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Francesco Simoncellihttp://www.blogger.com/profile/[email protected]
Aggiornato: 22 ore 7 min fa

I principi sono l'antidoto alla politica

Mer, 23/10/2024 - 10:09

 

 

di Barry Brownstein

Solo il quattro percento “degli adulti americani afferma che il sistema politico funziona molto bene”. Il sessantacinque percento afferma che “ci sentiamo sempre o spesso esausti quando pensiamo alla politica”. Eppure continuiamo a votare, pensando che una maggiore attenzione alla politica risolverà in qualche modo i problemi della società.

Nel 2020 i candidati hanno speso oltre $14 miliardi per le rispettive campagne elettorali, il doppio della cifra spesa nel 2016. La campagna presidenziale del 2024 è tutt'altro che finita. Quanto spenderanno i candidati in questo periodo per catturare la nostra attenzione?

Se siete uno di quelli che trovano la politica deprimente, C. S. Lewis capirebbe. Nel suo saggio “Membership”, contenuto nella raccolta The Weight of Glory, C. S. Lewis scrisse: “Una società malata deve pensare molto alla politica, come un uomo malato deve pensare molto alla sua digestione: ignorare l'argomento può essere una codardia fatale per l'uno come per l'altro”. La politica, spiegò Lewis, non è “il cibo naturale della mente”, ma un “male necessario”. Tuttavia troppa enfasi su di essa è diventata “una malattia nuova e mortale”.

Lewis mise a confronto la frutta fresca a quella in scatola. Quest'ultima può essere attraente per via della conservazione, ma egli disse di aver incontrato persone che la preferivano a quella fresca.

Allo stesso modo tra noi ci sono coloro che preferiscono valutare le promesse dei candidati come un percorso verso il progresso sociale piuttosto che consolidare le fondamenta di una società libera.

Se i candidati vi fissano ancora sulle loro vuote promesse, Ralph Waldo Emerson ha una cura immediata. Nel suo saggio, “Experience”, scrisse: “Un oratore politico paragonò le promesse dei nostri partiti alle strade, aperte e maestose, con alberi piantati su entrambi i lati; presto, però, diventavano sempre più strette e le persone sarebbero finite schiantate contro uno di quegli alberi”.

Milton Friedman, in Capitalism and Freedom, scrisse: “L'uso di canali politici, sebbene inevitabile, tende a mettere a dura prova la coesione sociale, essenziale per una società stabile. [...] Ogni estensione delle questioni per cui si cerca un accordo esplicito mette ulteriormente a dura prova i delicati fili che tengono unita la società”.

E poi, come se Friedman avesse potuto vedere avanti fino al 2024, aggiunse: “Le differenze nei valori di base raramente, se non mai, possono essere risolte alle urne; in ultima analisi possono essere decise, anche se non risolte, solo tramite il conflitto. Le guerre religiose e civili della storia sono una sanguinosa testimonianza di questo giudizio”.

Friedman articolò chiaramente l’antidoto alla politica:

L'uso diffuso del mercato riduce la tensione sul tessuto sociale rendendo non necessaria la conformità rispetto a qualsiasi altra attività che la richiede. Più ampia è la gamma di attività coperte dal mercato, minori sono le questioni su cui sono richieste decisioni esplicitamente politiche e quindi su cui è necessario raggiungere un accordo. A sua volta minori sono le questioni su cui è necessario un accordo, maggiore è la probabilità di ottenerlo mantenendo una società libera.

Quando qualcuno dice che ha una lealtà incrollabile nei confronti del detersivo Tide o della Coca-Cola, la sua decisione riguarda solo lui e la sua famiglia; il resto di noi continua a farsi i fatti suoi.

Eppure sono in molti ad affermare con grande convinzione: sono un democratico leale per tutta la vita, o un repubblicano leale per tutta la vita.

Dopo le elezioni fraudolente in Venezuela, alcuni affermano di essere incondizionatamente fedeli al corrotto presidente Maduro.

Nell'Unione Sovietica di Stalin, alcuni accusati ingiustamente di crimini politici accettarono volontariamente la morte come ultimo servizio al Partito.

Lealtà come questa sono le più adatte alle società totalitarie.

Non è questa la lealtà che ha costruito l'America, è stata invece quella verso i principi.

Poche sono le dichiarazioni di lealtà di fronte ai principi come quella del primo discorso inaugurale di Thomas Jefferson nel 1801. Jefferson rifletteva sul dovere che lo attendeva. Invece di esporre rozzamente la sua visione parlò della grandezza dei principi fondanti del Paese; erano richiesti grandi principi, non grandi individui.

Jefferson disse: “Mi avvicino [al mio dovere] con quegli ansiosi e terribili presentimenti che la grandezza dell'incarico e la debolezza dei miei poteri ispirano giustamente”. Un “terribile presentimento” è uno di disastro. Jefferson riconobbe umilmente i limiti del suo potere personale e non si lamentò dei limiti costituzionali al potere del governo.

Fu chiaro sul fatto che solo il suo affidamento ai principi avrebbe superato la propria disperazione per le scoraggianti responsabilità della presidenza. Nella Costituzione avrebbe “trovato saggezza, virtù e zelo su cui fare affidamento”.

Tra i principi americani, affermò, c'erano “giustizia uguale ed esatta verso tutti gli uomini, di qualsiasi stato o convinzione, religiosa o politica; pace, commercio e onesta amicizia con tutte le nazioni, senza stringere alleanze con nessuna; il sostegno dei governi statali in tutti i loro diritti”. Poi Jefferson aggiunse:

I principi formano la luminosa costellazione che ci ha preceduto e ha guidato i nostri passi attraverso un'epoca di rivoluzione e riforma. La saggezza dei nostri avi e il sangue dei nostri eroi sono stati dedicati al loro conseguimento. Dovrebbero essere il credo della nostra fede politica, il testo dell'istruzione civica, la pietra di paragone con cui proviamo i servizi di coloro di cui ci fidiamo; e se dovessimo allontanarci da loro in momenti di errore o di allarme, affrettiamoci a tornare sui nostri passi e a riguadagnare la strada che da sola conduce alla pace, alla libertà e alla sicurezza.

Un mandato dichiarato alle urne non deve essere usato per giustificare la coercizione degli altri. Al contrario, Jefferson chiese al suo pubblico di “tenere a mente questo sacro principio, che sebbene la volontà della maggioranza debba in ogni caso prevalere, tale volontà per essere legittima deve essere ragionevole; la minoranza possiede i propri uguali diritti, che la legge per l'uguaglianza deve proteggere, e violarli sarebbe oppressione”.

Jefferson capì che coloro che non riescono nemmeno a controllare sé stessi non dovrebbero cercare di controllare gli altri: “A volte si dice che non ci si può fidare di quell’uomo che non sa governare sé stesso. Ci si può fidare di lui, allora, per il governo degli altri?”

Se le persone non devono controllare gli altri, cosa dovrebbe fare un “buon governo”? Jefferson diede una risposta chiara: “Un governo saggio e frugale, che impedisca agli uomini di farsi del male a vicenda, li lascerà liberi di regolare le proprie attività di industria e miglioramento, e non toglierà dalla loro bocca il pane che hanno guadagnato”.

Jefferson sosteneva quei valori necessari per mantenere un buon governo, tra cui “l'onestà, la verità, la temperanza, la gratitudine e l'amore per l'umanità”.

Alcune persone credono che il governo sia la fonte di una società solidale, Jefferson trovò le radici di una tale società in ognuno dei nostri incontri quotidiani: “Ripristiniamo nei rapporti sociali quell'armonia e quell'affetto senza i quali la libertà e perfino la vita stessa non sono altro che cose tristi”.

Nel suo saggio più famoso, “Self-Reliance”, Emerson lanciò un avvertimento per la sua generazione e la nostra: “Una vittoria politica [...] o qualche altro evento favorevole, che solleva il vostro spirito e pensate che vi stiano preparando giorni buoni, non credeteci”.

Tenendo fede allo spirito di Jefferson, Emerson concluse il suo saggio con la sua frase immortale: “Niente può darvi pace se non voi stessi. Niente può darvi pace se non il trionfo dei principi”.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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La Cina è sull'orlo della recessione

Mar, 22/10/2024 - 10:05

 

 

di Peter St. Onge

La Cina è sull'orlo della recessione, escludendo la crisi sanitaria, per la prima volta sin dal 2008, poiché i nuovi dati hanno mostrato che il settore manifatturiero ha subito una contrazione per il quarto mese consecutivo, con una particolare debolezza nei nuovi ordini.

In altre parole, si tratta di un arresto e poi c'è un crollo.

La produzione manifatturiera costituisce un terzo dell'economia cinese, molto più degli Stati Uniti. Il crollo del mercato immobiliare cinese, un altro terzo dell'economia cinese, sta gettando ulteriore benzina sul fuoco.


Uffici più vuoti rispetto al periodo della crisi sanitaria

Il Financial Times riporta che gli edifici per uffici in Cina sono più vuoti di quanto non fossero durante i lockdown. Il FT ci fa notare che il lavoro da casa non è decollato in Cina, il che implica che il principale fattore che determina gli uffici vuoti siano i licenziamenti.

A Shanghai i posti vacanti negli uffici sono al 21%. A Shenzhen, il principale polo di esportazione della Cina, i posti vacanti sono al 27%. Entrambe le cifre sono peggiori dei posti vacanti durante i lockdown.

Per darvi un'idea, gli affitti a Shenzhen sono crollati del 15% su base annua.

Naturalmente i dati ufficiali del PIL cinese sono immuni alle tempeste, ma d'altronde nessuno ci crede, nemmeno in Cina.

È interessante notare che non tutti i licenziamenti riguardano aziende nazionali: gli investimenti esteri in Cina sono crollati di un terzo nell'ultimo anno, poiché l'autoritarismo del presidente Xi sta allontanando le aziende estere.

Stanno abbandonando i loro uffici in Cina e si stanno trasferendo in posti più sicuri, come il Vietnam o il Messico, e presto apriranno anche le fabbriche.


La crisi dei giovani in Cina

La contrazione colpisce più duramente i giovani cinesi, con la disoccupazione giovanile che sfiora quasi un quarto di tale popolazione.

Con un numero record di 12 milioni di studenti universitari cinesi in procinto di laurearsi e di entrare nel mercato del lavoro, non apprezzeranno ciò che troveranno.

Tutto questo è, ovviamente, un disastro sociale al rallentatore. Ora in Cina si stanno moltiplicando le proteste pubbliche, con striscioni sui cavalcavia che chiedono elezioni libere ed ex-soldati che accusano il governo di “strangolare” i funzionari pubblici.

Gli scioperi dei lavoratori sono aumentati, compresi quelli di 1.000 lavoratori in una fabbrica Nike che, ironicamente, si sono ribellati dopo che la produzione è stata spostata in Indonesia; poi ci sono le centinaia di scioperi di lavoratori edili non pagati, mentre gli sviluppatori immobiliari crollano come birilli.

Il contesto è questo: centinaia di milioni di cinesi lavorano in modo informale e per trasferirsi in una grande città dove gli stipendi sono dignitosi è necessario un passaporto nazionale, mentre la maggior parte dei cinesi che vivono in zone rurali non ne ha uno.

Ma servono anche quindici anni di lavoro formale per ottenere le pensioni governative. Ciò significa che per i lavoratori più anziani, in particolare quelli senza figli a causa del controllo delle nascite, i licenziamenti potrebbero significare morire di fame in vecchiaia. Sono disperati.


Cos'è andato storto nel miracolo cinese?

La crescita sotto la presidenza di Xi è crollata alla metà del suo vecchio tasso: la Cina ora cresce come un Paese normale a medio reddito.

Questo perché Xi, adoratore di Mao, ha represso il mondo degli affari, arrivando persino a far “scomparire” importanti uomini d'affari come Jack Ma quando si sono opposti a lui.

Nel frattempo Xi ha investito migliaia di miliardi in settori privilegiati dallo stato, soprattutto energia verde ed edilizia abitativa. Entrambi sono crollati tra eccessi di capacità e sotto-domanda.

Per fare un esempio, a un certo punto la Cina aveva quasi 1.500 produttori di auto elettriche; quasi tutti sono falliti o sono in procinto di fallire.

Nel frattempo il settore immobiliare registra almeno cinquemilacinquecento miliardi di dollari di prestiti inesigibili, con milioni di cinesi che stanno perdendo gli appartamenti a metà costruzione in cui avevano parcheggiato i risparmi di una vita, mentre gli imprenditori edili falliscono.

Tra il crollo del mercato immobiliare e le azioni ferme sin dal 2008, i cinesi non hanno più i soldi per continuare a spendere, il che sta trascinando ulteriormente in basso l'economia.


Cosa c'è dopo?

L'ultima volta che la Cina è entrata in recessione, nel 2008, Pechino ha riversato massicci stimoli nell'economia. Questa volta il debito della Cina, oltre $50.000 miliardi, è cresciuto al punto che non può più permetterselo.

E se la Cina fallisce? Il contratto sociale in Cina si basa sull'obbedienza in cambio di crescita economica. Se il governo cinese non riesce a sostenere la crescita, i cinesi diventano molto irrequieti. C'è una ragione per cui Xi ha insediato uno stato di polizia, ma se l'opposizione è abbastanza diffusa, anche la polizia cambia lato.

La Cina si trova su una strada dissestata e se diventa disperata, e avrà bisogno di una distrazione, potrebbe trascinare Taiwan (e l'America) nella tempesta.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Hunger Games non è più solo un film ormai

Lun, 21/10/2024 - 10:10

 

 

di Jeffrey Tucker

Quando Hunger Games è uscito nelle sale più di un decennio fa, la distopia che presentava era intrigante, ma anche inverosimile. Di recente mi sono chiesto come avesse retto alla prova del tempo e ho riguardato i tre film della serie.

È più lungimirante di quanto sembrasse all'epoca, inclusa la stratificazione della ricchezza, la decadenza del privilegio, l'abuso di potere e le complicazioni della resistenza. Questa serie affronta diversi temi, ma è una delle storie di fantasia più rivelatrici per quanto riguarda la sovrapposizione di decadenza materiale, povertà diffusa e l'uso della paura come strumento di propaganda.

In quanto ad allegoria politica, calca lo stesso terreno intellettuale della “Politica” di Aristotele, del “Principe” di Machiavelli e del “Dei poteri” di de Jouvenel, ma in un modo più penetrante per lettori e spettatori, e particolarmente rilevante per i nostri tempi.

L'intera serie affronta il più grande conflitto della storia, quello tra libertà e potere. Coloro che sono abbastanza fortunati vivono nel Distretto Uno, il centro dell'impero, e socializzano con i migliori, mangiano bene, si vestono in modi sempre più assurdi (capelli tinti con colori innaturali), seguono tutte le tendenze, vanno alle feste giuste e cercano di stare al passo con la scena sociale.

Ciascuno degli altri Distretti svolge la funzione economica assegnata, il tutto per mantenere il centro in condizioni di lusso. I confini tra di essi sono rigorosamente rispettati. Il posto nell'ordine sociopolitico è determinato da dove si nasce, senza mobilità economica.

Per mantenere l'ordine e tenere a bada la ribellione, i leader del Distretto Uno organizzano una stravaganza annuale che unisce moda, giochi violenti e messaggi politici sui pericoli della ribellione. Ogni Distretto è tenuto a inviare due tributi ai giochi, i quali si affrontano in una battaglia all'ultimo sangue mentre le persone in cima guardano con intensa fascinazione.

Il potere di essere spettatori dell'evento è ciò che lega psicologicamente le élite alla struttura sociale e politica, mentre la paura di essere chiamati come tributo per i giochi è ciò che imprime nella popolazione la necessità di obbedienza. Lo scenario è coerente con il principio di Carl Schmitt della distinzione amico/nemico nel suo Concept of the Political, concetto reso reale dallo spargimento di sangue.

Chi ha seguito la storia fino all'ultimo film potrebbe aver pensato che il problema fosse chiaro: un uomo crudele, il presidente Snow, deteneva tutto il potere e usava ogni mezzo per mantenerlo. Sedeva al centro di una capitale che saccheggiava i distretti dalle sue risorse e deteneva il potere attraverso la paura.

Se fosse stato solo questo il problema, la soluzione sarebbe stata chiara: il presidente Snow poteva essere spodestato. Una volta tolto di mezzo, tutto sarebbe andato bene. Questo era inizialmente il pensiero dell'eroina del Distretto 12, Katniss Everdeen. E si può capire perché: Snow era una figura orribile ed era personalmente responsabile di crimini enormi. Meritava di essere rovesciato e che la giustizia prevalesse.

Inoltre lei supponeva che tutti coloro che conosceva condividessero la sua visione dell'obiettivo finale: una vita normale senza oppressione, senza violenza, senza saccheggi, senza rigide classificazioni geografiche e di casta, e senza scontri mortali trasmessi in televisione e orchestrati per incutere paura nella popolazione.

Ma c'era di più sotto la superficie. La capitale Panem era un'autocrazia, ma anche il centro di uno stato-nazione, il che significa che la burocrazia, l'apparato amministrativo, un esercito permanente, una lobby mediatica e i suoi metodi di governo potevano sopravvivere alla morte del leader. Questa è la differenza tra uno stato-persona e uno stato-nazione. L'apparato di potere dello stato-nazione cerca l'immortalità, una vita indipendentemente da chi ne sia a capo.

Il presidente Snow era l'autocrate paranoico che, come Katniss avrebbe scoperto, era lui stesso intrappolato in un sistema che doveva mantenere mentre cercava un successore. C'erano masse nella capitale da tenere intrattenute, potenziali traditori da scovare e ribellioni in continua preparazione da sedare. Sapeva per certo che il suo governo era fragile e che il pugno di ferro era l'unico modo per tenere in piedi tale sistema instabile.

Un altro problema era che il sistema stesso era attraente per i concorrenti che non desideravano la libertà in quanto tale, ma piuttosto abitare le vette della società. Un mondo senza potere, quindi, era più complicato del semplice rovesciamento dell'autocrate esistente.

In ogni situazione rivoluzionaria coloro che sono più motivati ​​a raggiungere l'obiettivo sono quelli che cercano di raggiungere il potere. Finché esisterà il meccanismo della violenza a norma di legge, ci saranno coloro che cercheranno di controllarla e, come disse Friedrich Hayek, di solito sono i peggiori ad arrivare in cima e a trascorrere la vita cercando di arrivarci. Non sono solo coloro che governano, ma anche coloro che cercano di governare a costituire una minaccia per la libertà. Ecco come l'esistenza di potenti stati-nazione finisce per creare molteplici livelli di pericoli.

Questa è la storia di come Rousseau divenne Robespierre, di come il liberalismo russo divenne bolscevismo e di come tanti movimenti contro il colonialismo e il corporativismo si siano conclusi con dittatura, tirannia e carestia.

Chiunque voglia porre fine all'oppressione deve tenere gli occhi aperti per coloro che vorrebbero usare il caos e la confusione degli stravolgimenti politici per prendere ed esercitare il potere in futuro. Questo è ciò che Katniss ha imparato quando ha gradualmente scoperto che i suoi ex-alleati erano diventati abili nella condotta della guerra, apprezzavano lo status che deriva dalla leadership e desideravano ardentemente esercitare il potere loro stessi.

Avrebbe scoperto questa oscura verità sugli eserciti ribelli quando il loro leader avrebbe ammesso di avere intenzione di mantenere gli Hunger Games come meccanismo di controllo dopo il colpo di stato.

Attraverso questa sconvolgente rivelazione, Katniss avrebbe imparato la grande lezione della storia: non sono solo i despoti a dover essere tenuti a bada, ma anche coloro che cercano di rovesciarli. Per realizzare la libertà, c'è bisogno di più del semplice odio per chi è al comando; c'è bisogno dell'amore per la libertà stessa e di un sistema che la protegga da ogni tentativo di rovesciarla.

Una volta che Katniss avrebbe capito cosa stava succedendo intorno a lei, avrebbe dovuto prendere una decisione: rispettare i dettami delle forze rivoluzionarie, o fare di testa sua? L'urgenza di questa decisione è ciò che ha trasformato il film da una semplice lotta manichea tra bene e male in una versione della realtà.

Ci sono molte applicazioni di questo principio nella storia, ma una potrebbe riguardare la politica estera degli Stati Uniti. Negli anni '80 cercarono di cacciare i sovietici dall'Afghanistan sostenendo i fondamentalisti islamici, che allora venivano chiamati “combattenti per la libertà”, e ricevettero armi e supporto logistico. Dopo che i sovietici se ne andarono, la ribellione si metastatizzò gradualmente nei talebani, i quali avrebbero governato col pugno di ferro e sarebbero stati i protagonisti dell'11 settembre, portando poi a 20 anni di occupazione statunitense e risentimento tra la popolazione. I talebani sono rimasti al comando e hanno rafforzato il loro dominio con le armi che gli Stati Uniti si sono lasciati dietro quando hanno fatto marcia indietro con la coda tra le gambe.

E non dimentichiamo l'Iraq dopo il 2003, in seguito a un decennio di embarghi, bombardamenti a intermittenza e dure sanzioni. Il rovesciamento del dittatore, un tempo alleato, Saddam Hussein portò al potere costituzionalisti tutt'altro che amanti della libertà, una maggioranza sciita che avrebbe oppresso la minoranza sunnita che Hussein aveva rappresentato. L'insurrezione sunnita contro lo stato iracheno, poi, causò una sanguinosa guerra civile in Iraq che alla fine sfociò nella ribellione contro il dittatore siriano Bashar al-Assad e si trasformò nello “Stato islamico”. In 25 anni l'Iraq è passato dall'essere uno stato sconfitto e relativamente quiescente a un focolaio ribollente di povertà, violenza e odio.

Facciamo un salto in avanti fino al caso libico in cui il rovesciamento di un altro dittatore, Muammar Gheddafi, ha scatenato quella che sembrava una reazione populista, ma in realtà faceva parte di una serie di “rivoluzioni colorate” che hanno manipolato i social media e i media tradizionali per fargli seguire le priorità della politica estera degli Stati Uniti. In combinazione con tutti gli altri interventi e insieme a un tentativo surrettizio di cacciare il dittatore siriano, la fase successiva ha visto l'ascesa dell'ISIS che intendeva governare la regione attraverso lo spargimento di sangue, represso infine dall'amministrazione Trump.

Il punto è che i tentativi di ripulire il mondo da un male esistente sollevano la rischiosissima prospettiva di crearne uno peggiore. E non riguarda solo i regimi stranieri. Un tratto famoso della democrazia è che l'impulso a cacciare un gruppo di leader è necessariamente legato all'arrivo al potere di un altro gruppo. Questi ultimi spesso non sono migliori, anzi a volte sono peggiori dei primi. Questo è uno dei motivi di tanta nostalgia nei confronti della politica statunitense: uno sguardo al passato fornisce quasi sempre un quadro migliore di uno sguardo al presente.

La lezione di Hunger Games è che le persone potenti possono fare cose terribili; dobbiamo resistere per fermarle. La lezione più complicata è che le istituzioni potenti sono corrotte e che ci saranno sempre coloro privi di scrupoli morali disposti a indossare il mantello del potere.

È proprio per questo che i Padri Fondatori si sono impegnati per creare un quadro di governo che garantisse, come prima priorità, i diritti e le libertà del popolo: una repubblica se il popolo riesce a mantenerla.

Oggi c'è un consenso generale sul fatto che gli Stati Uniti siano sull'orlo di un cambiamento epocale, perché lo squilibrio esistente non è sostenibile su più livelli. La domanda chiave è: in che tipo di società vogliamo vivere? Oggi tutti hanno bisogno di una risposta chiara e convincente a questa domanda. Non c'è più spazio per stare in disparte a guardare l'azione dall'esterno, come gli spettatori degli Hunger Games.

Alla fine del film vediamo Katniss senza equipaggiamento da battaglia, seduta sull'erba, a casa sua, immersa nella luce del sole, intenta a vivere la propria vita, coltivando la visione personale di libertà, lontana dai riflettori. Governando sé stessa, non gli altri, e avendo riacquistato una vita normale. Forse quella scena offre la lezione migliore di tutte.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Il piatto europeo non deve saltare

Ven, 18/10/2024 - 10:04

 

 

di Francesco Simoncelli

Nei miei ultimi pezzi ho analizzato alcuni fattori che ci permettono di avere un quadro della situazione economica abbastanza chiaro: le due cose principali che fanno crollare una nazione sono la guerra e il debito, le nazioni del mondo stanno alimentando entrambi, il debito della maggior parte di loro supera la soglia critica del 130% del PIL, tutti utilizzano la stessa “carta di credito” per le spese pubbliche e rinviano il debito a qualcun altro, in un altro momento, e in una democrazia moderna chi decide compete per potere e denaro; nessuno ha l'incentivo a smettere di calciare il barattolo lungo la strada. Mettiamo queste intuizioni in prospettiva adesso. Il mercato obbligazionario europeo ha raggiunto il picco (con rendimenti minimi record) a dicembre 2020; il mercato azionario ha raggiunto il picco alla fine del 2000. A tutti gli effetti inversioni nel Trend primario, da allora infatti non è successo nulla che suggerisca il contrario: il picco locale del 2007, ad esempio nell'EuroStoxxx 50, è inferiore a quello precedente, così come l'ascesa attuale non ha ancora superato il massimo relativo del 2007. Molto probabilmente assisteremo a prezzi reali di azioni e obbligazioni più bassi (con tassi d'interesse più elevati) per molti anni a venire.

Abbiamo visto i massimi, ora aspettiamo i minimi. Gli investitori avveduti, quelli di lungo termine soprattutto, dovrebbero essere in modalità “prudenza massima”. Potranno allentare la tensione e vendere oro quando i prezzi delle azioni scenderanno così tanto che si potranno acquistare tutte le azioni nell'indice Dow per cinque monete d'oro da un'oncia. Molto probabilmente anche il governo degli Stati Uniti dovrà toccare un fondo: dovrà entrare nel mezzo di una vera e propria crisi del debito prima di potere rimettere insieme i cocci della nazione. Solo dopo potrà tornare a linee di politica finanziarie sostenibili.

Ma aspettate, c'è sempre qualcosa di più. Javier Milei non sta forse ribaltando le sorti dell'Argentina? Trump non sta suggerendo che farà lo stesso con gli Stati Uniti? La Giamaica, ad esempio, non è forse uscita con successo da una crisi del debito... e anche la Grecia? Sì, sì, sì e forse.

Solo pochi anni fa la Giamaica era sull'orlo di un crollo finanziario. Aveva speso troppo e preso in prestito troppo, i creditori si rifiutavano di concedere altro credito, l'inflazione era alle stelle e la valuta stava perdendo valore. Ma invece di andare in default la Giamaica si è rimboccata le maniche e si è messa al lavoro. Un paio di studi accademici, riportati anche dal Financial Times, ci raccontano cosa è successo:

La Giamaica ha dimezzato il rapporto debito pubblico/PIL dal 144% tra il 2012 e il 2023 [...]. Lo ha fatto attraverso surplus primari sostenuti (eccesso di entrate rispetto alla spesa, esclusi i pagamenti degli interessi) superiori al 7% del PIL per sette anni consecutivi.

