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Placebo e fiducia

“Nulla giova di più ai malati che l’esser curati dai medici che essi stessi hanno scelto”

(Seneca)

  

Parlavamo[1] di malattie, rimedi e placebo. E di fiducia.

Seneca ci viene in aiuto nell'esplicitare come questi fattori siano in stretta correlazione.

Il rimedio più efficace parte dall'insieme di credenze che formano il mondo del paziente.

Se è un convinto assertore della medicina ortodossa, ha fiducia nella classe medica e nei suoi manuali, basterà che un camice bianco -con un buon approccio perché anche il modo è importante- somministri un farmaco o anche solo un placebo, perché il paziente entri nell'ottica della guarigione. E i risultati possono essere sorprendenti.

Viceversa, se abbiamo di fronte una persona che non ha molta stima della moderna medicina e/o delle case farmaceutiche, mentre ritiene che dalla natura possiamo trarre benéfici rimedi senza controindicazioni, potremo con un buon margine di successo suggerire questo o quel preparato erboristico.

Potrebbe poi essere il caso di una persona molto religiosa: anche le preghiere hanno un ruolo nello stimolare la mente a intraprendere il percorso della guarigione, o quantomeno del miglioramento.

Sono passati quasi due millenni, ma le parole di Seneca sono ancora le migliori per sintetizzare il concetto.

Il miglior giovamento per un malato ha il suo fondamento proprio dal tipo di medico che si sceglie. Da quello che più gli ispira fiducia. Potremmo anche dire, generalizzando, dal "paradigma" a cui fa riferimento.

Ognuno di noi ha una certa visione del mondo e della realtà. E questa è determinata da una serie di fattori, tra cui fattori propri della cultura in cui siamo nati e/o cresciuti, e fattori soggettivi che ci siamo costruiti con l'esperienza personale.

"Come filtri posti su un obiettivo fotografico, le credenze possono cambiare la nostra visione delle cose e pertanto il modo in cui percepiamo la vita." [2]

Placebo e fiducia, quindi.

Perché è tutta una questione di fiducia. Il punto è stabilire "verso chi o cosa". 

Molte persone tendono a delegare ad altri l'onere e la responsabilità di curarli, si ammalano ed esigono che altri si prendano cura di loro, anche solo con una rapida diagnosi seguita da una pastiglietta.

Ci sono molte ragioni per questo e non è certo mia intenzione voler spingere a forza la grande varietà dei comportamenti umani in una classificazione rigida da psichiatra ottocentesco. Ad ogni modo penso che alcune componenti di questo tipo di atteggiamento siano la fiducia in un sistema medico (che può essere quello ortodosso moderno o quello sciamanico o quello cinese antico o qualunque altro), unita alla credenza spesso inconscia che noi, non essendo preparati come gli esperti del campo, non possiamo aiutarci da soli a guarire. Abbiamo bisogno del medico, dell'erborista, del sacerdote, dell'esperto che ha studiato insomma, perché noi da soli siamo capaci solo di ammalarci, non di curarci.

Anzi, sembra che il concetto stesso di "auto-cura" sia diventato una sorta di bestemmia, una blasfemia bella e buona in un mondo dominato da "esperti" di ogni tipo, in cui per fare qualunque cosa dobbiamo delegare ad altri, in cui le persone che vogliono e credono nella responsabilità personale e nelle proprie capacità vengono messe all'angolo ed etichettate, quando va bene, come retrogradi nemici del progresso e delle mille specializzazioni del sapere moderno.

"L'effetto placebo costituice una prova fondamentale del potere di autoguarigione del sistema corpo-mente. Siamo programmati per autoripararci ma la medicina ufficiale evita di approfondire e tratta frettolosamente l'argomento giudicando trascurabile qualsiasi ulteriore indizio o dato statistico che confermi il fatto." [3]

Dunque, fiducia verso 'altro' fuori di noi, o fiducia verso noi stessi.

Fiducia e responsabilità.

