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GEAB N. 62 - Crisi sistemica globale - Eurolandia 2012-2016 (2° e 3° parte)

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Seconda parte dell'estratto del GEAB n.621

2a Sequenza - 2013-2015: Definizione della strategia internazionale di Eurolandia (NATO, ONU, Euro-BRICS, G20, ...)

Se il periodo 2012-2013 sarà particolarmente segnato dalla stabilizzazione delle basi istituzionali ed economico-finanziarie di Eurolandia, è dal 2013, tuttavia, che vedremo la nuova maturità internazionale degli europei. La crisi, ed in particolare il violento attacco subito dall’Eurozona da parte di coloro che sarebbero dovuto essere i suoi alleati strategici, ovvero il Regno Unito e gli Stati Uniti, ha infatti radicalmente modificato la percezione di quelli che sono gli interessi vitali di Eurolandia, non solo da parte della sua élite, ma anche dai suoi cittadini. Al di fuori del nucleo composto dal tandem euroscettici/occidentalisti, in fase di rapido smembramento, il 2010/2011 ha mostrato agli europei che, oltre a Londra e Washington, sono loro alleati quanto meno anche Mosca, Pechino, New Delhi e Brasilia; e la stessa cosa è per il futuro del loro sviluppo economico, tecnologico e commerciale.2

La tendenza verso il disaccoppiamento geopolitico Europa Continentale/Usa-UK era cominciata con la crisi relativa all'invasione dell'Iraq nel 2002/2003. Era poi stata mascherata con l’arrivo al potere, in molti paesi europei, ed in particolare in Francia, di leaders sostenuti da Washington. La crisi ha mandato in frantumi il dominante modello anglosassone, e l'attacco all’Eurozona ha mostrato che Washington e Londra non erano altro, per l’Europa, che alleati di circostanza, relegando lo speciale rapporto transatlantico degli ultimi anni ‘70 al livello di una reliquia della storia. Tra il 2013 e il 2015 questa situazione si cristallizzerà, in particolare lungo tre assi principali.

Da un lato, il ritorno della Francia alla sua tradizionale politica Mitterrand-Gollista comporterà un’importante aggiornamento all'interno della NATO, a partire dal 2013. La situazione è particolarmente favorevole a quest’evoluzione della vecchia macchina transatlantica perché gli Stati Uniti non hanno più i mezzi finanziari per imporre la loro volontà all'apparato militare e diplomatico europeo3, e perché l'analisi delle minacce è de facto sempre più divergente. Una volta rimosso il fardello Sarkozy, il discorso europeo che, per essere credibile, ha bisogno di una forte presenza francese, si troverà in totale contrasto con quello di Washington/Londra al riguardo delle principali questioni internazionali: Iran, Israele/Palestina, Cina, Russia...  gli "occidentalisti" all'interno dei ministeri degli esteri e della difesa stanno già cominciando a percepire che il vento sta cambiando. La maggior parte di coloro che hanno a cuore le convinzioni soprattutto dei propri interessi, si convertirà rapidamente al prevalente punto di vista europeo… i pochi rimasti saranno largamente ignorati.

In termini pratici, Eurolandia reclamerà il controllo del sistema NATO sul teatro europeo (nomina di generali europei per le funzioni-chiave, ritiro delle armi nucleari statunitensi dall'Europa Continentale, etc.), nel mentre chiederà di poter costituire le basi operative della difesa comune (Q. G. europeo, mezzi propri, etc.). Gli Stati Uniti non hanno né il grande desiderio né la grande capacità per potersi opporre, causa le tendenze politiche interne, che mirano a ridurre le dimensioni del proprio esercito.4

Allo stesso tempo, e nella logica delle dichiarazioni di François Hollande sulla necessità di un seggio europeo al Consiglio di Sicurezza dell'ONU, possiamo senz’altro aspettarci diverse iniziative francesi riguardo il concetto di Europa-potenza. Queste iniziative comporteranno la presenza europea nelle organizzazioni internazionali, ed il posizionamento del deterrente nucleare francese nell’ambito del sistema europeo di difesa. Questi dettagli pratici saranno il frutto delle discussioni di quei networks informali che integrano le teste dei ministeri e dei capi di governo coinvolti. Probabilmente, la creazione del network geopolitico di Eurolandia comporterà l'introduzione di tre importanti proposte, nel corso del 2014: organizzazione di riunioni prima dei voti (quelli importanti) del Consiglio di Sicurezza, per poter determinare la posizione dei paesi di Eurolandia; sostegno ad una vasta riforma del Consiglio di Sicurezza e delle principali istituzioni internazionali, creando specifici posti per Eurolandia (2 o 3, a seconda dell'istituto), in sostituzione di quelli nazionali; istituzione di un "comitato nucleare" di Eurolandia (in via preliminare probabilmente solo franco- tedesco) destinato ad associare gli altri paesi al deterrente nucleare francese.5

Per quanto riguarda le partnerships a livello mondiale, la Germania ha già dato al riguardo un notevole esempio, nel momento dell'attacco alla Libia. Eurolandia si avvicina rapidamente al network dei paesi BRICS perché c’è l’importante convergenza d’interessi economici, commerciali, finanziari, monetari e geopolitici. Abbiamo già avuto occasione d’affrontare in dettaglio le previsioni sulle relazioni Euro-BRICS, sia nel GEAB N. 56, sia nel report sul seminario di “Europe 2020” svoltosi sul tema, che si tenne a Mosca nel Maggio del 2011. Confermiamo qui due elementi molto significativi: la tenuta, al più tardi nel 2015, di un summit Euro-BRICS che illustrerà sia l'indipendenza di Eurolandia nelle sue attività internazionali,6 sia l'importanza, per i BRICS, del loro rapporto con l'Europa. Sottolineiamo quest’ultimo punto, perché potrebbe sembrare paradossale.

