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Francesco Simoncellihttp://www.blogger.com/profile/[email protected]
Aggiornato: 2 settimane 5 giorni fa

Quando l'ideologia diventa patologica

Mer, 27/03/2024 - 11:09

 

 

di Phil Duffy

Aleksandr Solzhenitsyn avrà anche ricevuto il Premio Nobel per la letteratura nel 1970, ma ciò non rende la sua opera, Gulag Archipelago, una lettura piacevole. La sola descrizione dettagliata dei metodi di tortura impiegati dal sistema sovietico allontanerà molti lettori. Al di là degli interrogatori ci sono i processi basati su un sistema giuridico finto, descritto dalla teoria del giurista sovietico Andrei Vyshinsky secondo cui la verità è relativa e che le prove possono essere ignorate per poi essere sostituite da confessioni forzate ottenute sotto tortura.

Al di là dell’incubo del sistema giudiziario sovietico, Solzhenitsyn descrisse quelle che chiamò “le navi dell’arcipelago”, i mezzi per trasportare i condannati al luogo finale d'incarcerazione e lavoro forzato. I mezzi di trasporto erano chiamati vagoni passeggeri “Stolypin”, progettati in epoca zarista per ospitare, al massimo, undici prigionieri per scompartimento. Nei momenti peggiori, secondo Solzhenitsyn, uno Stolypin poteva impiegare sette giorni per raggiungere la sua destinazione, carico di venticinque prigionieri.

Nella migliore delle circostanze gli scompartimenti erano pieni di prigionieri politici. Tuttavia i ladri – o blatnye, come venivano chiamati – venivano trasportati con i prigionieri politici e godevano di una posizione più alta nella gerarchia distopica sovietica. Occupavano i posti migliori nello scompartimento di uno Stolypin, continuando a esercitare il loro mestiere vittimizzando i prigionieri politici. I blatnye non venivano puniti per il possesso di un'arma: “La loro legge sui ladri veniva rispettata (“Non possono essere altro che quello che sono”). E un nuovo omicidio in cella non avrebbe aumentato la pena dell'assassino, ma gli avrebbe portato invece nuovi allori [...]. Stalin ha sempre avuto un debole per i ladri: dopo tutto, chi ha rapinato le banche per lui?”.

Solzhenitsyn, senza dubbio, si riferiva al ruolo di Joseph Stalin nella pianificazione della grande rapina alla Banca di Stato di Tiflis nella Georgia. Lo scopo della rapina era finanziare gli sforzi rivoluzionari dei bolscevichi, un piano presumibilmente approvato da Vladimir Lenin.

Com'è possibile che una nazione affidò il proprio sistema di giustizia alla sua classe criminale? Nel caso della Russia, le ragioni sono molteplici e complesse. Parte di questo fenomeno era legato alla sua storia e alle divisioni di classe che ne derivarono. Tuttavia c’era un altro fattore che ebbe un ruolo in particolare nei secoli XIX e XX: l’ideologia. Solzhenitsyn condivise una  prospettiva interessante al riguardo:

Le autogiustificazioni di Macbeth erano deboli e la sua coscienza lo divorava. Sì, anche Iago era un agnellino. L'immaginazione e la forza spirituale dei malfattori di Shakespeare si fermarono davanti a una dozzina di cadaveri. Perché non avevano ideologia.

L'ideologia: questo è ciò che dà al male la giustificazione a lungo cercata e dà al malfattore la necessaria fermezza e determinazione. Questa è la teoria sociale che lo aiuta a far sì che le sue azioni sembrino buone invece che cattive, ai suoi occhi e a quelli degli altri, cosicché non sentirà rimproveri e maledizioni ma riceverà lodi e onori.

Secondo George F. Kennan, che fece parte del gruppo di ambasciatori degli Stati Uniti a Mosca tra il 1933 e il 1953, l’Occidente – dall’inizio della rivoluzione russa nel 1917 – aveva difficoltà a comprendere le motivazioni del regime rivoluzionario:

C'era [...] un'importante differenza tra la questione che interessava i primi bolscevichi e quella che interessava le parti in guerra in Occidente. La prima era ideologica, con implicazioni sociali e politiche universali. I bolscevichi credevano che le questioni di organizzazione sociale – in particolare la questione della proprietà dei mezzi di produzione – avessero un’importanza che trascendeva tutte le rivalità internazionali. Tali rivalità erano, ai loro occhi, il prodotto delle relazioni sociali. Ecco perché attribuivano così poca importanza all’esito militare della lotta in Occidente.

I politici occidentali, al contrario, si concentravano sugli interessi nazionali e sul mantenimento di un equilibrio di potere tra quelle nazioni.

In quanto marxisti, i bolscevichi erano convinti che i successi ottenuti dalla Russia arretrata costituissero un'eccezione alla regola di Karl Marx secondo cui una rivoluzione socialista sarebbe avvenuta prima nelle società industriali più avanzate, in particolare nella patria di Marx, la Germania. Mentre erano ansiosi per i capitali occidentali che avrebbero permesso loro di acquisire attrezzature dall’Occidente per la crescita industriale, i bolscevichi condussero contemporaneamente campagne di propaganda in Occidente progettate per abbattere le sue economie e strutture politiche.

L'ideologia costituì quindi la giustificazione sociale non solo per il violento rovesciamento del regime zarista, ma anche per una continua “purificazione” del socialismo sovietico che portò alle famigerate  purghe di Stalin, le quali mandarono a morte milioni di cittadini sovietici. Sebbene non ci siano dubbi sul fatto che le purghe fossero progettate per eliminare i rivali politici di Stalin, furono vendute al popolo sovietico come parte di una spirale di purezza, in cui gli ideali della rivoluzione russa – e il marxismo classico – venivano in tal modo preservati.

L'ideologia ebbe una presa particolare sul popolo russo all'inizio delle rivoluzioni di febbraio e ottobre del 1917. La vita sotto gli zar aveva creato una rigida società feudale che sopravvisse anche dopo la  liberazione di venti milioni di servi da parte dello zar Alessandro II nel 1861. Non ci fu alcun movimento significativo verso il liberalismo in quel periodo come c’era stato in Gran Bretagna e in altre nazioni dell’Europa occidentale.

Alcune di queste differenze erano basate sulla natura fisica del territorio sovietico e sul suo clima freddo, il quale produceva stagioni di crescita brevi. Il suo sistema ferroviario era molto indietro rispetto a quello occidentale, ostacolando la circolazione di beni e servizi verso i mercati. Jerome Blum, in Russian Agriculture in the Last 150 Years of Serfdom, scrive: “Durante i 150 anni da Pietro ad Alessandro II, quando tante innovazioni furono introdotte in altri settori della vita nazionale, l’agricoltura rimase pressoché immutata rispetto a quello che era stata per secoli”.

Daniel Field ha osservato in A Companion to Russian History che: “La rivoluzione agricola, iniziata in Gran Bretagna a metà del XVIII secolo, aveva alcuni ammiratori nella Russia rurale, ma nessun praticante”.

La Russia era lontana dagli effetti dell’Era delle Scoperte, della rivoluzione agricola britannica e della Rivoluzione industriale.

Anche la distribuzione delle terre ai contadini, conseguente alla loro emancipazione, aveva i suoi lati oscuri:

Per quanto sembrassero impressionanti a prima vista queste libertà, presto divenne evidente che avevano avuto un costo pesante per i contadini. I beneficiari non erano loro, ma i proprietari terrieri. La cosa non deve sorprenderci: erano stati i dvoriane [cortigiani] ad elaborare le proposte di emancipazione. Il risarcimento ricevuto dai proprietari terrieri era molto superiore al valore di mercato delle loro proprietà; avevano anche il diritto di decidere a quale parte delle loro partecipazioni rinunciare. Non sorprende che abbiano tenuto per sé la terra migliore; i servi si prendevano gli avanzi. I dati mostrano che i proprietari terrieri conservarono i due terzi della terra, mentre i contadini ne ricevettero solo un terzo. La terra di qualità a prezzi accessibili ai contadini era così limitata che essi furono ridotti ad acquistare strisce strette che si rivelarono difficili da mantenere e che fruttavano poco cibo o profitto.

Inoltre, mentre ai proprietari terrieri veniva concessa una compensazione finanziaria per ciò a cui avevano rinunciato, i contadini dovevano pagare per la loro nuova proprietà. Non avendo risparmi, dovettero accendere dei mutui, l'80% erogato dalla banca statale e il restante 20% dai proprietari. Sembrava un'offerta generosa, ma come in ogni operazione di prestito il problema stava nei rimborsi. I contadini si ritrovarono gravati da pagamenti che diventarono un peso per tutta la vita e che poi doveva essere trasferito ai loro figli.

Nel 1917, gravata dalla sua partecipazione alla prima guerra mondiale, la Russia era matura per una rivoluzione basata sull’ideologia marxista. Tuttavia il termine ideologia richiede un chiarimento per comprenderne l’impatto in Russia. Britannica descrive l'evoluzione del termine:

La parola fece la sua prima apparizione in francese come idéologie ai tempi della Rivoluzione francese, quando fu introdotta dal filosofo A.-L.-C. Destutt de Tracy, come sostantivo abbreviato per quella che chiamava la sua “scienza delle idee” [...]. Destutt de Tracy e i suoi compagni ideologi idearono un sistema d'istruzione nazionale che credevano avrebbe trasformato la Francia in una società razionale e scientifica.

Britannica aggiunge poi che:

L'ideologia in senso stretto rimane abbastanza vicina alla concezione originale di Destutt de Tracy e può essere identificata da cinque caratteristiche: (1) contiene una teoria esplicativa di tipo più o meno completo sull'esperienza umana e sul mondo esterno; (2) stabilisce un programma, in termini generalizzati e astratti, di organizzazione sociale e politica; (3) concepisce la realizzazione di questo programma come una lotta; (4) non cerca semplicemente di persuadere ma di reclutare seguaci leali, esigendo quello che a volte viene chiamato impegno; (5) si rivolge a un vasto pubblico ma può tendere a conferire un ruolo speciale di leadership agli intellettuali.

La definizione più ampia di ideologia, descritta dal primo criterio di cui sopra, è troppo generale per essere utile a comprendere il conflitto che diede origine alla Rivoluzione Russa e alle sue conseguenze. I restanti quattro criteri, tuttavia, spiegano il divario che esiste tra la definizione più ampia di ideologia, che può comprendere il liberalismo classico, e la definizione più rigorosa che è l’essenza del marxismo violento. È quest’ultima definizione che richiede la nostra attenzione, perché rappresenta un rifiuto totale della moralità e del pensiero che è stato il motore del progresso nel mondo occidentale.

Si può speculare sulla carriera di Stalin in assenza della sua adozione del marxismo, ma è chiaro che nel 1907, quando organizzò la rapina alla banca di Tiflis, era già impegnato in una vita criminale che comprendeva rapine, omicidi, rapimenti ed estorsioni. Ciò solleva una domanda sul ruolo dell’ideologia in tutti i collettivismi: in che misura i dittatori collettivisti sono dogmaticamente legati all’ideologia originale dopo che questa ha favorito la loro ascesa al potere? Stalin usò l’ideologia marxista come copertura per rimuovere qualsiasi opposizione al suo regime e impiegò i suoi militari per costringere altre nazioni a diventare parte del suo impero sovietico. Altri dittatori hanno adottato la stessa strategia, da Mao Zedong in Cina a Fidel Castro a Cuba e Hugo Chavez in Venezuela. Tutti hanno utilizzato il manuale marxista mentre serviva ai loro scopi, ma lo hanno ignorato per eliminare brutalmente l’opposizione. Le persone in quei Paesi, che avrebbero dovuto beneficiare del socialismo marxista, hanno sofferto invece di privazione economica e perdita di libertà.

E ciò ci porta alla domanda definitiva: fino a che punto l’ideologia, rigorosamente definita, si traduce in una perdita di libertà e opportunità economiche all’interno di tutti i collettivismi, incluso il socialismo non marxista, il fascismo, il progressismo e persino la socialdemocrazia? I collettivisti abbandonano il principio di non aggressione mentre giustificano la violenza statale sulla base della falsa idea che il fine giustifica i mezzi. Poiché sempre più potere si concentra nel governo federale degli Stati Uniti, la natura coercitiva dello stato viene sempre più utilizzata per far rispettare obiettivi definiti politicamente come, ad esempio, diversità, equità e inclusione, “diritti” di identificazione del genere e discutibili strategie di controllo del clima. Le università, un tempo bastioni della libertà di parola, ora tollerano la violenza contro coloro che si oppongono ai programmi promossi dai collettivisti. La differenza fondamentale tra la definizione rigorosa di ideologia, che descrive le convinzioni dei collettivisti, e la definizione più ampia, che descrive le convinzioni del liberale classico, è l’ingegneria sociale condotta attraverso lo stato.

Nel regno della ragione il collettivismo non potrà mai vincere sul liberalismo classico e sull’economia del libero mercato. Tuttavia, come osservò Solzhenitsyn, l’ideologia prevalse sulla ragione negli anni successivi alla Rivoluzione russa. La politica di contenimento di George Kennan ebbe un discreto successo nel mettere in quarantena il marxismo virulento/violento dietro la cortina di ferro e il sistema sovietico alla fine fallì a causa delle sue stesse contraddizioni.

Tuttavia ciò è accaduto trentatré anni fa e da allora le lezioni della storia sono andate perdute in Occidente. Il liberalismo classico e il sistema di libero mercato non possono mai essere racchiusi in un’ideologia per contrastare il collettivismo. La ragione deve prevalere, ma dobbiamo evitare il tipo di pensiero superficiale che prevalse tra gli Alleati nella Prima Guerra Mondiale. La sopravvivenza della moralità occidentale è a rischio. Mentre tutte le generazioni perderanno, le generazioni più giovani hanno più da perdere sotto il collettivismo perché dovranno soffrirne più a lungo.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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I commissari dei criteri D(iversità) E(quità) I(nclusione) sono una minaccia per la libertà

Mar, 26/03/2024 - 11:15

 

 

di Barry Brownstein

Nel suo libro The New Puritans Andrew Doyle scrive: “Abbiamo visto gli evangelisti della 'giustizia sociale' prendere il controllo delle nostre principali istituzioni culturali, politiche, educative e aziendali, assetati di opportunità per sconfiggere i diavoli, siano essi reali o meno. [...] Queste tendenze illiberali [...] minacciano di sabotare tutti quei progressi che abbiamo compiuto sin dai movimenti per i diritti civili degli anni ’60”.

Troppo pochi ascoltarono F. A. Hayek quando lanciò un messaggio simile quasi 50 anni fa. Nel suo libro Law, Legislation and Liberty, Volume 2: The Mirage of Social Justice Hayek scriveva, parlando di “giustizia sociale”, che “i vecchi diritti civili e i nuovi diritti sociali ed economici non possono essere raggiunti contemporaneamente ma sono di fatto incompatibili; i nuovi diritti non potrebbero essere imposti dalla legge senza distruggere allo stesso tempo quell’ordine liberale a cui mirano i vecchi diritti civili”.

Non penso che Hayek sarebbe scioccato dalle iniziative DEI (diversità, equità e inclusione) e dal loro uso del razzismo per “combattere” il razzismo. Di recente la Facoltà di Medicina della Johns Hopkins University, famosa in tutto il mondo, ha ripudiato il punto di vista del suo responsabile della diversità, la dottoressa Sherita Golden. Quest'ultima, nella sua newsletter mensile, aveva scritto che tutti “i bianchi, le persone normodotate, gli eterosessuali, le persone cisgender, i maschi, i cristiani, le persone della classe media o possidente, le persone di mezza età e le persone di lingua inglese” sono privilegiati .

Conosciamo tutti la retorica della Golden, l'unica sorpresa è stata che l'università abbia ripudiato la sua dichiarazione. Pensate ai commissari dei criteri DEI come a quelli sovietica memoria.

Nell’ex-Unione Sovietica un commissario era un burocrate inserito nell’esercito, o in altre organizzazioni governative, per garantire che le decisioni fossero fedeli allo spirito del partito comunista. Il loro compito era mantenere la purezza ideologica.

Le scene del romanzo di Vasily Grossman, Life and Fate, sono ambientate durante la battaglia per Stalingrado. Le vittime furono tante e una brigata aveva bisogno di un nuovo capo di stato maggiore. Il colonnello Novikov aveva bisogno dell'approvazione del commissario Getmanov per nominare il maggiore Basangov. Getmanov rispose: «Il secondo in comando della seconda brigata è un armeno; vuoi che il capo di stato maggiore sia un Kalmyk [mongolo]? E abbiamo già un Lifshits [un ebreo] come capo di stato maggiore della terza brigata. Non potremmo fare a meno dei Kalmyk?».

Il destino dell'Unione Sovietica era in bilico e il commissario badava alle identità etniche degli ufficiali. Novikov cedette al commissario e nominò un russo. Anche se Novikov “rideva dell'ignoranza militare di Getmanov [...] aveva paura di lui”.

Oggi in America molti potrebbero ridere dei commissari dei criteri DEI, ma come nel caso di Novikov, un’ombra di paura attraversa la loro mente.

Il vecchio movimento per i diritti civili a cui facevano riferimento Doyle e Hayek era vantaggioso per tutti: uguaglianza di fronte alla legge. Le iniziative DEI di oggi sono invece a somma zero: una persona meno qualificata riceve un lavoro in base alla razza, al sesso o ad altro status, mentre a qualcuno più qualificato gli viene negato.

Hayek spiegò che “la richiesta di 'giustizia sociale' diventa quindi una richiesta affinché i membri della società si organizzino in un modo che renda possibile assegnare porzioni particolari del prodotto della società ai diversi individui o gruppi”.

L’abuso della giustizia sociale, scrisse Hayek , “minaccia di distruggere la concezione del diritto che è a salvaguardia della libertà individuale”. Spiegò inoltre che quando questa “superstizione quasi religiosa” della giustizia sociale usa la coercizione, dev'essere combattuta perché è “la minaccia più grave alla maggior parte degli altri valori di una civiltà libera”.

Hayek poi aggiunse: “Quasi ogni richiesta di azione da parte dello stato a favore di particolari gruppi è avanzata in suo nome, e se si riesce a far sembrare che una certa misura sia richiesta dalla 'giustizia sociale', l’opposizione a essa s'indebolirà rapidamente”. Oggi i commissari dei criteri DEI avanzano le loro richieste contando su una debole opposizione.

L’American Library Association ha definito la giustizia sociale come “un mondo in cui la distribuzione delle risorse è equa e sostenibile e tutti i membri sono fisicamente e psicologicamente sicuri, protetti, riconosciuti e trattati con rispetto”. Hayek predisse che vaghe parole incomprensibili, come quelle dell'ALA, sarebbero diventate la norma.

Una volta che il termine giustizia sociale viene utilizzato come arma, scrisse Hayek, non può che espandersi: “È nella convinzione che qualcosa come una 'giustizia sociale' possa essere raggiunta che le persone hanno posto nelle mani dello stato poteri che ora non può rifiutare; da impiegare per soddisfare le pretese di un numero sempre crescente d'interessi particolari che hanno imparato a utilizzare il grimaldello della 'giustizia sociale'”.

Il pastore di Chicago, Corey Brooks, è in prima linea per alleviare le sofferenze della sua comunità. Ha esposto l’ideologia dei criteri DEI per quella che è:

L'ideologia dei criteri DEI [...] non ha alcuna capacità di aiutare [...]. Non offre fede e non offre alcun significato esistenziale [...]. È retorica manipolativa [...] ideologi di professione usano il nostro dolore per alimentare il loro tornaconto attraverso le istituzioni americane. La loro merce di scambio è un veleno che distrugge l’anima, i cui effetti morali e nel mondo reale sono altrettanto negativi per le nostre comunità quanto quelli di qualsiasi altro farmaco venduto nelle farmacie.

Brooks ci invita a considerare gli effetti distruttivi delle iniziative DEI. Hayek scrisse: “il liberalismo classico [...] era governato da principi di giusta condotta individuale mentre la nuova società deve soddisfare le richieste di 'giustizia sociale'”. Oggi alle persone viene detto che sono vittime o carnefici; le vittime si aspettano che lo stato risolva le loro lamentele.

Hayek predisse che una volta che la giustizia sociale fosse diventata un criterio accettato per allocare le risorse attraverso la coercizione, lo stato avrebbe dovuto trattare le persone “in modo diseguale”. Il fatto che ci siano troppe persone che si preparano per la carriera di commissari dei criteri DEI non avrebbe affatto sorpreso Hayek:

Una volta che le ricompense che l’individuo può aspettarsi non sono più un’indicazione adeguata di come dirigere i propri sforzi dove ce n’è più bisogno, perché queste ricompense non corrispondono più al valore che i suoi servizi hanno per i suoi simili, ma al merito morale o al disertare il valore che si ritiene le persone abbiano legittimamente guadagnato, perdono la funzione di guida che hanno nell'ordine del mercato e vengono sostituiti da autorità totalitarie.

Hayek sapeva che la giustizia sociale avrebbe indebolito la parità di trattamento ai sensi della legge. Oggi, secondo le parole di Doyle, la giustizia sociale pone “l’accento sull’identità di gruppo rispetto ai diritti dell’individuo, sul rifiuto del liberalismo sociale e sul presupposto che i risultati disuguali siano sempre la prova di disuguaglianze strutturali”. I commissari dei criteri DEI, come la Golden, diffondono la velenosa dottrina secondo cui la società si basa su alcuni gruppi che esercitano il loro “privilegio” a spese di altri.

Hayek disse che quanto più questo veleno si diffonde, tanto più la nostra civiltà è a rischio. Perché così tante persone hanno ignorato il suo monito? Conosciamo la risposta: per paura. E conosciamo anche l'antidoto: il coraggio.


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Ai socialisti non importa se il socialismo “funziona”, ciò che conta per loro è il potere

Lun, 25/03/2024 - 11:04

 

 

di Jason Montgomery

Una recente ondata di podcaster di destra e di tendenza libertaria ha insistito nel voler parlare di socialismo, ma lo ha fatto in un modo che mi ha talmente infastidito da spingermi a scrivere questo pezzo. Le loro argomentazioni erano del tipo “Perché viene ancora preso in considerazione? Quando capiranno che NON FUNZIONA e lo lasceranno perdere?"

Questa critica merita uno sguardo più attento e forse anche il socialismo stesso. A proposito, definisco il termine come un qualsiasi paradigma economico che affida i mezzi di produzione alla “società”, ai “lavoratori”, o a qualche altra entità fittizia che significa nell'effettivo lo stato; e limita o vieta la proprietà privata.

Sì, il socialismo è fallace, perché ovunque venga istituito (che non è neanche lontanamente vicino a quello della Scandinavia ma questo è un argomento diverso) l’abbondanza promessa non riesce a materializzarsi. Invece le persone finiscono per soffrire di povertà estrema, fame e deficit di ogni tipo. Le prove sono disseminate nel corso della storia, in tutto il mondo, quindi qualsiasi idiota che continua a promuovere questo caos pianificato ignora i fatti.

Nessuna teoria politica astratta, solo la domanda di fondo: funziona? Punto. Guardate le statistiche storiche, ogni altra considerazione non corrisponde al mondo reale, quindi è inutile. Abbiamo di fatto relegato il socialismo nella pattumiera della storia, giusto?

Niente affatto.

Non sono qui per confutare questo fatto, dato che è molto peggio di così.

Innanzitutto c'è una domanda ovvia: cosa significa che un sistema economico “funziona”? Che nessuno è povero? Qual è lo standard di “povero”? Un certo margine universale di reddito disponibile? Un livello di PIL? Forse in un sondaggio condotto su 1.000 persone a caso in cui 672 di loro hanno valutato la loro condizione economica come minimo “soddisfacente”? Quali sono i criteri? Qual è il barometro? Come possiamo sapere se “funziona”?

Qualcuno non potrebbe semplicemente scegliere uno standard arbitrario di “funzionamento” col senno di poi e pubblicizzare con orgoglio il grande successo del socialismo? È già successo in passato! Ed ecco la vera domanda: chi potrebbe essere questo qualcuno? Con quale diritto potrebbe decidere questo metro di misura a nome di un intero popolo?

Bene, queste potrebbero essere domande difficili a cui rispondere, ma sicuramente possiamo sapere cosa significa non funzionare. Il socialismo ha ripetutamente prodotto carestie, razionamenti, carenze produttive e l’apparente scomparsa delle risorse naturali. Un record economico come questo deve essere sufficiente per buttarl oalle ortiche.

Non la pensate così? Permettetemi di chiedervi un paio di cose...

• Siete contrari alla schiavitù perché non genera una fiorente industria agraria?

• Siete contrari a limitare la libertà di parola perché non protegge i sentimenti delle persone?

• Siete contrari alle perquisizioni domestiche casuali perché non scoprono abbastanza contrabbando per rafforzare la sicurezza pubblica?

Se no, perché no? Questi sono gli esatti motivi per cui rifiutate il ​​socialismo; perché sembra proprio non soddisfare gli obiettivi sociali dichiarati. Pertanto...

E se funzionasse davvero? Se producesse una società di proletari leali, che sopravvivono felicemente con le risorse assegnate, lavorando con orari limitati nelle fattorie e nelle fabbriche comunali, con molti giorni liberi e godendosi i loro hobby approvati dallo stato con tutto il tempo libero di questo mondo? Immagino che sareste d'accordo, no?

È davvero questo il vostro punto di opposizione, o c'è qualcos'altro in gioco?

“Certo, c'è di più!” potreste dire. “Al di là dell’economia, il socialismo ha ripetutamente portato alla sorveglianza di massa, all’incarcerazione arbitraria, alla tortura, ai campi di sterminio e alle più grandi atrocità umane conosciute! Questa è la vera controargomentazione!”.

Vi state solo scavando la fossa più in profondità nel fondo della retorica.

Conoscete le risposte a tutte queste queste controargomentazioni, ripetetele dopo di me: “Quello non era il vero comunismo”; “Si trattava solo di un cattivo capo in comando, il sistema stesso non può essere accusato per la sua mala gestione”; “Era l’avidità e il sadismo residui dell’economia di mercato”; “Il marxismo è scientificamente valido, richiede solo un periodo di maturazione affinché le persone imparino i giusti valori, poi tutto si trasformerà in paradiso”.

Queste banalità sono frustranti? Ebbene chiunque sostenga che “non funziona” ha tacitamente accettato le stesse identiche premesse di fondo.

Questa tesi fa appello al pragmatismo, all'utilitarismo, all'empirismo e al consequenzialismo; i quattro cavalieri della sofistica. Vi dice di non criticare il socialismo finché non lo si prova: valutarne gli impatti pratici (pragmatismo) basandosi esclusivamente sull’esperienza (empirismo) per vedere se conferisce il massimo bene al maggior numero di persone (utilitarismo) garantendo l’uguaglianza economica e la prosperità promesse (consequenzialismo).

Ciò fa parte della disperata campagna di lunga data volta a rendere l’economia una scienza naturale, con una risposta definitiva, scopribile attraverso una rigorosa verifica delle ipotesi. Se accettate questi termini, allora “non funziona” non è affatto una controargomentazione. La possibilità di un esperimento fallito è incorporata proprio in questo schema: non ha ancora funzionato, quindi modifichiamo la teoria e riproviamo.

Abbiamo ottenuto... ricchezza e felicità per tutti? Grande! Ha funzionato! Oppure... una campagna di sterminio di proporzioni bibliche? Oops, torniamo al laboratorio di progettazione; non c'era modo di prevederlo.

È qui che il “non funziona” supera l'infruttuosità e diventa controproducente. Se postulate un risultato sfavorevole (o sfavorevoli) come motivo per respingere in blocco la teoria, l'altra parte può definirvi incoerenti e non scientifici, e avrebbe ragione! Vedete come il loro ragionamento fraudolento può far sembrare sbagliata una conclusione corretta?

Pertanto il socialismo continua ad essere giustificato, razionalizzato, promosso e di conseguenza implementato in tutto il mondo; con più rimonte degli Aerosmith (perdonatemi Aerosmith).

(Questi punti sono trattati brillantemente in A Theory of Socialism and Capitalism di Hoppe.)

Tutto ciò gioca con due delle grandi truffe storiche di Marx. In primo luogo, il commercio e ogni azione umana possono essere progettati scientificamente da un’autorità centrale per produrre i fini desiderati; in secondo luogo, la nobiltà di questi fini in un futuro indeterminato giustifica tutti i mezzi, compresa la sofferenza potenzialmente illimitata, nel presente.

Altro che etica, moralità e agire umano; la questione se “funziona” non potrà mai essere determinata ma solo dibattuta all’infinito, rendendolo il foraggio ideale per i media generalisti. Sotto ogni esame legittimo il socialismo crolla sotto il suo stesso altezzoso peso intellettuale, perché manca qualcosa alle sue fondamenta: principi fondamentali che possono essere accertati come veri o meno.

Per perseguire il socialismo è necessario mirare ai suoi principi fondamentali. E quali sono alcuni di questi?

Radicato nel collettivismo: nessun individuo ha importanza materiale, solo la società nel suo insieme. Qualsiasi bisogno, preferenza e vita può e deve essere sacrificato per il bene della collettività.

Assenza di mercato: la produzione e il commercio operano per volontà dei pianificatori centrali, non degli attori di mercato. Ciò che viene prodotto, in quale quantità e per quale utilizzo non è determinato dalla domanda dei consumatori o dalla motivazione del profitto, ma da calcoli top-down. In base a cosa? Tali domande non sono tollerate. Adesso mettetevi in fila per il pane! Il che ci porta a...

Necessità di uno stato totalitario: questa centralizzazione dell’economia richiede una microgestione così approfondita dell’azione umana che il monitoraggio, lo spionaggio, le molestie e le sanzioni per i trasgressori (tanto per cominciare) devono diventare la norma. Alcuni aderenti sostengono che il controllo statale, e lo stato stesso, un giorno diventeranno inutili grazie al socialismo, una volta che le persone si saranno allineate (leggasi sottomesse con la forza). Ma, come l’arrivo dell’abbondanza universale, quel giorno non arriva mai. Maggiori informazioni su questo punto tra poco...

Questa critica potrebbe non essere perfetta, ma notate le differenze tra essa e il punto da cui abbiamo iniziato. Queste premesse sono assiomaticamente parte integrante del socialismo. Non è necessaria alcuna esperienza, sperimentazione, o ricerca per confermarle; nessun dato statistico arriverà a cambiarle. Non sono fini, che non possono essere conosciuti in modo definitivo all'inizio di una qualsiasi iniziativa (semmai possano esserlo davvero anche dopo); si tratta di mezzi che si conoscono istantaneamente e con certezza, poiché diventano le condizioni materiali della vita in una data società. L’economia è un viaggio, non una destinazione, quindi le promesse di ricchezza e apolidia in cambio della vostra attuale sofferenza non significano nulla per l’essere umano che vi spinge in avanti con il fucile.

Ora può iniziare un VERO dibattito.

Il socialista deve essere pronto a difendere come minimo tutti i punti di cui sopra. Qualsiasi affermazione che non sposa la necessità di questi fattori può essere accolta con gioia: “Allora non è vero socialismo!” Se poi si preferiscono le proprie ideologie à la carte, cogliendo i “punti buoni” del socialismo ed eliminando i gulag e le fosse comuni, allora si sta sostenendo qualcosa di completamente diverso, un’economia mista, ovvero l’inquinamento del mercato con un certo grado dei principi di cui sopra.

I grafici e i dati hanno qualche validità? Certo, come supporto persuasivo. Ma non possono ESSERE il vostro argomento di base. Quest'ultimo deve provenire dai Principi Primi: libertà, proprietà e sovranità individuale. Questo è tutto ciò che conta. Subordinarli ai numeri e alle statistiche significa scartarli completamente.

Quando si tratta di socialismo smettetela di dire che non funziona, smettetela di definirla un’idea perfetta sulla carta ma che vacilla nella realizzazione, e smettetela di giustificare i suoi sostenitori con la scusa delle“nobili intenzioni”. Dategli quanto gli è dovuto dal punto di vista intellettuale e solo dopo potrete definirlo per quello che è davvero: un concetto malvagio che non deve trovare posto nella specie umana.


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Sovranismo, parte #5: l'estinzione

Ven, 22/03/2024 - 11:06

 

 

di Robert Breedlove

Nella Parte #4 abbiamo descritto le origini del governo, della criminalità organizzata e della proprietà per vedere come questi costrutti sociali cambieranno con l’ascesa del sovranismo durante l’era digitale. Oggi scaveremo nuovamente nella storia, esplorando gli effetti che la tecnologia ha nel rimodellare le istituzioni politiche e l’interazione umana. Il potere politico scaturisce dalle realtà economiche e tecnologiche prevalenti di ogni epoca. Le tecnologie digitali dissipano in gran parte l’utilità della violenza che è stata “l’alfa e l’omega” dell’organizzazione umana fino a questo punto della storia e metteranno quindi fine alla moderna preoccupazione per la politica. Le variabili mega-politiche stanno ancora una volta riconfigurando le strutture del potere umano, questa volta penalizzando la coercizione e premiando la competenza. Un’istituzione dell’Era Analogica dipendente dagli alti ritorni economici della violenza, il modello dello Stato-nazione, sta invecchiando e si sta dirigendo verso il proprio viale del tramonto.


Senilità dello Stato-nazione

“Lo Stato, nelle parole di Oppenheimer, è “l'organizzazione dei mezzi politici”; è la sistematizzazione del processo predatorio su un dato territorio”

~ Murray Rothbard

A partire dall’era agricola la sistematizzazione della violenza e della protezione è diventata il mezzo principale del potere sociopolitico nel mondo. Quando furono istituiti monopoli sulla violenza (governi) legittimati a livello locale, ottenere il controllo politico di queste imprese e dei loro clienti (i contribuenti) divenne il modo migliore per esercitare il potere nel mondo. Quando è possibile rubare denaro e proprietà, i ritorni economici della violenza sono positivi. Ciò porta a un maggiore potere conferito allo Stato e a una maggiore enfasi sulla politica. Sconosciuta ai più, l’ossessione moderna per la politica deriva in gran parte da questa modalità statalista di organizzazione socioeconomica basata sulla violenza, resa possibile dalla violabilità della proprietà privata.