Per riferimento, l'Italia attualmente sta operando con un deficit di bilancio di circa il 7% del PIL. Gli autori del lavoro accademico, professori di Stanford e Berkeley insieme a Serkan Arslanalp dell'FMI, hanno concluso che è stata una “dura lotta di costruzione del consenso”. In qualche modo il governo giamaicano è riuscito a convincere quasi tutti a stringere la cinghia mentre comprimeva sempre di più il proprio bilancio.

La Grecia è un altro caso di studio. Le finanze pubbliche della Grecia erano gestite in modo assurdo e notoriamente corrotto. Il governo greco era stato in “quasi default” per tutto il XIX secolo e gran parte del XX secolo, ha speso soldi che non aveva e poi ha mentito sui suoi numeri in modo che non si potesse capire cosa stesse realmente succedendo. Nel 2008, ad esempio, la sua spesa militare era il doppio della media dell'UE. Nel 2009, poi, è arrivato il giorno del giudizio, con un debito superiore al 130% del PIL. In circostanze normali le persone non avrebbero prestato tutti quei soldi, ma Goldman Sachs l'aveva aiutata a mascherare la sua situazione finanziaria reale in modo che ottenesse l'adesione all'Unione Europea. Come membro dell'UE è stata in grado di prendere in prestito in una valuta stabile, l'euro, e sembrava avere il sostegno di Germania e Francia. Poi, quando sono iniziati i guai, i tedeschi hanno protestato: non volevano salvare i greci, pigri e dissoluti.

Questi ultimi hanno fatto quello che hanno sempre fatto: sono diventati la prima nazione sviluppata a non pagare un prestito dell'FMI. Ci sono state rivolte, chiusure di banche, caos e tumulti. Le spese sono state tagliate, sono stati negoziati salvataggi, altre crisi, altre negoziazioni. Nel 2012 un bond greco a 20 anni era quasi senza valore, con un rendimento salito quasi del 140%. La Grecia era un “caso disperato”, ma la vita continuava. Gli sportelli bancomat non funzionavano, ma i ristoranti erano aperti. La disoccupazione era salita, ma molti greci erano comunque abituati a non lavorare.

Nel 2011 la Grecia era in depressione, con un PIL in calo del 7%. Più di 100.000 aziende erano fallite e il tasso di disoccupazione aveva raggiunto il 23%. Il rapporto debito/PIL aveva raggiunto il 177% nel 2014 e nel 2016 sembrava aver toccato il fondo, con un greco su tre che si diceva vivesse in povertà. Ma può sempre peggiorare: le crisi economiche spesso diventano anche crisi politiche. Se siete fortunati le persone perdono soldi, perdono il lavoro, le aziende e gli investitori vanno in rovina e questa è la fine; se invece siete sfortunati, volano proiettili e ci sono carri armati nelle strade. Finora la Grecia è stata fortunata.

Avrebbe potuto scappare dall'Europa e dire alla “Troika” (FMI, Banca Mondiale e UE) di andarsene al diavolo; avrebbe potuto tornare alla sua moneta, la dracma, come consigliato da Paul Krugman, e lanciarsi in un baccanale di stampa di denaro e iperinflazione. Invece si è rimboccata le maniche, ha tagliato la spesa, ha aumentato le tasse, licenziato “dipendenti pubblici” fannulloni ed è riuscita a ottenere un surplus di bilancio di circa il 4% del PIL. Il suo rapporto debito/PIL è sceso dal 180% al 160%, ma con l'aiuto della Troika sembra tenere le cose insieme mentre riduce il suo debito.

Cosa possiamo imparare da questi esempi? Probabilmente non molto. Sono piccoli Paesi, dove la democrazia sembra funzionare meglio. E, a differenza degli Stati Uniti ad esempio, non sono mai stati in grado di prendere in prestito grandi quantità in una valuta il cui valore controllavano... quindi non potevano “svalutare” i loro debiti.


L'INCALZANTE STRETTA SULLE PENSIONI

Nel frattempo ci sono anche schemi negli affari politici e a volte è difficile collegare le due cose: finanza e politica (un campo che viene definito Megapolitica). Ma i massimi da record nel mercato obbligazionario e azionario sono stati chiaramente il prodotto di linee di politica governative, due in particolare: debito e guerra. Gli stimoli fiscali/monetari, le guerre e i debiti sono aumentati, così come i prezzi al consumo, e poi l'inflazione ha costretto le banche centrali ad abbandonare il loro sostegno ai mercati azionari e obbligazionari. Le azioni sono scese, così come il valore delle obbligazioni (i rendimenti sono aumentati), anche se nel mercato azionario il danno è stato mascherato dall'inflazione stessa. Ciononostante l'impatto vero sui mercati obbligazionari non è stato ancora avvertito. Fondi pensione, compagnie assicurative e banche commerciali detengono miliardi di euro in obbligazioni sovrane e molti di essi sono stati obbligati ad acquistarle come forme “sicure” di riserve di capitale; poi quando hanno iniziato a perdere valore, i loro proprietari le hanno tenute al valore nominale, impegnandosi a detenerle fino alla scadenza e fingendo che non avrebbero perso denaro.

Ecco perché si parla tanto di abbassare i tassi d'interesse. Non c'è nulla di intrinsecamente buono in tassi d'interesse più bassi. Le persone li pagano e li ricevono sui loro risparmi, ma sono solo informazioni. I principali player nel nostro sistema finanziario, ovvero banche commerciali e agenzie governative, sono tutti grandi proprietari e venditori di obbligazioni sovrane. Quando i tassi d'interesse salgono, non solo per loro diventa più difficile prendere in prestito denaro, ma diminuisce anche il valore dei titoli obbligazionari in loro possesso.

I fondi pensione, ad esempio, dedicano circa il 56% dei loro portafogli alle obbligazioni sovrane. Man mano che queste ultime perdono valore a causa dell'inflazione, i rendimenti dei fondi pensione vengono schiacciati. I deflussi, i pagamenti ai pensionati, vengono aggiustati all'inflazione, ma i loro titoli di Stato no. Devono quindi raccogliere più denaro per coprire il deficit nelle loro riserve e ciò richiede più prestiti, il che spinge i tassi d'interesse verso l'alto.

Nel frattempo sempre più persone vanno in pensione mettendo ulteriore pressione sulle finanze degli stati. I pensionati diventano a tutti gli effetti dipendenti dalla previdenza sociale.

Questo schema segue i modelli di Trend primario nei mercati. Le linee di politica delle banche centrali, in particolare i tassi d'interesse estremamente bassi, hanno ingannato i mercati azionari e obbligazionari fino a farli raggiungere massimi estremi. Ora, e nei decenni a venire, le politiche fiscali/monetarie, guerra e debito li spingeranno a minimi estremi.


LENTO E PROGRESSIVO IMPOVERIMENTO PER NON FAR SALTARE IL PIATTO

Il succo del benessere, di cui tanti hanno nostalgia, degli ultimi 40+ anni era questo: la ricchezza ha abbandonato l'economia dei consumatori (grazie ai prezzi più bassi dei beni di fabbricazione estera e alla perdita di posti di lavoro nel settore manifatturiero) ed è entrata nell'economia finanziarizzata (grazie ai tassi di interesse ultra bassi). Le azioni sono salite alle stelle, gli stipendi sono rimasti stagnanti. Il periodo successivo sarà l'opposto: il denaro verrà sottratto all'economia del capitale e immesso nell'economia dei consumatori (tramite deficit). Tassi più alti, prezzi delle azioni più bassi.

Quanto è utile questa intuizione? Ci permette di capire come il Trend primario nei mercati (tassi d'interesse più alti, prezzi delle azioni più bassi) si collega ai modelli della politica. Non si può capire come funziona una colonia di formiche diventando una formica, né si può capire la politica moderna diventando un democratico o un repubblicano. Bisogna fare un passo indietro e osservare. Come un antropologo che cerca di studiare una tribù mai contattata prima. Anche nel mondo della finanza, conviene essere invisibili, non partigiani. Imparziali.

L'inflazione è diventata parte integrante del sistema, non è più alimentata principalmente dalla politica monetaria (tassi d'interesse bassissimi) ma dalla politica fiscale (deficit elevatissimi). Ogni anno le banche centrali sottraggono dall'economia finanziaria da uno a due mila miliardi di dollari in più (in deficit). Gli investitori acquistano obbligazioni e i fondi finiscono nei “programmi non discrezionali”, come la previdenza sociale e le pensioni. E anche nei programmi discrezionali, come i miliardi spesi in armi da usare nei vari conflitti nel mondo. Questo denaro alla fine arriva negli stipendi e poi nei prezzi al consumo. Il processo è insidioso: vent'anni fa, ad esempio, si poteva comprare un chilo di pane a circa €1,85; oggi costa €4,2 circa, quasi il 70% di più. Il pane è l'alimento più economico e veloce per la classe operaia quando si tratta di mangiare. Una paga oraria media nei primi anni 2000 era di €8 l'ora circa: ci volevano circa 15 minuti di lavoro per comprare un chilo di pane. Oggi la paga oraria media è di €19 circa, il che equivale a circa 18 minuti per comprare un chilo di pane... tre minuti in più. Non è solo inflazione; è un impoverimento lento e progressivo. Negli ultimi 24 anni i lavoratori sono diventati più poveri.

Jeffrey Tucker ci mostra, poi, come i dati ufficiali sull'inflazione distorcono ulteriormente la percezione della realtà.

La politica degli stati è cambiata. Le banche centrali non possono più dare una spinta all'economia finanziaria tramite tassi d'interesse ultra bassi, la Legge dei rendimenti decrescenti sta decretando erosione di PIL e non creazione aggiuntiva mediante nuove unità di debito immesse nel sistema. Il cambio di rotta da parte della BCE, ad esempio, non sta facendo altro che incentivare la fuga di capitali dal mercato obbligazionario europeo e ciò rende più difficile per gli stati membri prendere in prestito i soldi di cui hanno bisogno. E questo, a sua volta, necessita di misure più stringenti sui sottoposti.

????EU - is planning an all asset database of every citizen’s assets so they know what citizens own!

Citizens would report their individual assets including Bank accounts balances, property, jewellery, cars & art.

In order to create a union wide ‘wealth’ tax. (Also handy for… pic.twitter.com/fZoUaXlAqw

— Bernie (@Artemisfornow) October 7, 2024

Questa “carta di credito”, però, per quanto possa essere profonda, soprattutto in Italia, non è infinita e serve solo a comprare tempo. Perché? Perché con la chiusura dei rubinetti dell'eurodollaro i sogni di scalare gli Stati Uniti sono stati infranti. Questa era la fonte prediletta dei presunti pasti gratis che per molto tempo hanno tenuto in piedi le illusioni burocratiche dell'UE di far marciare in avanti l'idea che l'URSS aveva senso solo che “era gestita male”. Le illusioni socialiste sono sempre le stesse: “Abbiamo imparato dalla storia e non commetteremo gli stessi errori”. Finché i guai economici potevano essere trasferiti a qualcun altro, questo assioma pareva reggere... poi, nel 2017, sono iniziati i lavori per implementare il SOFR negli Stati Uniti e nel 2019 i sogni socialisti dell'UE sono definitivamente tramontati quando i mercati dei pronti contro termine statunitensi sono stati chiusi alle garanzie extra-americane.

Il resto è storia e potete approfondirne i vari aspetti nell'ultimo libro che ho pubblicato di recente, Il Grande Default.

Il succo della storia è che la nave europea sta seguendo la direzione del fallimento e l'unico modo che ha per salvarsi, o almeno per provarci, è quello di accentrare ancora di più il potere. Questo significa la possibilità di tassare direttamente i contribuenti di ogni singolo stato europeo e il trasferimento di tali competenze direttamente a Bruxelles. Non solo, ma anche la possibilità di emettere debito comune, ovvero obbligazioni sovrane comuni. I piani come il Next Generation EU o le obbligazioni SURE sono tutti strumenti che puntano in tale direzione. Chi ha il potere decisionale, infatti, sa benissimo che questa è solo una fase di transizione e affinché rimanga saldamente al comando deve assolutamente condurre il gioco verso suddetto finale di partita. Pensateci, il tessuto industriale è sfilacciato, la capacità innovativa inesistente e la produzione continua a perdere vigore a vista d'occhio; il presunto monopsonio europeo era un'illusione tenuta in piedi dall'accesso al mercato dell'eurodollaro che, a sua volta, permetteva all'UE di accedere a finanziamenti a basso costo. Tale accesso adesso è precluso e lo è in un momento storico in cui le principali potenze del mondo, Cina e Stati Uniti, stanno progressivamente autarchizzando le proprie economie. Se gli Stati Uniti hanno dalla loro l'innovazione tecnologica e l'energia relativamente a basso costo, la Cina può contare anche su un allargamento della sua sfera d'influenza tramite i BIRCS. Cos'ha l'Europa invece? Niente di tutto ciò, così come ha sottolineato di recente anche Draghi nella sua relazione.

Se fino al 2017 l'accentramento progressivo era stato messo sul pilota automatico, abbiamo visto che con la crisi sanitaria e l'escalation in Europa orientale e Medio Oriente ci sono state nuove vampate d'accelerazione in tal senso. Aspettiamocene, quindi, un'altra nell'arco di questa Commissione europea dato che senza tale propellente la macchina europea si ingolfa e salta in aria.

2/3
Senza dimenticare che Berlino è la seconda economia mondiale per esportazione dopo la Cina e i nuovi dazi approvati nei confronti quest'ultima danneggiano di più la Germania. Ma perché questo accanimento nei confronti dell'economia tedesca?

— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) October 11, 2024


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Più solido dell'oro, più veloce della moneta fiat

Gio, 17/10/2024 - 10:09

 

 

di Nick Giambruno

L'imperatore francese Napoleone III usava un set unico di posate in alluminio solo per i suoi ospiti più onorati a cena.

Agli ospiti normali, invece, faceva trovare utensili d'oro.

A metà del XIX secolo l'alluminio era più raro e desiderabile persino dell'oro.

Di conseguenza i lingotti di alluminio trovarono un posto tra i tesori nazionali della Francia e i gioielli in alluminio divennero un simbolo dell'aristocrazia francese.

L'alluminio, noto per il suo numero atomico 13 nella tavola periodica, è un elemento onnipresente, ma esiste principalmente in composti chimici complessi e non nel suo stato metallico.

La procedura di trasformazione dei composti di alluminio in metallo puro era costosa, rendendolo più difficile da produrre rispetto all'oro. Il prezzo dell'alluminio all'epoca rifletteva esattamente questo.

Nel 1852 costava intorno ai $37 l'oncia, più costoso dell'oro a $20,67 l'oncia.

Ma il destino dell'alluminio stava per vedere una svolta drammatica verso la fine del XIX secolo.

Una scoperta monumentale nel 1886 rese possibile la produzione di alluminio puro su vasta scala a una frazione del costo precedente.

Prima di questa scoperta, la produzione globale era di appena una manciata di once al mese.

Successivamente la principale azienda americana di alluminio ne produceva 800 once al giorno. Nel giro di due decenni, tale azienda, che in seguito sarebbe diventata Alcoa, produceva oltre 1,4 milioni di once di alluminio al giorno.

Il prezzo crollò da un incredibile $550 per libbra nel 1852 a soli $12 nel 1880. All'alba del XX secolo una libbra di alluminio costava circa 20 centesimi.

In meno di un decennio e mezzo l'alluminio passò dall'essere il metallo più costoso del pianeta a uno dei più economici.

Oggigiorno non è più un metallo prezioso adatto alle feste reali, o al tesoro nazionale di un Paese. È diventato un elemento di uso quotidiano utilizzato nelle lattine di soda e nella carta stagnola per cucinare.

La trasformazione dell'alluminio da metallo molto apprezzato a materiale domestico poco costoso è esemplificativo della sua “durezza”, la caratteristica più importante di un buona forma di denaro.

Durezza non significa qualcosa che è necessariamente tangibile o fisicamente duro, come il metallo. Invece significa “difficile da produrre”; al contrario “denaro morbido” è facile da produrre.

Il modo migliore per pensare alla durezza è in termini di “resistenza alla svalutazione”, cosa che aiuta a renderla una buona riserva di valore, una funzione essenziale del denaro.

Vorreste investire i vostri risparmi in qualcosa che qualcun altro può creare senza sforzo o costo? Ovviamente no.

Sarebbe come conservare i vostri risparmi di una vita in gettoni per i videogiochi, alluminio, o valute fiat.

Di desiderabile in una buona forma di denaro è che qualcun altro non la possa realizzare facilmente.


Il rapporto Stock-to-flow

Il rapporto Stock-to-flow misura la durezza di un asset.

Rapporto Stock-to-flow = Offerta/Flusso

La parte “stock” si riferisce alla quantità di qualcosa, come le scorte correnti. È l'offerta già estratta, disponibile subito.

La parte “flusso” si riferisce alla nuova offerta aggiunta dalla produzione e da altre fonti ogni anno.

Un rapporto Stock-to-flow elevato significa che la crescita annuale dell'offerta è piccola rispetto a quella esistente, il che indica un asset durevole e resistente alla svalutazione.

Un rapporto Stock-to-flow basso indica il contrario: la nuova produzione annuale può facilmente influenzare l'offerta complessiva e i prezzi. Ciò non è auspicabile affinché qualcosa funzioni come riserva di valore.

Nel grafico qui sotto possiamo vedere la durezza di varie materie prime fisiche.

Nessun'altra materia prima fisica si avvicina alla durezza o alla resistenza alla svalutazione dell'oro.

Le materie prime monetarie, come l'oro e l'argento, hanno rapporti Stock-to-flow più elevati. Dall'altro lato, invece, le materie prime industriali hanno rapporti Stock-to-flow bassi, in genere intorno a 1x.

Con un rapporto Stock-to-flow di 60x, ci vorrebbero circa 60 anni di produzione attuale per eguagliare l'attuale offerta di oro.

Un altro modo di pensarci è guardare all'inverso del rapporto Stock-to-flow: il tasso di produzione annuale relativo alle scorte esistenti. Ad esempio, la produzione annuale di oro è circa un 1,7% rispetto alle sue scorte esistenti.

Due cose possono spiegare l'eccezionale rapporto Stock-to-flow dell'oro.

Innanzitutto il metallo giallo è indistruttibile.

L'oro non decade, né si corrode; ciò significa che la maggior parte di quello prodotto anche migliaia di anni fa è ancora in circolazione oggi e contribuisce alle attuali scorte.

In secondo luogo, l'oro ha una storia di migliaia di anni di produzione, a differenza di altri metalli.

Questi due fattori rendono le scorte esistenti di oro più grandi rispetto alla nuova produzione. Ciò significa che nessuno può aumentarne arbitrariamente l'offerta, il che contribuisce a renderlo una riserva di valore neutrale. È ciò che conferisce all'oro proprietà monetarie uniche e ineguagliabili tra gli altri metalli.

È importante chiarire che durezza non è la stessa cosa di scarsità. Sono concetti correlati, ma non la stessa cosa.

Ad esempio, platino e palladio sono più rari dell'oro, ma non sono beni durevoli. La produzione attuale è elevata rispetto alle scorte esistenti.

A differenza di quelle auree, le riserve di platino e palladio non sono state accumulate nel corso di migliaia di anni. È il motivo principale per cui una nuova offerta può facilmente far tremare il mercato.

A causa dei loro rapporti Stock-to-flow bassi, il platino (0,4x) e il palladio (1,1x) sono ancora meno adatti a funzionare come moneta rispetto all'argento. I loro rapporti Stock-to-flow bassi indicano che sono principalmente metalli industriali, corrispondenti a come le persone li usano oggi. Quasi nessuno usa platino e palladio come moneta.

Ecco il punto principale: la durezza è la caratteristica più importante di una buona moneta; tutte le altre caratteristiche monetarie sono prive di significato se essa è facile da produrre.

Ecco perché la storia della moneta è la storia della vittoria di quell'asset più solido e perché l'oro ha sempre regnato sovrano.

Ma ora ha un serio concorrente...

Il rapporto Stock-to-flow di Bitcoin oggi è circa 57x, leggermente al di sotto di quello dell'oro.

Secondo il suo protocollo, sappiamo esattamente come crescerà la sua offerta in futuro.

Una caratteristica fondamentale è che la nuova offerta viene dimezzata ogni quattro anni, il che fa sì che la durezza di Bitcoin raddoppi ogni quattro anni.

Il processo in cui la nuova offerta di bitcoin viene dimezzata ogni quattro anni è noto come “halving”, o come paice definirlo a me “indurimento quantitativo”.

Ecco un altro modo di pensarci: nel 2023 il mercato dell'oro doveva assorbire circa 117 milioni di once troy in nuova offerta; quest'anno il mercato dell'oro deve assorbirne leggermente di più, circa 119 milioni di once troy in nuova offerta.

Negli anni successivi possiamo aspettarci che la quantità di nuova offerta aumenti gradualmente.

Bitcoin ha la dinamica opposta: la quantità di nuova offerta che il mercato deve assorbire si riduce costantemente.

Nel 2023 il mercato di Bitcoin doveva assorbire circa 328.500 bitcoin in nuova offerta; dopo l'halving di maggio, dovrà assorbirne circa 164.250 bitcoin ogni anno fino all'halving del 2028.

Dopo quest'ultimo, il mercato di Bitcoin dovrà assorbire circa 82.128 bitcoin aggiuntivi ogni anno fino all'halving del 2032.

Questo processo di riduzione della nuova offerta continuerà fino al 2140, quando verrà creato l'ultimo bitcoin. È allora che la fornitura totale raggiungerà i 21 milioni. Oggi è di circa 19,5 milioni, il che significa che la stragrande maggioranza, circa il 93%, dell'offerta totale di bitcoin è già stata creata.

Ciò significa anche che solo 1,5 milioni di bitcoin in più saranno creati nei prossimi 117 anni.

In altre parole, l'offerta di bitcoin crescerà di circa il 7% nei prossimi 117 anni. Per fare un paragone, la massa monetaria degli Stati Uniti è aumentata di circa il 35% sin da marzo 2020.

Dal punto di vista storico gli halving e i loro enormi shock di offerta hanno catalizzato mercati rialzisti da capogiro, dove Bitcoin è salito alle stelle (10 volte o più).

L'halving del maggio scorso, però, è stato molto diverso...

Questo perché la durezza di Bitcoin, misurata dal rapporto Stock-to-flow, è il doppio di quella dell'oro.

Ecco come Bitcoin diventerà presto la moneta più solida che il mondo abbia mai conosciuto e continuerà a diventare più solida man mano che il suo rapporto Stock-to-flow si avvicina all'infinito.

Per migliaia di anni l'oro è sempre stata la moneta più solida dell'umanità. Tutto questo è destinato a cambiare e la maggior parte delle persone non ne ha idea.


Scarsità assoluta

Bitcoin ha un altro attributo unico: non è solo scarso, ma lo è in senso assoluto.

Ad esempio, immaginate che il prezzo del rame aumenti di 5 o 10 volte.

Potete star certi che ciò stimolerebbe una maggiore produzione, espandendo alla fine la fornitura di rame. Ovviamente lo stesso vale per qualsiasi altra materia prima.

Ecco perché c'è un famoso detto nel settore minerario: “La cura per i prezzi alti sono i prezzi alti”.

Tale dinamica che incentiva una maggiore produzione e, in definitiva, una maggiore fornitura, facendo poi scendere i prezzi, esiste per ogni materia prima fisica. Tuttavia l'oro è il più resistente a questo processo.

Questa risposta dell'offerta è il motivo per cui la maggior parte dei prezzi delle materie prime nel tempo tende a invertirsi fino ad arrivare intorno al costo di produzione.

Questa dinamica è ancora più marcata per il denaro.

Quando un asset ottiene proprietà monetarie, la reazione naturale è che le persone ne producano di più, molto di più.

Questa è nota come la trappola del denaro facile.

Bitcoin la scardina, perché la sua offerta è inflessibile. È l'unica merce in cui prezzi più alti non possono indurre una maggiore offerta.

In altre parole, Bitcoin è il primo e unico asset monetario con un'offerta completamente non influenzata dall'aumento della domanda.

Questa è una caratteristica sorprendente e rivoluzionaria.

Ecco la conclusione: l'oro e altre merci sono scarse, ma solo Bitcoin lo è in senso assoluto.

Ciò significa che l'unico modo in cui può rispondere a un aumento della domanda è che il suo prezzo salga. A differenza di ogni altra merce, aumentare l'offerta in risposta all'aumento della domanda non è un'opzione.

La capitalizzazione di mercato di Bitcoin oggi è di circa $528 miliardi.

La capitalizzazione di mercato di tutto l'oro estratto nel mondo, che ha impiegato migliaia di anni per accumularsi, è di circa $12.300 miliardi.

Ciò significa che Bitcoin ha una capitalizzazione di mercato all'incirca pari al 4,2% di quella dell'oro, anche se ne ha superato (del doppio) la durezza.

Supponendo che l'oro rimanga stabile e Bitcoin salga di circa 23 volte, avrebbe una capitalizzazione di mercato all'incirca pari all'oro. A quel punto un singolo bitcoin varrebbe oltre $620.000.

Penso che sia una possibilità reale negli anni a venire, anche se potrebbe accadere molto prima poiché la truffa della valuta fiat continua a sgretolarsi a un ritmo accelerato.

Se questo vi sembra impossibile, allora pensate a questo...

Dieci anni fa il prezzo di Bitcoin era di circa $100; oggi è circa 271 volte tanto.

Bitcoin ha fatto numerosi movimenti mozzafiato al rialzo in passato. Penso che possa farlo di nuovo, soprattutto ora che le aziende, gli investitori istituzionali e persino gli stati iniziano ad acquistarlo per la prima volta. Ovviamente è importante ricordare che le performance passate non sono un'indicazione per risultati futuri, per nessun investimento.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Il mio terzo libro: “Il Grande Default”

Mer, 16/10/2024 - 15:07

Ho pubblicato il mio terzo libro, il titolo è Il Grande Default. Lo trovate disponibile per l'acquisto al seguente link su Amazon: https://www.amazon.it/dp/B0DJK1J4K9

L'accumulo di capitale è necessario per fornire i finanziamenti alle imprese sostenibili, le quali generano occupazione, reddito e gettito fiscale. La determinazione dei prezzi nei mercati dei capitali è essenziale per valutare accuratamente il rapporto rischio/rendimento sia degli investimenti economici reali che delle attività finanziarie. La determinazione dei prezzi alimenta quindi l'allocazione efficiente del capitale al suo impiego più redditizio sulla base delle informazioni raccolte da milioni di investitori. Questo concetto è uno dei fondamenti cruciali della teoria capitalista.

Quando le banche centrali hanno spinto i tassi d'interesse sia a lungo che a breve termine ai minimi storici, sono successe due cose:

• Gli investimenti meno attraenti sono diventati "redditizi";

• L'allocazione del capitale ha iniziato a subire distorsioni.

