Skip to main content

Aggregatore di feed

Mettiamo in prospettiva le perdite di capitale della BNS e della FED

Freedonia - Mer, 10/04/2024 - 10:03

 

 

di Alex J. Pollock

La banca centrale svizzera, la Banca nazionale svizzera (BNS), ha perso $3,6 miliardi nel 2023, dopo una gigantesca perdita di $150 miliardi nel 2022. Una volta contabilizzate queste perdite e averle opportunamente sottratte dal suo capitale, la BNS aveva ancora un capitale positivo di oltre $70 miliardi. Ciò gli conferisce un rapporto capitale/patrimonio totale di tutto rispetto pari al 7,9%. Tutti questi numeri vengono calcolati dopo aver valutato i suoi investimenti al mercato, come richiesto dalla legge, quindi il capitale è un capitale reale, valutato al mercato. Il valore di mercato delle riserve di oro della BNS è di $65 miliardi, di cui $1,9 miliardi in aumento di valore solo nel 2023. Poiché la BNS ha registrato una perdita complessiva per tale anno, non ha pagato dividendi ai suoi azionisti.

“La BNS mira a un bilancio solido con fondi propri sufficienti per poter assorbire anche perdite elevate”, si legge nella relazione. Questo sano principio finanziario è l’opposto della posizione ufficiale della FED.

La Federal Reserve ha fatto registrare una perdita gigantesca di $114 miliardi per il 2023. Aveva fatto registrare un profitto per l’intero anno 2022, ma ha iniziato a perdere denaro nel settembre di quello stesso anno alla notevole velocità di $2 miliardi a settimana. Le perdite della FED continueranno nel 2024: secondo la sua relazione dello scorso 28 febbraio, le perdite aggregate hanno raggiunto i $154 miliardi. Dal momento che la legge che governa la FED non le consente di mantenere “un bilancio solido con capitale azionario sufficiente per assorbire perdite elevate”, anzi le proibisce di farlo, le perdite ne hanno spazzato via il capitale di oltre 3,5 volte. 

Naturalmente i Congressi che hanno approvato il Federal Reserve Act e i suoi emendamenti non avrebbero mai pensato che essa potesse avere un giorno un capitale negativo – hanno semplicemente pensato che fosse impossibile che perdesse così tanti soldi.

L'attuale deficit di capitale è dimostrato dall'innegabile aritmetica al 28 febbraio: ha versato un capitale di $36 miliardi e minuscoli utili non distribuiti da $7 miliardi, per un totale di $43 miliardi. Capitale iniziale di $43 miliardi meno perdite di $154 miliardi = capitale attuale di -$111 miliardi.

Tuttavia non troverete questo capitale negativo, che è il vero capitale, riportato nel bilancio della Federal Reserve. Essa insiste sulla farsa di contabilizzare le sue ingenti perdite come un attivo, un cosiddetto “deferred asset”. Credete che le perdite possano davvero essere trasformate in un attivo? Voi no? Nemmeno io. Credete che le perdite dovrebbero essere sottratte dal capitale, come ha fatto la BNS? Anche io! In breve, la FED pubblica una cifra capitale fasulla, ma questa è la sua linea di condotta.

A differenza della BNS, la FED non possiede oro per contribuire a compensare il deprezzamento secolare della valuta fiat.

Nonostante le enormi perdite, il capitale negativo e gli utili non distribuiti negativi, la FED continua a pagare dividendi ai suoi azionisti. E non vincola i suoi investimenti o il suo capitale al mercato.

Tutto ciò costituisce un contrasto piuttosto interessante con la BNS.

Il bilancio della Federal Reserve combina i bilanci delle dodici banche regionali Federal Reserve (FRB). Ecco un aggiornamento sul capitale reale al 28 febbraio 2024 di tutte quante loro. Otto delle dodici FRB sono tecnicamente insolventi, con perdite superiori al 100% del loro capitale e quindi passività superiori ai loro attivi. Altri due FRB hanno perso il 98% e l’85% del loro capitale e si stanno avvicinando costantemente all’insolvenza tecnica. Solo due hanno ancora la maggior parte del loro capitale. Di tutte le FRB, la più grande e importante in assoluto è quella di New York. Inoltre presenta di gran lunga le perdite maggiori e il capitale più negativo. L’intero sistema presenta un enorme deficit di capitale. Ricordiamo che la seguente tabella mostra i numeri di capitale reali, non quelli inventati riportati dalla FED.

Capitale reale delle banche regionali Federal Reserve al 28 febbraio 2024

Questi numeri di capitale non includono, a differenza della BNS, alcun mark to market. La FED rivela ogni trimestre il valore di mercato delle perdite sul suo portafoglio, anche se non le inserisce nei suoi rendiconti finanziari. Al 30 settembre 2023 la perdita netta di mercato era pari a $1.300 miliardi. Un’ipotesi ragionevole alla fine di febbraio 2024 è che la perdita del valore di mercato fosse di circa $1.000 miliardi. Pertanto il valore del capitale di mercato sarebbe di -$111 miliardi in aggiunta ai -$1.000 miliardi = -$1.100 miliardi.

Vi piace una situazione in cui il capitale della vostra banca centrale sia positivo o negativo? Credo che la FED dovrebbe essere ricapitalizzata, ma essa stessa e la maggior parte degli economisti contesta fermamente tale soluzione. Come minimo il Congresso dovrebbe insistere su questa linea, come richiesto dal Loss Transparency Act della Federal Reserve, un disegno di legge presentato dal deputato French Hill affinché la FED mantenga libri contabili onesti.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.

https://opentip.io/freedonia


La facciata economica della Cina sta cadendo a pezzi

Freedonia - Mar, 09/04/2024 - 10:00

 

 

di Samuel Gregg

Non molto tempo fa i commentatori di tutto lo spettro politico ci avvertivano che l’economia cinese era destinata a superare quella americana. Gli Stati Uniti avevano bisogno, affermava un senatore, di “una politica industriale filoamericana per il XXI secolo” per scongiurare questa minaccia esistenziale.

Tale retorica ricordava la fine degli anni ’80, quando una serie di libri avvertivano gli americani che, a meno che gli Stati Uniti non adottassero una politica industriale di tipo giapponese (intervento del governo che sposta risorse verso un particolare settore o industria), erano destinati a essere superati economicamente da un Paese che l’America aveva schiacciato militarmente quattro decenni prima.

Nel 1990 l’economia giapponese entrò nel suo “decennio perduto” di stagnazione economica. Sebbene ciò fosse dovuto in gran parte a una politica monetaria a dir poco imperfetta, è stato anche il risultato di estesi interventi statali nell’economia giapponese attraverso la politica industriale: un punto ammesso niente meno che dal Ministero delle finanze giapponese nel 2002.

Modelli simili potrebbero manifestarsi oggi in Cina. L’economia cinese è definitivamente spenta e molti dei dilemmi economici di Pechino sono il risultato delle politiche dirigiste del regime comunista.

La più grande bomba a orologeria che Pechino deve affrontare è il disastro demografico. Grazie alla politica del figlio unico perseguita tra il 1980 e il 2016, la Cina si trova ora ad affrontare tutte le complicazioni legate a una piramide demografica rovesciata in cui una popolazione sempre più anziana è affiancata da un bacino di giovani sempre più ristretto.

Ciò significa una spesa sempre più accelerata per le pensioni, lo stato sociale e l’assistenza sanitaria, che eliminerà costantemente gli investimenti in cose come ricerca/sviluppo, infrastrutture e difesa. Non c’è da stupirsi se Pechino ora stia esortando le famiglie ad avere tre figli. Il problema è che, una volta stabiliti i modelli demografici, è difficile modificarli. Di conseguenza, come osserva lo studioso di politica estera Ryan Hass, la Cina ora “rischia d'invecchiare prima'ancora di arricchirsi”.

La demografia non è l’unica sfida che la Cina deve affrontare. Il Paese sta raccogliendo i frutti degli ultimi 15 anni di decisioni di politica economica sempre più incentrate sullo stato.

Prendiamo, ad esempio, la tanto pubblicizzata Belt-and-Road Initiative (BRI). Dal 2013 Pechino ha cercato di promuovere e investire sistematicamente in progetti infrastrutturali in tutto il mondo, in particolare nei Paesi che la Cina considera geopoliticamente significativi.

Fin dal suo inizio la BRI è stata caratterizzata da costi fuori controllo, tanto che, già nel 2015, le banche cinesi gestite dallo stato hanno iniziato a ridurvi la loro esposizione mentre le banche commerciali hanno cercato di evitarla del tutto. Ci sono anche prove che la BRI è stata a lungo segnata dalla corruzione da parte dei funzionari responsabili della sua gestione.

Tali problemi erano prevedibili quando c'è lo stato che gioca un ruolo pesante nel dirigere gli investimenti – un processo che ha subito una costante accelerazione in Cina dopo che Xi Jinping è salito al potere nel 2012. Ciò ha prodotto diffuse allocazioni errate di capitale in tutta l’economia, come risultato di banche controllate dallo stato che concedevano prestiti a imprese statali inefficienti e zombi.

Funzionari statali cinesi hanno persino riconosciuto che Pechino ha sprecato come minimo $6.000 miliardi in investimenti infruttuosi tra il 2009 e il 2014. Ciò non sorprende dato che la relazione di consultazione dell’Articolo IV del 2021 dell'FMI sulla Cina ha concluso che le imprese cinesi di proprietà statale erano, in media, solo l’80% produttive rispetto alle aziende private. Ciò, afferma sempre tale relazione, ha svolto un ruolo significativo nel continuo declino della produttività della Cina a partire dalla fine degli anni 2000.

Un problema correlato è l’uso aggressivo della politica industriale, soprattutto a partire dall’inizio degli anni 2010, sotto forma di sussidi, investimenti statali diretti e prestiti a basso costo. L’obiettivo era quello di cercare di sostenere la crescita in settori come la produzione avanzata, la tecnologia, il settore dei servizi, le infrastrutture e l’agricoltura.

Naturalmente se investite abbastanza denaro in un dato settore economico, otterrete dei risultati. Un’analisi approfondita di Scott Lincicome e Huan Zhu riguardo la politica industriale in Cina mostra enormi fallimenti in settori come i semiconduttori, le tecnologie 3G, gli aerei nazionali e la produzione automobilistica. Le stesse linee di politica hanno anche contribuito a far crescere la corruzione in molti settori economici, compreso il settore della ricerca/sviluppo, altamente sovvenzionato.

Queste e altre tendenze innervosiscono gli investitori esteri e ciò ci porta a un altro problema che i politici cinesi devono affrontare.

Gli investimenti esteri in entrata in Cina sono in calo ormai da due anni consecutivi: ora sono al livello più basso sin dal 1993. Questo sviluppo riflette una relazione complessa, dalle tensioni commerciali al disagio riguardo le intenzioni di Pechino nei confronti di Taiwan.

Alla base di questa flessione negli investimenti esteri c’è anche la diminuzione della fiducia tra i leader imprenditoriali esteri riguardo le future prospettive economiche della Cina. La Camera di Commercio dell’Unione Europea nel suo Business Confidence Survey del 2023 sulla fiducia delle imprese in Cina, ad esempio, ha rimarcato “un significativo deterioramento del sentiment delle imprese”. Più specificamente “il 64% degli intervistati ha riferito che fare affari in Cina è diventato più difficile nell’ultimo anno, il tasso più alto mai registrato; l’11% degli intervistati ha spostato gli investimenti fuori dalla Cina; l’8% ha deciso di spostare altrove gli investimenti futuri precedentemente pianificati per la Cina; e uno su dieci riferisce di aver già spostato, o di pianificare di spostare, la propria sede centrale asiatica (HQ) o il quartier generale della business unit fuori dalla Cina continentale”.

“Le incertezze nel contesto politico cinese”, secondo suddetta indagine, sono state fondamentali per questo deterioramento della fiducia. Le imprese straniere temono la crescente ambiguità su ciò che Pechino consentirà di fare alle imprese estere in Cina. Questa incertezza è stata sicuramente esacerbata dal fatto che l'Ufficio nazionale di statistica cinese sta diventando progressivamente più selettivo riguardo ai dati economici da rilasciare e ritarda regolarmente la pubblicazione di altri dati rilevanti. Nell’agosto 2023 la Cina ha smesso di rilasciare informazioni sul tasso di disoccupazione giovanile.

Queste tendenze indicano che la Cina sta per cadere in una stagnazione come quella giapponese degli anni ’90? È troppo presto per dirlo. Indicano, tuttavia, che i politici americani – indipendentemente dal fatto che il loro focus sia la sicurezza nazionale o il commercio – dovrebbero ricalibrare il loro approccio nei confronti di Pechino ed evitare di rimanere bloccati in una narrazione che presuppone che la Cina sia un colosso economico inarrestabile. In parole povere, le prove suggeriscono il contrario.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.

https://opentip.io/freedonia


Ciò di cui gli USA hanno meno bisogno adesso è un taglio dei tassi

Freedonia - Lun, 08/04/2024 - 10:10

 

 

di David Stockman

Sin dal marzo 2008 lo strumento chiave della FED – il Federal fund rate – si è mantenuto su livelli negativi, se aggiustato all’inflazione, per oltre il 93% del tempo. E anche gli attuali tassi positivi riescono a malapena a superare la soglia dello zero e sono ancora molto, molto al di sotto dei livelli più sani registrati dal 1984 fino al 2000.

Tuttavia da quando il tasso di riferimento reale è diventato marginalmente positivo nel luglio 2023, il crescendo di tamburi a Wall Street per un nuovo ciclo di tagli dei tassi è diventato travolgente. Cosa diavolo c’era di così oneroso o economicamente opprimente in un tasso reale pari ad appena +1,82% a febbraio?

A sentire Wall Street si potrebbe pensare che l'economia statunitense stia per essere gettata nella fossa della recessione in assenza di una nuova tornata di tagli dei tassi, ma queste sono solo ridicole, stupide sciocchezze. L’unica ragione plausibile per tagliare i tassi dopo anni di denaro a costo negativo in termini reali è quella d'innescare e sostenere una nuova bolla nel mercato azionario già selvaggiamente gonfiato.

Si tratta di consentire agli speculatori amanti della leva finanziaria d'inseguire i prezzi delle azioni al rialzo. Infatti tassi più bassi innescherebbero l’espansione dei multipli PE riducendo allo stesso tempo il costo di finanziamento di tali posizioni tramite prestiti a margine più economici o premi di opzioni.

È davvero una situazione pietosa perché non esiste alcuna ragion di stato immaginabile che possa aiutare l’uno per cento a speculare di più e quindi inclinare ulteriormente la distribuzione della ricchezza finanziaria in cima alla scala economica.

Tasso di riferimento aggiustato all’inflazione, dal 1984 al 2024

I capi della FED e i loro scagnozzi a Wall Street insistono sul fatto che l’orrenda repressione dei tassi d'interesse mostrata qui sopra era tutta per rendere migliore la vita a Main Street: innescare livelli più elevati in investimenti aziendali, una maggiore costruzione di alloggi residenziali e un ciclo economico meno volatile.

Il problema, ovviamente, è che non esiste uno straccio di prova a sostegno di tali affermazioni.

Ad esempio, ecco un grafico del ciclo economico dal 1948 misurato dal tasso annuo di variazione del PIL reale. I minimi durante le ultime due recessioni sono stati più profondi rispetto a quelli delle 10 recessioni precedenti la Grande Crisi Finanziaria del 2007-2009. E a parte l’aberrazione del 2020, anche le riprese negli ultimi decenni sono state generalmente più deboli.

Qualche tempo fa Ben Bernanke ebbe persino il coraggio di elogiare la “Grande Moderazione” durante i suoi primi anni alla FED. Ciò implicava che, grazie agli sforzi e alle intuizioni superiori dei 12 membri del FOMC, la turbolenza storica del ciclo economico era stata completamente risolta.

Ahimè, quel discorso è stato pronunciato nel marzo 2004 e tutto ciò che si trova a destra di quella data nel grafico qui sotto suggerisce il contrario.

Tasso annuo di variazione del PIL reale, dal 1948 al 2023

Il passaggio alla dilagante stampa di denaro è iniziato con Greenspan nel 1987 e da allora è diventata progressivamente più aggressiva. A parte la famigerata bolla immobiliare di Greenspan del 2003-2006, che fu di breve durata, non c’è stato alcun aumento nella quota del PIL destinato all’edilizia residenziale. Infatti, su base uniforme, la tendenza è stata una diminuzione, e non un aumento, degli investimenti nell’edilizia residenziale.

Se l’obiettivo della politica sociale è offrire maggiori opportunità abitative ai più bisognosi, ciò può essere raggiunto attraverso sussidi diretti basati sul reddito, ad esempio sotto forma di riscatto di mutui, a costi molto inferiori e senza nessuno degli effetti collaterali negativi di tassi ipotecari artificialmente bassi.

Al contrario, i tassi d'interesse di mercato artificialmente repressi vanno a vantaggio dei ricchi, conferendo loro un valore in dollari molto maggiore che spesso utilizzano per mutui multimilionari e finanziare la loro residenza principale, per non parlare delle seconde e terze case.

Investimenti residenziali in percentuale del PIL, dal 1978 al 2023

Allo stesso tempo l'effetto collaterale dei tassi ipotecari artificialmente bassi rispetto a quelli di mercato è quello di causare un rialzo del prezzo del patrimonio immobiliare esistente, conferendo così enormi guadagni ai proprietari di case esistenti e barriere all’ingresso per le famiglie di nuova formazione che entrano nel mercato dei mutui per la prima volta.

Data la natura del patrimonio immobiliare residenziale, questo effetto collaterale è particolarmente acuto. Nel caso delle case unifamiliari, ad esempio, attualmente ci sono 86,2 milioni di unità abitative di proprietà (area arancione), ma il livello di nuove costruzioni nel trimestre più recente è stato di appena 993.000 unità su base annua (area nera).

Di conseguenza la nuova offerta ammonta solitamente solo all’1% dello stock esistente, il che significa che un sussidio attraverso gli interessi è dannatamente inefficiente se l’obiettivo è stimolare nuova offerta di alloggi.

Inoltre questa inefficienza non riguarda solo i 3,5-4,0 milioni di unità unifamiliari esistenti. L'effetto del prezzo di mercato incide sul valore di tutte le quote, in vendita o meno; e a tale inflazione del valore possono accedere i proprietari che non vendono e invece rifinanziano la loro proprietà o la usano in altro modo come garanzia.

In fin dei conti la vera questione per quanto riguarda l’edilizia residenziale è la distribuzione del reddito o il sostegno alle famiglie basato sui bisogni, non il livello di nuove costruzioni in sé. Di conseguenza il tasso ipotecario dovrebbe essere lasciato al mercato, con le risorse pubbliche incanalate esclusivamente attraverso pagamenti mirati e basati sulla verifica dei mezzi.

Nuova offerta rispetto allo stock esistente di case unifamiliari, dal 2000 al 2023

Non è neppure opportuno che i tassi d'interesse siano abbassati artificialmente per stimolare gli investimenti non residenziali o del settore commerciale. Come mostrato di seguito, i dati sugli investimenti netti delle imprese confutano completamente l'assioma del denaro facile. Mentre prima dell’era Greenspan gli investimenti netti delle imprese si aggiravano intorno al 5-7% del PIL, negli ultimi anni hanno raggiunto in media appena il 3%.

Inoltre va notato che qui stiamo utilizzando la misura aggiustata degli investimenti aziendali: nuovi investimenti al netto del consumo (ammortamento) dell'anno in corso rispetto al capitale sociale esistente. Dopotutto questo è in realtà la quantità che è disponibile dagli investimenti aziendali annuali per finanziare miglioramenti nella produttività o espansione della capacità.

Investimenti netti delle imprese in percentuale del PIL, dal 1965 al 2023

Se gli interventi iperattivi della FED e le manipolazioni dei tassi d'interesse sui mercati monetari e dei capitali non attenuano il ciclo economico (per non parlare di eliminare le recessioni), non stimolano maggiori investimenti immobiliari e non causano un aumento degli investimenti aziendali, allora gli unici macro settori rimasti sono i consumatori interni e il governo federale.

D’altra parte non c’è magia in tassi d'interesse più bassi, l’unica cosa che possono plausibilmente fare come una questione meccanica è far sì che i mutuatari accendano più debiti di quanto altrimenti accadrebbe in un libero mercato.

Perché i politici dovrebbero voler incoraggiare ancora più debito pubblico e delle famiglie nonostante i livelli altissimi già esistenti?

Nel periodo di massimo splendore della prosperità americana, nel 1955, il debito complessivo ammontava a soli $408 miliardi, pari al 99% del PIL. Alla vigilia dell’arrivo di Greenspan alla guida della FED, tali cifre erano salite lentamente, raggiungendo i $5.600 miliardi e il 117% del PIL nel secondo trimestre del 1987.

Ma dopo che la stampante monetaria è stata accesa ininterrottamente e i tassi d'interesse nominali e reali estremamente bassi sono diventati la norma, è iniziato il deragliamento: alla fine del 2023 il debito totale negli Stati Uniti ammontava a $52.700 miliardi e quasi al 190% del PIL.

Inutile dire che qualsiasi politica della banca centrale che miri esplicitamente o anche tacitamente a indurre ancora più prestiti e una leva finanziaria ancora più elevata rispetto alle entrate di governo federale e famiglie negli Stati Uniti non è nemmeno lontanamente razionale. Si tratterebbe semplicemente di un default meccanico del catechismo keynesiano, il quale sostiene erroneamente che i consumatori, i lavoratori, gli investitori, i risparmiatori e gli imprenditori che interagiscono liberamente nel mondo del commercio spendono di per sé troppo poco e risparmiano troppo.

Ahimè, questa è semplicemente dottrina statalista e non ha fondamento empirico, oltre a essere antitetica alla nozione stessa di libero mercato e libertà economica.

Debito delle famiglie e del governo federale, dal 1955 al 2023

Inutile dire che tutto il pompaggio monetario non è finito in un buco nero economico, senza lasciare traccia visibile sull’economia statunitense. Al contrario, ciò che è accaduto è stata la massiccia finanziarizzazione della vita economica americana, fenomeno che può essere misurato dal valore di mercato di tutti gli asset finanziari – azioni, obbligazioni, beni immobili – rispetto al reddito nazionale.

Infatti nel 1955 il valore di mercato degli asset finanziari delle famiglie (area nera) ammontava a $1.100 miliardi, pari al 267% del reddito nazionale (PIL). E mentre il livello in dollari è cresciuto fino a raggiungere i $12.800 miliardi nel secondo trimestre del 1987, il rapporto con il reddito nazionale è rimasto stabile.

Alla fine del 2023 gli asset finanziari totali delle famiglie (al valore di mercato) erano arrivati a quasi $119.000 miliardi e rappresentavano il 425% del PIL. Vale a dire, il tasso tendenziale di crescita economica è sceso dal 3,5% annuo prima di Greenspan ad appena l’1,5% annuo negli ultimi decenni.

Malgrado ciò un’economia più debole – gravata da $97.000 miliardi di debito totale – sta ora sfoggiando un carico di asset finanziari più elevato.

Un tempo i sostenitori di un'economia sana/onesta avrebbero definito il grafico qui sotto un castello di carte, e sicuramente lo è.

Non c’è da stupirsi se i fastidiosi piagnucoloni di Wall Street stiano disperatamente invocando un altro giro di droga monetaria.

Asset finanziari delle famiglie rispetto al PIL, dal 1955 al 2023

Tre sono gli indicatori che potrebbero segnalare un cambio di gestione dell'economia da parte della banca centrale americana, cambiamenti che la libererebbero dalla morsa degli speculatori di Wall Street e degli spendaccioni a Washington:

• Promulgazione di una moratoria su qualsiasi ulteriore acquisto da parte della FED di titoli del Tesoro americano o di debito garantito dal governo federale.

• La fine dei bailout, dei sussidi sui tassi d'interesse, delle operazioni di mercato aperto e di qualsiasi altra manipolazione di mercato a Wall Street.

• Ritorno a un modus operandi basato sulla finestra di sconto, come previsto dal mandato originale della FED, in cui le banche membri che necessitano di liquidità possono ottenere anticipi a fronte di solide garanzie commerciali e a tassi di interesse di mercato più uno spread di penalità.

Queste misure prenderebbero due piccioni con una fava. Senza la prospettiva di una FED che rastrella tutto il debito pubblico, i rendimenti obbligazionari aumenterebbero drasticamente e i guerrafondai e i grandi spendaccioni su entrambe le estremità di Pennsylvania Avenue si troverebbero finalmente ad affrontare il vero costo economico della loro dissolutezza.

Allo stesso tempo un rendimento obbligazionario nettamente più elevato metterebbe fine alla gigantesca bolla del mercato azionario che ha spostato la ricchezza verso la cima della scala economica. Dal 1989, ad esempio, il patrimonio netto dello 0,1% più ricco della popolazione è salito da $1.800 miliardi a poco meno di $20.000 miliardi. Si tratta di un guadagno di $138 milioni a famiglia.

Al contrario, il patrimonio netto aggregato del 50% più povero, ovvero 66 milioni di famiglie, è aumentato da $700 miliardi a $3.600 miliardi. Si tratta di un guadagno di soli $44.000 a famiglia.

Di conseguenza ognuno nello 0,1% più ricco ha guadagnato 3.100 volte più patrimonio netto rispetto alla metà più povera delle famiglie americane. E questo risultato sbilanciato non è dovuto al fatto che lo 0,1% più ricco fosse molto più ricco fin dall’inizio.

Infatti nel 1989 il patrimonio netto aggregato dello 0,1% più ricco era 2,45 volte quello del 50% più povero, ma nel terzo trimestre del 2023 era cresciuto fino a 5,45 volte. Questo cambiamento non aveva assolutamente nulla a che fare con il merito, l’abilità negli investimenti o il contributo alla vita economica americana; era semplicemente un prodotto dell’inflazione degli asset finanziari e della pronta capacità dei più ricchi di speculare con una leva finanziaria a basso costo, fenomeni entrambi alimentati dalla FED.

In breve, il drastico ampliamento del divario di ricchezza illustrato nel grafico qui sotto non è stato il risultato naturale del capitalismo di libero mercato che funziona sulla base del denaro sano/onesto. È stato invece il prodotto della dilagante stampa di denaro da parte della banca centrale americana, un’istituzione statale che era stata infiltrata da Wall Street.

Patrimonio netto dello 0,1% più ricco rispetto al 50% più povero, dal 1989 al 2023

Negli ultimi decenni la scusa della FED è stata o che l’inflazione non stava raggiungendo l’obiettivo del 2,00% dal basso o che eventuali riacutizzazioni temporanee della stessa erano transitorie e sarebbero presto rientrate nell’intervallo obiettivo. Di conseguenza non ha mai smesso di stampare credito fiat, aumentando il suo bilancio da $200 miliardi nel 1987 a $9.000 miliardi al picco nel 2022. Tale aumento di 45 volte ha ampiamente superato l'aumento di 5 volte, invece, del reddito nazionale (PIL) durante lo stesso periodo.

Già questo rapporto asimmetrico indica che la stampante monetaria della FED dovrà essere messa a tacere per un bel po’ di tempo. Ma ecco il punto: non c’è l’ombra di una prova che l’inflazione al 2,00% vada a beneficio dell’economia di Main Street o delle famiglie a reddito medio e basso. Come abbiamo ripetutamente dimostrato, i tassi di crescita economica reale, i livelli d'investimento, gli aumenti di produttività e gli standard di vita della classe media hanno tutti vacillato rispetto alle tendenze storiche da quando la FED ha iniziato a stampare pesantemente durante l’era Greenspan.

Ma ciò che un’inflazione pari o superiore al 2,00% in realtà fa è distruggere i magri risparmi delle famiglie di Main Street, che non possono permettersi di lanciare i dadi a Wall Street o investire in rischiose obbligazioni spazzatura, immobili cartolarizzati o altri asset ad alto rendimento. Di conseguenza anche se il patrimonio netto dello 0,1% più ricco è aumentato del 1.000% tra il terzo trimestre del 1989 e il terzo trimestre del 2023, il valore di un dollaro risparmiato da un consumatore medio nel 1989 valeva solo 41 centesimi alla fine di suddetto periodo di 34 anni.

