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Genesi 1, ovvero la Creazione del Mondo Occidentale

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Genesi 1, per via della molteplicità dei suoi temi e delle sue idee, è il capitolo più denso della Bibbia ed anche la narrazione più influente nella storia della letteratura umana, avendo dato forma alla visione del mondo della nostra società globale moderna.

Genesi 1 introduce l'idea nuova ed originale del tempo come sequenza lineare: a differenza di tutte le altre storie della Creazione, con le sua prime due parole "In Principio" stabilisce un punto d'inizio del tempo che sarà seguito da una successione causale e lineare di eventi.

La Creazione (o il riempire il mondo) possiede una narrativa che si sviluppa attraverso un lasso di tempo preciso e limitato a sei giorni.  A differenza di moltri altri racconti, il tempo non è circolare, ma bensì lineare, come una cronaca di eventi che si succedano gli uni agli altri.

Introduce anche le tre più fondamentali differenze, che costituiscono la peculiarità della visione del mondo Giudeo-Cristiano-Islamico:

  1. Dio, il Creatore, è diverso, una entità individuale separata dall'Universo che egli ha creato;
  2. L'intera Creazione è creata singolarmente in tempi differenziati e tutte le creature sono quindi differenti non solo dal loro creatore ma sostanzialmente anche differenti le une dalle altre;
  3. "Cosa Buona" è un concetto insito nell'atto della creazione ed è chiaramente diverso dal suo opposto ("Ci siano luci nel firmamento del cielo[...] E Dio vide che era cosa buona")

Dio, il creatore, è illustrato qui come il supremo tecnocrate: usa il metodo procedurale della prova e dell'errore – come farebbe qualsiasi scienziato – e, dopo aver visto che quella particolare creazione è "cosa buona", allora, e solo allora, procede a creare ulteriori parti dell'Universo.  La creazione è fatta utilizzando un vuoto indescrivibile e senza forma, acque, terre e masse biologiche utilizzate come materiale grezzo e senza anima allo scopo di arrivare al culmine della creazione di Dio con l'Umanità "ad immagine e somiglianza di Dio" - che perciò condivide qualche attributo divino con il creatore – alla quale la Natura è donata per essere usata allo scopo di permettere all'Umanità di avanzare nella via del progresso e di essere " fecondi e prolifici".  Genesi 1, lontano dall'essere solo una narrazione della creazione, è di per se stessa il concentrato di un trattato teologico e filosofico.

Il potere è l'importanza di questa serie di idee fondamentali non possono essere abbastanza rimarcati, essendo il fondamento dei pilastri sui quali il pensiero occidentale poggia la sua costruzione, in tutti i suoi aspetti: religiosi, mondani o scientifici.  La sua importanza non può essere sopravvalutata e questo dovrebbe essere abbastanza evidente di per se stesso a chiunque condivida la nostra cultura.  Purtroppo, essendo troppo evidente, tale evidente  influenza pare quasi universalmente sfuggire ai più.

Così rimarchevole come la sostanza del pensiero del singolo capitolo oggetto di questo articolo, la forma letteraria non lo è di meno, essendo basata su di uno stile ieratico e su di una peculiare struttura Chiastica 1 detta palistrope (legando i primi tre giorni ai tre sucessivi).  Lo stile della Genesi trasmette al lettore solennità e autorità indisputabile, ma, nondimeno, rende difficile se non impossibile per un ordinario lettore moderno il prendere per verità letterale la narrazione dei primi sei giorni del mondo, come è descritta, senza cadere in qualche tipo di dissonanza cognitiva.

Sorprendentemente, la suddetta dissonanza cognitiva è preoccupante non solo se prendiamo ad esempio la persona ordinaria, ma anche studiosi della Bibbia, in particolare quelli che devono incasellarla in un particolare genere letterario.

Infatti possiamo sostenere, prendendo ad esempio uno dei più rispettati studiosi biblici, Wenham, il quale è un esempio della posizione comunemente accettata in Teologia 2 , che trovare una definizione che categorizzi il libro della Genesi è davvero un grosso problema per gli studiosi, al punto che si spingono ad usare un termine in una lingua straniera, il tedesco [nel caso di non madrelingua germanici] Urgeschichtle, per essere in grado di evitare il termine Mito per la narrativa della Genesi (ed in generale per tutto il Pentateuco).

La posizione di cui sopra, che illustro prendendo ad esempio il professor Wenham, mi lascia molto interdetto per più di una ragione.

