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Palestina

LA DECIMA CROCIATA

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Ancora una volta i fatti di Gaza1 sono riusciti a guadagnare le prime pagine dei rotocalchi internazionali, anche se a nessuno in realtà interessa scoprire alcunché oltre alle posizioni predefinite e pregiudiziali assorbite dalle relative ideologie politiche di movimenti e partiti nei vari paesi occidentali.

E' un vero peccato che non si vada nel profondo della questione, cercando di capire l'origine storica del problema palestinese, oltre le posizioni ideologiche.

Siccome non ho mai visto da alcuna parte una seppure brevissima esamina della questione da un punto di vista che esuli ideologie e razzismi speculari, mi sento il dovere di intervenire personalmente al riguardo.

Infatti, per chi abbia familiarità con la storia della Palestina, ed al contempo conosca il pensiero Riformatore 2, la questione di Israele e del Sionismo non è da considerarsi un movimento e un programma ebraico quanto piuttosto un programma integralista cristiano di matrice protestante.

Come da più parti è stato fatto notare esistono infatti gli "Ebrei Contro Israele" poichè nessun ebreo osservante potrebbe in realtà essere Sionista, anche se al momento questo punto di vista non sembra certamente essere maggioritario nel mondo ebraico che è in pratica tenuto in ostaggio da militanti non certamente interessati alla religione quanto invece alla politica.
Lo Stato d'Israele è un abominio non solo per come si è formato (tramite intrighi diplomatici del colonialismo tra la fine del 19mo secolo e la Prima Guerra Mondiale), ma per l'idea che ne sta alla base, originariamente venuta alla luce in circoli protestanti evangelici Anglo-Americani.

In questo senso si può arguire che la creazione dello Stato d'Israele sia da considerarsi in tutto e per tutto la Decima Crociata, che di fatto iniziò sul campo durante l'attacco alla Palestina del Generale Allenby3 nel 1916-18.
 

7 buoni motivi per sentirsi filo-israeliani | 2

Seconda parte dell'articolo pubblicato qui

 
2. Propaganda 
2.1 Controllo delle parole 
2.2 Controllo delle informazioni 
 
2.1 
Quanto esposto nel punto 1.2 trova la sua naturale continuazione in questo secondo punto. Se finora abbiamo illustrato motivi facilmente risolvibili (ignoranza su fatti storici e di attualità), ci troviamo ora ad affrontare un capitolo molto più delicato, che ci coinvolge tutti da vicino e che opera in modo alquanto subdolo. 
Si tratta del modo con cui chi sta al potere instilla nelle nostre menti concetti e realtà. 
Da quando nasciamo non siamo mai soli: fin da piccoli, grazie alla scolarizzazione di massa, abbeveriamo le nostre giovani e ingenue menti alle verità che ci vengono graziosamente fornite a scuola, secondo programmi stabiliti dallo Stato e nei tempi e modi da esso prescritti. E' lì che inizia il nostro rapporto deleterio con la propaganda. 
Propaganda è innanzitutto controllo delle parole e dei concetti ad esse associati.

7 buoni motivi per sentirsi filo-israeliani

Oggi una grande parte di persone si dichiara o si sente filo-israeliana. 
Data la complessità e la gravità dei fatti legati allo Stato d'Israele, suona quantomeno strano che un così alto numero di persone si sia schierato nettamente e con convinzione da una parte: ho cercato quindi di fare il punto della situazione ricercando i possibili motivi per cui ci si dichiara o ci si sente dalla parte d'Israele, basandomi per lo più sulla mia esperienza personale, che comprende anche l'analisi di testi o discorsi provenienti dalle fonti più disparate (media, mondo politico ed economico, articoli e libri, discussioni tra persone comuni ecc.). 
Riassumerò ora queste motivazioni procedendo per punti.

La più grande potenza atomica del Medio Oriente

Qualcuno dei pennivendoli nostrani vi ha mai raccontato cosa accade veramente nell' “unica democrazia del Medio Oriente”? Sapete che si tratta di una delle maggiori potenze atomiche del pianeta, che non ha aderito al Trattato di Non Proliferazione Nucleare e che non permette ai famosi ispettori ONU di visitare i propri impianti? 
No? 

Lo Stato israeliano ha in funzione da decenni un programma di armamento nucleare che lo rende la potenza militare più temibile e micidiale del Medio Oriente, e una delle maggiori a livello planetario. Il suo arsenale atomico sarebbe in grado di spazzare diverse grandi città. 

Nel 1985 aveva già un potenziale di 200 bombe atomiche pronte all'uso. Oggi non si sa a quanto ammonti l'arsenale nucleare israeliano. Chi ha provato a parlarne è stato messo a tacere con mezzi brutali, come è successo a Mordechai Vanunu, tecnico nucleare israeliano che lavorava presso l'impianto di Dimona, nel deserto del Negev, sito in cui nessun ispettore dell'ONU ha il permesso di metter piede.

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