Detto in modo diverso, la politica pro-inflazione della FED devasta la classe media e i salariati medi, anche se pompa enormi quantità di liquidità a basso costo nelle bische di Wall Street.

Deprezzamento del dollaro dal terzo trimestre del 1989

Ciò che i dottorandi che spacciano un obiettivo d'inflazione al 2,00% ignorano sempre è che l’inflazione è cumulativa e non vi è alcuna garanzia che lo stipendio di un particolare lavoratore manterrà il passo.

Ad esempio, ecco il salario medio nel settore manifatturiero (linea rossa tratteggiata) dal terzo trimestre del 1989 rispetto ai costi di cibo, energia e immobili.

Direi porprio che tutta questa inflazione non è stata esattamente un affare per il lavoratore medio nel settore manifatturiero, sempre che sia riuscito a mantenere il proprio lavoro. In realtà oggi ci sono 5 milioni di posti di lavoro ben retribuiti nel settore manifatturiero in meno rispetto a 34 anni fa.

In tal periodo la retribuzione oraria media dei lavoratori nel settore manifatturiero non è riuscita a tenere il passo con nessuna delle principali voci del costo della vita.

Variazione % cumulativa tra il terzo trimestre del 1989 e il terzo trimestre del 2023:

• Retribuzione oraria dei lavoratori nel settore manifatturiero: +156%

• IPC cibo: +157%

• IPC immobili: +188%

• IPC energia: +211%

In breve, l’inflazione non è un affare per i lavoratori salariati. L’intera idea di prendere di mira qualcosa di diverso dalla stabilità dei prezzi equivale a gergo accademico malcelato progettato per offuscare il vero obiettivo: generare ricchezza a Wall Street a partire dall’erronea nozione greenspaniana secondo cui “effetti ricchezza” e “riflusso verso il basso” sono un vantaggio per Main Street.

Ma quando si confronta il grafico qui sotto con i guadagni netti mostrati nel grafico sopra, le prove gridano piuttosto forte: l’inflazione è un pessimo affare per Main Street e una manna del tutto ingiustificata e ingiusta per Wall Street.

Variazione del salario medio nel settore manifatturiero rispetto all’indice dei prezzi al consumo per cibo, casa ed energia, dal terzo trimestre del 1989 al terzo trimestre del 2023

In secondo luogo, si affermerà che rendimenti obbligazionari significativamente più alti causeranno un aumento proporzionale dei tassi ipotecari, a scapito della classe media.

Sì e no. Secondo gli attuali dati governativi, il mutuo medio negli Stati Uniti è di $89.643, ma in questo caso la media non ci dice quasi nulla.

Come mostrato di seguito, il mutuo medio detenuto dal 20% più povero delle famiglie ammonta a meno di $15.000, mentre quello per il 50° percentile è di circa $55.000 e quello del 99° percentile è di $524.000. Quindi i benefici in dollari derivanti dai tassi ipotecari artificialmente bassi vanno in gran parte alle famiglie più benestanti.

Inoltr, se il governo federale vuole aiutare le famiglie a reddito medio per quanto riguarda i mutui, allora la soluzione non è quella di sovvenzionare quelli dei ricchi sopprimendo artificialmente i tassi d'interesse, ma di fornire trasferimenti mirati alle famiglie all’estremità inferiore della scala dei redditi. Un meccanismo per raggiungere questo obiettivo sarebbe una riduzione del tasso d'interesse ipotecario per chi acquista una casa per la prima volta.

Infine si sosterrà che una moratoria estesa sugli acquisti da parte della FED di debito pubblico o delle agenzie governative lascerà il sistema finanziario a secco in caso di crisi di liquidità.

Ma questa è la peggiore affermazione fasulla tra le tante. Se vogliamo una rottura radicale dall'abietta servitù della FED nei confronti di Wall Street, la risposta è chiudere il FOMC (Federal Open Market Committee) e far uscire completamente le operazioni della banca centrale dai canyon di Wall Street.

Infatti i primi ideatori della FED, guidati dal grande Carter Glass, fecero di tutto per mantenere la banca centrale il più lontano possibile da Wall Street. Ecco perché avevano previsto che la FED operasse attraverso 12 finestre di sconto regionali, dove le banche commerciali membri in ciascuna regione potevano ottenere prestiti, ma solo sulla base di solide garanzie commerciali e a un tasso d'interesse di mercato più uno spread di penalità.

Oggi il sistema bancario commerciale detiene più di $12.000 miliardi in prestiti e leasing, esclusi il debito del Tesoro statunitense e i titoli delle agenzie governative. Si tratta di una garanzia più che sufficiente per soddisfare qualsiasi rigore finanziario; inoltre cosa c’è di sbagliato nel richiedere alle banche di pagare tassi d'interesse di mercato più, diciamo, una penalità di 200 punti base qualora volessero usare il credito della banca centrale? Proprio niente.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.

https://opentip.io/freedonia


In che modo il capitalismo americano si è trasformato nel corporativismo americano?

Freedonia - Ven, 05/04/2024 - 10:01

 

 

di Jeffrey Tucker

Negli anni ’90, e per molti anni fino al nostro secolo, era comune ridicolizzare lo stato perché arretrato dal punto di vista tecnologico. Tutti stavamo iniziando ad avere accesso a cose favolose: siti web, app, strumenti di ricerca e social media. Invece gli stati erano bloccati nel passato, utilizzando mainframe IBM e floppy disk di grandi dimensioni. Ci siamo divertiti moltissimo a prenderli in giro.

Ricordo i giorni in cui si pensava che lo stato non sarebbe mai riuscito a raggiungere le glorie e la potenza del mercato stesso. Ho scritto diversi libri sull’argomento, pieni di tecno-ottimismo.

Il nuovo settore tecnologico aveva un’etica libertaria al riguardo: non gli importava dello stato e dei suoi burocrati; non aveva lobbisti a Washington. Questo settore incarnava le nuove tecnologie della libertà e non si preoccupava molto del vecchio mondo analogico di comando/controllo. Avrebbe inaugurato una nuova era di potere in mano alle persone comuni.

Eccoci qui, un quarto di secolo dopo, con prove alla mano che invece è accaduto il contrario. Il settore privato raccoglie i dati che lo stato acquista e utilizza come strumento di controllo. Ciò che viene condiviso e quante persone lo vedono è una questione di algoritmi concordati da una combinazione di agenzie governative, centri universitari, varie organizzazioni no-profit e aziende stesse. Il tutto è diventato una massa opprimente.

Ecco la nuova sede di Google a Reston, Virginia.

Ed ecco quella di Amazon, ad Arlington, Virginia.

Tutte le grandi aziende che una volta rimanevano lontane da Washington ora possiedono un gigantesco palazzo simile a quelli situati a Washington, o nei dintorni, e raccolgono decine di miliardi di entrate governative. Lo stato è ora diventato uno dei loro principali clienti, se non il cliente principale, dei servizi forniti dai grandi social media e dalle società tecnologiche.

Amazon, Microsoft e Google sono i maggiori vincitori di contratti governativi, secondo una relazione di Tussel. Amazon ospita i dati della National Security Agency con un contratto da $10 miliardi e riceve centinaia di milioni da altri governi. Non sappiamo quanto Google abbia ricevuto dal governo degli Stati Uniti, ma si tratta sicuramente di una quota sostanziale dei $694 miliardi che il governo federale distribuisce in contratti.

Anche Microsoft detiene un'ampia quota di contratti governativi. Nel 2023 il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha assegnato il contratto Joint Warfighter Cloud Capability a Microsoft, Amazon, Google e Oracle. Il contratto vale fino a $9 miliardi e fornisce servizi cloud al Dipartimento della Difesa. È solo l'inizio, infatti il Pentagono è alla ricerca di un piano che sia più grande.

In realtà non ne conosciamo nemmeno l’intera portata, ma è gigantesco. Sì, queste aziende forniscono servizi regolari ai consumatori, ma un cliente principale e addirittura decisivo è lo stato stesso. Di conseguenza la vecchia battuta sulla tecnologia arretrata nelle agenzie governative non esiste più. Oggi lo stato è uno dei principali acquirenti di servizi tecnologici ed è anche uno dei principali motori del boom dell’intelligenza artificiale.

È uno dei segreti meglio custoditi nella vita pubblica americana, cosa di cui i media generalisti non parlano quasi mai. La maggior parte delle persone pensa ancora alle aziende tecnologiche come a ribelli della libera impresa: non è affatto così.

La stessa situazione ovviamente esiste per le aziende farmaceutiche. Questo rapporto risale ancora più indietro nel tempo ed è ancora più stretto al punto che non esiste una reale distinzione tra gli interessi della FDA/CDC e quelli delle grandi aziende farmaceutiche. Sono praticamente la stessa cosa.

In questo quadro potremmo anche inserire il settore agricolo, che è dominato dai cartelli che hanno scacciato le aziende agricole a conduzione familiare. Si tratta di un piano statale e di massicci sussidi che determinano cosa viene prodotto e in quale quantità. Non è a causa dei consumatori che la vostra Coca-Cola è piena di un prodotto spaventoso chiamato “sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio”, che la vostra barretta di cioccolato e il vostro danese ce l'abbiano anch'essi e che ci sia del mais nel vostro serbatoio. Questo è interamente il prodotto delle agenzie e dei budget governativi.

La vecchia regola è che il cliente ha sempre ragione. Questo è un sistema meraviglioso a volte chiamato sovranità del consumatore e il suo avvento nella storia, risalente forse al XVI secolo, rappresentò un enorme progresso rispetto all'antico sistema corporativo del feudalesimo e certamente un passo in avanti importante rispetto agli antichi dispotismi. Da allora è stato il grido di battaglia dell’economia di mercato.

Cosa succede quando lo stato diventa un cliente principale e addirittura dominante? L’etica dell’impresa privata cambia: non più interessata principalmente a servire il grande pubblico, essa rivolge la sua attenzione al servizio dei potenti nelle sale dello stato, tessendo gradualmente stretti rapporti e formando una classe dirigente che diventa una cospirazione contro la popolazione.

Questo veniva comunemente chiamato “capitalismo clientelare” e forse descrive alcuni dei problemi su piccola scala. Quello di cui parlo io è un altro livello di realtà che necessita di un nome completamente diverso: corporativismo, una coniazione degli anni ’30 e sinonimo di fascismo prima che diventasse una parolaccia a causa delle alleanze in tempo di guerra. Il corporativismo è una cosa specifica, non capitalismo e non socialismo, ma un sistema di proprietà privata con un’industria cartellizzata che serve principalmente lo stato.

I vecchi binari tra settore pubblico e privato – ampiamente riconosciuti da tutti i principali sistemi ideologici – sono diventati così sfumati da non avere più molto senso. Siamo ideologicamente e filosoficamente impreparati ad affrontare questo nuovo mondo. Non solo, può essere estremamente difficile persino distinguere i buoni dai cattivi nel flusso di notizie; non sappiamo quasi più per chi tifare o fischiare nelle grandi lotte del nostro tempo.

È diventato tutto confuso. Se ci guardiamo indietro abbiamo fatto molta strada sin dagli anni '90!

Alcuni potrebbero osservare che questo è diventato un problema molto tempo fa. A partire dalla guerra ispano-americana, abbiamo assistito ad una fusione tra pubblico e privato che ha coinvolto l'industria delle munizioni.

Ed è vero. Molte fortune dell’Età dell’Oro vennero fatte da imprese del tutto legittime e basate sul mercato, ma altre si raccolsero intorno al nascente complesso militare-industriale che iniziò a maturare durante la Grande Guerra e coinvolse una vasta gamma di settori, dall’industria manifatturiera ai trasporti fino alle comunicazioni.

Naturalmente nel 1913 abbiamo assistito all’avvento di un partenariato pubblico-privato particolarmente eclatante con la Federal Reserve, in cui le banche private si sono fuse in un fronte unificato e hanno accettato di onorare gli obblighi del debito pubblico degli Stati Uniti in cambio di garanzie di salvataggio. Questo corporativismo monetario continua a tormentarci ancora oggi, così come il complesso militare-industriale.

In cosa è diverso rispetto al passato? È diverso per grado e portata. La macchina corporativa ora gestisce i principali prodotti e servizi della nostra vita, compreso l’intero modo in cui otteniamo informazioni, come lavoriamo, come usiamo le banche, come contattiamo gli amici e come acquistiamo. È il manager di tutta la nostra vita sotto ogni aspetto ed è diventata il motore dell'innovazione e del design dei prodotti; è diventata uno strumento per sorvegliare gli aspetti più intimi della nostra vita, comprese le informazioni finanziarie e i dispositivi di ascolto che abbiamo volontariamente installato nelle nostre case.

In altre parole, non si tratta più solo di società private che forniscono proiettili e bombe ad entrambe le parti in una guerra e successivamente ottengono i contratti della ricostruzione. Il complesso militare-industriale si è espanso a tutto e ha invaso ogni aspetto della nostra vita.

È diventato il principale curatore e censore delle nostre notizie e dei post sui social media; è in grado di dire quali aziende e prodotti devono avere successo e quali no; può uccidere le app in un lampo se alla persona ben posizionata non piace quello che state facendo; può ordinare ad altre app di aggiungervi o togliervi da una lista nera in base alle opinioni politiche; può dire anche alla più piccola azienda di conformarsi o affrontare la morte per legge; può impadronirsi di qualsiasi individuo e renderlo un nemico pubblico basandosi interamente su un’opinione o un’azione contraria alle priorità del regime.

In breve, questo corporativismo – in tutte le sue iterazioni compreso lo stato regolatore e il bottino di guerra dei brevetti che rafforza i monopoli artificiali – è la fonte principale di tutto l’attuale dispotismo.

È uscito completamente allo scoperto con il lockdown del 2020, quando le aziende tecnologiche e i media si sono uniti in assordanti campagne di propaganda per tappare in casa le persone, cancellare le vacanze e non farvi visitare la nonna in ospedale e nella casa di riposo; ha esultato quando milioni di piccole imprese sono state distrutte e i grandi magazzini hanno prosperato come distributori di prodotti approvati, mentre vaste fasce della forza lavoro sono state definite non essenziali e messe al soldo dello stato sociale.

Questo è lo stato corporativista all’opera, con un vasto settore aziendale completamente acquiescente alle priorità del regime e un governo completamente dedito a premiare i suoi partner industriali in ogni settore che va di pari passo con la priorità politica. Il fattore scatenante per la costruzione dell’immenso macchinario che governa le nostre vite risale a molto tempo fa e inizia sempre nello stesso modo: con un contratto statale.

Ricordo bene quei giorni negli anni '90 quando le scuole pubbliche iniziarono ad acquistare computer da Microsoft. Sono suonati campanelli d'allarme? Non per me. Avevo l’atteggiamento tipico di ogni libertario pro-business: qualunque cosa il business voglia fare, dovrebbe farlo. Sicuramente spetta all’impresa vendere a tutti gli acquirenti disponibili, anche se questo include gli stati. In ogni caso, come diavolo si potrebbe evitare tutto ciò? La contrattazione tra stato e imprese private è stata la norma da tempo immemore.

Questo fu solo l’inizio di quella che è diventata una delle industrie più grandi del mondo, molto più potente e decisiva sull’organizzazione industriale rispetto ai vecchi mercati produttore-consumatore. Il “macellaio, panettiere e birrificio” di Adam Smith sono stati messi da parte proprio dalle cospirazioni imprenditoriali contro le quali egli metteva in guardia. Queste gigantesche società a scopo di lucro e pubbliche sono diventate il fondamento operativo del complesso corporativo animato dalla sorveglianza.

Non siamo nemmeno vicini ad affrontare le implicazioni di tutto ciò, dato che trascendono completamente i vecchi dibattiti tra capitalismo e socialismo. Infatti non si tratta più di questo. L’attenzione su tale aspetto potrebbe essere teoricamente interessante, ma ha poca o nessuna rilevanza per la realtà attuale in cui pubblico e privato si sono completamente fusi e si sono intromessi in ogni aspetto della nostra vita, e con risultati del tutto prevedibili: declino economico per i molti e ricchezza per i pochi.

Questo è anche il motivo per cui né la sinistra né la destra, né i democratici né i repubblicani, né i capitalisti né i socialisti, parlano chiaramente del momento in cui viviamo. La forza dominante sulla scena nazionale e globale oggi è il tecno-corporativismo che si intromette nel nostro cibo, nelle nostre medicine, nei nostri media, nei nostri flussi di informazioni, nelle nostre case e nelle nostre tasche.

Vorrei davvero che queste società fossero veramente private, ma non lo sono. Sono attori statali. Più precisamente, lavorano tutti fianco a fianco e non è più chiaro quale sia la mano e quale sia il guanto.

Affrontare intellettualmente tale aspetto è la sfida più grande dei nostri tempi. Affrontarlo giuridicamente e politicamente sembra un compito molto più arduo, per usare un eufemismo. Il problema è complicato dalla spinta a eliminare il dissenso a tutti i livelli della società. In che modo il capitalismo americano è diventato corporativismo americano? Un po' alla volta e poi tutto in una volta.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.

https://opentip.io/freedonia


La teoria delle tre generazioni: come Bitcoin raggiungerà l'adozione di massa in 60 anni

Freedonia - Gio, 04/04/2024 - 10:09

 

 

di Aleksandar Svetski

I bitcoiner sono noti per sopravvalutare la rapidità con cui Bitcoin “conquisterà il mondo” e diventerà “ampiamente adottato come denaro”. Sono fermo su questa posizione da molto tempo ormai, ma ultimamente sono arrivato a pensarla in modo diverso.

Prima di accusarmi di resa, o di diserzione, vi chiedo di continuare a leggere e di conservare la vostra opinione fino alla fine.

Mi piace pensare che sto maturando nel modo in cui vedo Bitcoin. Chiamatela temperanza, pazienza o una sana dose di umiltà, ma sto cercando di aggiungere un po' di realismo, o una “preferenza temporale più bassa” alla percezione spesso sovrastimata di Bitcoin tra alcuni di noi. Ma, come noterete, penso che su una scala temporale più lunga, nessuno di noi sia “abbastanza rialzista”.

Bitcoiners need to get an order of magnitude more bullish.

— ck (@ck_SNARKs) July 26, 2022

Iniziamo.


BITCOIN È UNA TRASFORMAZIONE TECNO-SOCIO-ECONOMICA

Le persone sono molto veloci nel proiettare le curve di adozione della tecnologia su Bitcoin, ma il problema è che quest'ultimo non è solo una tecnologia.

Non si tratta solo di uno smartphone, o di un computer, di un social network, di un nuovo titolo, di un nuovo metodo di pagamento, di un motore di ricerca, di una piattaforma di messaggistica, o di qualsiasi altro nuovo prodotto, app o servizio.

Bitcoin è un’intera trasformazione tecno-socio-economica; è una reinvenzione del denaro da zero, incompatibile con qualsiasi forma precedente.

Quindi non solo si tratta di un cambiamento di ordini di grandezza più grande, ma è anche completamente diverso in senso paradigmatico. Ciò comporta enormi vantaggi ed enormi ostacoli.

Vantaggi perché:

  1. Bitcoin ha il vantaggio più importante: se l’offerta è fissa e il mercato a cui punta è quello globale – il che implica che sarà la misura rispetto alla quale verrà valutato ogni titolo, proprietà, attività commerciale, veicolo, borsa o cosa esistente sulla Terra – allora ne consegue che Bitcoin sarà, col tempo, la singola “unità di valore” più liquida e preziosa sulla Terra.

  2. Se è incompatibile con il vecchio, è davvero un cambiamento di paradigma. E se sarà superiore (cosa che ha dimostrato di essere in ogni dimensione importante nel campo monetario), allora non solo “competerà” con la vecchia guardia, ma la sostituirà completamente. Non si tratta di “ritagliarsi una nicchia”, ma di un tipo di trasformazione in cui il vincitore prende tutto e, fondamentalmente, “cambia la natura del gioco”. È qualcosa di molto più grande.

Ostacoli perché:

  1. Una tale trasformazione è un grosso problema. Diventare una moneta globale non sarà una passeggiata nel parco, non sarà facile, Bitcoin dovrà affrontare molti, molti venti contrari e i cadaveri fiancheggeranno il percorso lungo tal viaggio. Il cambiamento è difficile anche nel migliore dei casi e con le controparti più disponibili. Non abbiamo nessuna delle due cose dalla nostra parte.

  2. La natura dei cambiamenti di paradigma è che la maggior parte delle persone non li vede e, anche quando li vedono, raramente li capiscono. Pertanto ci vuole un po’ di tempo per raggiungere la massa critica (qualunque cosa significhi tale misura) e molto, molto più tempo per arrivare alla cosiddetta “adozione di massa”. Non solo, ma alla gente non piace sbagliarsi, soprattutto agli operatori storici, quindi, a parte il fattore tempo, ci sono le resistenze e il sendo del ridicolo da parte di tutti.

Questi sono entrambi ostacoli reali ed è necessario prenderli in considerazione. Non si può semplicemente chiudere gli occhi e le orecchie, twittare che “Bitcoin risolve i problemi” e fingere che andrà tutto bene perché alla fine le cose andranno sempre bene. No, non funziona così.

Dobbiamo capire che stiamo giocando a un “gioco di livello superiore”, come direbbe Jeff Booth, con la posta in gioco più alta e contro i più grandi nemici esistenti, sia esterni che interni. Stiamo combattendo sia contro l’establishment che contro le culture stesse in cui siamo cresciuti.

È necessario che avvengano più cambiamenti di quanto chiunque di noi possa immaginare.

Non lo dico per scoraggiarvi nei confronti di Bitcoin, o per favi sentire come “Dannazione, morirò prima di vedere il lato positivo”, ma per a) ispirarvi che Bitcoin è più grande di quanto pensate e b) farvi fare un bagno di realismo in modo che possiate prepararvi mentalmente e smettere di giocare a giochi a breve termine.

Bitcoin è una maratona, non uno sprint.


LA TEORIA DELLE TRE GENERAZIONI

I cambiamenti socioeconomici su larga scala richiedono generazioni per stabilizzarsi e normalizzarsi. La vecchia guardia deve morire, per così dire, affinché coloro che sono nati nel nuovo paradigma possano prendere i posti di comando.

Ogni generazione rappresenta di per sé un cambiamento di paradigma, e ogni successivo cambiamento di questo tipo porta con sé una comprensione e una relazione completamente nuova nei confronti di Bitcoin.

Esploriamo meglio questo concetto...


PRIMA GENERAZIONE: LA FASE DELL'INFEZIONE

Siamo alla prima generazione di Bitcoin. Chiamatelo pure il primo capitolo, o la prima “era”. Questa era o generazione durerà 20 anni e costituirà la fase di “infezione” per Bitcoin.

La definisco così perché, in questa fase, Bitcoin sta infettando il sistema. È una sorta di virus che si attacca all'ospite che poi agisce in modo tale da provocarne un’ulteriore diffusione. Il suo intento è infettare infrastrutture chiave, menti chiave, leve chiave e sistemi chiave nel paradigma attuale. Inizialmente deve insinuarsi il più inosservato possibile, per poi formare una sorta di simbiosi con l'ospite man mano che cresce, in modo che emergano vantaggi reciproci per entrambi.

Lo abbiamo già visto accadere.

In questa fase Bitcoin doveva dimostrare di essere qualcosa che qualcuno avrebbe scambiato con denaro canonico (o pizze). Doveva mostrare una significativa “prova di concetto” commerciale, cosa che fece con Silk Road. Doveva procedere attraverso una fase iniziale di monetizzazione (Mt. Gox) e poi ispirare un intero settore di imitatori affinché ciò che aveva fatto poteva davvero essere trasformativo, come abbiamo visto con le cosiddette shitcoin.

Ciò comporta un sacco di speculazioni, fino a quando non raggiungeremo finalmente una saturazione sufficientemente significativa della capitalizzazione di mercato totale o della liquidità da poter effettuare una fase di transizione verso un nuovo paradigma.

Siamo esattamente nella fase intermedia della mini-era della speculazione di questa prima generazione, o fase d'infezione dei primi anni di vita di Bitcoin.

Mentre alcuni di noi vedono e utilizzano Bitcoin come denaro e unità di conto, il resto del mondo generalmente lo vede come un asset speculativo, o qualcosa da “scambiare” per fare più soldi fiat. C’è una ragione per cui è correlato ai mercati e, sebbene possano esserci alcuni segnali di disaccoppiamento, in realtà è ancora presto e nel breve termine le persone continueranno a trattarlo come un asset “propenso al rischio”.

Alcune persone lo definiscono una “cosa brutta” e sostengono che abbia disatteso la sua promessa iniziale, ma penso che non abbiano colto il punto. Il denaro fa girare il mondo, soprattutto nel mondo moderno in cui viviamo.

Pertanto per avere il massimo impatto e garantire la simbiosi più efficace, Bitcoin deve essere un animale economico e finanziario. Per porre rimedio alla dissolutezza, Bitcoin deve assorbirla e poi lentamente, come un virus (o, nel caso di Bitcoin, un antivirus), infettare l'ospite e iniziare a cambiarlo.

L’abbassamento della preferenza temporale e il conseguente adattamento/maturazione del comportamento delle persone è un esempio lungimirante di questo effetto. Se desiderate saperne di più su questo punto, consultate l'articolo di Saifedean Ammous su The Bitcoin Times.

Così il gioco è fatto. Prima generazione, un arco di tempo di 20 anni; ne sono trascorsi 15 e siamo sulla buona strada. Mancano altri cinque anni prima della prossima generazione, e in questi cinque anni vedremo altri due halving, un’enorme quantità di speculazione e una reale accelerazione verso quella liquidità o saturazione della capitalizzazione di mercato di cui ho parlato prima.

Allo stesso tempo, dietro le quinte, verranno costruite le cose per preparare il terreno per la prossima generazione. Il che ovviamente ci porta a...


SECONDA GENERAZIONE: LA FASE DELLE INFRASTRUTTURE

Immaginate di essere nati nel 2009, lo stesso anno in cui è nato Bitcoin.

Crescete e diventate maggiorenni in un mondo in cui Bitcoin è sempre esistito. Da bambini davate per scontato che il denaro fosse una cosa digitale e questa idea contorta di aprire conti bancari, o andare in giro con banconote stampate e carte di plastica, vi sembra strana.

Nel 2029 compirete 20 anni e forse la speculazione non avrà mai avuto posto nella vostra mente. Forse vedrete un problema che deve essere risolto e Bitcoin come uno strumento per aiutarvi a risolverlo.

Tenete presente che in questa fase il prezzo di Bitcoin sarebbe più alto e la volatilità più bassa. Cose come Lightning Network saranno più avanzate, insieme ad altri livelli superiori. In quanto tale valuterete tutta questa infrastruttura come una cassetta degli attrezzi, non tanto come una risorsa speculativa. Infatti potreste vedere altre cose sotto questa ottica e scegliere di scommetterci, ma poiché a) Bitcoin sarà maturato e la volatilità attenuata, e b) tanti servizi offriranno Bitcoin come opzione di finanziamento, deciderete che è lo standard rispetto al quale misurare i vostri guadagni; non più l’asset buono solo per speculare.

C'è anche la possibilità che i vostri genitori fossero bitcoiner di prima generazione e vi abbiano insegnato i principi, o vi abbiano messo da parte Bitcoin, e voi siate cresciuti immersi in questi concetti. Quindi non solo Bitcoin è qualcosa che è semplicemente “sempre esistito”, è qualcosa che comprendete profondamente.

Né sono idee inverosimili, data l’era in cui siete cresciuti. Immaginate come voi e quelli della vostra generazione vedrete Bitcoin e come lo utilizzerete: in modo completamente diverso, sì.

Ecco perché considero la fase successiva come la fase degli strumenti o dell’infrastruttura. In questa era Bitcoin passerà finalmente dagli speculatori ai cuori, alle menti e alle mani dei costruttori.

I ventenni che stanno raccogliendo capitali e costruendo imprese in quest’epoca utilizzeranno Bitcoin, Lightning e altri livelli superiori come strumenti che daranno loro un vantaggio così significativo nel mondo che vedremo un’intera gamma di prodotti e servizi che integreranno il denaro nelle loro operazioni, più o meno nello stesso modo in cui la comunicazione è stata integrata in tutto ciò che usiamo oggi.

