Bitcoin non gioca più al gioco dell'oro
Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato fuori controllo negli ultimi quattro anni in particolare. Questa una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/bitcoin-non-gioca-piu-al-gioco-delloro)
Per anni Bitcoin è stato trattato come un asset puramente inerte: un caveau decentralizzato, economicamente passivo nonostante il suo programma di emissione fisso. Eppure oltre $7 miliardi in bitcoin generano già rendimenti nativi on-chain tramite i principali protocolli, quindi la premessa iniziale sta venendo confutata.
La capitalizzazione di mercato dell'oro, pari a circa $23.000 miliardi, rimane per lo più inattiva. Bitcoin, al contrario, ora guadagna on-chain mentre i possessori ne mantengono la custodia.
Man mano che nuovi livelli sbloccano rendimenti, Bitcoin supera una soglia strutturale: da meramente passivo a produttivamente scarso.
Questo cambiamento sta ridefinendo silenziosamente il modo in cui il capitale determina il rischio, il modo in cui le istituzioni allocano le riserve e il modo in cui la teoria del portafoglio tiene conto della sicurezza. La scarsità potrebbe spiegare la stabilità dei prezzi, mentre la produttività spiega perché miner, chi applica strategie di tesoreria e fondi d'investimento ora stanno parcheggiando asset in BTC invece di limitarsi a costruirci attorno.
Un asset custodito in un caveau che genera rendimento non è più oro digitale, ma capitale produttivo.
La scarsità è importante, ma la produttività è fondamentale
Il DNA economico di Bitcoin non è cambiato: la sua offerta rimane limitata a 21 milioni, il programma di emissione è trasparente e nessuna autorità centrale può gonfiarlo o censurarlo. Scarsità, verificabilità e resistenza alla manipolazione hanno sempre contraddistinto Bitcoin, ma nel 2025 questi fattori distintivi e unici hanno iniziato a significare qualcosa di più.
Con il tasso di emissione bloccato, e nonostante i nuovi livelli di protocollo consentano a BTC di generare rendimenti on-chain, esso sta guadagnando terreno grazie alle sue potenzialità. Una nuova serie di strumenti offre ai possessori la possibilità di ottenere rendimenti reali senza rinunciare alla custodia, senza affidarsi a piattaforme centralizzate e, soprattutto, senza modificare il protocollo di base. Lasciare intatti i meccanismi fondamentali di Bitcoin, ma cambiare il modo in cui il capitale interagisce con l'asset.
Stiamo già vedendo questo effetto nella pratica. Bitcoin è l'unica crittovaluta ufficialmente detenuta in riserve sovrane: El Salvador continua ad allocare BTC nelle sue casse nazionali e un ordine esecutivo statunitense del 2025 ha riconosciuto Bitcoin come asset di riserva strategica per le infrastrutture critiche. Nel frattempo gli exchange-traded fund (ETF) spot detengono ora oltre 1,26 milioni di BTC, ovvero oltre il 6% dell'offerta totale.
Anche sul fronte del mining, i miner non si affrettano più a vendere. Al contrario, una quota crescente alloca BTC in strategie di staking e rendimento sintetico per migliorare i rendimenti a lungo termine.
Sta diventando evidente che la proposta di valore originale si è evoluta in modo sottile nella progettazione, ma profondamente nei risultati. Ciò che un tempo rendeva Bitcoin affidabile ora lo rende anche potente: un asset un tempo passivo sta diventando un asset che produce rendimento. Questo getta le basi per ciò che verrà dopo: una curva dei rendimenti nativa che si forma attorno a Bitcoin stesso, per non parlare degli asset a esso collegati.
Bitcoin guadagna senza rinunciare al controllo
Fino a poco tempo fa l'idea di ottenere un rendimento dalle crittovalute sembrava irraggiungibile. Nel caso di Bitcoin, era difficile trovare un rendimento non-custodial, almeno non senza compromettere la sua neutralità di base. Ma questa ipotesi non è più valida: oggi nuovi livelli di protocollo consentono ai possessori di utilizzare BTC in modi un tempo riservati alle piattaforme centralizzate.
Alcune piattaforme consentono ai possessori a lungo termine di puntare BTC nativi per proteggere la rete e generare rendimenti, senza dover “wrappare” l'asset o spostarlo tra le blockchain. A loro volta altre consentono agli utenti di utilizzare i propri bitcoin in app di finanza decentralizzata, guadagnando commissioni da swap e prestiti senza cederne la proprietà. Nessuno di questi sistemi richiede la consegna delle chiavi a terzi e nessuno si basa su quel tipo di giochi di rendimento poco trasparenti che hanno causato problemi in passato.
A questo punto è chiaro che non si tratta più di un progetto pilota. Inoltre strategie orientate ai miner stanno lentamente guadagnando terreno tra quelle aziende che applicano soluzioni di tesoreria senza abbandonare l'ecosistema Bitcoin. Di conseguenza sta iniziando a delinearsi una curva dei rendimenti nativa di Bitcoin e basata sulla trasparenza.
Una volta che il rendimento di Bitcoin diventa accessibile e auto-custodito, emerge un altro problema: come misurarlo? Se i protocolli diventano disponibili e accessibili, manca chiarezza. Perché senza uno standard che descriva i guadagni di BTC, investitori, chi applica strategie di tesoreria e miner si ritrovano a prendere decisioni al buio.
È il momento di confrontare il rendimento di Bitcoin
Se Bitcoin può generare un rendimento, il passo logico successivo è un modo semplice per misurarlo.
Al momento non esiste uno standard. Alcuni investitori considerano BTC come capitale di copertura; altri lo sfruttano e ne incassano i rendimenti. Tuttavia ci sono incongruenze su quale dovrebbe essere il benchmark effettivo per misurare Bitcoin, poiché non esistono asset realmente comparabili. Ad esempio, un team potrebbe bloccare le coin per una settimana ma non avere un modo semplice per spiegarne il rischio, oppure un miner potrebbe incanalare le coinbase in una strategia di rendimento ma trattarla comunque come una diversificazione del bilancio.
Consideriamo un'organizzazione autonoma decentralizzata di medie dimensioni con 1.200 BTC e sei mesi di stipendi da pagare. Deposita metà del capitale in un caveau a 30 giorni su un protocollo protetto da Bitcoin e ne ricava un rendimento. Senza una base di riferimento, però, il team non può dire se si tratti di una mossa cauta o rischiosa. La stessa scelta potrebbe essere elogiata come un'abile strategia di tesoreria, o criticata come una ricerca di rendimento, a seconda di chi analizza l'approccio.
Ciò di cui Bitcoin ha bisogno è un benchmark. Non un “tasso privo di rischio” nel senso del mercato obbligazionario, ma una base di riferimento: un rendimento ripetibile, autocustodito e on-chain che possa essere generato nativamente su Bitcoin, al netto delle commissioni, e raggruppato per durata (sette giorni, 30, 90 giorni). Una struttura sufficiente a trasformare il rendimento da una supposizione in qualcosa a cui fare riferimento e che possa essere utilizzato come benchmark.
Una volta che ciò esiste, è possibile costruire politiche, informative e strategie di tesoreria attorno a esso, e tutto ciò che supera una tale base può essere valutato per quello che è: un rischio che vale la pena correre oppure no.
Ed è qui che Bitcoin si scrolla di dosso la metafora dell'oro. Il metallo giallo non vi paga, ma un bitcoin produttivo sì. Più a lungo le strategie di tesoreria trattano BTC come un tesoro nascosto senza alcun ritorno, più è facile capire chi vuol trarre profitto dal capitale e chi lo vuole solamente conservare.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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La morte del dollaro è notevolmente esagerata?
Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato fuori controllo negli ultimi quattro anni in particolare. Questa una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/la-morte-del-dollaro-e-notevolmente)
La narrazione sulla “morte del dollaro” come valuta di riserva mondiale è praticamente sulla bocca di tutti. Questo accade ogni volta che si deprezza rispetto ad altre valute. Abbiamo già scritto in precedenza delle false affermazioni sulla “morte del dollaro” nel 2023 (si veda qui, qui e qui). Il suo recente calo rispetto ad altre valute rientra ampiamente nella norma storica. In particolare, i cali precedenti erano stati molto più ampi senza l'“allarmismo” degli “esperti di sventura”.
La “morte del dollaro” ricorre spesso nei dibattiti finanziari. Naturalmente questo accade quando aumentano le tensioni geopolitiche, le perturbazioni economiche, o le fluttuazioni del mercato. Certo, ci sono valide preoccupazioni circa il predominio a lungo termine del dollaro, tuttavia l'idea che la sua morte sia imminente, portando a un catastrofico crollo economico, è ampiamente sopravvalutata. Il dollaro rimane la pietra angolare della finanza globale a causa di fattori strutturali, economici e geopolitici che difficilmente cambieranno bruscamente. Di seguito delineo cinque motivi per cui la narrazione sulla morte del dollaro è esagerata.
Cinque motivi per cui la narrazione della morte del dollaro è sopravvalutata
- Mancanza di una valuta alternativa valida – Lo status di riserva del dollaro persiste perché non esiste un rivale credibile. L'euro, che detiene il 20% delle riserve globali rispetto al 58% circa del dollaro (FMI, secondo trimestre 2024), è vincolato dalla frammentazione dei mercati obbligazionari e dalla volatilità politica dell'Eurozona. Nonostante il crescente utilizzo (2-3% delle riserve), il renminbi cinese è limitato dai controlli sui capitali e dalla convertibilità limitata, il che lo rende inadatto allo status di riserva globale. Altre valute, come lo yen giapponese (6%) o quelle più piccole come il dollaro canadese o australiano, non hanno la portata economica o la liquidità necessarie per competere con il dollaro. Senza una valuta all'altezza della profondità e della liquidità dei mercati del dollaro e della fiducia globale, la sua scomparsa rimane improbabile nel breve termine.
- Forza dell'economia statunitense – L'economia statunitense, che rappresenta il 26% del PIL mondiale, consolida il predominio del dollaro. La sua ampia e dinamica economia, sostenuta dallo Stato di diritto e da solidi mercati dei capitali, posiziona il dollaro come un rifugio sicuro, in particolare durante periodi di instabilità mondiale. Mentre i critici sottolineano l'aumento del debito statunitense ($35.000 miliardi, circa il 120% del PIL), lo status di riserva del dollaro consente di indebitarsi a tassi più bassi, sostenendo i deficit senza crisi immediate. Rispetto ad altre economie – la lenta crescita del Giappone, i mercati ristretti della Cina, o la frammentazione dell'Europa – gli Stati Uniti offrono stabilità, rendendo improbabile la scomparsa del dollaro nel futuro prossimo.
- Effetti di rete e inerzia finanziaria mondiale – Gli effetti di rete perpetuano il predominio del dollaro: il suo utilizzo diffuso ne accresce il valore. Costituisce circa l'88% delle transazioni valutarie globali (dati SWIFT) e circa il 60% della fatturazione internazionale del debito e del commercio. La transizione a un'altra valuta richiederebbe un ampio coordinamento tra banche centrali, stati e mercati, con conseguenti costi e rischi significativi. Le transizioni monetarie storiche, come quella dalla sterlina al dollaro, hanno attraversato decenni e hanno richiesto importanti cambiamenti geopolitici, oggi assenti. Questa inerzia rende la scomparsa del dollaro una prospettiva remota.
- Portata limitata degli sforzi di de-dollarizzazione – Sebbene Paesi come Cina, Russia e i BRICS sostengano il commercio in valute locali (ad esempio, il renminbi cinese rappresenta il 56% del suo commercio bilaterale), questi sforzi hanno un impatto mondiale limitato. La quota di riserve in dollari è diminuita gradualmente (dal 67% al 58% in due decenni), tuttavia ciò riflette la diversificazione, non la scomparsa del dollaro, spesso in valute alleate come il dollaro canadese o australiano. La Cina detiene circa $2.000 miliardi in asset denominati in dollari, a dimostrazione della sua dipendenza. Le mosse geopolitiche, come il passaggio della Russia all'oro o al renminbi, sono limitate dalla piccola scala dei sistemi non basati sul dollaro (ad esempio, il CIPS cinese rispetto allo SWIFT). Questi sforzi frammentati non riescono a innescare la scomparsa del dollaro.
- Resilienza a fronte di sfide politiche – I critici sostengono che le politiche statunitensi, come dazi, sanzioni, o azioni della Federal Reserve, indeboliscono la fiducia nel dollaro. Ad esempio, i dazi di Trump nel 2025 hanno causato un calo del dollaro di circa il 9%, alimentando i timori di una sua possibile morte. Tuttavia tali fluttuazioni sono cicliche, non strutturali, con il dollaro ancora robusto rispetto al suo picco del 2011-2022 (in rialzo di circa il 40% rispetto a un paniere di valute). Le sanzioni, come quelle alla Russia nel 2022, non hanno ridotto significativamente le riserve mondiali in dollari, poiché la maggior parte di esse è detenuta da alleati degli Stati Uniti che hanno aderito alle sanzioni. Le linee di swap e il supporto di liquidità della Federal Reserve rafforzano ulteriormente il ruolo del dollaro durante le crisi.
Come si può notare, il dollaro domina la composizione delle transazioni monetarie mondiali.
Tuttavia c'è un motivo per cui il recente calo del dollaro potrebbe essere prossimo alla fine.
Perché il dollaro potrebbe riprendersi con forza
Non è la prima volta che la “morte del dollaro” fa notizia. Nel 2022 le narrazioni sulla “de-dollarizzazione” hanno gonfiato le tesi ribassiste, con tutti che affermavano che la morte del dollaro fosse imminente. Ciononostante quella “frenesia di sventura” ha segnato il minimo del dollaro prima di un robusto rally. Potremmo prepararci per un altro simile per due motivi.
In primo luogo, dal punto di vista tecnico, la vendita del dollaro è diventata piuttosto estrema. Utilizzando i dati settimanali, esso è ora ipervenduto su base del momentum, come lo era all'inizio del 2021 e alla fine del 2018. Queste precedenti condizioni di ipervenduto lo prepararono a un forte rally in controtendenza.
Inoltre tutti, dal “lustrascarpe” al venditore ambulante, stanno vendendo allo scoperto il dollaro. Secondo il sondaggio dei gestori di fondi di BofA, la posizione short contro il dollaro è al livello più alto degli ultimi 20 anni. Pertanto qualsiasi inversione di tendenza del dollaro potrebbe essere sostanziale se questi “short” fossero costretti a invertire le loro posizioni.
La domanda è: cosa deve cambiare per un'inversione di tendenza del dollaro? Questo ci porta alla seconda ragione per cui potrebbe riprendersi: i tagli dei tassi della BCE.
In quanto valuta di riserva, le nazioni straniere detengono riserve in dollari per facilitare gli scambi commerciali. Se è troppo debole, o troppo forte, rispetto a un'altra valuta, può avere un impatto negativo sull'economia di quella nazione. Pertanto quando il dollaro si allontana troppo da un'altra valuta, quel Paese può intervenire per stabilizzare la propria di valuta. Tale intervento si ottiene aumentando, o diminuendo, le riserve in dollari. Può farlo acquistando, o vendendo, titoli del Tesoro statunitensi, oro, o altri asset denominati in dollari. Nella maggior parte dei casi si tratta di titoli del Tesoro statunitensi, o di oro.
La BCE ha tagliato i tassi in modo aggressivo, otto volte nell'ultimo ciclo, mentre la Federal Reserve statunitense ha mantenuto la sua politica monetaria pressoché invariata. Il risultato è una divergenza che si sta sviluppando tra i rendimenti dei titoli del Tesoro statunitensi e, ad esempio, quelli tedeschi.
Ci sono tre motivi principali per cui è fondamentale che gli investitori comprendano questo aspetto.
- Rendimenti più elevati attraggono afflussi di capitali – Storicamente l'aumento dei rendimenti dei titoli del Tesoro statunitensi ha attratto investimenti esteri grazie ai rendimenti più elevati rispetto alle obbligazioni di altre principali economie. Ad esempio, i rendimenti dei decennali americani sono saliti dal 3,65% a settembre 2024 al 4,8% all'inizio del 2025; i rendimenti obbligazionari europei (ad esempio, i decennali tedeschi) sono rimasti bassi a causa dell'allentamento monetario della BCE. Questo differenziale di rendimento incentiva gli investitori esteri, comprese le banche centrali e gli investitori istituzionali, ad acquistare titoli del Tesoro americani. Tale acquisto aumenta la domanda di dollari e ne sostiene l'apprezzamento.
- I titoli del Tesoro come riserva privilegiata rispetto alle riserve monetarie – Come accennato in precedenza, i titoli del Tesoro statunitensi costituiscono la spina dorsale delle riserve monetarie mondiali. Rendimenti più elevati offrono ai gestori delle riserve rendimenti migliori senza sacrificare la sicurezza, a differenza di asset più rischiosi come azioni o obbligazioni dei mercati emergenti. Ad esempio, la domanda estera di titoli del Tesoro americani è rimasta stabile nonostante i tagli dei tassi della BCE. Questa domanda sostiene il dollaro, poiché le banche centrali devono acquistarlo per acquistare poi titoli del Tesoro americani, rafforzandone lo status di valuta di riserva.
- Apprezzamento del dollaro guidato dai differenziali di rendimento – La divergenza nella politica monetaria, la posizione più accomodante della BCE rispetto a quella della FED, ha ampliato il divario dei tassi di interesse, favorendo il dollaro. I rendimenti statunitensi più elevati, in particolare sui decennali (4,4-4,8% all'inizio del 2025), contrastano con i rendimenti europei più bassi, che potrebbero stimolare flussi di capitali verso gli Stati Uniti. La domanda per i rendimenti è in linea con i modelli storici in cui i tassi statunitensi più elevati sostengono il DXY, come si è visto durante il periodo post-elettorale del 2016, quando l'ottimismo fiscale ha spinto i rendimenti e il dollaro al rialzo. Nonostante la volatilità legata ai dazi, il recente apprezzamento del dollaro suggerisce che i differenziali di rendimento siano un supporto chiave.
Il punto cruciale è che questa sarebbe una situazione interessante per stati, fondi comuni di investimento e investitori esteri. Poiché gli afflussi esteri vengono inizialmente utilizzati per catturare rendimenti obbligazionari più elevati, gli investitori beneficiano anche di un duplice vantaggio: guadagni monetari e prezzi obbligazionari più elevati (rendimenti più bassi).
Tuttavia la narrazione della morte del dollaro persiste a causa delle recenti tendenze di disaccoppiamento. I rendimenti sono aumentati con l'indebolimento del dollaro all'inizio del 2025, trainato dalle preoccupazioni fiscali e dall'incertezza sui dazi. Queste recenti preoccupazioni passeranno, ma il ruolo del dollaro come valuta di riserva per il commercio mondiale no.
Affrontare la narrativa della morte del dollaro e le implicazioni economiche
La narrazione della fine del dollaro nasce spesso da preoccupazioni sul debito statunitense, l'inflazione, i dazi, o l'uso geopolitico del dollaro come arma (ad esempio, sanzioni). Questi rischi esistono, ma l'impatto a breve termine viene sopravvalutato. La perdita dello status di riserva potrebbe aumentare i costi di indebitamento degli Stati Uniti, alimentare l'inflazione attraverso importazioni più costose e ridurre l'influenza geopolitica. Tuttavia la portata dell'economia statunitense, la sua forza militare e la sua stabilità istituzionale rendono improbabile la fine del dollaro senza un evento sismico mondiale (ad esempio, la perdita di una guerra importante come quella della Repubblica di Weimar). Nonostante un graduale declino, il dollaro probabilmente rimarrebbe una valuta leader insieme ad altre e non scomparirebbe del tutto.
Questa narrazione viene spesso amplificata su piattaforme e organi di stampa che fanno affidamento su “tesi ribassiste” per ottenere clic e visualizzazioni. Sebbene alcuni post esagerino la “morte del dollaro” per promuovere alternative come l'oro o le crittovalute, queste tesi sono spesso fuorvianti. Economisti come Barry Eichengreen e James Lord di Morgan Stanley sostengono che la morte del dollaro sia “notevolmente esagerata”, citando il suo ruolo radicato e l'assenza di alternative valide, come discusso in precedenza. Certo, l'economia statunitense potrebbe affrontare le sfide di un dollaro più debole, ma un crollo devastante è improbabile grazie alla sua adattabilità e all'integrazione finanziaria globale.
In particolare, come discusso nell'articolo Le narrazioni cambiano, i mercati no, è essenziale guardare oltre le narrazioni per evitare i pregiudizi emotivi che influenzano i risultati dei nostri investimenti. Vale a dire:
Il bisogno di una narrazione è profondamente radicato nella nostra psicologia. Come creature che cercano schemi, bramiamo coerenza e prevedibilità. Il caos scatena l'ansia. Ci sembra pericoloso, incontrollabile e inquietante. Negli investimenti questa ansia è amplificata dall'impatto diretto sulla nostra ricchezza e sulla nostra sicurezza finanziaria. Ritroviamo una parvenza di controllo aggrappandoci alle narrazioni, per quanto tenue. Esse ci dicono perché le cose stanno accadendo e cosa potrebbe succedere dopo, il che placa la nostra naturale paura dell'incertezza.Gli esseri umani sono programmati per dare priorità alle informazioni negative rispetto a quelle ottimistiche. Da una prospettiva evolutiva, questo pregiudizio è stato essenziale. I nostri antenati hanno imparato a riconoscere le minacce (come i predatori) per sopravvivere.
Questo istinto, noto come “bias della negatività”, influenza il modo in cui elaboriamo le informazioni, comprese le notizie finanziarie e le narrazioni di mercato. Ecco perché podcast e articoli con un orientamento “ribassista” generano il maggior numero di clic e visualizzazioni.
• La paura è un fattore motivante più forte dell'avidità: mentre la speranza di fare soldi spinge gli investitori, la paura di perderli è più potente.
• Le previsioni ribassiste sembrano più “razionali”: il pessimismo spesso trasmette maggiore sicurezza e prudenza. In periodi di volatilità dei mercati, una previsione ribassista può sembrare più analitica e responsabile.
• I media amplificano i titoli negativi: le testate giornalistiche sanno che la paura vende. Titoli sensazionalistici come “MERCATI IN TURBOLENZA” o “CRASH IN ARRIVO?” generano clic e coinvolgimento.
• Comportamento di gregge e camere di risonanza: gli investitori si affidano a opinioni ribassiste per ottenere conferme quando i mercati sono instabili. Se altri sono cauti o timorosi, questo rafforza l'idea che una recessione sia imminente. Questo vale anche se i fondamentali sottostanti rimangono solidi. I social media e le notizie finanziarie creano camere di risonanza che amplificano questi timori.
La cosa più importante per gli investitori è che il mercato assorbe tutte le narrazioni negative dei media nel lungo termine. La recente raffica di narrazioni su debiti, deficit, dazi e “morte del dollaro” alimenta il vostro pregiudizio negativo. Tuttavia allargando lo sguardo, gli investitori che si sono tenuti lontani dai mercati finanziari per “evitare la perdita” di potenziali esiti negativi hanno pagato un caro prezzo in termini di riduzione della ricchezza finanziaria.
In altre parole, c'è sempre una “ragione” per non investire. Tuttavia la narrativa attuale cambierà, ma il mercato no.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Cronocidio: come la tecnocrazia sta cancellando il passato, il presente e il futuro
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di Niall McCrae
(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/cronocidio-come-la-tecnocrazia-sta)
Il passato è un altro Paese, secondo la frase iniziale di L. P. Hartley in The Go-Between. Oggi potremmo dire lo stesso del presente, con il ritmo accelerato del cambiamento tecnologico e demografico.
Per quanto riguarda il futuro, quale fiducia e certezza possiamo avere per i nostri figli e nipoti?
I Paesi potrebbero non esistere più in alcuna forma riconoscibile mentre un nuovo ordine mondiale si consolida, ma non sono solo i confini a essere smantellati. Quando Francis Fukuyama dichiarò la “fine della storia” con la caduta del comunismo, forse stava inavvertitamente preparando il terreno per l'impatto più drammatico dei globalisti sull'umanità: la cancellazione del tempo. Come ammonisce David Fleming, la cui filosofia del continuismo offre una logica unificante per preservare l'umanità dall'assalto tecnocratico, il “cronocidio” è una strategia.
In quanto animali sociali, gli esseri umani creano la società. Nel corso delle generazioni ogni comunità stabilisce e mantiene i propri costumi, credenze, ruoli e relazioni. Mentre gli umanisti ideologicamente progressisti sottolineano che abbiamo più cose in comune delle nostre differenze di razza, religione o regione, una persona di una cultura non può trasferirsi in un luogo di cultura diversa e aspettarsi che la vita continui normalmente.
La componente cruciale della società è il tempo, misurato in vite vissute. Infatti esseri umani + tempo = cultura.
In questa equazione fattori importanti possono essere inclusi in qualità di natura o cultura nel complesso umano-temporale, come il territorio, le risorse, il clima, il commercio, i conflitti e la tecnologia. Ogni società scrive e cura la propria storia.
Nei classici romanzi distopici 1984 e Il mondo nuovo, il passato viene cancellato intenzionalmente. Il compito di Winston è quello di rivedere la documentazione degli eventi per adattarla alla narrazione attuale, in continua evoluzione. Nel futurismo di Aldous Huxley, i bambini nascono grazie a una macchina e l'idea di una donna che partorisce è inquietante.
Come i marxisti della Scuola di Francoforte compresero negli anni '20, e come sa ogni consulente aziendale, nulla cambia veramente se non cambia la cultura (e questo anche Gramsci lo sapeva, ndT). I legami sociali e le tradizioni sono baluardi contro i piani radicali imposti dall'alto. Linee di politica frammentarie e incrementali sono inclini a retrocedere di fronte alle norme, ma ristrutturazioni radicali o altri shock al sistema rompono i legami sociali e infrangono la stabilità. Quanto più drammatico e improvviso è il cambiamento, tanto più facilmente si supera la resistenza.
Il cosiddetto Anno Zero cancella completamente la storia della nostra umanità. Per dittatori intransigenti come Pol Pot in Cambogia, questo era un mezzo necessario per spostare il popolo da un'esistenza agraria a un ordine comunista. Chiunque custodisse reliquie o atteggiamenti del passato veniva sterminato; mentre agli scolari viene insegnato (acriticamente) l'Olocausto, non sono informati sul trauma della collettivizzazione estrema.
Il cronocidio è il deliberato taglio e incendio di ogni cosa nella nostra cultura: sia il fusto e i rami visibili sopra il terreno, sia le radici sottostanti. Siamo privati della nostra continuità come famiglie e fratellanza, perché tali legami umani sono un ostacolo alla missione tecnocratica. Una società atomizzata sta letteralmente prendendo forma nei seguenti modi:
- È in corso una guerra orwelliana all'informazione contro la gente comune. I fatti derivati dall'esperienza, dal buon senso o dal pensiero critico diventano “disinformazione” o “odio”. La conoscenza tramandata di generazione in generazione viene denigrata come un mito antiscientifico o un pregiudizio proveniente da un passato intollerante. I giovani, i più colpiti dalla propaganda, sono incoraggiati a rifiutare verità consolidate.
- Le operazioni di psicologia comportamentale condotte dallo stato (“psy-ops”) confondono e spaventano le persone, allontanandole da conoscenze e comprensioni consolidate. Collocare la popolazione in un territorio inesplorato, come nella pseudo-pandemia di Covid-19, la pone alla mercé dei poteri forti. Un contagio mortale a livello mondiale non potrebbe essere ricordato da nessuna persona vivente, come lo fu l'epidemia di influenza spagnola oltre cento anni fa. In caso di emergenza, le autorità prendono il controllo e la vita non è più la stessa.
- Il “safety-critical” soffoca la cultura, sostituendo le festività intrise di tradizione con eventi organizzati. Le notti dei falò vengono annullate in caso di vento, le feste di Paese vengono interrotte se c'è il rischio che qualcuno abbia una reazione allergica alla marmellata fatta in casa e giochi per bambini energici come il “British Bulldog” vengono banditi dai cortili delle scuole. Il settore assicurativo, attraverso gli elevati costi di copertura, contribuisce a limitare le attività che scontentano le autorità.
- L'architettura disumanizzante prolifera lungo lo skyline. Su una scala molto più grande rispetto all'ingegneria sociale degli anni '60, quando ampie fasce di case a schiera furono sostituite da blocchi di cemento e le comunità si trasferirono in massa in nuove città, l'edilizia è in continua crescita. Il paesaggio fisico può conservare i resti del passato, ma chiese, banche e pub hanno chiuso e le vie principali sono in una desolazione strisciante. Le lezioni del recente passato sui problemi della vita nei grattacieli sono state dimenticate. Si stanno sviluppando città intelligenti, con foreste di condomini in acciaio e vetro.
- L'espropriazione delle proprietà e dei beni delle persone sta trasferendo tutta la ricchezza all'élite. Il World Economic Forum ci dice che “non possederete nulla e sarete felici”, ma qualcuno deve possedere il capitale. L'eredità generazionale finirà, come dimostra l'esorbitante tassa sulle aziende agricole rimaste di proprietà familiare per secoli, costringendo i proprietari terrieri a vendere.
- La migrazione di massa ha portato molte persone del Paese ospitante a sentirsi emarginate e alienate. Nonostante i luoghi comuni sul multiculturalismo, la coesione sociale è diminuita poiché l'identità e la lealtà dei nuovi arrivati sono legate ai loro parenti e amici, con scarso senso di appartenenza comune. Questo è ciò che vogliono i nostri governanti. I cosmopoliti senza radici (gli “Ovunque” descritti da David Goodhart) preferiscono sempre le cose straniere o esotiche al prevedibile e familiare, ma ora la gente della contea e la classe operaia indigena (i “Qualchedove”) si trovano in un “Niente” senza tempo.
- Il rapido sviluppo tecnologico sta spostando le persone dalla realtà fisica a quella virtuale. Mentre il presente sta cambiando in modo più visibile nella trasformazione demografica, il futuro prossimo rappresenta una minaccia esistenziale per l'umanità, facendo sembrare le tensioni interculturali come un picnic al parco. Il futuro, se i tecnocrati avranno la meglio, è il transumanesimo.
La Convenzione delle Nazioni Unite per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio (1948) lo definisce come l'uccisione di un gruppo nazionale, etnico, razziale, o religioso. Ma esiste anche il concetto di genocidio culturale, elaborato da Raphael Lemkin, che implica la “distruzione sistematica e organizzata del patrimonio culturale”.
Una cultura può essere spazzata via senza sparare un colpo. I tecnocrati hanno giocato una partita a lungo termine, preparandosi per un futuro post-culturale e post-temporale. Il cronocidio è un crimine contro l'umanità.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Il miracolo economico di Milei: come l'Argentina ha ridotto l'inflazione all'1,5%
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/il-miracolo-economico-di-milei-come)
Nel novembre 2023 l'Argentina si trovava ad affrontare un tasso di inflazione sbalorditivo del 211,4% e un tasso di povertà del 41,7%, il quale colpiva 19,5 milioni di persone e vivevano al di sotto della soglia di povertà. Il Paese si stava preparando alle elezioni con due candidati completamente diversi: Sergio Massa, un peronista della coalizione di governo che aveva dominato la politica argentina per gran parte del XXI secolo (a eccezione del mandato di Mauricio Macri), e Javier Milei, un outsider libertario che aveva guadagnato fama grazie alle sue apparizioni televisive in cui denunciava il socialismo e predicava l'economia di libero mercato in una nazione immersa nell'ideologia statalista.
L'idea che Milei potesse vincere sembrava quasi utopica. Si trovava di fronte non solo a quella che lui stesso definiva una “società malata di socialismo”, ma anche a una macchina politica peronista ben oliata e decennale, determinata a restare aggrappata al potere. Con un partito appena formato e nessuna esperienza politica, Milei era in netto svantaggio. A peggiorare le cose, nei mesi precedenti le elezioni, Sergio Massa, allora Ministro dell'Economia, adottò diverse tattiche per frenare lo slancio libertario di Milei. Quest'ultimo accusò Massa di aver finanziato la sua campagna attraverso una stampa incontrollata di moneta, cosa che alimentò l'inflazione (140% annuo nell'ottobre 2023) e una svalutazione del pèso del 50% nell'agosto 2023. Queste misure davano chiaramente priorità agli intrighi elettorali di breve termine rispetto alla stabilità economica dell'Argentina, un pesante fardello che Milei avrebbe ereditato.
Quando Javier Milei è stato dichiarato vincitore con un margine di oltre 10 punti, lo shock è stato immenso. La gioia era grande, ma Milei ha ereditato anche una sfida colossale, come ha dichiarato nel suo primo discorso alla nazione: “Non ci sono soldi”.
