidamente possibile.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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La trasformazione nascosta dell'America

Ven, 14/11/2025 - 11:00

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di Joshua Stylman

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/la-trasformazione-nascosta-dellamerica)

E se l'America a cui giuriamo fedeltà non fosse quella che comanda? Questa indagine esamina come il sistema di governance americano si sia trasformato radicalmente dal 1871 attraverso un modello documentato di cambiamenti giuridici, finanziari e amministrativi. Le prove rivelano un graduale passaggio dai principi costituzionali a strutture di gestione di tipo aziendale, non attraverso un singolo evento, ma attraverso un accumulo di cambiamenti incrementali che abbracciano generazioni e che hanno silenziosamente ristrutturato il rapporto tra cittadini e governo federale.

Questa analisi dà priorità alle fonti primarie, identifica modelli in più ambiti piuttosto che eventi isolati ed esamina le correlazioni temporali, notando in particolare come le crisi abbiano spesso preceduto le iniziative di centralizzazione. Esaminando fonti primarie, tra cui registri del Congresso, documenti del Dipartimento del Tesoro, decisioni della Corte Suprema e accordi internazionali, identifichiamo come:

• Il linguaggio e i quadri normativi si siano evoluti dai diritti naturali verso i principi commerciali;

• La sovranità finanziaria sia stata trasferita gradualmente dai rappresentanti eletti agli interessi bancari;

• I sistemi amministrativi hanno mediato sempre più il rapporto tra cittadini e governo federale.

Queste evidenze inducono a un riesame fondamentale della sovranità, della cittadinanza e del consenso moderni, in modi che trascendono le tradizionali divisioni politiche. Per l'americano medio queste trasformazioni storiche hanno implicazioni concrete. I sistemi amministrativi creati tra il 1871 e il 1933 strutturano la vita quotidiana attraverso obblighi finanziari, requisiti di identificazione e conformità normativa che operano in gran parte indipendentemente dai cambiamenti elettorali. Comprendere questa storia chiarisce perché i cittadini spesso si sentono disconnessi dalla governance, nonostante i processi democratici formali: i sistemi che gestiscono aspetti chiave della vita moderna (politica monetaria, regolamentazione amministrativa, identificazione dei cittadini) sono stati progettati per operare con sostanziale indipendenza dal controllo diretto dei cittadini stessi.

Mentre le interpretazioni tradizionali di questi sviluppi enfatizzano le esigenze pratiche di governance e la stabilità economica, i modelli documentati suggeriscono la possibilità di cambiamenti più radicali nella struttura costituzionale americana, i quali meritano un esame più attento.

Mi sono imbattuto in uno strano riferimento a una legge del 1871 mentre navigavo su Twitter. Il post suggeriva che gli Stati Uniti avessero subito una trasformazione giuridica segreta nel 1871, trasformandosi da repubblica costituzionale in un'entità aziendale in cui i cittadini venivano trattati più come beni, o merci, che come individui sovrani. Ciò che ha attirato la mia attenzione non è stata l'affermazione in sé, ma la sicurezza con cui veniva formulata, come se questa trasformazione fondamentale dell'America fosse di dominio pubblico.

Il mio primo istinto è stato quello di liquidarla come l'ennesima teoria del complotto diffusa su internet. Una rapida ricerca su Google ha portato a un “fact-checking” di PolitiFact che liquidava l'intera storia come “falso in tutto e per tutto”. Ciò che colpisce non è solo la brevità con cui liquidano una complessa questione storica, ma la loro metodologia. Hanno intervistato un solo esperto legale, non hanno citato alcun documento primario dal Congressional Record, non hanno esaminato nessuno dei successivi casi della Corte Suprema che fanno riferimento alla capacità aziendale federale e hanno ignorato la documentata trasformazione finanziaria che ne è seguita. Ho notato che quando i fact-checker dell'establishment respingono le affermazioni con tale sdegnosa certezza, pur conducendo un'indagine minima, spesso segnalano qualcosa che merita di essere esaminato più attentamente. Questo schema mi ha spinto a consultare personalmente il Congressional Record. Quel primo documento ha tracciato un filo che si è dipanato in questa indagine. Come quando si trova una porta inaspettata in una casa familiare, non ho potuto fare a meno di chiedermi cos'altro avessi oltrepassato senza notarlo.

Questa analisi si sviluppa attraverso diverse sezioni interconnesse: in primo luogo esamineremo il contesto storico della legge del 1871 che riorganizzò Washington D.C. utilizzando la terminologia aziendale ed esploreremo l'emergere di tre influenti centri di potere (Londra, Città del Vaticano e Washington D.C.) con documentati legami finanziari e diplomatici. Successivamente tracceremo la trasformazione delle strutture di governance tra il 1913 e il 1933, concentrandoci sullo stato amministrativo di Wilson e sulla fondazione della Federal Reserve. Analizzeremo quindi l'evoluzione dei quadri giuridici che hanno ridefinito la cittadinanza e il sistema monetario, in particolare il concetto di doppia identità che distingue le persone fisiche dalle persone giuridiche. Infine esamineremo la sovranità moderna attraverso il caso di studio dell'Ucraina, prima di offrire riflessioni sul recupero di una governance autentica. Nel corso del saggio daremo priorità alle fonti primarie e al riconoscimento di schemi piuttosto che a coincidenze isolate, invitando i lettori a esaminare le prove e a trarre le proprie conclusioni.


Dietro l'illusione di una nazione

Quando ho approfondito le mie ricerche, ho scoperto che nel 1871 si era effettivamente verificato un evento a Washington D.C. che merita un esame più approfondito. L'Act to Provide a Government for the District of Columbia fu approvato all'indomani della Guerra civile, in un periodo in cui gli Stati Uniti erano profondamente indebitati con gli interessi bancari internazionali. Sebbene convenzionalmente intesa come una semplice riorganizzazione municipale, questa legge contiene un linguaggio e strutture peculiari che sollevano profondi interrogativi sulle sue implicazioni più ampie.

La legge istituì una “corporazione municipale” per Washington D.C. con un linguaggio specifico che differisce notevolmente dai precedenti documenti istitutivi, in un periodo di significativi cambiamenti nella finanza internazionale.

L'opera meticolosamente documentata di E. C. Knuth, The Empire of The City, documenta come l'approvazione di questa legge avvenne in un periodo in cui le potenze finanziarie internazionali, concentrate nella City di Londra, stavano attivamente ristrutturando i loro rapporti con gli stati nazionali. Knuth presenta prove convincenti sulla natura mutevole della sovranità durante questo periodo, supportate da un'ampia documentazione tratta dal Congressional Record e da altre fonti primarie.

La nostra comprensione delle istituzioni è spesso condizionata da influenze invisibili. Come osservò Edward Bernays: “Siamo governati, le nostre menti plasmate, i nostri gusti formati, le nostre idee suggerite, in gran parte da individui di cui non abbiamo mai sentito parlare”. Questo spinge a chiedersi: la nostra comprensione della struttura nazionale stessa potrebbe essere l'ennesima realtà artificiale progettata per il consumo pubblico?

Quando esaminiamo come vari aspetti della nostra realtà operino per decreto piuttosto che per legge naturale, o per autentico consenso, potremmo chiederci se la nostra concezione di sovranità nazionale stessa non sia un'altra forma di realtà fiat.

I modelli di trasformazione della governance identificati sopra non sono emersi da soli. Questa trasformazione sistematica segue ciò che lo storico Anthony Sutton ha documentato come un modello di collusione politico-finanziaria che trascende le apparenti divisioni ideologiche. Nella sua opera, Wall Street and the Rise of Hitler, Sutton rivelò che la Chase Bank, controllata dai Rockefeller, continuò a collaborare con la Germania nazista anche dopo Pearl Harbor, gestendo i conti nazisti attraverso la sua filiale di Parigi fino al 1942. Ciò dimostra come il potere finanziario operi indipendentemente dalla politica nazionale, o da presunte lealtà, in tempo di guerra.

Questo processo evolutivo segue una traiettoria storica iniziata secoli prima, ma che ha subito una significativa accelerazione dopo il 1871. La comprensione di questa linea temporale rivela come le strutture di governance si siano evolute gradualmente attraverso una serie di sviluppi apparentemente indipendenti che, visti collettivamente, suggeriscono un modello coordinato.


Tre centri di potere: un modello documentato

La ricerca di Knuth identifica tre centri che sembrano funzionare con una sovranità e un'influenza insolite. Ognuno di essi merita un'analisi più rigorosa.

City di Londra – Da non confondere con Londra vera e propria, la “City” è un'area di 677 acri con una propria struttura di governance, forze di polizia e status giuridico. I registri parlamentari confermano che opera in base a speciali esenzioni legali. I registri finanziari indicano che gestisce circa $6.000 miliardi in transazioni giornaliere. Nonostante questo enorme potere finanziario, quante istituzioni educative insegnano il suo status unico? La corporazione mantiene privilegi storici unici, tra cui una propria forza di polizia e un sistema elettorale in cui il diritto di voto è concesso principalmente alle imprese piuttosto che ai residenti, un accordo insolito che privilegia gli interessi finanziari rispetto alla tradizionale rappresentanza democratica. Pur godendo di una significativa indipendenza negli affari interni e nelle operazioni finanziarie, rimane in ultima analisi soggetta alla sovranità parlamentare del Regno Unito.

Città del Vaticano – Riconosciuta ufficialmente come il più piccolo stato sovrano del mondo, intrattiene relazioni diplomatiche con 183 Paesi e opera secondo un proprio ordinamento giuridico. La sua influenza storica sugli affari globali è ampiamente documentata attraverso fonti primarie.

Washington D.C. – Creata esplicitamente come distretto al di fuori della giurisdizione di qualsiasi stato, la struttura di governance di Washington è stata radicalmente modificata dalla legge del 1871. Il Congressional Record contiene il testo completo di questa riorganizzazione che utilizza un linguaggio coerente con la costituzione di società piuttosto che con la governance costituzionale.

Ciò che è particolarmente interessante di questi tre centri sono le loro interrelazioni documentate. I documenti finanziari rivelano transazioni significative tra interessi bancari in tutti e tre, come il prestito di £400.000 della famiglia Rothschild alla Santa Sede nel 1832 e l'acquisto di azioni del Canale di Suez nel 1875 da parte del governo britannico con il sostegno dei Rothschild. Gli archivi diplomatici dimostrano posizioni politiche coordinate che precedevano gli annunci pubblici, come dimostra la nomina di Myron C. Taylor da parte del Presidente Roosevelt nel 1939 a rappresentante degli Stati Uniti presso la Santa Sede per allineare le politiche durante il tumultuoso periodo prebellico. Documenti vaticani recentemente scoperti rivelano un'altra dimensione di questi canali diplomatici: comunicazioni segrete tra Papa Pio XII e Adolf Hitler nel 1939, facilitate dal Principe Filippo d'Assia come intermediario. Queste trattative clandestine si verificarono proprio mentre Stati Uniti e Gran Bretagna stavano definendo le proprie posizioni ufficiali nei confronti della Germania nazista. Documenti storici mostrano inoltre come questi centri agirono di concerto durante le principali trasformazioni globali, incluso l'approccio coordinato agli sforzi di ricostruzione del secondo dopoguerra, in cui il sostegno del Vaticano si allineava alle iniziative strategiche di Washington. Questi collegamenti documentati suggeriscono modelli di collaborazione che trascendono la mera coincidenza.

Il simbolismo visivo di questi centri di potere è altrettanto rivelatore. Ognuno di essi ha la propria bandiera che rappresenta un'autorità autonoma: la City di Londra con la sua spada cremisi e lo scudo a forma di drago recanti il ​​motto “Domine Dirige Nos” (Signore, guidaci); la Città del Vaticano con le sue chiavi d'oro e d'argento sotto la tiara papale; Washington D.C. con le sue tre stelle rosse su barre orizzontali. Sebbene il loro aspetto differisca, ognuno impiega emblemi di specifiche forme di autorità – finanziaria, militare e spirituale – creando un linguaggio visivo di potere che ne rafforza lo status speciale.

Le relazioni documentate tra questi tre centri rappresentano nodi di una più ampia rete di potere finanziario che trascende i confini nazionali e le politiche dichiarate. Il coordinamento all'interno di questa rete è dimostrato dalla ricerca di Anthony Sutton in, Wall Street and the Bolshevik Revolution, che ha documentato come William Boyce Thompson, direttore della Federal Reserve Bank di New York, donò personalmente $1 milione ai bolscevichi nel 1917 e organizzò il supporto della Missione della Croce Rossa Americana, mentre gli Stati Uniti si opponevano ufficialmente alla rivoluzione comunista. Tali contraddizioni illustrano come gli interessi finanziari operino al di sopra delle politiche nazionali, con i tre centri che fungono da snodi primari in un sistema globale in cui il potere bancario prevale sistematicamente sull'autorità governativa.

La City di Londra mantiene privilegi storici unici e autonomia amministrativa, pur rimanendo in ultima analisi soggetta alla sovranità del Regno Unito. La Città del Vaticano è uno stato sovrano riconosciuto con relazioni diplomatiche, mentre Washington D.C. opera sotto la giurisdizione federale ma con strutture di governance distinte da quelle degli stati americani. Ognuna di esse si è specializzata in un diverso ambito di potere: rispettivamente finanziario, ideologico e militare.

Anche le loro caratteristiche architettoniche condividono curiose somiglianze. Come osservato negli studi di architettura storica, ognuna espone in modo prominente un antico obelisco egizio. Mentre gli storici tradizionali attribuiscono questo fatto alla moda neoclassica, potremmo ragionevolmente chiederci se questi simboli nei tre centri di potere possano avere un significato più profondo, soprattutto alla luce dei collegamenti documentati tra queste entità negli archivi finanziari e diplomatici. Come hanno documentato storici dell'architettura come James Stevens Curl in opere come The Egyptian Revival, motivi egiziani, inclusi gli obelischi, divennero elementi di spicco nell'architettura civile e finanziaria occidentale durante il XVIII e il XIX secolo, in concomitanza con l'espansione delle istituzioni bancarie e la governance centralizzata. Vale la pena notare che, nonostante la loro importanza in questi centri di potere, la maggior parte dei programmi scolastici raramente menziona queste connessioni architettoniche, o il loro potenziale significato, sollevando interrogativi su quali altri importanti modelli storici rimangano al di fuori dei normali quadri educativi.

Questi tre centri di potere non sono emersi in modo indipendente. Il loro sviluppo segue un modello storico di cambiamenti giuridici e finanziari a partire dalla ristrutturazione societaria di Washington D.C. prevista dalla legge del 1871. La City di Londra aveva già stabilito la sua autonomia finanziaria secoli prima, mentre la Città del Vaticano avrebbe formalizzato la sua sovranità con i Patti Lateranensi del 1929. La loro evoluzione accelerò all'inizio del XX secolo, con un progressivo allineamento dei modelli bancari e delle strutture di governance, in particolare durante le principali riforme finanziarie del periodo 1913-1944 documentate dagli storici della finanza. La comprensione di questa cronologia rivela come le strutture di governance si siano trasformate gradualmente attraverso sviluppi apparentemente indipendenti che, visti collettivamente, indicano una coerenza di rado riconosciuta nei resoconti tradizionali.


Contesto storico (1871-1913)

La legge del 1871 e la riorganizzazione di Washington D.C.

La legge istituì una “corporazione municipale” per Washington D.C. con un linguaggio specifico che si differenzia notevolmente dai precedenti documenti istitutivi. Ciò che è particolarmente interessante è la tempistica: arrivò dopo una devastante guerra civile che aveva lasciato il Paese finanziariamente vulnerabile e coincise con significativi cambiamenti nella finanza internazionale.

Il testo della legge, conservato presso la Biblioteca del Congresso (41° Congresso, Sessione 3, Capitolo 62), afferma specificamente nella Sezione 2 che essa “creava un ente giuridico per scopi municipali” con il potere di “contrarre e stipulare contratti, citare in giudizio ed essere citati in giudizio, sostenere le proprie ragioni ed essere citati in giudizio, avere un sigillo ed esercitare tutti gli altri poteri di una corporazione municipale”. Questa designazione societaria, sebbene apparentemente finalizzata all'efficienza amministrativa, utilizza un linguaggio tipicamente riservato alle entità commerciali piuttosto che ai sovrani – un fatto evidenziato in successivi casi della Corte Suprema, tra cui Metropolitan Railroad Co. contro District of Columbia (1889), che ha affermato lo status di DC come “corporazione municipale, avente il diritto di citare in giudizio ed essere citata in giudizio”.

Gli studiosi di diritto moderni rimangono divisi sulle implicazioni più ampie di questa legge. Le interpretazioni convenzionali, come quelle espresse dal costituzionalista Akhil Reed Amar, la vedono come una riorganizzazione municipale pragmatica con una portata limitata al Distretto stesso. Tuttavia la tempistica e il linguaggio della legge, coincidenti con significativi cambiamenti nella finanza internazionale durante un periodo di ricostruzione nazionale, invitano a un esame più approfondito. Piuttosto che sostenere, come alcuni hanno fatto, che questa legge abbia definitivamente trasformato l'intera nazione in una corporazione, potremmo osservare che abbia rappresentato un passo significativo verso un modello di cambiamenti di governance accelerati nei decenni successivi, in particolare nel modo in cui il rapporto tra cittadini, governo federeale ed istituzioni finanziarie si sono evoluti.

La distinzione tra Washington D.C. come entità governativa e strutture aziendali con nomi simili merita un'attenta analisi. Nel 1925 una società denominata “United States Corporation Company” fu effettivamente costituita in Florida (si veda l'atto costitutivo depositato il 15 luglio 1925). Tuttavia anziché essere il governo federale stesso, quella entità era un fornitore di servizi aziendali il cui scopo dichiarato includeva agire come “agente fiscale o di trasferimento” e contribuire alla costituzione di altre società. Il suo capitale autorizzato era di soli $500, con solo 100 azioni e tre amministratori iniziali provenienti da New York. Il legame dell'azienda con il governo federale rimane un punto di dibattito: alcuni ricercatori notano che i suoi uffici al 65 di Cedar Street a New York City coincidevano con gli indirizzi utilizzati dalle operazioni della Federal Reserve, mentre gli storici tradizionali la considerano semplicemente uno dei tanti fornitori di servizi aziendali istituiti durante quel periodo di espansione economica americana.

È importante distinguere tra l'adozione di principi di gestione di tipo aziendale e l'effettiva conversione aziendale. Ciò che le prove suggeriscono non è che gli Stati Uniti siano diventati letteralmente una società per azioni, ma piuttosto che la governance abbia adottato sempre più caratteristiche di tipo societario: gestione centralizzata, gerarchie amministrative separate dagli stakeholder (i cittadini) e operatività attraverso quadri giuridici più allineati ai principi commerciali che a quelli costituzionali. Questa distinzione è importante perché riconosce le sfumature di questo sviluppo storico.

Il dibattito congressuale sulla legge del 1871 si concentrò principalmente sull'efficienza amministrativa piuttosto che sulla trasformazione costituzionale. Il deputato Halbert E. Paine, che presentò il disegno di legge, lo descrisse come un modo per affrontare “l'organizzazione scomoda e macchinosa” del governo del Distretto, con discussioni incentrate sulle sfide pratiche di governance piuttosto che su questioni fondamentali di sovranità.


Sviluppi bancari internazionali

Sulla base della documentazione di Knuth sull'influenza della City di Londra menzionata in precedenza, ulteriori fonti forniscono contesto aggiuntivo sugli sviluppi finanziari internazionali durante quel periodo.

La serie Prussia Gate di Will Zoll fornisce un'ampia documentazione su come i sistemi bancari centrali si siano evoluti in diversi Paesi, spesso utilizzando una legislazione pressoché identica nonostante i diversi contesti culturali ed economici. Gli archivi del Dipartimento del Tesoro confermano che famiglie di banchieri come i Rothschild intrattennero una corrispondenza specifica sulle strutture delle banche centrali con funzionari governativi oltre i confini nazionali durante quel periodo, cosa che suggerisce un coordinamento che trascende gli interessi nazionali.

La ricerca di Zoll presenta prove convincenti del fatto che la City of London Corporation operava con notevole indipendenza dalla legge britannica, operando quasi come un'entità sovrana all'interno della Gran Bretagna. I documenti finanziari confermano il suo status di “zona di libero scambio” fin dall'XI secolo, creando una struttura unica che attrasse operazioni bancarie da tutta Europa.

Le prove storiche suggeriscono modelli che vale la pena indagare: crisi economiche, seguite da messaggi mediatici coordinati, seguiti da una legislazione che centralizzava il potere finanziario. Questa sequenza compare ripetutamente nei documenti del Dipartimento del Tesoro e nei dibattiti congressuali precedenti il ​​Federal Reserve Act del 1913.


Trasformazione della governance (1913-1933)

Meccanismi di controllo: contesto storico

Il documento condiviso, tratto dall'opera MindWar di Michael A. Aquino, introduce concetti sull'influenza psicologica che forniscono un quadro illuminante per l'analisi degli eventi storici. Aquino, un ex-ufficiale dell'intelligence militare che fondò il Tempio di Set dopo aver lasciato la Chiesa di Satana, ha identificato modelli specifici nel modo in cui l'opinione pubblica viene sistematicamente plasmata. I suoi concetti analitici includono le “operazioni sotto falsa bandiera” (eventi inscenati per apparire come condotti da altri) e il “battito di tamburo” (la ripetizione di affermazioni fino a quando non vengono accettate come vere, indipendentemente dalle prove). I quadri teorici di Aquino sollevano interrogativi interessanti su come la percezione pubblica sia stata influenzata nel corso della storia, nonostante le loro origini controverse.

I documenti storici mostrano messaggi coordinati in diverse pubblicazioni e discorsi politici nei periodi precedenti le principali riforme finanziarie. Ad esempio, il panico bancario del 1893 e del 1907 fu seguito da narrazioni sorprendentemente simili sui principali quotidiani riguardo la necessità di un sistema bancario centralizzato, nonostante gli stessi si fossero precedentemente opposti a tale misura.

L'approccio del riconoscimento di modelli ci aiuta a identificare quando istituzioni apparentemente indipendenti agiscono in coordinamento. Quando esaminiamo importanti cambiamenti politici come quelli durante l'amministrazione Wilson, seguire il denaro spesso rivela motivazioni che la storia ufficiale omette.


Lo Stato amministrativo di Wilson: il cambiamento di paradigma

Edward Mandell House, comunemente noto come Colonnello House (sebbene non abbia mai prestato servizio militare, essendo un titolo onorario in Texas), fu il consigliere e confidente più fidato del Presidente Wilson dal 1912 al 1919. Nato da genitori immigrati inglesi con legami nel settore bancario, House era un ricco texano con profondi legami con le élite finanziarie internazionali. Prima di offrire consiglio a Wilson, orchestrò l'elezione di diversi governatori del Texas e coltivò relazioni con potenti attori bancari e industriali sia in America che in Europa. House ebbe un ruolo determinante nella creazione della Federal Reserve, allineando la politica monetaria statunitense agli interessi bancari globali. Fu anche membro fondatore del Council on Foreign Relations, uno dei principali artefici del Trattato di Versailles e una forza trainante della Società delle Nazioni, la quale gettò le basi per la moderna governance sovranazionale. Il suo romanzo politico del 1912, Philip Dru: Administrator, prefigurava in modo inquietante le politiche dell'era Wilson, descrivendo un dittatore idealizzato che attua ampie riforme progressiste attraverso l'autorità esecutiva piuttosto che con mezzi democratici. Pur non ricoprendo alcun incarico governativo ufficiale, House esercitò un'influenza sull'amministrazione Wilson in un modo che gli osservatori moderni potrebbero paragonare al ruolo dei mediatori di potere non eletti nella politica contemporanea.

La natura misteriosa dell'influenza di House fu colta dallo stesso House quando scrisse nel suo diario: “Il Presidente non è un personaggio forte [...] ma non è affatto debole come sembra. Ha una mente analitica, ma non molta capacità esecutiva, e ha una mentalità univoca”.

Nel suo saggio del 1887, The Study of Administration, Wilson sosteneva esplicitamente un governo gestito da “esperti” isolati dall'opinione pubblica: “Il campo dell'amministrazione è un campo di affari. È lontano dalla fretta e dai conflitti della politica [...]. Le questioni amministrative non sono questioni politiche”. Sosteneva che “i molti non hanno nulla a che fare con la selezione degli amministratori tecnici più di quanto non ne abbiano con la selezione degli scienziati”. Questi scritti rivelano la profonda fede nella governance affidata a tecnici non eletti piuttosto che a processi democratici – una visione che ha gettato le basi per lo Stato amministrativo moderno.

Questa filosofia di governance – la creazione di una classe amministrativa permanente che opera indipendentemente dai funzionari eletti – segna un profondo distacco dal sistema costituzionale stabilito dai Padri fondatori. Gli scritti di James Madison nei Federalist Papers mettevano esplicitamente in guardia proprio da questo tipo di sistema, in cui funzionari non eletti avrebbero esercitato un potere incontrollato sui cittadini. Il rapporto tra il Colonnello House e Wilson solleva interrogativi sull'intenzionalità alla base dei sistemi amministrativi sviluppatisi durante quel periodo. Come vedremo più avanti, questa visione si sarebbe poi estesa oltre le agenzie nazionali per rimodellare la governance globale stessa.

Ciò che può essere verificato nella documentazione storica è che durante l'amministrazione Wilson furono istituiti diversi meccanismi che alterarono radicalmente il rapporto tra cittadini e governo, tra cui il Federal Reserve System, l'imposta sul reddito e, in seguito, il sistema di previdenza sociale con la sua identificazione numerica universale. Questi sistemi, pur presentati come benefici pubblici, hanno di fatto creato identità finanziarie tracciabili che studiosi della Costituzione come Edwin Vieira Jr. hanno definito strumenti di monitoraggio e controllo finanziario. Come sostiene lo stesso Vieira, questi meccanismi hanno trasformato il rapporto cittadino-Stato in un rapporto sempre più mediato dalle istituzioni finanziarie piuttosto che dalle tutele costituzionali.

La visione di Wilson era profondamente intrecciata con pregiudizi sia di classe che razziali. I documenti storici mostrano la sua convinzione che solo le persone di una certa istruzione, classe sociale e background possedessero la capacità di governare saggiamente tutti gli altri. In nome della democrazia sostenne un'oligarchia di classe come paradigma dominante.

Come ha osservato Jeffrey Tucker nella sua analisi dell'ideologia di Wilson: “Troviamo le radici dell'ideologia dello Stato amministrativo nelle opere di Woodrow Wilson, e bastano pochi minuti di lettura delle sue illusorie fantasie su come la scienza e la coercizione avrebbero forgiato un mondo migliore per capire che era solo questione di tempo prima che l'intero esperimento andasse in frantumi”. Questo sogno – un governo di agenzie amministrative consigliato dalla scienza – ha perso sempre più credibilità, soprattutto dopo i fallimenti governativi osservati durante l'era Covid. Questo stato amministrativo ha gettato le basi per l'attuale governance tecnocratica: la fusione di una burocrazia non eletta con le tecnologie digitali, che crea capacità senza precedenti per la gestione della popolazione attraverso sistemi automatizzati e processi decisionali algoritmici.

Le implicazioni aziendali della riorganizzazione del 1871 sono state ulteriormente rafforzate dalle successive decisioni giudiziarie. Nel caso Hooven & Allison Co. contro Evatt (324 U.S. 652, 1945), la Corte Suprema fece distinzione tra diversi significati di “Stati Uniti”, tra cui “gli Stati Uniti come entità sovrana” e “una corporazione federale”. Più di recente, nel caso Clearfield Trust Co. contro Stati Uniti (318 U.S. 363, 1943), la Corte stabilì che “gli Stati Uniti operano a condizioni commerciali” quando emettono cambiali – una sentenza che ha confermato la capacità del governo federale di funzionare come entità commerciale piuttosto che come pura potenza sovrana. Ciò che colpisce particolarmente della visione amministrativa di Wilson è la sua perfetta coerenza con la trasformazione aziendale rappresentata dalla legge del 1871. Entrambi sostituiscono il governo basato sul consenso con la gestione basata sulla competenza; entrambi creano strutture che isolano i presunti decisori ultimi dalla responsabilità pubblica; entrambi spostano il potere dai rappresentanti eletti ad amministratori non eletti.

I dati suggeriscono che dovremmo chiederci se lo Stato amministrativo di Wilson fosse la manifestazione visibile di una trasformazione più profonda avvenuta decenni prima: la conversione di una repubblica costituzionale in un'entità aziendale.

Questo modello di governance amministrativa si è esteso ben oltre le agenzie nazionali, fino a comprendere istituzioni internazionali che esercitano un'autorità significativa con un controllo democratico minimo. Organizzazioni come la Banca mondiale, il Fondo monetario internazionale, l'Organizzazione mondiale della sanità e la Banca dei regolamenti internazionali operano attraverso simili quadri di riferimento tecnocratici. Queste istituzioni prendono decisioni politiche che riguardano miliardi di persone in tutto il mondo, pur rimanendo ampiamente isolate dai processi democratici: il preciso modello di governance sostenuto da Wilson. Ciò rappresenta un passaggio dalla governance basata sul consenso dei governati alla governance basata su competenze tecniche e influenza finanziaria che trascende i confini nazionali, suggerendo che la visione di Wilson ha raggiunto la sua massima espressione non nelle burocrazie nazionali ma nell'architettura di governance mondiale emersa nei decenni successivi alla sua presidenza.

Chiunque abbia vissuto la pandemia ha visto questo modello in piena operatività: i tecnici nella sanità pubblica emanavano obblighi che influenzavano ogni aspetto della vita quotidiana con un controllo legislativo minimo, o un contributo democratico minimo.

Questo modello di governance tecnocratica, in cui sono i tecnici, piuttosto che i rappresentanti eletti, a prendere decisioni importanti, si è ampliato notevolmente negli ultimi decenni. Come descritto nel saggio, Il progetto tecnocratico, le capacità tecnologiche hanno consentito un'implementazione senza precedenti della visione di Wilson: creare sistemi in cui algoritmi e specialisti non eletti determinano sempre più i risultati umani, pur mantenendo l'apparenza di processi democratici.


La Federal Reserve e la struttura del debito nazionale

La creazione di una nuova architettura finanziaria

Il Federal Reserve Act del 1913 istituì un'autorità bancaria centrale per gli Stati Uniti, apparentemente per fornire “un sistema monetario e finanziario più sicuro, flessibile e stabile”, secondo la storia ufficiale. Dall'abbandono del gold standard (1931 nel Regno Unito e 1971 negli Stati Uniti) la maggior parte delle nazioni utilizza moneta fiat senza alcun valore intrinseco al di là dei decreti governativi e della fiducia della popolazione. Il commentatore finanziario Martin Wolf del Financial Times ha osservato che solo il 3% circa del denaro esiste in forma fisica, mentre il restante 97% è costituito da voci elettroniche create dalle banche. Questa trasformazione fondamentale del denaro da riserva di valore fisica a voci digitali rappresenta uno dei cambiamenti più significativi e al tempo stesso meno compresi nella vita economica moderna.

Tuttavia i documenti principali del Congressional Record rivelano serie preoccupazioni sollevate durante la sua formazione.

La tempistica di questa legge è particolarmente significativa. I registri del Dipartimento del Tesoro confermano che l'America stava attraversando difficoltà finanziarie in quel periodo, rendendo il Paese vulnerabile agli interessi finanziari esterni. Il Federal Reserve Act del 1913 istituì un sistema in cui gli interessi delle banche private, piuttosto che quelli dei rappresentanti eletti, avrebbero potuto dettare sempre più la politica monetaria. Sebbene nessun singolo documento confermi esplicitamente un'acquisizione privata della sovranità finanziaria degli Stati Uniti, l'istituzione della FED può essere considerata proprio questo.

Come ben documentato dall'economista Murray Rothbard nel libro, The Case Against the Fed, il Federal Reserve System creò un meccanismo attraverso il quale le banche private ottennero un controllo senza precedenti sulla politica monetaria nazionale, pur mantenendo l'apparenza di una supervisione governativa. In particolare il debito pubblico aumentò drasticamente dopo l'istituzione della Federal Reserve.


L'incontro di Jekyll Island: segretezza documentata

Come documenta lo storico G. Edward Griffin nel libro, The Creature from Jekyll Island, le riunioni della Federal Reserve si svolgevano in estrema segretezza. La riunione di Jekyll Island si tenne dal 22 al 30 novembre 1910, con la partecipazione specifica del senatore Nelson Aldrich (genero di Rockefeller), Henry P. Davison (socio senior di J.P. Morgan), Paul Warburg (in rappresentanza dei Rothschild e Kuhn, Loeb & Co.), Frank Vanderlip (presidente della National City Bank, in rappresentanza di William Rockefeller), Charles D. Norton (presidente della First National Bank di New York) e A. Piatt Andrew (vicesegretario al Tesoro).

L'analisi di Sutton nel libro, The Federal Reserve Conspiracy, racconta che i partecipanti alla riunione di Jekyll Island rappresentavano interessi bancari che costituivano circa un quarto della ricchezza mondiale totale dell'epoca. Questa concentrazione di potere finanziario in una riunione clandestina che progettava quello che sarebbe diventato il sistema bancario centrale americano rivela l'entità di questa trasformazione della sovranità monetaria.