Il tasso d'interesse è essenzialmente il "prezzo del tempo", poiché il futuro tende ad essere più rischioso del presente. Quando prendiamo in prestito dal futuro per investire, un tasso d'interesse cerca di riflettere questo rischio: maggiore è l'incertezza, maggiore è il tasso d'interesse. O è così che dovrebbe andare, ma le banche centrali hanno fatto e stanno facendo di tutto per aggirare questa legge economica. Con tassi d'interesse molto bassi o negativi, che sono diventati comuni dal 2010 in poi, i finanziamenti diventano disponibili anche per quegli investimenti che non sono redditizi.  Questa è un'allocazione del capitale pericolosa perché tali imprese non redditizie dovrebbero fallire, ma schivano il proverbiale proiettile d'argento grazie ai finanziamenti artificialmente a buon mercato. Queste imprese "zombi" sprecano capitale che invece potrebbe essere utilizzato per finanziare investimenti più redditizi, il che a sua volta si tradurrebbe in salari più elevati, dividendi e plusvalenze per gli azionisti e un'economia più vigorosa e dinamica.

Questo è il fardello che le banche centrali hanno apposto sulle spalle dell'economia mondiale, e si vede anche nei numeri ufficiali. La misurazione dell'impatto della distruzione creativa, ovvero il flusso di innovazioni tecnologiche nell'economia, è ostacolata dal fatto che non è osservabile. Quando si manifesta un'innovazione tecnologica in grado di aumentare la redditività, le imprese acquisiscono nuove attrezzature e lavoratori più qualificati per integrarle nella produzione. Sebbene possiamo misurare attrezzature, macchinari e persino la qualità del lavoro, l'aumento effettivo della produttività dell'innovazione non può essere osservato direttamente, almeno a livello "macro".

Tuttavia conosciamo il livello di aumento della produzione, gli investimenti in attrezzature e macchinari (capitale) e il miglioramento della quantità/qualità della forza lavoro. La parte riguardante l'aumento della produzione che non può essere spiegata da questi elementi può essere interpretata come crescita della produttività in tutta l'economia.

Le banche centrali hanno svuotato l'economia mondiale indebolendo seriamente il processo di distruzione creativa e hanno distrutto il meccanismo di determinazione dei prezzi nei mercati dei capitali, il che ha portato a gravi distorsioni (bolle) nei mercati finanziari. La conseguente fragilità dell'economia mondiale e dei mercati finanziari significa che siamo soggetti ad un crollo epico, che danneggerà gravemente famiglie, aziende e persino i Paesi. Le probabilità che il suo epicentro sia l'Europa sono molto alte. In un periodo come questo in cui le finanze delle imprese sono sotto forte stress ed il loro patrimonio netto fortemente eroso, le banche commerciali finiranno nuovamente nell'occhio del ciclone a causa dell'inettitudine del governo italiano e dell'azzardo morale generato dal denaro facile.

E quando tale crollo arriverà, con esso verrà deciso il destino delle nostre generazioni e di quelle future. Se lasciamo che le banche centrali assumano il pieno controllo delle nostre economie, emergerà uno scenario futuro davvero orribile. La generazione degli anni '30 e '40 ha affrontato tempi difficili e ha imparato a lavorare duro, a risparmiare denaro e a lasciare che l'economia facesse il suo corso. Questo semplice fatto è ciò che ha prodotto i bei tempi degli anni '50 e '60, rendendo gli Stati Uniti leader mondiali senza pari, in tutti i sensi. Il 1955, infatti, fu l'ultimo anno in cui gli USA sperimentarono una deflazione dei prezzi al consumo. Però, come dice il proverbio, ciò che una generazione impara quella successiva dimentica.

Richard Nixon si ritrovò a far fronte ad un aumento dell'inflazione dei prezzi: 4,3% nel 1971. Il dollaro era in calo ed i francesi stavano arrivando con le portaerei sui lidi americani per scambiare i loro dollari in oro. Cosa fece Nixon? Tagliò la spesa pubblica, le tasse e si rimboccò le maniche per trovare una via d'uscita dal buco in cui lo aveva scaraventato Lyndon Johnson con le politiche di "Guns and butter"? No, ordinò invece la chiusura della "finestra dell'oro". Da allora in poi l'America avrebbe operato con un nuovo tipo di denaro fasullo, coperto solo dalla credibilità dei futuri capi del Tesoro e della FED.

L'inflazione salì al 13% nel 1980 e sembrava inarrestabile, almeno fino a quando Paul Volcker la riportò sotto controllo. Questa spallata garantì agli Stati Uniti 20 anni di relativa prosperità. Ma da allora è come se fosse stato reciso l'ultimo barlume di sanità economica nelle menti degli economisti mainstream e degli imbonitori nei media generalisti.

In primo luogo, nel 2001 George W. Bush cedette ai guerrafondai e all'ala militare/industriale del Deep State dando il via alla guerra più lunga, più costosa e più inutile nella storia degli Stati Uniti. Non c'era un nemico identificabile. Nel frattempo anche il capo della FED, Alan Greenspan, imboccò la strada dell'azzardo morale infinito: piuttosto che lasciare che l'economia guarisse da sola dopo la recessione del 2001, la manipolò e la distorse ulteriormente abbassando il tasso di riferimento oltre 500 punti base.

Questi tassi d'interesse artificialmente bassi generarono la crisi dei mutui del 2008-2009. Poi sia la FED, con il successore di Greenspan, Ben Bernanke, che il governo federale, con Barack Obama, hanno raddoppiato la dose. Bernanke giustificò la propria mancanza di spina dorsale nel suo libro, The Courage to Act, e come il suo predecessore tagliò il tasso di riferimento di oltre 5 punti percentuali fino a quasi zero. Obama continuò a finanziare le cattedrali nel deserto avviate dalla precedente amministrazione e sebbene si fosse impegnato a far uscire l'America dalle futili guerre di Bush, quando arrivò il momento critico piuttosto che scontrarsi con i guerrafondai, compresi Hillary Clinton e Joe Biden, si lasciò andare.

La crisi successiva, nel settembre 2019, non ha fatto altro che portare alla luce tutti quegli errori economici spazzati sotto il tappeto in passato ma moltiplicati nei costi. La continua distorsione dei mercati attraverso gli interventi progressivi e crescenti da parte del sistema bancario centrale non solo ha creato un scollamento gigantesco tra Main Street e Wall Street, ma i presunti guadagni generati da quest'ultimo comparto sono stati il risultato di un trasferimento di ricchezza grazie alla stampa di denaro. Ma l'Effetto Cantillon non ha ripercussioni solo sull'inflazione dei prezzi, anche e soprattutto sulla qualità degli investimenti" (o pseudo tali) che vengono intrapresi.

Infatti esso toglie risorse preziose a quelle attività che avrebbero creato una prosperità genuina, come abbiamo visto nella sezione precedente, e le costringe al fallimento. Cosa che non sarebbe accaduta in un mercato non ostacolato. Nel contempo quelle realtà privilegiate artificialmente restano in piedi e non si dedicano più a servire il cliente, bensì gozzovigliano con l'ingegneria finanziaria. La speculazione forsennata che ne emerge non è più quel processo migliorativo che funge da collante tra produzione presente e futura, bensì una mania che spinge gli attori di mercato a rincorrere tutti quegli asset che ancora mostrano un rendimento positivo. Non esiste più un mark-to-market, ma solo un market maker (banca centrale) che man mano socializza comparti interi dell'economia nel momento in cui finiscono sotto pressione a causa degli interventi precedenti.

Accade per eccellenza nel mercato obbligazionario statale e si sta diffondendo al resto dei mercati, come quello obbligazionario societario.

Mises aveva messo in guardia nel suo piccolo gioiello degli anni '50, Planned Chaos, da questo percorso pericoloso. È una strada verso la rovina che infatti richiede interventi sempre più grandi ed invadenti per permettere allo status quo di andare avanti ancora un giorno in più. Il problema è il prezzo da pagare e stiamo vedendo che più passa il tempo più si fa salato, sia in termini economici che in termini sociali. Non dovrebbe sorprendere quindi che il vicepresidente della Banca mondiale, Carmen Reinhardt, ha detto che un disastro finanziario è all'orizzonte: default sovrano e default per il debito aziendale. Il fatto stesso di un crollo imminente non dovrebbe essere una sorpresa, specialmente se ci si ricorda di $1,5 triliardi di derivati in un'economia mondiale che genera solo $80.000 miliardi/anno in beni e scambi misurabili. Non importa ciò che le banche centrali hanno tentato di fare per fermare un nuovo crash dei mercati, niente ha funzionato. I tassi d'interesse da zero a negativi non hanno funzionato, l'apertura di prestiti repo overnight per $100 miliardi a banche fallite non ha funzionato, né il salvataggio da $4.500 miliardi. Non importa cosa provano a fare questi maghi finanziari, la situazione continua a peggiorare. Piuttosto che riconoscere ciò che sta realmente accadendo, sono stati selezionati capri espiatori per spostare la colpa.

Dallo schema Ponzi delle pensioni fino alla "Everything bubble" dei giorni nostri, il sistema in cui operiamo è stato distorto a tal punto che ormai inizia ad essere una passività anche per chi è ai posti di comando. L'incapacità di attuare un calcolo economico in accordo coi mercati è il cuore del problema. La teoria Austriaca del ciclo economico, annunciata da Ludwig von Mises nel 1912, ci dice che un'offerta di denaro gonfiata porta a distorsioni dei prezzi nei mercati dei capitali. Queste distorsioni promuovono investimenti in linee di produzione che produrranno perdite quando l'offerta di moneta smetterà di crescere, peggio quando si contrae.

La tesi di un Grande Reset è la demolizione controllata dell'economia. Questa non è un'ipotesi campata in aria, bensì documentata sin dal 1977 e avanzata nientemeno che da Paul Volcker. Il settore più colpito è quello della piccola/media impresa. Questo è il cuore della classe media, la quale è indebitata a livelli senza precedenti e quindi ferma al proverbiale Picco del Debito. Non è più in grado di rispondere agli stimoli monetari e non essendoci più bilanci da saturare attraverso il credito facile la pianificazione centrale fallisce. Nessuna forward guidance è in grado di aggirare questo esito.

Quindi cosa fanno i pianificatori monetari centrali? Agirebbero in base alla fallacia della finestra rotta, annientando il sopraccitato settore per poi permettergli, attraverso sovvenzioni, di tornare a produrre. Un deleveraging classico di quell'ammontare di debiti significherebbe anche la deflagrazione di tutte quelle entità che sono connesse col sistema bancario centrale e che ne traggono profitto: grandi banche commerciali e stati. Libero mercato significa necessariamente libera scelta,  e la piccola/media impresa è la quintessenza del decentramento e dell'imprevidibilità. La spasmodica ricerca del controllo da parte delle autorità centrali, sventolando il feticcio delle emergenze, serve quindi a tenere tutti buoni mentre si riorganizza il "giocattolo". Una strategia, questa, che diventa sempre più impellente per l'UE in particolar modo man mano che passa il tempo. Senza integrazione fiscale, e soprattutto senza un sistema di emissione obbligazionaria di debito comune, non supererà la proverbiale notte. Ha bisogno come il pane di questa soluzione e ciò significa maggiore centralizzazione dei poteri, con tutte le conseguenze del caso.

Il mio libro, in definitiva, esplora e analizza la logica conclusione dell'economia mista, un viaggio per comprendere e svelare le meccaniche ombra che regolano il mondo dell'economia e della finanza di oggi. L'esperimento di fondere insieme economia e geopolitica chiarisce il caos socioeconomico dei giorni nostri, permettendo al lettore di acquisire un nuovo grado di consapevolezza e quindi la possibilità di sfruttare opportunità che prima non vedeva. Un vantaggio comparato rispetto agli altri che, al giorno d'oggi, significa salvezza (economica) oppure dannazione (economica). Il manoscritto va a concludere la mia trilogia di testi dedicati alla corretta e facile comprensione dei temi economici attraverso gli occhiali della Scuola Austriaca. Tutto è iniziato con L'economia è un gioco da ragazzi che presentava ai lettori la teoria basilare, poi ho proseguito con La fine delle fallacie economiche in cui portavo a un livello avanzato la teoria e ora sono pronto a chiudere questo filone con la "messa in pratica", facendo evolvere la teoria del ciclo economico attraverso l'inclusione del sistema bancario ombra e le tematiche geopolitiche.

Un testo, Il Grande Default (qui la versione cartacea) (qui la versione digitale), che sicuramente vi prenderà del tempo ma in cambio di questo investimento metterà insieme i tasselli di quel mosaico che ancora appare confuso a molti.

La pericolosa reinterpretazione della libertà

Mer, 16/10/2024 - 10:10

 

 

di Barry Brownstein

Di recente un lettore mi ha ricordato che il nome ufficiale della Corea del Nord è Repubblica Popolare Democratica di Corea. La denominazione amaramente ironica della Corea del Nord è stata usata da altri stati totalitari. La Repubblica Democratica Tedesca era il nome ufficiale della Germania dell'Est; il governo genocida di Pol Pot in Cambogia era noto come Kampuchea Democratica; il regime comunista separatista dello Yemen del Sud era noto come Repubblica Democratica Popolare dello Yemen.

Sappiamo da coloro che sono fuggiti dalla Corea del Nord che, nonostante le loro sofferenze estreme, alle persone lì viene detto di vivere nel Paese più bello del mondo. Come spiegò F. A. Hayek in The Road to Serfdom: “Se il sentimento di oppressione nei Paesi totalitari è in generale molto meno acuto di quanto la maggior parte delle persone nei Paesi liberali immagini, questo è perché i governi totalitari riescono a far pensare le persone come vogliono loro”.

L'identità americana ruota attorno alla libertà. In un sondaggio recente il 91% degli americani ha affermato che la libertà è il loro valore più importante. In un altro sondaggio il 91% degli americani ha affermato che “il diritto di voto è estremamente o molto importante per l'identità della nazione”. Per quanto riguarda la preservazione della libertà, il 94% afferma che “la Costituzione degli Stati Uniti è 'importante' per proteggere la loro libertà”.

Le persone ragionevoli potrebbero essere lo stesso preoccupate, soprattutto se nella loro testa si fa spazio una domanda: la maggior parte degli americani coglie il vero significato di libertà? I ​​collettivisti hanno portato le persone a credere che la democrazia sia sinonimo di libertà. Alcuni individui credono sinceramente che difendendo la nostra democrazia, stiano salvaguardando la libertà. Hanno confuso l'ideale liberale classico di libertà con ciò che F. A. Hayek chiamava libertà politica, ovvero “la partecipazione degli esseri umani nella scelta del proprio governo, nel processo legislativo e nel controllo dell'amministrazione pubblica”.

Il voto non garantisce che una società si muoverà verso la minimizzazione della “coercizione o dei suoi effetti dannosi”. Hayek ci invitò a ricordare che “abbiamo visto milioni di persone votare per essere completamente dipendenti da un tiranno [e] ha fatto capire alla nostra generazione che scegliere il proprio governo non significa necessariamente garantire la libertà”.

Nella sua opera del 1960, The Constitution of Liberty, Hayek descrisse come la “realizzazione parziale” dell’“ideale di libertà” sia ciò che “ha reso possibili i risultati della civiltà [occidentale]”. Proseguì con questo avvertimento: “Dobbiamo sperare che esisterà ancora un ampio consenso su certi valori fondamentali. Ma non è così scontato e se questi valori devono riacquistare potere, sono necessari una totale riformulazione e rivendicazione”.

Nel 2024 potremo dire che l'ampio “consenso” sull’ideale di libertà è scomparso.

In The Constitution of Liberty Hayek spiegò di aver usato la parola libertà con due connotazioni diverse: l'ideale liberale classico di libertà dalla coercizione e l'ideale collettivista di libertà dalla necessità. Spiegò che questi due ideali non possono coesistere logicamente o moralmente. Una volta che la libertà dalla necessità diventa un obiettivo diffuso, le richieste di ridistribuzione della ricchezza diventano la norma.

L'ideale liberale classico di libertà dalla coercizione significa che le persone ​​hanno l'autonomia di fare scelte e portare avanti progetti personali invece di essere costretti dalle decisioni arbitrarie di un altro. In The Road to Serfdom Hayek scrisse che una società libera dipende dalle virtù di “indipendenza, autosufficienza e volontà di correre rischi, la prontezza a sostenere la propria convinzione contro la maggioranza e la volontà di cooperare volontariamente con il proprio vicino”.

L'ideale collettivista di libertà dalla necessità erode queste virtù. Nelle parole di Hayek, libertà dalla necessità significa “liberazione dalla costrizione delle circostanze che inevitabilmente limitano la gamma di scelta di tutti noi”.

Come scrisse Hayek in The Constitution of Liberty, l'ideale di libertà dalla necessità significa che i politici affermano di fare l'impossibile “per soddisfare i nostri desideri”. Richiede alle autorità di esercitare il potere di coercizione per limitare la libertà personale. Gli individui tendono a conformarsi quando il loro ambiente, o le loro circostanze, sono controllati da qualcun altro, costringendoli ad agire in modi che soddisfano gli obiettivi di qualcun altro.

Hayek lanciò questo allarme in The Road to Serfdom: “Non vi è dubbio che la promessa di una maggiore libertà sia diventata una delle armi più efficaci della propaganda socialista e che la convinzione che il socialismo porterebbe la libertà sia genuina e sincera”.

Dubitare delle buone intenzioni dei politici è saggio, ma dubitare di quelle dei nostri vicini, colleghi e familiari è controproducente. Immaginiamo un futuro in cui le idee liberali classiche di libertà dalla coercizione tornino a essere diffuse. Se ciò accadrà, sarà perché i nostri “vicini” avranno cambiato idea. Come scrisse Hayek in The Road to Serfdom, molti di quelli che conosciamo “indietreggerebbero se si convincessero che la realizzazione del loro programma significherebbe la distruzione della libertà”.

Il contraccolpo potrebbe iniziare quando i nostri vicini comprendono il male della coercizione. Hayek scrisse in The Constitution of Liberty che “la coercizione è un male proprio perché elimina un individuo come persona pensante e lo rende un mero strumento nel raggiungimento degli scopi di qualcun altro". La gamma di scelte personali si erode in molti modi: quale università vi ammetterà, quali occupazioni saranno aperte a voi, quale macchina potrete guidare, come riscalderete la vostra casa, ecc. Costringere un individuo in modo che qualcun altro possa essere libero dalla necessità di scelta non produce mai libertà.

L'avvertimento di Hayek è un potente promemoria riguardo le conseguenze della nostra confusione.

Una volta ammessa questa identificazione tra libertà e potere, non c'è limite ai sofismi che possono essere utilizzati per sostenere misure che distruggono la libertà individuale; non c'è fine ai trucchi con cui le persone possono essere esortate, sempre in nome della libertà, a rinunciare alla propria di libertà.

Non puntiamo il dito contro i politici. Alcuni hanno bisogno di poca persuasione per abbandonare la loro libertà. Hayek disse: “Ci sono persone che non apprezzano la libertà di cui ci occupiamo, che non riescono a vedere che ne traggono grandi benefici, e saranno pronte a rinunciarvi per ottenere altri vantaggi. Per queste persone la necessità di agire secondo i propri piani viene percepita più come un peso che come un vantaggio”.

Gli autoritari non impongono il socialismo dall'alto verso il basso; molti lo accolgono con favore dal basso.

Se siamo perplessi sul perché i nostri vicini credano a ciò che noi riteniamo sia solo becera propaganda, in realtà non dovremmo esserlo. Nel suo romanzo, Seduction of the Minotaur, Anaïs Nin ha scritto: “Non vediamo le cose per come stanno, le vediamo per come siamo noi”. In questo caso se la libertà sembra gravosa per alcuni, saranno persuasi dai vari sofismi che supportano la loro visione.

Queste persone sono facilmente convinte che la ridistribuzione della ricchezza, soprattutto se è vantaggiosa per loro ed è approvata da funzionari eletti, equivale a una maggiore libertà. Di conseguenza riterranno vantaggiosa per la società ogni proposta che va a ridurre la libertà delle persone ​​di decidere la propria condotta. Le garanzie costituzionali che limitano il potere dello stato saranno quindi definite come ostacoli alla libertà e alla democrazia.

Hayek scrisse: “Il compito di una politica di libertà deve [...] essere quello di minimizzare la coercizione o i suoi effetti dannosi, anche se non può eliminarli”. Quando l'ideale di vera libertà dalla coercizione non è più un obiettivo sociale condiviso, la storia ci insegna che orrori inimmaginabili sono proprio dietro l'angolo.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Perché Marx si sbagliava su lavoratori e salari

Mar, 15/10/2024 - 10:06

 

 

di Allen Gindler

Uno dei principi fondamentali del marxismo è la teoria del valore-lavoro, la quale afferma che il valore di una merce è determinato dalla quantità di tempo e lavoro socialmente necessario per produrla. In questo contesto il lavoro stesso diventa una merce, qualcosa che può essere acquistato e venduto sul mercato. Marx sostiene che, nel capitalismo, i lavoratori sono costretti a vendere la loro forza lavoro ai capitalisti, sfruttati perché pagati a salari inferiori rispetto al valore pieno prodotto dal loro lavoro. Questa differenza, o “plusvalore”, viene sottratta dal capitalista tramite il profitto. Questa analogia tra lavoro e merci, però, rivela profondi difetti quando esaminata criticamente.

L'idea che il lavoro sia una merce è stata criticata nelle opere di molti importanti economisti, sia della Scuola Austriaca che da altri. Friedrich Hayek, nel suo libro The Road to Serfdom (1944), offre un'ampia critica della pianificazione economica socialista, includendo anche il trattamento marxista del lavoro come merce. La critica di Hayek al marxismo sostiene che esso porta alla centralizzazione del potere, dove lo stato controlla il lavoro e altri aspetti dell'economia. Trattare il lavoro come una merce controllata all'interno di un'economia pianificata mina la libertà individuale e porta a una forma di “servitù della gleba”.

Secondo Hayek la libertà economica, inclusa la libertà di scegliere il proprio lavoro e negoziare i salari, è essenziale per la libertà politica. La sua critica implica che l'approccio marxista al lavoro è fondamentalmente imperfetto e pericoloso per la libertà individuale.

Karl Polanyi, nella sua opera The Great Transformation (1944), introduce il concetto di “merci fittizie” per descrivere cose come lavoro, terra e denaro, trattate come merci in un'economia di mercato ma non veramente tali nel senso tradizionale. Polanyi sostiene che il lavoro è una “merce fittizia”, perché non è prodotta per la vendita ma è un aspetto intrinseco della vita umana.

Critica anche la mercificazione del lavoro, perché riduce gli esseri umani a meri input nel processo di produzione, ignorandone il significato sociale e morale. Sostiene, poi, che trattare il lavoro come una merce è innaturale e dannoso, e porta alla disintegrazione sociale e allo sfruttamento.

Ludwig von Mises, nella sua opera Human Action (1949), critica il concetto marxista del lavoro come merce dal punto di vista della Scuola Austriaca. Egli sostiene che il lavoro non può essere trattato come un qualsiasi altro bene o servizio, perché è intrinsecamente legato alla scelta e all'azione umana. Mises dice che il lavoro è un'espressione di preferenze e valori individuali, e che non possono essere ridotti a un prezzo di mercato. Critica l'economia marxista per non aver riconosciuto la natura soggettiva del valore, sostenendo che il lavoro non è una merce omogenea e varia a seconda dell'individuo e del contesto.

L'enfasi di Mises sulla scelta individuale e sulla teoria soggettiva del valore ci suggerisce che il trattamento del lavoro da parte di Marx come merce è una semplificazione eccessiva, e che ignora la complessità del comportamento umano e delle relazioni economiche.


Lo strano caso del lavoro come merce

Secondo Marx la forza lavoro è trattata come una merce che i lavoratori vendono in cambio di salari, ma questa merce è diversa da qualsiasi altra. Marx stesso riconosce che la forza lavoro è unica, perché è legata direttamente agli esseri umani; non può essere separata dalla persona che la fornisce. Questo legame intrinseco tra lavoro e lavoratore crea diverse contraddizioni nella teoria marxista.

In primo luogo, se la forza lavoro è una merce, è davvero molto strana. Secondo Marx questa merce è sempre venduta al di sotto del suo valore. In altre parole, i lavoratori vendono costantemente la loro capacità di lavorare a un prezzo inferiore rispetto al suo valore, generando plusvalore per il capitalista. Ma questo aspetto solleva una domanda fondamentale: se il lavoro è una merce, perché è l'unica merce che viene costantemente venduta al di sotto del suo costo? In qualsiasi altro mercato vendere una merce al di sotto del suo valore sarebbe considerata una pratica commerciale insostenibile, la cui unica conclusione è la bancarotta. Eppure nella teoria di Marx questo non solo è comune, ma necessario per il funzionamento del capitalismo.

Questa nozione implica che i lavoratori siano degli “imprenditori stupidi”, i quali vendono ogni giorno la loro merce, il lavoro, in perdita. Questa caratterizzazione non è solo degradante, ma anche illogica. È difficile concepire una qualsiasi persona razionale, per non parlare di un’intera classe di esse, che si impegna costantemente in una pratica economica talmente controproducente.

In altre parole, se accettiamo la premessa che la forza lavoro è una merce, allora dobbiamo anche accettare che i lavoratori accolgono sistematicamente un valore inferiore a quello di mercato per il loro prodotto. Ciò va contro i principi economici di base, in cui i venditori cercano di massimizzare il prezzo che ricevono per i loro beni o servizi. L'idea che un'intera classe di persone venderebbe volontariamente il proprio lavoro al di sotto del suo valore sfida la logica e mina la credibilità della teoria marxista.

Per illustrare l'assurdità del lavoro-merce, si consideri l'esempio di un idraulico. Egli possiede i propri strumenti e opera in modo indipendente, non vende la propria forza lavoro a un capitalista. Fornisce un servizio direttamente ai clienti e addebita una tariffa per il proprio lavoro. In questo scenario l'idraulico è sia il proprietario dei mezzi di produzione (i propri strumenti e competenze) sia il fornitore del servizio; controlla il prezzo della propria manodopera e le condizioni in cui lavora.

Tuttavia, secondo la teoria marxista, questo idraulico venderebbe la propria forza lavoro al di sotto del suo valore, anche se stabilisse le proprie tariffe e condizioni di lavoro. Non ha molto senso. L'idraulico, agendo come “capitalista” di sé, cercherebbe di applicare un prezzo che copra i propri costi e fornisca un margine di profitto. Non c'è ragione per cui la propria forza lavoro debba essere venduta al di sotto del suo valore, e il concetto di plusvalore diventa irrilevante in questo contesto. L'idraulico non è un “imprenditore”, ma un attore di mercato razionale che stabilisce i prezzi in base al valore del proprio lavoro.


L'esperienza socialista: manodopera sottocosto

I marxisti sostengono che lo sfruttamento del lavoro è insito nel capitalismo e che il socialismo lo correggerebbe abolendo la proprietà privata dei mezzi di produzione. Tuttavia l'esperienza dei regimi socialisti, come l'Unione Sovietica, la Cina sotto Mao e Cuba, racconta una storia diversa.