Ne riparleremo. :-)

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[1] buona.info/drupal/content/placebo-e-nocebo

[2] coscienzaevoluta.blogspot.com/2008/12/autoguarigione-il-potere-delle-credenze.html

[3] coscienzaevoluta.blogspot.com/2008/12/autoguarigione-il-potere-delle-credenze.html

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Autosuggestione.

Ritratto di Abulafia

Buonasera Eileen,
non credi che la III tua citazione stia equivocando il "potere di autoguarigione" con il "potere di autosuggestione"? Per quanto anche il II possa comportare limitati apporti benefici, si differenzia in modo essenziale dal I.

P.S.: sei mai capitata in questo blog? Ci sono diversi articoli critici sul tema da te discusso.

- Ars adeo latet arte sua -

Autosuggestione?

Ritratto di Eileen Morgan

Poni un quesito davvero importante, su cui mi ero ripromessa di tornare con un post.
In sintesi, penso che il confine tra autosuggestione e autoguarigione sia quantomai labile e incerto, e provo a spiegarmi meglio (spero): il fenomeno del placebo non è stato ancora compreso a fondo, si sa solo (perché dimostrato con apparecchiature mediche) che qualcosa di molto tangibile accade nel cervello quando una persona crede di assumere un rimedio o comunque terapia benefica; si scatena il rilascio di sostanze che vanno ad interagire positivamente con il corpo, portando non solo a un miglioramento ma spesso a una vera guarigione.
Come spiegherò in un post che pubblicherò a breve, l'efficacia di terapie placebo non è dimostrata solo nella cura del dolore e nei disturbi di natura psicologica/psichiatrica (dove raggiungono una efficacia anche dell'80%), ma anche in una serie di affezioni di natura organica e addirittura nella pratica chirurgica.
Dunque ci troviamo di fronte a un meccanismo, ancora non ben conosciuto, che scatena una serie di reazioni chimiche ben definite: è solo autosuggestione? Sono onesta: non lo so. Ma se anche fosse solo autosuggestione, funziona. Voglio dire che se è solo autosuggestione, è una autosuggestione che porta ad una vera e propria autoguarigione. Questo significa che la mente umana è potenzialmente in grado di guarire materialmente il corpo (*), se davvero ci crede.
Io personalmente non posso portare testimonianza a favore del potere della mente, il mio intento con questo piccolo blog è proprio quello di raccogliere dati ed esperienze per approfondire e capire meglio. Partendo dall'effetto placebo e allargando poi il discorso a una serie di ambiti diversi.

Scusa il papiro, spero di aver dato comunque l'idea di ciò che voglio dire (anche se tornerò con un post ad hoc, perché ci sono altre cose che vorrei aggiungere).

(*) non intendo certo dire che tutte le malattie sono guaribili dalla mente, parlo di una serie di disturbi e malattie in cui questo è provato. Spero si sia capito che non ho certezze granitiche e non sono certo un'estremista new-age (!) :-)

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Ho visto il blog che hai segnalato.
Non sono pro-medicine alternative, ma trovo fastidioso il tono usato (per non parlare dei commenti) e il taglio che palesemente si vuole dare al post, riportando solo certe ricerche e interpretazioni, in una sorta di bias di conferma all'ennesima potenza: è evidente che l'autore ha una convinzione granitica e il post serve solo per fornire ad essa un'aura di scientificità. Questa almeno è la mia impressione, e mi spiace che un discorso così importante e delicato come quello inerente la salute venga quasi sempre trattato nella vecchia forma del "aut aut": o sei pro-medicina ortodossa o sei pro-medicine alternative (mettendo qui una serie infinita di metodi come in un grande minestrone insipido). Una dualità artificiosa e controproducente. Credo invece che la gravità dell'argomento richieda una grande onestà intellettuale e anche una buona dose di prudenza. Elementi che purtroppo non trovo nella stragrande maggioranza di siti e blog "di qua o di là della barricata".