Questo incontro di funzionari governativi e banchieri privati ​​che collaboravano alla progettazione del sistema monetario nazionale fu in seguito confermato dallo stesso partecipante Frank Vanderlip, che ammise sul Saturday Evening Post del 9 febbraio 1935: “Ero riservato, anzi furtivo, come qualsiasi cospiratore [...]. Non ritengo esagerato parlare della nostra spedizione segreta a Jekyll Island come l'occasione per la concezione di quello che poi sarebbe diventato il Federal Reserve System”. Questa segretezza si estese all'approvazione del disegno di legge, fatto approvare in fretta dal Congresso il 23 dicembre 1913, poco prima di Natale, quando molti rappresentanti avevano già lasciato Washington, garantendo un dibattito minimo. Lasciate che questo concetto venga assimilato meglio: gli architetti del nostro sistema monetario si paragonarono esplicitamente a cospiratori, che lavoravano in segreto per rimodellare le fondamenta finanziarie di una nazione. Quando ho letto per la prima volta l'ammissione di Vanderlip, ho dovuto verificare diverse fonti per credere che non fosse inventata.

Sebbene gli storici finanziari convenzionali riconoscano che questi incontri abbiano avuto luogo, in genere li inquadrano come una necessaria collaborazione tra il settore pubblico e quello privato per creare un sistema bancario più stabile dopo il panico del 1907. La storia ufficiale della Federal Reserve sottolinea la sua creazione come risposta a ripetute crisi finanziarie piuttosto che come un trasferimento di sovranità. Tuttavia la documentata segretezza di questi procedimenti e la successiva crescita esponenziale del debito pubblico giustificano un esame più approfondito per stabilire quali interessi siano stati in ultima analisi tutelati.


Avvertimenti del Congresso ed espansione del debito

Il deputato Charles Lindbergh Sr. disse alla Camera: “Questa legge istituisce il trust più gigantesco del mondo [...]. Quando il Presidente firmerà questo disegno di legge, il governo invisibile del Potere Monetario sarà legalizzato”. Queste preoccupazioni non erano mere ipotesi: i registri del Dipartimento del Tesoro confermano che il debito pubblico è cresciuto esponenzialmente nei decenni successivi alla fondazione della Federal Reserve, rendendo così la nostra nazione vincolata a entità bancarie sovranazionali.


Questione di debito legittimo

Tali sviluppi storici sollevano importanti interrogativi sulla legittimità del debito pubblico, collegandosi a quello che gli esperti di giurisprudenza avrebbero poi definito “debito odioso”.

Una dottrina, formalmente sviluppata da Alexander Sack nel libro Les Effets des Transformations des États sur leurs Dettes Publiques et Autres Obligations Financières, stabilisce che i debiti contratti da un governo per scopi che non servono gli interessi della nazione non obbligano i suoi cittadini. L'imposta sul reddito nel Regno Unito fu introdotta nel 1799 come misura temporanea per finanziare le guerre napoleoniche. Fu ritirata nel 1816, ma reintrodotta nel 1842, e da allora è rimasta in vigore, nonostante le sue origini come misura di emergenza in tempo di guerra. Il perpetuarsi di misure finanziarie presumibilmente “temporanee” è un modello che vale la pena esaminare nell'evoluzione delle strutture finanziarie statali. Come osservato dallo storico Martin Daunton nel libro, Trusting Leviathan: The Politics of Taxation in Britain, 1799-1914, molte delle nostre moderne istituzioni finanziarie nacquero come misure di emergenza in tempo di guerra, per poi essere normalizzate.

Mentre la dottrina di Sack sul “debito odioso” veniva tradizionalmente applicata solo ai regimi autoritari, la professoressa di diritto Odette Lienau della Cornell Law School ha ampliato questa analisi in Rethinking Sovereign Debt. La Lienau si chiede se anche le nazioni democratiche mantengano davvero un consenso pubblico significativo per determinati obblighi finanziari, in particolare quelli imposti attraverso programmi di aggiustamento strutturale. Questo quadro ampliato solleva interrogativi interessanti sul debito pubblico americano. I documenti del Dipartimento del Tesoro mostrano che il debito pubblico statunitense è strutturato in modo unico, in modi che suggeriscono che principi simili di consenso discutibile potrebbero applicarsi ai nostri obblighi finanziari. I meccanismi attraverso i quali questo debito è garantito rimangono in gran parte inesplorati nei dibattiti economici tradizionali.

Queste trasformazioni documentate nell'autorità bancaria rappresentano collettivamente un profondo cambiamento nella sede del potere monetario. Mentre gli americani del XIX secolo concepivano la creazione di moneta come una funzione dei rappresentanti eletti, queste successive modifiche legislative trasferirono gradualmente questo potere a istituzioni che operavano a distanza dalla responsabilità elettorale. Questa transizione nella sovranità finanziaria gettò le basi per cambiamenti ancora più significativi negli standard monetari che sarebbero presto seguiti.


La transizione dal gold standard

Il trasferimento dell'autorità finanziaria dai funzionari eletti agli interessi bancari accelerò significativamente con l'Independent Treasury Act del 1920. Questa legge (contenuta in United States Statutes at Large, Volume 41, pagina 654, ora codificata in 31 U.S.C. § 9303) abolì esplicitamente gli uffici degli Assistenti Tesorieri degli Stati Uniti e autorizzò “il Segretario del Tesoro [...] a utilizzare qualsiasi banca della Federal Reserve che agisca come depositaria, o agente fiscale degli Stati Uniti, allo scopo di svolgere uno o tutti tali compiti e funzioni”. Ciò rappresentò un profondo cambiamento, poiché la legge stabiliva che il Segretario potesse trasferire queste funzioni “nonostante i limiti dell'articolo 15 del Federal Reserve Act”, che originariamente aveva limitato le banche della Federal Reserve a specifiche funzioni di agente fiscale e aveva mantenuto una certa indipendenza dal Dipartimento del Tesoro. Il testo della legge dimostra come le funzioni bancarie, un tempo svolte direttamente dai funzionari del Dipartimento del Tesoro, siano state legalmente trasferite al sistema della Federal Reserve meno di sette anni dopo la sua creazione.

La Risoluzione Congiunta 192 della Camera (1933), che sospese il gold standard durante la Grande Depressione come presunta misura di emergenza temporanea, contiene un testo che alcuni analisti legali interpretano come una modifica fondamentale del rapporto tra cittadini e debito pubblico. Rimuovendo la copertura in oro dalla valuta e proibendo il “pagamento in oro”, questa risoluzione creò un sistema in cui, come sostengono alcuni storici della moneta, gli strumenti di debito divennero l'unico mezzo di scambio disponibile.

L'evoluzione da una valuta coperta da materie prime a una moneta fiat pura seguì una chiara linea temporale di crescente astrazione e coordinamento tra i centri finanziari:

  1. 1913-1933: il Federal Reserve Act creò un sistema bancario centrale modellato sulla Banca d'Inghilterra, con fondatori come Paul Warburg che mantennero legami diretti con gli interessi bancari europei. Mentre la valuta rimaneva ufficialmente coperta dall'oro, le strutture di governance dei sistemi finanziari di Washington e Londra si allinearono sempre di più.

  2. 1933-1934: l'Ordine Esecutivo 6102 e il Gold Reserve Act posero fine alla convertibilità dell'oro a livello nazionale, obbligando i cittadini a scambiare il metallo giallo con banconote della Federal Reserve. Questo periodo vide un crescente coordinamento finanziario tra la Banca Vaticana (fondata nel 1942) e gli interessi bancari occidentali, con la centralizzazione dei flussi di oro tra queste istituzioni.

  3. 1944: gli accordi di Bretton Woods stabilirono il dollaro come valuta di riserva globale, con meccanismi formali di coordinamento tra questi centri finanziari. Il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale furono creati con strutture di governance che garantivano a Londra il mantenimento di un'influenza significativa, mentre il Vaticano garantiva relazioni finanziarie privilegiate.

  4. 15 agosto 1971: il presidente Nixon pose fine unilateralmente alla convertibilità del dollaro in oro, completando la transizione alla moneta fiat. Questo passaggio finale consolidò un'architettura finanziaria globale in cui i tre centri di potere operavano attraverso direzioni e relazioni finanziarie interconnesse, indipendenti dai vincoli imposti dall'oro.

Sebbene il grafico qui sotto mostri una crescente digitalizzazione, il problema fondamentale non è il formato digitale in sé. Il concetto alla base di tecnologie come Bitcoin – creare asset digitali con proprietà potenzialmente resistenti alla centralizzazione – dimostra che la digitalizzazione da sola non è il problema. La preoccupazione principale è che il denaro diventi una semplice voce contabile in un registro centralizzato, modificabile senza i vincoli che un tempo imponeva l'oro fisico.

Forse nessun grafico illustra meglio l'impatto tangibile di questa trasformazione monetaria della divergenza tra produttività e retribuzione dei lavoratori, iniziata proprio quando gli Stati Uniti abbandonarono completamente il gold standard nel 1971, di quello seguente.

Quando le banconote della Federal Reserve sostituirono la valuta coperta dall'oro, si creò un sistema in cui, come osserva lo storico monetario Stephen Zarlenga, “ci viene chiesto di pagare i debiti, ma tutto ciò che ci viene dato dal sistema sono banconote di debito, ovvero moneta fiat, per ripagare quei debiti”. Questo paradosso monetario presenta una contraddizione fondamentale: “Come si può pagare un debito con un altro debito?”


Trasformazione del quadro giuridico

Cambiamenti nella filosofia del diritto

Le discrepanze documentali nel confronto tra la Costituzione e i quadri giuridici successivi, in particolare l'Uniform Commercial Code che ora regola la maggior parte delle transazioni commerciali, rivelano cambiamenti significativi nella filosofia del diritto. Gli storici del diritto hanno documentato come i principi di common law siano stati gradualmente sostituiti da concetti di diritto marittimo e commerciale.

La sentenza Erie Railroad Co. contro Tompkins (1938) ha modificato radicalmente l'applicazione del diritto nei tribunali federali, stabilendo che essi devono applicare il common law statale anziché il diritto federale generale nei casi di diversità. Gli studiosi hanno notato che ciò ha rappresentato un significativo allontanamento dai principi di common law verso quadri giuridici commerciali e statutari. In questo panorama giuridico il Titolo 28 U.S.C. § 3002(15)(A) fornisce una definizione particolarmente interessante, affermando che “Stati Uniti” significa “una corporazione federale”. Mentre l'interpretazione giuridica convenzionale considera questa definizione come una definizione della capacità degli Stati Uniti di funzionare come entità giuridica per scopi pratici, alcuni ricercatori suggeriscono che potrebbe avere implicazioni più profonde per la sovranità.

La distinzione tra “legale” e “legittimo” riflette una tensione filosofica tra i concetti di diritto naturale e i quadri normativi che risale a secoli fa nella giurisprudenza anglo-americana. Come ha osservato lo storico del diritto Albert Venn Dicey nella sua fondamentale opera, Introduzione allo studio del diritto costituzionale (1885), gli atti “legittimi” si allineano alle tradizioni di common law e ai diritti naturali, mentre gli atti “legali” traggono la loro validità esclusivamente dal diritto statutario creato dallo Stato.


Il paradosso della doppia identità: persona & proprietà

Forse l'aspetto più profondo di questa trasformazione risiede nel modo in cui ridefinisce l'identità individuale stessa. Gli esperti di giurisprudenza che esaminano i regolamenti del Dipartimento del Tesoro e le procedure di certificazione delle nascite hanno identificato un fenomeno curioso: la creazione di una doppia identità per ogni cittadino.

“Sebbene tecnicamente si sia una persona, si sono stipulati contratti di cui si è completamente all'oscuro, come il certificato di nascita, il codice fiscale, eccetera”, osserva il ricercatore giuridico Irwin Schiff. La distinzione tra persone fisiche ed entità giuridiche, saldamente consolidata in casi come Hale contro Henkel e Wheeling Steel Corp. contro Fox, crea un quadro giuridico in cui a ciascuna si applicano norme diverse. Alcuni analisti giuridici si sono chiesti se i sistemi di identificazione standardizzati creino effettivamente una “persona giuridica” distinta dalla persona fisica – un concetto a volte definito nella teoria del diritto come “finzione giuridica” – attraverso il quale le agenzie governative interagiscono principalmente con i cittadini. Sebbene questa interpretazione rimanga al di fuori della giurisprudenza dominante, la distinzione giuridica documentata tra persone fisiche e giuridiche fornisce un contesto per esaminare il modo in cui i sistemi amministrativi categorizzano ed elaborano l'identità dei cittadini.

Questa distinzione giuridica trova ulteriore supporto nel caso storico Santa Clara County contro Southern Pacific Railroad (1886), in cui la nota introduttiva della Corte Suprema dichiarò che le corporazioni sono “persone” ai sensi del Quattordicesimo Emendamento. Sebbene la Corte stessa non si sia mai pronunciata esplicitamente sulla personalità giuridica delle corporazioni nella sua sentenza ufficiale, questa nota introduttiva è comunque diventata il fondamento di oltre un secolo di giurisprudenza che ha trattato le corprorazioni come persone giuridiche. Le normative del Dipartimento del Tesoro codificano ulteriormente questa separazione tra persone fisiche ed entità giuridiche. La Pubblicazione 1075 del Dipartimento del Tesoro (Linee guida sulla sicurezza delle informazioni fiscali) stabilisce protocolli per la gestione delle informazioni identificative dei contribuenti attraverso una formattazione standardizzata, incluso l'uso di nomi in maiuscolo nei documenti ufficiali. Nel frattempo l'UCC §1-201(28) definisce il termine “organizzazione” includendo i “rappresentanti legali” in un modo che alcuni analisti giuridici suggeriscono possa comprendere l'identità legale registrata creata tramite certificazione di nascita, sebbene l'interpretazione giuridica prevalente differisca su questo punto.

La formalizzazione dell'identità dei cittadini attraverso la documentazione si è evoluta notevolmente nel corso dell'ultimo secolo. La ricerca dimostra che i sistemi di registrazione delle nascite svolgono molteplici funzioni governative oltre alle statistiche anagrafiche: stabilire lo stato di cittadinanza, consentire il monitoraggio delle imposte e facilitare l'idoneità ai programmi di assistenza sociale. Questa distinzione si manifesta nel modo in cui i sistemi giuridici interagiscono con gli individui rispetto alle loro identità documentate. Quando le istituzioni si rivolgono al vostro nome in lettere maiuscole, o con un titolo (Sig./Sig.ra), stanno interagendo con la finzione giuridica piuttosto che con la persona fisica. Ciò crea una biforcazione funzionale in cui i sistemi amministrativi si interfacciano principalmente con l'entità cartacea creata attraverso la registrazione, mentre l'individuo in carne e ossa esiste in un quadro giuridico separato: un cambiamento sottile ma profondo che altera radicalmente il rapporto tra cittadini e strutture di governance.

Mentre l'interpretazione giuridica tradizionale considera questi sistemi come necessità amministrative, alcuni teorici del diritto come Mary Elizabeth Croft si sono chiesti se la standardizzazione delle convenzioni di denominazione nei documenti ufficiali (incluso l'uso di nomi con iniziale maiuscola) significhi un cambiamento più radicale nel rapporto giuridico tra individui e Stato. Queste domande, sebbene ipotetiche, riflettono preoccupazioni più ampie su come i sistemi amministrativi mediano sempre più il rapporto tra cittadini e Stato.

Queste domande trovano un supporto contestuale in specifiche operazioni del Dipartimento del Tesoro. Il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti tiene traccia dei certificati di nascita attraverso i rapporti sulle statistiche degli Stati Uniti del Census Bureau. Ogni certificato di nascita riceve un numero univoco che passa attraverso la contabilità del Federal Reserve System, come descritto nella pubblicazione Modern Money Mechanics. Questa registrazione crea quello che la terminologia del Dipartimento del Tesoro definisce un “Certificato di Indebitamento” con procedure di registrazione specifiche nei conti diretti del Dipartimento del Tesoro. Mentre gli analisti finanziari tradizionali interpretano questi sistemi come un mero monitoraggio amministrativo, l'UCC §9-105 definisce una “garanzia certificata” in termini che possono applicarsi ai certificati di nascita registrati, in particolare se considerati insieme all'UCC §9-311, che disciplina il perfezionamento degli interessi di garanzia tramite l'archiviazione governativa, un sistema parallelo ai processi di registrazione delle nascite.

Alcuni ricercatori, tra cui David Robinson nel suo libro Meet Your Strawman and Whatever You Want to Know, propongono una teoria giuridica che suggerisce che i certificati di nascita creino un'entità giuridica separata – a volte chiamata “uomo di paglia” – distinta dalla persona fisica. Mentre le prospettive giuridiche tradizionali e le decisioni dei tribunali hanno costantemente respinto queste interpretazioni, i sostenitori delle stesse indicano l'uso peculiare di lettere maiuscole nei documenti governativi e l'assegnazione di identificatori numerici come prova di questo quadro di doppia identità.

Se pensate che questo sembri inverosimile, vi capisco. L'interpretazione più moderata vede questi sistemi di identificazione principalmente sviluppati per soddisfare esigenze pratiche di governance – standardizzare i registri di cittadinanza, abilitare i servizi sociali e creare identità legali coerenti – piuttosto che come strumenti finanziari. Ciononostante anche questa visione pragmatica riconosce che tali sistemi hanno alterato radicalmente il rapporto cittadino-Stato in modi che la maggior parte delle persone non comprende appieno. Ho avuto la stessa reazione, ma prima di scartarla del tutto vi incoraggio a esaminare la vostra documentazione: il nome in maiuscolo sulla vostra patente di guida, la dichiarazione sulla vostra tessera di previdenza sociale che dichiara che rimane di proprietà dell'ente governativo che l'ha rilasciata. I quadri normativi di cui stiamo discutendo sono nascosti in bella vista, in documenti con cui interagiamo quotidianamente ma che raramente mettiamo in discussione.

È importante riconoscere che i tribunali hanno costantemente respinto queste interpretazioni sia per motivi procedurali che sostanziali, e gli studiosi di diritto costituzionale sostengono che i certificati di nascita siano stati sviluppati principalmente per scopi pratici – tracciare i dati demografici, stabilire la cittadinanza e consentire l'accesso ai servizi pubblici – non come strumenti finanziari. Sebbene esista una distinzione giuridica tra persone fisiche ed enti giuridici (come stabilito nel caso Hale contro Henkel), la prospettiva giuridica dominante sostiene che ciò non supporta le affermazioni secondo cui la registrazione delle nascite crei una garanzia finanziaria. Tuttavia lo sviluppo di questi sistemi di identificazione e l'espansione dei sistemi bancari sono avvenuti parallelamente e hanno consentito nuove relazioni mediate amministrativamente tra individui e Stato.

Queste trasformazioni astratte hanno un impatto concreto sulla vita quotidiana dei cittadini. Si consideri la tassazione immobiliare: mentre il quadro costituzionale considerava la proprietà immobiliare un diritto fondamentale con forti tutele, gli attuali processi amministrativi possono portare al sequestro da parte del governo di un'abitazione per imposte non pagate – anche se interamente di proprietà della famiglia e senza mutui pendenti – spesso con un controllo giudiziario minimo. Questa sorprendente realtà significa che un proprietario di casa può perdere l'intero capitale per inadempienze fiscali relativamente minori. Oltre 5 milioni di americani hanno dovuto affrontare procedure di pignoramento immobiliare nell'ultimo decennio, a dimostrazione di come l'efficienza amministrativa prevalga sempre più sulla proprietà basata sui diritti.

Questi sistemi, nel loro insieme, costituiscono il fondamento di quella che ho precedentemente descritto come un'architettura per il monitoraggio delle attività umane – dalle transazioni finanziarie alle anamnesi mediche fino agli spostamenti fisici – segnando un profondo cambiamento nel modo in cui le strutture di governance interagiscono con la vita umana.

L'evoluzione documentata dell'amministrazione dell'identità – dalla registrazione facoltativa delle nascite alla registrazione obbligatoria con identificatori univoci – rappresenta una radicale riorganizzazione del rapporto dell'individuo con lo Stato. Come approfondiremo in seguito, questi sistemi hanno creato l'infrastruttura amministrativa necessaria per attuare cambiamenti di governance su larga scala attraverso quadri giuridici che pochi cittadini esaminerebbero direttamente.

Non è necessario accettare gli aspetti più ipotetici della teoria dell'uomo di paglia per osservare e considerare come la crescente documentazione e registrazione dei cittadini coincida con l'espansione dei sistemi finanziari. La crescita della registrazione delle nascite, del codice fiscale e dei sistemi di identificazione dei contribuenti ha creato nuovi modi di categorizzare e tracciare i cittadini, strettamente correlati a cambiamenti significativi nel settore bancario e finanziario: una correlazione documentata che vale la pena esaminare a prescindere dall'interpretazione del suo significato.

Questo concetto di finzione giuridica ha radici storiche più profonde di quanto molti credano. Il Cestui Que Vie Act del 1666, approvato dal Parlamento inglese in seguito al Grande Incendio di Londra, stabilì un quadro normativo per trattare qualcuno come giuridicamente “morto” pur essendo fisicamente vivo. Quando una persona era considerata “dispersa oltremare”, o comunque scomparsa da sette anni, poteva essere presunta morta a livello giuridico, creando una delle prime distinzioni sistematiche tra esistenza fisica e status giuridico.

Lo storico del diritto, David Seipp, osserva che ciò ha creato un quadro normativo in cui “il cestui que vie” (il beneficiario di un trust) poteva essere giuridicamente distinto dalla sua persona fisica. Sebbene originariamente affrontasse i diritti di proprietà durante periodi di spostamento, questo concetto di identità giuridicamente costruita, separata dalla persona fisica, ha stabilito un precedente che avrebbe poi influenzato i quadri giuridici moderni. I verbali parlamentari britannici confermano che questa legge è tuttora in vigore, con riferimento “aep/Cha2/18-19/11”, e con emendamenti registrati di recente nel 2009 attraverso il Perpetuities and Accumulations Act.

Questo sviluppo storico rappresenta un primo esempio della capacità del sistema giuridico di creare categorie distinte di “persona” che operano indipendentemente dall'esistenza naturale, un concetto che si sarebbe evoluto significativamente nei secoli successivi attraverso il diritto societario e le strutture di governance amministrativa.


Persone fisiche & Entità corporative

Questa distinzione giuridica tra persone fisiche ed entità corporative ha trovato espressione formale nella giurisprudenza americana attraverso diversi casi epocali. Nel caso Hale contro Henkel (1906), la Corte Suprema distinse esplicitamente tra diritti individuali e diritti societari, affermando: “L'individuo può far valere i suoi diritti costituzionali in quanto cittadino [...]. I suoi diritti sono quelli previsti dalla legge del Paese, ben prima dell'organizzazione dello Stato [...]. La corporazione è una creatura dello Stato”.

Questa sentenza stabilì che la personalità giuridica differisce dalla personalità fisica. Successivamente, nel caso Wheeling Steel Corp. contro Fox (298 U.S. 193, 1936), la Corte consolidò ulteriormente questo principio, affermando che “una corporazione può avere una personalità giuridica distinta dai suoi azionisti”.

Questa distinzione fondamentale tra diritti naturali e privilegi corprorativi creati dallo Stato rimane centrale nelle questioni relative alla natura sempre più societaria della governance. La Corte Suprema affermò che le corprorazioni esistono solo con il permesso dello Stato, mentre le persone fisiche hanno diritti intrinseci “antecedenti all'organizzazione dello Stato” – una distinzione filosofica con profonde implicazioni per la comprensione delle moderne strutture di governance.

Un certificato di costituzione datato 11 luglio 1919 indica un'entità denominata “Internal Revenue Tax and Audit Service, Inc.” con sede legale nel Delaware. Lo scopo dichiarato includeva la fornitura di servizi di contabilità e revisione contabile “in conformità con le leggi sull'Internal Revenue Service degli Stati Uniti”. Mentre gli storici interpretano tali entità come fornitori di servizi che stipulano contratti con il governo federale piuttosto che come il governo federale stesso, questo modello di entità aziendali parallele alle funzioni governative merita un esame approfondito per comprendere la natura ibrida, pubblico-privata, delle strutture amministrative americane.

Queste distinzioni giuridiche introducono una questione teorica sull'identità stessa. Se, come suggeriscono alcuni ricercatori giuridici, gli Stati Uniti hanno subito una trasformazione giuridica nel 1871 e la legislazione bancaria ha successivamente modificato i rapporti tra cittadini e governo, potrebbero esserci implicazioni sul modo in cui intendiamo la responsabilità nel sistema. Secondo questa prospettiva il rapporto tra cittadini e governo potrebbe essere riconcettualizzato in termini di responsabilità patrimoniale. Come suggerisce il costituzionalista Edwin Vieira Jr. nella sua analisi dei poteri monetari, se i cittadini fossero trattati come beni del governo federale (piuttosto che quest'ultimo fosse al servizio dei cittadini), ciò invertirebbe radicalmente il rapporto costituzionale e sposterebbe di conseguenza gli obblighi finanziari.

Al centro di questa analisi emerge una domanda fondamentale: se la personalità giuridica può essere separata dalla personalità fisica, ciò significa che i cittadini moderni vivono in uno stato giuridico biforcato, in cui la loro identità fisica, gli esseri umani, esistono secondo la legge naturale, ma la loro identità legale esiste all'interno di un quadro societario-commerciale? Se così fosse, ciò sarebbe in linea con la teoria secondo cui gli Stati Uniti, dopo il 1871, operano come un'entità aziendale piuttosto che come una vera e propria repubblica costituzionale. Mentre la legge del 1871 riorganizzò esplicitamente solo Washington D.C. come “ente municipale”, i sostenitori di questa teoria suggeriscono che ciò abbia avuto implicazioni più ampie per l'intera nazione. Sostengono che, poiché Washington D.C. è la sede del governo federale, la sua trasformazione in ente pubblico avrebbe di fatto creato una sede centrale aziendale da cui il resto del Paese sarebbe stato amministrato secondo principi simili. Questa interpretazione vede la riorganizzazione di Washington D.C. come il primo passo di un processo che avrebbe gradualmente esteso i quadri di governance aziendale a tutta la struttura federale. I critici sostengono che ciò oltrepassi il linguaggio esplicito di quella legge, che ne limita l'ambito di applicazione al Distretto stesso.

Le implicazioni sono profonde. Se queste interpretazioni sono corrette, allora gran parte di ciò che consideriamo obblighi finanziari personali potrebbe basarsi su un fraintendimento del nostro rapporto giuridico con l'ente pubblico stesso.

Dopo aver esaminato la trasformazione giuridica della governance e della cittadinanza americana, prendiamo ora in considerazione come modelli simili si manifestino negli affari internazionali contemporanei. In National Suicide: Military Aid to the Soviet Union, Sutton ha dimostrato che la matrice finanziario-giuridica si estende a livello globale. Ha scoperto che circa il 90% dello sviluppo tecnologico sovietico proveniva da trasferimenti e finanziamenti occidentali, dimostrando come i sistemi di controllo finanziario trascendano le apparenti divisioni geopolitiche. Quando le superpotenze rivali sono fondamentalmente sostenute dagli stessi interessi finanziari, le nozioni tradizionali di sovranità nazionale diventano sempre più discutibili. Questo è solo un esempio di interessi finanziari sovranazionali non eletti che operano oltre i confini nazionali e il controllo democratico.

Il quadro teorico della “sovranità gestita” offre una lente attraverso cui analizzare le moderne relazioni geopolitiche, in particolare nelle nazioni che subiscono un'influenza finanziaria esterna.


Casi di studio sulla sovranità moderna

Nazioni fiat: la sovranità moderna è un'illusione

Il modello di governance fondante degli Stati Uniti si basava su chiari principi documentati nella Dichiarazione d'Indipendenza e nella Costituzione. La documentazione storica mostra che i Padri fondatori istituirono esplicitamente un sistema in cui il potere fluiva dal popolo verso l'alto, piuttosto che dal sovrano verso il basso. Nel corso del tempo l'incessante aggiunta e sovrapposizione di strutture amministrative alla nostra Repubblica Costituzionale ha portato a una graduale inversione di questo rapporto di potere. Come affermò James Wilson, firmatario sia della Dichiarazione che della Costituzione, in resoconti contemporanei: “Il potere supremo risiede nel popolo, e questo non se ne separa mai”.

Questo concetto di sovranità artificiale segue lo stesso schema dei nostri sistemi monetari, scientifici e sociali, tutti mantenuti attraverso decreti e convinzioni collettive piuttosto che attraverso una sostanza intrinseca. Proprio come la nostra moneta trae valore dalla dichiarazione piuttosto che dal valore intrinseco, i moderni sistemi di governance traggono legittimità dall'autorità amministrativa piuttosto che dal consenso autentico.

Questa concezione originaria è in netto contrasto con la struttura di governance emersa dopo il 1871. Se esaminiamo le prove d'archivio provenienti da comunicazioni diplomatiche, registri bancari e decisioni giuridiche da quel periodo in poi, vediamo che la sovranità viene sempre più trattata come una merce piuttosto che come un diritto intrinseco dei popoli.


Ucraina: un caso di studio attuale sulla sovranità gestita

L'evoluzione della pressione finanziaria esterna, che crea opportunità per la ristrutturazione della sovranità, non è solo storica: continua a plasmare la geopolitica odierna. Forse l'esempio moderno dell'Ucraina illustra al meglio questa trasformazione. La storia documentata rivela una nazione la cui sovranità è stata ripetutamente ridefinita da potenze esterne.

Questo schema è iniziato anni fa. Nel 2008 il presidente George Bush dichiarò pubblicamente il forte sostegno degli Stati Uniti all'adesione dell'Ucraina alla NATO, affermando che “sostenere le aspirazioni dell'Ucraina per la NATO avvantaggia tutti i membri dell'alleanza”. Questo impegno pubblico per l'integrazione dell'Ucraina nella NATO è avvenuto nonostante le chiare valutazioni dell'intelligence statunitense che mettevano in guardia da una potenziale reazione russa.

This is the moment the fate of Ukraine was sealed.

2008 Bucharest summit.
George Bush junior praising Ukraine for supporting the US invasions of Afghanistan and Iraq.

Telling he supports Ukraine becoming a NATO member.....
???????????? pic.twitter.com/OtNe5rir8k

— Richard (@ricwe123) May 5, 2023

Un cablogramma diplomatico classificato del 2008 (riferimento WikiLeaks: 08MOSCOW265_a) dell'allora ambasciatore Burns avvertiva esplicitamente che “l'ingresso dell'Ucraina nella NATO è la più luminosa di tutte le linee rosse per l'élite russa (non solo per Putin) [...]. Devo ancora trovare qualcuno che consideri l'Ucraina nella NATO qualcosa di diverso da una sfida diretta agli interessi russi”.

L'ipotesi che forze esterne all'Ucraina stessero attivamente gestendo la sua sovranità è diventata ancora più chiara nel 2014, quando il Sottosegretario di Stato, Victoria Nuland, è stata intercettata durante una telefonata trapelata in cui discuteva della scelta del prossimo leader ucraino dopo la rivolta di Euromaidan. In quella conversazione ha dichiarato all'ambasciatore statunitense in Ucraina, Geoffrey Pyatt: “Penso che Yats [Arseniy Yatsenyuk] sia la persona giusta”, dimostrando il diretto coinvolgimento degli Stati Uniti nella scelta del governo ucraino post-rivoluzionario.

La trascrizione della chiamata Nuland-Pyatt è disponibile al pubblico, a conferma di come l'intervento statunitense abbia plasmato il processo politico ucraino in momenti critici.

I meccanismi finanziari di controllo esterno sono diventati espliciti nel rapporto dell'Ucraina con l'FMI dopo il 2014. La First Review Under the Extended Arrangement dell'FMI per l'Ucraina, pubblicata nell'agosto 2015, descrive in dettaglio i requisiti di “condizionalità” che incidono sulla politica interna, tra cui riforme della governance, mandati di privatizzazione e ristrutturazione finanziaria. Queste condizioni rappresentano ciò che lo storico dell'economia, Michael Hudson, definisce “super-sovranità”, ovvero un'autorità esercitata dalle istituzioni finanziarie internazionali che sostituisce i governi nazionali eletti.

A ulteriore conferma della tesi della sovranità gestita, i dati finanziari mostrano che tra il 2014 e il 2022 l'Ucraina ha ricevuto miliardi in finanziamenti dall'FMI e dalla Banca Mondiale, con esplicite condizioni di governance, creando quella che gli economisti chiamano “condizionalità”, la quale ha limitato la capacità dell'Ucraina di prendere decisioni politiche indipendenti.

Più di recente, nel 2023, BlackRock, il più grande gestore patrimoniale al mondo, ha firmato un memorandum d'intesa con il governo ucraino per coordinare gli investimenti per la ricostruzione, illustrando ulteriormente come gli interessi finanziari si posizionino per influenzare lo sviluppo nazionale durante i periodi di vulnerabilità.

Seguendo il flusso di denaro e i cablogrammi diplomatici trapelati, possiamo osservare uno schema ricorrente: il controllo esterno sul panorama politico ed economico dell'Ucraina. Questo schema rivela come la sovranità moderna sia diventata sempre più una costruzione fiat, costruita attraverso il controllo finanziario e istituzionale. L'esempio dell'Ucraina rispecchia esattamente lo schema che abbiamo tracciato nella storia americana: la vulnerabilità finanziaria crea opportunità per una ristrutturazione della governance, spesso attuata da entità non elette e prive di lealtà verso i fondamenti costituzionali della nazione o il suo popolo. Proprio come il debito post-Guerra civile ha facilitato le modifiche della legge del 1871, la precarietà finanziaria dell'Ucraina ha permesso una riorganizzazione esterna della sua governance. I parallelismi sono troppo evidenti per essere ignorati.


