Convoy (Convoy - Trincea D'asfalto - 1978)
- genere: Azione/Commedia
- regia: Sam Peckimpah
- interpreti: Kris Kristofferson, Ali MacGraw, Ernest Borgnine, Burt Young, Madge Sinclair
- produzione: EMI Films
GIUDIZIO: può provocare un'erezione
In due parole
Recensione
Considerato come un'opera minore del grande Sam Peckimpah, il giudizio della critica nei confronti di quest'opera del regista de "Il mucchio selvaggio" non ci trova daccordo. Quella stessa critica che ha osannato e incensato furbescamente il grande autore ha poi mal digerito un film che sotto la sua apparenza scanzonata, irriverente e leggera; compie un attacco frontale al sistema di cui i media e anche tutti i critici sono parte integrante.
Peckimpah trasferisce il western ai nostri giorni, mette assieme un inno all'anarchia con tutta la malinconica consapevolezza dell'essere "rimasti in pochi" come fa dire a Kris (anatra di gomma) Kristofferson quando si rivolge al cane da guardia Ernest (papà orso) Borgnine.
Le accuse al film (che fu sottratto a Peckimpah in fase di montaggio con ovvie, disastrose conseguenze) riguardano in particolare la sconclusionatezza della vicenda: Perchè questa "inverosimile" ribellione dei camionisti? Perchè questo odio "inverosimile" della polizia nei loro confronti?
Le risposte sono ovvie e sono tutte presenti nel film a patto di volerle vedere. L'odio è quello del "sistema" che non tollera ribellioni, non sopporta che qualcuno decida di uscire dai binari e scelga la direzione in cui andare per conto suo. Anatra di gomma vuole soltanto seguire la sua strada, ma questo è un motivo sufficiente per fermarlo, per braccarlo. Il suo è un esempio pericoloso per tutti gli altri e si ritrova infatti eletto controvoglia e senza averlo chiesto a leader del convoglio ribelle. E' un gregge di pecore che segue anatra di gomma?
Si, ma si tratta di pecore pericolose pronte a reimpossessarsi della loro natura di uomini; perchè anche se seguono un leader riluttante stanno in realtà seguendo un istinto pericoloso, un istinto innato in ognuno di noi che personaggi come "Anatra" possono risvegliare ed è per questo che vanno eliminati.
Quando il "sistema" intuisce che il movimento è diventato grosso e pericoloso ma che comunque tutto fa capo a un solo uomo, allora evita di costruire un martire e prova a comprarlo, a metterlo sotto controllo. Perchè questo è ciò che fa sempre il "sistema". Ma il cowboy camionista è fuori dagli schemi, è troppo simile a un nativo americano in sella al suo "Mustang" a 18 ruote e va quindi soppresso.
Il "sistema" non agisce mai direttamente, utilizza i suoi cani da guardia e i più efficienti sono quelli che credono sinceramente nel conformismo, nelle regole, nell'inquadramento. Papà orso è uno di loro; non vuole difendere il "sistema" in quanto tale, è anche lui una vittima, crede in quel sistema perchè non gli hanno insegnato a vedere oltre. Questo appare chiaro alla fine del film quando la "visione" del sorriso beffardo di "anatra" che considerava ormai morto e sepolto gli esplode nella mente con la prorompente forza di un'intuizione. E' in quell'istante che papà orso comprende il teatrino a cui partecipa, e si sente finalmente vicino a quello che era il suo nemico giurato, capisce che si, appartiene a una razza in estinzione, uomini uguali messi uno contro l'altro al fine produrre una nuova razza di automi conformisti. La risata liberatoria di papà orso ricorda a tutti che liberarsi significa anche diventare consapevoli e avere la capacità di ridere in faccia a quel sistema, a questa vita. Un esorcismo contro la prigione che troppo spesso permettiamo che ci venga costruita attorno.
Il film si muove su una colonna sonora che ci racconta le terre di frontiera, con i ritmi e la cadenza di una commedia dal sapore amaro; bellissima la sequenza della danza a tempo di valzer che i mastodontici "Truck" compiono nella sabbia del deserto. Irriverenti tutte le sequenze che riguardano i media, la polizia, i politici. Un linguaggio volgare, da veri camionisti, con battute di un sublime, irresistibile cinismo che valsero al film il divieto ai minori di 14 anni. Stupenda fotografia, attori tutti in parte anche se Ernest Borgnine è immenso e da solo sintetizza tutto il film dipingendo in modo straordinario il suo personaggio.