Gli incentivi si evolveranno in modo tale che avere Bitcoin e i suoi strati superiori nel vostro kit di strumenti vi darà superpoteri.

Ma... tenete presente che per gran parte di questa era, la generazione precedente continuerà a tirare i cordoni della borsa. Ci sarà ancora un elemento culturale e normativo che vedrà Bitcoin come estraneo o speculativo e, nonostante “tutto quello che sta succedendo”, lotterà per aggrapparsi al passato.

Questa era sarà lo scontro tra i nuovi costruttori e i bitcoiner di prima generazione da un lato, e la restante élite del vecchio mondo che possiede ancora gran parte della ricchezza fiat (es. azioni, obbligazioni, proprietà immobiliari, imprese, ecc.). I bitcoiner di prima e seconda generazione, soprattutto all’inizio di questa nuova era, saranno ancora in inferiorità numerica. Ma ovviamente nessun grande uomo si è mai tirato indietro da un combattimento, a prescindere dalle probabilità.

Immaginate i prossimi 20 anni, fino al 2049; non credo che nessuno di noi possa davvero arrivare a capire il tipo di infrastrutture, prodotti e servizi che ne deriveranno e quanto cambierà la marea. Il che ovviamente mi porta alla...


TERZA GENERAZIONE: LA FASE DELL'ADOZIONE DI MASSA

Questa è la generazione dell’adozione di massa ed è qui che i figli dei nostri figli diventeranno maggiorenni. Non avranno mai vissuto un mondo in cui Bitcoin non esisteva e potrebbero entrare nell’età adulta senza nemmeno sapere cosa fossero la valuta fiat.

La fine di questa era avverrà quando gli ultimi resti della nostra generazione inizieranno a estinguersi e si strapperà qualunque nastro adesivo tenesse insieme le vecchie infrastrutture. La città della valuta fiat verrà abbandonata ed entreremo nella vera fase di adozione mainstream.

Potreste pensare: “No amico, accadrà più velocemente data tutta la tecnologia che verrà costruita per allora”.

Ma io ribatto: “Certo, allora verrà costruita molta tecnologia, ma sono abbastanza sicuro che un numero significativo di persone esiterà quando si tratterà di vendere le proprie case, le proprie automobili, i propri prodotti/servizi  in cambio del denaro magico di Internet”.

Quel numero si sarà ridotto in modo significativo, ma se si pensa che governi, grandi aziende e persone che hanno avuto successo nella vita grazie a un metodo preciso andranno all-in e si fideranno di una forma di denaro che avrà solo 40 anni allora vi state illudendo.

Bitcoin è il luogo in cui finiremo, ma la ricchezza deve prima passare di mano e ciò richiederà tempo. Questo è il motivo per cui credo che questa terza generazione sia il luogo in cui avverrà la fase di adozione di massa. Diventeranno maggiorenni in un mondo in cui avranno a disposizione una tecnologia finanziaria superiore e un’infrastruttura economica che consentirà loro di utilizzare Bitcoin come capitale. La forma di capitale più liquida, più ampiamente accessibile, più significativa e affidabile disponibile.

Pensate da qui al 2069 e capirete d'immaginare un mondo completamente diverso. Quello sarà il momento in cui Bitcoin diventerà davvero maggiorenne; la fase in cui la valuta fiat si dissolverà, morirà o diventa una reliquia del passato, mentre Bitcoin diventerà sia uno strato di regolamento globale che una moneta globale.

Sarà il punto in cui Bitcoin costituirà parte integrante di quasi tutte le applicazioni tecnologiche utilizzate da persone di tutto il mondo.

A quel punto Bitcoin non sarà più il virus, unito con l'ospite ne creerà uno nuovo.

Cosa succederà oltre non lo so, ma è emozionante pensarci. A quel punto ci troveremo in un paradigma completamente nuovo.


PER I FIGLI DEI NOSTRI FIGLI

Avrete notato dal mio linguaggio che la mia certezza su ciò che accade in ogni fase diminuisce man mano che ci allontaniamo. Sono abbastanza sicuro di ciò che ci riserveranno i prossimi cinque anni e ho un certo livello di fiducia anche per la prima metà della seconda era, ma oltre tale arco temporale posso solo supporre e dire a grandi linee ciò che è probabile che accada.

Questo perché sono umano e gli esseri umani sottovalutano sempre gli effetti composti, mentre Bitcoin è soggetto a più effetti complessivi di qualsiasi altra cosa che conosciamo (almeno come asset, se non altro). Con ogni giorno che passa e ogni nuovo satoshi detenuto da ogni nuovo utente, con ogni nuovo miner che si collega, ogni nuovo commerciante che accetta Bitcoin, ogni nuovo nodo che funziona e ogni nuovo canale Lightning aperto, Bitcoin si sedimenta e cresce.

Nessuno di noi è pronto per ciò che questo significherà per tre intere generazioni e, purtroppo, molti di noi non vivranno abbastanza per vederlo, ma questa è la goccia con cui abbiamo fatto traboccare il proverbiale vaso.

La nostra generazione ci ha concesso sia il dono di essere i padri fondatori di un nuovo mondo, sia la maledizione di sopportare il mondo dei clown di oggi per arrivarci. Anche se forse non riusciremo a godere a pieno dei frutti di questo lavoro, avremo incarnato la generazione che finirà sui libri di storia come quella che ha cambiato tutto.

Non so voi, ma è un compromesso che vale la pena di firmare.

I bitcoiner di prima generazione sono come coloro che gettarono le basi e le prime pietre delle cattedrali dell’epoca antica e feudale. Non sarebbero mai vissuti abbastanza per vederle finite, ma sarebbero stati ricordati per sempre come i loro fondatori.

E chi lo sa, forse guarderemo dall’altro mondo e ammireremo ciò che abbiamo fatto, come quei grandi che sono venuti prima di noi.

Non lo so.

Ciò che conta, e con questo mi avvio alla conclusione, è riconoscere che Bitcoin è un fenomeno multigenerazionale. Non è Google, Apple, Facebook, Twitter, uno smartphone, PayPal, Visa, un’azione, o una semplice merce. È molto più di tutti questi messi insieme e, data la sua fondamentale importanza, ci vorrà del tempo affinché venga adottato in modo diffuso.

Ci vorranno alcune generazioni affinché si possa normalizzare; passerà sui nostri cadaveri prima di raggiungere il suo pieno potenziale – non che dobbiamo essere radunati e fucilati, ma che la nostra generazione deve lasciare il posto a quella successiva e quest'ultima a quella successiva affinché il nuovo paradigma prenda veramente piede. Una volta che ce ne saremo andati, Bitcoin prospererà davvero.

Spero che voi teniamente a mente tutto questo quando pensate a Bitcoin.

Dobbiamo stare attenti a proiettare le curve di adozione della tecnologia su di esso e, nonostante le delusioni, tentare di non voler armeggiare con esso. Ciò che non è rotto non ha sempre bisogno di essere riparato o aggiornato e, infatti, la caratteristica principale di Bitcoin è il fatto che non cambierà, o cambierà molto poco, nei tempi a cui ho fatto riferimento in questo saggio.

Se le regole del consenso di Bitcoin sono rimaste invariate e andrà avanti così per tre, quattro, cinque decenni, allora le persone svilupperanno naturalmente ciò che conta di più per un nuovo standard e un nuovo paradigma socio-economico: la fiducia.

E per quanto i bitcoiner odino questa parola, la fiducia è importante: la verità è che vi fidate maggiormente di ciò che potete verificare. Questo è il motivo per cui, dopo poche generazioni, Bitcoin sarà alla fine il livello monetario, economico e di comunicazione più affidabile sulla Terra.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.

https://opentip.io/freedonia


La risposta asimmetrica e il cammino dei criminali verso la terza guerra mondiale

Freedonia - Mer, 03/04/2024 - 10:08

 

 

di Tom Luongo

Avete mai provato a uscire dall'orbita di un narcisista? È dannatamente difficile. Il loro modello di abuso emotivo è progettato per farvi sentire l'aggressore, demoralizzandovi, indebolendovi della vostra vitalità e libertà d'azione.

Usano come arma la vostra umanità e alimentano il vostro senso di colpa. Quando finalmente trovate il coraggio di emanciparvi, è allora che le zanne escono davvero; è allora che viene rivelato il loro vero volto e non è altro che disprezzo, derisione e odio sfrenato.

I narcisisti non vi amano, amano sé stessi.

Apro questo articolo con un rapido richiamo alla psicologia umana per preparare il terreno alla discussione di questa settimana su tutto ciò che riguarda la geopolitica. Non c'è arte in questo pezzo, gente, sono dannatamente esausto per crearne.

Perché sono esausto? Correre dietro ai narcisisti mentre ci accompagnano verso la Terza Guerra Mondiale indebolisce l’energia anche della personalità più resiliente. I narcisisti veramente maligni che pensano di manovrare le leve del potere nel mondo si sono resi conto che ci stiamo allontanando da loro.

E sono fottutamente arrabbiati; il sentimento è molto, molto reciproco.

Dal licenziamento di Victoria Nuland dal Dipartimento di Stato lo scorso 5 marzo, gli eventi che circondano la Russia stanno accelerando. A quanto pare l'attacco alla Crocus Concert Hall di Mosca sarebbe dovuto avvenire originariamente il 9 marzo. Doveva essere cronometrato con il Discorso sullo stato dell'Unione di Biden inteso come severo avvertimento ai russi affinché “prendessero la decisione giusta” e votassero contro Vladimir Putin.

Quel giorno il Dipartimento di Stato ha diramato un avvertimento a tutti gli americani di stare lontani da riunioni, sale da concerto, ecc. in Russia.

Perché avrebbero dovuto diramare tale avvertimento sapendo benissimo che i russi avrebbero risposto e avrebbero fermato l’attacco?

Non ha letteralmente senso. Quando la Nuland è stata licenziata dal Dipartimento di Stato, la nostra prima reazione è stata quella d'intendere il tutto come uno spostamento della politica estera americana dalla Russia alla Cina. Ma è tutta qui l'intera storia?

Perché poi l'attacco è avvenuto effettivamente due settimane dopo: un gruppo di tagiki entra, da soldati professionisti quali sono, sparano e scappano. Non si sono comportati affatto come si conveniva ai tagliateste dell'Isis, che sono stati immediatamente incolpati di ciò.

Il recente articolo di Pepe Escobar sull'argomento è eccellente e vale la pena leggerlo. Passa attraverso le linee temporali e traccia molte connessioni importanti, ma mentre lo leggevo ho notato che “girava intorno al tema principale”, per come l'intendo io.

Il corrispondente di guerra russo, Marat Khairullin, ha aggiunto un altro boccone succoso a questa portata: svela in modo convincente il punto di vista dell'MI6 nell'attacco terroristico alla Crocus City Hall.

L’FSB è proprio nel bel mezzo di uno scrupoloso processo di smantellamento della maggior parte, se non di tutte, le connessioni ISIS-K/CIA/MI6.

Ma questa non sarà la fine della storia. Innumerevoli reti terroristiche non sono controllate dall’intelligence occidentale, anche se lavorano con essa tramite intermediari, solitamente “predicatori” salafiti che trattano con le agenzie d'intelligence dell’Arabia Saudita e del Golfo.

Il caso della CIA che pilota elicotteri “neri” per estrarre i jihadisti dalla Siria e portarli in Afghanistan è più un’eccezione – in termini di contatto diretto – che la norma. Quindi l’FSB e il Cremlino saranno molto attenti quando si tratterà di accusare direttamente la CIA e l’MI6 di gestire queste reti.

Questo non vuole essere un affronto nei confronti di Escobar, ha lavorato su molti punti di vista in questa storia, analizzando il tutto per arrivare a una conclusione. Ci vuole tempo e sono felice che se lo sia preso.

Secondo me, però, la pista dell’MI6 è la prima da prendere in considerazione in questo attacco, non l’ultima.

E la chiave di lettura si trova proprio in quella linea temporale. Invece di dare per scontato che gli Stati Uniti siano l’agente catalizzatore degli eventi – facile da pensare perché è coinvolta la Nuland – ripensare a questa operazione come a una distintamente britannica (con l’aiuto di elementi canaglia nel Dipartimento di Stato e della CIA, ovviamente) produce una narrazione molto più coerente.

Ricordate, alla fine abbiamo a che fare con dei narcisisti qui. Allora ricordiamoci cui bono.

Perché senza valutare chi trae vantaggio da questo attacco, non analizziamo le cose correttamente. Inoltre non sto cercando di togliere tutte le colpe dagli Stati Uniti, sicuramente sono coinvolti, ma la sfumatura sta nel definire “chi” negli Stati Uniti.

E se la Nuland fosse stata licenziata perché la notizia di questo attacco aveva finalmente raggiunto le persone giuste al Dipartimento di Stato e al Dipartimento della Difesa? E si sono resi conto, giustamente, che un attacco come questo avrebbe reso quasi impossibile per Putin ignorare e forzare politicamente la mano per intensificare la guerra in Ucraina a un livello tale da giustificare agli occhi del popolo occidentale che era finalmente giunto il momento di farci coinvolgere laggiù?

Riuscite a sentire la crescente voce “Putin deve andarsene” provenir dai think tank di K-Street e dalle sale del GCHQ?

Chi vuole questo risultato? Chi chiede questo risultato da più di due anni? Chi ha inscenato una provocazione (Kerch, Nordstream, Bucha, navi russe colpite nel Mar Nero, assalto alla centrale nucleare di Zaporižžja, ecc.) dopo l'altra per mandare Putin “in tilt?” Al di fuori dell'ufficio di Victoria Nuland e di Lindsay Graham, nessuno negli Stati Uniti è stato così impegnato in tutto questo tempo.

Nikki Haley è stata finalmente costretta a lasciare la corsa alle elezioni presidenziali.

Semmai, più a lungo va avanti questa guerra, minore sarà il sostegno che l’Ucraina riceverà dagli Stati Uniti, anche da Biden! Il cambiamento nell’atteggiamento degli Stati Uniti nei confronti dell’Ucraina è in corso da oltre un anno.

No, le persone che hanno fatto più rumore sono i maledetti inglesi, con cui la Nuland certamente lavora a stretto contatto. I Verdi francesi e tedeschi si sono espressi con altrettanta veemenza, quindi c'entra anche l'Europa continentale.

Ecco cosa penso che sia accaduto alla Crocus. La Nuland, l’MI6 e probabilmente i turchi hanno messo su questa operazione usando mercenari tagiki dell’ISIS-K per uccidere un gruppo di russi. L’obiettivo era impedire agli Stati Uniti di voltare le spalle ai maligni narcisistici colonialisti europei che hanno bisogno di questa guerra, ma non possono combatterla. Questo è il lavoro degli Yankee.

La leadership degli Stati Uniti, già impegnata nei piani per districarsi dall’Europa e rivolgere le proprie attenzioni alla Cina, avverte i russi il 7 marzo di quello che accadrà il 9, inviando inoltre un importante segnale distensivo con il licenziamento della Nuland il 5 marzo.

Dopodiché l'operazione sarebbe continuata, ma sotto la guida di qualcun altro (o semplicemente con il pilota automatico). Le impronte digitali della Nuland sono ovunque. Gli Stati Uniti sembrano dannatamente colpevoli. Cosa fa il male? Non dorme, aspetta. E poi abbiamo avuto l’attacco vero e proprio, dopo che Putin è stato rieletto. Lo scopo primario era ancora perseguibile, forzare la mano di Putin.

Chi invia note di cordoglio alla Russia dopo l'attacco? Incredibile a dirsi gli Stati Uniti e la NATO. Negli ultimi tre anni non c'è stata una sola espressione conciliante da parte di Antony Blinken quando s'è trattato della Russia; è stato l'epitome dell'anti-diplomatico.

Eppure eccolo qui a esprimere le sue condoglianze alla Russia. Poi gli Stati Uniti si astengono dal voto del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite contro Israele, un altro progetto britannico andato completamente in tilt.

Niente di quanto accaduto è in sintonia con la narrativa secondo cui Stati Uniti e Russia sono nemici implacabili.

Ora indovinate chi si è rifiutato anche solo di riconoscere la perdita di vite umane da parte dei russi? Sì... il Regno Unito.

Ecco Jeremy Hunt:

Il Cancelliere dello Scacchiere britannico, Jeremy Hunt, ha dichiarato a Sky News che la Gran Bretagna ha “pochissima fiducia in ciò che dice il governo russo”.

“Sappiamo che stanno creando una cortina di fumo di propaganda per difendere un’invasione assolutamente malvagia dell’Ucraina. Ma questo non significa che non sia una tragedia quando persone innocenti perdono la vita, quando ci sono bombardamenti orribili”, ha detto Hunt. Egli ha inoltre sottolineato che Londra prende “ciò che dice il governo russo con le pinze [...] dopo quello che abbiamo visto da loro negli ultimi anni”.

Non riuscite a sentire quanto sporco si sia sentito Hunt nel dover piangere anche senza entusiasmo i russi morti? È più che patetico e disumano, ma d'altra parte è un membro dell'élite politica britannica... cos'altro potete aspettarvi da questi demoni senz'anima?

David Cameron non ha fatto altro che criticare gli Stati Uniti per non aver stanziato più soldi all’Ucraina. Infatti ci incolpano delle sue perdite  e questo è il classico bullismo narcisistico della vittima.

Ma la vera rivelazione è arrivata dal massimo diplomatico dell’UE, Josep Borrell, sul quale si può sempre contare per mostrare al mondo come si contrae l’afta epizootica. In una scioccante dimostrazione di verità, Borrell ha finalmente raccontato al mondo la realtà dietro l’Ucraina:

Translation of #Borrell’s statement:

Dear Americans, don't dump #Ukraine on us. We don't have money. We have elections coming soon and we may not be re-elected, given the situation in Europe. If you help and we are re-elected, we will do everything you say pic.twitter.com/JCYpaFs9t4

— Malinka ????️ (@Malinka1102) March 26, 2024

Ricordate, i narcisisti non vi amano; amano solo sé stessi. Quando Borrell implora gli americani, fermate la clip e guardate il primo piano: è tutta una messa in scena, amici miei, questa è la verità ed è un avvertimento da parte di Borrell.

Quindi, in questo contesto, le condoglianze di Blinken devono essere prese come una vera foglia di fico nei confronti di Putin. Purtroppo entrambe le parti devono continuare a prepararsi per futuri conflitti, perché è la cosa più prudente da fare, anche se nessuna delle due parti li vuole. Vi suona familiare? Ricordate la storia della prima guerra mondiale.

Negli ultimi dieci anni gli Stati Uniti sono stati trascinati nella trappola in Ucraina dalla Nuland e dai suoi collaboratori dell’MI6 e dell’Europa. Tutti e tre i protagonisti, Stati Uniti, Regno Unito ed Europa, avevano ragioni per l’Ucraina, ma alla fine erano tutte diverse.

L’Ucraina è diventata fisicamente il campo di battaglia a qualsiasi livello. Gli Stati Uniti e il Regno Unito, attraverso la loro influenza in Polonia e nei Paesi Baltici, sono stati usati dall'UE per fomentare questa guerra. Portarli in bancarotta attraverso il conflitto li costringe a tornare ad essere fonti di materie prime a basso prezzo, mentre vengono esportate leggi e regole dell’UE in quei luoghi che hanno il privilegio (dal loro punto di vista) di fare affari con essa.

Dal punto di vista di tutti e tre i giocatori, se l'Ucraina batte la Russia, allora è vittoria per tutti. Alla fine Putin verrà deposto, la Russia sarà umiliata e avrà inizio la tanto desiderata disgregazione del loro impero. L’Europa ottiene il suo Grande Reset; il Regno Unito riesce a mantenere il controllo sull’impero marittimo, rivendicando il controllo della NATO sul Mar Nero e costringendo i produttori di petrolio arabi a rimettersi in riga; gli Stati Uniti riescono a sfruttare la caduta della Russia per indebolire la Cina e fermare l’ulteriore integrazione dei BRICS.

In breve, il mondo tornerebbe agli anni ’90, quando tizi come Bill Browder andavano in giro a comprare tutto e gli oligarchi russi, messi in riga da Putin, spadroneggiavano. Fukuyama avrebbe infine ragione.

Ma, come ho detto, il vero obiettivo di questa guerra non è solo conquistare la Russia, ma anche far sprofondare gli Stati Uniti, facendoli pagare i costi per combattere una guerra che non sono in grado di sostenere.

E ora c'è chi trae vantaggio da questa operazione. Gli Stati Uniti non avrebbero avuto alcun vantaggio nell’uccidere brutalmente centinaia di civili russi, ben sapendo che sarebbero stati essi stessi a condurre la maggior parte dei combattimenti. Il Regno Unito e l’UE hanno bisogno che gli Stati Uniti facciano il lavoro sporco, perché se gli USA uscissero indenni da questa guerra (come nella Seconda Guerra Mondiale) allora il sistema attuale continuerà e i loro piani di dominio falliranno.

Ed è per questo che queste persone sono diventate così sconvolte e istrioniche negli ultimi mesi mentre gli Stati Uniti si rifiutano d'inviare ulteriori aiuti all’Ucraina. È per questo che Emmanuel Macron sta andando all-in: è un'anatra zoppa facilmente sacrificabile. Ecco perché la perfidia britannica dietro le quinte dev'essere il primo sospettato in qualsiasi atto di orrore. È per questo che la Germania è politicamente paralizzata tra la sua classe industriale ansimante e i Verdi che di fatto gestiscono il governo.

Ecco perché il loro odio per gli Stati Uniti è palesemente evidente adesso: gli USA stanno cercando di allontanarsi dai vecchi, sclerotici e maligni narcisisti dell’Europa e questi ultimi non lo sopportano.

È quasi come se fossero i cattivi dei vecchi cartoni animati di Scooby Do: “E anch'io me la sarei cavata, se non fosse stato per quei dannati russi”.

Niente è fuori discussione per loro: hanno il movente, i mezzi e l’opportunità. Dal lato americano, le azioni della Nuland possono essere comprese attraverso il suo odio genetico nei confronti dei russi. Per il Regno Unito e l’Europa è il loro posto al tavolo geopolitico post-globalismo.

La rimozione della Nuland elimina gran parte dello slancio burocratico, ma ciò non significa che le cose cambino in un attimo. Le correzioni di rotta richiedono tempo. Questa operazione a Mosca era in preparazione da molto tempo. Non sarebbe stato fermata. Ritardata? Sicuro. Ma ciò che sta realmente accadendo parla più agli altri attori coinvolti che agli Stati Uniti.

E questo mi porta al ponte Francis Scott Key. Come evento merita un articolo a parte, ma penso che sappiate dove voglio arrivare. C'è una probabilità molto piccola che si sia trattato di un incidente causato da una vecchia nave con un registro di manutenzione irregolare, da un capitano ucraino e da un equipaggio indiano.

Tutte queste cose sono, in termini cinematografici, “allestimento del set”, per creare una narrativa plausibile. Stronzate, in altre parole. Immagino che lo sciopero degli sceneggiatori a Hollywood sia effettivamente finito.

Si è trattato di un attacco sul suolo americano da parte di una potenza straniera e il primo gruppo di persone a cui dovremmo pensare sono i russi. Perché? La vendetta di Mosca, dopo che siamo stati fatti apparire come coloro che hanno architettato l'attentato, come le persone che contano... quelle che prendono le decisioni.

Il fatto che sia gli Stati Uniti che la Russia abbiano cercato di sviare reciprocamente la colpa di entrambi questi incidenti è un fatto molto significativo. Dice chiaramente che entrambe le parti sono consapevoli dei pericoli che questi attacchi alla loro sovranità rappresentano e non sono disposte a usarli come casus belli. È la parte più incoraggiante in tutta questa storia. Le persone razionali stanno ancora cercando di rallentare l'escalation.

Il problema è che non hanno il controllo della situazione. Se gli Stati Uniti volessero la guerra contro la Russia, sarebbe già iniziata. Ciò significa che la vuole qualcun altro.

Da notare la mancanza di “È stata la Russia!” proveniente dagli Stati Uniti; da notare che l'FBI è intervenuta immediatamente, senza alcuna indagine, e ha detto che si è trattato di un incidente, non di un atto di guerra, cosa che molto probabilmente era.

La domanda quindi è: “Chi è stato?” Non scopriremo mai la verità, ma il nostro principale sospettato dev'essere chi ha il movente di voler mandare gli Stati Uniti “in tilt” e difendere apertamente l’Ucraina.

Non sto dicendo che la Russia non l'abbia fatto, anzi. Come atto in una guerra di quarta generazione, abbattere questo ponte in questo momento è assolutamente una delle migliori mosse della Russia sulla scacchiera, soprattutto se Putin si sta davvero preparando ad alzare l'asticella su Kiev nelle prossime settimane. E mi aspetto che faccia proprio questo.

Paralizzare logisticamente gli Stati Uniti è la mossa giusta, ma invita anche a un contrattacco da parte degli Stati Uniti che Putin ha accuratamente evitato per oltre otto anni da quando ha inviato per la prima volta le forze russe in Siria nel 2015.

No, penso che anche questa sia una di quelle “prove” per incastrare la Russia per qualcosa che qualcun altro ha fatto per ragioni molto diverse. E questa ragione è pura, sfrenata, narcisistica vendetta contro gli Stati Uniti che hanno avuto l’audacia di allontanarsi dalle proprie responsabilità (come le hanno definite) in Europa.

Queste persone sono molto chiare ormai da anni: o gli Stati Uniti seguiranno i loro piani per il futuro, o verranno distrutti dall’interno. Questo attacco al ponte Key di Baltimora è un evento da incubo, pensato per essere un catalizzatore per il collasso dell’economia statunitense, creando caos durante un anno elettorale.

Potrebbe facilmente propagarsi ai nostri mercati immobiliari, obbligazionari e azionari nelle prossime settimane. Attaccare gli Stati Uniti mette pressione su di essi e allo stesso tempo distoglie l’attenzione dal deterioramento dell’economia europea.

Questo è un evento che più ci penso più si trasforma in un romanzo di Agatha Christie, in cui tutti hanno motivi per attaccare gli Stati Uniti per ragioni completamente diverse. Quindi non arriverò ad alcuna conclusione definitiva, anche se sapete chi sono i miei principali sospettati.

Ma basti dire che nella rabbia dei narcisisti, non ci verrà risparmiato nulla mentre saremo incolpati per il loro lento e doloroso cammino verso la Terza Guerra Mondiale.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.

https://opentip.io/freedonia


La garanzia collaterale dietro tutti i giochi monetari: Main Street

Freedonia - Mar, 02/04/2024 - 10:05

 

 

di David Stockman

Anche se si attribuisce molta importanza al PIL prodotto dallo stato a causa della spesa sconsiderata e dei deficit, sarebbe saggio stare attenti a ciò che si sta applaudendo. Infatti parte delle enormi quantità di PIL prodotto dal governo federale, derivanti da $6.500 miliardi in spesa pubblica durante i 12 mesi successivi al marzo 2020, sono state temporaneamente collocate in celle frigorifere presso i conti bancari delle famiglie; da allora si sono lentamente riversate nel flusso di spesa al consumo, rafforzando così la domanda derivante dalla produzione e dagli utili del periodo attuale.

Riteniamo che una buona misura di questo “stimolo ritardato” sia stata catturata dalla relazione tra i conti di spesa dei consumatori – depositi e valuta – e il reddito nazionale. Tale rapporto era variato tra il 4,0% e il 6,5% durante i due decenni precedenti al primo trimestre del 2020, ma è decollato a razzo come raffigurato nel grafico qui sotto.

Nel terzo trimestre del 2019 questi saldi di cassa spendibili ammontavano a $938 miliardi e rappresentavano circa il 4,3% del PIL. Al culmine dello tsunami di stimoli fiscali nel terzo trimestre del 2022, tali cifre erano salite rispettivamente a $4.800 miliardi e 18,5% del PIL. Le famiglie hanno detto che, tassi d'interessi in salita o meno, rimangono sedute su un cuscinetto di liquidità da $4.000 miliardi. Intendono quindi continuare a spendere il consueto 96% di quanto guadagnano attualmente.