Anche in queste società marxiste i lavoratori continuavano a vendere la loro forza lavoro in cambio di salari. Lo stato, piuttosto che i capitalisti, controllava i mezzi di produzione e determinava la distribuzione del plusvalore. Tuttavia ciò non eliminò la critica marxista secondo cui il lavoro veniva venduto al di sotto del suo valore. Infatti i marxisti sostenevano che lo sfruttamento da loro denunciato andava avanti, con lo stato che agiva come capitalista e appropriandosi del plusvalore dei lavoratori.

Se i lavoratori in un ambiente socialista continuano a vendere il loro lavoro al di sotto del suo valore, allora il marxismo è un fallimento non solo come critica al capitalismo, ma anche come guida per costruire una società senza classi. La persistenza di questa dinamica anche col socialismo suggerisce che il marxismo è profondamente fallace, sia nella teoria che nella pratica.


Il marxismo come sofisma

L'intero quadro marxista si basa sulla premessa che il lavoro è una merce. Se il lavoro non è una merce, la coerenza logica del marxismo crolla perché i suoi concetti chiave (plusvalore, sfruttamento, contraddizioni del capitalismo e inevitabilità della rivoluzione socialista) perdono il loro fondamento.

Se il lavoro non è una merce, allora:

Il plusvalore non può essere calcolato nel modo descritto da Marx, il che indebolisce il concetto di sfruttamento capitalista;

Lo sfruttamento dei lavoratori, come lo definì Marx, non può aver luogo se dal lavoro non viene estratto alcun plusvalore;

La contraddizione tra forze produttive e rapporti di produzione potrebbe non esistere nella forma teorizzata da Marx, eliminando la forza trainante dietro il cosiddetto crollo del capitalismo;

La giustificazione di una rivoluzione socialista risulta indebolita, poiché il proletariato non subisce lo sfruttamento cronico che, secondo Marx, porta a un cambiamento rivoluzionario.

L'affidamento del marxismo alla premessa fallace del lavoro-merce lo priva delle sue fondamenta. Dati i difetti teorici e pratici del marxismo, è ragionevole concludere che esso funziona come una forma di sofisma nella teoria socio-economica. Il sofisma si riferisce a un argomento che appare plausibile in superficie, ma è fondamentalmente fuorviante e in ultima analisi inattuabile. Il marxismo si adatta bene a questa definizione.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Comprendere le basi del sistema bancario moderno

Lun, 14/10/2024 - 10:00

 

 

di J.R. MacLeod

Il sistema monetario e bancario svolge un ruolo importante nelle economie contemporanee. La conoscenza di come funziona questo sistema dovrebbe essere diffusa il più ampiamente possibile, ciononostante il sistema educativo istruisce a malapena i suoi studenti su questo argomento, se non per niente. Questo articolo colma questa lacuna fornendo una panoramica di base di come funziona oggi il sistema bancario. Il lettore potrebbe anche essere interessato a studiare la discussione sui sistemi alternativi, tuttavia questo articolo si concentrerà solo sulla descrizione del sistema dominante.


Operazioni di mercato aperto e sistema bancario a riserva frazionaria

La banca centrale ha il monopolio sull'emissione di banconote, ovvero di valuta fisica. La differenza tra il valore nominale della valuta creata e il costo per produrla è chiamata signoraggio e dà un profitto al sovrano monetario, in questo caso la banca centrale. Le banconote delle banche centrali non sono rimborsabili in nient'altro che in sé stesse: sono create dal nulla. È probabile che la valuta fisica prodotta dalle banche centrali sarà parzialmente sostituita dalle valute digitali delle banche centrali (CBDC) nel prossimo futuro. Svolgeranno molte delle stesse funzioni della valuta fisica e manterranno caratteristiche come il signoraggio.

Le banche centrali sono in grado di acquistare asset dagli attori di mercato. Lo fanno firmando un “assegno” a sé stesse, o creando dal nulla un deposito a vista. Questi assegni vengono creati per decreto della banca centrale e sono convertibili solo in banconote ufficiali. Quando la banca centrale acquista asset dalle banche normali utilizzando questi assegni (che ora sono elettronici), le banche commerciali tengono questo denaro in riserva nei propri conti che detengono presso la banca centrale. Quando la banca centrale acquista asset da altri attori di mercato, gli assegni finiscono nello stesso posto. Colui che riceve l'assegno lo deposita presso la sua banca ed essa, a sua volta, lo deposita nel suo conto presso la banca centrale. Gli assegni finiscono inevitabilmente come riserve detenute presso la banca centrale. Tali assegni, chiamati riserve monetarie presso la banca centrale, funzionano come depositi a vista, o crediti nei confronti della banca centrale, quindi faranno sempre parte dei suoi conti.

Le riserve monetarie nella banca centrale rappresentano la moneta del settore bancario; è il tipo di moneta che la banca centrale e le banche normali usano per fare affari e regolare i saldi tra loro. In particolare le banche normali con un eccesso di riserve le prestano ad altre banche normali con riserve insufficienti.

Questi acquisti di asset sono chiamati operazioni di mercato aperto. In genere l'asset più comune acquistato dalla banca centrale è il debito pubblico. Ciò dimostra la stretta relazione tra banche centrali e stati, poiché le banche centrali creano denaro per finanziare l'attività statale.

I clienti delle banche ordinarie possono ritirare i propri depositi sotto forma di valuta fisica. Per adempiere a questo obbligo, le banche ordinarie richiedono la consegna di valuta fisica alla banca centrale, la quale riduce il loro saldo delle riserve presso di essa. La valuta fisica e le riserve monetarie nella banca centrale costituiscono la base monetaria.

Poiché i clienti delle banche normali in genere non richiedono l'utilizzo di tutto il denaro nei loro conti in una volta, esse concedono prestiti con l'obiettivo di avere riserve sufficienti a soddisfare il volume di prelievi che i loro clienti effettuano, piuttosto che avere riserve sufficienti a soddisfare completamente i propri conti di deposito, ovvero tutto il denaro che i clienti potrebbero richiedere in una singola volta. Se la banca centrale crea nuovo denaro e aumenta le riserve di una banca normale acquistando un asset da essa, la banca normale, a sua volta, creerà ancora più denaro concedendo prestiti ben superiori alla quantità di nuove riserve che riceve. Le banche normali e i loro clienti fanno affari tra loro, quindi il denaro viene costantemente moltiplicato, poiché con ogni nuovo deposito che esse ricevono cercheranno di creare anche nuovi prestiti. Questo processo è noto come riserva frazionaria, poiché le riserve delle banche normali sono solo una piccola frazione delle loro passività di deposito.

Questo sistema centralizzato di creazione del denaro rappresenta una piramide invertita. La banca centrale piramida le riserve monetarie in cima alla sua capacità di creare valuta fisica; le banche normali, poi, piramidano i depositi a vista in cima alle loro riserve presso la banca centrale.


Altri strumenti di politica monetaria

Obblighi di riserva — La banca centrale ha il potere normativo sulla quota di riserve che le banche ordinarie devono mantenere. Questo potere può influenzare la politica monetaria, con obblighi di riserva più elevati che portano a una minore offerta di denaro e obblighi di riserva più bassi che portano a una maggiore offerta di denaro.

Assicurazione sui depositi — La banca centrale garantisce i depositi dei clienti delle banche normali fino a un certo limite. Lo scopo di questo strumento è quello di tentare di prevenire le corse agli sportelli, in cui i clienti percepiscono che una banca normale sta operando su una base di insolvenza, ovvero senza riserve sufficienti per soddisfare i propri obblighi di deposito, e quindi essi tentano di recuperare il loro denaro dallo stock di riserve che la banca possiede. La banca centrale che garantisce questi conti può dare maggiore stabilità a un sistema bancario a riserva frazionaria, ma crea anche un azzardo morale.

Finestra di sconto — La banca centrale ha il potere di prestare riserve monetarie alle banche normali attraverso la cosiddetta finestra di sconto. Questa è stata la principale giustificazione iniziale per la creazione delle banche centrali, affinchè agissero come “prestatori di ultima istanza” per quelle banche che si fossero improvvisamente ritrovate in difficoltà. Il tasso d'interesse per questo strumento è in genere impostato più in alto del tasso che le banche normali chiedono quando si prestano a vicenda le rispettive riserve monetarie. Questo per garantire il suo ruolo come opzione di emergenza.

Pagamento degli interessi sulle riserve — Un'aggiunta relativamente recente alla cassetta degli attrezzi della banca centrale è la linea di politica di pagare interessi sulle riserve monetarie detenute dalle banche normali nei conti presso la banca centrale. Lo scopo di questo strumento è consentire a quest'ultima di acquistare asset senza avere un forte impatto sull'inflazione dei prezzi, o sui tassi d'interesse. La banca centrale crea nuove riserve monetarie e le inietta nel sistema, ma finché la banca centrale paga un tasso d'interesse più elevato sulle riserve detenute presso di essa, rispetto al tasso che le banche normali guadagnano prestandosele a vicenda, le banche normali lasceranno gran parte di queste nuove riserve in deposito per guadagnare passivamente. Ciò significa che le banche normali promuovono un effetto moltiplicatore minore sul nuovo denaro e l'inflazione dei prezzi è di conseguenza inferiore a quanto sarebbe accaduto altrimenti. Inoltre la banca centrale può influenzare il tasso che le banche normali si addebitano a vicenda sui prestiti delle riserve modificando il tasso che paga sulle riserve parcheggiate presso di essa.

Tipi di asset acquistati — I diversi tipi di asset acquistati dalla banca centrale avranno diversi tipi di effetti sulla politica monetaria e sull'economia in generale. A parità di condizioni, l'acquisto di oro da parte della banca centrale tenderà a rafforzare la credibilità e la stabilità della valuta nazionale. L'acquisto di più debito pubblico finanzierà una maggiore attività da parte dello stato. L'acquisto di una specifica classe di asset darà maggiore impulso all'azienda sottostante, nonché al settore dell'economia in cui opera.

Mercato dei pronti contro termine — “Repo” fa riferimento agli accordi di riacquisto. Si tratta di un metodo di finanziamento a breve termine in cui un'azienda vende asset, in genere titoli di Stato, e accetta di riacquistarli in una data futura a un prezzo leggermente più alto. La differenza di prezzo costituisce un tasso d'interesse in funzione della preferenza temporale. La banca centrale interviene nel mercato dei pronti contro termine tramite operazioni di mercato aperto e linee di prestito, utilizzando le riserve monetarie presso di essa. Questi interventi influenzano l'offerta di denaro e, di conseguenza, il tasso d'interesse nel mercato dei pronti contro termine.


Conclusione

Questo articolo fornisce una panoramica del sistema bancario moderno e della creazione di denaro. In quanto tale, ritengo che sia accurata, ma ci sono ovviamente più dettagli nei processi descritti sopra e ci sono ulteriori strumenti impiegati dalla banca centrale per creare denaro e influenzare il sistema bancario più ampio. Ci sono anche molti problemi con questo sistema. Per prima cosa, la capacità di creare denaro dal nulla e prestarlo a interesse richiede la creazione di altro denaro in futuro per rimborsare il capitale e gli interessi. Questo è uno dei concetti archiviati sotto il termine generico di usura.

Fortunatamente esistono anche idee alternative che mirano a evitare i problemi del nostro sistema attuale. Per una discussione completa riguardo al sistema bancario moderno e alla relativa creazione di denaro, ai suoi problemi e alle alternative, consiglierei di iniziare da Understanding Money Mechanics di Robert Murphy. Un altro testo eccellente è The Case Against the Fed di Murray Rothbard .


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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I cambiamenti nella curva dei rendimenti offrono segnali agli azionisti — Parte #2

Ven, 11/10/2024 - 10:02

 

 

di Michael Lebowitz

La prima parte di questo saggio andava a descrivere una curva dei rendimenti in bull steepening e cosa implicasse per la crescita economica e la linea di politica della FED. C'era anche una descrizione degli altri tre tipi di spostamenti della curva dei rendimenti e cosa significano per l'economia e la linea di politica della FED.

Gli spostamenti della curva dei rendimenti tendono a correlarsi con diverse performance azionarie. Con le crescenti probabilità che un lungo bull steepening possa essere alle porte, spetta a noi quantificare come vari indici azionari, settori e fattori si sono comportati durante simili movimenti.


Limitazione delle perdite con l'analisi della curva dei rendimenti

Le azioni passano molto più tempo a seguire un trend al rialzo che al ribasso. Tuttavia, in quei periodi relativamente brevi in ​​cui persistono trend ribassisti a lungo termine, si consiglia agli investitori di adottare misure per ridurre i rischi e limitare le perdite. Un approccio attivo vi mette in una posizione di vantaggio. Inoltre quando il mercato riprende il suo trend al rialzo, avete ampi fondi per acquistare azioni a prezzi più bassi e profili di rischio-rendimento migliori.

Abbiamo discusso questo argomento in Bear Market Wealth Management:

La crescita della ricchezza avviene nel corso di decenni. In questo lasso di tempo si verificano molti cicli rialzisti e ribassisti. Mentre gli investitori tendono a concentrarsi sullo sfruttare al meglio i cicli rialzisti, è altrettanto importante evitare di lasciare che i mercati ribassisti invertano i propri progressi. La quantità di tempo trascorso nei mercati ribassisti è minima, ma il tempo perso per recuperare la propria ricchezza può essere sostanziale.

Potreste chiedervi perché un articolo sulle curve dei rendimenti obbligazionari inizi con una discussione sulle strategie di mercato ribassista per le azioni. Ebbene, alcuni spostamenti di suddetta sono ben correlati con rendimenti positivi del mercato azionario e altri con rendimenti negativi. I precedenti ambienti di bull steepening non sono stati favorevoli agli investitori buy and hold, pertanto speriamo che questa analisi vi guidi nella preparazione per ridurre il rischio, se necessario.


La storia recente del bull steepening

Il grafico qui sotto traccia i rendimenti a 2 e 10 anni e la curva dei rendimenti a 2 e 10 anni. Inoltre in grigio sono evidenziati i periodi che consideriamo di bull steepening. Abbiamo definito tali periodi in base al movimento della curva dei rendimenti e alla coerenza del trend. Per essere in bull steepening la curva doveva essere in aumento, con i rendimenti a 2 e 10 anni in calo per 20 settimane o più, e almeno l'80% di tali settimane doveva essere nel trend di bull steepening.

Come mostrato, ci sono stati cinque periodi di questo tipo sin dal 1995. Il più recente si è esteso da maggio 2019 a marzo 2020. L'attuale bull steepening non si è verificato abbastanza a lungo da soddisfare i nostri standard definiti sopra.


I cicli di bull steepening sono ribassisti per la maggior parte delle azioni

Dopo aver definito i periodi, abbiamo quindi studiato vari indici azionari, settori e fattori per valutarne le performance durante i periodi di tempo. Per ricordarvelo, le negoziazioni bull steepening si verificano in genere quando l'economia rallenta e cresce l'attesa dei tagli dei tassi della FED. Questi tratti descrivono adeguatamente il periodo attuale.

Inoltre il bull steepening attuale arriva sulla scia di una curva dei rendimenti che è risultata invertita per due anni. Invertita significa che il rendimento sul decennale è inferiore a quello sul biennale. Un'inversione riduce gli incentivi per le banche a prestare, aumentando così le probabilità di debolezza economica.

Come descritto nella Parte Uno, l'inversione della curva dei rendimenti è un avvertimento di recessione, ma di solito non è tempestiva. Al contrario, quandio l'inversione viene riassorbita di solito ciò preannuncia una recessione entro un anno o meno.

La curva dei rendimenti è tornata brevemente in territorio positivo mentre apportiamo le modifiche finali a questo articolo, pertanto ora abbiamo un avviso di recessione molto più esplicito.

Il grafico qui sotto mostra che, nonostante l'allarme sia più forte, una recessione può richiedere più di un anno per manifestarsi.

 

Rendimenti obbligazionari

Per definizione, tutti i titoli del Tesoro forniscono rendimenti positivi in ​​un bull steepening. Mentre i rendimenti a due anni scenderanno più di quelli a dieci anni, la durata di questi ultimi sarà di gran lunga maggiore. Da una prospettiva di rendimento totale, i bond a più lunga durata spesso forniscono rendimenti migliori rispetto ai bond a più breve durata.

La tabella seguente mostra il rendimento totale (cedole e prezzo) per le obbligazioni a due e dieci anni durante i cinque periodi di bull steepening.


Rendimenti azionari

Il primo grafico qui sotto traccia i rendimenti medi di 19 asset, indici azionari, fattori e settori durante i cinque periodi di bull steepening. Il secondo ne compone i rendimenti nei cinque periodi.

Successivamente suddividiamo i rendimenti per classi simili di azioni. Abbiamo aggiunto oro e industrie minerarie aurifere al grafico dei rendimenti dei fattori. I grafici mostrano il rendimento medio e la media dei ribassi massimi durante i cinque periodi.

Ci sono alcune importanti conclusioni da trarre:

• L'oro e le industrie minerarie aurifere sono di gran lunga i migliori performer durante i periodi di bull steepening.

• Oltre all'oro e alle industrie minerarie aurifere, i beni di prima necessità sono stati l'unica altra categoria ad avere un rendimento medio e composto positivo.

• Ogni indice, settore, attività e fattore, compresi l'oro e le aziende minerarie aurifere, ha avuto un rendimento medio negativo in qualche momento durante il periodo di steepening.

• Le differenze tra il valore e la crescita dell'indice S&P non sono state tanto significative quanto sospettavamo.

• Allo stesso modo, le differenze tra l'indice S&P 500 e gli indici S&P small e mid-cap erano minime.

• I settori con beta più basso e più orientati al valore hanno chiaramente sovraperformato i settori e i fattori con beta più alto durante la fase di accelerazione dello steepening.


Una dichiarazione di non responsabilità sulle aspettative

È facile estrapolare il passato al futuro, tuttavia ciascuno dei cinque periodi sopra è stato diverso. Non c'è dubbio che il prossimo bull steepening, che sia ora o in futuro, avrà caratteristiche diverse. Le performance passate potrebbero non essere un indicatore affidabile del futuro.

Siamo attualmente a 12 settimane di un ciclo di bull steepening. Se persiste per altre otto settimane, raggiungerà la soglia che abbiamo utilizzato per calcolare i risultati di cui sopra. Se così fosse, i dati per calcolare i rendimenti e i ribassi attesi partiranno da fine maggio. La data di inizio anticipata potrebbe distorcere le nostre aspettative.

Ad esempio, l'oro è salito di circa il 10% dalla data di inizio. Se questo è un ciclo persistente di bull steepening e l'oro alla fine eguaglia il rendimento medio del 13% nei cinque periodi precedenti, ha uno spazio di rialzo limitato. Tuttavia il suo ribasso medio nei periodi precedenti è di circa il 6%. Pertanto se questo caso rispecchia il rendimento e il ribasso medio, dovremmo aspettarci un calo dell'oro del 15% prima di rimbalzare a circa il 3% in più rispetto ai livelli attuali.

Analogamente, i settori con prezzi superiori ai livelli di fine maggio potrebbero subire un calo superiore al rendimento medio rispetto ai livelli attuali, per eguagliare il rendimento medio.


Riepilogo

I risultati del nostro studio sono coerenti nei cinque intervalli di tempo, pertanto se l'attuale bull steepening continua, c'è una buona probabilità che l'oro, le industrie minerarie aurifere e i settori più conservativi e con beta più basso superino le performance del mercato più ampio.

La performance recente dei settori dei servizi di pubblica utilità e dei beni di prima necessità, insieme all'oro e alle industrie minerarie aurifere, potrebbe indicare che gli investitori stanno scommettendo su un'accelerazione del bull steepening.

Vi lasciamo con due grafici che mostrano l'importanza della gestione del rischio durante un ciclo di bull steepening che fa da anfitrione a una recessione.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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???? Qui il link alla Prima Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2024/09/i-cambiamenti-nella-curva-dei.html


Un'alternativa indipendente alla repressione finanziaria

Gio, 10/10/2024 - 10:02

 

 

di David Waugh

Dopo il fallimento della Silicon Valley Bank il presidente Biden ha detto agli americani che “possono stare tranquilli che il nostro sistema bancario è sicuro, i vostri depositi sono al sicuro”. Eppure, per molti, è sempre più chiaro che le cose non stanno così.

In tutto il mondo occidentale le banche non sono sicure per coloro che hanno opinioni diverse dalla narrativa ufficiale. Le banche chiudono con una certa regolarità i conti dei depositanti con opinioni diverse dalla tale narrativa, spesso senza preavviso, una pratica chiamata “debanking”.

Anche una rapida analisi dei recenti casi di debanking rende chiaro che i conservatori e i gruppi a essi associati sono colpiti in modo sproporzionato. E l'avvento di un'economia senza contanti, alimentata dalle valute digitali delle banche centrali (CBDC), intensificherà questa tendenza. Con le CBDC gli stati saranno in grado di controllare direttamente l'accesso ai servizi finanziari.

Sebbene abbia accelerato, il debanking non è un fenomeno esclusivamente americano, né è una novità. In tutto l'Occidente l'attività bancaria digitalizzata ha portato a una politicizzazione dall'alto verso il basso dei servizi finanziari, permettendo di far cadere la scure del debanking su individui e grandi imprese.

Dieci anni fa la “Operation Choke Point” dell'amministrazione Obama fece pressione sulle banche affinché interrompessero i rapporti con le aziende ritenute portatrici di visioni ideologiche inaccettabili. Da allora, la tendenza ha solo intensificato il suo passo.

JP Morgan Chase ha iniziato a chiudere conti come minimo dal 2019 e, nonostante gli azionisti stiano reagendo, non c'è alcuna garanzia che riusciranno a far smettere questo fenomeno in accelerazione.

L'anno scorso il governo canadese ha fatto ricorso ai poteri di emergenza per congelare i conti e sequestrare i beni di un gruppo di camionisti che protestavano contro l'obbligo di vaccinazione.

Il politico britannico Nigel Farage ha fatto notizia quando Coutts, una banca fondata nel diciassettesimo secolo, ha deciso di chiudere il suo conto nonostante fosse cliente da oltre 40 anni. La banca ha deciso, in un promemoria privato, che il titolare del suo conto era un “truffatore disonesto” e che ci sarebbero stati danni “di reputazione” nel continuare il rapporto con lui.

Farage ha usato la sua influenza mediatica per scatenare una battaglia di pubbliche relazioni contro Coutts e la sua società madre NatWest, il cui CEO è stato costretto a dimettersi, non per aver chiuso l'account di Farage, ma per aver rivelato i dettagli del cliente a un giornalista. In ogni caso, le persone normali non hanno la capacità di attirare l'attenzione pubblica sul problema del debanking.

Le app finanziarie sono migliori? Purtroppo no. PayPal e altri provider di pagamento chiudono regolarmente gli account dei clienti che si impegnano in pensieri sbagliati, dimostrando quanto sia difficile accedere a qualsiasi servizio finanziario una volta che si è stati inseriti nella lista nera.

A peggiorare le cose ci sono le richieste di una “società senza contanti” e l'introduzione di valute digitali delle banche centrali semplificherà la capacità dello stato di controllare l'accesso al mondo finanziario. Abbiamo già visto lo stato lavorare dietro le quinte per controllare cosa vi è permesso leggere e sentire; immaginate se i controlli si estendessero a cosa potete comprare questo mese.

Una volta che il denaro assume la forma di una CBDC, diventa completamente programmabile, consentendo agli stati di decidere quali acquisti possono essere effettuati e quali no. Al denaro può persino essere assegnata una data di scadenza per incentivare la spesa e penalizzare i risparmiatori. Come ha affermato l'economista Jonathan Newman: “Denaro programmabile significa cittadini programmabili”.

Un gruppo di funzionari pubblici sta, però, chiedendo alle banche di cambiare le loro pratiche. Il governatore della Florida, Ron DeSantis, e alcuni repubblicani hanno promulgato una legislazione anti-CBDC, ma il loro lavoro non ne fermerebbe l'attuazione a livello federale.

Gli americani possono ripristinare la loro sovranità possedendo una criptovaluta decentralizzata come Bitcoin: possono in questo modo rimuovere una parte delle proprie finanze dal sistema bancario e costringere le istituzioni repressive a competere con un'alternativa.

Oggi in Occidente Bitcoin è comunemente associato alla speculazione, ma nei Paesi con valute instabili, o inaffidabili, è vista come un modo per ottenere l'indipendenza dai sistemi finanziari corrotti. Questo caso d'uso diventerà sempre più importante con l'avvento delle CBDC.

In quanto bene al portatore digitale, Bitcoin garantisce al suo detentore un controllo indipendente, simile a quanto avviene con i beni al portatore fisici, come l'oro o le obbligazioni.

In precedenza gli individui dovevano usare canali di pagamento di terze parti per effettuare transazioni digitali, consentendo a banche o governi di bloccare o annullare le transazioni. Ora chiunque può usare Bitcoin (o altre criptovalute) per conservare e trasferire ricchezza senza il permesso di un intermediario.

È importante sottolineare, però, che non tutte le criptovalute sono create uguali. Gli schemi di scansione dell'iride, come Worldcoin di Sam Altman, o il token FTT di Sam Bankman-Fried, non sono decentralizzati. I loro creatori sono sensibili alle pressioni governative.

Quando possedete un asset digitale indipendente dal sistema bancario, possedete una copertura contro la minaccia di essere debanked. Bitcoin elimina la possibilità per le banche di congelare tutta la vostra ricchezza e di conseguenza la possibilità di effettuare transazioni.

Con le CBDC all'orizzonte, un'amministrazione presidenziale che vede il sistema bancario come un'arma politica e con le banche disposte ad adeguarsi, è giunto il momento che gli americani capiscano che Bitcoin merita un posto nel loro arsenale per resistere alla tirannia.


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La reinterpretazione orwelliana dei diritti umani

Mer, 09/10/2024 - 10:02

 

 

di Wanjiru Njoya

Ludwig von Mises descrive così l'obiettivo del socialismo rivoluzionario: “Sgomberare il terreno per costruire una nuova civiltà liquidando quella vecchia”. Una delle principali strategie per liquidare una civiltà comporta lo smantellamento delle sue fondamenta legali e filosofiche. Questo ruolo è svolto da attivisti che operano “atti di sabotaggio” sovvertendo il significato delle parole: “I socialisti hanno progettato una rivoluzione semantica convertendo il significato dei termini nel loro opposto”.

George Orwell definì questo linguaggio sovversivo “Neolingua”. Peter Foster la descrive come “una sorta di esperanto totalitario che cerca gradualmente di ridurre la gamma di ciò che si può pensare eliminando, contraendo e fabbricando parole”.

Mises spiega che i dittatori esprimono le loro idee in neolingua proprio perché nessuno sosterrebbe i loro piani:

Questo capovolgimento della connotazione tradizionale di tutte le parole nella terminologia politica non è semplicemente una peculiarità del linguaggio dei comunisti russi e dei loro discepoli fascisti e nazisti. L'ordine sociale che, nell'abolire la proprietà privata, priva i consumatori della loro autonomia e indipendenza, e quindi sottopone ogni essere umano alla discrezione arbitraria della pianificazione centrale, non potrebbe ottenere il sostegno delle masse se non se ne camuffasse il carattere principale. I socialisti non ingannerebbero mai gli elettori se dicessero loro che il loro fine ultimo è quello di renderli schiavi.