Innanzi tutto, Wenham da una definizione di Mito usando una quota dal Dizionario Conciso di Oxford 3 , che per gli studiosi non ha alcuna autorità o affidabilità.  Per mezzo di questo escamotage molto usato, Welhan usa il significato meno accademico e più restrittivo del termine che sia a lui possibile trovare, e lo fa per esaminare il significato di una parola in un contesto accademico, commettendo quella che è, a mio avviso, una evidente fallacia.

Inoltre, con questo trucco, riesce a evitare completamente e con nonchalanche ad ignorare come minimo 70 anni di storia della Mitologia Comparata, dell'Antropologia e della Psicologia.

Qualcosa come 77 anni prima del saggio di Wenham, Bronislaw Malinowski 4 scriveva:

Studiato sul campo, il Mito [...] è non solo una spiegazione soddisfacente per una questione di interesse scientifico, ma la resurrezione diventata narrazione di una realtà primordiale, raccontata con soddisfacente profondità per necessità religiose, aspettative di moralità, sottomissione sociale, asserzione, persino scopi pratici.  Il Mito fornisce alla cultura primitiva una funzione indispensabile: esprime, sviluppa e codifica le credenze, salvaguarda e difende la moralità, è prova di efficienza dei rituali e contiene regole pratiche che guidino gli uomini.  Il Mito e perciò un ingrediente vitale della civiltà umana: non è una semplice favola, ma bensì una forza attiva e funzionante; non è una spiegazione intellettuale o una immagine artistica, ma un fondamento pragmatico di fede e saggezza morale primitiva. [...] Questa storie [...] sono per i nativi una dichiarazione di una primordiale, più grande, più rilevante realtà, per cui la vita presente, i fatti e le attività dell'umanità sono determinate, la conoscenza delle quali fornisce all'uomo la motivazione per rituali e azioni morali, come pure indicazioni sulla loro liturgia. 5

 

Il punto di vista di Malinowski sul Mito è, come abbiamo potuto vedere nel passo di cui sopra, molto più articolata della definizione sul Dizionario Conciso di Oxford ed è generalmente riconosciuta da accademici di parecchie discipline in tutto il mondo.  è anche perfettamente coerente con quanto possiamo leggere sulla Genesi bibilca.

Nel 1963 Mircea Eliade 6 scrisse:

Negli ultimi 50 anni, come minimo, gli accademici occidentali si sono avvicinati allo studio del mito da un punto di vista decisamente diverso da quello, per esempio, del 19mo secolo. Diversamente dai loro predecessori, che trattavano il mito con l'usuale significato della parola, ovvero come "favola", "invenzione", "narrativa", essi l'hanno accettato nella maniera in cui era interpretato dalle società arcaiche, dove, al contrario, "mito" significa una "Storia vera" e, inoltre, una storia che il più prezioso possesso perché è sacra, esemplare e significativa.  Questo nuovo valore semantico attribuito al termine "mito", rende il suo uso nel gergo contemporaneo piuttosto equivoco.  Oggi, in effetti, la parola è usata in entrambi i sensi, in quello di "narrativa" o "illusione" ed in quello familiare specialmente a etnologi, sociologi e storici delle religioni, il senso di "tradizione sacra, rivelazione primordiale, modello esemplare". 7

 

Dopo aver creato il suo "uomo di paglia", Wenham procede nel farne un falò:

Se l'unica ragione per definire Genesis 1-11 un mito è il fatto che Dio sia presente nella storia, si dovrebbe allora definire tutta la Bibbia un mito, cosa che pochi vorrebbero spingersi a fare. 8

 

A parte la risibile idea per cui non si può chiamare qualcosa in qualche modo piuttosto che in un altro perchè "pochi vorrebbero spingersi a farlo", si manca completamente il punto, comparando quelli che sono di sicuro due generi differenti: il mito epico ed il mito della creazione.

Quella che Wenham riporta come una quotazione da Rogerson (che gli Israeliti non si aspettavano di avere esperienza del mondo nei termini della Genesi ma che nonostante questo considerassero la sua narrativa come "un dato di fatto"), ci dice precisamente che un mito è compreso dalla gente che ne fa uso come:

[...] un complesso di storie – alcune senza dubbio fattuali ed altre fantastiche – che per varie ragioni, gli esseri umani ritengono essere dimostrazioni di profondo significato nell'universo e nella vita umana. 9

 

A questo punto è chiaro come non possa essere d'accordo con Wenham - che se la storia del Big Bang è vera, essendo una storia difficile da capire e da essere creduta, anche la Genesi dovrebbe essere ritenuta come vera - perché esse possono essere considerate entrambe come miti e come realtà allo stesso tempo, essendo il loro posto non nella Protostoria, come Wenham suggerisce, ma invece nella Metastoria.