Depositi e valuta in possesso delle famiglie in percentuale del PIL, dal 2000 al 2024

Inutile dire che questa enorme quantità di denaro delle famiglie non è arrivata sulla scia di un'improvvisa voglia di risparmiare da parte dei consumatori americani; è stata figurativamente lanciata dagli elicotteri di Washington sotto forma di tre progetti di legge approvati tra marzo 2020 e marzo 2021, che complessivamente hanno inondato di $6.500 miliardi l’economia statunitense.

Inoltre la maggior parte di questo ammontare non derivava da un onesto finanziamento in deficit nei mercati obbligazionari, che, a sua volta, avrebbe ridotto (“crowding out”) la spesa per investimenti delle imprese in immobilizzazioni o capitale circolante. Invece durante suddetto periodo la FED ha stampato circa $5.200 miliardi dal nulla, pari all’80% della spesa federale.

In questo contesto i numeri degli assegni sociali emessi dal Dipartimento del Commercio non lasciano nulla all'immaginazione: come mostra il grafico qui sotto, prima della crisi sanitaria il tasso annuo di spesa per gli assegni sociali era di circa $3.100 miliardi e nel febbraio 2020 ammontava a un non trascurabile 22,1% delle spese per consumi personali (PCE).

E poi l’ondata di stimoli fiscali ha travolto l’economia americana come uno tsunami. Nell’aprile 2020, dopo che il CARES Act, il tasso di pagamento degli assegni sociali è raddoppiato arrivando a $6.300 miliardi. Dopo il terzo stimolo con l’American Rescue Act di Biden, la crescita è ulteriormente aumentata fino ad arrivare a $8.100 miliardi nel marzo 2021.

Arrivati a quel punto gli assegni sociali ammontavano a uno sbalorditivo 52% dei $15.700 miliardi della PCE della nazione. In una parola, Washington è caduta nella follia fiscale più assoluta.

Questa conclusione è particolarmente giustificata perché la maggior parte del flusso di denaro in stimoli si è aggiunta alla spesa basata sul reddito. Infatti il reddito personale meno gli assegni sociali (cioè il reddito da lavoro) aveva fatto registrare un tasso annuo di $15.770 miliardi nel febbraio 2020 ed era aumentato – nonostante lockdown e licenziamenti – a $16.350 miliardi, o di quasi il 4%, a marzo 2021.

In breve, le famiglie sono state inondate da così tanta liquidità derivante dalla combinazione di produzione normale e reddito più stimoli fiscali che non potevano spenderla tutta. E questo proprio mentre si rifornivano di merci da Amazon, dato che i loro normali luoghi di spesa nel settore dei servizi (es. ristoranti, bar, cinema, palestre, centri commerciali, ecc.) erano bloccati per ordine del governo federale.

Ahimè, il denaro extra è finito nei sopraccitati $4.000 miliardi di “celle frigorifere”, dove pendono come una spada di Damocle economica sugli sforzi della FED per ridurre l’inflazione scatenata da Washington.

Tasso annuo degli assegni sociali, da gennaio 2019 a marzo 2021

Inutile dire che tutto ciò è totalmente aberrante e insostenibile a lungo termine. Suddetti $4.000 miliardi di liquidità in eccesso delle famiglie, quindi, viene lentamente smaltita e nel terzo trimestre del 2023 era già di $561 miliardi, ovvero il 12%, al di sotto del livello massimo dell’anno precedente.

Inoltre qui non stiamo parlando solo di mezzi di spesa ritirati dalle “celle frigorifere”, ma anche della psicologia del consumatore che ne consegue. In una parola, è probabile che tutta questa insolita liquidità abbia reso i consumatori molto meno cauti di quanto lo sarebbero normalmente stati durante un ciclo di rialzo dei tassi, quando i costi del servizio del debito aumentano e c'è nell'aria il timore di un aumento della disoccupazione e delle perdite del reddito.

Ma man mano che questa liquidità viene spesa, è probabile che la spinta psicologica per i consumatori diminuisca costantemente e probabilmente in proporzione maggiore rispetto alla semplice riduzione dei saldi in dollari. Allo stesso tempo è probabile che l’attuale tasso di risparmio basso venga spinto al rialzo man mano che ritorna la cautela nell’economia di Main Street. Infatti la follia di $6,.500 miliardi in stimoli fiscali che si sono riversati nell’economia nel periodo compreso tra marzo 2020 e marzo 2021 ha letteralmente distrutto i normali flussi e modelli economici.

Pertanto, nel dicembre 2019, il tasso di risparmio pre-crisi sanitaria (linea nera) era del 6,4% e rappresentava $1.051 miliardi di risparmi annui. Ma nell’aprile 2020 il CARES Act da $2.300 miliardi ha letteralmente spento le luci della macroeconomia.

Il tasso di risparmio è salito a un ritmo mai raggiunto prima: 32,9%, il che equivale a un flusso di risparmio di poco meno di $6.000 miliardi su base annua. E quando è arrivato lo stimolo del marzo 2021, si è verificata ancora una volta la stessa aberrazione.

Inutile dire che è da lì che ha avuto origine tutto il denaro extra conservato nelle “celle frigorifere”. Gli sciocchi di Washington hanno pompato talmente tanti stimoli fiscali in un’economia semi-chiusa che non aveva nessun posto dove andare se non nei depositi bancari.

A un certo punto è probabile che si verifichi una grande inversione di tendenza: il cubetto di ghiaccio del risparmio in eccesso si scioglierà non appena uscirà dalle celle frigorifere, causando l’esaurimento della riserva di liquidità da $4.000 miliardi delle famiglie e il desiderio di un ritorno dei saldi cautelativi nelle finanze dei consumatori. Di conseguenza il tasso di risparmio minimo del 3,7% nel dicembre 2023 potrebbe facilmente tornare alla media del 6,4% visto tra il 2017 e il 2019.

In termini di dollari ciò toglierebbe $500 miliardi dal flusso PCE, anche se i supplementi di spesa provenienti dai saldi di cassa delle famiglie saranno diminuiti drasticamente.

Ci piacerebbe credere che ciò accadrà entro ottobre di quest'anno. I burattinai che gestiscono Joe Biden meritano la punizione economica implicita nel loro sciocco vantarsi delle virtù di Bidenomics. E prima accadrà, meglio sarà per tutti.

Tasso di risparmio delle famiglie statunitensi e livello di risparmio, dal 2017 al 2023

Non dovrebbero esserci dubbi sul fatto che l’Unipartito abbia lasciato a bocca asciutta le famiglie americane Negli ultimi cinque anni gli utili settimanali aggiustati all’inflazione sono scesi a un ritmo annuo dello 0,4%.

La politica pro-inflazione della FED le si è ritorta contro: invece di funzionare come stimolo alla crescita ha finito per divorare quasi tutti i modesti guadagni salariali nominali realizzati dai lavoratori nel settore privato in America.

Indice dei guadagni medi settimanali aggiustati all'inflazione, da gennaio 2019 a gennaio 2024

Inutile dire che in passato le cose non andavano così. Infatti il reddito familiare medio reale crebbe a un robusto 3,54% annuo tra il 1954 e il 1969. Ma poco dopo, nell’agosto 1971, alla FED vennero rimosse le cosiddette “manette dell'oro” e s'iniziò a deragliare dal punto di vista inflazionistico.

Nel corso dei successivi 53 anni i redditi familiari sono a malapena riusciti a vincere la corsa contro le ondate d'inflazione generate dalla banca centrale nazionale. Il reddito familiare medio reale è aumentato solo dello 0,74% annuo tra il 1969 e il 2022, ovvero solo del 21% rispetto alla media del periodo 1954-1969.

Proprio così. La crescita mediana del reddito familiare in termini aggiustati all’inflazione ha decelerato di quattro quinti sin dal 1969. Quindi la domanda è: il passaggio della rettitudine fiscale e monetaria ai deficit keynesiani e alla stampa di denaro ha stimolato la crescita del tenore di vita e del reddito reale di Main Street?

Sicuramente no.

Reddito familiare medio reale, dal 1954 al 1969

A dire il vero non crediamo che la FED stia intenzionalmente cercando di prendere a martellate la classe media. La spiegazione è in realtà più sinistra: dopo l'arrivo di Alan Greenspan alla FED, essa è diventata sempre più prigioniera degli speculatori di Wall Street.

Il braccio politico della FED, il FOMC, non solo è situato in Liberty Street, ai piedi del distretto finanziario, ma dipende totalmente dai trader di Wall Street nella trasmissione della politica monetaria all'intera nazione; il tasso di riferimento della FED è la leva finanziaria dalla quale essa invia segnali di prezzo ai mercati monetario e obbligazionario e da lì alle azioni, al settore immobiliare e ad altri asset finanziari, che, a loro volta, dovrebbero far lievitare il tasso d'investimenti e crescita reale di Main Street.

Tuttavia non è mai stato previsto che funzionasse in questo modo. Il progetto originale della Federal Reserve, elaborato da Carter Glass nel 1913, operava attraverso il sistema bancario principale, non attraverso i mercati finanziari e monetari di Wall Street. Il suo meccanismo di trasmissione della politica monetaria era rappresentato dalle finestre di sconto delle 12 banche Federal Reserve regionali.

Ma in questa modalità il meccanismo politico era essenzialmente passivo. Non è stata progettata per guidare la macroeconomia, perché il deputato Glass e i suoi colleghi di quell’epoca capivano pienamente che il capitalismo del libero mercato che operava con il gold standard era pienamente in grado di generare la massima crescita, prosperità e ricchezza.

Di conseguenza non vi era alcuna sciocca convinzione, come oggi, che il capitalismo fosse sempre sul punto di precipitare in un  buco nero di recessione o depressione, o che fosse intrinsecamente incapace di raggiungere il suo PIL “potenziale”. Non c’era bisogno, quindi, che un braccio dello stato aggiustasse capillarmente i livelli di occupazione, la crescita reale, gli investimenti di capitale, la costruzione di nuove case, o i tassi d'inflazione. Tutto ciò era inteso come competenza degli uomini liberi in liberi mercati, interagendo attraverso una forma di denaro sana/onesta (l’oro).

Il mandato della FED era molto più modesto e ristretto: fu progettato per mantenere liquido il sistema bancario commerciale durante i periodi di stress stagionale o finanziario, pronto a scontare titoli commerciali a un tasso d'interesse penalizzante, che, a sua volta, fluttuava al di sopra del normale tasso di mercato.

Di conseguenza la FED recepiva i tassi, non li impostava; era un lubrificatore del mercato dei prestiti commerciali, non il finanziatore del debito pubblico; e, soprattutto, era a favore del mercato, non di un politburo monetario.

Ciò faceva tutta la differenza di questo mondo: la FED di allora non aveva bisogno di essere chiaroveggente riguardo al futuro economico, poiché quest’ultimo è impossibile da sapere con certezza. Pertanto non aveva alcun pregiudizio rispetto al fatto che i tassi d'interesse di mercato fossero bassi, alti o intermedi in un dato momento del ciclo economico, né si preoccupava dei mercati dei capitali a Wall Street e del livello dei prezzi delle azioni e delle obbligazioni.

Al contrario, l’attività di base di Wall Street è la speculazione sugli asset finanziari, mentre la distribuzione di nuove emissioni di azioni e obbligazioni hanno uno status decisamente secondario in termini di livelli di attività e redditività. Di conseguenza gli speculatori sono intrinsecamente e irrimediabilmente sbilanciati verso tassi d'interesse bassi, sempre più bassi.

Questo perché la speculazione in tutte le sue forme si basa in ultima analisi sui carry trade: uno spread positivo tra il costo del mantenimento di un asset e i rendimenti guadagnati su di esso. E questo include, soprattutto, non solo le cosiddette azioni e obbligazioni del mercato “cash”, ma ogni forma di futures e derivati ​​su opzioni, il cui prezzo è in parte basato sul costo implicito del denaro nel corso della loro durata.

Oltre a ciò, la curva dei rendimenti ancorata al mercato monetario imposta anche il tasso di capitalizzazione o il multiplo di valutazione per gli asset a più lunga durata. Gli speculatori vogliono che il costo del denaro scenda poiché ciò riduce il costo di finanziamento delle loro operazioni sul lato delle passività, anche se fa sì che il mercato aumenti il ​​multiplo di valutazione dei loro asset.

L’errore più grande della politica economica statale, quindi, è quello di permettere che la banca centrale diventi ostaggio degli speculatori di Wall Street. Essi spingeranno sempre e comunque i banchieri centrali a impostare tassi più bassi per un periodo più lungo, o anche meno alti per meno tempo, ogni volta che l’esplosione dell’inflazione li costringerà a spingere i cosiddetti freni monetari.

A tal proposito ci basta prendere in considerazione un rapporto cruciale durante l’era Greenspan e la successiva dottrina del cosiddetto “effetti ricchezza”, che rappresenta solo una storia di copertura per la stampa di denaro. In altre parole, i prezzi degli asset sono aumentati di ordini di grandezza superiori a quelli dei salari e dei redditi, ma non ci sarebbe alcuna base logica o sostenibile per tutto ciò se fossimo in mercato libero e basato sul denaro sano/onesto.

Tuttavia dopo il terzo trimestre del 1989 i redditi medi reali delle famiglie sono aumentati solo dello 0,70% annuo, mentre il loro patrimonio netto reale è aumentato del 3,18% annuo. Si tratta di un rapporto di 4,5X quando a tutti gli effetti avrebbe dovuto essere dell'1,0X.

Inutile dire che, anche in un'economia capitalista e di libero mercato, il patrimonio delle famiglie e il patrimonio netto non sono distribuiti equamente, perché non sono equamente distribuiti nemmeno i contributi di lavoro, impresa, investimento e invenzione. Ma quando i vincitori naturali in un libero mercato ottengono uno straordinario impulso dall’inflazione degli asset finanziari promossa dalle banche centrali, la spirale dei guadagni illeciti può rapidamente aggravarsi, portando nel tempo ad accumuli di patrimonio netto estremamente “ingiusti”.

Pertanto tra il terzo trimestre del 1989 e il terzo trimestre del 2023, il patrimonio netto dello 0,1% delle famiglie più ricche è aumentato da $1.750 miliardi a $19.850 miliardi, o di 11,3 volte. Al contrario il patrimonio netto del 50% delle famiglie più povere è aumentato da $710 miliardi a $3.640 miliardi, ovvero solo di  5,1 volte.

Il punto è che il modello distributivo dei vincitori naturali in un'economia capitalista era già in pieno vigore nel 1989. Non c’è alcuna ragione per cui il guadagno netto nel patrimonio netto dello 0,1% più ricco fosse più del doppio del guadagno del 50% più povero. In realtà coloro che dispongono di asset sono molto più predisposti al gioco d’azzardo con leva finanziaria rispetto alle famiglie medie che lottano per far quadrare i conti di fronte all’implacabile inflazione di beni e servizi.

Di conseguenza quando queste cifre vengono espresse in termini pratici di patrimonio netto per famiglia, la distorsione diventa chiara: nel 1989 le 92.000 famiglie che costituivano lo 0,1% più ricco avevano un patrimonio netto di $18,86 milioni ciascuna, 1.230 volte il patrimonio netto medio di $15.300 del 50% più povero, ovvero 46,4 milioni di famiglie.

Tuttavia nei successivi 34 anni siamo arrivati a $138 milioni ciascuna per lo 0,1% più ricco, ovvero 131.000 famiglie, rispetto ai $44.000 ciascuna per il 50% più povero, ovvero 65,7 milioni di famiglie. Questo è un rapporto del 3.175X.

In breve, quando si tratta di stampare denaro poiché si è prigionieri degli speculatori e dei trader a Wall Street, il vecchio detto secondo cui i ricchi diventano sempre più ricchi non potrebbe essere più appropriato.

Inoltre i dati non lasciano dubbi sul fatto che i guadagni derivanti dall’inflazione degli asset finanziari siano stati sistematicamente asimmetrici. Nel corso di questo periodo di 34 anni il patrimonio netto per fascia di ricchezza è aumentato come segue:

• Top 0,01%: +$18.100 miliardi, o l'11,3X

• 0,99% successivo: +$20.700 miliardi, o l'8,1X

• 9% successivo : +$43.600 miliardi, o il 6,6X

• 40% successivo: +$36.600 miliardi, o il 6,0X

• Ultimo 50%: +$2.900 miliardi, o il 5,1X

Quindi la domanda è: cosa accadrebbe se il mandato della FED tornasse al modello della Finestra di Sconto di glassiana memoria?

Suggeriremmo diversi risultati, che sarebbero tutti più che benvenuti.

  1. Il sistema bancario sarebbe più liquido e sicuro.
  2. La crescita economica e la prosperità sarebbero una funzione del libero mercato, che in ogni caso non può essere migliorato dallo stato, come ampiamente dimostra la situazione dal 1987 in poi.
  3. Non ci sarebbe una massiccia monetizzazione dei titoli di stato o una crescita esplosiva del debito pubblico, perché i deficit sarebbero finanziati onestamente nei mercati obbligazionari, causando crowding out, aumento dei tassi d'interesse e potenti reazioni politiche.
  4. Finirebbe l’inflazione dei prezzi degli asset e dei beni/servizi per Main Street.
  5. Verrebbe eliminato il contributo dello stato alla crescente maldistribuzione della ricchezza.

Cosa c'è che non andrebbe bene?

Distribuzione della ricchezza delle famiglie statunitensi. Nota: i guadagni azionari dal 1990 si sono concentrati nello 0,1% più ricco e nella fascia successiva dell’1% più ricco.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.

https://opentip.io/freedonia


La liquidità è morta, lunga vita alla liquidità

Freedonia - Ven, 29/03/2024 - 11:01

 

 

di Francesco Simoncelli

L'euro di oggi vale solo circa 45 centesimi rispetto a un euro nel 1999. Alcune persone sono rimaste al passo, molte sono rimaste indietro; tutti coloro che lavorano per un salario sono stati derubati. L’“inflazione”, sebbene difficile da spiegare o controllare, è il prezzo che si paga quando si lascia che un’élite corrotta e dissoluta ci dica cosa fare. Ci è stato detto che per rilanciare l’economia bisognava stampare denaro per aumentare la “domanda”, salvo poi “scoprire” che la nuova domanda era fasulla così come i tassi d'interessi e il denaro stesso. Ciononostante c'è stato un effetto: più soldi compravano più cose... ora però arrugginiscono, raccolgono polvere, consumate e abbandonate. Il denaro aggiuntivo creato ex novo ha anche aumentato i prezzi degli asset posseduti dai pianificatori centrali e i prodotti che tutti gli altri volevano acquistare. Le cose che si vuole comprare possono essere suddivise in tre categorie: assurde, inutili e pericolose. Sanzioni, restrizioni commerciali, sussidi a industrie selezionate, programmi per la diversità, operazioni di cambio di sesso, la lotta alla droga, alla povertà, al riscaldamento globale, al degrado urbano, alla disinformazione, alle infezioni, alla supremazia bianca e all’antisemitismo... tutto aveva un prezzo.

Tra il 1999 e il 2023 la BCE “ha stampato” quasi €7.000 miliardi in nuovo denaro per pagare queste cose. Ciò, insieme ai prestiti da fonti private, ha portato il debito dell'area Euro alle vette di oggi. I tassi di crescita sono diminuiti e la maggior parte delle persone non è diventata più ricca, ma più povera. Siamo sprofondati sempre di più in un mare di debiti – pubblico e privato – con tassi d'interesse che sono schizzati in alto sulle carte di credito e sul mercato obbligazionario sovrano. Il costo del debito pubblico italiano, ad esempio, ammonta già a circa €50.000 a persona. Ed è lecito aspettarsi che quest'onere supererà i €3.000 miliardi e poi i €4.000 miliardi, dato che non c’è alcun piano credibile per ridurlo. I prestiti aggiuntivi dovranno essere soddisfatti con tassi d'interesse più elevati e una maggiore stampa di denaro. Trascinando il peso del passato, come potranno mai permettersi un futuro adeguato le attuali e nuove generazioni?

La differenza fondamentale tra oggi e gli ultimi 40 anni, 1980-2020, è stata la stampa di denaro senza precedenti e, per la precisione, l'aver assecondato la crescita smisurata del mercato degli eurodollari. Nel nostro sistema monetario fasullo la nuova ricchezza non viene guadagnata, viene creata con i prestiti. La banca centrale concede prestiti alle banche membri, queste ultime poi concedono prestiti agli hedge fund, alle banche più piccole, alle aziende, a chiunque voglia i soldi. L’offerta di denaro aumenta, ma lo stesso vale per il debito.

I mutuatari più grandi sono gli stati, però, i quali usano il denaro facile per sprecare, sequestrare risorse scarse e giocare d’azzardo. Finché il volume del denaro – la liquidità – era in aumento, era ragionevole aspettarsi che i prezzi delle obbligazioni sovrane salissero. Basti pensare, ad esempio, che addirittura i titoli italiani a un certo punto erano trattati a rendimenti reali negativi. Ma da questa orda non possiamo sottrarre gli speculatori sui mercati finanziari che hanno avuto gioco facile nel creare strumenti finanziari sempre più rischiosi per cercare di sbarcare il lunario in un ambiente dove i tassi negativi reali erano diventati la norma. Infatti solo in Europa la quantità di asset che aveva un rendimento negativo era arrivata a cifre da record nel passato più recente. Addirittura i junk bond. Anche i consumatori hanno acceso prestiti – per case, automobili e acquisti con carta di credito.

Tutti questi prestiti e queste spese hanno aumentato il “denaro in circolazione” che inseguiva, principalmente, i beni reali. Ciò significava prezzi degli asset più alti e l’aumento dei prezzi degli asset ha reso le élite molto più ricche.

Poi, nel 2021, l’abbuffata di prestiti si è interrotta bruscamente: i tassi d'interesse e l’inflazione sono aumentati, i prestiti sono diminuiti e con ciò l’offerta di denaro ha iniziato a contrarsi. La FED ha cambiato rotta: niente più soldi facili e niente più tassi negativi. Il tasso di riferimento della FED è stato lasciato salire di 550 punti base – l’inversione di tendenza più grande e più rapida nella sua storia.


LE VECCHIE ABITUDINI, PER QUANTO DURE A MORIRE, MUOIONO

Buffett e il defunto Charlie Munger erano entrambi dei geni, ma hanno anche avuto la fortuna di essere vivi e di investire in un momento in cui il sistema bancario centrale stava pompando migliaia di miliardi in nuova “liquidità” nei mercati. Quel periodo è finito e infatti Buffett sta scegliendo il cash come “strategia d'investimento”. Questa nuova fase è iniziata nel 2021. Dove ci porterà esattamente? Non lo possiamo sapere ancora, ma ciò che è certo è che si tratta di un periodo diverso da quello che ha reso ricchi Buffett e Munger. E per capire il presente, orientandosi al meglio per il futuro, non si può far altro che guardare al passato.

Il periodo 1950-1980 è stato senza dubbio il punto più alto per l’America. Fu allora che Buffett imparò, da Ben Graham, ad acquistare buone aziende a buon mercato e a rimanere investito in esse a lungo. Successivamente imparò da Munger ad acquistarle a prezzi ottimali; ottenerle a buon mercato era utile ma non necessario. Nel 1971 gli Stati Uniti dovettero fare qualcosa con il loro sistema monetario, altrimenti sarebbero stati spazzati via dalla prima crisi del mercato degli eurodollari. Piuttosto che risolvere la questione si vendettero (inconsapevolmente?) alla City di Londra e nel 1980 il nuovo sistema stava già piegando e distorcendo l’economia mondiale. Prima del 1980 quasi tutti i confronti e tutte le misure erano favorevoli agli Stati Uniti: commercio, esportazioni, lavoro, redditi, arte, cultura, ecc. L’America era la numero 1. Dopo il 1980 quasi tutti gli indicatori sono scivolati nell'oblio.

Tra questi c'erano dettagli non molto notati, ma decisamente importanti. Nel primo periodo i salari reali della gente comune aumentavano di circa il 2,3% annuo; nel secondo – dal 1980 in poi – sono finiti in una fascia di bonaccia. Una delle ultime relazioni sui salari aggiustati all’inflazione non mostra alcun miglioramento sin dall’ottobre 1978.

In secondo luogo il peso degli assegni del welfare state in percentuale del PIL era inferiore al 10% prima del 1980; successivamente è salito a quasi il 20% nel 2020 e ora s'è stabilizzato al 15%. Dopo il 1980 la percentuale della produzione totale spesa da chi non la guadagnava è aumentata. Il sistema monetario post-1971 ha favorito la “finanziarizzazione” e la politicizzazione, non nuovi prodotti e servizi. Se ci fosse stato un aumento della ricchezza complessiva, questa non sarebbe finita agli schiavi salariati che se la guadagnavano, sarebbe invece finita nelle mani di coloro che avrebbero ottenuto gli “assegni del welfare” e al sistema finanziario.

L’economia reale è composta da persone che offrono beni o servizi ad altri, in cambio di denaro, che poi usano per acquistare beni o servizi da altri. Ecco perché l’economia pre-1980 andava bene: fornire beni o servizi migliori aumentava la ricchezza reale, quindi i salari aumentavano. Dopo il 1980 è stata una storia diversa: il denaro creato ex novo era più flessibile e più facilmente persuaso a finire nelle tasche di coloro che lo controllavano. Questo nuovo sistema monetario è stato in gran parte una creazione di Milton Friedman: pensava di poter eliminare l’inflazione e la deflazione eliminando l’oro dall'equazione. In realtà, come ben sappiamo, quello gli Stati Uniti era un problema di tutt'altra natura; Friedman venne preso come accademico affinché fornisse una giustificazione di facciata per quello che stava accadendo. Ovviamente non potevano farsi vedere travolti dal panico, dato che non capivano il motivo per cui d'improvviso il loro modello di business stava fallendo. Ciò che rimaneva era fare leva sulla loro credibilità e sulla mancanza di avversari di pari livello e procedere con una dimostrazione di forza: togliere dall'immaginario collettivo qualsiasi riferimento all'oro come mezzo di scambio e mezzo di saldo dei trasferimenti internazionali. La flessibilità e l'offerta più ampia del petrolio avrebbe permesso loro di guadagnare tempo.

Friedman era condivisibile sui temi sociali e politici, ma non su quelli economici. Nel suo mondo teorico gli economisti della FED avrebbero consentito un aumento del bilancio della banca del 3% all’anno. Nessuno avrebbe avuto più motivo di temere l’inflazione, perché i pianificatori monetari centrali non avrebbero esagerato; e nessuno avrebbe avuto più motivo di temere un tracollo in stile Grande Depressione, perché la FED avrebbe potuto fornire una quantità infinita di “liquidità” al sistema bancario, rendendo quasi impossibile una deflazione a livello di sistema. Nel mondo reale, però, le persone non sono né sempre buone, né sempre cattive, ma sempre soggette a influenza (soprattutto politica). E l’influenza nel momento di “stampare” denaro ha sempre trionfato sulla prudenza e sulla correttezza. Infatti la FED ha costantemente aumentato l’offerta di denaro ben oltre il tasso di crescita del PIL, superando nel 2020 di ben 9 volte l’obiettivo del 3% raccomandato da Friedman.

È bene sottolineare un punto in tutta questa disamina: l'interventismo monetario è un male assoluto perché corrompe in modo assoluto. Il sistema bancario centrale in tal senso rappresenta la manifestazione fisica di tale concetto e il vero cancro che ha contorto/distorto la prosperità e il benessere umano è stata la nascita/istituzionalizzazione della Banca d'Inghilterra. E non è un caso che sulla scia di questo scempio si sia provato a istituire una cosa del genere per ben due volte negli Stati Uniti, fallendo in entrambi i casi (es. Prima e Seconda Banca degli Stati Uniti). Come si può intuire le influenze inglesi ancora persistevano dopo la presunta indipendenza statunitense, riuscendo infine ad avere successo con la creazione della FED. E non è nemmeno un caso che la grande espansione monetaria negli USA, la quale diede poi i natali alla Grande Depressione, venne perseguita per arrestare il deflusso di oro dall'Inghilterra che avrebbe sicuramente mandato in bancarotta il Paese. Ecco perché si può concludere che la vera indipendenza gli Stati Uniti l'hanno guadagnata con l'avvio del SOFR, l'emancipazione dal LIBOR e il rimpatrio della politica monetaria.