Il film minore, che mostra i poliziotti un pò troppo imbecilli e i giornalisti come dei coglioni con la cravatta, che sembra senza troppo spessore con battute un pò cretine, che è stato definito un punto basso nella carriera di Peckimpah, alla fine, quando ci mostra una mandria di TIR che con il suo ruggito butta giù i muri reali e metaforici costruiti dal "sistema", può provocare un orgasmo in più di qualcuno. Impossibile non patteggiare per anatra di gomma, ma è anche impossibile non riconoscere un pezzo di noi stessi in papà orso, e sperare quindi, di essere abbastanza forti per liberarci come lui, con una sonora, consapevole, risata.
La Frase:
Ernest Borgnine: "Io rappresento la legge, vuoi renderti conto che io rappresento l'ordine?"
Kris Kristofferson: "E io ti piscio addosso... Addosso alla tua legge e al tuo ordine!"
- Login per inviare commenti
- Versione stampabile
- Send by email
può provocare un'erezione, si, ma...
A me all'epoca in cui era stato distribuito (in Italia mi pare che fosse l'anno successivo, il 1979, quando tra le altre cose anche io ho guidato un camion per un breve periodo su una tratta breve), l'erezione l'aveva provocata non il film in se stesso, ma la protagonista femminile Ali McGraw, nella scena in cui guida con le gambe divaricate per mostrare la passera, cosa che evitera' una multa ad "Anatra", quando un allupatissimo poliziotto verra' a sapere dal camionista che la donna non porta le mutande.
Per il resto sono abbastanza d'accordo con te, ma moderatamente. Il film non e' venuto troppo bene, anche se all'epoca della distribuzione mi era piaciuto moltissimo (complice senza dubbio la McGraw) e lo vidi al cinema due volte in due settimane - la prima da solo, la seconda con amici camionisti.
Il montaggio infatti non lega bene assieme le diverse storie, e il film sembra solo un espediente per mostrare un insieme di brevi sketches e immagini meravigliose (specie quelle di apertura - no, non sto parlando della McGraw con le cosce spalancate, ma del camion nelle dune di sabbia bianche come la neve, tanto che per un po' e' difficile capire se sia ambientato nel deserto o nella tundra).
In definitiva un film che e' invecchiato male, ma che come al solito al confronto di quelli odierni sembra un mezzo capolavoro.
Il film di Peckinpah che sviluppa le stesse tematiche con ben altro risultato e' il bellissimo, riuscitissimo ed amarissimo "Junior Bonner" (che in Italia mi pare si intitolasse "L'utimo Buscadero, correggetemi se sbaglio). Convoy e' un tentativo di ripetere quel tipo di approccio in maniera piu' leggera, non completamente riuscito.
...Per il resto sono
Idem... Però poi devo averlo rivisto al cinema almeno altre 3 volte, in cassetta una decina. A mio avviso due cose non funzionano nel film: Il montaggio che come ho scritto fu sottratto a Peckimpah con il risultato che il film fu maciullato da qualche produttore imbecille, e il tipo di comicità che per noi europei è appare un pò sciocca e superficiale ma che da quanto ho potuto vedere è una caratteristica ricorrente nelle commedie ambientate negli stati del Sud. Ad esempio i toni e il modo in cui è stata girata la scazzottata "western" abbassano il livello; vista oggi sopratutto non è divertente e risulta datata.
Nonostante queste "pecche" però, il film fa trasparire tutti i concetti espressi nella recensione ed è godibile ancora oggi. Merito certamente dell'anima di Peckimpah che esce comunque e buca lo schermo, del grande Borgnine che davvero si erge a simbolo con il suo personaggio, e dei dialoghi tra i camionisti che spesso sono irresistibili così come i loro avatar.
C'è una cosa che devo dire: quando vidi questo film ero molto giovane, internet non c'era, molte cose non le sapevo; eppure, ciò che ho scritto nella recensione mi colpì e mi arrivò anche a quel tempo. Forse non con la stessa consapevolezza di oggi, più come sensazione, come respiro all'uscita della sala, ma arrivò anche allora.