Il governo è il servizio più costoso per cui la maggior parte di noi potrà mai pagare e la politica è il meccanismo che lo controlla. La verità economica è che se il capitale non potesse essere confiscato, avremmo tutti molti meno motivi per preoccuparci delle reciproche inclinazioni politiche. Ma poiché il furto della proprietà privata è stato storicamente un pericolo sempre presente, la politica ha fornito uno strumento più pacifico per raggiungere il consenso sulla distribuzione della proprietà rispetto alla sua naturale estensione: la guerra. Preservare gli interessi della proprietà è sempre stata l’impresa dei governatori locali, che nel corso della storia sono finiti sotto il controllo politico, pertanto gli Stati hanno speso grandi risorse in propaganda per modellare l’opinione politica allo scopo di promuovere i propri interessi economici giustificando la confisca delle proprietà privata.

“Tutto quello che lo Stato dice è una bugia e tutto quello che possiede lo Stato l'ha rubato”

 ~ Friedrich Nietzsche

Tutti i sistemi politici si basano sul controllo e sulla razionalizzazione dei poteri coercitivi dello Stato sulle persone. Derivato dalla parola francese politique, il termine politica apparve per la prima volta in inglese agli inizi del 1500. Anche allora la parola pare fosse usata in senso peggiorativo, poiché veniva usata per descrivere “opportunisti e temporizzatori” sia nelle parti del mondo di lingua inglese che francese durante e prima del XVI secolo. La politica è l’imposizione di un’aggregazione di forze di volontà su altre: per funzionare richiede una certa vulnerabilità sfruttabile nella popolazione obiettivo. Senza una fonte credibile d'influenza o minaccia di forza per sostenerla, la politica è per lo più un inutile esercizio di condivisione di opinioni. Una velata minaccia di violenza sostiene la rilevanza di tutte le istituzioni politiche. Per queste ragioni esiste ancora oggi una correlazione positiva tra i ritorni economici della violenza e la prevalenza della politica.

“Lo Stato – o, per rendere le cose più concrete, il governo – è composto da un gruppo di uomini esattamente come voi e me. Paragonando l'uno e l'altro, non hanno alcun talento speciale per gli affari di governo; hanno solo talento per ottenere e mantenere una carica. Il loro principale espediente a tal fine è scovare i gruppi che ansimano e si struggono per qualcosa che non possono ottenere e promettere loro di darglielo. Nove volte su dieci tale promessa non vale nulla. La decima volta viene mantenuta saccheggiando “A” per soddisfare “B”. In altre parole lo Stato è un intermediario nel saccheggio e ogni elezione è una sorta di asta anticipata sui beni rubati”

~ H.L. Mencken

Nei moderni Stati-nazione la politica è il discorso su come e perché applicare la violenza o la coercizione. Cambiando i modi in cui la violenza può essere applicata, la tecnologia è la variabile mega-politica chiave che influenza la politicizzazione delle istituzioni sociali. Con l’invenzione della polvere da sparo il costo della proiezione della forza attraverso lo spazio è crollato, migliorando così i ritorni economici delle azioni violente. Sulla scia di questo cambiamento tecnologico si è verificata la logica escalation nella lotta per il controllo dell’apparato politico che dirige lo Stato. La politica è cresciuta fino a diventare l’organo decisionale che cattura gran parte di questo margine di profitto nell’impresa commerciale della violenza. Sulla scia della rivoluzione della polvere da sparo, questo bottino di potere sarebbe servito come sostentamento economico per alimentare uno Stato-nazione più grande e più oppressivo. In questo modo la politica è cresciuta fino a diventare una caratteristica primaria in molte culture moderne.

L’economia è a monte della politica e della cultura: Economia e Tecnologia (generatori e allocatori volontari di ricchezza) —> Politica e Guerra (consumatori e allocatori involontari di ricchezza) —> Cultura (come gli esseri umani godono della ricchezza creata: un riflesso a valle delle sorgenti economiche, tecnologiche e politiche che sgorgano a monte).

A contribuire al ridimensionamento organizzativo del modello statalista nella nostra concezione moderna di Stato-nazione è stata l’immobilità del capitale. La maggior parte di esso nell’Era industriale era costituito da grandi fabbriche, impianti e attrezzature pesanti che soffrivano di mobilità limitata o nulla. Valutando tutto ciò attraverso la logica della violenza, è evidente che quanto meno mobili sono i capitali, tanto più la “lotta” diventa la strategia dominante. Quando gli oggetti di valore non possono essere spostati o nascosti, l’unica opzione di fronte agli aggressori che avanzano è (tipicamente) difendersi. Al contrario quando il capitale è ipermobile e può essere trasferito in modo rapido, economico e discreto, la strategia dominante è molto spesso la “fuga”. Come ogni altra impresa la violenza è soggetta alla tirannia del calcolo costi-benefici. Il modello dello Stato-nazione era utile in una società industrializzata in cui la maggior parte del valore economico era legato a fabbriche, impianti e attrezzature immobili.

Nell’Era digitale gran parte dei ritorni economici derivanti dalle operazioni su larga scala sono stati compressi dalla mercificazione industriale. La proprietà intellettuale e altre protezioni legali legate al monopolio (a eccezione di quelle che salvaguardano i monopoli sulla violenza e sull’emissione di valuta) sono scadute in molti settori, aumentando l’intensità competitiva e l’innovazione. Di conseguenza nel lungo periodo i prezzi al consumo delle materie prime sono diminuiti, rispecchiando un aumento della ricchezza aggregata. Tali vantaggi economici derivanti dalla mercificazione possono scaturire solo dal libero scambio. In combinazione con la natura fluida dei sistemi informativi meno dipendenti dall’intermediazione e con il crollo dei costi di distribuzione per le aziende moderne, è chiaro che ogni settore che può essere gestito in modo nativo digitale è fortemente incentivato a farlo. Riduzione delle spese immobiliari, di affitto e fiscali; minore dipendenza da beni capitali immobili e su larga scala; una selezione più ampia e qualificata di talenti non locali; capacità di “piegare lo spazio-tempo” sfruttando appieno gli strumenti digitali; tutto ciò  rende l’organizzazione orientata al digitale una forza da non sottovalutare in ogni settore. In breve: una maggiore mobilità dei capitali comporta una maggiore resilienza contro ogni tipo d'imposizione politica.

Come ha affermato Andreessen: “Il software sta divorando il mondo”. Questa proclamazione non si limita all’ecosistema imprenditoriale privato, tutte le istituzioni sociali utilizzate per organizzare gli affari umani sono a rischio di mutamento. Quanto più rigida e imponente è la struttura di potere istituzionale in questione, tanto più è suscettibile alla dissoluzione nell’Era digitale. Gli Stati-nazione e le banche centrali – le istituzioni più grandi e meno flessibili – rischiano di perdere di più nella conseguente trasformazione digitale. L’incapacità, o la riluttanza, ad adattarsi alle preferenze dei consumatori fa sì che le istituzioni meno agili siano svantaggiate in un mondo digitale sempre più facoltativo. Dopo secoli d'infantilizzazione intenzionale dei cittadini per far sì che divenissero dipendenti, e quindi asserviti, alle strutture di potere imposte dall’alto, il modello dello Stato-nazione è invecchiato e si avvia lungo il proprio viale del tramonto. La forza è una strategia meno produttiva quando la fuga di capitali è un’opzione concreta.

Negli anni del tramonto dello Stato-nazione, i governi sono sempre più vulnerabili al collasso improvviso. Non solo soffrono di una diffusa disapprovazione, ma anche i loro modelli di reddito sono direttamente minacciati da Bitcoin. Più i politici e i burocrati tasseranno le loro popolazioni e svaluteranno le loro valute, maggiore sarà l’indignazione morale e maggiore sarà la domanda di una forma di denaro a prova d'inflazione e difficile da tassare. Offrendo alle persone la possibilità di uscire dai regimi fiat delle banche centrali trasformandosi in una “banca decentralizzata” impenetrabile, Bitcoin amplifica la sovranità individuale e fa perdere leva finanziaria alle istituzioni politiche. In un mondo governato dalla politica, le implicazioni del successo finale di Bitcoin sono sismiche.

#Bitcoin upends the geopolitical order by transcending territorial monopolies, bankrupting nation-states, and making World War III unaffordable.

Few.

— Robert ₿reedlove (@Breedlove22) March 6, 2021

Forse ancora più significativa della transizione dall’Era agricola a quella industriale, l’Era digitale ci costringe a rivalutare tutto ciò che pensavamo di sapere. Ma quali sono i segnali a cui prestare attenzione mentre si manifesta questo cambiamento storico? Avanzando verso l’ignoto, possiamo tracciare alcuni parallelismi mega-politici con la caduta della Chiesa medievale.


La megapolitica della Chiesa medievale

“La tecnologia sta accelerando una rivoluzione nell’esercizio del potere che distruggerà lo Stato-nazione proprio come la polvere da sparo e la stampa hanno distrutto il monopolio della Chiesa medievale”

~ The Sovereign Individual

Un indicatore importante di un imminente mega cambiamento politico è l’indignazione morale. Di solito tale vetriolo è rivolto ai leader istituzionali ritenuti corrotti, ma man mano che le persone che operano sotto la gerarchia politica in questione diventano consapevoli della sua diminuzione di utilità o rilevanza nella loro vita, iniziano a vedere i responsabili in modo sfavorevole, soprattutto quando è coinvolta l’appropriazione indebita o l’espropriazione di capitali. Senza un’efficace riforma strutturale, questo disfavore può rapidamente trasformarsi in odio e addirittura culminare in un collasso istituzionale.

Dopo il peggioramento delle condizioni economiche e il peggioramento della corruzione istituzionale, la Chiesa medievale iniziò a perdere il sostegno popolare. I membri del clero sia dei ranghi inferiori che di quelli superiori erano tenuti in grande disprezzo dalle masse. Questo spirito, che assomiglia molto all’atteggiamento popolare nei confronti dei politici e dei burocrati di oggi, si sarebbe rivelato un precursore del collasso della Chiesa, ma l’indignazione popolare da sola non fu sufficiente a far crollare l’istituzione dominante dell’epoca. Ad attualizzare il fallimento istituzionale finale della Chiesa fu una tecnologia apparentemente semplice: la macchina da stampa. Oggi diamo per scontati i libri, l’alfabetizzazione e la matematica, ma solo col senno di poi la loro connessione con il collasso istituzionale della Chiesa è diventata evidente.

“La capacità di produrre libri in serie è stata incredibilmente sovversiva per le istituzioni medievali, proprio come la microtecnologia si rivelerà sovversiva per il moderno Stato-nazione. La stampa indebolì rapidamente il monopolio della Chiesa sulla parola di Dio, creando anche un nuovo mercato per l’eresia”

~ The Sovereign Individual

A quel tempo non era ovvio che la stampa avrebbe accelerato la proliferazione dell’alfabetizzazione e della capacità di calcolo in un modo tale da ridisegnare per sempre le linee del potere politico nel mondo. Prima della stampa la Chiesa deteneva il monopolio sui libri tramite gli scriptoria, che le conferivano una stretta mortale sulla quantità e qualità delle idee che fluivano nella società medievale. Nell'ultimo decennio del XV secolo oltre 10 milioni di libri furono pubblicati utilizzando la macchina da stampa, più di quelli stampati nei circa 500 anni precedenti alla sua invenzione. Quando la Chiesa si rese conto della minaccia esistenziale che la stampa rappresentava al suo monopolio sulla produzione di libri, e quindi alla sua influenza sui flussi di conoscenza, tentò di sopprimere questa tecnologia emergente, ma poiché la stampa era solo un’idea, ed era giunto il suo momento, sfidò la repressione e divenne rapidamente un’inarrestabile mega forza politica.

I tentativi della Chiesa di censurare l'adozione della stampa non fecero altro che accelerarne la proliferazione. A testimonianza dell’inarrestabilità di “un’idea il cui tempo è giunto”, la mano pesante della Chiesa portò all’uso di macchine da stampa per stampare libri su “come costruire una macchina da stampa”. La conseguenza involontaria della soppressione tecnologica fu l’alimentazione della sovversione istituzionale. Oggi una dinamica simile vale per la diffusione delle tecnologie basate sulla crittografia: i tentativi dello Stato di sopprimerle incoraggeranno la diffusione e lo sviluppo di una crittografia sempre più sovversiva. Detto in modo semplice: la mano pesante della censura crea una maggiore domanda di strumenti resistenti a essa, diminuendone così la rilevanza.

“La Chiesa scoprì che la censura non aveva soppresso la diffusione della tecnologia sovversiva; le aveva invece permesso d'essere utilizzata nel modo più sovversivo possibile”

~ The Sovereign Individual

Una più ampia disponibilità di libri ridusse i costi di distribuzione delle informazioni e quindi accelerò la diffusione della conoscenza tra le menti umane. Migliorando la “liquidità delle idee”, una maggiore quantità e qualità di pensiero e di pensatori emerse come risultato diretto della stampa. Allo stesso modo oggi la tecnologia digitale ha ancora una volta fatto crollare i costi di distribuzione delle informazioni e sta contribuendo alla crescente irrilevanza delle istituzioni dell’Era analogica. Invece di fidarsi ciecamente delle istituzioni o dei marchi aziendali, le persone, in particolare i nativi digitali, sono molto più propense a svolgere le proprie ricerche prima di prendere una decisione importante sulla salute, sulla ricchezza, o sullo stile di vita. Come la stampa secoli fa, la tecnologia digitale sta ancora una volta facendo crollare il costo dell’informazione, accelerando radicalmente i flussi di conoscenza in tutto il mondo e migliorando la qualità della cognizione.

La macchina da stampa fu il principale propulsore dell’alfabetizzazione, della capacità di calcolo e dello studio autonomo in tutto il mondo medievale. In quel modo la gente poteva avere accesso diretto alla parola di Dio e la necessità di intermediari era diminuita. Ciò ebbe un impatto negativo sulle entrate derivanti dalla ricerca di rendita della Chiesa, come le indulgenze, e contribuì alla sua perdita di potere. In una svolta inaspettata della storia, la stampa alimentò la diffusione dell’alfabetizzazione e della capacità di calcolo che andò a indebolire il dominio della Chiesa. L’alfabetizzazione e la capacità di calcolo – forme indispensabili di psicotecnologia – avrebbero abbassato i “costi di transazione” della condivisione della conoscenza, il che avrebbe migliorato la “liquidità delle idee” e avrebbe portato a una popolazione decisamente più intelligente e con un pensiero indipendente.

“Un’altra conseguenza sovversiva della stampa fu il suo effetto nel ridurre drasticamente i costi di riproduzione delle informazioni. Una delle ragioni principali per cui l’alfabetizzazione e il progresso economico erano stati così bassi durante il Medioevo era l’alto costo della duplicazione manuale dei manoscritti”

~ The Sovereign Individual

A riflettere questo mega cambiamento politico del passato nella sfera della conoscenza sono oggi i media digitali. Per i sovranisti un modello di distribuzione delle idee top-down non è affidabile, accettabile e nemmeno rilevante. Invece la conoscenza utile si ottiene dalle correnti incrociate del libero scambio tra una molteplicità di mezzi tra cui i social media, la messaggistica asincrona peer-to-peer e il cosiddetto dark web intellettuale. Mentre i media generalisti (più propriamente chiamati stampa aziendale) si basano su un modello di distribuzione “uno a molti”, i media nativi digitali sono un modello “molti a molti” e, quindi, sono più efficaci nel filtrare pregiudizi, programmi politici e altre forme di propaganda immesse dalle istituzioni politiche.

I appreciate the reframing of @michaelmalice on this topic: since the “mainstream” media does not represent the views of the social mainstream, we should instead call it by its true name: “the corporate press.”

— Robert ₿reedlove (@Breedlove22) July 22, 2021

In circostanze mega-politiche simili a quelle che hanno portato alla caduta della Chiesa, oggi stiamo assistendo alla tecnologia digitale che dissolve la coerenza dello Stato-nazione tramite l'abbattimento del sistema bancario e la cosiddetta stampa aziendale. Scivolando nell’irrilevanza economica a causa delle perturbazioni (psico)tecnologiche prodotte dalla stampa, la Chiesa cadde gradualmente in disgrazia, portando a un rinascimento scientifico con un’etica incetrata sul motto “non fidarti, verifica” e radicata nel profondo del suo tessuto sociale iper-razionale. Questo ethos pragmatico alla fine avrebbe portato, secoli dopo, all’eclettico frutto finanziario, tecnologico e filosofico noto come Bitcoin. In quanto nuova (psico)tecnologia affascinante, Bitcoin promette di rendere irrilevanti le istituzioni politiche moderne così come accadde alla Chiesa medievale.


Psicotecnologie e politica

“Credo anche – e spero – che la politica e l’economia cesseranno di essere importanti in futuro come lo sono state in passato; verrà il momento in cui la maggior parte delle nostre attuali controversie su questi argomenti sembreranno banali, o prive di significato, come i dibattiti teologici in cui le menti più acute del Medioevo dissiparono le loro energie”

~ Arthur C. Clark

La tecnologia, qui definita come l’uso sistematico di strumenti, modella le azioni quotidiane intraprese dagli esseri umani. Essendo l’unico animale con una concezione sofisticata del tempo, gli esseri umani trascorrono gran parte delle loro ore di veglia impegnati nel lavoro e nei preparativi per un futuro sempre incerto. Il lavoro implica l’uso di strumenti, la realizzazione di strumenti, la realizzazione di strumenti per la fabbricazione di strumenti e così via in processi produttivi sempre più lunghi e complessi. Nel corso di sequenze di produzione sufficientemente lunghe, l’uso ripetitivo degli strumenti favorisce cambiamenti adatattivi negli utenti: un operaio che fa oscillare quotidianamente una mazza svilupperà muscoli e una tecnica di oscillazione eccezionalmente forti; un impiegato d'ufficio che passa le giornate a preparare e-mail svilupperà la capacità di digitare molte parole al minuto, o forse anche la sindrome del tunnel carpale (si veda teoria del coinvolgimento materiale). Ma non tutti gli strumenti e le tecnologie sono tangibili, alcune “tecnologie” sono costrutti puramente mentali e possono, grazie alla neuroplasticità, avere un impatto ancora più pronunciato sull’adattamento umano. Le cosiddette psicotecnologie sono strumenti non corporei che migliorano la produttività umana sistematizzando la cognizione.

Due psicotecnologie ovvie e pervasive sono l’alfabetizzazione e la capacità di calcolo, che insieme facilitano la stragrande maggioranza del pensiero umano, della comunicazione e della tenuta dei registri. Le psicotecnologie meno ovvie includono la retorica (che fu determinante nell’ascesa della politica), i palazzi della memoria e la lettura veloce. Senza alfabetizzazione, il nostro pensiero e la nostra capacità di cooperazione e competizione economica sarebbero drasticamente limitati, portando a una grave diseconomizzazione dell’azione umana. Attraverso l’osservazione di noi stessi e degli altri che agiscono nel tempo, gli esseri umani generano conoscenza procedurale – il sapere “come” – che viene successivamente codificata come conoscenza semantica – il sapere “cosa”. L’alfabetizzazione e la capacità di calcolo migliorano la capacità umana d'immagazzinare e scambiare conoscenza semantica: la rappresentazione simbolica di azioni o eventi nel “mondo reale”. La civiltà è una costruzione di conoscenza semantica accumulata intergenerazionalmente e implementata proceduralmente come lavoro e capitale. In breve: la civiltà si esprime nel modo in cui gli esseri umani agiscono e nelle cose che creano, e questo è stato il motivo per cui la stampa l'ha catapultata in avanti.

Come acceleratore della diffusione delle psicotecnologie fondamentali, la stampa ha inaugurato cambiamenti mega-politici senza precedenti nel mondo. L’evoluzione verso i media digitali porterà a una proliferazione e permutazione ancora maggiore di molte psicotecnologie utili. Ad esempio, grazie alle tecnologie digitali, la parola parlata beneficia ora della stessa portata e permanenza della parola scritta, ma con una distribuzione ancora più efficiente. Di conseguenza il pensiero umano e la rilevanza istituzionale stanno nuovamente subendo un cambiamento rapido e radicale. Vista in questo quadro di trasformazione della cognizione e delle istituzioni sociali, la storia può arrivare a considerare le (psico)tecnologie dell’Era digitale tanto cruciali quanto l’introduzione della stampa. Tra di esse ci sono Internet e Bitcoin, i due elementi che hanno avuto il maggiore impatto.

Un ibrido unico di tecnologia e psicotecnologia, il denaro è tra gli strumenti più basilari e importanti che un essere umano possa maneggiare. Il denaro è una tecnologia nel senso che storicamente (spesso, ma non sempre) ha avuto una manifestazione fisica, come i metalli preziosi o i titoli di Stato. Il denaro è una psicotecnologia nella misura in cui influenza le percezioni, i calcoli e gli orientamenti degli obiettivi umani. Dando a chi lo usa la capacità di eseguire calcoli economici, il denaro è incorporato nel nostro software mentale (basti pensare a quante volte avete pensato in termini di dollari nell’ultima settimana). In quanto linguaggio del valore, il denaro è uno strumento commerciale indispensabile: ci aiuta a comunicare, negoziare e pianificare. Il denaro è un simbolo vivente di puro potere, poiché può essere utilizzato per ottenere i poteri offerti da qualsiasi altro strumento o tecnologia che il mercato possa sopportare. Data la sua fisicità e il suo enorme potere, alcuni gruppi di umani in ogni civiltà hanno ritenuto nel loro interesse acquisire e controllare, in modo violento, i sistemi monetari per imporre il loro dominio politico sugli altri.

A horrible suspicion that has sometimes haunted me is that the Conservative and the Progressive are secretly in partnership. That the quarrel they keep up in public is a put-up job, and that the way they perpetually play into each other's hands is not an everlasting coincidence.

— G. K. Chesterton (@GKCdaily) July 25, 2021

Il denaro monopolizzato ha sempre dato maggiore importanza alla politica. Quando i governanti si arrogano l’autorità assoluta di manipolarne l’offerta per arricchirsi a spese dei cittadini, il potere quasi illimitato che questo meccanismo conferisce attrae sempre coloro senza scrupoli affinché prendano il potere. La licenza di “stampare denaro” è un privilegio politico asimmetrico che può essere preservato solo attraverso la violenza e l’inganno. Quando si trascura la “prova di lavoro” necessaria per ottenere denaro sul libero mercato, s'innesca una struttura d'incentivi inevitabilmente destinata a fallire. Le banche centrali distruggono l’etica del lavoro di tutti coloro che traggono beneficio dei proventi rubati attraverso l’inflazione dell’offerta di denaro. Inoltre poiché il denaro denomina i paesaggi di rilevanza collettiva degli attori di mercato, politici e burocrati possono distorcere le percezioni, le valutazioni e la rilevanza economica distorcendo i prezzi. Armate della capacità di manipolare il denaro, le banche centrali hanno il potere di riprogrammare le coscienze umane, come minimo ai margini.

Il denaro è una (psico)tecnologia per eccellenza per il ridimensionamento della società: quando è disaccoppiato dalla fisica della realtà – la termodinamica del lavoro – non può funzionare correttamente. Come la formazione muscolare di un uomo che trascorre la sua carriera facendo oscillare una mazza, o il tunnel carpale di chi scrive un'e-mail, le caratteristiche di una determinata moneta possono plasmare nel tempo determinate qualità di chi la utilizza. Garantendo ai monopolisti una fonte virtualmente illimitata di ricchezza confiscata, la semplice esistenza delle banche centrali incentiva le persone a essere più politiche, in cerca di rendita e disoneste: una corruzione pervasiva che affligge allo stesso modo i responsabili e le vittime dell’inflazione. Senza responsabilità nei confronti delle preferenze degli utenti, tutti coloro che operano all’interno di un paradigma di valuta fiat diventano inquinati e politicizzati. Mentre l’inflazione amplifica i prezzi – i pacchetti di dati che comunicano la scarsità economica – la civiltà soffre e la coesione sociale si disintegra. Il denaro monopolizzato è il meccanismo che alimenta la crescita ipertrofica delle istituzioni politiche in sovrastrutture ideologiche irresponsabili. Uno strumento in grado di “nascondere” le conseguenze dei fallimenti passati impedisce la riallocazione del capitale lontano dalle imprese fallite e impedisce anche agli attori di mercato di apprendere la lezione impartita da tali fallimenti. Senza un’allocazione intelligente del capitale e un apprendimento costante, il progresso continuo della civiltà cessa e le divisioni politiche si allargano.

Money is meant to hold market actors accountable. When central banks print money, they “paper over” accountability.

Fiat currency is self-deception at scale.#Bitcoin is the wisdom of money.

— Robert ₿reedlove (@Breedlove22) July 31, 2021

Una tecnologia monetaria radicalmente nuova, ovvero Bitcoin, rappresenta un diritto di proprietà apolitico. La proprietà è una relazione esclusiva tra proprietario e bene; la preservazione dei diritti di proprietà è responsabilità dello Stato, il che li rende vulnerabili ai capricci, agli artifici e alla corruzione. L’inflazione dell’offerta di valuta fiat e l’esproprio sono violazioni dei diritti di proprietà attraverso mezzi politici. In un’economia basata su Bitcoin, tutto ciò che conta per il vostro potenziale di guadagno è quanto gli altri sono disposti a pagarvi per soddisfare i loro desideri. In altre parole, in un mercato libero sono i consumatori a essere sovrani, non i politici. Il rango militare, l’affiliazione partitica e la vicinanza sociale alla stampante monetaria, visti come determinanti del posizionamento nella gerarchia della ricchezza mondiale, sarebbero in gran parte mitigati in un Bitcoin standard. Eliminando l’inflazione come fonte di finanziamento della guerra, Bitcoin elimina i sistemi di violenza su scala geopolitica. Aumentando il rapporto costi-benefici della confisca della ricchezza, Bitcoin rende la violenza a livello individuale meno gratificante. Poiché la politica si basa sull’utilità del saccheggio, Bitcoin riduce gli incentivi a politicizzare le istituzioni sociali. In quanto capitale ipermobile, Bitcoin offre a chi lo usa il massimo “vantaggio del difensore” nella sfera della proprietà. In questo senso Bitcoin rappresenta l’estinzione della politica come leva dominante del potere nel mondo.

Tutta l’autorità politica si fonda sulla violabilità della proprietà privata. Perché dovrei obbedire ai comandi altrui a meno che non ci sia una minaccia credibile imminente? Che si tratti di tassazione, inflazione, o confisca diretta, il furto della proprietà è oggi l’unica fonte di entrate per gli Stati-nazione. Come rivendicazione su tutte le altre forme di proprietà, il denaro è metaproprietà. Conservato correttamente, Bitcoin è l’unica forma di denaro che non può essere rubata, l’unica proprietà inviolabile. Una forma di denaro che resiste alla confisca in questo modo è un elemento cruciale per costruire una civiltà sostenibile.

“Se la storia potesse insegnarci qualcosa, sarebbe che la proprietà privata è indissolubilmente legata alla civiltà”

~ Ludwig von Mises


Politica con altri mezzi

L’indignazione morale nei confronti di politici, funzionari governativi e burocrati è oggi sempre più evidente. Come per il crollo della Chiesa medievale, questo “canarino nella miniera di carbone” è tipicamente un indicatore affidabile di un imminente cambiamento istituzionale. I lockdown, la minaccia delle vaccinazioni obbligatorie e la dilagante inflazione della valuta fiat sono tutti attacchi palesi alle proprietà dei cittadini. Quando le persone si renderanno conto di questa guerra contro la loro proprietà privata, cercheranno di mantenere l’unica proprietà inattaccabile dalle istituzioni politiche parassitarie. Quando Bitcoin sarà completamente monetizzato, le gerarchie umane si baseranno più sulla competenza piuttosto che sulla coercizione, e il modello di Stato-nazione del XX secolo cadrà finalmente nell’oblio. Alcuni Stati-nazione, come la Nigeria, si stanno già rendendo conto della minaccia esistenziale posta da Bitcoin.

Esso è un’istituzione sociale radicalmente nuova, indipendente dalla politica: ogni nodo sceglie da solo le regole di Bitcoin e non può essere costretto a scelte sfavorevoli. In virtù della resistenza intrinseca della sua rete alla coercizione, Bitcoin premia solo la forza di volontà umana incanalata verso la soddisfazione della domanda dei consumatori, gli unici attori sovrani in qualsiasi libero mercato. Limitando le incursioni degli Stati-nazione e degli attori politici nelle proprietà dei cittadini, Bitcoin dà potere all’imprenditorialità. L’importanza della politica come componente critica dell’identità individuale e di gruppo è una psicosi di massa basata sulla corruttibilità della proprietà privata. In quanto diritto di proprietà incorruttibile e istituzione sociale, Bitcoin annullerà secoli di programmazione politica nelle popolazioni che lo adotteranno.

È sciocco pensare che un particolare politico possa realizzare un cambiamento sistemico duraturo. Nessun essere umano è migliore dei suoi incentivi e i politici sono incentivati a vincere le elezioni a breve termine, indipendentemente dal costo a lungo termine. Nell’Era digitale la fede nel potere politico come costante dell’azione umana non capisce che le leve analogiche da cui i politici dipendono stanno morendo lentamente. Non riuscite a ottenere un permesso per armi da fuoco? Stampate una pistola. Soffrite di tassazione attraverso l'inflazione? Conservate i vostri risparmi in Bitcoin. Lo Stato censura le vostre comunicazioni? Ospitate i vostri contenuti su una piattaforma social immutabile e basata su Lightning Network. Più i politici saranno severi e spremeranno le loro popolazioni, più velocemente i sovranisti scivoleranno tra le loro dita e salperanno verso le acque internazionali digitali. Man mano che il mondo sarà testimone di questa migrazione, la psicosi politica svanirà; l’enfasi sull’identità politica è un’illusione moderna destinata a essere dissipata dal capitale a prova di saccheggio.

In a perverse way, govts benefit from more of the population being dependent on them. How else do you justify such large budgets and departments?

Bitcoin gives more people the capability to self reliant. Change the economics, change the culture, change the politics.

— Stephan Livera (@stephanlivera) January 23, 2021

Ogni nuovo blocco di Bitcoin è un mattone nel muro di una civiltà apolitica e in cui la coercizione è ridotta al minimo. Ci sarà sempre la politica negli affari umani, ma i modelli di entrate non consensuali degli Sati-nazione, utilizzati per finanziare l’imposizione di decisioni politiche su una popolazione riluttante, sono destinati a crollare in un mondo in cui esiste Bitcoin. E quest'ultimo rimarrà così: una forma di denaro avvolta in una crittografia di livello militare ottimizzata al solo scopo di sopravvivere. Una moneta con regole inviolabili che non può essere confiscata, inflazionata, o fermata: Bitcoin è il segnale acustico dell’imminente crollo dello Stato-nazione dipendente dalla violazione della proprietà privata. Potremmo definirlo un “aggiornamento software” a livello mondiale della (psico)tecnologia chiamata denaro; la grande promessa di Bitcoin è ridimensionare la politica e l’economia della violenza che presuppone.

“La guerra è la continuazione della politica con altri mezzi”

~ Clausewitz, Della guerra

L’autorità politica è una truffa e la sua scomparsa è una buona notizia per gli esseri umani. Quando le regole non possono essere violate e il denaro non può essere rubato, il perseguimento della cooperazione pacifica diventa la strategia più produttiva per tutti. Il denaro inviolabile è l'estinzione della politica e la sua continuazione clausolawitziana: la guerra.

La politica è una psicosi di massa aggravata dalla corruzione dell’importantissima (psico)tecnologia della civiltà: il denaro. Bitcoin è una forma di denaro incorruttibile e quindi porterà all’estinzione della politica. In poche parole: se la politica è la discussione su come applicare la violenza e la coercizione, allora Bitcoin mette fine a tale discussione.

What Congress fails to understand is that cyberspace has no borders. Their laws are powerless there.

A lawmaker is no match for a cypherpunk. pic.twitter.com/Tr4x5EM6ey

— RoninDojo (@RoninDojoNode) August 1, 2021


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.

https://opentip.io/freedonia


???? Qui il link alla Prima Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2023/12/sovranismo-parte-1-distruzione-creativa.html

???? Qui il link alla Seconda Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2024/01/sovranismo-parte-2-bitcoin-sistema.html

???? Qui il link alla Terza Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2024/01/sovranismo-parte-3-mega-politica-la.html

???? Qui il link alla Quarta Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2024/02/sovranismo-parte-4-lascesa-della.html

???? Qui il link alla Sesta Parte:  

???? Qui il link alla Settima Parte: 

???? Qui il link alla Ottava Parte:  

???? Qui il link alla Nona Parte: 

???? Qui il link alla Decima Parte:  

???? Qui il link alla Undicesima Parte: 

???? Qui il link alla Dodicesima Parte: 


Lasciate fare a Bitcoin

Gio, 21/03/2024 - 11:11

 

 

da Zerohedge

“Lasciatelo fare” è l'espressione che ultimamente usano tutti gli sbarbatelli impertinenti per descrivere qualcuno o qualcosa che non dovrebbe essere interrotto, perché in movimento.

Sappiamo tutti che è stata una settimana mozzafiato per Bitcoin, il quale è salito ben oltre il 20% nel giro di pochi giorni.

Questi movimenti hanno suscitato ancor più interesse per suddetto asset rispetto al lancio degli ETF. Diavolo, anche Morgan Stanley è uscita allo scoperto questa settimana e ha detto che sta pensando di gettarsi sul ring e lanciare un proprio fondo su Bitcoin.

Ho ricevuto numerose telefonate e messaggi e non sono nemmeno un membro di spicco della comunità, né un noto toro di Bitcoin. E quindi non riesco nemmeno a immaginare l’interesse con cui sono stati sommersi massimalisti e sostenitori di lunga data.