Per quanto sia incontrovertibile che il problema è l'interventismo capillare che scaturisce dalle macchinazioni presumibilmente sapienti di un gruppo ristretto di persone che si arroga il diritto di decidere per tutti gli altri, l'assenza di una FED indipendente avrebbe rappresentato un destino peggiore di quello attuale. Senza gli incentivi dei grossi conglomerati bancari statunitensi a conservare la propria sfera d'influenza sul territorio, che avrebbero dovuto cedere sulla scia di una valuta digitale, i piani distopici di una certa élite sarebbero stati già realizzati. Invece ne è nato uno scontro in cui diverse fazioni megapolitiche sono in lotta e gli Stati Uniti stanno cercando di risolvere l'annoso problema del mercato degli eurodollari che finora ha consumato il loro potenziale di crescita a vantaggio di altri. Uno di questi altri è l'Europa; un altro ancora è l'Inghilterra; un altro ancora è la Cina. Se, quindi, Powell non fosse stato riconfermato (un tira e molla durato più di sei mesi), il dollaro sarebbe stato completamente annichilito a vantaggio di tutti quei disagiati della cricca di Davos e dei loro piani di riconfigurazione della società. Sì, in questo schema delle cose contribuenti e imprese sono pedine in un gioco bellico più grande, usati come “scudi umani” volenti o nolenti. Sulla resistenza al dolore economico si basa la vittoria o la sconfitta delle parti in conflitto, ecco perché Powell insiste sul cosiddetto soft landing: permettere a una recessione di fare il suo corso senza però far sentire troppo dolore economico alla popolazione. In questo senso si deve intendere la linea d'azione higher for longer dei tassi e la ricostruzione del mercato dei capitali interno.

La BOJ si prepara a difendere lo yen. È lecito aspettarsi da qui ulteriori pressioni sull'euro mentre gli asset energetici continuano a salire. In questo modo Powell può sedersi tranquillo fino a settembre senza dover parlare più di taglio dei tassi.https://t.co/54I7CfZpsu

— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) March 19, 2024

In Europa, invece, guadagnare tempo significa saccheggiare tutto il saccheggiabile per resistere alla tempesta. L'impalcatura economico costruita sin dalla venuta in essere dell'euro s'è basata su un presupposto fallace: finanziamenti infiniti tramite il mercato degli eurodollari. Ora che le festa è finita il panico dilaga e non c'è alcuna remora a mandare al macello in prima linea contribuenti e imprese. La direttiva sulle case green approvata di recente dal Parlamento europeo è un indizio in tal direzione. Senza contare che quest'anno dovrebbero infine concludersi i programmi di acquisti di asset della BCE, solo che se davvero sarà la prima e tagliare i tassi allora gli USA potranno dichiarare vittoria. Powell sta tenendo così i alti i tassi proprio per tal motivo, non ha necessità di continuare a rialzarli; è fiducioso che l'Europa si possa scavare la fossa da sola anche al livello di tassi raggiunto adesso. Tutta l'espansione burocratica europea (es. DSA, DMA, controllo capillare degli aspetti commerciali dei vari settori produttivi, stato di diritto a giorni alterni, sanzioni contro l'industria tech, grande fratello finanziario, ecc.) punta in tale direzione.

Vediamo un po': la FED continua col suo "higher for longer", la BOJ termina la YCC e inverte la rotta. Che abbiamo invece qui? La BCE che da sola vuole dettare il passo. Semmai dovesse tagliare i tassi a giugno, partirà uno short da paura sull'euro.https://t.co/kj3hNSLJso

— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) March 20, 2024

Ricapitolando: la stampa di denaro è un pessimo modo per risolvere i problemi, ma è stato un escamotage utilizzato per guadagnare tempo. Nel frattempo ciò ha distribuito errori economici che devono essere corretti. Infatti tutto il nuovo denaro creato nel summenzionato secondo periodo preso in analisi non è stato guadagnato, bensì preso in prestito principalmente dalla finanza e dagli stati. Il nuovo “denaro” ha aumentato direttamente il debito collettivo e indirettamente ha aumentato i prezzi di azioni e obbligazioni facendo guadagnare a Buffett e Munger un sacco di soldi per sé e per i loro azionisti. Quel capitolo è ormai giunto al termine. La storia di oggi – economica, finanziaria, politica – è diversa sotto quasi ogni aspetto. In particolare, la nuova liquidità è stata presa in prestito e spesa, ma il peso del debito rimane insieme alla crisi inflazionistica/deflazionistica che Milton Friedman pensava di aver evitato. Ognuno dei player in gioco deve risolvere i propri problemi, ma alcuni di essi sono più gravi di quelli degli altri.


RABDOMANTI

La gravità di suddetti problemi porta di conseguenza a scelte dettate dalla disperazione e dal panico, cercando di muovere tutte le leve possibili ed esercitando tutta la pressione possibile sulle proprie sfere d'influenza. Infatti non è un caso che il taglio dei tassi della BNS arrivi subito dopo quello della BOJ. Si tratta di due Paesi su cui la FED ha un particolare ascendente e sono stati utilizzati, e tutt'ora vengono utilizzati, come alleati nella race to the bottom. In essa vince chi è più scaltro, non chi è più bravo. Se ricordate su queste pagine è stato documentato quando la cricca di Davos aveva cercato di destabilizzare la BNS un anno fa col suo attacco a Credit Suisse (fallito grazie al salvataggio della NYFED). Ora che il carry trade coi tassi negativi del Giappone non è più perseguibile, ed è stato quello che ha tenuto a galla l'euro, la BCE ha un disperato bisogno di qualcuno che inverta la rotta da qualche parte prima di lei. Inutile dire che la Svizzera, trovandosi in Europa suo malgrado, è sottoposta alle influenze di quest'ultima (tramite la Bundesbank).

1/ Non è un caso che questa mossa arrivi subito dopo il rialzo della BOJ. La BNS è un campo di battaglia tra la FED e la BCE, e a quest'ultima serve disperatamente un'altra banca centrale che la preceda in un taglio dei tassi.https://t.co/U67YlVCa3J

— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) March 22, 2024

Il sistema bancario europeo ha bisogno di liquidità per non subire le criticità dovute alla quantità di crediti incagliati e asset non performanti che tiene in pancia. È un problema, questo, che attanaglia anche le banche dall'altro lato dell'Atlantico, ma la severità di tal problema è più gestibile data la volontà di ricostruire il mercato dei capitali piuttosto che spolparlo fino all'osso per sopravvivere come sta accadendo in Europa. Una crisi di liquidità, quindi, è inevitabile e le più esposte sono le banche europee. Come sappiamo per esperienza gli stress test non sono utili per saggiare lo stato in cui versa realmente il sistema bancario commerciale, quindi vediamo di analizzare le cose da un altro punto di vista.

Sappiamo che il sistema bancario commerciale è altamente indebitato, fattore misurato dal rapporto tra attivi di bilancio e patrimonio netto, tipico delle condizioni al picco di un ciclo del credito bancario. Mentre i tassi d'interesse erano saldamente ancorati allo zero, i margini di prestito si sono compressi e l’aumento della leva finanziaria di bilancio è stato il mezzo attraverso il quale una banca poteva continuare a staccare profitti. Ora che i tassi d'interesse sono aumentati, l’atteggiamento collettivo dei banchieri nei confronti dei livelli di credito è cambiato radicalmente: sono sempre più sensibili all’esposizione al rischio, sia nel settore finanziario che in quello non finanziario. Le perdite sui mercati obbligazionari si sono già accumulate sia per i clienti che per le banche stesse, di conseguenza hanno iniziato a modificare i loro modelli di business per ridurre la loro esposizione al calo dei valori delle obbligazioni. L’urgenza con cui questa linea di politica viene perseguita è dettata dal livello d’indebitamento bancario europeo, il quale riflette la difficoltà che ha l’intera coorte bancaria nel ridurre il proprio bilancio collettivo. Ma ciò di cui non viene tenuto traccia è lo spostamento dei prestiti dai settori ritenuti rischiosi, quelli che potrebbero gravare le banche con prestiti in sofferenza.

Esistono due modi in cui una banca può conformarsi alla normativa Tier 1 di Basilea 3: aumentando il capitale degli azionisti, o riducendo il rischio sui propri bilanci. Per la maggior parte delle grandi banche, l’emissione di più azioni è considerata troppo diluitiva, quindi vi è una maggiore pressione per ridurre il rischio di prestito. Questo è stabilito dal coefficiente di finanziamento netto (NSFR) introdotto in Basilea 3, ovvero il rapporto tra il finanziamento disponibile (ASF) e il finanziamento richiesto (RSF). L’applicazione delle norme ASF è finalizzata a garantire la stabilità delle fonti di credito di una banca (ovvero, il lato depositi del bilancio). Si applica un taglio del 50% ai grandi depositanti aziendali, mentre i depositi al dettaglio, considerati una fonte di finanziamento più stabile, subiscono solo un taglio del 5%. Ciò spiega perché Goldman Sachs e JPMorgan Chase, ad esempio, hanno espanso le loro filiali bancarie al dettaglio e hanno allontanato i grandi depositi, trasferiti presso la FED attraverso i pronti contro termine inversi.

L'RSF si applica agli attivi di una banca. Per ridurre il rischio del proprio bilancio, una banca deve evitare l’esposizione a impegni di prestito superiori a sei mesi, depositi presso altri istituti finanziari, prestiti a società non finanziarie e prestiti a clienti al dettaglio e piccole imprese. Sono penalizzate anche le negoziazioni in materie prime, così come le esposizioni in derivati che non sono specificatamente compensate da un altro derivato. Ciò spiega, tra le altre cose, la stretta creditizia sulle piccole e medie imprese, la spina dorsale di qualsiasi economia.

Le conseguenze delle regole NSFR di Basilea 3 stanno spingendo le banche commerciali a spostarsi progressivamente verso una stasi priva di rischio piuttosto che tentare di ridurre le dimensioni del bilancio (cosa che richiederebbe una contrazione dei depositi). Mentre le singole banche possono ridurre le proprie passività spostandole verso altre banche, la contrazione del bilancio a livello sistemico richiede una riduzione sia dei saldi dei depositi che di passività simili nell’intera rete bancaria. A parte la capacità molto limitata di cancellare i saldi dei depositi a fronte dei prestiti in sofferenza associati, il processo della creazione di depositi (es. riserva frazionaria) è difficile da invertire... a meno di un default. E se tutti coloro che hanno prestiti li ripagassero? Alcuni potrebbero essere in grado di farlo, ma per la stragrande maggioranza in un’economia zombificata ciò è impossibile.

Senza la continua espansione del credito bancario a tassi d'interesse più bassi, i prestiti in sofferenza sono destinati ad aumentare. Possono essere ammortizzati solo a fronte del patrimonio netto di una banca, o da altri elementi considerati di proprietà degli azionisti (es. crediti d'imposta non pagati), ed è per questo che le offerte di denaro più ampie, composte in gran parte da credito bancario, hanno smesso di salire. Una contrazione? A meno di singole banche che saltano in aria, è difficile immaginarla.

Da qui la caccia spasmodica del sistema bancario europeo alla liquidità e la BCE alla frenetica ricerca di una scusa per tagliare i tassi. Lo spostamento del debito a termine in bilancio da mark-to-market a hold-to-redemption ha nascosto ulteriori perdite e permesso di comprare tempo. Ma c'è un altro aspetto da tener presente: il mercato pronti contro termine statunitense (al quale si può accedere solo con titoli statunitensi). Un contratto pronti contro termine è un prestito garantito da un titolo; un contratto pronti contro termine inverso è un prestito in cui la banca centrale prende in prestito denaro da primary dealer, banche, fondi del mercato monetario e imprese parastatali. La durata del prestito è di un giorno. Il programma offre agli investitori del mercato monetario un posto in cui investire i fondi overnight.e bilanciare la curva di domanda/offerta di quest'ultimi. Durante la crisi sanitaria, ad esempio, la FED ha acquistato circa $5.000 miliardi in titoli del Tesoro e titoli ipotecari da Wall Street e di conseguenza nel sistema finanziario fu immessa un’enorme quantità di liquidità. Poiché le banche non utilizzavano tutta la liquidità per concedere prestiti o acquistare asset a lungo termine, le istituzioni finanziarie disponevano di liquidità in eccesso che doveva essere investita nei mercati monetari. Il risultato è stata una pressione al ribasso sui rendimenti a breve termine.

La FED ha poi rialzato il suo tasso di riferimento, ma con i fondi in eccesso che si riversavano sul mercato, raggiungere il tasso obiettivo si sarebbe rivelato difficoltoso. I pronti contro termine inversi le hanno consentito di raggiungerlo. Al loro picco questi strumenti finanziari avevano raggiunto i $2.500 miliardi, poi da lì sono scesi e attualmente sono a circa $500 miliardi; probabilmente scenderanno quasi a zero nei prossimi mesi. In sostanza, il mercato sta assorbendo la liquidità in eccesso. La FED è consapevole che i grandi investitori istituzionali devono vendere asset per ridurre la leva finanziaria se non c’è liquidità sufficiente. È questo il suo approccio per sgonfiare, in modo quanto più ordinato possibile, la bolla degli asset finanziari; certo, gli spillover raggiungeranno anche Main Street, ma aver puntellato il mercato dei capitali statunitense ha offerto una certa fiducia che il dolore economico percepito potrebbe essere di gran lunga inferiore a quello che invece subiranno altre giurisdizioni (come l'Europa). Infatti i capitali finanziari stanno volando negli USA.

Per quanto ci sia già recessione in termini reali, essa non sarà riconosciuta in termini nominali quest'anno (anche perché c'è ancora liquidità residua nei mercati per mascherarla). Questo permetterà alla FED di navigare fino a settembre con i tappi alle orecchie per smorzare le grida di coloro che vogliono assolutamente un taglio dei tassi. Se ce ne sarà uno, allora arriverà a settembre in modo da sfruttare l'effetto ritardo che può verificarsi nell'economia e favorire poi una eventuale rielezione di Trump. In questo modo potrà rappresentare la “seconda venuta di Reagan” agli occhi dell'elettorato e l'economia statunitense potrà tirare il fiato in termini di commercio/crescita.


CONCLUSIONE

Tutti coloro che ancora credono che ci sarà un ritorno ai bagordi del 1980-2020 si sbagliano di grosso. Non ci sarà più nessuno zero bound, almeno non negli Stati Uniti. La FED sta dicendo chiaro e tondo che bisogna passare attraverso un credit crunch per risolvere gli annosi problemi che hanno attanagliato il sistema bancario commerciale statunitense. E questo i grandi investitori, come Buffet, l'hanno capito. L'eccesso di leva accumulato nel corso dei decenni deve essere ripulito; soprattutto adesso che la politica monetaria è di nuovo tornata nelle mani dell'Eccles Buinding ed è stata tolta dal sistema bancario ombra (es. dollari “fantasma”) che avvantaggiava la City di Londra, Pechino e Bruxelles.

La scommessa della FED è la dannazione della BCE, della BOE e della PBOC.


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.

https://opentip.io/freedonia


Cos’è “l’halving”? Spieghiamo l'evento più importante nella storia di Bitcoin

Freedonia - Gio, 28/03/2024 - 11:01

 

 

di Brian Nibley

L’halving del prossimo mese, considerato il più significativo fino a oggi, ridurrà la ricompensa del nuovo blocco da 6,25 bitcoin a 3,125.

• L’emergere dell'ETF spot su Bitcoin e il miglioramento della chiarezza normativa sono caratteristiche distintive uniche dell’evento attuale.

Dato che gli ETF spot su Bitcoin sono stati approvati lo stesso anno in cui è previsto l'halving, molti nuovi arrivati nel settore potrebbero chiedersi: cos'è? Questa è una domanda comune tra coloro che vogliono saperne di più sul protocollo Bitcoin. Considerato l'evento più importante nella storia di Bitcoin, l'halving di quest'anno dovrebbe avvenire intorno al 13 aprile.

Qui tratteremo le nozioni di base su come funziona, cos'è, perché accade e cosa potrebbe significare per i mercati quest'anno e oltre.

#BTC

4 Phases of The Bitcoin Halving

1. Pre-Halving Rally

Approximately 42 days remain until the Bitcoin Halving in April 2024

And ~60 days before the Halving, a Pre-Halving rally tends to occur (light blue)

History has repeated in this respect

Now, Bitcoin is approximately… pic.twitter.com/UQ8Klh6EfH

— Rekt Capital (@rektcapital) March 4, 2024


Comprendere lhalving

Prima di esaminare i potenziali impatti dell'halving di quest'anno, discutiamo di come funziona.

Bitcoin opera secondo un modello deflazionistico, in cui la ricompensa per l'estrazione di nuovi blocchi viene dimezzata ogni 210.000 blocchi, o circa ogni quattro anni, ed è un processo noto come "halving". Questo evento è significativo perché riduce la velocità con cui vengono generati nuovi bitcoin, limitandone così l’offerta. Bitcoin è l’unico asset nella storia umana ad avere un'offerta fissa che non aumenterà mai oltre il suo limite superiore, rendendolo la valuta più dura mai conosciuta.

Questo aspetto del protocollo non può essere modificato a causa della distribuzione decentralizzata dei nodi. Per aumentare il limite di offerta, la maggior parte dei nodi dovrebbe accettare tale modifica. Anche se questo potrebbe accadere in teoria, è difficile immaginare uno scenario in cui diventi realtà. Migliaia di nodi indipendenti in tutto il mondo dovrebbero accettare d'impoverirsi e ridurre il valore di Bitcoin nel suo complesso.

L'halving di quest'anno ridurrà la ricompensa dei nuovi blocchi da 6,25 a 3.125 bitcoin. Storicamente ognuno di essi è stato seguito da un notevole aumento del prezzo di Bitcoin, sebbene le performance passate non siano garanzia di risultati futuri. Tuttavia la sola anticipazione può portare a un aumento del volume degli scambi e della volatilità dei prezzi, come abbiamo visto nelle ultime settimane.

Contrariamente a quanto potrebbero dire alcuni commentatori di mercato, l'halving non potrà mai essere veramente priced-in prima che avvenga. Questo perché gran parte della pressione di vendita sul mercato proviene dai miner, i quali devono vendere le coin per coprire le proprie spese operative. Dopo l'halving questa pressione di vendita si riduce del 50%, poiché le loro entrate diminuiscono dello stesso importo.

#Bitcoin’s halving is almost here. Unpack the event from a miner’s perspective with our new report: https://t.co/sUsmeP70X0 pic.twitter.com/rcTiSIpiG6

— Fidelity Digital Assets (@DigitalAssets) March 4, 2024


Cosa succede ai miner dopo l’halving?

I miner possono avere difficoltà dopo l'halving, poiché vedono una significativa riduzione delle entrate. Le società di mining più grandi possono avere un’ancora di salvezza dato che possono accedere ai mercati dei capitali per ulteriori investimenti. In assenza di un rapido aumento del prezzo del Bitcoin, i miner più piccoli potrebbero essere costretti a chiudere.

Di conseguenza l'hashrate della rete tende a diminuire per un certo periodo dopo l'halving. Ciò porta quindi a un aggiustamento della difficoltà verso il basso, che alla fine può consentire a più miner di tornare online.

If you are looking for signs that this #Bitcoin bull market is different, look no further. ????#BTC is sitting at its all time high BEFORE the Fed has started cutting rates and BEFORE the halving.

Totally unprecedented.

Bullish AF.

— Rip VanWinkle ⚡️ (@danieleripoll) March 4, 2024


Limpatto dellhalving

L'halving di quest'anno potrebbe essere l'evento più importante nella storia di Bitcoin. Esistono diversi fattori convergenti che non erano presenti durante i precedenti cicli. Alcuni di questi includono:

• L’emergere degli ETF spot su Bitcoin;

• maggiore chiarezza normativa su Bitcoin, criptovalute ed exchange;

• l'eliminazione di molti cattivi attori del ciclo precedente (si pensi a FTX, Celsius, Voyager, ecc.);

• potenziale adozione di Bitcoin da parte di uno stato nazionale (El Salvador e voci di altri Paesi più grandi);

• l'adozione di Bitcoin a livello aziendale (Microstrategy, altre società pubbliche di Bitcoin).

In passato l'halving è stato un evento significativo sia per il prezzo di Bitcoin che per l'intero settore, anche in assenza delle variabili di cui sopra. È ovvio che questa volta potrebbe essere astronomico dato l’effetto combinato di questi nuovi sviluppi.

Inoltre poiché gli investitori al dettaglio possono ora ottenere esposizione a Bitcoin attraverso gli ETF, potrebbero esserci effetti a catena nell’intero sistema finanziario. Come tutto questo possa prendere forma nessuno lo sa.

TOM LEE: "I think #Bitcoin makes a beeline back towards its long-term trend line, which is probably $82,000 in the near term, $150,000 before year-end" ????

pic.twitter.com/RBw5LqaMcc

— Bitcoin News (@BitcoinNewsCom) March 5, 2024

Alcuni degli impatti più certi dell’halving e del mercato rialzista associato includono:

• un aumento delle transazioni. I commercianti che accettano Bitcoin come pagamento tendono a vedere un aumento degli acquisti, poiché i detentori cercano modi per ottenere profitti;

• aumento del volume degli scambi. Questo fattore può rivelarsi talmente estremo che gli exchange incontrano difficoltà. Ad esempio, Coinbase ha subito un'interruzione il 28 febbraio che ha portato gli utenti a vedere un saldo "0" nei loro conti per un certo periodo, mentre il prezzo di Bitcoin è rapidamente salito a $64.000;

• rinnovati investimenti e assunzioni nell'ecosistema delle criptovalute. Le società legate a Bitcoin e alle tecnologie blockchain tendono ad assumere durante questo periodo e gli investitori cercano di finanziare più startup;

• la speculazione e il sentimento del mercato. Non sorprende che il sentimento del mercato tenda a diventare euforico e che la speculazione su Bitcoin e sulle altcoin possa raggiungere livelli estremi. La leggendaria volatilità di questa classe di asset mostra tutto il suo potenziale proprio in questo periodo.

E, cosa più divertente di tutte, la creazione di nuovi meme legati a Bitcoin tende a salire alle stelle durante questo periodo.

Consultate quest'analisi più tecnica per avere maggiori dettagli su numeri e cifre.


Conclusione

L'halving Bitcoin è un evento cruciale, il quale si verifica circa ogni quattro anni e riduce la velocità con cui i nuovi bitcoin vengono messi online. Mentre ci avviciniamo a quello di quest'anno, c'è molta attesa per il suo potenziale impatto sul prezzo di Bitcoin e sul settore in generale.

Con l’emergere degli ETF spot su Bitcoin, una maggiore chiarezza normativa e la crescente adozione da parte sia delle nazioni che delle aziende questo halving potrebbe essere più significativo che mai. Sebbene i risultati esatti rimangano incerti, gli halving del passato hanno storicamente portato a un aumento del volume degli scambi, alla volatilità del mercato e a rinnovati investimenti nel settore.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.

https://opentip.io/freedonia


Quando l'ideologia diventa patologica

Freedonia - Mer, 27/03/2024 - 11:09

 

 

di Phil Duffy

Aleksandr Solzhenitsyn avrà anche ricevuto il Premio Nobel per la letteratura nel 1970, ma ciò non rende la sua opera, Gulag Archipelago, una lettura piacevole. La sola descrizione dettagliata dei metodi di tortura impiegati dal sistema sovietico allontanerà molti lettori. Al di là degli interrogatori ci sono i processi basati su un sistema giuridico finto, descritto dalla teoria del giurista sovietico Andrei Vyshinsky secondo cui la verità è relativa e che le prove possono essere ignorate per poi essere sostituite da confessioni forzate ottenute sotto tortura.

Al di là dell’incubo del sistema giudiziario sovietico, Solzhenitsyn descrisse quelle che chiamò “le navi dell’arcipelago”, i mezzi per trasportare i condannati al luogo finale d'incarcerazione e lavoro forzato. I mezzi di trasporto erano chiamati vagoni passeggeri “Stolypin”, progettati in epoca zarista per ospitare, al massimo, undici prigionieri per scompartimento. Nei momenti peggiori, secondo Solzhenitsyn, uno Stolypin poteva impiegare sette giorni per raggiungere la sua destinazione, carico di venticinque prigionieri.

Nella migliore delle circostanze gli scompartimenti erano pieni di prigionieri politici. Tuttavia i ladri – o blatnye, come venivano chiamati – venivano trasportati con i prigionieri politici e godevano di una posizione più alta nella gerarchia distopica sovietica. Occupavano i posti migliori nello scompartimento di uno Stolypin, continuando a esercitare il loro mestiere vittimizzando i prigionieri politici. I blatnye non venivano puniti per il possesso di un'arma: “La loro legge sui ladri veniva rispettata (“Non possono essere altro che quello che sono”). E un nuovo omicidio in cella non avrebbe aumentato la pena dell'assassino, ma gli avrebbe portato invece nuovi allori [...]. Stalin ha sempre avuto un debole per i ladri: dopo tutto, chi ha rapinato le banche per lui?”.

Solzhenitsyn, senza dubbio, si riferiva al ruolo di Joseph Stalin nella pianificazione della grande rapina alla Banca di Stato di Tiflis nella Georgia. Lo scopo della rapina era finanziare gli sforzi rivoluzionari dei bolscevichi, un piano presumibilmente approvato da Vladimir Lenin.

Com'è possibile che una nazione affidò il proprio sistema di giustizia alla sua classe criminale? Nel caso della Russia, le ragioni sono molteplici e complesse. Parte di questo fenomeno era legato alla sua storia e alle divisioni di classe che ne derivarono. Tuttavia c’era un altro fattore che ebbe un ruolo in particolare nei secoli XIX e XX: l’ideologia. Solzhenitsyn condivise una  prospettiva interessante al riguardo:

Le autogiustificazioni di Macbeth erano deboli e la sua coscienza lo divorava. Sì, anche Iago era un agnellino. L'immaginazione e la forza spirituale dei malfattori di Shakespeare si fermarono davanti a una dozzina di cadaveri. Perché non avevano ideologia.

L'ideologia: questo è ciò che dà al male la giustificazione a lungo cercata e dà al malfattore la necessaria fermezza e determinazione. Questa è la teoria sociale che lo aiuta a far sì che le sue azioni sembrino buone invece che cattive, ai suoi occhi e a quelli degli altri, cosicché non sentirà rimproveri e maledizioni ma riceverà lodi e onori.

Secondo George F. Kennan, che fece parte del gruppo di ambasciatori degli Stati Uniti a Mosca tra il 1933 e il 1953, l’Occidente – dall’inizio della rivoluzione russa nel 1917 – aveva difficoltà a comprendere le motivazioni del regime rivoluzionario:

C'era [...] un'importante differenza tra la questione che interessava i primi bolscevichi e quella che interessava le parti in guerra in Occidente. La prima era ideologica, con implicazioni sociali e politiche universali. I bolscevichi credevano che le questioni di organizzazione sociale – in particolare la questione della proprietà dei mezzi di produzione – avessero un’importanza che trascendeva tutte le rivalità internazionali. Tali rivalità erano, ai loro occhi, il prodotto delle relazioni sociali. Ecco perché attribuivano così poca importanza all’esito militare della lotta in Occidente.

I politici occidentali, al contrario, si concentravano sugli interessi nazionali e sul mantenimento di un equilibrio di potere tra quelle nazioni.

In quanto marxisti, i bolscevichi erano convinti che i successi ottenuti dalla Russia arretrata costituissero un'eccezione alla regola di Karl Marx secondo cui una rivoluzione socialista sarebbe avvenuta prima nelle società industriali più avanzate, in particolare nella patria di Marx, la Germania. Mentre erano ansiosi per i capitali occidentali che avrebbero permesso loro di acquisire attrezzature dall’Occidente per la crescita industriale, i bolscevichi condussero contemporaneamente campagne di propaganda in Occidente progettate per abbattere le sue economie e strutture politiche.

L'ideologia costituì quindi la giustificazione sociale non solo per il violento rovesciamento del regime zarista, ma anche per una continua “purificazione” del socialismo sovietico che portò alle famigerate  purghe di Stalin, le quali mandarono a morte milioni di cittadini sovietici. Sebbene non ci siano dubbi sul fatto che le purghe fossero progettate per eliminare i rivali politici di Stalin, furono vendute al popolo sovietico come parte di una spirale di purezza, in cui gli ideali della rivoluzione russa – e il marxismo classico – venivano in tal modo preservati.