In altre parole, esse sono oltre il reame della verità e della falsità, per l'uso di immagini come metafore che consentono l'Uomo di dare un senso ad un mondo che è oltre la descrizione letterale e perciò al confine con l'ineffabile.

Come Wenham fa notare, non c'è evidenza che la narrativa della Genesi sia stata originata dalla trascrizione di storie orientali precedenti.  Più che la similitudine con altri racconti di Creazione di origine Mesopotamica, è la notevole differenza nei toni e nella interpretazione teologica ad essere la sua caratteristica veramente rimarchevole.

La Genesi biblica non è solo un mito di Creazione, ma anche il racconto della Caduta dell'Uomo. Mentre in altri racconti la Creazione è già fallata in partenza, nel racconto biblico la Creazione al principio è perfetta in essa stessa e non c'è presagio del disastro (o per meglio dire dei vari disastri) che dovranno seguire.

Come correttamente fa notare Weham, la Genesi non ha fede nel progresso e la salvezza consiste nella restaurazione dell'inizio perfetto, in linea con la credenza dell'Età dell'Oro che riemerge periodicamente nella storia del pensiero occidentale e dimostra la persistenza e l'importanza della Genesi in tutta la susseguente storia della nostra cultura.

 


Quel che ho pubblicato è la traduzione di una mia lettura, scritto per un Seminario dell'Università del Gloucestershire, originariamente in lingua inglese e già pubblicato nella sezione in Inglese qui sul Portico Dipinto.  Ho pensato che potesse essere d'interesse - visto il grande successo che alcuni hanno nel vendere libri e portare le loro persone in giro per l'Italia spacciandosi per "ricercatori" biblici -  per fare un esempio di livello infimo – ma a mio avviso più coerente col soggetto trattato – di discussione accademica tra veri studenti, opposta a pseudo ricercatori d'accatto.

 

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dubbio

Ritratto di Calvero

Mi è piaciuto molto. Interessante il concetto di Mito che a mio avviso mette in luce che il rapporto dell'uomo con le credenze; è tanto vario quanto significativamente importante e cruciale ad ogni variante. Il tutto sempre troppo poco compreso. Il rapporto dell'uomo col mito e le divinità è stato un rapporto partecipativo; sia perché tutto nasceva dall'anima dell'uomo stesso, sia perché l'uomo aveva come una responsabilità nei confronti del mito, quanto Déi e Cosmogonie lo avevano nei confronti dell'uomo ...

... mentre col Dio della Bibbia, la cosa da partecipativa diviene cosa soggiogata. 

A parte che continua a rimanermi di difficile assimilazione il concetto di tempo circolare, ti volevo chiedere se ti sembra corretto parlare di "casuale e lineare di eventi"? ... non dovrebbe essere invece "causale e lineare di eventi"?

causale, non casuale

Ritratto di Pike Bishop

era un refuso.  Grazie della segnalazione.

 

IMPORTANTE: NELLA TRADUZIONE ITALIANA MANCA UN PEZZO.  Tra "uomo di paglia:" e la frase di Alan Watts.

Chiedo scusa, si e' perduto nel ciberspazio.

Ora la traduco di nuovo, e appena pronto lo aggiungo.

Mancano anche le note, abbiate misericordia...

 

ok

Ritratto di Pike Bishop

parte mancante ora aggiunta, vedo di aggiungere anche le note, che pero' rimandano per forza di cose a testi in lingua inglese...

Grazie della pazienza.

Ora, dovrebbe essere tutto a posto...

Ritratto di Pike Bishop

Fortuna permettendo.....

Interessante si!

Ritratto di Dusty

Complimenti Pike, è la prima volta che leggo con tale interesse un articolo che parla di questi argomenti... Please keep them coming!

Bereshit

 

Un po' troppo per la mia limitata conoscenza dei miti, ma comunque ho apprezzato e mi sarà di stimolo per il futuro.
Qualche considerazione però la azzardo.
Non avevo ancora associato alla Genesi tutte le novità culturali citate come ad esempio la concezione del tempo lineare derivante dal primo termine biblico, il "bereshit". 
Anche la somiglianza del metodo di Dio con quello di un qualsiasi scenziato era passata inosservata, anche se devo dire che, oltre ad un buon esempio metodologico per l' umanità, ciò che di buono si può intravedere è completamente offuscato dalla evidente non onniscenza di un Dio che ha bisogno di "provare" prima di poter "sapere".
 