Riflessioni sulla sovranità

La maggior parte delle persone che presta attenzione agli affari mondiali sa che esistono stati fantoccio. Lo riconosciamo quando i governi stranieri sono sostenuti, guidati dalla leva economica, o addirittura controllati da forze esterne. L'unico vero dibattito riguarda quali Paesi rientrino in questa categoria.

Ma mentre molti riconoscono questa realtà all'estero, la rifiutano per gli Stati Uniti – la nazione più indebitata al mondo, con un sistema finanziario direttamente legato agli interessi del private banking.

Proprio come una nazione relativamente giovane come l'Ucraina può essere apertamente influenzata da interessi finanziari esterni, qualsiasi Paese gravato dal debito si trova ad affrontare vulnerabilità simili. Perché l'economia più potente del mondo, con un debito pubblico sbalorditivo, dovrebbe esserne immune? Si applicano gli stessi principi, solo su scale diverse: la vulnerabilità finanziaria crea punti di leva per l'influenza esterna, indipendentemente dalle dimensioni o dal potere di una nazione.

È davvero possibile che una nazione che si indebita incessantemente con istituzioni finanziarie private, il cui sistema monetario è controllato non dai suoi rappresentanti eletti ma da una banca centrale privata, sia in qualche modo completamente sovrana?


Debito pubblico e finanza globale

Cos'è particolarmente sorprendente in questo contesto? Ecco come il debito pubblico potrebbe essere visto attraverso i principi di consenso pubblico e legittimità. I ​​registri del Dipartimento del Tesoro mostrano che il debito pubblico è cresciuto da circa $2,2 miliardi nel 1871 a oltre $34.000 miliardi oggi. I registri finanziari documentano che questo debito è in gran parte detenuto da interessi bancari privati. Se i cittadini sono funzionalmente una garanzia per questo debito (come suggerito dallo status giuridico unico dei certificati di nascita e dei numeri di previdenza sociale), cosa significa tutto questo per i concetti di libertà e consenso?

Ancora più importante, la natura paradossale del nostro sistema monetario – in cui il debito è destinato a essere ripagato con strumenti di debito – rappresenta una delle trasformazioni più significative e allo stesso tempo meno comprese dell'economia moderna.


Il Mago di Oz: un'allegoria finanziaria?

Tra le interpretazioni più intriganti della cultura americana c'è la lettura de Il Meraviglioso Mago di Oz di L. Frank Baum come potenziale allegoria monetaria. Pubblicato durante gli accesi dibattiti sul gold standard che dominarono le elezioni presidenziali del 1896 e del 1900, il libro contiene elementi che gli studiosi hanno identificato come potenziali commenti economici.

Il Mago di Oz mi ha colpito in modo diverso quando l'ho riletto dopo questa ricerca. Quella che un tempo mi piaceva come una semplice fiaba si è improvvisamente rivelata qualcosa di più profondo: Dorothy e i suoi compagni affrontano il Mago onnipotente, solo per scoprire che dietro l'elaborata illusione si cela un uomo piccolo e insignificante che manovra delle leve. È una metafora perfetta di come percepiamo l'autorità: grandiosa, intimidatoria e onnipotente, finché non osiamo guardare dietro le quinte.

Prendiamo in considerazione questi parallelismi proposti da alcuni studiosi, sebbene sia ancora dibattuto se Baum intendesse davvero queste connessioni.

Dorothy percorre la Strada di Mattoni Gialli (gold standard) con scarpe d'argento (sostituite nel film con scarpette di rubino). Questo rispecchia il principale dibattito monetario dell'epoca: se basare il dollaro esclusivamente sull'oro, o includere l'argento in un sistema bimetallico.

Il simbolismo del personaggio si estende ulteriormente ai contesti giuridici e finanziari. Lo spaventapasseri – l'“uomo di paglia” senza cervello – offre un parallelo particolarmente avvincente con il concetto giuridico di persona. Gli analisti giuridici notano che quando lo spaventapasseri chiede un cervello al Mago, riceve solo un certificato, proprio come un certificato di nascita crea una “persona” giuridica distinta dall'essere umano vivente. Come spiega l'avvocato Mary Elizabeth Croft nella sua analisi della persona giuridica: “L'uomo di paglia rappresenta la finzione giuridica creata alla nascita – un'entità priva di coscienza, o volontà propria, ma che si interfaccia con il sistema finanziario-giuridico”. Questa interpretazione è rafforzata da sentenze come Pembina Consolidated Silver Mining Co. contro Pennsylvania (1888), la quale ha stabilito un precedente per il trattamento di entità non umane come “persone” giuridiche ai sensi del XIV Emendamento. Sebbene molti esperti giuridici respingano la “teoria dell'uomo di paglia” come una semplificazione eccessiva di strutture giuridiche complesse, i parallelismi rimangono stimolanti. La giurisprudenza tradizionale considera le distinzioni di personalità nel diritto societario come finzioni giuridiche pragmatiche, concepite per facilitare il commercio, non per convertire l'identità umana in strumenti finanziari. I tribunali hanno uniformemente respinto le tesi basate sulla teoria dell'uomo di paglia, che Wikipedia nota essere riconosciuta dalla legge come una “truffa” e l'IRS la considera un'argomentazione frivola e multa chi la rivendica nelle proprie dichiarazioni dei redditi. I tribunali hanno respinto queste interpretazioni principalmente per motivi procedurali (non trovando alcuna base giuridica) e osservando che le convenzioni di capitalizzazione nei documenti legali servono a scopi amministrativi piuttosto che a creare entità giuridiche separate, e che il Congresso non ha mai autorizzato esplicitamente la conversione dello status di cittadino in strumenti finanziari. Tuttavia la distinzione tra persone fisiche e giuridiche nel nostro sistema di governance – indipendentemente dall'intento originario – ha creato un duplice quadro in cui le interazioni con il governo federale avvengono sempre più attraverso questa identità giuridicamente costruita piuttosto che come individui naturali.

L'uomo di latta presenta uno dei parallelismi più affascinanti. Oltre a rappresentare lavoratori industriali disumanizzati dall'industrializzazione, alcuni ricercatori hanno notato che “TIN” potrebbe essere letto come un primo riferimento al concetto di numeri di identificazione. Più specificamente, alcune interpretazioni suggeriscono che “TIN” faccia riferimento direttamente ai numeri di identificazione fiscale. Il suo stato arrugginito e congelato, dopo aver lavorato fino allo sfinimento, rispecchia il modo in cui il sistema fiscale estrae valore dal lavoro fino a immobilizzare finanziariamente i cittadini. La sua ricerca di un cuore riflette il vuoto spirituale di un sistema che riduce gli esseri umani a unità economiche. Quando il mago gli dà un orologio che ticchetta invece di un cuore vero, simboleggia come misure artificiali (es. il PIL, le entrate fiscali, o i punteggi di credito) sostituiscano il vero benessere umano nella politica economica.

Il leone codardo è stato interpretato come William Jennings Bryan (il candidato presidenziale populista), o come rappresentante di figure autoritarie che mantengono il potere attraverso l'intimidazione, ma crollano quando vengono sfidate. Nella storia il mago gli conferisce un “Premio di Riconoscimento Ufficiale” – una credenziale priva di significato che tuttavia soddisfa il suo desiderio di status. Gli storici politici hanno tracciato parallelismi tra il leone e figure politiche che hanno l'autorità costituzionale di sfidare i poteri finanziari, ma non hanno il coraggio di farlo. I documenti del Congresso relativi ai dibattiti sul Federal Reserve Act mostrano numerosi rappresentanti che esprimono preoccupazione per la legislazione, pur cedendo infine agli interessi bancari. La medaglia che il leone riceve rappresenta gli onori vuoti conferiti a figure politiche che mantengono lo status quo piuttosto che affrontare il potere.

La strega cattiva dell'Ovest con la sua “polizia” scimmia volante rappresenta un interessante parallelo con i sistemi di controllo. I documenti storici mostrano che il periodo di pubblicazione del libro coincise con l'espansione delle moderne forze di polizia e il loro crescente utilizzo per controllare le agitazioni sindacali.

Il campo di papaveri in cui Dorothy si addormenta presenta un'altra curiosa coincidenza. Documenti storici attestano che, proprio in quel periodo, l'Impero britannico era effettivamente il più grande trafficante di oppio al mondo, in particolare in Cina – un fatto accertato nei registri parlamentari e nei documenti commerciali dell'epoca.

La città di smeraldo richiede ai visitatori di indossare occhiali verdi, creando un'illusione di ricchezza e abbondanza – forse a dimostrazione di come la percezione della prosperità possa essere manipolata.

Il mago stesso crea un'immagine imponente attraverso meccanismi elaborati, pur essendo in realtà, per usare le sue stesse parole, “un uomo molto buono, ma un pessimo mago”. I verbali del Congresso dell'epoca contengono numerosi discorsi che paragonano l'establishment bancario a maghi manipolatori che creano illusioni di prosperità nascondendo i meccanismi del loro controllo.

Il ruolo di Toto come rivelatore della verità assume ulteriore significato se si considera la radice latina del suo nome. In toto significa “in tutto” o “completamente”, suggerendo che solo attraverso la completa consapevolezza si possono dissipare le illusioni di potere. Proprio come Toto svela l'elaborata macchina dell'inganno del mago, un esame approfondito delle strutture legali e finanziarie svela i meccanismi alla base della politica monetaria e della governance. Questa consapevolezza rappresenta ciò che il giurista Bernard Lietaer ha definito “alfabetizzazione monetaria”, ovvero la capacità di guardare oltre le narrazioni ufficiali riguardo i sistemi finanziari.

Simili a una realtà costruita nella narrativa popolare in cui un protagonista ignaro vive in un ambiente controllato, i sistemi finanziari e di governance che plasmano la nostra vita quotidiana operano dietro una facciata attentamente curata. Le percezioni artificiali – che si tratti di prosperità, sicurezza, o libertà – fungono da potenti strumenti di gestione sociale, uno schema che si ripete in molteplici ambiti della vita contemporanea.

Se Baum avesse avuto coscienza di questi parallelismi è ancora oggetto di dibattito tra gli studiosi di letteratura; alcuni sostengono che il libro sia stato scritto principalmente come intrattenimento per bambini. In ogni caso, l'allineamento tra gli elementi della storia e i dibattiti monetari del suo tempo è ben documentato in molteplici analisi accademiche. Le storie spesso servono come veicolo per idee che potrebbero essere troppo controverse se presentate direttamente. Il Mago di Oz potrebbe essere tra gli esempi più riusciti di codifica della critica economica nella cultura popolare?

Se questa lettura di un'amata storia per bambini sembra inverosimile, lo capisco. Inizialmente la pensavo allo stesso modo, ma proprio come ho iniziato a notare degli schemi una volta che li ho cercati, vi invito a vedere questi simboli sotto una nuova prospettiva. Ciò che inizialmente sembra una coincidenza potrebbe rivelare un disegno più profondo se esaminato collettivamente.


Esaminare le prove

Se applichiamo l'approccio delineato da Mark Schiffer in The Pattern Recognition Era, dovremmo cercare modelli coerenti in più fonti piuttosto che affidarci a singole fonti. Esaminando la documentazione storica relativa alla legge del 1871 e ai successivi sviluppi finanziari, emergono diversi modelli.

Trasformazione giuridica: il Congressional Record e i testi giuridici del periodo mostrano un netto cambiamento nel modo in cui gli Stati Uniti venivano descritti nei documenti legali prima e dopo il 1871. La presenza di “STATI UNITI” in lettere maiuscole (il formato tipicamente utilizzato per le società nei documenti legali) diventa sempre più comune dopo questo periodo.

La cronologia documentata di queste trasformazioni rivela un'implementazione metodica:

• 1861-1865: la Guerra civile americana crea straordinarie pressioni finanziarie che, secondo alcuni ricercatori, hanno causato la crisi necessaria per alterare radicalmente la struttura della nazione;

• 1862: viene istituito l'Internal Revenue Service, inizialmente come misura temporanea in tempo di guerra;

• 1866: il Civil Rights Act dichiara cittadini tutti i nati negli Stati Uniti, il che, secondo alcuni analisti giuridici, converte i diritti naturali in privilegi garantiti all'interno di una struttura corporativa;

• 1871: il District of Columbia Organic Act riorganizza la governance di Washington D.C. utilizzando un linguaggio coerente con la costituzione corporativa;

• 1902: la Pilgrims Society viene fondata a Londra e New York, creando una rete transatlantica d'élite che collega gli interessi finanziari oltre i confini nazionali;

• 1913: il XVI Emendamento istituisce l'imposta federale sul reddito, garantendo un diritto diretto sulla produttività dei cittadini;

• 1913: il Federal Reserve Act crea un sistema bancario centrale, un'entità privata con una notevole indipendenza dal controllo pubblico.

Ciascuno di questi sviluppi, documentato nei documenti del Congresso e nelle fonti primarie, rappresenta un netto cambiamento dalla repubblica costituzionale istituita dai Padri fondatori verso un sistema con caratteristiche più coerenti con la gestione aziendale che con l'autogoverno.

Controllo finanziario: i documenti del Dipartimento del Tesoro mostrano che, dopo la legge del 1871, il debito pubblico americano crebbe notevolmente e fu sempre più detenuto da interessi bancari internazionali. I principali documenti finanziari di questo periodo dimostrano come il controllo sulla politica monetaria si sia gradualmente spostato dai funzionari eletti agli interessi bancari privati, culminando nel Federal Reserve Act del 1913.

Sviluppo mondiale in parallelo: gli archivi diplomatici rivelano che ristrutturazioni aziendali simili si verificarono in altre nazioni nello stesso periodo, spesso a seguito di crisi finanziarie e sempre con conseguente e maggiore controllo da parte degli interessi bancari internazionali.

Discordanze documentali: confrontando la Costituzione con i quadri giuridici successivi, in particolare l'Uniform Commercial Code che ora regola la maggior parte delle transazioni commerciali, emergono significativi cambiamenti nella filosofia del diritto. Gli studiosi del diritto hanno documentato come i principi di common law siano stati gradualmente sostituiti da concetti di diritto marittimo e commerciale.

Connessioni massoniche: i documenti storici svelano un altro elemento intrigante in questa narrazione. La pagina Wikipedia del Trattato di Washington (1871) mostra immagini di firmatari britannici e americani che mostrano quello che gli storici hanno identificato come il gesto massonico della “mano nascosta”, una posa specifica in cui una mano è infilata nella tunica in un modo particolare. I resoconti storici confermano che la massoneria era estremamente influente tra le élite politiche di quel periodo, con registri di appartenenza che mostrano una percentuale significativa di funzionari governativi appartenenti a logge massoniche. Questo, a una mente perspicace, instilla il dubbio che i negoziati fossero determinati esclusivamente da interessi nazionali dichiarati pubblicamente, alludendo a influenti affiliazioni che operavano sotto la superficie.

Come ha osservato Edward Bernays in una citazione che ho esaminato nel saggio L'industria dell'informazione: “La manipolazione consapevole e intelligente delle abitudini e delle opinioni organizzate delle masse è un elemento importante nella società democratica”. I cambiamenti osservabili nelle strutture giuridiche e finanziarie americane dopo il 1871 si potrebbe ragionevolmente interpretare come una “manipolazione consapevole e intelligente” descritta da Lippmann.

Nonostante mesi di ricerca su questo argomento, rimangono domande cruciali. La tempistica delle trasformazioni qui descritte suggerisce un coordinamento, ma la documentazione non riesce a dimostrare l'intenzionalità. Gli obelischi simili in tre centri finanziari potrebbero essere una coincidenza, sebbene la probabilità statistica sembri bassa. E forse la cosa più sconcertante: se questi modelli rappresentano davvero una trasformazione fondamentale nella governance, perché questa interpretazione è rimasta completamente al di fuori del dibattito pubblico?


Affrontare le interpretazioni dominanti

Esaminando questi modelli storici, ho attentamente considerato le spiegazioni convenzionali.

Storici della finanza come Charles Kindleberger ed economisti come Ben Bernanke interpretano gli sviluppi delle banche centrali come necessarie riforme di stabilizzazione che hanno ridotto la volatilità economica piuttosto che come trasferimenti di sovranità.

Esperti di diritto amministrativo come Jerry Mashaw sostengono che l'espansione burocratica rappresenti una professionalizzazione della governance piuttosto che una ristrutturazione costituzionale, sottolineando il continuo controllo democratico attraverso il bilancio del Congresso e il controllo giurisdizionale.

Queste interpretazioni forniscono valide osservazioni sui singoli sviluppi. Ciò che è significativo, tuttavia, non è il singolo cambiamento, ma il modello cumulativo e la direzionalità condivisa di queste trasformazioni. Persino gli studiosi convenzionali riconoscono che questi sviluppi hanno alterato collettivamente il rapporto cittadino-governo federale, sebbene non siano d'accordo sul fatto che essi rappresentino adattamenti legittimi o preoccupanti deviazioni dai principi fondanti. Ad esempio, lo storico dell'economia Charles Goodhart sostiene che lo sviluppo delle banche centrali abbia seguito un'evoluzione naturale basata su esigenze finanziarie pratiche piuttosto che su una progettazione orchestrata. La sua analisi dettagliata dello sviluppo della Banca d'Inghilterra suggerisce che molti modelli di centralizzazione siano emersi dalla risposta alle crisi piuttosto che da una pianificazione premeditata. Sebbene ciò non invalidi l'approccio basato sul riconoscimento di modelli, offre una lente alternativa per interpretare gli stessi eventi storici.

Vale la pena riconoscere che queste trasformazioni hanno portato alcuni benefici pratici: riduzione della frequenza delle crisi finanziarie, standardizzazione dei diritti tra le diverse giurisdizioni e competenze specialistiche nell'affrontare sfide complesse. La domanda non è se questi cambiamenti abbiano portato benefici, ma se i cittadini avrebbero acconsentito a questi compromessi se fossero stati presentati in modo trasparente anziché implementati gradualmente nel corso delle generazioni.


Domande che richiedono risposte

Le prove presentate indicano un modello che tocca il cuore della nostra comprensione della governance, della cittadinanza e della sovranità moderne.

Cosa accadde esattamente nel 1871? Se il cambiamento documentato nel linguaggio giuridico e nelle decisioni giudiziarie rifletteva realmente una trasformazione della natura fondamentale dell'America, perché questo non viene insegnato in nessun programma di storia standard? Il Congressional Record contiene il testo completo di questi dibattiti: perché sono praticamente sconosciuti alla maggior parte dei cittadini? Ancora più fondamentale, qual è la natura del denaro stesso in questo sistema? Come discusso in precedenza, le banconote della Federal Reserve sono esplicitamente etichettate come “banconote” – strumenti finanziari che rappresentano debito, non attivi. Ciò crea un paradosso che abbiamo esaminato in precedenza: come si può saldare un debito con un altro debito? Questo paradosso monetario rappresenta una trasformazione fondamentale che pochi cittadini comprendono. Quando la moneta è passata dal rappresentare valore accumulato a rappresentare obbligazioni di debito, ha fondamentalmente invertito le relazioni economiche. Le banconote della Federal Reserve che utilizziamo come “moneta” sono, per loro natura, strumenti che creano una circolazione perpetua di debito piuttosto che uno scambio di valore – un sistema che richiede una crescita continua non per il bene della prosperità, ma per servire il debito in espansione che costituisce la nostra base monetaria. Questa contraddizione suggerisce che l'intero sistema finanziario potrebbe funzionare secondo principi fondamentalmente diversi da quelli che la maggior parte dei cittadini comprende.

Perché questo simbolismo persistente? Se il collegamento tra la City di Londra, la Città del Vaticano e Washington D.C. è puramente casuale, perché questi tre centri espongono obelischi egizi? Perché le immagini documentate del periodo in cui furono istituite queste strutture di governo contengono un simbolismo massonico? Dobbiamo credere che questi modelli rappresentino mere preferenze estetiche piuttosto che una comunicazione intenzionale?

Perché questa discussione viene messa da parte? Forse la domanda più significativa è: perché le discussioni su questi fatti storici documentati incontrano spesso resistenze istituzionali? Quando vengono presentate interpretazioni alternative di documenti del Congresso, decisioni giudiziarie e documenti del Dipartimento del Tesoro, a volte vengono respinte piuttosto che confrontate con le prove storiche e le loro potenziali implicazioni.

Come si presenterebbe la vera sovranità? Se le prove suggeriscono che il nostro sistema attuale rappresenta una forma di sovranità gestita, o fiat, cosa richiederebbe un ritorno a un autentico autogoverno? Quali cambiamenti specifici alle strutture legali, finanziarie e di governative ripristinerebbero la repubblica costituzionale immaginata dai Padri fondatori dell'America?

Queste domande non sono meramente accademiche: colpiscono le fondamenta del nostro contratto sociale. Se il consenso dei governati è stato effettivamente aggirato attraverso meccanismi giuridici che praticamente nessun cittadino comprende, cosa significa tutto questo per la legittimità del nostro sistema attuale?

I documenti esistono, le decisioni giudiziarie sono registrate, i rapporti finanziari sono documentati. Ciò che resta da fare è esaminare queste prove e trarre le proprie conclusioni sulla natura del sistema in cui viviamo.


Dalla consapevolezza all'azione

Se le prove vi convincono che almeno alcuni aspetti del nostro sistema di governance funzionano in modi fondamentalmente diversi da ciò che ci hanno insegnato, cosa succede allora? Ecco un quadro di riflessione che passa dalla consapevolezza individuale all'azione collettiva:

Comprensione individuale

• Esame dei documenti: confrontate i vostri documenti giuridici con la Costituzione, prestando particolare attenzione alla terminologia, all'uso delle maiuscole e agli identificatori numerici che potrebbero indicare la registrazione come strumenti finanziari;

• Ricerca di fonti primarie: esaminate direttamente le decisioni dei tribunali (in particolare Hale contro Henkel, che distingue la persona fisica da quella giuridica), i documenti del Congresso e i documenti del Dipartimento del Tesoro anziché basarvi su interpretazioni;

• Educazione finanziaria: comprendete come funzionano i sistemi monetari, come viene creata la moneta e come funziona il debito pubblico studiando fonti primarie come i dibattiti del Congresso sul Federal Reserve Act e la transizione dal gold standard;

• Coinvolgimento della comunità: condividete queste conoscenze in gruppi di studio e forum di discussione locali che trascendono le tradizionali divisioni politiche, concentrandovi sui principi costituzionali e sulle tradizioni di common law.

Coinvolgimento sistemico

• Sostenete iniziative di trasparenza indipendentemente dall'affiliazione politica;

• Perorate la chiarezza giuridica sul rapporto tra cittadini e strutture di governance;

• Sostenete la divulgazione esplicita quando i documenti riguardano la vostra persona giuridica rispetto alla persona fisica.

Soprattutto iniziate con la vostra documentazione. Esaminate la vostra patente di guida, il certificato di nascita, la tessera di previdenza sociale, i documenti del mutuo e altri documenti ufficiali. Prestate attenzione alle modalità di scrittura del vostro nome, la terminologia giuridica specifica utilizzata e come venite identificati in questi sistemi. Confrontate questo linguaggio con quello utilizzato nei contratti aziendali. Questo esame personale non richiede conoscenze specialistiche, solo attenzione ai dettagli e la volontà di mettere in discussione i quadri normativi che avete dato per scontati. Se questi sistemi funzionano come descritto in questa analisi, le prove saranno visibili nei documenti che definiscono il vostro rapporto con lo Stato.

La strada da percorrere non riguarda la politica di parte, ma le questioni fondamentali di consenso e sovranità. Thomas Jefferson osservò che una cittadinanza informata è l'unico vero fondamento della governance democratica: “Se una nazione si aspetta di essere ignorante e libera, in uno status di civiltà, si aspetta l'impossibile e qualcosa che non accadrà mai”.

Se vogliamo rivendicare la nostra sovranità, dobbiamo prima agire per capire cosa viene fatto senza il nostro consenso. Ponendo domande più approfondite sulla natura della sovranità, del denaro e della cittadinanza diamo inizio al processo essenziale di ripristino di una comprensione autentica, senza la quale nessun sistema di governance può davvero rivendicare legittimità.

La mia ricerca mi ha portato da un interesse superficiale per i sistemi giuridici a interrogativi più profondi su governance, denaro e identità. Questa indagine storica rivela le fondamenta su cui sono stati costruiti gli attuali meccanismi di controllo tecnologico. Le prove dimostrano chiaramente che cambiamenti strutturali significativi si sono verificati nella governance americana tra il 1871 e il 1933, rimodellando il rapporto costituzionale instaurato dai Padri fondatori.

Questi cambiamenti strutturali hanno creato uno Stato amministrativo che ora opera attraverso sistemi digitali che estendono la visione di Wilson di una governance basata su esperti a una governance basata su algoritmi, mantenendo la stessa illusione di rappresentanza e sottraendo ulteriormente il processo decisionale all'influenza dei cittadini.

Se solleviamo il sipario come Toto nel Mago di Oz, potremmo scoprire che il sistema di governance che presumiamo legittimo non è, in realtà, altro che un'elaborata illusione giuridica, la quale persiste solo finché non riusciamo a riconoscerla.


Conclusione: uno sguardo dietro le quinte

Le prove presentate in questa analisi non dimostrano in modo definitivo una singola cospirazione per trasformare l'America da una repubblica costituzionale a un'entità aziendale; documentano un modello di cambiamenti incrementali nei quadri giuridici, nei sistemi finanziari e nelle strutture amministrative che, visti nel complesso, suggeriscono un profondo cambiamento nel modo in cui opera la governance.

Ciò che può essere stabilito con certezza da fonti primarie include:

  1. Il linguaggio utilizzato per stabilire la governance di Washington nel 1871 impiegava una terminologia aziendale diversa da quella dei documenti costituzionali fondanti;

  2. Le decisioni della Corte Suprema hanno distinto sempre più tra persone fisiche ed entità giuridiche;

  3. Il controllo della politica monetaria si è spostato sostanzialmente dai rappresentanti eletti agli interessi bancari;

  4. I sistemi amministrativi per l'identificazione dei cittadini si sono espansi parallelamente ai quadri finanziari.

Se questi sviluppi rappresentino adattamenti pragmatici alle sfide della governance moderna, o una trasformazione più radicale della sovranità, rimane aperto all'interpretazione. Ciò che conta è riconoscere che i nostri sistemi attuali potrebbero operare su principi fondamentali completamente diversi da ciò che la maggior parte dei cittadini comprende, o a cui ha esplicitamente acconsentito.

Proprio come accettiamo abitualmente i termini di servizio senza leggerli, navighiamo nei sistemi di governance senza comprenderne i veri parametri. Prendete i vostri documenti, condividete le vostre scoperte e mappiamo insieme questa foresta. Qualunque siano le conclusioni che trarrete, spero che ispirino la stessa curiosità e lo stesso pensiero critico che hanno guidato la mia indagine. Se questa analisi vi convince, prendete in considerazione l'idea di sostenere una maggiore trasparenza nella politica monetaria, di sostenere iniziative di educazione costituzionale, o semplicemente di condividere queste domande con altri. Il percorso per rivendicare una vera sovranità inizia con la comprensione dei sistemi che attualmente governano le nostre vite.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Bitcoin: una nuova speranza per gli innovatori nelle economie corrotte

Gio, 13/11/2025 - 11:06

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La traduzione in italiano dell'opera scritta da Wendy McElroy esplora Bitcoin a 360°, un compendio della sua storia fino ad adesso e la direzione che molto ptobabilmente prenderà la sua evoluzione nel futuro prossimo. Si parte dalla teoria, soprattutto quella libertaria e Austriaca, e si sonda come essa interagisce con la realtà. Niente utopie, solo la logica esposizione di una tecnologia che si sviluppa insieme alle azioni degli esseri umani. Per questo motivo vengono inserite nell'analisi diversi punti di vista: sociologico, economico, giudiziario, filosofico, politico, psicologico e altri. Una visione e trattazione di Bitcoin come non l'avete mai vista finora, per un asset che non solo promette di rinnovare l'ambito monetario ma che, soprattutto, apre alla possibilità concreta di avere, per la prima volta nella storia umana, una società profondamente e completamente modificabile dal basso verso l'alto.

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da Bitcoin Magazine

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/bitcoin-una-nuova-speranza-per-gli)

In un mondo in cui “il talento è ovunque, le opportunità no”, l'attuale sistema monetario fiat perpetua il divario tra chi ha accesso alle risorse e chi no. Anche nelle società democratiche, che hanno i loro difetti, le persone generalmente godono di valute stabili, libertà e stato di diritto. Queste caratteristiche creano un ambiente ricco di opportunità, in cui l'inizio della vita di una persona non deve necessariamente determinare dove finirà.

Lyn Alden, sostenitrice di Bitcoin e autrice di libri bestseller, è un ottimo esempio di come superare gli ostacoli e sfruttare le opportunità offerte dalle società democratiche. Nonostante abbia vissuto per diversi anni per strada, ha lavorato duro fino a diventare una figura nota nel mondo della finanza. La sua storia non è unica: molti rifugiati in fuga da guerre e persecuzioni hanno trovato il modo di adattarsi, innovare e prosperare in nuove terre, contribuendo in modo significativo alle loro comunità di adozione.

Il co-fondatore di WhatsApp, Jan Koum, ad esempio, è cresciuto senza elettricità in Ucraina e, dopo essere emigrato in America, ha trascorso diversi anni a pulire supermercati prima di raggiungere finalmente il successo. Il co-fondatore di PayPal, Max Levchin, ha twittato di come abbia trovato successo in America dopo essere sfuggito alle persecuzioni in Russia. “Io e la mia famiglia, e migliaia di ebrei sovietici come noi, siamo arrivati ​​negli Stati Uniti come rifugiati nel '91, in fuga da un regime che ci perseguitava per quello che eravamo”. Un'altra straordinaria storia di successo di immigrati è quella di Mai Lee Chang, nata in un campo profughi thailandese da genitori vietnamiti e che conosceva solo una parola inglese – “bagno” – quando ha iniziato la scuola negli Stati Uniti. La Chang ha superato numerosi ostacoli e ora è un ingegnere che contribuisce al viaggio della NASA su Marte.

Tuttavia la situazione è molto diversa nei regimi autoritari, dove il potenziale di una persona è spesso predeterminato dalle circostanze della sua nascita. In genere in questi luoghi, se non si nasce in una famiglia con legami coi funzionari corrotti – in altre parole, se non si è ricchi – la capacità di innovare e lo spirito imprenditoriale vengono sistematicamente repressi. In questi regimi il sistema fiat non si basa sul merito, bensì è truccato a favore di questi “figli di amici”. In altre parole si basano sul nepotismo, sui legami familiari e sulla corruzione.

In passato, quando non c'erano né Internet né gli smartphone, l'individuo medio che viveva in ambienti così ostili accettava la dura realtà di essere destinato a servire i dittatori e i loro familiari. Oggi Bitcoin sta emergendo come qualcosa di più di una semplice tecnologia: funge da porta d'accesso all'emancipazione finanziaria senza compromettere i valori morali. Offre un potente strumento per abbattere molte delle barriere concrete erette da governi oppressivi.

L'esperienza di Swan Htet Aung (Swan), un imprenditore nel campo dell'intelligenza artificiale proveniente dal Myanmar (ex Birmania), dimostra come Bitcoin possa fornire un'ancora di salvezza a coloro che affrontano la dura realtà di partire da zero, senza denaro o legami familiari. Dopo aver fondato la sua azienda di intelligenza artificiale nel 2016, la startup di Swan è cresciuta rapidamente e nel 2020 generava un fatturato annuo di oltre $300.000.

Sottolineando l'importanza di Bitcoin nel preservare la salute finanziaria, Swan ha ricordato un momento cruciale dopo il colpo di stato del febbraio 2021. Quattro giorni dopo la presa del potere da parte dei militari, ritirò i contanti della sua azienda e li convertì in Bitcoin e USDT. Prese questa decisione solo un paio di settimane prima che le banche in Myanmar iniziassero a limitare i prelievi per privati ​​e aziende, consentendogli di assumere il controllo degli asset della sua azienda. Sfortunatamente la sua scelta di mantenere i restanti asset in dollari presso le banche gli fece perdere una parte significativa degli asset finanziari dell'azienda quando la giunta birmana adottò una nuova politica monetaria estrema progettata per preservare la sua macchina da guerra. La linea di politica, emanata dalla Banca centrale del Myanmar il 3 aprile 2022, portò alla conversione forzata delle riserve in dollari di Swan nella valuta locale, in rapido deprezzamento (il Kyat) e senza il suo consenso, a un tasso inferiore del 30% rispetto a quello di mercato.

La nuova linea di politica imponeva che “i residenti all'interno del Paese devono rimpatriare in Myanmar i guadagni in valuta estera ottenuti dall'estero. Questi guadagni devono essere venduti e scambiati con Kyat birmani entro un giorno lavorativo tramite banche titolari di licenze di Rivenditore Autorizzato (AD), aprendo un conto in valuta estera in Myanmar”.