L'ideologia ebbe una presa particolare sul popolo russo all'inizio delle rivoluzioni di febbraio e ottobre del 1917. La vita sotto gli zar aveva creato una rigida società feudale che sopravvisse anche dopo la  liberazione di venti milioni di servi da parte dello zar Alessandro II nel 1861. Non ci fu alcun movimento significativo verso il liberalismo in quel periodo come c’era stato in Gran Bretagna e in altre nazioni dell’Europa occidentale.

Alcune di queste differenze erano basate sulla natura fisica del territorio sovietico e sul suo clima freddo, il quale produceva stagioni di crescita brevi. Il suo sistema ferroviario era molto indietro rispetto a quello occidentale, ostacolando la circolazione di beni e servizi verso i mercati. Jerome Blum, in Russian Agriculture in the Last 150 Years of Serfdom, scrive: “Durante i 150 anni da Pietro ad Alessandro II, quando tante innovazioni furono introdotte in altri settori della vita nazionale, l’agricoltura rimase pressoché immutata rispetto a quello che era stata per secoli”.

Daniel Field ha osservato in A Companion to Russian History che: “La rivoluzione agricola, iniziata in Gran Bretagna a metà del XVIII secolo, aveva alcuni ammiratori nella Russia rurale, ma nessun praticante”.

La Russia era lontana dagli effetti dell’Era delle Scoperte, della rivoluzione agricola britannica e della Rivoluzione industriale.

Anche la distribuzione delle terre ai contadini, conseguente alla loro emancipazione, aveva i suoi lati oscuri:

Per quanto sembrassero impressionanti a prima vista queste libertà, presto divenne evidente che avevano avuto un costo pesante per i contadini. I beneficiari non erano loro, ma i proprietari terrieri. La cosa non deve sorprenderci: erano stati i dvoriane [cortigiani] ad elaborare le proposte di emancipazione. Il risarcimento ricevuto dai proprietari terrieri era molto superiore al valore di mercato delle loro proprietà; avevano anche il diritto di decidere a quale parte delle loro partecipazioni rinunciare. Non sorprende che abbiano tenuto per sé la terra migliore; i servi si prendevano gli avanzi. I dati mostrano che i proprietari terrieri conservarono i due terzi della terra, mentre i contadini ne ricevettero solo un terzo. La terra di qualità a prezzi accessibili ai contadini era così limitata che essi furono ridotti ad acquistare strisce strette che si rivelarono difficili da mantenere e che fruttavano poco cibo o profitto.

Inoltre, mentre ai proprietari terrieri veniva concessa una compensazione finanziaria per ciò a cui avevano rinunciato, i contadini dovevano pagare per la loro nuova proprietà. Non avendo risparmi, dovettero accendere dei mutui, l'80% erogato dalla banca statale e il restante 20% dai proprietari. Sembrava un'offerta generosa, ma come in ogni operazione di prestito il problema stava nei rimborsi. I contadini si ritrovarono gravati da pagamenti che diventarono un peso per tutta la vita e che poi doveva essere trasferito ai loro figli.

Nel 1917, gravata dalla sua partecipazione alla prima guerra mondiale, la Russia era matura per una rivoluzione basata sull’ideologia marxista. Tuttavia il termine ideologia richiede un chiarimento per comprenderne l’impatto in Russia. Britannica descrive l'evoluzione del termine:

La parola fece la sua prima apparizione in francese come idéologie ai tempi della Rivoluzione francese, quando fu introdotta dal filosofo A.-L.-C. Destutt de Tracy, come sostantivo abbreviato per quella che chiamava la sua “scienza delle idee” [...]. Destutt de Tracy e i suoi compagni ideologi idearono un sistema d'istruzione nazionale che credevano avrebbe trasformato la Francia in una società razionale e scientifica.

Britannica aggiunge poi che:

L'ideologia in senso stretto rimane abbastanza vicina alla concezione originale di Destutt de Tracy e può essere identificata da cinque caratteristiche: (1) contiene una teoria esplicativa di tipo più o meno completo sull'esperienza umana e sul mondo esterno; (2) stabilisce un programma, in termini generalizzati e astratti, di organizzazione sociale e politica; (3) concepisce la realizzazione di questo programma come una lotta; (4) non cerca semplicemente di persuadere ma di reclutare seguaci leali, esigendo quello che a volte viene chiamato impegno; (5) si rivolge a un vasto pubblico ma può tendere a conferire un ruolo speciale di leadership agli intellettuali.

La definizione più ampia di ideologia, descritta dal primo criterio di cui sopra, è troppo generale per essere utile a comprendere il conflitto che diede origine alla Rivoluzione Russa e alle sue conseguenze. I restanti quattro criteri, tuttavia, spiegano il divario che esiste tra la definizione più ampia di ideologia, che può comprendere il liberalismo classico, e la definizione più rigorosa che è l’essenza del marxismo violento. È quest’ultima definizione che richiede la nostra attenzione, perché rappresenta un rifiuto totale della moralità e del pensiero che è stato il motore del progresso nel mondo occidentale.

Si può speculare sulla carriera di Stalin in assenza della sua adozione del marxismo, ma è chiaro che nel 1907, quando organizzò la rapina alla banca di Tiflis, era già impegnato in una vita criminale che comprendeva rapine, omicidi, rapimenti ed estorsioni. Ciò solleva una domanda sul ruolo dell’ideologia in tutti i collettivismi: in che misura i dittatori collettivisti sono dogmaticamente legati all’ideologia originale dopo che questa ha favorito la loro ascesa al potere? Stalin usò l’ideologia marxista come copertura per rimuovere qualsiasi opposizione al suo regime e impiegò i suoi militari per costringere altre nazioni a diventare parte del suo impero sovietico. Altri dittatori hanno adottato la stessa strategia, da Mao Zedong in Cina a Fidel Castro a Cuba e Hugo Chavez in Venezuela. Tutti hanno utilizzato il manuale marxista mentre serviva ai loro scopi, ma lo hanno ignorato per eliminare brutalmente l’opposizione. Le persone in quei Paesi, che avrebbero dovuto beneficiare del socialismo marxista, hanno sofferto invece di privazione economica e perdita di libertà.

E ciò ci porta alla domanda definitiva: fino a che punto l’ideologia, rigorosamente definita, si traduce in una perdita di libertà e opportunità economiche all’interno di tutti i collettivismi, incluso il socialismo non marxista, il fascismo, il progressismo e persino la socialdemocrazia? I collettivisti abbandonano il principio di non aggressione mentre giustificano la violenza statale sulla base della falsa idea che il fine giustifica i mezzi. Poiché sempre più potere si concentra nel governo federale degli Stati Uniti, la natura coercitiva dello stato viene sempre più utilizzata per far rispettare obiettivi definiti politicamente come, ad esempio, diversità, equità e inclusione, “diritti” di identificazione del genere e discutibili strategie di controllo del clima. Le università, un tempo bastioni della libertà di parola, ora tollerano la violenza contro coloro che si oppongono ai programmi promossi dai collettivisti. La differenza fondamentale tra la definizione rigorosa di ideologia, che descrive le convinzioni dei collettivisti, e la definizione più ampia, che descrive le convinzioni del liberale classico, è l’ingegneria sociale condotta attraverso lo stato.

Nel regno della ragione il collettivismo non potrà mai vincere sul liberalismo classico e sull’economia del libero mercato. Tuttavia, come osservò Solzhenitsyn, l’ideologia prevalse sulla ragione negli anni successivi alla Rivoluzione russa. La politica di contenimento di George Kennan ebbe un discreto successo nel mettere in quarantena il marxismo virulento/violento dietro la cortina di ferro e il sistema sovietico alla fine fallì a causa delle sue stesse contraddizioni.

Tuttavia ciò è accaduto trentatré anni fa e da allora le lezioni della storia sono andate perdute in Occidente. Il liberalismo classico e il sistema di libero mercato non possono mai essere racchiusi in un’ideologia per contrastare il collettivismo. La ragione deve prevalere, ma dobbiamo evitare il tipo di pensiero superficiale che prevalse tra gli Alleati nella Prima Guerra Mondiale. La sopravvivenza della moralità occidentale è a rischio. Mentre tutte le generazioni perderanno, le generazioni più giovani hanno più da perdere sotto il collettivismo perché dovranno soffrirne più a lungo.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.

https://opentip.io/freedonia


From Tupac to Trump – Everything Is Scripted

Lew Rockwell Institute - Mer, 27/03/2024 - 05:01

The other night, I was watching Jason Whitlock’s excellent “Fearless” podcast, as I regularly do. He was covering the history of rap, or hip-hop (as a mere White male, I cannot determined the difference between them), with a focus on the most popular players in the industry, people like P-Diddy (formerly Puff Daddy) and Tupac Shakur.

I knew about Diddy’s dubious background. His father was a street criminal who was murdered when Puffy/Diddy was little. Little Diddy, like a song. At any rate, from these unfortunate set of circumstances, Puffy/Diddy somehow was handed Bad Boy Records, a division of corporate giant Arista, despite having no background in business. He was now no longer Sean Combs, his birth name, and initially was known as Puff Daddy. To be honest, that’s kind of a weak sounding name for someone in charge of a gangster rap label. Not that P Diddy strikes fear in the hearts of anyone, either. Snoop Dog? Lil’ Romeo? What’s with all these lame nicknames for supposed tough guys? And to think Johnny Cash was embarrassed about being named Sue.

But what really struck me is the research Whitlock did on Tupac Shakur. The guy with the “Thug Life” tattoo. The “baddest” man in a “bad” industry. Whitlock, who is an actual investigative journalist, unearthed a remarkable video interview with a teenage Shakur, who was then known as “Zesty.” Well, to be fair, it’s no less imposing of a nickname than Snoop Doggy Dog or Lil’ Romeo. At any rate, the interview reveals a very dainty, feminine Shakur, who seems much more like the theater major he was planning to be than any future gangster. Whitlock talked about how, in 1994, Shakur was supposedly shot five times, including twice in the head. Remarkably, he was released from the hospital the next day, complete with a Hollywoodish bandage wrapped around his head. He was now the face of gangster rap. Central casting 101.

This was a few years before Tupac was actually shot and killed, seemingly at the behest of his rival, Biggie Smalls, aka The Notorious B.I.G. There was a whole east coast-west coast rivalry going on. It’s a hip hop thing, you wouldn’t understand. On the old Bozo cartoons, his chief antagonists were a criminal duo known as Short Biggie and Big Shorty. Maybe the Notorious B.I.G. was a Bozo fan. At any rate, some fans refused to believe Zesty/Tupac was really gone. Did he fake his death, like Elvis? Or JFK, Jr.? Biggie Smalls went on to be murdered himself shortly thereafter. That’s organized crime for you. And those concocting this stupid and dangerous rap music industry wanted nothing more than for young people to make that comparison. They glamorized rappers the way Warner Brothers glamorized 1930s gangsters in films.

“Beto” O’Rourke, the Irish guy born Robert Francis O’Rourke, was a drunk driver, played in a punk band, a member of the self-proclaimed world’s oldest computer hacking group, the Cult of the Dead Cow, and most notably admitted to having fantasized about killing young kids. Then he was recruited- “installed” as comedian Katt Williams calls it- as an exciting young Democratic Party politician. Just like Sandy Cortez, as she was known as a popular teenager in an upper-middle class area. She was transformed into “AOC,” after she was hired to play the role of congressional representative, according to her brother. Or, you may prefer to believe our state controlled media, who tell us that in America, any obscure waitress can grow up to be a politician. That can happen if you’re really good at mixing drinks.

Have you watched “comedian” Lily Singh? She makes Margaret Cho look like Rodney Dangerfield. And her ego puts Trumpenstein to shame. There are lots of videos devoted to critiquing her ridiculous pomposity on YouTube. But someone “discovered” her. And gave her a late night talk show. She was “installed.” They needed a bisexual woman of color, as she refers to herself in every other sentence. Going back a bit, how did Don King go from two time murderer to the world’s premiere boxing promoter? Everything about King- his finger in a light socket hairdo, his wrapping himself in the American flag, his fracturing of big words, screams actor. Someone “discovered” him in his prison cell. He was definitely “installed.”

Marjorie Taylor Greene is the Republican alternative to Alexandria Ocasio Cortez, the former perky high schooler known as Sandy. MTG to AOC. A female Trump. Greene’s background is pretty undistinguished. She seems to have worked as a cross fit trainer, and also written for some conspiracy periodical. Hey, I still do kick boxing workouts at sixty seven, and I’ve written for conspiracy periodicals. Can someone “discover” me? MTG’s antics are very similar to AOC’s. You have a clear choice. Can anyone listen to Kamala Harris for five minutes, and not believe she was “installed?” There are lots of more attractive women, who can cackle as well as her. And millions of White women more qualified to be the nation’s first female vice president.

Who “installed” Lori Lightfoot? Gretchen Whitmer? Online rumors claim that Whitmer was known as “Stretchin’ Gretchen” in high school. I think you can probably figure out what the nickname suggests. How did Mike Lindell go from crackhead to the CEO of the world’s biggest pillow company? Did someone really think Lindsey Graham had the charisma and charm of a successful politician? Adam Schiff? Chucky Schumer? Did Nancy Pelosi really turn Miss Lube Job of 1959 into Speaker of the House? None of these leading political figures are personable in the manner of a Bill Clinton or a Ronald Reagan, let alone Franklin Roosevelt or John F. Kennedy. Yet someone backed them with big money, and if we are to believe the voting results, someone keeps returning them to office. Every one of them are “installed.”

In our world of alternative media, I am suspicious about lots of the most popular figures. I know how hard it is to get the kind of following I have built. I don’t know what you have to do, or what you can do, to get hundreds of thousands, or even millions of followers. Some of these people have become One Percenters while saying and writing many of the same things I have, without becoming a One Percenter. As I’ve said, I treat everyone as legitimate until proven otherwise. But it is impossible to escape the notion that there is an unseen source of power behind some of them. We may not know which ones, but some of them were undoubtedly “installed.”

I read a story recently about a couple that lost their little girl on the beach. Apparently, the sand where she was playing just collapsed, and pulled her under. The interview I saw with the parents raised the kinds of questions such interviews usually do. I don’t know, maybe it’s not as traumatic as I would think it would be to lose a small child like that. And it wasn’t explained just how she was sucked under, to such an extent that volunteers worked for twenty minutes or something before reaching her dead body. I can’t imagine a more horrible way to die. My apologies to the parents, and to the parents enduring tragedies like this, for noticing their demeanor. But we see it regularly in all the mass casualty events. It just sets off my Spidey Sense. But who knows, maybe Zesty Shakur was shot twice in the head. He was a gangster.

It’s hard to disagree with Shakespeare’s proclamation that “all the world’s a stage.” But who was Shakespeare? There has long been a scholarly debate about the real identity of perhaps the world’s greatest author. The historical William Shakespeare had little education, and had never traveled to any of the countries he described so colorfully. When James Wilmot set out to write the first biography of Shakespeare in 1781, and visited his home town, he was shocked by what he discovered. There was no evidence that Shakespeare had ever owned, let alone read, any books. He left behind no letters. The real author of the work credited to Shakespeare must have been an aristocrat like Francis Bacon. Maybe I’m just being an elitist snob. A community college dropout and self-proclaimed populist shouldn’t be a snob.

Read the Whole Article

The post From Tupac to Trump – Everything Is Scripted appeared first on LewRockwell.

The Heinous Constitution: An Abominable Curse on the Liberty of All

Lew Rockwell Institute - Mer, 27/03/2024 - 05:01

“Still another of the frauds of these men is, that they are now establishing, and that the war was designed to establish, “a government of consent.” The only idea they have ever manifested as to what is a government of consent, is this—that it is one to which everybody must consent, or be shot. This idea was the dominant one on which the war was carried on; and it is the dominant one, now that we have got what is called “peace.”

Lysander Spooner, No Treason: The Constitution of No Authority

To believe or support any document that is claimed to be a contract agreed upon by all, and in perpetuity, without a single signature by any held to its decrees, represented by only a few criminal rulers, ‘interpreted’ by only nine appointed criminal ‘supreme’ court judges, and enforced at the point of a gun, is not only ignorant, arrogant, and asinine, it is completely insane. But in this nation-state 235 years ago, a few rich mercantilists and corrupt politicians falsely referred to as the ‘founders,’ in the dark of night, behind locked and closed doors, in total secrecy, drafted what is referred to as ‘The Constitution,’ and claimed it bound every single individual in the country, and would be binding on every single individual born thereafter. What nonsense is this?

No man, and no group of men called government, have any right whatsoever to rule over any other man on earth. To assume such a position, whether this rule be consented to by any minority or majority, or unlawfully ‘designated’ to any so-called ‘representative, is illegitimate and immoral, and is the epitome of evil. This is without question, and those who would attempt to refute this truth, are not to be trusted. All power of one over another is criminal, therefore the delegation of such power is also criminal. This should bring forth the assumption that all those who participate in this unauthorized government, all those who support this system, and all those who vote to sustain this system, are behaving in a criminal manner. As should be obvious at this juncture, we live in a criminal country.

Unfortunately, every country on earth has some form of government, or governing structure, and all are illegitimate. Although some places are better than others, none are truly free, so this makes it virtually impossible to use your feet to seek real freedom, as none exists in its natural form in this world. How did man get to this place? How did man not see the error in rule, and squash it at the beginning? How did man over thousands of years of rule not understand that rule is the essence of slavery?

Could any government be legitimate? I would say no, but optimistically speaking, there is always the possibility. A legitimate government could theoretically (never in reality) exist, but with a very strict set of parameters. It would have to be completely voluntary by all participants, it could have no power whatsoever to make ‘laws’ or mandates or delegate any power,  it could only protect the natural rights of man without any manner of aggression, it could have no power to tax (steal), it could not regulate or restrict anyone from any activity that did not harm the natural rights of others, and none could be bound by it should they decide to leave the system. This seems simple enough to me, but it has never once been tried; this likely due to the fact that no criminal politician would have any interest whatsoever in not having power over others. This is a realization that should be embraced by all.

Due to extreme propaganda, outright lies, lifetime indoctrination, and brainwashing, most in this country cling to the State’s false narrative that they are free, but there has never been total freedom, even when times were much better than today. Every day since the so-called birth of the U.S., freedom has been compromised, and the population has experienced less and less liberty. This was not an accident, as all government is criminal, and seeks only to gain more power over others. Government is fraudulent, and its constitutions therefore, are fraudulent as well. This should be easily understood, but it is not except by the very few.

Governments have no legitimate right to rule, and cannot therefore, define, grant, restrict, or take away natural rights, or alter natural law, without destroying the concept of freedom in the process. Any government constitution is in direct contradiction of this truth, as constitutions are meant to first define the powers assumed by government, when government has no justifiable authority to claim power over any man, his property, or his beliefs. Considering the U.S. Constitution, especially Article 1, Section 8, it grants unlimited powers to government, including the power to tax, to control all money, to control all commerce, to provide for the general welfare, to provide (control) for all common defense, to borrow money creating common debt, to declare war, to raise armies and militaries, to assume control of all by complete power over the militia, and grants itself ‘authority’ to purchase (steal) any property it deems necessary for these purposes, among other powers. If this is not enough, government gives itself the power to make all laws necessary for executing any and all powers as ‘vested’ by the Constitution. As you can see in this statement alone, this constitution was meant to ‘vest’ massive powers to government. Nothing could be more harmful to freedom, nor could it be more blatantly immoral and absurd.

The government drafted and implemented this document to greatly expand centralized power, and gave itself unlimited powers to do so. This was not done by the people, or with the consent of the people, certainly not even one single individual, and this heinous document was never created out of whole cloth in order to limit itself, or empower the people in any way. Should that have been the mission, it was an abject failure from minute one, but in reality, it was no failure for the rulers, it was a magnificent success, as can be evidenced over our history of tyranny and totalitarian rule.

The U.S. Constitution is not only illegitimate, it is a complete fraud. It has no authority over any individual, it cannot define or grant rights, as all rights are natural, and it was never drafted for that purpose. To accept anything other than this truth, one would have to concede that any government, and at any time in history, or any so-called criminal representatives of government, could bind you by an unsigned contract without your implicit agreement, to be a slave to the State. Not only that, but also, that all your children, and your children’s children, and every generation in the future would also be bound by the dead politicians who forced this on the people in the first place. The idiocy of this kind of thinking is not only bewildering, but is also idiotic.

Everything I have said here applies to every constitution, every government decree, every restrictive law, whether State or Federal. Constitutions have no legitimate authority, regardless of venue. There is no such thing as limited government because government only seeks more power. There is no such thing as a benevolent government for these same reasons, and that all government is evil. No one has any right whatsoever to delegate power to anyone or any government to bind another; one can only bind himself, so this fact alone negates all government and its heinous constitutions.

Of course the questions I will be asked, are: “What is your solution?” “What system do you recommend?” How do we ‘reform’ government to make it better?” “Who will protect me, and keep me safe?” “Who will build roads?” “Who should I vote for as my master to fix government?” And many will think if not ask: “Who will steal from my neighbors to give to me, so I can have ‘free’ healthcare, welfare, ‘covid’ checks, tax credits, government schooling, food stamps, retirement pay, etc.?” Stupid questions all, and an obvious sign that irresponsibility and voluntary enslavement to the State, is more important to most than their own freedom. This is pathetic beyond words, and the chatter of dependent fools.

“To be GOVERNED is to be watched, inspected, spied upon, directed, law-driven, numbered, regulated, enrolled, indoctrinated, preached at, controlled, checked, estimated, valued, censured, commanded, by creatures who have neither the right nor the wisdom nor the virtue to do so. To be GOVERNED is to be at every operation, at every transaction noted, registered, counted, taxed, stamped, measured, numbered, assessed, licensed, authorized, admonished, prevented, forbidden, reformed, corrected, punished. It is, under pretext of public utility, and in the name of the general interest, to be placed under contribution, drilled, fleeced, exploited, monopolized, extorted from, squeezed, hoaxed, robbed; then, at the slightest resistance, the first word of complaint, to be repressed, fined, vilified, harassed, hunted down, abused, clubbed, disarmed, bound, choked, imprisoned, judged, condemned, shot, deported, sacrificed, sold, betrayed; and to crown all, mocked, ridiculed, derided, outraged, dishonored. That is government; that is its justice; that is its morality.”

Pierre-Joseph Proudhon, The General Idea of the Revolution in the Nineteenth Century

The post The Heinous Constitution: An Abominable Curse on the Liberty of All appeared first on LewRockwell.

The CIA Does ‘Soulful Work’

Lew Rockwell Institute - Mer, 27/03/2024 - 05:01

Back in the late 1980s and early 1990s, a spate of books and articles extolling the word “soul” became the rage in the United States.  Soul became the chic word.  It popped up everywhere.  Everything seemed to acquire soul – cars, toasters, underwear, cats’ pajamas, assorted crap, kitsch, etc.  Soul sold styles from boots to bras to bibelots from The New York Times to O Magazine.

The vogue in soul talk spread to every domain as everyone was commodified and capital was financialized.  While political, economic, and ecological reality spun out of regular people’s control and they felt unable to feel connected to a religious tradition that cut through the materialistic and war miasma, they were ravaged with a hunger to devour, to consume.  It was soul propaganda, highbrow New Ageism at its finest, the religious equivalent of an old-fashioned Ralph Lauren interior.  It was the era of consuming souls in a society that had become a spiritual void.  At least for those who had become divorced from their bodies and tradition at its best.  Fantasy started to rapidly replace reality.

The great popularizer of this new sense of soul and self (though no-self would be more accurate) was Thomas Moore, the author of the best-selling book – Care of the Soul, “a pathbreaking lifestyle handbook” and soon to be soul franchise (The Soul of Sex, Soul Therapy, The Soul of Christmas, etc.)  His works replaced the idea of an existential self with a precious, epicurean conception.  “You have a soul, the tree in front of your house has a soul, but so too does the car parked under the tree,” he said, adding that things “have as much personality and independence as I do.”  Ah, soul!

Not soul as I once learned in Catholic school: the essence of human freedom and consciousness in God united with the body.

Definitely not soul as the essence of a person bound by conscience to God and other human beings.

Not soul as in “For what shall it profit a man if he should gain the whole world and lose his soul.”

Not even soul as the dictionary defines it” “the immortal essence of an individual life.”

Although I have seen this soul-talk used for decades now to sell all sorts of bullshit and thought I couldn’t be surprised by any more usage, I just stumbled on one that took my breath away.  I read in Life Undercover, a memoir by RFK, Jr.’s presidential campaign manager, daughter-in-law, and former CIA spy under nonofficial cover in the Middle East, Southeast Asia, and North Africa, Amaryllis Fox (Kennedy), that CIA work is “soulful work.”  I didn’t know this.  I thought its job was to spy, kill, and foment chaos for its Wall St handlers (with certain exceptions being some analysts who gather information).  I recall former CIA Director Mike Pompeo saying, “I was the CIA director. We lied, we cheated, we stole. It’s – it was like – we had entire training courses. It reminds you of the glory of the American experiment.”  Or as my friend Doug Valentine, an expert on the CIA, puts it, the CIA is “Organized Crime,” not a bunch of soul-force workers out to feed the hungry and clothe the naked.  He writes:

CIA and military intelligence units now operate out of a global network of bases, as well as secret jails and detention sites operated by complicit secret police interrogators. Their strategic intelligence networks in any nation are protected by corrupt warlords and politicians, the ‘friendly civilians’ who supply the death squads that in fact are their private militias, funded largely by drug smuggling and other criminal activities.

Yet Fox effusively thanks her CIA colleagues for their great work and for making her the woman she has become.  “Your allegiance is to the flag, to the Constitution, to some higher power, be that God or Love,” she writes in gratitude.

For some reason, I don’t think the assassinated JFK or RFK would buy her love talk; rather, they may quote another eloquent Irish-American, the playwright Eugene O’Neill: “God damn you, stop shoving your rotten soul in my lap.”

The man Fox is trying to elect president of the U.S., Robert F. Kennedy, Jr., also wrote a memoir – American Values – that revolves around an indictment of the CIA for an endless series of crimes:  “What are we going to do about the CIA?” he quotes his father saying to his aide Fred Dutton at the beginning of JFK’s presidency, before both Kennedys had yet to be killed by the soulful CIA.  Kennedy, Jr. writes:

Critics warned that the ‘tail’ of the covert operations branch would inevitably wag the dog of intelligence gathering (espionage). And indeed , the clandestine services quickly subsumed the CIA’s espionage function as the Agency’s intelligence analysts increasingly provided justification for the CIA’s endless interventions.

Fifty-six years later his campaign manager Fox Kennedy – you can’t make this weirdness up – married to RFK, III, is touting the soulful work of the Agency.  She replaced Dennis Kucinich, who was a strong a supporter of the Palestinians.  Is Fox and RFK, Jr.’s relationship a matter of what the Boss says to Luke in the iconic movie Cool Hand Luke – “What we got here is failure to communicate” – or the kind of communication that takes place in elite circles behind closed doors?

Sometimes sick people utter truths that lead to sardonic assent.  They remind you of history that is so shameful you cringe.  Fox and Pompeo also seem to live in separate realities, their psyches twisted by some deep evil force for which they both worked.

And here we are in another presidential election year.  When you think about presidential politics, you have to laugh.  I like to laugh, so I think about them from time to time.  It’s always a bad joke, but that’s why they are funny.  It makes no difference whether the president is Ford, Nixon, Carter, Reagan, George H. W. Bush, Clinton, Bush Jr., Obama, Trump, Biden, or anyone who tries to square the oval office for their special sort of big change that never comes.  Those who tell you with a straight face that the lesser of two (or more) evils is better than nothing have not studied history.  They choose the evil of two lessers and wash their hands.  They live on pipe dreams, as Eugene O’Neill put it in his play The Iceman Cometh:

To hell with the truth! As the history of the world proves, the truth has no bearing on anything. It’s irrelevant and immaterial, as the lawyers say. The lie of a pipe dream is what gives life to the whole misbegotten mad lot of us, drunk or sober.