Cosa dicevano gli “esperti”
L'8 novembre 2023, pochi giorni prima delle elezioni, il Guardian pubblicò un articolo su una lettera firmata da oltre 100 economisti, tra cui Thomas Piketty, Jayati Ghosh e Branko Milanovic. Avvertivano che l'elezione di Milei avrebbe portato “devastazione” in Argentina, sollecitando il sostegno proprio ai leader che avevano portato l'inflazione oltre il 200%. Stabilizzare una nazione con gli indicatori economici dell'Argentina sembrava non solo scoraggiante, ma quasi impossibile nel breve termine. Eppure, appena un anno e mezzo dopo l'insediamento di Milei, l'unica cosa “devastata” era la fosca previsione di quegli oltre 100 esperti.
Il miracolo economico
“Non ci sono soldi”, ripeteva Milei senza sosta, e gli argentini hanno capito. Il giorno del suo insediamento hanno acclamato un leader che, invece di promettere che lo stato avrebbe risolto tutti i loro problemi, ha promesso di toglierglielo di torno. Ha esortato i cittadini a stringere la cinghia e a risparmiare risorse per ricostruire la nazione.
Il primo passo di Milei è stato il pareggio di bilancio. Attraverso un aggressivo programma di tagli alla spesa pubblica, l'eliminazione della burocrazia e la riduzione dei posti di lavoro nel settore pubblico, ha cancellato l'enorme deficit fiscale dell'Argentina, aprendo la strada a una storica ripresa economica. Sotto la sua guida, l'Argentina ha iniziato a domare l'inflazione con una rara disciplina fiscale, non solo a livello regionale ma generale. Gli ultimi dati sono sorprendenti: a maggio 2025 l'indice dei prezzi al consumo è aumentato solo dell'1,5%, il livello più basso degli ultimi cinque anni. Milei ha raggiunto questo obiettivo senza controlli sui prezzi, ma liberalizzando l'economia, promuovendo la fiducia del mercato e rallentando l'inflazione. Quest'ultima è scesa, a livello annuo, dal 211,4% nel 2023 al 43,5% a metà del 2025. I prezzi all'ingrosso sono addirittura scesi dello 0,3% a maggio, il dato migliore degli ultimi 17 anni. Anche la povertà è diminuita drasticamente, passando dal 52,9% nella prima metà del 2024 al 38,1% nella seconda, e l'UNICEF ha rilevato che 1,7 milioni di bambini sono usciti dalla povertà da quando Milei ha assunto l'incarico.
Questi risultati non sono stati casuali. Sono il frutto di una strategia chiara: equilibrio di bilancio, riduzione della spesa pubblica, fine dell'espansione monetaria come strumento di finanziamento e deregolamentazione economica. Il risultato? Maggiore stabilità, aumento della domanda dei pèso, calo dell'inflazione e ripresa dell'occupazione e del potere d'acquisto.
Cosa possono imparare gli altri dal governo di Milei?
Durante la recente campagna presidenziale degli Stati Uniti tra il presidente Trump e l'allora vicepresidente Kamala Harris, le visioni economiche dei candidati non avrebbero potuto essere più diverse. I repubblicani, come storicamente fanno, hanno chiesto l'equilibrio di bilancio, la riduzione della spesa pubblica e il rilancio dell'economia attraverso investimenti privati. Trump si è persino appoggiato al miliardario Elon Musk, che ha promesso di creare un'istituzione “DOGE” per eliminare la burocrazia e ridurre la spesa pubblica. Così come l'Argentina l'economia statunitense ha bisogno di soluzioni concrete: tagliare la spesa pubblica, tagliare le tasse, ridurre la burocrazia e deregolamentare. Se Milei è riuscito a implementare un efficace programma di stabilizzazione in Argentina – con un settore privato molto più debole e condizioni infinitamente peggiori – non c'è motivo per cui Trump non possa fare lo stesso. Tutto ciò che serve è la volontà politica.
L'Argentina potrebbe essere un modello, non solo per gli Stati Uniti, ma per tutte le economie del primo mondo, trascinate a picco da decenni di politiche keynesiane che ne hanno lentamente avvelenato i sistemi. Milei ha indicato la strada e ha dimostrato che è possibile. Cosa aspettano gli altri?
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Dove mettere i propri soldi?
(Versione audio dell'articolo disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/dove-mettere-i-propri-soldi)
Oggi ci prendiamo una pausa dalle solite analisi macroeconomiche e geopolitiche per concentrarci su qualcosa di specifico: cosa fare con i propri soldi ora.
Nel mondo degli asset fisici la preferenza dovrebbero sempre averla terreni o aziende private, ma non si può acquistare nessuna delle due a caso. Bisogna avere una ragione, un piano, uno scopo, un modo per gestirle e farle fruttare. E poiché tempo ed energie sono limitati e l'attenzione è costantemente impegnata altrove, spesso non è possibile farlo. Un'azienda è la soluzione migliore. Esse, sia private che pubbliche (quelle quotate in borsa), sono dove si trovano i veri soldi. Potete tenere un'oncia d'oro o un bitcoin da qui all'eternità; avrete sempre solo un'oncia d'oro o un bitcoin.
Una casa è molto peggio. Per avere ancora una casa tra 20, 50, o 100 anni, dovete mantenerla in buone condizioni: assicurazione, tasse, tetto nuovo, moquette nuova, ecc. Rappresenta un posto dove vivere, non un investimento.
Le aziende vi danno qualcosa in più. Combinano lavoro, competenza, fortuna e risorse – tutte cose che hanno un costo – e offrono un prodotto, o un servizio, che vale più degli ingredienti che lo compongono. Questo è il profitto, il quale è al centro del capitalismo e del progresso materiale. È anche il modo in cui la maggior parte delle persone si arricchisce. Immergono i loro bicchieri in quel flusso di profitti e riempiono le proprie riserve di ricchezza. A questo proposito, le aziende private sono molto meglio delle aziende pubbliche: si può godere personalmente del reddito, dei benefit aziendali e delle detrazioni fiscali.
Le aziende grandi, sia private che pubbliche, raramente sono redditizie per gli investitori esterni: invece di ottenerne il 100% degli utili, si è fortunati se si ottiene un rendimento da dividendi del 3%. E forse il titolo salirà... o forse no. In una grande azienda è molto difficile contenere i costi e ai vertici la tentazione di spendere soldi per costruire imperi, nuove tecnologie, dipendenti superflui, incentivi, pensioni, acquisizioni, sedi centrali di lusso, jet aziendali e così via è opprimente. Ci sono anche gli inevitabili costi legali, contabili e delle pubbliche relazioni derivanti dall'essere quotati in borsa. A meno che il management non sia diligente e determinato, i costi aumenteranno per raggiungere il livello di reddito (o superarlo!) indicato dalle normative e i dipendenti avranno sempre una scusa per scioperare.
Tuttavia Archer Daniels Midland avrebbe trasformato un investimento da $1 nel 1925 in oltre $50.000 oggi e John Deere avrebbe tirato fuori più di $70.000 con un investimento da $1. Ciononostante una serie di professori di finanza dell'Arizona ha concluso che oltre il 50% delle azioni “ha avuto rendimenti cumulativi negativi” nel lungo periodo e gli studi dimostrano che pochissime aziende producono effettivamente guadagni che cambiano la vita degli investitori esterni. Oltre il 50% delle azioni perde denaro; meno del 4% è responsabile di tutti i guadagni delle azioni nel lungo periodo. Questa distribuzione asimmetrica dei rendimenti è nota come “asimmetria positiva”, in cui pochi titoli vincenti superano la media mentre la stragrande maggioranza dei titoli ha rendimenti negativi.
È quasi miracoloso che qualcuno di loro emerga come vincitore. La riserva di capitale privato, gestita da professionisti seri, è ampia quanto l'Atlantico. Gli azionisti quotano le loro aziende solo perché credono che gli investitori amatoriali pagheranno di più rispetto ai professionisti, quindi le azioni vengono spesso acquistate a prezzi superiori al loro valore reale.
A Wall Street si dice che “si guadagna quando si compra”. Il problema è che si perde anche quando si compra... soprattutto quando si paga troppo.
Tuttavia le aziende che generano profitto e aumentano la ricchezza si trovano ora dove vogliamo davvero che siano. Il trucco è comprarle a prezzi ragionevoli e per questo cerchiamo situazioni eccezionali in cui ulteriori ricerche su un settore scarsamente analizzato scoprono rare opportunità. Oppure, più in generale, ci possiamo affidare al modello Dow/Oro per sapere quando le azioni, in generale, sono abbastanza convenienti da poter essere acquistate. Dal punto di vista dell'allocazione super prudente è stato possibile rimanere in disparte per quasi tre decenni, osservando il rapporto Dow/Oro scendere da oltre 40 a 12,5. In quel periodo ci si è persi la coda della bolla delle dot.com, la bolla immobiliare del 2007/2008 e l'ultima bolla speculativa dopo la corsa degli stimoli fiscali durante i lockdown. Le azioni sono schizzate in su, sono scese e sono risalite di nuovo. “Comprate i ribassi”, dicevano gli speculatori. Gli investitori del mercato azionario, che hanno resistito nel bene e nel male, ora hanno asset che valgono circa quattro volte di più rispetto a quando hanno iniziato (nel 2000).
Ciò che è realmente accaduto, ovviamente, è che le valute fiat sono scese. In termini di beni e servizi offerti, le società quotate in borsa non valgono molto di più di quanto valessero nel 2000. L'oro è ancora al numero 79 della tavola periodica e non è nemmeno salito di prezzo... è tutto il resto che è sceso. E dobbiamo aspettare ancora che il rapporto Dow/Oro scenda intorno ai cinque, o che il prezzo dell'oro raddoppi da qui in poi, o che le azioni calino... oppure che si incontrino da qualche parte nel mezzo. Aspettare non è molto eccitante, dopotutto avreste potuto comprare Nvidia! Ciononostante si è stati ben ripagati per l'attesa, quindi poco importa: l'oro è salito di circa 13 volte sin dal 2000, più di tre volte rispetto alle azioni, e del 180% da quando questo blog l'ha consigliato ai lettori.
Nel frattempo dove investire nuovi capitali? Le azioni sono così costose che è probabile che i guadagni siano limitati, o addirittura negativi, nei prossimi cinque anni. E l'oro è già salito da circa $270 a $3.650 oggi. Sarebbe ingratitudine aspettarsi di più?
Nel mondo finanziario la vicinanza è sinonimo di prosperità: più si conosce un'azienda, e più ci si è vicini, più è probabile che si guadagni. Ma queste opportunità non sono accessibili a tutti e non sono accessibili sempre a chiunque. La maggior parte di noi non ha un amico che lavora nel garage dei genitori e che sta costruendo qualcosa che chiama “personal computer”. Di conseguenza dobbiamo entrare nei mercati “pubblici” e prendere decisioni riguardo la cosiddetta “allocazione”. In altre parole, dobbiamo scegliere tra un'ampia categoria di investimenti a cui noi, come investitori, possiamo partecipare. Azioni? Obbligazioni? Oro? Materie prime? Immobili?
Una delle preferenze che dovrebbe spiccare è per i terreni agricoli. Ma, ancora una volta, bisogna sapere cosa si sta facendo ed essere pronti a gestirli in modo che siano redditizi. Non è facile! In Italia i terreni coltivabili si vendono in media a circa €20.000-25.000 l'ettaro (€1-4,5 il metro quadro). Gli affitti sono relativamente bassi, a quanto si dice tra i €170 e i €3000 l'ettaro l'anno, lasciando al proprietario un piccolo ritorno sul suo capitale. Per ottenere risultati migliori bisognerebbe dedicarsi all'agricoltura, un settore notoriamente a basso rendimento e ad alto rischio... e per i dilettanti, quasi sempre un modo per perdere denaro.
“È l'occhio del padrone che ingrassa il cavallo”, dicono gli allevatori. Che investa in società minerarie, Iofferte pubbliche iniziali, o terreni agricoli è l'investitore presente sul posto, che ha anni di esperienza, i cui occhi raramente si staccano dal campo di gioco, che avrà successo. L'agricoltura, forse più di altri settori, è un “gioco per perdenti”. I dilettanti perdono perché non sanno cosa stanno facendo, ma il modo per vincere in agricoltura è semplicemente non perdere. È un'attività in cui lampi di genio e idee “fuori dagli schemi” difficilmente danno i loro frutti. Ci sono pochi “successi al botteghino” nei campi di grano. L'agricoltore di successo è quello che rimane nei suoi schemi, si attiene a ciò che è già stato sperimentato e non commette errori. Si prende cura delle sue attrezzature; si alza presto per occuparsi dei raccolti; non è mai in ritardo di un giorno... e non ha mai un soldo in meno. Poi, se è fortunato, i prezzi dei suoi prodotti salgono, appena prima di venderli.
E gli immobili commerciali?
Negli ultimi cinque anni gli edifici si sono svuotati e ce ne sono ancora molti vuoti come il cappello di un mendicante. Gli immobili commerciali nella maggior parte delle città sono ancora a buon mercato. I proprietari se ne stanno lì – se possono permetterselo – e sperano che il mercato cambi, ma il valore degli edifici commerciali dipende dagli affitti e questi ultimi sono destinati a calare, forse in modo permanente. Anche gli immobili commerciali, come i terreni agricoli, sono una questione strettamente locale. Se riuscite a trovare un buon immobile, in buone condizioni, con un inquilino affidabile e un flusso di cassa decente – e potete tenerlo d'occhio – potrebbe essere un buon posto per i vostri soldi.
E i bond?
Beh, qui il discorso si fa interessante perché il panorama obbligazionario non è assolutamente tutto uguale. Da quando gli USA hanno iniziato ad aggiustare l'equazione monetaria/fiscale della nazione hanno mostrato quanto fossero disfunzionali tutte le altre economie. Questo ha inevitabilmente attratto i capitali negli Stati Uniti, perché i suoi mercati sono profondi e liquidi, e la sua infrastruttura finanziaria e legale è migliore insieme a una miriade di altre cose. Gli Stati Uniti, quindi, stanno aggiustando le cose in patria mentre l'UE sta raddoppiando gli sforzi sulla propria disfunzionalità perché è consapevole che non può percorrere lo stesso percorso intrapreso dagli USA. E questo è mostrato dal mercato obbligazionario e dai differenziali di rendimento dei titoli sovrani. Sono questi ultimi che contano, non tanto i valori assoluti dei titoli sovrani. La forchetta tra il trentennale americano e tedesco, ad esempio, ha continuato a chiudersi sempre di più negli ultimi mesi. Il differenziale tra gli USA e UK si sta espandendo, mentre quello tra USA e Germania si sta restringendo. Stesso discorso con quello francese. Indovinate quale invece sta andando contro corrente? Quello italiano. Per quanto paradossale possa sembrare, l'Italia sta diventando il “porto sicuro” in Europa grazie alla vicinanza con gli USA.
E tra tassi alti e dollaro debole, è solo una questione di tempo prima che questo processo porti suddette disfunzionalità europee a un livello critico da far affondare non solo i vari governi, ma soprattutto l'euro.
L'UE ha bisogno della guerra, sia ai risparmiatori che cinetica, per sopravvivere e coprire i propri “difetti di fabbrica” (emersi platealmente sin dalla crisi greca 15 anni fa). Se non ci sarà, e una dopo l'altra le tessere del domino europeo inizieranno a cadere, i fondi pensione saranno i primi a saltare. Quando nel 2014 la BCE ha avviato la NIRP ha praticamente prosciugato di equity banche e fondi pensione. Questi ultimi “sono costretti” a detenere bond sovrani europei per il 70% del loro bilancio. I tassi negativi hanno spazzati via i loro bilanci, letteralmente. Adesso si tratta di non far scappare i buoi dalla stalla prima che realizzino di essere loro a dover andare al macello. Tra l'altro dalla crisi greca nessuno ha imparato niente, nemmeno come funziona il sistema stesso dell'UE. Data la pletora di bond sovrani europei che le banche sono costrette a detenere, il contagio tra di esse è assicurato in caso di stress finanziario. E questo chiarisce ulteriormente il motivo per cui l'UE vuole la guerra, sia cinetica che ai risparmiatori, in modo da creare attraverso di essa l'utopia di un ente fiscale unico con cui emettere debito unico, schivando (temporaneamente) il proiettile d'argento della bancarotta.
Gli Stati Uniti devono ancora risolvere un sacco di problemi che sono piovuti loro addosso sin dal 2020 e non possono essere risolti durante un solo ciclo monetario. Infatti non è possibile sistemare i danni che sono stati causati durante “l'emergenza sanitaria” in un solo ciclo monetario. Il Paese si sta riorganizzando: sta cambiando il modo in cui si finanzia e il modo in cui la politica monetaria viene trasmessa all'economia più ampia. Tutti quegli strumenti che la FED ha impiegato dopo il 2008 (pronti contro termine inversi, ecc.) vengono smantellati. Ad esempio, a Jackson Hole Powell ha praticamente cestinato la regola del “2% d'inflazione come obiettivo” (flexible targeting). Quello che ha fatto finora è stato tenere i tassi alti e restringere il differenziale di debito degli USA rispetto a quello di tutti gli altri, mentre il resto del mondo ha tagliato insistentemente i tassi. Infatti le altre economie del mondo sono in guai seri, peggiori di quelli degli USA.
Ciò che c'è ora è un ambiente inflazionistico per le commodity e deflazionistico per il credito. Questo è il tipo di stagflazione in essere, non il ciarpame come determinato dalla Phillips Curve. La liquidità sta scorrendo fuori dagli asset finanziari fino agli strati più bassi della piramide del capitale, laddove le supply chain ne hanno più bisogno per rimarginarsi. La base di suddetta piramide è caratterizzata dai fattori di produzione di grandezza inferiore (es. materie prime, ecc.), mentre l'apice è caratterizzata da fattori di produzione di ordine superiore (es. beni intermedi, semi-lavorati, fino ai beni di consumo finiti). Affinché i produttori si muovano dal basso verso l'alto nel modo più corretto possibile, ci deve essere una determinazione onesta del rischio e questo a sua volta significa tassi d'interesse che riflettono la condizione di credito reale dell'economia. I cicli si susseguono andando su e giù lungo la sopraccitata piramide. Un ambiente stagflazionistico significa che c'è troppo credito in giro e deve essere contratto (rallentamento dell'attività economica, riorganizzazione, disoccupazione, ecc.) in modo che si possa iniziare un nuovo ciclo.
Quello che finora ha fatto la FED è stato restringere quanto più possibile tutto quel credito che è stato creato in eccesso durante i lockdown. Ancora non ha terminato tale compito e non può terminarlo in un solo ciclo del credito senza “rompere” qualcosa. Ecco perché Powell ha tagliato i tassi nell'ultima riunione del FOMC (non necessariamente significa più denaro, bensì denaro che costa un po' di meno rispetto a ieri), in modo da aiutare le piccole/medie banche che hanno ancora grossi buchi nei loro bilanci. Questo, oltre alla dismissione della Supplemental Leverage Ratio, permetterà loro di far scorrere meglio il credito nel Paese per dare sollievo anche alle piccole/medie imprese, aiutate anche da un politica fiscale più lasca e una deregolamentazione (si spera) quanto più libera dalle intromissioni dei giudici. A proposito della prima, poi, ci sono due notizie che ne confermano la presenza: le aste per i titoli sovrani americani continuano a far segnare delle ottime sessioni, alla faccia degli “spacciatori di catastrofi” secondo cui questa estate avrebbe segnato un disastro per le finanze statunitensi (le ultime aste per i titoli a 3, 5, 20 e 30 anni sono andate alla grande, questo accade quando non si ha idea del processo in corso, o non la si vuole avere, e si commentano a sproposito i singoli fatti); diversamente da quello che avete ascoltato dai media generalisti, e che invece avete letto su queste pagine, la legge di bilancio non era affatto così terribile come veniva raffigurata PRIMA della sua approvazione... anzi...
Pessimo giorno per gli "smemorati". Dopo essersi strappati i capelli per la "catastrofe" del rollover del debito americano, si stracciavano le vesti per i deficit della BBB che avrebbero mandato in bancarotta il Paese. Indovinate un po'? La revisione del CBO segna un surplus. https://t.co/jSHk6JD1dM
— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) September 18, 2025Menzione finale per il comparto energetico. Fin dal 2020 abbiamo vissuto in un ambiente economico in cui la componente energetica ha trainato principalmente i prezzi al consumo (commodity push inflation), infatti i futures sulla benzina e l'indice dei prezzi al consumo a 4 mesi si muovevano in sincronia. Adesso qualcosa pare essere cambiato visto che i due stanno divergendo (soprattutto nell'ultima lettura dove i futures sopraccitati sono scesi, mentre l'IPC è salito). Ciò che è salito invece è l'elettricità e questo mi fa pensare che l'economia statunitense, in particolare, si sta spostando in un ambiente in cui i prezzi saranno determinati principalmente dall'energia elettrica (demand push inflation). In sintesi, fame di credito al consumo (e non più di natura finanziaria), spese in conto capitale e spinta industriale. Tutto ciò è una manna per commodities come argento e rame, ad esempio.
Per maggiori approfondimenti, dettagli e suggerimenti pratici su questi aspetti finora discussi, vi invito a usare il servizio di consulenza messo a disposizione dal blog usando l'app di prenotazione Calendly: https://calendly.com/fsimoncelli/consulenze
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Bitcoin apre la strada a una nuova era di libero mercato nel settore bancario
Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato fuori controllo negli ultimi quattro anni in particolare. Questa una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/bitcoin-apre-la-strada-a-una-nuova)
Hal Finney è stato un pioniere dell'informatica, crittografo e un importante esponente del movimento cypherpunk, che ha svolto un ruolo cruciale nello sviluppo iniziale di Bitcoin.
È stato uno dei primi sostenitori, contributori e utilizzatori di Bitcoin.
In breve, Finney è stato un visionario che ha compreso il potenziale di Bitcoin prima di quasi tutti gli altri.
Nel dicembre 2010 Finney scrisse:
C'è un'ottima ragione per cui possano esistere banche che supportano Bitcoin, che emettono la propria valuta digitale convertibile in Bitcoin.
Esso di per sé non può scalare in modo tale che ogni singola transazione finanziaria nel mondo venga trasmessa a tutti e inclusa nella sua blockchain.
È necessario un secondo livello di sistemi di pagamento più leggero ed efficiente. Allo stesso modo il tempo necessario per la finalizzazione delle transazioni Bitcoin sarà impraticabile per acquisti di valore medio-alto.
Banche che supportano Bitcoin risolveranno questi problemi. Possono funzionare come facevano prima della nazionalizzazione della valuta. Diverse banche possono avere linee di politica diverse, alcune più aggressive, altre più conservative. Alcune saranno a riserva frazionaria, mentre altre potrebbero essere coperte al 100% da Bitcoin. I tassi di interesse possono variare; il denaro di alcune banche potrebbe essere scambiato a un prezzo scontato rispetto a quello di altre.
Credo che questo sarà il destino finale di Bitcoin: essere la “moneta ad alto potenziale” che funge da valuta di riserva per le banche che emettono la propria valuta digitale. La maggior parte delle transazioni Bitcoin avverrà tra banche, per regolare i saldi netti.
Le transazioni Bitcoin da parte di privati saranno rare quanto... beh, quanto lo sono oggi gli acquisti con Bitcoin.
Il sistema bancario basato su Bitcoin riprende il concetto di “free banking” e apporta enormi miglioramenti.
L'era del free banking negli Stati Uniti durò dagli anni '30 del XIX secolo ai primi anni '60 dello stesso secolo. Era caratterizzata da regolamentazioni minime e dall'assenza di una banca centrale.
Alle banche era consentito emettere le proprie valute, note come banconote, che circolavano come denaro. Queste banconote dovevano essere rimborsabili su richiesta in cambio delle riserve auree, o argentee, che rappresentavano.
Il valore di queste banconote oscillava in base alla solvibilità percepita della banca che le emetteva e alla distanza dalla banca stessa, poiché le persone erano meno disposte ad accettare banconote da banche lontane o sconosciute.
Analogamente le banche che supportano Bitcoin li detengono come riserva ed emettono banconote digitali eCash rimborsabili in Bitcoin (on-chain o sulla rete Lightning) in qualsiasi momento e su richiesta. Queste banconote eCash sono come versioni digitali delle banconote con copertura aurea dell'era del free banking, ma con diversi miglioramenti.
Il modo migliore per pensare alle banche che supportano Bitcoin è come un aggiornamento dei modelli bancari esistenti.
Di seguito sono riportati alcuni vantaggi.
• Transazioni private
• Fungibilità tra diverse banconote eCash
• Poche barriere all'ingresso
• Riduzione al minimo della fiducia in terze parti
• Costi di cambio bassi
• Comodo e facile da usare
• Riscattabile in qualsiasi momento
• Backup e recupero dei fondi
Innanzitutto dobbiamo comprendere la struttura di base di come potrebbe funzionare una banca che supporta Bitcoin.
È probabile che assumano la forma di una federazione.
Questo modello riduce la fiducia in terze parti distribuendo il controllo su un gruppo di persone o entità. Questo gruppo federato emette, verifica, trasferisce e amministra le banconote digitali, ma solo se c'è consenso tra i membri della federazione per intraprendere queste azioni.
L'idea principale di una federazione è che si riduce la quantità di fiducia in terze parti necessaria per gestire un sistema distribuendone il controllo.
La federazione conserva le sue riserve di Bitcoin in un wallet multisig, un tipo speciale di wallet che richiede l'autorizzazione di più persone per spenderne i fondi. Immaginatelo come una cassaforte che richiede più chiavi per essere aperta.
Probabilmente ci saranno un'ampia varietà di federazioni bancarie Bitcoin. Alcune saranno piccole e focalizzate sulle comunità locali, mentre altre saranno grandi e orientate a fornire operazioni su scala commerciale.
Naturalmente qualsiasi sistema che si basa sulla fiducia o su terze parti presenta dei rischi.
Anche le banche che supportano Bitcoin presentano dei rischi, ma il punto principale è che li riducono significativamente rispetto ai sistemi centralizzati. In particolare bisogna avere fiducia che i membri della federazione non raggiungano un quorum di maggioranza per rubare i bitcoin detenuti nel wallet multisig che garantisce i depositi dei clienti, o per svalutare le loro banconote eCash. Discuterò di questi e altri rischi più avanti.
Ecco come funziona.
Chi desidera ottenere banconote eCash deve prima scaricare il software per interagire con la banca che supporta Bitcoin. Poi invia i bitcoin (on-chain o con Lightning) alla banca federata e riceve in cambio banconote eCash.
Con una banca federata che supporta Bitcoin, si può anche vendere qualcosa e ricevere banconote eCash nel proprio wallet. Potreste anche guadagnare banconote eCash dal vostro datore di lavoro quando depositate lo stipendio, proprio come avviene oggi con un conto bancario tradizionale.
Le federazioni bancarie che supportano Bitcoin sono progettate per essere interoperabili con Lightning Network, una rete aperta peer-to-peer basata su Bitcoin che consente transazioni quasi istantanee e commissioni praticamente pari a zero. Potete utilizzare le banconote eCash ovunque sia accettato Lightning.
Con le federazioni bancarie Bitcoin, potete prelevare su un'altra federazione o sul vostro wallet Bitcoin (on-chain o Lightning) in qualsiasi momento e su richiesta.
A differenza dei wallet self-custody, le federazioni bancarie Bitcoin possono aiutare gli utenti a recuperare i propri fondi se perdono l'accesso ai propri wallet.
Supponiamo che vogliate spendere i vostri eCash con un commerciante di una federazione bancaria Bitcoin diversa. È qui che entrano in gioco i Lightning Gateway: market maker che forniscono liquidità tra Bitcoin (on-chain e su Lightning) e varie banconote eCash emesse da diverse federazioni bancarie a fronte di una piccola commissione.
Quando inviate un pagamento eCash a un commerciante di una federazione bancaria diversa, inviate l'eCash a un Lightning Gateway, che a sua volta lo invierà al commerciante giusto. Oppure supponiamo che il Lightning Gateway non abbia liquidità nelle banconote eCash del commerciante. In tal caso troverà un altro Lightning Gateway che ce l'abbia, invierà a quel Lightning Gateway un pagamento e il secondo Lightning Gateway lo inoltrerà al commerciante giusto.
In breve, i Lightning Gateway forniranno liquidità che aumenta la fungibilità tra numerose banconote eCash emesse da diverse federazioni bancarie Bitcoin.
È come inviare senza problemi un pagamento da PayPal a un utente su Cash App, Venmo o un'altra piattaforma.
Se tutto questo vi sembra complicato, non preoccupatevi: è la spiegazione di come funzionerebbe un'applicazione bancaria Bitcoin sul vostro telefono. Fa tutto questo in background, senza il vostro intervento. Per l'utente sarà un'esperienza fluida, come la semplice scansione di un codice QR e l'autorizzazione di un pagamento su un'applicazione per telefono.
La maggior parte degli utenti di Internet non sa come funzionano TCP/IP o SSL, ma li usa quotidianamente in background mentre naviga sul web. Mi aspetto una dinamica simile con Bitcoin, Lightning Network, le banche federate che supportano Bitcoin e le varie banconote eCash coperte da Bitcoin.
Il grafico qui sotto illustra in modo eccellente come funzionerebbero le transazioni con diverse banconote eCash provenienti da diverse banche Bitcoin federate. È di Eric Yakes, autore di The 7th Property: Bitcoin and the Monetary Revolution, che considero la migliore risorsa per comprendere il potenziale strabiliante delle banche che supportano Bitcoin.
Banche, Bitcoin e privacy
La privacy finanziaria è uno dei maggiori vantaggi che le banche Bitcoin federate offriranno rispetto ai depositari tradizionali.
L'eCash chaumiano è ciò che la renderà possibile.
Il nome è un omaggio al crittografo e cypherpunk David Chaum, il quale ha creato un modo per garantire transazioni online sicure e anonime, proprio come l'utilizzo del denaro contante nel mondo fisico.
Con l'eCash chaumiano gli utenti possono spendere denaro online senza rivelare la propria identità o i dettagli della transazione a nessuno, inclusi il destinatario, le banche Bitcoin federate e i Lightning Gateway coinvolti nella transazione.
Una delle caratteristiche principali dell'eCash chaumiano è l'utilizzo di firme cieche, una tecnica crittografica che consente a una banca Bitcoin federata di firmare e convalidare le banconote eCash senza visualizzare i dettagli della transazione.
In altre parole, una banca Bitcoin federata sa che una banconota eCash valida è stata emessa e spesa, ma non sa chi l'ha spesa o per cosa. Inoltre non sarà in grado di conoscere i saldi dei singoli conti, né l'identità di coloro che riscattano una banconota eCash in Bitcoin.
Chi gestisce una banca Bitcoin federata potrà conoscere solo l'importo totale di BTC detenuti nelle riserve del wallet multisig della federazione e l'importo totale delle banconote eCash in sospeso per il riscatto.
Si tratta di un miglioramento rivoluzionario della privacy finanziaria rispetto alle soluzioni di custodia esistenti, che non offrono alcuna privacy.
Le solide protezioni della privacy offerte dall'eCash chaumiano consentono un altro vantaggio fondamentale: la resistenza alla censura.
Con PayPal, Venmo, conti bancari tradizionali e altri servizi finanziari di custodia è possibile bloccare un pagamento, o cancellare il vostro conto, in qualsiasi momento e con qualsiasi pretesto si ritiene opportuno.
Con le banche Bitcoin federate esse non sarebbero in grado di censurare, o bloccare, le transazioni. Grazie alle solide protezioni della privacy dell'eCash chaumiano non possono conoscere i dettagli di ogni transazione, quindi non possono bloccarle o impedirle.
In breve, con le banche Bitcoin federate e l'eCash chaumiano avremmo, per la prima volta, una soluzione di custodia comoda e resistente alla censura.
Fedimint
Forse l'implementazione più promettente delle banche Bitcoin federate è Fedimint.
Utilizzare Fedimint per creare una banca Bitcoin federata non costa nulla; non sono necessarie licenze o autorizzazioni.
In breve, Fedimint potrebbe fare ai cartelli bancari quello che Uber ha fatto ai cartelli dei taxi.
Rischio di “rug pull”
Come tutte le soluzioni di Livello 2, le banche Bitcoin federate rappresentano un compromesso. Sono meno sicure dell'autocustodia, ma offrono maggiore praticità, facilità d'uso e privacy, tra gli altri vantaggi.
In particolare, è necessario avere fiducia che i membri della federazione non colludano per formare un quorum di maggioranza per rubare i bitcoin detenuti nel wallet multisig che supporta i depositi dei clienti.
La dimensione di tale quorum varierebbe da federazione a federazione. Maggiore è il quorum, più distribuito è il rischio.
Potrebbe essere una configurazione 2 su 3, ovvero tre utenti autorizzati e due necessari per spendere le riserve bitcoin nel wallet multisig della federazione, oppure una configurazione 99 su 100 e qualsiasi valore intermedio.
Il rischio di rug pull varierebbe da federazione bancaria a federazione bancaria.