Le persone che vivono in Paesi con sistemi legali più equi e giusti potrebbero trovare difficile comprendere tali politiche finanziarie oppressive. Tuttavia il Myanmar ha una storia di istituzioni finanziarie centralizzate che esercitano il potere per reprimere i propri cittadini. Un esempio noto si verificò nel 1987, quando il governo demonetizzò improvvisamente le banconote da 25, 35 e 75 Kyat, cancellando di fatto l'80% della valuta circolante nell'economia dalla sera alla mattina.

Più recentemente, dopo il violento colpo di stato militare in Myanmar nel 2021, l'esercito birmano ha utilizzato tattiche come il congelamento dei conti bancari di attivisti, giornalisti e sostenitori del movimento anti-golpe, a ulteriore dimostrazione della sua tattica di opprimere le persone attraverso il sistema finanziario fiat. Sfortunatamente tali linee di politica sono spesso efficaci in luoghi come il Myanmar, dove le persone sono preoccupate di garantire la propria sopravvivenza fisica, di procurarsi il cibo per la giornata e di avere un tetto sopra la testa, lasciandole con poca energia o nessun interesse a contestare o combattere le ingiustizie.

Prima del 2010 il Myanmar aveva un tasso di possesso di telefoni cellulari inferiore a quello della Corea del Nord, e il regime del dittatore Than Shwe scoraggiava l'uso di Internet diffondendo propaganda secondo cui esso era un luogo in cui c'erano solamente video per adulti. Nel 2016 il panorama era cambiato radicalmente, poiché i social, gli smartphone a prezzi accessibili e le schede SIM economiche erano diventati ampiamente accessibili alla maggior parte della popolazione del Paese.

L'imprenditore birmano Swan arrivò negli Stati Uniti all'età di 32 anni per l'evento GenAI ospitato da AWS a San Francisco e imparare/acquisire nuove esperienze, con l'intenzione di tornare in Myanmar. Tuttavia durante il suo viaggio l'esercito birmano attivò una legge sulla coscrizione obbligatoria, cambiando drasticamente il suo percorso di vita. Questa legge, combinata con l'instabilità finanziaria causata dalle azioni della banca centrale, la diffusa ingiustizia socio-economica e l'iper-sorveglianza del Paese, spinse Swan a rimanere più a lungo negli Stati Uniti. Ora spera di ottenere un visto O1 per continuare il suo lavoro e ricostruire il suo sogno in un ambiente dove ci sono maggiori opportunità di innovazione e sviluppo. Sebbene gli Stati Uniti abbiano le loro disuguaglianze e problemi interni, molti stranieri li considerano ancora la destinazione migliore per inseguire i propri sogni, convinti che il duro lavoro e l'innovazione possano portare al successo.

In una conversazione per questo articolo, Swan mi ha raccontato i primi giorni della sua startup a Yangon, la città più grande del Myanmar. Insieme a due amici fondò un'azienda di software di intelligenza artificiale nel 2016, un periodo in cui il Myanmar stava attraversando importanti riforme e stava gradualmente aumentando la sua partecipazione alla comunità globale dopo oltre mezzo secolo di isolamento.

“In Myanmar il lavoro umano è più economico dell'abbonamento a un software”, ha affermato Swan. “Ha senso per gli imprenditori assumere personale con uno stipendio di $100 al mese e assegnare loro più compiti, che siano interni o esterni all'ambito lavorativo, a differenza di un chatbot per il servizio clienti”. Mentre la disoccupazione dovuta all'intelligenza artificiale è in aumento nei Paesi sviluppati, in quelli in via di sviluppo le condizioni di sfruttamento e il basso costo del lavoro supereranno sempre la concorrenza dell'intelligenza artificiale, almeno nei luoghi in cui l'elettricità è limitata e non c'è democrazia (ovviamente i salari bassi e le condizioni di lavoro precarie sollevano anche una serie di problemi etici che devono essere affrontati).

Swan mi ha poi raccontato le prime difficoltà della sua startup: “Abbiamo passato praticamente tutto il 2016 a sviluppare il prodotto perché non trovavamo un solo cliente. Avevo un secondo lavoro e vivevo con i miei genitori in un appartamento in affitto, mentre gli altri due co-fondatori se ne andarono per cercare altre opportunità a tempo pieno”.

Swan, che parla fluentemente birmano e inglese, ha affermato di aver dovuto affrontare vincoli sociali durante la raccolta fondi, principalmente perché il Myanmar è un mercato emergente. Inoltre c'era una barriera sociale di fondo: non aveva mai lavorato all'estero e non aveva una laurea conseguita presso un'università di Yangon. A differenza dei privilegiati, Swan non proveniva da un ambiente del genere, quindi la sua startup faticava a trovare investitori nonostante avesse generato un fatturato annuo di $300.000 nel 2020 e avesse firmato accordi con oltre 1.000 partner commerciali, tra cui multinazionali come Samsung, Unilever, Carlsberg, NIVEA e molte altre.

Se un sistema di raccolta fondi basato su protocolli come Bitcoin fosse disponibile per gli imprenditori nei Paesi in via di sviluppo, individui di talento come Swan potrebbero far crescere le loro startup indipendentemente dal loro status socio-economico o dal possesso di una laurea prestigiosa.

Bitcoin può essere visto come una classe di investimento nel mondo sviluppato o frainteso come una tecnologia dannosa per l'ambiente, ma rappresenta un'ancora di salvezza e accesso al mercato globale dei capitali per individui di talento nei Paesi in via di sviluppo, intrappolati in un sistema monetario ingiusto che avvantaggia principalmente i “privilegiati”. Questi individui di talento non possono permettersi il lusso di impegnarsi nell'incompiuto dibattito globale su Bitcoin, bensì cercano disperatamente di liberarsi dal ciclo di oppressione economica. Fortunatamente grazie a Bitcoin, gli individui possono accedere a opportunità e libertà finanziaria, contribuendo in ultima analisi a una comunità globale più equa e prospera.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Svalutazione: cos'è e cosa non è...

Mer, 12/11/2025 - 11:12

Ricordo a tutti i lettori che su Amazon potete acquistare il mio nuovo libro, “La rivoluzione di Satoshi”: https://www.amazon.it/dp/B0FYH656JK 

La traduzione in italiano dell'opera scritta da Wendy McElroy esplora Bitcoin a 360°, un compendio della sua storia fino ad adesso e la direzione che molto ptobabilmente prenderà la sua evoluzione nel futuro prossimo. Si parte dalla teoria, soprattutto quella libertaria e Austriaca, e si sonda come essa interagisce con la realtà. Niente utopie, solo la logica esposizione di una tecnologia che si sviluppa insieme alle azioni degli esseri umani. Per questo motivo vengono inserite nell'analisi diversi punti di vista: sociologico, economico, giudiziario, filosofico, politico, psicologico e altri. Una visione e trattazione di Bitcoin come non l'avete mai vista finora, per un asset che non solo promette di rinnovare l'ambito monetario ma che, soprattutto, apre alla possibilità concreta di avere, per la prima volta nella storia umana, una società profondamente e completamente modificabile dal basso verso l'alto.

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di Lance Roberts

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/svalutazione-cose-e-cosa-non-e)

Nel corso dell'ultimo anno i titoli dei giornali finanziari hanno continuato a inondare gli investitori di previsioni apocalittiche sul dollaro.

Che si tratti di influencer sui social che sventolano grafici sul “crollo del dollaro”, o di personalità su YouTube che mettono in guardia dal rischio di svalutazione, il rumore è diventato assordante. La narrazione è seducente: l'inflazione è fuori controllo, il governo federale sta stampando moneta e il dollaro è allo stremo. Ma sebbene ci siano rischi reali da tenere d'occhio, la maggior parte dei titoli vende paura, non fatti.


Il grafico sul potere d'acquisto: fuorviante ma popolare

Uno dei grafici preferiti per sostenere la  tesi della “svalutazione” è quello che mostra come il dollaro abbia perso il 90% del suo potere d’acquisto sin dal 1966.

È impressionante, e chi vende oro, argento, o altri beni rifugio lo usa spesso. Ma ecco il punto: questo grafico non mostra la svalutazione, riflette solo l'inflazione, un risultato ben compreso e ampiamente previsto in un'economia in crescita.

I prezzi aumentano nel tempo perché la domanda aumenta a causa della crescita demografica, dell'aumento dei redditi e dell'aumento dei consumi. Ciò è particolarmente vero in un'economia postindustriale, basata sui servizi, la quale incentiva l'espansione del credito e gli investimenti di capitale. Come diciamo spesso, non è il dollaro a perdere valore è l'economia a essere in espansione.

Discutiamo cosa si intende e cosa non si intende per “svalutazione” in relazione all'economia.


Capire l'inflazione e la svalutazione

Cominciamo col chiarire due concetti spesso confusi: inflazione e svalutazione monetaria. Sebbene entrambi riducano il potere d'acquisto del dollaro, operano in modo diverso.

L'inflazione (dei prezzi) è l'aumento dei prezzi dovuto a squilibri tra domanda e offerta. L'aumento dei salari e la domanda dei consumatori per prodotti e servizi che crescono più rapidamente dell'offerta disponibile generano prezzi più elevati. Il grafico seguente è tratto da un precedente articolo in cui discutevamo del motivo per cui l'economia ha fatto registrare una forte crescita dopo i lockdown.

Il seguente esempio economico viene insegnato in ogni corso di ABC sull'economia. Non sorprende che l'inflazione sia la conseguenza di una limitazione dell'offerta e di un aumento della domanda attraverso interventi monetari.

Al contrario la svalutazione implica una diluizione strutturale del valore di una valuta. È molto diverso dall'inflazione. In uno scenario di “svalutazione”, gli stati adottano misure consapevoli per ridurre la “struttura” della valuta. A Roma, ad esempio, venne ridotta la quantità di argento coniato per aumentare il numero di monete prodotte e pagare i creditori. Tuttavia la svalutazione non è una realtà in un sistema fiat come il nostro, dove il legame con l'oro o l'argento è inesistente. In altre parole, quando lo stato “stampa carta” è impossibile diluire la “struttura”.

Ciononostante il termine è stato “cooptato” dagli orsi e dai seminatori di panico come rappresentazione psicologica della percezione e della fiducia nel dollaro. Ma è proprio questo a rendere questa discussione così interessante: mentre gli “esperti di svalutazione” sottolineano gli stimoli record, i deficit crescenti e l'espansione di M2 negli ultimi anni, la fiducia nel dollaro rimane intatta, non solo tra i consumatori e gli investitori statunitensi, ma a livello mondiale.

L'indice del dollaro USA rimane forte. In particolare, il quadro generale rivela una valuta più resiliente e dominante a livello globale di quanto molti allarmisti siano disposti ad ammettere. Il dollaro è ancora al centro dell'80% delle transazioni mondiali e di quasi il 60% di tutte le riserve mondiali. L'argomento della “svalutazione” è, nella migliore delle ipotesi, prematuro e, nella peggiore, profondamente fuorviante.

Ma che dire del grafico del potere d'acquisto in dollari riportato sopra?

Quel grafico non riguarda la “svalutazione”; è solo una misura dell’inflazione causata dalla crescita della popolazione statunitense e dall’aumento della domanda economica nel tempo.


Cosa ci dice la crescita di M2

«No Lance, il potere d'acquisto del dollaro sta diminuendo perché stiamo stampando troppa moneta.»

Questa sarebbe un'affermazione corretta se il governo federale aumentasse l'offerta di moneta più rapidamente del tasso di crescita economica. In tal caso, l'aumento dell'offerta di moneta causerebbe inflazione.

Abbiamo assistito a un evento del genere poiché l'impennata di M2 durante la pandemia è stata senza precedenti. Nel corso del 2020 e del 2021, il governo federale ha aggiunto oltre $6.000 miliardi alla massa monetaria, ma non dimentichiamo il contesto: il mondo stava attraversando il più grave shock economico dalla Grande Depressione. Il governo degli Stati Uniti e la Federal Reserve sono intervenuti con forza per stabilizzare il sistema economico e finanziario... e ha funzionato. La conseguenza è stata, come prevedibile e come mostrato dal grafico sopra, una modifica nell'equazione “domanda/offerta”, che ha generato prezzi più elevati. Tale superamento della domanda sull'offerta ha portato a un'enorme impennata della crescita economica, portando la disoccupazione quasi a minimi storici. Questo risultato non si sarebbe verificato senza l'aumento della massa monetaria.

Ma è proprio qui che sta l'equivoco: è facile indicare i grafici di M2 e gridare “svalutazione”, tuttavia l'offerta di moneta deve crescere con la crescita dell'economia. In caso contrario emergono rischi deflazionistici. Pertanto la chiave è se la creazione di moneta superi la crescita economica in modo duraturo. Dal 1959 l'offerta di moneta è cresciuta in linea con la crescita economica.

Un modo migliore per valutarlo è confrontare M2 con il PIL. Storicamente i due hanno seguito un andamento simile. Anche durante lo shock del COVID, M2 in percentuale del PIL è rimasto al di sotto del 100%, il che significa che la crescita dell'offerta di moneta era sostanzialmente allineata alla produzione economica. Oggi questo rapporto è in calo, non in aumento.

La realtà è che, come ci si aspetterebbe, i tassi di crescita di M2 e dell'economia sono altamente correlati.

Se il dollaro fosse realmente svalutato, si otterrebbero risultati molto diversi:

• Capitali in fuga dagli asset statunitensi (es. azioni, obbligazioni, oro, crittovalute);

• Un crollo della domanda per i titoli del Tesoro americani;

• Un crollo del commercio mondiale denominato in dollari.

Invece assistiamo al contrario. La domanda di titoli del Tesoro americani rimane robusta; il dollaro è ancora utilizzato nell'80% delle transazioni mondiali e rappresenta quasi il 60% delle riserve internazionali. Le banche centrali, i fondi sovrani e gli investitori istituzionali continuano a detenere e accumulare asset statunitensi.

Quindi, mentre i commentatori sui media gridano alla “perdita di fiducia”, il capitale mondiale continua a sostenere il dollaro.


La morte del dollaro è molto esagerata

Ogni tot. decenni qualcuno proclama la fine del dollaro. Negli anni '80 fu il Giappone; negli anni 2000 fu l'euro; oggi tocca alla Cina. Eppure nessuna di queste alternative è riuscita a replicare ciò che il dollaro offre: mercati dei capitali solidi, stato di diritto e la portata economica e militare degli Stati Uniti.

Il dollaro rimane la camicia sporca più pulita nel cesto della biancheria monetaria mondiale. Questo non significa che sia perfetto, ma la perfezione non è il parametro di riferimento. Fiducia, liquidità e tutele legali lo sono. Inoltre l'oro, spesso pubblicizzato come l'alternativa al “denaro reale”, è scambiato e valutato in dollari.

In realtà la “svalutazione” non è il problema a cui gli investitori dovrebbero prestare attenzione. “L'inflazione” nel tempo erode il potere d'acquisto del dollaro, pertanto gli investitori devono assicurarsi che i loro “risparmi” crescano nel tempo al ritmo dell'inflazione. Ciò significa investire i propri risparmi in asset che crescono più rapidamente del tasso di inflazione nel lungo termine. Abbiamo discusso questo argomento in “Conviction and How to Lose a Lot of Money”.

“Ad esempio, consideriamo un abito di lusso da uomo. Nel 1900 il prezzo medio era di circa $35; oggi il prezzo medio è di circa $2.000.

Guardando da un altro punto di vista, se nel 1900 aveste nascosto $41,34 sotto il materasso, oggi potreste comprare un paio di polo, se trovate un affare. Ma se avesste comprato due monete d'oro da 1 oncia e le aveste nascoste sotto il materasso nel 1900, oggi avreste potuto comprare un abito elegante e avere circa $1.600 in più.”  ~ Michael Maharrey

Ha ragione nei suoi calcoli. Tuttavia lo stesso investimento in azioni (solo l'apprezzamento del prezzo, dato che l'oro non paga dividendi) avrebbe permesso a un individuo, oggi, di acquistare 15 abiti con i soldi rimasti.

Sì, l'oro è stato una buona copertura contro l'inflazione nel lungo termine. Investire nel mercato azionario è stato molto meglio.

Allora perché le storie di svalutazione sul dollaro ricevono così tanta attenzione? Perché la paura vende. La psicologia umana è programmata per rispondere più fortemente alle minacce che alle opportunità. Questo “bias della negatività” aiuta a spiegare perché i contenuti ribassisti generano più clic, ascolti e visualizzazioni. Non è che il contenuto sia sbagliato, ma spesso viene amplificato in modo sproporzionato.

Sfortunatamente molti investitori confondono le dichiarazioni rumorose con i probabili risultati.

Per gli investitori la lezione fondamentale è distinguere il rumore dalla narrazione di valore. Sebbene l'inflazione, i deficit fiscali e gli errori politici meritino la nostra attenzione, il dollaro rimane la spina dorsale del sistema finanziario globale, non perché sia impeccabile, ma perché non esiste ancora un'alternativa valida.

Ancora una volta, la “svalutazione” non è il problema che invece viene dipinto.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Christine Lagarde e la privatizzazione della moneta

Mar, 11/11/2025 - 11:07

Gli ingranaggi sono già in moto. Nella conclusione a questo saggio vi anticipavo il destino dell'Europa: fratturarsi lungo le linee che delimiteranno il Nord dal Sud. Il “federalismo pragmatico” di Draghi è esattamente questo, solo venduto al pubblico non come una disintegrazione dell'Europa bensì come un eufemismo retorico per nascondere la completa disfatta di questo progetto iper-socialista. Addirittura nemmeno più la BCE è un collante tra i vari stati, dato che le singole banche centrali nazionali possono ricorrere ai pronti contro termine per bypassarla (per quanto macchinoso possa essere il processo nonostante tutto). L'unico pilastro rimasto a reggere questo carrozzone burocratico è la moneta unica.
I grandi cambiamenti fanno fatica a essere introdotti nella storia e la demolizione controllata dell'UE non fa eccezioni. L'unione fiscale nel senso inteso da Draghi è solo un palliativo. Da qui si comprende come e perché la retorica della guerra e la stretta autoritaria intorno al collo del contribuente/risparmiatore europeo si stiano facendo più incessanti: esso deve cedere psicologicamente affinché accetti senza discutere e dia il suo consenso ai dettami che vengono dall'alto. È la stessa cosa accaduta in Inghilterra sin dalla Brexit: la “Little Britain” è stata punita, e continua a essere punita, sistematicamente per aver osato andare contro i piani europei di integrazione, al punto che se potesse voterebbe in senso opposto adesso. I tempi del disfacimento europeo stanno accelerando a questo punto e la mia previsione di un suo accadimento entro i prossimi 5 anni era “pessimistica”. La spasmodica retorica di guerra dell'UE serve a scatenare un conflitto con cui avere una scusa credibile (l'opzione fregare gli USA è sfumata) per andare in default sui debiti esistenti, ristrutturare l'euro e ricominciare daccapo con unione fiscale/obbligazionaria. Non c'è altro motivo credibile che spieghi il suicidio economico/politico/energetico/industriale dell'UE. L'oppressione burocratica, poi, serve sostanzialmente a portare allo sfinimento i contribuenti affinché accettino questa realtà.

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di Ulrich Fromy

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/christine-lagarde-e-la-privatizzazione)

In un recente discorso in Portogallo Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea (BCE), ha messo in guardia contro l'emergere delle stablecoin, affermando che potrebbero portare alla creazione di “nuove valute private”. Queste stablecoin, token coperti da valute fiat, rappresentano un rischio significativo sia per la sovranità delle nazioni sia per il “bene comune” della moneta. Auspicava pertanto che fossero regolamentate a livello globale.

Nel corso della sua esposizione è emerso chiaramente che il rischio principale di questi asset digitali è la loro popolarità tra la popolazione, la quale li vede come un modo relativamente semplice per esporsi alle valute fiat “meno peggio”, con il dollaro in cima alla lista. Secondo la Lagarde, questo successo nei mercati delle crittovalute mina l'efficacia delle politiche monetarie delle banche centrali, riducendo la quantità di denaro disponibile nelle banche commerciali tradizionali:

Penso che stiamo cadendo preda di una certa confusione tra denaro, mezzi di pagamento e infrastrutture di pagamento, e che questo fenomeno sia accelerato o accentuato a causa della tecnologia utilizzata, e in particolare da alcune tecnologie. Considero il denaro un bene pubblico e noi stessi come i dipendenti pubblici incaricati di garantirlo e proteggerlo.

Il mio timore è che questa confusione di confini di cui parlavo prima possa portare a una privatizzazione del denaro. Non credo che questo sia lo scopo per cui siamo stati nominati per svolgere il compito che abbiamo, né che sia un bene per questo bene pubblico che è il denaro.

Un altro punto interessante nell'affermazione di Christine Lagarde è che, come Andrew Bailey (governatore della Banca d'Inghilterra), sostiene che le stablecoin “fingono” di essere valute che non sono. Secondo loro le stablecoin non possono essere valute perché non sono emesse da enti pubblici, ma da aziende, in altre parole, dal mercato stesso.

Il problema risiede in questa concezione della moneta come “bene pubblico”, la cui gestione, garanzia e protezione sono responsabilità dei funzionari delle banche centrali.


Il “bene pubblico”

Il concetto di “bene pubblico” è spesso associato a quello di interesse generale. Contrariamente a quanto sembrano sostenere i banchieri centrali, l'interesse generale non risiede nella gestione centralizzata e nel monopolio statale della moneta. Infatti qualsiasi valuta controllata a discrezione di un'autorità centrale che non deve rendere conto a nessuno rappresenta una minaccia per l'interesse generale.

Innanzitutto definiamo cosa si intende per “bene pubblico”. Secondo Frédéric Bastiat, figura di spicco del liberalismo classico, il bene pubblico comprende tutto ciò che precede e trascende ogni legislazione umana: libertà, proprietà e “personalità”, ovvero la dignità, la vita e le capacità uniche di ogni individuo. È tutto ciò che il diritto positivo (creato dallo stato) dovrebbe proteggere e non attaccare continuamente, come invece fa. Sia per i liberali classici che per gli economisti Austriaci, l'interesse generale è stato visto in tutte le istituzioni spontanee che gli individui hanno creato nel corso delle generazioni. Pertanto qualsiasi desiderio da parte del legislatore di decostruire e ricostruire queste istituzioni in nome di un “nuovo interesse generale collettivo” costituisce un attacco al vero interesse generale emerso dall'azione umana. Questo è, naturalmente, il caso della moneta, una delle prime istituzioni a essere manipolata, perché il monopolio sulla moneta è il monopolio più potente che un gruppo di individui possa esercitare sulle masse. Come scrisse Hayek:

In una società libera il bene generale consiste principalmente nel facilitare il perseguimento di scopi individuali sconosciuti [...].

Il bene pubblico più importante per il quale è richiesto l'intervento dello stato non è quindi la soddisfazione diretta di particolari bisogni, bensì la garanzia di condizioni in cui gli individui e i gruppi più piccoli abbiano opportunità favorevoli di provvedere reciprocamente ai rispettivi bisogni.

La storia dimostra che il sistema bancario centrale ha continuamente violato l'interesse pubblico – in particolare la proprietà, la libertà individuale e l'individualità – centralizzando, svalutando e politicizzando la moneta. Il risultato di queste linee di politica è che il denaro oggi non è in grado di svolgere il suo ruolo di “misuratore” della relativa scarsità dei beni, di mezzo di scambio e di riserva di valore. In breve, l'attuale moneta fiat – derivante dal monopolio statale – non possiede più le proprietà chiave della moneta.

Ma cosa accadrebbe se il ruolo delle banche centrali fosse proprio quello di distruggere il “bene pubblico” che la moneta dovrebbe rappresentare, usandola come strumento di saccheggio attraverso l'inflazione monetaria, causando instabilità economica tramite la manipolazione dei tassi d'interesse e usandola come arma contro le libertà individuali attraverso un controllo statale sempre più crescente sulla vita dei singoli? In questo contesto la promessa di una moneta digitale della Banca Centrale Europea (CBDC) può essere vista come il culmine di questo attacco coordinato al vero bene pubblico.


Valute private e paura della concorrenza da parte di una moneta libera

Ecco cos'altro scrisse Hayek in The Denationalization of Money:

Se vogliamo preservare un'economia di mercato funzionante (e con essa la libertà individuale), nulla può essere più urgente dello scioglimento del matrimonio empio tra politica monetaria e fiscale, a lungo clandestino ma formalmente consacrato con la vittoria dell'economia “keynesiana”.

Contrariamente a quanto afferma Christine Lagarde, un sistema monetario di “monete private” sarebbe, al contrario, il modo migliore per promuovere e difendere la nozione di “bene pubblico” e di interesse generale. Perché? Semplicemente perché, dando agli individui la scelta esplicita della propria valuta, questi sceglierebbero naturalmente la migliore che il mercato può offrire loro: una valuta scarsa, che rifletta la scarsità del mondo, neutrale, non tassabile e certa. Una valuta in cui possiamo immagazzinare la nostra energia e il nostro tempo per differirne e distribuirne l'uso il più possibile. Idealmente ciò implica anche una valuta al di fuori delle mani corruttibili e fallibili degli uomini.

Questo è ciò che sostengono gli economisti Austriaci, come fa Hayek nel suo libro The Denationalization of Money. Secondo lui l'emissione di valute private e la libera concorrenza tra di esse porterebbero a una valuta di migliore qualità, poiché sarebbe soggetta ai meccanismi spontanei di adozione. Questo meccanismo teorizza la naturale convergenza delle preferenze individuali verso un unico mezzo di scambio. In questa logica gli individui liberi di scegliere la propria valuta favoriranno naturalmente quella che meglio conserva il suo valore, la più affidabile per il calcolo economico e la meno manipolabile e falsificabile dagli esseri umani.

In questo contesto di parità di condizioni, in cui la somma degli interessi individuali diventerebbe di fatto l'interesse generale, l'euro, come qualsiasi altra moneta fiat, non ha alcuna possibilità di sopravvivenza.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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I settori meno competitivi dell'Argentina ostacolano le riforme del mercato

Lun, 10/11/2025 - 11:10

Da quando ha assunto l'incarico di presidente dell'Argentina nel dicembre 2023, Javier Milei ha fatto qualcosa di straordinario: ha ridotto l'inflazione annuale dal 211% al 33,5% e ha pareggiato il bilancio per la prima volta in oltre un decennio. La sua schiacciante vittoria alle elezioni di medio termine convalida il suo approccio a livello nazionale, insieme al sostegno finanziario del Segretario al Tesoro statunitense, Scott Bessent, che lo convalida a livello internazionale. Ovviamente non tutti i guai economici e politici sono stati risolti e questo ci suggerisce che essi sono più profondi. Sebbene il coinvolgimento del Dipartimento del Tesoro statunitense nel mercato dei cambi argentino faccia guadagnare tempo, non è la soluzione definitiva ai problemi di fondo. Gli argentini ancora non si fidano del governo: le riforme di Milei sono sicuramente un passo nella giusta direzione, ma dopo decenni di perònismo e di parziali inversioni di tendenza, tali riforme non sono sufficienti a ripristinare la fiducia. Sono linee di politica migliori ora, ma la storia ha insegnato agli argentini a essere scettici nei confronti delle riforme di vasta portata, perché esse di solito non durano. Ci sono solo due strade da percorrere per l'Argentina: i politici argentini potrebbero cambiare completamente il loro modo di operare, impegnarsi in riforme strutturali più profonde e ricostruire la fiducia per gli anni (e forse i decenni) a venire (chiamiamola la strada lunga); in alternativa l'Argentina potrebbe prendere una scorciatoia, adottando il dollaro i politici di oggi impedirebbero a quelli del futuro di entrare nel ciclo di deficit, debito e svalutazione che affligge il Paese da tanto tempo. L'esperienza di Paesi dollarizzati, come l'Ecuador, dimostra che la dollarizzazione mitiga il costo macroeconomico delle politiche populiste. Di conseguenza la dollarizzazione renderebbe credibili le attuali riforme e ripristinerebbe la fiducia nel governo... e con le stablecoin questo processo sarebbe ancor più facile da seguire.

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di Martin Simonetta

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/i-settori-meno-competitivi-dellargentina)

Quasi due anni fa l'entusiasmo del 56% degli elettori argentini che invocava la “Libertà” dopo aver eletto Javier Milei come Presidente dell'Argentina sembrava inarrestabile. Anche il ritmo del cambiamento sembrava inarrestabile. Le aspettative erano enormi per un governo che aveva ridato speranza a un'Argentina afflitta da un'inflazione annua superiore al 210% e da un tasso di povertà superiore al 50%. Un presidente libertario si era insediato per salvare il Paese da una nuova crisi.


L'Argentina che Milei ha ricevuto

È difficile descrivere brevemente il Paese devastato che il Presidente Milei ha trovato al suo insediamento. Oltre al tasso di inflazione di cui sopra, a una banca centrale sempre più indebitata e a un livello di spesa pubblica del 44% (attualmente prossimo al 35%), un Paese in cui 7 bambini su 10 erano poveri e dove 7 giovani su 10 avrebbero scelto di emigrare se ne avessero l'opportunità: questa era l'eredità del populismo dei governi kirchneristi.

Attualmente il più grande risultato del Presidente Milei, così come percepito dall'opinione pubblica, è stato ed è la riduzione del tasso di inflazione da oltre il 210% annuo al 33,6% ad agosto 2025. Con il calo dell'inflazione la realtà economica degli argentini si è “calmata” per i cittadini comuni e hanno iniziato a guardare avanti, a pianificare, a realizzare i sogni, sfuggendo alla perversa situazione precedente di mera difesa e sopravvivenza.

Anche l'eliminazione delle normative è stata un'enorme conquista, sebbene meno visibile alle persone con una formazione tecnica poco avanzata. Un altro risultato importante è stata la parziale fine di quella che viene chiamata la “trappola del denaro”, la quale consente la circolazione internazionale del denaro personale, ma non ancora di quello delle aziende. L'impossibilità di portare fuori dal Paese il denaro investito nell'economia argentina è, senza dubbio, un forte disincentivo agli investimenti esteri nel Paese.


Ideologia o interessi?

Ma – a differenza delle speranze suscitate dal carismatico leader Javier Milei e dell'impatto globale della sua immagine e del suo messaggio – il suo potere politico, una volta insediatosi, ha dovuto affrontare notevoli limitazioni, sia a livello parlamentare (deteneva solo il 15% dei rappresentanti e il 10% dei senatori), sia a livello provinciale (0% dei governatori) e municipale (tre comuni su 1.100). Questa situazione ci dà un'idea delle sfide legate all'attuazione di riforme profonde, che – evidentemente – incidono sugli interessi di settori potenti che vivono del denaro del governo federale.

Una delle principali differenze tra l'attuale presidente e il precedente che riuscì a implementare riforme orientate al mercato (Carlos Menem, tra il 1989 e il 1999), è che quest'ultimo (nonostante fosse entrato in carica con un'iperinflazione di oltre il 5000% annuo) godeva della maggioranza nella Camera dei rappresentanti e nel Senato e godeva del sostegno politico di oltre la metà dei governatori del suo partito.

La rigidità delle possibili riforme è elevata. Ancora oggi, e nonostante le buone intenzioni, 21 milioni di argentini (su un totale di 46 milioni) continuano a ricevere stipendi o pagamenti dal governo federale ogni mese. Questa situazione persiste a causa delle difficoltà del governo nel ridurre i quattro milioni di dipendenti pubblici in un Paese in cui sei milioni di persone lavorano nel settore formale. Ciò deriva anche dall'impossibilità giuridica di eliminare i quattro milioni (su un totale di otto milioni) di “pensioni non contributive” elargite dai partiti populisti. E così via.

Non è facile per un presidente cambiare la realtà di un Paese come l'Argentina. Non basta vincere le elezioni, è anche necessario avere le idee giuste e avere la capacità di attuarle.


Politica senza romanticismo

Dall'inizio del 2025 l'amministrazione Milei ha dovuto affrontare sfide crescenti. Ha unito i suoi risultati nella riduzione dell'inflazione a misure sul cambio e sul sistema finanziario che mantengono una valuta estera relativamente economica per i cittadini. L'Argentina è ora un Paese costoso in termini di dollari (almeno rispetto ad altri Paesi latinoamericani), il che ne influenza la competitività. Il Big Mac Index riflette questo fenomeno.

Sebbene alcuni risultati – nonostante il potere limitato del parlamento e dei governi statali – siano stati rimarchevoli, l'influenza dello stato non è diminuita in modo significativo: il numero di persone che ricevono fondi dal governo nazionale (governo federale, province e contee) non è diminuito in modo significativo. Di fronte a riserve internazionali minime, il governo argentino ha ricevuto un prestito di oltre $20 miliardi dall'FMI ad aprile di quest'anno, il quale ha fornito una boccata d'aria temporanea e gli ha consentito di guadagnare tempo.

L'eliminazione dei sussidi in alcuni settori ha comportato un maggiore onere per servizi come elettricità, gas naturale, acqua e trasporti (autobus, metropolitana, treno) nei bilanci dei settori a basso reddito, generando disordini. Ciò ha portato anche a un calo dell'attività nei settori meno competitivi dell'economia (industria), che – paradossalmente – sono quelli che generano la maggiore occupazione.