I am reminded of advice I was given during the immoral and illegal Vietnam War when I had decided to apply for a discharge from the Marines as a conscientious objector.  But if you don’t go to the war, people said to me with straight faces, some poor draftee will.  The military needs good people.  To which I would often respond: Like the country needs good commanders-in-chief such as Lyndon Johnson and Richard Nixon.  It’s like what people say about buying a lottery ticket when your odds are 1 in 500,000,000 – someone has to win.  Ha!  Ha!  Never reject the system is always the message.

Contemplating U.S. history for the past fifty-five plus years confirms the continuity of government policy for war and economic policies that enrich the wealthy at the expense of the working class and massacre the innocent around the world.  But we can pretend otherwise.  For an egregious recent example, the three leading candidates in this year’s election – Biden, Trump, and RFK, Jr. – all stand firmly behind the Israeli genocide in Gaza that any human being with a soul would condemn.

That these men are controlled by the Israel Lobby is obvious, but we can pretend otherwise.

That this is corruption is obvious, but we can pretend otherwise.

We can pretend and pretend and pretend all we want because we are living in a pretend society.

What’s that old Rodney Dangerfield joke: the problem with happiness is that it can’t buy you money?  Well, the problem with presidential politics is it can’t buy you the truth, but if you do it right it can fetch you money, a lot of corrupt money to help you rise to the pinnacle of a corrupt government.  For the truth is that the CIA/NSA run U.S. foreign war policy and the presidents are figureheads, actors in a society that lost all connection to reality on November 22, 1963.

Scotte Ritter has recently written the following about the CIA and its spearheading of the U.S. war against Russia through Ukraine:

Now, amid such a tense environment, it appears the C.I.A. has not only green-lighted an actual invasion of the Russian Federation, but more than likely was involved in its planning, preparation and execution.

Never in the history of the nuclear era has such danger of nuclear war been so manifest.

That the American people have allowed their government to create the conditions where foreign governments can determine their fate and the C.I.A. can carry out a secret war which could trigger a nuclear conflict, eviscerates the notion of democracy.

If this is soulful work, God help us.

Ask the 32,000 + dead Palestinians in Gaza whose voices cry out for justice while the top presidential contenders cheer on the Israeli/U.S. slaughter.

“The terrible truth is,” writes Douglass Valentine, “that a Cult of Death rules America and is hell-bent on world domination.”

And yes, presidential politics is a funny diversion from that reality.  Eugene O’Neill could be humorous also.  He played the Iceman theme to perfection, the Grim Reaper of two faces.

There was a tale circulating in the 1930s that a man came home and called upstairs to his wife, “Has the iceman come yet?”  “No,” she replied, “but he’s breathing hard.”

Reprinted with the author’s permission.

The post The CIA Does ‘Soulful Work’ appeared first on LewRockwell.

Rule by Criminals: When Dissidents Become Enemies of the State

Lew Rockwell Institute - Mer, 27/03/2024 - 05:01

In these days of worldwide confusion, there is a dire need for men and women who will courageously do battle for truth.”— Martin Luther King Jr.

When exposing a crime is treated as committing a crime, you are being ruled by criminals.

In the current governmental climate, obeying one’s conscience and speaking truth to the power of the police state can easily render you an “enemy of the state.”

The government’s list of so-called “enemies of the state” is growing by the day.

Wikileaks founder Julian Assange is merely one of the most visible victims of the police state’s war on dissidents and whistleblowers.

Five years ago, on April 11, 2019, police arrested Assange for daring to access and disclose military documents that portray the U.S. government and its endless wars abroad as reckless, irresponsible, immoral and responsible for thousands of civilian deaths.

Included among the leaked materials was gunsight video footage from two U.S. AH-64 Apache helicopters engaged in a series of air-to-ground attacks while American air crew laughed at some of the casualties. Among the casualties were two Reuters correspondents who were gunned down after their cameras were mistaken for weapons and a driver who stopped to help one of the journalists. The driver’s two children, who happened to be in the van at the time it was fired upon by U.S. forces, suffered serious injuries.

There is nothing defensible about crimes such as these perpetrated by the government.

When any government becomes almost indistinguishable from the evil it claims to be fighting—whether that evil takes the form of war, terrorism, torture, drug trafficking, sex trafficking, murder, violence, theft, pornography, scientific experimentations or some other diabolical means of inflicting pain, suffering and servitude on humanity—that government has lost its claim to legitimacy.

These are hard words, but hard times require straight-talking.

It is easy to remain silent in the face of evil.

What is harder—what we lack today and so desperately need—are those with moral courage who will risk their freedoms and lives in order to speak out against evil in its many forms.

Throughout history, individuals or groups of individuals have risen up to challenge the injustices of their age. Nazi Germany had its Dietrich Bonhoeffer. The gulags of the Soviet Union were challenged by Aleksandr Solzhenitsyn. America had its color-coded system of racial segregation and warmongering called out for what it was, blatant discrimination and profiteering, by Martin Luther King Jr.

And then there was Jesus Christ, an itinerant preacher and revolutionary activist, who not only died challenging the police state of his day—namely, the Roman Empire—but provided a blueprint for civil disobedience that would be followed by those, religious and otherwise, who came after him.

Indeed, it is fitting that we remember that Jesus Christ—the religious figure worshipped by Christians for his death on the cross and subsequent resurrection—paid the ultimate price for speaking out against the police state of his day.

A radical nonconformist who challenged authority at every turn, Jesus was a far cry from the watered-down, corporatized, simplified, gentrified, sissified vision of a meek creature holding a lamb that most modern churches peddle. In fact, he spent his adult life speaking truth to power, challenging the status quo of his day, and pushing back against the abuses of the Roman Empire.

Much like the American Empire today, the Roman Empire of Jesus’ day had all of the characteristics of a police state: secrecy, surveillance, a widespread police presence, a citizenry treated like suspects with little recourse against the police state, perpetual wars, a military empire, martial law, and political retribution against those who dared to challenge the power of the state.

For all the accolades poured out upon Jesus, little is said about the harsh realities of the police state in which he lived and its similarities to modern-day America, and yet they are striking.

Secrecy, surveillance and rule by the elite. As the chasm between the wealthy and poor grew wider in the Roman Empire, the ruling class and the wealthy class became synonymous, while the lower classes, increasingly deprived of their political freedoms, grew disinterested in the government and easily distracted by “bread and circuses.” Much like America today, with its lack of government transparency, overt domestic surveillance, and rule by the rich, the inner workings of the Roman Empire were shrouded in secrecy, while its leaders were constantly on the watch for any potential threats to its power. The resulting state-wide surveillance was primarily carried out by the military, which acted as investigators, enforcers, torturers, policemen, executioners and jailers. Today that role is fulfilled by the NSA, the FBI, the Department of Homeland Security and the increasingly militarized police forces across the country.

Widespread police presence. The Roman Empire used its military forces to maintain the “peace,” thereby establishing a police state that reached into all aspects of a citizen’s life. In this way, these military officers, used to address a broad range of routine problems and conflicts, enforced the will of the state. Today SWAT teams, comprised of local police and federal agents, are employed to carry out routine search warrants for minor crimes such as marijuana possession and credit card fraud.

Citizenry with little recourse against the police state. As the Roman Empire expanded, personal freedom and independence nearly vanished, as did any real sense of local governance and national consciousness. Similarly, in America today, citizens largely feel powerless, voiceless and unrepresented in the face of a power-hungry federal government. As states and localities are brought under direct control by federal agencies and regulations, a sense of learned helplessness grips the nation.

Perpetual wars and a military empire. Much like America today with its practice of policing the world, war and an over-arching militarist ethos provided the framework for the Roman Empire, which extended from the Italian peninsula to all over Southern, Western, and Eastern Europe, extending into North Africa and Western Asia as well. In addition to significant foreign threats, wars were waged against inchoate, unstructured and socially inferior foes.

Martial law. Eventually, Rome established a permanent military dictatorship that left the citizens at the mercy of an unreachable and oppressive totalitarian regime. In the absence of resources to establish civic police forces, the Romans relied increasingly on the military to intervene in all matters of conflict or upheaval in provinces, from small-scale scuffles to large-scale revolts. Not unlike police forces today, with their martial law training drills on American soil, militarized weapons and “shoot first, ask questions later” mindset, the Roman soldier had “the exercise of lethal force at his fingertips” with the potential of wreaking havoc on normal citizens’ lives.

A nation of suspects. Just as the American Empire looks upon its citizens as suspects to be tracked, surveilled and controlled, the Roman Empire looked upon all potential insubordinates, from the common thief to a full-fledged insurrectionist, as threats to its power. The insurrectionist was seen as directly challenging the Emperor.  A “bandit,” or revolutionist, was seen as capable of overturning the empire, was always considered guilty and deserving of the most savage penalties, including capital punishment. Bandits were usually punished publicly and cruelly as a means of deterring others from challenging the power of the state.  Jesus’ execution was one such public punishment.

Acts of civil disobedience by insurrectionists. Much like the Roman Empire, the American Empire has exhibited zero tolerance for dissidents such as Julian Assange, Edward Snowden and Chelsea Manning who exposed the police state’s seedy underbelly. Jesus was also branded a political revolutionary starting with his attack on the money chargers and traders at the Jewish temple, an act of civil disobedience at the site of the administrative headquarters of the Sanhedrin, the supreme Jewish council.

Military-style arrests in the dead of night. Jesus’ arrest account testifies to the fact that the Romans perceived Him as a revolutionary. Eerily similar to today’s SWAT team raids, Jesus was arrested in the middle of the night, in secret, by a large, heavily armed fleet of soldiers.  Rather than merely asking for Jesus when they came to arrest him, his pursuers collaborated beforehand with Judas. Acting as a government informant, Judas concocted a kiss as a secret identification marker, hinting that a level of deception and trickery must be used to obtain this seemingly “dangerous revolutionist’s” cooperation.

Torture and capital punishment. In Jesus’ day, religious preachers, self-proclaimed prophets and nonviolent protesters were not summarily arrested and executed. Indeed, the high priests and Roman governors normally allowed a protest, particularly a small-scale one, to run its course. However, government authorities were quick to dispose of leaders and movements that appeared to threaten the Roman Empire. The charges leveled against Jesus—that he was a threat to the stability of the nation, opposed paying Roman taxes and claimed to be the rightful King—were purely political, not religious. To the Romans, any one of these charges was enough to merit death by crucifixion, which was usually reserved for slaves, non-Romans, radicals, revolutionaries and the worst criminals.

Jesus was presented to Pontius Pilate “as a disturber of the political peace,” a leader of a rebellion, a political threat, and most gravely—a claimant to kingship, a “king of the revolutionary type.” After Jesus is formally condemned by Pilate, he is sentenced to death by crucifixion, “the Roman means of executing criminals convicted of high treason.”  The purpose of crucifixion was not so much to kill the criminal, as it was an immensely public statement intended to visually warn all those who would challenge the power of the Roman Empire. Hence, it was reserved solely for the most extreme political crimes: treason, rebellion, sedition, and banditry. After being ruthlessly whipped and mocked, Jesus was nailed to a cross.

Jesus—the revolutionary, the political dissident, and the nonviolent activist—lived and died in a police state. Any reflection on Jesus’ life and death within a police state must take into account several factors: Jesus spoke out strongly against such things as empires, controlling people, state violence and power politics. Jesus challenged the political and religious belief systems of his day. And worldly powers feared Jesus, not because he challenged them for control of thrones or government but because he undercut their claims of supremacy, and he dared to speak truth to power in a time when doing so could—and often did—cost a person his life.

Unfortunately, the radical Jesus, the political dissident who took aim at injustice and oppression, has been largely forgotten today, replaced by a congenial, smiling Jesus trotted out for religious holidays but otherwise rendered mute when it comes to matters of war, power and politics.

Yet for those who truly study the life and teachings of Jesus, the resounding theme is one of outright resistance to war, materialism and empire.

What a marked contrast to the advice being given to Americans by church leaders to “submit to your leaders and those in authority,” which in the American police state translates to complying, conforming, submitting, obeying orders, deferring to authority and generally doing whatever a government official tells you to do.

Telling Americans to blindly obey the government or put their faith in politics and vote for a political savior flies in the face of everything for which Jesus lived and died.

Will we follow the path of least resistance—turning a blind eye to the evils of our age and marching in lockstep with the police state—or will we be transformed nonconformists “dedicated to justice, peace, and brotherhood”?

As Martin Luther King Jr. reminds us in a powerful sermon delivered 70 years ago, “This command not to conform comes … [from] Jesus Christ, the world’s most dedicated nonconformist, whose ethical nonconformity still challenges the conscience of mankind.”

Ultimately, as I make clear in my book Battlefield America: The War on the American People and in its fictional counterpart The Erik Blair Diaries, this is the contradiction that must be resolved if the radical Jesus—the one who stood up to the Roman Empire and was crucified as a warning to others not to challenge the powers-that-be—is to be an example for our modern age.

Reprinted with permission from The Rutherford Institute.

The post Rule by Criminals: When Dissidents Become Enemies of the State appeared first on LewRockwell.

The Nuland – Budanov – Tajik – Crocus Connection

Lew Rockwell Institute - Mer, 27/03/2024 - 05:01

Let’s start with the possible chain of events that may have led to the Crocus terror attack. This is as explosive as it gets. Intel sources in Moscow discreetly confirm this is one of the FSB’s prime lines of investigation.

December 4, 2023. Former chairman of the Joint Chiefs of Staff, Gen Mark Milley, only 3 months after his retirement, tells CIA mouthpiece The Washington Post: “There should be no Russian who goes to sleep without wondering if they’re going to get their throat slit in the middle of the night (…) You gotta get back there and create a campaign behind the lines.”

January 4, 2024: In an interview with ABC News, “spy chief” Kyrylo Budanov lays down the road map: strikes “deeper and deeper” into Russia.

January 31: Victoria Nuland travels to Kiev and meets Budanov. Then, in a dodgy press conference at night in the middle of an empty street, she promises “nasty surprises” to Putin: code for asymmetric war.

February 22: Nuland shows up at a Center for Strategic and International Studies (CSIS) event and doubles down on the “nasty surprises” and asymmetric war. That may be interpreted as the definitive signal for Budanov to start deploying dirty ops.

February 25: The New York Times publishes a story about CIA cells in Ukraine: nothing that Russian intel does not already know.

Then, a lull until March 5 – when crucial shadow play may have been in effect. Privileged scenario: Nuland was a key dirty ops plotter alongside the CIA and the Ukrainian GUR (Budanov). Rival Deep State factions got hold of it and maneuvered to “terminate” her one way or another – because Russian intel would have inevitably connected the dots.

Yet Nuland, in fact, is not “retired” yet; she’s still presented as Undersecretary of State for Political Affairs and showed up recently in Rome for a G7-related meeting, although her new job, in theory, seems to be at Columbia University (a Hillary Clinton maneuver).

Meanwhile, the assets for a major “nasty surprise” are already in place, in the dark, and totally off radar. The op cannot be called off.

March 5: Little Blinken formally announces Nuland’s “retirement”.

March 7: At least one Tajik among the four-member terror commando visits the Crocus venue and has his photo taken.

March 7-8 at night: U.S. and British embassies simultaneously announce a possible terror attack on Moscow, telling their nationals to avoid “concerts” and gatherings within the next two days.

March 9: Massively popular Russian patriotic singer Shaman performs at Crocus. That may have been the carefully chosen occasion targeted for the “nasty surprise” – as it falls only a few days before the presidential elections, from March 15 to 17. But security at Crocus was massive, so the op is postponed.

March 22: The Crocus City Hall terror attack.

ISIS-K: the ultimate can of worms

The Budanov connection is betrayed by the modus operandi – similar to previous Ukraine intel terror attacks against Daria Dugina and Vladimir Tatarsky: close reconnaissance for days, even weeks; the hit; and then a dash for the border.

And that brings us to the Tajik connection.

There seem to be holes aplenty in the narrative concocted by the ragged bunch turned mass killers: following an Islamist preacher on Telegram; offered what was later established as a puny 500 thousand rubles (roughly $4,500) for the four of them to shoot random people in a concert hall; sent half of the funds via Telegram; directed to a weapons cache where they find AK-12s and hand grenades.

The videos show that they used the machine guns like pros; shots were accurate, short bursts or single fire; no panic whatsoever; effective use of hand grenades; fleeing the scene in a flash, just melting away, almost in time to catch the “window” that would take them across the border to Ukraine.

All that takes training. And that also applies to facing nasty counter-interrogation. Still, the FSB seems to have broken them all – quite literally.

A potential handler has surfaced, named Abdullo Buriyev. Turkish intel had earlier identified him as a handler for ISIS-K, or Wilayat Khorasan in Afghanistan. One of the members of the Crocus commando told the FSB their “acquaintance” Abdullo helped them to buy the car for the op.

And that leads us to the massive can of worms to end them all: ISIS-K.

The alleged emir of ISIS-K, since 2020, is an Afghan Tajik, Sanaullah Ghafari. He was not killed in Afghanistan in June 2023, as the Americans were spinning: he may be currently holed up in Balochistan in Pakistan.

Yet the real person of interest here is not Tajik Ghafari but Chechen Abdul Hakim al-Shishani, the former leader of the jihadi outfit Ajnad al-Kavkaz (“Soldiers of the Caucasus”), who was fighting against the government in Damascus in Idlib and then escaped to Ukraine because of a crackdown by Hayat Tahrir al-Sham (HTS) – in another one of those classic inter-jihadi squabbles.

Shishani was spotted on the border near Belgorod during the recent attack concocted by Ukrainian intel inside Russia. Call it another vector of the “nasty surprises”.

Shishani had been in Ukraine for over two years and has acquired citizenship. He is in fact the sterling connection between the nasty motley crue Idlib gangs in Syria and GUR in Kiev – as his Chechens worked closely with Jabhat al-Nusra, which was virtually indistinguishable from ISIS.

Shishani, fiercely anti-Assad, anti-Putin and anti-Kadyrov, is the classic “moderate rebel” advertised for years as a “freedom fighter” by the CIA and the Pentagon.

Some of the four hapless Tajiks seem to have followed ideological/religious indoctrination on the internet dispensed by Wilayat Khorasan, or ISIS-K, in a chat room called Rahnamo ba Khuroson.

The indoctrination game happened to be supervised by a Tajik, Salmon Khurosoni. He’s the guy who made the first move to recruit the commando. Khurosoni is arguably a messenger between ISIS-K and the CIA.

The problem is the ISIS-K modus operandi for any attack never features a fistful of dollars: the promise is Paradise via martyrdom. Yet in this case it seems it’s Khurosoni himself who has approved the 500 thousand ruble reward.

After handler Buriyev relayed the instructions, the commando sent the bayat – the ISIS pledge of allegiance – to Khurosoni. Ukraine may not have been their final destination. Another foreign intel connection – not identified by FSB sources – would have sent them to Turkey, and then Afghanistan.

That’s exactly where Khurosoni is to be found. Khurosoni may have been the ideological mastermind of Crocus. But, crucially, he’s not the client.

The Ukrainian love affair with terror gangs

Ukrainian intel, SBU and GUR, have been using the “Islamic” terror galaxy as they please since the first Chechnya war in the mid-1990s. Milley and Nuland of course knew it, as there were serious rifts in the past, for instance, between GUR and the CIA.

Following the symbiosis of any Ukrainian government post-1991 with assorted terror/jihadi outfits, Kiev post-Maidan turbo-charged these connections especially with Idlib gangs, as well as north Caucasus outfits, from the Chechen Shishani to ISIS in Syria and then ISIS-K. GUR routinely aims to recruit ISIS and ISIS-K denizens via online chat rooms. Exactly the modus operandi that led to Crocus.

One “Azan” association, founded in 2017 by Anvar Derkach, a member of the Hizb ut-Tahrir, actually facilitates terrorist life in Ukraine, Tatars from Crimea included – from lodging to juridical assistance.

The FSB investigation is establishing a trail: Crocus was planned by pros – and certainly not by a bunch of low-IQ Tajik dregs. Not by ISIS-K, but by GUR. A classic false flag, with the clueless Tajiks under the impression that they were working for ISIS-K.

The FSB investigation is also unveiling the standard modus operandi of online terror, everywhere. A recruiter focuses on a specific profile; adapts himself to the candidate, especially his – low – IQ; provides him with the minimum necessary for a job; then the candidate/executor become disposable.

Everyone in Russia remembers that during the first attack on the Crimea bridge, the driver of the kamikaze truck was blissfully unaware of what he was carrying,

As for ISIS, everyone seriously following West Asia knows that’s a gigantic diversionist scam, complete with the Americans transferring ISIS operatives from the Al-Tanf base to the eastern Euphrates, and then to Afghanistan after the Hegemon’s humiliating “withdrawal”. Project ISIS-K actually started in 2021, after it became pointless to use ISIS goons imported from Syria to block the relentless progress of the Taliban.

Ace Russian war correspondent Marat Khairullin has added another juicy morsel to this funky salad: he convincingly unveils the MI6 angle in the Crocus City Hall terror attack (in English here, in two parts, posted by “S”).

The FSB is right in the middle of the painstaking process of cracking most, if not all ISIS-K-CIA/MI6 connections. Once it’s all established, there will be hell to pay.

But that won’t be the end of the story. Countless terror networks are not controlled by Western intel – although they will work with Western intel via middlemen, usually Salafist “preachers” who deal with Saudi/Gulf intel agencies.

The case of the CIA flying “black” helicopters to extract jihadists from Syria and drop them in Afghanistan is more like an exception – in terms of direct contact – than the norm. So the FSB and the Kremlin will be very careful when it comes to directly accusing the CIA and MI6 of managing these networks.

But even with plausible deniability, the Crocus investigation seems to be leading exactly to where Moscow wants it: uncovering the crucial middleman. And everything seems to be pointing to Budanov and his goons.

Ramzan Kadyrov dropped an extra clue. He said the Crocus “curators” chose on purpose to instrumentalize elements of an ethnic minority – Tajiks – who barely speak Russian to open up new wounds in a multinational nation where dozens of ethnicities live side by side for centuries.

In the end, it didn’t work. The Russian population has handed to the Kremlin total carte blanche to exercise brutal, maximum punishment – whatever and wherever it takes.

The views of individual contributors do not necessarily represent those of the Strategic Culture Foundation.

The post The Nuland – Budanov – Tajik – Crocus Connection appeared first on LewRockwell.

The Russian Elections: Were They Actually Rigged?

Lew Rockwell Institute - Mer, 27/03/2024 - 05:01

It is fascinating and instructive to read and digest the various critiques of the recent Russian presidential elections, March 16-18, 2024. Western journalists both on the political Left and the supposed political Right have uniformly attacked the vote as “rigged” and the election as stolen. That is, the election apparatus of “dictator” Vladimir Putin—who, along with Donald Trump and Viktor Orban, is the leader most loathed globally by both the political Left and the Establishment Right—manipulated and massaged the results to the effect that the Russian president received 87% of the votes cast (the turnout was around 74%).

Here is how the English Leftist paper of record, The Guardian, leads off its reporting of March 18 on the Russian vote:

Although Vladimir Putin’s landslide victory with 87% of the vote in the Russian election was no surprise, these elections were important both for the Kremlin and for those in opposition to Putin.

With voter turnout at 74% – the highest in history – anything less than a landslide victory would have suggested that those who did not vote for Putin represented a significant force in Russian politics. This would have been particularly awkward in the case of young upstart Vladislav Davankov, who, with 3.79% of the vote, came a close third place. Davankov has been mistakenly described as an anti-war candidate – he supports peace and negotiations, ‘but on Russia’s conditions and without one step backwards’ – but his platform also called for ‘freedom of speech and opinion, instead of intolerance and denunciations’, and ‘openness and pragmatism instead of searching for new enemies’. [Claims by NPR that all oppositions candidates were in jail are patently false].

Several opposition figures, including the well-known blogger Maxim Katz, and barred candidate Boris Nadezhdin, publicly stated they would vote for him. According to Vote Abroad, Davankov gained the majority of votes at Russian polling stations in other countries. With such a ‘subversive’ candidate on the ballot sheet, nothing other than absolute victory would have allowed Putin to sleep at night.

It was clear for some time that the Kremlin saw this election as a test of the regime’s legitimacy. It was not enough for the Kremlin to win the election – it also had to demonstrate public engagement…. There was a push for early voting, especially in the occupied territories in Ukraine, where electoral officials accompanied by armed men in uniform knocked on people’s doors and politely asked them if they would like to vote early. Those who did not yet have Russian passports were allowed to use their Ukrainian IDs. In Russia there were the usual raffles, discos and canteens at polling stations to entice people out….”

In other words, Russian election officials did some of what American—Democrat—election officials and agents did for the 2020 election, most specifically in the six crucial battleground states of Pennsylvania, Michigan, Wisconsin, Arizona, Georgia, and Nevada.

Never mind, say the critics. Russian elections and American ones are two separate species, not comparable. The Russian ones are not credible, they solemnly intone—Putin is a tyrant who was just consolidating his power, they add.

And suddenly up pops, conveniently, a virulent anti-Putin Russian analyst, Sergey Shpilkin, who employs a dubious methodology to estimate that perhaps as many as 31 million out Putin’s garnered total of 76 million (or about 41%) of the Russian president’s vote total is fake! His analysis “hinges on comparing the distribution of votes for different candidates with the turnout at each polling station. A fair election [sic!] would typically show identical distributions differing only in absolute values. However, discrepancies in this pattern suggest vote inflation through ballot stuffing or the rewriting of vote tallies, which appear to have significantly skewed the official results.”

His suggestion is sheer speculation based on what he conceives as a “fair election” and based on the presence or lack of identical vote total percentages for candidates across the board in all voting districts. In other words, he fails to take into account regional variations in voting and voting patterns, differences between urban and rural voting, and other significant factors which would account for vote totals. Indeed, is it not likely that regions of Russia nearest to and most affected by the war in Ukraine might vote differently than, say, regions in the Siberian Far East? Or that the city of Moscow, far more influenced by Western “culture,” might skew such guestimates?

Nevertheless, the results of Shpilkin’s miraculous deduction have been solemnly seized upon by the Establishment Media both in Western Europe and in the United States, as such a conclusion reinforces and confirms their view that “Putin is (another) new Hitler” who has destroyed “democracy” and “freedom” in Russia.

Report after report echoes the same refrain. Yet, despite that near uniformity in the media and among the US and EU political governing class that the Russian elections were rigged, and that if only a “fair” election would be held, Putin would be toast, the facts on the ground demonstrate the exact contrary. Vladimir Putin remains very popular in Russia. And occasionally a rare and realistic appraisal gets past the gatekeepers. Even the anti-Putin UK Telegraph (March 19) was forced to admit that the Russian president “enjoys a frightening level of support that Western media and politicians obscure….” And the Telegraph suggests that it understands why: “to preserve the illusion that there’s just one evil madman to blame for the war in Ukraine, rather than a nation with far too many brainwashed anti-Nato, anti-Western nationalists keen to endorse their leader’s aggression.”

Despite reports from the BBC and The Economist that only “some” Russians in fact support President Putin, even The New York Times was finally forced to admit that independent polling by the well-regarded Levada Center (that has been tracking Putin’s approval rating since 1999) revealed that his support nationally in Russia stood at 86%. “Perhaps even more surprising,” continued the Telegraph, “a ridiculous 75 per cent of Russians told the pollster that their country is heading in the right direction.”

And the writer adds: “In the same way that Daniel Jonah Goldhagen’s book, Hitler’s Willing Executioners challenged the notion that it was Hitler alone who was responsible for the horrors of WW2 and the Holocaust, we must be honest in assessing Russian aggression beyond Mr. Putin. The media hopefully pretends that Russian aggression is solely a Putin problem. In fact, polling from Levada and others indicates that there are a troubling number of Russians who endorse Putin’s warped view that Ukraine isn’t a legitimate nation [sic].”

Thus, the real enemy is not just Vladimir Putin, but the Russian people, the entire Russian nation. We can only imagine what alarms that sets off in the fetid minds of Western globalists. Will the unelected and fanatical Neoconservative/Leftist globalist foreign policy apparatchiks, hidden away in faceless edifices in Washington and Brussels, now declare that their “war” to rid the world of Putin, perhaps assassinate the Russian president because he won’t accept their tutelage, must be extended to the entirety of the Russian people? In other words, are we now watching the onset of an ethnic and religious war against an entire population? Is that what the US State Department and our foreign satraps in Bonn, London, and Paris now are envisaging in the name of “(y)our democracy”?