Nella proliferazione del Neolingua, la reinterpretazione dei “diritti umani” si è rivelata una delle armi più potenti di sabotaggio. Gli attivisti sopraccitati hanno preso il controllo del diritto internazionale, delle ONG e delle associazioni di beneficenza, con una rete globale di personale che monitora il rispetto dei “diritti umani”. Esercitano la loro influenza su questa industria per minare la libertà umana attraverso la ridefinizione del significato di “diritti umani”. Sotto la bandiera dell'uguaglianza e della non discriminazione, limitano la libertà di parola e altre libertà. In altre parole, la dottrina dei “diritti umani” ora denota l'esatto opposto: la distruzione della libertà umana.


Il “diritto umano” alla non discriminazione

I diritti umani non significano più ciò che molti potrebbero supporre: il diritto alla vita, alla libertà e alla proprietà. Il corpus legale a essi connesso nel diritto internazionale è stato diviso da Karel Vašák in tre categorie: civile-politico, socio-economico e collettivo-di sviluppo. Si dice che queste categorie comprendano diritti negativi (cose che lo stato non deve fare, come interferire con la vita, la libertà o la proprietà), diritti positivi (cose che lo stato deve fare, ad esempio, fornire ai cittadini cibo, riparo, istruzione, assistenza sanitaria, ecc.) e diritti di solidarietà tra cittadini come la ridistribuzione della ricchezza attraverso schemi di assistenza sociale e la partecipazione paritaria al progresso economico attraverso misure come il salario minimo o la parità di retribuzione.

Le organizzazioni per i diritti umani monitorano i progressi in queste categorie e assicurano che il sistema legale lavori a favore degli obiettivi socialisti e contro la libertà. Ad esempio, il programma per i diritti umani delle Nazioni Unite educa il pubblico sulla necessità di sradicare il “discorso d'odio” e include nella “parità” di fronte alla legge, un diritto umano fondamentale, la protezione dal discorso d'odio. L'ONU afferma:

Affrontare l'incitamento all'odio non significa limitare o proibire la libertà di parola. Significa impedire che l'incitamento all'odio degeneri in qualcosa di più pericoloso, in particolare l'incitamento alla discriminazione, all'ostilità e alla violenza, proibiti dal diritto internazionale.

Da questa descrizione si può vedere che l'ONU prende un concetto che è ben consolidato nel diritto penale, vale a dire, proibire l'incitamento alla violenza, e lo collega alle nozioni di incitamento alla discriminazione e di incitamento all'ostilità, che non sono mai stati riconosciuti come crimini prima. Si aggiunge discriminazione e ostilità all'accusa di incitamento alla violenza perché, se non accadesse, sarebbe immediatamente chiaro a tutti che criminalizzare “discriminazione” o “ostilità” equivale a un cosiddetto psicoreato.


Il significato dei diritti umani

Nel suo articolo, “Non esistono i diritti umani”, il giornalista britannico Peter Hitchens sostiene che:

I diritti umani non esistono. Sono un'invenzione, fatta di puro vento. Se siete seriamente interessati a rimanere liberi, non dovreste affidarvi a queste frasi vaghe e flatulente.

Sono un'arma nelle mani di coloro che desiderano togliervi la libertà e trasformare la società, anche se probabilmente si tratta di un caso. È solo negli ultimi 50 anni circa che i giudici hanno capito che queste dichiarazioni infondate possono essere utilizzate (ad esempio) per abolire le frontiere delle nazioni o dare ai criminali il diritto di voto.

In questo contesto Hitchens non si riferisce alle antiche libertà protette dalla Magna Carta, ma ai diritti ora sanciti in strumenti come la Dichiarazione dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite e la Convenzione europea sui diritti dell'uomo. I diritti umani sono stati trasformati in concetti vaghi che riflettono semplicemente richieste politiche e di parte.

Murray Rothbard evita l'ambiguità che circonda il significato dei diritti umani definendoli come diritti di proprietà. In Ethics of Liberty spiega:

[...] il concetto di “diritti” ha senso solo se si intende come diritti di proprietà. Non esistono diritti umani che non siano anche diritti di proprietà, ma i primi perdono la loro assolutezza e chiarezza e diventano confusi e vulnerabili quando i diritti di proprietà non vengono usati come riferimento.

I diritti di proprietà sono identici ai diritti umani solo in due modi: la proprietà può spettare solo agli esseri umani, quindi i loro diritti di proprietà appartengono solamente a loro; il diritto della persona al proprio corpo, alla sua libertà personale, è un diritto di proprietà equivalente a un “diritto umano”. Ma ancora più importante per la nostra discussione, i diritti umani, quando non sono espressi in termini di diritti di proprietà, risultano essere vaghi e contraddittori, portando i liberal a indebolirli in nome della “politica pubblica” o del “bene pubblico”.

L'interpretazione rothbardiana dei diritti umani denota il diritto universale alla proprietà di sé e alla proprietà privata che spetta a tutti gli esseri umani.


Reinterpretazione burocratica

Il significato dei diritti umani è soggetto all'interpretazione da parte dei tribunali o di altri funzionari delle forze dell'ordine. I diritti umani, in ultima analisi, significano solo ciò che viene interpretato da questa gente, non ciò che potrebbero significare teoricamente, politicamente o filosoficamente. Lowell B. Mason, avvocato ed ex-presidente della Federal Trade Commission, spiega il significato dell'interpretazione burocratica osservando ironicamente che:

Quando lavoravo in uno studio privato, non dicevo mai ai clienti cosa fosse la legge; dicevo sempre loro cosa pensavano i burocrati che fosse la legge [...]. La legalità, o l'illegalità, di ciò che fate spesso non dipende dalle parole di una legge promulgata dai vostri rappresentanti eletti, ma dai capricci di una dozzina di burocrati anonimi.

Essendo ben consapevoli di ciò, l'obiettivo degli attivisti è di garantire che i “diritti umani” siano interpretati in modo da promuovere i loro scopi. Ciò spiega gli sforzi concertati per descrivere il “discorso d'odio” come una violazione dei diritti umani. In questo modo l'impegno degli stati a proteggere i “diritti umani” si trasforma, attraverso il prisma del principio di non discriminazione, in una serie di editti per proibire il discorso d'odio. La parola “odio” viene interpretata come la temerarietà di non essere d'accordo con i socialisti e, allo stesso modo, la parola “uguaglianza” viene interpretata come ridistribuzione della ricchezza per raggiungere l'uguaglianza nelle condizioni materiali.

Mason spiega come sia possibile per i burocrati reinterpretare la Costituzione e adattarla a ciò che ritengono la legge debba promuovere. Non importa quanto sia ben scritta, richiederà sempre un'interpretazione, ed è qui che i burocrati colpiscono quando pretendono di applicare il significato “in evoluzione” nella Costituzione.

“Certo”, vi rassicureranno, “la Costituzione resta un baluardo per la libertà, ma è uno strumento in evoluzione che si adatta ai tempi e, sebbene non sia stata abrogata o modificata, deve essere necessariamente reinterpretata in modo che il giusto processo (come era noto in passato) non ostacoli indebitamente l'amministrazione della legge”.

Attraverso la neolingua la Costituzione stessa viene reinterpretata, consentendo ai socialisti di affermare di proteggere la libertà di parola e anche il divieto di “incitamento all'odio”. Mises spiega che questo sovverte il concetto di libertà nel suo esatto opposto: “La libertà implica il diritto di scegliere tra assenso e dissenso, ma nella neolingua significa il dovere di assentire incondizionatamente e un rigoroso divieto di dissenso”. Il concetto di “incitamento all'odio” non è compatibile con la libertà di parola. Nel categorizzare qualsiasi dissenso come “odio” si nega l'essenza stessa della libertà di parola e della libertà di pensiero. Attraverso la neolingua orwelliana parole comuni come “libertà”, “giustizia” e “uguaglianza”, valori che la maggior parte delle persone sosterrebbe, vengono sovvertite e sfruttate per promuovere il socialismo.


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Razionamento della spesa entro quattro anni

Mar, 08/10/2024 - 10:06

 

 

di Jeffrey Tucker

Mancano commenti e dibattiti pubblici sulla richiesta di Kamala Harris di controlli sui prezzi dei generi alimentari e degli affitti, la proposta politica più sbalorditiva e spaventosa che io abbia mai visto.

Nell'immediato la gente risponderà che non è a favore dei controlli sui prezzi in quanto tali, però la misura è solo un limite alla “speculazione” sui prezzi dei generi alimentari. Quanto agli affitti, è solo per le aziende su larga scala con molte unità.

Questa è una sciocchezza. Se ci fosse davvero una stretta su chi (presumibilmente) specula sui prezzi, ogni singolo venditore di generi alimentari, dai piccoli minimarket ai mercati contadini fino alle grandi catene, finirebbe sotto la lente d'ingrandimento. Nessuno sa per certo cosa sia lo speculare, quindi asseconderebbero la linea di politica dei controlli.

Don Boudreaux ha ragione quando dice: “Un governo che minaccia di punire i commercianti per aver venduto a prezzi nominali più alti di quelli ritenuti appropriati dal governo stesso, intende chiaramente controllare i prezzi. Non sorprende, quindi, che gli economisti analizzino regolarmente i divieti contro la cosiddetta "speculazioni sui prezzi" utilizzando gli stessi strumenti che usano per analizzare altre forme di controllo dei prezzi”.

Per quanto riguarda gli affitti, l'unico risultato sarà meno comfort, nuove spese, nuovi costi per ciò che prima era gratuito, meno servizi e un incentivo drasticamente ridotto a costruire nuove unità abitative. Ciò porterà solo a un pretesto per maggiorare i sussidi, l'edilizia popolare e altre promesse statali. L'esperienza è dalla nostra da questo punto di vista e non è una buona cosa.

Il passo successivo sarà la nazionalizzazione degli alloggi e il razionamento dei generi alimentari, perché saranno sempre meno quelli disponibili.

Più le quote delle scommesse saranno a favore di Kamala, più forte sarà l'incentivo ad aumentare i prezzi ora in previsione di ulteriori controlli sui prezzi per gli anni successivi. Ciò fornirà una prova ancora più evidente della necessità di maggiori controlli e di una vera e propria repressione.

I controlli sui prezzi portano a carenze in tutto ciò che toccano, specialmente in periodi di inflazione. Con la Federal Reserve sul punto di tagliare i tassi senza una buona ragione (i tassi sono molto bassi in termini reali rispetto a qualsiasi standard storico), potremmo assistere a una seconda ondata di inflazione dei prezzi l'anno prossimo. Ecco lo storico dei tassi d'interesse reali: vedete un motivo per abbassarli?

La prossima volta i commercianti non saranno in grado di rispondere razionalmente, invece si dovranno confrontare con gli investigatori federali sui prezzi.

Kamala sbaglia quando dice che questo sarà il “primo” divieto riguardo la speculazione sui prezzi. C'era già nella seconda guerra mondiale, insieme alle tessere annonarie per carne, grassi animali, stagnola, zucchero, farina, caffè e altro. Era un periodo di estrema austerità e la gente lo sopportava perché credeva che significasse risparmiare risorse per lo sforzo bellico. Fu imposto nello stesso modo in cui sono stati imposti i lockdown: un'enorme rete che arruolava istituzioni statali e locali, media e fanatici pronti a denunciare i ribelli.

Franklin Roosevelt emanò l'Ordine esecutivo 8875 il 28 agosto 1941: rivendicava ampi poteri per gestire tutta la produzione e il consumo negli Stati Uniti. Il 30 gennaio 1942 l'Emergency Price Control Act concesse all'Office of Price Administration (OPA) l'autorità di stabilire limiti di prezzo e razionare cibo e altre merci. Altri prodotti vennero aggiunti man mano che le carenze si intensificavano.

E sì, tutto questo veniva applicato in modo coercitivo.

Nel caso in cui steste facendo i calcoli, si trattava di una multa da $200.000 di oggi per inadempienza. In altre parole, era una situazione decisamente molto grave e altamente coercitiva.

Tuttavia la tecnologia limitò l'applicazione delle leggi e i mercati neri spuntarono ovunque. I cosiddetti Meatlegger erano i più famosi e i più demonizzati dalla propaganda governativa.

What happens when the government restricts meat consumption?

During World War II, food rationing led to significant changes in consumption habits in the United States.

Adults and children over 12 were limited to 2 lbs of meat per week, which was monitored through rationing… pic.twitter.com/goCU1FGMnD

— Meat Head (@markeatsmeat) February 20, 2024

In una nazione con una maggiore presenza agricola le persone facevano affidamento sugli agricoltori locali e su vari metodi di baratto di beni e servizi.

Gli anni passarono e in qualche modo la gente riuscì a superarli, ma la produzione per scopi civili si fermò quasi del tutto. Il PIL durante quel periodo sembrava in crescita, ma la realtà era una continuazione e un'intensificazione della Grande Depressione iniziata più di un decennio prima.

Ormai sono rimaste poche le persone in vita ora che ricordano quei tempi, ma ne ho conosciute alcune. Adottarono abitudini di estrema conservazione, ad esempio avevo una vicina che non riusciva a buttar via teglie di stagnola vecchie perché era sopravvissuta ai razionamenti di allora. Dopo la sua morte i figli scoprirono la sua collezione e ne rimasero scioccati; non era pazza, solo traumatizzata.

Come potrebbe accadere una cosa del genere oggi? Pensate al programma SNAP, quello sui buoni pasto. Per coloro che ne hanno diritto, il denaro finisce in un conto speciale gestito dal governo federale. Al destinatario viene inviata una carta EBT (Electronic Benefits Transfer) e che viene utilizzata come una carta di credito nei negozi. Costa ai contribuenti circa $114 miliardi all'anno e funziona come un enorme sussidio per le grandi aziende agricole, motivo per cui il programma è amministrato dal Dipartimento dell'agricoltura.

Non sarebbe difficile trasferire ampliare un tal programma alla popolazione in generale. Sarebbe una semplice questione di idoneità. Man mano che le carenze aumenterebbero, potrebbe crescere anche il programma SNAP fino a quando l'intera popolazione verrebbe coperta e diventerebbe obbligatorio. Potrebbe anche essere convertito in un'app su cellulare anziché in un pezzo di plastica come misura di prevenzione delle frodi. Dato che tutti ormai portano con sé i cellulari, questo risulterebbe un passaggio facile.

E dove potrebbero spendere quei soldi? Solo presso istituzioni autorizzate. Quelle non autorizzate avrebbero il diritto di vendere cibo, ad esempio, presso cooperative di agricoltori locali? Forse all'inizio, di certo non dopo le campagne di demonizzazione mediatica a denigrare i ricchi che mangiano più della loro giusta quota e i venditori che sfruttano l'emergenza nazionale.

Potete scommettere sulla verosimiglianza di questo scenario. Solo pochi anni fa gli stati hanno annullato gli assembramenti per le festività religiose, hanno limitato il numero di persone che potevano riunirsi in casa e hanno vietato matrimoni e funerali pubblici. Se possono fare questo, possono fare qualsiasi cosa, incluso il razionamento di tutto il cibo.

Il programma proposto dalla Harris non è come altre questioni su cui ha cambiato idea, è seria e lo ripete. Ne ha parlato anche durante il dibattito con Trump, ma non c'è stato alcun seguito o critica al piano da lei proposto. Né un piano così folle richiede una legislazione e un voto del Congresso: potrebbe arrivare sotto forma di un ordine esecutivo. Sì, verrebbe portato alla Corte Suprema, ma se la storia recente c'è da lezione, passerebbe molto tempo prima che la Corte possa intervenire. Né è chiaro come si pronuncerebbe.

Nel 1942 la Corte Suprema ascoltò il caso di Albert Yakus, un venditore di carne di Boston che fu perseguito penalmente per aver violato il tetto massimo del prezzo all'ingrosso della carne bovina. Nella causa Yakus contro Stati Uniti la Corte Suprema si pronunciò a favore del governo federale e questo è un precedente.

E tutto questo non deve necessariamente svolgersi subito dopo l'insediamento; può accadere quando le cose peggiorano ulteriormente a seguito di editti anti-spreco e quando l'inflazione dei prezzi peggiorerà. Dopo tutto una presidenza che crede nella pianificazione centrale e nell'austerità economica forzata durerebbe ben quattro anni, e la coercizione potrebbe crescere mese dopo mese fino a quando non verrebbe imposta la privazione in modo completo in prossimità del fine mandato, e nessuno ricorderà com'era comprare generi alimentari a prezzi di mercato con i propri soldi.

Vorrei poter dire che questo è un avvertimento esagerato, ma non lo è. È uno scenario realistico basato su ripetute dichiarazioni e promesse, oltre alla recente storia della gestione capillare e maniacale della popolazione da parte dello stato. È probabile che ci sia un'altra ondata di inflazione in arrivo e questa volta incontrerà la promessa di usare ogni potere coercitivo per impedire aumenti dei prezzi di generi alimentari e affitti.

E se gli elettori capissero davvero tutto questo? Cosa succederebbe?

Tenete a mente la principale eredità degli anni del Covid: gli stati hanno imparato cosa potevano fare nelle giuste circostanze. Questa è la peggiore lezione possibile, ma è quella che è rimasta impressa. Le implicazioni per il futuro sono fosche.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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L'implosione del Regno Unito e perché la guerra è inevitabile

Lun, 07/10/2024 - 10:02

 

 

di Tom Luongo

In molti dei miei commenti me la prendo col Regno Unito. Diciamo che è anche una mia caratteristica di vita, ma vorrei ricordarlo a tutti: sono stato uno dei principali sostenitori della Brexit, cercando di spiegare perché le cose stavano andando in quel modo.

Ho sempre saputo che la Brexit era una lotta tra le élite del Regno Unito legate alla cricca di Davos, le stesse persone che hanno rovesciato Margaret Thatcher negli anni '90, e il popolo stesso, sostenuto da quelli che ora chiamo The British Remnant. Questo gruppo è facile da capire, è il gruppo che si aggrappa ancora alla gloria di un impero perduto e si innesta su chiunque abbia più influenza.

Nessuno di questi due gruppi ama la gente comune, giusto per essere chiari. I Remnant amano invocare la gloria passata per far sì che la “gente comune” continui a pensare che a qualcuno importi di loro. Tuttavia, non ci sono buoni in questo, solo cattivi e vittime.

Gli eroi sono pochi e rari. Le persone del Regno Unito sono vittime e i loro governi hanno rappresentato i cattivi. Ma la domanda sorge sempre spontanea: esiste un cattivo più grande?

Per me la risposta è sì: l'UE. E sapere che il loro desiderio è sbarazzarsi dei Remnant è una cosa positiva. Si adatta a ciò che vorrei vedere, ma dico anche che sapere che coloro che stanno cercando di sostituirli sulla scena mondiale sono ben peggiori, soprattutto perché una buona parte dei British Remnant stringerà volentieri un accordo con l'UE per far progredire il loro programma di controllo globale se gli USA saranno spinti con successo a dividersi.

Dividi et impera. È il principale stratagemma di abusatori, narcisisti e cattivi. Triangolare due fazioni per farle combattere tra loro mentre ci si avvicina a entrambe. Ha funzionato brillantemente per gli inglesi e i loro alleati per centinaia di anni.

Quindi ci sono in ballo molti sentimenti contrastanti nel delineare questi scenari. Ovviamente per qualcuno finirà male se le cose andranno per il meglio, ovvero se gli USA sopravviveranno nella loro attuale forma a 50 stati, l'alleanza BRICS unificherà l'Asia e l'ordine istituzionale post-seconda guerra mondiale, incluso il vecchio sistema monetario, verrà distrutto.

Per la cronaca, attribuisco a questo esito una probabilità pari a circa il 5-10%.

Una qualche forma dei British Remnant o dell'UE sopravviverà a tutto questo. Il globalismo non morirà, ma ne uscirà gravemente indebolito e indirizzato su un percorso diverso, non così sinistro come quello attuale. Quindi, per il post di oggi, riformulerò i miei commenti in base a questa prospettiva, vedendo il Regno Unito come una vittima, intrappolata dalla sua vicinanza e dalle sue relazioni con l'UE.

Questa, naturalmente, non è tutta la storia, ma solo una parte di essa.

Veniamo quindi al nocciolo dell'articolo di oggi.

Il video qui sopra è piuttosto valido: discute il contesto delle crisi di oggi nel Regno Unito. Vale la pena guardarlo solo per le statistiche e l'arco generale della storia, sebbene manchino alcuni elementi essenziali del quadro generale.

Iniziamo dalle basi. Londra domina l'economia del Regno Unito. Senza Londra, il Regno Unito è un'economia irrilevante. Le tasse sono folli, superate solo dal peso normativo sulla classe media. Ne ho parlato nel mio post sullo show televisivo Clarkson's Farm. Le cose che Jeremy presenta nella serie, che consiglio vivamente sia come intrattenimento che come istruzione, sono solo un aspetto di ciò che sta accadendo nel Regno Unito.

Ciò che il video non riesce a cogliere è che si tratta di una linea di politica mirata e che ha avuto molto successo. Identifica tre shock che hanno scosso fin nel profondo l'economia britannica: Brexit, COVID, Ucraina.

Devo riconoscere loro il merito di aver integrato l'Ucraina nella loro analisi: pochi lo fanno.


La Brexit

Cominciamo con la Brexit. Il video attribuisce la colpa del decennio perduto della Gran Bretagna alla rabbia delle persone per aver voluto lasciare l'UE, suggerendoci indirettamente che questa è stata la scelta sbagliata. Le cose non stanno così. Riportate alla mente il voto sulla Brexit e la critica principale dei Brexiteer: erano sostenuti da grandi oligarchici e non era un movimento dal basso.

Sciocchezze, certo, ma era anche un'opportunità per i Remnant di cambiare il corso del Paese e iniziare a triangolare tra gli Stati Uniti e l'Europa. L'elezione di Donald Trump qualche mese dopo ha consolidato tale opportunità.

Questo è stato un merito per i Remnant, ma hanno commesso l'errore, ormai quasi fatale, di usare quell'opportunità per spingere ulteriormente gli Stati Uniti verso i loro obiettivi dichiarati da tempo: sottomettere la Russia, separarla dalla Cina e tornare al loro legittimo compito di gestire tutto dall'ombra.

“L'incertezza” sulla Brexit è stata interamente creata dal governo britannico che ha lavorato insieme all'UE per punire il popolo britannico per aver “votato male”. I “negoziati” sulla Brexit erano una farsa finché il popolo britannico non è intervenuto rovesciando Theresa May e facendo entrare Boris Johnson.

Ci sono voluti tre anni per far uscire finalmente il Regno Unito dall'UE, un dramma che si è concluso nel dicembre 2019 con l'elezione di Boris Johnson e una vittoria storica.

Dal momento in cui è stato organizzato il voto sulla Brexit, suddetta “incertezza” si è manifestata in un forte calo della sterlina rispetto all'euro.

La chiave qui è che il grande indebolimento della sterlina rispetto all'euro è stata una delle principali fonti di inflazione nel Regno Unito negli anni precedenti al COVID. Ma, allo stesso tempo, ci sarebbe dovuta essere una grande spinta agli investimenti nel Regno Unito per creare nuovi posti di lavoro, ecc.

Trump lo aveva promesso ed era pronto a offrire al Regno Unito un buon accordo commerciale, il quale sarebbe stato ottimo per la classe media.

E indovinate un po'? I globalisti all'interno della classe politica del Regno Unito hanno sabotato tutto questo a ogni piè sospinto. L'UE ha trascinato i negoziati per tre anni, alla fine ha perso la battaglia grazie all'alleanza tra Trump e Boris Johnson (e la regina Elisabetta) e il Regno Unito ha ottenuto tutta l'inflazione, nessuno degli investimenti, un debito sempre crescente e più regolamentazione affinché gli interessi dell'UE fossero protetti.

Miliardi di euro di assistenza sociale per Bruxelles, non una sterlina per la “gente comune”, che, non lo ripeterà mai abbastanza, entrambe le fazioni disprezzano: la cricca di Davos e i Remnant.

Il Regno Unito ha perseguito un tipico programma di austerità in stile FMI, tasse più alte e servizi sociali più bassi per mantenere la spesa bassa e mantenere il deficit di bilancio sotto un livello prescritto. Questa è pura assurdità e, come sempre, ha dato priorità ai detentori di obbligazioni sovrane a spese dell'economia locale. È una ricetta per la distruzione economica della classe media.

È una linea di politica ed è una scelta consapevole.

È una prova evidente che i governi occidentali sono corrotti fino al midollo. È l'esatto opposto di come un Paese esce dalla trappola del debito.

Il piano migliore è ridurre le tasse e la spesa allo stesso tempo e consentire ai rendimenti obbligazionari di aumentare, emettendone molti meno. Il costo di bilancio è lo stesso. Tasse più basse invitano agli investimenti che alla fine aumentano le riscossioni fiscali complessive, mentre il debito cresce a un ritmo molto più lento grazie alla spesa più bassa nel lungo periodo.

Loro lo sanno e non lo fanno mai. Perché? Perché ci odiano.

Il risultato è stato un rafforzamento della sterlina rispetto all'euro e ha minacciato un crollo del cambio EUR/GBP, costringendo l'Europa a essere competitiva.

A quel punto una sterlina più forte sarebbe stata vantaggiosa, aumentando il potere d'acquisto britannico insieme a Trump che concedeva al Regno Unito condizioni commerciali favorevoli. Dal punto di vista della cricca di Daovs, questa situazione doveva essere schiacciata.

Quando Jerome Powell ha preso il controllo della FED e ha iniziaro a rialzare i tassi d'interesse, mentre nel 2019 le banche statunitensi hanno iniziato a rifiutare di accettare titoli di Stato della zona Euro come garanzia nei mercati pronti contro termine statunitensi, la pressione sui mercati obbligazionari europei è salita e Boris Johnson ha portato il Regno Unito fuori dall'UE alla fine di quell'anno.


COVID-19

Ora pensiamo al COVID-19. Dicembre 2019, la Brexit si fa: la Gran Bretagna lascia l'UE. Johnson e Trump diventano il bersaglio principale dell'operazione globalista per distruggere l'economia globale. Johnson è costretto a fare marcia indietro sui lockdown, ecc. dopo un paio di attentati alla sua vita. La sterlina si indebolisce di nuovo.

Ho sempre visto il COVID-19 come una qualche forma di operazione psicologica. Mi sono rifiutato persino di chiamarla pandemia, perché le ricadute politiche erano chiare: si trattava di un attacco multi-teatro e multi-modale alle fondamenta della società stessa. In passato ho discusso del COVID dal punto di vista di come abbia costretto la Federal Reserve a tornare allo zero-bound dopo che i mercati del Tesoro USA erano finiti “bidless”. Com'è stato possibile?

Non senza una mano, ecco come.