Così, da una superficiale analisi da ignorante, mi sembra di vedere che la novità più originale riscontrabile nel mito creazionistico ebraico sia quella dell' unico Dio. È da questa novità che scaturiscono le differenze con gli altri miti, nel rapporto diretto dell' uomo con Dio, soprattutto quando le cose negative del mondo non sono più attribuibili agli dei come nelle altre "religioni", popolate da dei che sono sempre un po' buoni e un po' stronzi. Ora Dio è buono e basta e se qualcosa di cattivo è nel mondo questa è colpa dell' uomo, soprattutto di quell' uomo che non crede nel Dio della Torah.
 
Altra caratteristica della Genesi è quella di essere il mito della creazione più recente tra tutti i miti "occidentali", e forse è questa la "modernità" che si intravede rispetto ai precedenti. Precedenti che hanno pesantemente influenzato il mito ebraico, se non altro perchè conosciuti e probabilmente assimilati dai primi "ebrei" qualunque cosa fossero prima di darsi un nome.
Dico questo perchè influenze di altre culture sono presenti in tutto il pentateuco, anche nelle parti più rilevanti dal punto di vista del vivere in comunità, come ad esempio le tavole di Mosè che sembrano chiaramente "ispirate" alle 42 leggi della dea egizia della verità e giustizia, Maat, dove si possono trovare praticamente tutti e dieci i comandamenti. Oppure nel Levitico, dove le mizvot altro non sono che rielaborazioni del codice di Hammurabi riadattate ad un popolo che viveva in condizioni diverse.
Faccio fatica a concedere originalità ad un popolo che non è nato su un isola separata dal mondo ma che ha formato la propria cultura assorbendo e modificando quelle in cui è cresciuto.
 
In sostanza mi sembra di vedere non un libro perfetto a cui ci si poteva solo adeguare, ma un adeguamento della civiltà occidentale a quello che con le buone o le cattive ci è stato raccontato essere la verità.
 
Se le ho sparate grosse, please, sii clemente.
 
P.S.
Uno dei ricercatori d'accatto, se può consolarti, non nomina neanche il libro della Genesi, ma parte direttamente con la ricerca di Ur dei Caldei, luogo d'origine di Abramo.
 
 
 
 

Giano, alcune precisazioni...

Ritratto di Pike Bishop

 mi sembra di vedere che la novità più originale riscontrabile nel mito creazionistico ebraico sia quella dell' unico Dio.

Non e' cosi'. Il Zoroastrismo e' la prima religione monoteistica storica (17mo secolo AC), anche se l'Induismo in realta' e' un monoteismo in cui vi sono innumerevoli aspetti della Divinita', anche essi in forma divina. Anche in Egitto con Akenathon si e' 6-700 anni prima dell'inizio del monoteismo giudaico.

 Ora Dio è buono e basta e se qualcosa di cattivo è nel mondo questa è colpa dell' uomo

Non e' esatto.  La caduta dell'uomo non ha influenza sul resto del Creato, per quanto possiamo estrapolare dalla Bibbia. La Caduta degli Angeli Ribelli, per la tradizione Cattolica, e' molto piu' significativa.

Faccio fatica a concedere originalità ad un popolo che non è nato su un isola separata dal mondo

In un certo senso separati lo erano: erano cacciatori-pastori in un mondo che venne preso d'assalto da agricoltori totalitari. Questa e' una interpretazione possibile della storia di Adamo, Eva, Caino e Abele, come brillantemente esposto da Daniel Quinn. Il loro contributo culturale e' alquanto diverso da quello dei popoli che li circondavano, seppure abbiano preso a piene mani dalle altre culture.

 un adeguamento della civiltà occidentale a quello che con le buone o le cattive ci è stato raccontato essere la verità.

Direi piuttosto che il libro si inserisce perfettamente in quel che si voleva ottenere nel periodo di crisi finora piu' estesa e drammatica della Civilta' Occidentale, il tramonto dell'Impero Romano d'Occidente.  Qualcosa di simile sta nascendo ora coi culti degli UFO e le altre Spy-Ops.

 

 

 

 

Angeli ribelli

 

Pike, a proposito della caduta degli angeli ribelli, non ho chiaro dove venga raccontata la vicenda. Ricordo che sono citati nel Libro di Enoch e nel vangelo di Giuda, se non sbaglio, ma questi non sono senz' altro testi cattolici. Nella bibbia se ne fa cenno? O è frutto di esegesi?
 