Le federazioni bancarie Bitcoin locali potrebbero mitigare questo rischio perché verrebbero gestite da membri noti dalla comunità. Probabilmente subirebbero gravi conseguenze legali, reputazionali e fisiche per aver rubato il denaro dei vicini.
Con federazioni bancarie Bitcoin più grandi, i depositanti potrebbero mitigare questo rischio con assicurazioni private, agenzie di rating e altre soluzioni di mercato.
In ogni caso, sarà importante una due diligence continua delle banche Bitcoin federate. I depositanti dovranno farlo o trovare qualcuno che lo faccia per loro.
Rischio di centralizzazione
Le terze parti di fiducia sono vulnerabilità centralizzate. Gli stati possono catturarle e costringerle.
È esattamente così che questi ultimi hanno utilizzato il gold standard per avviare il sistema di valuta fiat.
Inizialmente le persone usavano l'oro fisico come moneta. Poi, per scalare, si sono necessariamente rivolte a terze parti, come le banche, che conservavano oro ed emettevano cambiali coperte dall'oro per facilitare gli scambi. Gli stati hanno catturato queste terze parti e poi hanno gradualmente rimosso la copertura in oro dalle cambiali fino a quando non sono diventate altro che coriandoli. In breve, è così che è nato il sistema di valuta fiat.
Potrebbe accadere qualcosa di simile con Bitcoin?
Esso ha grandi possibilità di evitare questo destino grazie alla sua estrema portabilità e decentralizzazione.
In passato gli agenti governativi potevano semplicemente presentarsi in banca e chiedere di consegnare le riserve auree fisiche a un depositario centralizzato.
Supponiamo che gli agenti governativi sarebbero in grado di identificare qualcuno che gestisce una banca Bitcoin federata.
Cosa potrebbero fare?
Se la banca Bitcoin federata fosse istituita con una sufficiente diversificazione geografica e politica, non potrebbero fare molto. Potrebbero, al massimo, arrestare l'unica persona nella loro giurisdizione che la gestisce.
Supponiamo che ci sia un quorum di 7 su 10 e che gli altri nove membri della federazione si trovino in giurisdizioni politiche diverse. Le riserve di bitcoin sarebbero al sicuro perché l'unica persona arrestata dagli agenti governativi non avrebbe raggiunto il quorum per spenderle. Gli altri nove membri della federazione potrebbero quindi adottare ulteriori misure difensive per garantire la sicurezza dei BTC della federazione.
In breve, sarebbe esponenzialmente più difficile per gli stati catturare, costringere e centralizzare le banche federate Bitcoin rispetto a quanto fosse più facile fare lo stesso con il gold standard.
Hal Finney disse che probabilmente ci sarà un mercato per le varie banconote eCash e il loro valore fluttuerà a seconda di come il mercato ne valuterà il rischio. Mi aspetto che le banconote eCash con maggiore esposizione a giurisdizioni più rischiose applichino uno sconto sulle loro riserve bitcoin per riflettere tale rischio.
Ricordiamo che, con il protocollo open source Fedimint, chiunque può costituire facilmente una banca federata Bitcoin. Questa bassa barriera all'ingresso contribuisce anche a mitigare il rischio di centralizzazione.
Con il sistema bancario tradizionale, e con il gold standard, lo stato deve controllare un numero relativamente piccolo di banche ed entità. Con le banche federate Bitcoin, chiunque potrebbe potenzialmente gestirne una: non è necessaria l'autorizzazione di un cartello bancario centralizzato.
Ecco il punto.
Se gli stati tentassero di catturare, centralizzare e costringere le banche Bitcoin federate, credo che si tratterebbe di un inutile gioco “colpisci la talpa”.
Rischio di svalutazione
C'è anche il rischio che le persone che gestiscono una banca Bitcoin federata possano colludere segretamente per svalutare le loro banconote eCash.
Si consideri l'esempio dell'exchange FTX che ha creato molte più rivendicazioni su bitcoin rispetto a quelli effettivamente detenuti in riserva. I titolari di conti FTX che pensavano di possedere bitcoin e non hanno prelevato si sono ritrovati con un pugno di mosche in mano.
Penso che diversi fattori mitigheranno questo rischio con le banche Bitcoin federate.
In primo luogo, il costo del passaggio a un'altra banca Bitcoin federata, o del prelievo, è basso e può verificarsi in qualsiasi momento. La facilità con cui potrebbe verificarsi una potenziale corsa agli sportelli dovrebbe incutere timore in coloro che tentano qualsiasi schema di svalutazione.
Mi aspetto che altri incentivi basati sul mercato, come l'iscrizione a club esclusivi per le banche Bitcoin con la migliore reputazione e altri sistemi basati su quest'ultima, contribuiranno a ridurre al minimo il rischio di svalutazione.
La bassa barriera all'ingresso per la creazione di una banca Bitcoin federata e i bassi costi di passaggio significano che probabilmente ci sarà una concorrenza spietata. Se il mercato sospetta che una banca Bitcoin stia svalutando le sue banconote eCash, questa sarà un'eccellente opportunità per un concorrente di accaparrarsi quote di mercato.
Allo stesso modo gli speculatori potrebbero svolgere un ruolo importante. Saranno pronti per vendere allo scoperto le banconote eCash delle banche Bitcoin sospettate di aver commesso svalutazioni.
Conclusione
Bitcoin è un'innovazione rivoluzionaria a livello monetario e fornisce le basi per un nuovo sistema finanziario.
Si considerino le implicazioni della natura trustless di Bitcoin in combinazione con Lightning Network, le banche Bitcoin federate che emettono eCash chaumiano e altre soluzioni Layer 2 per scalabilità e praticità.
La quantità di valore che potrebbero sbloccare è sorprendente. Ciò potrebbe inaugurare una nuova era di free banking in tutto il mondo.
Sebbene il megatrend di Bitcoin non sia più agli albori, è ancora presto e non è troppo tardi. Bitcoin ha ancora molta strada da fare prima di emergere come la moneta dominante al mondo e soppiantare il sistema finanziario tradizionale.
Non ho dubbi che la supremazia di Bitcoin sarà uno dei maggiori trend finanziari del decennio e credo che gli investitori pazienti ne trarranno grandi profitti.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una mancia in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.
I nazisti ci insegnano come sconfiggerli
Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato fuori controllo negli ultimi quattro anni in particolare. Questa una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/i-nazisti-ci-insegnano-come-sconfiggerli)
Il compianto Peter Drucker è considerato il padre della moderna teoria del management. Nato a Vienna, fu un giovane docente all'Università di Francoforte agli inizi del regime di Hitler. Nel suo libro Adventures of a Bystander (riportato in Life in the Third Reich), Drucker racconta la prima riunione di facoltà controllata dai nazisti all'Università di Francoforte, avvenuta poco dopo l'ascesa al potere di Hitler nel 1933.
Ne delinea il contesto: “Francoforte aveva una facoltà scientifica distinta sia per la sua erudizione, sia per le sue convinzioni liberali; tra gli scienziati di Francoforte spiccava un biochimico-fisiologo del calibro di un premio Nobel e dalle impeccabili credenziali liberali”.
Il commissario nazista non perse tempo e prese in mano la situazione: “Agli ebrei sarebbe stato proibito l'ingresso nei locali dell'università e sarebbero stati licenziati senza stipendio il 15 marzo”.
“Nonostante il forte antisemitismo dei nazisti”, la facoltà non se l'aspettava.
Seguirono volgarità e minacce, mentre il commissario “puntava il dito contro un capo dipartimento dopo l'altro e diceva: ‘O fate quello che vi dico, o vi metteremo in un campo di concentramento’”.
Il silenzio calò nella sala, tutti attendevano che l'illustre scienziato e “grande liberale” prendesse la parola. Egli si alzò e disse: “Molto interessante, signor Commissario, e per certi versi molto illuminante: ma c'è un punto che non ho capito tanto bene. Ci saranno più fondi per la ricerca in fisiologia?”
I docenti furono facilmente comprati, con “il commissario che assicurava agli studiosi che ci sarebbero stati molti soldi per la ‘scienza razzialmente pura’”. I docenti non opposero resistenza (chiunque abbia trascorso del tempo nel mondo accademico non dovrebbe sorprendersene).
Alcuni uomini coraggiosi “uscirono con i loro colleghi ebrei, ma la maggior parte si mantenne a distanza di sicurezza da essi che solo poche ore prima erano stati loro amici intimi”.
Sotto shock, Drucker decise di lasciare la Germania entro 48 ore, cosa che fece.
Eventi simili si verificarono in tutta la Germania. Nel suo libro, Hitler's True Believers, Robert Gellately spiega che prima del 1933 il nazionalsocialismo aveva già messo radici nelle università.
Poco dopo che Peter Drucker lasciò la Germania nazista, scrisse Gellately: “All'illustre fisico Max Planck fu chiesto se gli sarebbe piaciuto partecipare a un incontro per discutere del trattamento dei professori ebrei”. Planck rispose docilmente che “se trenta professori avessero fatto ciò, ci sarebbero state [secondo le parole di Planck] ‘150 persone pronte a dichiarare la loro solidarietà a Hitler domani, perché vogliono avere quei posti’” (Planck non era ebreo).
Gellately concluse: “Nel suo silenzio il corpo docente dell'establishment potrebbe essere visto come prossimo alla complicità”.
La rovina delle loro vite fu il prezzo che i professori tedeschi pagarono per ottenere benefici a breve termine.
Invidia e avidità – il desiderio di ottenere qualcosa in cambio di niente – sono emozioni umane comuni. In Law, Legislation and Liberty, Volume 3, F. A. Hayek spiegò: “La morale che sostiene la società aperta non serve a gratificare le emozioni umane. La civiltà si basa in gran parte sul fatto che gli individui hanno imparato a frenare i propri desideri per oggetti particolari e a sottomettersi a regole di condotta giusta generalmente riconosciute”.
Non furono solo gli accademici a fare la fila per ricoprire i posti occupati dagli ebrei. Gellately riferì che “i medici si affrettarono ad aderire al Partito Nazista” perché “desideravano ardentemente i posti dei medici ebrei”.
Nel suo libro, The Third Reich: A History of Nazi Germany, Thomas Childers scrisse: “Tutti i ‘non ariani’ [furono] immediatamente licenziati dalla pubblica amministrazione nazionale, statale e municipale. Agli ebrei non fu più permesso di ricoprire la carica di insegnanti, professori universitari, giudici, o di svolgere qualsiasi altro incarico governativo”.
In breve, prima di assassinare gli ebrei, la Germania nazista aveva avviato un programma proto-DEI per gli “ariani”.
Oggi l'Università di Harvard, accusata di tollerare attività antisemite, ha una popolazione studentesca ebraica inferiore al 5%. Negli anni '70 fino al 25% degli studenti di Harvard era ebreo. I moderni programmi DEI “progressisti” hanno un obiettivo simile a quello dei programmi DEI nazisti: ridurre o eliminare la rappresentanza ebraica e bianca da istituzioni e aziende.
Secondo The Years of Extermination di Saul Friedländer, i decreti nazisti non andavano molto oltre quello che era l'accettazione pubblica. Venivano tenuti da conto i sentimenti del popolo e di entità influenti, come la Chiesa e l'industria:
Nessun gruppo sociale, nessuna comunità religiosa, nessuna istituzione accademica o associazione professionale in Germania e in tutta Europa dichiarò la propria solidarietà agli ebrei [...] molti gruppi di potere erano direttamente coinvolti nella loro espropriazione e desideravano, anche per avidità, la loro scomparsa totale.Purtroppo, concluse Friedländer:
Le politiche naziste e antiebraiche ad esse collegate hanno potuto raggiungere i loro livelli più estremi senza l'interferenza di importanti interessi contrapposti.Affinché l'antisemitismo raggiunga le sue conseguenze più dannose, è necessaria la coercizione da parte dello stato.
Childers racconta la storia del boicottaggio delle attività commerciali ebraiche, sostenuto dallo stato, del 1° aprile 1933:
Le truppe d'assalto si appostavano davanti a negozi, grandi magazzini e studi professionali ebraici, minacciando chiunque volesse entrare. Portavano cartelli antisemiti e scarabocchiavano slogan sulle vetrine dei negozi.“Tedeschi, difendetevi. Non comprate dagli ebrei”, era uno degli slogan.
I nazisti, tuttavia, non furono soddisfatti della risposta pubblica al boicottaggio: “Molti clienti ignorarono il boicottaggio, sfiorando i picchetti delle SA per fare acquisti in negozi e grandi magazzini ebraici”. Peggio ancora per i nazisti, “alcuni acquirenti avevano persino tentato di entrare con la forza in un negozio ebraico”, e altri “clienti si erano affrettati ad acquistare merce da negozi ebrei giorni prima del boicottaggio”.
Il giorno dopo il boicottaggio fu annullato; i nazisti attesero per attuare azioni più estreme.
Childers riferì anche che nel 1933 i tedeschi “andavano ancora a trovare i loro medici e avvocati ebrei”. Non molto tempo dopo, nuovi editti consentirono ai medici ebrei di curare solo altri ebrei, una situazione che li spinse a fuggire dalla Germania o, in ultima analisi, a essere assassinati nei campi di concentramento.
All'inizio i legami commerciali si dimostrarono più forti dell'odio nazista, ciononostante quest'ultimo lavorò instancabilmente per eliminare i legami commerciali, da cui dipendono le nostre vite.
Nel suo libro, An Enquiry Concerning the Principles of Morals, David Hume scrisse: “Si è spesso affermato che, poiché ogni uomo ha un forte legame con la società e percepisce l'impossibilità della sua sussistenza solitaria, diventa, per questo motivo, favorevole a tutte quelle abitudini o principi che promuovono l'ordine nella società”.
Hume definì tale ordine una “benedizione inestimabile” che deve essere mantenuta attraverso “la pratica della giustizia e dell’umanità, grazie alle quali soltanto la confederazione sociale può essere mantenuta e ogni uomo può raccogliere i frutti della reciproca protezione e assistenza”.
Nel suo A Treatise on Human Nature, Hume spiegò: “Le passioni [le emozioni umane] sono così contagiose che passano con la massima facilità da una persona all’altra”.
Si può sostenere che una delle passioni umane alla base della disgregazione sociale sia l'insaziabile desiderio di liberarsi dalla necessità. In The Road to Serfdom, Hayek descrive questo desiderio come un anelito di “liberazione dalla costrizione delle circostanze che inevitabilmente limitano la gamma di scelta di tutti noi”.
La nostra scelta è sostenere i politici che promettono l'impossibile libertà dalla scarsità, o coloro che promettono la libertà dalla coercizione, che invece è possibile. La libertà dalla coercizione comporta tutte le scelte e le responsabilità che ci assumiamo in una forma di governo liberale.
La libertà elimina il potere coercitivo dello stato di “soddisfare i nostri desideri”, come scrisse Hayek in The Constitution of Liberty. La natura umana induce alcuni a ricorrere a mezzi illiberali per ottenere ciò che desiderano. La libertà, la libertà dalla coercizione, offre la soluzione più efficace alla pericolosa escalation dell'antisemitismo.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una mancia in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.
Analisi del complesso tecno-industriale
Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato fuori controllo negli ultimi quattro anni in particolare. Questa una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/analisi-del-complesso-tecno-industriale)
Negli ultimi secoli si è compreso che il potere viene generalmente acquisito sfruttando risorse naturali, denaro e/o un esercito. Con l'evoluzione della globalizzazione e l'interconnessione degli esseri umani in tutto il pianeta, con accesso a una quantità di informazioni senza precedenti a portata di mano, si può affermare che il controllo di queste informazioni sia diventato l'arma più importante nell'arsenale del potere. Chiunque controlli la narrazione, influenza l'opinione pubblica, guida i comportamenti individuali e di gruppo, e apre la strada a istituzioni e individui potenti.
Nell'era dell'informazione è evidente che nessuno è più capace delle grandi aziende tecnologiche di inquadrare e plasmare eventi e idee da un punto di vista o da un insieme di valori specifico. Queste entità possiedono un pubblico mondiale di miliardi di persone ogni minuto di ogni giorno.
Molti, me compreso, hanno completamente trasformato le proprie abitudini mediatiche negli ultimi due decenni e ora considerano i social media come una guida per gli eventi mondiali invece di leggere i giornali. Cognitivamente, molti di noi sanno che, affinché la tecnologia possa offrire esperienze personalizzate più convenienti nel breve termine, potrebbe scendere a compromessi etici relativi a trasparenza, raccolta dati, privacy, autonomia degli utenti e altre pratiche di sfruttamento progettate per manipolarci.
Tuttavia, nel complesso, tendiamo a ignorare questi compromessi. Che si tratti di influenzare le elezioni, di fare pressione per la sperimentazione di massa sugli esseri umani con nuovi farmaci, o di negare la biologia come mero costrutto, data l'enorme ampiezza del loro pubblico, unita alle capacità algoritmiche e tecnologiche, è indiscutibile che le Big Tech svolgano un ruolo sproporzionato nell'ingegneria sociale della nostra società.
A volte questa gestione deriva dal dirigere la nostra attenzione verso i cosiddetti esperti che dovremmo seguire come guida. In altri casi si tratta semplicemente di mentire per omissione, presentando solo un lato della questione per dare l'illusione di un consenso. Esempi recenti includono il Covid, il cambiamento climatico, l'assistenza sanitaria di genere e una serie di altre questioni sociali e politiche.
Si potrebbe sostenere che se esistessero davvero opinioni discordanti e legittime su uno qualsiasi di questi argomenti controversi, i giornalisti investigativi ci rivelerebbero sicuramente la verità. Dopotutto è sacro dovere del Quarto Potere fornire ai cittadini informazioni per tenere sotto controllo la struttura del potere. Lo pensavo anch'io.
Anche se ci sono giornalisti che lavorano presso grandi organizzazioni giornalistiche è ovvio per chiunque abbia osservato la dilagante censura all'interno delle Big Tech negli ultimi anni che le istituzioni che distribuiscono le notizie al pubblico sono soggette alla supervisione e al controllo dello stato.
L'opinione prevalente nei circoli dissidenti è che la censura da parte dei social media di voci ostili alla narrativa ufficiale rappresenti una sorta di recente cattura istituzionale. Ma cosa succederebbe se la supervisione o la pressione per “moderare i contenuti” non fosse il risultato di una recente cattura e non un fenomeno nuovo? E se fosse la manifestazione di un piano governativo di lunga data per finanziare le start-up di queste potenti aziende con l'obiettivo di farne un uso nefasto in futuro?
Se pensate che tutto ciò sia troppo inverosimile per essere vero, considerate che il governo federale che è stato scoperto essere in combutta con le grandi aziende tecnologiche per interferire con la libertà di parola è la stessa istituzione che ha gestito l'Operazione Mockingbird, un progetto segreto della CIA ideato per corrompere singoli giornalisti e organizzazioni mediatiche mondiali al fine di influenzare l'opinione pubblica attraverso la manipolazione delle notizie.
In un'analisi investigativa condotta da Carl Bernstein nel 1977, la CIA ammise che almeno 400 giornalisti e 25 grandi organizzazioni in tutto il mondo erano stati segretamente corrotti per creare e diffondere notizie false per conto dell'agenzia. Da allora, la tecnologia che può essere utilizzata per modificare e persino controllare il nostro pensiero è diventata di ordini di grandezza più potente, raffinata e sofisticata. Tenetelo a mente mentre vi proponiamo un rapido esercizio di riflessione.
Prima di iniziare, sarei negligente se non menzionassi che anche la sola possibilità che il web sia una trappola mi tocca da vicino, perché non solo adoro Internet, ma è anche grazie a questo campo che ho sostenuto me stesso e la mia famiglia fin da quando ero giovane.
Quando ho iniziato a fare questo lavoro a metà degli anni '90, pensavo di essere una persona cinica che poneva domande critiche, ma in realtà ero un giovane ottimista. Credevo sinceramente nell'idea di combinare duro lavoro e fortuna e nell'idea di geni che creassero aziende indipendenti capaci di cambiare il mondo.
A dire il vero, conosco molte persone che l'hanno fatto, tuttavia un'analisi approfondita delle principali aziende tecnologiche che hanno reso possibili i superpoteri del web solleva non pochi interrogativi sulle loro origini e sull'effettiva organicità della loro ascesa fulminea.
Cominciamo con Amazon. Il nonno di Jeff Bezos, Lawrence Preston Gise, era direttore della Commissione per l'energia atomica e contribuì a fondare l'Agenzia statunitense per i progetti di ricerca avanzata (ARPA), da cui si è evoluta ARPAnet. Durante il suo mandato, Gise approvò e finanziò la Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA), che avrebbe poi inventato Internet.È comprensibile che Bezos fosse cresciuto interessandosi a questo settore. Dopotutto, se vostro nonno è stato uno dei padri fondatori di Internet, immagino che anche voi potreste essere attratti dal web. Ma perché questa parte della storia dell'amministratore delegato di Amazon non è stata ampiamente pubblicizzata?
Ho letto molto su Bezos nel corso degli anni e spesso viene descritto come un uomo d'affari con una grande idea. Forse è vero, ma è interessante che persino gli articoli che parlano di Bezos come di un uomo che ha imparato le sue competenze tecniche dal nonno omettano i primi contatti con Internet del suo antenato.
È possibile che l'autore volesse concentrarsi sull'aspetto fai da te, ma se Gise poteva essere un agricoltore intraprendente, è stato anche uno dei pionieri di una delle innovazioni tecnologiche più importanti della storia umana, per non parlare dell'infrastruttura su cui Jeff ha costruito il suo impero. Se dovessi scrivere di come il giovane Jeff sia stato influenzato da suo nonno, mi sembrerebbe piuttosto pertinente.
È interessante notare che la pagina Wikipedia su Jeff menziona che suo nonno era “direttore regionale della Commissione per l'energia atomica degli Stati Uniti (AEC) ad Albuquerque”, ma non menziona né la DARPA né Internet. La voce sulla madre di Bezos non menziona nemmeno Gise per nome. È plausibile che queste omissioni siano semplicemente delle sviste?
Sebbene Amazon abbia iniziato apparentemente come libreria online, si è evoluta in quello che può essere definito un veicolo di raccolta dati. Raccoglie le vostre informazioni personali tramite gli ordini online di articoli fisici, virtuali e farmaceutici. Amazon può vedere chi entra e chi esce dal vostro spazio abitativo con Ring, acquisita nel 2018, e ha la capacità tecnica di ascoltare le conversazioni di oltre mezzo miliardo di persone tramite i dispositivi Alexa installati in case, uffici e dormitori. Più di recente Amazon ha aggiunto al suo impero One Medical, la quale fornisce assistenza virtuale on-demand 24 ore su 24, 7 giorni su 7, da “fornitori autorizzati” e, per coloro che vivono vicino a sedi fisiche, visite di persona. Ai clienti viene assicurata la riservatezza delle loro informazioni, ma rimarrebbero tali se lo stato facesse pressione su Amazon affinché gliele fornisse in caso di “emergenza”?
Proprio l'anno scorso Amazon ha patteggiato una causa da $30,8 milioni per aver conservato in modo improprio per anni le registrazioni vocali di Alexa dei bambini e i video di Ring, insieme alle relative informazioni di geolocalizzazione, in alcuni casi senza il consenso dei consumatori e nonostante le richieste di cancellazione dei dati da parte di questi ultimi. Ha inoltre consentito ai dipendenti della sua unità video Ring di effettuare sondaggi sui clienti. Un dipendente di questa attività ha visionato migliaia di registrazioni video di donne tramite telecamere di sicurezza che monitoravano le camere da letto e altri spazi privati delle loro case, ha affermato la Federal Trade Commission. In un altro caso l'azienda è stata multata in Francia per il suo programma di sorveglianza dei dipendenti. Lo stesso sistema intrusivo è stato anche citato in uno studio come causa di lesioni fisiche e stress mentale sul lavoro.
Forse a causa dei loro imbarazzanti fallimenti, Ring ha ceduto alle pressioni dei difensori della privacy che li hanno criticati per aver permesso ai dipartimenti di polizia di richiedere i filmati degli utenti senza mandato. Alla fine hanno fatto la cosa giusta e hanno rispettato la privacy dei loro clienti, ma dato lo stretto rapporto di Amazon con il governo federale in quanto fornitore di servizi cloud, cosa succede quando le agenzie incaricate chiamano chiedendo filmati audio e video senza mandato della vita privata di qualcuno?
Prendiamo in considerazione ora Google, un'azienda che molti ritengono una fonte di informazioni indiscutibilmente affidabile e arbitro della verità. La popolare storia delle origini del colosso della ricerca web narra che sia nato dall'ingegno di due ragazzi-prodigio di Stanford, alla ricerca di un modo migliore per reperire e presentare la quantità e la profondità di informazioni in crescita caricate sul web.
Ciò che manca nella versione ufficiale è la parte che racconta di come Google sia nata nel 1995 come progetto finanziato dalla DARPA per il programma congiunto Massive Digital Data Systems della CIA e della NSA.
Sebbene la pagina Wikipedia sull'azienda descriva dettagliatamente come hanno ottenuto finanziamenti iniziali da alcuni luminari della Silicon Valley, non menziona che alcune delle ricerche che hanno portato all'ambiziosa creazione di Google sono state finanziate e coordinate da un gruppo di ricerca istituito dalla comunità dell'intelligence per sviluppare e implementare metodi per tracciare individui e gruppi online. Se questa parte della storia non fosse stata cancellata dai resoconti ufficiali, pensate che Google si sarebbe guadagnata rapidamente la fiducia di miliardi di persone in tutto il mondo?
Credevo ingenuamente che le persone a capo dell'azienda fossero motivate principalmente dal desiderio di migliorare il pianeta offrendo accesso globale alle informazioni mondiali. Forse è vero... ma Google si è rivelato anche un ottimo strumento di spionaggio.C'è stato un tempo in cui il mio cervello pensava che il potere di Google fosse semplicemente quello di assorbire tutti i nostri dati per manipolarci con la pubblicità, ma è diventato molto di più. Con l'espansione dei loro servizi alla posta, alla geolocalizzazione, alla pubblicazione di contenuti, all'intelligenza artificiale, alle telecomunicazioni, ai pagamenti e apparentemente a tutto ciò di cui si ha bisogno per gestire ogni aspetto della propria esistenza digitale, è diventato evidente che la ricerca era solo la rampa di accesso per la loro attività di acquisizione dati.
Ciò ha senso se si considera il ruolo centrale che i motori di ricerca svolgono nella vita moderna. Per la prima volta nella storia dell'umanità, le persone in ogni Paese del mondo pongono spontaneamente domande alle macchine ed eseguono query su qualsiasi cosa passi loro per la testa. Queste richieste possono spaziare da banalità a contenuti didattici, fino a questioni più riservate come problemi di salute.
I legami di Google con l'intelligence sono continuati ben oltre i primi giorni dell'azienda. Nel 2004 hanno acquistato Keyhole (ora Google Maps) da In-Q-Tel, il braccio finanziario della CIA sostenuto anche da FBI, NGA, Defense Intelligence Agency e altri. Pensate che si sia trattato di una transazione finanziaria diretta, o è possibile che ci fossero delle condizioni?
Altri legami con l'intelligence includono il co-investimento di Google e della CIA in attività come Recorded Future, la quale monitora il web in tempo reale nel tentativo di creare un “motore di analisi temporale” (un programma in stile Minority Report che fa previsioni su eventi futuri), e la partecipazione di Google, insieme ad altri giganti della tecnologia, al programma PRISM della NSA, il quale raccoglieva dati dagli utenti senza il loro permesso o un mandato di perquisizione. Nel 2006 l'azienda ha lanciato Google Federal per gestire contratti governativi. Questa divisione dell'azienda contava così tanti ex-dipendenti della NSA che veniva spesso chiamata NSA West.
Più di recente è stato scoperto che Google impiega non pochi ex-agenti della CIA e altri ex-dipendenti governativi di alto livello in ruoli chiave, tra cui quelli che stabiliscono “quali contenuti sono consentiti” sulla loro piattaforma.
Come civili, la maggior parte di noi pensa di cercare sull'intero web, ma Google ha confessato di presentare solo ciò che i suoi censori, in parte composti da ex-agenti dell'intelligence, ritengono appropriato. Sulla base delle rivelazioni di PRISM è anche evidente che i contenuti che consumiamo sono stati, almeno per un certo periodo, condivisi illegalmente con il governo federale. Davvero fantastico!
Per illustrare ulteriormente come le aziende Internet possano essere piuttosto intime con il governo federale e le agenzie di intelligence, considerate questi divertenti fatti marginali relativi ai primi giorni (prima di Google) della ricerca sul Web: le sorelle gemelle di Ghislaine Maxwell, Christine e Isabel Maxwell, furono le fondatrici di Magellan, uno dei primi motori di ricerca su Internet (in seguito acquisito da Excite).
Dopo Magellan Christine ha fondato Chiliad, una società di data mining che collabora con CIA, NSA, DHS e FBI su attività di “antiterrorismo”. Durante questo stesso periodo la società di Isabel, Cyren (in precedenza Commtouch), aveva legami molto loschi con Microsoft e altre aziende della Silicon Valley, presumibilmente in possesso di una backdoor. Christine ora è Technology Pioneer per il World Economic Forum nel Regno Unito e negli Stati Uniti.
Si vociferava che il padre delle sorelle Maxwell, Robert, avesse legami con organizzazioni come l'MI6, il KGB, il Mossad e la CIA. Non è corretto supporre che le sue figlie fossero impegnate nello spionaggio solo per il legame con il padre e la famigerata sorella, o anche solo per i loro contratti con le agenzie di intelligence... ciononostante rimane un fatto degno di nota.Ciò che è chiaro, tuttavia, è che, dagli albori della ricerca fino ad oggi, il fatto che spesso non pensiamo a chi o cosa ci sia dall'altra parte che fornisce i risultati in questa curiosa relazione intima con la barra di ricerca è probabilmente una caratteristica e non un difetto.
Se la ricerca è il cervello che attinge alla coscienza collettiva di ciò che le persone cercano online, i social media ne sono l'anima, monitorando e connettendo gli utenti in base a ciò che condividono. La prima si basa sull'intento, mentre la seconda è più incentrata sull'identità e sugli interessi.
Sebbene entrambi possano essere utilizzati come strumenti per accumulare una grande quantità di dati, la ricerca è più transazionale poiché l'utente esegue una query, trova i risultati e prosegue, mentre il social ha più a che fare con la creazione di viralità e il legame tra le persone attraverso il grafico sociale.
Il Pentagono (in particolare la DARPA) aveva previsto l'utilità di raccogliere le briciole di pane del comportamento delle persone quando iniziò a lavorare su LifeLog, un progetto per tracciare “l'intera esistenza” di una persona online. Non è chiaro cosa sia successo, ma il progetto fu chiuso il 4 febbraio 2004.Il destino volle che proprio quel giorno – il 4 febbraio 2004 – fosse il giorno in cui Facebook (allora TheFacebook) fu inaugurato ad Harvard. È una strana coincidenza che Aaron Sorkin non menziona nella versione cinematografica, ma probabilmente non è nulla. La DARPA negò persino di avere un collegamento, quindi immagino che dovremo credergli sulla parola.
Come i suoi colleghi di Google, Facebook ha assunto rapidamente personale proveniente dal mondo dell'intelligence. Con reclutamenti da agenzie come CIA, FBI, NSA, ODNI, nonché da altri dipartimenti governativi tra cui DOJ, DHS e GEC, la società madre di Facebook, Meta, ha assunto oltre 160 ex-dipendenti dell'intelligence sin dal 2018. Complessivamente molti di questi dipendenti sono coinvolti nel cosiddetto team Trust & Safety (naturalmente) che determina quali contenuti amplificare, verificare e/o rimuovere completamente.
Quando Matt Taibbi, Michael Shellenberger e altri giornalisti hanno pubblicato i Twitter Files, è diventato inequivocabile che Twitter era l'ennesima piattaforma Big Tech con legami diretti con l'apparato di sorveglianza degli Stati Uniti.
Similmente a Google e Facebook, anche loro avevano alle loro dipendenze diversi ex-agenti segreti, tra cui un numero allarmante di agenti dell'FBI. Non è chiaro se e come Twitter (no, non lo chiamerò X) abbia collaborato con il governo da quando Elon Musk ha preso il potere.Tuttavia vi sono prove schiaccianti che, prima dell'acquisizione, il governo federale ha esercitato un'influenza sull'azienda, creando barriere di protezione sui contenuti presentati e persino segnalando specifici utenti come potenzialmente pericolosi. Si tratta di un potere enorme da esercitare nel plasmare i cuori e le menti delle masse.
Potrebbe trattarsi solo di un'altra strana coincidenza, ma Progetto Bluebird era il nome in codice originale di quello che sarebbe poi diventato il Programma di Controllo Mentale MK Ultra. Gli obiettivi di Bluebird includevano “ottenere dati accurati da persone consenzienti e non” e “aumentare l'adesione alle azioni suggerite”. È interessante considerare questo nel contesto dell'iconico logo aziendale, ora in disuso. Chissà se si tratta solo di una strana coincidenza, o di una sorta di segnale di cui gli addetti ai lavori erano a conoscenza da sempre?
Quindi tutte le storie ufficiali sulle origini delle aziende tecnologiche sono, nel migliore dei casi, frutto di artificiosità, nel peggiore dei casi, del tutto inventate? Ci sono sicuramente molti legami misteriosi con l'intelligence e questo saggio ne è solo un assaggio. Forse sono solo coincidenze, ma dopo aver fatto qualche ricerca, questi parallelismi hanno catturato la mia attenzione, quindi ho pensato che valesse la pena rifletterci.
Se l'intento dietro queste organizzazioni è sempre stato un mito, personalmente mi sento ingannato quanto chiunque altro. Ho lavorato nel settore tecnologico per decenni prima di ritirarmi quando mi sono reso conto che molte delle persone che entravano in quel campo non erano più idealisti desiderosi di democratizzare l'informazione mondiale. Invece operavano più come figli bastardi da cartone animato di Hollywood e Wall Street.Eppure, fino a pochi anni fa, non capivo quanto queste aziende potessero essere sinistre nella loro partecipazione ad attività che andavano oltre la generazione di profitti per i loro azionisti. Per quanto avessi capito il pericolo che corriamo quando si tratta di banchieri, delle case farmaceutiche, dei dirigenti nei media tradizionali, ecc., non avevo mai veramente compreso che il mondo in cui pensavo di vivere fosse, in gran parte, un'illusione. Dopotutto viviamo in una società invasa da denaro falso, cibo falso, notizie false, guerre false, credenziali false, medicine false, quindi perché le grandi aziende fondatrici su Internet dovrebbero essere diverse?
Indipendentemente dal fatto che l'ascesa di questi colossi di Internet sia stata un inganno o meno, ora sono incontestabilmente in combutta con il Complesso Industriale dei Dati. Se c'è un lato positivo in tutto questo, è che molte persone si stanno svegliando e chiedono trasparenza e autenticità. Una società veramente attenta sarà gloriosa. L'unica domanda è: saremo abbastanza numerosi prima che le masse ignare vengano condizionate dalla propaganda da trasformarsi in bot? Credo sinceramente che questo sia uno dei temi cruciali del nostro tempo.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Ma scusi Lagarde, l'Europa è già un museo!
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di Joakim Book
(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/ma-scusi-lagarde-leuropa-e-gia-un)
“L'Europa è un museo, il Giappone è una casa di riposo, la Cina è una prigione e Bitcoin è un esperimento”. Queste sono state le parole dell'ex-Segretario al Tesoro Lawrence Summers rivolte agli investitori durante la Morningstar Investment Conference del 2023.
Summers parlava delle condizioni monetarie globali e della necessità di detenere i propri investimenti e denaro in una qualche valuta, da qualche parte. “Preferirei giocare le mie carte con l'America piuttosto che con qualsiasi altro Paese al mondo [...] bisogna mettere i propri soldi da qualche parte e il dollaro è un buon posto dove metterli”.
Il dollaro è la proverbiale camicia meno sporca.
Non posso verificare se Christine Lagarde, la presidente della Banca Centrale Europea, o un membro del suo staff fosse tra il pubblico, ma di certo non hanno recepito il messaggio. I politici europei hanno una lunga storia di manipolazione delle menti nei confronti della popolazione. Con aria seria, raccontano bugie e danno per scontato che i loro sudditi seguiranno le loro orme – e, a nostro discredito, la maggior parte di noi lo fa.
A giugno la Lagarde era in prima pagina sul Financial Times. Non si capisce bene il motivo ma lei e i suoi consiglieri hanno l'impressione che questo sia il momento dell'Europa. Con il presidente Trump che tiene gli Stati Uniti sulle proprie sponde e il dollaro in ritirata, l'euro, una creazione sovranazionale pianificata in modo eccellente e governata in modo impeccabile, è il sostituto ideale.
O forse no...
Ci sono alcune cose ovvie da citare qui: i venditori di fumo e quella citazione di Upton Sinclair sul non capire qualcosa quando da essa dipende il proprio stipendio (nell'ordine dei $500.000)... ma sto divagando.
L'editoriale del Financial Times prosegue esplorando come “la forza economica sia la spina dorsale di qualsiasi valuta internazionale”. Un osservatore imparziale squalificherebbe presto l'Eurozona, la quale ha flirtato per anni con recessione e crescita intorno allo zero, con le peggiori prospettive di fertilità al mondo, prezzi dell'elettricità record, nessuna sovranità energetica – e poco più di un decennio fa era sull'orlo del collasso sotto il peso della prodigalità degli stati. La maggior parte delle persone non si rende conto che le economie americana e dell'area Euro avevano più o meno le stesse dimensioni negli anni '90, e di nuovo durante la crisi finanziaria mondiale, ma che l'economia statunitense è ora più grande di circa il 77%. Secondo la maggior parte delle stime, la vita economica – la “forza” – è migliore in America, a prescindere dalle strane idee che vengono in mente agli uomini dai capelli arancioni nelle case bianche.
Anche secondo i vecchi standard mondiali di inflazione bassa e stabile, e mercati dei capitali solidi e affidabili, l'Eurozona ha una performance nettamente inferiore a quella americana. Il mercato obbligazionario americano è almeno il doppio di quello europeo, frammentato e disarticolato, e i suoi mercati azionari sono circa 6-7 volte più grandi. David Hebert su queste pagine s'è posto la domanda giusta: Perché non ci sono aziende da mille miliardi di dollari in Europa?. Finanziamenti, imprenditorialità e ostacoli normativi sono alcune delle risposte ovvie, ma anche il fatto che “gli Stati Uniti rimangono un luogo privilegiato per lavoratori e imprese. Il nostro sistema promuove le imprese e la creazione di opportunità di lavoro in un modo che è invidiato dal resto del mondo”.
Anche per le start-up l'erba del vicino è molto più verde negli Stati Uniti: meno oneri normativi e un accesso al capitale decisamente migliore. Alcune delle aziende tecnologiche europee di maggior successo, da Klarna e Spotify alla (britannica!) Wise, hanno optato per New York invece di Stoccolma, Francoforte o Londra. Una statistica sorprendente la dice lunga sul dinamismo, la liquidità e i mercati dei capitali del museo Europa: “Nessuna azienda dell'UE fondata negli ultimi 50 anni ha una capitalizzazione di mercato superiore a €100 miliardi, mentre tutte e sei le aziende statunitensi con una capitalizzazione superiore a $1.000 miliardi sono state create durante suddetto periodo” (si potrebbe discutere sull'olandese ASML o sulla danese Novo Nordisk, ma il punto resta...).
In una frecciatina agli Stati Uniti, la Lagarde ci dice che l'Europa ha una maggiore indipendenza per quanto riguarda la sua autorità monetaria (un livello piuttosto basso...), un processo decisionale inclusivo e “pesi e contrappesi”. Il paragrafo successivo mina questo impegno: “Non si deve più permettere che un singolo veto ostacoli gli interessi collettivi degli altri 26 Stati membri”, e meno veti “permetterebbero all'Europa di parlare con una sola voce”, ovvero di scavalcare gli stati turbolenti.
La parte peggiore è quando indica le “industrie strategiche” come quelle impegnate nella tecnologia verde, che non sono né strategiche né tantomeno “industrie”, bensì implementazioni di sogni ideologici sovvenzionati a livello pubblico e morenti.
Tutto ciò che l'Europa ha da offrire al mondo sono il calcio e le case di riposo, un'architettura secolare e spiagge eccessivamente regolamentate e infestate dai turisti.
Credere che l'euro avrà un ruolo più importante negli affari monetari internazionali è ridicolo. Nella misura in cui i gestori patrimoniali e le riserve monetarie dovessero essere spostati dal dollaro, questi non finirebbero nell'euro (o nella sterlina), ma in valute più piccole e non tradizionali. Le istituzioni finanziarie scettiche sull'egemonia monetaria mondiale stanno accumulando oro (e Bitcoin), non nella moneta regionale supervisionata dalla Lagarde.
Sebbene il predominio del dollaro sia costantemente diminuito a seguito delle turbolenze politiche, della crisi fiscale e del congelamento delle riserve russe, è ancora molto più avanti dell'euro. Circa il 58% delle riserve monetarie è in dollari, mentre la seconda migliore “alternativa” rimane immobile al di sotto del 20% – ben lontana dalle ambizioni della Lagarde.
Quel che è peggio è che il tipo di stati, istituzioni e individui che necessitano di de-dollarizzazione non otterrebbero nulla euroizzandosi. Stati e gestori di fondi in Cina, Russia o India non otterrebbero alcuna diversificazione politica detenendo euro invece di dollari; di fatto la Russia l'ha fatto, poiché la maggior parte delle sue riserve congelate era custodita presso Euroclear e banche europee. Tutto ciò che un passaggio dal dollaro all'euro farebbe è sostituire i rischi di governance, inflazione e confisca associati alla leadership americana con gli stessi identici rischi (peggiori) in un formato europeo. Evviva!
“Nonostante le sue altre virtù, usare la moneta di riserva mondiale come arma la si uccide”, ho scritto a proposito del dollaro l'anno scorso. Tali questioni certamente sfavoriscono lo Zio Sam e il dollaro come moneta di riserva mondiale... ma gli europei sono messi peggio.
Sebbene la guerra della Lagarde al contante sia stata un tantino esagerata, in Spagna e Francia esistono norme invasivamente restrittive che limitano l'uso del contante a €1.000, con un limite di €10.000 in vigore in tutta l'Unione Europea entro il 2027.
Le grida al crollo imminente del dollaro sono sempre esagerate, ma l'idea dell'euro come sostituto è ancora più esageratamente illusoria.
La Lagarde avrebbe dovuto leggere l'altro importante quotidiano britannico, The Economist. Il titolo di febbraio di quest'anno? L'Europa non ha scampo dalla stagnazione.
Mi dispiace, Christine.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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I problemi riguardo debito e deficit non sono quelli che pensate
Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato fuori controllo negli ultimi quattro anni in particolare. Questa una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/i-problemi-riguardo-debito-e-deficit)
Negli ultimi mesi si è molto dibattuto sull'aumento del debito e dei livelli di deficit negli Stati Uniti. Ad esempio, ecco un pezzo recente sulla CNBC.
L'autore dell'articolo suggerisce che i deficit federali degli Stati Uniti stiano aumentando a dismisura, con una spesa in aumento dovuta all'impatto combinato di tagli fiscali, misure di stimolo espansive e spese per i sussidi. Naturalmente, con istituzioni come Yale, Wharton e il CBO che avvertono che questa tendenza ha spinto i costi degli interessi a nuovi livelli, superando ora le spese per la difesa, le preoccupazioni sulla solvibilità interna stanno aumentando. Persino personaggi di spicco nei media, da Larry Summers a Ray Dalio, sostengono che siano urgenti misure drastiche, altrimenti l'ennesima “crisi finanziaria” è imminente.
Il problema con gli avvertimenti di Larry Summers, Ray Dalio e molti altri sull'imminente catastrofe finanziaria è che denunciano proprio questo problema da decenni. E questo era il punto della nostra precedente discussione:
Non ci vuole molto per capire che Ray Dalio, un titano degli hedge fund, è come ogni altro essere umano ed è incline all'errore. Non sminuirò completamente Dalio, poiché la sua esperienza nella gestione del denaro presso Bridgewater non è da sottovalutare. Tuttavia la sua esperienza è molto meno invidiabile per quanto riguarda le previsioni sulla crisi del debito. Ecco una breve cronologia.
• Marzo 2015 – Dalio pensa che la FED possa ripetere ancora una volta il 1937.
• Gennaio 2016 – Il superciclo del debito durato 75 anni sta per concludersi.
• Settembre 2018 – Ray Dalio afferma che l’economia sembra quella del 1937 e che tra circa due anni si arriverà a una recessione.
• Gennaio 2019 – Ray Dalio vede un rischio significativo di recessione negli Stati Uniti.
• Ottobre 2022 – Dalio mette in guardia contro una tempesta perfetta per l'economia (che coincideva anche con il minimo del mercato azionario).
• Settembre 2023 – Dalio afferma che gli Stati Uniti avranno una crisi del debito.
Ma si può andare ancora più indietro, quando circa un decennio fa scrisse di alcuni dei suoi più grandi errori.
Ecco il problema per gli investitori
Gli investitori che dieci anni fa avevano dato ascolto alle previsioni di Dalio su una futura “depressione” si sono persi la possibilità di partecipare a uno dei mercati rialzisti più significativi della storia degli Stati Uniti.
Eppure, negli ultimi 40 anni, il debito pubblico è cresciuto esponenzialmente, senza le conseguenze disastrose ripetutamente previste. I tassi di interesse hanno oscillato, la situazione di stallo politico è persistita e i deficit si sono ampliati, ma l'economia statunitense continua a funzionare, crescere e attrarre capitali globali. Il motivo è che gli Stati Uniti continuano a godere di quello che gli economisti chiamano il “privilegio esorbitante”: essere l'emittente della valuta di riserva mondiale. I titoli del Tesoro rimangono il mercato dei capitali più profondo e liquido a livello globale e il dollaro è fondamentale per il commercio, gli investimenti e le riserve mondiali. Ciò crea un vantaggio strutturale che consente agli Stati Uniti di registrare deficit maggiori rispetto ad altre nazioni senza dover affrontare lo stesso livello di disciplina di mercato. Finché la fiducia mondiale nelle istituzioni statunitensi e nello stato di diritto rimarrà intatta, vi sarà una domanda profonda e costante per il debito statunitense, cosa che fornirà un ampio margine di manovra prima che emerga qualsiasi grave stress finanziario.
Inoltre la spesa in deficit non è più uno strumento temporaneo utilizzato in tempi di crisi; è diventata una caratteristica radicata dell'economia. La previdenza sociale, l'assistenza sanitaria pubblica (Medicare), la difesa e altri diritti sono sacrosanti a livello politico. Allo stesso tempo i trasferimenti fiscali (come crediti d'imposta e sussidi) sono ormai una componente regolare dei consumi delle famiglie e del sostegno alle imprese. Per molti versi l'economia statunitense è ormai strutturalmente dipendente da stimoli finanziati in deficit. La crescita, la spesa dei consumatori e persino gli investimenti aziendali dipendono sempre più da un flusso costante di esborsi governativi.
Sebbene i livelli di debito e deficit degli Stati Uniti siano elevati, non vi è alcun rischio imminente di collasso fiscale. Tuttavia vale la pena esaminare l'impatto dell'aumento dei livelli di debito e deficit sulla futura prosperità economica.
Il vero problema dei debiti e dei deficit
Capisco le preoccupazioni relative all'aumento dei livelli di debito, tuttavia il loro aumento NON è un default ma un continuo degrado della crescita economica. Iniziamo questa discussione con un fatto fondamentale: senza un continuo aumento del debito, la crescita economica sarebbe molto scarsa o nulla. Questo perché tutto il debito pubblico finisce nell'economia e nel bilancio delle famiglie attraverso prestiti, credito, o pagamenti diretti. Possiamo capirlo considerando i dollari di debito necessari per creare un dollaro di crescita economica. Dal 1980 l'aumento del debito ha soppiantato l'intera crescita economica. Il problema con l'aumento del debito è che devia i fondi delle tasse dagli investimenti produttivi verso il servizio del debito e il welfare.
Un altro modo di vedere la situazione è considerare una crescita economica “senza debito”. In altre parole, senza debito non c'è stata alcuna crescita economica organica sin dal 2015, pertanto esso e i conseguenti deficit devono continuare ad aumentare per sostenere la crescita economica.
Il deficit economico non è mai stato così significativo. Dal 1952 al 1982 il surplus economico ha favorito un tasso di crescita economica medio di circa l'8%. Oggi la situazione non è più la stessa, poiché il debito ostacola la crescita. Ecco perché la Federal Reserve si è trovata in una “trappola della liquidità” in cui:
I tassi di interesse DEVONO rimanere bassi e il debito DEVE crescere più velocemente dell'economia, solo per evitare che l'economia stessa vada in stallo.Il problema dell'attuale emissione di debito è che si tratta principalmente di debito improduttivo. Questo è un concetto di fondamentale importanza per quanto riguarda l'emissione di debito e il suo impatto sulla crescita economica.
Il problema è il debito non produttivo
Non tutti i debiti sono uguali. La distinzione fondamentale è tra debito produttivo e non produttivo, e comprenderne la differenza è fondamentale per valutare i rischi e i benefici dell'indebitamento pubblico.
Il debito produttivo si riferisce ai prestiti utilizzati per investimenti che generano rendimenti economici a lungo termine, come infrastrutture, istruzione, ricerca, o spese in conto capitale aziendali. Questi tipi di investimenti possono aumentare il PIL futuro, migliorare la produttività e, in ultima analisi, ripagarsi attraverso maggiori entrate fiscali.
Al contrario, il debito non produttivo finanzia consumi o trasferimenti sociali che non generano un ritorno economico misurabile. Negli Stati Uniti il welfare e il pagamento degli interessi sul debito esistente costituiscono la stragrande maggioranza della spesa pubblica.
I dati sottostanti mostrano che di ogni dollaro speso dal governo federale, circa il 73% è spesa “obbligatoria” per l’assistenza sociale e per gli interessi.
Sebbene la spesa improduttiva sia necessaria, principalmente per sostenere le popolazioni vulnerabili, essa aumenta l'onere del debito senza aumentare la capacità di crescita dell'economia. Gli Stati Uniti, come molte economie sviluppate, fanno sempre più affidamento sul debito improduttivo per sostenere lo slancio economico, il che solleva preoccupazioni sulla sostenibilità fiscale a lungo termine. Il pericolo non è il debito in sé, bensì quando i fondi presi in prestito non riescono a creare valore futuro, lasciando i contribuenti futuri col conto da pagare senza alcun beneficio economico corrispondente.
Il libro di Woody Brock, American Gridlock, spiega al meglio la differenza tra debito produttivo e non produttivo.
La parola “deficit” non ha alcun significato reale. Si consideri il seguente esempio:
Il Paese A spende $4.000 miliardi con entrate pari a $3.000 miliardi. Questo lascia il Paese A con un deficit di $1.000 miliardi. Per compensare la differenza tra spesa ed entrate, il Dipartimento del Tesoro deve emettere $1.000 miliardi in nuovo debito. Quest'ultimo viene utilizzato per coprire le spese in eccesso, ma non genera entrate, lasciando un vuoto futuro che deve essere colmato.
Il Paese B spende $4.000 miliardi e ne riceve $3.000 miliardi. Tuttavia i mille miliardi di dollari in eccesso, finanziati tramite debito, sono stati investiti in progetti e infrastrutture che hanno prodotto un tasso di rendimento positivo. Non vi è alcun deficit, poiché il tasso di rendimento degli investimenti sostiene il “deficit” nel tempo.
Non c'è disaccordo sulla necessità della spesa pubblica. Il disaccordo riguarda l'abuso e lo spreco della stessa.
Attualmente gli Stati Uniti sono il Paese A. L'aumento del debito pubblico è stato a lungo sprecato in aumenti dei programmi di assistenza sociale e, in ultima analisi, in un maggiore servizio del debito stesso, con un ritorno sugli investimenti effettivamente negativo. Pertanto maggiore è il saldo del debito, più distruttivo è dal punto di vista economico, poiché dirotta quantità crescenti di dollari dalle attività produttive al servizio del debito.
Ma è qui che entra in gioco il concetto più importante da comprendere.
Un moltiplicatore negativo
L’eccesso di “debito” ha un effetto moltiplicatore da zero a negativo, come hanno dimostrato gli economisti Jones e De Rugy in uno studio del Mercatus Center presso la George Mason University.
Il moltiplicatore misura il rendimento della produzione economica quando lo stato spende un dollaro. Se il moltiplicatore è superiore a uno, significa che la spesa pubblica attrae il settore privato e genera più spesa al consumo, investimenti privati ed esportazioni verso l'estero. Se il moltiplicatore è inferiore a uno, la spesa pubblica spiazza il settore privato, riducendolo completamente.
I dati suggeriscono che gli acquisti pubblici probabilmente riducono le dimensioni del settore privato, mentre aumentano quelle del settore pubblico. In termini netti, i redditi crescono, ma i redditi prodotti privatamente diminuiscono.
Le spese per consumi personali e gli investimenti aziendali sono fattori essenziali nell'equazione economica, pertanto non dovremmo ignorare la riduzione dei redditi prodotti privatamente. Inoltre, secondo le migliori evidenze disponibili, lo studio ha rilevato:
Non esistono scenari realistici in cui il beneficio a breve termine degli stimoli sia così grande da ammortizzare la spesa pubblica. In realtà l'impatto positivo è limitato, molto più piccolo di quanto suggeriscano i manuali di economia.I politici spendono denaro in base a ideologie politiche piuttosto che a sane politiche economiche, pertanto i risultati non dovrebbero sorprendervi. La conclusione dello studio è molto significativa.
Se si ritiene che l'attuale politica monetaria della Federal Reserve sia ragionevolmente competente, allora non ci si dovrebbe aspettare che l'impulso fiscale derivante da tutta la spesa sia notevole. Anzi, potrebbe essere prossimo allo zero.
Tutto questo, ovviamente, senza considerare le imposte future. Quando economisti come Robert Barro e Charles Redlick hanno studiato il moltiplicatore, hanno scoperto che, una volta considerate le imposte future necessarie per coprire la spesa, il moltiplicatore potrebbe essere negativo.
Ciò che non dovrebbe sorprendere è che il debito improduttivo non crea crescita economica. Come ha osservato in precedenza Stuart Sparks di Deutsche Bank:
La storia ci insegna che, sebbene gli investimenti nella capacità produttiva possano in linea di principio aumentare la crescita potenziale e r* in modo tale che il debito contratto per finanziare lo stimolo fiscale venga ripagato nel tempo (r-g<0), risulta che vi siano poche prove che ciò sia mai stato raggiunto in passato.
L'aumento del debito federale in percentuale del PIL è stato storicamente associato a cali nelle stime di r*: la necessità di risparmiare per onorare il debito deprime la crescita potenziale. Il punto generale è che una spesa aggressiva è necessaria, ma non sufficiente. Essa deve essere progettata per aumentare la capacità produttiva, la crescita potenziale e r*. In assenza di veri investimenti, la spesa pubblica può abbassare r*, inasprendo passivamente la politica monetaria.
Ecco perché il peso economico di una riduzione del debito sarebbe devastante. L'ultima volta che si è verificata una simile inversione di tendenza è stata durante la Grande Depressione.
Conclusione
Questo è uno dei motivi principali per cui la crescita economica continuerà a rallentare: invertire la tendenza alla spesa improduttiva è impossibile a causa dell'enorme dipendenza della popolazione dai programmi sociali a essa associati. Ridurre tale spesa per lo Stato sociale sarebbe un “suicidio economico”.
Tuttavia, come osservato in “I deficit potrebbero trovare la loro cura nell’intelligenza artificiale”:
Dal punto di vista della narrazione sul deficit, tutto ciò suggerisce che il futuro è potenzialmente molto più luminoso di quanto la maggior parte delle persone immagini. Lo sviluppo di infrastrutture per le data factory basate sull'intelligenza artificiale può stimolare la crescita economica creando posti di lavoro, stimolando le industrie e consentendo aumenti di produttività guidati dall'intelligenza artificiale. Come osservato in precedenza, un aumento solo marginale della crescita stabilizzerebbe l'attuale rapporto debito/PIL. Un aumento della crescita del PIL al 2,3-3% annuo migliorerebbe notevolmente i risultati. Inoltre se i tassi di interesse scendessero anche solo dell'1%, ciò potrebbe ridurre la spesa di $500 miliardi all'anno, contribuendo ad allentare la pressione fiscale.Mentre gli Stati Uniti si trovano ad affrontare una prospettiva fiscale scoraggiante, caratterizzata da un debito crescente e da deficit in espansione, la vera preoccupazione non è una crisi imminente o un default, piuttosto il problema più profondo e strutturale è che una quota crescente dei prestiti federali viene convogliata in programmi che sostengono i consumi ma non riescono a generare rendimenti economici futuri. Questo cambiamento, iniziato oltre 50 anni fa, crea un freno a lungo termine alla crescita economica, esclude gli investimenti privati e riduce il potenziale dell'economia, o r*.
Come dimostrano i dati e la storia, il debito per finanziare attività produttive, come infrastrutture, innovazione e istruzione, può sostenere la crescita e persino ripagarsi nel tempo; l'indebitamento per lo Stato sociale e il servizio del debito no. Purtroppo le realtà politiche e demografiche rendono quasi impossibile invertire la rotta senza gravi ricadute economiche. A meno che i politici non riorientino le priorità fiscali verso gli investimenti in capacità produttiva, l'economia rimarrà intrappolata in un ciclo di bassa crescita, oneri crescenti e rendimenti in calo. L'innovazione può offrire una via d'uscita, in particolare la trasformazione guidata dall'intelligenza artificiale. Se sfruttata con saggezza, con investimenti mirati e linee di politica intelligenti, l'IA potrebbe aumentare la produttività, ripristinare la crescita e alleviare la pressione fiscale.
La strada da percorrere è stretta, ma non chiusa, e non porta a una crisi finanziaria imminente. Tuttavia la vera sfida sarà la volontà politica.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Perché i possessori di Bitcoin trarranno vantaggio dalla legge sulle stablecoin
Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato fuori controllo negli ultimi quattro anni in particolare. Questa una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/perche-i-possessori-di-bitcoin-trarranno)
La recente approvazione del GENIUS Act al Senato e l'imminente “Crypto Week” della Camera segnano un cambiamento epocale nel mondo finanziario. Il disegno di legge, approvato con 68 voti favorevoli e 30 contrari, stabilisce un quadro normativo federale per le stablecoin, il quale include requisiti di riserva, informativa agli emittenti e tutela dei consumatori. Questa legge getta le basi affinché il sistema finanziario statunitense si liberi dal monopolio che le banche hanno a lungo detenuto sul denaro, creando spazio per l'innovazione e la concorrenza nei servizi finanziari.
Al centro di questa transizione c'è l'adozione delle stablecoin, crittovalute progettate per mantenere un valore stabile ancorato a un asset di riserva. Le stablecoin offrono un mezzo di scambio stabile e una riserva di valore, consentendo al contempo transazioni digitali più fluide e una più ampia adozione della tecnologia blockchain.
Ma perché i sostenitori di Bitcoin, che da tempo sostengono una forma di denaro decentralizzata, trarranno vantaggio dalla legge sulle stablecoin? Dopotutto sono emesse da società private e sono ancorate a una valuta fiat.
L'ascesa delle stablecoin non diminuisce il valore o l'importanza di Bitcoin, o di altre crittovalute.
In realtà le due cose si completano a vicenda.
La chiarezza normativa in questo ambito consente agli imprenditori nel settore delle crittovalute di valutare il rischio, minaccia il monopolio che le banche hanno sul denaro e crea una domanda aggiuntiva per i dollari.
Per molti imprenditori nel settore delle crittovalute, qualsiasi legge è meglio di nessuna legge. Il mondo delle crittovalute sta attualmente soffrendo di una sorta di paralisi causata dall'incertezza normativa.
Questo è stato uno dei temi centrali della Bitcoin Conference di maggio, il più grande incontro al mondo dedicato a Bitcoin, che ha visto gli interventi di J. D. Vance, Michael Saylor e Donald Trump Jr. Molti leader nel settore delle crittovalute hanno sostenuto l'approvazione di normative per gettare le basi per regole più formali nel loro settore.
La codifica delle normative sulle crittovalute, di cui il GENIUS Act e lo STABLE Act sono centrali, consente agli imprenditori di valutare con sicurezza il rischio nel settore. La legge può sempre essere modificata in futuro, ma disporre di una struttura normativa chiara incoraggia gli imprenditori a investire con fiducia in questo settore in rapida espansione.
Attualmente le banche decidono di fatto chi ha accesso al capitale e a quali condizioni, attraverso il loro controllo dominante su conti correnti, conti di risparmio e prestiti. L'ascesa delle stablecoin offre una via d'uscita da questo sistema centralizzato. Le stablecoin consentono a privati e aziende di aggirare il sistema bancario tradizionale facilitando transazioni dirette peer-to-peer su reti blockchain decentralizzate, eliminando gli intermediari bancari.
Grazie alla stabilità dei prezzi legata a un asset, all'accessibilità globale (chiunque abbia una connessione Internet può accedervi) e all'integrazione con smart contract, le stablecoin rappresentano un'alternativa efficiente e conveniente ai sistemi finanziari tradizionali.
L'adozione delle stablecoin riduce la capacità esclusiva delle banche di controllare l'offerta di moneta. Con l'utilizzo delle stablecoin, persone e aziende non contribuiscono più ai profitti delle banche sotto forma di commissioni, prestiti o depositi. Le stablecoin possono sostituire strumenti finanziari come i conti correnti, che rappresentano la parte più redditizia del bilancio di una banca. Creando un modo più efficiente e trasparente per gestire le transazioni, le stablecoin riducono i costi complessivi dei servizi finanziari, minacciando di sovvertire la morsa che le banche hanno sul denaro.
Con l'adozione delle stablecoin da parte di un numero sempre maggiore di persone a livello globale, la domanda di dollari e titoli del Tesoro statunitensi aumenterà. L'entità di questo aumento della domanda è sconosciuta, tuttavia essa riduce i rendimenti obbligazionari e facilita l'aumento del debito statunitense. Se la convinzione dei bitcoiner che lo stato abbia scarso autocontrollo sulla politica fiscale si rivelerà vera, trarranno vantaggio dall'ascesa delle stablecoin. Maggiore è la domanda di dollari, più lo stato sarà incoraggiato a stampare e indebitarsi per soddisfare tale domanda. Ciò potrebbe portare a pressioni inflazionistiche, che a loro volta aumenterebbero il valore delle crittovalute, in particolare di Bitcoin, come copertura contro l'inflazione.
L'ampia accettazione delle stablecoin apre la strada a una maggiore chiarezza normativa nel settore delle crittovalute. Con regole chiare per l'emissione e l'utilizzo delle stablecoin, aziende e consumatori avranno maggiore fiducia nell'utilizzarle per le transazioni quotidiane. Per i bitcoiner la chiarezza normativa sulle stablecoin contribuirà a garantire che l'intero ecosistema delle crittovalute abbia leali possibilità di competere con la finanza tradizionale.
Il futuro delle crittovalute è in continua evoluzione e le stablecoin rappresentano una parte importante di questa evoluzione.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una mancia in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.
È possibile sconfiggere la tirannia?
Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato fuori controllo negli ultimi quattro anni in particolare. Questa una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/e-possibile-sconfiggere-la-tirannia)
La scusa che un certo governo è migliore di quanto non fosse, o che avrebbe potuto essere, ha una durata limitata.
Ogni governo di transizione della storia ha utilizzato questo tropo. Si pensi ai Girondini in Francia, a Kerenskij in Russia, a Weimar in Germania, alla Seconda Repubblica spagnola, a Chiang Kai-shek in Cina e così via. Nell'ordine sono stati sostituiti da Robespierre, poi Napoleone, Lenin, poi Stalin, Hitler, Franco e Mao.
In ognuno di questi casi il governo di transizione è stato alla fine annientato dalle pressioni di entrambe le parti: da un lato i sostenitori industriali e intellettuali del vecchio sistema che detenevano il controllo ereditato, e dall'altro il radicalismo dei movimenti populisti che avevano portato al potere nuove persone.
Di questi tempi la storia insegna una lezione più di ogni altra: il nuovo governo deve essere brutalmente onesto sulla criminalità del vecchio sistema e lavorare con determinazione per smantellarlo il più rapidamente possibile. Qualsiasi cosa che non sia questa porta al suo stesso discredito e alla sua eventuale sostituzione.
In ogni ambito il governo odierno, con l'amministrazione Trump, sta entrando nella sua seconda fase e assistiamo all'opera di queste forze storiche. Il movimento popolare che ha superato ogni pronostico per portare al potere i nuovi arrivati nutriva aspettative elevate, persino rivoluzionarie, dopo i cinque anni più orribili della nostra vita.
Alcune di queste speranze vengono parzialmente soddisfatte, ma bloccate in troppi altri modi. Questa dinamica si riflette sul bilancio, sulla richiesta di trasparenza e sulla sanità pubblica.
Di conseguenza l'ottimismo sfrenato che aveva accolto l'insediamento di Trump si è trasformato in qualcosa di diverso, un misto di incredulità della base elettorale e di indignazione e disgusto da parte dei media generalisti e dell'establishment che hanno combattuto questa rivoluzione in ogni modo.
Ciò solleva ulteriormente la prospettiva su cui abbiamo ripetutamente messo in guardia: l'amministrazione Trump potrebbe passare alla storia come un governo di transizione come ne abbiamo visti tante altre volte, un esperimento quadriennale di moderazione intervallato da diverse forme di totalitarismo da entrambe le parti.
Questa è una questione seria, non un gioco da salotto. Né si tratta di una tipica battaglia politica. Quello che è successo negli ultimi cinque anni è stato un evento epocale. L'economia mondiale è stata travolta da una fuga biologica in un laboratorio parzialmente finanziato dal governo statunitense. Il piano di riserva non annunciato, promosso in nome della scienza, prevedeva la distribuzione di un nuovo vaccino con una nuova tecnologia di alterazione genetica.
Il vaccino non ha funzionato. Non è stato efficace, non era sicuro, né sono stati adeguatamente controllati, perché imposti da un editto militare con la scusa di un'emergenza. Altre terapie sono state denigrate e vietate. I critici in ogni ambito sono stati censurati e messi a tacere; chi ha rifiutato l'iniezione è stato licenziato e la salute pubblica è crollata in nome della sua salvaguardia.
Questi danni non hanno trovato giustizia... non ancora almeno.
Nel frattempo, per finanziare questa calamità, la spesa pubblica è aumentata di $8-10 miliardi, caricando il bilancio del governo federale con $2 miliardi in più rispetto a quanto sarebbe accaduto altrimenti. I vaccini sono ancora sul mercato, nonostante i danni innegabili e ampiamente noti.
Niente di tutto questo è un segreto, come forse lo era in passato. Grazie alle tecnologie informatiche, le persone sono perfettamente a conoscenza di ogni dettaglio. Il cosiddetto “movimento populista” è diventato una vasta comunità di esperti, perfettamente in grado di gestire in modo efficace persone e istituzioni consolidate.
I nuovi leader – eletti per cambiare rotta su tutto quanto sopra e altro ancora, compresi i conseguenti problemi di criminalità e di immigrazione – hanno iniziato con grande spavalderia e con editti radicali che sembravano promettenti. Quattro mesi dopo, chiedono pazienza mentre affrontano ostacoli preesistenti da ogni parte, dalle molestie mediatiche ai blocchi giudiziari.
Il problema è che la fiducia della popolazione è completamente svanita. L'intero Paese, traumatizzato da anni di bugie, è diventato il Missouri: mostrate le prove.
Per quanto riguarda la trasparenza, sono stati fatti passi avanti, ma non sufficienti a mantenere le promesse. I fascicoli su JFK sono confusi e incompleti; non sappiamo più di quanto già noto sui due attentatori che hanno tentato di uccidere Trump; ci sono ancora molti interrogativi sul 9 settembre, sul disastro del Covid e su molto altro. Questa non è l'apertura che la gente sperava.
Poi c'è l'area politica della sanità pubblica dove abbiamo visto i maggiori progressi. Abbiamo un nuovo ed eccellente decreto esecutivo sulla scienza: i test Covid finanziati con fondi pubblici sono terminati; un contratto da $750 milioni per un vaccino contro l'influenza aviaria è stato annullato; ci sono nuovi limiti alla ricerca sul guadagno di funzione e gli esperimenti su beagle e altri animali sono terminati; molti pessimi contratti con l'NIH sono stati annullati, mentre parti del CDC sono state smantellate.
Per quanto riguarda le iniezioni a mRNA, il mercato è stato ristretto a solo le popolazioni vulnerabili, tralasciando il noto problema che anch'esse non dovrebbero rischiare.
Esistono nuovi standard per gli studi clinici randomizzati con placebo, ma non vi è alcuna garanzia che queste aziende li attueranno tempestivamente. Gli RCT per un prodotto di cinque anni con effetti immunomodulatori significativi non potranno mai essere una valida selezione di campioni, né la continuazione di tali esperimenti in alcuna forma è moralmente giustificata.
Con due straordinarie vittorie, i vaccini sono stati rimossi dal programma di vaccinazione pediatrica di routine, la prima volta che ciò accade per un prodotto mirato a una specifica malattia, a parte l'eradicazione o la sostituzione. Infatti il CDC/FDA stanno dicendo: è meglio contrarre il Covid che rischiare con questi prodotti. Un messaggio del genere porterà le inoculazioni a nuovi minimi, che alla fine si avvicineranno allo zero.
Inoltre il consiglio scandaloso del CDC che raccomandava alle donne incinte di assumerli è finalmente scomparso. Il promotore di quella linea di politica è fuggito.
Questi sono tutti cambiamenti positivi in linee di politica che non avrebbero mai dovuto esistere fin dall'inizio. Ciononostante nessuno parla dell'elefante nella stanza: anche se queste vaccinazioni fossero state sicure ed efficaci, cosa che non sono, non sono mai state necessarie per la stragrande maggioranza delle persone. Il che solleva la profonda domanda su come e perché tutto questo sia avvenuto.
Ci sono anche altre iniziative riguardanti ad esempio la nutrizione alimentare, la salute mentale e altre questioni nella relazione della Commissione MAHA, tutti cambiamenti estremamente graditi rispetto al passato.
Chi detiene il potere in queste agenzie implora pazienza. Non è irragionevole. Ricordate che questi pochi incaricati si trovano ad affrontare una bestia più grande, più radicata e meglio finanziata di qualsiasi egemone nella storia dell'umanità. Il complesso farmaceutico/media/tecnologico/ONG/accademico è più grande e più potente della tratta degli schiavi, della Compagnia delle Indie Orientali, della Standard Oil, o persino dell'industria bellica che diede inizio alla Grande Guerra.
È certo che un simile Leviatano non può essere fermato in tre mesi, nemmeno con le persone migliori al comando. Tutto ciò di cui la base elettorale ha realmente bisogno è vedere prove di progressi e una spiegazione trasparente per i ritardi. Se le vaccinazioni non possono essere sospese ora, la gente deve sapere perché. Se i poteri di emergenza Covid non possono essere revocati, bisogna spiegare il perché. Se il nuovo vaccino Moderna era già in fase di sviluppo e non poteva essere fermato, la gente deve conoscerne le ragioni.
Chiunque abbia assistito a tutto questo è indeciso, a prescindere dalle fazioni in continua mutazione all'interno dei movimenti dissidenti che hanno visto la propria leadership salire al potere. I membri dei movimenti MAGA/MAHA/DOGE sono entusiasti dei progressi compiuti finora, tanto quanto i media generalisti e l'establishment sono furiosi per tutti questi cambiamenti.
Da parte mia, avendo seguito gli affari pubblici per decenni, questa è la prima volta che assisto a qualche progresso in almeno un ambito delle attività statali. È un risultato degno di essere celebrato. Non ho nemmeno bisogno di soffermarmi sui tanti modi in cui il miglioramento rispetto ai periodi più bui delle nostre vite è palese.
Ciò di cui abbiamo veramente bisogno è la cruda verità sugli ultimi cinque anni. Dobbiamo sapere che le persone in carica, elette o nominate, condividono ancora la profonda indignazione che ha alimentato il movimento che le ha portate al potere. Abbiamo bisogno di sentire un discorso franco sui danni, gli obblighi, le sofferenze, gli inganni, le tangenti, la corruzione, gli abusi, l'illegale violazione della libertà, della scienza e dei diritti umani.
Non basta proclamare una nuova Età dell'Oro e basta. Questo riguarda ogni aspetto della vita pubblica. Le conferenze stampa dei nuovi incaricati, con sorrisi e promesse di un comportamento migliore in futuro, non bastano, vista la massiccia perdita di fiducia, il cinismo dilagante e la furia popolare. È necessario parlare più apertamente, agire in modo più deciso, andando al nocciolo della questione e garantendo un certo grado di responsabilità.
Sentiamo voci quotidiane che tutto questo stia per accadere. Ottimo. In tal caso i nuovi leader devono chiarirlo. Le persone non sono intrinsecamente irragionevoli, ma sono coloro con cui la leadership deve ragionare – non “mandarle messaggi”, non imbonirle con sciocchezze, non intrattenerle con spettacoli digitali e non liquidarle con sufficienza come estremisti ignoranti e complottisti.
Ogni nuova leadership che eredita un disastro come quello degli ultimi cinque anni si troverà necessariamente schiacciata tra il sistema ereditato – comprese le sue vaste burocrazie e i suoi interessi industriali – e i movimenti populisti che lo hanno portato al potere. In questi casi lo status quo si rivela solitamente irresistibile, ma con conseguenze disastrose in seguito.
Ora è il momento di fermare questo disastro, che non può che aggravare gli errori del passato.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una mancia in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.
Quando l'informazione aveva un peso
Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato fuori controllo negli ultimi quattro anni in particolare. Questa una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/quando-linformazione-aveva-un-peso)
Ogni sabato mattina, a metà degli anni '80, mia madre mi lasciava al mercatino delle pulci di Commack, nel centro di Long Island. Mentre gli altri bambini guardavano i cartoni animati, io passavo ore al tavolo delle figurine di baseball di Albert, assorbendo storie sull'anno da esordiente di Mickey Mantle, imparando a riconoscere le figurine false dalle sottili variazioni nella consistenza del cartoncino. La luce del mattino presto filtrava attraverso i teloni del mercato e l'odore di muffa del cartone vecchio si mescolava al caffè dei venditori ambulanti lì vicino. Albert, ben oltre gli ottant'anni, non era solo un venditore, anche se non lo sapeva, era un curatore, uno storico e un mentore. Avendo assistito in prima persona all'età d'oro del baseball, i suoi racconti erano storia vivente: racconti di un'epoca in cui il baseball era il vero passatempo nazionale americano, unendo le comunità nel boom del dopoguerra. Mi insegnò che la vera conoscenza non consisteva solo nel memorizzare statistiche; si trattava di comprendere il contesto, riconoscere gli schemi e imparare da chi era venuto prima.
Sebbene amassi il gioco, le carte erano manifestazioni fisiche di dati, ognuna un nodo in un'intricata rete di informazioni. Il mercato delle figurine del baseball è stata la mia prima lezione su come le informazioni creano valore. Le guide ai prezzi erano i nostri motori di ricerca, le rassegne mensili di figurine i nostri social network: incontri in cui i collezionisti trascorrevano ore a scambiarsi non solo figurine, ma storie e conoscenze, costruendo comunità attorno a ossessioni condivise.
Per me il baseball non era solo uno sport: era la mia prima religione. Trattavo le medie di battuta come versetti delle Sacre Scritture, memorizzandole con la devozione di uno studioso che studia testi antichi. Conoscevo ogni dettaglio dei tre fuoricampo di Reggie Jackson nelle World Series del '77, ma ciò che mi affascinava davvero erano i racconti quasi mitologici del lontano passato del baseball: l'elettrizzante carriera di Jackie Robinson e il suo gusto per il dramma, Babe Ruth che chiamava il suo tiro nelle World Series del '32 e i duelli tra Christy Mathewson e Walter Johnson nell'era della palla morta. Per me non erano solo fatti; erano leggende tramandate di generazione in generazione, ricche e dettagliate come qualsiasi mitologia antica. Gli adulti si meravigliavano, o si innervosivano leggermente di fronte alla mia conoscenza enciclopedica che abbracciava quasi un secolo di storia del baseball. Non si trattava solo di memorizzazione; era devozione (sebbene oggigiorno se i miei genitori mi lasciassero regolarmente con un ottuagenario che conosciamo a malapena in un mercatino delle pulci, probabilmente si troverebbero ad affrontare una visita dei servizi sociali).
Il mercatino delle pulci era solo una parte dell'infanzia della Generazione X, in cui la scoperta assumeva forme diverse. Mentre Albert mi insegnava a organizzare e valorizzare le informazioni, le avventure nel nostro quartiere – regolate dall'unica regola “tornare a casa prima che faccia buio” – mi insegnavano l'esplorazione e l'indipendenza. Le biciclette erano i nostri passaporti per il mondo, guidandoci ovunque la curiosità ci portasse. Che si trattasse di pedalare verso quartieri lontani, costruire fortini traballanti, o imparare nonostante le ginocchia sbucciate, scoprivamo costantemente attraverso l'esperienza diretta piuttosto che attraverso l'insegnamento. Ogni spazio offriva le sue lezioni su come imparare, pensare e trovare un significato nel mondo che ci circondava.
Con l'arrivo del liceo, la mia ossessione si spostò dalle figurine del baseball alla musica, e il negozio di dischi locale divenne il mio nuovo rifugio. Come in Alta Fedeltà, i ragazzi dietro il bancone di Tracks on Wax a Huntington furono le mie guide attraverso la storia della musica, proprio come Albert lo era stato con quella del baseball. Il mio viaggio iniziò con i vinili ereditati: le copie consumate dei miei genitori degli album dei Beatles, i dischi di Crosby, Stills & Nash sopravvissuti a innumerevoli traslochi e gli LP di Marvin Gaye che portavano con sé il DNA sonoro di una generazione. I ragazzi dietro il bancone avevano il loro curriculum: “Se ti piace Bob Dylan”, dicevano tirando fuori un disco, “devi capire Van Morrison”. Ogni consiglio era un filo conduttore che collegava generi, epoche e influenze. I poster e le spille che compravo diventavano distintivi di identità, indicatori fisici di chi immaginavo di essere: il mio gusto in evoluzione che diventava il mio io in evoluzione.
L'università aprì una dimensione completamente nuova alla scoperta musicale. Le stanze del dormitorio diventarono laboratori di gusto condiviso, dove la conoscenza fluiva tra pari anziché da esperto a principiante. Non studiavamo più solo la storia della musica: la vivevamo, scoprendo il sound della nostra generazione. Trascorrevamo ore a esplorare le nostre collezioni, dall'emergente scena grunge di Seattle ai ritmi innovativi di A Tribe Called Quest e De La Soul.
Nei negozi di dischi vicino al campus, l'atto fisico della scoperta era sacro: sfogliavi le casse fino a impolverarti le dita, strizzavi gli occhi leggendo le note di copertina fino a farti male e portavi a casa le tue scoperte come tesori. I limiti dello spazio fisico imponevano a ogni negoziante di fare scelte oculate per il proprio inventario. Questi vincoli creavano personalità; ogni negozio era unico, riflettendo la competenza del suo curatore e il gusto della comunità. A differenza degli infiniti scaffali digitali di oggi, i limiti fisici richiedevano una cura attenta: ogni centimetro doveva guadagnarsi il suo spazio.
Dopo la laurea nel '95, mentre la rivoluzione digitale era appena agli inizi, mi ritrovai a creare siti web per aziende: il mio primo “vero” lavoro in quella che presto sarebbe stata chiamata l'economia di Internet. Quella conoscenza ossessiva per le statistiche del baseball ha poi trovato un nuovo sbocco quando il mio amico Pete e io abbiamo fondato una delle prime community di fantasy sport su Internet. Eravamo passati dal cercare disperatamente altri fan tra le riviste alla creazione di un'intera community online. Quando Ask Jeeves acquistò la nostra azienda, rimasi affascinato da quella che sembrava la promessa definitiva: sbloccare le informazioni del mondo. La possibilità di cercare e accedere istantaneamente a qualsiasi informazione significava avere le chiavi dell'universo. Ripensandoci, probabilmente avrei dovuto capire che un ragazzino ossessionato dall'organizzazione delle statistiche del baseball sarebbe finito a lavorare nel fantasy sport e nei motori di ricerca. Alcune persone trovano la loro vocazione presto: a me è capitato di trovare la mia nelle sottoculture più nerd possibili.
Verso la fine degli anni '90 facevo previsioni grandiose su come il mondo sarebbe cambiato, anche se, a dire il vero, capivo a malapena come funzionasse davvero. Eccomi qui, passato dall'essere un adolescente che vendeva gelati in spiaggia e serviva ai tavoli, a pontificare improvvisamente sulla trasformazione digitale: un ragazzino che non aveva mai avuto un vero lavoro, completamente all'oscuro di catene di approvvigionamento, manodopera, produzione, o di come funzionassero effettivamente le aziende. Eppure, anche nella mia ingenuità, il mio istinto non si sbagliava. La nostra generazione si trovava a cavallo di un divario unico: eravamo gli ultimi a crescere completamente in analogico, ma abbastanza giovani da contribuire a costruire il mondo digitale. Comprendevamo sia i limiti che la magia della scoperta fisica, il che ci ha dato una prospettiva che né i nostri genitori né i nostri figli avevano. Siamo diventati i traduttori tra questi due mondi.
La trasformazione non si è verificata solo nello sport e nelle carriere. All'inizio degli anni 2000 Napster rese ogni canzone disponibile gratuitamente, Google rese l'informazione infinita e Amazon rese i negozi fisici facoltativi. La promessa era la democratizzazione della conoscenza: chiunque poteva imparare qualsiasi cosa, in qualsiasi momento. La realtà era più complicata. Come osservò una volta Noam Chomsky: “La tecnologia è solo uno strumento. Come un martello puoi usarla per costruire una casa, o per spaccare la faccia a qualcuno”. Ogni progresso tecnologico era allo stesso tempo creazione e distruzione: ha creato nuovi modi di accedere alle informazioni e demolito i vecchi modi di scoprirle. La rivoluzione digitale ha creato cose incredibili: un accesso alle informazioni senza precedenti, comunità globali, nuove forme di creatività... ma ha anche demolito qualcosa di prezioso nel processo.
Sì, le informazioni sono diventate abbondanti, ma la saggezza è diventata scarsa. Gli Albert e i ragazzi dei negozi di dischi sono stati soppiantati da algoritmi di raccomandazione ottimizzati per il coinvolgimento piuttosto che per la scoperta. Abbiamo guadagnato in praticità, ma perso la serendipità. Il catalogo digitale delle schede potrebbe essere più efficiente di quello fisico, ma non vi insegna a pensare alle informazioni: le serve e basta. Quando Albert mi parlava del valore di una figurina di baseball, non si limitava a citare una guida ai prezzi; mi stava insegnando la scarsità, le condizioni, il contesto storico e la natura umana: lezioni sull'autenticità che risultano particolarmente rilevanti nell'era odierna di personaggi online accuratamente curati e contenuti generati dall'intelligenza artificiale. Quando quei commessi nei negozi di dischi facevano raccomandazioni, non si limitavano a confrontare i tag di genere; condividevano la loro passione, trasferendo non solo conoscenza, ma un pezzo della loro umanità. Non si trattava di suggerimenti algoritmici, ma di momenti di genuina connessione, ricchi di contesto e vivi di entusiasmo condiviso. Non ricordi solo ciò che ti hanno insegnato, ma anche l'odore del negozio, la luce del pomeriggio che filtrava attraverso le vetrine polverose, l'entusiasmo nella loro voce quando ti presentavano qualcosa di nuovo. Non si trattava solo di transazioni: era un apprendistato su come pensare in modo critico alle informazioni che avevamo di fronte.
Queste lezioni sulla connessione umana e sulla scoperta hanno assunto un nuovo significato osservando i miei figli orientarsi nell'attuale panorama digitale. Di recente, mentre aiutavo mio figlio a studiare per un compito di geometria sulla lunghezza dell'ipotenusa, mi sono ritrovato a usare ChatGPT, sia come ripasso di concetti che avevo dimenticato da tempo, sia come strumento didattico. L'IA ha scomposto il teorema di Pitagora con una chiarezza che mi ha ricordato le lezioni di Albert sulle figurine del baseball. Ma c'era una differenza cruciale: mentre Albert mi forniva non solo dati, ma anche contesto e significato, le piattaforme di IA, per quanto potenti, non riescono a replicare quella saggezza umana che sa quando spingere, quando fermarsi e come accendere quell'amore critico per l'apprendimento. Mark, uno dei miei più vecchi amici ed esperto in questo settore, ha approfondito molto più di me l'esplorazione di queste tecnologie, aiutandomi a comprenderne sia la potenza che i rischi. Il suo consiglio: testate l'IA solo su domande di cui conoscete già la risposta, usandola per comprendere i pregiudizi e le barriere del sistema, piuttosto che trattarla come un oracolo. Stiamo ancora imparando a integrare queste tecnologie nelle nostre vite, proprio come abbiamo fatto con i motori di ricerca e Internet: ricordate quando per rispondere a una semplice domanda di storia era necessario andare in biblioteca? O quando non si poteva controllare all'istante su IMDB se un attore era apparso in un film? Ogni nuovo strumento ci impone di sviluppare una nuova consapevolezza dei suoi punti di forza e dei suoi limiti.
Ciò fa eco a quello che Thomas Harrington ha scritto nella sua attenta analisi dell'istruzione moderna: trattiamo sempre più gli studenti come elaboratori di informazioni piuttosto che come menti in via di sviluppo che necessitano di una guida umana. Harrington sostiene che, mentre la nostra cultura venera le soluzioni meccaniche, abbiamo dimenticato qualcosa di fondamentale: che l'insegnamento e la comprensione sono processi profondamente umani che non possono essere ridotti alla mera trasmissione di dati. Ogni studente è, nelle sue parole, “un miracolo di carne e sangue, capace degli atti più radicali e creativi di alchimia mentale”. La tecnologia può rendere le informazioni più accessibili, ma non può replicare la saggezza umana che sa quando spingere, quando fermarsi e come accendere quell'amore per l'apprendimento.
Questo equilibrio tra strumenti tecnologici e saggezza umana si manifesta quotidianamente mentre osserviamo i nostri adolescenti orientarsi nel loro panorama digitale. Mia moglie ed io ci troviamo a combattere e ad abbracciare contemporaneamente la modernità. Ho insegnato scacchi al nostro figlio più grande, ma lui ha affinato le sue abilità tramite un'app. Ora giochiamo con una scacchiera fisica quasi tutte le sere, discutendo strategie e condividendo storie tra una mossa e l'altra. La stessa dinamica plasma il loro rapporto con il basket: combinano ore di allenamento fisico con infinite scorribande sui social media e sui tutorial di YouTube, studiando mosse e strategie in modi che a noi non erano accessibili. Stanno creando il loro mix personale di padronanza fisica e digitale. In quanto genitori di adolescenti, non possiamo più guidare il loro percorso; possiamo solo dare loro una spinta, aiutandoli a capire quando abbracciare la tecnologia e quando allontanarsene.
Il riconoscimento di schemi che ho acquisito attraverso le figurine del baseball, i negozi di dischi che mi hanno insegnato come gestire la conoscenza e, sì, persino la libertà di vagare fino a sera – di esplorare, di fallire, di imparare dai nostri errori – non sono state solo esperienze nostalgiche. Sono state lezioni su come pensare, scoprire e imparare. Mentre navighiamo in questa rivoluzione dell'intelligenza artificiale, forse la cosa più preziosa che possiamo insegnare ai nostri figli non è come usare queste potenti capacità, ma quando non usarle – preservando lo spazio per il tipo di apprendimento umano profondo che ha un peso reale – il tipo che nessun algoritmo può replicare.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una mancia in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.
Come la Banca Centrale Europea ha progettato la crisi del debito francese... e la successiva
Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato fuori controllo negli ultimi quattro anni in particolare. Questa una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/come-la-banca-centrale-europea-ha)
La crisi del debito francese ci ricorda che il gradualismo non funziona mai, che lo statalismo finisce sempre in rovina e che i Paesi che puntano su più stato e tasse più alte finiscono sempre nella stagnazione, nel rischio di default e nei disordini sociali.
Il rapporto debito pubblico/PIL della Francia supera il 114%. Tuttavia le passività pensionistiche future e non finanziate raggiungono il 400% del PIL, secondo Eurostat. Il deficit fiscale annunciato per quest'anno è del 5,4%, ma il consenso di mercato mantiene un'aspettativa del 5,8%. Il rischio di default creditizio a cinque anni è aumentato del 20% in dodici mesi. Il rendimento del debito francese a due anni supera quello di Spagna, Italia e Grecia, e il suo premio di rischio rispetto alla Germania ha raggiunto gli 80 punti base, 20 in più rispetto a quello della Spagna.
Il problema nell'area Euro è che tutti applaudono quando uno stato gonfia il PIL con ingenti spese pubbliche e posti di lavoro nel settore pubblico, oltre all'immigrazione, mascherando persistenti squilibri fiscali e un calo della crescita della produttività. Inoltre gli analisti keynesiani ignorano l'effetto crowding out sul settore privato e l'impatto dannoso di imposte elevate sulla sostenibilità dei conti pubblici a lungo termine.
Sono abbastanza vecchio da ricordare quando i media generalisti celebravano la Grecia come motore della crescita dell'Eurozona, quando stava gonfiando il PIL con ingenti spese pubbliche e posti di lavoro nel settore pubblico. La Grecia fu salutata come “foriera di un'elevata crescita economica” e “avanscoperta della ripresa dell'Eurozona” in base alle pubblicazioni dell'FMI e della Commissione Europea nel 2005 e nel 2006. Titoli e resoconti politici riconoscevano i risultati economici della Grecia come esempio di forte leadership all'interno dell'Eurozona. Sappiamo tutti cosa accadde poi nel 2008.
Non possiamo dimenticare che la Banca Centrale Europea ha avuto un ruolo determinante nel creare incentivi perversi per i politici, spingendoli a mantenere e aumentare gli elevati livelli di spesa pubblica e gli squilibri fiscali.
Nell'ultimo decennio la Banca Centrale Europea ha implementato un insieme di misure di portata senza precedenti, tra cui ripetuti tagli dei tassi, tassi nominali negativi, il controverso strumento anti-frammentazione e la monetizzazione del debito pubblico, tutti strumenti concepiti per salvaguardare la stabilità dell'Eurozona. Nonostante tutta la retorica di stabilità e indipendenza, queste misure hanno creato potenti incentivi all'incoscienza fiscale, erodendo le fondamenta stesse della credibilità monetaria europea e gettando le basi delle attuali crisi del debito sovrano, tra cui la debacle del debito francese.
I tassi d'interesse di riferimento della BCE, un tempo ancorati a disciplinare sia l'indebitamento sovrano che quello privato, sono crollati da oltre il 4% nel 2008 a livelli negativi, rimanendo in tale territorio per anni. Inoltre i programmi di acquisto di asset della BCE, ampliati con iniziative come il Programma di acquisto di emergenza pandemica (PEPP) e le Transazioni monetarie definitive (OMT), hanno saturato i mercati obbligazionari con liquidità e generato un enorme effetto crowding out che penalizza il credito a famiglie e imprese e maschera i problemi di solvibilità di chi emette debito pubblico.
Lo strumento anti-frammentazione, concepito per contenere lo “spread” tra i titoli di stato dei Paesi continentali e quelli periferici, spinge la questione oltre: promettendo un intervento illimitato, la BCE rassicura i mercati che sosterrà il debito sovrano praticamente a qualsiasi prezzo, diluendo la disciplina che i premi al rischio un tempo imponevano ai governi prodighi. Di fatto, potrebbe essere considerato uno strumento pro-sperpero, poiché avvantaggia i Paesi con scarso rispetto delle norme di bilancio e penalizza quelli che tengono sotto controllo debito e deficit.
Sebbene questi interventi calmino i mercati nel breve termine, alimentano una mentalità di indifferenza per le finanze pubbliche, inducendo gli stati ad aumentare costantemente la spesa pubblica. Pertanto molti governi, come quello spagnolo, si vantano dei bassi tassi d'interesse e della diffusione del debito nonostante i crescenti squilibri e il peggioramento dei conti pubblici. Lo strumento anti-frammentazione e i tassi nominali negativi distruggono il meccanismo di mercato che dovrebbe fungere da monito contro una politica fiscale sconsiderata. Gli stati membri, certi di finanziamenti a basso costo e del sostegno infinito della BCE, hanno scarsi incentivi a riformare bilanci gonfiati o a contenere i deficit, soprattutto quando ciò risulta costoso a livello elettorale. La persistente minaccia, sventolata dai politici tedeschi, che le azioni della BCE stavano sovvenzionando il “parassitismo fiscale” negli stati membri con un indebitamento elevato, sta diventando realtà.
Il caso più drammatico è la Francia. Il debito pubblico francese ha superato il 114% del PIL nel 2025, in parte a causa di persistenti e ingenti deficit coperti dalla BCE. I tentativi di consolidamento fiscale sono sempre stati timidi e quindi non sono riusciti a raggiungere una disciplina duratura, con il supporto della BCE sempre sullo sfondo come misura di sicurezza. Il risultato è un crescente premio per il rischio sovrano: i titoli di stato francesi, per la prima volta nella storia moderna dell'euro, ora rendono più dei titoli spagnoli, greci e italiani con rating comparabile, a dimostrazione del disagio del mercato nei confronti della traiettoria del debito francese, anche nell'era dei sostegni della BCE. Il fatto che questo aumento degli spread avvenga nel bel mezzo di un ampio piano di stimolo (Next Generation EU) e di tagli dei tassi è ancora più allarmante.
Il cosiddetto strumento anti-frammentazione, concepito come strumento di contenimento della crisi, è intrinsecamente un meccanismo di “responsabilità solidale senza controllo congiunto”. Vincola i membri prudenti dell'euro alle scelte fiscali dei partner meno disciplinati, socializzando il rischio ma nazionalizzando i benefici. Con questa facilitazione, i mercati non possono più discriminare il grano dalla pula in modo efficiente; l'ansia sulla sostenibilità del debito, che un tempo stimolava le riforme necessarie, viene soppressa anziché risolta. Inoltre è come una mutualizzazione del debito senza obblighi reali.
La filosofia del “costi quel che costi”, tanto elogiata dai leader della BCE, è ormai un’arma a doppio taglio: ha sostituito la responsabilità con la dipendenza e ha incoraggiato il lassismo fiscale.
Gli acquisti da parte delle banche centrali e la riduzione dei rendimenti in territorio nominale negativo rappresentano, per definizione, il caso peggiore di monetizzazione del debito. La BCE è un'entità in perdita perché acquista obbligazioni anche quando sono eccessivamente costose. Le perdite accumulate dalla BCE sui suoi programmi di acquisto di asset sono stimate a €800 miliardi, ampiamente superiori al suo capitale, secondo l'IERF.
Queste linee di politica mascherano problemi di solvibilità ed eliminano il deterrente definitivo alla spesa pubblica: il costo del denaro stesso. Il risultato a lungo termine è un contesto in cui i governi dell'area Euro, consapevoli che i finanziamenti pubblici sono garantiti a costi bassi anche in periodi difficili, accumulano debiti sempre più ingenti, rendendo l'area vulnerabile anche a lievi shock di fiducia, inflazione, o governance. Questa situazione potrebbe danneggiare l'euro in futuro se la Germania cadesse nella stessa trappola della Francia, uno scenario che sembra probabile alla luce degli ultimi annunci di politica monetaria.
Leggendo i giornali francesi, questo incentivo perverso è molto evidente. Invece di parlare di un percorso di spesa insostenibile, molti chiedono maggiori acquisti e stimoli da parte delle banche centrali. Inoltre altri chiedono l'accelerazione dell'euro digitale per attuare misure monetarie ancora più aggressive.
L'attuale crisi del debito francese è una conseguenza diretta di queste linee di politica. La spesa pubblica francese ha costantemente superato la crescita economica, eppure la promessa di un sostegno perenne da parte della BCE ha ritardato qualsiasi resa dei conti. Ora, con l'aumento dei premi al rischio e i mercati che mettono alla prova la determinazione della BCE, l'Eurozona si trova ad affrontare le amare conseguenze di un'era politica caratterizzata da azzardo morale e da una disciplina fiscale assente.
Sebbene l'attivismo della BCE possa garantire una stabilità temporanea, il suo costo a lungo termine è chiaro: aumento del debito, indebolimento del settore privato, svalutazione della valuta ed erosione degli incentivi per una responsabilità fiscale. A meno che l'Europa non riconsideri la sua dipendenza dagli stimoli eterni delle banche centrali e non ripristini i meccanismi di disciplina di mercato, l'attuale crisi francese potrebbe essere solo una delle tante tempeste fiscali future. Il successo dell'euro come valuta di riserva si basava sul pilastro della prudenza e della responsabilità fiscale. La mancanza di disciplina fiscale comporta sempre un rischio per la valuta.
Le banche centrali non possono stampare solvibilità e la mancanza di riforme strutturali e le eccessive politiche di allentamento monetario finiranno per distruggere l'euro.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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La grande battaglia del nostro tempo non è Oriente contro Occidente, bensì globalisti contro sovranisti
Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato fuori controllo negli ultimi quattro anni in particolare. Questa una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio dell'articolo disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/la-grande-battaglia-del-nostro-tempo)
Di recente mi è capitato di vedere questo video su uno dei bari più famosi in Italia. Niente di correlato con la mia attività divulgativa... almeno all'apparenza. Poi ho capito. Quando ho scritto i miei primi due libri, L'economia è un gioco da ragazzi e La fine delle fallacie economiche, ho esposto ai lettori le regole del gioco, quelle che tutti di base dovrebbero seguire. La metodologia Austriaca, da questo punto di vista, è ottima nella descrizione e nell'approccio. Ma rimane un mondo ideale, distaccato dalla realtà delle cose. Così come rimane distaccato dalla realtà il sito web del Mises Institute, poiché immagina che tutti seguano le regole del gioco e che queste ultime puniscano chi si discosta eccessivamente da esse. Infatti il problema è il tempo: quanto tempo passa prima di una correzione violenta e inarrestabile del sistema in questione? Non si sa... le stesse regole descritte con dovizia di particolari, logica e rigore si rivoltano contro chi le spiega dato che il tempo è un concetto fondamentale nell'analisi Austriaca.
E se barare fa parte dell'azione umana, bisogna prendere in considerazione questo aspetto nella propria metodologia d'indagine e analisi. Quindi ho innovato il modello iniziale e l'ho riproposto secondo la mia ottica, la mia evoluzione della teoria. L'ho condensato infine nell'ultimo libro pubblicato, Il Grande Default. L'ho applicato anche sul blog e su tutti gli spazi di divulgazione in cui opero, compreso questo, sin da quando, nel 2021, mi sono posto la domanda: “E se la FED stesse iniziando a proteggere il dollaro, adesso, piuttosto che distruggerlo?” Questa semplice domanda ha spiegato con coerenza tutti gli eventi successivi: il SOFR, il ciclo di rialzo dei tassi di Powell, i dazi, Tether, la liquidità dei titoli sovrani americani, l'inclusione di Bitcoin e oro a protezione del dollaro e dei Treasuries, ecc.
Il mio metodo, quindi, la mia lettura della realtà, la mia area di consulenza, non si pone come obiettivo l'arrogante e ridicola invettiva, con tanto di dito indice alzato e scosso nell'aria, di “far rispettare le regole”; invece rallenta la mano dei bari e cerca, quanto più accuratamente possibile, di suggerire a chi legge, e cerca consulenza, il modo per trarre un vantaggio competitivo rispetto a chi scioccamente agita il dito in aria pretendendo che l'intera umanità aderisca al suo mondo ideale. Un nobile obiettivo da perseguire, senza dubbio, ma nel frattempo... occhio al portafoglio perché è questo, invece, il mondo che abbiamo.
DAL DOGMA ALLA STRATEGIA
Se le basi della dottrina Austriaca sono radicate profondamente nell'azione umana, è altresì vero che il sistema bancario centrale di per sé è solo uno strumento. Ciò che conta sono gli esseri umani e ciò che ne fanno. Inutile dire che esso incentiva all'arbitrio sconsiderato, ma un conto è usare un coltello per attaccare solamente... un altro è usarlo per difendersi. Ripeto si tratta del mondo che abbiamo e in cui dobbiamo vivere, lavorare per renderlo un posto migliore per noi stessi è sacrosanto, nel frattempo è altrettanto sacrosanto cogliere quelle vittorie che ci portano un passo in più verso l'obiettivo finale: la sostituzione del sistema bancario centrale con qualcosa di più sostenibile. Perché se è vero che la bancarotta è un fenomeno che avviene dapprima lentamente e poi improvvisamente, allo stesso modo la solvibilità è qualcosa che si manifesta dapprima lentamente solo infine improvvisamente. Con il colpo di stato perpetrato dai globalisti durante la pandemia Covid, era evidente che ci fosse un cambio di linea di politica al vertice; qualcosa era cambiato e bisognava capire cosa. All'inizio non è stato facile mettere insieme i puntini, visto che il piano è stato svelato a mano a mano e soprattutto c'era la chiave di lettura da cambiare: dal mondo che vorrei/vorremmo al mondo che ho/abbiamo.
Nel momento in cui ho capito che tutta quella storia verteva sullo smantellamento del sistema bancario commerciale così come lo conosciamo e l'implementazione della sorveglianza finanziaria (es. CBDC) per impedire alla popolazione di protestare nel momento in cui il “vecchio” debito sarebbe stato sottoposto a pesante haircut per poterne emettere di nuovo tramite i perpetual bond, riciclando quindi il “vecchio” sistema in quello “nuovo”, mi è stato chiaro quale fosse la guerra globale che si stava combattendo. Applicando questa visione delle cose agli eventi che accadevano, mi ha colpito l'ovvietà con cui Powell ha iniziato a restringere l'offerta di denaro americana ben prima delle altre banche centrali mettendo fine a una linea di politica coordinata tra queste istituzioni durata per più di dieci anni. Non solo, ma anche il modo con cui ha lottato per essere riconfermato per il secondo mandato: una realtà che si sarebbe manifestata solo con l'appoggio di istituti bancari come JP Morgan, Goldman Sachs, ecc.
Una volta che si accetta questo background, ed è stato relativamente facile accettarlo visto che per anni ho denunciato l'UE su queste pagine come la seconda venuta dell'URSS, si capisce che la vera minaccia era la centralizzazione progressiva messa in campo da questa presunta unione di stati. Una volta che questo background si applica al resto del mondo, si nota che la conformità con la regolamentazione selvaggia messa in campo dall'UE altro non è che un gigantesco colpo di stato mondiale affinché tutti si conformino ai suoi dettami. Non mancano ovviamente infiltrati nelle stanze dei bottoni dei governi esteri per facilitare questa progressione, come ad esempio lo è stata l'amministrazione Obama, prima, e quella Biden, dopo. L'effetto centripeta dell'UE si è dimostrato, di fatto, un modello predittivo a sé stante, in grado da fungere da proverbiale “palla di vetro” per gli eventi futuri. Se infatti si ha un modello è facile scremare il grano (fenomeni che contano) dalla pula (titoli dei giornali).
È così, quindi, che il mondo deve essere visto: un adattamento alla realtà della serie di romanzi Il Trono di Spade. Questo ovviamente serve a catturare l'attenzione delle giovani leve, per così dire, dato che esiste un adattamento migliore a livello di letteratura ed è rappresentato dai romanzi di Dune, i quali sono un manuale eccellente per chi volesse capire l'emergere della geopolitica moderna negli anni '50 e '60 del secolo scorso. Oltre agli aspetti sociologici, è assolutamente affascinante notare come la religione sia il primum movens che motiva la gente comune a scendere in battaglia e viene costantemente tenuta sotto controllo attraverso di essa mentre le fazioni al vertice della piramide sociale si danno battaglia per il potere politico. E visto che siamo in tema di letteratura, come non citare il Ciclo delle Fondazioni sull'ascesa e la caduta degli imperi, e le opere di Philip K. Dick sul takeover della tecnologia rispetto all'umanità delle persone e l'ascesa della tecnocrazia. Oltre a fornire il modello attraverso cui leggere le informazioni che arrivano dall'esterno, e non adattare le conclusioni alle proprie idee, tutti questi manoscritti servono anche a essere un buon comunicatore piuttosto che ad “avere ragione su tutto”.
Infatti le informazione che arrivano dalla sfera geopolitica sono talmente fungibili che praticamente tutti, soprattutto coloro senza un modello, giocano al gioco delle probabilità e delle percezioni plausibili.A tal proposito diventa enigmatico per queste stesse persone farsi un'idea di cosa stiano combinando Trump e Powell, rimanendo sulla chiave di lettura superficiale in cui il primo vuole far fuori, politicamente, il secondo. Poi, però, ci sono fatti come il licenziamento di Lisa Cook e lo smantellamento di quella cupola di infiltrati alla FED che nel 2021 aveva cercato di sabotare la riconferma di Powell e mettere al suo posto un pupazzo della cricca di Davos. L'emarginazione dei fidati di Powell (Clarida, Rosengren e Kaplan) mirava a spiazzare la presa sulla banca centrale americana di quella parte del FOMC che voleva rialzare i tassi e iniziare a prosciugare il mercato degli eurodollari, avvantaggiando personaggi come la Cook che invece volevano che il dollaro continuasse a essere svuotato. Quello che Powell ha fatto sin dal 2021 è stato preparare la scena per quello che poi avrebbe fatto Trump una volta in carica, o per meglio dire, i NY Boys una volta che il loro rampollo avrebbe preso la carica appoggiato dall'elettorato americano.
Alla fine, tutto si riduce a porsi le giuste domande... un buon modello, tutto sommato, non credete? Chiaramente la parte ardua è arrivare alle suddette e su questo vi da una mano uno spazio divulgativo come questo che ha accumulato negli anni esperienza su esperienza. Sostenere questo lavoro vi permette di risparmiare tempo, oltre all'originalità delle tesi proposte. Perché è importante? Presto detto. Torniamo un attimo alla FED, quindi, e poniamoci la domanda: come fa Powell, a capo di un'istituzione il cui mandato è un obiettivo d'inflazione al 2%, prezzi stabili e piena occupazione, a tagliare i tassi nel momento in cui il compito di Trump è introdurre l'economia americana in un periodo di prosperità economica? Lo stesso Powell non è mai stato d'accordo con un obiettivo specifico d'inflazione, ma è una linea di politica sedimentata ormai; così come prezzi stabili e piena occupazione sono chimere keynesiane usate per giustificare un intervento costante nell'economia. Se l'economia americana sta andando bene, come si evince dalla tesi di Trump, allora il lavoro della FED è quello di continuare a rialzare i tassi... perché questo è esattamente il suo lavoro. A meno che, ovviamente, non si cambia il ruolo della FED.
E qui ritorniamo al ruolo di questo blog nella lettura del mondo: la maggior parte degli investitori, dei broker e dei consulenti finanziari guarda agli indicatori principali (es. Phillips Curve, ecc.) e ritiene, per formazione professionale, che la FED deve “impostare” il “prezzo” del denaro affinché tutti questi altri rapporti vengano “coordinati” e “armonizzati”. Come fa quindi ad abbassare i tassi quando, per definizione stessa del sistema attuale, c'è praticamente piena occupazione, i mercati azionari sono vicini ai picchi assoluti e le commodity sono ancora a prezzi inferiori rispetto a quando Powell è stato riconfermato? Fino allo scorso luglio la situazione fiscale e geopolitica era ancora in subbuglio... come avrebbe potuto tagliare i tassi Powell? Come avrebbe potuto farlo se prima Trump non avesse mostrato qualcosa di concreto al pubblico americano? Il petrolio stava schizzando in alto durante la crisi tra Iran e Israele, e la percezione comune, data dalla stampa internazionale, era che a Trump stavano sfuggendo le cose di mano. Powell doveva essere la voce della stabilità, far capire che avesse le cose sotto controllo. Poi Trump ha iniziato a segnare alcune vittorie sul suo tabellone: l'approvazione della Big Beautiful Bill, la pacificazione di varie aree in Medio Oriente (dal fondo della penisola arabica fin alla pace tra azeri e armeni), ha disinnescato l'escalation tra Israele e Iran, sta dimostrando che i dazi non sono inflazionistici, ecc. In sintesi, è ora di abbattere i miti keynesiani (piantati accuratamente dagli inglesi) nella testa di tutti quegli investitori e consulenti prima di procedere con il cambiamento strutturale del ruolo della FED.
Non è tanto una questione di “poliziotto buono” e “poliziotto cattivo”, bensì di “poliziotto caotico” e “poliziotto stabile”. Ma una domanda che segue naturalmente quella che ci siamo posti prima è: se Trump vuole i tassi bassi perché si preoccupa dell'economia nazionale, perché tutti gli altri si stracciano le vesti affinché segua questo percorso? L'eco che il resto del mondo fa a Trump sul taglio dei tassi da parte della FED equivale a uscire allo scoperto riguardo le loro vere intenzioni: hanno bisogno come l'acqua di liquidità in dollari. E qui casca l'asino keynesiano: è sempre servito per scopi diversi da quelli spacciati ai gonzi che hanno studiato questo ciarpame sui libri di testo. È questo il famoso redde rationem di cui si è tanto parlato su queste pagine in passato. E tutto ciò, ironia della sorte, supporta la tesi di Trump sui dazi! “L'indebolimento” del dollaro sin da quando s'è insediata la nuova amministrazione non è stato altro che una ri-dollarizzazione dell'economia mondiale perché le nazioni del mondo hanno rimpatriato i fondi quando la FED ha iniziato il ciclo di rialzi e Trump ha avviato le nuove politiche commerciali della nazione. Un doppio dazio per tutti, un ribilanciamento veloce del commercio mondiale! Se Powell avesse tagliato in precedenza, l'euro, ad esempio, sarebbe finito a 1.1 col dollaro e il comparto industriale tedesco avrebbe ottenuto un sollievo per quanto riguarda il suo languire.
L'altro lato dei dazi sono i tassi di cambio: davvero credete che la BCE non si preoccupi del tasso di cambio dell'euro? Non piace affatto che sia a 1.17 al momento della stesura di questo saggio. Quindi gli USA stanno fortificando il mercato dei titoli sovrani, indebolendo (strategicamente) il dollaro nel breve termine, stanno tenendo i tassi di riferimento alti forzando una stretta nel mercato delle garanzie collaterali, mentre il resto del mondo si arrabatta per impedire alle proprie divise di salire (vendere dollari e comprare titoli sovrani americani).
UN ASSET IN RAPIDO DEPREZZAMENTO: LA FED
Il mondo in divenire così come si sta configurando in base alle nuove necessità degli Stati Uniti non ha più bisogno di una Federal Reserve onnipresente per tutto e per tutti. Ritengo che Powell sia il primo a sostenere che la FED così com'è nel contesto attuale non è affatto necessaria e la campagna di relazioni pubbliche di Trump, che ha messo al centro dell'attenzione pubblica lo stesso Powell, rappresenta un modo per spiegare alla vulgata il motivo per cui non è necessaria una FED che salva tutto e tutti. Piuttosto che una Coordinated central banks policy, come accaduto fino al 2021, adesso abbiamo una Coordinated central banks submission, dove viene usato il potere della banca centrale americana per emanciparla dalle influenze estere che erano felici di ingrassare a scapito della ricchezza reale americana. Il post-Powell sarà caratterizzato da un dollaro onshore e da uno offshore; massima liquidità in patria, minima liquidità all'estero. La querelle Trump-Powell è una sceneggiata per impostare il dibattito pubblico lungo questi binari e introdurre le necessità di questo assetto al grande pubblico, giustificando la contrazione del mercato dell'eurodollaro e la sostituzione dello stesso con Tether.
Infatti l'infrastruttura messa in campo per le stablecoin esistenti e stablecoin emesse dalle banche commerciali rappresenterà il mezzo attraverso il quale gli USA vogliono tornare a una forma di “denaro privato” e una forma di “sistema bancario comunitario”. È così che si struttura una transizione da un mondo finanziario in cui la FED è la banca centrale del mondo a uno in cui è la banca centrale degli Stati Uniti. Il segno distintivo è stata la transizione dal LIBOR che prezzava il dollaro a livello mondiale in termini di eurodollari, al SOFR, che prezza il dollaro in termini di mercato americano.
La traiettoria è quella in cui la FED imposterà il valore del dollaro all'estero, mentre servirà per sostenere i mercati interni. Un ritorno alla sua concezione originale, un'istituzione eretta per fornire liquidità d'emergenza al commercial paper market, non una rete di salvataggio per istituti finanziari/bancari sull'orlo del fallimento. Infatti se l'economia americana è in buona salute, non ha bisogno di alcuna liquidità aggiuntiva dato che è in grado di fornirla da sé tramite suddetto commercial paper market, un'esclusività dell'economia statunitense. Inutile dire che questo a sua volta significa una decentralizzazione dell'emissione dei dollari.
Per il dollaro, ormai, essere una valuta di riserva mondiale è un peso; non lo è, invece, essere la valuta di saldo internazionale. Per l'appunto, le leggi incentrate sulle stablecoin vanno a rafforzare esattamente questo effetto di rete. Tutte le chiacchiere relative a un'ascesa dei BRICS e di una loro eventuale valuta di riserva mondiale sono gossip, esattamente perché gli USA non cercano più di imporre la propria valuta come riserva. Quel modello era stato creato per innescare cicli di boom/bust più violenti e trasferire, a prezzi stracciati, la ricchezza reale verso coloro che davvero gestiscono il sistema bancario centrale: la cricca di Davos, o più precisamente la City di Londra (il vecchio conglomerato di colonialisti londinese/olandese). L'imposizione di un fiat standard si riduce esclusivamente a questo: non erano gli americani a farlo, bensì questa rete di vecchi interessi bancari che per sostenere le varie valute fiat hanno soppresso il potenziale di oro, prima, e Bitcoin, poi, in modo da mantenere vivo un apparato di sottrazione di risorse in grado di soddisfare la sempiterna massima “vivere al massimo col minimo sforzo”. In fin dei conti è quel che fanno i colonialisti, solo che a lungo andare questo assetto finisce sempre in un declino per tutti, come scrisse anche Chodorov in uno dei suoi migliori libri. Emergono inevitabilmente i cosiddetti accordi vicendevolmente svantaggiosi (“lose-lose”) e c'è un fuggi-fuggi per dirigersi anticipatamente verso le uscite con quanto rimane del “malloppo”. L'euro digitale, per l'appunto, è la strategia d'uscita della cricca di Davos, dove la “exit liquidity” sono i risparmiatori europei.
Per farvi capire meglio cari lettori, attualmente il DAX tedesco viaggia intorno ai 24.000 perché gli investitori europei stanno vendendo Bund e comprano azioni tedesche. È una scommessa su quanto la BCE stamperà in futuro e quanto di questo denaro finirà nei bilanci dell'industria della difesa. Il rapporto P/E del DAX è circa 18; l'ultima volta che era a 16 si trattava del 2008 quando l'intero sistema finanziario era sottoposto a massiccia leva finanziaria. Pensate, quindi, che il mercato azionario tedesco sia sostenibile? Certo, il Dow Jones è trattato a un rapporto P/E superiore ma gli USA hanno prospettive a loro favore, vedono capitali scorrere verso di essi. Nessuno vuole inaugurare una nuova fabbrica in Germania, mentre invece tutti vogliono farlo negli Stati Uniti (il miglior paradiso fiscale “in chiaro” al mondo).
Under President Trump, capital markets are roaring back. Companies are taking calculated risks, spending, and pursuing deals in this economy.
Since June, $1.1 trillion in M&A has been announced, including nearly $300 billion in August—the busiest summer since 2021. pic.twitter.com/yWUZUSs7Ki
Oltre alla posizione fiscale, c'è anche quella normativa le cui prospettive di snellimento non fanno che migliorare con il lavoro messo in atto dal DOGE. Se a questo ci aggiungiamo che i dazi terminano anche il rent seeking estero tramite l'arbitraggio sulle valute, l'invito a delocalizzare negli USA è decisamente forte. Quello che stiamo osservando è una riorganizzazione del modello di business degli Stati Uniti e un'espressione dei propri vantaggi competitivi attraverso un dollaro più efficiente, ecco perché i vari stati del mondo stanno staccando accordi commerciali secondo i termini proposti da Trump. Questo renderà più facile il compito della FED e Powell ha fatto il suo lavoro: evidenziare il problema e buttare giù quel sistema che ha deformato l'economia statunitense. Ciò che arriverà dopo richiederà tutta una serie di altre capacità. Questo perché non sempre chi distrugge, prima, è anche un buon costruttore, poi, come ci ricordano anche Herbert, Tolkien, ecc.
LA NUOVA MAPPA DEL MONDO
La maggior parte delle volte che viene presentata la mappa del mondo, l'Europa è sempre il punto di partenza. Ora invece di aprire la mappa del mondo in questo modo predefinito, fatelo sull'oceano Pacifico. Per quanto possa essere noiosa la visuale ci sono tre grandi Paesi che si interconnettono: Russia, Cina e Stati Uniti. Questo nuovo assetto emergente serve a porre fine al sistema di estrazione di ricchezza che faceva confluire tutto a Londra e in Europa. Dopo Azerbaijan e Armenia, anche India e Cina si sono riappacificati. Cosa ha a che fare questo con suddetto nuovo assetto? Tutta la parte dell'Asia centrale è fondamentale perché la politica estera inglese ha tenuto sotto scacco la zona per centinaia di anni affinché non si integrasse. I titoli dei giornali si concentrano sul fatto che l'India, a causa della nuova politica commerciale americana, viene spinta “tra le braccia” della Cina, non che essa viene allontanata dalla sfera d'influenza inglese ed europea. Anche qui, il piano degli USA è quello di spingere l'UE e la cricca di Davos a mettere in gioco i propri di capitali per ricostruire ciò che resterà della demolizione “controllata” del tessuto socio-economico che hanno avviato nel 2020 (sulla scia della decisione epocale degli Stati Uniti di ridimensionare il mercato degli eurodollari, per la precisione la leva finanziaria spropositata in esso).
In debt based monetary system there is never enough money to satisfy the debt. This is why expression “you cannot taper a Ponzi” exists. And that is the case for Eurodollar market. So the idea the world can move from Eurodollar system to another new system without chaos/pain is… pic.twitter.com/tD1JbU4egY
— Santiago Capital (@SantiagoAuFund) September 6, 2025Il gioco di estrarre ricchezza dal contribuente americano e ottenere “pasti finanziari gratis” con cui controllare capillarmente il mondo è finito: la Francia sta vedendo sbriciolarsi il suo impero in Africa centrale, la Germania è stata tagliata fuori dall'accesso a energia a basso costo per la sua industria, il Regno Unito sta perdendo il controllo sulle assicurazioni nel commercio navale e sui saldi nel mercato del Forex, ecc. Per la ricostruzione dell'Europa o la cricca di Davos mette sul tavolo i propri capitali stipati in banche offshore, oppure Russia-Cina-USA l'affamerà dal punto di vista dei finanziamenti tanto che non potrà far altro che ricorrere alla predazione dei risparmiatori europei... almeno inizialmente. Ecco perché sono importanti gli asset congelati russi per la stabilità dei bilanci europei. Finché la Lagarde rimarrà a capo della BCE sarà questo il piano: introdurre l'euro digitale e cambiare il modo in cui hanno sinora funzionato i mercati dei titoli sovrani europei per implementare l'integrazione fiscale e la nuova emissione degli stessi sotto il comando della Commissione europea.
I mercati, però, si stanno rivoltando contro l'idea di una Germania al centro dell'UE come evidenziano soprattutto i rendimenti dei titoli sovrani. Il differenziale di rendimento tra il decennale tedesco e quello italiano, ad esempio, adesso ammonta a 87. Questo significa che alla Meloni viene data la possibilità, se “ripulisce” Roma, di far diventare l'Italia il nuovo centro dell'Unione Europea; oppure di guidare il nuovo blocco del Mediterraneo che si staccherà dagli stati europei del Nord dividendo in due ciò che rimarrà dell'attuale UE.
Sarà interessante quando il differenziale di rendimento tra i titoli sovrani italiani e quelli inglesi/francesi/tedeschi si assottiglierà fino a (chissà) un "flippening". Il messaggio del mercato obbligazionario è: gli USA hanno un occhio di riguardo nei confronti dell'Italia. pic.twitter.com/n6mZQ2gf1c
— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) August 26, 2025La cricca di Davos, comunque, è composta da gente che non si da per vinta tanto facilmente. Ancora hanno operazioni sul suolo americano: Newsom è una di queste, Mamdani è un'altra. È una guerra che non finirà tanto presto, perché nel frattempo Trump sta usando la NATO come leva per stringere il cappio al collo di UE/UK. Adesso devono pagare se vogliono armi da inviare il quel buco nero chiamato Ucraina; così come Israele ha dovuto vedersela da solo quando ha attaccato l'Iran. Niente più pantani bellici per gli Stati Uniti in cui avrebbero speso enormi capitali solo per finanziare gli altri. E questa spero sia la miglior interpretazione di ciò che sta accadendo ora: Putin sta verificando se gli USA possono davvero tenere al guinzaglio l'UE, ricostruendo una fiducia andata persa a causa di tutte le macchinazioni nell'ombra ordite dallo Stato profondo americano.
Cina, Russia e Stati Uniti non saranno “grandi amiconi”, ma nemmeno nemici: saranno semplicemente quelle nazioni che rimodelleranno il mondo in quella che verrà ricordata come Yalta 2.0.
EFFETTI DI RETE E VALUTE
Nel campo monetario ognuno avrà il proprio sistema monetario e tale sistema sarà interoperabile. Non voglio essere qui colui che fa propaganda per altre crittovalute, ma non si può ignorare un fatto: Ripple sta emergendo come l'asset digitale da usare come mezzo di pagamento e mezzo per fornire liquidità. Ma quale sarà il collaterale? Titoli sovrani affidabili, oro, Bitcoin e altre commodity. Perché c'è questa frenesia intorno all'oro a livello di banche centrali? Perché oro e avanzo/disavanzo commerciale verranno tokenizzati a un certo punto, o attraverso una stablecoin ancorata al dollaro o attraverso Bitcoin. Per costruire un sistema del genere c'è bisogno di tempo. Perché Bitcoin ha vinto nel corso del tempo rispetto alla “concorrenza”? Effetto di rete. Perché il dollaro è la migliore valuta del mondo? Effetto di rete. Perché Tether è la stablecoin preferita per digitalizzare il dollaro a livello mondiale? Effetto di rete (400 milioni di utenti in tutto il mondo e in crescita). Qualunque sistema verrà scelto in Oriente (es. mBridge) e in Occidente essi saranno interoperabili.
Se i gold bug vogliono davvero che l'oro ritorni a essere centrale nell'attuale società, devono ficcarsi in testa che non si possono muovere centinaia di tonnellate d'oro. È per questo, tra gli altri motivi, per cui l'oro ha smesso di essere mezzo di pagamento ed è stato spostato, durante la Seconda guerra mondiale, dall'Europa agli Stati Uniti. Man mano che il mondo si sposta verso un sistema diverso, uno in cui le riserve saranno tokenizzate, la fiducia nei partner commerciali sarà determinata da cosa si deterrà in tali riserve. È, in sostanza, quello che stanno facendo adesso i cinesi: non stanno più riciclando i loro avanzi commerciali nei titoli sovrani americani, bensì in altre parti del mondo (es. comprano il nickel dall'Indonesia, ferro e carbone dall'Australia, ecc.). La Cina ha ancora una avanzo della bilancia commerciale nei confronti degli Stati Uniti, ma il suo peso nei titoli di stato americani detenuti all'estero è diminuito negli ultimi 3 anni. Dove stanno finendo quei soldi? Circolano nel resto del mondo, e più è interoperabile il sistema meno c'è bisogno di detenere riserve in valute locali... e una volta che la tokenizzazione degli asset farà il suo corso scompariranno anche le restanti frizioni che ancora si porta dietro il mondo analogico (spostare grandi capitali a livello digitale costa spiccioli).
Di nuovo, agli americani non interessa che il dollaro sia detenuto in riserva; interessa principalmente che il biglietto verde sia usato come mezzo di saldo principale nel commercio internazionale.
Bitcoin sarà collaterale, l'oro sarà collaterale, per il prestito locale e quello internazionale; entrambi saliranno di prezzo in relazione al valore nominale degli asset finanziari dove i flussi di denaro hanno imperversato per anni (es. mercato immobiliare, azionario, ecc.). Non credo che assisteremo a una deflazione dei prezzi di massa in questo sistema che si sta spostando verso una minore leva finanziaria come tutti si aspettano: gli hard asset saliranno in termini di prezzo nominale. Ora immaginate la loro inclusione nel circuito di Tether che sta integrando a più livelli gli asset del mondo reale: ciò farà lievitare anche i salari e quegli asset che da tempo immemore sono stati inseriti nelle scelte delle famiglie come “salvadanaio” (es. immobili). Infatti la possibilità di permettersi una casa è un guaio che le neonate famiglie si portano dietro da due decenni ed è qualcosa che si può risolvere o aumentando i salari, o aumentando il valore del collaterale a garanzia, o abbassando le tasse (Lutnick ha fatto sapere che uno degli obiettivi dell'attuale amministrazione è cancellare l'imposta sul reddito per coloro al di sotto dei $150.000 all'anno).
CONCLUSIONE
I mercati dei capitali rappresentano una sorta di pensiero orientato al futuro: a loro non importa del passato. Il meccanismo di prezzo dei mercati dei capitali è scontare il futuro. Quindi gli Stati Uniti mettono in ordine i loro bilanci fiscali e i soldi si muoveranno verso di essi. È una questione di domanda: chi ha gridato allo scandalo quando nella Big Beautiful Bill è stato alzato il tetto del debito non ha pensato al fatto che i $5.000 miliardi in più di titoli emessi verranno venduti e il deficit di bilancio sarà sempre più esiguo. Questa domanda arriverà sulla scia di un miglioramento delle condizioni fiscali, un rafforzamento dello Stato di diritto, un ridimensionamento dello Stato amministrativo, un abbassamento delle imposte sul reddito, uno snellimento delle normative burocratiche, un vantaggio competitivo per coloro che investiranno negli USA (detrazioni fiscali, niente dazi), ecc.
Siamo stati raggirati quando ci è stato fatto credere che quello che ci stiamo lasciando alle spalle è il migliore sistema economico di sempre. L'era del colonialismo tramite l'arbitraggio delle valute è al tramonto e sarà un mondo completamente diverso. I mercati dei metalli (oro, argento e rame principalmente) sono un indicatore potente a tal proposito, non solo il loro aumento di prezzo, ma anche la decentralizzazione delle borse valori di riferimento. Dopo il SOFR, che ha mandato in pensione i tassi d'interesse mondiali gestiti dalla City di Londra, il nuovo exchange di San Pietroburgo manderà in pensione la LBMA e la relativa manipolazione pluridecennale del mercato dell'oro fisico tramite quello sintetico. Il compito arduo che s'è sobbarcata l'amministrazione Trump è quello di smantellare la piovra della cricca di Davos mediante una determinazione dei prezzi genuina in ogni ambito economico.
È una cosa per cui rallegrarsi. Non il mondo perfetto, ma uno migliore in cui vivere e costruire.
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Bitcoin è il punto di riferimento: perché la più grande opportunità del prossimo decennio non è la DeFi
Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato fuori controllo negli ultimi quattro anni in particolare. Questa una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/bitcoin-e-il-punto-di-riferimento)
Vorrei ribadire una citazione di Willy Woo che ho usato come apertura per il mio Bitcoin Treasuries Playbook:
La più grande opportunità fintech nel prossimo decennio non è la DeFi.
Si tratta della fusione di BTC + TradFi.
Questo riassume tutto ciò che abbiamo visto nell'ultimo ciclo: Bitcoin che si afferma come livello di base per la prossima generazione di strumenti finanziari, con le stablecoin che fungono da collegamento tra il sistema del dollaro tradizionale e quello nuovo basato sulla tecnologia finanziaria.
L'investitore miliardario e venture capital, Tim Draper, ha sottolineato il continuo predominio di Bitcoin, sostenendo che ciò a cui stiamo assistendo è un esempio di un fenomeno in cui il vincitore prende tutto:
Di recente Bitcoin ha raggiunto una quota di mercato del 61%, in aumento rispetto al 40% registrato dopo il primo ciclo di espansione e contrazione e rispetto al 50% registrato dopo l'ultimo.
C'è un'attrazione gravitazionale verso Bitcoin. Tutte le innovazioni di successo su altre piattaforme vengono ora trasferite su di esso.
Ciò è molto più importante di quanto la gente pensi.
Tutta l'innovazione iniziata con le altcoin (smart contract, applicazioni blockchain, ordinal) si sta spostando su Bitcoin.
Paragono questo fenomeno a quello di Microsoft ai tempi dei sistemi operativi.
Quando Lotus 1-2-3 decollò, Microsoft creò Excel e lo integrò nel sistema operativo. WordPerfect ebbe successo, quindi Microsoft creò Word. Poi Microsoft acquistò PowerPoint in anticipo. Tutte queste applicazioni divennero standard per l'azienda, mentre le prime startup furono marginalizzate.
Bitcoin vale $1.800 miliardi; il secondo token più grande, Ethereum, vale solo $250 miliardi. Bitcoin ora cattura la maggior parte dei programmatori.
Le cinque applicazioni davvero importanti sono basate su Bitcoin: DeFi (pagamenti peer-to-peer, trading, exchange, inclusione finanziaria, ecc.), Smart contract (trasparenza e tracciabilità della supply chain, trading di asset e monitoraggio delle risorse), Ordinal, Rune e soluzioni Layer 2 come i micropagamenti a basso costo.
Questa attrazione gravitazionale sta accelerando.
Ogni imprenditore che investe in Bitcoin ha alle spalle lo slancio dell'intero ecosistema.
Gli imprenditori intelligenti costruiscono sempre sulla piattaforma con la maggiore attrazione gravitazionale.
E quella piattaforma è Bitcoin.
Quando mi chiedono quanto varrà tra 5 anni, rispondo che varrà un bitcoin. Potrebbe essere infinito rispetto al dollaro, mentre quest'ultimo continua a essere inflazionato.
La dominanza di Bitcoin era al 61% quando Draper ha pubblicato questo post meno di una settimana fa; ora è al 64%.
Nel frattempo Ethereum continua a languire, anche se c'è chi dice che è sottovalutato e pronto per un ritorno spettacolare, ma io non lo vedo.
Come evidenziato nel Treasuries Playbook, stiamo iniziando a vedere spuntare nuove società che mettono a bilancio ETH; nella stessa relazione abbiamo menzionato SBET, che attualmente viene trattato a un prezzo addirittura inferiore rispetto a quando l'abbiamo citato per la prima volta.
