Skip to main content

Scalerò l'Everest, da solo! Parte Seconda: il Volo

Posted in

Link alla Parte Prima 

Wilson dovette modificare il suo piccolo aereo (assimilabile ad un ultraleggero dei nostri giorni) per intraprendere il viaggio dall'Inghilterra al Nepal.  La prima modifica assolutamente necessaria, benchè aggiungesse peso al velivolo, era un serbatoio supplementare.  Col serbatoio di serie avrebbe potuto viaggiare al massimo per 5 ore, cioè circa 400 miglia alla velocità di crociera di un'ottantina di miglia all'ora in condizioni perfette, che non era quel di cui necessitava per un viaggio in zone desolate e desertiche.

Tenete presente che stiamo parlando di un'epoca nella quale i trasporti aerei erano nella loro infanzia: uno dei problemi di chiunque si apprestasse ad un viaggio aereo era la rarità di aereoporti, persino in Europa, figurarsi altrove. E allorquando una pista fosse presente, non era garantita nessuna forma di assistenza e persino il rifornimento di carburante poteva essere un problema insormontabile: quando lo si trovava, spesso era di qualità scadente e proveniente da taniche arrugginite o contaminate con sostanze estranee.  Se si aggiunge a tutto questo la costante necessità di attenzioni e la delicatezza dell'impianto di carburazione dei motori aerei, in particolare quelli non all'avanguardia e risalenti alla decade precedente come quello di Wilson, si può capire in che razza di impresa si fosse cacciato, specie essendo un neofita del volo.  Imprese come quella che si apprestava a sostenere erano a quel tempo appannaggio di pochi piloti divenuti leggendari e immediatamente ascesi allo status di stelle di prima grandezza nel firmamento mondiale degli eroi popolari del periodo tra le due Guerre Mondiali: gente del calibro di Antoine de Saint-Exupery 1, Amelia Earhart 2 e Charles Lindbergh 3.  Di Maurice Wilson invece la stampa parlò solo in negativo, con scommesse sul fallimento della sua impresa: nessuno pensava che ce l'avrebbe fatta nemmeno sino al Mediterraneo e i più sostenevano che se fosse arrivato sulle Alpi, che a quell'epoca erano un ostacolo non da poco, si sarebbe comunque schiantato su quelle alte vette. 

Il 23 di aprile 1933 partì dalla pista di Stag Lane 4, presso Londra, alla volta della natia Bradford, dove si sarebbe recato a salutare la sua famiglia prima di dirigersi verso l'oriente. "Ever Wrest", come aveva battezzato il suo velivolo (traducibile con Lotta Continua, e dal suono simile ad Everest),  aveva percorso solo poche miglia quando il motore si arrestò dopo qualche colpo di tosse e l'areoplano stallò: durante l'atterraggio di fortuna (che potè a ragione ben veduta essere chiamato tale), Wilson sbagliò praticamente tutto, e per una incredibile combinazione andò a schiantarsi, invece che contro un ostacolo, su una stradina di campagna senza che l'aereoplano prendesse fuoco. Wilson ne uscì senza neanche un graffio, appeso a testa in giù alla sua cintura di sicurezza fino a che un ragazzo in bicicletta che passava da lì chiese con una punta d'ironia: "Ha bisogno d'aiuto?"; la risposta di Wilson naturalmente fu "No, grazie, tutto sotto controllo!", prima di sganciarsi la cintura e rovinare a terra con un gemito.