Grazie, sei stato "morbido". :)
 

Mosè-Akenathon

Pike, a proposito del monoteismo e Akenathon, credevo che Mosè e Akenathon fossero più o meno contemporanei, non è così? Senza bisogno di tornare indietro ai tempi di Abramo quando il monoteismo era non proprio affermato, spostare il monoteismo ebraico di 6/700 anni rispetto al faraone eretico significa andare  circa al 650a.c.. Non mi tornano i conti. 

 

Enoch

Ritratto di Pike Bishop

I libri di Enoch non fanno parte dell'Antico testamento ma Enoch e' citato nel Nuovo Testamento ed i libri sono stati molto influenti nel Cristianesimo, specie quello greco e copto. In pratica gran parte della dottrina dei Padri della Chiesa ne tiene conto.

Quinn

C'è un link per i libri di Daniel Quinn tradotti in italiano? Mi è stato consigliato da un amico ma non trovo nulla.

Mosè e Akenathon

Ritratto di Pike Bishop

credevo che Mosè e Akenathon fossero più o meno contemporanei, non è così?

Ehm...

Mose' e' un personaggio mitico, Akenathon no.

Freud li identifica nella stessa persona, perche' la tradizione biblica del 18mo secolo (e seguente) che tentava di assimilare la Bibbia ad una cronaca storica, aveva piu' o meno stabilito (in base a prove di nessuno spessore, ma tant'e', anche ora si citano date ad cazzum, vedi per le Piramidi) che fosse nato nel 13mo secolo AC.

Pero', in realta', evidenze documentate della religione Giudaica sono la piu' presto attorno al 7mo secolo. Quella di predatare quel che deve essere piu' autorevole e' un vizio abbastanza comune.  Opinioni personali, comunque. Nessuno ha ancora prove evidenti e nessuno probabilmente le avra' mai.

Daniel Quinn

Ritratto di Pike Bishop

I libri di Daniel Quinn in Italiano sono disponibili presso il sito curato da Dr Jackal (un ex-utente di Luogocomune) che ha fatto un lavoro immane (non essendo neanche un professionista) nel tradurre tutto per puro entusiasmo.

Il suo sito Nuova Rivoluzione Tribale ( http://nuovarivoluzionetribale.uphero.com/ ) e' il piu' completo riguardante Daniel Quinn, in qualsiasi lingua. Consiglio dopo la lettura dei libri la lista delle FAQ, veramente completa.

Io non riuscivo a trovare i libri di Quinn in Inglese (pensate un po') e il nostro amico mi ha aiutato.  Grazie anche da qui.

Grazie mille

Grazie mille.

Agricoltura Totalitaria? Plausibile.

E pensare che a scuola mi dicevano sempre: "L'agricoltura è la base della civiltà" intendendo naturalmente la "civiltà" come bene assoluto contrapposto all'"oscurità" e alla "superstizione" delle società tribali.

Scommetto saranno ottime letture. 

Grazie ancora e un ringraziamento anche al traduttore.

Le origini della propaganda

 

Quindi solo un mito? Che tristezza! :)

Nella mia ingenuità credevo che fosse esistito un personaggio di una certa rilevanza da cui presero spunto per creare il mito Mosè, o magari, come ipotizza Freud, che fossero più persone fatte coincidere con la figura dell' egiziano balbuziente assassino.

Forse le caratteristiche umane che gli attribuiscono hanno contribuito a rendere verosimile questa "figura". Se fosse un personaggio inventato -ho pensato più volte- non lo avrebbero creato con tanti difetti, sarebbe stato meno "umano", quasi una figura divina. 

E forse la genialata sta proprio in questa mossa, attribuirgi gesta mitiche che un semplice uomo con i propri difetti non potrebbe mai compiere senza una grossa divina mano d' aiuto.

Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio, costruiti addosso alla figura di Mosè sono tutta una finzione? Una grandissima opera di propaganda? 

Che dire? Complimenti!

Errore

 

Scusate, mi si è incastrato un tasto. :)

 

   

 

 

tempo lineare e tempo umano

Ciao pike, molto interessante il tuo articolo, e' un tema che mi interessa moto e condivido la tua idea che sia fondamentale per capire quello che siamo oggi.

Alcune osservazioni:

Genesi 1: introduce l'idea nuova ed originale del tempo come sequenza lineare: a differenza di tutte le altre storie della Creazione, con le sua prime due parole "In Principio" stabilisce un punto d'inizio del tempo che sarà seguito da una successione causale e lineare di eventi.