Indubbiamente è emozionante, e non riesco nemmeno a immaginare quanto tempo le persone abbiano aspettato per assaporare questo momento, dopo anni di abusi da parte di familiari e disinformati, come me, nonché dubbi generali sull'asset. Ma se c’è una piccola lezione che ho imparato da decenni nei mercati dei capitali, e che credo si possa estendere a tutte le classi di asset, è quella di festeggiare con modestia e prepararsi al peggio.

Potrebbe sembrare la cosa più lontana dalla mente delle persone adesso, ma per me è sempre stato il modo migliore per assaporare il successo. Molte persone che hanno ascoltato il podcast che ho fatto un paio di settimane fa con Peter McCormack sanno che sono state l'arroganza e la superbia ad allontanarmi da Bitcoin all'inizio. Forse è colpa mia se non ho una mente sufficientemente aperta e non ci metto abbastanza del mio: è un errore che mi ha fatto perdere grandi guadagni. Ma oggi parlo come una delle persone che vedono Bitcoin come un successo a lungo termine e sono sinceramente entusiaste di entrare a far parte di tale mondo.

Il mio feed Twitter nell'ultima settimana è stato pieno di persone che festeggiavano trionfalmente, si vantavano e lanciavano strali contro coloro che dubitavano che il prezzo sarebbe mai salito di nuovo. Ecco un esempio: James Lavish, che conosco abbastanza bene da sapere che non gli dispiacerà se lo uso come campione perché sa che lo rispetto da morire.

If you’re a Vanguard advisor, your company protected your clients from a 50% gain in a month in the #Bitcoin ETFs. What would your clients do without you?

— James Lavish (@jameslavish) February 29, 2024

James ha ragione? Si. Potrebbe finire per avere ragione anche tra 50 anni? Sì, potrebbe. Ma è karmicamente corretto pungolare un orso da $7.700 miliardi? Secondo me, no. Preferirei semplicemente assaporare in silenzio la soddisfazione del momento.

Tutti hanno il diritto di celebrare questa azione di prezzo come preferiscono, ma quello che suggerisco oggi è che, dal punto di vista karmico e psicologico, meno si forza la questione e più umiltà si mostra, più Bitcoin si diffonderà nel resto del mondo in modo uniforme e coerente.

Pensate a questo: festeggiare per aver guadagnato una somma esorbitante di denaro o twittare rabbiosamente il vostro successo non porterà altro che due cose.

  1. Allontanerà le persone come me che pensano che un tale comportamento sia generalmente sinonimo di frode;
  2. Entusiasmerà gli investitori con una sofisticatezza inferiore alla media in cerca di ricchezze veloci e non saranno le mani salde di cui Bitcoin ha bisogno per diventare un successo definitivo.

Quello che sto cercando di dire è di lasciar fare ai mezzi d'informazione quello che sanno fare (generalmente essere inutili e inseguire le storie molto tempo dopo che sono accadute) e lasciare che le persone arrivino alla propria consapevolezza di Bitcoin nello stesso modo in cui ho fatto io: da solo, una volta che non mi sono più sentito soffocato dall'insistenza delle fonti esterne.

Il mio interesse in Bitcoin, in particolare quest'anno, è stato del tutto organico: la copertura giornalistica si era attenuata e avevo bloccato un numero sufficiente di persone che lo pubblicizzavano in modo forsennato, affinché potessi avere un po' di chiarezza e una certa tranquillità al riguardo. È stato così che mi sono seduto a studiare come funzionava, seriamente, per la prima volta in assoluto; è stata questa calma, rilassatezza, tabula rasa che mi hanno permesso di cogliere i concetti relativamente complessi di come funzionava e di crederci come faccio adesso.

Penso che, vista la settimana astronomica che abbiamo appena trascorso, sarebbe meglio “comportarci come se avessimo già visto questo film” e ricordare che a volte più si spinge un'idea, più le persone sono inclini a resistervi soprattutto quando si abbaia contro di esse e le si schernisce. Se Bitcoin avesse una capitalizzazione di mercato da $50.000 miliardi sarebbe una storia diversa, ma siamo ancora nelle fasi iniziali di questo corteggiamento con il resto del mondo e, come ogni buona relazione o amicizia, ci dev'essere un genuino interesse organico. Tutti coloro che in passato sono stati soffocati da un partner o da un amico sanno che ciò non fa altro che creare distorsioni e dinamiche malsane. Cose così delicate non possono essere forzate, ma piuttosto accettate volontariamente come un respiro profondo, lento e deciso.

Questo non vuol dire che non credo che questa settimana sia l'inizio di un'adozione molto più ampia che probabilmente farà salire ulteriormente il prezzo di Bitcoin. Come ho detto nel podcast summenzionato, credo che ci sia almeno uno, se non diversi, stati-nazione che stanno cercando d'inserire Bitcoin nei loro bilanci sovrani, e che questo darà il via a un periodo di Teoria dei giochi negli asset digitali mai visti prima d'ora. Pochi giorni dopo averlo detto, Edward Snowden è uscito allo scoperto e ha scritto la stessa cosa.

Prediction: A national government will be revealed this year to have been buying Bitcoin—the modern replacement for monetary gold—without having disclosed that fact publicly.

— Edward Snowden (@Snowden) February 28, 2024

Ma in tutta serietà, sappiamo cosa accadrà se il prezzo continuerà a salire: l'entusiasmo continuerà a volare e le persone matureranno lo stesso scetticismo che io ho impiegato un decennio a scrollarmi di dosso. Ma se me lo chiedete, soprattutto considerando il fatto che sappiamo tutti quanto velocemente i movimenti dei prezzi possano spegnere l'entusiasmo, penso che la comunità farebbe bene a concentrarsi meno sull’aumento del prezzo e più su come spiegare chiaramente e comunicare la trasformazione che si sta svolgendo davanti ai nostri occhi in modo calmo, misurato ed esauriente.

Dopo tutto, con quali persone si vuole affrontare il prossimo ribasso del 20%: maniaci non sofisticati, o investitori misurati che già conoscono e si aspettano la volatilità?

E più tempo dedichiamo a stabilire aspettative ragionevoli che Bitcoin può facilmente superare, invece di fare promesse campate in aria e non offrire risultati soddisfacenti, meno tempo avremo per vantarci di avere ragione. Il viaggio è la ricompensa. Oppure, come dice la Bibbia:

“Quando arriva l'orgoglio, poi arriva la disgrazia, ma con l'umiltà arriva la saggezza”

Proverbi 11:2

Ma penso che se Gesù fosse qui oggi, ci direbbe semplicemente di “lasciar fare a Bitcoin”.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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L’Europa va nel panico mentre Trump risorge dalla tomba politica

Mer, 20/03/2024 - 11:04

 

 

di Tom Luongo

Nelle ultime due settimane sono accadute cose sfiziose: tutto è iniziato con la sentenza per 9-0 da parte della Corte Suprema degli Stati Uniti contro l'utilizzo del 14° emendamento per punire gli oppositori politici. Poi la Malvagia Strega di Kiev, Victoria Nuland, è stata costretta a lasciare il Dipartimento di Stato dopo decenni trascorsi a torturare il mondo con la sua psicopatia.

Poi Donald Trump ha praticamente rimandato a casa Nikki Haley.

Infine il presidente francese Emmanuel Macron, da illusionista quale è, ha fatto capire al mondo che la NATO sarebbe pronta e disposta a inviare truppe in Ucraina. Le truppe di chi? Non quelle francesi, che a questo punto sono buone solo per “fare un safari nell'Africa settentrionale”, secondo il colonnello Doug MacGregor.

Non le navi britanniche, che sembrano non riuscire nemmeno a lasciare i loro porti. Ho come l'impressione che ci sia una sorta di filo conduttore tra i fallimenti della compagnia aerea Boeing e quelli della marina britannica... ma forse potrei apparire fin troppo complottista.

*bong*

No, la risposta è sempre stata che dovevano essere le truppe statunitensi in Europa a combattere la guerra europea che tutti volevano – il Regno Unito, la cricca di Davos e i loro burocrati nell’UE, e i neoconservatori statunitensi – per dissanguare la Russia.

Ovviamente le cose non sono andate secondo i piani ed è l’Ucraina a trovarsi in gravi difficoltà. A dire il vero le scorte dell’Ucraina sono state molto scarse da quando è iniziata la guerra, due anni fa, e in fin dei conti è sempre stata in gravi difficoltà.

E questo ha portato alla situazione che vediamo ora: il sostegno degli Stati Uniti al Progetto Ucraina sta per finire, se non è già finito; il panico in Europa è palpabile.

Tutto ciò era prevedibile se si accettava il quadro secondo cui c’era una divisione al vertice della gerarchia statunitense: una fazione si è impegnata nella visione del futuro disegnata dalla cricca di Davos (la quale implicava Stati Uniti compiacenti, persino sconfitti) e un’altra che ha alzato le barricate e ha detto: “Non penso proprio”.

La proverbiale scritta sul muro era evidente circa otto mesi fa, quando il vertice della NATO a Vilnius si è concluso con le lamentele dell’allora ministro della Difesa britannico, Ben Wallace, il quale avrebbe dovuto sostituire Jens Stoltenberg come segretario generale della NATO e invece è stato scartato nientemeno che da Joe Biden.

Dopodiché non si è più parlato per davvero dell’adesione dell’Ucraina alla NATO. Zelensky è tornato a Kiev a mani vuote dopo che neanche Biden gli ha dato nulla. Poi, a ottobre, il presidente della Camera degli Stati Uniti, Kevin McCarthy, è stato estromesso da un colpo di stato da parte di Matt Gaetz e di una manciata di sostenitori repubblicani della rettitudine fiscale.

Hanno immediatamente convinto il nuovo presidente, Mike Johnson, a contingentare tutti gli ulteriori finanziamenti per gli aiuti esteri e a dirottare i dollari per la sicurezza dei confini nazionali.

E da allora Biden è stato costretto a cercare sotto i divani del Pentagono qualche milione di riserva da inviare in Ucraina. Ne ha trovati 300 l'altro giorno. Per quanto brutte siano le cose, il fatto che la cifra finisca “-oni” anziché con “-ardi” può essere considerata una vittoria.

Il Senato ha cercato di ricattare Johnson con il suo ridicolo disegno di legge che prevedeva aiuti per $95 miliardi e Johnson ha semplicemente “spinto” Chuck Schumer a chiedere una pausa di due settimane. Ora il meglio in cui possono sperare è una cifra più piccola con un contingente di prestiti non destinati agli “aiuti umanitari” – un eufemismo per foderare le tasche.

E nonostante le sue mosse nei confronti dei guerrafondai al Senato, Johnson sta ancora utilizzando gli aiuti all’Ucraina come mezzo per promuovere le riforme dei finanziamenti interni. Ogni giorno in cui si discute su queste cose è un altro giorno che fa scadere il tempo del Progetto Ucraina mentre le forze russe conquistano quotidianamente città e villaggi nel Donbass occidentale.

Ancora una volta, non si tratta di una soluzione ideale, nemmeno con uno sforzo d'immaginazione, ma comunque di una vittoria di Pirro.

Questa è la situazione dopo la scorsa settimana ed è molto migliore rispetto all'inizio dell'anno, poiché questi soldi erano già attesi sei mesi fa.

Ha messo l’Europa nella posizione di rimuovere completamente la maschera: mentre gli Stati Uniti continuano lentamente ad allontanarsi dall’Ucraina, le richieste dell’UE affinché l’America mantenga la rotta si fanno sempre più forti e stridenti.

Ricordate che nel 2022-2023, quando sembrava che gli Stati Uniti fossero determinati ad andare avanti in Ucraina, i leader europei come Macron e altri erano più cauti. Facevano finta di preoccuparsi dei pericoli insiti in un'escalation in Ucraina. Parevano quelli moderati nella stanza della guerra, mentre continuavano a inviare miliardi in aiuti e armi, costringendo tutti a conformarsi.

Il vero evento che ha fatto cadere la maschera dell’Europa in questa guerra è stata la minaccia all’ungherese Viktor Orban di completa devastazione economica se non avesse permesso che il loro pacchetto di aiuti da $50 miliardi passasse al Consiglio Europeo.

Ora che tutti i piani militari della Nuland sono falliti, l’esercito ucraino è stato distrutto per la terza volta e tutti i loro tentativi d'indebolire gli Stati Uniti, giuridicamente ed economicamente (Powell deve invertire la rotta!), sono falliti, l’Europa si ritrova nel panico.

Come suggeriscono sondaggi su sondaggi Trump tornerà alla Casa Bianca a gennaio e ha in programma di porre fine rapidamente agli omicidi e agli altri imbrogli in Ucraina. Orban sta agendo come la voce della ragione di Trump sia nei confronti dell’Europa orientale che della stessa Russia:

Orban, che ha parlato con Trump venerdì nella tenuta di Mar-a-Lago in Florida, non ha spiegato come avrebbe dovuto farlo, ma ha detto che il taglio del flusso di aiuti statunitensi è una parte cruciale del piano.

“Se gli Stati Uniti non forniranno i soldi, gli europei da soli non saranno in grado di finanziare questa guerra, e allora finirà”, ha  detto Orban domenica in un'intervista all'emittente M1.

Durante la sua presidenza Trump si era dimostrato “un uomo di pace”,  ha affermato il leader ungherese. Ha aggiunto poi che questa posizione lo colloca in linea con l’Ungheria, a differenza dell’amministrazione dell'attuale presidente americano, Joe Biden, e di molti membri dell’UE.

“Il governo democratico in carica negli USA e la leadership dell’UE, così come la leadership dei più grandi stati membri dell’UE, sono governi favorevoli alla guerra. Donald Trump è a favore della pace, l’Ungheria è a favore della pace. Alla base di tutto c’è questa differenza”,  ha dichiarato Orban.

Trump è molte cose, ma non è un idiota quando si tratta di soldi. Tagliate il flusso di fondi e metterete fine alla guerra. Il jolly è il sequestro degli asset monetari della Russia all'estero, la cosa più stupida che tutte queste persone potrebbero fare. Per questo non stanno zitti su questo tema.

Da parte sua, Putin ha chiuso con l’attuale regime nell’UE, così come ha chiuso con la giunta Biden negli Stati Uniti. Ha provato a ragionare con loro e tutto ciò che sentiamo è il vetriolo più esagerato dei soliti sospetti, come Macron.

Putin capisce che l’unica diplomazia potrà essere quella con la pistola puntata, oppure nessuna diplomazia. E se l’Ucraina intende intensificare l’azione per conto dell’Europa e attaccare le infrastrutture critiche all’interno della Russia, si toglierà definitivamente i guanti piuttosto che limitarsi a bombardare a tappeto la linea di contatto.

Vi ho detto l’anno scorso che, qualunque cosa pensi l’Occidente, non ci sarà “Nessuna tregua nell'Heartland”. E il modo in cui la Russia poteva battere l’Occidente in Ucraina era continuare a fargli credere di avere una possibilità di vincere, lasciando solo la speranza sufficiente affinché l’Occidente continuasse a incanalare miliardi in un mattatoio.

Ma, a prescindere da tutto ciò, non ci sarà alcuna tregua nell’Heartland. La Russia non si tirerà indietro. La Cina la sosterrà fino alla fine, così come l’OPEC+ e il resto dell’Asia centrale. Non intensificheranno le ostilità di un centimetro oltre il necessario. Permettere all’Occidente di continuare a pensare di poter vincere è la strategia definitiva per sconfiggere un avversario superiore.

E anche se l’Ucraina finisse per essere un tritacarne decennale senza un chiaro vincitore, servirà ogni giorno come avvertimento al resto dell’Asia che non si può tornare indietro e che il loro futuro è migliore con i vicini piuttosto che accettare tangenti per restare viceré sul libro paga dell’Occidente.

Demoni senz'anima come David Cameron e Lindsey Graham pensano che questo sia denaro ben speso, uccidendo russi senza che vengano sacrificate vite europee o americane.

Immagino che neanche gli slavi siano persone.

E odio essere portatore di cattive notizie, ma è esattamente quello che è successo: la Russia ha scaraventato l'Europa nel calderone, che ora assomiglia sempre più a un buco nero politico ed economico. E siamo ben oltre l'orizzonte degli eventi.

Ciò che ha fatto non ha lasciato al mondo alcun dubbio su quale sia il vero programma dietro questa guerra: ha ben poco a che fare con la stessa Russia.

La vera agenda è preservare il modello di business colonialista della vecchia Europa e della Gran Bretagna nel quale gli Stati Uniti sono stati indotti a credere che fossero partner alla pari. Chiaramente non siamo nelle loro teste.

Se ho capito qualcosa negli ultimi anni occupandomi di geopolitica è che ogni volta che pensate di comprendere gli imperativi dietro gli eventi attuali, un altro strato viene rimosso per rivelare una verità ancora più profonda.

E oggi la verità più profonda è che questa è la guerra dell’Europa contro la Russia perché con una vittoria russa in Ucraina essa finirebbe alla mercé di tutti i principali produttori di energia del mondo: Stati Uniti, Russia, Medio Oriente. Non si tratta dell’aggressione della Russia o del ridisegno dei confini attraverso mezzi militari.

Con il loro vero volto rivelato e i loro collaborazionisti nel Campidoglio degli Stati Uniti smascherati, guarderemo questa tragedia protrarsi per un altro anno o due nella speranza che gli Stati Uniti si suicidino; qualunque sia la ragione che li motiva, persone come Mitch McConnell, Graham e John Cornyn venderanno volentieri ciò che resta del Paese per salvare la propria patetica pelle.

Il fatto che lo facciano per un gruppo di eurocrati altrettanto patetici è la parte più tragica di tutta questa vicenda.

Ma è così che alla fine deve avvenire il cambiamento, spingendo i veri motivatori sul davanti del palco, puntando su di loro l'occhio di bue e guardandoli dimenarsi prima di scatenare contro di loro un altro lancio di uova marce.

E quale migliore umiliazione per loro se non quella di un Donald Trump che distribuisce suddette uova?


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Perché la linea tra bene e male tracciata da Solzhenitsyn è importante

Mar, 19/03/2024 - 11:10

 

 

di Barry Brownstein

Vogliamo pensare che il confine tra il bene e il male sia chiaro e che gli individui ricadano in un campo o nell'altro. In Gulag Archipelago, volume 1 Aleksandr Solzhenitsyn scrive: “Se solo fosse tutto così semplice! Se solo ci fossero persone malvagie da qualche parte che commettono azioni malvagie e fosse solo necessario separarle dal resto di noi e distruggerle”.

Poiché il confine tra bene e male non è così lineare come vorremmo, un principio essenziale per organizzare la società è, secondo le parole di F. A. Hayek, quello di garantire che “un uomo cattivo possa fare il minor danno”.

Molti conoscono queste famose parole di Solzhenitsyn in Gulag Archipelago, volume 2: “La linea che separa il bene e il male non passa attraverso gli stati, né tra le classi, né tra i partiti politici, ma attraverso ogni cuore umano e attraverso tutti i cuori umani”.

Coloro che negano questa verità della natura umana spesso credono che dare alle persone etichettate come “buone” – quelle che possiedono la giusta ideologia – abbastanza potere per controllare gli altri risolva il problema dell’organizzazione della società.

La famosa frase di Solzhenitsyn non appare fino a pagina 746 e la maggior parte delle persone non è a conoscenza del contesto: “A poco a poco mi è stato rivelato che la linea che separa il bene...”

Chi ha rivelato questa verità a Solzhenitsyn? Le sue esperienze nel gulag.

Nella stessa sezione del suo libro scrive: “Guardando indietro, ho capito che per tutta la mia vita non avevo compreso né me stesso né i miei sforzi”. Quindi tira fuori ciò che ha visto in sé stesso:

Mi è stato concesso di portare via dai miei anni di prigione sulla schiena curva, che quasi si spezzò sotto il suo peso, questa esperienza essenziale: come un essere umano diventa cattivo e quando buono. Nell'ebbrezza dei successi giovanili mi ero sentito infallibile e per questo ero crudele. Nell'eccesso di potere ero un assassino e un oppressore.

Solzhenitsyn riconosce l’errore di usare le buone intenzioni come guida all’azione: “Nei momenti più malvagi ero convinto di fare del bene ed ero ben fornito di argomenti a mia giustificazione”.

I peggiori cattivi possono illudersi di pensare di fare del bene. Non dovremmo lasciarci ingannare e credere che la libertà possa essere preservata facendo affidamento sulle buone intenzioni delle persone buone.

Date uno sguardo onesto al vostro flusso di pensieri e prendete nota di quanto sia egoista. Sì, fate caso anche i vostri pensieri di gentilezza e generosità verso gli altri; non c’è motivo per cui la società possa fidarsi delle vostre buone intenzioni, o delle mie, con il potere di controllare gli altri.

Per trovare il bene, Solzhenitsyn avrebbe dovuto prima vedere la sua oscurità e poi, dopo averlo fatto, si sarebbe aperta una strada verso il bene: “E solo quando giacevo lì, sulla paglia marcia della prigione, che ho sentito dentro di me i primi moti del bene”.

Dopo la sua famosa frase sulla “linea che separa il bene e il male”, Solzhenitsyn scrive: “Questa linea si sposta. Dentro di noi oscilla con gli anni. E anche nei cuori sopraffatti dal male si conserva una piccola testa di ponte del bene. E anche nel migliore dei cuori, rimane [...] un piccolo angolo di male non sradicato”.

Che la linea tra il bene e il male oscilli è una verità espressa ripetutamente da Solzhenitsyn:

Durante la vita di ogni cuore questa linea [tra bene e male] continua a cambiare posto; a volte viene schiacciata in una direzione dal male esuberante e talvolta si sposta per lasciare spazio sufficiente affinché il bene possa fiorire. Lo stesso essere umano è, in età diverse, in circostanze diverse, un essere umano totalmente diverso. A volte è vicino al diavolo, a volte alla santità.

Chiaramente Solzhenitsyn voleva che capissimo che il nostro lavoro non finisce mai. Coltivare la nostra bontà è il lavoro di una vita.

In entrambi i volumi 1 e 2 Solzhenitsyn ripete il monito di Socrate: “Conosci te stesso”. Nel volume 2 aggiunge: “Non c'è nulla che aiuti e assista il risveglio dell'onniscienza dentro di noi quanto pensieri insistenti sulle proprie trasgressioni, errori, sbagli”.

Il male può passare attraverso ognuno di noi se non lavoriamo per riconoscerlo e scegliere contro di esso. Solzhenitsyn direbbe che ci illudiamo quando pensiamo che il male sia solo al di fuori e questa è una verità che continua a essere confermata.

Di recente Jonathan Mayo ha raccolto nuovi dettagli sull'attacco terroristico del novembre 2008, quando dieci giovani terroristi del gruppo pakistano Lashkar-e-Tayyiba uccisero 164 persone a Mumbai, in India. I loro obiettivi erano normali residenti di Mumbai, persone in un centro ebraico e visitatori di un famoso hotel che accoglie turisti.

Ciò che risalta nell'attacco è che i dieci terroristi erano in comunicazione con i mandanti, inviando loro messaggi dal Pakistan.

Mayo riferisce che mentre i terroristi erano all'hotel Taj Mahal Palace, ricevettero messaggi dai mandanti in Pakistan ed erano “furiosi perché non c'è segno di un incendio al Taj”. Telefonarono quindi ai giovani terroristi: “Non succederà nulla finché non appiccherete il fuoco. Quando le persone vedranno le fiamme inizieranno ad avere paura. E lancia qualche granata, fratello mio. Non c’è nulla di male nel lanciare qualche granata”.

I terroristi nell'hotel sembravano “sopraffatti dall'opulenza dell'hotel e [dissero] ai loro assistenti: 'Ci sono computer qui con schermi ad alta tecnologia! È fantastico!' Il mandante [insistette] affinché appiccassero 'un vero e proprio incendio' nel giro di poco tempo”.

Dopo l’attacco un terrorista venne fermato a un posto di blocco alla stazione ferroviaria e disse: “Per favore, signore, ho fatto quello che ero venuto a fare. Per favore uccidimi”. Il giovane disse alla polizia che “suo padre, un venditore ambulante, lo aveva venduto [al gruppo terroristico], dicendo a suo figlio: 'Avremo soldi, non saremo più poveri'”.

Il confine tra il bene e il male, anche tra i giovani terroristi, si muoveva in tempo reale.

La testimonianza di Solzhenitsyn ci aiuta a vedere che il male non può essere eliminato, ma, secondo le sue parole, “è possibile reprimerlo”.

Se Solzhenitsyn ha ragione riguardo al potenziale del male esistente in ognuno di noi, allora Thomas Sowell, nel suo libro A Concept of Visions, dà un importante avvertimento:

Ogni nuova generazione che nasce è un'invasione della civiltà da parte di piccoli barbari, i quali devono essere civilizzati prima che sia troppo tardi. Le loro prospettive di crescere come persone dignitose e produttive dipendono dall’insieme elaborato di pratiche in gran parte inarticolate che generano valori morali, autodisciplina e considerazione per gli altri.

Steven Pinker ha fatto eco a Solzhenitsyn quando ha scritto: “Gli esseri umani non sono innatamente buoni (così come non sono innatamente malvagi), ma sono dotati di motivazioni che possono orientarli lontano dalla violenza e verso la cooperazione e l’altruismo”.

Sarebbe una scommessa folle aspettarsi che ogni persona cresca civilizzata ed eserciti il ​​proprio libero arbitrio per volgersi verso il bene. La cooperazione e la prosperità umana sono possibili grazie alle tradizioni morali e allo stato di diritto che limita il male.

Quando l’ideologia sfrenata trionfa sui diritti e sulla moralità, scopriamo rapidamente quanto velocemente il male possa trionfare sul bene.

Al contrario, l’ordine sociale creato dal libero mercato espande le nostre opportunità di cooperare con gli altri e, soprattutto, accetta la natura umana per quello che è. Più cooperiamo, più vediamo che il nostro benessere dipende dagli altri. Quanto più profonda è l’interdipendenza, tanto maggiori sono gli incentivi a coltivare il lato buono della natura umana.


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Washington è la capitale della guerra

Lun, 18/03/2024 - 11:11

 

 

di David Stockman

Immaginate se Washington scoprisse che la Russia, o la Cina, avesse piazzato 12 stazioni di spionaggio al confine con il Texas. I politici, già con la bava alla bocca riguardo alle presunte orde di nigeriani, albanesi, cinesi e agenti comunisti di Cuba che già fanno irruzione attraverso i confini dell'America, si straccerebbero le vesti o addirittura soffrirebbero di arresti cardiaci seriali.

E questo per non parlare dell’innesco di una potenziale resa dei conti nucleare, come quella quando Krusciov fece marcia indietro davanti all’insistenza del presidente Kennedy nell’ottobre 1962 affinché i missili sovietici fossero rimossi da Cuba. In quell’occasione l’umanità sfuggì per un pelo all’incenerimento, ma da quel momento in poi almeno fu stabilita una regola d'ingaggio per l’era nucleare.

Vale a dire, non si mettono armi e forze minacciose davanti alla porta del proprio rivale nucleare; è vietato dalle esigenze della sopravvivenza umana e dal buon senso.

Ecco perché è accaduta anche la parte spesso dimenticata della crisi missilistica cubana: JFK accettò di rimuovere 15 missili Jupiter dotati di testate nucleari dalla Turchia in cambio dello smantellamento dei missili sovietici a Cuba, anche se questa parte dell’accordo non fu mai riconosciuta pubblicamente da Washington.

Inoltre poiché a quei tempi c’erano tutte le ragioni per prendere sul serio la minaccia sovietica, non ci fu molta ingerenza da parte di Washington in Cecoslovacchia durante quella che si rivelò essere la rivolta di primavera del 1968. Anche se i sovietici avevano invaso Praga con 500.000 soldati e massacrato brutalmente centinaia di manifestanti, LBJ aveva pianificato un vertice con il leader sovietico Breznev – finché non lo annullò all’ultimo minuto per motivi puramente politici.

Anche quando il Movimento di Solidarnosc in Polonia guadagnò slancio un decennio più tardi, la CIA e le altre estensioni della macchina da guerra occidentale tennero le pistole nella fondina. La maggior parte degli aiuti al movimento di liberazione polacco provenivano dal Papa e dall’AFL-CIO.

Pertanto le regole dell’ingaggio nucleare furono rispettate, nonostante la terribile tirannia dell’Impero sovietico. Negli anni ’80 l’Occidente aveva vinto la Guerra fredda senza sparare direttamente un colpo in direzione di Mosca, o dei suoi vassalli nell’Europa orientale. Questo perché l’impero sovietico stava marcendo dall’interno a causa dei difetti intrinseci del socialismo.

A sua volta la fine dell’Unione Sovietica fornì il contesto per una radicale contrazione dello Stato di Guerra negli Stati Uniti e dei suoi tentacoli globali d'intervento, sovversione, invasione e occupazione. Nel 1991, quando l’Unione Sovietica finì nella pattumiera della storia, non esisteva più alcuna seria minaccia alla sicurezza interna dell’America in nessuna parte dell’intero pianeta.

L’agenda della presunta “Nazione Eccezione” avrebbe dovuto essere la leadership in una campagna mondiale per l’abolizione delle armi nucleari e il disarmo generale; la liquidazione delle istituzioni della Guerra fredda come la NATO, la SEATO, il Patto di Varsavia, ecc.; il definanziamento dell’intero apparato di propaganda e sovversione della Guerra fredda rappresentato da Radio Free Europe, dalle capacità di azioni segrete della CIA e dalle operazioni interventiste del Dipartimento di Stato e dell’Agenzia per lo sviluppo internazionale, tra gli altri.

In poche parole, le condizioni oggettive dei primi anni ’90 rappresentavano un’opportunità storica per Washington di diventare la capitale della pace del pianeta, ma ciò non accadde perché durante l’amministrazione Reagan una cricca crescente di guerrafondai neoconservatori aveva preso il controllo della politica sulla sicurezza nazionale, fornendo così la logica e la copertura politica al complesso militare-industriale affinché continuasse a incamerare enormi quantità di risorse fiscali.

Alla fine degli anni ’80 avevano già raggiunto un aumento massiccio e del tutto inutile della spesa per la difesa. L’ultimo budget di Carter era stato di circa $134 miliardi, ma nel 1990 le amministrazioni Reagan/Bush avevano spinto la spesa per la difesa oltre i $300 miliardi. Peggio ancora, durante questa enorme esplosione venne finanziata una vasta espansione della capacità di guerra convenzionale: le risorse navali, aeree e terrestri necessarie per intraprendere guerre d'intervento e occupazione in tutto il mondo – iniziative che non erano prudenti o pratiche durante la Guerra fredda e capacità che erano, in ogni caso, irrilevanti per la minaccia nucleare sovietica.

Inoltre a sostegno di questa rinnovata capacità d'intervento militare convenzionale si erano verificati grandi aumenti delle capacità di operazioni segrete della CIA sotto la guida di William Casey, così come l’espansione degli strumenti di guerra ideologica presso il nuovo National Endowment for Democracy e aumenti simili nei finanziamenti per le armi di radiodiffusione e di propaganda di Washington.

Nel complesso il bilancio per la sicurezza nazionale – comprese le operazioni internazionali e le spese dei veterani – era pari a $600 miliardi ($ 2023) nel 1990 e avrebbe potuto facilmente essere tagliato a $300 miliardi entro la metà degli anni ’90, sotto l’egida di un governo mossa dalla diffusione della pace nel mondo.

Ahimè, non è accaduto niente del genere. Il presidente Bill Clinton e i suoi compari sessantottini tradirono il movimento pacifista della loro generazione quando arrivarono al potere a causa delle gaffe guerrafondaie di George H. W. Bush. Invece di tagliare il bilancio della difesa mantennero i livelli nominali di spesa in dollari e invece di smantellare la NATO alimentarono un’incessante espansione verso le porte della Russia in violazione delle solenni promesse di Washington di non farlo al momento della riunificazione tedesca.

Di conseguenza non vi fu alcun dividendo di pace e, cosa ancora più importante, nessuno smantellamento dello Stato di Guerra sulle rive del Potomac. Con l'ultimo bilancio di Clinton, la maggior parte dell'ex-Patto di Varsavia era già nella NATO o in attesa di adesione, e il bilancio totale per la sicurezza nazionale, comprese le operazioni internazionali e i veterani, ammontava ancora a $602 miliardi.

Da lì, ovviamente, tutto è partito per la tangente. La mal concepita guerra di Washington al terrorismo e gli interventi seriali in Medio Oriente hanno portato il budget per la sicurezza nazionale a $1.090 miliardi entro la fine dell’amministrazione Bush – un livello al quale il premio Nobel per la “pace” era riuscito a sottrarre meno di $100 miliardi alla fine del suo mandato.

Allo stesso modo la promessa elettorale di Trump di porre fine alle Guerre Infinite è stata rapidamente messa da parte, poiché tutte quelle da lui ereditate sono continuate e lo status quo della NATO è cambiato solo perché i vari membri hanno finto di spendere per la difesa una frazione in più del loro PIL. Donald ha fatto sì che il budget per la sicurezza nazionale crescesse vertiginosamente fino a $1.150 miliardi.

Joe Biden non ha trascorso 50 anni a Washington senza che la malattia della guerra infettasse completamente le sue limitate capacità mentali, quindi le Guerre Infinite si sono intensificate e la circonferenza dello Stato di guerra ha acquisito proporzioni ancora più grandi, arrivando a raggiungere $1.300 miliardi nell’anno fiscale 2024.

E questo è il nocciolo della questione: quello che dovrebbe essere al massimo un budget per la sicurezza nazionale compreso tra $400 e $500 miliardi, ora è pari a tre volte tal livello. Ciò non solo sta alimentando aumenti del debito pubblico, ma, cosa ancora più importante, continua a garantire che quella che avrebbe dovuto essere la capitale della pace rimanga la capitale della guerra.