Come sottolinea il video, il mercato del lavoro nel Regno Unito era in guai seri, perché le promesse della Brexit non si sarebbero mai materializzate. Non si sarebbe mai ripreso. Perché? Perché l'UE rifiutava di consentire investimenti nel Regno Unito, dato che non era più uno stato membro. Con Trump alle prese con il COVID ed essendo un'anatra zoppa di fatto, non sarebbe successo nulla a Capitol Hill per aiutare il Regno Unito a liberarsi da questa morsa economica in cui l'UE l'aveva scaraventata.

Portanto avanti una tale operazione piscologica hanno fatto scadere il tempo su Trump, con l'intenzione di rimettere tutto in carreggiata. Brexit e Trump, come ho detto per anni, hanno costretto la cricca di Davos ad anticipare la loro tabella di marcia dal 2030 al 2020. E, alla fine, sarà la loro rovina, ma amici miei, hanno fottuto il mondo.

Dopo che Trump sarebbe stato deposto e non ci sarebbe stato alcun accordo commerciale, una sterlina in rafforzamento avrebbe rallentato gli investimenti esteri. Johnson sarebbe stato schiacciato. Powell avrebbe iniziato a rialzare i tassi e la Banca d'Inghilterra l'avrebbe fatto prima di lui schiacciando la sterlina ed erodendo ulteriormente il bilancio britannico.

Una volta che Powell avrebbe iniziato a rilanciare in modo significativo, la Lagarde avrebbe annunciato il TPI per proteggere gli spread obbligazionari e la valuta, il che significa che avrebbe fatto pendere ulteriormente la bilancia a suo favore, come ho spiegato in innumerevoli post e interviste.

L'intera zona Euro si sarebbe lanciata in una corsa all'acquisto di titoli del Tesoro statunitensi per impedire che il dollaro salisse troppo velocemente e che le banche della City di Londra e dell'UE implodessero. Se i prezzi dei Gilt e dei Bund fossero scesi troppo, avremo avuto una crisi bancaria in entrambi i posti.

Dovrebbe essere chiaro a questo punto che sia la BoE che la BCE sono all'offensiva contro le rispettive classi medie per fomentare proprio la crisi monetaria che stiamo vivendo.

Il 2021 è l'anno in cui gli Stati Uniti, tramite la FED, hanno iniziato a stringere il cappio su entrambi, prima drenando la liquidità in eccesso a livello globale attraverso i mercati dei pronti contro termine inversi e poi, dopo la riconferma di Powell come presidente del FOMC, aumentando i tassi d'interesse e adottando misure di quantitative tightening.


Guerra in Ucraina

Infine abbiamo la guerra in Ucraina, che, come ha sottolineato Alex Krainer, il Regno Unito ha garantito miliardi di prestiti del FMI all'Ucraina per combattere la guerra.

Nel contesto di tutto questo non dovrebbe sorprendere, col senno di poi, se la NATO abbia spinto per questa guerra a fine 2021/inizio 2022. All'epoca hanno pensato che Powell fosse alla canna del gas, con Biden al timone e lo scandalo di insider trading alla FED che lo avrebbe privato dei suoi luogotenenti: Kaplan, Carida e Rosengren. Build Back Better e le leggi sulle infrastrutture avrebbero costretto Powell a rimanere a zero mentre scoppiava la guerra.

Col senno di poi, febbraio 2022 è stato un punto di svolta importante in tutta questa storia. Nella stessa settimana abbiamo avuto l'udienza di conferma di Powell e Putin sorprende tutti iniziando la guerra in anticipo. Il piano, che era quello di gettare denaro illimitato all'Ucraina a interessi zero, doveva essere finanziato a tassi molto più alti, rendendo molto più difficile per il Regno Unito e l'UE finanziare la loro guerra per le garanzie fisiche asiatiche usando armamenti statunitensi.

Liz Truss ha cercato di implementare un bilancio che avrebbe reso il Paese autosufficiente dal punto di vista energetico e ci siamo ritrovati con la crisi dei Gilt nel settembre 2022, perché quel bilancio sembrava insostenibile nel contesto in cui si stavano muovendo i tassi d'interesse. La cricca di Davos procede ad attivare Blackrock che inizia a ritirare gli investimenti dai fondi pensione britannici. Questo è di fatto un ricatto per la Banca d'Inghilterra che deve salvarli con una cifra pari a £160 miliardi, secondo l'analisi di Krainer.

Il governo di Truss cade e l'evento è subito seguito dalla morte della regina Elisabetta II. L'ultimo sussulto dei Remnant viene spazzato via. Carlo sale al trono e inizia l'ultima fase della distruzione della vecchia economia britannica per conto dei suoi gestori/benefattori/carcerieri della cricca di Davos.

Il video sottolinea troppo il deficit di manodopera risultante nel Regno Unito che, come tutto il resto, è stato un risultato artificiale dell'intero schema per punire il Paese per la Brexit. L'UE ha messo in guardia i britannici su questo tema; ha messo in guardia gli Stati Uniti dal votare per Trump. Non si fermeranno finché non avranno distrutto tutto.

Rishi Sunak è stato eletto per mantenere il Paese lungo questo percorso e indebolire la Brexit gravando ulteriormente la nazione con tasse insostenibili, basso potere d'acquisto, più stronzate su cambiamenti climatici/criteri DEI/criteri ESG, ritardo degli investimenti e passaggio del testimone a Keir Starmer. Sunak è stato eletto per distruggere i Tories e preparare il Paese al governo di un partito unico.

Ciò che ha messo in moto gran parte di tutto questo è stato il fatto che Putin ha deciso di procedere con l'attacco di decapitazione a Kiev prima del previsto. Putin ha fatto ciò che non avrebbe dovuto fare: la prima mossa.

Tutti giocano a giochi di parole per giustificare la geopolitica della guerra, ma la struttura è la stessa. La guerra era programmata ed era inevitabile. Facendo la prima mossa, Putin ha raggiunto l'obiettivo strategico più importante: costringere la NATO e l'Occidente a combattere nel Donbass alle sue condizioni, non alle loro.

Si sarebbero dovuti preparare a un tritacarne costoso e prolungato. Ed è qui che i Remnant hanno commesso il loro errore fatale: nel marzo 2022 a Istanbul hanno detto al presidente ucraino di mantenere la rotta e di non arrendersi. Garantendo supporto all'Ucraina tramite il debito emesso per combattere la guerra, sia la cricca di Davos che i Remnant si sono impegnati a giocare questa partita fino alla fine.

Putin sa che più a lungo va avanti questa situazione, peggio sarà sia per il Regno Unito, con la Brexit completamente compromessa e centinaia di miliardi di dollari in garanzie sui prestiti che non possono essere sostenute in modo credibile, sia per l'UE, che sta affrontando rivolte politiche nelle sue principali economie: Germania, Francia e Italia.

L'unica via d'uscita è che gli Stati Uniti si impegnino militarmente nella guerra in Ucraina attraverso la NATO.

E questo ci porta agli eventi del luglio 2024. Questo era il programma sul diagramma di Gantt a Bruxelles.

• Sunak viene deposto il giorno dell'Indipendenza degli Stati Uniti. L'altro fantoccio della cricca di Davos, Keir Starmer, sale al potere e inizia immediatamente il tradimento finale nei confronti della “gente comune”.

• In Francia Emmanuel Macron perde, ma abbastanza da restare al potere, mentre i suoi oppositori si annullano a vicenda.

• L'assassinio di Trump era previsto per la seconda settimana di luglio.

• Dopo il dibattito Biden viene rimosso dalla scena e le chiavi del castello vengono consegnate alla futura erede al trono, Kamala Harris.

• Ma è avvenuto un miracolo: Trump è sopravvissuto.

La corsa agli acquisti sul mercato obbligazionario statunitense ha dovuto intensificarsi dopo quest'ultimo evento, in modo da costringere Powell a tagliare i tassi. Ma ha resistito a luglio, aspettando che la Banca del Giappone facesse la sua mossa l'ultimo giorno del mese.

La FED ha mantenuto alti i tassi fino a due settimane fa; il mercato obbligazionario ha comunque venduto bene.

Ora, con la fine del LIBOR, la BoE sta cercando di capire come sopravvivere ed è stata costretta a non tagliare i tassi nella riunione di settembre.

Quindi, con quanto detto finora, diamo un'occhiata a questi ultimi 2 anni dal punto di vista degli spread decennali del Regno Unito rispetto ai loro avversari della cricca di Davos: l'UE e l'amministrazione Biden.

Innanzitutto, spread decennali UK/Germania:

Da quando la Yellen è andata in Cina, la sua compare alla BCE, la Lagarde, ha iniziato a sedersi sugli spread creditizi. All'epoca pensavamo tutti che fosse per contenere quelli tra Italia e Germania, ma ciò non avrebbe retto a lungo senza l'aiuto di un mercato più grande, in questo caso gli Stati Uniti.

Powell, però, era in missione per far salire i tassi, quindi entra in gioco la Yellen che sostiene la Lagarde a ogni passo per gestire la domanda e l'offerta di titoli decennali statunitensi e tenere sotto controllo i rendimenti tedeschi. Tuttavia, nelle ultime settimane, da quando Powell ha iniziato a tagliare i tassi e l'Ucraina è diventata inadempiente sul suo debito nei confronti dell'FMI e di cui il Regno Unito è garante, gli spread Gilt/Bund stanno esplodendo oltre i range attentamente vincolati dalla Lagarde, mentre il cambio EUR/GBP minaccia di uscire da un range di 7 anni.

Ora diamo un'occhiata agli stessi eventi a Yellenville:

Si noti che entrambe le volte in cui i titoli a 10 anni del Regno Unito sono saliti di +60 punti base rispetto ai titoli a 10 anni degli Stati Uniti, è successo qualcosa di enorme. La Yellen è andata in Cina: il motivo era quello di salvare la pelle dell'Europa convincendo la Cina a smettere di vendere obbligazioni statunitensi per far muovere il prezzo. La Cina ha accettato e il rapporto TIC è chiaro: le partecipazioni cinesi in titoli di debito statunitensi sono rimbalzate tra $750 e $800 miliardi per più di un anno.

Qual è stato il quid pro quo? Nessuna ulteriore prospettiva NATO per l'Ucraina. Crisi del debito per i membri del G-7 evitata.

Dal punto di vista del Regno Unito, in particolare dei Remnant che si aggrappano disperatamente al proprio futuro, la Yield Curve Control della Yellen ha avviato il processo di espansione di quegli spread verso il fatidico livello di +60 punti base.

La situazione ha subito un'accelerazione sin da luglio, con Starmer al timone, Trump sopravvissuto, ecc.

Quindi se foste nella cricca di Davos e cercaste di distruggere entrambi i vostri nemici, gli Stati Uniti e i Remnant, non li fareste andare avanti in modalità pilota automatico, verso guerre che nessuno dei due può combattere?

Oppure se foste i Remnant non provereste a far combattere le vostre battaglie agli USA per far arrivare il segnale ai detentori di obbligazioni del vostro debito che il piano funziona ancora e che presto, molto presto, la Russia crollerà e avrete tutte le garanzie e i contratti di ricostruzione per ripagare quelle centinaia di miliardi di prestiti? Ci sono decine di migliaia di miliardi sul tavolo in uno scenario vincente.


Lo stato attuale delle cose

Quando vediamo l'attuale governo del Regno Unito concludere accordi con l'Ucraina promettendo sostegno per un altro secolo, ridiamo tutti, pensando: “Il Regno Unito non esisterà più tra 100 anni”. Quando vediamo Starmer e la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, farsi una foto sdolcinata a margine della riunione delle Nazioni Unite, dove Zelensky riceve il trattamento da rock star, ridiamo e diciamo: “Oh, guarda, due falliti in un altro tour di reunion”.

La guerra è l'unica via d'uscita che vedono da questa situazione. Il loro potere si basa sulla capacità di convincere i detentori di obbligazioni che c'è una via per ripagare il debito. Ecco perché non ci poteva essere frizione politica nel Regno Unito: i Tories dovevano essere distrutti per portare “unità” sotto l'egida di Starmer. Lo stesso vale per l'UE: ha bisogno che tutti siano messi sotto controllo, motivo per cui Macron non abbandonerà mai e perché l'AfD in Germania non sarà mai ammessa in nessuna coalizione di governo.

Verrebbe sciolto con la forza prima che ciò accada.

Sia la cricca di Davos che i Remnant devono catturare il Donbass, come minimo, per bilanciare la situazione. La Russia, a questo punto, è un obiettivo troppo ambizioso. Non l'hanno ancora ammesso del tutto né a sé stessi né a noi, ma penso che sia abbastanza chiaro.

Ed è per questo che Israele sta attaccando in ogni direzione; è per questo che Zelensky ha implorato il G-7 di consentirgli di lanciare missili a Mosca; è per questo che i depositi di munizioni russi sono stati colpiti da missili Storm Shadow di fabbricazione britannica e di progettazione francese.

Ecco perché Biden è stato messo da parte durante gli ultimi quattro mesi della campagna elettorale per permettere ai neocon nel Dipartimento di Stato di salire al comando sotto Antony Blinken. La guerra è la loro unica risposta, altrimenti è default senza giustificazione. Quindi l'Iran e/o la Russia devono essere costretti a intensificare le cose per trasformare di nuovo questa situazione nella Grande Giustificazione per distruggere l'implacabile male di Putler e dei Mullah.

Ma niente è ancora deciso. Continuano a comportarsi come se nulla fosse accaduto, il che modificherà i loro piani. Ripensate a luglio, c'era questa calma inquietante che avevano tutti tra il dibattito Trump/Biden e la sparatoria a Butler, PA. C'è ancora.

Stanno ostentando forza mentre dentro di loro urlano che tutto sta per crollare?

Oppure ci sono altri piani di riserva in atto che sono indicati nel diagramma di Gantt presso la Evil Corp Central?

Penso che siano entrambe le cose.

Il Regno Unito è davvero in una posizione precaria. Starmer sta tentando tutto il possibile per consegnare un Regno Unito in rovina a un'UE rapace. Quest'ultima sta facendo tutto il possibile per garantire che gli USA scivolino in una condizione disperata simile. Entrambi vogliono che combattiamo le loro guerre per loro.

Se si osservano le politiche dell'amministrazione Biden, soprattutto a livello di agenzie governative, si vede uno stato di cose simile a quello del Regno Unito. Da Gensler alla SEC a Samantha Power all'USAID, a Merrick Garland alla Giustizia, o Giggler ai Trasporti, è sempre lo stesso ritornello.

Vanno al Congresso, sghignazzano apertamente le loro minacce, si rifiutano di cambiare linea di politica, forniscono i dettagli richiesti e continuano a insistere come se nulla potesse toccarli. Si comportano come se nulla potesse toccarli. La tragedia in seguito all'uragano Helene è la rivelazione più grande finora.

È evidente che sono stati informati, o semplicemente sanno, che ci sono altri piani in atto per garantire che, anche se Trump tornasse alla Casa Bianca, nulla cambierebbe.

Ora stanno solo aspettando che Powell termini il proprio mandato presso la FED e di riprendere la distruzione del Paese.

La differenza tra USA e UK è però netta: il Regno Unito è debole, è stato completamente tradito; gli USA no. Sono più deboli di quanto non siano mai stati, ma non tanto quanto i loro principali rivali.

E la grande domanda che dovreste porvi è: “Hanno il tempo di aspettare?” I mercati ci stanno dicendo di no. Gli eventi stanno accelerando, ottobre è arrivato e abbiamo avuto quattro sorprese in un giorno; il giorno dopo la City di Londra ha perso contro New York sul prezzo futuro del dollaro.

Non accetterà la cosa senza reagire. Guardate i mercati, e dove scorre il denaro, e vedrete perché il mondo della politica si comporta nel modo in cui si comporta... ogni... singola... volta.

Ciò che si è innescato è una spirale verso un fondo a cui nessuno osa guardare.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Punto di non ritorno

Ven, 04/10/2024 - 10:07

 

 

di Francesco Simoncelli

I ricercatori accademici ci dicono che quando le nazioni raggiungono un debito del 130% del PIL, esso diventa praticamente ingestibile. A quel punto il sistema finanziario è come un elicottero che ha esaurito il carburante. I piloti, non importa quanto intelligenti o abili, non possono più atterrare in sicurezza. Secondo i miei calcoli questo “punto di non ritorno” arriverà prima dei prossimi cinque anni. Per capire meglio questa affermazione vorrei usare il mercato del lavoro italiano come proxy.

Se il tasso di disoccupazione è sceso, ma le ore medie lavorate per lavoratore sono scese, il tasso di partecipazione al lavoro è sceso e i salari reali sono negativi, allora non c'è alcun miglioramento dell'occupazione. E ricordate che queste statistiche arrivano sulla scia del più grande “pacchetto di stimoli fiscali” degli ultimi decenni. Improvvisamente non sembrava esserci più alcun limite a quanto i politici potessero spendere senza aumentare le tasse, il tutto a costo zero. Il più grande esperimento monetario combinato con un livello senza precedenti di aumento del debito pubblico, però, non ha fatto altro che impoverire i lavoratori. Il keynesismo, e la pianificazione centrale per estensione, portano sempre a investimenti errati, cattiva allocazione del capitale, maggiore indebitamento e peggiori risultati per i lavoratori e la classe media. E per una ragione molto semplice: gli stati non hanno informazioni migliori o superiori sui requisiti della società e spendono denaro che proviene da qualcun altro.

Gli investimenti errati vengono fisiologicamente corretti quando gli attori di mercato vengono lasciati liberi di agire; diventano invece la norma quando lo stato controlla l'economia. E invece della distruzione creativa otteniamo un incentivo alla cattiva allocazione del capitale. Gli stimoli fiscali non hanno fatto altro che erodere la classe media e creato livelli record di debito pubblico. Se poi ci aggiungiamo i “contributi” obbligatori alle aziende, le detrazioni fiscali in riduzione, polizze obbligatorie, privatizzazioni (diverse dalle liberalizzazioni) agli amici degli amici che gonfiano (artificialmente) il P/E e un'agenda Green economicamente/socialmente insostenibile, il risultato sarà scarsità artificiale e persistente, inflazione dei prezzi e ulteriore impoverimento.

E ora, sui due temi chiave, guerra e spesa, deficit e potenza di fuoco, tutti gli schieramenti politici sono d'accordo: ne vogliono di più. Molto probabilmente lo otterranno e anche un disastro alimentato da uno tsunami di debiti.


IL GORGO

Anche in questo caso l'Italia è un esempio calzante: il record della spesa pubblica è sufficiente a dimostrarlo. Stiamo parlando dello stesso Paese che ha superato la soglia del debito/PIL al 130% nel 2013 e da allora è stato un continuo scivolare verso il basso piuttosto che una risalita verso la sostenibilità. In questo scivolamento s'è portata dietro il resto degli stati membri europei, proprio per il fatto che a causa della “Tragedia dei beni comuni” con cui è stata strutturata l'UE, i guai finanziari di uno si diffondono a raggiera agli altri. Una classica socializzazione delle perdite. Questo rischio di default che infetta progressivamente i vari membri dell'Eurosistema si manifesta attraverso il sistema crediti/debiti TARGET2 e infatti uno dei Paesi più indebitati nei confronti della Germania, presumibilmente il più virtuoso, è proprio l'Italia. Scrivo “presumibilmente” perché sappiamo che esiste una spada di Damocle sulla testa della Germania, sia motivo di ricatto che motivo di preoccupazione per il governo tedesco, rappresentata dalla recente scoperta della Corte dei conti tedesca in merito ai numeri ufficiali del deficit.

I lettori di questo blog sanno benissimo che alla base di tutte queste criticità c'è un minimo comun denominatore: crisi della liquidità. Ma non è una “normale” crisi della liquidità, si tratta della madre di tutte le crisi della liquidità proprio perché è stata alimentata dalla decisione della Federal Reserve di riappropriarsi della politica monetaria del Paese. Per quanto paradossale possa sembrare il mercato degli eurodollari permetteva alle banche estere di creare massa monetaria in dollari al di fuori del circuito finanziario americano, facendo poi pagare le conseguenze di questo azzardo morale all'ennesima potenza agli Stati Uniti stessi... anche quando non c'era alcun segno di problema al loro interno. L'isolamento del mercato dei pronti contro termine statunitense nel 2019, l'avvio del SOFR al posto del LIBOR e il ciclo di rialzo dei tassi facevano tutti parte di una strategia per prosciugare la mole gigantesca di liquidità ombra che ancora circola nei mercati mondiali. È un compito, questo, che non si esaurisce in una manciata di anni, visto che stiamo parlando di qualcosa che esiste da decenni e ha messo radici profonde.

Oltre all'Europa chi ha più da perdere è la City di Londra, sede per eccellenza di tutte queste macchinazioni ombra. Le prove convergono verso di essa quando si prendono in considerazione diversi avvenimenti accaduti nel corso degli anni, soprattutto i trattati di pace fatti saltare ad hoc dal presidente Johnson quando è volato in Turchia nell'estate del 2022 e ha fatto cambiare idea al presidente ucraino. Da che mondo è mondo, guerra e inflazione sono degli espedienti perfetti quando l'élite al comando affronta un redde rationem: attraverso di essi può far pagare il conto a qualcun altro e rimanere al comando. Le promesse sono state gonfiate oltremodo, soprattutto in Occidente, dove uno stato sociale ipertrofico fagocita risorse a passo spedito, il default del sistema pensionistico continua a essere rimandato con le unghie e coi denti e una spesa per armamenti cancellerà infine qualsiasi voce discrezionale in eventuali tagli alla spesa pubblica. E se ci ricordiamo che le statistiche ufficiali sovrastimano numeri come quelli del PIL e sottostimano quelli dell'inflazione dei prezzi, la soglia del 130% è stata superata da molti più player di quanti ne stimano le statistiche ufficiali.

È una lotta contro il tempo, in particolar modo per Londra e Bruxelles. Il denaro deve continuare a scorrere e se non è la FED a farlo scorrere, sarà il Tesoro americano. I tamburi di guerra suonano per questo motivo: impantanare gli USA in più guerre in modo che la risultate spesa fiscale venga dirottata nei circuiti finanziari europei e inglesi. La guerra in Ucraina, infatti, è una gigantesca operazione di riciclaggio di denaro. E lo stesso vale per le paranoie “Green” e i criteri ESG, non a caso alimentate dall'Europa ma ormai abbandonate dagli USA.

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In parole povere: gli interessi di quelle realtà che dovrebbero essere sostituite dal green sono al sicuro. Sempre lo sono stati. Non sorprende che siano rimaste silenti nonostante la grancassa della propaganda mainstream volesse la loro sostituzione.https://t.co/AwSgzTvzGv

— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) September 18, 2024

Le prossime elezioni saranno determinanti a tal proposito. La posta in gioco è molto alta e il punto di non ritorno per gli Stati Uniti è proprio un rapporto debito/PIL oltre il 130%. Superarlo significherà finire nello stesso gorgo in cui si trovano attualmente tutte quelle nazioni che hanno usato la leva finanziaria per gonfiare il mercato degli eurodollari e che adesso ne stanno pagando le conseguenze: aumento serpeggiante delle valutazioni di rischio, con i bilanci che perdono pezzi sul lato degli attivi e vedono aumentarli sul lato dei passivi. La Russia fa gola per le sue risorse, ma gli Stati Uniti sono il vero obiettivo qui. Ecco perché la guerra nell'Europa orientale è esistenziale per tutti gli attori della megapolitica.


ANCORA QUALCHE ANNO DI RESPIRO

Il Congressional Budget Office stima che gli Stati Uniti raggiungeranno il rapporto debito/PIL al 130% nel 2033, dando loro ancora qualche anno di grazia prima che il disastro diventi inevitabile. E qui apriamo una breve parentesi: è per questo che di recente la FED ha tagliato i tassi, venendo incontro al governo federale e assecondando un clima quanto più disteso possibile durante le imminenti elezioni. Come avevo scritto in precedenza, molto probabilmente ci sarebbe stato un taglio dei tassi in prossimità delle elezioni e la spinta è stata data dal rendimento del biennale americano salito al 5,03% tra gennaio e maggio, nonostante un'economia solida e cifre ufficiali molto incoraggianti.

L'irresponsabilità fiscale dell'amministrazione Biden-Harris ha portato il deficit annuale a nuovi massimi nonostante entrate fiscali record e una crescita del PIL migliore del previsto. Il deficit pubblico ha raggiunto $1.897 miliardi nei primi undici mesi di quest'anno e i costi degli interessi sul debito pubblico hanno superato per la prima volta $1.000 miliardi. Inoltre il Tesoro USA si aspetta un aumento di $16.000 miliardi nel debito pubblico tra il 2024 e il 2034 e il Congress Budget Office stima che l'attuazione del piano economico della Harris comporterà un ulteriore aumento del debito da $2.250 miliardi. Naturalmente sappiamo tutti che l'economia non è così forte come sembra e che le cifre ufficiali nascondono un mercato del lavoro e un'economia produttiva molto più deboli, ma la FED ha reagito una volta che ha visto che i rendimenti obbligazionari sovrani sono saliti a nuovi massimi e perché la domanda di debito pubblico statunitense da parte degli investitori stranieri ha iniziato a diminuire visibilmente. La FED ha dovuto agire con un forte taglio dei tassi per salvare il Tesoro, impedendo che la sua offerta cavalcante diventasse bidless. A questo giro la mano l'ha vinta la Yellen.

Fonte: Congressional Budget Office

Tornando in tema, invece, il Penn Wharton Budget Model suggerisce che gli Stati Uniti raggiungeranno il livello del 130% un po' prima, già nel 2030 se i tassi d'interesse saranno 250 punti base più alti rispetto al loro modello di base. Quest'ultimo ci dice che se qualcosa non cambia (es. i tassi d'interesse rimangono gli stessi, la spesa non viene tagliata, le tasse non vengono aumentate), il debito totale sul PIL raggiungerà il 188% entro il 2050 (e il 310% del PIL entro il 2050 nello scenario “peggiore”).

A mio giudizio una recessione, più armi nel circo geopolitico, o un'altra emergenza inventata forniranno copertura al governo federale per prendere in prestito più di quanto prevedano le proiezioni ufficiali. La mia stima è che gli USA raggiungeranno il punto di non ritorno del 130% prima del 2028, cioè prima della fine del prossimo mandato presidenziale. Ecco perché le elezioni statunitensi di quest'anno non sono solo l'ennesimo concorso di bellezza presidenziale in cui gli elettori scelgono tra due vecchi in base alle loro posizioni su aborto, immigrazione, chip di silicio, o senzatetto. In questa elezione c'è qualcosa di più in gioco, sarà quella che segnerà il destino dell'America.

Dal punto di vista geopolitico i vandali al comando hanno minato la credibilità della nazione con il ritiro rocambolesco dall' Afghanistan, l'impantanamento nella guerra nell'Europa orientale, l'ignavia nel Canale di Suez e l'attrito con Israele (base americana in Medio Oriente). Dal punto di vista economico, poi, a meno che non ci sia una drastica correzione di rotta il debito degli Stati Uniti raggiungerà il 130% del PIL durante il prossimo mandato presidenziale. Quando ciò accadrà, non ci saranno ulteriori possibilità di una risoluzione “intenzionale” del problema. Come una nave che ha perso potenza, il capitano può dare tutti gli ordini che vuole... non farà alcuna differenza, non ha alcun controllo su dove andrà.