La mancanza di una maggioranza parlamentare ha reso difficile per il governo approvare riforme radicali (tagli fiscali, deregolamentazione del lavoro e del sistema pensionistico), fondamentali per modificare i principali incentivi dell'economia.

Stiamo vivendo un periodo complesso. La sfida di invertire il destino di uno Stato come l'Argentina, sottomesso da decenni, è enorme. Ideologie fuorvianti possono essere una giustificazione per il populismo ridistributivo, ma gli interessi specifici dei gruppi in cerca di rendita – per usare i termini di James Buchanan – spiegano la resistenza al cambiamento. Come ci ha insegnato Mancur Olson, i settori economicamente meno competitivi sono spesso i più forti nel difendere i propri privilegi.

Il caso dell'Argentina ci spinge anche a riflettere sugli incentivi della ridistribuzione pubblica impliciti nelle democrazie maggioritarie.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Agenti politici inglesi con denaro ombra hanno interferito nelle elezioni americane

Ven, 07/11/2025 - 11:05

Ricordo a tutti i lettori che su Amazon potete acquistare il mio nuovo libro, “La rivoluzione di Satoshi”: https://www.amazon.it/dp/B0FYH656JK 

La traduzione in italiano dell'opera scritta da Wendy McElroy esplora Bitcoin a 360°, un compendio della sua storia fino ad adesso e la direzione che molto ptobabilmente prenderà la sua evoluzione nel futuro prossimo. Si parte dalla teoria, soprattutto quella libertaria e Austriaca, e si sonda come essa interagisce con la realtà. Niente utopie, solo la logica esposizione di una tecnologia che si sviluppa insieme alle azioni degli esseri umani. Per questo motivo vengono inserite nell'analisi diversi punti di vista: sociologico, economico, giudiziario, filosofico, politico, psicologico e altri. Una visione e trattazione di Bitcoin come non l'avete mai vista finora, per un asset che non solo promette di rinnovare l'ambito monetario ma che, soprattutto, apre alla possibilità concreta di avere, per la prima volta nella storia umana, una società profondamente e completamente modificabile dal basso verso l'alto.

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di Paul Thacker

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/agenti-politici-inglesi-con-denaro)

Qualche anno fa mi imbattevo ripetutamente in “esperti di disinformazione” spuntati come funghi su un tronco marcio dopo una notte di pioggia battente. Non avevo idea di chi fosse Imran Ahmed, né del suo Center for Countering Digital Hate (CCDH), ma la Casa Bianca di Biden lo ha tirato fuori dall'oscurità per consacrarlo esperto di vaccini COVID e per censurare i propri critici.

La portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, citò un rapporto del CCDH, durante una conferenza stampa del luglio 2021, accusando Facebook di minare le politiche federali di Biden sui vaccini. “Ci sono circa 12 persone che producono il 65% della disinformazione anti-vaccino sui social”, affermò la Psaki, avvertendo i social di chiudere questi account di “disinformazione”. Una delle persone prese di mira era una minaccia diretta al presidente Biden: Robert F. Kennedy Jr., il quale stava pianificando di candidarsi per il Partito Democratico alle successive elezioni presidenziali.

“Stanno uccidendo persone”, disse Biden a un giornalista, accusando Facebook di omicidio per aver fornito una piattaforma a persone come Kennedy.

Incuriosito, iniziai a indagare sul Center for Countering Digital Hate. In un'inchiesta di 3.300 parole per Tablet, denunciai il CCDH, non come fonte attendibile sui vaccini, ma come un'operazione politica fraudolenta creata da due membri dello staff del Partito Laburista britannico: Morgan McSweeney e Imran Ahmed. Questi due personaggi hanno creato il CCDH e diverse altre organizzazioni non profit che riciclano denaro sporco, insediando, tra le altre azioni, Keir Starmer a capo del Partito Laburista. Starmer è ora Primo Ministro d'Inghilterra e Morgan McSweeney è il suo capo di gabinetto. Dopo il successo nel Regno Unito, il CCDH ha iniziato a operare a Washington e a coordinarsi con i Democratici per attaccare i critici dell'amministrazione Biden.

Poco prima delle elezioni statunitensi ho pubblicato dei documenti interni fornitimi da un informatore che lavorava al CCDH, i quali dimostravano che l'obiettivo del gruppo era “uccidere Twitter di Musk”. Scritto in collaborazione con Matt Taibbi, l'articolo ha spopolato su Internet, con articoli successivi apparsi su The Spectator, Guardian, The Express Tribune, The Telegraph, UnHerd e il Washington Post.

Anche il giornalista investigativo londinese, Paul Holden, ha iniziato a indagare sul Center for Countering Digital Hate a partire dal 2021, quando è entrato in possesso di una serie di documenti interni del Partito Laburista e che stavano circolando sui media britannici. Esaminando attentamente le email, si è imbattuto nei nomi di Morgan McSweeney e Imran Ahmed e ha iniziato a ricostruire la loro campagna segreta per estromettere il leader di sinistra del partito, Jeremy Corbyn, e insediare Keir Starmer come suo sostituto.

Dopo aver approfondito questi documenti con tre anni di reportage, Holden ha pubblicato le sue scoperte in un nuovo libro intitolato, The Fraud: Keir Starmer, Morgan McSweeney, and the Crisis of British Democracy. La notizia del libro di Holden è trapelata alla stampa britannica, scatenando la richiesta di indagare Morgan McSweeney per attività criminali nell'ambito dello scandalo ora noto come “McSweeneygate”. Per promuovere la sua campagna per Starmer, McSweeney ha mentito alla Commissione Elettorale Britannica sulle donazioni che hanno finanziato il suo lavoro con Ahmed. McSweeney e Ahmed hanno anche assunto investigatori privati ​​per indagare sul passato di Holden e bloccare i suoi reportage.

Holden proviene dal Sudafrica, dove tre dei suoi sei libri sono stati bestseller investigativi e l'ultimo è stato inserito nell'elenco del Sunday Times Literary Prize per la saggistica. Dal 2019 Holden ha guidato il lavoro di Shadow World Investigation sulla corruzione statale, indagando su come la famiglia Gupta abbia saccheggiato il Sudafrica con l'aiuto di multinazionali negli Stati Uniti, in Germania, Svizzera, Regno Unito e Cina.

“È una storia piuttosto shakespeariana”, mi ha detto Holden, seduto su un divano di pelle nel suo soggiorno a nord di Londra. La storia inizia nel 2017, con Morgan McSweeney e Imran Ahmed che complottano per prendere il controllo del governo britannico. McSweeney è ora al centro di quel governo e Ahmed ha reso il CCDH un attore di spicco negli Stati Uniti. Il loro obiettivo generale: censurare chiunque non condivida le loro convinzioni.

“Non sono a favore di un'organizzazione che cerca di convincere il governo a censurare il dibattito pubblico”, ha aggiunto Holden.

Questa intervista è stata condensata e modificata per maggiore chiarezza.

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THACKER: Ho iniziato a studiare il Center for Countering Digital Hate quando venne pubblicato il rapporto “Disinformation Dozen” che la Casa Bianca di Biden avrebbe amplificato per attaccare chiunque criticasse l'obbligo di vaccinazione. Ho indagato sul loro background e ho scoperto che sono un gruppo britannico guidato da un tizio di nome Imran Ahmed, membro dello staff del Partito Laburista al Parlamento del Regno Unito.

Ho iniziato a pensare: “Come fa un tizio di Londra ad arrivare a Washington e a spuntare fuori alla Casa Bianca? È innaturale”. Invece lei come ha iniziato a indagare? Chi sono Imran Ahmed e Morgan McSweeney?

HOLDEN: Mi trovavo più o meno nella sua stessa situazione. Non avevo mai sentito parlare di queste persone prima, o perlomeno non fino al 2021. Poi ho avuto accesso a questa fenomenale fuga di documenti dal Partito Laburista. Inizialmente non c'era molto, ma poi mi sono imbattuto in queste email su Morgan McSweeney e questa organizzazione chiamata Labour Together.

All'epoca pensavo che fosse un think tank noioso, perché era così che si presentavano in pubblico.

THACKER: Giusto per far sapere ai lettori, il Partito Laburista è come la sinistra in politica, un po' come i Democratici negli Stati Uniti. Dall'altra parte ci sono i Conservatori, o “Tories”, che sarebbero l'equivalente dei Repubblicani.

HOLDEN: Sì, quindi il partito laburista è il più progressista, ma la cosa importante è che Morgan McSweeney e Iman Ahmed rappresentano la componente più centrista.

THACKER: Sarebbe l'ala democratica di Hillary Clinton e Joe Biden.

HOLDEN: Sì. In realtà fanno parte di un establishment centrista e sono in guerra costante e incessante con le correnti più di sinistra del Partito Laburista.

Imran Ahmed ha una storia un po' strana. Viene da Manchester. Ha lavorato in banca per un po' e poi, stando alle sue biografie personali, l'11 settembre gli ha cambiato il modo di pensare, gli ha fatto capire che il bullismo militare è sbagliato. Poi è tornato all'università e ha studiato scienze politiche a Cambridge, per poi sparire, per circa sei o sette anni. Non sappiamo esattamente cosa abbia fatto in questo periodo. Ha dichiarato in un'intervista di aver lavorato come consulente aziendale in Medio Oriente.

Riemerge nel 2011 e inizia a lavorare gratuitamente per un parlamentare. Inizia così una carriera di cinque, sei, sette anni nel Partito Laburista. Collabora anche un po', per quanto ne so, alla campagna elettorale di Sadiq Khan per la carica di sindaco di Londra, intorno al 2015.

Poi inizia a lavorare per questa parlamentare di nome Hilary Benn. Ed è qui che la cosa diventa importante, perché nel 2015 Jeremy Corbyn viene eletto leader del Partito Laburista.

THACKER: Imran ha una storia bizzarra alle spalle. Ho scritto su Tablet che egli aveva detto a un caro amico di aver fatto domanda per lavorare nell'intelligence britannica, ma Imran non ha voluto parlare dei suoi legami con essa.

Quindi Jeremy Corbyn a capo del Partito Laburista sarebbe come se Bernie Sanders diventasse capo del Partito Democratico.

HOLDEN: Esatto. Corbyn diventò il candidato del Partito Laburista alla carica di Primo Ministro. Quando Bernie Sanders era vicino a diventare il candidato alla presidenza, l'establishment democratico si assicurò che non potesse vincere.

È successa più o meno la stessa cosa anche a Jeremy Corbyn.

THACKER: C'è stato un momento folle in cui Bernie Sanders fu addirittura accusato di essere antisemita, e lui è ebreo. È stato assurdo.

HOLDEN: Per qualcuno come Imran Ahmed, la vittoria di Corbyn era un anatema. Non appartiene a quella fazione e non gli piace Jeremy Corbyn. Inoltre quest'ultimo avrebbe rappresentato una minaccia per le sue ambizioni politiche e di carriera nel Partito Laburista.

Ho parlato con molte persone nel Partito Laburista e tutti sospettano che Imran Ahmed sia la fonte delle fughe di notizie contro Jeremy Corbyn. Nei documenti trapelati iniziai a vedere email di Ahmed che collaborava con i giornalisti. Era chiaro che aveva una certa predisposizione per questo tipo di cose.

Nel periodo in cui Corbyn vinse, andò a lavorare per un'altra parlamentare laburista, Angela Eagle, anch'essa contraria a Corbyn. Per un breve periodo è parso che Angela Eagle avesse potuto persino sfidarlo alla guida del Partito Laburista.

I documenti che ho visto mostrano che Imran Ahmed stava cercando di proteggere Angela Eagle dalla possibilità che i suoi stessi elettori la escludessero. Stava cercando di far apparire la sinistra estrema come un branco di delinquenti. Si scagliava anche contro i piccoli... giornalisti indipendenti e le piccole testate indipendenti che verificavano le affermazioni che lui diffondeva sulla stampa.

THACKER: Quindi a Imran non piacciono le persone come me.

HOLDEN: Non gli piacciono le persone come noi. Ha lavorato con i grandi media, diffondendo storie sul mainstream che poi venivano verificate dai media più piccoli.

Tutti credevano che Jeremy Corbyn fosse destinato a crollare, ma nel 2017 ci furono le elezioni generali e invece ottenne il miglior voto del Partito Laburista dai tempi di Tony Blair. Improvvisamente era come dire: “Oh cavolo, Corbyn è davvero eleggibile!”

Per persone come Morgan McSweeney e Imran Ahmed, quello era il momento in cui si sentono più deboli e devono fare qualcosa al riguardo.

THACKER: Quando Corbyn stava per diventare Primo Ministro, uno dei suoi sostenitori era l'attore Mark Ruffalo. Ora Ruffalo sui social sostiene Imran Ahmed, il quale ha contribuito a uccidere politicamente Corbyn, perché forse è troppo stupido per capire chi sia veramente Imran Ahmed.

HOLDEN: Provo sincero dispiacere per Mark Ruffalo. Non mi sembra uno in malafede, ma credo che se sapesse cosa stava facendo Imran Ahmed allora e cosa sta facendo dietro le quinte ora, ne sarebbe profondamente turbato.

THACKER: Molte persone non sanno chi sia veramente Imran Ahmed.

HOLDEN: Esatto. Quindi nel 2017 entrò in gioco Morgan McSweeney. Originario dell'Irlanda, iniziò a lavorare per il Partito Laburista nel 2003-2004. Il suo primo incarico fu sotto la guida di Peter Mandelson come confutatore rapido, ma poi strinse una profonda amicizia con Steve Reed, che ora ricopre una posizione di rilievo nel governo laburista.

All'epoca l'attenzione principale di McSweeney era rivolta alla politica locale, come quella del Sud di Londra. Nel 2015 era il responsabile della campagna elettorale di una parlamentare di nome Liz Kendall, che si era candidata contro Jeremy Corbyn. Beh, venne sconfitta.

McSweeney fa parte di una fazione del Partito Laburista piuttosto marginale in termini di elettori, ma piuttosto potente in termini di accesso ai media. Nel 2017 McSweeney si lasciò alle spalle le questioni relative all'amministrazione locale e si unì a Labour Together. È stato creato per unire le fazioni conservatrice e progressista in modo che il partito potesse concentrarsi sulla sconfitta dei conservatori.

THACKER: Quindi l'idea originale di Labour Together era quella di fermare le fazioni di destra e di sinistra, di porre fine ai litigi. Ma poi McSweeney ha cambiato le cose?

HOLDEN: Esatto. McSweeney si propose di fare esattamente l'opposto. Jeremy Corbyn e il Partito Laburista ottennero circa il 40% dei voti nel 2017. Una cifra enorme.

McSweeney disse: “Ok, dobbiamo fare qualcosa per indebolirlo, indebolire le possibilità di successo di Jeremy Corbyn”. McSweeney scrisse un documento informativo per Labour Together, il quale tracciava un percorso per distruggere il corbynismo dall'interno del Partito Laburista e, in secondo luogo, identificare qualcuno che sostituissse Jeremy Corbyn, che alla fine sarebbe stato Keir Starmer, ora Primo Ministro.

Solo quest'anno abbiamo saputo del documento redatto da McSweeney nel 2017 e lui è essenzialmente il motivo per cui abbiamo Keir Starmer come Primo Ministro.

Uno degli aspetti che McSweeney identificò nel 2017 è che il movimento di Corbyn produsse un ecosistema mediatico di sinistra davvero vivace, piuttosto potente ed economicamente di successo. Addirittura indipendente dai media generalisti e al di fuori della capacità di controllo di McSweeney e Ahmed. Non potevano controllare la narrazione.

Dal 2018 in poi McSweeney e Ahmed iniziarono a lavorare insieme a tempo pieno. Secondo una recente ricostruzione, solo quattro persone erano ammesse nell'ufficio di Labour Together: due giovani collaboratori, Morgan McSweeney e Imran Ahmed.

Uno degli obiettivi principali era distruggere i media allineati con Jeremy Corbyn.

THACKER: Morgan McSweeney e Imran Ahmed fornirono notizie al Jewish Chronicle, al Guardian, al Telegraph e ad altri grandi media. So che hanno contribuito a far naufragare il Canary. Chi altro li minacciava?

HOLDEN: La loro minaccia principale era The Canary, mentre l'altra, leggermente più piccola, era Evolve Politics. La cosa più importante è che esisteva un'enorme rete sui social che supportava Corbyn e molti di quei contenuti erano generati dai reportage del Canary. Nel 2019 The Canary aveva pubblicato migliaia di articoli e aveva circa 25 dipendenti a tempo pieno.

Aveva una linea editoriale fondamentalmente di sinistra e un tono un po' scandalistico, ma era un'organizzazione giornalistica seria con ottimi giornalisti investigativi. E stavano verificando i fatti di altri giornali che sostanzialmente pubblicavano notizie probabilmente piazzate da Ahmed e McSweeney.

Si è scritto di come, nel 2018 o nel 2019, Morgan McSweeney fosse ossessionato da questa testata giornalistica. Non smetteva mai di parlarne. C'è una citazione pubblicata in un libro di un ex-direttore del Guardian in cui McSweeney disse: “Se non distruggiamo il Canary, esso distruggerà noi”.

Ed è questo che trovo molto interessante in tutta questa storia. Quel documento di McSweeney del 2017 di cui vi ho parlato, su come volesse distruggere il partito laburista dall'interno, non poteva farlo apertamente. Doveva farlo in segreto. Fece apparire Labour Together in pubblico come una fazione amichevole e trasversale: “Incontriamoci tutti e discutiamo delle nostre divergenze...”. In realtà si trattava di un'organizzazione ferocemente faziosa, la quale avrebbe condotto una campagna di disinformazione.

THACKER: Fin dall'inizio McSweeney e Ahmed hanno gestito il Labour Together con tutti questi gruppi nascosti per attaccare qualsiasi cosa minacciasse la loro idea di ciò che è vero. Ciononostante la loro tattica era dire: “Voi altri siete disinformazione! Vi sbagliate!”

Il loro gioco era fingere di voler fermare la disinformazione; in realtà ciò che facevano era diffondere disinformazione per attaccare chiunque avesse un pensiero indipendente e diverso dal loro.

HOLDEN: È una situazione davvero complicata. C'è voluto molto tempo anche per me affinché me ne rendessi conto, per fare un passo indietro e iniziare a capire. Dal 2017 hanno avviato una campagna di disinformazione su chi sono e cosa stanno facendo. C'è anche la questione dei soldi.

Hanno incassato un sacco di soldi e non li hanno dichiarati alla Commissione Elettorale. In realtà sono finanziati da quasi un milione di sterline in donazioni da parte di personaggi politici di primo piano. Anche questo, al momento, non è noto al pubblico.

Inaugurarono la campagna “Stop Funding Fake News” su SFFN nel marzo 2019, fingendo di essere solo un gruppo di attivisti di base. Il motto era: “Non vogliamo rivelare la nostra identità, siamo solo persone impegnate per la verità e la lotta all'odio”. Ma nessuno sapeva all'epoca che in realtà si trattava di Morgan McSweeney e Imran Ahmed, spin doctor del Partito Laburista. Né che questa campagna era sostenuta da Steve Reed, che all'epoca era parlamentare e ora fa parte del gabinetto di Starmer.

Si presentavano come un movimento popolare. In realtà sono un gruppo di personaggi politici molto influenti, finanziati con enormi quantità di denaro da donatori non dichiarati.

THACKER: Se la prendevano anche con Breitbart nel Regno Unito. Breitbart è un'agenzia di stampa conservatrice americana, un tempo affiliata a Steve Bannon. Nel frattempo “Stop Funding Fake News” stava dicendo ai media: “Abbiamo paura di dirvi chi siamo, perché poi verremmo attaccati”.

Eppure attaccavano e condannavano a piacimento, in forma anonima – senza rivelare chi li finanziava – chiunque osasse esprimere opinioni che non gradivano. Non c'era bisogno di apprezzare un Breitbart conservatore o un Canary liberal per sapere che le persone hanno il diritto di avere quel particolare punto di vista senza essere attaccate incessantemente da qualche gruppo con interessi particolari come Imran Ahmed e Morgan McSweeney.

HOLDEN: La questione fondamentale è la trasparenza. Facevano pressione sulle testate giornalistiche affinché riportassero le loro opinioni e idee, per poi distruggerle senza alcuna possibilità di replica. McSweeney e Ahmed hanno avuto successo contro il Canary, tagliando i suoi introiti pubblicitari.

Ma mentre accadeva il Canary non poteva farci niente perché non sapeva chi lo stesse attaccando. Se i redattori avessero potuto far notare: “Guardate, sono Morgan McSweeney e Imran Ahmed, non gli piacciamo”. Sarebbe finito tutto in quel momento.

Ma c'è anche una dimensione legale. Se non sapete che sono McSweeney e Ahmed a diffamarvi con account anonimi, non potete far loro causa. Sui social ci sono stati momenti in cui Evolve Politics chiedeva: “Chi siete? Smettetela. Vogliamo inviarvi una lettera di diffida, perché state mentendo su di noi e state compromettendo la nostra capacità di guadagnarci da vivere”.

Non c'era modo di intraprendere azioni legali del genere.

“Stop Funding Fake News” non era una campagna eroica per porre fine alla disinformazione e all'odio, perché se fossero state vere le sue affermazioni fattuali, non avrebbero affatto retto alla prova della realtà. Si è trattato fondamentalmente di una campagna di disinformazione non diversa da quella incentrata sulla Russia. Soldi nascosti per scopi politici non dichiarati, attacchi alla gente per creare caos.

Morgan McSweeney ha distrutto il Canary per distruggere anche il corbynismo, in modo da poter poi scegliere la persona successiva alla guida del Partito Laburista, in modo che quella stessa persona potesse diventare il prossimo Primo Ministro. Era una campagna di disinformazione che ha avuto talmente tanto successo che probabilmente nessun'altra campagna di disinformazione avrebbe mai avuto.

THACKER: Perché l'ecosistema mediatico nel Regno Unito è così strano? Perché è stato così poco curioso quando è stato contattato da McSweeney e Ahmed? Perché avrebbe dovuto citare le sciocchezze che McSweeney e Ahmed stavano snocciolando, senza rivelare da chi veniva contattato? I media britannici sono stati complici di questa campagna di disinformazione.

HOLDEN: È una domanda incredibilmente pertinente da porre all'ecosistema mediatico britannico. È davvero assurdo che, in alcuni casi, abbiamo scoperto solo quest'anno articoli pubblicati da Morgan McSweeney e Imran Ahmed già nel 2018. È una situazione assurda.

Sto generalizzando molto, perché ci sono delle precisazioni da fare, ma in generale i principali quotidiani britannici dettano l'agenda dell'informazione ed erano piuttosto ostili alla politica di Jeremy Corbyn. Erano piuttosto contenti di prendere spunto da una campagna che lo stava indebolendo.

C'era anche un conflitto di interessi. Il Canary aveva successo e attirava lettori da altre piattaforme. E aveva spesso un approccio molto aggressivo e conflittuale nei confronti dei media generalisti. Se la BBC pubblicava qualcosa e pensava che contenesse degli errori, lo segnalava: “Ehi BBC, hai commesso un errore. La BBC è di parte”.

THACKER: I media britannici sono stati complici di questa campagna di disinformazione. E lo hanno fatto per motivi politici e finanziari, per eliminare concorrenti importanti.

HOLDEN: Inoltre il 2019 è stato un periodo folle per il giornalismo nel Regno Unito. C'era isterismo intorno alla possibilità che Jeremy Corbyn potesse diventare primo ministro. Immaginate se Bernie Sanders avesse avuto una reale possibilità di essere il candidato democratico alla presidenza. Sarebbero successe un sacco di cose, proprio come quando Trump è diventato il candidato repubblicano.

THACKER: Questa isteria attorno a Trump c'è ancora oggi. Metà delle volte che si leggono cose su Trump... non so se siano vere o no. Come se fosse proprio questo il problema. Non mi dispiace leggere cose negative su Trump, se sono vere, ma così tante volte...

Abbiamo avuto anni di storie assurde su un possibile incontro tra Trump e delle prostitute in Russia. Roba assurda, con Trump e Putin che complottano per conquistare l'America. I giornalisti del New York Times che hanno scritto gran parte di queste assurdità hanno poi vinto un premio Pulitzer.

Viene chiamata sindrome da disturbo bipolare su Trump. Voi nel Regno Unito avete la sindrome da disturbo bipolare su Corbyn?

HOLDEN: È un modo piuttosto efficace di dirlo. Ciò che mi ha insegnato, e che dovrebbe insegnare a tutti se si vuole trarne un qualche insegnamento: bisogna leggere tutti i media controcorrente. Bisogna controllare costantemente. Bisogna avere una vasta gamma di fonti perché tutti commettono errori.

Spesso i resoconti presentati come fatti accertati dai media generalisti si rivelano infondati anni dopo.

THACKER: Leggere con saggezza, leggere molto.

HOLDEN: Giusto. L'approccio corretto è essere scettici su tutto ciò che si legge. La gente dovrebbe essere scettica nei miei confronti e dovrebbe essere scettica nei suoi confronti. La gente dovrebbe essere scettica anche nei confronti del Time e del New York Times. Avrebbe dovuto essere scettica anche nei confronti del Canary. Leggere attentamente.

Ci sono momenti in cui si dà per scontato che un fatto sia stato stabilito dai media generalisti e se si contesta quel fatto, o lo si mette in discussione, si viene immediatamente considerati estranei ai normali argomenti di discussione.

Eppure sono spesso i media indipendenti a insistere su un argomento e poi a rivelare la verità.

THACKER: C'è un modo per definire queste persone che accettano qualsiasi cosa leggano sul New York Times, sul Washington Post, o sul New Yorker: liberal in piena regola.

Proprio nel periodo in cui Imran Ahmed e Morgan McSweeney hanno iniziato a lavorare sulle fake news per fingere di attaccare la disinformazione, è nato il fenomeno dei fact-checker negli Stati Uniti.

Ebbi un botta e risposta con uno dei fact-checker della BBC che si occupava sempre di verificare i dati sui vaccini. Le scrissi anche una mail: “Ha mai verificato i dati di un produttore di vaccini? Continua a trovare tutti questi problemi con le informazioni sui vaccini, ma non riguardano mai chi li produce. E sono stati colti a mentire più e più volte”.

E lei mi rispose: “Beh, ci lavoreremo”. Non l'ha mai fatto, ovviamente. Non credo che la BBC abbia mai effettuato un fact-checking su Pfizer, e quest'ultima ha mentito ripetutamente sul suo vaccino contro il COVID.

I fact-checker sono molto utili per testate come il New York Times e il Washington Post perché non attaccano mai questi giornali, anche se commettono errori e poi devono apportare correzioni. Non sono sicuro che Politifact, diretto da Poynter, abbia mai fatto un fact-checking sul New York Times. Verificano i fatti di una casalinga di Peoria che va su Facebook e dice ai suoi 2.000 follower: “Penso che i vaccini COVID stiano uccidendo i cani”. Attenzionano sempre stupidaggini del genere.

Così, dopo che Imran Ahmed e Morgan McSweeney hanno cacciato Corbyn dalla leadership laburista ed eliminato il Canary, Ahmed porta il Center for Countering Digital Hate negli Stati Uniti ed esso viene improvvisamente citato dalla Casa Bianca.

HOLDEN: Alla fine del 2019 crearono il CCDH con Morgan McSweeney nel consiglio di amministrazione e Imran Ahmed come amministratore delegato. Era molto piccolo e nessuno sapeva che Stop Funding Fake News era fondamentalmente la stessa cosa e che McSweeney e Ahmed erano dietro di essi.

Kier Starmer è diventato capo del Partito Laburista e McSweeney il suo capo di gabinetto. Parallelamente Imran Ahmed si recò negli Stati Uniti all'inizio del 2020, inserendosi immediatamente nell'establishment del Partito Democratico. Simon Clark entrò nel consiglio di amministrazione del CCDH e fa parte dell'Atlantic Council.

THACKER: Beh, Simon Clark era stato al Center for American Progress, il think tank del Partito Democratico che ha guidato la campagna presidenziale di Hillary Clinton nel 2016.

HOLDEN: Ahmed arrivò negli Stati Uniti inserendosi immediatamente nell'establishment e riuscendo a raccogliere fondi abbastanza rapidamente. Ho ricevuto dei documenti dall'IRS e ho scoperto che Ahmed aveva fornito informazioni errate per ottenere lo status di organizzazione non profit. E prevedeva di ricevere donazioni per quasi un milione di dollari. Se siete una ONG e ricevete un milione di dollari nel primo anno, quelle sono cifre importanti.

THACKER: Ho chiesto a diversi amici a Washington, persone con decenni di esperienza: “Se lasciassi il tuo lavoro e fondassi un'organizzazione no-profit domani, riusciresti a raccogliere un milione di dollari nel primo anno?”. Chiunque abbia contattato ha iniziato a ridere.

HOLDEN: Il Center for Countering Digital Hate era praticamente sconosciuto finché Imran Ahmed non l'ha portato negli Stati Uniti. Con tutti questi discorsi su vaccini, obblighi vari, quarantene e COVID, ha trovato terreno fertile.

Quello era un periodo in cui negli Stati Uniti si parlava in buona fede, ma forse in modo fuorviante, di emergenze sanitarie pubbliche e libertà di parola. Si sentiva anche dire che la libertà di parola aveva un impatto sulla salute pubblica, quindi alcune cose non dovevano essere dette. Nel mezzo di questa emergenza, Imran Ahmed e il CCDH entrano in scena e si insinuano nella Casa Bianca di Biden e nel Partito Democratico.

Aveva già dimostrato di avere questa straordinaria capacità di scovare le fake news e di convincere il governo ad agire, e il lavoro del CCDH si adattava perfettamente a quel momento. Ahmed spunta dal nulla e appare come un'organizzazione legittima, anti-disinformazione e anti-odio.

THACKER: Mentre è negli Stati Uniti a dirigere il CCDH, sappiamo da dove provengono i suoi soldi? Sappiamo che ha un'organizzazione no-profit negli Stati Uniti e che parte del denaro proviene dal Regno Unito. Ho documenti interni che mi sono stati trasmessi da un informatore: ha personale a Londra, personale a Washington e ha anche una società privata collegata con sede legale nel Delaware. Imran Ahmed aveva anche una società di consulenza nel Regno Unito.

I finanziamenti sono tanti, ma se si considerano solo quelli no-profit, non c'è modo di finanziare tutte queste persone con gli $1,5 milioni dichiarati all'IRS. Quindi da dove provengono tutti questi soldi? Ancora oggi non lo sappiamo.

HOLDEN: Non lo sappiamo. A un certo punto ha dichiarato alcuni donatori sul suo sito web, ma non potevano essere più di centomila sterline. Non abbiamo idea da dove provengano i soldi ed è pazzesco perché questa organizzazione ha svolto un ruolo piuttosto importante negli Stati Uniti.

THACKER: Ahmed ha anche avuto un ruolo fondamentale nel disegno di legge sulla sicurezza online del Regno Unito. È stata la prima persona a testimoniarvi a favore davanti al Parlamento. Questa legge ha ora attirato l'attenzione dell'amministrazione Trump, la quale afferma che essa peggiora i diritti umani nel Regno Unito. Voglio dire, lui ha contribuito, da quanto ho capito, a scrivere e far approvare quella legge, che può potenzialmente essere usata per multare o incarcerare gli inglesi che mettono qualcosa online.

È una follia. Di cosa si trattava?

HOLDEN: Il presidente della commissione che ha tenuto le udienze sul disegno di legge sulla sicurezza online è un politico conservatore di nome Damian Collins. Fa parte del consiglio di amministrazione del CCDH di Ahmed e la prima persona che Collins chiama a testimoniare a favore del disegno di legge è lo stesso Imran Ahmed.

La cosa sorprendente della testimonianza di Ahmed è che la bozza originale del disegno di legge sulla sicurezza online è un incubo. Un inferno. Ciò che è stato approvato è ancora problematico, ma la prima versione era completamente folle. La minaccia alla libertà di parola era così profonda nella prima versione che la maggior parte dei gruppi della società civile si è opposta. Avevano intenzione di censurare cose che erano legali ma dannose perché avrebbero potuto causare disagio psicologico.

THACKER: Gli inglesi sono molto più a loro agio con il governo che dice loro cosa fare. Credo che la maggior parte delle persone dimentichi che quando George Orwell scrisse in 1984 del controllo del governo su ciò che tutti pensavano, si riferiva al governo britannico.

In America abbiamo codici sul linguaggio, ma questo accade solo in posti folli, come nei campus universitari, dove c'è la follia della sinistra, dove le persone cercano di zittirvi perché non usate i pronomi corretti.

HOLDEN: Il punto cruciale della democrazia è che le persone dibattono su chi può e chi non può dire qualcosa. E va bene. Ho un problema quando lo Stato interviene, come ha fatto il CCDH ed è qui che traccio il limite. Ad esempio, i boicottaggi per me vanno bene. Vengo dal Sudafrica, dove il boicottaggio ha contribuito a porre fine all'apartheid. Non ho problemi con il boicottaggio di aziende cattive che fanno cose davvero cattive. A volte questo può apportare un cambiamento positivo nel mondo.

Non sono a favore di un'organizzazione che cerca di convincere il governo a censurare il dibattito pubblico. È assolutamente inaccettabile perché non ci vuole un genio per capire il motivo... Lo dirò apertamente. Sono di sinistra in politica. Oggi, nella politica britannica, capisco perché il Segretario di Stato affermi che “Free Palestine” sia un incitamento all'odio che deve essere censurato su Internet.

