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Come la Federal Reserve Manipola i Tassi di Interesse e l'Offerta di Moneta

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E' pensiero diffuso ormai che la presenza di maggiore denaro arrivato dal nulla nelle tasche delle persone e, più in generale, nel sistema economico sia segno di maggiore prosperità. Non solo, anche di occasione per uscire dal casino attuale. La competenza, l'inventiva, la produttività, la laboriosità sono tutte caratterstiche di un non ben precisato tempo che sono state dimenticate. Il consumo è la legge, a quanto pare. Quindi, la regola è: stimolare il consumo. Il consumatore è idealizzato come un maiale che grufola piuttosto che un essere senziente. Dove ci ha portato questa pseudo-soluzione? L'economia è più che mai immersa in un debito che mai verrà ripagato, poiché le garanzie stanno scomparendo. Avere tra le mani denaro facile e a bassi tassi non risolve il problema di fondo: investimenti improduttivi. La gente comune è soffocata dalle tasse, non può pianificare adeguatamente il futuro e le risulta sempre più difficile sbarazzarsi del proprio debito. I vari governi del mondo continuano ad avere deficit di bilancio spaventosi per sostenere un apparato burocratico centrale che richiede costi sempre crescenti. E' il denaro fiat delle banche centrali che ormai è diventato IL problema, e crearne di più non farà altro che acuire i malanni che questa situazione porterà con sé quanto più a lungo verrà protratta. Gli elettori non se ne preoccupano, e quindi i pianificatori centrali possono continuare a giocare con la stampante come se fossero i protagonisti di "Fantasia." Un Grande Default è nell'aria, potete contarci. Fate le vostre scommesse.

 

di Robert Wenzel1

 

Il mio post sulla crisi dell'eurozona e sul targeting di Ben Bernanke del tasso sui Fed Funds è risultata in un certo numero di commentatori che chiedevano le specifiche su come tutto ciò venisse fatto. Di seguito vi è una breve spiegazione, per una spiegazione più dettagliata vi consiglio il libro di Murray Rothbard, The Mystery of Banking.

La Federal Reserve manipola i tassi di interesse, in generale, comprando e vendendo buoni del Tesoro. Quando acquista buoni del Tesoro, aggiungono riserve al sistema bancario. Si tratta di emettere un credito alla banca (primary dealer) da cui compra i buoni del Tesoro. Se la banca non mette il credito in riserve in eccesso, il denaro diventa parte della riserva obbligatoria con cui la banca presta denaro, il che aumenta l'offerta di moneta. (L'aumento dell'offerta di moneta è in realtà un multiplo delle riserve obbligatorie aggiunte – vedi Rothbard)

Quando la Federal Reserve vende buoni del Tesoro, la banca (primary dealer) a cui vende i buoni del Tesoro la paga con le riserve, il che drena riserve dal sistema e diminuisce la quantità di denaro nel sistema.

In genere, quando la FED prende di mira i tassi di interesse, lo sta facendo per impedire che i tassi di interesse aumentino. Questo è ciò che è avvenuto durante il periodo di G. William Miller di cui ho parlato nel mio post precedente.

Durante il periodo di Miller, la FED dovette comprare enormi quantità di buoni del Tesoro per mantenere i tassi verso il basso. Ciò determinò un enorme aumento delle riserve, che portarono ad un'esplosione dell'offerta di moneta, che portò ad un'impennata dei prezzi. Il tutto portò a tassi di interesse più elevati. Era come se si stesse stringendo per la coda una tigre. Quando Volcker sostituì Miller alla FED, smise di prendere di mira i tassi di interesse e disse che invece avrebbe semplicemente rallentare la crescita dell'offerta di moneta (per combattere l'inflazione nei prezzi) e non si sarebbe interessato dei tassi di interesse. (Gli interessi salirono poi a livelli da doppia cifra, alcuni raggiunsero il 20+%, ma Volcker riuscì ad uccidere l'inflazione nei prezzi)