NESSUNO VUOLE FINIRE SOTT'ACQUA

Nel frattempo l'oro continua a macinare nuovi massimi. Cosa sta vedendo il mercato del metallo giallo? Forse la stessa cosa che vedo io: una crisi del debito che si avvicina rapidamente. Tassi d'interesse più elevati rendono impossibile finanziare il debito, quindi, una volta accesa la miccia non può essere spenta... i policymaker non possono controllare cosa succede dopo. E ka-boom! Gli stati in genere ricorrono alla stampa di denaro, contando su periodi prolungati di alta inflazione per ridurre il peso del debito. La mia ipotesi è che si verificherà un'emergenza finanziaria poiché un'inflazione ostinatamente alta mantiene i tassi d'interesse a livelli scomodi.

Gli Stati Uniti hanno ancora un certo spazio di manovra, Europa e Regno Unito, invece, non possono permettersi tassi d'interesse alti. Le aziende non possono rifinanziare le loro obbligazioni, i proprietari di case non possono rifinanziare i loro mutui, gli stessi burocrati non possono indebitarsi senza far salire ulteriormente i tassi d'interesse. Prima o poi una bancarotta importante, o persino una grande svendita nel mercato azionario, potrebbero essere sufficienti a far andare nel panico gli stati europei. Da qui l'urgenza della BCE e di Bruxelles affinché si brucino le tappe per un'integrazione fiscale e obbligazionaria del continente. Chi ha letto il rapporto che ha presentato Draghi alla Commissione europea saprà che è diviso in due parti: pars destruens e pars (presumibilmente) costruens. Nella prima c'è la descrizione impietosa di un Eurosistema al collasso e con un piede nella fossa; nella seconda la giustificazione accademica all'emissione congiunta di bond sovrani.

Questa è l'unica strada che l'UE presuppone abbia per sopravvivere alla crisi economica/finanziaria che pende sulla sua testa, una che preservi anche l'attuale catena di comando tra l'altro. La guerra, invece, è una strategia per allentare la pressione dei debiti, una che l'Inghilterra conosce bene. Gli Stati Uniti sono stati tirati dentro per far guadagnare tempo a questo processo. Ciò ha significato a sua volta rendere ancor più ipertrofico il mercato degli eurodollari, con tutte le conseguenze del caso nel sistema bancario ombra, andando a distorcere e deformare definitivamente la percezione del rischio. A questo punto preservare i propri bilanci e schermarli quanto più possibile da un ritorno sostenibile alla valutazione dei rischi è la priorità di qualsiasi istituzione mondiale, ecco perché quando la Lagarde parla di “problema nella trasmissione della politica monetaria della BCE” se la sta velatamente prendendo con le banche commerciali che non hanno alcuna intenzione di assecondare gli stimoli monetari alimentati da una linea di politica più morbida sui tassi d'interesse.

Temono gli scoperti di bilanci, temono che un improvviso spike, in basso o in alto, negli asset finanziari e non possano scatenare effetti a catena imprevedibili da determinare ex ante. Negli ultimi 15 anni in particolar modo, sono stati alimentati i fuochi dell'ingegneria finanziaria così come quelli della creazione di liquidità ombra; da quando la Federal Reserve ha deciso di isolarsi quanto più possibile dagli spillover di questa follia, un “calmo” panico è quello che accompagna i mercati: la bancarotta di un qualsiasi player dall'altra parte del mondo potrebbe far scattare margin call a cascata e intaccare indirettamente i bilanci di un'istituzione sana... o apparentemente tale. Senza la Federal Reserve che salva il mondo e senza la BOJ che facilita un carry trade sullo yen, i più fragili in questa catena del rischio sono i primi a finire sotto l'occhio di bue. E si dà il caso che essi siano proprio i player europei e inglesi. La principale contromisura è stata quella di far inguaiare gli Stati Uniti il più in fretta possibile e dirottare tutte le attenzioni su di loro, in modo da mettere una toppa, per quanto temporanea, alla debolezza europea e inglese.

In questo contesto l'oro sale per la percezione del rischio: non ha rischio di controparte.

In conclusione, se si lascia che i tassi salgano, si rischia una grave crisi del debito. I proprietari di case, le aziende e gli stati stessi potrebbero non essere in grado di rinnovare i loro enormi debiti. Se invece li si sopprime, ciò apre la porta a più inflazione, ulteriore soppressione dei tassi e una spirale vertiginosa di prezzi sempre più alti. Inoltre le cose non possono nemmeno rimanere come stanno, perché i deficit pubblici aggiungono ogni giorno nuovo debito. Giorno dopo giorno. Più bombe; più farmaci brevettati.

Ogni unità monetaria deve essere finanziata, gli interessi sui debiti devono essere pagati e ogni unità monetaria aumenta la pressione per tassi d'interesse più alti, aumentando il costo totale degli interessi e avvicinando il giorno della resa dei conti.


CONCLUSIONE

Il problema è talmente semplice che persino un politico potrebbe capirlo: gli stati spendono troppi soldi. La differenza tra ciò che ottengono in entrate e ciò che spendono in cianfrusaglie, bombe e farmaci brevettati deve essere coperta prendendo in prestito o “stampando” denaro. Se i burocrati prendono in prestito denaro, devono pagare interessi; più prendono in prestito, più interessi pagano. A meno che non smettano di spendere, devono prendere in prestito sempre di più.

Prima o poi dovranno così tanti interessi che non saranno in grado di ripagarli. Gli investitori vedono arrivare la resa dei conti e chiedono tassi d'interesse più alti per coprire il rischio, aumentando ulteriormente la spesa pubblica per interessi. Il punto di non ritorno si verifica quando il debito pubblico raggiunge il 130% del PIL. Questo non è un numero arbitrario, è quando i politici perdono il controllo. Le entrate fiscali coprono solo il una porzione sempre più risicata della spesa pubblica: per ogni unità monetaria spesa essa è coperta da una frazione sempre più risicata di entrate. E ogni anno questa perdita aumenta con l'aumento dei costi per gli interessi. Presto diventa proibitivamente costoso. Quando ciò accade, i politici in genere ricorrono alla stampa di denaro: è allora che arriva la miseria, i prezzi aumentano e le persone diventano più povere.

Inoltre l'inflazione mina le istituzioni chiave, in particolare lo stato stesso, portando al caos politico e sociale. Ciò di cui ci sarebbe realmente bisogno, l'unica cosa da fare, è proprio la cosa che non si vuole fare: tagliare la spesa pubblica. Drasticamente.

Dal momento che la maggior parte di ciò che spendono i politici è inutile, dovrebbe essere facile da fare. Dal punto di vista politico, però, è quasi impossibile. Ogni unità monetaria spesa finisce nelle tasche di qualcuno e quest'ultimo è politicamente potente, altrimenti suddetta unità non ci sarebbe finita nelle sue tasche. Prosciugare questo flusso sarà davvero un'impresa ardua. D'altro canto, se il denaro continua a fluire allo stesso ritmo, il disastro è praticamente garantito. In questa situazione un imprenditore, o più in generale la persona media e avveduta, deve mettersi il coltello tra i denti e prepararsi alla battaglia. Con le spalle al muro, dovrebbe fare il necessario per proteggersi... o altrimenti soccombere.

La lotta più dura attende le popolazioni europee, dato che è il continente con i guai economici più seri. Senza più il presunto monopsonio che si fregiava di avere, una produzione industriale al palo e una burocrazia asfissiante, l'inflazione dei prezzi non può più essere sterilizzata bensì assorbita tramite l'erosione dei risparmi reali della popolazione autoctona. Processo portato ai massimi giri con l'euro digitale. Ecco perché, ad esempio, ha praticamente perso la partita sul mercato degli scambi transfrontalieri con lo yuan cinese. Il dollaro, invece, continua a essere predominante soprattutto perché gli Stati Uniti hanno i mercati dei capitali più liquidi e una produzione industriale/tecnologica frizzante. Ricorreranno ancora una volta alla svalutazione del dollaro per potenziare le esportazioni e ridurre le importazioni, potenziando l'industria locale e isolandosi da fornitori esteri come la Cina. Da questo punto di vista gli USA asseconderanno la narrativa secondo cui esiste una de-dollarizzazione. L'obiettivo di Washington, così come quello dei BRICS, è isolarsi quanto più possibile dagli scossoni di mercati finanziari rotti; resistere ai contraccolpi del ritorno di una valutazione sana del rischio.

Meno problemi emergeranno sui mercati dei cambi esteri, meno problemi di gestione del debito (in dollari) avranno le economie emergenti. In caso contrario il dollaro schizzerà in alto portando alla morte repentina dello stesso e di tutte le economie satellite che hanno debiti denominati in dollari. In uno scenario del genere avremo nuovi Accordi del Plaza, ciononostante ci sarà tremenda inflazione dei prezzi negli USA e deflazione nel resto del mondo (con relativi fallimenti a catena). Lo scenario alternativo, uno verso cui stanno puntando gli Stati Uniti, è quello di utilizzare un sistema super partes, uno che non è controllato da nessuno: Bitcoin. Potrebbe diventare un meccanismo di equilibrio indipendente verso cui convergere senza che nessuno debba affermare il proprio predominio sugli altri. La Cina non ha nessuna intenzione di trasformare lo yuan in valuta di riserva mondiale, ha visto cosa è accaduto al dollaro e soprattutto alla creatura deforme (eurodollaro) che è nata da esso. Il settlement interno ai BRICS tramite l'oro è solo un modo per emanciparsi dallo SWIFT, non sostituire il dollaro.


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3 cose che la maggior parte delle persone non sa su oro, Bitcoin e denaro

Gio, 03/10/2024 - 10:08

 

 

di Nick Giambruno

Bitcoin è stato spesso paragonato all'ornitorinco... il che sembra un paragone strano.

L'ornitorinco è uno strano mammifero dal becco d'anatra con zampe palmate e un corpo peloso come un castoro. Praticamente ha caratteristiche di uccelli, mammiferi e rettili. Le femmine depongono le uova ma allattano anche i loro piccoli; i maschi producono un potente veleno.

Quando gli europei scoprirono l'ornitorinco in Australia nel 1798, scrissero lettere alla gente a casa per descrivere questo bizzarro e nuovo animale: si pensava che fosse uno scherzo o una bufala, perché non rientrava nella classificazione degli animali a quel tempo.

Ma era un animale vero.

La gente non lo capiva perché era una cosa nuova che non rientrava nei paradigmi consolidati.

Bitcoin è più o meno la stessa cosa: non rientra nel quadro delle metriche di analisi finanziaria tradizionali.

Non esiste un rapporto P/E (prezzo-utile) perché Bitcoin non ha utili; non esiste un rapporto P/B (prezzo/valore contabile) perché Bitcoin non ha un valore contabile.

Bitcoin non ha un amministratore delegato, un reparto marketing e nessun dipendente.

Bitcoin è un asset completamente nuovo che le persone stanno adottando come denaro per le sue proprietà monetarie superiori, vale a dire, la sua resistenza all'inflazione.

La sua monetizzazione è davvero diversa da qualsiasi cosa chiunque abbia mai visto prima. Non c'è niente di altrettanto paragonabile.

Come l'ornitorinco, Bitcoin è un animale completamente nuovo; ecco perché confonde molte persone, compresi importanti professionisti nel mondo degli investimenti.

Non è raro che ci vogliano anni prima che qualcuno lo capisca davvero; richiede una comprensione degli incentivi economici, della tecnologia, della crittografia, dei mercati finanziari e di altri campi.

Ma il modo più importante per capirlo è capire per prima cosa cos'è il denaro, cosa che chiunque può fare.

Fortunatamente non ci vogliono più anni per capire Bitcoin: esistono spazi di divulgazione, come questo che leggete, che racchiudono un meraviglioso corpo di conoscenze e che permettono una rapida alfabetizzazione in merito. Credo che chiunque faccia i compiti a casa per comprendere davvero Bitcoin raccoglierà dividendi significativi in ​​futuro.

Penso che Bitcoin abbia implicazioni rivoluzionarie, più di quelle avute dalla stampa, dalla polvere da sparo, da Internet e da altre innovazioni storiche che hanno ribaltato paradigmi consolidati.

Nei miei scritti sto distillando molti anni di studio e creando un'analisi più concisa possibile che chiunque, indipendentemente dal proprio background, dovrebbe essere in grado di comprendere.

Vi porterò nella tana del bianconiglio di Bitcoin e vi mostrerò dove penso che vada.

È essenziale iniziare dalle basi e costruire da qui la comprensione di Bitcoin. Farlo in qualsiasi altro modo probabilmente finirà con confusione o conclusioni errate.


Cos'è il denaro?

Sebbene le persone usino il denaro quotidianamente, pochi sanno cosa sia in realtà o cosa lo renda buono.

Chiedere alle persone “cos'è il denaro?” è come chiedere a un pesce “cos'è l'acqua?”

Il pesce probabilmente non nota nemmeno l'acqua, a meno che non diventi inquinata o ci sia qualcosa che non vada.

Il denaro è una merce, proprio come qualsiasi altra merce in un'economia. E non è una nozione complessa da afferrare.

Non richiede di comprendere formule matematiche contorte e teorie complicate, come invece vi inducono a credere i guardiani nel mondo accademico, nei media generalisti e nel governo.

Comprendere il denaro è intuitivo e diretto.

È qualcosa di utile per immagazzinare e scambiare valore. Tutto qui.

Pensate al denaro come a una rivendicazione sul tempo: è come se uno immagazzinasse la vita o l'energia.

Sfortunatamente oggi la maggior parte dell'umanità accetta sconsideratamente qualsiasi cosa lo stato dica loro che sia denaro. Quest'ultimo non deve necessariamente provenire dallo stato, questa è una denominazione totalmente errata che la persona media è stata indotta a credere.

Sarebbe come tornare indietro nel tempo e chiedere alla persona media nell'Unione Sovietica: “Da dove vengono le scarpe?”

E loro direbbero: “Beh, lo stato produce le scarpe. Da dove altro potrebbero venire? Chi altro potrebbe produrle?”

La stessa cosa riguarda il denaro di oggi, solo che è molto più diffusa.

La verità è che il denaro non ha affatto questa provenienza, tanto quanto non ce l'hanno le scarpe.

Le persone hanno usato pietre, perle di vetro, sale, bestiame, conchiglie, oro, argento e altre merci come denaro in epoche diverse.

Tuttavia, per oltre 2.500 anni, l'oro è stata la forma di denaro più duratura dell'umanità.

L'oro non è diventato denaro per caso o perché alcuni politici lo hanno decretato. Lo è diventato perché innumerevoli individui nel corso della storia e in molte civiltà diverse sono giunti soggettivamente alla stessa conclusione: l'oro è denaro.

È il risultato di un processo di mercato in cui le persone cercavano il modo migliore per conservare e scambiare valore.

Quindi, perché sono passati all'oro? Cosa lo rende attraente come denaro?

Ecco perché: l'oro ha una serie di caratteristiche uniche che lo rendono adatto come denaro. È durevole, divisibile, trasportabile, non alterabile, scarso e, cosa più importante, il più “duro” tra tutte le materie prime fisiche.

In altre parole, l'oro è l'unica merce fisica più resistente all'inflazione. Questo è ciò che gli conferisce le sue proprietà monetarie.

Bitcoin condivide molti degli stessi attributi che lo rendono attraente come denaro. Ecco perché è spesso definito “oro digitale”.

Come l'oro, Bitcoin non ha rischi di controparte e nessuno può gonfiare arbitrariamente la sua offerta.

A questo punto alcuni potrebbero dire: “Aspetta, Bitcoin non ha valore intrinseco o uso industriale. È più simile alla moneta fiat. Quindi come può essere paragonato all'oro?”

Prima di andare oltre, è importante fare tre chiarimenti per confutare i malintesi comuni.


Non esiste un valore intrinseco

Una delle prime e più importanti cose che l'economia Austriaca insegna è che tutto il valore è soggettivo.

Non esiste un valore intrinseco.

Qualcosa ha valore solo perché gli individui determinano soggettivamente che ce l'ha per loro.

Ad esempio, quando le persone non capivano cosa fosse il petrolio greggio, lo trovavano nei loro cortili e pensavano che fosse uno scarto. Quindi pagavano per farlo rimuovere dalla loro proprietà.

Una volta che hanno capito il potenziale economico del petrolio greggio, si è trasformato da rifiuto indesiderato in merce redditizia.

Il petrolio non è cambiato; è rimasto sempre lo stesso. Ciò che è cambiato è stato il modo in cui le persone lo hanno valutato.

I marxisti dissentono in quanto credono che il lavoro abbia un valore intrinseco, ma questa ridicola nozione è facilmente sfatata.

Il grande economista Murray Rothbard confutò questo punto quando chiedeva di fare e poi vendere torte di fango, non dolci al cioccolato.

Secondo i marxisti le torte hanno un valore oggettivo e intrinseco a causa del lavoro che qualcuno impiega per realizzarle. Buona fortuna nel convincere qualcuno a pagare, volontariamente, per torte fatte con la terra.

Il concetto che tutto il valore è soggettivo si applica a tutti i beni, compresi quelli monetari come l'oro e Bitcoin.


Bitcoin non è moneta fiat

Bitcoin è una forma di moneta di libero mercato.

Oltre 114 milioni di persone in tutto il mondo hanno determinato soggettivamente che ha valore per loro. Hanno scelto volontariamente di scambiare altre forme di valore con Bitcoin. Non l'hanno scelto perché le leggi sulla moneta a corso legale o i decreti statali li hanno costretti a farlo, come accade per la moneta fiat.

L'Oxford English Dictionary definisce la moneta fiat come “moneta cartacea inconvertibile resa a corso legale da un decreto statale”.

Bitcoin non è chiaramente moneta fiat.

 

L'uso industriale non rende buona una qualsiasi forma di denaro

Secondo gli ultimi dati annuali del World Gold Council, la domanda totale di oro è suddivisa nei seguenti usi: gioielleria (55%), investimento (25%), banche centrali (12%) e industriale (8%).

Secondo gli ultimi dati annuali del Silver Institute, la domanda totale di argento è suddivisa nei seguenti usi: industriale (51%), gioielleria (17%), investimento (27%), argenteria (4%) e copertura (1%).

Indiani, cinesi e altri asiatici rappresentano una grande porzione della domanda globale di gioielli in oro. Sebbene non ci siano dati precisi, stimo che molte persone utilizzino i gioielli in oro anche come riserva di valore, un uso monetario.

Mettendo insieme il tutto, stimo che gli usi monetari siano responsabili di circa l'86% della domanda di oro. Gli usi industriali e non monetari rappresentano una parte relativamente piccola (14%).

L'argento è l'opposto: gli usi industriali e non monetari rappresentano circa il 73% della sua domanda complessiva, con l'uso monetario che costituisce il 27%.

Bitcoin è un bene puramente monetario; non ha alcuna utilità industriale o non monetaria.

Alcune persone ragionano erroneamente che non può essere una buona moneta perché non ha alcun uso industriale o utilità non monetaria.

Tuttavia ciò non è necessario come prerequisito affinché una merce diventi denaro. L'uso di qualcosa per tale funzione è sufficiente perché sia ​​denaro.

Il fatto che l'oro abbia un qualche uso industriale non gli conferisce le sue proprietà monetarie superiori.

Le persone considerano il metlalo giallo come denaro principalmente perché è la merce fisica più resistente all'inflazione, non perché viene utilizzata in odontoiatria, elettronica o altri settori.

Al contrario, direi che gli usi industriali relativamente ridotti non ne esaltano le caratteristiche monetarie. Perché altrimenti i metalli con un uso più industriale, come rame o nichel, non sono più desiderabili come denaro?

Quando si tratta di mezzo di scambio, quello che interessa è la capacità di immagazzinare e scambiare valore. Non interessa qualcosa il cui valore è ostaggio dei capricci delle condizioni industriali, per giunta mutevoli.

Ecco perché l'uso industriale non è un vantaggio monetario ma, in realtà, un potenziale danno.

Bitcoin è frainteso da quasi tutti, ma in realtà è una grande benedizione sotto mentite spoglie.

Questa asimmetria informativa ci offre una rara possibilità di fare speculazioni intelligenti prima che la folla capisca cosa sta realmente accadendo.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Smascherare l'illusione occidentale della democrazia

Mer, 02/10/2024 - 10:06

 

 

di Finn Andreen

In questi tempi politicamente turbolenti “l’illusione della democrazia sta svanendo in tutto il mondo”, così ha scritto di recente un esperto. In Occidente c’è una crescente sensazione che la “democrazia” non stia funzionando bene, ma non c’è ancora pieno e chiaro apprezzamento di questo fatto. Michel Maffesoli, professore onorario alla Sorbona di Parigi, afferma da diversi anni che “la fine dell’ideale democratico è ormai sotto gli occhi di tutti”. Segnali di ciò possono essere visti nelle elezioni problematiche che hanno avuto luogo in Francia e in altri Paesi occidentali.

L'“ideale” o “illusione” della democrazia deriva da idee sbagliate diffuse su questo sistema politico, nonostante i chiari dubbi dei più illustri pensatori politici del passato. Le idee sbagliate più importanti sulla democrazia: i rappresentanti eletti sono in genere leali e disinteressati, e l'elettorato è in genere informato e razionale per quanto riguarda la politica.

David Hume scrisse nei suoi celebri Saggi (1777) che la democrazia non può essere “rappresentativa”, perché tutte le società sono “governate da pochi”. Il sociologo Robert Michels, nel suo lavoro pionieristico sui partiti politici (1911), definì la “legge ferrea dell’oligarchia”, mostrando metodicamente che tutte le organizzazioni mature, senza eccezioni, diventano oligarchiche (cioè governate da minoranze).

Per i primi movimenti democratici del XIX secolo, la democrazia rappresentativa non era l'obiettivo, bensì il modello ateniese. Come ha osservato Robert Michels, è stato solo quando le impossibilità pratiche della democrazia diretta su larga scala sono diventate evidenti che il concetto di rappresentanza politica ha acquisito legittimità. Nel tempo questo concetto è diventato sinonimo di “democrazia”.

Montesquieu, in The Spirit of the Laws (1739), scriveva che la principale giustificazione del sistema rappresentativo non è solo che la persona media non ha il tempo o l'interesse per impegnarsi nella vita politica, ma che è incompetente per farlo. Tocqueville, in Democracy in America (1835), scriveva che una delle potenziali minacce alla democrazia è che le persone possono finire talmente assorbite dalla ricerca di opportunità economiche da perdere interesse per la politica.

Infatti la maggioranza non ha né l'interesse, né la motivazione per impegnarsi profondamente nella politica. Gli elettori capiscono implicitamente che il loro voto è solo una piccola goccia in un oceano di schede e che, di per sé, non farà alcuna differenza nell'esito delle elezioni. Alcuni hanno anche sostenuto che non solo gli elettori mancano di interesse e motivazione, ma mancano anche del tempo e della capacità di pensare razionalmente alla politica, come riassunto dl teorico politico James Burnham nella sua opera The Machiavellians (1943):

L'incapacità delle masse di agire scientificamente in politica si basa principalmente sui seguenti fattori: l'enorme dimensione della massa che la rende troppo poco maneggevole per l'uso di tecniche scientifiche; l'ignoranza, da parte delle masse, dei metodi di amministrazione e di governo; la necessità, per le masse, di spendere la maggior parte delle loro energie nel mero guadagnarsi da vivere, il che ne lascia poche per acquisire maggiori conoscenze sulla politica o per svolgere compiti politici pratici; la mancanza, nella maggior parte delle persone, di un grado sufficiente di quelle qualità psicologiche (ambizione, spietatezza e così via) che sono prerequisiti per una vita politica attiva.

Sebbene queste intuizioni sulla rappresentanza politica siano note da tempo, sono state soppresse per mantenere l'illusione del governo della maggioranza. “Democrazia” ha una connotazione talmente positiva nel sistema dei valori occidentali che la maggior parte delle persone accetta di non dover “governare”. Questa realtà è difficile da comprendere poiché alcune linee di politica della minoranza al potere prendono in considerazione, e persino devono, l'opinione della maggioranza... almeno in una certa misura. Se pressata, la maggior parte delle persone ammetterebbe comunque che, sebbene abbiano eletto “rappresentanti”, in realtà non hanno voce in capitolo su diverse aree (ad esempio, politica estera, monetaria e commerciale), anche se queste hanno un impatto notevole sulle loro vite.


L'instabilità intrinseca di tutti i sistemi politici

Sebbene l'illusione della democrazia stia lentamente svanendo in Occidente, non è tanto per la presa di coscienza delle verità presentate sopra, ma è perché la democrazia rappresentativa, come tutti i sistemi politici, è intrinsecamente instabile. È noto da tempo che le condizioni cambiano costantemente, tanto per parafrasare Eraclito, ma non è ampiamente compreso che i sistemi politici siano inadatti a questa realtà di base. Sebbene la democrazia possa a volte sembrare funzionare bene, gli infiniti cambiamenti economici, sociali, demografici e tecnici della società rendono tali impressioni di breve durata.

Indipendentemente dal sistema politico, l'equilibrio di potere in un dato momento tra stato e società, e tra la minoranza dominante e la maggioranza governata, è costantemente interrotto da suddette condizioni mutevoli. L'aumento inesorabile dell'interventismo statale ha un impatto negativo sulla creazione di ricchezza e sulla proprietà privata, forzando la socializzazione e portando a un aumento delle tensioni politiche. Quando lo stato diventa più burocratico, non riesce a tenere il passo con una società in cambiamento, e quindi destabilizza l'equilibrio di potere. Inoltre le tensioni politiche sorgono anche se la minoranza dominante spinge un certo programma politico che ignora o addirittura si oppone alla maggioranza.

La democrazia, in particolare, è soggetta a oscillazioni costanti a causa della sua intrinseca mancanza di equità: la parte perdente di un'elezione (più della metà nei sistemi pluralistici) non è rappresentata. Come scrisse Gustave de Molinari, la democrazia “insiste sul fatto che le decisioni della maggioranza debbano diventare legge e che la minoranza sia obbligata a sottomettersi a essa, anche se è contraria alle sue convinzioni più radicate e lede i suoi interessi più preziosi”. Fenomeni di voto come la legge di Duverger e il paradosso di Arrow tendono ad ammorbidire la cruda descrizione di Molinari ma, distorcendo i risultati elettorali, difficilmente li rendono più rappresentativi o più equi.

Quando le dimensioni e il potere dello stato sono limitati (ad esempio quando l'interventismo statalista nella società è debole), il ruolo di difensore dei diritti di proprietà sarebbe considerato più importante del fatto che la maggioranza sia o meno rappresentata democraticamente. Al contrario quando il potere dello stato è esteso (ad esempio esso è fortemente interventista), sia a livello nazionale che sovranazionale, la maggioranza si aspetta tanto dalla democrazia poiché la direzione della società dipende dalle decisioni dei suoi rami esecutivo e legislativo.