Ma capisco anche come, se siete di destra, potreste avere paura, perché alcuni potrebbero dire che altre forme di espressione sono altrettanto dannose. Basta un attimo per pensare a quanto folle possa diventare lo stato nel controllare la libertà di parola.

La cosa assurda è quando Imran Ahmed si presentò davanti a quella commissione e affermò che la versione originale dell'Online Safety Bill non era sufficiente. Doveva essere più restrittiva. Non stavano facendo abbastanza per limitare la libertà di parola. Una follia totale.

Sosteneva anche che doveva esserci una deroga per i media, che essi avrebbero dovuto avere più diritti alla libertà di parola di chiunque altro. Che approccio incasinato. Non capisco perché i media avrebbero dovuto avere più diritti dell'utente medio sui social. Poi affermò che la definizione di media è troppo ampia e avrebbe dovuto includere solo testate come il Washington Post, il New York Times e la CNN. Assicurarsi che la definizione di media non riguardasse testate come il Canary e persone come Paul Thacker.

THACKER: Beh, se non si censurano persone come me e lei, ci ritroveremo a parlare in un'intervista che la gente leggerà. Come questa.

HOLDEN: Non voglio essere presuntuoso, ma se non fossi stato in grado di scrivere questo libro, gran parte di ciò che è successo per decretare Keir Starmer Primo Ministro non sarebbe stato riportato.

THACKER: Uno dei tizi di cui parla si chiama Mike Heaver. Ha fondato questo sito di notizie online chiamato Westmonster, una sorta di sito di notizie conservatore e anti-establishment. Perché è importante per i lettori americani?

HOLDEN: Heaver ha fondato un sito di notizie conservatore chiamato Westmonster, finanziato da Aaron Banks, un personaggio di spicco della scena pro-Brexit. Banks sosteneva l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea ed è strettamente associato a Nigel Farage, così come Michael Heaver. Westmonster nasce nel... 2017, 2018 come piattaforma per il movimento per la Brexit. Ahmed e McSweeney iniziarono a prendere di mira Westmonster contemporaneamente al Canary e a Breitbart, un sito di notizie conservatore americano.

Lo fecero per spaventare gli inserzionisti, sostenendo che era pieno di odio e che doveva essere demonetizzato. Una delle immagini che pubblicarono per sostenere questa affermazione di odio era una foto di Nigel Farage con Donald Trump. Questa era la loro affermazione: Farage è odio, Trump è odio, entrambi bigotti pieni di odio che diffondono disinformazione e notizie false.

A maggio 2016 si tennero le elezioni per decidere chi avrebbe rappresentato la Gran Bretagna al Parlamento europeo. Questo avvenne prima della Brexit, quando il Regno Unito faceva ancora parte dell'Unione Europea. Michael Heaver si candidò nel Brexit Party e Stop Funding Fake News condusse una campagna mediatica contro di lui.

Quindi Morgan McSweeney e Imran Ahmed definirono i loro rivali politici come disinformazione, e lo fecero con denaro ombra e nascondendo i loro veri nomi. È così che operano McSweeney e Ahmed. È totalmente folle.

Chiunque legga il mio libro, chiunque mi conosca, sa che gente come Nigel Farage non fa per me. Non sono la mia politica. Ma io la vedo così ed è totalmente inaccettabile. Non si tratta di politica di partito. Si tratta di democrazia. Non si può fare tutto questo e avere una democrazia sana.

THACKER: Imran Ahmed ora vive a Washington e finge di essere un esperto di disinformazione, anche se mente e diffonde disinformazione. Ha cercato di far cadere RFK Jr. e se la prende con Trump.

Qual sarà la sua prossima mossa? Pensa che cercherà ancora di mimetizzarsi nel pessimo ecosistema mediatico degli Stati Uniti? Pensa che tornerà nel Regno Unito?

HOLDEN: In pratica gli ha rovinato i piani. Dovrebbe congratularsi con sé stesso. Sì. La vittoria di Trump è un problema per lui perché non avrà più l'attenzione della Casa Bianca. È ancora al centro dell'attenzione della CNN, del New York Times e di queste testate che non si preoccupano molto del suo oscuro passato, ma non avrà necessariamente lo stesso impatto politico.

Ahmed stava aspettando che Keir Starmer diventasse Primo Ministro, cosa che è avvenuta alla fine del 2024, così lui e il CCDH potevano essere chiamati direttamente a fornire consulenza al governo inglese. Ed è esattamente quello che è successo. Ahmed e il CCDH sono stati immediatamente chiamati a fornire consulenza sul disegno di legge sulla sicurezza online e su come il governo del Regno Unito avrebbe dovuto rispondere alle informazioni diffuse sui social.

Ciò che li manda in tilt, almeno secondo i documenti che ho visto, è quando si pubblicano articoli come abbiamo fatto noi. Improvvisamente tutti iniziano a chiedersi chi siano il CCDH e Imran Ahmed, e ci sono molti media sulla stampa britannica.

I documenti che ho visto suggeriscono che, nel governo Starmer, c'è la sensazione di dover prendere un po' le distanze dal CCDH. Una delle cose che questo governo laburista farà prima di essere bocciato, a mani basse, è tornare ad alcune delle disposizioni originali del disegno di legge sulla sicurezza online. Vogliono renderlo più draconiano e più censorio. Penso che sia probabile che accada.

Ahmed si vanta anche di avere un impatto sulla politica dell'UE e di aver fornito consulenza per il disegno di legge dell'UE per censurare gli europei.

Tutto inizia nel 2017 con Morgan McSweeney e Imran Ahmed che complottano insieme, e nel corso di sette anni Morgan McSweeney è diventato Capo di Gabinetto del Primo Ministro. È il cuore del governo inglese. Nel frattempo Imran Ahmed avrebbe reso il CCDH un attore importante negli Stati Uniti e i due stanno sostanzialmente tornando insieme. Ora sperano di raccogliere i frutti di questa campagna durata quasi un decennio.

È una storia piuttosto shakespeariana, perché poi vieni coinvolto e si pubblicano articoli come quello su Twitter con tutti i documenti interni del CCDH, mettendo in luce chi sono e cosa stavano realmente facendo.

Almeno ora la vita è molto più dura per loro. 


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Bitcoin è costruito per durare: come la rete si difende dagli attacchi

Gio, 06/11/2025 - 11:10

Ricordo a tutti i lettori che su Amazon potete acquistare il mio nuovo libro, “La rivoluzione di Satoshi”: https://www.amazon.it/dp/B0FYH656JK 

La traduzione in italiano dell'opera scritta da Wendy McElroy esplora Bitcoin a 360°, un compendio della sua storia fino ad adesso e la direzione che molto ptobabilmente prenderà la sua evoluzione nel futuro prossimo. Si parte dalla teoria, soprattutto quella libertaria e Austriaca, e si sonda come essa interagisce con la realtà. Niente utopie, solo la logica esposizione di una tecnologia che si sviluppa insieme alle azioni degli esseri umani. Per questo motivo vengono inserite nell'analisi diversi punti di vista: sociologico, economico, giudiziario, filosofico, politico, psicologico e altri. Una visione e trattazione di Bitcoin come non l'avete mai vista finora, per un asset che non solo promette di rinnovare l'ambito monetario ma che, soprattutto, apre alla possibilità concreta di avere, per la prima volta nella storia umana, una società profondamente e completamente modificabile dal basso verso l'alto.

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da Bitcoin Magazine

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/bitcoin-e-costruito-per-durare-come)

Bitcoin è uno dei sistemi distribuiti più robusti nella storia dell'umanità. Per sedici anni ha funzionato blocco dopo blocco, con solo due interruzioni nei primi anni, gestite con grande rapidità dagli sviluppatori, reattivi non appena si sono manifestate. A parte questo, ha continuato a funzionare producendo un blocco circa ogni dieci minuti senza interruzioni.

Questa affidabilità ha fissato un punto di riferimento per gli utenti di Bitcoin, incoraggiandoli a considerarlo un sistema completamente inarrestabile. Per molti, Bitcoin ha già vinto, e il mondo si sta rendendo conto di questa realtà. “Bitcoin è inevitabile”, come direbbero molti.

Questo non significa che sia letteralmente inarrestabile, ma ci sono possibili eventi che potrebbero causare danni ingenti o interruzioni alla rete, se si verificassero. Oggi analizzeremo alcuni di questi esempi e vedremo come potrebbero svilupparsi.


Intervento dello stato

Bitcoin rappresenta un serio enigma per i governi di tutto il mondo sotto diversi aspetti. Innanzitutto funziona come un sistema che consente ai pagamenti mondiali di fluire da un utente all'altro, indipendentemente dai confini o dai controlli finanziari.

Ma sebbene gli stati non possano impedire al sistema Bitcoin nel suo complesso di continuare a funzionare, possono introdurre normative che influiscano sui suoi partecipanti. Per interrompere realmente la rete Bitcoin stessa, gli stati dovrebbero perseguire i miner che aggiungono nuovi blocchi alla blockchain per far progredire il sistema.

Ciò era già accaduto nel 2021, quando il governo cinese aveva vietato il mining di Bitcoin. Quasi il 50% dell'hashrate era andato offline, mentre i miner cinesi iniziavano a migrare verso il resto del mondo.

La rete continuava a funzionare.

Nello scenario peggiore, il governo cinese avrebbe potuto imporre la confisca dell'hardware di mining. Ciò avrebbe permesso al PCC di controllare tutti quei miner, i quali avrebbero potuto essere impiegati per sferrare un attacco del 51% alla rete. Ma ciò non è accaduto. Anche se fosse stato adottato l'approccio confiscatorio, anziché limitarsi a imporre un divieto al mining, sarebbe stato altamente improbabile riuscire ad attaccare la rete, data la complessità del coordinamento tra i collaboratori.

Ad esempio, uno dei luoghi in cui sono migrate grandi quantità di hashrate è stato l'Iran. All'epoca circolavano molte voci su miner che corrompevano funzionari militari iraniani per far passare le loro macchine alla dogana e farle entrare nel Paese.

Se gli stati tentassero di sequestrare attrezzature di mining e chiudessero le frontiere impedendone la spedizione a livello internazionale, la possibilità di corrompere funzionari governativi o di contrabbandarle illegalmente sarebbe molto concreta, dato l'incentivo finanziario a farlo. Affinché un simile sequestro rappresenti un rischio esistenziale per la rete stessa, uno stato dovrebbe essere in grado di sequestrare oltre il 51% dell'hashrate attivo della rete. Basterebbe che una percentuale sufficientemente piccola riuscisse a superare i confini per garantire che ciò che resta da sequestrare non superi la soglia del 51% e che la rete rimanga sicura.

Con l'ulteriore decentralizzazione dell'hashrate in tutto il mondo, la possibilità che un'azione del genere possa rappresentare un rischio per Bitcoin stesso continua a ridursi. Sebbene rimanga una possibilità, più stati sarebbero tenuti a cooperare per realizzare una simile mossa, minore è la probabilità che un evento del genere si verifichi. La resilienza di Bitcoin continua a risplendere, come dimostrato empiricamente dalle azioni del PCC nel 2021.


Guasti nella rete elettrica

I miner di Bitcoin non possono funzionare senza elettricità. In fin dei conti sono dei computer, quindi questa è una realtà ovvia. Questo rappresenta un grosso rischio per i miner che dipendono dalle infrastrutture di produzione e distribuzione di energia.

Molti disastri naturali possono causare interruzioni di corrente e problemi alla rete. Uragani, incendi boschivi, eventi meteorologici estremi come le ondate di freddo possono interrompere l'infrastruttura elettrica. Un esempio lampante di tali eventi che hanno avuto un impatto sull'hashrate si è verificato in Texas durante la tempesta invernale Uri nel 2021. La portata di questi eventi non rappresenta un rischio sistemico diretto per la rete Bitcoin. L'interruzione dell'energia elettrica in Texas, anche con circa il 30% dell'hashrate della rete localizzato all'interno dello stato, non causerebbe l'interruzione o la distruzione della rete Bitcoin.

Come dimostrato nel 2021, durante il divieto cinese al mining, nonostante circa il 50% dell'hashrate della rete fosse andato offline in un lasso di tempo incredibilmente breve, la rete ha continuato a funzionare. Certo, l'intervallo di tempo tra i blocchi è aumentato drasticamente e ha causato un forte aumento delle commissioni di transazione per confermarle rapidamente, ma la rete stessa ha continuato a funzionare ed elaborarle senza interruzioni.

Anche se immaginassimo un evento di portata molto più ampia, come una massiccia tempesta solare che interrompesse l'erogazione di energia elettrica a metà del pianeta, l'altra metà continuerebbe a funzionare. I miner situati in quella metà del globo continuerebbero ad andare avanti, a confermare le transazioni e la rete continuerebbe a funzionare senza problemi per metà del pianeta. Anche le persone nella metà del globo senza elettricità, purché abbiano conservato un backup fisico della loro seed phrase, avranno comunque accesso ai propri fondi ogni volta che l'elettricità verrà ripristinata, o potranno raggiungere un luogo con una rete elettrica funzionante.

Per uccidere Bitcoin bisognerebbe togliere l'energia elettrica praticamente a tutto il pianeta, altrimenti continuerà a spuntare fuori da qualche parte finché non verrà ripristinata l'alimentazione e potrà “rigenerarsi” espandendosi di nuovo in tutto il mondo.


Interruzioni di Internet

Sebbene Internet sia composto da protocolli decentralizzati in modo simile a Bitcoin, l'infrastruttura alla base è di proprietà principalmente di grandi multinazionali e stati (di nuovo, in modo simile all'infrastruttura di Bitcoin, come i miner). La proprietà di questa infrastruttura è ancora relativamente distribuita tra molti attori a livello mondiale, ma non ha lo stesso grado di distribuzione di un sistema altamente decentralizzato come una rete mesh.

Esistono ancora punti di strozzatura e colli di bottiglia piuttosto ampi che, se interrotti o attaccati, possono causare un grave degrado dell'affidabilità e della funzionalità. Quasi tutti si connettono a Internet tramite un Internet Service Provider (ISP); questo mercato è dominato nella maggior parte del mondo da una manciata di grandi provider in ogni regione. Non c'è molta scelta tra i provider e questo rappresenta un grosso punto di strozzatura per le persone che interagiscono con Internet. Se un ISP filtra o nega l'accesso e non c'è un altro provider tra cui scegliere, siete nei guai.

Allo stesso modo la possibilità di parlare con qualcuno dall'altra parte del mondo è dovuta alle grandi reti “dorsali” gestite dalle grandi aziende e ai cavi in ​​fibra ottica sottomarini lungo i fondali oceanici. Questi cavi rappresentano punti di strozzatura altamente centralizzati per le comunicazioni tra diversi Paesi e continenti. Se gli operatori iniziassero a filtrare le informazioni che li attraversano, o se qualcuno dovesse fisicamente recidere i cavi stessi, ciò potrebbe causare un'enorme interruzione del traffico internet mondiale.

Cosa si potrebbe fare concretamente se si verificasse una di queste due situazioni? Se un ISP iniziasse a filtrare il traffico Bitcoin verso gli utenti, i nodi di questi ultimi verrebbero disconnessi dalla rete. La trasmissione delle transazioni potrebbe essere impossibile, a seconda di quanto l'ISP filtri il traffico, ma il resto della rete continuerebbe a funzionare. Servizi come il feed satellitare di Blockstream esistono e una transazione Bitcoin è un dato così piccolo che qualsiasi connessione momentanea a una rete non filtrata sarebbe sufficiente per trasmettere i pagamenti.

Anche interruzioni su larga scala delle connessioni tra Paesi o regioni equivalgono a una semplice irritazione nel grande schema delle cose. Supponiamo che un Paese come la Russia abbia la connessione Internet con il mondo esterno completamente interrotta. Se i miner russi non chiudessero a loro volta, la blockchain si dividerebbe in due catene separate perché i miner all'interno e all'esterno della Russia non riceverebbero i blocchi degli altri. Ogni volta che quella connessione venisse ripristinata, il gruppo di miner che aveva minato una catena più lunga “sovrascriverebbe” quella più corta, cancellando le transazioni avvenute sull'altra catena più corta.

Esiste anche un'alta probabilità che un chainsplit del genere non si verifichi nemmeno in una situazione come quella descritta. Il servizio satellitare di Blockstream offre un modo per gli utenti, anche senza connessione Internet, di continuare a ricevere blocchi in tempo reale dal resto della rete. Questo, in combinazione con gli uplink satellitari (che non sono così semplici da bloccare), o persino con i ripetitori radio, potrebbe consentire ai miner russi di continuare a minare una singola blockchain con il resto della rete anche in caso di interruzione.

Ancora una volta, la resilienza di Bitcoin può trovare una via d'uscita.


Conclusione

Bitcoin non è invincibile, o inarrestabile, ma è incredibilmente resiliente di fronte a interruzioni o attacchi avversari alla rete. È stato letteralmente progettato per funzionare in questo modo. L'obiettivo principale delle reti decentralizzate è quello di essere robuste di fronte a minacce e interruzioni, e Bitcoin ha raggiunto sorprendentemente questo obiettivo progettuale.

Il mondo ha assistito, e continuerà ad assistere, a eventi distruttivi di incredibile portata. Che si tratti di eventi meteorologici o cosmici, atti di sabotaggio, guerre intenzionali, o semplicemente di regolamentazioni governative, Bitcoin è già sopravvissuto a molti di questi eventi. Molto probabilmente continuerà a sopravvivere a tutto ciò che gli verrà scagliato contro in futuro.

Non è invincibile, ma è resiliente. Il tipo di evento, o disastro, che servirebbe per mandare Bitcoin offline in modo permanente sarebbe di una portata talmente distruttiva che, nell'improbabile eventualità che ciò accada, ci troveremmo tutti di fronte a problemi ben più gravi della semplice cessazione del funzionamento di Bitcoin.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Cosa ho visto nell'Argentina di Milei

Mer, 05/11/2025 - 11:07

Il 10 dicembre 2023 Javier Milei ha ereditato un disastro economico e istituzionale. Nell'arco di soli due anni non è stato in grado di porre rimedio a un secolo di danni dovuti all'interventismo, ma a 22 mesi dalla sua presidenza a che punto è l'Argentina? Non avendo avuto la maggioranza al Congresso, Milei ha dovuto imporre riforme con decreti d'urgenza. Tali decreti, secondo la Costituzione argentina, hanno validità di un anno e devono ottenere il consenso di una delle due Camere. Milei è stato così in grado di tagliare la spesa pubblica, in particolare dimezzando il numero di agenzie governative, da 18 a 9, e ha eliminato il deficit di bilancio, una caratteristica cronica dell'Argentina perónista. Il debito pubblico, che aveva raggiunto il 155% del PIL nel 2023, è ora sceso all'83%. Da bravo economista (e professore di economia), Milei si è concentrato sia sulla macroeconomia che sulla microeconomia, rimuovendo la mole di regolamentazioni che bloccavano la crescita e soffocavano l'economia. Ha eliminato i controlli sulle importazioni e sui prezzi, in particolare il mercato immobiliare è stato paralizzato dal controllo degli affitti, dai contratti di locazione obbligatori triennali e dall'impossibilità di firmare un contratto di locazione in dollari (o in qualsiasi altra valuta diversa dal pèso argentino). Non serve un dottorato in economia per prevedere che la combinazione di regolamentazione e iperinflazione avrebbe eroso l'offerta, poiché i proprietari si sono trovati di fronte alla concreta possibilità di vedere i canoni di locazione evaporare. Da quando Milei ha sospeso il controllo sui prezzi degli affitti, questi ultimi sono calati del 30% e l'offerta di immobili in affitto è aumentata del 212%. Il premio di rischio dell'Argentina è crollato drasticamente e gli investimenti esteri sono tornati. Dopo anni di recessione la crescita economica si attesta ora a un invidiabile 6,3%; la classe media è balzata, in due anni, dal 23% al 39% della popolazione; il tasso di povertà del 45% che Milei aveva ereditato dai peronisti è salito temporaneamente oltre il 50% – Milei aveva anticipato i dolori dell'austerità – ma è già sceso al 31%. Questo è solo un riassunto dei successi di Milei, ma il punto importante che non bisogna mai dimenticare per analizzare in modo appropriato il contesto generale è che esiste una guerra ai piani alti e in essa non ci sono esclusione di colpi. La cricca di Davos userà qualsiasi proxy per vincere le varie battaglie e questo significa che non esiterà a ritorcere contro i principi sani/onesti di coloro che seguiranno ciò che i media generalisti diranno. Diventano, indirettamente, delle casse di risonanza di un messaggio malevolo. Critici sterili, incapaci di costruire. Non possiamo permetterci, data suddetta guerra in atto, di essere critici e non architetti. Per quanto Milei non sia perfetto in quanto a linea di politica libertaria e obiettivi anarco-capitalisti, è quello che c'è adesso e la migliore carta per arginare dapprima i socialisti argentini e, in secondo luogo, impedire alla cricca di Davos di vincere battaglie usando l'Argentina come proxy per colpire gli USA. Ecco perché questi ultimi stanno raddoppiando gli sforzi sulla Dottrina Monroe per ripulire l'intero continente americano dalle intromissioni estere.

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di Michael Peterson

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/cosa-ho-visto-nellargentina-di-milei)

Il recente accordo di swap da $20 miliardi tra Argentina e Stati Uniti sottolinea il delicato equilibrio tra riforme economiche e la vitale necessità di liberalizzazione. Il mese scorso si è verificata un'improvvisa corsa al pèso argentino, alimentata da una serie di battute d'arresto politiche, tra cui le elezioni provinciali di Buenos Aires in cui i peronisti hanno vinto molti seggi al Congresso. A seguito di questo tumulto, la Banca Centrale Argentina ha bruciato oltre $1 miliardo in soli due giorni per mantenere il tasso di cambio entro la fascia di oscillazione sostenuta dal governo federale.

Poco dopo il presidente Javier Milei si trovava a New York per concludere un accordo con il Segretario al Tesoro statunitense, Scott Bessent, per quello che si sarebbe rivelato un efficace piano di salvataggio, volto a prevenire l'improvvisa impennata del pèso. Sebbene i critici considerino la richiesta di sostegno di Milei un punto debole, stabilizzare il pèso argentino è essenziale per far avanzare il suo programma di austerità nella seconda metà del suo mandato.

Infatti l'Argentina è sull'orlo della trasformazione, spinta dalle coraggiose riforme del suo presidente libertario Javier Milei. Non era dai primi anni '90 che la nazione assisteva a cambiamenti politici così rapidi. Dopo aver trascorso quasi un mese in Argentina quest'estate, ho osservato un Paese pieno di potenziale, ma appesantito dai suoi fardelli storici.

Il partito La Libertad Avanza di Milei ha portato avanti importanti riforme di mercato, ottenendo risultati sorprendenti. L'inflazione annuale, che era salita al 289% quando è entrato in carica, è scesa sotto il 40%. All'inizio del 2025 l'Argentina ha fatto registrare il suo primo surplus fiscale in 14 anni e i tassi di povertà sono scesi dal 53% di inizio 2024 al 31,6% entro la metà del 2025. Questi risultati segnano un netto distacco da decenni di cattiva gestione economica.

Tuttavia il progresso dell'Argentina è ostacolato da un retaggio di politiche peròniste alimentate dal controllo burocratico e da interessi particolari. Gli sforzi di Milei per liberalizzare l'economia incontrano una forte resistenza da parte dei sindacati e dei burocrati, i quali considerano le sue riforme una minaccia alla loro esistenza. La liberalizzazione del mercato, come ho fatto notare in precedenza, è molto più facile in teoria che in pratica. Storie di successo come Polonia e Cile, che si sono trasformate in fiorenti economie di mercato, sono eccezioni. Ci sono riusciti ristrutturando le istituzioni per proteggere i diritti di proprietà e liberare il potenziale umano. L'Argentina, nonostante la sua ricchezza di talenti e risorse, fatica a seguire l'esempio.

Le università del Paese, tra le migliori dell'America Latina, producono laureati altamente qualificati in grado di trainare la crescita economica. Ciononostante una fitta rete di normative ne soffoca il potenziale e limita il capitale umano, spina dorsale della prosperità. In città come Córdoba, dove ho trascorso gran parte del mio tempo, questa tensione è palpabile. L'industria dei taxi, ad esempio, ha fatto pressioni per vietare servizi di ride-sharing come Uber, eppure gli autisti operano in violazione di queste leggi. Questa ricerca di rendita, radicata nelle politiche di Perón di metà Novecento, continua a soffocare l'innovazione e l'imprenditorialità.

La crescente pressione dei dipendenti pubblici per rafforzare il finanziamento delle pensioni ha raggiunto un punto di svolta. Dopo la sconfitta del Partito Libertario alle elezioni provinciali del mese scorso, il Presidente Milei ha ceduto, approvando una legge per aumentare gli stanziamenti per pensioni, invalidità, sanità e istruzione. Sebbene i compromessi politici siano inevitabili, gruppi di interesse radicati continuano a esercitare un'influenza sproporzionata sulla politica elettorale argentina. Per contrastare questo fenomeno, gli argentini devono dare priorità alle riforme di base, partendo dal livello locale ed estendendosi alla governance provinciale. I leader di ogni schieramento dovrebbero promuovere una cultura di apertura e libera impresa per guidare un cambiamento significativo.

Ad aggravare le difficoltà di Milei, un recente scandalo ha gettato un'ombra sulla sua amministrazione. Presunte fughe di notizie audio coinvolgono sua sorella e principale collaboratrice, Karina Milei, in un sistema di corruzione che vedrebbe centinaia di migliaia di dollari pagati per contratti farmaceutici. Le accuse, legate a Diego Spagnuolo, ex-capo dell'Agenzia Nazionale Argentina per la Disabilità, hanno fornito agli oppositori di Milei – in particolare al partito perónista Fuerza Patria – argomenti per spingere per un ritorno alle politiche di spesa elevata che hanno alimentato l'inflazione oltre un decennio fa.

Nel suo libro del 1981, Structure and Change in Economic History, il premio Nobel Douglass North introduce il ruolo dell'ideologia nella trasformazione economica. North sosteneva che gli individui modificano le proprie prospettive ideologiche quando le esperienze contraddicono le proprie convinzioni. Affinché l'Argentina abbracci mercati più liberi, le sue istituzioni – governo, industrie e società civile – devono impegnarsi in modo credibile a proteggere i diritti di proprietà e a promuovere la libertà individuale. Senza questi ingredienti, le riforme rischiano di rimanere superficiali.

Le sfide dell'Argentina riflettono la domanda centrale di North: come possono le nazioni passare dalla stagnazione economica alla prosperità? L'amministrazione Milei non deve solo approvare riforme, ma anche garantire che le istituzioni in tutta la società riflettano un impegno per la libertà. La resistenza dell'industria dei taxi a Córdoba è solo un esempio di come gruppi di interesse radicati ostacolino il progresso. Questi gruppi – che spaziano dall'agricoltura all'energia, dai trasporti all'istruzione – perpetuano un sistema che privilegia il clientelismo rispetto alla concorrenza.

Come sottolinea Nikolai Wenzel nel suo saggio sulla storia economica dell'Argentina, gli alti e bassi del Paese sono legati alle sue istituzioni. Dall'ascesa di Perón negli anni '40, il coinvolgimento del governo è cresciuto, soffocando l'iniziativa privata. L'elezione di Milei, alimentata da un'ondata di sentimento liberale classico, ha rappresentato un guanto di sfida per questo status quo. Eppure, come sottolineano economisti come North, Joel Mokyr e Deirdre McCloskey, la riforma istituzionale non consiste solo nell'emanare leggi, ma nel creare una cultura che premi l'imprenditorialità e dia potere agli individui.

I risultati di Milei sono significativi, ma un cambiamento duraturo richiede più che semplici vittorie politiche. L'Argentina ha bisogno di una svolta sociale verso l'innovazione e la deregolamentazione, dove gli individui siano liberi di perseguire le proprie ambizioni. La McCloskey dimostra che la prosperità economica vive quando le società abbracciano il “duplice cambiamento etico di dignità e libertà” per le persone comuni. Il futuro dell'Argentina dipende dall'integrazione di questi valori oltre la sfera politica.

Le accuse di corruzione contro Karina Milei minacciano di indebolire questa visione. Difendendo la sorella, Milei rischia di erodere la sua credibilità come riformatore. Se vuole consolidare la sua eredità, affrontare queste accuse con decisione – potenzialmente rimuovendo Karina dal suo ruolo privilegiato – dimostrerebbe il suo impegno per le riforme e la trasparenza. Senza un'azione del genere, l'opposizione potrebbe guadagnare terreno, vanificando i progressi compiuti.

L'enorme potenziale dell'Argentina è frenato dal suo passato perònista. Le riforme di Milei gettano solide fondamenta, ma il percorso verso un'economia di mercato fiorente richiede un'azione incessante da parte di tutta la società, dalla base alla Casa Rosada. L'Argentina deve abbracciare una più ampia cultura di innovazione e iniziativa individuale, abbattendo le barriere che impediscono la crescita. Solo allora la nazione abbandonerà la strada verso la schiavitù e imboccherà la strada verso la prosperità. 


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Il principio di precauzione europeo sta suicidando il continente

Mar, 04/11/2025 - 11:09

Ricordo a tutti i lettori che su Amazon potete acquistare il mio nuovo libro, “La rivoluzione di Satoshi”: https://www.amazon.it/dp/B0FYH656JK 

La traduzione in italiano dell'opera scritta da Wendy McElroy esplora Bitcoin a 360°, un compendio della sua storia fino ad adesso e la direzione che molto ptobabilmente prenderà la sua evoluzione nel futuro prossimo. Si parte dalla teoria, soprattutto quella libertaria e Austriaca, e si sonda come essa interagisce con la realtà. Niente utopie, solo la logica esposizione di una tecnologia che si sviluppa insieme alle azioni degli esseri umani. Per questo motivo vengono inserite nell'analisi diversi punti di vista: sociologico, economico, giudiziario, filosofico, politico, psicologico e altri. Una visione e trattazione di Bitcoin come non l'avete mai vista finora, per un asset che non solo promette di rinnovare l'ambito monetario ma che, soprattutto, apre alla possibilità concreta di avere, per la prima volta nella storia umana, una società profondamente e completamente modificabile dal basso verso l'alto.

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di Mohamed Moutii

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/il-principio-di-precauzione-europeo)

Qualche secolo fa l'Europa era il cuore pulsante dell'innovazione mondiale. Dall'adozione della ragione da parte dell'Illuminismo al potere trasformativo della Rivoluzione industriale, è stata un centro di pensatori, inventori e imprenditori audaci che hanno sfidato i propri limiti.

Oggi quello spirito è svanito. L'Europa non è più all'avanguardia nell'innovazione tecnologica, non per mancanza di talenti o di esplorazione scientifica, ma a causa di un problema più profondo: un contesto normativo eccessivamente restrittivo. Mentre gli Stati Uniti progrediscono rapidamente nell'intelligenza artificiale, nelle biotecnologie e nello spazio, e la Cina investe massicciamente nella tecnologia avanzata, l'Europa rimane invischiata nella burocrazia, nell'avversione al rischio e in una rigida applicazione del principio di precauzione, che privilegia il controllo sulla creatività e la cautela sul progresso.


La crisi dell'innovazione in Europa

Negli ultimi due decenni l'Europa ha cambiato il suo carattere, passando da culla di rivoluzioni industriali e scoperte scientifiche a superpotenza normativa mondiale. Il cosiddetto Effetto Bruxelles – la capacità dell'Europa di plasmare gli standard globali attraverso il suo potere normativo – ha conferito all'UE influenza, ma in patria ha soffocato proprio l'innovazione che un tempo promuoveva.

Al centro di questo approccio c'è il principio di precauzione, ovvero l'idea che le nuove tecnologie debbano essere dimostrate completamente sicure prima dell'uso. Sebbene tal principio possa essere mosso da buone intenzioni, spesso blocca il progresso. L'innovazione viene vista come una minaccia e gli imprenditori si trovano ad affrontare l'onere quasi impossibile di dimostrare un rischio zero. Invece di gestire il rischio, le autorità di regolamentazione europee ne chiedono la totale eliminazione, bloccando la sperimentazione prima ancora che inizi.

A differenza degli Stati Uniti, dove prevale una cultura di innovazione senza autorizzazioni, gli innovatori sono generalmente liberi di sperimentare, a meno che non causino danni evidenti. Questa differenza di mentalità spiega perché gli Stati Uniti sono leader nell'intelligenza artificiale, nelle biotecnologie, nell'informatica quantistica e nella tecnologia spaziale, mentre l'Europa sta perdendo terreno (nella migliore delle ipotesi).

Prendiamo ad esempio l'AI Act dell'UE del 2024. Pur elogiato per i suoi obiettivi etici, il provvedimento impone rigide classificazioni dei rischi e costi di conformità elevati che solo le grandi aziende possono gestire. Le startup, prive di team legali e di capitali, vengono lasciate indietro. Di conseguenza l'Europa registra un calo delle startup incentrate sull'intelligenza artificiale, una riduzione dell'innovazione e un esodo di talenti verso Stati Uniti e Cina, dove un terzo degli esperti nelle università americane proviene proprio dall'Europa. E quando si tratta di guidare lo sviluppo dei modelli di intelligenza artificiale, il divario è ancora più ampio. Nel 2022 il 54% dei creatori di importanti modelli di intelligenza artificiale era americano, mentre la Germania, il Paese con le migliori performance in Europa, ne aveva solo il 3%.