Ora un miner Bitcoin, BitMine Immersion Tech (NYSE: BMNR), ha nominato Tom Lee (non il batterista dei Motley Crüe) come presidente e ha chiuso un round di finanziamento da $250 milioni per includere nel suo bilancio ETH.
BitMine è la 62esima azienda tra quelle più grandi che detengono Bitcoin sul proprio bilancio, con 161 BTC all'attivo, e non è chiaro se intendano liquidarlo per ulteriori acquisti di ETH. Io non credo.
Bit Digital (BTBT) – anch'essa ignorando il mio consiglio – abbandonerà completamente il mining di Bitcoin per “diventare un'azienda puramente Ethereum”: venderà i suoi bitcoin (che a marzo ammontavano a 742 BTC) per acquisire ETH – e venderà o chiuderà l'intera attività di mining di Bitcoin. Non abbiamo mai posseduto BTBT nel nostro portafoglio, buona fortuna a lei comunque.
Abbiamo detenuto Sol Strategies, che si è prefissata di creare una società Solana Treasury circa un anno fa, e siamo riusciti a cavalcare l'onda quasi alla perfezione, uscendo dalla nostra posizione (con un rendimento stellare del 2043%) quando ho ipotizzato che il trading di memecoin fosse terminato e che non ci sarebbe stata una stagione alternativa come quella che avevamo visto nei cicli precedenti.
Anche Sol Strategies detiene BTC in bilancio, che speravo mantenesse come punto di riferimento, ma li hanno venduti per acquistare più SOL, vicino ai massimi; nel frattempo Bitcoin ha raggiunto nuovi massimi.
Un giorno i futuri studenti di finanza potrebbero ripensare a quest'epoca e dedurre che le strategie di tesoreria possono avere successo solo quando l'asset accumulato è quello dominante, e soprattutto deve superare un ostacolo magico come il 50% di predominio sul mercato.
Deve inoltre avere un CAGR a quattro e dieci anni superiore a qualsiasi altra cosa, altrimenti non ha senso accumularlo rispetto a qualcosa con un tasso di rendimento più elevato.
In altre parole deve essere Bitcoin, altrimenti tutte le altre azioni diverse da un suo acquisto saranno inefficaci. E su questo potete contarci.
Quindi se Bitcoin è l'unica valuta disponibile per le tesorerie aziendali e per lo strato di base del sistema finanziario di nuova generazione, “perché BTC non sale?” è la domanda che sentiamo spesso sui social media...
Soprattutto dopo quel terribile crollo fino a $98.000 il 22 giugno, perdendo il livello psicologicamente importante dei $100.000 per quasi otto ore.
Le persone sono rimaste segnate in modo permanente, molto probabilmente a causa della Classe del '24.
Una delle cose su cui mi sono sbagliato durante tutto questo ciclo è che dovremmo aspettarci almeno un paio di ribassi del 30-40%.
Ma non c'è stato nulla che abbia superato il 30% da novembre 2022, quando è terminato l'inverno delle crittovalute e Bitcoin ha toccato il fondo a $16.000 (sì, davvero).
Il grafico qui sotto mostra i due principali ribassi di questo ciclo: quello dopo le approvazioni degli ETF spot e i postumi post-halving sembrano un'unica fase di rallentamento, mentre quel piccolo ghirigoro lì ad agosto si è verificato quando l'intero sistema finanziario si è spaventato dopo che la Banca del Giappone ha rovinato tutto con un rialzo a sorpresa dei tassi di interesse di soli 15 punti base in più rispetto alle aspettative.
In questa analisi del perché “il prezzo non sale”, Bitcoin Magazine ha esaminato le ondate di HODL e ha concluso che ci sono molte balene sedute su BTC che stanno ritirando i loro gettoni per vivere la bella vita, con oltre 240.000 BTC venduti da wallet che li hanno conservati per un periodo da uno a cinque anni negli ultimi mesi.
Questa vendita ha ampiamente controbilanciato l'accumulo istituzionale. Dato che l'emissione giornaliera dei miner aggiunge altri ~450 BTC al mercato, capiamo perché il prezzo abbia faticato a salire: il mercato è in uno stato di equilibrio tra domanda e offerta.Considerati gli shock sistemici e le crisi apparentemente esistenziali che si stanno verificando a un ritmo costante (l'implosione del Giappone, i rendimenti obbligazionari, la guerra in Medio Oriente, la guerra in Ucraina, ecc.), “perché Bitcoin non sale?” non è la domanda principale che mi viene in mente.
“Perché non scende di più in questi periodi?” è quello che mi sono chiesto.È possibile, anzi sembra probabile, che la struttura del mercato sia cambiata radicalmente, forse al punto che (oso dirlo?) il ciclo quadriennale potrebbe essere un ricordo del passato.
Oppure, forse, in forma più estesa, quest'altro articolo di Bitcoin Magazine esamina la media mobile a 200 giorni rispetto ai cicli precedenti, notando che:
[...] è emerso un andamento notevolmente coerente quando la media mobile a 200 giorni supera il suo precedente massimo storico. In più cicli, quando si verifica questo crossover, il prezzo di Bitcoin ha raggiunto il picco massimo o è andato molto vicino a esso.
Se questo schema dovesse reggere, sembrerebbe che il picco di questo ciclo si verificherà intorno a maggio o giugno 2026 (normalmente ci aspetteremmo che BTC raggiunga il picco del ciclo nel quarto trimestre di quest'anno, o all'inizio del 2026, se il ciclo quadriennale regge).
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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L'UE è una zona di libero scambio?
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di John Phelan
(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/lue-e-una-zona-di-libero-scambio)
Il 1° gennaio 1993 nacque il Mercato Unico Europeo. L'ottobre dell'anno precedente il Primo Ministro britannico, John Major, aveva auspicato “un mercato unico europeo di 330 milioni di persone [...]. Un mercato per i computer britannici, le automobili britanniche, le televisioni britanniche, i tessuti britannici, i servizi britannici, le competenze britanniche. La più grande area di libero scambio del mondo”.
Eliminando le barriere commerciali all'interno della Comunità Economica Europea, il Mercato Unico avrebbe stimolato il commercio, la crescita economica e, forse, l'integrazione politica. Queste speranze non si sono mai concretizzate.
Un rapporto del Fondo Monetario Internazionale di ottobre dell'anno scorso ha rilevato che, mentre il commercio intra-UE di beni è aumentato dall'11% al 24% del Prodotto interno lordo dell'Unione Europea tra il 1993 e il 2023, rispetto all'8%-15% del commercio extra-UE, il commercio intra-UE di servizi – che rappresenta il 72% del PIL dell'UE – è cresciuto esattamente allo stesso ritmo del commercio extra-UE. Infatti il commercio tra i Paesi dell'UE è meno della metà di quello tra gli Stati Uniti.
Come si spiega tutto questo? Come osserva Luis Garicano, ex-membro del Parlamento europeo nell'articolo Il mito del mercato unico: “L'FMI stima il costo nascosto degli scambi di beni all'interno dell'UE in un dazio del 45%. Per i servizi la cifra sale al 110%, superiore ai dazi imposti da Trump sulle importazioni cinesi nel ‘giorno della Liberazione’”.
“Il mercato unico che tutti pensavamo di avere è in gran parte un mito”, conclude Garicano, il quale fornisce tre ragioni per questo fallimento.
In primo luogo il principio del “riconoscimento reciproco”, il quale “afferma che tutto ciò che può essere venduto legalmente in un Paese dell'UE può essere venduto in tutti gli altri”, però “fallisce nella pratica”. Il principio “non è mai stato assoluto” e prosegue:
I trattati dell'UE [...] consentono ai Paesi di bloccare prodotti per motivi legittimi come la salute pubblica, la sicurezza, o la tutela dell'ambiente. Ma queste eccezioni avrebbero dovuto essere solo questo: eccezioni, non la regola. Il problema è il costo dell'applicazione della regola quando un Paese rivendica un'eccezione.Tra i vari esempi:
Ogni prodotto venduto ai consumatori francesi deve recare il logo nazionale di riciclaggio “Triman” e istruzioni dettagliate per la raccolta differenziata specifiche per la Francia. Le lattine di vernice di AkzoNobel soddisfano pienamente le normative UE in materia di sostanze chimiche e di contatto con gli alimenti, ma una singola lattina di vernice deve comunque recare il logo di riciclaggio Triman francese, il “Punto Verde” spagnolo e il codice alfanumerico del materiale italiano. Lo spazio su una lattina da 1 litro è così limitato che l'azienda ora detiene scorte separate per Francia, Spagna e Italia.In secondo luogo “le direttive UE non armonizzano la legislazione UE”.
“Ci sono due problemi”, scrive Garicano:
[...] in primo luogo, anziché sostituire le normative nazionali, le norme dell'UE si sovrappongono a esse. In secondo luogo, gli stati membri spesso adottano il cosiddetto “gold plating”, ovvero aggiungono ulteriori requisiti nazionali nell'attuazione delle direttive UE.
Il risultato è che, anche quando l'UE crea norme comuni (direttive o regolamenti volti ad armonizzare), spesso il risultato non è un vero mercato unico. Le nuove norme dell'UE spesso non sostituiscono quelle nazionali, ma creano invece ulteriori livelli di regolamentazione.
A titolo di esempio, propone il Regolamento generale sulla protezione dei dati:
[...] il che (nonostante si tratti di un regolamento) significa che abbiamo ancora autorità di regolamentazione a livello UE, nazionale e regionale. Nel gennaio 2022 l'autorità austriaca per la protezione dei dati ha stabilito che l'utilizzo di Google Analytics da parte di NetDoktor violava il GDPR e ha ordinato al sito di disattivare lo strumento, pena sanzioni. Poche settimane dopo l'autorità francese per la protezione dei dati (CNIL) ha emesso decisioni parallele contro tre siti web francesi, dichiarando nuovamente Google Analytics illegale e intimando a ciascun operatore di passare a un'alternativa ospitata nell'UE. Nel giugno 2022 l'autorità italiana (Garante della privacy) ha imposto lo stesso divieto a Caffeina Media, minacciando di sospendere i suoi flussi di dati verso gli Stati Uniti a meno che non avesse riprogrammato il suo stack di analisi entro novanta giorni. Un editore che opera nell'UE deve ora mantenere configurazioni di analisi separate per Austria, Francia e Italia, mentre lo stesso strumento rimane legale altrove. Il rapporto Draghi rileva che ci sono circa 90 leggi incentrate sulla tecnologia e più di 270 autorità di regolamentazione attive nelle reti digitali in tutti i Paesi dell'UE. Tanti saluti al mercato unico!Infine “la Commissione europea non sta facendo il suo lavoro nel far rispettare il mercato unico”. “[Esplicitamente] incaricata di garantire l’applicazione dei trattati”, scrive Garicano, “nei dodici mesi fino a dicembre 2024, la Commissione ha aperto solo 173 nuovi casi, ovvero solo un quarto del volume gestito un decennio fa”.
“C'è un'evoluzione paradossale nel ruolo della Commissione”, osserva, “man mano che ha assunto funzioni aggiuntive in settori come l'edilizia abitativa, la difesa e la geopolitica (la prima Commissione von der Leyen si definiva una “commissione geopolitica”), si è ritirata dal suo compito principale di controllo del mercato unico”.
Un ottimista potrebbe dedurre che il problema qui non sia l'eccesso di UE, ma la sua carenza: il Mercato Unico non ha mantenuto le sue promesse perché non è sufficientemente “unico”. Un pessimista potrebbe osservare che, se ciò non avviene da oltre trent'anni, è improbabile che inizi a breve. È improbabile che un altro rapporto o una revisione corposa possano far muovere la bilancia.
Questa è una cattiva notizia per il successore di John Major, Kier Starmer. Con il suo governo in difficoltà a meno di un anno dall'insediamento, ha cercato un nuovo accordo con l'UE per migliorare le condizioni di accesso della Gran Bretagna al Mercato Unico.
Ma i servizi rappresentano una quota relativamente alta per quanto riguarda il 54% delle esportazioni britanniche rispetto al 33% degli Stati Uniti e ad appena il 31% dell'UE, e questo è esattamente il settore in cui il Mercato Unico è una finzione. Questo probabilmente spiega l'ostinato rifiuto dell'economia britannica di crollare in seguito alla Brexit: qualsiasi piccolo vantaggio possa derivare dall'essere bloccati in un Mercato Unico con un gruppo di economie inerti si riduce ulteriormente quando ci sono elevate barriere alla vendita delle proprie esportazioni principali – barriere che non sembrano destinate a scomparire tanto presto.
Se Starmer spera che le sue nuove condizioni di accesso alla “più grande area di libero scambio del mondo” compenseranno il danno economico causato dalle disastrose politiche fiscali del suo governo, è probabile che si sbagli. È un mito.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una mancia in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.
Come gli inglesi hanno inventato Julian Assange
Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato fuori controllo negli ultimi quattro anni in particolare. Questa una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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di Richard Poe
(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/come-gli-inglesi-hanno-inventato-5c3)
QUIZ: Come ha fatto a diventare famoso Julian Assange?
RISPOSTA: Nel 2007 Assange e il suo sito web, Wikileaks, contribuirono a destabilizzare il Kenya. Assange interferì nelle elezioni generali della nazione contribuendo a innescare un bagno di sangue che uccise più di 1.100 keniani.
Assange ha ammesso apertamente il suo ruolo nella rivoluzione colorata keniota. Nel 2010 si vantò con il Guardian che Wikileaks aveva “cambiato il risultato” delle elezioni keniote del 2007. Tali operazioni, affermò Assange, facevano parte dell'“importante” “ruolo globale” di Wikileaks.
Naturalmente Assange stava esagerando, sopravvalutando la propria importanza. Ovviamente non cambiò da solo il risultato delle elezioni in Kenya. Assange ottenne questo risultato solo con l'aiuto critico di un governo sovrano. Il Kenya è un'ex-colonia britannica e la sua rivoluzione colorata del 2007 aveva tutti gli aspetti di un'operazione britannica. Consapevolmente o inconsapevolmente, Assange sincronizzò i suoi sforzi con quelli del Ministero degli esteri britannico e di George Soros. Ho già scritto in precedenza dei legami di Soros con l'establishment britannico.
Sagoma britannica?
Il 20 aprile 2019 Martin Minns del The Star (Kenya) scrisse un rapporto investigativo approfondito in cui rivelava, tra le altre cose, che Wikileaks.org era registrato a Nairobi nell'ottobre 2006. Condivideva una casella postale con Mars Group Kenya, una ONG finanziata in parte dal Dipartimento per lo sviluppo internazionale (DFID) del Regno Unito.
Mars Group Kenya è stata fondata da Mwalimu Mati e sua moglie Jayne nel dicembre 2006. Mati aveva precedentemente diretto la sede keniota di Transparency International, un gruppo “anticorruzione” finanziato da Soros con sede a Berlino.
Mati aveva quindi forti legami con il governo britannico e con la rete di ONG di Soros. Era nella posizione ideale per fungere da intermediario, da tramite, tra Assange e gli altri partecipanti all'imminente rivoluzione colorata in Kenya.
Molte prove suggeriscono che questo fu esattamente il ruolo svolto da Mati nell'operazione.
Il rapporto Kroll
Assange si vantava di aver innescato la rivoluzione colorata in Kenya del 2007 pubblicando un rapporto segreto della Kroll Associates UK Limited, una società di intelligence privata con sede a Londra. Il rapporto accusava l'ex-presidente keniota, Daniel Arap Moi, di corruzione su larga scala.
Accusando Moi, il rapporto Kroll gettò un'ombra sul presidente in carica Mwai Kibaki, che si era candidato alla rielezione con l'appoggio di Moi. Wikileaks pubblicò il rapporto Kroll il 30 agosto 2007. Il quotidiano britannico The Guardian pubblicò la notizia il giorno successivo.
Il quotidiano The Star (Kenya) citò poi Assange affermando di aver scelto la data di pubblicazione per “motivi politici”, che il rapporto trapelato “ha influenzato le elezioni” “spostando il voto del 10%” e che Assange credeva che le sue azioni avessero “cambiato il mondo”.
Rivoluzione colorata
Nonostante gli sforzi di Assange, Kibaki ottenne una vittoria risicata nel dicembre 2007. I cospiratori scatenarono quindi una rivoluzione colorata. Il loro candidato favorito, Raila Odinga, denunciò la frode elettorale. Gli inglesi sostennero Odinga; gli Stati Uniti sostennero Kibaki (inizialmente).
A poche ore dal voto, il Ministero degli esteri del Regno Unito e il Dipartimento per lo sviluppo internazionale (DFID) del Regno Unito rilasciarono una dichiarazione congiunta in cui esprimevano “reali preoccupazioni” circa possibili brogli elettorali.
Si trattava dello stesso DFID che in precedenza aveva erogato fondi iniziali al Mars Group Kenya, con cui Wikileaks condivideva una casella postale a Nairobi. Lo stesso Mars Group aveva anche fatto trapelare il rapporto Kroll ad Assange.
Assange avrebbe poi definito il rapporto Kroll il “Santo Graal del giornalismo keniota”, ma quel “Santo Graal” ebbe risultati disastrosi. Dopo due mesi di rivolte, 1.133 persone morirono, migliaia rimasero ferite, torturate, mutilate e stuprate.
Soros smascherato
I manifestanti pro-Odinga vennero finanziati e diretti dall'Open Society Initiative for East Africa (OSIEA) di George Soros, come rivelato in un articolo dell'11 novembre 2010 che scrissi per GlennBeck.com.
Alla fine i cospiratori ottennero ciò che volevano: le elezioni furono annullate. Gli arbitri internazionali negoziarono un accordo di condivisione del potere con Odinga e Kibaki. Il Kenya fu definitivamente destabilizzato, con ogni futura elezione oscurata da minacce di violenza.
Quando denunciai il ruolo di Soros nel massacro in Kenya, Glenn Beck promosse il mio articolo lo stesso giorno su Fox News, a un pubblico di milioni di persone, nel suo programma dell'11 novembre 2010.
Il gruppo di Soros nega il coinvolgimento nella violenza
Due giorni dopo, il 13 novembre, l'Open Society Initiative for East Africa (OSIEA) di Soros rimandò pubblicamente al mittente le mie accuse sul Daily Nation di Nairobi.
Il 20 novembre 2010 Murithi Mutiga, scrivendo sul Sunday Nation di Nairobi, accusò Glenn Beck di aver cercato di danneggiare l'allora presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, attaccando uno dei suoi principali sostenitori, George Soros.
Lo stesso Mutiga ricopre ora il ruolo di “Direttore del programma per l'Africa” per l'International Crisis Group, una ONG co-fondata e ampiamente finanziata da Soros.
L'enigma di Assange
Voglio essere chiaro. Non ho una teoria ben delineata su Julian Assange. Non so perché sia stato arrestato nel 2010, né riesco a immaginare perché sia stato improvvisamente liberato di recente. Sembra che a un certo punto sia caduto in disgrazia con i suoi referenti britannici; sembra anche che gli inglesi fossero determinati a impedire ad Assange di parlare con gli americani, per qualche motivo. Forse sapeva troppo... Alla fine Assange potrebbe essere diventato un martire della libertà di parola, proprio come lo dipingono i mass media (anche se forse per ragioni diverse). La verità è che non lo so per davvero.
Ciò che posso affermare con certezza è che le origini di Wikileaks sono a dir poco dubbie. I servizi segreti britannici usarono chiaramente la neonata Wikileaks come piattaforma per fomentare la crisi elettorale del 2007 in Kenya. Qualunque sia la strada che Assange ha scelto di seguire negli anni successivi, lui e Wikileaks devono il loro primo grande successo a rapporti segreti con il governo britannico.
Chi volesse approfondire l'argomento farebbe bene a iniziare con un'attenta lettura del rapporto investigativo del 2019 di Martin Minns, già citato, pubblicato su The Star (Kenya).
Guerra psicologica britannica
Quando Assange scelse di intromettersi in quelle elezioni, fu inevitabilmente coinvolto nella sfera operativa di George Soros. Per saperne di più su Soros e le sue rivoluzioni colorate, si veda The Shadow Party che ho scritto insieme a David Horowitz.
Allo stesso modo, l'interesse di Assange per il “cambiamento” rivoluzionario lo ha inevitabilmente trascinato nelle braccia dei servizi segreti britannici. La rivoluzione colorata è una loro vecchia specialità. La praticano da secoli. Una parte fondamentale della strategia britannica è stata quella di reclutare aspiranti rivoluzionari ingenui e creduloni – come Karl Marx e Lev Trotsky – e addestrarli a fungere da agenti di influenza per il loro Impero. Immagino che la carriera di Assange abbia seguito una traiettoria simile.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una mancia in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.
Le leggi dell'UE sul comparto tecnologico erigono una cortina di ferro digitale
Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato fuori controllo negli ultimi quattro anni in particolare. Questa una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/le-leggi-dellue-sul-comparto-tecnologico)
Negli ultimi decenni l'Europa ha creato ben poco di realmente rilevante in termini di piattaforme tecnologiche, social network, sistemi operativi, o motori di ricerca. Al contrario, ha creato un ampio apparato normativo progettato per limitare e punire chi ha effettivamente innovato.
Invece di produrre alternative ai giganti tecnologici americani, l'UE ha scelto di soffocare quelle esistenti attraverso normative come il Digital Services Act (DSA) e il Digital Markets Act (DMA).
Il DSA mira a controllare i contenuti e il funzionamento interno delle piattaforme digitali, richiedendo la rapida rimozione dei contenuti ritenuti “inappropriati”, in quella che equivale a una forma moderna di censura, nonché la divulgazione del funzionamento degli algoritmi e restrizioni sulla pubblicità mirata. Il DMA, a sua volta, cerca di limitare il potere dei cosiddetti gatekeeper, costringendo aziende come Apple, Google, o Meta ad aprire i propri sistemi ai concorrenti, a evitare preferenze personali e a separare i flussi di dati tra i prodotti.
Queste due normative avranno un impatto maggiore sulle aziende tecnologiche statunitensi rispetto a qualsiasi legislazione nazionale, in quanto si tratta di norme emanate a Bruxelles ma applicate alle aziende americane in modo extraterritoriale. E vanno ben oltre le sanzioni: impongono modifiche strutturali alla progettazione di sistemi e funzionalità, qualcosa che nessuno stato dovrebbe imporre alle imprese private straniere.
Nell'aprile 2025 Meta è stata multata di €200 milioni ai sensi del Digital Markets Act per aver presumibilmente imposto un modello “consenso o pagamento” agli utenti europei di Facebook e Instagram, senza offrire una vera alternativa. Oltre alla multa è stata costretta a separare i flussi di dati tra le piattaforme, compromettendo così il sistema di pubblicità personalizzata che sostiene la sua redditività. Si è trattato di una palese interferenza nel suo modello di business.
Nello stesso mese Apple è stata multata di €500 milioni per aver impedito a piattaforme come Spotify di informare gli utenti su metodi di pagamento alternativi al di fuori dell'App store. L'azienda è stata costretta a rimuovere queste restrizioni, aprendo iOS ad App store esterni e sistemi di pagamento concorrenti. Ancora una volta, si è trattato di un'intrusione indesiderata e di un attacco diretto al modello basato sull'esclusività dell'ecosistema Apple.
Anche altre aziende come Amazon, Google, Microsoft e persino X sono sotto esame; quest'ultima è stata particolarmente colpita dalle norme DSA, essendo stata oggetto di un'indagine formale nel 2023 per presunta inosservanza delle norme sulla moderazione dei contenuti.
Le Big Tech, per loro stessa natura, rappresentano il bersaglio primario e mirato di questo nuovo quadro giuridico europeo. Queste aziende operano su scala globale, si basano su modelli di business incentrati sulla raccolta e la monetizzazione dei dati, integrano verticalmente più livelli dell'ecosistema digitale e detengono posizioni dominanti in settori chiave come i motori di ricerca, i social network e i sistemi operativi.
Con circa 450 milioni di consumatori e un elevato potere d'acquisto a livello digitale, l'UE è il secondo mercato più grande al mondo in tale settore. Per le Big Tech lasciare l'Europa non è un'opzione ed è proprio da qui che Bruxelles trae il suo potere: imponendo regole rigide, impone cambiamenti a livello globale, poiché mantenere diverse versioni di un prodotto per ogni regione è costoso e tecnicamente irrealizzabile. In questo modo, l'Unione Europea diventa di fatto un legislatore mondiale, esportando la sua visione normativa al resto del mondo.
Pur vivendo in realtà istituzionali diverse, europei e americani condividono valori fondamentali: libertà individuale, iniziativa privata e innovazione aperta. È in nome di questi valori che devono ora percorrere un percorso comune di resistenza a questa eccessiva regolamentazione, riaffermando un'alleanza transatlantica in difesa dell'innovazione, della sovranità digitale e della libertà stessa.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Il modello sottostante
Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato fuori controllo negli ultimi quattro anni in particolare. Questa una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/il-modello-sottostante)
L'Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID) si è a lungo presentata come l'organizzazione umanitaria americana che forniva assistenza ai Paesi in via di sviluppo. Con un budget annuale di quasi $40 miliardi e operazioni in oltre 100 Paesi, rappresenta una delle più grandi istituzioni di aiuti umanitari al mondo. Recenti rivelazioni ne svelano la vera natura, qualcosa di molto più sistematico: un architetto della coscienza globale. Basti pensare che Reuters, una delle fonti di informazione più affidabili al mondo, ha ricevuto finanziamenti dalla USAID per i programmi “Inganno sociale su larga scala” e “Difesa contro l'ingegneria sociale”. Sebbene vi sia dibattito sull'esatta portata di questi programmi, le implicazioni sono sconcertanti: una divisione di una delle fonti più affidabili al mondo per un'informazione oggettiva è stata pagata da un'agenzia governativa statunitense per la costruzione di una realtà sistemica. Questo finanziamento va oltre il tradizionale supporto ai media, rappresentando un'infrastruttura deliberata per l'inquadramento del discorso che sfida fondamentalmente il concetto di informazione “oggettiva”.
Fonte: database USASpending.govMa c'è di più. In quello che sembra un complotto alla Michael Crichton nella vita reale però, le recenti rivelazioni sulla USAID mostrano una portata sbalorditiva di controllo delle narrazioni. Prendiamo Internews Network, una ONG finanziata dall'USAID che ha investito quasi mezzo miliardo di dollari ($472,6 milioni) attraverso una rete segreta, “collaborando” con 4.291 testate giornalistiche. In un solo anno hanno prodotto 4.799 ore di trasmissioni che hanno raggiunto fino a 778 milioni di persone e “formato” oltre 9.000 giornalisti. Non si tratta solo di finanziamenti: è un'infrastruttura sistematica di manipolazione della coscienza.
Le rivelazioni mostrano che la USAID finanzia sia la ricerca “guadagno di funzione” del laboratorio di Wuhan, sia i media che avrebbero modellato la storia attorno a ciò che ne sarebbe emerso; sostenendo organizzazioni che avrebbero fabbricato prove per l'impeachment; finanziando sia i sistemi elettorali che facilitano i risultati, sia i fact-checker che determinano quali discussioni su quali risultati siano consentiti. Ma queste rivelazioni indicano qualcosa di molto più significativo della semplice corruzione.
Non sono emerse dal nulla: provengono da dichiarazioni di sovvenzioni governative, richieste FOIA e documenti ufficiali che non vengono nemmeno nascosti, ma semplicemente ignorati. Come ha osservato il mio vecchio amico Mark Schiffer: “Le verità più importanti oggi non possono essere dibattute: devono essere percepite come totalità”. Il modello, una volta visto, non può essere ignorato. Alcuni potrebbero mettere in discussione i metodi del DOGE, o il ritmo rapido di queste rivelazioni, e queste preoccupazioni costituzionali meritano una discussione seria. Ma questo è un discorso a parte rispetto a ciò che questi documenti rivelano. Le rivelazioni stesse, documentate in documenti ufficiali e dichiarazioni di sovvenzioni, sono innegabili e dovrebbero sconvolgere chiunque tenga alla verità. I mezzi con cui vengono rivelate contano molto meno di ciò che viene rivelato: una delle più grandi operazioni di controllo della narrazione ufficiale della storia.
Nessun ambito è immune – mercati, tecnologia, cultura, salute e, ovviamente, media – e troverete lo stesso schema. Le agenzie di intelligence sono profondamente radicate in ogni ambito, perché plasmare il modo in cui percepiamo la realtà è più potente che controllare la realtà stessa.
Proprio come la moneta fiat ha sostituito il valore reale con il valore dichiarato, ora vediamo lo stesso schema ovunque: la scienza fiat sostituisce l'indagine scientifica con conclusioni predeterminate, la cultura fiat sostituisce lo sviluppo organico con un'influenza gestita, la storia fiat sostituisce l'esperienza vissuta con narrazioni costruite. Viviamo in un'era in cui tutto è fiat – dove la realtà stessa viene dichiarata, non scoperta. E proprio come si crea scarsità artificiale nei sistemi monetari, vengono fabbricate false scelte ovunque, presentandoci binari artificiali che oscurano la vera complessità del nostro mondo. Come ha scritto Schiffer, la realtà non richiede più consenso, solo coerenza. Ma c'è una distinzione cruciale: la vera coerenza emerge naturalmente in più ambiti, riflettendo verità più profonde che non possono essere fabbricate. La coerenza imposta dalla gestione della percezione non è la verità: è un discorso controllato progettato per la coerenza, non per la scoperta. I conti della USAID forniscono ora una prova concreta di come si costruisce questa coerenza artificiale: una realtà programmata in cui l'apparenza della logica è più importante della sostanza effettiva.
Non si tratta solo di abbinamento di schemi, ma di previsione di schemi. Proprio come gli algoritmi imparano a riconoscere e anticipare schemi comportamentali, coloro che comprendono l'architettura di questo sistema possono prevederne le mosse successive prima che vengano eseguite. La questione non è se qualcosa sia “vero” o “falso”, ma capire come i flussi di informazioni plasmano la coscienza stessa.
Per comprendere quanto tutto questo vada in profondità, esaminiamone la metodologia. Come la Dott.ssa Sherri Tenpenny e altri hanno meticolosamente documentato attraverso richieste FOIA e divulgazioni di sovvenzioni governative, lo schema emerge attraverso due vettori di controllo principali:
Controllo delle informazioni
• Da $20.000 a $24.000 all'anno a Politico per gli abbonamenti a E&E News (che, come nota la Tenpenny, faticava a pagare gli stipendi senza questo finanziamento);
• Pagamenti consistenti al New York Times;
• Finanziamenti diretti a BBC Media Action;
• $4,5 milioni al Kazakistan per combattere la “disinformazione”.
Salute e sviluppo sociale
• $84 milioni alle iniziative sanitarie della Clinton Foundation;
• $100 milioni per la cura dell'AIDS in Ucraina;
• Finanziamenti per programmi contraccettivi nei Paesi in via di sviluppo.
Programmazione culturale
• $20 milioni a Sesame Street in Iraq;
• $68 milioni al World Economic Forum;
• $2 milioni per il cambio di sesso e l'attivismo LGBT in Guatemala;
• Iniziative culturali globali (milioni di dollari distribuiti tra programmi LGBTQ in Serbia, progetti su criteri DEI in Irlanda, arti transgender in Colombia e Perù, e promozione del turismo in Egitto).
Ciò che emerge non è solo un elenco di spese, ma un modello per l'architettura della realtà globale: dal Kazakistan all'Irlanda, dalla Serbia al Perù, dal Vietnam all'Egitto, non c'è un angolo del mondo che non sia toccato da questo sistema. Non si tratta semplicemente di una distribuzione di risorse, ma di un'infrastruttura strategica di influenza globale. Ogni allocazione, che si tratti di organi di informazione, iniziative sanitarie, o programmi culturali, rappresenta un nodo attentamente posizionato in una rete progettata per plasmare la percezione in molteplici ambiti. Innanzitutto controllare il flusso di informazioni attraverso i finanziamenti ai media, poi stabilire la legittimità attraverso programmi sanitari e di sviluppo sociale, infine rimodellare le strutture sociali attraverso la programmazione culturale. L'obiettivo finale non è solo influenzare ciò che le persone pensano, ma determinare i confini di ciò che può essere pensato, e farlo su scala planetaria.
Per coloro che studiano l'architettura della censura, come Mike Benz documenta da anni, nulla di tutto ciò è una sorpresa. È una simmetria perfetta: sapevamo della censura, ora ne vediamo i confini. Una mano imbocca con gli argomenti di discussione, l'altra con i soldi dei contribuenti. Queste non sono ipotesi; sono fatti documentati. Persino il database dei finanziamenti di Wikipedia contiene oltre 45.000 segnalazioni legate alla USAID, molte delle quali descrivono dettagliatamente corruzione, influenza mediatica e manipolazione finanziaria. Le prove sono sempre state lì, ma sono state ignorate, respinte o sepolte sotto lo stesso apparato di fact-checking che la USAID finanzia. Non si trattava di teorie assurde, erano avvertimenti, e ora finalmente abbiamo i numeri.