Al momento, su una base a breve termine, Bernanke sembra che stia mantenendo il target sul tasso dei Fed funds allo 0.15%. Poiché c'è una enormità di capitali vaganti che stanno scorrendo negli Stati Uniti dalla zona euro, la FED deve drenare le riserve per mantenere il tasso dei Fed funds allo 0.15%. In caso contrario, il tasso probabilmente potrebbe calare al di sotto. MA, una volta che i capitali vaganti smettono di arrivare (e forse si invertono) la pressione sui tassi sarà al rialzo. Se la FED mantiene il suo target allo 0.15% per i Fed funds, questo significa che sarà necessario acquistare buoni del Tesoro per impedire al tasso dei Fed funds di salire più in alto. Così, la FED invertirà il drenaggio delle riserve ed inizierà ad aggiungere riserve. E l'aggiunta di riserve probabilmente significherà un'offerta di moneta in salita.

Morale della storia: Un'economia da montagne russe vi verrà fornita da Ben Bernanke dapprima col suo drenaggio di riserve e poi con la loro espansione; questa è la strada che stiamo percorrendo.


Traduzione per il Portico Dipinto a cura di Johnny Contanti.

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"Ogni soldo risparmiato è un soldo guadagnato... per noi."
Robin Hood, USA 1998, di Michael Bay

Ogni "filosofia" di pensiero economica a cui, inevitabilmente, si finisce per accostarsi, sia essa la "Scuola Neoclassica", la "Scuola Keynesiana", il "Modello di Minsky", la "Teoria della Decrescita" e quant'altro, deve la sua realizzazione al fatto che ci si trovi in presenza della cosiddetta "polverizzazione dei mercati", in un sistema di "concorrenza perfetta"; in un modello in cui la "mano invisibile" teorizzata da Adam Smith, è rappresentata dal Mercato stesso che, realizzando il pensiero che Charles Darwin aveva condensato nella frase "la competizione è alla base dell'evoluzione", troverà, in maniera automatica, un equilibrio tra la domanda e l'offerta.
Cosa succede, invece, nel momento in cui, all'interno di un "sistema", tutte le possibili variabili dell'equazione economica (consumo immediato, investimenti, risparmi, spesa pubblica, tassazione, esportazioni, importazioni eccetera) e le principali Organizzazioni mondiali (Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale, Organizzazione Mondiale del Commercio eccetera), create per migliorare la situazione economica dei Paesi membri e, in generale, dell'intero Globo, sono gestite dalla stessa élite?

Cominciamo col definire, "in soldoni" (mai termine fu più azzeccato) l'aspetto economico e quello finanziario e cosa differenzia l'uno dall'altro.
Un'impresa vende un prodotto (od offre un servizio) e, così facendo, realizza un "fatto economico"; la formula con cui vende tale prodotto (od offre tale servizio), "in contanti" o "a credito", invece, costituisce un "fatto finanziario".
In base allo stesso principio, quando un'impresa affronta un costo (come l'acquisto di materie prime o macchinari), realizza un "fatto economico"; la metodologia con cui acquisisce tale bene, invece, costituisce un "fatto finanziario".
Risulta evidente che, durante la sua attività, i flussi di cassa in entrata ed in uscita di un'impresa, possano non coincidere.
Tralasciando i costi derivanti da salari e stipendi (che vanno pagati ogni mese, anche se i guadagni derivanti dai beni o servizi prodotti da quei dipendenti vengono incassati in un secondo momento), lo squilibrio più importante è dato dall'investimento.

Il problema finanziario per un'impresa e per un intero sistema economico deriva proprio dagli scompensi creati dai flussi finanziari. E' in questo momento che entrano in gioco il mercato finanziario e gli intermediari finanziari. L'investimento è finanziato reimmettendo in circolo il risparmio costituito dal denaro che soggetti terzi, non spendendo nell'immediato, decidono di affidare agli istituti di credito ed agli intermediari finanziari [4].
Naturalmente il discorso vale anche all'inverso, possiamo quindi avere le famiglie che, per realizzare investimenti (per esempio richiedere un mutuo), richiedono prestiti rivolgendosi al mercato finanziario, così come si possono trovare imprese che, con elevati saldi finanziari positivi, decidono di affidare i loro guadagni ad istituti di credito o ad intermediari finanziari.

Che succede nel momento in cui, ad eccezione delle famiglie, un sistema è interamente gestito da un'unica élite che, oltre a possedere aziende, istituti di credito ed intemediari finanziari, ha anche potere decisionale in campo economico e monetario, potendo gestire a proprio piacimento la produzione della moneta, la moneta in circolazione ed i tassi di interesse?
Cosa succede se un eccesso di risparmio riguarda un unico gruppo di persone che, non avendo più un'alta propensione al consumo, poiché vedono già ampiamente soddisfatti molti dei loro desideri, decidono di non reinvestire le somme eccedenti?
Secondo John Maynard Keynes, lo Stato, con un meccanismo che prende il nome di deficit spending, deve riuscire a rastrellare ed immettere in circolo quei risparmi, emettendo titoli di debito pubblico ed aumentando la spesa pubblica, altrimenti quegli stessi risparmi andranno ad ingrossare la speculazione ed a creare le "bolle finanziarie".

La Cartolarizzazione
"I soldi che ho dato a te per pagare lui, erano gli stessi soldi che lui aveva dato a te per pagare me."
Stanlio ed Ollio

In principio, il sistema creditizio funzionava secondo il modello originate to hold: la banca o l'intermediario finanziario che concedeva il finanziamento, che originava il credito, lo tratteneva nel proprio patrimonio fino a quando non veniva rimborsato. Questo modello estremamente rigido, imponeva all'intermediario di indicare in maniera esplicita i crediti all'interno del proprio bilancio ed induceva il concedente il credito ad un'attenta valutazione del futuro debitore al fine di verificarne la reale solvibilità.
Il processo di innovazione che ha interessato il mercato finanziario ha fatto sì che da un certo momento in poi il modello di funzionamento sia diventato originate to distribute. Con questo modello, chi origina il credito, la banca o l'intermediario finanziario, lo fa sapendo già che non resterà nel proprio patrimonio e non verrà esposto nei propri bilanci, perché sa che si procederà alla cartolarizzazione di quei crediti.

Attraverso il processo di cartolarizzazione (securitization), l'insieme dei crediti riguardanti una singola banca o una moltitudine di suoi correntisti si trasformano in titoli venduti sul mercato ad investitori istituzionali o professionali, mai al pubblico.
Il meccanismo è il seguente: la banca che procede all cartolarizzazione vende i propri crediti ad una SPV ("Special Purpose Vehicle" - "Società Veicolo") generalmente promossa da soggetti terzi che godono della fiducia della banca. La società veicolo emette dei titoli che colloca sul mercato, come detto presso investitori istituzionali o professionali e, con il ricavato di questo collocamento, paga il corrispettivo per l'acquisto dei crediti alla banca. Da questo momento, il ruolo della banca che ha "originato" i crediti, l'originator, è quello di mero esattore delle rate di rimborso dei finanziamenti, in quanto tutte le somme che incassa alle singole scadenze, le gira immediatamente al veicolo poiché su dette somme non vanta più alcun diritto, avendo venduto il credito complessivo. Le somme che affluiscono al veicolo vengono poi utilizzate da questo per pagare gli interessi sui titoli e procedere al graduale rimborso degli stessi. Ovviamente i prezzi stabiliti nei vari passaggi sono tali che, ogni parte chiamata in causa, possa godere di una quota degli interessi complessivi pagati dai debitori originari, sotto forma di interessi e/o commissioni.

A questo punto entrano in scena le Società di rating, specializzate nella valutazione della qualità dei crediti e dei titoli che vengono collocati sul mercato che, esaminando attentamente la storia passata di quei tipi di finanziamento all'interno della banca originator, si pongono come obiettivo quello di trarre delle probabilità di mancato rimborso, di default.

L'intera operazione è, infine, gestita ed organizzata da un ulteriore soggetto, di norma anch'esso una banca, denominato arranger, remunerato di volta in volta attraverso la corresponsione di commissioni [5].

In questo sistema di Società controllate e Società controllanti che, nell'economia reale, appartengono alla medesima, ristretta, élite, si viene a realizzare quello che Joseph Eugene Stiglitz, economista e scrittore statunitense, premio Nobel per l'Economia nel 2001, definisce "asimmetria informativa", una condizione in cui un'informazione non è condivisa integralmente fra gli individui facenti parte del processo economico, dunque una parte degli agenti interessati ha maggiori informazioni rispetto al resto dei partecipanti e può trarre un vantaggio da questa configurazione [6].

Ad aggravare un già fragile sistema in cui conflitti di interesse e asimettria informativa la fanno da padrone, troviamo, per esempio, le società di rating, nate allo scopo di realizzare gli interessi degli investitori, e che, in realtà, sono remunerate con commissioni sull'entità dei titoli da parte della stessa banca originator. Anche la Federal Reserve contribuisce, attraverso la politica sconsiderata di immissione di liquidità nel sistema, a far sì che gli operatori di mercato privilegino il "debito" (leverage), dando vita ad un meccanismo di "appetito al rischio" che ha portato ad un aumento di investimenti che Hyman P. Minsky definisce "ultraspeculativi", in cui le unità coinvolte, nel breve e nel medio periodo, con le loro entrate, non riusciranno a pagare neanche gli interessi del debito e, pertanto, saranno costrette ad indebitarsi nuovamente anche per pagare gli interessi.

Verso la metà degli anni Novanta, Alan Greenspan, Segretario del Comitato dei Governatori della Federal Reserve , stabilisce "una convenzione secondo la quale le scommesse al rialzo sui mercati finanziari sarebbero state in qualche misura garantite dalla Federal Reserve, non soltanto con riduzione del tasso di interesse a breve termine,ma anche con massicce iniezioni di liquidità che avrebbero stabilito un 'pavimento' al prezzo delle attività." [7].

Quando non è la Federal Reserve a "drogare" il mercato, sono le banche stesse, o gli intermediari finanziari, a creare endogenamente moneta, sia attraverso l'espandersi dei crediti fino al massimo consentito dai ratios di vigilanza delle banche centrali, sia attraverso l'"innovazione finanziaria" che consente di mettere in piedi strumeni di finanziamento (vedi le cartolarizzazioni) o soggetti di investimento (vedi le SIV - Structured Investment Vehicles, società realizzate ad hoc attraverso le quali, le banche originator compravano quei titoli che avevano come sottostante i finanziamenti di cui dicevano di essersi liberati, lucrando la differenza tra il tasso di interesse della provvista che veniva fatta a breve, quindi meno costosa, e quello dell'impiego rappresentato dall'interesse più alto dei titoli che erano a lunga scadenza, in quanto correlata a quella dei mutui sottostanti), che non incappano negli obblighi di "riserve prudenziali di liquidità" (nel momento in cui gli istituti di credito si accorgono che solo una bassissima percentuale di creditori torna a riscattare materialmente il valore dei propri titoli cartacei, cominciano a vendere contro interesse note di credito non garantite da nessun patrimonio effettivamente posseduto. Nasce così il concetto di "riserva frazionaria", conosciuta anche come "quota minima di copertura", tramite la quale le banche riescono a lucrare prestando denaro creato dal nulla).

In qualunque momento esse vogliano, le banche centrali (autorità di vigilanza), inasprendo le condizioni per la concessione dei prestiti e diminuendo la quantità di moneta nel sistema, anche attraverso un aumento del tasso di interesse, possono influenzare anche l'economia reale a proprio piacimento. Tutti i soggetti che operano in posizioni "speculative" o "ultraspeculative", trovandosi di colpo senza la possibilità di rinnovare i finanziamenti o di poterli rinnovare ma a costi decisamente superiori, collassano o falliscono. Coloro che non falliscono subito, sono costretti, per sopravvivere, a vendere parte del loro attivo patrimoniale, ma queste vendite concentrate ed affrettate determinano un crollo dei valori di quegli attivi e quindi un ulteriore peggioramento della situazione anche dal punto di vista patrimoniale, così, anche il soggetto che in un primo tempo era riuscito a salvarsi, capitola successivamente [8]. Secondo gli economisti Ludwig von Mises e Friedrich Hayek, esponenti di spicco della "Scuola Austriaca", si possono combattere "guerre silenziose" con "armi silenziose"; il controllo dell'economia attraverso l'istituzione di un modello economico manipolabile e prevedibile, porta al controllo delle coscienze di coloro che subiscono l'attacco [9]. Grazie a questo meccanismo, nel corso della crisi bancaria del 2008, "JP Morgan Chase", "Citigroup", "Bank of America" e "Wells Fargo", tanto per fare qualche esempio, si sono sempre più ingrandite, riuscendo ad ottenere circa un trilione di aiuti governativi dal Segretario del Tesoro statunitense Henry Paulsen, allievo di "Goldman Sachs", mentre, nel frattempo, si impadronivano di patrimoni in sofferenza in cambio di pochi spiccioli [10].

Anche le multinazionali, nel loro "piccolo", sono, di solito, imprese quotate in Borsa, delle quali privati o istituzioni (per esempio le banche) possiedono partecipazioni sotto forma di azioni. Questi proprietari sono definiti shareholder che, come sempre accade quando si parla di Borsa, in assenza di prospettiva di probabilità di alti profitti in un tempo relativamente esiguo, concentreranno la loro attenzione su azioni di altre imprese. Per il consueto "gioco delle parti", la multinazionali, con lo scopo di massimizzare i profitti, mettono sotto pressione i Governi dei singoli Paesi, minacciandoli, per esempio, di trasferire la loro produzione in Paesi con tasse, stipendi e standard ecologici più bassi, inducendo i Governi a ridurre talmente tanto gli standard sociali ed ecologici e la tassazione su patrimonio ed utili che, paradossalmente, coloro che guadagnano di più, contribuiscono in maniera inferiore al finanziamento dello Stato e del sistema sociale [11].

Sempre più potere in mano di sempre meno persone, un'élite in grado di controllare non più le sorti di un sistema, ma del pianeta intero, insomma, quello che i "teorici del complotto" definiscono "Nuovo Ordine Mondiale".

Note e fonti:
[4] "La comoda menzogna - Il dibattito sulla crisi globale", di Giovanni La Torre, Edizioni Dedalo, 59, 60
[5] Ivi, 28-31
[6] Definizione di "Asimmetria Informativa", da Wikipedia, l'enciclopedia libera
[7] Cit. "Greenspan Put"
[8] "La comoda menzogna - Il dibattito sulla crisi globale", di Giovanni La Torre, Edizioni Dedalo, 64, 65
[9] "Behold a pale horse", di William Cooper, Light Technology, 1991
[10] Il consolidamento del potere monetario degli Stati Uniti, di Dean Henderson, www.globalresearch.ca
[11] "Il libro che le multinazionali non ti farebbero mai leggere - Sfruttamento del lavoro, esaurimento delle risorse. Come la dittatura dei grandi marchi condiziona le nostre vite", di Klaus Werner-Lobo, Newton Compton Editori, 38

Ciaoo, Nyko

Du precisazioni veloci. La

Ritratto di Johnny Contanti

Du precisazioni veloci. La prima è che la Mano Invisibile di Adam Smith in un mercato libero non premia "il più forte," bensì chi serve meglio il prossimo. La seconda è che la manipolazione operata dallo stato è in funzione del suo potere sul territorio, quindi premia gli atteggiamenti sconsiderati e di favore di coloro che possono essere i ngrado di espandere tale potere. Quindi, il problema non sono le multinazionali che "miancciano" bensì la "scorciatoia statale" che apre le porte al "lato oscuro" dell'indole umana. Se non sono riuscito a spiegarmi bene ti consiglio di leggere questa traduzione postata in precedenza: http://ilporticodipinto.it/content/come-i-capitalisti-aiutano-costruire-...

Tèsi (di Johnny Contanti e,

Tèsi (di Johnny Contanti e, più in generale, di Adam Smith): il mercato libero non premia "il più forte", bensì chi serve meglio il prossimo;

Antitesi (mia e, più in generale, della Società che ci circonda): FIAT è in utile? Dividendi agli azionisti. FIAT è in perdita? Rottamazione ed addebito allo Stato. MEDIASET è in utile? Dividendi agli azionisti. MEDIASET è in perdita? Decoder digitali terrestri, installati in ogni casa, sovvenzionati dallo Stato. Ecc. ecc.;

Sintesi (secondo molti iniziata il 31 dicembre 1600 con la "Compagnia inglese delle Indie orientali", quando la regina Elisabetta I d'Inghilterra accordò una "carta" o patente reale che le conferiva per 21 anni il monopolio del commercio nell'Oceano Indiano. Secondo tutti esplosa con il duo Ronald Reagan e Margaret Thatcher e con la nascita del "neoliberismo"): per rimanere in tema di Stati Uniti (e 11 Settembre 2001)

George Walker Bush, Presidente degli Stati Uniti d'America l'11 Settembre 2001: socio fondatore della società di esplorazione petrolifera chiamata "Arbusto", in seguito incorporata dalla "Spectrum 7", società nella quale ricopre il ruolo di Presidente, e che viene successivamente acquisita dalla "Harken Energy", compagnia con forti interessi in Medio Oriente e che inserisce George W. Bush nel consiglio di amministrazione. Visti i trascorsi, non c'è da stupirsi, quindi, che, nella campagna per le elezioni presidenziali del 2000, l'allora candidato repubblicano sia stato il beneficiario numero uno del denaro proveniente dall'industria energetica, riuscendo a raccogliere oltre 1,8 milioni di dollari in contributi, più di quanto qualunque altro candidato alla carica Federale abbia ricevuto negli ultimi dieci anni [23]. Per approfondimenti sui rapporti tra la famiglia Bush e la famiglia Bin Laden, si consiglia la letture di "Quando la famiglia Bin Laden faceva affari con la famiglia Bush". Patrimonio personale stimato ad un anno dagli attentati: fino a 27.000.000 di dollari [20];

Richard "Dick" Cheney, Vice Presidente degli Stati Uniti d'America l'11 Settembre 2001: ex CEO della "Halliburton", azienda dalla quale percepisce una pensione di circa un milione di dollari all'anno. Nel suo Ministero si avvicendano anche numerosi nomi di punta dell'azienda e viceversa [14]. Ex membro del Comitato Consultivo di "Salomon Smith Barney". Patrimonio personale stimato ad un anno dagli attentati: 19.300.000 - 81.700.000 dollari [21];

Donald Rumsfeld, Ministro della Difesa degli Stati Uniti d'America l'11 Settembre 2001: ex membro del consiglio direttivo della "Kellogg Brown and Root" e del comitato consultivo della "Salomon Smith Barney". Patrimonio personale stimato ad un anno dagli attentati: 61.000.000 - 242.500.000 dollari [21];

Paul Wolfowitz, Vice Ministro della Difesa degli Stati Uniti d'America l'11 Settembre 2001: ex consulente per "BP-Amoco". Patrimonio personale stimato ad un anno dagli attentati: fino a 385.000 dollari [21];

Edward C. Aldridge Jr., Sottosegretario alla Difesa per le acquisizioni, la tecnologia e la logistica, degli Stati Uniti d'America l'11 Settembre 2001: fondatore della "Aerospace Corporation". Patrimonio personale stimato ad un anno dagli attentati: fino a 3.700.000 dollari [21];

Colin Powell, Segretario di Stato degli Stati Uniti d'America l'11 Settembre 2001: ex membro del consiglio direttivo della "Gulfstream Aerospace". Patrimonio personale stimato ad un anno dagli attentati: 19.500.000 - 68.900.000 dollari [21];

Richard Armitage, Vice Segretario di Stato l'11 Settembre 2001: fondatore della società di consulenza "Armitage Associates" che vede, nel portafoglio clienti, la "Boeing" e la "Kellogg Brown and Root", affiliata di "Halliburton". Patrimonio personale stimato ad un anno dagli attentati: 19.800.000 - 58.900.000 dollari [21];

