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A volte ritornano, e ci avvisano di stare attenti...

The conspirator (id - 2010)


  • genere: Drammatico/Storico
  • regia: Robert Redford
  • interpreti: Tom Wilkinson, James McAvoy, Robin Wright, Kevin Kline, Evan Rachel Wood
  • produzione: American film company

GIUDIZIO: da vedere

In due parole

il vecchio leone sembra risvegliarsi e torna a colpire; era ora!

Recensione

l'11 settembre 2001 con tutte le disastrose conseguenze che ha portato con se (conseguenze che sta pagando non soltanto il popolo americano ma il mondo intero), sembra essere tutt'ora un'argomento tabù per l'arte o il cinema cosìdetto "mainstream". Forse non si ricordano altri esempi in cui fatti e ingiustizie storiche che hanno segnato profondamente e drammaticamente i destini di una persona o di una nazione non siano prima o poi stati presi a cuore da qualche regista che ha voluto con il suo film mettere un marchio indelebile sul ricordo; perchè il cinema è anche questo: oltre lo spettacolo e la giostra delle illusioni in cui entriamo volontariamente per svagarci un pò, non dimentichiamoci che è pur sempre considerata la settima arte. E nella sua storia sono stati tanti gli artisti che hanno interpretato in questo senso il ruolo del cinema utilizzandolo come mezzo per creare "un'opera d'arte". E come spesso accade, l'opera d'arte è rivoluzionaria, si trasforma nel simbolo di una protesta e nella necessità di una memoria collettiva perchè la memoria è importante.

E' capitato quindi che molte nefandezze umane siano state raccontate nei film, molti episodi che tanti preferirebbero vedere avvolti dalle sabbie del tempo e quindi dimenticati, possono rivivere, restare impressi e non essere dimenticati grazie a una pellicola in cui un artista, regista, scrittore, ha detto la sua, ha urlato il suo: "No, non ci sto" o il suo: "Non dimentichiamo".

Per l'11 settembre e le sue rovinose conseguenze invece sembra non essere andata così; il mondo dell'arte sembra essersi sopito lasciando pieno spazio esclusivamente al cinema di propaganda. Ma a dieci anni di distanza dai tragici eventi che hanno trasformato il mondo, ecco apparire nei cinema l'opera di un regista che, specialmente negli anni 70 fu protagonista di molte storie che mostravano l'arroganza del potere e la sopressione dei diritti civili; erano anni in cui il cinema americano sapeva ancora essere critico sulla propria gente e sulla propria politica.

Robert Redford ha evidentemente subito una "fiammata di ritorno", si deve essere improvvisamente ricordato delle cose fatte in gioventù, e ha deciso di tornare a graffiare. Lo fa in modo esplicito anche se non affronta di petto l'attualità; la metafora infatti non è certo criptica. Redford decide di raccontare un importante evento storico che tutti gli americani conoscono: l'assassinio del presidente Lincoln.

Lo racconta dal punto di vista legale, del processo che ne è seguito, mostrando senza mezzi termini cosa succede quando le paure e le fobie; la voglia di accontentare un popolo pieno di insicurezze e spaventato, sfocia nella sospensione dei diritti civili e nella vera e propria sopressione dell'Habeas Corpus sancito dalla costituzione americana (questo è il riferimento più esplicito a ciò che è accaduto in america dopo l'11 settembre in cui Bush ha deciso di sospendere l'Habeas Corpus, un diritto fondamentale, il sistema di salvaguardia della libertà individuale ).

Raccontare il passato per riflettere sul presente, per mostrare cosa sta accadendo e quanto pericolosa è la deriva presa dall'attuale sistema; in questo, the conspirator sembra proprio un film degli anni 70. Sontuoso nella messa in scena, coraggioso nelle tematiche, azzardato nella fotografia che tenta di amplificare al massimo concetti e scorrevolezza narrativa in una pellicola basata tutta sul dialogo. E' sicuramente molto più efficace del precedente lavoro di Redford (Leoni per agnelli) che soffriva di una certa verbosità e pesantezza non riusciendo a colpire pienamente nel segno.

In questo film non è tanto importante la vicenda della protagonista condannata ingiustamente o i dubbi morali del suo avvocato difensore; ciò che importa, ciò che Redford vuole mostrare evitando abilmente facili sentimentalismi, è l'importanza dello stato di diritto, fondamento irrinunciabile per ogni cittadino che non deve mai essere dimenticato a causa degli abili manipolatori della paura.

La vera cospirazione mostrata nel film è quella delle manipolazioni politiche, degli inquinamenti e dell'oscurantismo voluto da un sistema che desidera soltanto sostenere se stesso e per questo non esita a chiedere una giustizia sommaria, ben consapevole che sarà accolta a furor di popolo.

The conspirator è un film civile, robusto, come se ne facevano una volta; ha il pregio di non essere vigliacco, di non giocare sul sentimentalismo; è una specie di Deja-Vu ma sopratutto, è forse il primo film dell'industria mainstream che affronta l'attualità in modo critico e riflessivo da quella fatidica data in cui il mondo è cambiato. Ci piacerebbe tanto che non fosse un'episodio isolato.

Bentornato Redford, speriamo che altri seguano il tuo esempio.

La frase: I nostri padri fondatori hanno stilato una Costituzione espressamente per momenti come questo (Tom Wilkinson nei panni del senatore Johnson)