Non condivido l'idea che sembri introdurre in questa frase che la Genesi abbia per prima introdotto l'idea del tempo lineare, semmai, come dici  anche tu,  ha dato forse una "originale" interpretazione in senso cosmologico di un'idea che era gia' stata concepita da altri. 

L'idea del tempo lineare e'  legata ad un idea di mondo che trascende l'aspetto ciclico delle manifestazioni del tempo che gli uomini hanno quotidianamente sperimentato. Rappresenta la rottura dei cicli cosmici, naturali e umani, e questa rottura e' avvenuta storicamente, nella nostra parte di mondo, con l'invenzione del principio della regalita', e del tempo dinastico. Il re non e' piu' semplicemente un uomo che vive il suo ciclo vitale, ma fonda una dinastia che si perpetua nei secoli e da forma al tempo. La vita dell'uomo re, si perpetua in suo figlio, in uno sviluppop lineare potenzialmente senza fine. E questa invenzione e' avvenuta proprio li', in Egitto. Il faraone da forma lineare al suo tempo come del resto da una forma nuova anche allo spazio, la terra non e' piu' la terra, ma il regno. 

 

Dio, il creatore, è illustrato qui come il supremo tecnocrate:

Dio con l'Umanità "ad immagine e somiglianza di Dio" 

Magari e' il contrario, Dio ad immagine e somiglianza di uomo... inventore della tecnologia...

L'idea di dio non e' un idea naturale come la volgata comune sembra credere. Il concetto di divinita', che, semplificando, possiamo definire la umanizzazione di forze cosmiche al di la' del controllo umano, e' stata concepita per quanto ne sappiamo, o meglio ne so ad oggi, dagli antichi sumeri. La prima divinita' moderna e' Inanna. Una dea. Il che non stupisce... la carratteristica del cosmo e' la sua grande forza creativa, che non puo' non essere associata al potere generativo femminile. Inanna poi diventera', Ishtar tra gli Assiri, afrodite tra i greci, venere tra i Romani. 

Il magico incontro tra le due invezioni, quella del re e quella della divinita' ha dato luogo al Dio, maschile, detentore del potere sia sugli uomini che sulla natura.

 

la Genesi biblica non è solo un mito di Creazione, ma anche il racconto della Caduta dell'Uomo. Mentre in altri racconti la Creazione è già fallata in partenza, nel racconto biblico la Creazione al principio è perfetta in essa stessa e non c'è presagio del disastro (o per meglio dire dei vari disastri) che dovranno seguire.

In qualche modo e' come se la Genesi si ribellasse all'idea di una regalita' terrena, che vede come una caduta dell'uomo, riportando ad un livello meramente divino quello che il faraone rappresentava. L'uomo che si arroga il diritto di dominare la natura, che mangia la mela della conoscenza, che diviene il nuovo artefice del mondo, dannera' se stesso e l'intero universo.

 

Come correttamente fa notare Weham, la Genesi non ha fede nel progresso e la salvezza consiste nella restaurazione dell'inizio perfetto, in linea con la credenza dell'Età dell'Oro che riemerge periodicamente nella storia del pensiero occidentale e dimostra la persistenza e l'importanza della Genesi in tutta la susseguente storia della nostra cultura.

 

In sostanza la genesi sembra affermare il potere "teologico" in contrapposizione al potere "regale"... uno scontro tuttora in atto, nel mezzo del quale buona parte della nostra umanita' si e' persa.

 

un caro saluto

 

riccardo

 

 

 

 

 

 

L'idea del tempo lineare e'

Ritratto di Pike Bishop

L'idea del tempo lineare e'  legata ad un idea di mondo che trascende l'aspetto ciclico delle manifestazioni del tempo che gli uomini hanno quotidianamente sperimentato. Rappresenta la rottura dei cicli cosmici, naturali e umani, e questa rottura e' avvenuta storicamente, nella nostra parte di mondo, con l'invenzione del principio della regalita', e del tempo dinastico. Il re non e' piu' semplicemente un uomo che vive il suo ciclo vitale, ma fonda una dinastia che si perpetua nei secoli e da forma al tempo. La vita dell'uomo re, si perpetua in suo figlio, in uno sviluppop lineare potenzialmente senza fine. E questa invenzione e' avvenuta proprio li', in Egitto. Il faraone da forma lineare al suo tempo come del resto da una forma nuova anche allo spazio, la terra non e' piu' la terra, ma il regno. 