Inutile dire che una sicurezza nazionale da $1.300 miliardi è una cosa pessima, indipendentemente dalla geografia che occupa un particolare Paese. Questo perché incarna intrinsecamente un vasto complesso militare-industriale che dipende letteralmente da una missione di egemonia globale per giustificare quello che altrimenti sarebbe uno spreco assolutamente orribile di risorse fiscali ed economiche.

Detto in modo diverso, solo un egemone globale ha bisogno di un budget per la sicurezza nazionale da $1.300 miliardi. Non c’è altra motivazione che giustifichi plausibilmente un numero anche lontanamente così grande.

La verità è che non esiste potenza sul pianeta Terra in grado di superare i grandi fossati dell’Atlantico e del Pacifico con un’enorme armata terrestre, aerea e marittima e quindi minacciare militarmente la sicurezza interna dell’America. E per quanto riguarda le armi nucleari, mantenere le 3.750 testate nucleari del Paese nello status di dispiegamento o in modalità standby costa circa $65 miliardi all’anno – una cifra che potrebbe essere aumentata a $100 miliardi per aggiornare i sistemi di lancio esistenti.

Oltre a ciò, qualche centinaia di miliardi per difendere le coste e lo spazio aereo americano gestirebbero più che adeguatamente la presunta minaccia della Russia. E lo stesso vale per la Cina, la quale crollerebbe all’istante se il suo mercato dell'export da $3.500 miliardi dovesse essere tagliato fuori da una guerra contro gli Stati Uniti o l’Europa.

In breve, ogni anno nello Stato di guerra affluiscono ben più di $500 miliardi di risorse fiscali in eccesso. Ciò fornisce l’essenza fiscale per l’autoperpetuazione di questo mostruoso complesso e l’incentivo finanziario per una vasta operazione di lobbying da parte di appaltatori militari, consulenti militari, think tank sulla sicurezza nazionale, ONG e una falange infinita di agenzie e uffici dello Stato Profondo – tutti volti a giustificare quello che oggettivamente è un orrendo spreco.

Le recenti rivelazioni secondo cui la CIA ha gestito attivamente basi, programmi di addestramento e operazioni di raccolta di informazioni alle porte della Russia negli ultimi 10 anni, spiega perché Washington è davvero la capitale della guerra.

Il fatto è che la Russia non rappresenta né adesso, né nel 2014, una minaccia militare per la patria americana. Per dirla tutta, il PIL americano da $27.000 miliardi fa impallidire quello da $2.000 miliardi della Russia. Non potrebbe nemmeno lontanamente schierare un’armata invasiva, la quale richiederebbe $50.000 miliardi in PIL o 25 volte di più quello attuale, e non prevarrebbe mai nemmeno in una corsa agli armamenti nucleari.

Allora perché Washington ha deciso di aiutare a rovesciare il governo dell’Ucraina durante il colpo di stato a Maidan nel 2014 e poi lanciare, in completa violazione delle lezioni del 1962, una vasta operazione della CIA al suo confine, come rivelato dal New York Times?

Semplice: un’istituzione che prospera con $500 miliardi in più di finanziamenti inutili conosce sicuramente la propria vulnerabilità e teme il giorno in cui l’elettorato americano avrà la possibilità di risvegliarsi dal suo sonno. Quindi ha bisogno di minacce esagerate, di nemici evocati e di scontri provocati.

Fortunatamente, però, esiste una soluzione: riportare l’Impero a casa e mettere alla Casa Bianca uno statista forte, informato e coraggioso che possa far fallire la capitale mondiale della guerra prima che sia troppo tardi.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Il quadro generale finora: due anni dopo

Ven, 15/03/2024 - 11:02

 

 

di Francesco Simoncelli

Questa serie annuale è iniziata da quando Powell ha iniziato a rialzare i tassi di riferimento della FED dapprima indirettamente, aumentando il tasso di remunerazione nella struttura pronti contro termine di 5bps, e poi direttamente col raggiungimento del 5,5% del Fed Fund Rate. Il 2021, quindi, e il 2022 hanno rappresentato due anni fondamentali in tutta la storia dell'economia moderna, rivoluzionando un sistema che era stato consolidato sin dalla fine di Bretton Woods. Per quanto audace possa sembrare l'affermazione, ritengo che gli Stati Uniti abbiano dichiarato formalmente indipendenza dal Regno Unito solo nel marzo 2022: pensionamento del LIBOR ed entrata in scena del SOFR. Anche l'UE vuole dichiarare indipendenza dagli USA e non avendo più la fonte primaria di finanziamento, il mercato degli eurodollari che è stato contratto dalle azioni della FED, la sua strada adesso passa attraverso l'unione fiscale e un esercito personale. Tale indipendenza, inizialmente, era stata avviata come una scalata ostile nei confronti degli Stati Uniti, ma inutile dire che le cose sono andate male e la strategia s'è ritorta contro. Per continuare a far fluire i finanziamenti e permettere a questo abominio socioeconomico di continuare a operare, oltre ad avere a disposizione la possibilità di sequestrare/confiscare gli asset dei cittadini europei in caso di estrema necessità (euro digitale), è vitale l'implementazione di una tassazione diretta sotto l'egida della Commissione europea. Non solo, anche la creazione di un esercito europeo e il distacco dalla NATO (non è un caso che quest'ultima sia diventata lo zimbello del mondo, ultima prova a supporto di tale tesi è il caos eruttato nel Canale di Suez).

Di conseguenza sono necessarie diverse prove di forza, come il braccio di ferro infinito tra l'UE e l'Ungheria sulle questioni fiscali e militari. Questo sfoggio di potere è funzionale a puntellare la credibilità all'Eurosistema, colata a picco negli ultimi 4 anni. L'UE deve dimostrare al mondo che ha tutti sotto controllo e se non ce li ha tutti sotto controllo, allora si muoverà per cambiare le regole e mettere tutti sotto controllo. Come si fa altrimenti a vendere migliaia di miliardi in obbligazioni agli investitori se non si ha un meccanismo di garanzia a supporto di tale architettura? Lo stesso meccanismo usato da FMI/Banca Mondiale per tenere in riga i Paesi del Terzo mondo. Il risultato è l'integrazione politica da cui nessuno può uscire, per questo sarà investito fino all'ultimo centesimo di capitale politico affinché ciò si avveri. Non esiste alternativa secondo l'ottica degli eurocrati. Al contempo si spinge l'amministrazione Biden a fare pressione sulla FED affinché torni ad abbassare i tassi in modo che gli eurobond possano essere venduti a tassi di rendimento sotto lo zero, dato che a quelli attuali non sono sostenibili. Perché? Perché il livello di tassazione in Europa è già alto e il rischio è quello di scatenare (ulteriore) caos interno. Soprattutto in un continente in cui lo stato di diritto è stato fatto a pezzi.

L'UE è l'Unione delle Repubbliche Socialiste Europee. È tutto l'opposto di una visione liberale: un governo socialista con deriva ineluttabile verso il comunismo. E il suo scopo ultimo è governare ogni più piccolo cavillo e settore della vita umana.https://t.co/smxRp2lwNR

— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) February 8, 2024

Fanno ridere quelli che parlano di "regime" riferendosi SEMPRE agli altri, quando invece ci vivono essi stessi. Ennesimo episodio di stato di diritto calpestato, soprattutto alla luce della recente sentenza della Corte di Amburgo su Usmanov et al.https://t.co/ytyyI7VpF2

— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) February 7, 2024

Ennesima pistola fumante che lo stato di diritto in UE è una barzelletta. I valori occidentali, in particolar modo europei, ormai sono furto, mendacia, oppressione e corruzione. https://t.co/die5o2rwuW

— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) January 24, 2024

La corruzione dilagante che ha investito l'Occidente è stata alimentata dalla stampa scriteriata di denaro e dall'abbassamento dei tassi d'interesse di riferimento allo zero. Questi due fattori hanno contribuito a creare un ambiente economico in cui gli incentivi erano allineati per peggiorare la situazione. Tale sistema ha approfondito la sua influenza fino a raggiungere livelli impensabili di capillarità all'interno della società, di conseguenza un singolo colpo inferto contro di esso è facilmente assorbibile tramite la sua estrema ramificazione. È lo stesso motivo per cui l'Impero romano, così come quello greco e altri, fu in grado di resistere a diversi eventi avversi che avrebbero potuto spazzarlo via ben prima la data della sua disfatta ufficiale. Allo stesso modo accade oggi: la sfera d'influenza della cricca di Davos, ad esempio, corre talmente in profondità da necessitare di tempo consistente prima che possa essere smantellata. Ecco perché la FED è la carta migliore che si possa giocare per andare in tale direzione, cercando d'invertire la corruzione che ha infestato il Federal Reserve System da Roosevelt in poi. Sto parlando di una fase di transizione in cui la FED e le sorelle regionali tornano a essere quelle stanze di compensazione in concorrenza che erano al momento della loro nascita. Un forte segnale in tale direzione è la possibilità delle banche commerciali statunitensi di emettere la propria valuta digitale e coordinarsi con le FED regionali per l'organizzazione. Solo successivamente si potrà eventualmente discutere e realizzare uno smantellamento del sistema bancario centrale.

Come scrisse Mises in Omnipotent Government:

Data la natura umana così com'è, lo Stato è un'istituzione necessaria e indispensabile. Lo Stato è, se adeguatamente amministrato, il fondamento della società, della cooperazione umana e della civiltà. È lo strumento più vantaggioso e utile negli sforzi dell’essere umano volti a promuovere la felicità e il benessere. Ma è solo uno strumento e un mezzo, non l’obiettivo finale. Non è Dio. È semplicemente costrizione e coercizione; è il potere della polizia. [...] Quando gli esseri umani in carica e i loro metodi non piaceranno più alla maggioranza di una nazione, nelle elezioni successive saranno sostituiti da altri esseri umani e da un altro sistema.

DALLA “RACE TO DEBASE” ALLA “RACE TO THE BOTTOM”

La centralizzazione dei poteri è il vicolo cieco di quella struttura socioeconomica che non riesce più a estrarre valore dalla società nel suo complesso tale da sostenerne la grandezza/diffusione. L'apparato statale, soprattutto in Europa, ha raggiunto dimensioni tali da necessitare di capitali in entrata crescenti. Inutile dire che questa è l'inevitabilità di tutti quei sistemi che scendono lungo la strada della Legge dei rendimenti decrescenti. Come spiegato nel mio precedente pezzo sulle obbligazioni europee SURE, la mobilitazione dei fondi in possesso dei cittadini europei è un escamotage per accelerare la creazione definitiva degli Stati Uniti d'Europa. Ciò che finora è mancato è il potere di tassare direttamente; prima con i bond SURE, poi con i prestiti del PNRR (una cui parte da rimborsare prevede la discrezionalità diretta da parte dell'UE nell'imposizione di tasse sul territorio italiano) e adesso con i bond i guerra si traccia la strada per arrivare a tale risultato.

Ci sono voluti solo 7 giorni affinché la prima notizia avesse il seguito scontato nella seconda. In passato ci voleva di più. Anche questo è un sintomo della Legge dei rendimenti decrescenti.
1) https://t.co/rOyWCWrP3P
2) https://t.co/eVMJ0BfhWj

— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) February 24, 2024

Ma questa traiettoria non è altro che uno dei sintomi della malattia più grande chiamata Unione delle Repubbliche Socialiste Europee. Su queste pagine è stato documentato a sufficienza come l'UE, attraverso la regolamentazione, voglia catturare porzioni di valore aggiunto che non emergono spontaneamente dalle sue industrie bensì da quelle estere (principalmente statunitensi e asiatiche). L'industria europea è in ritardo su tutto, in particolar modo il settore tecnologico/digitale, e per quanto si voglia far alfiere della cosiddetta rivoluzione green attraverso i criteri ESG, essi vengono abbandonati progressivamente data la loro natura totalmente insostenibile. Ciò che rappresentano è un pledging allegiance nei confronti di una visione del mondo. Quale? Quella di un maggiore comando/controllo. Inutile dire che chi li sta abbandonando sono gli Stati Uniti, diametralmente opposti a un tale esito. E parallelamente a questo percorse corre anche la centralizzazione dei poteri all'interno della BCE, sia con l'euro digitale che con la moria (intenzionale) delle piccole/medie banche commerciali. Questo a sua volta significa meno risorse monetarie nei confronti della piccola/media impresa che sopravvive grazie alla capillarità del credito erogato da suddetti istituti bancari, i quali, diversamente dagli Stati Uniti, hanno un potere decisionale inferiore. Per quanto utili allo sviluppo locale, essi sono guardati con avversità dalla cittadinanza locale.

La riduzione di liquidità ad appannaggio delle piccole/medie imprese permette di consolidare l'industria in grandi complessi selezionati dall'alto, una monopolizzazione del settore industriale e dei beni prodotti. Inutile dire che il modello di riferimento è quello cinese e la tokenizzazione dei beni (sottoposti a monopolio) attraverso una valuta digitale delle banche centrali crea un'architettura sociale in cui il sequestro e la confisca sono all'ordine del giorno se gli individui non corrono lungo binari predefiniti. Inutile dire che il restringimento delle opzioni, e nel caso particolare il restringimento della platea delle piccole/medie imprese, permette alla pianificazione centrale socialista di dettare meglio il proprio passo. Al contrario la diffusione e la ramificazione sono l'essenza di un mercato fiorente e variegato, in sintonia con una scelta individuale più libera, meno coercitiva e soprattutto più intonata con una crescita organica (bottom up). In sintesi, l'Europa è stata svuotata dalla propria capacità di creare valore aggiunto affinché la classe dirigente (o gli oligarchi, come vengono etichettati altrove) possa continuare a perseguire i propri “sogni di gloria”. O per meglio dire, per sopravvivere a un destino già segnato, ovvero quello di soccombere sotto le contraddizioni di un'economia socialista e di un calcolo economico impossibile da effettuare con precisione e affidabilità.

Sin dalla grande crisi finanziaria è risultato chiaro che il sistema bancario centrale aveva perso il controllo. Infatti il mercato dell'eurodollaro e delle garanzie collaterali che sono eruttate lungo la sua scia d'adozione, hanno generato una serie di distorsioni off-budget impossibili da dirimere da parte dei comitati di gestione all'interno delle banche centrali. I dollari ombra che sono stati creati sulla base di questo sistema hanno mandato in tilt qualsiasi programma di gestione del rischio, cercando di tamponare gli spillover imprevisti e improvvisi che nel tempo sono fuoriusciti. L'era della cosiddetta coordinated central banks monetary policy altro non era che un tentativo di mettere una toppa a una falla gigantesca che è cresciuta di anno in anno, gettando liquidità contro un problema che non era basato su una mancanza della stessa ma di un mismatch sistemico tra i bilanci dei vari player nel mondo finanziario. Gli squilibri, man mano che emergevano, erano di una portata talmente grande da essere impossibili da colmare con l'iniezione di nuovi fondi/riserve all'interno del sistema bancario commerciale. La complessità e la contorsione raggiunta dal mercato degli eurodollari è arrivata a un punto da far ammettere ai diretti interessati nelle stanze dei bottoni che il problema era più grande di loro e il perseguimento di una strategia di quantitative easing infinito non avrebbe fatto altro che scaraventare nell'oblio gli Stati Uniti a vantaggio invece delle altre nazioni, Europa in primis.

Non bisogna soprassedere il fatto che stiamo parlando di dollari ombra e che quindi la loro creazione andava a scapito degli Stati Uniti stessi. Si trattava a tutti gli effetti di una scalata ostile a questi ultimi. Non è un caso che il settore bancario ombra è stato gonfiato di conseguenza. E a sua volta questa esplosione ha permesso sia alla Cina che all'Europa di usare gli USA come garanzia collaterale alle loro espansioni. Per quanto diventato incontrollabile, questo schema ha avuto un'origine: la City di Londra. Non si può dire con esattezza il momento in cui esso è venuto in essere, sta di fatto che la sua evoluzione ha avuto un'accelerazione con il piano Marshall di prestiti all'Europa post-bellica e le guerre di Corea prima e Vietnam poi. Il problema è che all'epoca c'era ancora una certa parvenza di stabilità conferita dal gold-exchange standard adottato a Bretton Woods. Il fallimento del Gold Pool di Londra si può ridurre a questo: dollari ombra incassati in lingotti d'oro. Visto che la FED era allora il punto di riferimento per quanto riguardava il rimborso in oro dei titoli che davano accesso a esso, Nixon si trovò obbligato a rompere definitivamente qualsiasi rapporto tra il dollaro e l'oro. Una soluzione dettata dal panico, dato che non si capiva bene cosa stesse accadendo. La chiusura della finestra dell'oro era una soluzione temporanea che aveva lo scopo di guadagnare tempo per trovare il bandolo della matassa. Inutile dire che le cose sono andate diversamente, perché tale scelta diede ancora più potere a Londra e la finanziarizzazione risultante ha complicato ulteriormente le cose. Soprattutto per gli Stati Uniti, i quali hanno inesorabilmente perso il controllo sulla loro politica monetaria.

Infatti non è un caso che fino al 2022 il tasso di riferimento nel mondo per l'indicizzazione di crediti/debiti era il LIBOR. La sua impostazione avveniva tramite 29 banche europee e solo una americana. Inutile sottolineare chi era avvantaggiato da questo tipo di situazione. Non è un caso, quindi, che nel 2017 sono iniziati i lavori in casa dello zio Sam per introdurre un'indicizzazione dei crediti/debiti basata esclusivamente sul suolo americano: il SOFR, entrato pienamente in vigore nel 2022. A marzo dello stesso anno Powell ha iniziato a rialzare i tassi di riferimento della FED, forte del fatto che i guai finanziari erano sostanzialmente in casa di chi sfruttava il mercato dell'eurodollaro per intascare i profitti e socializzare le perdite negli Stati Uniti. Detto in parole povere, il controllo del dollaro e della politica monetaria statunitense sono tornati a New York/Washington e sono stati allontanati da Londra. È necessario rimarcare un fatto importante: il LIBOR non era usato solo per i prestiti interbancari, ma per qualsiasi cosa nel mondo finanziario; esistono, ad esempio, contratti molto lunghi che sono stati siglati usando questo strumento all'interno di essi. Da parte loro le banche statunitensi sono state schermate da eventuali perdite dal passaggio LIBOR-SOFR attraverso una legge approvata ad hoc nel 2020.

Non solo ma a ciò si aggiunge la fuga di capitali che lasciano l'Europa e volano negli Stati Uniti, contribuendo a puntellare gli istituti bancari. Infatti chi ha più da perdere da questa situazione sono il Regno Unito, la Cina e l'UE, soprattutto perché la mole di derivati che sono eruttati dall'iperestensione del mercato dell'eurodollaro ammonta a oggi a circa $600.000 miliardi. Vi basti sapere che il PIL mondiale è circa $100.000 miliardi. Non bisogna aggiungere che al minimo traballamento, il castello di carte su cui è stato costruito questo gigantesco schema Ponzi non potrà fare altro che crollare. E come ogni schema Ponzi che si rispetti, il furto progressivo ne garantisce la continuità; non appena cambia un tassello fondamentale dello schema, ecco che il tutto rischia di capitolare a terra fragorosamente. Da qui la corsa mondiale ad accaparrarsi risorse reali per proteggersi. E qual è quel Paese nel mondo che ha più risorse di tal tipo? La Russia. E qual è quel continente nel mondo che ha più risorse di tal tipo? L'Africa. E chi, oltre alla Cina, ha espanso la propria sfera d'influenza in Africa soffiando territori all'Europa e alla Francia in particolar modo? La Russia. Non c'è da sorprendersi che Macron abbia il dente avvelenato nei confronti di Putin.

JUST IN - Macron: "We are certainly approaching a moment in our Europe where it will be appropriate not to be cowardly... war has returned to our soil." — BFMTV

— Disclose.tv (@disclosetv) March 5, 2024

L'UE si sta rendendo conto che il suo progetto è stato un fallimento, che il suo progetto politico è stato un disastro, che gli sforzi per essere un concorrente degli Stati Uniti hanno ottenuto il contrario e la data di scadenza potrebbe arrivare il prossimo 30 settembre. Il tempo stringe... Anche perché questo tipo d'impianto socioeconomico, ovverosia quello dell'Unione Europea e della BCE, è maledettamente identico a quello che caratterizzò l'URSS; è possibile affermare che la BCE è la Gosbank 2.0 ed essendo questa la sua natura non è possibile non concludere che il suo fato è segnato. Non tanto per meriti altrui, quanto per i propri demeriti; un suicidio al rallentatore come accaduto nel 1991. Ecco perché l'intera UE si sta spostando verso un'economia di guerra, che ovviamente favorisce l'uso di misure draconiane (tra cui sequestri e confische). Accade l'esatto opposto invece negli Stati Uniti, con Powell e Trump il cui messaggio è “mettiamo a posto prima gli USA piuttosto che ficcare il naso altrove”.

Ed ecco la "prova provata" di quello che dico spesso: la FED, dopo aver messo ordine sul lato monetario dell'equazione, sta cercando d'influenzare la messa in ordine anche di quello fiscale. Attualmente il Congresso e l'amministrazione Biden sono un coacervo d'infiltrati/vandali. https://t.co/iF5RAzlaOH

— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) February 6, 2024

Anche Wall Street ha capito l'antifona e si sta adeguando di conseguenza. Come sempre gli americani sono ottimi giocatori e hanno capito prima degli altri le potenzialità di Bitcoin, ad esempio, fornendo terreno fertile ai miner su cui basare le loro operazioni. Questo significa tasse pagate sul suolo americano ed economia di scala che si formano. Non solo, ma ci si fa alfieri di un movimento crescente e di un'industria agli albori che possono migliorare, e non poco, la prosperità americana e di conseguenza fornire un'ulteriore carta da giocare agli USA nella guerra finanziaria di oggi. Che fa invece l'Europa? Batte i piedi a terra e sbraita al cielo. Non solo ha perso la corsa nell'industria tecnologica/digitale e nelle transazioni finanziarie mondiali, ma anche nel campo del criptovalute. L'approvazione dell'ETF su Bitcoin negli USA è una monumentale legittimazione di tale asset agli occhi degli investitori istituzionali. L'approvazione stessa smentisce le parole della BCE. Al che la de-dollarizzazione è solo una favoletta, dato che affrontiamo una de-euroizzazione. Infatti l'entrata in scena del SOFR ha centrato ancora di più l'attenzione del mondo sui titoli di stato statunitensi, il collaterale globale per eccellenza che prima era accessibile facilmente attraverso la creazione ex novo ed ex nihilo dei dollari fantasma, mentre adesso bisogna acquistarli alla vecchia maniera: rafforzando effettivamente il dollaro. Per quanto la Yellen sia disposta a far correre l'inchiostro rosso nel Ministero del Tesoro USA per facilitare la vita agli altri player mondiali, la strategia higher for longer di Powell è quella che sta massacrando a tutti gli effetti i concorrenti degli USA. In questo modo il biglietto verde rimane forte, sfruttando non solo la fuga di capitali finanziari dall'estero, ma anche la paura di coloro che sono pesantemente esposti al mercato dell'eurodollaro e temono un effetto domino dirompente. A ciò bisogna aggiungere anche l'indipendenza energetica degli Stati Uniti.

9/ L'UE sta sacrificando tutto in questa battaglia, soprattutto la propria popolazione, in modo da comprare tempo; invece, come vediamo dal grafico qui sotto, gli USA hanno dato nuovamente scacco ai comunisti europei puntellando un altro settore della loro economia. pic.twitter.com/uVfWcOPE2h

— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) January 22, 2024


ZOOM OUT

Il costo del servizio del debito è raddoppiato negli ultimi anni. I tassi d'interesse sono in aumento ovunque e lo è anche l’ammontare del debito totale. Insieme, come una nave intrappolata nel ghiaccio polare, schiacciano lo scafo. Ma l’aumento dei livelli di debito e l’impennata dei pagamenti degli interessi sono destinati a far scattare l’allarme da qualche parte? Debito subprime? Azioni? Immobiliare? Il che ci riporta alla prossima domanda: da dove verrà la prossima Grande Perdita? La cosiddetta “Grande Perdita” è il più grande pericolo finanziario che tutti gli investitori devono affrontare, dato che può spazzare via un’intera carriera fatta di guadagni, risparmi e investimenti. E se avete più di 55 anni, probabilmente non avrete il tempo di riprendervi. Quindi cosa minaccia una grande perdita adesso? Ricordate, dev'essere una grande sorpresa. Allora dov’è?

Le azioni sono ancora costose, sotto certi aspetti sono più costose che mai (soprattutto i principali titoli tecnologici). Ci sorprenderebbe se crollassero? O addirittura se si schiantassero? Non più di tanto. E che dire delle case? Anche loro sono al top della loro gamma; non dovrebbero scendere? Sembra quasi inevitabile che accada, soprattutto perché la famiglia media non può più permettersi la casa media. Nessuna sorpresa nemmeno qui, quindi. E che dire dell’intelligenza artificiale? È l’ultima moda che dovrebbe renderci tutti ricchi. Proprio come Internet ha portato la conoscenza di tutto il mondo a portata di mano, ora l’intelligenza artificiale aiuterà ad aggiustare ciò che era rimasto da aggiustare. Gli “esperti” dicono che aumenterà la produttività così tanto che saremo in grado di pagare i nostri debiti, finanziare la nostra tentacolare industria della potenza di fuoco e far rieleggere ogni politico. E la cosa migliore è che si tratta di una tecnologia perfetta per un impero in declino e mentalmente indebolito: non dobbiamo più pensare a come risollevare le nostre sorti socioeconomiche, l’intelligenza artificiale lo scoprirà per noi.

La mia ipotesi è che l’intelligenza artificiale si rivelerà un grande flop. Le persone la useranno regolarmente. Migliorerà la produttività? Sì e la ridurrà anche in alcuni settori. Gli utenti perderanno il loro tempo giocando e parlando con i robot sessuali, alcuni compiti saranno più facili, altri saranno resi più complicati da ladri, incompetenti e propagandisti potenziati dall’intelligenza artificiale. Nel complesso, farà poca differenza. Renderà ricchi alcuni investitori? Certamente, ma la maggior parte delle affermazioni e delle promesse fatte a favore dell’intelligenza artificiale si riveleranno false e molte persone subiranno delle perdite. Tuttavia la Grande Perdita probabilmente verrà da altrove.

E il mercato obbligazionario? Ha subito il declino più lungo e ripido della sua storia e questo potrebbe suggerire che il peggio è passato. Gli investitori si aspettano un rimbalzo, o addirittura un'inversione, ed è qui che le cose si fanno interessanti. Tutti sanno che “non si combatte la FED”.

Powell, in modo elegante e cortese, ribadisce alla Lagarde e alla cricca di Davos che possono andare al diavolo. Già lo scorso dicembre, quando è iniziata a circolare l'assurda tesi di un taglio dei tassi, scrivevo che era solo un wishful thinking della stampa finanziaria europea https://t.co/WdoTtnzuea

— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) March 6, 2024

C’è un tempo per essere un prestatore e un tempo per essere un mutuatario. Il prestito è stato un modo di vivere per gran parte di questo secolo, soprattutto nel profondo della crisi sanitaria. Se aveste bloccato un tasso ipotecario al 3%, avreste potuto fare la migliore mossa finanziaria di tutta la vostra vita. Le rate del mutuo sarebbero state fissate a un tasso d'interesse estremamente basso, mentre sia il pagamento del capitale che quello degli interessi sarebbero stati ridotti, anno dopo anno, dall'inflazione. Anche con un tasso d'inflazione del 4% uno avrebbe ottenuto un profitto sul denaro preso in prestito dell’1% all’anno. Ma mentre i giorni gloriosi dell'accendere prestiti sono finiti, sono invece iniziati i giorni felici del concedere prestiti? È giunto il momento di riacquistare obbligazioni? Oppure no?

Il modello di allocazione del capitale “più stupido” che esista diceva di vendere le azioni quasi 30 anni fa. È “stupido” nel senso che non dice nulla sullo stato del mondo, sul futuro dei tassi d'interesse, o su qualsiasi altra cosa, è semplicemente progettato per contribuire a evitare la “grande perdita” segnalando quando le azioni sono costose in termini di oro. Detto in modo semplice: un investitore evita grandi perdite acquistando azioni quando può comprare le 30 azioni nel Dow Jones per meno di 5 once d’oro; le vende quando superano le 15 once. Nel 1996, ad esempio, questo modello ci diceva di favorire l’oro (rispetto alle azioni). Il massimo storico per le azioni statunitensi arrivò nell'agosto del 1999, con le azioni Dow scambiate a 42 once d'oro. A quanto pare quello non è stato solo un picco per le azioni statunitensi, ma l’apice del potere, della ricchezza e del prestigio della civiltà occidentale. Il bilancio americano era più o meno in pareggio, il debito pubblico era ancora gestibile e, fatta eccezione per il disastroso coinvolgimento in Kosovo, gli Stati Uniti erano in pace. Da allora le cose sono andate in malora.

Innanzitutto l’inflazione non è finita. Non è mai stata “transitoria” e non è stata solo il risultato della frenesia della stampa monetaria 2020-21. I prezzi sono determinati bilanciando la produzione con la quantità di denaro disposta ad acquistarla. Sebbene non sia prevedibile con precisione, è comunque una buona scommessa che quando la produzione diminuisce e la spesa aumenta, i prezzi aumenteranno.

3/ Chi è? I contribuenti. Il metro di misura? Quanto dolore economico sono disposti a sopportare in termini di tempo, denaro ed energia prima che l'avversario cada.https://t.co/RDbHbPocJj

— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) March 6, 2024

La de-globalizzazione, le sanzioni, le regole nel mondo del lavoro, i regolamenti capricciosi, le tasse e la burocrazia dilagante – e il peso morto del debito stesso – sono tutti fattori che limitano la produzione. Infatti la produzione reale – misurata dal numero di ore effettivamente lavorate – sta aumentando a meno della metà del tasso del XX secolo.

NEW - Germany's economy is paralyzed and falls noticeably behind compared to other larger European countries — ifo Institute pic.twitter.com/OVFqTin7gf

— Disclose.tv (@disclosetv) March 6, 2024

E sebbene i pianificatori centrali possano aver dichiarato una tregua temporanea sull’inflazione monetaria, hanno aumentato le pressioni inflazionistiche sul fronte fiscale. Mentre la quantità di denaro prestabile è contenuta, i più grandi mutuatari del mondo – gli stati – spendono più denaro che mai. L’ultima sciocchezza dell'amministrazione Biden è che l’invio di armi all’Ucraina e a Israele è “un bene per l’economia”, ma a meno che non si siate alla ricerca di un aereo da caccia Lockheed Martin F-35, i soldi extra per l’industria bellica non fanno altro che ridurre gli investimenti e la produzione nell’economia di consumo. I prezzi salgono, in altre parole. E lo stesso vale per i tassi d'interesse: il denaro sprecato in bombe non è disponibile per acquistare il debito pubblico. Oltre ai nuovi deficit da duemila miliardi di dollari che devono essere finanziati con i risparmi, c’è anche il vecchio debito da rifinanziare. Ci sono circa $8000 miliardi in debito obbligazionario sovrano che matureranno nei prossimi 12 mesi e ciò porterà il fabbisogno di finanziamento totale a quasi $10.000 miliardi. Qualunque cosa accada di conseguenza, i tassi d'interesse molto probabilmente saliranno. I finanziatori potrebbero andare incontro ad un'altra grande perdita sulle loro obbligazioni? Forse. Il mio consiglio è di focalizzarsi sul finanziamento a breve termine.

L’oro, dal canto suo, non gode di “piena fiducia” da parte di nessun governo del mondo, non ha bisogno di essere coperto, nessun grande impero lo emette né garantisce di pagare interessi su di esso. Non rilascia comunicati stampa, non paga dividendi, non ha un direttore per i criteri inclusivi e non gliene frega niente di quello che pensate. Eppure questo “nulla” nel mondo degli investimenti si è rivelato più prezioso del credito più forte che “l’Occidente” aveva da offrire. Le azioni sono all’incirca triplicate in questo secolo: l’indice più ampio, il Wilshire 5.000, è passato da 13.800 nel 1999 a circa 45.191 di recente; l’oro invece è passato da una media di circa $270 l’oncia ai $2.000+ l’oncia – un aumento di quasi 8 volte.

Gli investitori prudenti, nel frattempo, hanno cercato di proteggere la propria ricchezza con bond sovrani che fingevano di essere “sicuri”; hanno perso un terzo del loro valore negli ultimi 40 mesi. Al culmine della bolla obbligazionaria anche i banchieri più intelligenti, i tesorieri aziendali più esperti e i maghi più brillanti di Wall Street brancolavano nel buio. Gli analisti di JP Morgan, ad esempio, avevano affermato che WeWork avrebbe dovuto quotarsi in borsa a $100 milioni; abbiamo scoperto poi che valeva meno di niente. Moltiplicate questi errori di calcolo e speculazioni insensate per milioni, su e giù per la struttura del capitale, e otterrete un’economia bizzarra e falsata – in cui i valori reali sono falsificati dal denaro fasullo, prestato a tassi d'interesse fasulli, per finanziare investimenti fasulli da parte d'imprenditori fasulli in industrie fasulle che producono guadagni fasulli. Questo capitalismo falsato non ha prodotto vera prosperità, ha funzionato solo per arricchire le élite.

Si stima, infatti, che la maggior parte dell’aumento dell’indice S&P 500/mercato azionario sia stato esclusivamente il risultato di riacquisti di azioni proprie effettuati per ridurne il numero e che ciò, a sua volta, abbia aumentato artificialmente i ricavi e gli utili per azione (una volta erano illegali per una buona ragione...). Tutti questi capitali a costo quasi zero sono confluiti nella manipolazione, nella speculazione e nella riduzione della concorrenza, non nell’incremento della produttività, dell’efficienza o dell’innovazione. Il risultato della ZIRP è stata un’economia priva di diversità, dominata da monopoli e cartelli che hanno prodotto beni e servizi di bassa qualità e che praticamente nessuno voleva, riducendo la produttività su più fronti.