E non si limita a controllare le informazioni, la USAID non si limita a plasmare le rappresentazioni mediatiche, ma finanzia anche i sistemi che le applicano. Benz ha lanciato una notizia bomba: la USAID eroga allo sponsor del gruppo che controlla i procuratori finanziati da Soros il doppio ($27 milioni) di quanto eroga Soros stesso ($14 milioni). Non si tratta dell'influenza di un miliardario, ma dell'applicazione, sostenuta dallo stato, di resoconti falsi. La stessa rete che determina cosa si può pensare, determina anche chi persegue i reati, quali leggi vengono applicate e chi ne subisce le conseguenze.
Fonte: WikileaksL'influenza della USAID non si limita al finanziamento del controllo dei media, ma si estende anche all'interferenza politica diretta. Non si è limitata a inviare aiuti al Brasile: ha finanziato la censura, sostenuto attivisti di sinistra e contribuito a truccare le elezioni del 2022 contro Bolsonaro.
Benz ha rivelato che l'agenzia ha condotto una “guerra santa per la censura”, sopprimendo sistematicamente i sostenitori di Bolsonaro online e rafforzando al contempo le voci dell'opposizione. Milioni di dollari sono confluiti in ONG che promuovevano la propaganda di sinistra, tra cui il Felipe Neto Institute, che ha ricevuto finanziamenti dagli Stati Uniti mentre gli alleati di Bolsonaro venivano rimossi dalle piattaforme social. La USAID ha anche finanziato gruppi di attivisti in Amazzonia, ha finanziato campagne mediatiche volte a manipolare l'opinione pubblica e ha convogliato denaro in organizzazioni brasiliane che spingevano per una regolamentazione più severa di Internet.
Non si è trattato di aiuti, ma di interferenza elettorale mascherata da promozione della democrazia. La USAID ha utilizzato i soldi delle tasse americane per decidere il futuro del Brasile, e probabilmente ha utilizzato tattiche simili in molti altri Paesi, il tutto sotto le mentite spoglie dell'assistenza umanitaria.
E non solo all'estero. Mentre i difensori della USAID sostengono che sia uno strumento di beneficenza e sviluppo nelle nazioni povere, le prove suggeriscono qualcosa di molto più insidioso: è un motore da $40 miliardi per un cambio di governo all'estero, e ora le prove indicano il suo coinvolgimento nella stessa azione in patria. Insieme alla CIA la USAID ha avuto un ruolo nell'impeachment di Trump del 2019, un tentativo illegale di ribaltare un'elezione statunitense utilizzando gli stessi strumenti di manipolazione della percezione e ingegneria politica che impiega all'estero.
Sinistra contro destra, vaccinati contro non vaccinati, Russia contro Ucraina, credenti contro scettici (su qualsiasi argomento): queste false dicotomie servono a frammentare la nostra comprensione, mentre la realtà stessa è molto più sfumata e multidimensionale. Ogni crisi artificiale genera non solo reazioni, ma reazioni a quelle reazioni, creando infiniti strati derivativi costruiti su fondamenta artificiali.
Il vero potere non sta nel fabbricare singoli fatti, ma nel creare sistemi in cui i falsi fatti si autoalimentano. Quando un fact-checker cita un altro fact-checker che cita una “fonte attendibile” finanziata dalle stesse entità che finanziano i fact-checker, lo schema diventa chiaro. La verità non sta in una singola affermazione, ma nel riconoscere come le affermazioni interagiscono per creare un sistema chiuso di realtà artificiale.
Prendiamo ad esempio il dibattito sui vaccini a mRNA: lo schema si manifesta prima della spiegazione, ovvero le persone discutono appassionatamente dell'efficacia senza rendersi conto che l'intero quadro è stato costruito ad hoc. Prima si finanzia la ricerca, poi si finanziano i media per dare forma alla narrazione. Anche gli scettici spesso cadono nella trappola, discutendo sui tassi di efficacia pur accettandone la premessa di base. Nel momento in cui si discute di “efficacia di un vaccino”, si è già perso: si sta usando il loro quadro di riferimento per discutere di quella che è, in realtà, una terapia genica sperimentale. Accettando la loro terminologia, i loro parametri, la loro impostazione della discussione stessa, si sta giocando nella loro realtà costruita. Ogni livello di controllo è progettato non solo per influenzare le opinioni, ma per strutturare preventivamente il modo in cui tali opinioni possono essere formate.
Come imparare a riconoscere una foto truccata o a percepire una nota stonata in una musica, sviluppare un rilevatore di sciocchezze affidabile richiede il riconoscimento di schemi. Una volta che si inizia a vedere come vengono costruite le narrazioni – come il linguaggio viene usato come arma, come vengono costruiti i quadri di riferimento – cambia la lente con cui si guarda il mondo intero. Le stesse agenzie di intelligence che si insinuano in ogni ambito che plasma la nostra comprensione non solo controllano il flusso di informazioni, ma programmano anche il modo in cui elaboriamo quelle informazioni stesse.
Il teatro ricorsivo si svolge in tempo reale. Quando la USAID ha annunciato tagli ai finanziamenti, BBC News si è affrettata ad amplificare le preoccupazioni umanitarie con titoli drammatici su pazienti affetti da HIV e vite in pericolo. Cosa non ha menzionato nei suoi reportage? La USAID è il loro principale finanziatore: finanzia BBC Media Action con milioni di dollari in pagamenti diretti. Guardate come il sistema si protegge: il principale beneficiario dei finanziamenti mediatici della USAID crea propaganda emotiva sull'importanza di quest'ultima, offuscando al contempo il suo rapporto finanziario nei suoi reportage.
Fonte: Lindsay Penny (sinistra), sito web della BBC (destra)Questa autodifesa istituzionale illustra uno schema ricorrente: le organizzazioni finanziate per la costruzione della realtà si proteggono attraverso strati di depistaggio. Quando vengono presentate prove, l'apparato di fact-checking finanziato da questi stessi sistemi entra in azione. Vi diranno che questi pagamenti erano per “abbonamenti” standard, che i programmi che promuovono l'ideologia di genere riguardano in realtà solo “uguaglianza e diritti”. Ma quando la USAID assegna $2 milioni all'Asociación Lambda in Guatemala per “assistenza sanitaria all'affermazione di genere” – soldi spesi per interventi chirurgici, terapia ormonale e consulenza – quegli stessi difensori omettono opportunamente i dettagli, confondendo il confine tra advocacy e intervento diretto. Le stesse organizzazioni finanziate per l'architettura sociale sono quelle che vi dicono che non esiste alcuna architettura sociale. È come chiedere all'incendiario di indagare sull'incendio.
Come personaggi di una grande produzione cinematografica, vedo vecchi amici che ancora si fidano di istituzioni come il New York Times. Anche questa esposizione diventa un potenziale nodo del sistema: l'atto stesso di rivelare i meccanismi del controllo potrebbe essere anticipato, un altro strato del teatro ricorsivo. Nei miei precedenti lavori sulla tecnocrazia, ho esplorato come il nostro mondo digitale si sia evoluto ben oltre la cupola fisica di Truman Burbank. Il suo mondo aveva muri visibili, telecamere e incontri programmati: una realtà costruita da cui poteva teoricamente fuggire raggiungendone i confini. La nostra prigione è più sofisticata: niente muri, niente limiti visibili, solo un contenimento algoritmico che plasma il pensiero stesso. Truman doveva solo navigare abbastanza lontano per trovare la verità. Ma come si fa a navigare oltre i confini della percezione quando l'oceano stesso è programmato?
Certo, la USAID ha fatto del buon lavoro, ma lo ha fatto anche Al Capone con le sue mense popolari. Proprio come l'opera di beneficenza del famigerato gangster lo ha reso intoccabile nella sua comunità, i programmi di aiuto della USAID creano una parvenza di benevolenza che rende politicamente impossibile mettere in discussione la loro agenda. La filantropia di facciata è da tempo uno strumento utilizzato dai potenti per proteggersi dallo scrutinio. Prendiamo in considerazione Jimmy Savile: un celebre filantropo il cui impegno caritatevole gli ha garantito l'accesso a ospedali e bambini vulnerabili, mentre commetteva crimini indicibili in piena vista. La sua immagine, attentamente costruita, lo ha reso irreprensibile per decenni, proprio come la benevolenza istituzionale ora funge da strato protettivo per le operazioni di influenza globale. La vera funzione di organizzazioni come la USAID non è solo l'assistenza: è l'architettura sociale, la formazione della mente e il riciclaggio di denaro dei contribuenti attraverso una rete intricata di ONG e fondazioni.
Questo inganno stratificato si autoalimenta: ogni livello di realtà artificiale è protetto da un altro livello di autorità istituzionale. Queste istituzioni non si limitano a raccontare storie; plasmano l'infrastruttura attraverso la quale le narrazioni vengono diffuse. Per quel che vale, credo che la maggior parte degli strumenti siano di per sé neutrali. Gli stessi sistemi digitali che consentono la sorveglianza di massa potrebbero rafforzare la sovranità individuale. Le stesse reti che centralizzano il controllo potrebbero facilitare la cooperazione decentralizzata. La questione non è la tecnologia in sé, ma se venga impiegata per concentrare o distribuire il potere.
Questa consapevolezza non è nata dal nulla. Coloro che per primi hanno intuito questa artificialità sono stati liquidati come complottisti. Abbiamo notato il coordinamento tra i canali, la strana sincronicità dei messaggi, il modo in cui alcune storie venivano amplificate mentre altre sparivano. Ora abbiamo le prove che mostrano esattamente come quella manipolazione era finanziata e orchestrata.
Conosco intimamente questo viaggio di scoperta. Quando ho iniziato a comprendere i pericoli della tecnologia mRNA, ci ho messo tutto il mio impegno: ho contattato la talentuosissima regista Jennifer Sharp e l'ho aiutata con Anecdotals, il suo documentario sui danni da vaccino. Ero pronto a dare tutto per questa causa, ma poi ho iniziato a guardare oltre. Ho iniziato a vedere come il COVID potesse essere stato un crimine progettato per introdurre le valute digitali delle banche centrali. Più approfondivo l'analisi, più mi rendevo conto che non si trattava di inganni isolati, ma facevano parte di un sistema di controllo più ampio. Il tessuto stesso di ciò che pensavo fosse reale ha iniziato a dissolversi.
Ciò che mi ha turbato di più è stato vedere quanto profondamente la programmazione si basi sull'imitazione. Gli esseri umani sono creature imitative per natura: è così che impariamo, è così che costruiamo la cultura. Ma questa tendenza naturale è stata trasformata in un'arma. Presentavo agli amici studi sottoposti a revisione paritaria, prove documentate, connessioni storiche, solo per vederli rispondere con punti di vista tratti dai media aziendali. Non che non fossero d'accordo, ma non elaboravano nemmeno le informazioni. Stavano confrontando modelli con cronache pre-approvate, esternalizzando il loro pensiero a “esperti fidati” che erano a loro volta intrappolati nella stessa rete di percezioni artificiali. In quel momento ho capito: nessuno di noi sa nulla di certo, stiamo tutti imitando ciò per cui siamo stati programmati. Credere è conoscenza autorevole.
La sfida non è solo smascherare un singolo inganno, ma comprendere come questi sistemi funzionino insieme in modi complessi e non lineari. Quando ci concentriamo sui singoli fili, ci sfugge il disegno più ampio. Come tirare un filo da un maglione e vederlo sfilacciarsi, alla fine ci rendiamo conto che non c'era nessun maglione in primo luogo, ma solo un'illusione intricata. Proprio come un ologramma contiene l'immagine completa in ogni frammento, ogni pezzo di questo sistema riflette il progetto più ampio per la costruzione della realtà.
Pensate ai $34 milioni a Politico: non si tratta solo di un flusso di finanziamenti, ma di una rivelazione olografica dell'intero sistema. Non si tratta solo del fatto che Politico abbia ricevuto denaro; è che questa singola transazione contiene l'intero progetto di gestione della percezione. Il pagamento stesso è un microcosmo: un'agenzia di stampa in difficoltà, finanziamenti governativi, controllo narrativo... ogni elemento riflette il tutto. Questo sistema ricorsivo si protegge attraverso strati di auto-validazione. Quando i critici sottolineano la parzialità dei media, i fact-checker finanziati dallo stesso sistema la etichettano come “già confutata”. Quando i ricercatori mettono in discussione i resoconti ufficiali, le riviste finanziate dagli stessi interessi ne respingono il lavoro. Persino il linguaggio della resistenza – “dire la verità al potere”, “combattere la disinformazione”, “proteggere la democrazia” – è stato cooptato e trasformato in un'arma dallo stesso sistema che avrebbe dovuto sfidare.
La storia del COVID incarna questa manipolazione sistemica. Quella che era iniziata come una crisi di salute pubblica si è trasformata in un esperimento globale di controllo narrativo, dimostrando quanto rapidamente le popolazioni potessero essere rimodellate attraverso messaggi coordinati, autorità istituzionale e paura trasformata in un'arma. La pandemia non riguardava solo un virus; era una dimostrazione di come la cognizione umana potesse essere progettata in modo completo: un singolo nodo che rivelava la vera portata e ambizione della manipolazione del dibattito pubblico.
Pensate al ciclo: i contribuenti americani hanno inconsapevolmente finanziato la crisi stessa, poi hanno pagato di nuovo per essere ingannati al riguardo. Hanno pagato per lo sviluppo della ricerca sul “Guadagno di funzione”, poi hanno pagato di nuovo per la comunicazione che li avrebbe convinti ad accettare mascherine, lockdown e interventi sperimentali. Il sistema è così sicuro del suo controllo psicologico che non si preoccupa nemmeno più di nascondere le prove.
Come ho documentato nella serie Ingegnerizzare la realtà, questo quadro per la gestione della coscienza è molto più profondo di quanto la maggior parte delle persone possa immaginare. Le rivelazioni della USAID non sono episodi isolati: sono scorci di un vasto sistema di progettazione sociale in funzione da decenni. Quando la stessa agenzia che finanzia i fact-checker paga apertamente per “l'inganno sociale”, quando le vostre fonti di informazione fidate ricevono pagamenti diretti per “l'architettura sociale”, il quadro stesso di ciò che consideriamo “reale” inizia a sgretolarsi.
Non stiamo solo osservando lo svolgersi degli eventi: stiamo osservando le reazioni agli eventi artificiali, e poi le reazioni a quelle reazioni, creando una regressione infinita di significati derivati. Le persone formano posizioni appassionate su questioni che sono state costruite, poi altri si definiscono in opposizione a quelle posizioni. Ogni livello di reazione alimenta la fase successiva di consenso orientato. Ciò a cui stiamo assistendo non è solo la diffusione di realtà costruite, ma l'architettura stessa delle tendenze culturali e geopolitiche. Le tendenze artificiali generano reazioni autentiche, che a loro volta generano controreazioni, finché non avremo costruito intere società che rispondono a un teatro attentamente orchestrato. Gli ingegneri sociali non stanno solo orientando le convinzioni individuali, ma stanno rimodellando le fondamenta stesse del modo in cui gli esseri umani danno un senso al mondo.
Queste rivelazioni sono solo la punta dell'iceberg. Chiunque presti attenzione alla profondità e alla depravazione della corruzione sa che questo è solo l'inizio. Con l'emergere di ulteriori informazioni, l'illusione di neutralità, di benevolenza, di istituzioni che agiscono nell'interesse pubblico, crollerà. Nessuno che si impegni veramente con queste informazioni se ne va con una rinnovata fiducia nel sistema. Il cambiamento sta avvenendo solo in una direzione: alcuni più velocemente di altri, ma nessuno in senso inverso. La vera domanda è: cosa succede quando una massa critica raggiunge il punto in cui la sua comprensione del mondo crolla? Quando si renderanno conto che i documenti che plasmano la loro percezione non sono mai stati organici, ma costruiti? Alcuni si rifiuteranno di guardare, preferendo la comodità al confronto, ma per coloro che sono disposti ad affrontarlo, non si tratta solo di corruzione: riguarda la natura stessa della realtà che pensavano di abitare.
Le implicazioni sono sconcertanti non solo per la consapevolezza individuale, ma per la nostra stessa capacità di funzionare come repubblica. Come possono i cittadini prendere decisioni informate quando la realtà stessa è stata frammentata in storie costruite in competizione tra loro? Quando le persone scopriranno che le loro convinzioni più profonde sono state plasmate, che le loro cause appassionate sono state scritte, che persino i loro interessi e gusti culturali sono stati curati, che le loro opposizioni a certi sistemi erano state previste e progettate... cosa rimane dell'esperienza umana autentica?
Ciò che sta per accadere ci porrà di fronte a una scelta: o ritirarci in una comoda negazione, liquidando le prove come “complotti della destra”, o affrontare la sconvolgente consapevolezza che il mondo che pensavamo di abitare non è mai esistito. La mia ricerca degli ultimi anni indica attività ben più nefaste che devono ancora essere svelate: operazioni così atroci che molti si rifiuteranno di elaborarle.
Come ho scritto nell'articolo La seconda Matrix, c'è sempre il rischio di cadere in un altro strato di risveglio controllato. Ma il rischio maggiore sta nel pensare troppo in piccolo, nell'ancorarci a un singolo filo di comprensione. Le rivelazioni della USAID non riguardano solo la rivelazione del ruolo di un'agenzia nel plasmare la realtà, ma anche il riconoscimento di come i nostri stessi schemi di pensiero siano stati colonizzati da strati ricorsivi di realtà artificiale.
Questa è la vera crisi del nostro tempo: non solo la manipolazione della realtà, ma la frammentazione della coscienza umana stessa. Quando le persone comprendono che le loro convinzioni, le loro cause e persino le loro resistenze sono state plasmate all'interno di questo sistema, sono costrette ad affrontare la domanda più profonda: cosa significa riappropriarsi della propria mente?
Ma ecco cosa non vogliono che voi capiate: vedere attraverso questi sistemi è profondamente liberatorio. Quando capite come è costruita la realtà, non siete più vincolati dai suoi confini artificiali. Non si tratta solo di smascherare l'inganno, ma di liberare la coscienza stessa da limitazioni artificiali.
Il gioco potrebbe essere finito nell'operazione di architettura della realtà della USAID, ma la sfida più profonda sta nel ricostruire il significato in un mondo in cui il tessuto stesso della realtà è stato intrecciato con fili artificiali. La scelta che ci troviamo di fronte non è solo tra una comoda illusione e una scomoda verità. Il vecchio sistema richiedeva la convalida prima della fede. La nuova realtà richiede qualcosa di completamente diverso: la capacità di riconoscere gli schemi prima che siano ufficialmente confermati, di percepire coerenza in più ambiti, di uscire completamente dal gioco creato. Non si tratta di schierarsi nei loro binari costruiti, ma di vedere l'architettura stessa del modello.
Come si manifesta questa liberazione in pratica? Significa cogliere il modello di una crisi costruita prima che si manifesti completamente; significa riconoscere come eventi apparentemente non correlati – un crollo bancario, un'emergenza sanitaria, un movimento sociale – siano in realtà nodi della stessa rete di controllo; significa comprendere che la vera sovranità non consiste nell'avere tutte le risposte, ma nello sviluppare la capacità di percepire la rete di inganni prima che si consolidi in una realtà apparente. Perché il potere supremo non sta nel conoscere ogni risposta, ma nel rendersi conto quando la domanda stessa è stata progettata per intrappolarci all'interno del paradigma costruito.
Man mano che sviluppiamo questa capacità di riconoscimento dei modelli – questa capacità di vedere attraverso la manipolazione algoritmica – il significato stesso dell'essere umano si evolve. Mentre questi sistemi di infrastrutture ideologiche crollano, il nostro compito non è solo preservare il risveglio individuale, ma proteggere e nutrire gli elementi più consapevoli dell'umanità. La liberazione definitiva non consiste solo nel vedere attraverso l'inganno, ma nel preservare la nostra umanità in un mondo di percezione strettamente controllata.
Mentre questi sistemi di modellazione della realtà crollano, abbiamo un'opportunità senza precedenti di riscoprire ciò che è reale, non attraverso le loro strutture artificiali, ma attraverso la nostra esperienza diretta della verità. Ciò che è autentico non è sempre ciò che è organico: in un mondo mediato, autenticità significa scelta consapevole piuttosto che reazione inconscia; significa comprendere come si plasmano le nostre menti, mantenendo al contempo la nostra capacità di connessione autentica, espressione creativa ed esperienza diretta. Gli elementi più umani – amore, creatività, intuizione, scoperta autentica – diventano più preziosi proprio perché sfidano il controllo algoritmico. Queste sono le ultime frontiere della libertà umana: le forze imprevedibili e non quantificabili che non possono essere ridotte a dati o modelli comportamentali.
La battaglia finale non è solo per la verità, ma per lo spirito umano stesso. Un sistema in grado di progettare la percezione può progettare la sottomissione, ma c'è una bella ironia in tutto questo: il semplice atto di riconoscere questi sistemi di costruzione della realtà è di per sé un'espressione di autentica consapevolezza, una scelta che dimostra che non hanno conquistato completamente la percezione umana. Il libero arbitrio non può essere ingegnerizzato, proprio perché la capacità di vedere attraverso la realtà ingegnerizzata rimane nostra. Alla fine la loro più grande paura non è che rifiuteremo il loro mondo artificiale, ma che ricorderemo come vedere oltre.
Una domanda pertinente potrebbe essere: perché queste rivelazioni emergano proprio in questo momento? Cui bono? Il momento stesso potrebbe essere lo schema più importante da riconoscere. Nel corso della storia le rivelazioni strategiche sono spesso servite a reindirizzare, o placare, la resistenza piuttosto che a smantellare realmente i sistemi di controllo. Smascherando selettivamente determinati crimini, il sistema permette alla pressione di sfogarsi, garantendo al contempo l'integrità dell'architettura più profonda del controllo. Le rivelazioni diventano parte del meccanismo di controllo stesso. Sebbene sia incoraggiato nel vedere smascherate reti criminali a lungo nascoste, non attendo con ansia la cavalleria. La speranza senza vigilanza è solo l'ennesima forma di cattura del pensiero. Il sistema spesso rivela certe verità in modo strategico, sia per normalizzarle, sia per indirizzare la resistenza verso canali prestabiliti. Alcuni la chiamerebbero l'essenza dell'inganno luciferino: presentare verità accuratamente selezionate in momenti calcolati con precisione per ottenere il massimo effetto. Sebbene queste rivelazioni sembrino autentiche – e voglio credere che stiamo assistendo a un vero cambiamento – la storia ci insegna a conservare il nostro discernimento. L'ottimismo non dovrebbe accecarci di fronte agli schemi. Che si tratti di un'antica guerra spirituale, o di una semplice manipolazione psicologica, il modello è chiaro: la verità stessa diventa uno strumento quando i suoi tempi e il suo contesto sono controllati.
Prendete in considerazione la rapidità con cui si sono formati gli “scontri”: l'iniziativa Stargate di Larry Ellison, costruita sulle fondamenta di Oracle come progetto della CIA, è ora accolta con favore dalle stesse persone che, non molto tempo fa, si opponevano con veemenza al controllo digitale centralizzato. Se venisse lanciata con un marchio diverso, il cosiddetto movimento per la libertà andrebbe in tilt. Perché questo doppio standard? Si tratta dello stesso Larry Ellison che, dopo l'11 settembre, si è offerto di creare un database per la sicurezza nazionale e tracciare ogni americano, completo di identificatori biometrici. Se Joe Biden avesse ospitato Bill Gates nel suo ufficio per annunciare partnership con Microsoft, Google e Facebook, il cosiddetto movimento per la libertà sarebbe andato in tilt. Mi sono opposto alla tecnocrazia imposta dalle élite quando l'amministrazione di sinistra la stava implementando; non sono particolarmente interessato nemmeno al suo lato destro.
E che dire dell'approvazione condizionata dei vaccini per il pollame contro l'influenza aviaria? Dov'è il movimento per la libertà medica che ha superato gli obblighi sul COVID-19 e ha formato la coalizione MAHA che ha contribuito all'elezione di questa amministrazione? La stessa coalizione che si è schierata contro le tecnologie sperimentali a mRNA ora è in gran parte silente, mentre interventi simili minacciano le nostre riserve alimentari. Presto dovremo preoccuparci dei residui di vaccino nelle uova al mattino? L'indignazione selettiva è lampante.
Questa stessa applicazione selettiva è perfettamente illustrata dal recente ordine esecutivo sull'antisemitismo e dalla sua task force attuativa. Oltre al nobile obiettivo di combattere l'odio, guardiamo a ciò che sta realmente accadendo: un apparato governativo con un potere senza precedenti per “sradicare” le “molestie antisemite” nei campus universitari. Chi definisce cosa costituisce antisemitismo? Dove sono i confini chiari che proteggono la libertà di parola tutelata dalla Costituzione? Queste non sono domande di parte: sono fondamentali per la libertà. Il silenzio degli ex-difensori del Primo Emendamento è assordante. Gli stessi guerrieri che ieri hanno combattuto la censura governativa applaudono oggi di fronte alla regolamentazione della libertà di parola. È ipocrisia, pura e semplice. La libertà di parola o è sempre importante, o non lo è affatto.
Parafrasando Groucho Marx, diffido di qualsiasi club ideologico che mi voglia come membro. Non si tratta di scegliere squadre, ma di riconoscere schemi. La forma di controllo definitiva non è nascondere la verità, ma plasmare il modo in cui la elaboriamo quando emerge. Ecco perché riconoscere schemi è più importante che mai. Dobbiamo essere in grado di gestire più realtà contemporaneamente: queste rivelazioni sono significative E il loro momento potrebbe essere strategico. Il potere viene svelato E nuove forme di controllo potrebbero emergere. Gli aiuti umanitari sono importanti: il loro scopo principale è aiutare le persone bisognose e, se impiegati correttamente, possono servire a questa missione cruciale. Possono anche costruire partnership economiche e mantenere la pace, soprattutto se avremo una leadership interessata alla diplomazia piuttosto che a guerre infinite. Ma alcuni programmi della USAID chiaramente non riguardano affatto gli aiuti o lo sviluppo, ma l'ingegneria culturale e la divisione. Un'iniziativa di drag show da $2 milioni in Guatemala non è un aiuto umanitario; è un tentativo di plasmare i valori sociali sotto le mentite spoglie dell'inclusione. La componente di aiuto potrebbe essere reale o meno in ogni caso specifico, ma l'agenda è innegabile.
Possiamo simultaneamente:
• Accogliere con favore la verità che viene alla luce;
• Mettere in discussione i tempi e il meccanismo di divulgazione;
• Mantenere la consapevolezza dei nuovi sistemi di controllo;
• Chiedere conto al potere, indipendentemente da chi lo esercita.
Sono profondamente preoccupato che alcuni nella resistenza stiano diventando compiacenti, credendo che “i buoni siano ora al potere”. Niente potrebbe essere più pericoloso. Sì, possiamo accogliere con favore la corruzione che viene denunciata, pur rimanendo vigili su ciò che ne consegue, in particolare sui rischi delineati da giornalisti come Catherine Austin Fitts, Naomi Wolf e Whitney Webb. Hanno messo in guardia contro l'emergere della rete di controllo, il potere incontrollato degli oligarchi della tecnologia e come i sistemi finanziari e digitali vengano silenziosamente ristrutturati sotto traccia. Questi avvertimenti meritano la stessa attenzione della corruzione che ora viene smantellata.
Ho notato che i recenti critici di ricercatori come la Fitts, la Wolf e la Webb – in particolare quelli che seguono i venti politici – raramente si confrontano con le loro argomentazioni concrete. Ricorrono invece a etichette come “opposizione controllata”, o “blackpilled”. Questo schema merita di essere analizzato: la cabala è riuscita a creare la propria resistenza, o a catturare movimenti esistenti da più tempo di quanto io sia vivo. Dovremmo seguire i fatti e poi determinare cosa pensiamo di essi, non il contrario. E non possiamo avere doppi standard basati sulle nostre versioni preconcette del bene e del male.
La Costituzione rimane il miglior quadro di riferimento per la libertà individuale dell'umanità: rendiamola concreta attraverso una trasparenza radicale e principi coerenti. Ma se la storia ci insegna qualcosa, è che il potere non si dissolve, cambia forma. Il che mi porta a una curiosità, una coincidenza: DOGE (Dipartimento per l'Efficienza Governativa, un omaggio anche alla memecoin preferita di Elon) condivide il nome con il Doge di Venezia, un sovrano che operava all'intersezione tra potere militare e controllo finanziario. Che si tratti solo di un divertente parallelismo storico, o di qualcosa di più significativo, vale la pena chiedersi: i tecnocrati di oggi stanno davvero smantellando i sistemi di controllo, o li stanno perfezionando in qualcosa di molto più sofisticato?
Sinistra – Voce di Wikipedia sul Doge della Repubblica di Venezia; Destra – Copertina di “Financial Vipers of Venice” di Joseph P. FarrellLe élite veneziane governavano non solo attraverso il potere diretto, ma padroneggiando la leva finanziaria e militare – un modello che non è scomparso, ma si è semplicemente adattato, operando ora attraverso strutture moderne come il sistema bancario centrale e la governance dell'intelligenza artificiale. La maggior parte delle persone, intrappolate nei cicli di notizie e nei feed dei social media odierni, raramente si sofferma a riflettere se questi parallelismi suggeriscano echi storici più profondi, forse persino antiche dinastie bancarie con una conoscenza occulta di lunga data. Che tali teorie vi incuriosiscano o vi ripugnino, ampliare la nostra portata oltre il momento immediato è necessario per comprendere il quadro completo. Gli schemi si ripetono e il potere raramente cede il controllo: cambia forma.
Sebbene mi piaccia vedere il DOGE rovesciare lo stato amministrativo e denunciare sia gli sprechi di denaro che le efferate operazioni criminali mascherate da burocrazia, non possiamo abbassare la guardia. Capisco perché i metodi tradizionali non funzionino: lo Stato profondo ha i suoi artigli ovunque. Basta guardare i membri del Congresso sponsorizzati dall'industria farmaceutica che si oppongono sfacciatamente a RFK: come disse una volta Robin Williams, dovrebbero indossare marchi come nella NASCAR che mostrano i loro sponsor. Ma la domanda cruciale non è solo cosa viene demolito, ma cosa viene costruito al suo posto.
I metodi di controllo possono essersi evoluti dal sistema bancario veneziano alla governance digitale, ma i principi di base rimangono straordinariamente coerenti. Laddove un tempo le dinastie bancarie controllavano le società attraverso il debito sovrano e le rotte commerciali, i sistemi odierni basati sull'intelligenza artificiale vanno oltre, ottenendo un controllo comportamentale granulare attraverso modelli predittivi, algoritmi e una sorveglianza onnipresente. I metodi si evolvono, ma i meccanismi di influenza – che plasmano il comportamento umano attraverso sottili vincoli e incentivi ingegnerizzati – rimangono sorprendentemente familiari. Se la storia ci insegna qualcosa, è che il potere non svanisce, si reinventa con nuovi nomi, utilizzando nuovi strumenti. Due cose possono essere vere contemporaneamente: questo significa riconoscere gli schemi, assistere a rivelazioni di orrori finanziati dai contribuenti e rimanere vigili su quale sistema sostituirà quello che viene smantellato. La chiave non è schierarsi, ma sviluppare la capacità di riconoscere e resistere a tutte le forme di manipolazione, anche quelle che appaiono come una liberazione.
La mia lealtà è verso la mia famiglia, il mio onore, la mia comunità e l'umanità, ma soprattutto verso la verità stessa. Se lasciamo che il dogma prevalga sul giudizio, diventiamo esattamente ciò di cui molti di noi si fanno beffe: caricature del pensiero di parte.
Il vero cambiamento non verrà dall'alto verso il basso, non è mai avvenuto. Verrà dall'interno delle comunità, dalle persone che riconoscono gli schemi e si rifiutano di partecipare a realtà precostituite. Verrà dagli individui che scelgono la verità al posto della comodità, dalle reti locali che costruiscono resilienza contro il controllo centralizzato, dal basso verso l'alto piuttosto che dall'alto verso il basso. Il potere al popolo non è solo uno slogan: è l'unica via da seguire.
In questo momento dobbiamo tutti stare in guardia, non abboccare all'amo delle lotte intestine e invece continuare a cercare verità, amore e concretezza. La guerra non è tra destra e sinistra, ma per preservare la sovranità umana in un'epoca di realtà artificiale.
Una cosa che continuo a notare: le persone bramano risposte assolute... eroi, cattivi, conclusioni chiare. Ma se la vera trappola non fosse solo l'inganno, ma il nostro stesso bisogno di certezza? Forse la posizione più radicale è quella di resistere alla tentazione di rinchiudersi in una narrazione fissa e di restare aperti all'emergere di nuovi modelli.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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