Questo non si limita all'intelligenza artificiale. Nel campo delle biotecnologie il processo di approvazione europeo per gli organismi geneticamente modificati è tra i più lenti e restrittivi al mondo. Le tecnologie energetiche sperimentali sono impantanate nella burocrazia. Alle startup in settori ad alto rischio e alto rendimento viene regolarmente negato il capitale, non solo per la cautela degli investitori, ma perché un sistema finanziario iper-regolamentato è condizionato a evitare qualsiasi situazione di incertezza. Le rigide leggi sul lavoro aggiungono ulteriori attriti: le assunzioni sono poco flessibili, i licenziamenti costosi e l'adattamento diventa difficile.


L'esodo dell'innovazione dall'Europa

L'impatto cumulativo dell'eccesso di regolamentazione europea è sempre più difficile da ignorare: talenti, capitali e innovazione stanno costantemente defluendo dal continente. L'Europa è diventata un luogo in cui le idee nascono, ma raramente vengono sviluppate su larga scala. Quasi un terzo delle startup europee che raggiungono la maturazione alla fine si trasferisce all'estero, il più delle volte negli Stati Uniti, alla ricerca di ecosistemi più favorevoli e di un più facile accesso al capitale.

I numeri sottolineano l'entità del problema. Gli Stati Uniti dominano il panorama globale, ospitando oltre il 55% di tutte le startup giunte a maturazione e il 75% della loro valutazione totale. Al contrario l'UE ne ospita meno del 10% e solo il 3% del valore globale. Una delle ragioni principali è la disparità nel capitale di rischio: gli investimenti in venture capital europei sono scesi da $100 miliardi nel 2021 a soli $45 miliardi nel 2023, mentre le startup statunitensi hanno raccolto $170 miliardi. In percentuale del PIL, il capitale di rischio statunitense ha raggiunto lo 0,21% nel 2023, cinque volte superiore allo 0,04% dell'UE.

Nel deep tech il divario è impressionante. Sette delle prime dieci aziende di calcolo quantistico sono americane e nessuna ha sede in Europa. Nell'intelligenza artificiale oltre l'80% degli investimenti globali è destinato ad aziende negli Stati Uniti e in Cina, mentre l'Europa ne riceve solo il 7%. Questo divario di investimenti è aggravato dalla minore spesa in ricerca e sviluppo. L'Europa investe solo il 2,2% del suo PIL in ricerca e sviluppo, rispetto al 3,4% degli Stati Uniti e al 5% della Corea del Sud.

I segnali d'allarme sono belli chiari.

Dal 2015 la crescita della produttività in Europa è stata in media solo dello 0,7% annuo, meno della metà del tasso statunitense e appena un nono di quello cinese. Nel 1995 la produttività di Stati Uniti e UE era pressoché pari; oggi l'Europa è in ritardo di quasi il 20%, un divario che minaccia la sua competitività e la sua crescita economica a lungo termine.

L'Europa sta esaurendo il suo tempo. Con una popolazione che invecchia e una forza lavoro in calo, non può permettersi di adagiarsi sugli allori del passato. Senza una coraggiosa riforma strutturale, il continente rischia di trasformarsi in un museo di glorie passate anziché in una fabbrica di innovazioni future.

Ma il declino non è destino. L'Europa può ancora riconquistare il suo vantaggio innovativo, se è disposta ad abbandonare l'iper-regolamentazione e ad abbracciare una nuova era di libertà economica e dinamismo di mercato. Ciò significa accettare rischi e incertezza, dare libero sfogo all'innovazione senza autorizzazioni, ampliare l'accesso al capitale di rischio e riformare le rigide leggi sul lavoro e sulla bancarotta che soffocano l'ambizione imprenditoriale.

Gli Stati Uniti sono leader perché premiano le idee audaci e tollerano gli insuccessi. La cultura europea, al contrario, penalizza il rischio e allontana i talenti. La soluzione non è un controllo più rigido, ma una maggiore libertà.

Come spiegò il celebre Milton Friedman:

Le grandi conquiste della civiltà non sono venute dagli enti governativi, ma da individui che perseguivano i propri interessi. Ovunque le folle siano sfuggite alla povertà estrema, è stato grazie al capitalismo e, in larga parte, al libero scambio. La storia dimostra chiaramente che non esiste modo migliore per ottimizzare la sorte delle persone comuni dell'energia produttiva sprigionata dal sistema della libera impresa.

Finché l'Europa non imparerà ad avere fiducia nei suoi innovatori e imprenditori, rimarrà ai margini della corsa all'innovazione globale.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Cosa sapere sull'inseminazione delle nuvole

Lun, 03/11/2025 - 11:08

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La traduzione in italiano dell'opera scritta da Wendy McElroy esplora Bitcoin a 360°, un compendio della sua storia fino ad adesso e la direzione che molto ptobabilmente prenderà la sua evoluzione nel futuro prossimo. Si parte dalla teoria, soprattutto quella libertaria e Austriaca, e si sonda come essa interagisce con la realtà. Niente utopie, solo la logica esposizione di una tecnologia che si sviluppa insieme alle azioni degli esseri umani. Per questo motivo vengono inserite nell'analisi diversi punti di vista: sociologico, economico, giudiziario, filosofico, politico, psicologico e altri. Una visione e trattazione di Bitcoin come non l'avete mai vista finora, per un asset che non solo promette di rinnovare l'ambito monetario ma che, soprattutto, apre alla possibilità concreta di avere, per la prima volta nella storia umana, una società profondamente e completamente modificabile dal basso verso l'alto.

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da The Epoch Times

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/cosa-sapere-sullinseminazione-delle)

Sono trascorse tre settimane da quando un violento temporale ha scatenato catastrofiche inondazioni nella regione collinare del Texas, uccidendo 135 persone tra uomini, donne e bambini.

Tra gli sforzi di salvataggio e recupero, alcuni hanno attribuito le inondazioni alla società di inseminazione delle nuvole Rainmaker Technology Corporation e al suo amministratore delegato, Augustus Doricko, che ha ricevuto minacce di morte dopo che l'operazione di inseminazione delle nuvole della sua azienda, a 130 miglia dalla zona dell'alluvione, ha attirato l'attenzione del pubblico.

L'inseminazione delle nuvole è l'atto di far piovere da cumuli già esistenti su una determinata area; non aggiunge umidità all'atmosfera.

L'azienda di Doricko ha condotto operazioni programmate di inseminazione delle nuvole nella contea di Karnes, a Sud-est del luogo in cui si è verificata la tempesta, e sia lui che le autorità statali hanno spiegato che tali attività non hanno avuto alcun effetto sull'alluvione.

Tuttavia voci insistenti, unite al verificarsi di altre catastrofiche inondazioni nella Carolina del Nord e nel Nuovo Messico, continuano a far sì che i metodi di inseminazione delle nuvole e di modificazione del clima siano al centro dell'attenzione.

“Le inondazioni in Texas sono una tragedia [...]. Più di ogni altra cosa dovremmo preoccuparci di prenderci cura di loro [delle vittime]”, ha detto Doricko a The Epoch Times. “Ma per quanto riguarda le persone che ci ritenevano responsabili, o che avevano domande sulle nostre operazioni, ho accolto con favore l'opportunità di informare la gente”.


Cosa vuol dire inseminare le nuvole?

L'inseminazione delle nuvole non crea nuove nuvole, piuttosto consiste nel far volare un aereo, o un drone, nelle nuvole che si formano naturalmente e rilasciare al loro interno piccole quantità di ioduro d'argento e sale da cucina.

Queste particelle aggiunte estraggono il vapore acqueo dalle nuvole, dando luogo a precipitazioni forzate, sotto forma di pioggia o neve.

“Lo ioduro d'argento è un agente di inseminazione preferito perché la sua struttura cristallina è quasi identica a quella del cristallo di ghiaccio naturale”, afferma il Dipartimento delle Licenze e della Regolamentazione del Texas (TDLR) sul suo sito web. “Quando posizionato nella parte superiore della nube convettiva in espansione, ricca di goccioline surraffreddate, il cristallo di ioduro d'argento può crescere rapidamente sfruttando quel vasto campo di umidità disponibile”.

“Nel giro di pochi istanti il cristallo di ghiaccio si trasforma in una grande goccia di pioggia, abbastanza pesante da cadere attraverso la massa di nuvole come un pozzo di pioggia”, aggiunge il dipartimento.

Secondo la legge statale il TDLR è responsabile della regolamentazione nell'uso dell'inseminazione delle nuvole attraverso una procedura di licenza e autorizzazione, ed è inoltre incaricato di promuoverne lo sviluppo e la dimostrazione attraverso la ricerca.

Questa tecnologia ha debuttato circa 80 anni fa: i primi test furono condotti per aumentare il manto nevoso a New York nel 1945. Da allora è stata utilizzata in vari stati per aumentare il manto nevoso, oltre a fornire un po' di sollievo ai terreni agricoli nei periodi di siccità e a ricostituire le falde acquifere.

Nel caso di Rainmaker, il team ha effettuato un volo di 19 minuti il 2 luglio per inseminare due nuvole per conto della South Texas Weather Modification Association, al fine di aumentare i livelli delle falde acquifere. L'associazione, un'organizzazione no-profit che copre 10 contee e ha sede a Pleasanton, in Texas, è finanziata dai distretti idrici locali e dalle commissioni di contea.

Le due nubi inseminate “sono persistite per circa due ore dopo l'inseminazione prima di dissiparsi” tra le 15:00 e le 16:00, ha scritto Doricko in un post del 5 luglio su Twitter.

Did Rainmaker conduct any operations that could have impacted the floods? No.

The last seeding mission prior to the July 4th event was during the early afternoon of July 2nd, when a brief cloud seeding mission was flown over the eastern portions of south-central Texas, and two…

— Augustus Doricko (@ADoricko) July 5, 2025

“Le nuvole naturali hanno in genere una durata che va dai 30 minuti a qualche ora al massimo, e persino i sistemi di tempesta più persistenti raramente mantengono la stessa struttura nuvolosa per più di 12-18 ore”, ha affermato.

Doricko ha dichiarato a The Epoch Times che, in molti casi, l'inseminazione delle nuvole è l'unica opzione logica per risolvere il fabbisogno idrico nell'entroterra occidentale e nelle zone costiere, nonostante i tentativi di utilizzare l'acqua di mare attraverso la desalinizzazione.

“La stragrande maggioranza dell'acqua che attraversa la troposfera negli Stati Uniti viene semplicemente riciclata dall'oceano e non precipita su di esso”, ha affermato Doricko. “Quindi possiamo prelevare una piccola percentuale in più di quell'acqua direttamente sopra le nostre teste e cambiare radicalmente l'approvvigionamento idrico nell'Ovest americano”.


Dove e quando avviene l'inseminazione delle nuvole?

Doricko ha dichiarato a The Epoch Times che la sua azienda conduce operazioni di inseminazione delle nuvole anche nello Utah, nella California meridionale, in Colorado e in Oregon.

Solo nello stato del Texas sono in corso da decenni numerosi progetti di modificazione meteorologica che interessano decine di milioni di acri, ma tutte le attività sono state sospese dopo le inondazioni.

L'inseminazione delle nuvole può essere effettuata in vari periodi dell'anno. L'azienda di Doricko gestisce un'operazione stagionale nello Utah da ottobre ad aprile, integrando il manto nevoso in previsione di un suo scioglimento precoce.

“È la stagione con le nuvole più fredde, quindi è proprio in quella finestra temporale che si verificano le maggiori opportunità di inseminazione; poi la neve che produciamo agisce come una sorta di batteria naturale di acqua che si scioglie e poi si disperde nei fiumi e nelle falde acquifere nel corso della stagione secca”.

Doricko ha sottolineato che le operazioni hanno un effetto interstatale.

“Se produciamo più neve in Colorado, non ne trarrà beneficio solo il Colorado, giusto? Ne trarranno beneficio anche lo Utah, il New Mexico e tutti gli altri stati del bacino del fiume Colorado”, ha dichiarato a The Epoch Times.

“Quindi è naturale che ci sia una collaborazione interstatale e possibilmente una collaborazione e una supervisione federale su queste cose, perché l'acqua ha un impatto su tutti nel bacino”.

“E in una certa misura lo vediamo già quando gli stati del bacino inferiore, come California, Nevada e Arizona, finanziano operazioni di inseminazione delle nuvole negli stati della regione superiore perché sono beneficiari del manto nevoso presente in quelle zone”, ha aggiunto.

Tuttavia tutte le operazioni di inseminazione delle nuvole richiedono quelli che lui chiama “criteri di sospensione qualificati”.

“Se c'è il rischio di inondazioni, se c'è un forte temporale, se i bacini sono troppo pieni, allora bisogna sospendere le operazioni anche quando i clienti vogliono più acqua, per non arrecare danni”, ha affermato Doricko.

Ad esempio, in Texas tutte le attività di inseminazione delle nuvole sono state sospese a causa delle forti piogge cadute nello stato fino a luglio.


Segnalazione e regolamentazione dell'inseminazione delle nuvole

Doricko ha spiegato che la maggior parte dei suoi clienti sono enti governativi di qualche livello, come i dipartimenti statali dell'agricoltura o i lavori pubblici comunali.

“L'acqua è un bene pubblico”, ha affermato.

“Ci sono aziende agricole, ecosistemi, servizi residenziali, centrali idroelettriche e industrie, tutti quanti hanno bisogno di acqua. E l'acqua che deriva dall'inseminazione delle nuvole non entra nelle tubature e non raggiunge una specifica abitazione; precipita lungo un bacino idrografico, e poi scorre nei fiumi e tutti attingono dai bacini idrici o dalle falde acquifere. È quindi naturale che molti dei nostri clienti facciano parte di enti governativi”, ha aggiunto Doricko.

La legge federale richiede che le operazioni di inseminazione delle nuvole siano segnalate alla National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) con almeno 10 giorni di anticipo. Tuttavia la NOAA non ha l'autorità di regolamentare tale pratica.

Norme separate sono in vigore anche a livello statale. In Texas, ad esempio, i potenziali “inseminatori di nuvole” devono ottenere una licenza e un permesso statali per la modificazione meteorologica.

“Una persona o un'organizzazione che voglia impegnarsi nella modifica del clima deve presentare domanda al TDLR e dimostrare di possedere sufficienti competenze meteorologiche e di soddisfare i requisiti di sicurezza finanziaria e altri requisiti”, ha dichiarato lo stesso dipartimento a The Epoch Times in un'e-mail.

“La legge del Texas consente ai licenziatari di condurre operazioni contrattuali in determinate circostanze, ma non supervisioniamo il processo di assegnazione dei contratti da parte dei licenziatari, se non assicurandoci che la persona che esegue la modifica meteorologica soddisfi i requisiti necessari”.

Per quanto riguarda la trasparenza dettagliata sulle operazioni eseguite, non ci sono requisiti. Doricko ha suggerito che dovrebbe essere richiesta maggiore trasparenza a livello federale, in modo che possano essere forniti al pubblico dati più concreti sull'efficacia dell'inseminazione delle nuvole per il Paese.

Doricko spera che nel prossimo futuro vengano emanate ulteriori normative federali e, con esse, anche più ricerche.


Ricerca sull'inseminazione delle nuvole, effetti collaterali, costi

La ricerca sull'inseminazione delle nuvole e sui suoi effetti è andata avanti sin da quando questa pratica è iniziata alla fine degli anni '40.

Ad esempio, il Salt River Project (SRP) in Arizona ha dichiarato a The Epoch Times di aver recentemente completato un progetto di ricerca sulla “fattibilità dell'inseminazione delle nuvole invernali” nello stato, basato su modelli computerizzati.

“Al momento l'SRP non sta partecipando ad alcun volo di inseminazione delle nuvole e non ci sono piani per il prossimo futuro”, ha affermato un portavoce del progetto in un'e-mail.

“I nostri esperti in materia di acqua stanno attualmente analizzando i dati e al momento non abbiamo informazioni da condividere in merito alla siccità e al sostegno all'agricoltura”.

Doricko ha affermato che la quantità di ioduro d'argento utilizzata nelle operazioni di inseminazione delle nuvole è minima e che utilizzarne 50 grammi causerebbe la dispersione delle precipitazioni su centinaia di chilometri quadrati.

Finora la ricerca non ha evidenziato effetti collaterali negativi derivanti dall'uso dello ioduro d'argento.

Il TDLR afferma sul suo sito web che “non sono stati osservati impatti ambientali significativi in ​​relazione alle operazioni di inseminazione delle nuvole, compresi i progetti esistenti da 30-40 anni” e che la quantità di argento rilevata nei campioni di acqua piovana raccolti era pari a una concentrazione di una parte su 10 miliardi.

“Tale concentrazione è ben al di sotto di quella accettabile di 50 microgrammi per litro, come stabilito dal Servizio Sanitario Pubblico degli Stati Uniti”, afferma il TDLR sul suo sito web. “Molte aree in cui viene praticata l'inseminazione delle nuvole presentano concentrazioni di argento nel terreno molto più elevate di quelle riscontrate nelle precipitazioni provenienti dalle nuvole inseminate”.

“Inoltre la concentrazione di iodio nel sale iodato utilizzato per condire gli alimenti è di gran lunga superiore a quella riscontrata nell'acqua piovana proveniente da una nuvola inseminata”.

La Divisione delle Risorse Idriche dello Utah, che opera sotto il Dipartimento delle Risorse Naturali dello Stato, afferma che l'inseminazione delle nuvole si è rivelata economicamente vantaggiosa. La divisione ha affermato che per aumentare la precipitazione media del manto nevoso del 5-15%, servono dai $5 ai $10 per acro-piede di acqua aggiuntiva.

L'inseminazione delle nuvole “non funziona ovunque”, ha affermato la divisione. “Le condizioni devono essere giuste. Fortunatamente la topografia, il clima e i bacini idrici dello Utah rendono l'inseminazione delle nuvole invernale conveniente”.

Secondo uno studio del 2019 pubblicato dal Dipartimento di Agroalimentare ed Economia Applicata della North Dakota State University, questa pratica si è rivelata vantaggiosa anche dal punto di vista finanziario nel Dakota del Nord. Lo studio ha dimostrato che le operazioni di inseminazione delle nuvole del North Dakota Cloud Modification Project hanno aumentato le precipitazioni nei terreni agricoli, ma hanno anche portato ulteriori benefici al settore agricolo se combinate con gli sforzi per ridurre la grandine che distrugge i raccolti in quantità annuali.

L'università ha studiato nove colture dal 2008 al 2017 e ha scoperto che l'inseminazione delle nuvole ha prodotto un beneficio annuo compreso tra i $12,20 e i $21,16 per acro piantato, con un costo di circa $0,40 per acro piantato.

“Un aumento delle precipitazioni del 10% e una riduzione del 45% della grandine per acro piantato producono un ritorno economico stimato di oltre $53 per ogni dollaro speso nel programma”, ha osservato lo studio.

Riducendo l'aumento delle precipitazioni al 5%, il ritorno è stato di circa $31 per ogni dollaro speso.


Scie di condensazione e geoingegneria

L'inseminazione delle nuvole è diversa dalle scie di condensazione, chiamate anche scie chimiche, e dalla geoingegneria.

Doricko ha citato la nuova pagina web dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente (EPA), che spiega che le scie di condensazione sono un fenomeno normale degli aerei che volano in aria fredda.

La geoingegneria, d'altra parte, è una questione diversa. Un tipo di intervento è la modifica della radiazione solare, che consiste nell'immettere particelle riflettenti nell'atmosfera per attenuare i raggi solari e raffreddare la Terra. A differenza delle scie di condensazione, è un'attività che, secondo Doricko, va presa sul serio.

“Oscurare il sole in questo modo è un'altra tecnologia che dobbiamo prendere molto sul serio”, ha detto. “Non è inseminazione delle nuvole. Avviene anch'essa nell'atmosfera, ma per il resto non è in alcun modo correlata all'inseminazione delle nuvole”.

Ha affermato che mentre i piccoli cristalli utilizzati nell'inseminazione delle nuvole vengono rigettati sulla Terra dopo che le nuvole si sono dissipate e hanno effetto solo su un'area specifica per un breve periodo di tempo, queste altre particelle restano nell'atmosfera e hanno un effetto generalizzato immediato.

“Le persone preoccupate per questo fenomeno hanno ragione a esserlo, perché si tratta di una tecnologia reale che alcune persone sono interessate a implementare”, ha affermato.


Cambiare per sempre

In diversi stati si stanno ora muovendo azioni per vietare non solo l'inseminazione delle nuvole, ma anche la modifica del clima in generale e, come minimo, per riacquistare autorità su questa pratica.

A maggio la Florida ha approvato una legge che vieta ogni forma di modificazione del clima all'interno dei suoi confini, sebbene in precedenza fosse consentita l'inseminazione delle nuvole, autorizzata dal Dipartimento per la protezione ambientale dello stato.

Il senatore dello stato, Jay Collins, ha dichiarato di aver votato a favore del disegno di legge “per garantire l'istituzione di garanzie legali contro tentativi non autorizzati e non regolamentati di alterare il clima all'interno dello Stato”.

“Ciò tutela ulteriormente la sovranità della salute pubblica e dà ai cittadini della Florida la certezza che le attività di modificazione del clima non possano procedere senza supervisione”, ha dichiarato Collins a The Epoch Times.

Tuttavia alcuni legislatori a livello federale, tra cui la deputata Marjorie Taylor Greene (R-Ga.), vogliono che questa pratica venga vietata del tutto.

“Voglio aria pulita, cieli puliti, acqua piovana pulita, falde acquifere pulite e sole proprio come Dio l'ha creato”, ha scritto in un  post su Twitter il 5 luglio. “Nessuna persona, azienda, entità o governo dovrebbe mai essere autorizzato a modificare il nostro clima con qualsiasi mezzo!”.

This is not normal.

I want clean air, clean skies, clean rain water, clean ground water, and sun shine just like God created it!!

No person, company, entity, or government should ever be allowed to modify our weather by any means possible!!

Honored to add @timburchett as a…

— Rep. Marjorie Taylor Greene???????? (@RepMTG) July 5, 2025

Ciononostante Doricko è determinato a promuovere una maggiore comprensione, accettazione e utilizzo dell'inseminazione delle nuvole in tutto il Paese. Vede la raccolta delle precipitazioni nell'oceano non solo come un mezzo per eliminare la siccità e l'essiccazione dei fiumi, ma anche per rendere più verdi i deserti e aumentare la superficie coltivabile negli Stati Uniti.

“Un tempo la Central Valley della California non era altro che deserto e palude, e abbiamo progettato canali, pompe e condutture per trasportare l'acqua e rifornire quelle fattorie, e ora è una delle regioni agricole più produttive al mondo”, ha affermato.

“Direi che sul letto di morte ciò che [vorrei] ricordare di aver fatto per i miei figli è l'estensione delle Grandi Pianure dal Texas attraverso il Texas occidentale, il Nuovo Messico, l'Arizona e la California: tutta quella terra è rigogliosa e verde”.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Nuovo libro in uscita: La rivoluzione di Satoshi

Ven, 31/10/2025 - 11:00



di Francesco Simoncelli

(Versione audio dell'articolo disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/nuovo-libro-in-uscita-la-rivoluzione)

Il mondo aveva assolutamente bisogno di questo libro di Wendy McElroy affinché tutti, e dico tutti, abbiano un quadro generale della rivoluzione monetaria in atto. Ed era esattamente la persona giusta per scriverlo. Il libro, tradotto dal sottoscritto, è disponibile per l'acquisto su Amazon al seguente indirizzo: https://www.amazon.it/dp/B0FYH656JK

Il suo lavoro è intriso della storia della libertà e della lotta contro il controllo autoritario, scrivendo articoli e libri pionieristici sull'intero spettro dell'esperienza umana a riguardo. In quest'ultimo manoscritto, La rivoluzione di Satoshi, ha rivolto la sua attenzione a quella che sono convinto sia una delle innovazioni più importanti della storia: Bitcoin e i servizi correlati a esso. Spiega come, oggi, questa tecnologia preannunci cambiamenti fondamentali, grandi cambiamenti, nel rapporto tra individuo e stato.

Negli ultimi sedici anni abbiamo assistito alla creazione di una nuova architettura monetaria e finanziaria che potrebbe sostituire tutto ciò che è stato conosciuto e utilizzato nel corso della vita di ogni persona vivente.

Abbiamo sperimentato una moneta utile e sicura che funziona in tutto il mondo, non è collegata allo stato e non necessita del sistema bancario. Questo stesso sistema può sostituire tutti i sistemi di pagamento esistenti ed è una creazione puramente del mercato che aggiunge alle tradizionali funzioni contabili e di riserva di valore un'ulteriore caratteristica: un mezzo di pagamento peer-to-peer globale.

Sedici anni fa persino i più grandi teorici sostenevano che tutto ciò non sarebbe potuto accadere... poi, però, è successo.

Abbiamo assistito alla creazione di smart contract in grado di gestire un vasto numero di transazioni, impegni e interazioni umane. Abbiamo persino osservato come questo sistema sia diventato uno strumento per raccogliere capitali e sostituire le tradizionali funzioni di prestito; otto anni fa questa era solo un'ipotesi, poi è diventata una realtà da centinaia di miliardi di dollari con nuove forme di capitale raccolte attraverso la tokenizzazione.

Ci troviamo ora di fronte a un'intera gamma di tecnologie che potrebbero sostituire le valute fiat, i metodi di pagamento tradizionali e perfino i mercati dei capitali, e portare a qualcosa di nuovo.

Forse stareste pensando, mentre leggete, che si tratti solo di utopia, ma il punto è questo: non è più solo teoria. Queste tecnologie esistono già, anche se solo nelle loro fasi iniziali. Ecco perché ci sono tanti bitcoiner là fuori che parlano con entusiasmo del futuro. Lo hanno già sperimentato. E non bisogna andare dall'altra parte del mondo visto che in Italia, ad esempio, è già presenta una nutrita comunità che s'è sviluppata lungo tutto il proverbiale stivale.

Da Rovereto a Fornelli fino a Custonaci, anche l'Italia, come fenomeno puramente dal basso, è stata invasa dalla “rivoluzione di Saotshi”.

Potreste non aver utilizzato mai Bitcoin. E va bene. Nonostante tutti i difetti del sistema attuale, le vecchie strutture svolgono ancora il loro compito... finché non si verifica un qualche evento che ci pone di fronte all'imprevisto. Solo in quel momento emerge una forte ragione per cambiare e la storia umana è costellata da situazioni che prima devono verificarsi sulla “propria pelle” per poter solo poi prendere adeguate contromisure. I pionieri hanno sempre fatto fatica, almeno inizialmente, a veicolare la portata di un cambiamento. Inevitabilmente, però, quest'ultimo è sempre arrivato dapprima lentamente e poi improvvisamente.


LA REGOLAMENTAZIONE NON È TARDATA AD ARRIVARE

C'è un altro fattore che ostacola il passaggio dal vecchio al nuovo. Le normative stanno cercando di forzare la nuova tecnologia a comportarsi come la vecchia. Per acquistare Bitcoin è necessario rispettare le normative “Know-your-customer”, ovvero fornire ogni dettaglio sulla propria persona. Qualsiasi guadagno derivante da oscillazioni di prezzo del nuovo asset deve essere dichiarato e su di esso si devono pagare le tasse. Le aziende che desiderano partecipare alla “rivoluzione di Satoshi” devono registrarsi sugli exchange che sono dei punti di strozzatura tra il vecchio e il nuovo.

Ho visto come queste normative, imposte gradualmente e applicate arbitrariamente, abbiano introdotto un elemento di paura in una tecnologia senza paura, distorcendo il settore e rendendolo meno innovativo e competitivo. Ogni volta che viene svelato e inizia a prendere piede un nuovo utilizzo delle reti distribuite, alcuni pezzi grossi emergono dall'alto per mettere in guardia dal “rispetto delle leggi”, concepite per una tecnologia diversa.

I consumatori sono spaventati e l'esperienza dell'utente finale non è migliorata quanto avrebbe potuto in assenza di enormi costi di conformità. Ho visto come l'incertezza giuridica abbia fatto sì che commercianti e consumatori perdessero l'accesso a una varietà di servizi; ho visto imprenditori sospendere i loro progetti in attesa di un editto amministrativo.

Quanto saremmo più avanti in assenza di questi interventi? È impossibile vedere le innovazioni che non abbiamo sperimentato. Sappiamo solo che le cose sarebbero diverse.


QUANTO ABBIAMO DEVIATO DALLA TABELLA DI MARCIA?

Consideriamo cosa succede quando si ricorre al potere per fermare il progresso di una nuova tecnologia. Funziona davvero nel lungo termine? Per rispondere alla domanda dobbiamo considerare gli aspetti controfattuali.

Immaginate se i governi europei avessero preso misure severe per fermare la stampa. Cosa sarebbe successo se le città di tutto il mondo avessero vietato l'automobile? Quale sarebbe stato il destino delle ferrovie, dell'illuminazione elettrica e degli impianti idraulici se interessi particolari li avessero soppressi per favorire le tecnologie prevalenti?

Possiamo solo fare supposizioni, perché niente di tutto questo è realmente accaduto. È vero che non tutti accolsero con favore la stampa. Gli scribi nei monasteri erano preoccupati per il futuro; alcuni si chiedevano se la fede avesse potuto sopravvivere dato l'accesso pubblico ai testi antichi. La maggior parte delle persone, però, vide l'avvento della stampa come un'innovazione gradita. Lo stesso valeva per la combustione interna, l'illuminazione e gli impianti idraulici. Ci fu innegabile lentezza nella loro adozione, inizialmente, poi, improvvisamente, divennero consuetudine.

Qualcuno crede davvero che queste innovazioni avrebbero potuto essere fermate? Ci sono casi nella storia in cui la concessione di monopoli governativi ha ritardato l'ingresso sul mercato dei concorrenti. È successo con il piroscafo in Inghilterra, con gli aerei negli Stati Uniti e con alcune applicazioni software negli ultimi decenni. Ma questi ritardi sono temporanei; i brevetti scadono e la storia va avanti.

Le normative sono diverse. Gli imprenditori devono innovare attorno a esse. Emergono mercati grigi e neri. Chi si assume rischi deve scontrarsi con le autorità, ma alla fine qualcosa cede. Riflettete, ad esempio, sui posibili esiti se ogni lord e barone in Europa nel XII secolo avesse vietato il ferro di cavallo. Pensate che questo avrebbe fermato l'implementazione di tale tecnologia? Molto improbabile e la ragione è una: le idee sono più potenti degli stati. Alla fine i costi dell'applicazione delle normative superano di gran lunga i benefici per la classe dirigente.


UN MONDO “BITCOINIZZATO”

Alla luce di quanto visto in questi ultimi sedici anni, molte delle imposizioni burocratiche/fiscali sono incompatibili con una tecnologia che è nata e opera in un contesto di perfetta libertà.

Alcune legislature hanno iniziato a comprenderlo. Il Wyoming, la Florida, il Texas, il New Hampshire, il Colorado e l'Arizona, ad esempio, hanno una tassazione minima e addirittura inesistente riguardo Bitcoin e gli scambi in bitcoin. Stati come il Wisconsin vagliano leggi che ritengono un diritto l'autocustodia; stati come il Michigan vagliano leggi che inseriranno Bitcoin nella riserva strategica della loro giurisdizione. Questi sono solo esempi immediati, ce ne sono molti altri che ricadono nello stesso alveo e rappresentano un'apertura in rapida crescita nei confronti di questa nuova tecnologia. A riprova che Bitcoin non ha bisogno di loro, ma sono gli stati ad aver bisogno di Bitcoin. Senza contare poi l'incalzante riserva strategica a livello federale che è in canna ai piani dell'attuale amministrazione Trump.

Cosa vi aspettavate che accadesse? Dieci anni fa se il Congresso avesse fatto la stessa cosa, non sarebbe cambiato molto. La tecnologia non esisteva e non sapevamo davvero se avesse potuto esistere.

Cosa succederebbe se domani tutti gli interventi su questa tecnologia venissero revocati? Niente più penalizzazioni per aver acquistato e venduto bitcoin, creato nuove applicazioni, innovato nuovi sistemi di pagamento e così via. Le aziende potrebbero tokenizzare anziché emettere azioni; potrebbero pagare in bitcoin e tenere la contabilità in bitcoin senza subire sanzioni. Riflettete attentamente: potreste trattenere molti più dei vostri guadagni semplicemente passando a una tecnologia migliore.

Quanto tempo ci vorrà prima che l'ecosistema di Bitcoin sostituisca quasi tutto il resto? Perché è tutto qui, in realtà... è sempre stato tutto qui... è sempre stata solo una questione di tempo.


IL PRESENTE COLLIDE NEL PASSATO

Il mondo finanziario e monetario così come esiste oggi è in realtà tenuto insieme da una forza che ci vincola alle vecchie forme. Questa forza non si limita a imporre limitazioni e inefficienze; ​​mantiene letteralmente in piedi una vasta infrastruttura che altrimenti cesserebbe di dominare o addirittura di esistere, e impedisce l'avvento di un nuovo modo di vivere. E questo nuovo modo di vivere non riguarda solo l'acquisto e la vendita. Il denaro fiat e i mercati dei capitali regolamentati sono così centrali nella nostra vita pubblica che l'avvento di un mondo “Bitcoin-centrico” cambierebbe radicalmente il rapporto tra individuo e stato.