Una  riduzione necessaria del potere dello stato

È possibile quindi concludere che una limitazione del potere statale è necessaria per ridurre le tensioni politiche nella società e per introdurre la tanto agognata stabilità, indipendentemente dal fatto che il sistema politico sia considerato “democratico” o meno. Ciò richiede una decentralizzazione del processo decisionale e una riduzione del ruolo dello stato, rafforzando il libero mercato e i diritti individuali. Il risultato sarebbe una società più libera, in grado di adattarsi in modo più naturale e armonioso alle condizioni mutevoli. Ciò di cui c'è bisogno è “più libertà” piuttosto che “più democrazia”.

Sfortunatamente l'illusione della democrazia ha portato le maggioranze in Occidente a confonderla con la libertà. Questo è un errore madornale perché la democrazia non è una garanzia di libertà, anche se fosse possibile il governo della maggioranza. Al contrario, quando sono state fatte concessioni alla maggioranza, come la spesa sociale attraverso la ridistribuzione fiscale, queste hanno avuto effetti deleteri sulla società e hanno ridotto la libertà economica. Come disse Tocqueville: “Amo profondamente la libertà e il rispetto dei diritti, ma non la democrazia”.

Considerati i concetti errati sulla rappresentanza politica che sono stati qui presentati, è giunto il momento di smascherare una volta per tutte l'illusione della democrazia in Occidente e sostituirla con la libertà, facendo di questa missione l'obiettivo politico più alto da raggiungere e proteggere.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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La tortura delle statistiche ufficiali

Mar, 01/10/2024 - 10:12

 

 

di Jeffrey Tucker

Da quando ho iniziato a scrivere di statistiche economiche ufficiali sono stato inondato da una serie di lettere divertenti da parte di contabili in attività e in pensione. Sono entusiasti che io abbia affrontato l'argomento e abbia aggiunto vari spunti di riflessione. Uno di loro mi ha presentato un altro aspetto, uno a cui non avevo ancora pensato, e riguarda l'incapacità di calcolo degli stessi dipendenti: mancano dell'intuizione di base per vedere dove i loro numeri non hanno senso.

Il mio corrispondente incolpa la tecnologia: quando matematici e studenti usavano i regoli calcolatori, dovevano mantenere la calma, dedurre i numeri più grandi dalle cifre più piccole e avere la capacità di manipolare i punti decimali in modo da mantenerli coerenti. Un senso dei numeri era sempre presente per testare i risultati rispetto alla razionalità di base.

Tutto questo è finito da quando è arrivata la calcolatrice e il cervello umano non ha dovuto più fare questo lavoro, distruggendo l'abilità intuitiva che era necessaria in passato. Avendo vissuto questa transizione, so esattamente cosa intende. Un giorno le persone capivano la logica dei numeri; il giorno dopo questa abilità non era più richiesta.

Poi è arrivato il computer e non c'è stata più partita. Ora le persone si limitano a usare gli strumenti senza pensare e non hanno idea di cosa fare se si ritrovano per le mani le risposte sbagliate, soprattutto se l'operatore se ne accorge. Il mio corrispondente presume che la maggior parte dei raccoglitori di dati nell'apparato statale ora svolga lavori di routine, proprio come coloro che segnalano i dati.

Tutti operano all'interno di un sistema ed esso stesso potrebbe essere considerato rotto, ma nessuno ha l'incentivo di ripararlo. Continua ad andare avanti così com'è perché nessuno in particolare è ritenuto responsabile. Ecco perché le cifre del prodotto interno lordo (PIL) non sono fissate per azzerare la spesa pubblica, anche se ci siamo resi conto molto tempo fa che la spesa pubblica non apporta alcun contributo netto alla produzione. Ed è lo stesso con molte caratteristiche dell'indice di inflazione dei prezzi e dei dati sull'occupazione. Tutti sanno della sottostima e della sovrastima, ma nessuno è incaricato di risolvere il problema quindi non viene mai risolto.

Non è certo un problema nuovo. Questa questione ha tormentato la raccolta dati ufficiali per molto tempo.

Una breve storia su un economista pioniere: si chiamava G. Warren Nutter delle Università di Chicago e Virginia. Aveva la sensazione che i dati economici dell'Unione Sovietica fossero sospetti, così fece un'analisi approfondita. All'epoca, negli anni '50 e '60, la maggior parte degli economisti prevedeva che il PIL sovietico avrebbe presto superato quello degli Stati Uniti. Trassero questa conclusione sulla base di dati e regole di crescita esistenti, usando un righello per vedere dove sarebbero andate le cose in cinque o dieci anni.

Nutter aveva seri dubbi e offrì cifre riviste, concludendo che ci fu una crescita reale e sbalorditiva dal 1925 alla seconda guerra mondiale, dove risorse umane e naturali vennero impiegate in massa, poi iniziarono i problemi. L'economia non si riprese mai e l'inganno sui dati iniziò a sostituire la verità e l'onestà. Il sistema iniziò a generare numeri falsi. Concluse che gli Stati Uniti erano molto più avanti nella crescita economica e che i sovietici stavano andando nella direzione sbagliata.

Stiamo parlando del 1962. La maggior parte degli economisti respinse il suo pensiero, ma si dimostrò corretto dopo la fine della Guerra Fredda. Invece di poderosi crolli industriali, ciò che vedevamo era un'illusione decrepita dove tutto era rotto e arrugginito, un posto dove niente funzionava, una terra di privazioni, mercati neri, bugie e rovina economica generale. La realtà era persino peggiore di qualsiasi cosa Nutter avrebbe potuto immaginare.

Tenete presente che era un outsider. Le previsioni secondo cui l'Unione Sovietica avrebbe superato gli Stati Uniti erano presenti in ogni libro di testo mainstream (lo ricordo da quello che ho usato per la prima volta) e questo pensiero è rimasto dominante fino al 1988 o giù di lì. Per questo motivo l'economia mainstream ha sminuito il lavoro di Nutter, senza mai prenderlo sul serio e liquidandolo come opera di un eccentrico.

Dimostrò di avere ragione su ogni punto, ma ovviamente non gli viene ancora dato alcun merito.

Ci ho pensato spesso, perché mi sono chiesto fino a che punto gli Stati Uniti oggi potrebbero essere soggetti ad alcune forze simili. In fin dei conti è il lavoro delle burocrazie: generare la risposta che i politici vogliono. E più il sistema è complesso, meno controlli ci sono, cosa che genera risultati di cui nessuno in particolare è responsabile.

Se è potuto accadere lì, perché non qui? Così ho tirato fuori il vecchio libro di Nutter e l'ho riletto. Non sono rimasto deluso. Ecco un passaggio da condividere:

Si possono trovare difetti nelle statistiche economiche di ogni Paese. Esse rappresentano un piccolo campione del volume illimitato di dati che potrebbero essere registrati. Sono state raccolte con obiettivi specifici in mente e saranno quindi di una certa utilità a seconda degli scopi per cui sono destinate. Contengono errori introdotti in diverse fasi di osservazione e assemblaggio. Dipenderanno dallo stato di alfabetizzazione statistica tra i raccoglitori e i fornitori di dati, dallo sforzo profuso nella tenuta dei registri e dal grado di competizione nella raccolta e nell'analisi dei dati. Sono, infine, soggette a manipolazione e distorsione da parte delle parti interessate, controllate solo nella misura in cui vi siano ricercatori indipendenti con interessi concorrenti. Nessuno stato o altra agenzia statistica può considerarsi immune alla tentazione di estendere le cifre a proprio vantaggio se ritiene di poterla fare franca.

Quest'ultima frase mi ha molto colpito. Ovviamente l'amministrazione Biden ha avuto un incentivo estremamente forte a generare dati di bell'aspetto. Sappiamo da tempo che i risultati contraddicono tutte le fonti alternative: possiamo vedere i prezzi dei generi alimentari e sappiamo per certo che sono aumentati di oltre il 20% in quattro anni, e lo stesso vale per l'edilizia abitativa, l'assicurazione e le prestazioni sanitarie. In molti casi il settore privato sta generando risultati che sono il doppio di quelli riportati.

Sappiamo per certo che i dati sui posti di lavoro non tornano, e così via.

Chi ha l'incentivo a correggere la segnalazione dei dati? Nessuno. Chi ha l'incentivo a modificare la raccolta, assemblaggio e distribuzione in modi che facciano apparire i risultati migliori di quanto non siano? Il governo in carica. Sappiamo per certo che questa consuetudine è andata avanti per molti decenni nell'Unione Sovietica; sappiamo che succede in Cina ora, semmai riuscissimo a ottenere dati da lì; e sappiamo che succede in ogni Paese latinoamericano, più la Corea del Nord e probabilmente la Russia in questo momento.

Perché non gli Stati Uniti? Ovviamente succede anche qui e probabilmente va avanti da molto tempo. Sono abbastanza certo a questo punto che una contabilità realistica degli ultimi quattro anni non mostrerà alcuna ripresa in termini reali da marzo 2020 a oggi. Ma quando arriveranno le revisioni? Molto probabilmente mai.

Come recita quel vecchio adagio? I dati possono essere torturati finché non confessano. So per esperienza personale che questo accade in ogni scienza all'interno del mondo accademico, ogni giorno, tutto nell'interesse di riempire i curricula. Perché non dovrebbe accadere nelle agenzie governative? Ovviamente accade. Con il grande G. Warren Nutter come nostra guida, facciamo bene a essere scettici, non importa quanto sia ufficiale o apparentemente credibile la fonte.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Creare lavori e migliorare le vite: il ritorno della manifattura statunitense

Lun, 30/09/2024 - 10:06

L'articolo di oggi, per quanto prenda in considerazione un esempio a livello micro, è didattico alla luce della deriva totalitaria che sta avvenendo in Europa. Mi riferisco in particolar modo al piano Draghi per permettere all'UE di sopravvivere alle sfide che sta ponendo il presente e porrà il futuro. Visto che questo Paese non ha affatto una stampa che fa il suo lavoro, dato che dovrebbe inchiodare questo personaggio alle menzogne che ha diffuso durante il suo anno di carica in veste di primo ministro italiano (soprattutto dal punto di vista sanitario), tocca a spazi come quelli del sottoscritto fare le pulci a dichiarazioni e relazioni prodotte da gente del genere. Come imprenditore di sé stesso, Draghi ha avuto enorme successo; la bolla della sua infallibilità è stata gonfiata attraverso il “capitale servile” che impiegato eseguendo gli ordini che provenivano dall'alto. In questo senso è un asset accademico che verrà sfruttato fino in fondo dai tecnocrati europei. Non sorprende, quindi, che quando i nodi vengono al pettine e cadono le maschere, ciò che si vede è il vero volto sia dell'Europa che di questi personaggi alfieri del “liberismo”: promulgatori della libertà a chiacchiere, fautori del socialismo nei fatti. La proposta di un ingigantimento della spesa pubblica comune, come si legge nel link di sopra, è la classica pistola fumante a supporto della mia tesi. Le maschere di libertà di commercio, libertà di circolazione, sobrietà fiscale e tutte le altre bugie che hanno creato il mostro totalitario dell'Unione Europea sono infine cadute. Diversamente dallo spirito americano di libertà d'impresa e libertà individuale a sostegno di una crescita economica sostenibile e duratura, ancora flebilmente presente, lo spirito europeo è marcio fino al midollo e non ha mai avuto intenzione di trasformare in realtà le illusioni di libertà sagacemente spacciate a livello di narrativa ufficiale. Una facciata putrida che adesso deve trovare il modo di ritardare il più possibile il suo inevitabile sfacelo.

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di Maggie Miller

Nel cuore di Riviera Beach, Florida, un'azienda chiamata K12 Print sta ridefinendo il significato di fare impresa in America. Non si tratta solo di profitti e produttività per John DiDonato, amministratore delegato e fondatore. Sebbene il successo finanziario faccia parte dell'equazione, la sua missione è quella di aiutare a far rivivere un pilastro fondamentale dell'economia americana: la manifattura. La visione di DiDonato per K12 Print è radicata nella convinzione che la manifattura possa essere un catalizzatore per il cambiamento, non solo per l'azienda, ma per il Paese e le sue comunità.

C'è un dibattito in corso sul cosiddetto onshoring, specialmente in seguito alla crisi sanitaria, da quando la supply chain globale è stata interrotta. Le aziende lo stanno prendendo in considerazione, ma non vedono la strada da seguire; K12 Print la conosce e la segue investendo nel capitale umano.

“Non si dovrebbe trascurare una zona imprenditoriale”, consiglia DiDonato, “per i benefici fiscali che si potrebbero trovare, ma soprattutto per la comunità, una affamata di opportunità”.

Aprire un'attività in una zona industriale non è stata solo una decisione aziendale per DiDonato, è stata una mossa strategica per dare nuova vita alla produzione americana e, per estensione, alla comunità locale di Riviera Beach. Ha visto il potenziale nell'istituire una base manifatturiera dove era più necessaria, offrendo lavoro e formazione ai residenti e rivitalizzando l'economia locale.

“Pensavo che, crescendo, l'azienda avrebbe potuto cambiare la città”.

Per DiDonato il declino della produzione manifatturiera americana non è solo un problema economico, è un problema sociale. Crede che la delocalizzazione dei lavori manifatturieri abbia eroso le fondamenta della classe media americana e limitato le opportunità per molti giovani, in particolare quelli nei centri urbani. Secondo DiDonato la produzione manifatturiera è fondamentale per creare ricchezza e mantenere un'economia sana.

“La produzione manifatturiera è l'unica cosa che crea ricchezza. Per avere un'economia sana, c'è bisogno di una solida base manifatturiera. Abbiamo esternalizzato talmente tanto la nostra che sta influenzando l'economia in generale e le opportunità disponibili per i giovani, specialmente nei centri urbani”.

DiDonato indica Paesi come la Cina che si sono concentrati molto sulle competenze manifatturiere e commerciali, con conseguente rapida crescita economica e opportunità di lavoro. Gli Stati Uniti, d'altro canto, hanno assistito a un declino nel loro settore manifatturiero. Secondo l'US Joint Economic Committee da gennaio 2000 gli Stati Uniti hanno perso oltre un quarto di tutti i posti di lavoro manifatturieri nazionali, un calo di oltre 4,7 milioni. DiDonato ritiene che questo sia un fattore importante nelle sfide economiche affrontate da molte comunità americane oggi.

“Quando ero giovane ho imparato a fare le cose realizzandole. Non è qualcosa che si può insegnare in classe. Se continuiamo a delocalizzare la nostra produzione, non solo i posti di lavoro se ne vanno, ma anche la tecnologia e l'innovazione. Dobbiamo riportare la produzione in America in modo che i nostri figli possano essere in prima linea nel creare e costruire cose nuove”.

La filosofia aziendale di K12 Print è radicata nella passione per la redenzione e nella consapevolezza che gli errori fanno parte della vita. Il comproprietario di DiDonato, Jim Wahlberg, ha sentito su di sé gli effetti della redenzione e cerca modi per offrire la stessa esperienza agli altri: “Siamo tutti soggetti alla redenzione. Ci vogliono amore, misericordia e determinazione per fare tutto il necessario e continuare ad andare avanti”.

“Ci sono circostanze negative, ma non ci sono cattivi. La maggior parte dei nostri figli in America ha solo bisogno di un'opportunità”, ha detto DiDonato.

Ritiene inoltre che ci sia un posto prezioso per le competenze pratiche nell'economia moderna. Mentre le aziende in tutto il Paese hanno lottato per riempire i posti vacanti, K12 Print ha trovato il successo pensando fuori dagli schemi: la chiave sta nell'offrire una formazione pratica che prepari i dipendenti alle esigenze del lavoro manifatturiero, indipendentemente dal loro background educativo.

Questo approccio si estende anche a quelle persone con precedenti penali. DiDonato crede nel dare alle persone che hanno scontato la loro pena una seconda possibilità e ricostruire le loro vite. Non crede che le conseguenze degli errori passati debbano perseguitare qualcuno per sempre, a patto che sia disposto a lavorare sodo e a cogliere le opportunità che gli vengono date.

Angel Peña, dipendente di lunga data di K12 Print, è una testimonianza di questa filosofia. Per Peña, K12 Print è stato più di un semplice lavoro: è stata una seconda possibilità di vita. “Ero un ragazzino testardo, sono cresciuto nel sistema di affidamento e ho preso decisioni sbagliate. Molte persone mi hanno chiuso le porte, perché ero un criminale. K12 Print invece mi ha guardato come si guarda una persona qualsiasi, non solo come il mio passato. Mi hanno dato speranza e un futuro”.

Ci sono molti modi per investire nella comunità e K12 Print ritiene che l'investimento debba andare oltre l'attuale forza lavoro. Si impegna a rompere il ciclo della povertà investendo nei giovani svantaggiati. DiDonato prende una parte dei profitti dell'azienda e li reindirizza in iniziative locali, come il Boys and Girls Club, fornendo risorse di trasporto e tecnologia per aiutare i giovani della comunità. Questo investimento fa parte della sua strategia più ampia per creare un ambiente più inclusivo e di supporto per le generazioni future.

“Investendo nuovamente nella comunità, non stiamo solo aiutando le singole persone; stiamo aiutando a costruire una società più pacifica e di maggior successo. Se riusciamo a raggiungere più dirigenti che arrivano a pensarla come noi, allora potremo davvero fare la differenza. È importante che i nostri leader capiscano che i giovani, specialmente quelli nei centri urbani, non sono cattivi, hanno solo bisogno di opportunità e di persone a cui importa di loro”.

La visione di DiDonato per K12 Print è di speranza e azione pratica. Avviando la sua attività a Riviera Beach e concentrandosi sui talenti locali, non sta solo facendo funzionare le cose in America, ma le sta rendendo importanti. Questo è ciò che significa Made in America.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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I cambiamenti nella curva dei rendimenti offrono segnali agli azionisti — Parte #1

Ven, 27/09/2024 - 10:11

 

 

di Michael Lebowitz

Il livello dei rendimenti dei titoli del Tesoro USA e la relativa forma mutevole della curva dei rendimenti forniscono agli investitori un feedback importante in merito alle aspettative del mercato per quanto riguarda crescita economica, inflazione e politica monetaria. Di recente i rendimenti a breve e lungo termine sono scesi, con le scadenze a breve termine in testa. I cambiamenti determinano quello che i trader obbligazionari chiamano uno spostamento della curva dei rendimenti in bull steepening. Lo spostamento è dovuto all'indebolimento delle condizioni economiche, alla moderazione dell'inflazione e alla crescente probabilità che la FED continui ad abbassare i tassi.

La curva dei rendimenti è un indicatore essenziale che gli investitori obbligazionari seguono attentamente, mentre invece molti investitori azionari non la seguono nonostante l'importanza dei rendimenti obbligazionari rispetto a quelli azionari. In questa serie in due parti iniziamo con una discussione introduttiva sui quattro tipi di spostamenti della curva dei rendimenti e su cosa comportano da una prospettiva economica e di inflazione.

Nella seconda parte forniremo una prospettiva quantitativa su cosa potrebbe significare un continuo rialzo dei prezzi per i rendimenti dei principali indici azionari, insieme a vari settori e fattori.


Cronologia della curva dei rendimenti

Il grafico qui sotto riporta i rendimenti del decennale e del biennale statunitensi e la differenza tra i due titoli. Quest'ultima è chiamata differenziale 10/2 anni. Come avrete notato, la curva dei rendimenti ha un andamento ripetitivo che è correlato al ciclo economico.

In genere la curva dei rendimenti si inclina rapidamente verso l'alto (la differenza tra i rendimenti a 10 anni e a 2 anni aumenta) dopo una recessione. Durante la maggior parte delle espansioni economiche la curva si appiattisce (la differenza diminuisce). La curva dei rendimenti spesso si inverte (il rendimento a 10 anni è inferiore a quello a 2 anni) verso la fine dell'espansione.

Uno degli indicatori di recessione più accurati si verifica quando una curva dei rendimenti invertita si inclina, riportandola in territorio positivo. Infine la curva dei rendimenti sale rapidamente quando la FED abbassa i tassi per stimolare l'attività economica e combattere una recessione.


Il nascente Bull steepening

Il recente indebolimento riguardo dati sul lavoro e attività economica, insieme alla moderazione dell'inflazione, hanno convinto i mercati che la FED intraprenderà una serie di tagli dei tassi a partire da settembre. Inoltre Jerome Powell ha praticamente dato loro il via libera, stando al suo discorso a Jackson Hole: È giunto il momento che la politica si adegui. La direzione di marcia è chiara e i tempi e il ritmo dei tagli dei tassi dipenderanno dai dati in entrata, dalle prospettive in evoluzione e dall'equilibrio dei rischi”.

I rendimenti obbligazionari sono in calo, con quelli a breve termine che sono scesi di più. È difficile vederlo nel grafico sopra, ma il recente rally nel mercato obbligazionario ha causato la salita della curva dei rendimenti (azzurro chiaro) da -46 punti base a metà giugno a -1 oggi. Ora è sul punto di uscita dall'inversione e di conseguenza vicina a inviare un avviso di recessione.

Questo tipo di movimento nei rendimenti obbligazionari a lungo e breve termine è comunemente definito bull steepening. Le parole bull o bullish si riferiscono al fatto che i rendimenti obbligazionari stanno calando e, di conseguenza, i prezzi delle obbligazioni stanno salendo. Steepening si riferisce alla forma della curva dei rendimenti, in inclinazione verso l'alto, sebbene sia ancora negativa.

Nella seconda parte di questa serie valuteremo i precedenti cicli di bull steepening e quantificheremo cosa hanno significato per i rendimenti azionari. Tuttavia, per familiarizzarvi meglio con le curve dei rendimenti, vale la pena discutere i quattro principali tipi di spostamenti della curva dei rendimenti e cosa spesso presagiscono.


Bull steepening

Un bull o bullish steepening si verifica quando tutti i rendimenti scendono, ma le scadenze più brevi scendono più di quelle più a lungo termine. Nel nostro esempio ipotetico di seguito, il biennale scende dal 3,35% all'1,50%, mentre i decennali scendono dal 3,80% al 2,80%. Di conseguenza la curva dei rendimenti si inclina dello 0,85%.

Nella maggior parte dei casi un bull steepening trade deriva da trader che prevedono una politica monetaria più accomodante a causa di una pronunciata debolezza economica e di una crescente probabilità di recessione. Dato che le obbligazioni a scadenza più breve sono più correlate al tasso di riferimento della banca centrale rispetto alle obbligazioni a scadenza più lunga, ha senso che scendano più rapidamente quando emergono tali aspettative.

Il recente bull steepening è stato da manuale. Il tasso di disoccupazione è salito dal 3,7% al 4,3% quest'anno e, in generale, molti indicatori economici indicano una crescita più lenta. Inoltre l'inflazione sembra essere di nuovo in calo, dando alla FED maggiore sicurezza nell'abbassare i tassi. Powell a Jackson Hole: Sono sempre più convinto che l'inflazione sia sulla strada giusta per tornare al 2%.


Bear steepening

Come suggerisce il nome bear steepening, i rendimenti per le scadenze a breve e lungo termine salgono, con questi ultimi, però, che salgono più dei primi. Nel grafico qui sotto il rendimento del titolo obbligazionario a due anni aumenta dal 3,35% al ​​4,10% e quello a dieci anni sale dal 3,80% al 5,10%. Il risultato è uno spostamento verso l'alto della curva dei rendimenti dallo 0,45% all'1,00%.

Nel 2020 e nel 2021 la curva dei rendimenti si è spostata in questo modo. All'epoca la FED ha abbassato i tassi a zero e ha fatto enormi QE. I rendimenti obbligazionari hanno iniziato a salire in previsione di una ripresa dell'attività economica e delle crescenti preoccupazioni inflazionistiche dovute a massicci stimoli fiscali e monetari. I rendimenti a breve termine non si sono mossi quanto quelli a lungo termine. Ciò è accaduto perché la FED si è impegnata a mantenere il tasso di riferimento molto basso per combattere la crisi sanitaria.

Verso la fine del 2023 il bear steepening si è ripresentato poiché l'economia ha continuato a correre al di sopra del suo ritmo naturale nonostante il tasso di riferimento al 5%. I tassi d'interesse più alti non stavano influenzando l'economia e l'inflazione aveva smesso di scendere. Il mercato ha pensato che la FED avrebbe dovuto rialzare ulteriormente i tassi. Tuttavia la domanda di investimenti nel mercato monetario era insaziabile a causa dei grossi saldi di cassa e del mercato monetario, cosa ha contribuito a tenere sotto controllo i tassi a breve termine. All'estremità destra della curva gli investitori sono stati costretti ad assorbire una sostanziale emissione di debito del Tesoro statunitense, di conseguenza hanno richiesto un rendimento extra. Questo è definito un premio a termine crescente.


Bull flattening

Un bull flattening comporta un calo dei rendimenti obbligazionari a breve e lungo termine, con questi ultimi che scendono di più. Il grafico qui sotto mostra i rendimenti a due anni in calo dello 0,70% e i rendimenti a dieci anni in calo dell'1,00%. Il risultato è un appiattimento della curva dello 0,30%.

I bull flattening tendono a essere il risultato di un relativo ottimismo economico. Il mercato è incoraggiato perché è probabile che l'inflazione scenda, ma non è eccessivamente preoccupato che un'inflazione più bassa sia dovuta a una domanda in calo. Pertanto gli investitori non si aspettano molto per quanto riguarda i tagli dei tassi da parte della FED.

Al contrario il mercato potrebbe essere preoccupato per l'economia, ma se il tasso di riferimento è a zero o quasi, non c'è spazio affinché la parte sinistra della curva dei rendimenti scenda. Il 2016 è un buon esempio. Il tasso di riferimento della FED era già a zero e l'economia si stava indebolendo, con l'inflazione che rimaneva al di sotto dell'obiettivo al 2%. Le obbligazioni a lungo termine si sono mosse al ribasso insieme all'inflazione e alle prospettive economiche, ma le obbligazioni a breve termine sono rimaste bloccate dato che la FED che non voleva abbassare i tassi al di sotto dello zero.

Il grafico qui sotto, per gentile concessione di Deutsche Bank, mostra che il valore in dollari delle obbligazioni globali a rendimento negativo era aumentato notevolmente nel 2016. Nonostante le tendenze internazionali, i rendimenti statunitensi sono rimasti ampiamente sopra lo zero percento.


Bear flattening

In un bear-flattening i rendimenti salgono lungo tutta la curva, con le scadenze più brevi che salgono di più. Il biennale sale dal 3,35% al ​​4,40% nel grafico qui sotto; il decennale sale dal 3,80% al 4,20%. Nel processo la curva si appiattisce e si inverte dallo 0,45% allo -0,20%.


Riepilogo

Ora è giunto il momento di concentrarsi sullo spostamento  in atto della curva dei rendimenti.

Cosa potrebbe significare un bull steepening per vari indici azionari, settori e fattori?

Ecco un suggerimento: il mercato azionario sembra amare l'idea che la FED abbassi i tassi, ma quando accade il risultato non è spesso amichevole per gli investitori azionari.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.


???? Qui il link alla Seconda Parte: