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blog di Pike Bishop

David Cameron, anche noto come Jack Sparrow

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Nella locandina: MBE Lord Jo Cricket si rilassa su un prato inglese dopo le fatiche italiane.

La mattina del 23 di gennaio non ero di servizio. Mentre sorseggiavo una tazza di the ho acceso la radio (che non posseggo quale apparecchio radiofonico separato, era la TV, ma sintonizzata su BBC RADIO 4) e improvvisamente preso da catarsi audiofonica non mi sono accorto che il mio biscotto d'avena si era irreparabilmente sciolto nel mio the (che qui è sempre al latte).

A reti apparentemente unificate, al mattino presto, ascoltavo una trasmissione che non esiterei a definire epocale. Il Primo Ministro britannico, Rt Hon David Cameron era in una sala di convegni privata nel mezzo di un discorso del quale io non sapevo niente, ma che era aspettato dal giorno prima e che probabilmente cambierà il corso della Storia. Della storia della Gran Bretagna e, fatto più importante per i lettori italiani, probabilmente di quella dell'Italia, nel bene o nel male. 1

Con una astuzia a dir poco diabolica (di cui i commentatori europei e buona parte di quelli del resto del mondo naturalmente non hanno avuto sentore, se no che astuzia sarebbe?) il PM annunciava al mondo che fra un paio d'anni, se lui rivincerà le elezioni, sarà tenuto un referendum per la permanenza della Gran Bretagna nell'EU, dentro o fuori.

Dov'è l'astuzia?

LA DECIMA CROCIATA

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Ancora una volta i fatti di Gaza1 sono riusciti a guadagnare le prime pagine dei rotocalchi internazionali, anche se a nessuno in realtà interessa scoprire alcunché oltre alle posizioni predefinite e pregiudiziali assorbite dalle relative ideologie politiche di movimenti e partiti nei vari paesi occidentali.

E' un vero peccato che non si vada nel profondo della questione, cercando di capire l'origine storica del problema palestinese, oltre le posizioni ideologiche.

Siccome non ho mai visto da alcuna parte una seppure brevissima esamina della questione da un punto di vista che esuli ideologie e razzismi speculari, mi sento il dovere di intervenire personalmente al riguardo.

Infatti, per chi abbia familiarità con la storia della Palestina, ed al contempo conosca il pensiero Riformatore 2, la questione di Israele e del Sionismo non è da considerarsi un movimento e un programma ebraico quanto piuttosto un programma integralista cristiano di matrice protestante.

Come da più parti è stato fatto notare esistono infatti gli "Ebrei Contro Israele" poichè nessun ebreo osservante potrebbe in realtà essere Sionista, anche se al momento questo punto di vista non sembra certamente essere maggioritario nel mondo ebraico che è in pratica tenuto in ostaggio da militanti non certamente interessati alla religione quanto invece alla politica.
Lo Stato d'Israele è un abominio non solo per come si è formato (tramite intrighi diplomatici del colonialismo tra la fine del 19mo secolo e la Prima Guerra Mondiale), ma per l'idea che ne sta alla base, originariamente venuta alla luce in circoli protestanti evangelici Anglo-Americani.

In questo senso si può arguire che la creazione dello Stato d'Israele sia da considerarsi in tutto e per tutto la Decima Crociata, che di fatto iniziò sul campo durante l'attacco alla Palestina del Generale Allenby3 nel 1916-18.
 

L'Universo Drammatico

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Stimolato da un articolo appena letto su un sito che praticamente tutti qui conoscono benissimo, ho pensato di dare una replica che tiene in considerazione pensieri un pò più raffinati del solito pasticciaccio ufo-pseudo-oriental-newage-meccanicistico che ci tocca sorbirci di solito in questi tempi di democratizzazione verso il basso del pensiero filosofico e religioso.  Così come sempre mi sono rivisto i miei vecchi appunti da un'altra conferenza del mio solito amico mai conosciuto tenuta allinizio degli anni '70 - con il quale ho aperto questo Blog ormai più di un anno fa.  Takeda sta facendo la solita faccia da scimmia di montagna quando ritiene che spari cazzate e pensa che dovrei evitare di polemizzare con vecchi amici.  In più offre un paio di pinte di sakè a chi indovinerà il nome di questo famoso conferenziere che aveva una baita in montagna come quella della mia giovinezza e che aveva un atteggiamento più simile a quello di Takeda che a quello di Pike e per questo è riuscito sempre a farsi amare da tutti...

Buona lettura.

 

John Marco Allegro e la ricerca del Sacro Graal - Parte Terza

Segue dalla parte prima e seconda...

La Guerra dei Sei Giorni fu la fine delle speranze di John Marco Allegro. 

Fu anche la fine dell'Arab Bureau, che venne smantellato definitivamente per via della nuova tendenza della diplomazia e del servizio segreto britannico ad assecondare le politiche della CIA.  Non ci sono assolutamente prove che Allegro fosse stato reclutato dal Foreign Office o dalla loro controparte segreta, ma trovo oltremodo improbabile che non fosse stato almeno contattato e gli "spooks" hanno argomenti veramente convincenti.  Qualcuno con diretto accesso al sovrano della Giordania non poteva non essere in contatto con i settori dei servizi diplomatici e segreti che avevano simpatia per la causa araba (ed un tempo erano stati potenti ed influenti almeno come la loro controparte filosionista). Ma dopo la guerra probabilmente tutto questo cessò per sempre ed i sogni di John quale novello Lawrence d'Arabia (che fu prima di tutto un archeologo) furono messi per sempre nel cassetto.

John Marco Allegro e la ricerca del Sacro Graal - Parte Seconda

Segue dalla parte prima...

In poco tempo John era diventato totalmente assorbito nel lavoro sui rotoli e impegnato personalmente per cercare di procurare fondi.  Visto la tiepidezza dell'Università di Oxford per tutta la questione, e non volendo lasciare solamente in mano a francesi e americani (e al vaticano) i rotoli, che a suo modo di vedere appartenevano a tutti i cittadini comuni dell'umanità, cominciò a sondare il terreno in diverse direzioni.

Si mise in corrispondenza con amici archeologi e studiosi di storia del Medio Oriente, per informarsi su passi che erano stati dubbi nella traduzione Masoterica e continuavano ad essere dubbi nei rotoli ma che a suo parere erano probabilmente azzeccati nella traduzione dei Settanta (chiaramente, John, che non era stato incaricato di tradurre testi biblici, stava spiando i suoi colleghi del Team) e, senza chiedere il permesso a De Vaux, che agiva come un dittatore all'interno del Team, prese contatto con il Manchester Guardian per scrivere un breve articolo corredato da fotografie del testo e cominciare a far conoscere cosa si era scoperto nel Deserto di Giuda al pubblico inglese.  Nella stessa lettera in cui parla eccitatissimo di questo suo prossimo articolo alla moglie, prefigura che con il suo pagamento si potranno pagare una Ford Popular (l'automobile meno costosa venduta in quegli anni in UK) con cui poter fare scampagnate colla moglie ed il figlioletto che ancora non aveva potuto vedere.

John Marco Allegro e la ricerca del Sacro Graal - Parte Prima

Prima di tutto il nome.  Marco Allegro è un nome italiano ma chi lo portava (il filologo del quale si tratta in questo articoletto e suo padre, uno stampatore di Londra, nato a Parigi) non aveva probabilmente molto di italiano.

E' la solita storia che sembra uscita direttamente da "Howard's End" di Forster, storia di inganno sessuale travestito da passione rovente da parte di figli della nobiltà europea (in questo caso quello in servizio in oriente era un francese) la cui vittima, una espatriata proletaria inglese, muore all'estero di tubercolosi riuscendo a far rimpatriare il figlio del peccato che verrà cresciuto da parenti in Inghilterra.

Il padre del nostro John, John Marco Allegro Senior, si portò dietro questo cognome italiano come un augurio, anche se non è noto per essere stato particolarmente giulivo. Era un uomo serio e determinato nell'entrare nella piccolissima borghesia artigiana inglese, costasse quel che costasse: divenne ufficiale durante la prima guerra mondiale per meriti personali e non decadé mai, nei modi e nella cortesia, dal rango di gentiluomo, pur con i suoi limitatissimi mezzi economici.

Il nostro John crebbe in periferia, col padre che lavorava  da stampatore di manifesti pubblicitari in una baracca di legno nel giardino della sua casetta a schiera.  Era riuscito ad avere figli educati e intraprendenti che sembravano destinati ad una vita monotona nella sterminata selva di casette a schiera.  Il giovane John riuscì a coronare il sogno di suo padre trovando lavoro in una compagnia di assicurazioni (nessuna possibilità per lui di andare al college), un lavoro noioso e grigio nel quale, però, indossava un vestito completo ed una cravatta: ancora oggi quello è il tratto distintivo che divide la società inglese, e si è solo con quel pur minimo requisito dalla parte giusta dell'equazione, lontano dalla vita di matrimoni multipli con figli numerosi di padri diversi, termini in carcere, sbronze settimanali con rissa e ricorso a sussidi e casa popolare caratteristici della classe sociale che non indossa il vestito completo al lavoro.

La trasmigrazione di Bishop Pike

Alla fine di agosto del 1969 il cinquantaseienne James Pike, ex Vescovo della California della Chiesa Episcopale (la Chiesa d'Inghilterra in America) e personaggio notissimo per le sue apparizioni televisive e le sue prese di posizione decisamente liberali, si trovava con la trentunenne moglie Diane in Israele, per fare ricerche su un nuovo libro sui primi Cristiani che si prevedeva ancora più controverso del suo ultimo sui fenomeni stile Poltergeist che lo avevano interessato dopo la morte per suicidio del figlio.

Avrebbero dovuto rimanere in Israele per circa un mese. Il due di settembre affittarono un'auto a Betlemme e si diressero verso il Mar Morto dotati di una cartina comprata in un distributore e di un paio di bottiglie di Coca-Cola.

Fin qui niente di strano.

ARBEIT MACHT FREI

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Nella locandina: Ingresso del campo di concentramento di Theresienstadt

 

Cosa c'e' ancora da dire sul primo maggio?

Senza andare per derive demenziali sulla corrispondenza della data con rituali pagani assortiti, e' chiaro come le classi dominanti - come sempre da qualche secolo a questa parte - ci avessero preparato un teatrino in cui le due facce della medesima medaglia (l'industrialismo) avevano connotazioni falsamente antagoniste. 

L'aspetto piu' subdolo del teatrino era proprio il canovaccio "antagonista", nel quale i sottoposti trattavano la loro schiavitu' come bene supremo. 

Le Ultime Grida dalla Savana

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Sento da piu' parti gridolini sommessi di protesta contro l'attuale Governo Italiano.  Gente che vorrebbe raddrizzare la situazione.  Una situazione che era compromessa fino dall'Armistizio e che precipitò non troppo tempo fa.

Ma è troppo tardi.

Il danno è stata già fatto e, di fatto, l'Italia ha perso la pochissima autonomia che aveva quando si il PCI propose Cossiga nel Luglio 1979 e quel vecchio chiaccherone del Presidente lo invitò a presentarsi con un governo.
Al tempo la gente non era ancora così ammaestrata e non tutti erano contenti.  Da allora cominciò di fatto la svendita delle industrie italiane e la migrazione del lavoro dall'Italia all'estero.
I traditori Comunisti (che in un paese appena normale avrebbero dovuti essere confinati) collaborarono e si arricchirono con le Coop Rosse a cui fu affidata l'opera di smantellamento dell'impianto industriale del paese.  Le assunzioni furono bloccate alla FIAT per "terrorismo" e le Coop funsero da ammortizzatore, per aiutare le consegne in un periodo in cui serviva ancora mano d'opera, ma non si voleva assumere, sapendo che iniziava lo smantellamento.

Tale of two "George"

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Era nato da una famiglia benestante ma metà della la sua ascendenza era originaria di una paese straniero. 

Fu il primo monarca ad esprimersi correttamente in un dialetto propriamente del suo paese e non in un idioma piuttosto straniero. 

Fu nominato Re del suo paese con molte difficoltà, dato che non fu da subito riconosciuto come titolare del Trono: passò infatti anni in cui non poteva avere accesso al governo del paese, mentre al potere erano i tutori (o usurpatori, secondo alcuni) dell’eredità della famiglia. 

L'elefante Bianco

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Propongo ai miei 13 lettori un articolo della “Voce della Classe Dirigente Capitalista dell'Impero”, The Economist, che in una maniera pacata e sottovoce esprime la perplessità di gran parte della Upper Class britannica per i grandi progetti fatti per prestigio ma che non portano apprezzabili risultati in termini economici o di miglioramento del servizio. Di sicuro non gente dei centri sociali.

Altri, nella Perfida Albione, sono meno pacati e parlano meno sottovoce, oltre avere grande seguito non solo popolare ma anche politico, e attraverso gran parte dello spettro parlamentare. Le manifestazioni sono cominciate con stile, umorismo e pacatezza, ma anche con ostinazione e capillarmente sul territorio nazionale.

La Cattedrale di Salomone

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Certe volte il turismo scatena vortici di pensieri. Anzi, quasi sempre, specie quando si guida per una statale senza traffico, come quelle che possono solo esserci in Francia: un cielo limpido ma adornato di nuvolette a classico batufolo di cotone, platani che espandono la loro ombra discreta ai lati della strada (i francesi, per loro fortuna non hanno avuto tra i loro politici “cavalli di razza” piccoli ma ingombranti che seguivano la demenza di quelli che richiesero la pena capitale per gli “alberi assassini”) ed un panorama infinito di campi, colline e filari fino all’ampio orizzonte che fa ben capire dove stia la gloria della “Douce France”.

Pochi mesi addietro mi trovavo appunto sperduto (grazie anche alla tecnologia del mio navigatore satellitare che impropriamente avevo predisposto come “pedonale” invece che “automobile”) in queste stradine di campagna a rimuginare pensieri selvaggi sulla cattedrale di Bourges. Pensieri che non cercherò di ammantare di alcuna autorità, di giustificare e neanche di accompagnare a note, fonti e bibliografia, poichè per il momento sono del tutto campati per aria e vi prego di prenderli come un “pour parler” ed uno stimolo per coloro che non avessero mai sentito parlare dell’argomento.

La canzone di Claude

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Negli ultimi anni del diciottesimo secolo un brillante compositore piemontese, che come noi dalle Alpi Piemontesi era finito nelle piovose isole britanniche per non tornare mai più "a baita", scrisse, così per sfizio, una marcia "à la Mozart". 

Non sapremo mai come lo spartito di Giovan Battista Viotti (o Jean Baptiste, come si faceva chiamare) sia finito in mano all'amico francese, anche lui compositore ma prima di tutto militare, ma quel che sappiamo è che nella notte del 25 aprile 1792, dopo una cena in cui si era certamente parlato di politica e della guerra rivoluzionaria appena dichiarata, Claude Joseph Rouget de Lisle, preso dal fervore creativo e patriottico (lui che rivoluzionario non era) mise insieme le parole per la musica del compositore piemontese.  Il dieci agosto successivo milizie rivoluzionarie provenzali diedero l'assalto al palazzo delle Tuileries a Parigi al suono della marcia di Jean Baptiste e cantando la canzone di Claude.  Il resto è storia. 

Inviterei gli amici della Val di Susa che in questi giorni hanno la loro routine giornaliera un pò modificata da decisioni prese da personaggi che sono per loro più alieni di qualcuno che arrivasse da Marte, a meditare sul testo di questa canzone di successo:

L’AIDS non e’ una malattia, è una FORCA LOGICA

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Premetto che quanto segue è una discussione fondata sulla logica e delle notizie facilmente reperibili su giornali a proposito dell’AIDS. Non vuole essere niente di più (o di meno).

Cosa è una malattia? La causa di sintomi che ci “fanno stare male”. Se mi fa male la pancia dirò di avere il “mal di pancia”. I medici hanno inventato una desinenza, “ite” che da un nome ad un male che si possa riscontrare in una specifica parte del corpo: se mi fa male la pancia e ad un esame medico si appura che l’unica cosa nella pancia che sia diversa dal suo stato normale è l’appendice, avrò l’appendicite. Se la malattia mi viene “passata” da altri, uomini o animali che siano, è infettiva e ci dicono che in effetti è procurata da microorganismi parassiti come germi o batteri o da elementi non-vivi (terminologia che ricorda Nosferatu, ma tant’è, alla fine della fiera, visto che non sono biologici) che si chiamano virus. Anche malattie non provatamente infettive possono avere la stessa origine, ci viene detto. Chiamiamole “malattie non degenerative”, per usare una etichetta di comodo, che cioè non hanno a che vedere con la normale od anormale usura dell’organismo.

La Fabbrica delle Menzogne

(nella locandina una madre Assana Sawadogo con la carta delle vaccinazioni del suo piccolo)

Ecco un classico caso di gente beccata col sorcio in bocca, giudicata, riconosciuta colpevole (almeno per questioni tecnico/legali) che si fa aiutare dalla stampa per minimizzare i fatti, come riportati da uno dei principali quotidiani argentini e dalle agenzie (sempre le solite 5 o 6, controllabilissime) in tutto il resto del mondo. Nessun commento, tutto riportato pressapoco esattamente come segue.

Scusate la traduzione a braccio dallo spagnolo, per chi non si fidasse (magari con ragione) viene linkato l’originale.

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