Paul O'Neill, Ministro del Tesoro l'11 Settembre 2001: ex CEO della "Alcoa". Patrimonio personale stimato ad un anno dagli attentati: 62.800.000 - 103.300.000 dollari [21];

Kenneth Dam, Vice Ministro del Tesoro l'11 Settembre 2001: ex membro del consiglio direttivo della "Alcoa". Patrimonio personale stimato ad un anno dagli attentati: fino a 50.000.000 di dollari [21];

Norman Y. Mineta, Ministro dei Trasporti degli Stati Uniti d'America l'11 Settembre 2001: ex Vice Presidente della "Lockheed Martin Corp.", la maggiore compagnia statunitense di appalti per la Difesa. Patrimonio personale stimato ad un anno dagli attentati: 204.000 - 592.000 dollari [21];

Michael P. Jackson, Vice Ministro dei Trasporti degli Stati Uniti d'America l'11 Settembre 2001: ex Vice Presidente della "Lockheed Martin Corp.". Patrimonio personale stimato ad un anno dagli attentati: fino a 800.000 dollari [21];

J. Steven Griles, Vice Ministro degli Interni degli Stati Uniti d'America l'11 Settembre 2001: ex Vice Presidente di "National Environmental Strategies", una lobby di aziende petrolifere; ex Vice Presidente Senior della "United Company", che opera in progetti di sviluppo petrolifero. Patrimonio personale stimato ad un anno dagli attentati: fino a 510.000 dollari [21];

Donald Evans, Ministro dell'Industria e del Commercio degli Stati Uniti d'America l'11 Settembre 2001: ex Presidente e CEO della "Tom Brown", compagnia petrolifera ed energetica; ex membro del consiglio direttivo della "TMBR/Sharp Drilling", una compagnia di trivellazione di petrolio e gas. Patrimonio personale stimato ad un anno dagli attentati: fino a 45.100.000 dollari [21];

Anthony Principi, Ministro per i Reduci di Guerra degli Stati Uniti d'America l'11 Settembre 2001: ex CEO della "Lockheed Martin". Patrimonio personale stimato ad un anno dagli attentati: 1.500.000 - 3.400.000 dollari [21];

Condoleezza Rice, Consigliere per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti d'America l'11 Settembre 2001: ex membro del consiglio direttivo della "Chevron". Patrimonio personale stimato ad un anno dagli attentati: fino a 2.200.000 dollari [21];

Nicholas Calio, Direttore per gli Affari Legislativi alla Casa Bianca degli Stati Uniti d'America l'11 Settembre 2001: ex lobbista per la "Arco", "una delle maggiori compagnie petrolifere del Paese e quella con più stretti legami con la famiglia Bush." [26]. Patrimonio personale stimato ad un anno dagli attentati: 1.400.000 - 4.100.000 dollari [21].

... continua...

Note e fonti:
[14] "Von Boston bis Bagdad", in "Brand Eins", Marzo 2003
[20] Ivins, Molly. Shrub: "The Short but HappyPolitical Life of George W. Bush", New York, Random House, 2000.; Lewis, Charles, e il Center for Public Integrity. The Buying of the President 2000. New York, Avon Books, 2000; Romano, Lois, e George Lardner, Jr. "Bush Earned Profit, Rangers Deal Insiders Say", Washington Post, 31 Luglio 1999
[21] "Gli Stati Uniti: Una Nazione governata da multinazionali e multimilionari", di Russ Kick, scritto per "Tutto quello che sai è falso - Manuale dei segreti e delle bugie", a cura di Russ Kick, Nuovi Mondi Media, 109-118
Fall Of Entire Market Than Single Stocks", Barron's (Dow Jonesand Company), 6 Ottobre 2001
[26] Heller, Nathaniel, e Asif Ismail. "Bush's Carbon Dioxide Flip-Flop Came Through Staffer Who Had Lobbied for Car-Exhaust Firm", Public i (Center for Public Integrity) 30 Marzo 2001

Supersintesi: sono tutti capaci a fare gli omosessuali passivi con l'ano degli altri.

Ciaoo, Nyko

Nyko, tante grazie al cazzo.

Ritratto di Johnny Contanti

Nyko, tante grazie al cazzo. Questi personaggi (chissà perché...) sono tutti legati a doppio filo con i "piani alti," ovvero, sono liberi di usufruire e, in un certo senso, prosperare grazie al monopolio della violenza. Il monopolio non si è mai originato dal libero mercato, bensì dalla mano dell'uomo (come ricordi con l'editto della regina). Siamo in un libero mercato oggi? No. E' capitalismo quello che viviamo? In parte.

Le persone sono ancora in grado di scegliere: http://notiziefresche.info/bolivia-mcdonalds-chiude-tutto-per-disinteres...

Soprattutto quando lasciate libere di scegliere: http://www.iea.org.uk/blog/mcdonald%E2%80%99s-withdrawal-from-bolivia-ca...

Johnny Contanti purtroppo il

Johnny Contanti purtroppo il primo link non è funzionante...
per quanto riguarda la tua affermazione "il problema non sono le multinazionali che "miancciano" bensì la "scorciatoia statale" che apre le porte al "lato oscuro" dell'indole umana" credo che tu stia parlando delle stesse persone, quindi, secondo me, il problema è rappresentato da entrambe (multinazionali e "scorciatoie statali").

Poi, sul fatto che quella del "Mac Donald's" si possa definire la cultura del "masochismo alimentare", sono perfettamente d'accordo con te. Esempio semplicistico:
Se una persona decide di andare in vacanza in un paese qualsiasi dell’unione europea, è molto probabile che prenda in considerazione l’idea di mangiare il piatto nazionale. Se, mettiamo
caso, si decide di andare in Spagna, si vorrà pranzare con paella e sangrilla, ma la paella non è il piatto tipico di tutta la Spagna, bensì solamente di Valencia, Madrid, Barcellona e poche altre città. Se uno va a Granada e chiede una paella, non credo che sia un granché, è come andare a Torino e chiedere una pizza, oppure chiedere la bagna calda a Napoli. Hai mai provato a mangiare wurstell e patate in Germania in una città che non sia Berlino o Monaco? Le differenze non riguardano solamente la qualità dei cibi ma anche il loro prezzo. Spesso il rapporto è inversamente proporzionale: più il cibo che ordini è buono (perché mangiato nelle giuste città),
meno sarà il suo costo (perché è un piatto tipico). Questo sempre facendo un discorso in linea di massima.
Ritornando al Mac Donald’s, l’unico edificio in cui sai che, indipendentemente dal paese in cui ti trovi, potrai mangiare (uno schifo) spendendo quasi sempre la stessa cifra (elevatissima), è il Mac Donald’s.
In due parole: masochismo alimentare!!

Ma questa è un'altra storia... le multinazionali avranno sempre la meglio... dinamiche dominanti... John Forbes Nash Jr. affermava che "il miglior risultato si ottiene quando ogni componente del gruppo farà ciò che è meglio per sé e per il gruppo".
Se, però, per "gruppo" si intende solo una ristretta élite di persone, beh, allora...

Ciaoo, Nyko

Non me ne ero reso conto che

Ritratto di Johnny Contanti

Non me ne ero reso conto che non funzionasse. Comunque puoi leggere di tale storia anche dal secondo link, sono complementari. Il primo riportava semplicemente la notizia, il secondo precisava che non c'era stata interferenza alcuna nelle decisioni delle persone di ignorare una multinazionale come McDonald che aveva aperto sul suolo Boliviano.

Hai ragione quando dici che gli interessi di quelle persone coincidono con quelli di grandi multinazionali, ed è proprio per questo che si insinuano nell'apparato statale (non a caso ti invitavo a leggere, nel mio primo commento, un "vecchio" articolo di Chodorov). La questione che abbiamo quindi è questa: l'azione di queste persone è limitata dalla corta vista del futuro di cui sono in possesso, quantunque si sforzino di imbrigliare le leggi naturali del nostro mondo non riusciranno a trattenerle per sempre. Il loro potere si sta sbriciolando sotto i nostri occhi. Il problema, quindi, si sposta decisamente sulla figura dell'individuo: è in grado di riappropriarsi della sua individualità?