Consider: all independent polls prior to the Russian presidential election indicated that Vladimir Putin would win overwhelmingly by a huge margin of perhaps over 80%, which he did. Why, then, pray tell, given the global situation and how he is negatively viewed by American and EU leaders, would he confirm the views of Washington and Brussels that he was a “dictator,” a “new Hitler,” when assuredly he was destined to win by such a large margin?  It makes no sense, and, if anything, Putin is not dumb. Even if the tyrant as he is often portrayed, he did NOT have to rig anything.

Indeed, a strong case could be made that the recently completed Russian elections were actually fairer in some ways than their 2020 American counterparts. At the very least accusers in the US should examine their own disreputable history of voter fraud and manipulation before zealously attacking Moscow.

Are we not witnessing a form of gaslighting and projection by American and EU critics of events in Russia, especially as we consider the various efforts in the United States to rig elections nationally or simply prevent an opponent from being on the ballot (e.g., the actions of Colorado and a few other states to remove Donald Trump from the presidential ballot).

As Mollie Hemingway, Dr. Naomi Wolf, Tucker Carlson, and others have convincingly shown, our own 2020 American presidential election was fraught with very skillful rigging. The 2020 election was undoubtedly the most corrupt in American history. As Hemingway recounts, we witnessed a combination of greatly extended absentee voting and counting newly-discovered votes after the election was supposed to be over, the lack of proper voter identification, vote harvesting, and the intentional use of unverified drop boxes, all of which was backed up by millions of dollars and support from such luminaries as Mark Zuckerberg.  And we must add to this the direct and flagrant collusion of the news media which purposely hid the blockbuster story of Hunter Biden’s corruption and Joe Biden’s involvement in it.

Hemingway sums up what happened:

[T]o an alarming degree, Democrats achieved control over elections in 2020. What made 2020 different was that for the first time ever the groups that supported Democrats were allowed, on a widespread basis, to cross that bright red line that separates government officials who administer an election from political operatives. Unelected liberal activists were allowed to embed in government offices and actually take over election administration duties in crucial battleground states. They were given vast amounts of voter information and even put in charge of designing, distributing, and collecting ballots…. It was as if the Dallas Cowboys were allowed to hire and train their own family members to serve as referees and then got angry the opposing team didn’t publicly accept a narrow loss with several controversial calls.  [….]  (Hemingway, Rigged: How the Media, Bid Tech, and the Democrats Seized Our Elections. Washington: Regnery, 2021, pp. 206-207)

Our national foreign policy elites stress that we favor implanting “democracy” all around the globe, and that we will do everything to see it flourish. Of course, Russia (and then China, Iran, Hungary, etc.) comes in for harsh criticism. Yet, some of our major allies—Saudi Arabia comes to mind—are most definitely not “democratic.” Our zeal for “(y)our democracy” has its velleities.

Or, consider our latest cause celebre, the defense of “(y)our democracy” in Ukraine. Our media and government praise its leader, Volodymyr Zelensky, as a “new George Washington.” Yet Zelensky’s government in Kiev has suppressed opposition parties and put his opponents in jail, while persecuting Ukraine’s large Russian Orthodox religious church. Even former president of the European Commission, Jean-Claude Juncker, has described our ally as “a country corrupt at all levels of society.”

The simple fact is that American criticism of the Russian elections, the constant accusations against its president, and the US commitment to defeat Russia in Ukraine, even if it costs the life of every Ukrainian, is essentially ideological and founded on the correct assumption that Russia refuses to return to the status which it had under Boris Yeltsin, who was, in  caricature called “America’s poodle” for his subservience to American globalist policy.

The developing globalist template can brook no opposition, whether domestically from a Donald Trump who fails to heed the commands of the Deep State, or from a Vladimir Putin who believes that the true interests of his country do not always coincide with Davos, Washington, or Brussels.

Reprinted with the author’s permission.

The post The Russian Elections: Were They Actually Rigged? appeared first on LewRockwell.

Operation Cyclone: Creating the Islamic Mujahideen

Lew Rockwell Institute - Mer, 27/03/2024 - 05:01

According to our giggletoes Vice President, Kamala, ISIS-K is responsible for the attack on the Moscow concert and Putin was warned.  Ask ANY CIA media source and without a shred of evidence, the mantra gob speak is the same.   Therefore, it must be truth.  The fact that the US is so fearfully deflecting en masse with the ‘common enemy’ ISIS theme is classic “Call In The Cleaners” mafia mentality.

The ISIS-K group identified by giggles was formed in 2015 with declared opponents – Afghanistan and Pakistan – the same opponents of the US.   At their formation roughly 70 adherents joined.   While the Afghanistan Taliban is considered an opponent, they were also the source of alliance via defectors.  By 2017, they were still only 70-100 strong and had been ‘operational’ in Afghanistan and Pakistan only.  Their primary targets have been Shiites.   Oddly, in 2021, their opponents were expanded to include:  Iran, India, Russia and Tajikstan – Then suddenly, in March 2024, their history was altered, their size was expanded, their opponents became everyone, and the US claimed their funding came from Saudi Arabia and Qatar – both allies of the US. Yet their attacks never expanded outside of the original two opponents – Pakistan and Afghanistan.

That is – until the US became desperate to deflect blame on someone for the Moscow Theatre attack.   Moscow has revealed the attackers were from Tajikistan with a regroup after the attack in Ukraine.  Prior to this, the last attack by ISIS-K was purportedly in December 2020 wherein the US claimed “ISIS-K ambushed a bus of Syrian regime soldiers near the US occupied oil fields.”  Was it ISIS-K?   According to SANA, the Syrian News Agency, the bus was filled with civilians.   “It was the deadliest attack since the fall of ISIL last year” ~ The UK’s – Rami Abdel Rahman, a pawn of MI6.

The December 2020 attack occurred more than one year after the end of the Syrian War and the withdrawal of US forces.  Except US forces didn’t withdraw – a contingent moved northeast and took control of the oil wells belonging to Syria in al Shaddadi, al Hasakah, and Deir ez Zor.  To protect the oil from ISIS and Assad…  But ISIS was created by MI6/Mossad/US…  So ‘protecting’ was the preferred media hype for ‘confiscated illegally’.

After the Fall of ISIS in 2019, Trump declared he wanted ALL troops out of Syria – Mattis resigned in protest.  Netanyahu, Bolton, and Jordan’s King Abdullah, protested against Trump’s demand – and the oil was confiscated.   Oddly, these US troops who are stealing Syria’s oil are likely the same ones who opened fire on a bus of civilians …and the Mafia Cleanup Crew was immediately called.  And suddenly ISIS-K had been resurrected from the dead.  Then went underground and disappeared again – only to reappear 4 years later in Russia – arbitrarily.

That would be the US narrative.  And Putin’s point;  the men were ordered by various sources and those sources are what Russia will discover and take care of accordingly.

THE NEXT SPIN:   Syria’s hijacked oil is sold for pennies on the dollar to Iraq.   Iraq then exports the oil to India, China and the US – as of 2022.  Jordan imports its oil from Saudi Arabia and resells it to the US – for a profit.  Why don’t we import from Saudi Arabia?

The oil racket is NOT deaccelerating.   US production has hit 13 million barrels a day.  Of that, 9.5 barrels are exported, on consumption of 20 million barrels a day.   Giving us a shortage of 16.5 barrels a day – so the US imports 8.3 million barrels according to the EIA.   This Math debacle is indicative of government agencies not coordinating their propaganda lies.

These constant lies have become more pronounced as computers, social media, and researchers dig for information.  Unpacking one after another implies that our government is incapable of Truth.   A pathological disease that is – accelerating.   And the reason for the acceleration is to attempt to cover a previous lie with a new one.   Which has reached breaking point as sleuths dig out the truths.

When Musk gave the Twitter Files to Matt Taibbi, Lee Fang, Shellenberger, Alex Berrensen, David Zweig, and Bari Weiss, he handed them a Pulitzer.    But he also handed the Files to Progressive democrats – globalists – and libelous pundits.   Taibbi’s eulogy after the death of Andrew Breitbart was titled, “Death of a Douche”.   Why Musk chose these stalwarts of Liberalism was reflective of his own politics and Alwaleed bin Talal, the second largest shareholder.

Alwaleed was one of the primary benefactors of the Clinton Foundation and Hillary for years!   This alliance would signify that Musk was on par with the Clinton Family Dynasty of censorship.   Today, Musk announced that if we do not vote RED across the board – America is a dead sea scroll.   Did he really make an about-face in the span of 1 ½ years?   Or is Musk actually one of their greatest propaganda operation creations?

The Twitter Files did not result in any SEC or FBI wrist slaps and were not considered a ‘smoking gun’ by anyone – as reported.   A nothingism despite the revelations of election manipulation and interference … from within our own government.   It all went quietly away into the hallows of the Epstein Files.

The unraveling of ISIS is only one small pogrom in the schematic of America’s Fall from grace.   In 2015, Hillary went before Congress and explained how the CIA’s creation of al Qaeda was a necessary evil to fight ISIS.   Yes.   Hillary claimed that it was a necessary evil to purge Soviet influence.  So the purpose of Al Qaeda was to destroy the Soviet Union in preparation for Reagan’s Freedom For Soviet Union in 1991.

Between 1979 and 1992, the US, Mossad and MI6 collaborated in Operation Cyclone to arm and finance the Mujahideen in Afghanistan so as to eliminate Soviet influence.   Reagan accelerated the Operation despite the two major proponents being democrats Charlie Wilson and Michael Vickers.  Reagan authorized the funding of the mujahideen.

Osama bin Laden’s Al Qaeda was an offshoot of Operation Cyclone – as was the Taliban.  Various other offshoots include El Nusra, Boko Haram, ISIL, and others scattered across the globe – with the duel purpose of eradicating local populations while maintaining a climate of insecurity, and fear which allows US and western proxies to stage their own Savior psychosis.  In other words – the US/UK/Mossad creates the terrorists – gives the funding and orders – and then saves the defending country from the same terrorists – for a price…. RESOURCES.

Hillary considered this financial Ponzi scheme a winning strategy!  And Congress – AGREED.  This is how America created its excellence.   This is how America created its greatness.   This is what America is built on that everyone in government is desperate to maintain.  This is their secret from the American People and the World.   Approved by Carter & Reagan.

Does this mean that the Border Crisis is another 9-11?   A Talking Point to distract from the Psyops perpetrated by our military then – and Now?   IF one were to imagine the most horrific events happening today across the globe – we can functionally expect that these events are orchestrated by the US/UK/Mossad.   

Epstein.   Child Trafficking.

Reprinted with permission from Helena-The Nationalist Voice.

The post Operation Cyclone: Creating the Islamic Mujahideen appeared first on LewRockwell.

Spending Unlimited

Lew Rockwell Institute - Mer, 27/03/2024 - 05:01

The White House released its budget proposal for Fiscal Year 2025 on March 11th, and the news was depressingly familiar: $895 billion for the Pentagon and work on nuclear weapons at the Department of Energy. After adjusting for inflation, that’s only slightly less than last year’s proposal, but far higher than the levels reached during either the Korean or Vietnam wars or at the height of the Cold War. And that figure doesn’t even include related spending on veterans, the Department of Homeland Security, or the additional tens of billions of dollars in “emergency” military spending likely to come later this year. One thing is all too obvious: a trillion-dollar budget for the Pentagon alone is right around the corner, at the expense of urgently needed action to address climate change, epidemics of disease, economic inequality, and other issues that threaten our lives and safety at least as much as, if not more than, traditional military challenges.

Americans would be hard-pressed to find members of Congress carefully scrutinizing such vast sums of national security spending, asking tough questions, or reining in Pentagon excess — despite the fact that this country is no longer fighting any major ground wars. Just a handful of senators and members of the House do that work while many more search for ways to increase the department’s already bloated budget and steer further contracts into their own states and districts.

Congress isn’t just shirking its oversight duties: these days, it can’t even seem to pass a budget on time. Our elected representatives settled on a final national budget just last week, leaving Pentagon spending at the already generous 2023 level for nearly half of the 2024 fiscal year. Now, the department will be inundated with a flood of new money that it has to spend in about six months instead of a year. More waste, fraud, and financial abuse are inevitable as the Pentagon prepares to shovel money out the door as quickly as possible. This is no way to craft a budget or defend a country.

And while congressional dysfunction is par for the course, in this instance it offers an opportunity to reevaluate what we’re spending all this money for. The biggest driver of overspending is an unrealistic, self-indulgent, and — yes — militaristic national defense strategy. It’s designed to maintain a capacity to go almost everywhere and do almost anything, from winning wars with rival superpowers to intervening in key regions across the planet to continuing the disastrous Global War on Terror, which was launched in the wake of the 9/11 attacks and never truly ended. As long as such a “cover the globe” strategy persists, the pressure to continue spending ever more on the Pentagon will prove irresistible, no matter how delusional the rationale for doing so may be.

Defending “the Free World”?

President Biden began his recent State of the Union address by comparing the present moment to the time when the United States was preparing to enter World War II. Like President Franklin Delano Roosevelt in 1941, Joe Biden told the American people that the country now faces an “unprecedented moment in the history of the Union,” one in which freedom and democracy are “under attack” both at home and abroad. He disparaged Congress’s failure to approve his emergency supplemental bill, claiming that, without additional aid for Ukraine, Russian President Vladimir Putin will threaten not just that country but all of Europe and even the “free world.” Comparing (as he did) the challenge posed by Russia now to the threat that Hitler’s regime posed in World War II is a major exaggeration that’s of no value in developing an effective response to Moscow’s activities in Ukraine and beyond.

Engaging in such fearmongering to get the public on board with an increasingly militarized foreign policy ignores reality in service of the status quo. In truth, Russia poses no direct security threat to the United States. And while Putin may have ambitions beyond Ukraine, Russia simply doesn’t have the capability to threaten the “free world” with a military campaign. Neither does China, for that matter. But facing the facts about these powers would require a critical reassessment of the maximalist U.S. defense strategy that rules the roost. Currently, it reflects the profoundly misguided belief that, on matters of national security, U.S. military dominance takes precedence over the collective economic strength and prosperity of Americans.

As a result, the administration places more emphasis on deterring potential (if unlikely) aggression from competitors than on improving relations with them. Of course, this approach depends almost entirely on increasing the production, distribution, and stockpiling of arms. The war in Ukraine and Israel’s continuing assault on Gaza have unfortunately only solidified the administration’s dedication to the concept of military-centric deterrence.

Contractor Dysfunction: Earning More, Doing Less

Ironically, such a defense strategy depends on an industry that continually exploits the government for its own benefit and wastes staggering amounts of taxpayer dollars. The major corporations that act as military contractors pocket about half of all Pentagon outlays while ripping off the government in a multitude of ways. But what’s even more striking is how little they accomplish with the hundreds of billions of taxpayer dollars they receive year in, year out. According to the Government Accountability Office (GAO), from 2020 to 2022, the total number of major defense acquisition programs actually declined even as total costs and average delivery time for new weapons systems increased.

Take the Navy’s top acquisition program, for example. Earlier this month, the news broke that the Columbia-class ballistic missile submarine is already at least a year behind schedule. That sub is the sea-based part of the next-generation nuclear (air-sea-and-land) triad that the administration considers the “ultimate backstop” for global deterrence. As a key part of this country’s never-ending arms buildup, the Columbia is supposedly the Navy’s most important program, so you might wonder why the Pentagon hasn’t implemented a single one of the GAO’s six recommendations to help keep it on track.

As the GAO report made clear, the Navy proposed delivering the first Columbia-class vessel in record time — a wildly unrealistic goal — despite it being the “largest and most complex submarine” in its history.

Yet the war economy persists, even as the giant weapons corporations deliver less weaponry for more money in an ever more predictable fashion (and often way behind schedule as well). This happens in part because the Pentagon regularly advances weapons programs before design and testing are even completed, a phenomenon known as “concurrent development.” Building systems before they’re fully tested means, of course, rushing them into production at the taxpayer’s expense before the bugs are out. Not surprisingly, operations and maintenance costs account for about 70% of the money spent on any U.S. weapons program.

Lockheed Martin’s F-35 is the classic example of this enormously expensive tendency. The Pentagon just greenlit the fighter jet for full-scale production this month, 23 years (yes, that’s not a misprint!) after the program was launched. The fighter has suffered from persistent engine problems and deficient software. But the official go-ahead from the Pentagon means little, since Congress has long funded the F-35 as if it were already approved for full-scale production. At a projected cost of at least $1.7 trillion over its lifetime, America’s most expensive weapons program ever should offer a lesson in the necessity of trying before buying.

Unfortunately, this lesson is lost on those who need to learn it the most. Acquisition failures of the past never seem to financially impact the executives or shareholders of America’s biggest military contractors. On the contrary, those corporate leaders depend on Pentagon bloat and overpriced, often unnecessary weaponry. In 2023, America’s biggest military contractor, Lockheed Martin, paid its CEO John Taiclit $22.8 millionAnnual compensation for the CEOs of RTX, Northrop Grumman, General Dynamics, and Boeing ranged from $14.5 and $22.5 million in the past two years. And shareholders of those weapons makers are similarly cashing in. The arms industry increased cash paid to its shareholders by 73% in the 2010s compared to the prior decade. And they did so at the expense of investing in their own businesses. Now they expect taxpayers to bail them out to ramp up weapons production for Ukraine and Israel.

Reining in the Military-Industrial Complex

One way to begin reining in runaway Pentagon spending is to eliminate the ability of Congress and the president to arbitrarily increase that department’s budget. The best way to do so would be by doing away with the very concept of “emergency spending.” Otherwise, thanks to such spending, that $895 billion Pentagon budget will undoubtedly prove to be anything but a ceiling on military spending next year. As an example, the $95 billion aid package for Ukraine, Israel, and Taiwan that passed the Senate in February is still hung up in the House, but some portion of it will eventually get through and add substantially to the Pentagon’s already enormous budget.

Meanwhile, the Pentagon has fallen back on the same kind of budgetary maneuvers it perfected at the peak of its disastrous Afghan and Iraq wars earlier in this century, adding billions to the war budget to fund items on the department’s wish list that have little to do with “defense” in our present world. That includes emergency outlays destined to expand this country’s “defense industrial base” and further supersize the military-industrial complex — an expensive loophole that Congress should simply shut down. That, however, will undoubtedly prove a tough political fight, given how many stakeholders — from Pentagon officials to those corporate executives to compromised members of Congress — benefit from such spending sprees.

Ultimately, of course, the debate about Pentagon spending should be focused on far more than the staggering sums being spent. It should be about the impact of such spending on this planet. That includes the Biden administration’s stubborn continuation of support for Israel’s campaign of mass slaughter in Gaza, which has already killed more than 31,000 people while putting many more at risk of starvation. A recent Washington Post investigation found that the U.S. has made 100 arms sales to Israel since the start of the war last October, most of them set at value thresholds just low enough to bypass any requirement to report them to Congress.

The relentless supply of military equipment to a government that the International Court of Justice has said is plausibly engaged in a genocidal campaign is a deep moral stain on the foreign-policy record of the Biden administration, as well as a blow to American credibility and influence globally. No amount of airdrops or humanitarian supplies through a makeshift port can remotely make up for the damage still being done by U.S.-supplied weapons in Gaza.

The case of Gaza may be extreme in its brutality and the sheer speed of the slaughter, but it underscores the need to thoroughly rethink both the purpose of and funding for America’s foreign and military policies. It’s hard to imagine a more devastating example than Gaza of why the use of force so often makes matters far, far worse — particularly in conflicts rooted in longstanding political and social despair. A similar point could have been made with respect to the calamitous U.S. interventions in Iraq and Afghanistan that cost untold numbers of lives, while pouring yet more money into the coffers of America’s major weapons makers. Both of those military campaigns, of course, failed disastrously in their stated objectives of promoting democracy, or at least stability, in troubled regions, even as they exacted huge costs in blood and treasure.

Before our government moves full speed ahead expanding the weapons industry and further militarizing geopolitical challenges posed by China and Russia, we should reflect on America’s disastrous performance in the costly, prolonged wars already waged in this century. After all, they did enormous damage, made the world a far more dangerous place, and only increased the significance of those weapons makers. Throwing another trillion dollars-plus at the Pentagon won’t change that.

Reprinted with permission from TomDispatch.com.

The post Spending Unlimited appeared first on LewRockwell.

Islamic State Terror Attack Against Moscow. Who Is Behind ISIL-ISIS-Daesh?

Lew Rockwell Institute - Mer, 27/03/2024 - 05:01

The Islamic State (IS) – a CIA creation – claimed credit for the attack.

However, the political end of this attack is more complex.

On March 7, 2024, the US Embassy in Russia warned Moscow that a terror attack may take place in Moscow within the next few weeks. No further details.

Is it one of the now fashionable “predictive planning” stunts?

On the same day, the same US Embassy in Moscow warned US citizens in Moscow not to visit shopping malls. How much did the US know?

Speculations abound. Was this an empty warning to destabilize Russia and Russian elections?

Or was it one more provocation to pull Russia into a larger conflict?

On the day of the attack, John Kirby, spokesman for National Security at the White House said in a Press Conference that there were no indications that Ukraine had anything to do with the attack. In early March Washington just had some indications that a terror assault may hit Moscow.

“Some indications”? Why then the warning on the same 7 March to US citizens in Moscow not to visit any shopping malls?

It could not be more obvious that a hidden agenda is being played by Washington – and, may be added, by NATO and Europe?

Whether the Islamic State (ISIL), Al Qaeda or another CIA / MI6 terror creation – or even Kiev directly — was involved in this mass-killing is irrelevant, because whoever acted, did so on behalf of US / NATO and the West’s “Classe politique”. 

It is no coincidence that French President Macron practically simultaneously sends officially 2,000 French NATO troops to Ukraine. “Officially”, because western / NATO military advisers, trainers and coaches for Kiev’s Nazi-military have been in Kiev for quite a while.

Polish Foreign Minister, Radoslaw Sikorski, has called it an open secret that Western soldiers are in Ukraine. German Chancellor Olaf Scholz said, “there are already some troops from big countries in Ukraine.” See this.

Crossing Russia’s Redline

This is clearly the crossing of President Putin’s Red Line. Mr. Macron knows it, those who mandate the crossing of the Red Line, like the WEF and those dark Deep State Cult forces behind the WEF, know it – and Moscow knows that they know it.

Is it a provocation to pull Moscow into a hot war?

And the Moscow Concert Hall assault being a doubling-up of the Red-Line crossing?

This happening in the Ides of March, and just ten days after the confirmed landslide re-election of President Putin on 17 March 2024.

The Ides of March

Ides of March is the day in the ancient Roman calendar that falls approximately on Mid-March and is associated with misfortune and doom.

The date is also known as the date on which Julius Caesar was assassinated in 44 BC.

Most US wars were initiated in March. Has it become a symbolic cult ritual of the west?

“With the exception of the War on Afghanistan (October 2001) and the 1990-91 Gulf War, all major US-NATO and allied led military operations over a period of more than half a century –since the invasion of Vietnam by US ground forces on March 8, 1965– have been initiated in the month of March.”

(See: The Pentagon’s “Ides of March 2024”: Best Month to Go to War?, by Michel Chossudovsky, March 01, 2024

It would perfectly fit into the Death Cult of the Great Reset (WEF) and the UN Agenda 2030, which are currently plaguing humanity – worldwide.

There are other “non-coincidences”: Yugoslavia

The 24 March 2024 is the 25th anniversary of the 1999 US-NATO assault on Yugoslavia (Ides of March) – currently being commemorated by a two-day Conference 23-24 March 2024, in Belgrade.

The destruction and dismembering of Yugoslavia were also planned by a long hand.

After Josip Tito’s death in May 1980 (he served in several leadership positions of Yugoslavia from 1943-1980), there were some lesser communist successors, who were vulnerable to western / NATO “pressures”, and let what was a solid Socialist Federal Republic of Yugoslavia (SFRY) deteriorate, western-style.

In 1990 Slobodan Milošević, President of Serbia became de facto President of the SFR Yugoslavia attempting to hold the federation together – which in the ten years after President Tito’s departure was financially destabilized by the west. In the 1990s the SFR Yugoslavia was one of the first “cases” where the World Bank, IMF Washington Consensus was applied full-scale – indebting to destabilize, create internal unrest – and divide.

Mr. Milošević was captured, detained at the International Criminal Court’s (ICC) prison in The Hague. He was poisoned on March 11, 2006 in his prison cell – shortly before his scheduled appearance at the International Criminal Tribunal on Yugoslavia (ICTY).

Once divided with constant civil unrest, there was “justification” for western rescue, i.e., bombing Yugoslavia literally into bits and pieces – leaving what we have today, numerous so-called independent former Yugoslavian Federal States – being economically and with “sanctions” controlled by the west.

Read the Whole Article

The post Islamic State Terror Attack Against Moscow. Who Is Behind ISIL-ISIS-Daesh? appeared first on LewRockwell.

Misunderstood Communism

Lew Rockwell Institute - Mer, 27/03/2024 - 05:01

Just humor yourself and do a search on the title of this post: Misunderstood communism. What you will find are mostly defenders of the ideal, trying to explain away its failures; trying to champion the cause.
You can find several communist Substacks with thousands of subscribers who have no idea what they are talking about.

Communism, some say, has never failed because it has never REALLY been tried. I am not going to talk about that as there is no point in arguing with religious fanatics. I am not going to address the “yes, but…” and the “what about the free stuff…” arguments either.

After I left communist Hungary, my greatest frustration was with those who sympathized. With the slightly condescending “you poor victim of totalitarianism….” attitude. The anti-communist West pictured communism in black and white, the Gulags and the propaganda, neither of which had much to do with real life.
In that real life, I had many friends, the summers were beautiful, the sexual revolution was raging just like in the West. We did not have access to all the goods the West produced, but what we were able to get, was appreciated far more than in the West.

The problem with the Western perception of communism is that both sides are using a fundamentally moralizing approach to very pragmatic problems.

  • The left sees its lofty goals and grandiose promises while the right looks at its most inhuman excesses.
  • The left is pointing to its supposed and nominal social rights while the right bemoans the loss and suppression of individual rights.
  • The left is smitten by its cheerful propaganda, the right is appalled by its blatant lies.

The real problems of communism were, of course, in the grey, depressing middle.
In the details that are hardly ever talked about.

The problems

  • In a system of strictly enforced centralized decision making, there can be no healthy economy.
  • In a system without a healthy civil society, there can be no morality.
  • In a system of compelled conformity, there can be no creativity.

It is important to understand, that these statements are not absolutes. In communist countries, there was (is) a more or less functioning economy, moral behaviour and creativity, but all of it existed DESPITE, not BECAUSE of the system that can only function on the remnants of attitudes, instincts and social conditioning that evolved over thousands of years of civilizational evolution. People living in communist countries are still humans.

Communism/socialism is a paradox that can only exist on the values it aims to replace.

There are two essential works to help you understand the economic aspects of the problem:

Mises explains how planning is impossible without market signals, while Hayek explores the pitfalls in the arrogance of the central planners.

In the first post of this series, I made the case for the value of distributed decision making.
The closer you are to the object of the decision, the more you can take into account the details that are needed to make the appropriate ones.
The further away you are from the details, the more of those details you will have to disregard in your decisions.
Communism is the ultimate example of centralized decision-making with a strictly enforced decision making hierarchy. Central planners are so far removed from the details, that it is not possible for them to even know what they are.
The pretense of knowledge is not driven by nefarious intent, but sheer necessity.
Marx called his economic delusions and political phantasies ‘science’.
The moment you buy into the ideology, you have to start treating Marx’s seriously confused ideas as gospel. Every communist had to treat them as such. Since the foundational questions – who will make decisions based on what information – could not be addressed, reality had to be shaped into matching the ideology-based projections. Of course it didn’t work. Ever.

In centrally planned economies there is constant waste on the one hand, shortages on the other;
black-markets and petty corruption, theft of public resources and bribes to get proper services or goods from the shadow economy.

Let me state it again, that all of this corruption was essential for some sort of economic functioning. The communist authorities were naturally blaming all problems on the people for not being in line with the ideology. If we were good communists, everything would be working fine – we were told.

Read the Whole Article

The post Misunderstood Communism appeared first on LewRockwell.

Condividi contenuti