Quel che dici e' tutto vero, tranne che  gli Egiziani avevano due parole per definire il tempo: nhh e dt.  Si potrebbe scrivere un trattato su questo, ma per capirne la differenza basta andarsi a guardare il corrispondente geroglifico.  E, senza spiegazione, intrisi come siamo della visione del mondo della Bibbia, scambieremo l'uno per l'altro. Nhh e' il tempo normale, di tutti i giorni.  E' ciclico non lineare ed eterno.  L'altro, dt e' il tempo divino dell'eternita' completata, lineare, non ripetitivo, il tempo non tempo.

Quindi e' ESATTAMENTE il contrario della Bibbia.  La questione dei Re e' importante: l'unica manifestazione per cui il tempo dt si possa applicare a questa dimensione e' il sovrano.  Non a caso il Dio di Abramo e' modellato sul tipo del sovrano medio-orientale dell'Eta' del Bronzo. E' una concezione monarchica dell'universo, solo COMPLETAMENTE RIBALTATA rispetto a quella tradizionale egiziana o mesopotamica.  Questa, quella ebraica si applica a tutta la realta'.

Il magico incontro tra le due invezioni, quella del re e quella della divinita' ha dato luogo al Dio, maschile, detentore del potere sia sugli uomini che sulla natura.

Esattamente. E proprio nella Bibbia.

In qualche modo e' come se la Genesi si ribellasse all'idea di una regalita' terrena, che vede come una caduta dell'uomo, riportando ad un livello meramente divino quello che il faraone rappresentava. L'uomo che si arroga il diritto di dominare la natura, che mangia la mela della conoscenza, che diviene il nuovo artefice del mondo, dannera' se stesso e l'intero universo.

Di nuovo, hai espresso pienamente quel che avrei potuto sottoscrivere anche io.  E qui si ritorna all'interessantissima tesi di Daniel Quinn: la Bibbia scritta da un popolo che stava venendo in contatto con l'Agricoltura Totalitaria e che doveva giocoforza adottarla per non scomparire, ma che riportava in se anche la visione critica di essa, considerandola una maledizione.

In sostanza la genesi sembra affermare il potere "teologico" in contrapposizione al potere "regale"... uno scontro tuttora in atto, nel mezzo del quale buona parte della nostra umanita' si e' persa.

Non solo la Genesi: tutta la Bibbia e' in sostanza una cronaca romanzata di questa contrapposizione, il tema piu' importante dei libri della tradizione ebraico-cristiana.  Inoltre e' sempre presente il terzo incomodo, lo sciamano che spinge per il ritorno alla purezza del cacciatore-pastore-raccoglitore-agricoltoredisussistenza, nella persona del Profeta. E in questa lettura la tesi di JM Allegro si inserisce in maniera del tutto spettacolare!

Grazie per gli spunti interessanti e a risentirci.

 

 

 

 

Il profeta

Ritratto di Manfred

Il profeta non è uno sciamano è un mistico con conoscenze magiche ovvero qualcuno che ha abbandonato la via sciamanica incapace di distaccarsi dalle lusinghe mondane facendosi scudo con i destini dell'umanità. Sicuramente non un incomodo anzi la tettarella più appropriata per contrapposizione e sovrapposizione, ovviamente diversificata, sia al potere reale che teologico. La famosa quadratura del cerchio. Il fatto stesso che le sue gesta reali o fittizie siano ufficialmente documentate è la conferma di quanto ora ho espresso.

 

 

Manfred

Quel che dici e' tutto vero,

Quel che dici e' tutto vero, tranne che  gli Egiziani avevano due parole per definire il tempo: nhh e dt.  Si potrebbe scrivere un trattato su questo, ma per capirne la differenza basta andarsi a guardare il corrispondente geroglifico.  E, senza spiegazione, intrisi come siamo della visione del mondo della Bibbia, scambieremo l'uno per l'altro. Nhh e' il tempo normale, di tutti i giorni.  E' ciclico non lineare ed eterno.  L'altro, dt e' il tempo divino dell'eternita' completata, lineare, non ripetitivo, il tempo non tempo.

Quindi e' ESATTAMENTE il contrario della Bibbia.  La questione dei Re e' importante: l'unica manifestazione per cui il tempo dt si possa applicare a questa dimensione e' il sovrano.  Non a caso il Dio di Abramo e' modellato sul tipo del sovrano medio-orientale dell'Eta' del Bronzo. E' una concezione monarchica dell'universo, solo COMPLETAMENTE RIBALTATA rispetto a quella tradizionale egiziana o mesopotamica.  Questa, quella ebraica si applica a tutta la realta'.