Qualcun altro avrebbe considerato una revisione sostanziale del proprio piano, ma non Maurice Wilson, che il giorno dopo alle sette di mattina già bussava all'officina del costruttore, De Havilland, cercando di convincere i meccanici a ripararlo con grande urgenza.  I danni erano stati gravissimi, ma rimisero insieme l'aereo in sole 3 settimane. Nel frattempo, però, si fece evidente una difficoltà persino peggiore di un atterraggio di fortuna: Wilson ricevette una lettera del Vice Direttore dell'Aviazione Civile in cui gli si vietava di entrare in Nepal, poichè le autorità Nepalesi quasi sicuramente non avrebbero acconsentito ad un permesso speciale. La risposta di Wilson fu concisa: fece presente che solo alcuni giorni prima una spedizione britannica aveva in effetti volato nell'area dell'Everest!  Una seconda lettera chiarì che la spedizione ufficiale britannica sull'Everest aveva goduto di estese contrattazioni diplomatiche che non si sarebbero di certo verificate per permettere a lui di volare in Nepal, quindi la questione era chiusa: il Ministero era contro la sua idea. Naturalmente neanche la seconda lettera ebbe il minimo effetto su Wilson: "Fermare me???? Non ce la faranno!" sicuro di sè confidò agli Evans.  I suoi amici non tentarono minimamente di dissuaderlo, ma invece lo appoggiarono e sostenettero in tutti i modi possibili. 

Il 21 maggio 1933, alla presenza di dozzine di giornalisti, Wilson era di nuovo a bordo del suo biplano pronto a partire per il Nepal.  Leonard Evans gli passò un gagliardetto coi colori dell'Inghilerra (bianco e rosso) da piantare sulla cima dell'Everest che gli aveva appena firmato, e la bella Enid legò un suo nastrino all'impennatura del velivolo come amuleto di buona fortuna.  "Non vi preoccupate per me se non sentite mie notizie per un paio di giorni!" furono le sue ultime parole agli amici prima di iniziare il decollo. Con orrore gli astanti si resero subito conto che nell'eccitazione Wilson si era dimenticata la più basilare regola del volo: i decolli si effettuano controvento.  Erano lì, impotenti, ad aspettare che la pista gli finisse sotto le ruote prima dello schianto, quando, come per miracolo, il piccolo aereo arrancò verso l'alto oltre la recinzione dell'aereoporto.  Maurice Wilson era partito per davvero.  I reporters si recarono dalla madre, a Bradford, che era triste per non averlo potuto vedere prima di partire come era in programma e molto preoccupata per il fatto che il figlio non fosse in grado di usare il braccio sinistro nemmeno per portare una borsa.  Quando le chiesero se pensava che veramente potesse arrivare sulla cima dell'Everest lei rispose solamente: "Mio figlio è un uomo molto coraggioso".

Ora era lì in cielo, senza radio, senza previsioni del tempo, senza nessun aiuto per la navigazione con tempo cattivo (e nemmeno per quello buono), senza supporto da terra, gelando al freddo o cuocendo al sole nella cabina aperta e con la potenza dell'Impero Britannico decisa ad impedirgli di arrivare alla sua destinazione utilizzando ogni mezzo legale, inclusa la collaborazione da parte di paesi terzi: aiutarlo, invece, sarebbe stato probabilmente più semplice ed economico, ma si sa che gli individualisti sono la bestia nera dei governi, i quali non badano a spese sproporzionate pur di schiacciarli e sottometterli. 