L’abbassamento del costo del capitale quasi a zero ha cambiato anche gli incentivi dei leader aziendali e bancari. Gli enormi profitti non derivavano più dallo sviluppo di beni e servizi di qualità superiore o dal miglioramento del servizio clienti, bensì dalla manipolazione dei mercati, dal prestito per gonfiare i prezzi di immobili commerciali e dalla distribuzione dei guadagni ad azionisti e manager. Il capitale a costo quasi zero ha premiato gli speculatori e gli amministratori delegati che hanno sfruttato le strategie finanziarie, non quelli che investono a lungo termine. Tali distorsioni sono fatali perché privano l’economia degli incentivi positivi per l'intera nazione, non solo per le aziende e i già ricchi. L’abbassamento del costo del capitale a zero ha anche distorto l’equilibrio tra quest'ultimo e il mondo del lavoro, poiché i già ricchi, cioè coloro che già possedevano garanzie e flussi di cassa, potevano sfruttare i propri asset e il proprio reddito per prendere in prestito ingenti somme a interessi quasi zero per accaparrarsi ulteirori asset. I percettori di un salario non potevano competere e quindi la ricchezza e il reddito sono affluiti all’1% e al 10% più ricco.

Questa concentrazione di ricchezza e reddito è avvenuta a scapito della classe media, la cui quota della ricchezza nazionale è crollata.

La soppressione del costo del capitale ha anche incentivato l’indebitamento/espansione galoppante del debito totale, andando ad alimentare un carry trade perverso: ci vuole sempre più debito per creare un'unità di PIL, per la precisione $3,50 per ricavare $1 di espansione del PIL. Debito che nel frattempo matura interessi fino a quando non verrà ripagato, cosa che non accade mai per quanto riguarda il debito pubblico e raramente accade nel debito immobiliare commerciale. Invece di essere ripagato il debito vecchio viene semplicemente trasformato in nuovo.

L’abbassamento dei tassi d'interesse quasi a zero ha incoraggiato le imprese, le agenzie e le famiglie a prendere in prestito e a spendere denaro ora piuttosto che in futuro. Il sottoprodotto di questo carry trade è stato sostanzialmente uno: bolle speculative. Le frizioni non tardano a emergere però: l’anticipazione della domanda alla fine assorbe tutto il reddito disponibile, sottopone a leva scriteriata asset come gli immobili commerciali e fa salire l’inflazione dei prezzi poiché il capitale (apparentemente) illimitato insegue beni e materiali limitati.

Infatti nel luglio 2020 il cosiddetto Trend primario degli ultimi 40 anni si è concluso e ne è iniziato uno nuovo che probabilmente durerà per decenni. Ma dobbiamo porci alcune domande: cosa ha causato gli altri grandi movimenti nel mercato obbligazionario? Cosa ha causato il calo dei rendimenti obbligazionari (aumento dei prezzi delle obbligazioni) dal 1920 al 1945? La risposta è semplice: la Grande Depressione e la Seconda Guerra Mondiale. Cosa ha causato l’aumento dei rendimenti obbligazionari dal 1945 al 1980? Un'altra domanda facile: il boom di Eisenhower, seguito da spese folli per la guerra del Vietnam e la Great Society. Cosa ha causato il seguente Trend Primario, lo spettacolare calo dei rendimenti obbligazionari (e l’aumento dei prezzi obbligazionari) dal 1980 al 2020? Facile: Paul Volcker ha spezzato la schiena all'inflazione; poi Bernanke ha spinto i tassi reali sotto lo zero.

Quindi ecco la domanda conclusiva che tutti aspettavano: cosa causerà il prossimo Trend Primario, dal 2020 in poi? La risposta ovvia: troppa spesa, troppo debito, troppa inflazione... e il declino dell’Occidente. Riepilogo esecutivo: negli anni '80 le istituzioni pubbliche erano ancora abbastanza vigorose da tenere sotto controllo l’inflazione. Oggi sono stati così indebolite e corrotte dalle politiche monetarie allentate che non ci si può aspettare che né i governi né le banche centrali prendano decisioni difficili. I budget non saranno bilanciate, le guerre non verranno fermate e l’inflazione non verrà contenuta.

L’“Occidente” è in declino.


CONCLUSIONE

Lo zio Sam vuole riportare in patria il controllo sulla politica monetaria del dollaro e lo ha fatto tramite il passaggio dal LIBOR al SOFR. Al contempo vuole esercitare sufficiente pressione sull'euro per ridimensionarlo, attirando capitali finanziari negli Stati Uniti e forzando la mano degli eurocrati affinché contraggano la domanda in Europa (es. una sorta di “modalità risparmio energetico” e resistere alla tempesta). Non è un caso che l'euro abbia perso terreno anche nei confronti dello yuan negli scambi internazionali; non è un caso che la Germania si stia suicidando industrialmente ed energeticamente; non è un caso che si voglia accelerare i tempi per implementare nella vita di tutti i giorni identità digitale ed euro digitale. In sintesi, per quanto si possano dimenare i pianificatori centrali europei il progetto dell'UE è al capolinea. Dall'altro lato dell'Atlantico, invece, la spinta verso una maggiore indipendenza decisionale da parte dei singoli stati degli USA garantirà un cuscinetto vitale per resistere al cambiamento epocale nell'attuale sistema economico-finanziario. L'approvazione degli 11 ETF su Bitcoin è foriera di una duplice volontà del Paese: riconoscere ufficialmente lo strumento come arma (finanziaria) da usare contro i propri avversari e monito al resto del mondo che fare affari liberamente negli USA è ancora possibile (una gigantesca insegna al neon che recita “Open for business”).

Ciò a sua volta significa che un domani sarà molto più complicato per un qualsiasi politico o capo di stato svegliarsi e dichiarare “illegale” Bitcoin. Infatti, per quanto la BCE batta i piedi, è lei quella che è lo zimbello del mondo. Chi non porterebbe i propri affari negli Stati Uniti dopo che vengono pubblicizzate meno tassazione e meno burocrazia? Su tale scia, infatti, Texas e Florida stanno vedendo un netto miglioramento della loro popolarità in ambito imprenditoriale e fiscale, risucchiando a loro volta risorse da posti che le hanno sperperate piuttosto che mettere a buon frutto (es. California e stato di New York). E per questi stessi motivi non ci sarà mai un dollaro digitale. Prendendo come esempio la legge approvata di recente da Milei sul saldo dei contratti, molti stati degli USA hanno approvato legislazioni che permettono la circolazione di monete parallele al dollaro (oltre a Bitcoin, anche valute digitali locali ancorate all'oro o all'argento). Questi movimenti fanno parte tutti di uno spostamento più grande che vede il ritorno del potere decisionale nelle mani dei singoli stati, com'era nello spirito della “Land of the free”, e lasciare Washington che sia sostanzialmente l'arbitro. E non è poco dato che la Casa Bianca, come l'amministrazione attuale, può essere infiltrata da vandali.

Wall Street ha fiuto per gli affari, per le scommesse rischiose, e l'aver abbracciato negli ultimi anni i criteri ESG ha rappresentato voler puntare sulla riuscita del piano dei vandali (gli infiltrati nell'amministrazione Biden in sintonia con la cricca di Davos). Se Wall Street ha un pregio è quello d'invertire la tendenza quando vede che un trade è perdente; così è stato per la pazzia green. Anche perché continuare a impegnarsi in essa avrebbe significato favorire la Cina, dato che le terre rare sono principalmente un'esportazione a marchio cinese. Inutile dire che in un contesto di de-globalizzazione ciò significherebbe una debolezza e un rafforzamento dell'avversario. Allo stesso modo sarebbe un rafforzamento dell'avversario camminare lungo i binari della BCE adottando un dollaro digitale come progetto federale. Non ci sarà niente del genere negli Stati Uniti, soprattutto perché le grandi banche commerciali ancora posseggono un certo ascendente a livello regionale e non hanno alcuna intenzione di cedere la loro influenza. Una maggiore indipendenza e decentralizzazione dei poteri negli USA passa anche da qui, ovvero dalla carovana di banche commerciali statunitensi, JP Morgan in testa, che si sono mese di traverso ai piani della cricca di Davos. Se la FED fosse finita nelle mani della Brainard, avrebbe accentrato ulteriormente i poteri nella banca centrale americana spazzando via il comparto bancario commerciale (cosa che accadrà in Europa). Invece le grandi banche commerciali potranno eventualmente emettere le loro versioni di valute digitali, in concorrenza, e coordinate dalla Federal Reserve, ma esisterà pur sempre un ambiente in cui la centralizzazione è tenuta a bada. In questo contesto la BCE non sa che pesci pigliare, dato che l'unico modo che essa e l'UE hanno per sopravvivere è quello di centralizzare ulteriormente i loro poteri.


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Quella senatrice che credeva di sapere tutto (e invece non sapeva niente)

Gio, 14/03/2024 - 11:09

 

 

di Joakim Book

I legislatori hanno uno strano rapporto con la magia: per ottenere ciò che fisicamente non può essere fatto, a loro piace agitare bacchette magiche e fingere che sia possibile. La realtà pone un limite al potere politico, una consapevolezza che mal si adatta a coloro che sono responsabili del nostro apparato burocratico da migliaia di miliardi di dollari.

La senatrice Elizabeth Warren è un esempio lampante e da tempo punta il dito contro il mondo (apparentemente magico) degli asset digitali come Bitcoin. Ha co-sponsorizzato il Digital Asset Anti-Money Laundering Act del 2022 con Roger Marshall, il quale tentava di sottoporre suddetti asset a regole che fanno eco a quel sistema normativo da cui le criptovalute sono nate per sfuggire.

Lo scopo del disegno di legge era quello di “colmare le lacune e portare l’ecosistema degli asset digitali a una maggiore conformità con i quadri antiriciclaggio e di contrasto al finanziamento del terrorismo (AML/CFT) che governano il sistema finanziario nel suo insieme”.

Ciò trasforma decine di migliaia di nodi, wallet, o possessori di bitcoin in società di servizi monetari autorizzate per l'esecuzione di software sui loro computer. Il testo del disegno di legge si scagliava in particolare contro i wallet “unhosted”, i quali sono semplicemente asset che non sono sotto la custodia di una borsa regolamentata o di un'entità simile a una banca, ma posseduti a titolo definitivo invece di essere controparte di un contratto bancario censurabile. Non può esserci privacy finanziaria nel mondo della senatrice.

Alle entità che trasferiscono denaro sarebbe stato richiesto di eseguire il tipo di controlli d'identificazione e di controparte a cui si sottopongono le banche, ma il disegno di legge faceva un ulteriore passo avanti:

Vietare agli istituti finanziari di utilizzare o effettuare transazioni con asset digitali mixati e altre tecnologie che migliorano l’anonimato e di gestire, utilizzare o effettuare transazioni con asset digitali resi anonimi utilizzando tali tecnologie.

Un’analogia per capire l’assurdità di tutto ciò è il contante fisico: utilizzare un bancomat e poi effettuare un deposito bancario è la forma più rudimentale di “tecnologie che migliorano l’anonimato”. Se i senatori riuscissero a ottenere ciò che vogliono, il tipo di privacy consentito dal denaro contante sarebbe escluso nel nuovo mondo di Bitcoin: dobbiamo vedere cosa state facendo e assicurarci che non state spendendo fondi a favore di ciò che disapproviamo.


Affrontare la realtà

Mai prima d’ora una proposta legislativa è stata così risolutamente sconfitta dalla realtà. Essa non scompare semplicemente perché la si etichetta come “riciclaggio di denaro”, o la si collega tangenzialmente al comportamento criminale degli stati canaglia che motivano un tale disegno di legge.

La Warren non poteva veder realizzato il suo piano per tre ragioni: Bitcoin non funziona come crede lei; al Congresso è costituzionalmente vietato di farlo; al protocollo Bitcoin non interessa il movimento della sua bacchetta magica.

Anche se Bitcoin tenta di essere denaro, non è conforme alle proprietà fisiche dei pezzi di carta (o degli istituti bancari regolamentati) che la Warren finge di comprendere. I dollari cartacei circolano e i bonifici bancari vengono effettuati tra banche o nel bilancio della Federal Reserve; qualcosa che ha valore monetario si muove e quindi otteniamo leggi sui trasferimenti di denaro per tenere sotto controllo chi sposta i fondi.

In superficie sembra che Bitcoin funzioni allo stesso modo: ho i miei satoshi in un'app mobile, o in un wallet hardware, premo invio e poi li mando a qualcun altro. Qualcosa di simile al denaro si è spostato, giusto?

Sbagliato. Ciò che cambia sono le parole segrete che permettono a una transazione di essere accettata dalle decine di migliaia di nodi che gestiscono il protocollo Bitcoin. È come passare biglietti segreti al mondo intero, cifrati da un codice segreto.

Non c'è nessuna banca su cui la Warren poteva appoggiarsi per scopi normativi. Ciò che cambia è il riconoscimento a livello di protocollo che qualcun altro ora ha accesso ai fondi, mentre questi ultimi non si spostano mai. L0la L33tz ha scritto su Bitcoin Magazine che “i wallet unhosted trasferiscono la valuta bitcoin tanto quanto la chiave della propria porta sposti la casa”.

La nozione controintuitiva di un sistema monetario che opera senza movimento di denaro deve ancora raggiungere gli uffici dei legislatori americani. Le leggi sul trasferimento di denaro sono tanto inadeguate a regolamentare Bitcoin quanto lo sono per gli inservienti del Campidoglio.

Bitcoin non si muove, quindi come può il software che gestisce il proprio saldo essere soggetto alle leggi sui trasferimenti di denaro? Ma i problemi per la Warren non finiscono qui.

Non puoi. Bitcoin è stato creato per attacchi come questi, tentativi di regolamentarlo o controllarlo. È resistente; il suo registro e le conferme dei blocchi sono completamente insensibili ai gesti di qualsiasi mago. Tre anni fa la Cina ha cercato di vietare il mining di bitcoin – un processo fisico più ovvio del semplice possesso, transazione, o convalida – uno stato molto più autoritario degli Stati Uniti, e non c'è riuscita. Oggi in Cina esistono numerose operazioni di mining in segreto, per non parlare dell’esodo di macchinari negli Stati Uniti, in Canada, in Kazakistan e in Russia. Un’enorme repressione autoritaria con impatto zero su Bitcoin.

Buona fortuna nel sottomettere le semplici transazioni e i metodi di miglioramento della privacy che le persone eseguono sui loro telefoni e computer.

Non ti è permesso. Il Primo Emendamento afferma che il governo federale non può limitare la libertà di parola e, a partire dal caso Bernstein contro Stati Uniti negli anni ’90, la Corte Suprema ha affermato che il codice informatico è parola. Ogni aspetto di Bitcoin è codice informatico: i validatori che eseguono il protocollo sono codice; i wallet “unhosted” e i mixer sono codice; le app che consentono la spesa sono codice. In nessun momento nulla relativo a Bitcoin cessa di essere codice informatico. Fine della discussione.

Non dovresti. Il denaro è un’entità neutrale, un sistema che esiste solamente per facilitare il commercio tra gli esseri umani. Se svolge bene il suo ruolo, anche i malviventi lo useranno. Quando ci si intromette, svolge meno bene la sua funzione e si danneggia il resto della società. I senatori di una galassia lontana, lontana non hanno alcun diritto d'interferire.

Non è possibile rendere illegali le parole, soprattutto perché esistono nella mente umana, a disposizione di chiunque. Quando i nemici di Harry Potter nel fantastico mondo di J. K. Rowling impongono il “Taboo”, un incantesimo che permette ai Mangiamorte di punire chiunque pronunci il nome di Voldemort, lo fanno attraverso l'uso della magia, un regno che fortunatamente il Congresso non ha ancora scoperto.

Non che non c'abbia provato a scoprirlo, però, come abbiamo appreso quando la senatrice Warren ha cercato di regolamentare il codice informatico che le persone eseguono quando usano Bitcoin. I pianificatori centrali cercano sempre di pianificare ciò che va oltre la loro comprensione – e spesso oltre le loro capacità.

La buona notizia è che non è stato approvato e mai lo sarà; è il tipo di marketing grazie al quale la Warren è diventata piuttosto nota. La cattiva notizia è che riflette la visione sbagliata di molti legislatori e di molte altre persone comuni.

Si può essere a favore di Bitcoin, opporsi a esso, o essere disinteressati nei suoi confronti. Ciò che non si può fare è manipolarne il funzionamento e poi provare a usare il potere dello stato per farlo comportare come si vorrebbe che si comportasse. L'ignoranza non è una buona ragione per oltrepassare la propria autorità.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Schumpeter su come l’istruzione superiore distrugge la libertà

Mer, 13/03/2024 - 11:01

 

 

di Jeffrey Tucker

Uno di quei libri che offre infiniti spunti di riflessione è Capitalism, Socialism, and Democracy (1943) di Joseph Schumpeter. Non è un trattato sistematico, si tratta piuttosto di una serie di osservazioni sugli enormi problemi che affliggevano quei tempi e i nostri. Molti sono attratti dall’economia, altri dalla storia e altri ancora dalla sociologia e dalla cultura.

La prospettiva di Schumpeter era a dir poco eclettica: era un partigiano dell’ordine borghese – istruito nella Vienna fin de siecle – ma a metà del secolo era convinto che la civiltà fosse destinata a essere sostituita da un amalgama di socialismo/fascismo. Non perché il capitalismo stesso fosse fallimentare, ma perché esso genera i semi della propria distruzione: produce talmente tanta ricchezza che è troppo facile fare a meno del fondamento istituzionale/culturale che rende possibile tutto ciò.

Concentriamoci, però, su un'affascinante intuizione riguardante l'istruzione superiore, solo una piccola parte del tutto. Schumpeter riteneva che l’Occidente fosse diretto a portare sempre più persone nell’ovile accademico con corsi e diplomi, lontano dal lavoro manuale e verso attività intellettuali. Non intendeva semplicemente diventare accademici, ma persone che avrebbero lavorato a partire da e con un apparato ideologico e filosofico – una classe di lavoratori dell'informazione – sempre più distante dalla produttività effettiva.

In altre parole, parlava dell’ascesa della classe manageriale che avrebbe popolato ogni campo, tra cui il giornalismo e i media generalisti in cui i lavoratori sono distaccati dalle conseguenze nel mondo reale delle idee che promuovono. Sarebbero arrivati a formare una classe propria con un potere culturale unico e un interesse comune nella costruzione di sistemi sociali e politici che avrebbero avvantaggiato loro stessi a spese degli altri.

Vediamo cosa scrisse e tenete presente che eravamo nel 1943.

Una delle caratteristiche più importanti delle fasi successive della civiltà capitalista è la vigorosa espansione dell’apparato educativo e in particolare delle strutture per l’istruzione superiore. Questo sviluppo era ed è non meno inevitabile dello sviluppo della grande unità industriale, ma, a differenza di quest’ultima, è stato ed è favorito dall’opinione pubblica e dai poteri pubblici in modo tale da andare molto più in là di quanto sarebbe accaduto con il vapore.

Qualunque cosa possiamo pensare su questo e altri punti di vista, e qualunque sia la causa precisa, ci sono diverse conseguenze che incidono sulla dimensione e sull’atteggiamento del gruppo intellettuale.

In primo luogo, nella misura in cui l'istruzione superiore aumenta l'offerta di servizi nelle linee professionali, quasi professionali e infine in tutte le linee dei “colletti bianchi” oltre il punto determinato da considerazioni costo-rendimento, ciò può creare un caso particolarmente importante di disoccupazione settoriale.

In altre parole, il sovvenzionamento dell’istruzione superiore stessa avrebbe finito per creare molti più intellettuali accreditati di quanto la società ne avesse effettivamente bisogno o delle richieste del mercato. Quindi queste persone si sarebbero trovate ad affrontare una sorta d'insicurezza lavorativa date le loro capacità in un mercato limitato.

In secondo luogo, insieme o al posto di tale disoccupazione, si vanno a creare condizioni di lavoro insoddisfacenti: occupazione in lavori inferiori agli standard o con salari inferiori a quelli dei lavoratori manuali meglio pagati.

Questa è un'osservazione interessante e rimane vera anche oggi. Un camionista guadagna molto di più di un professore e di un giornalista alle prime armi; un elettricista o un ingegnere viene pagato più di qualunque laureato in discipline umanistiche. Anche i migliori scrittori e influencer ottengono salari più bassi rispetto ad analisti finanziari e contabili, campi in cui la formazione e le credenziali si svolgono al di fuori dell’accademia.

In terzo luogo, potrebbe creare un tipo di disoccupazione particolarmente sconcertante. La persona che ha frequentato un college o un'università diventa psichicamente inoccupabile nelle occupazioni manuali senza necessariamente che acquisisca l'occupabilità, ad esempio, nel lavoro professionale. Il suo fallimento può essere dovuto alla mancanza di capacità naturali – perfettamente compatibili con il superamento dei test accademici – o a un insegnamento inadeguato; ed entrambi i casi, in termini assoluti e relativi, si verificheranno con maggiore frequenza man mano che un numero sempre maggiore di persone verrà arruolato nell'istruzione superiore e man mano che la quantità d'insegnamento richiesta aumenterà indipendentemente da quanti insegnanti e studiosi la natura sceglierà di presentare. I risultati del trascurare questo aspetto e dell’agire secondo la teoria secondo cui le scuole, i college e le università sono solo una questione di soldi, sono troppo ovvi da essere ulteriormente sottolineati. I casi in cui su una dozzina di aspiranti per un posto di lavoro, tutti formalmente qualificati, non ce n'è uno che possa occuparlo in modo soddisfacente, sono noti a chiunque abbia a che fare con le nomine, cioè a chiunque sia esso stesso qualificato a giudicare.

Tutti coloro che sono disoccupati, o hanno un impiego insoddisfacente o inoccupabili, scivolano verso vocazioni in cui gli standard sono meno definiti o in cui contano attitudini e aspirazioni di ordine diverso. Vanno a ingrossare le fila degli intellettuali in senso stretto, il cui numero aumenta quindi in modo sproporzionato; vi entrano in uno stato d'animo completamente scontento.

Il malcontento genera risentimento e spesso si razionalizza in quella critica sociale che, come abbiamo visto prima, è comunque l'atteggiamento tipico dello spettatore intellettuale nei confronti delle persone, delle classi e delle istituzioni soprattutto in una civiltà razionalista e utilitaristica. Si finisce in una situazione in cui c'è un gruppo ben definito di proletari e un interesse di gruppo che va a modellare un atteggiamento collettivo che spiegherà l’ostilità verso l’ordine capitalista in modo molto più realistico di quanto potrebbe fare la teoria – essa stessa una razionalizzazione in senso psicologico; la giusta indignazione dell’intellettuale per i torti del capitalismo rappresenta la deduzione logica da fatti scandalosi e che non è migliore della teoria degli innamorati secondo cui i loro sentimenti non rappresentano altro che la deduzione logica delle virtù dell'amato. Inoltre la nostra teoria spiega anche il fatto che questa ostilità aumenta, invece di diminuire, a ogni conquista dell’evoluzione capitalistica.

L’ostilità del gruppo intellettuale – che equivale a disapprovazione morale nei confronti dell’ordine capitalista – è una cosa e l’atmosfera generale ostile che circonda il motore capitalista è un’altra. Quest'ultima è il fenomeno veramente significativo e non è semplicemente il prodotto della prima, bensì deriva in parte da fonti indipendenti, alcune delle quali sono state menzionate prima; fintanto che è così il gruppo intellettuale si crogiolerà in essa.

Bisogna ammettere che questo passaggio è davvero illuminante, soprattutto perché è stato scritto nel 1943. In quell’anno solo circa il 15% della popolazione era iscritta al college, per un totale di 1,1 milioni di persone negli Stati Uniti. Oggi circa il 66% le persone che si diplomano al liceo si iscrivono all'università, ovvero 20,4 milioni nella fascia di età pertinente. Si tratta di un cambiamento piuttosto gigantesco da allora a oggi.

Pertanto qualunque fosse il problema osservato da Schumpeter sui laureati – la mancanza di reali competenze, l’insicurezza del lavoro, il risentimento contro la produttività genuina, il bisogno di scherzare con l’opinione pubblica senza conseguenze – oggi è decisamente peggiorato.

Gli ultimi anni hanno visto la formazione dell’egemonia di una classe dirigente che non ha alcuna esperienza in qualsiasi attività commerciale nel mondo reale. Sventolando i loro diplomi e curriculum si sentono autorizzati a dettare legge su tutti gli altri e a martellare all'infinito il sistema della libera impresa affinché si conformi alle loro immaginazioni sulle priorità sociali e culturali, indipendentemente da ciò che le persone o la realtà economica richiedono per davvero.

Il passaggio verso ogni sorta di priorità nei confronti di un “Grande Reset” rappresenta un esempio un eccellente. I criteri DEI (diversità equità inclusione) nel campus, i criteri ESG (ambiente società governance) nel mondo aziendale, le risorse umane nella gestione di tutto, i veicoli elettrici nei trasporti, gli hamburger impossibili come carne, vento e solare come fonti di energia, e chi più ne ha più ne metta: sono tutti prodotti di quelle stesse forze descritte da Schumpeter.

Sono nati da quegli intellettuali cresciuti in ambienti universitari, implementati e applicati poi da persone con un mercato limitato per il loro bagaglio di conoscenze, tentando quindi di riorganizzare il mondo per garantire meglio il loro posto al suo interno. Questa è la classe di esperti che secondo Schumpeter avrebbe smantellato la libertà come la conosciamo.

Sicuramente le persone che hanno governato durante i catastrofici lockdown non erano i professionisti e tanto meno i lavoratori che consegnavano il cibo o i proprietari di piccole imprese o anche gli epidemiologi sul campo. No, erano i tecnocrati e i burocrati che hanno dovuto affrontare zero conseguenze per aver sbagliato e che ancora oggi si nascondono o incolpano qualcun altro. I loro piani per ora sono di tenere la testa bassa e sperare che tutti dimentichino, finché un giorno poi potranno riemergere per gestire la prossima crisi.

In questo modo vediamo che Schumpeter aveva assolutamente ragione. La crescita dell’istruzione superiore di massa non ha generato un settore della società più saggio e responsabile, ma esattamente il contrario. L'aveva previsto 80 anni fa; ci è voluto del tempo, ma sarebbe giustificato chiamarlo profeta.

E dove siamo oggi? Un’intera generazione sta ripensando il modello. È davvero vantaggioso sborsare sei cifre, rinunciare a quattro anni di vera e propria esperienza lavorativa, gravarsi di oltre 20 anni di debiti, il tutto per finire in una vasta burocrazia di miserabili che non fanno altro che complottare la fine della libertà e della vita per tutti gli altri? Forse c'è un altro modo.

E cosa ci guadagnano le persone dalla scelta del college e della scuola di specializzazione? Date un'occhiata ai sistemi di credenziali nella maggior parte delle professioni oggi: hanno tutti il ​​proprio sistema educativo, completo di test, e questo vale per contabilità, preparazione fiscale, ingegneria di ogni tipo, project management, diritto e medicina (ovviamente), attuari, preparazione di contratti, ospitalità, genealogia, logistica, informatica e computer, gestione delle emergenze, geologia e molto altro ancora.

Ogni campo ha un'organizzazione professionale e ognuna di esse ha una credenziale. Ogni credenziale prevede un esame e ogni esame ha un libro di testo. Ogni libro di testo ha metodi estesi di apprendimento del materiale per consentire agli studenti di apprendere e questi sistemi non riguardano l’ideologia e la socializzazione, bensì le competenze reali di cui si ha bisogno in un mercato autentico.

In altre parole, è il mercato stesso a rendere l’università obsoleta.

La spinta a forzare tutti a frequentare l’istruzione superiore si è rivelata una gigantesca deviazione di energie finanziarie e umane e, proprio come previsto da Schumpeter, non ha fatto alcun favore alla causa della libertà. Ha solo finito per generare debiti, risentimento e uno squilibrio delle risorse umane tale che le persone che detengono il potere sono le stesse che hanno meno probabilità di possedere le competenze necessarie per migliorare gli standard di vita generali. Anzi, stanno peggiorando le cose.

L'avvertimento preveggente di Schumpeter ha colto nel segno e questa è una tragedia.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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La morte del denaro facile è stata sopravvalutata

Mar, 12/03/2024 - 11:11

 

 

di Brendan Brown

I resoconti sulla fine dell’attuale ciclo di allentamento monetario, parafrasando Mark Twain, sono stati estremamente sopravvalutati. Le analisi di mercato contemporanee sono piene di commenti di come la FED e la BCE stiano ridimensionando la precedente volontà di un taglio dei tassi in primavera e lodano le banche centrali, in particolare la FED, per aver dimostrato indipendenza politica in vista delle elezioni.

Il quadro più ampio suggerisce il contrario: all’indomani della crisi sanitaria la politica monetaria è stata ancora una volta palesemente influenzata dalla politica.

Sì, sia negli Stati Uniti che in Europa, le banche centrali hanno avuto la faccia tosta di rivendicare il merito di aver rallentato l’aumento dei prezzi al consumo. La verità è che hanno approfittato dell’aumento dal lato dell’offerta derivante dall’attenuarsi delle dislocazioni durante la crisi sanitaria per perseguire un’inflazione monetaria continua, ma ora parzialmente camuffata. Con una moneta sana/onesta i prezzi al consumo sarebbero tornati ai livelli pre-pandemia; infatti alcuni vecchi sintomi – e anche alcuni nuovi – dell’inflazione degli asset nell’ultimo anno circa svelano l'arcano.


Quando il sistema bancario centrale promuove il denaro facile durante un anno elettorale

Una sequenza di tagli dei tassi prima delle elezioni non è essenziale per dimostrare una polarizzazione motivata politicamente, anche se alcuni episodi saltano palesemente all'occhio nel piccolo laboratorio della storia. Il più noto fu la linea di politica della FED durante la presidenza Arthur Burns nel periodo precedente la rielezione di Nixon nel novembre 1972, seguita un anno dopo dall'inizio di un crollo del mercato azionario e da una recessione. Meno evidenziato nei libri di storia, ma altrettanto significativo, è stato il ciclo di allentamento in vista delle elezioni americane nel 2004. 

Iniziò con la nomina da parte del presidente Geroge W. Bush del famoso neo-keynesiano Ben Bernanke a governatore della FED nell’ottobre 2002 e successivamente con la negoziazione di una proroga di metà mandato per Alan Greenspan come presidente. Il risultato: la politica monetaria intraprese un “percorso fortemente stimolatorio”, evidenziato dai tagli dei tassi fino a livelli allora anormalmente bassi. La continua crescita della produttività, guidata dalla rivoluzione informatica, e l’esplosione della globalizzazione incentrata sulla Cina, contribuirono a mantenere bassa l’inflazione dei prezzi al consumo almeno fino al giorno delle elezioni. All’epoca la conclusione della Grande Crisi Finanziaria era ancora lontana più di due anni.

L’attuale ciclo della politica monetaria non è radicato nei tagli dei tassi a livelli anormalmente bassi, piuttosto la grande decisione nella politica monetaria è stata quella di bloccare l’enorme perdita di potere d’acquisto del denaro durante la crisi sanitaria, pur continuando con un orientamento inflazionistico. Di conseguenza alla fine del 2023 il dollaro e l’euro hanno perso rispettivamente il 17 e il 15% del loro potere d’acquisto sin dalla fine del 2019.

Cosa si nascondeva dietro questa decisione? Ovviamente non esiste alcuna traccia scritta nella propaganda della FED (e della BCE) o nelle deliberazioni del Congresso (e del Parlamento). Gli indizi più importanti provengono dal silenzio di tutte le parti sulle considerazioni principali: l’agevolazione della spesa pubblica e l’imposizione di ingenti tasse tramite l’inflazione dei prezzi, la contropartita di un forte taglio del valore reale del debito pubblico al di sotto di una linea di tendenza in forte aumento. Sia chi nomina i governatori delle banche centrali che i ratificatori parlamentari/congressuali si sono uniti a tal processo decisionale.

Il proseguimento di una politica monetaria lassista può essere visto in vari sintomi dell'inflazione dei prezzi degli asset: temperature elevate in alcuni settori del mercato azionario, una crescita dilagante del credito privato e, sì, spread creditizi ai minimi storici nei mercati del credito pubblico ad alto rendimento (tranne per i titoli di qualità molto scadente). È vero, alcuni dati hanno indicato una certa resilienza superficiale, ma essi confondono solo le acque data la disfunzione del sistema monetario e la disintermediazione incentivata dalla burocrazia incalzante.


La strategia della FED

I banchieri centrali sono fermamente convinti che stanno portando avanti una linea di politica disinflazionistica, puntando il dito a tassi nominali elevati e rendimenti reali normalizzati nel mercato TIPS (Treasury Inflation-Protected Securities).

E a quanto pare non importa se i tassi d'interesse nominali siano una guida lacunosa per le condizioni monetarie, o se i rendimenti reali nel mercato TIPS potrebbero essere ben più bassi dopo un aggiustamento ai premi di liquidità; senza contare poi le distorsioni nel calcolo dell’IPC e il possibile ripudio delle clausole d'indicizzazione. I bassi spread creditizi ricordano un altro periodo di elevata inflazione monetaria accompagnata da alti tassi d'interesse nominali: la seconda grande inflazione del 1976-77 (che si sovrappose alla fallita campagna di rielezione del presidente Ford).

Quando e dove ha avuto luogo questa decisione politica di proseguire lungo la strada dell’inflazione monetaria? Nel caso delle nomine della FED, la rinomina di Powell all’inizio del 2022 rappresenta una componente importante della risposta. La Casa Bianca e i ratificatori del Senato hanno senza dubbio capito che questi individui non si sarebbero allontanati dal percorso più conveniente dal punto di vista politico, soprattutto quando era in corso un mega aumento della spesa fiscale.