 

d'accordo gli Egizi avevano una doppia via per "contare" il tempo, ma io sostengo che l'idea del tempo lineare, la sua invenzione, sia indissolubilmente legata all'invenzione del re, il quale non puo' prescindere dalla sua dinastia.

La bibbia riprende questa concezione, e la "ribalta" magari, attribuendo le qualita' del re ad un dio creatore, il re dei re. Sublima la qualita del re deimiurgo signore del tempo e dello spazio, nel re creatore, la cui azione attraversa indinstintamente tutti gli strati della realta', La bibbia rilancia l'idea "politica" di un potere immanente nella figura umana di un re demiurgo e la innanza metafisicamente fino a porla al Principio di ogni cosa...

Le conseguenze di questa mutazione sono come osservi tu enormi e tuttora operanti, l'unificazione della molteplicia' infinita dell'universo in un "Principio" fa tremare la mente e il cuore, rendendo praticabile solo una via religiosa monoteistica e assolutista, un pensiero unico che sottilmente si nasconde dietro ogni manifestazione di pensiero di noi figli della bibbia, e generando a sua volta tentazioni di fuga e di ribbellione ad un mondo chiuso a priori, piu' o meno consciamente nella nostra testa.

ciao

 

 

Commercianti

Ritratto di Manfred

Ho pregato un mio amico che ha profonde conoscenze della materia trattata i questo "thread"di visionare la discussione e riferirmi il suo parere, cosa che egli gentilmente ha fatto, con il suo permesso riporto le sue osservazioni.

ERRORI: a) Data Zoroastrismo ancora in fase di studio!!!

               b) Abramo = 1800 a. c.   c) Akenathon =1400 a.c.

ESATTO sugli Angeli ribelli!

ESATTO sugli ebrei per quanto riguarda i furti di culture altrui!

INESATTO sugli ebrei: non cacciatori - pastori, bensì commercianti-pastori!!!

 

Interessante il discorso sul tempo:

E' vero che gli egizi avevano due concezioni del tempo. Uno era il tempo del popolo e quindi quello comune che però contemplava comunque l'eternità. Quello del faraone riguardava la sua idea di tempo- spazio legata alla regalità e sostenuta dai sacerdoti. D'altronde il cartiglio su cui era scritto il nome del faraone non era altro che una linea racchiudente il suo nome ma che partiva dal cerchio rappresentante il dio Sole RAH e si allungava dilatandosi a seconda della lunghezza del nome del faraone. Quindi tempo -spazio del sovrano-divinità.

Alla luce di quanto da lui espresso vorrei soffermarmi su un punto che, nella mia visione delle cose diventa importantissimo, soprattutto riferito al mio intervento precedente e cioè:

INESATTO sugli ebrei: non cacciatori-pastori, bensì commercianti-pastori!!!

 

Manfred

Eh?

Ritratto di Pike Bishop

ERRORI: a) Data Zoroastrismo ancora in fase di studio!!!

Tutte le date sono sempre e sempre saranno "in fase di studio".  Pour Parler...

INESATTO sugli ebrei: non cacciatori - pastori, bensì commercianti-pastori!!!

Solo dopo essere stati addomesticati alla Agricolutura Totalitaria e doverci avere a vivere a contatto: questo e' il senso dell'inserire tracce della storia precedente la "Grande Amnesia" come senso di colpa ma appoggiare totalmente l'amnesia stessa, perche' ormai, da commerciante con l'Agricoltura Totalitaria ci devi convivere, se non vuoi fare la fine di Abele. Non si vive di sola pastorizia, caccia e raccolta (e orticultura) in un ambiente che diventava sempre piu' affollato, e non si vive di pastorizia se non nelle steppe dell'Asia Centrale, quindi o scompari o scendi a patti con gli agricoltori (il che include pure farci la guerra: il commercio e la pirateria vanno sempre di mano in mano, e gli Ebrei sono sempre stati, tradizionalmente, mercanti di schiavi).

 

 

Il profeta è uno sciamano

Ritratto di Pike Bishop

Il profeta non è uno sciamano

 

Puo' essere, io di profeti biblici personalmente non ne ho mai conosciuti.  Pero', da quanto si legge nella Bibbia, egli somiglia allo sciamano da vicino e da lontano, si veste dallo stesso grande magazzino e pelletteria, ne condivide lo stile di vita in tutte le sue manifestazioni, compresa la locazione selvaggia e la misantropia, le attivita', le visioni, insomma sono uguali come due scarrafoni identici.  Ma non e' uno sciamano... boh....