La prima parte del viaggio non presentò problemi anche se già dopo poche ore la Stampa nazionale lo dava per disperso o morto: dogana a Heston, da lì oltre il canale de La Manica a Friburgo, quindi a Passau; da qui il primo problema, le Alpi, che lo costrinsero a ritornare a Friburgo.  Decise di aggirare le montagne arrivando a Marsiglia.  Da Marsiglia all'aereoporto militare di Pisa : qui a Pisa accadde qualcosa di inaspettato ed esaltante: un picchetto dell'Aviazione Italiana lo aspettava per accoglierlo con tutti gli onori.  Lo rifornirono e rifocillarono gratis e ricoprirono la superficie dell'aereo con le firme del personale dell'areoporto militare.  Un paio d'ore dopo atterrava a Roma dove lo aspettavano per un tagliando gratuito all'aereoplano. Il giorno dopo pranzò a Napoli e, di fronte ad una densa foschia sul Mediterraneo, fu costretto a retrocedere a Catania.  Il giorno dopo, foschia o non foschia, decise di affrontare la traversata del Mediterraneo diretto verso Tunisi, volando senza visibilità.  Per puro miracolo arrivò a Tunisi, dove si rese subito conto di quale sorta di problemi avrebbe dovuto confrontare da allora in poi. A Tunisi il carburante era evidentemente sporco e contaminato, così pensò di atterrare a Bizerta, dove l'aereoporto era più grande.  Sfortunatamente un'auto della polizia lo accolse sulla pista intimandogli di ripartire immediatamente, senza neanche fare rifornimento, cosicchè fu costretto a ritornare a Tunisi e, velocemente, per evitare la polizia, fare rifornimento con il carburante sporco.  Era chiaro cosa sarebbe successo da lì a poco: sopra il deserto libico, dove un atterraggio di fortuna avrebbe significato morte certa, il motore cominciò a perdere colpi.  Riuscì col motore in costante avaria ad arrivare a Gabes, dove un meccanico italiano gli disse che era stato veramente fortunato ad essere ancora vivo, con tutta quell'acqua sporca nel serbatoio. Pulito il serbatoio e rifatto il pieno, fece tappa, anche per interrompere la monotonia e riaversi dal caldo feroce, a Tripoli, Bengasi, Tobruk e Sidi Barrani per infine arrivare al Cairo.

Qui la situazione cominciò a farsi seria.  Quando chiese ad un funzionario britannico notizie del permesso per entrare in Persia che in Inghilterra gli era stato assicurato come già pronto e custodito per lui al Cairo, il funzionario replicò con la cordialità affettata che è in uso tra gentiluomini britannici all'estero: " Mi spiace, vecchio mio, temo che qui non ci sia nessun permesso.  Se c'è altro che io possa fare per te, hai solo da farmelo sapere." Wilson era totalmente impreparato per qualcosa del genere, anche se avrebbe dovuto prevederlo. Ma non stava scherzando quando aveva detto che non avrebbero potuto fermarlo, quindi si armò del suo caratteristico intraprendente ingegno e utilizzò la pausa forzata per far fare un'altro tagliando all'aereo mentre girava per la città in cerca di mappe con le quali tracciare un percorso alternativo, mappe che non trovò. Ciò che trovò fu un Atlante scolastico col l'ausilio del quale stabilì di dirigersi verso Bagdad, quindi Bassora e finalmente atterrare in Bahrein 5 , un remoto protettorato britannico dove pensava che non avessero avuto notizia di lui e dove per conseguenza non gli avrebbero rifiutato rifornimento.

Il volo, prossimo ai limiti dell'autonomia dell'aereoplano, deve essere stato un'agonia incredibilmente rischiosa e quando finalmente arrivò in Bahrein col vecchio fedele Gipsy Moth che non aveva perso un colpo, la catastrofe lo colpì. In Bahrein sapevano di lui ed il funzionario del consolato gli fece notare che non c'era alcun aereoporto che non fosse in territorio persiano (che non poteva sorvolare senza il permesso sparito al Cairo) che fosse nel raggio di autonomia del suo aereo.  L'unica possibilità era tornare indietro.  Mentre parlavano tutta la concentrazione di Wilson era diretta alla grande cartina geografica alle spalle del funzionario e mentre la consultava febbrilmente, prese a scrivere numeri sulla manica della sua camicia.  Richiese quindi al funzionario il permesso per fare rifornimento onde essere in grado di tornare al Cairo e, mentre il funzionario compilava il permesso, Wilson continu&` da scrivere sempre più appunti sulla manica.  

"Bye-Bye, vecchio mio!" lo salutò il medesimo funzionario al decollo, e quindi, con orrore, si rese conto che invece di dirigersi verso nord-ovest il piccolo aereoplano si stava dirigendo verso est, dove non c'era nessun aereoporto se non quelli persiani, dove sarebbe stato istantaneamente arrestato in caso di atterraggio, per un raggio di più di 750 miglia!!!

Wilson aveva notato sulla mappa un aereoporto a 775 miglia di distanza dal Bahrein, a Gwadar, in Beluchistan  6 : era situato oltre il raggio di autonomia del Moth, ma con un ulteriore fusto di benzina caricato a bordo al posto del sedile del passeggero (e rifornendosi in volo con una pompa manuale) forse poteva farcela (anche se doveva considerare nell'equazione il peso aggiuntivo del carburante) a patto che non commettesse il minimo errore di rotta senza avere cartine disponibili (solo con le note sbirciate e scritte sulla manica sinistra!!!)  e non ci fossero noie meccaniche, altrimenti sarebbe morto sicuramente in mare.  Nei pressi della penisola del Quatar il motore improvvisamente venne meno e l'aereo prese a perdere quota.  Wilson cominciò a pregare: "Pregai, e la mia preghiera fu ascoltata.", scrisse sul suo diario.  Come in un sogno le procedure di emergenza gli sovvennero improvvisamente (non era mai riuscito veramente a memorizzarle) e si apprestò a fare ripartire il motore durante la picchiata.  Il motore tossì per un pò e poi, trionfalmente, ripartì. Dopo cinque ore dalla partenza cominciarono i crampi ed il dolore lo faceva sudare ancor di più di quando già non stesse sudando per il caldo, ma non poteva certo fermarsi.  Cominciò ad appisolarsi e a risvegliarsi all'improvviso per correggere la rotta, fino a che si risvegliò terrorizzato a dovere riprendere quota a soli trenta metri sul mare, quasi troppo tardi per riuscire nella manovra.  Dopo più di 9 ore di tormento, era sulle coste del Beluchistan.  Come atterrò sulla pista di Gwadar, in tarda serata, il motore si spense: non aveva più una goccia di carburante.

Wilson impiegò quasi due settimane per volare attraverso l'India.  Anche in India ebbe i soliti problemi: in alcuni aereoporti si vide negato il rifornimento, tanto che dovette fare rifornimento di nascosto durante la notte, lasciando i soldi del rifornimento contati sulla pompa prima di volare via.  Tutto ciò finì a Lalbalu quando la polizia locale gli ordinò di volare a Purnia 7 dove l'aereo gli fu confiscato per impedirgli di volare in Nepal.  Wilson, ormai a corto di soldi, doveva anche pagare le guardie che tenevano sotto sequestro il suo aereo. Nel frattempo fece un'altro tagliando, lui stesso che non era un meccanico, con l'aiuto del manuale d'officina, ed il motore si dimostrò in forma migliore di quanto non fosse mai stato prima.  Nonostante ciò, se tenuto all'aria aperta durante il monsone, era solo questione di poco tempo prima che si deteriorasse ed inoltre Wilson non aveva più fondi per pagare le guardie, anche se digiunava e dormiva sotto l'aereo per risparmiare, così si decise a vendere il suo fedelissimo aereoplano ad un certo signor Cassels dell'Aereo Club di Lucknow e, senza piani, si avviò a piedi a Darjeeling 8, la città dalla quale tutte le spedizioni per l'Everest avevano fino ad allora avuto inizio.

Continua

 

 

 

`

Opzioni visualizzazione commenti

Seleziona il tuo modo preferito per visualizzare i commenti e premi "Salva impostazioni" per attivare i cambiamenti.

wow

Ritratto di Calvero

Scusate il passaggio da bimbominkia, ma che figata :)

Per capire meglio....

Ritratto di Pike Bishop

...il punto di vista dei funzionari degli aereoporti coinvolti nella vicenda, ecco un filmato breve ma mirabilmente girato e montato.  Buona visione: http://vimeo.com/44038985