Su questa strada non vi è alcuna ragione convincente per tagliare i tassi adesso. Un taglio potrebbe arrivare a metà anno per simboleggiare il trionfo sull’inflazione tornata in linea con gli obiettivi della banca centrale e un atterraggio morbido. Implicitamente il calcolo politico si è basato sul presupposto che gli elettori non avrebbero messo in dubbio il trionfo sull’inflazione dei prezzi e che avrebbero ignorato la perdita cumulativa di potere d’acquisto del denaro, sebbebe alcuni sondaggi suggeriscano il contrario.


La situazione in Europa

Nel caso dell’Europa il ciclo monetario influenzato dalla politica ha origine in Germania. Il potere di nomina, soprattutto da parte dell’egemone tedesco, ha svolto un ruolo chiave nell’esercitare un’influenza della politica sull'impostazione della politica monetaria.

Nel crepuscolo della sua amministrazione la cancelliera Merkel espresse il proprio sostegno a Christine Lagarde come nuovo presidente della BCE piuttosto che sostenere la linea più dura del presidente della Bundesbank, Jens Weidmann. Ciò coincideva con la strategia, alla fine fallita, del suo partito CDU di fare campagna elettorale per i voti del centrosinistra filoeuropeo piuttosto che dell'estrema destra. Poi, alla fine del 2021, il nuovo cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz ha nominato Joachim Nagel – il vice capo della sezione regolamentazione bancaria presso la BRI – presidente della Bundesbank invece di selezionare un accademico di tradizionale convinzione monetarista.

Le elezioni tedesche sono previste per il 2025, ma potrebbero svolgersi prima a causa dell’attuale crisi nei colloqui sul finanziamento del bilancio tra i partner della coalizione di governo. Le elezioni imminenti sono già una forza da non sottovalutare per spiegare la politica monetaria europea. Le grandi sfide per gli attuali partner della coalizione (SPD, Verdi, FDP) includono l’ascesa dell’estrema destra (ADP) e un nuovo partito populista nell’estrema sinistra.

Di conseguenza Berlino non prende sul serio la disinflazione, ma nei suoi messaggi presenta comunque una patina di rispetto per la moneta forte, in modo da non turbare gli elettori nostalgici dell’era del marco tedesco. Quindi non ha senso alcuna fretta di tagliare i tassi. Ogni capo della BCE, inclusa l’attuale ex-politica Christine Lagarde, esercita un’abile diplomazia su Berlino, dato che la Germania è fondamentale per la continuazione dell’Unione monetaria europea.

Con l’evolversi dell’apparente resistenza su entrambe le sponde dell’Atlantico nei confronti di tagli anticipati dei tassi, ci sono due importanti scenari alternativi da prendere in considerazione. Il primo è un accumulo endogeno di pressione che poi sfocerà in crisi finanziaria; il secondo prevede che l’inflazione dei prezzi degli asset acquisisca slancio nel corso dell’anno.

Le dinamiche politiche innescherebbero un taglio dei tassi in risposta a qualsiasi rischio percepito di deflazione dei prezzi degli asset. Le lezioni apprese dalla ritardata risposta monetaria ai terremoti creditizi iniziati nella primavera del 2007 sono ben note agli strateghi politici di oggi. Finora, però, non si registrano terremoti, ma difficoltà per le piccole banche non sistemiche negli Stati Uniti, in Germania, Svizzera e Giappone. Il problema è stato sempre il coinvolgimento in crediti inesigibili su immobili commerciali e gran parte del problema negli Stati Uniti è costituito da immobili adibiti ad uffici.

Il secondo scenario, caratterizzato da un’intensificata inflazione dei prezzi degli asset, non produrrebbe alcuna azione. Una virulenta inflazione dei prezzi degli asset si manifesterebbe sotto forma di nuove spinte speculative in importanti settori dei mercati insieme a un ulteriore calore nei mercati del credito. Questo accumulo di inflazione dei prezzi degli asset potrebbe andare di pari passo con un continuo calo dei dati pubblicati sull’indice dei prezzi al consumo, un precursore con un notevole ritardo rispetto all’altro sintomo dell’inflazione monetaria: l’aumento dell’inflazione effettiva dei prezzi al consumo. La logica nella politica sarebbe contraria a qualsiasi risposta preventiva.

In sintesi, l’attuale politica monetaria motivata politicamente potrebbe produrre una ricaduta in un’inflazione intensificata seguita da una crisi, forse ben oltre le imminenti elezioni. Oppure la deflazione dei prezzi degli asset potrebbe emergere prima delle elezioni e portare a una risposta monetaria immediata e forte.

L’entità dell’inflazione monetaria presente e futura e i tempi, o l’entità, dell’inflazione o della deflazione dei prezzi degli asset sono – come sempre – una questione di congetture per i contemporanei. Infatti questa volta le cose potrebbero essere ancora più difficili da prevedere a causa dei problemi legati ai dati e al grado di disfunzionalità del sistema monetario. Come dicono i francesi, plus ça change plus ç'est la même choose – più le cose cambiano, più restano uguali.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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In che modo Carl Menger e gli Austriaci hanno contribuito a orientare la teoria economica nella giusta direzione

Lun, 11/03/2024 - 11:09

 

 

di Pedro Goulart

Adam Smith, nel suo libro del 1776 La ricchezza delle nazioni, stabilisce i principi guida dell’ortodossia economica classica, i quali hanno fatto da guida al paradigma economico inglese. Nonostante una tradizione più incentrata sul colbertismo (tra il XVI e il XVII secolo) e sulla fisiocrazia (dal XVIII secolo in poi), l’economia classica è riuscita a penetrare nell’ambiente accademico francese grazie a nomi come Jean-Baptiste Say e Anne Robert Jacques Turgot.

Nel suo libro La ricchezza delle nazioni Adam Smith presenta un'analisi completa dei principi dell'economia, delineando i fondamenti del liberalismo economico e fornendo una struttura concettuale dell'economia politica che ha poi permesso l'avvento di diverse correnti di pensiero (al di fuori del paradigma classico). David Ricardo, all'inizio del XIX secolo, ebbe un impatto significativo sull'evoluzione del pensiero economico. La sua influenza fu sostanziale nella formazione delle basi teoriche del marxismo, soprattutto per quanto riguarda la teoria del valore-lavoro, la teoria dei salari e del reddito.

Inoltre i contributi di Ricardo si rifletterono anche nella successiva scuola neoclassica, rappresentata da figure come Alfred Marshall e Léon Walras. Il passaggio dalle teorie classiche all'approccio neoclassico comportò una reinterpretazione dei concetti già esaminati in chiave matematica e basati su modelli di equilibrio.

Uno dei principi fondamentali che guidano la teoria economica di Adam Smith è il concetto di divisione del lavoro. Questo principio rappresenta un tassello centrale che permea l’intera struttura smithiana per ciò che concerce il miglioramento delle condizioni materiali umane e la modernizzazione dei beni capitali. L’idea centrale della divisione smithiana del lavoro è che, specializzandosi gli individui in aree specifiche della produzione di beni e servizi, si verifica un aumento significativo dell’efficienza e della produttività complessive. Smith illustra come questa specializzazione porti non solo all'ottimizzazione dei talenti individuali, ma anche alla massimizzazione della produzione totale della società.

Nel contesto della discussione sulla divisione del lavoro è pertinente far notare che la Scuola Austriaca, invece di negare l'importanza di questo principio, sostiene una prospettiva che differisce dalla visione di Adam Smith. La Scuola Austriaca ovviamente riconosce che la progressiva divisione del lavoro, come sottolineato dallo stesso Smith, ha contribuito in modo significativo all’aumento della produttività e, quindi, al miglioramento del benessere umano.

Tuttavia è importante sottolineare che, nell'opera Principles of Economics, Carl Menger – uno studioso del quadro teorico di Smith – elabora l'idea secondo cui la divisione progressiva del lavoro non deve essere considerata l'unica causa di tutti i progressi nella produttività. Menger dice che, sebbene si tratta di un fattore rilevante, esiste una complessità di altri elementi altrettanto essenziali che svolgono un ruolo importante in tal processo.

Menger propone l'esempio di una tribù indigena che, a causa di fattori circostanziali, inizia a utilizzare la divisione del lavoro. Individui che sono cacciatori, pescatori, agricoltori, guerrieri, badanti, amministratori, ecc. che svolgono un’ampia gamma di compiti sempre più specifici per il contesto tribale. Menger afferma che, sebbene l’aumento della produttività – cioè l’efficienza derivante dalla divisione del lavoro – sia estremamente importante, l’aumento marginale della produttività non porta al pieno sviluppo qualitativo della produzione dei beni in sé.

Il guadagno in efficienza è il risultato dell'organizzazione degli attori di mercato produttivi, dove ciascuno svolge funzioni specifiche secondo le proprie capacità e inclinazioni. Tuttavia è importante sottolineare che la divisione smithiana del lavoro può solo portare a uno stato in cui gli attori di mercato produttivi hanno la capacità materiale di utilizzare suddetto processo, poiché lo sviluppo tecnico fornisce loro tale capacità. Possiamo quindi dedurre che utilizzando solo la divisione smithiana del lavoro – nonostante i guadagni quantitativi e il miglioramento delle condizioni materiali entro limiti tecnici e tecnologici – la tribù non ottiene un miglioramento qualitativo delle condizioni materiali.

Menger evidenzia un punto cruciale che venne poi approfondito dai suoi studenti Eugen von Böhm-Bawerk e Friedrich Freiherr von Wieser: una teoria che stabilisce una connessione tra il benessere materiale, i beni capitali in un’economia e la capacità produttiva. Menger stabilisce brillantemente la relazione tra i nessi causali nelle catene di produzione e lo sviluppo delle condizioni materiali umane.

Se un popolo, invece di dedicarsi semplicemente ad attività più primitive – limitandosi cioè solo a raccogliere e utilizzare beni disponibili di ordine inferiore (negli stadi più primitivi generalmente beni del primo e del secondo ordine) – cominciasse a lavorare con beni del terzo e del quarto ordine, o di ordine superiore, e per soddisfare i propri bisogni ricorresse alla lavorazione dei beni di ordine superiore, soprattutto se ogni passo in questa direzione è accompagnato da un'adeguata divisione del lavoro, osserveremo senza dubbio quel progresso nel benessere che Adam Smith era disposto ad attribuire esclusivamente a quest'ultimo fattore (divisione del lavoro).

Ciò significa che, abbandonando la comodità di trattare solo beni di ordine inferiore o di consumare direttamente beni di prim'ordine, gli attori di mercato produttivi stabiliscono sempre più collegamenti causali ed estese reti di relazioni tra beni di ordine superiore e i beni complementari di ordine inferiore.

Utilizzando collegamenti causali tra beni di ordine diverso, lo sviluppo tecnologico avviene attraverso il miglioramento della produzione dei beni di ordine superiore. Gli attori di mercato produttivi non solo utilizzano tipologie diverse di beni per sviluppare beni del primo ordine, ma creano anche un’interconnessione tecnologica e produttiva tra i diversi ordini dei beni, promuovendo quindi lo sviluppo tecnologico. Le complesse interconnessioni tecnologiche e produttive tra i diversi ordini dei beni generano un ciclo di feedback positivo. Man mano che gli attori di mercato produttivi elaborano beni di ordine superiore e migliorano l’efficienza nella produzione di questi beni, si verifica un miglioramento nella qualità e nella quantità dei beni complementari.

Quanto più complessa è la produzione che comporta la lavorazione dei beni di ordine superiore e la creazione di intricati collegamenti causali tra questi beni e i loro complementi sottostanti, tanto maggiore diventa lo sviluppo tecnologico. Questa complessità favorisce un’interconnessione dinamica tra le diverse fasi della filiera produttiva, stimolando l’innovazione, l’efficienza e il miglioramento continuo della qualità e della quantità dei prodotti. Il risultato è un “circolo virtuoso” che contribuisce al progresso economico e sociale, fornendo una maggiore diversità di beni, una maggiore produttività e migliori condizioni di vita nella società.

Per consolidare la comprensione di tutto ciò, la teoria mengeriana stabilisce che una società primitiva è quella che si occupa esclusivamente di raccogliere beni del primo ordine e, al massimo, di trasformare beni del secondo ordine in beni del primo ordine. Possiamo osservarlo nei gruppi nomadi di cacciatori-raccoglitori, dove l'emergere di beni del primo ordine costituisce una mera casualità, cioè non hanno alcuna influenza sul miglioramento e sulla preparazione di questi beni; li usano semplicemente nel modo in cui la natura li fornisce. Con l'avvento dell'agricoltura, possiamo vedere una catena sempre più grande di legami causali utilizzati per la produzione e il miglioramento di beni con ordini sempre più elevati.

Stabilito il nesso causale dei beni di ordine superiore sempre più distanti dal bene del primo ordine, il vero artefice del passaggio dallo stato di bisogno allo stato di soddisfazione attraverso la sua utilità estrinseca, queste catene di nessi causali forniscono un maggiore controllo e direzione della produzione e del miglioramento dei beni. In questo modo lo sviluppo di legami causali massimizza gli attori di mercato, i quali – a causa della necessità di ottimizzare l’allocazione delle risorse nel processo produttivo – potranno sperimentare i benefici derivanti dalla divisione del lavoro.

Allo stesso modo Böhm-Bawerk basa la sua teoria della produzione sul concetto di legami causali di Menger, estendendo e migliorando ulteriormente le idee sulla produzione economica. Il punto cruciale della teoria bawerkiana: quando adottiamo vie di produzione indirette, otteniamo risultati superiori. Ciò deriva dallo sviluppo cumulativo dei beni strumentali durante tutto il processo produttivo, consentendo un progressivo miglioramento dell’efficienza e della qualità dei beni finali.

Nel contesto dei metodi di produzione indiretta, Böhm-Bawerk sottolinea l’importanza d'indirizzare le risorse verso la creazione e la continua espansione di beni capitali. Pertanto, nella teoria bawerkiana, la produzione con mezzi indiretti – caratterizzata dall’uso strategico dei beni capitali in combinazione con le “forze della natura” – è intrinsecamente legata alle condizioni materiali che influenzano il processo produttivo e questo è il cosiddetto processo di produzione capitalistico, il quale avviene attraverso i beni strumentali.

Attraverso l’analisi acuta dei precursori della Scuola Austriaca, diventa evidente che la divisione smithiana del lavoro – fondamentale per la specializzazione e l’efficienza produttiva – è stata possibile solo attraverso lo sviluppo meticoloso dei nessi causali mengeriani e della produzione capitalistica bawerkiana. La comprensione delle relazioni nelle catene di produzione tra beni del primo ordine e beni di ordine superiore, combinata con l’applicazione strategica dei beni capitali e l’incorporazione delle forze della natura, stabilisce le basi indispensabili per il progresso economico. La visione globale delineata, basata sui principi di Menger e migliorata dalla teoria bawerkiana, evidenzia che il potenziale naturale di miglioramento della produzione derivante dalla divisione del lavoro si realizza solo quando è radicato in una profonda comprensione dei nessi causali e nell’applicazione efficace dei metodi di produzione indiretti.


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No, la “scienza” non ha dimostrato che Mises aveva torto sul socialismo

Ven, 08/03/2024 - 11:02

 

 

di Benjamin Williams

In risposta alle numerose carenze dell'Unione Sovietica, della Cina di Mao Zedong e del Venezuela, il ritornello “Non era vero socialismo” è emerso come un grido di battaglia tra gli apologeti dello stesso. Alcuni ammettono i fallimenti di questi regimi e li attribuiscono al capitalismo piuttosto che al socialismo. Alcuni si rifiutano di riconoscere il fallimento in qualunque modo; vedono questi esperimenti come autentici esempi di “socialismo reale” e li percepiscono come inequivocabili successi.

Com'è possibile? Non abbiamo montagne di prove che questi regimi sono risultati in fallimenti catastrofici? Ovviamente sì, ma questi socialisti affermano altresì di avere montagne di prove a loro favore – almeno sufficienti per cogliere il capitalista alla sprovvista. Alla maggior parte degli americani è stato insegnato per tutta la vita che l’URSS era l’inferno in Terra, ma come potrebbero reagire quando vengono fornite loro fonti che mostrano dati della CIA in cui si diceva che i cittadini sovietici vivevano una vita migliore degli americani o che l’Unione Sovietica aveva risolto il problema dei senzatetto? Queste affermazioni sono ovviamente false, ma gli scettici in generale le trovano allettanti.

People often claim that capitalism performed better than socialism in terms of poverty and human development in the 20th century. This story is repeated so frequently that no one ever even bothers to back it up.

Is it true? ????

— Jason Hickel (@jasonhickel) May 22, 2022

La cosa più scioccante di tutte è che i socialisti affermano di avere la prova definitiva che il socialismo è migliore del capitalismo. Citano uno studio del 1986 che paragonava i Paesi “socialisti” a quelli “capitalisti”, utilizzando l’indice della qualità fisica della vita il quale includeva fattori come il tasso di mortalità infantile, l’aspettativa di vita, l’apporto calorico giornaliero, i medici pro capite e l’alfabetizzazione degli adulti di una determinata nazione. Lo studio concludeva che “i dati indicano che i Paesi socialisti generalmente hanno raggiunto migliori risultati in termini di qualità fisica della vita rispetto ai Paesi capitalisti a livelli equivalenti di sviluppo economico”.

Socialist states had lower infant mortality, lower child death rate, longer life expectancy, better literacy, better secondary education, better food access, more doctors and nurses, and better physical quality of life. https://t.co/b0mMnk1PBL

— Jason Hickel (@jasonhickel) May 22, 2022


Cattiva scienza?

Quello studio esaminava oltre un centinaio di Paesi e li divideva in vari gruppi in base al loro sistema economico. L’unica variabile di controllo aggiuntiva era lo sviluppo economico, che veniva misurato utilizzando il prodotto nazionale lordo pro capite. I sistemi economici erano suddivisi in pianificati centralmente (socialisti) e di mercato (capitalisti) utilizzando le classificazioni delle Nazioni Unite. I risultati sembravano contraddire il fatto che, in un’economia pianificata centralmente, il calcolo economico è tecnicamente impossibile.

Secondo Hans-Hermann Hoppe, il socialismo “deve essere concettualizzato come un’interferenza istituzionalizzata o un’aggressione contro la proprietà privata e le rivendicazioni sudi essa”. Un’economia socialista abolisce l’istituzione stessa della proprietà privata. Ludwig von Mises dimostrò che con l’abolizione della proprietà privata (e, per estensione, dello scambio di beni capitali), i segnali di prezzo non possono più indicare ai produttori dove le risorse debbano essere allocate in modo più efficiente e razionale. Quando produrre un bene costa cinquanta dollari, ma può essere venduto solo per cinque, è chiaro che il prodotto finale ha meno valore per i consumatori rispetto ai fattori produttivi stessi. Senza tali segnali, i pianificatori centrali vanno alla cieca.

Se le economie socialiste sono epistemologicamente incapaci di produrre risultati migliori, perché i dati mostravano il contrario? I Paesi capitalisti avevano risultati migliori di quelli socialisti, tuttavia poiché questi erano “ad alto reddito” non contavano. Il modo in cui i Paesi venivano confrontati utilizzando lo “sviluppo economico” garantiva che Giappone, Finlandia, Canada, Stati Uniti, Danimarca, Norvegia, Svezia e Svizzera non venivano paragonati a Paesi come URSS, Cuba e Cina. Questo era un caso di bias di selezione intenzionale.

Un sistema economico non è l’unico fattore del successo di una nazione. Altri come la geografia, la religione e la guerra possono influenzare la crescita economica e il benessere fisico. In quello studio quasi tutti i Paesi della categoria capitalista si trovavano in Africa, mentre quasi nessuno dei Paesi socialisti proveniva dal continente. L’Africa non solo aveva una delle aree geografiche meno ospitali, ma il periodo dello studio era pieno di guerre e conflitti.

Lo studio non teneva conto delle innumerevoli variabili che incidevano sulla qualità della vita in quei Paesi. Gli autori non ci provarono nemmeno e ciò rende il loro esercizio un cattivo uso della scienza.


Dati errati?

Per amor di discussione potremmo supporre che tutti questi confronti fossero equi e che non abbiamo bisogno di controllare più variabili. Anche così riscontreremmo numerosi problemi.

Gli autori dello studio affermarono d'aver preso i dati dalla Banca Mondiale, ma la maggior parte di essi riguardo i Paesi socialisti provenivano dai rispettivi governi. A essere onesti, gli autori non ebbero accesso immediato alle informazioni di cui invece disponiamo oggi, ma i loro pappagalli moderni non hanno scuse a tal proposito. Nel 1989 due economisti di origine sovietica, Vladimir Popov e Nikolai Shmelev, pubblicarono un libro che rivelava l’assoluto disordine dell’economia sovietica. In The Turning Point scrissero che le statistiche ufficiali erano distorte attraverso la “completa falsificazione dei dati” e che quelle statistiche richiedevano “un’importante revisione”.

Gli storici S. G. Wheatcroft, Mark Harrison e R. W. Davies sostenevano nel 1994 che quelle distorsioni avvenivano perché c’erano “forti incentivi per i partecipanti al sistema ad ogni livello ad esagerare i risultati riportati”. Questa era solo una delle tante conseguenze delle quote introdotte dalla pianificazione centrale. Anche se non tutti sapevano queste cose durante la Guerra Fredda, oggi sono di dominio pubblico.

La falsificazione dei dati non si è fermata all'Unione Sovietica. Oggi i regimi socialisti come Cuba pubblicano continuamente statistiche inaffidabili che fanno sembrare i loro cittadini molto più ricchi degli altri. Gli apologeti affermano che Cuba ha un’aspettativa di vita migliore rispetto a quella degli Stati Uniti, ma questo punto è stato smentito più e più volte. L’economista Roberto Gonzalez ha trovato prove che i medici cubani riclassificano le morti precoci neonatali (infantili) come morti fetali tardive in modo da rispettare le quote. Ciò fa apparire il tasso di mortalità infantile molto più basso di quello che è in realtà, pertanto le statistiche socialiste sono inaffidabili.


Non era vero capitalismo!

Anche se accettiamo la presunzione dei socialisti secondo cui tutti i dati sono perfettamente affidabili, i problemi con lo studio del 1986 non si fermano qui. Come stabilito in precedenza, gli autori dello studio usarono le classificazioni delle Nazioni Unite per separare i Paesi socialisti da quelli capitalisti. Il problema? Le Nazioni Unite sbagliarono terribilmente le cose e gli autori lo sapevano. L'ONU non riuscì a classificare né Cuba né la Jugoslavia come economie pianificate, eppure nello studio entrambe furono etichettate come “socialiste”. Gli autori corressero l'errore dell'ONU, ma solo parzialmente. Cuba e la Jugoslavia non erano gli unici Paesi etichettati erroneamente: almeno diciannove economie pianificate furono etichettate come “economie di mercato” dalle Nazioni Unite.

La Siria fu etichettata come un’economia di mercato o capitalista sia dalle Nazioni Unite che dagli autori dello studio del 1986. Il Partito Arabo Socialista Ba'ath della Siria divenne il partito al potere nel 1963 e nell'ottobre di quell'anno il congresso siriano adottò proposte con termini come “lotta di classe” e “socialismo scientifico”. Nel 1986 il governo dominava l’economia, rappresentando i tre quinti del prodotto interno lordo. È giusto etichettare un Paese come un fallimento capitalista quando il settore privato rappresentava meno della metà dell’economia?

Un altro Paese che lo studio aveva orgogliosamente etichettato come “capitalista” era la Birmania. Dal 1962 al 1988 fu sottoposta a un piano chiamato la Via Birmana al Socialismo. Nel febbraio 1963 fu decretata la legge sulla nazionalizzazione delle imprese e tutte le principali industrie furono nazionalizzate, compreso il petrolio, le banche, i giornali e altro ancora. Oltre quindicimila aziende private furono nazionalizzate e la Birmania divenne un’economia pianificata di tipo sovietico.

Questi due esempi mostrano che le classificazioni economiche utilizzate nello studio erano quasi del tutto insensate. I Paesi etichettati erroneamente erano tra i Paesi con i risultati più scarsi nello studio, quindi tali errori hanno distorto in modo significativo i risultati finali.


La controprova

A partire dagli anni '80 è giusto dire che l'analisi empirica è migliorata in modo significativo. Studi più recenti e rigorosi tendono a trovare risultati molto diversi rispetto a quelli ottenuti dai due marxisti nel 1986. Uno studio del 2018 ha esaminato quarantaquattro Paesi eurasiatici per variabili come religione, geografia, ascendenza culturale e comunismo per vedere il loro impatto sull’indice dello sviluppo umano, salute, reddito e istruzione. La variabile “comunismo” è equivalente alla classificazione del “socialismo” nello studio del 1986. Gli autori hanno scoperto che il comunismo “predice in modo significativamente negativo gli indici di sviluppo umano, reddito e salute”. Questi risultati di uno studio più rigoroso dipingono una storia molto diversa rispetto a quella del documento del 1986.

Nel 2013 un articolo degli economisti Joshua Hall e Robert Lawson ha esaminato oltre quattrocento articoli accademici che utilizzavano l’indice Fraser Economic Freedom of The World e ne esaminavano gli effetti su varie misure della qualità della vita. Cos’è l’indice della libertà economica mondiale? Secondo gli autori in esso “i punteggi più alti vengono assegnati alle nazioni con proprietà più sicure, commercio più libero, moneta e prezzi più stabili, meno spesa pubblica e meno regolamenti”.

Gli economisti hanno scoperto che “oltre i due terzi” degli studi riscontravano che la libertà economica corrisponde a buoni risultati come “una crescita più rapida, migliori standard di vita, più felicità, ecc.” Meno del 4% di essi riteneva che la libertà economica fosse associata a risultati negativi, come l’aumento della disuguaglianza di reddito. L’evidenza empirica suggerisce in modo schiacciante che il capitalismo fornisce una qualità della vita sostanzialmente migliore senza “quasi nessun compromesso negativo”.


Conclusione

Lo studio di Shirley Cereseto e Howard Waitzkin del 1986 non riesce a dimostrare che un sistema economico socialista sia superiore a uno capitalista in termini di qualità fisica della vita. I dati sono pieni di difetti e non si avvicinano a confutare la tesi di Mises secondo cui il calcolo economico in un ambiente socialista è impossibile. Inoltre una rigorosa ricerca scientifica e un'analisi storica verificano empiricamente le conclusioni teoriche di Mises.


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In che modo gli ETF su Bitcoin potrebbero influire sul portafoglio d'investimento medio

Gio, 07/03/2024 - 11:08

 

 

da Cointelegraph

L'11 gennaio la Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti ha approvato 11 exchange-traded fund (ETF) spot su Bitcoin, un traguardo che potrebbe avere un impatto significativo sull'investitore medio.

Gli ETF hanno fatto registrare volumi di scambi a otto cifre nei primi tre giorni di negoziazione. BlackRock e Fidelity hanno visto rapidamente afflussi da parte degli investitori, con l'iShares Bitcoin Trust di BlackRock che ora ha oltre $1 miliardo di asset in gestione.

Alcuni degli afflussi provengono da investitori che sono passati da altri prodotti d'investimento in criptovalute, con il Grayscale Bitcoin Trust (GBTC) che ha fatto registrare oltre $1 miliardo di deflussi in pochi giorni. I sostenitori dell'ETF su Bitcoin ritengono che tali prodotti finanziari possano attirare ulteriori investitori, poiché consente loro di ottenere esposizione a BTC senza gestire le chiavi private.


BITCOIN COME STRUMENTO CONTRO L’INFLAZIONE

Lucas Kiely, chief investment officer di Yield App, ha dichiarato a Cointelegraph che gli ETF offrono agli investitori l'opportunità di aumentare la diversificazione del proprio portafoglio, poiché Bitcoin “può aiutare a distribuire il rischio e a diversificare il profilo di rendimento”.

Stefan Rust, AD dell'aggregatore indipendente di dati economici Truflation, ha dichiarato a Cointelegraph che vede Bitcoin come una delle migliori classi di asset da “acquistare per combattere l'inflazione” e che “ogni famiglia dovrebbe possedere Bitcoin”.

Rust ha aggiunto che l’inflazione è una “tassa nascosta sulla famiglia media” e ha superato la crescita economica, il che significa che il potere d’acquisto delle famiglie si sta erodendo. Ha affermato che negli ultimi tre anni gli Stati Uniti hanno registrato un tasso di inflazione del 22%, mentre il loro prodotto interno lordo è cresciuto di circa il 5-6% nello stesso periodo, il che significa che “la famiglia media ha visto la propria ricchezza diminuire di circa il 16% in termini reali”. Ha poi aggiunto:

In questo ambiente, Bitcoin è un buon bene rifugio. È un asset limitato e questa scarsità garantirà che il suo valore cresca insieme alla domanda, rendendola in definitiva una buona classe di asset per immagazzinare valore o addirittura aumentarlo.

Rust ha affermato che gli ETF su Bitcoin consentiranno una nuova suite di prodotti finanziari, poiché “ci saranno futures e collateralizzazione associati a questo ETF”. Gli investitori, ha aggiunto, potranno “scommettere sul prezzo dell’ETF tra sei o 12 mesi e acquistare coperture contro i suoi movimenti nello stesso periodo”.

Ha detto anche che alla fine sarà possibile “prendere in prestito o addirittura sottoscrivere un mutuo contro l'ETF su Bitcoin” poiché la nuova classe di asset “replica il sistema finanziario esistente”.

Gli ETF su Bitcoin possono rendere più semplice per tutti investire in valute digitali, ha affermato Rust, anche se non hanno familiarità con le sfumature del mondo delle criptovalute, poiché questi fondi “porteranno a un’ulteriore democratizzazione delle opportunità d'investimento, rendendo la classe di asset digitale accessibile a un pubblico più vasto”.

L’ascesa degli ETF su Bitcoin potrebbe avere un impatto significativo sul sistema finanziario esistente legittimandolo come classe di asset. Resta da vedere quale impatto ciò avrà sul portafoglio della famiglia media, ma gli studi suggeriscono che un’allocazione conservativa potrebbe fare molto.


MIGLIORARE L'ALLOCAZIONE DI UN PORTAFOGLIO 60/40

I gestori finanziari sostengono da decenni che un cosiddetto portafoglio di equilibrio, composto per il 60% da azioni e per il 40% da obbligazioni o altri prodotti a reddito fisso, potrebbe offrire un buon rischio e un buon rendimento agli investitori disposti ad assumersi un livello moderato di rischio.

Da allora il portafoglio 60/40 è diventato una strategia d'investimento classica che si dice raggiunga il giusto equilibrio tra crescita e stabilità, con le azioni che aiutano a spingerlo più in alto assumendosi un rischio più elevato e le obbligazioni che lo stabilizzano con i loro rendimenti più bassi e più stabili.

Rust ha osservato che per la famiglia media gli ETF su Bitcoin potrebbero rappresentare un'opportunità di diversificazione e di allocare tra l'1% e il 5% in tale asset.

Parlando con Cointelegraph, Sui Chung, AD della società CF Benchmarks di proprietà di Kraken, ha affermato che la diversificazione “è spesso considerata l'unico pasto gratis nel mondo degli investimenti” in quanto può “ridurre il rischio e allo stesso tempo migliorare i potenziali rendimenti”. Ha poi aggiunto:

Ora che l'ETF ha aperto la proprietà di BTC a una fascia più ampia d'investitori, l'attrazione principale che molti vedranno è il potenziale di diversificazione che può offrire a un portafoglio misto di asset.

CF Benchmarks ha di recente pubblicato una ricerca in cui si afferma che “le principali sfide dell'investimento in Bitcoin sono decidere esattamente la giusta dimensione per il proprio investimento iniziale” e come mantenere l'esposizione successivamente.

Bitcoin è noto per avere cicli con ribassi significativi e rialzi affascinanti, il che significa che gli investitori devono scegliere di allocare un importo abbastanza grande da contribuire ai rendimenti dei loro portafogli ma altrettanto piccolo da consentire di resistere alla volatilità.

L'azienda ha scoperto che anche un'allocazione dell'1% nei confronti di Bitcoin ha “aumentato i rendimenti senza aumentare materialmente il rischio complessivo del portafoglio”, con la deviazione standard che aumenta materialmente solo quando l'esposizione a BTC supera il 5% se il portafoglio viene ribilanciato frequentemente. Una simile allocazione, rileva il documento di ricerca, potrebbe portare a un miglioramento compreso tra l’8% e il 40% del rendimento aggiustato per il rischio: l’indice di Sharpe.

In un'intervista a Cointelegraph, Zach Pandl, direttore generale della ricerca presso Grayscale Investments, ha affermato che Bitcoin è un “investimento relativamente ad alto rischio e potrebbe non essere adatto a tutti gli investitori”, sottolineando quelli che necessitano di capitale nel breve o medio termine.

Secondo Pandl gli investitori che scommettono sul portafoglio 60/40 “non possono produrre rendimenti paragonabili a quelli degli ultimi 40 anni perché il lungo calo dell’inflazione è finito”.

Pur sottolineando che gli ETF “saranno probabilmente il modo più conveniente e senza problemi per le famiglie medie d'investire in Bitcoin”, perché molte delle complessità legate alle tasse vengono risolte dal prodotto finanziario, Pandl ha aggiunto che quest'ultimo non compromette il ruolo di Bitcoin come asset di riserva.

Nonostante tutti questi vantaggi, gli ETF spot su Bitcoin potrebbero non essere la soluzione migliore per ogni investitore e, per alcuni, in alcuni scenari, sarebbe addirittura consigliabile evitarli.


RISCHI DEI FONDI D'INVESTIMENTO SU BITCOIN

Pur affermando che investire in Bitcoin può “sostituire altre strategie che offrono miglioramento del rendimento, diversificazione o entrambi”, Pandl ha affermato che le caratteristiche delle criptovalute possono cambiare nel tempo, inclusa la loro correlazione con altri asset. Di conseguenza gli investitori dovrebbero rivalutare regolarmente i loro portafogli.

Rust di Truflation ha anche sottolineato gli svantaggi associati agli ETF su Bitcoin, compreso il rischio di custodia, poiché investire in Bitcoin tramite un ETF “mette la responsabilità nelle mani di terzi e abbiamo tutti visto che ciò può comportare un potenziale rischio di perdite”.

Sebbene le società che gestiscono questi ETF spot su Bitcoin abbiano esperienza, “stiamo ancora entrando in una nuova dimensione”. Sebbene l'autocustodia sia spesso il metodo d'investimento preferito, non tutti gli utenti vogliono custodire i propri BTC.

Anche gli ETF sui futures hanno un problema nascosto: i costi di rollover. Secondo Rust questi possono “erodere in modo significativo i rendimenti nel tempo” e, sebbene gli ETF spot su Bitcoin non soffrano di costi di rollover, gli investitori non detengono Bitcoin attraverso di essi; detengono azioni di un fondo che segue il prezzo di BTC.

Al di là del rischio di controparte, ciò significa anche che gli investitori non sono in grado di partecipare al più ampio ecosistema delle criptovalute, compreso quello della finanza decentralizzata. Detenere direttamente Bitcoin, aggiunge Rust, offre anche un maggiore grado di privacy e una minore suscettibilità alla confisca in caso di cambiamenti legali o politici.

Per Kiely di Yield App, gli ETF spot su Bitcoin, gli ETF su futures e gli investimenti diretti su Bitcoin sono “essenzialmente la stessa cosa dal punto di vista dei rendimenti”, con l'unica differenza delle commissioni di gestione associate agli ETF “più piccole rispetto a quelle dell’asset stesso”.

Guardando al futuro, Kiely ritiene che gli ETF contribuiranno all'influenza di Bitcoin nel più ampio sistema finanziario:

Nei prossimi 5-10 anni gli ETF sulle criptovalute costituiranno una parte importante dell’allocazione agli strumenti alternativi in un’ampia gamma di portafogli d'investimento. Ciò li metterebbe alla pari con altre opzioni d'investimento alternative, le quali includono gli ETF sull’oro.

Anche se l’introduzione di ETF spot su Bitcoin potrebbe aumentare la fiducia degli investitori, e i dati suggeriscono che un’allocazione conservativa in Bitcoin sarebbe stata vantaggiosa in passato, è probabile che, man mano che BTC matura come classe di asset, le caratteristiche per cui è noto potrebbero cambiare.

Vale la pena notare che questo cambiamento potrebbe essere positivo o negativo, suggerendo che Bitcoin rappresenta anche un cambio di paradigma per il tradizionale portafoglio 60/40 e, come minimo, dovrebbe essere incluso nel portafoglio medio.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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L’élite occidentale: il suo sviluppo e il suo tradimento

Mer, 06/03/2024 - 11:02

 

 

di Finn Andreen

L’élite occidentale è diventata oligarchica; la sua influenza politica ed economica è sproporzionata e persino dannosa per la società. È necessario ripercorrerne l'evoluzione storica ed esporne gli obiettivi attuali.

In primo luogo bisogna riconoscere che è naturale e necessario che la società abbia un’élite. Murray Rothbard scrisse dell’ideale degli “aristocratici naturali” che “vivono in libertà e armonia con i loro simili, e si elevano esercitando la loro individualità e mettendo le loro più alte capacità al servizio dei loro simili, sia tramite un’organizzazione che producendo in modo efficiente per i consumatori”.

Una società libera ha bisogno di questi “aristocratici naturali” perché sono loro i motori principali e le ispirazioni. Le grandi iniziative imprenditoriali vengono generalmente intraprese da chi è lungimirante e motivato, disposto a fare più sacrifici e ad assumersi più rischi rispetto alla persona media. L’intera società beneficia indirettamente delle iniziative di queste persone.

Il problema, quindi, non è l’esistenza di un’élite di per sé, ma il fatto che essa non sia più composta principalmente da “aristocratici naturali”. Oggi è composta da quelli che Rothbard chiamava “aristocratici artificiali”: “Coloro che governano mediante la coercizione”; cioè con l'aiuto dello stato. I pensatori “machiavellici” furono i primi a descrivere in modo sistematico questa élite oligarchica; si riferivano alla “minoranza organizzata e dominante”, in contrapposizione alla maggioranza disorganizzata e controllata.

Come scrisse Gaetano Mosca nella sua opera La classe dirigente: “Il potere politico non è mai stato, e mai sarà, fondato sul consenso esplicito delle maggioranze. Esso è sempre stato, e sempre sarà, esercitato dalle minoranze organizzate, che hanno avuto, e avranno, i mezzi, diversi secondo i tempi, per imporre la loro supremazia sulle moltitudini”.

Infatti quando diventa oligarchica, la minoranza dominante usa la coercizione per influenzare le decisioni politiche e persino i valori sociali, nei propri interessi economici e ideologici. Tuttavia non è onnipotente e onnisciente; il suo potere non è mai pienamente acquisito e non sempre esercita la sua influenza con grande abilità.

Come altrove, le società occidentali hanno sempre avuto “minoranze organizzate”, ma queste si sono evolute nel tempo. Il potere politico di questa élite è costantemente aumentato, insieme all’espansione dello stato e del capitalismo clientelare che esso facilita. Per citare ancora Mosca: “Nella misura in cui lo Stato assorbe e distribuisce una parte maggiore della ricchezza pubblica, i leader della classe dominante hanno maggiori mezzi ' influenza arbitraria sui loro subordinati e sfuggono più facilmente al controllo di chiunque”.

Non si deve dare per scontato che l’introduzione della “democrazia” abbia ridotto l’influenza di questa minoranza dominante sulla società, poiché questo sistema politico è stato inesorabilmente accompagnato da un notevole sviluppo del potere statale. Infatti anche in una “democrazia liberale”, la maggioranza disorganizzata e generalmente disinformata non ha praticamente alcuna influenza, ad esempio, sulle politiche estere e monetarie dei propri governi.


Tre fasi di sviluppo

È possibile identificare tre fasi nell'evoluzione della minoranza dominante. Nel corso del XIX secolo questa minoranza era abbastanza vicina all’élite naturale e ideale sopra descritta. In assenza di stati forti e istituzioni sovranazionali, le minoranze dominanti (al plurale) avevano una prospettiva più nazionale che internazionale, cercavano il potere economico piuttosto che politico ed erano più orientate all’industria che alla finanza. In Francia il conte di Saint-Simon, in una lettera aperta al re Luigi XVIII, scrisse degli “industriali” come “i leader naturali e permanenti del popolo”.

Queste minoranze pensavano sempre prima ai propri interessi (sebbene fossero anche filantropi). Tuttavia gli investimenti di queste minoranze dominanti contribuirono notevolmente all’aumento della prosperità di cui godette l’Occidente durante il “lungo” XIX secolo.

Il loro rapporto con il resto della società era quindi piuttosto simbiotico, nonostante le tensioni legate alle condizioni sociali della prima industrializzazione. Ad esempio, fino alla Prima Guerra Mondiale queste minoranze al potere erano impegnate nella deflazione e nel libero scambio e mantenevano un certo livello di controllo monetario attraverso il gold standard.

La moderna minoranza dominante si consolidò poi con lo sviluppo del capitalismo finanziario alla fine del XIX secolo, attorno al potere crescente e sempre più politico dei “banchieri internazionali” e delle loro famiglie allargate. Lo storico Carroll Quigley li descrisse (i Rothschild, i Morgan, i Rockefeller e gli altri) così:

Queste famiglie di banchieri rimasero diverse dai banchieri ordinari in modi distintivi: erano cosmopolite e internazionali; erano vicini ai governi e si preoccupavano particolarmente delle questioni relative al debito pubblico; [...] erano quasi equamente dediti alla segretezza e all’uso segreto dell’influenza finanziaria nella vita politica.

In questa seconda fase emerge la minoranza dominante occidentale, internazionale, politicizzata e principalmente orientata finanziariamente. Questa descrizione del nucleo della minoranza dominante occidentale è ancora la stessa oggi, nonostante i grandi cambiamenti avvenuti nel sistema finanziario nell’ultimo mezzo secolo. Intorno a questo nucleo, ovviamente, vanno annoverati leader politici e alti funzionari pubblici, così come editori e redattori nei media generalisti e leader di molte multinazionali occidentali.

Come accennato, questa politicizzazione della minoranza dominante è strettamente legata alla rapida espansione del ruolo dello stato nella società a partire dalla fine del XIX secolo, il quale aumentò dapprima il suo controllo sulla produzione (controllo statale sulle industrie chiave), poi sul denaro (rinuncia al gold standard), poi sul consumo eccessivo (introduzione del controllo sui prezzi). Come scrisse Albert Jay Nock: “È più facile impossessarsi della ricchezza (dei produttori) che produrla; e finché lo Stato renderà l’appropriazione della ricchezza una questione di privilegio legalizzato, la disputa per esso andrà avanti”.


Fase 3: globalismo messianico e nefasto

Con la Seconda Guerra Mondiale e l’ascesa del keynesismo, l’inflazione monetaria – questo flagello artificiale sulla maggioranza – divenne uno strumento importante per l’arricchimento dei grandi istituti bancari. Con la finanziarizzazione delle economie occidentali negli anni ’70, gli interessi della minoranza dominante iniziarono a divergere chiaramente dagli interessi dell’economia “reale” basata sulla produzione alla quale partecipa la maggioranza. L’élite oligarchica occidentale entrò quindi nella sua terza fase.

Negli ultimi decenni questa minoranza dominante è diventata molto più ambiziosa e aggressiva di quanto non fosse in passato. Ora è pienamente intrisa di una missione ideologica, addirittura messianica: cambiare il mondo. Il ritorno sugli investimenti e il controllo delle risorse non sono più gli unici o addirittura i più importanti obiettivi; l’attuale minoranza al potere ha un desiderio tecnocratico di plasmare le società, di controllarne e dirigerne l’evoluzione. Infatti il suo scopo oggi può essere riassunto in una parola: comando/controllo. Si tratta di controllare tutto: persone, finanza, cibo, energia, salute e persino la natura.

Ciò significa indebolire gli stati-nazione accelerando il trasferimento della sovranità nazionale alle autorità sovranazionali. Per convincere la maggioranza che il globalismo politico è l’unica speranza per l’umanità, le crisi sono state fabbricate e presentate come insolubili a livello dello stato sovrano. Le tre principali crisi create a questo scopo sono la “crisi climatica”, la “crisi” sanitaria e la “crisi” migratoria. Quest’ultima serve anche a diluire le nazioni etnicamente omogenee e quindi a diminuire la naturale resistenza sociale e culturale al globalismo politico.

Le Nazioni Unite e le istituzioni governative e le organizzazioni non governative che orbitano intorno a esse svolgono un ruolo chiave. Per citare alcuni esempi, adesso è necessario dare all’Organizzazione Mondiale della Sanità il potere d'introdurre uno strumento sanitario digitale che consenta il controllo delle popolazioni con il pretesto di preoccuparsi per la salute pubblica; l’Unione Europea vuole imporre obblighi e restrizioni sul comportamento degli individui e delle aziende europee (si veda la Direttiva sul reporting di sostenibilità aziendale, il Digital Services Act e il Green Deal); l’introduzione delle valute digitali delle banche centrali consentirà il controllo di tutte le singole transazioni economiche; il relativo wallet digitale consentirà l’introduzione di un sistema di credito sociale, in stile cinese.

"There will be control."

President of the European Central Bank, Christine Lagarde, admits the EU's new CBDC—the digital euro—will be used to impose control.

EU citizens already face imprisonment or fines for engaging in cash transactions above €1000, but the introduction of… pic.twitter.com/mokPl7hskt

— Wide Awake Media (@wideawake_media) November 25, 2023

Tutte queste iniziative sono coordinate dal World Economic Forum e rappresentano passi progressivi verso l’obiettivo d'istituire un governo mondiale sotto il controllo della minoranza finanziaria dominante in Occidente.


Contro un nemico del popolo

Questi piani nefasti della minoranza dominante rappresentano ovviamente una minaccia significativa alla libertà individuale su scala mondiale. Purtroppo sono già stati parzialmente implementati. Non è altro che un tradimento da parte della minoranza dominante nelle proprie società; essa è diventata nel tempo un nemico del popolo, le cui maggioranze non hanno altra scelta che opporsi.

È obbligatorio ritornare alla situazione prevalente durante parte del diciannovesimo secolo, quando la minoranza dominante era costituita principalmente da un’élite economica; dovrebbe essere composta essenzialmente dagli “aristocratici naturali” di cui parlava Rothbard.

Quando la libertà è così a rischio come lo è oggi, vengono in mente queste parole di Ludwig von Mises: “Ognuno porta sulle spalle una parte della società; nessuno è sollevato dalla sua parte di responsabilità. [...] Che lo voglia o no, ogni essere umano è trascinato nella grande lotta storica, nella battaglia decisiva nella quale la nostra epoca ci ha scaraventato”.


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Il modello boom/bust di Milton Friedman: la corda di chitarra

Mar, 05/03/2024 - 11:11

 

 

di Frank Shostak

Alcuni economisti sono del parere che sia possibile migliorare la nostra comprensione della realtà attraverso una metafora. A questo proposito il leader della scuola di pensiero monetarista, Milton Friedman, era del parere che la metafora della corda di chitarra avrebbe potuto aiutare a svelare il segreto dei cicli economici.

Secondo questa metafora, più forte è la tensione verso il basso, più forte sarà la risalita della corda. Friedman concluse quindi che un forte crollo è seguito da un forte boom.

Per Friedman ciò che contava era avere un modello in grado di replicare le fluttuazioni dei dati; non gli interessava se il modello fosse corrisposto al mondo reale.

L'obiettivo finale di una scienza positiva è lo sviluppo di una teoria o di un'ipotesi che produca previsioni valide e significative su fenomeni non ancora osservati. [...] La domanda rilevante da porsi riguardo ai presupposti di una teoria non è se siano realistici, poiché non lo sono mai, ma se costituiscano un’approssimazione sufficientemente buona per lo scopo in questione. E a questa domanda si può rispondere solo verificando se la teoria funziona, cioè se fornisce previsioni sufficientemente accurate.

Friedman sosteneva che, analogamente a quanto accade con la corda di una chitarra, più l’economia viene colpita, più forte dovrebbe rimbalzare. Nel suo modello una forte contrazione della produzione è seguita da una grande espansione; una lieve contrazione, da una lieve espansione.

Seguendo tale modello, Friedman concluse che non c'è alcuna connessione tra l’entità di un’espansione economica e l’entità della successiva contrazione economica.

Vari studi sembravano aver confermato il modello di Friedman. Il 4 novembre 2019 Bloomberg fece riferimento a uno studio di Tara Sinclair che utilizzava tecniche matematiche avanzate che sembravano confermare l’ipotesi di Friedman: negli Stati Uniti le recessioni profonde sono seguite da forti riprese, ma non il contrario. Secondo Bloomberg altri ricercatori avevano ottenuto risultati simili per altri Paesi. Secondo questo modo di pensare le opinioni di Ludwig von Mises e Murray Rothbard, dove la dimensione di un bust è correlata alla dimensione del boom precedente, sono false.

È tuttavia discutibile che vari metodi statistici e matematici possano dimostrare o confutare una struttura di pensiero. Questi metodi sono un altro modo di descrivere gli eventi, ma non di spiegarli. Non ci dicono quali sono le cause delle oscillazioni nei dati, bensì descrivono solo le loro fluttuazioni.


Cicli boom/bust e la banca centrale

Riteniamo che il quadro analitico di Friedman manchi della definizione di cicli boom/bust.

Secondo Ayn ​​Rand:

Una definizione è un'affermazione che identifica la natura delle unità sussunte in un concetto. Si dice spesso che le definizioni stabiliscano il significato delle parole. Questo è vero, ma non esatto. Una parola è semplicemente un simbolo visivo-uditivo utilizzato per rappresentare un concetto; una parola non ha altro significato se non quello del concetto che simboleggia, e il significato di un concetto consiste nelle sue unità. Non sono le parole, ma i concetti che l’uomo definisce – specificandone i referenti. Lo scopo di una definizione è quello di distinguere un concetto da tutti gli altri concetti e quindi di mantenere le sue unità differenziate da tutti gli altri.

Lo scopo di una definizione è quindi quello di distinguere un dato gruppo di cose da altre. Dato che una definizione fornisce l'essenza di un particolare concetto, ovviamente non possono essere arbitrarie. In ogni momento è determinata dai fatti della realtà, nel contesto della propria conoscenza.

Per accertare la definizione dei cicli di espansione e contrazione è necessario identificarne l’essenza: la forza trainante alla loro base. È utile tornare indietro nel tempo, quando è iniziato il fenomeno del ciclo boom/bust. Secondo Murray Rothbard:

Prima della rivoluzione industriale, avvenuta intorno alla fine del XVIII secolo, non si verificavano periodi di boom e depressione regolarmente ricorrenti. Si verificava un'improvvisa crisi economica ogni volta che qualche re muoveva guerra o confiscava le proprietà dei suoi sudditi; ma non vi era traccia di fenomeni peculiarmente moderni di oscillazioni generali e abbastanza regolari nelle fortune economiche, di espansioni e contrazioni.

Sembra che il ciclo boom/bust sia in qualche modo legato al mondo moderno. Ma qual è il nesso? Riteniamo che la fonte dei ricorrenti cicli di espansione e contrazione si riveli essere il presunto “protettore” dell’economia: la banca centrale.

Le sue linee di politica, volte a correggere le conseguenze indesiderate che derivano dai suoi precedenti tentativi di stabilizzare l’economia, sono fattori chiave dietro i ricorrenti cicli di espansione e contrazione.

I funzionari nelle banche centrali si considerano l’entità responsabile e autorizzata a portare l’economia sul percorso di una crescita economica stabile e di prezzi stabili (decidono quale dovrebbe essere il “giusto” percorso di crescita stabile). Di conseguenza qualsiasi deviazione da tal percorso determina le risposte di suddetti funzionari in termini di orientamento più restrittivo o più accomodante.

Queste risposte agli effetti delle linee di politica precedenti sui dati economici danno origine alle fluttuazioni del tasso di crescita dell’offerta di denaro e, di conseguenza, ai cicli ricorrenti di boom/bust.

Si osservi che la politica monetaria allentata della banca centrale, che si traduce in un’espansione dell’offerta di denaro, mette in moto uno scambio di nulla per qualcosa, il che equivale a una deviazione del risparmio reale da attività che creano ricchezza ad attività che la sprecano. Nel processo questa deviazione indebolisce chi crea ricchezza reale e questo a sua volta indebolisce la loro capacità di far crescere il bacino complessivo dei risparmi reali.

L’emergere di attività sulla scia di una politica monetaria allentata è ciò che incarna un “boom” economico. Tuttavia una volta che la banca centrale restringe la propria politica monetaria, ciò rallenta la deviazione del risparmio reale verso chi spreca ricchezza reale. Le attività nate sulla scia della precedente politica monetaria allentata ricevono meno sostegno; finiscono nei guai e ne emerge una crisi economica.

Da ciò possiamo dedurre che l’essenza dei cicli boom/bust è la politica monetaria della banca centrale.


La forza del boom determina la forza della crisi

Si osservi che durante una crisi economica si verifica la liquidazione di varie attività emerse durante il boom precedente. Quante più attività di questo tipo sono nate durante il boom economico, tanto maggiore sarà la necessità di ripulirle – di conseguenza tanto maggiore sarà la recessione economica.

Si noti ancora una volta che gli aumenti dell’offerta di denaro sono il risultato della politica monetaria accomodanti della banca centrale. Questi aumenti danno luogo a diverse attività che non riescono a reggersi “con le proprie gambe”. Le chiamiamo bolle.

Pertanto un atteggiamento monetario allentato da parte della banca centrale e un conseguente aumento dello slancio dell’offerta di denaro portano all’emergere di attività in bolla, mentre un atteggiamento più restrittivo le fanno scoppiare. 

Si noti che senza accertare l'essenza dell'oggetto d'indagine si potrebbero elaborare tutti i tipi di modelli di questo mondo “convalidati” mediante metodi statistici e matematici. Si osservi ancora una volta che senza accertare l’essenza dei cicli di espansione e contrazione, qualsiasi cosiddetta convalida, ovvero la “tortura dei dati”, sarà di natura opinabile.

Per Friedman tutto va bene finché il modello riesce a fare previsioni accurate. Dato che egli non stabilì l’essenza dei cicli di espansione e contrazione, è discutibile che il suo quadro analitico possa accertarne le cause. Di conseguenza la sua conclusione, secondo cui le forti recessioni precedono i forti boom e non il contrario, è a dir poco carente.


Conclusioni

Vari studi che utilizzano tecniche matematiche avanzate hanno presumibilmente confermato l'ipotesi di Milton Friedman secondo cui forti recessioni aprono la strada a forti boom. Tuttavia questi ultimi non precedono le prime. Secondo questo modo di pensare, opinioni come quelle presentate da Ludwig von Mises e Murray Rothbard, dove la dimensione di un bust è correlata alla dimensione del boom precedente, sono false. Dato che Friedman non definì l’essenza dei cicli di boom/bust, è opinabile se il suo quadro analitico possa spiegare le cause dei cicli di boom/bust. Di conseguenza la conclusione di Friedman secondo cui le forti recessioni precedono i forti boom, e non il contrario, è discutibile.


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La scandalosa persecuzione nei confronti di Julian Assange

Lun, 04/03/2024 - 11:08

 

 

di Connor O'Keeffe

Due settimane fa c'è stato il secondo e ultimo giorno di quello che potrebbe essere il processo di estradizione definitivo a Julian Assange. Da quasi cinque anni il governo degli Stati Uniti sta lavorando per far estradare negli Stati Uniti il ​​fondatore di Wikileaks, accusato di aver violato la legge sullo spionaggio.

Ispirato dalla pubblicazione dei Pentagon Papers di Daniel Ellsberg nel 1971, Julian Assange ha fondato Wikileaks nel 2006. La visione di Assange era quella di sviluppare un portale online in cui gli informatori potessero presentare prove di illeciti aziendali o governativi senza doversi identificare o rischiare di esporsi. Una volta inviati, team di volontari e giornalisti avrebbero analizzato i documenti per determinarne la legittimità; se poi ritenuto autentico, avrebbero pubblicato il materiale direttamente su Internet in modo che le persone avessero potuto vederlo.

Negli ultimi quindici anni Wikileaks ha svelato una serie di storie importanti. Molte delle informazioni provenivano dai diari di guerra in Afghanistan e Iraq, insieme alle cosiddette soffiate dai diplomatici, tutti pubblicati nel 2010. I documenti trapelati rivelavano che non solo il governo degli Stati Uniti aveva commesso numerosi crimini di guerra in Iraq e Afghanistan nel primo decennio di guerra al terrorismo, ma c’erano stati sforzi ufficiali per insabbiarli.

I diari di guerra in Iraq hanno anche portato alla luce molti dettagli sull'uso della tortura da parte della Central Intelligence Agency (CIA). E, come scrive il giornalista Keven Gosztola nel suo eccellente libro sul caso di Assange, dopo che il presidente Barack Obama si rifiutò di perseguire chiunque fosse coinvolto, o di risarcire i sopravvissuti, le soffiate dai diplomatici hanno rivelato che i funzionari americani “si erano intromessi nei sistemi giudiziari francesi, tedeschi, italiani e spagnoli per proteggere gli agenti della CIA, gli ufficiali militari statunitensi e i funzionari dell’amministrazione Bush dai procedimenti giudiziari” legati al programma di tortura.

Nel 2016 decine di migliaia di e-mail di alti funzionari democratici e del Comitato nazionale democratico sono trapelate a Wikileaks. Contenevano rivelazioni politicamente dannose per la campagna elettorale di Hillary Clinton – come dettagli su una serie di discorsi privati ​​che il candidato aveva tenuto ai dirigenti di Wall Street – e persino alcune prove di vera e propria corruzione, come il fatto che il Comitato Nazionale Democratico avesse condiviso le domande imminenti con la Clinton prima dei dibattiti delle primarie.

3rd email shows CNN's Donna Brazile rigging Clinton v Sanders debate by leaking more questions to Clinton in advance https://t.co/v9ScXfB1zb pic.twitter.com/d1SpNQgl3n

— WikiLeaks (@wikileaks) October 31, 2016

Un anno dopo l’organizzazione fondata da Assange cancellò ogni possibilità d'essere vista di buon occhio da parte della Casa Bianca di Donald Trump quando pubblicò i cosiddetti documenti Vault 7. Le fughe di notizie dettagliavano aspetti delle capacità di guerra informatica da parte della CIA, in particolare la capacità dell'agenzia di monitorare e controllare a distanza le auto più recenti, le smart TV, i personal computer, i browser web e la maggior parte degli smartphone.

Le fughe di notizie fecero infuriare l'allora direttore della CIA Mike Pompeo. In risposta rivolse l'attenzione dell'agenzia ad Assange, a cui era stato concesso asilo presso l'ambasciata ecuadoregna a Londra cinque anni prima. La CIA convinse UC Global, la società spagnola responsabile della sicurezza dell'ambasciata, a registrare segretamente Assange, anche mentre incontrava i suoi avvocati, e a spedire le registrazioni alla CIA: un piano di cui il capo della società sarebbe stato successivamente accusato nei tribunali spagnoli.

E secondo uno straordinario articolo di Yahoo News a firma di Zach Dorfman, Sean Naylor e Michael Isikoff, la CIA di Pompeo avrebbe poi “complottato per rapire il fondatore di Wikileaks” convincendo i dipendenti della UC Global a lasciare “accidentalmente” la porta dell'ambasciata aperta. Inoltre “alcuni alti funzionari della CIA e dell’amministrazione Trump hanno addirittura discusso dell’uccisione di Assange, arrivando al punto di richiedere "bozze" o "opzioni" su come assassinarlo”. Secondo le deposizioni dei dipendenti della UC Global, il piano migliore era avvelenarlo.

Evidentemente è stato scelto un approccio diverso. Nel 2018 gli Stati Uniti incriminarono Assange per aver cospirato per ottenere materiale riservato nel 2010. Un anno dopo l'Ecuador ne revocò l'asilo, portando al suo arresto nell'aprile 2019 da parte della polizia di Londra. Il mese successivo gli Stati Uniti chiesero l’estradizione e aggiunsero diciassette accuse di spionaggio contro Assange.

Il processo di estradizione si è trascinato per quasi cinque anni, in gran parte a causa delle preoccupazioni sulla sicurezza di Assange durante la custodia. E sulla base dei resoconti di Dorfman, Naylor e Isikoff, questa è una preoccupazione molto ragionevole.

Ci sono tanti aspetti assurdi e scandalosi di ciò che il governo degli Stati Uniti ha fatto, sta facendo e intende fare a Julian Assange. Il principale tra questi è il fatto che tutto ciò di cui i pubblici ministeri vogliono accusarlo ai sensi della Legge sullo spionaggio ricade nell'attività giornalistica legale e comune. Il fatto che i giornalisti spesso cerchino, ottengano e pubblichino materiale riservato è la ragione per cui il governo degli Stati Uniti è stato riluttante a perseguire il fondatore di Wikileaks. Se il giornalismo di Assange è un crimine, lo è altrettanto gran parte del giornalismo sul New York Times, sull’Associated Press e su ogni altro importante organo d'informazione del Paese.

Stranamente il procuratore capo degli Stati Uniti ha cercato di eludere questo fatto scomodo suggerendo che Assange non aveva diritto di appellarsi al Primo Emendamento perché è australiano. Ma ricordate una cosa: lo stanno accusando di violazione della Legge sullo spionaggio, una legge statunitense. In altre parole, i pubblici ministeri statunitensi ritengono che un giornalista straniero che opera al di fuori degli Stati Uniti debba rispettare la legge statunitense, ma che il governo statunitense non sia vincolato dalle proprie leggi perché quello stesso giornalista è uno straniero che opera al di fuori degli Stati Uniti.

Julian Assange non è una spia, né un terrorista e né un agente democratico o repubblicano. È un giornalista che ha previsto il potenziale di Internet per dare potere e proteggere gli informatori (il sistema d'invio anonimo immaginato da Assange e dai suoi colleghi è ora standard in tutto il settore dell'informazione).

Il motivo per cui Assange è stato sottoposto a varie forme di detenzione per quasi dodici anni non è perché abbia commesso realmente dei crimini, ma perché ha messo in imbarazzo l’establishment politico.

Oggi quello stesso establishment politico finge indignazione per il presunto omicidio del dissidente russo Alexei Navalny, così come per l’incarcerazione del reporter del Wall Street Journal Evan Gershkovich a Mosca, il tutto mentre cerca di gettare un giornalista occidentale in isolamento per il resto della sua vita per aver osato rivelare storie davvero incriminanti.

Spetta a quelli di noi che hanno davvero a cuore la verità e che si oppongono non solo ai misfatti dei regimi stranieri che i nostri governi vogliono rovesciare ma, cosa più urgente, all’autoritarismo già all’opera nei nostri Paesi, chiedere a chi è al potere nel Regno Unito e negli Stati Uniti di attenersi ai principi che finora hanno solo finto d'incarnare. E tutto inizia con il far cadere le accuse contro Julian Assange.

Se si rifiutano di farlo, ciò rivelerà di più su di loro di quanto potrebbe fare qualsiasi giornalista dissidente.


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“Credere obbedire combattere”, il precetto del nuovo mercato obbligazionario europeo

Ven, 01/03/2024 - 11:07

 

 

di Francesco Simoncelli

La cosa straordinaria è che nessuno pensa che ciò che sta accadendo sia davvero straordinario, ovverosia fuori dall'ordinario: cose che una volta consideravamo criminali, ora sono rispettabili e, soprattutto, perseguibili come buona pratica. I peccati sono ora considerati virtù; la stupidità, l’incompetenza e la corruzione sono ormai prerequisiti per ricoprire una carica pubblica. Gli acquisti di titoli sovrani in Europa, in particolare in Italia, fanno segnare cifre sostenute, come se gli investitori non se ne preoccupassero. I bilanci statali non vengono più presi in considerazione, né inseriti in un calcolo ossequioso profitti/perdite; non viene fatto alcun tentativo per allineare i deflussi alle entrate. Invece, in una forma d'improvvisazione della tenuta dei conti, la spesa pubblica italiana corre senza freni, senza alcuna discussione seria a riguardo o dissenso. Il governo italiano è come un'auto piena di ubriachi che sfreccia lungo l'autostrada mentre discutono su cosa ascoltare alla radio.

Ancora più straordinario, le persone continuano a prestare denaro al governo italiano, in una sorta di delirio mistico che aspetta con irrequietezza un taglio dei tassi della BCE. E che ci crediate o no, c'è stato un tempo in cui la gente pensava che l'omicidio di massa e la distruzione di massa fossero al di sotto del disprezzo. Sebbene l’ONU li abbia solennemente messi fuori legge entrambi, oggi sono caratteristiche rispettabili della politica estera. Dopo aver vissuto il 2023, mi chiedo: come può il 2024 superare questi traguardi? Quale cosa sciocca, maligna e spaventosa accadrà quest’anno? Piuttosto che fingere di poter conoscere il futuro, diamo un’occhiata a che tipo di sorprese potrebbe valer la pena di prepararsi.

In primo luogo, un capitombolo del sistema bancario europeo. Questo è un fattore che va analizzato più a fondo, dato che si tratta dello sviluppo su cui ruota tutta la propaganda di guerra europea e gli sforzi fiscali messi in campo per dare respiro alla BCE affinché non sia la prima a distaccarsi dal vagone “rialzo dei tassi” avviato dalla FED. Perché se dovesse essere la prima a farlo, allora è game over per l'UE e i suoi sogni di pianificazione centralizzata. Come ripetuto spesso su queste pagine, il vero malato economico nel mondo finanziario è il sistema bancario commerciale europeo. Inutile dire che gli stress test non sono affidabili come strumento di diagnosi di un malessere nel sistema bancario commerciale. Di conseguenza per tenerlo in piedi sono necessarie costanti iniezioni di liquidità affinché si abbia la percezione che esso sia ben puntellato in caso di shock "esogeno". La cancrena che sobbolle sotto la superficie è stata alimentata da anni di tassi d'interesse negativi, i quali hanno creato una pletora di titoli tossici (una volta che sono stati rialzati i tassi di riferimento) che tengono sommersi i bilanci delle varie banche europee. Nessuno è spaventato dalle banche americane, ma tutti sono spaventati dalle banche europee e dalla loro condizione di mina vagante. Data l'interconnessione moderna del sistema finanziario, un crollo che avviene in un angolo remoto del mondo da parte di un player di cui nessuno aveva avuto notizia fino a quel momento può far vacillare un'istituzione di rilievo dall'altro capo del mondo. A tal proposito rileggere la storia di LTCM è propedeutico.

E come se non bastasse, ciò s'inserisce in un quadro geopolitico che vede scontrarsi Stati Uniti ed Europa.

1/ A un certo punto qualcuno in Europa s'è svegliato e ha capito che s'erano persi uno sviluppo tecnologico/industriale (hardware, software, innovazione) cruciale del XXI secolo. Adesso l'UE tenta di stare al passo a colpi di burocrazia, multe e sanzioni.https://t.co/ZUKlIWAbSK

— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) February 19, 2024

2/ Al solito, qual è lo scopo? Dato che in UE sono inesistenti aziende tecnologiche competitive, il tentativo è quello di muovere una guerra commerciale ai grandi poli industriali elettronici (americani e asiatici).

— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) February 16, 2024

Altra tessera che s'inserisce nel mosaico più ampio che descrivo sin da quando Powell ha rialzato i tassi: esiste una corrente megapolitica che vuole vandalizzare gli USA (sostenuta dall'UE) e un'altra che vuole ricostruirli lungo binari sostenibili.https://t.co/y9T7fkm6jp

— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) February 13, 2024

La paura di contagi sistemici è quella che sta guidando personaggi di spicco, come Bezos ad esempio, a scaricare le azioni delle proprie società e incamerare liquidità. Per quanto siano le banche europee l'anello debole all'interno del sistema finanziario mondiale, questa gente non vuole finire nel fuoco incrociato. Infatti per quanto la stampa generalista abbia enfatizzato il fallimento di alcune banche americane l'anno scorso, esse si trovavano tutte nel distretto di competenza della FED di San Francisco. Nessuna banca è fallita nel distretto di competenza della FED di New York. Al contrario il deterioramento dei bilanci bancari europei non ha confini demarcati e passa per Francia, Germania, Italia, ecc. Stando così le cose è necessaria una giustificazione credibile affinché il denaro continui a scorrere ora che Powell ha chiuso i rubinetti del mercato dell'eurodollaro: la guerra in Ucraina, o per meglio dire, un riciclaggio attraverso di essa. Tutta la fanfara dei media generalisti di questi giorni riguardo la morte di Navalny è stata solo una sporca strumentalizzazione dell'evento affinché si creasse la giustificazione morale e si accettasse/accelerasse l'emissione di titoli pari a €100 miliardi per “aiutare” l'Ucraina.

Bisogna mantenere l’Ucraina in vita per giustificare la spesa di altri €100 miliardi da riciclare nelle banche francesi e tedesche sull'orlo del fallimento, sedute su ingenti perdite derivanti da tutto il debito acquistato durante il periodo della NIRP.

Facciamo un passo indietro e spieghiamo meglio questa faccenda e perché l'élite europea ci tiene tanto. La leadership dell’UE, la quale abbraccia fortemente l'agenda della cricca di Davos, ha lavorato per conferire alla Commissione europea il potere d'imporre tasse potere attraverso l’emissione di obbligazioni e un meccanismo fiscale centralizzato. L'impianto di questa architettura è stato testato dopo il COVID con le obbligazioni SURE. E badate bene, non esiste scoperta dei prezzi in questo tipo di mercato, dal momento che sono un enorme strumento politico: danno alla Commissione Europea la possibilità d'imporre tasse per pagare la cedola dello 0,1% su di essi. Nonostante tutta la grancassa con cui sono stati presentati alla platea degli investitori questi ultimi sono ancora seduti su perdite del 40% su tali titoli. Se il primo giro viene venduto con uno sconto del 40-50%, quale cedola si dovrà offrire per convincere qualcuno ad acquistare il giro successivo? E questo è uno dei motivi per cui c’è tanta urgenza affinché le banche centrali, la BCE più di tutte, abbassi i tassi.

Fonte

L’UE non può permettersi di raccogliere il capitale di cui ha bisogno per completare i suoi piani d'integrazione fiscale con una BCE costretta al 4,5% per tenere il passo della FED. C'è disperata necessità che questi tassi tornino vicini allo zero per finanziare i grandi sogni di un futuro totalitario senza idrocarburi. La linea di politica di tassi “più alti più a lungo” di Powell sta mettendo sotto pressione non solo il sistema bancario europeo, ma anche i suoi obiettivi politici. Niente di tutto questo è lontanamente sostenibile ai tassi attuali e per chiunque pensi che gli Stati Uniti siano più vulnerabili rispetto all’UE, vi invito a prendere in considerazione l'inabissarsi dell'euro nel commercio internazionale. Si parla tanto di de-dollarizzazione, infatti, ma nei numeri reali c'è una de-euroizzazione.

Questi titoli di guerra sono supportati dai soliti sospetti della militarizzazione dell’UE: il presidente francese Emmanuel Macron e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. E, date le premesse, spenderanno tutto il capitale politico necessario per imporre questa architettura ai cittadini europei. Inoltre ora dovrebbe essere chiaro che questo è il motivo per cui ce l'hanno a morte con Viktor Orban per aver bloccato il pacchetto di aiuti da €50 miliardi all’Ucraina.

"O con noi, o contro di noi" è l'essenza di quella farsa in Europa che ancora alcuni hanno il coraggio di chiamare democrazia.https://t.co/nrA8iOTl6A

— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) January 26, 2024

Questo è solo l’inizio dei piani dell'élite europea/cricca di Davos per trasferire la sovranità dalle mani degli stati membri a Bruxelles, ma per vendere tutto questo agli investitori devono dimostrare al mondo di avere sotto controllo tutte le voci ribelli. Il debito sovrano è garantito attraverso la tassazione e la capacità produttiva della popolazione; l’UE non ha nessuna delle due. E questo, a sua volta, ci porta alla seconda sorpresa a cui eventualmente prepararsi: l'implementazione effettiva dell'euro digitale. Le voci di una CBDC europea, infatti, si stanno facendo sempre più insistenti. Questa accelerazione è proporzionale al tempo che si esaurisce nella clessidra della cricca di Davos per trovare una fonte alternativa all'eurodollaro con cui finanziarsi. Senza contare che rappresenta un modo per sottrarre quote di mercato a Visa e Mastercard; non dimenticate la guerra in atto tra USA ed Europa (a ciò bisogna aggiungere anche la mela avvelenata delle aziende europee che delocalizzano negli Stati Uniti, le quali si portano dietro il coacervo di burocrazia emanato dall'UE). E dati i pericoli insiti nell'euro digitale, ci sarà una particolare rapacità nei confronti dei risparmi degli individui, dei loro investimenti, delle loro energie e, soprattutto, del loro tempo. Quest'ultimo è la variabile che la cicca di Davos vuole disperatamente. Ora che Powell ha chiuso i rubinetti dei dollari fantasma, tutti quei progetti distopici che avevano in mente stanno andando in frantumi. Ecco perché quest'anno volevano “ricostruire ponti”. JP Morgan, e Dimon in particolare, ha mostrato loro un bel dito medio. A casa loro. Gli USA andranno avanti per la loro strada, cercando di ricostruire i mercati dei capitali interni e isolandosi ancor di più dal resto del mondo dal punto di vista energetico/economico (es. accorciando le supply chain). Il problema è che la cricca di Davos, insieme a tutti quelli che si abbeveravano dalla fonte degli eurodollari, preferiscono veder bruciare il mondo piuttosto che darsi per vinti. E questo è qualcosa che tutti sanno nel mondo della megapolitica. Ecco perché il mondo si sta pericolosamente riarmando.

Il segretario generale della Nato Stoltenberg: “Il confronto con la Russia potrebbe durare decenni, accelerare produzione di armi”

China’s Shipyards Are Ready for a Protracted War. America’s Aren’t.

'Mosca ha usato per la prima volta il missile ipersonico Zirkon'

L'Iran lancia missile balistico a lungo raggio da una nave

Biden administration is leaning toward supplying Ukraine with long-range missiles

Ciò rappresenta la terza sorpresa da prendere in considerazione: una guerra più grande e più pericolosa. Finora la guerra reale è rimasta circoscritta nell'ambito finanziario, con qualche esplosione di guerra cinetica a macchia di leopardo. Speriamo che rimanga tale e che il riarmo sia solo una politica di rischio calcolato. Ma, soprattutto, speriamo che la cricca di Davos esaurisca tempo e denaro prima di una guerra cinetica su larga scala. Tale esito potrebbe realizzarsi se si verificasse la quarta sorpresa: tassi d'interesse ancora più alti. Oltre ai deficit attuali i vari governi del mondo hanno debiti che ora devono essere rifinanziati a tassi d'interesse molto più alti. I grandi acquirenti istituzionali di obbligazioni vorranno protezione dalle evidenti crisi future. Default, inflazione, o semplicemente tassi più alti sono tutti buoni motivi per richiedere rendimenti più elevati. Gli Stati Uniti si sono preparati a questa eventualità e non a caso Powell è stato il primo a rialzare i tassi di riferimento della FED nel 2022 quando è stato ufficializzato, qualche mese prima, il SOFR ovvero l'indicizzazione dei debiti statunitensi non più tramite uno strumento internazionale (LIBOR) bensì nazionale. In questo modo sono stati colti due piccioni con una fava: far vedere che il vero malato del mondo è l'UE, e non gli USA, forzare la mano del Congresso a mettere ordine nel lato fiscale dell'equazione.

Ed ecco la "prova provata" di quello che dico spesso: la FED, dopo aver messo ordine sul lato monetario dell'equazione, sta cercando d'influenzare la messa in ordine anche di quello fiscale. Attualmente il Congresso e l'amministrazione Biden sono un coacervo d'infiltrati/vandali. https://t.co/iF5RAzlaOH

— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) February 6, 2024

La quinta sorpresa: la recessione. I media generalisti dicono agli investitori che non ci sarà né un hard landing, né un soft landing; anzi non ci sarà alcun atterraggio e i prezzi degli asset finanziari rimarranno alti... presumibilmente per sempre. Ma la combinazione di tassi d'interesse più alti, fallimenti aziendali e consumatori a corto di soldi porterà infine a quella recessione che si sta negando. Quando scrivo “porterà” intendo sui titoli dei giornali e nei notiziari, dato che in crisi/recessione ci siamo già nei fatti... i numeri invece, beh, quelli possono essere aggiustati.

2/ Ovviamente questa gente che s'impegna per innalzare il picco della stupidità umana non si chiede "a che prezzo". Ce lo dice l'Handelsblatt qual è.https://t.co/9u4C1QtgXo

— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) February 7, 2024

I rischi principali, cari lettori, sia nel mercato azionario, nel mercato obbligazionario, nell’economia o nella geopolitica, hanno tutti come risultato guai più grossi all'orizzonte. Ognuno di essi, da solo o insieme, provocherebbe una crisi di tale portata, se ufficializzata, da ridurre le entrate fiscali a fronte di una spesa pubblica crescente. I deficit pubblici dovrebbero, quindi, essere gonfiati ulteriormente, i tassi d'interesse salirebbero, le aziende, sopravvissute fino a quel momento con le unghie e i denti, fallirebbero, le azioni crollerebbero e il clamore – probabilmente panico, di tagliare i tassi d'interesse e tornare ad acquistare debito pubblico con denaro fasullo – sarebbe irresistibile. Attenzione, come sempre, a un particolare: chi brama di tagliare i tassi è la BCE, non la FED. Gli USA, come ripeto spesso, si trovano in vantaggio in quella famosa gara al ribasso, anche nota come race to the bottom, rispetto all'Europa, la quale invece guida la carovana verso l'abisso.

“Inflate or Die”, il ritornello rimane lo stesso. Nei prossimi mesi vedremo più note basse che alte, più “Die” che “Inflate”, ma quello sarà solo un preludio. Potremmo definirlo una sorta di riscaldamento, mentre l'orchestra accorda gli strumenti, prende il ritmo per intonare una sinfonia e inizia a suonare un motivo che ricalca le note dell'Argentina pre-Milei.


LA SINFONIA DELLA DISTRUZIONE

Sui mercati il 2023 ci ha ricordato che ci sono sempre sorprese. Chi avrebbe mai pensato che le azioni avrebbero dato vita a uno dei più grandi mercati rialzisti di sempre mentre allo stesso tempo i tassi d'interesse stavano salendo al ritmo più veloce della storia economica? E chi avrebbe potuto prevedere un aumento così forte del “costo del denaro” senza una recessione (ufficiale)? In realtà la risposta per tutti può essere solo una: la liquidità.

Queste erano “sorprese”, ma nessuna di esse cambia il quadro di riferimento: guardare oltre i movimenti del mercato e i titoli politici. Ciò che voglio descrivere sono le tendenze di base a lungo termine che determinano il corso della storia: la “megapolitica”.

Nei mercati la tendenza primaria è cambiata. È vero, i prezzi delle azioni sono vicini ai massimi storici, ma non se aggiustati all’inflazione e sebbene accadano molte cose sorprendenti, il cosiddetto Trend Primario riflette un movimento più importante. Dai tori agli orsi, dall’avidità alla paura, dall’ottimismo alla disperazione: l’epoca delle bolle seriali è finita. Certo, ci saranno ancora delle bolle ma non saranno tenute gonfie dal ciclo del credito o dalla FED. Ci sono schemi per tutto. Quando ascoltate un brano musicale, ad esempio, potete anticipare dove andrà a finire anche se non l’avete mai sentito prima. Le storie hanno un inizio e una fine, eroi e cattivi, fallimenti e successi. Esistono due modelli fondamentali per gli esseri umani – maschio e femmina – e ognuno di essi segue la stessa sequenza di base: dalla nascita alla morte, dalle ceneri alle ceneri. Non ci sono eccezioni. Anche i tassi d'interesse seguono schemi e i rendimenti hanno toccato il minimo storico nel luglio 2020. Da allora i rendimenti (e i tassi d'interesse) sono saliti, anche se non così in alto come probabilmente dovrà accadere alla fine.

Mettendo tutto ciò in prospettiva, il ciclo dei tassi d'interesse – dal massimo al minimo e viceversa – ha iniziato il suo ultimo viaggio di andata e ritorno all’incirca negli anni '50: ci sono voluti tassi più alti per i primi 30 anni e giù per i successivi 40. Perché ci sia voluto così tanto tempo, è opinabile; tutto quello che si sa per certo è che i tassi d'interesse gettano una lunga ombra e voi non volete rimanere bloccati all'interno di tale ombra. Potreste pensare che questo ciclo di rialzo dei tassi finirà presto, poiché la BCE inizierà a tagliarli entro la fine dell’anno. Ma nel profondo, al di là delle voci e dei titoli dei giornali, qualcosa è cambiato. La BCE potrebbe tagliare i tassi, ma il proverbiale genio dell’inflazione è ormai fuori dalla lampada. L’aumento dell’offerta di denaro porta a prezzi al consumo più alti e ora tutti lo sanno. Pertanto è improbabile che i tassi reali, aggiustati all’inflazione, vedano di nuovo qualcosa di simile ai minimi del 2020-2021 nel corso della nostra vita.

E questo aspetto dovrebbe far riflettere non poco coloro che continuano a essere fuorviati dalla propaganda italiana riguardo “l'investimento” in titoli di stato. Diversamente dagli investimenti in azioni od obbligazioni legati ad attività nel settore privato, che puntano a sviluppare/migliorare la capacità produttiva della relativa industria e quindi (indirettamente) ne beneficia anche il resto della popolazione, “investire” in titoli sovrani significa sviluppare/migliorare la rapacità del fisco. Infatti un'azienda che emette titoli punta a migliorare il flusso di cassa aggiungendo valore; i titoli sovrani, invece, puntano a migliorare il flusso di cassa togliendo valore... anche a chi ha investito in essi. Questa è una distinzione che fa fatica a farsi strada nell'immaginario collettivo, sottoponendo tutti indistintamente a una partita di giro ridicola col solo scopo di far sopravvivere e giustificare lo spreco sistematico rappresentato dalla spesa pubblica. Questo piccolo, ma importante, elemento di consapevolezza serve a mettere meglio in prospettiva questa breve digressione che farò sul cosiddetto Btp Valore. Già è iniziata la pubblicità a favore della prossima emissione, ma ci sono dei punti che val la pena di considerare per smascherare la propaganda al soldo di questo strumento tutt'altro che conveniente. Come prima cosa salta all'occhio la volontà di incanalare questi titoli nelle tasche dei cosiddetti “piccoli risparmiatori”, in modo da toglierli dalle mani degli “speculatori esteri” Detto in parole povere, questa affermazione serve a due cose: dare una parvenza di stabilità al mercato obbligazionario italiano, soprattutto ora che la BCE ha un equity negativo ed è legata mani e piedi nei confronti di un taglio dei tassi, e arginare l'azione dei bond vigilantes.

Ci sono voluti solo 7 giorni affinché la prima notizia avesse il seguito scontato nella seconda. In passato ci voleva di più. Anche questo è un sintomo della Legge dei rendimenti decrescenti.
1) https://t.co/rOyWCWrP3P
2) https://t.co/eVMJ0BfhWj

— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) February 24, 2024

La presenza di quest'ultimi è un bene, non un male, perché impedisce a chi emette i titoli di adagiarsi sugli allora e riduce la possibilità che il capitale consegnato nelle sue mani venga sprecato. Gli italiani sono pessimi vigilanti da questo punto di vista, basta ad esempio guardare lo stato in cui languono le infrastrutture del Paese per capire che gli investimenti in tali titoli non verranno usati per potenziare/migliorare/sviluppare il territorio, ma dirottati altrove e quindi sperperati. Poi emerge una fede quasi dogmatica nel fatto che la BCE abbia raggiunto il picco per quanto riguarda il rialzo dei tassi e quindi questi strumenti andranno a rappresentare un ottimo mezzo per migliorare anche il rendimento del capitale iniziale. Peccato che chi osserva i mercati inverta causa ed effetto, dato che le banche centrali seguono le banche commerciali e non viceversa. E queste ultime ci suggeriscono, dalle loro azioni, che il rialzo dei tassi non è affatto finito. Soprattutto perché non hanno fiducia nella capacità industriale del Paese.

E questo ci porta a inserire nell'analisi anche la produzione industriale dell'Italia, la quale è stata a dir poco deprimente l'anno scorso e non ci sono margini di miglioramento all'orizzonte (se si considera anche il caos nel Canale di Suez che non ha prospettive di risoluzione affatto brevi). Se poi si aggiungono anche il flop dei veicoli elettrici (il cui incentivo alla produzione è puramente artificiale), la burocrazia dilagante dell'UE e la mancanza di creazione di valore aggiunto all'interno dell'UE in termini di tecnologia digitale, ci sono tutti gli elementi affinché si guardino questi strumenti finanziari per quello che in realtà sono: un gigantesco buco nell'acqua e un dolore economico per tutti.

1/ Finché gli incentivi statali scorrono a pacchi, allora ci si può baloccare con visioni future psichedeliche. Mondi fatti di colonnine a ogni angolo, emissioni 0 e mini pale eoliche che oltre a produrre energia ti tolgono la polvere da sotto il tappeto.https://t.co/sctCtGrVTw

— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) February 14, 2024

Un altro sviluppo “megapolitico” a cui stiamo assistendo è il declino dell’impero occidentale. Non importa cosa pensate o cosa volete, anche gli imperi hanno cicli di vita. E quello occidentale pare abbia iniziato la fase di declino intorno al 1999; da allora le sue guerre sono state dei disastri, la crescita del suo PIL è stata quasi dimezzata, la sua linea di politica estera un disastro e il suo debito è cresciuto a dismisura. Probabilmente la parte più notevole di questo elenco di fallimenti è quella meno sottolineata: il debito. Chi avrebbe mai immaginato che l'Occidente – la zona più ricca e potente del mondo – non potesse permettersi di pagare i propri conti e dovesse gravare le generazioni future con migliaia di miliardi di debiti? Il declino di un impero può essere gestito con garbo, o vergognosamente; o l’impero si tira indietro di propria volontà, oppure viene smantellato; o esegue una ritirata ordinata, oppure subisce una disfatta disastrosa.

Il modo più intelligente per gestire la situazione è tagliare drasticamente le spese, pareggiare il bilancio, contingentare il sistema bancario centrale e non farsi coinvolgere in guerre costose e impossibili da vincere. Insomma, adottare la cosiddetta cura Milei. Gli imperi, tuttavia, sono come i tossicodipendenti. Sì, anche questo fa parte degli schemi sopraccitati. Sono corrotti, incompetenti e alla disperata ricerca della prossima soluzione facile.


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I pericoli di un Bitcoin sintetico

Gio, 29/02/2024 - 11:10

 

 

da Bitcoin Magazine

Tenete ancora i vostri bitcoin su un exchange?

Lasciate che vi racconti una storia di cosa succede quando li tenete lì. Potreste rimanere sorpresi di sapere cosa significa per le vostre partecipazioni.

Chiamiamo il nostro personaggio Bill. Egli osserva con cautela bitcoin da anni, sentendone parlare di sfuggita e leggendo articoli. Dopo aver inavvertitamente risparmiato un sacco di soldi, decide infine di comprarne qualcuno. Un amico gli ha detto di dare un'occhiata a Coinbase, Binance o un altro exchange popolare e “affidabile” per acquistarli.

Quindi Bill crea un account e carica una sua foto, i suoi documenti, il numero di previdenza sociale, l'indirizzo e ogni altro dettaglio rilevante sulla sua vita fino a raggiungere la schermata “Acquista Bitcoin”. Poi pensa tra sé e sé: “Non ho bisogno d'imparare tutti questi complicati dettagli tecnici sui wallet hardware e sull'autocustodia: voglio solo che i miei bitcoin siano al sicuro”.

Bill esamina il sito web dell'exchange e decide che gli esperti di sicurezza dell'exchange, con le loro fantastiche contromisure crittografiche all'avanguardia, siano più bravi di lui a proteggere i suoi bitcoin.

Bill è molto soddisfatto di sé stesso dopo aver preso questa decisione: non solo l'exchange gli facilita investire in bitcoin, ma gli dà tranquillità sapendo che qualcun altro è responsabile della protezione dei suoi beni da qualsiasi tipo di furto o attività dannosa. Dopotutto, perché dovrebbe preoccuparsi di cose del genere quando invece ci sono professionisti che possono occuparsene?

Da allora Bill è abbastanza a suo agio con l’idea di fidarsi degli exchange: le sue coin ora sono al sicuro dai suoi stessi errori!


QUANDO LA FIDUCIA SCOMPARE: LA CADUTA DI FTX

Poi una mattina Bill guarda il telegiornale e scopre che l'exchange FTX aveva appena sospeso i prelievi ed era a riscio di perdita “accidentale” per $10 miliardi, circa un terzo della sua capitalizzazione di mercato.

Come può un'azienda con il proprio logo sulla facciata di un grande stadio e un amministratore delegato invitato da CNBC, Bloomberg e addirittura finito davanti al Congresso (!) degli Stati Uniti per parlare delle risorse digitali e della regolamentazione, perdere – o probabilmente rubare – così tanto sotto gli occhi di tutti?

Fonte

Ora Bill è bloccato tra l'incudine e il martello. Sebbene sospettoso del proprio exchange, impostare il proprio wallet hardware continua a sembrare difficile e spaventoso. Richiede d'investire in un dispositivo fisico, acquisire le conoscenze necessarie per proteggerlo adeguatamente e tenere traccia del backup della frase seed. Anche se apprendesse le nozioni di base, c'è ancora il rischio di smarrire il suo dispositivo o di archiviare in modo improprio il suo backup e perdere l'accesso ai suoi bitcoin.

FTX è stato scioccante, ma sicuramente l'exchange di Bill non si comporterebbe mai allo stesso modo. La gente se ne accorgerebbe prima e lui avrebbe il tempo di uscire... giusto?


MOTIVI PER TOGLIERE I PROPRI BITCOIN DAGLI EXCHANGE

È chiaro che affidare i propri bitcoin a un exchange comporta il rischio di svegliarsi una mattina e scoprire che non ci sono più. Se invece usate un waller hardware, questo non può accadere.

Tuttavia c'è un altro grande motivo per cui è importante togliere i propri bitcoin dagli exchange: il prezzo.

In che modo l'autocustodia potrebbe influenzare il prezzo di Bitcoin? Tutto in economia dice che l’acquisto e la vendita influenzano il prezzo di mercato di un bene, non chi lo detiene. Tuttavia l'autocustodia è molto importante per valutare il prezzo e ha a che fare con qualcosa che chiamerò “BTC sintetico”.


LA PROSSIMA GRANDE NOVITÀ: BITCOIN SINTETICI

Diamo un'occhiata a come funziona un exchange facendo un esempio ipotetico con uno chiamato ExchangeCorp, posseduto e gestito da un allegro imprenditore di nome Bernie. ExchangeCorp crea un modo semplice per acquistare bitcoin e assume un team di esperti in sicurezza per assicurarsi che gli hacker siano tenuti a bada. Nel corso del tempo e attraverso grandi campagne di marketing, ExchangeCorp conquista la fiducia di trader e investitori, convincendone molti a depositare i propri bitcoin sull'exchange.

Quando gli utenti conservano i propri bitcoin su ExchangeCorp, l'Ad Bernie e il suo team mantengono il controllo su tali coin. I clienti hanno un diritto su di esse: possono accedere e vedere il loro saldo, nonché richiedere di prelevarle. Tuttavia se Bernie vuole trasferire tali coin ad altr, è tecnicamente in grado di farlo senza il permesso dei clienti.

Quando Bernie guarda i saldi nel caveau di ExchangeCorp, è felice di vedere decine di migliaia di bitcoin che i suoi clienti hanno depositato. Dato che ExchangeCorp sta andando bene, entrano sempre più bitcoin che in uscita.

Quindi Bernie ha un'idea: potrebbe prestare alcune di quelle coin dei clienti, guadagnare interessi e ottenere le coin indietro senza che nessuno se ne accorga. Diventerebbe più ricco e il rischio che un numero sufficiente di clienti di ExchangeCorp chiedano prelievi tutti in ​​una sola volta per portare a zero il saldo del suo caveau è minuscolo. Quindi Bernie presta migliaia di coin qua e là agli hedge fund e alle imprese.

Le banche tradizionali sono persino peggiori di ExchangeCorp. E dal marzo 2020 possono prestare il 100% dei vostri soldi!

Ora c'è un'altra serie di affermazioni da considerare. I clienti vantano un credito nei confronti dei loro bitcoin presso ExchangeCorp, ma quest'ultimo non ha più i bitcoin veri e propri: vanta solo un credito sulle coin che ha prestato. Ciò che i clienti ora hanno è un credito su bitcoin sintetici detenuti da ExchangeCorp e i bitcoin veri si trovano nelle mani dei mutuatari.

È qui che le cose si fanno strane. Tutti i clienti di ExchangeCorp pensano ancora di avere un diritto diretto sui bitcoin reali detenuti in modo sicuro da ExchangeCorp, mentre invece essi si trovano nelle mani di coloro che hanno preso in prestito da ExchangeCorp, e quelle entità lo stanno svendendo sul mercato.

Cosa succede quando ExchangeCorp presta una grande quantità di bitcoin depositati dai suoi clienti? Molti bitcoin extra iniziano a fluttuare nel mercato, perché gli investitori che pensano di detenere bitcoin reali detengono solo BTC sintetici. Tutta quell’offerta extra di bitcoin sul mercato assorbe la pressione di acquisto, che ne sopprime il prezzo.

Diamo un'occhiata a un semplice grafico domanda/offerta:

Quando i BTC sintetici entrano nel mercato, poiché gli attori di mercato non sono consapevoli che questa nuova offerta non è reale, hanno lo stesso effetto di un aumento dell’offerta di bitcoin reali, finché la frode non viene scoperta.

Questa storia ipotetica assomiglia in qualche modo alle recenti notizie su FTX?


I BITCOIN SINTETICI AL CENTRO DELLA FRODE DI FTX

La storia di ExchangeCorp e Bernie è esattamente la storia di FTX e del suo fondatore Sam Bankman-Fried, redatta con alcuni complessi da salvatore del mondo, studi sulle droghe e orge poliamorose.

Prestando i fondi dei clienti, FTX ha sostanzialmente gonfiato l'offerta di bitcoin approfittando della fiducia riposta dagli utenti in esso. FTX ha creato tonnellate di BTC sintetici.

Quanti ne avrebbe potuti creare? Non possiamo essere sicuri delle cifre esatte data la sua contabilità assolutamente orribile, ma la stima seguente suggerisce che FTX aveva 80.000 BTC sintetici sui suoi libri contabili: bitcoin dovuti ai clienti che non erano coperti da bitcoin reali.

Ciò rappresentva uno sbalorditivo 24% dei circa 330.000 nuovi bitcoin creati quell’anno attraverso il mining. Si trattava di un sacco di bitcoin extra che entravano nel mercato di cui nessuno, a parte un piccolo gruppo di addetti ai lavori di FTX, era a conoscenza!

Quick math:
-330k BTC mined / year this halving era
-FTX has -$1.4B in BTC on books, meaning 80k BTC
-Assuming incurred this year, means FTX "increased" BTC supply issuance 25% this year
-Others likely did same

No wonder we're under prior cycle highs.
Halving math interference.

— Jesse Myers (Croesus ????) (@Croesus_BTC) November 17, 2022

È impossibile dire dove sarebbe andato il prezzo senza che l’offerta extra di bitcoin entrasse nel mercato, ma possiamo essere quasi certi che il prezzo sarebbe salito più in alto rispetto al 2021.

Sebbene il crollo di FTX sia recente, la sua storia ci fornisce moniti riguardo i pericoli degli asset sintetici e la manipolazione dei prezzi. La storia dell’incapacità dell’oro di resistere alla cattura centralizzata, ad esempio, può dirci dove è diretto Bitcoin se continuiamo a fidarci degli exchange e di terze parti che li detengono al nostro posto.


LA CADUTA DELL'ORO

Un tempo l'oro veniva utilizzato nelle transazioni quotidiane: basta una visita a un museo di storia per vedere le collezioni di antiche monete d'oro che un tempo circolavano nei mercati locali. La narrativa tradizionale riguardo la scomparsa dell’oro come valuta di transazione ci dice che era diventato troppo ingombrante, o troppo prezioso, per continuare a funzionare bene come mezzo per acquistare generi alimentari e altri beni di consumo giornalieri.

Tuttavia questa storiella omette alcuni componenti chiave che emergono solo quando tracciamo l’evoluzione dalle monete d’oro alle banconote cartacee e ai conti bancari digitali.

Secoli fa, le banche iniziarono a prendere l’oro dei clienti in cambio di banconote, offrendo loro una misura di sicurezza e un mezzo più conveniente per effettuare transazioni. Tuttavia affidare a una banca il proprio metallo prezioso significava che essa poteva prestarlo o fare cattivi investimenti senza il consenso del depositante. Quando una banca si trovava intrappolata tra cattivi prestiti e un alto tasso di prelievi da parte dei depositanti, doveva dichiarare bancarotta e chiudere, lasciando molti clienti senza un soldo con crediti sintetici sull’oro che a quel punto non valevano più nulla.

Poi sono arrivate le banche centrali per “risolvere” il problema delle banche in bancarotta. Le banche centrali detenevano oro a nome delle persone e delle banche commerciali, dando loro banconote come ricevute per il loro oro. Nel 1960 le disponibilità ufficiali delle banche centrali rappresentavano circa il 50% di tutte le riserve auree estratte, con le relative banconote in circolazione. Alle banche commerciali e agli individui non importava, dal momento che ogni banconota era convertibile in un determinato peso d’oro dalla banca centrale che l’aveva emessa.

Avete fatto caso alla nota in alto a sinistra? Questa banconota da $5 della Federal Reserve, conosciuta anche come banconota da $5, è rimborsabile in oro.

Ciò avrebbe funzionato bene, se non fosse stato per il fatto che le banche centrali, in particolare la Federal Reserve negli Stati Uniti, iniziarono a creare più banconote di quanto oro ci fosse a copertura. Creare più banconote di quanto la FED avesse in oro equivaleva essenzialmente a creare oro sintetico, poiché ogni banconota era un credito su quell’oro. Farlo in segreto significava che la FED stava manipolando il prezzo dell’oro, data l’offerta extra circolante di cui il mercato non era a conoscenza. Quando molti depositanti di oro presso la Federal Reserve – come il governo francese – iniziarono a mettere in discussione le riserve auree in suo possesso e a creare la minaccia di una corsa agli sportelli, il governo degli Stati Uniti dovette intervenire.

Nel 1971 tutto ciò giunse al culmine con lo shock di Nixon. Una sera il presidente Nixon annunciò che gli Stati Uniti avrebbero temporaneamente smesso di convertire le banconote in oro.

Questa sospensione temporanea dei prelievi non è mai stata revocata. Poiché tutte le valute erano collegate all’oro attraverso gli Stati Uniti dollari in base agli accordi di Bretton Woods, lo shock di Nixon fece sì che il mondo intero abbandonasse immediatamente il gold standard. Tutte le valute erano ora solo pezzi di carta, invece di banconote che davano al detentore un diritto su una certa quantità d'oro.

Fonte

Ciò è stato realizzabile solo perché l’oro, nel tempo, è stato depositato nelle banche commerciali e poi nelle banche centrali. Una volta che le banche centrali sono entrate in possesso della maggior parte dell’oro, hanno potuto manipolarne il prezzo e rimuoverlo completamente dal commercio quotidiano. La gente comune ha scelto la comodità delle banconote piuttosto che la sicurezza di detenere oro, e ne ha pagato il prezzo.

Invece di una moneta neutrale coperta da un metallo prezioso difficile da estrarre e impossibile da sintetizzare, le valute sono diventate facili da stampare e quindi altamente politicizzate. Mantenere il dollaro in cima alla catena alimentare non richiedeva più moderazione e buona gestione per garantirne il sostegno in oro. Invece sono state necessarie spedizioni militari e una forte attività di polizia per garantire che i vari e cittadini del mondo continuassero a utilizzare il dollaro per effettuare transazioni.

Un ritorno all’oro a questo punto sarebbe poco pratico: le reti commerciali mondiali coprono una distanza troppo grande e le transazioni avvengono a una velocità troppo elevata. Con la valuta cartacea e, infine, con i sistemi bancari digitali, ciò che abbiamo guadagnato in velocità e comodità lo abbiamo perso in solidità e neutralità. Di conseguenza abbiamo perso i nostri risparmi, la nostra coesione sociale e le nostre istituzioni politiche.


IMPEDIRE LA CADUTA DI BITCOIN

Togliere i vostri bitcoin dagli exchange non è solo una buona pratica per la vostra sicurezza, ma protegge anche il prezzo di Bitcoin. Le nostre libertà dipendono dal fatto che gli individui abbiano il controllo sulla propria ricchezza. Quando la affidiamo ad aziende o stati, ripercorriamo la strada già percorsa dall’oro.

Grazie alla divisibilità e alla natura digitale di Bitcoin, è possibile superare gli ostacoli che hanno impedito all’oro di sostenere la nostra economia moderna e interconnessa. Bitcoin può supportare un mercato mondiale, ma ci arriverà solo se ognuno di noi possiede il proprio bitcoin.

Non lasciate che banchieri e burocrati manipolino il prezzo di Bitcoin: toglieteli dagli exchange e metteteli sul vostro hardware/software wallet.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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