Mantenere in vita un vasto sistema solo con la forza non è sostenibile a lungo termine. Se esiste la tecnologia pronta a prendere il sopravvento e frenata solo da mezzi puramente artificiali, ciò non promette bene per il passato affinché possa essere preservato per sempre. Il futuro non può essere rimandato all'infinito nemmeno dagli stati più potenti del mondo. Alla fine le idee prevalgono.

Wendy McElroy, grazie ai suoi studi storici e al suo approfondimento sull'ecosistema Bitcoin, comprende il potere delle idee. Bitcoin e tutto ciò che vi è correlato sono tra le idee più rivoluzionarie della storia. Dimostra come trasformeranno in meglio la struttura dell'economia, della politica e delle relazioni umane. Per arrivare da qui a lì sarà necessaria la più ampia comprensione possibile di ciò che sta accadendo e la McElroy, con il suo libro La rivoluzione di Satoshi, è la guida che tutti stavamo aspettando.


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Mining di Bitcoin e banane islandesi

Gio, 30/10/2025 - 11:07

Ricordo a tutti i lettori che su Amazon potete acquistare il mio nuovo libro, “Il Grande Default”: https://www.amazon.it/dp/B0DJK1J4K9 

Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato fuori controllo negli ultimi quattro anni in particolare. Questa una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.

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di Joakim Book

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/mining-di-bitcoin-e-banane-islandesi)

In una sconsiderata strategia di marketing ecologico per il suo Paese, il primo ministro islandese, Katrín Jakobsdóttir, ha dichiarato al Financial Times a fine marzo che la sua isola nel mezzo dell'Atlantico dovrebbe usare la sua abbondante energia non per il mining di Bitcoin ma per... coltivare mais (!).

Elogiando la sovranità alimentare in un mondo costellato da crisi energetiche, catene di approvvigionamento sconquassate e guerre, ha ampliato il suo spunto di discussione sull'attualità affermando che “Bitcoin è un problema mondiale”, che “i data center in Islanda utilizzano una quota significativa della nostra energia verde” e che, secondo un nuovo piano energetico per il futuro, Bitcoin non ne avrebbe avuto alcun ruolo.

Dalle dichiarazioni della signora Jakobsdóttir possiamo imparare molto su commercio, energia, agricoltura, mining di Bitcoin e ostentazione politica, quindi approfondiamo.

Innanzitutto se non avete capito cosa fa Bitcoin, come le macchine per il mining (“ASIC”) proteggono la rete o perché è importante per il mondo, qualsiasi energia consumata dai suoi computer, dalle sue macchine per il mining o dai suoi wallet hardware vi sembrerà uno spreco. Ma questo non è il punto: le democrazie liberali occidentali non allocano l'elettricità in base ai casi d'uso che i loro attuali funzionari pubblici ritengono utili, ma lasciano che i singoli individui paghino per le necessità che loro ritengono preziose. Pensate a tutte quelle abbuffate di Netflix, ai videogiochi o alle decorazioni natalizie, che consumano tutte quantità di elettricità simili a quelle del mining globale di Bitcoin.

In secondo luogo l'elettricità totale utilizzata dai data center in Islanda (solo alcuni di essi fanno mining) è stata di 1.169 GWh nel 2021, circa il 6% del consumo totale del Paese, ovvero poco più del consumo di tutte le famiglie messe insieme. Tale consumo è completamente sminuito dall'elefante energetico nella stanza: l'industria dell'alluminio. Circa due terzi dell'elettricità nazionale (ovvero 12.454 GWh, ovvero 11 volte il consumo totale dei data center, ovvero circa il 20% del consumo energetico totale, quest'ultimo dato include anche il riscaldamento e la benzina) viene utilizzato per trasformare la bauxite importata in alluminio destinato all'esportazione. È un'attività piuttosto redditizia. Le tre fonderie di alluminio del Paese contribuiscono all'economia islandese quasi quanto il settore turistico, molto più noto e pubblicizzato.

È anche per questo che Daníel Jónsson, amministratore delegato di GreenBlocks, un'azienda di mining, ha aperto il suo editoriale sul quotidiano islandese Visir criticando la Jakobsdóttir con la proposta di una centrale idroelettrica in Etiopia. L'energia e l'elettricità inutilizzate sono una calamita per i miner di Bitcoin, poiché prendono l'elettricità che non può essere prontamente utilizzata per altri scopi e la trasformano in una delle risorse più liquide e trasferibili a livello mondiale.

Jónsson osserva che il principio “non è poi così diverso dal percorso intrapreso dall'Islanda negli anni '60, quando [gli islandesi] decisero di costruire centrali elettriche ed esportare elettricità [...] per l'industria dell'alluminio”. Sebbene gli islandesi abbiano molto da dire sugli impianti geotermici e sulle dighe fluviali, è innegabile che il popolo islandese viva bene anche grazie al successo dell'esportazione di elettricità.

Il mining di Bitcoin è solo un altro modo per fare la stessa cosa: trasformare l'energia intrappolata, con pochi usi alternativi, in qualcosa che il resto del mondo desidera avere.

In terzo luogo, il mais?! Davvero?! La mentalità da pianificazione centralizzata coinvolta qui è sorprendente. A 64 gradi nord in un paesaggio aspro con poche superfici pianeggianti o terreni coltivabili come invece negli infiniti campi di mais del Midwest, dove per otto mesi all'anno non cresce altro che ghiacciai e cumuli di neve, dove le risorse naturali più abbondanti sono pesci, cascate e calore geotermico, si vuole coltivare mais?

Certo, proprio come le stampanti di banconote infinite possono permettere a qualsiasi azienda, organizzazione o governo di sopravvivere, l'elettricità infinita può far accadere la maggior parte delle cose. Di conseguenza in Islanda si può coltivare di tutto, compresi i pomodori locali – che invadono i negozi di Reykjavík – e fichi, arance e banane – che crescono invece in una serra gestita da un'università a un'ora dalla città (a quanto pare in Islanda si coltivano banane dagli anni '50, anche se non sono mai diventate commercialmente redditizie poiché la scarsa luce solare, anche integrata con quella artificiale, fa maturare una pianta di banana in circa due anni rispetto ai pochi mesi necessari in Sud America o in Africa).

In quarto luogo il valore economico del commercio. Nel suo libro, The Myth of the Rational Voter, l'economista Bryan Caplan della George Mason University documenta come una delle differenze tra la popolazione e gli economisti sia il grado di esitazione nell'interagire con gli stranieri, in particolare per quanto riguarda il valore del commercio estero. Mentre gli economisti, alla lavagna, iniziano a blaterare di Ricardo o del vantaggio comparato, i cittadini comuni tendono a pensare a localismo, perdita di posti di lavoro e delocalizzazione.

Forse la popolazione di un Paese, affamata di banane, potrebbe essere meglio rifornita coltivandole utilizzando abbondante elettricità locale, anche se il clima e la scarsa insolazione invernale non sono adatti. Oppure si potrebbe ottenere frutta in quantità maggiore, più economica e di migliore qualità acquistando bauxite dall'estero, investendovi due terzi dell'elettricità nazionale, trasportando all'estero l'alluminio risultante e infine facendo tornare altre navi e aerei con banane e pomodori freschi.

I giornalisti del Financial Times hanno aggiunto con naturalezza che “l'Islanda produce la maggior parte dei prodotti animali che consuma, ma solo l'1% dei suoi cereali e il 43% delle sue verdure”, come se queste fossero statistiche in qualche modo rilevanti. Lo stesso si può dire di una città o di una famiglia (“[...] produce solo circa l'1% del suo consumo alimentare e il 5% delle sue verdure, in gran parte dal suo orto estivo”); non hanno alcun significato economico.

Prendiamo ad esempio New York City. Nonostante i numerosi orti comunitari e gli sforzi considerevoli compiuti negli ultimi anni dalle autorità per sostenere i prodotti locali in città, possiamo tranquillamente supporre che solo una miseria del cibo consumato ogni giorno a Manhattan venga coltivata lì. Nessuna persona sana di mente pensa che questo sia un problema. In economie integrate e monetarie con facile accesso ai trasporti e al commercio internazionale, queste cose non contano più.

Il sistema economico è controintuitivo in questo senso: ciò che a un osservatore superficiale può sembrare una follia assoluta, può avere perfettamente senso. È meglio coltivare le mele localmente o farsele spedire dalla Nuova Zelanda? L'Islanda dovrebbe coltivare banane, fichi e mais, o utilizzare l'energia per fornire circa il 2% dell'alluminio mondiale?

Nonostante la “disastrosa” carenza di produzione agricola dell'Islanda, il Paese è ben fornito di cereali e ortaggi tutto l'anno, proprio come agli abitanti di New York non mancano frutta e verdura fresche. L'idea risale ai dibattiti sulle Corn Laws del 1800 e, dopo la vittoria del libero scambio, la Britannia ha esplicitamente fatto affidamento sugli stranieri per il suo sostentamento. Un gran bell'affare.

Utilizzando calcoli economici e profitti/perdite derivanti dal sistema dei prezzi, possiamo trovare la risposta a queste domande: se un'azienda o un'attività realizza un profitto è la conferma che il prodotto è stato valutato positivamente dai consumatori rispetto a ciò che è stato impiegato per realizzarlo.

Ma forse possiamo fare entrambe le cose? Un computer ASIC è poco più di una rumorosa stufa dotata di alcuni processi di hashing, i quali convertono quasi tutta l'elettricità consumata in calore. Se i funzionari pubblici islandesi volessero coltivare più pomodori, banane, o mais utilizzando l'elettricità verde di cui la loro terra è così benedetta, potrebbero semplicemente piazzare qualche ASIC nelle loro serre.

Immaginate: potreste acquistare verdure islandesi coltivate localmente e proteggere la più grande rete monetaria digitale del mondo. Forse la coinbase guadagnata da miner Bitcoin potrebbe pagare uno staff di ricerca proprio su Bitcoin presso l'ufficio del Primo Ministro islandese.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Il declino economico della Cina e il suo impatto sugli Stati Uniti

Mer, 29/10/2025 - 11:01

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Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato fuori controllo negli ultimi quattro anni in particolare. Questa una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.

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di Lance Roberts

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/il-declino-economico-della-cina-e)

Pochi sono così schietti e storicamente accurati come il gestore di hedge fund, Kyle Bass, nell'identificare le rotture strutturali dell'economia mondiale. In una recente intervista Bass ha dipinto un quadro fosco, ma eloquente, della situazione economica della Cina:

Stiamo assistendo ai più grandi squilibri macroeconomici che il mondo abbia mai visto e tutti questi squilibri stanno raggiungendo il culmine in Cina.

Sebbene la Cina sia stata a lungo considerata la prossima grande superpotenza economica, la sua recente traiettoria rivela una storia ben diversa, segnata da passi falsi politici, da un marciume finanziario sistemico e da un motore di crescita in rapida erosione.

Anche Bass non ha usato mezzi termini:

L'economia cinese sta precipitando senza freni.

Il deflatore del PIL cinese, la misura più ampia dei prezzi di beni e servizi, continua a scendere mentre l'attività economica va via via scemando.

Per gli investitori di tutto il mondo questa non è solo una preoccupazione regionale; è un evento macroeconomico sismico che avrà ripercussioni sui mercati dei capitali. Le implicazioni sono significative per gli investitori statunitensi, perché quando le economie globali vacillano, soprattutto in una grande e interconnessa come quella cinese, i capitali non solo svaniscono ma si spostano. Questo movimento avrà un impatto significativo sugli asset statunitensi, poiché i flussi si trasferiranno nuovamente in dollari e titoli del Tesoro americani. Questo riposizionamento globale dei capitali non è solo un sintomo di volatilità; riflette una profonda rivalutazione del rischio di fronte al deterioramento della fiducia nel sistema finanziario cinese.


La storia della Cina

Dobbiamo esaminare cosa sta succedendo in Cina per capire perché è importante. Bass ha sottolineato che il nocciolo della questione risiede nel settore immobiliare, il quale rappresenta circa il 30% del PIL cinese. Questa enorme quota dell'attività economica è sottoposta a forti pressioni, con costruttori immobiliari inadempienti, volumi di vendita in calo e prezzi delle case in calo nelle principali città. Tuttavia questo non dovrebbe sorprendere, poiché, dopo la crisi finanziaria, abbiamo scritto più volte della massiccia costruzione di “città fantasma” che erano responsabili della crescita della Cina all'epoca. Tuttavia l'effetto “frusta” di quella massiccia costruzione era inevitabile.

«Si trovano seduti su 60-70 milioni di case vuote. È uno schema Ponzi che sta finalmente crollando.»

~ Kyle Bass

Questa particolare bolla immobiliare, di dimensioni senza precedenti, sta scoppiando. Ciò crea pressioni deflazionistiche e mina il valore delle garanzie a supporto di ampie porzioni del sistema bancario ombra cinese.

Ad aggravare le cose c'è il rifiuto del Partito Comunista Cinese di attuare riforme che porterebbero maggiore trasparenza, disciplina del capitale e correzioni basate sul mercato. Invece di consentire ai mercati di stabilizzarsi, Pechino sta optando per il controllo attraverso restrizioni sui capitali, interventi statali e una maggiore sorveglianza dell'attività finanziaria.

«La Cina sta attraversando una crisi bancaria al rallentatore e il capitale sta facendo tutto il possibile per uscirne.»

~ Kyle Bass

Questa fuga di capitali è inevitabile e, come già detto, avrà un impatto significativo sull'economia e sui mercati finanziari degli Stati Uniti.


Capitale in cerca di un porto sicuro

Questo esodo di capitali nazionali ed esteri rimodellerà il panorama macroeconomico globale. Di recente abbiamo discusso di come la narrazione della “morte del dollaro” fosse ampiamente esagerata. Sebbene l'articolo approfondisca ulteriormente, ci sono cinque ragioni principali per cui il dollaro rimarrà la valuta di riserva mondiale:

  1. Mancanza di una valuta alternativa valida;
  2. Forza dell'economia statunitense;
  3. Effetti di rete e inerzia finanziaria globale;
  4. Portata limitata degli sforzi di de-dollarizzazione;
  5. Resilienza di fronte ai cambiamenti politici.

Ma la cosa più importante è che il dollaro domina la composizione delle transazioni monetarie mondiali.

Il crollo economico della Cina non fa che intensificare la dipendenza del mondo dal dollaro per gli scambi commerciali e per l'accumulo di riserve di asset a sostegno di tali scambi.

In tempi di crisi gli investitori non cercano rendimento, cercano sicurezza. Nonostante gli Stati Uniti continuino a gestire squilibri fiscali e a mantenere elevati livelli di debito, il dollaro e i titoli del Tesoro americani rimangono i principali beni rifugio al mondo. Non esiste un'alternativa con la stessa profondità, liquidità e sicurezza percepita.


Il dollaro è destinato a salire

Con la fuga dei capitali dalla Cina e da altri mercati più rischiosi, il dollaro si rafforza. Non si tratta solo di un concetto teorico; è un andamento osservabile in ogni grande crisi degli ultimi decenni. La crisi finanziaria globale, la crisi del debito dell'Eurozona, la pandemia di COVID-19 e il conflitto tra Russia e Ucraina hanno tutti innescato un forte rialzo del dollaro, in quanto gli investitori cercavano la stabilità percepita del sistema finanziario statunitense.

Il meccanismo è semplice. Quando i capitali globali confluiscono nei dollari, spesso lo fanno direttamente nei titoli del Tesoro statunitensi. Questi ultimi rimangono il mercato del debito sovrano più profondo e liquido al mondo. Come discusso nell'articolo citato in precedenza, le banche centrali del resto del mondo stanno tagliando i tassi a uno dei ritmi più rapidi mai registrati:

La BCE ha tagliato i tassi in modo aggressivo, otto volte nell'ultimo ciclo, mentre la Federal Reserve è rimasta pressoché ferma. Il risultato è una divergenza che si sta sviluppando tra i rendimenti dei titoli del Tesoro statunitensi e, ad esempio, quelli dei Bund tedeschi.

È fondamentale capire perché questo sia così importante per gli investitori.

  1. I rendimenti più elevati attraggono afflussi di capitali;
  2. I titoli del Tesoro americani restano il deposito preferito di riserve estere;
  3. I differenziali di rendimento determinano l'apprezzamento del dollaro.

In altre parole, all'aumentare della domanda dei titoli del Tesoro, i prezzi delle obbligazioni salgono e i rendimenti diminuiscono. Anche quando gli Stati Uniti registrano deficit record ed emettono ingenti quantità di nuovo debito per finanziare la spesa pubblica, la domanda estera può compensare la pressione al ribasso che questa offerta potrebbe altrimenti esercitare sui prezzi.

In un contesto globale stabile, ci si aspetterebbe che l'aumento delle emissioni di titoli del Tesoro spingesse i rendimenti al rialzo. Ma in un mondo in cui la seconda economia più grande è in declino e la fiducia nel suo sistema finanziario sta svanendo, i titoli del Tesoro americani trovano acquirenti non perché offrono rendimenti elevati, ma perché forniscono un ritorno garantito sul capitale. Questa distinzione è fondamentale. Gli investitori non allocano il capitale per la crescita, ma lo riallocano per la conservazione. Questo cambiamento comportamentale ha enormi implicazioni per i mercati.


L'impatto deflazionistico della Cina sugli Stati Uniti

Ha anche conseguenze per l'economia statunitense. Gli Stati Uniti hanno beneficiato enormemente dell'ascesa della Cina negli ultimi 20 anni. Durante tal periodo, gli Stati Uniti, attraverso le loro aziende, hanno potuto “esportare inflazione” e “importare deflazione” grazie alla manodopera a basso costo, alla crescente classe media cinese e alla vorace domanda di materie prime e beni cinesi. Dai macchinari industriali ai marchi di consumo di fascia alta, la Cina è stata un affidabile acquirente marginale per le esportazioni statunitensi e un partner produttivo per le catene di approvvigionamento statunitensi. Con l'indebolimento di questo motore, gli utili delle multinazionali statunitensi saranno sempre più sotto pressione.

Una Cina strutturalmente indebolita si traduce in un calo del commercio globale, una minore domanda di beni e servizi statunitensi e un rallentamento dei flussi di investimento da parte delle multinazionali. L'effetto domino sarà una minore crescita del PIL nominale negli Stati Uniti, anche se i consumi interni rimarranno resilienti. Di conseguenza i mercati inizieranno a scontare un tasso di crescita terminale inferiore per l'economia statunitense, in particolare nei settori esposti alla domanda internazionale.

Inoltre la discesa della Cina in deflazione potrebbe esportare pressioni disinflazionistiche a livello globale. Questo rischio probabilmente aumenterà le probabilità che la FED possa commettere un “errore transitorio”.

Questo legame tra economia e inflazione è evidente dall'Indice Composito Economico, che comprende quasi 100 dati hard e soft. Dopo il picco dell'attività economica post-pandemia, la crescita economica continua a scemare. Dato che l'inflazione è funzione esclusivamente della domanda e dell'offerta economica, non sorprende che continui a rallentare.

Considerando che gli Stati Uniti importano deflazione dalla Cina, il rischio di un impatto disinflazionistico più marcato da parte della Cina sugli Stati Uniti diventerà evidente nei dati economici. Come ha osservato lo stesso Bass:

Non si tratta solo di una recessione ciclica. Si tratta di un passaggio permanente verso una crescita reale pari a zero o negativa.

Questa valutazione ha profonde conseguenze per la Cina e per il modo in cui i decisori politici e gli investitori concepiscono la crescita globale nel prossimo decennio.


Conclusione

In questo contesto i tradizionali driver delle performance di mercato, della crescita degli utili, dell'aumento della produttività e degli investimenti di capitale passeranno in secondo piano rispetto alla stabilità macroeconomica e alla gestione del rischio. Gli investitori dovrebbero spostare la loro analisi da  “Dove posso far crescere il mio capitale?” a “Dove posso proteggerlo?”.

Per ora la risposta è il mercato dei titoli del Tesoro statunitensi. Nonostante i deficit fiscali e l'impasse politica, il capitale preferisce gli Stati Uniti a qualsiasi altra alternativa. Questo dovrebbe dirci qualcosa.

Come abbiamo già scritto molte volte:

Al capitale non interessa l'ideologia: interessa la fiducia, la liquidità e lo stato di diritto.

Quando la fiducia in una potenza economica importante come la Cina svanisce, i flussi di capitali che ne derivano non camminano, ma corrono.

Gli investitori farebbero bene a prestare attenzione. Il cambiamento in atto non è temporaneo, riflette un profondo riassetto della leadership economica globale e della tolleranza al rischio. Sebbene gli Stati Uniti si trovino ad affrontare numerose sfide strutturali, per ora restano la camicia più pulita in un mucchio di panni sporchi.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Per ragioni di sicurezza nazionale, c'è bisogno di uranio estratto in America

Mar, 28/10/2025 - 11:14

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di Ivan Maldonado

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/per-ragioni-di-sicurezza-nazionale)

Forse è ancora troppo presto per celebrare la rinascita dell'energia nucleare negli Stati Uniti, ma si sta verificando un'impennata di attività che dovrebbe portare alla diffusione di una nuova generazione di centrali nucleari avanzate e piccoli reattori modulari.

Ciò è particolarmente vero per i principali consumatori di energia industriale, tra cui ora rientrano anche i data center, dove esiste un forte incentivo economico a utilizzare maggiormente l'energia nucleare al posto del gas naturale e delle energie rinnovabili intermittenti.

In Illinois Meta ha di recente firmato un accordo a lungo termine per l'acquisto di energia nucleare dalla centrale nucleare di Constellation a Clinton, l'ultimo di una serie di accordi tra le grandi aziende tecnologiche e l'industria nucleare. Constellation ha anche dichiarato che avrebbe riavviato l'Unità Uno di Three Mile Island in Pennsylvania e venduto l'energia a Microsoft nell'ambito di un accordo ventennale. Anche Google ha accettato di finanziare lo sviluppo di piccoli reattori modulari, o SMR, in tre nuovi siti nucleari in Oregon. TVA prevede di costruire SMR nel suo sito di Clinch River e Kairos Power ha un progetto per un reattore avanzato a sali fusi. Inoltre Amazon, Google e Meta hanno firmato a marzo un impegno che prevede di triplicare l'energia nucleare a livello mondiale entro il 2050.

Aggiungere l'energia nucleare alla nostra lista di opzioni energetiche ha senso perché è l'unico modo per generare grandi quantità di elettricità a zero emissioni in modo affidabile per data center, veicoli elettrici e industrie alimentati dall'intelligenza artificiale. Ma la crescente domanda di elettricità e di energia nucleare evidenzia una questione seria: chi fornirà le enormi quantità di uranio necessarie per alimentare le centrali nucleari?

Attualmente il 95% dell'uranio utilizzato negli impianti nucleari statunitensi viene importato da altri Paesi, con la Russia e gli ex-stati sovietici che inondano il mercato mondiale e spingono gli altri fuori dal mercato. Anche la Cina sta rapidamente espandendo la sua influenza nella catena di approvvigionamento globale dell'uranio, ma la dipendenza americana dalle importazioni di uranio non è dovuta alla mancanza di risorse interne.

Infatti a metà degli anni '70 gli Stati Uniti erano l'unico fornitore di uranio arricchito in Occidente e gli affari prosperavano. Da allora i prezzi artificialmente bassi – e l'antagonismo politico nei confronti della produzione nazionale – hanno costretto i clienti statunitensi a cedere il passo alla concorrenza estera. Attualmente negli Stati Uniti sono operative solo cinque miniere di uranio, contro le diverse decine degli anni '70 e le 20 nel 2009.

Una crisi dell'uranio potrebbe non essere imminente, ma le implicazioni a lungo termine dell'acquisto di uranio estero a basso costo anziché dalle compagnie minerarie statunitensi sono preoccupanti, in particolare per la difesa nazionale, inclusa la flotta di portaerei e sottomarini nucleari della Marina. Anche la flotta nazionale di 94 centrali nucleari richiede una fornitura affidabile di uranio.

Le industrie americane, compresa la nostra base industriale della difesa, sono attualmente sottoposte a un'enorme pressione a causa delle restrizioni cinesi sulle esportazioni di commodity, comprese le terre rare. Sappiamo fin troppo bene che l'era dell'eccessiva dipendenza dalle importazioni di commodity deve finire. Questa è una vulnerabilità economica, energetica e di sicurezza nazionale che è diventata insostenibile.

Dato il rischio di un'interruzione delle importazioni di uranio, o di un'impennata del prezzo dello stesso,  c'è bisogno di una politica governativa per contrastare la minaccia alla sicurezza nazionale e all'economia americana. Il presidente Trump ha di recente affermato che l'amministrazione elaborerà raccomandazioni per rilanciare ed espandere la produzione di uranio statunitense. Questo è un buon primo passo, ma dobbiamo far coincidere le intenzioni con i fatti.

La dipendenza americana dalle commodity importate, in particolare da Paesi avversari, rappresenta una grave minaccia per la sicurezza nazionale. E causerà seri problemi a settori chiave della economia americana se non si interviene al più presto per incrementare la produzione interna. Per queste ragioni gli Stati Uniti si trovano ora ad affrontare una sfida monumentale: aumentare la produzione di uranio, diversificare le catene di approvvigionamento per proteggere la sicurezza nazionale e farlo in modo sostenibile.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Il costo nascosto dell'istruzione gratuita in Europa

Lun, 27/10/2025 - 11:11

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di Lika Kobeshavidze

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/il-costo-nascosto-dellistruzione)

Il modello universitario europeo è spesso visto come un trionfo della società moderna. Senza tasse universitarie esorbitanti, con un debito studentesco minimo e la promessa di pari accesso, sembra la soluzione ideale. In Paesi come Germania e Francia gli studenti pagano solo una piccola quota amministrativa, in genere tra i $200 e i $500 all'anno, rispetto ai costi di iscrizione esorbitanti degli Stati Uniti o del Regno Unito. Molti ricevono anche aiuti finanziari sotto forma di borse di studio che non devono essere rimborsate, o prestiti a basso interesse in base alle necessità.

Ma dietro le promesse di equità e opportunità si nasconde un sistema che troppo spesso è rigido, sovraffollato e poco stimolante.

Nonostante l'accessibilità, la realtà di doversi orientare in queste istituzioni può far sentire gli studenti come se fossero solo un numero in una gigantesca macchina burocratica.

Quando l'istruzione è accessibile a tutti, le università si riempiono. Le aule sono sovraffollate e il contatto personale con i professori diventa raro. In molti Paesi europei è normale frequentare le lezioni con centinaia di altri studenti. C'è poco spazio per discussioni, feedback, o persino domande.

Ti siedi, prendi appunti, vieni promosso o bocciato. Sembra più una catena di montaggio che un luogo di apprendimento. E i numeri spiegano il perché. Nel 2022 l'Unione Europea contava 18,8 milioni di studenti, circa il 7% della sua popolazione totale, iscritti all'istruzione terziaria. Negli Stati Uniti circa  19,1 milioni di persone si sono iscritte all'università durante l'anno accademico 2024-25. Oltre a cifre di iscrizione simili, sia l'UE che gli Stati Uniti hanno reso l'istruzione superiore ampiamente accessibile. Nell'UE, dove le tasse universitarie sono spesso infime o fortemente sovvenzionate, l'istruzione superiore viene ampliata per accogliere la maggioranza. Nel 2022 il 44% dei cittadini dell'UE di età compresa tra 25 e 34 anni aveva completato un corso di laurea, rispetto al 50% negli Stati Uniti.

I due sistemi differiscono nella struttura. Ciò che li distingue non è il numero di studenti, ma il modo in cui viene erogata l'istruzione. Le università europee tendono a basarsi su lezioni di grandi dimensioni, percorsi di studio rigidi e una limitata competizione istituzionale. Il risultato è un modello costruito sulla fredda efficienza piuttosto che sull'individualismo. Le istituzioni statunitensi, al contrario, operano in un ambiente competitivo e decentralizzato, con una gamma più ampia di strutture accademiche, inclusi college più piccoli e una progettazione dei programmi più flessibile.

Quando l'istruzione superiore è dimensionata per servire quasi tutti, come in gran parte d'Europa, si rischia di barattare la profondità con la capacità di elaborazione e la personalizzazione con la comodità amministrativa. Alla fin fine funziona lo stesso, ma a costo di trattare l'istruzione meno come un percorso e più come un processo burocratico.

A causa di questa scala il sistema si basa fortemente sulla standardizzazione. I programmi sono progettati per soddisfare le esigenze della maggioranza, il che significa che spesso non lasciano spazio a chi pensa o impara in modo diverso. Questa rigidità non inizia all'ingresso dell'università. In Paesi come Germania e Francia gli studenti vengono indirizzati verso percorsi accademici, o professionali, già a partire dagli 11 o 12 anni. Se non si viene inseriti nel percorso giusto in quel momento, le possibilità di accedere all'università in seguito possono ridursi drasticamente. Di conseguenza quando gli studenti accedono all'istruzione superiore sono già stati incanalati in un sistema che limita la crescita personale, la sperimentazione e le seconde possibilità.

Questa rigidità produce qualcosa di più profondo della semplice frustrazione. Crea una cultura del conformismo. Ci si aspetta che gli studenti seguano il percorso ufficiale, finiscano in tempo e non facciano troppo rumore. Fallire o impiegare più tempo per laurearsi è visto come una debolezza, anche se il processo di tentativi ed errori è essenziale per un apprendimento autentico. L'idea di esplorare diverse discipline o di fermarsi a riflettere è raro che sia incoraggiata. Il successo si misura in base all'efficienza con cui si completa il programma, non in base a quanto si scopre su sé stessi o sul mondo.

Di conseguenza la creatività si perde. Gli studenti che vogliono correre rischi, provare cose nuove, o porre domande scomode finiscono per trovare scarso supporto. I professori spesso non hanno tempo per fare da mentore ai singoli studenti. Gli studenti hanno una scelta limitata su cosa studiare, o come affrontarlo. In questo sistema l'obiettivo non è ispirare, ma produrre.

Ora confrontate tutto questo con sistemi in cui la competizione e la scelta sono più centrali. Negli Stati Uniti gli studenti possono scegliere liberamente il proprio percorso di studi, cambiare indirizzo, o persino prendersi del tempo libero senza penalità. Nel Regno Unito le università competono per accaparrarsi gli studenti, spingendole a offrire programmi più innovativi e un insegnamento migliore. Questi modelli sono tutt'altro che perfetti, soprattutto in termini di costi, ma spesso offrono più spazio alla crescita personale, al pensiero indipendente e alla libertà accademica.

Non si tratta di un invito a ripristinare tasse universitarie elevate. L'istruzione dovrebbe essere accessibile, ma l'accessibilità da sola non garantisce la qualità. Il modello europeo spesso rinuncia alla flessibilità in favore dell'accesso; è costruito per servire tutti allo stesso modo, il che significa che fatica a servire bene chiunque.

Non è sempre stato così. Con l'apertura delle università europee al grande pubblico nel XX secolo, l'esigenza di efficienza portò a strutture rigide e programmi di studio standardizzati. Quello che un tempo era un sistema per pochi privilegiati divenne una catena di montaggio per milioni di persone. Per contestualizzare il concetto per i lettori americani: la maggior parte degli studenti europei paga meno di $500 all'anno in tasse universitarie. A titolo di confronto, mentre le università statunitensi hanno una media di oltre $38.000 all'anno, la maggior parte degli studenti americani frequenta istituti più accessibili, con tasse universitarie statali che si aggirano in media sui $10.000 in quelle pubbliche e sui $3.000 nei community college.

Prendiamo ad esempio la Svezia. Molti studenti non iniziano l'università prima dei vent'anni, in parte perché il sistema offre pochi incentivi a iniziare prima. Una volta iscritti, i percorsi accademici sono stretti e cambiare direzione è difficile.

In Italia gli studenti spesso rimangono all'università per molti anni. Non perché siano eccessivamente curiosi o appassionati, ma perché il sistema è obsoleto e lento. I tassi di abbandono sono alti e le lauree hanno scarso peso nel mercato del lavoro.

E in Francia alcune delle scuole più prestigiose non fanno affatto parte del sistema universitario pubblico. Le Grandes Écoles sono a pagamento, più selettive e offrono un'istruzione più personalizzata. Ironia della sorte sono considerate migliori proprio perché non seguono il modello “libero per tutti”.

La verità è che la vera libertà educativa significa molto più che eliminare le tasse universitarie. Significa permettere agli studenti di esplorare, fallire, cambiare e trovare la propria strada. Significa incoraggiare l'innovazione e premiare la curiosità. E sì, significa permettere ai sistemi di competere ed evolversi.

Il sistema educativo europeo è motivo di orgoglio, ma quest'ultimo non dovrebbe impedire le riforme. Dobbiamo porci domande più difficili: stiamo costruendo istituzioni che siano davvero al servizio degli studenti, o stiamo semplicemente creando macchine che trattano tutti allo stesso modo?

Se l'istruzione deve preparare le persone al futuro, allora dobbiamo assicurarci che i nostri sistemi siano sufficientemente flessibili da crescere con essi. Quando si forzano tutti a conformarsi allo stesso schema, si rischia di distruggere proprio ciò che rende l'istruzione potente: la capacità di pensare in modo diverso.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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