In realtà, il network BRICS è ancora un progetto molto fragile, che riunisce paesi con interessi spesso divergenti ed a volte addirittura contrastanti (è in particolare il caso della Cina, nei confronti della Russia e dell’India), la cui principale ragion d'essere, in questa fase, è quella di far meglio sentire, insieme, la loro voce a livello mondiale. L'istituzione di un partenariato con l’Euro rafforzerebbe ulteriormente sia la natura di "leva d’influenza", sia la legittimità, del network BRICS, e servirebbe a coinvolgere il partner europeo con cui ciascun paese BRICS è solito colloquiare,  che potrebbe senz’altro contribuire a strutturare i sub-networks (istruzione, ricerca, ambiente, sociale, etc.) che i paesi BRICS stanno cominciando a predisporre.

Infine, solo il peso combinato “Euro + BRICS” è in grado di cambiare la governance mondiale, sia per riequilibrare verso una dimensione sociale il corrente caos finanziario anglosassone, sia per riformulare il sistema monetario internazionale, in particolare sostituendo al Dollaro statunitense una moneta globale (fatto propedeutico ad ogni duratura uscita dalla crisi). In Europa continentale, a partire dal 2012, l'opinione pubblica spingerà sempre di più perché tutto ciò possa verificarsi, dando un forte impulso alla sempre più stretta cooperazione tra Eurolandia ed i paesi BRICS. Questa cooperazione non servirà ad evitare che vengano poste questioni complesse, come ad esempio il commercio internazionale e l’inevitabile rafforzamento della protezione doganale di Eurolandia. Offrirà però, per i negoziati, un quadro generale di riferimento, che consentirà di affrontare tutte le problematiche fra Eurolandia ed i paesi BRICS.

Il potenziale di quest’embrionale cooperazione Euro-BRICS sarà testato nel 2013, nell’ambito del vertice del G20 che si terrà per la prima volta al di fuori dell'Occidente, ovvero a Mosca. La Russia sarà in grado di mettere sul tavolo del vertice questioni “tabù”, come ad esempio il ruolo ed il futuro del Dollaro nel sistema monetario internazionale. Sarà l'occasione, per Eurolandia ed i paesi BRICS, di scoprire in diretta se sono o meno in grado di liberarsi del "mondo di prima della crisi", e di costruire conseguentemente quello del "dopo la crisi". Se il test sarà positivo, e se le discussioni del G20 faranno finalmente riferimento ai problemi fondamentali, allora la cooperazione Euro-BRICS sarà lanciata su un percorso molto promettente, e sarà quindi essa, ed essa soltanto, a dare al G20 quella legittimità che non ha mai avuto: ovvero quella di un'associazione che sta preparando sul serio il mondo del domani. Non dimentichiamo che Eurolandia ed i paesi BRICS rappresentano la grande maggioranza sia della ricchezza del mondo, che della sua popolazione.

 

3a Sequenza - 2014-2016: attuazione delle iniziative per la legittimazione democratica della governance di Eurolandia - Eurolandia e la sfida posta dal naufragio britannico

Tornando alle politiche interne europee, questa terza sequenza (le sequenze saranno, comunque, quasi del tutto sovrapposte) rappresenta, secondo il nostro team, la più difficile e la più importante delle tre. È anche quella su cui pesa un'incertezza reale, a differenza delle altre due che, per il nostro team, sono già scritte nel corso degli eventi. Da un lato è necessario che, a differenza di quanto abbiamo visto nelle altre due sequenze, l'élite europea concepisca e metta in pratica l’effettiva condivisione del potere con i suoi concittadini, un esercizio che, in generale, le élites sono sempre reticenti a fare. Dall’altro c’è la necessità, da parte dei leaders di Eurolandia, di essere allo stesso tempo modesti, audaci, coraggiosi e fantasiosi… quattro attributi che spesso sono assenti nelle élites al potere, che tendono ad essere arroganti, fredde, timide e conformiste.7 Tuttavia ciò che è certo, per il nostro team, è che il processo d’integrazione di Eurolandia  sarà ancora in essere, alla fine di questo periodo. La grande questione è quella sulla natura della governance che sarà messa in atto in quel momento, e che presiederà al destino di Eurolandia, almeno fino alla fine di questo decennio.

La crisi sta provocando l'accelerazione di tre tendenze, due delle quali sono fra loro contraddittorie. Possiamo notare, ovviamente, un'accelerazione nell'integrazione di Eurolandia. È un fatto evidente e duraturo, perché è collocato in un contesto geopolitico mondiale che non offre più alcuna alternativa agli stati europei. Allo stesso tempo, però, si può notare un rapido “risveglio” delle persone che sono, allo stesso tempo, soddisfatte nel vedere che l'integrazione europea ha la capacità di resistere ai colpi della crisi globale, ma anche sul punto di dar sfogo alla loro rabbia, davanti all’evidente impotenza di poter influenzare le decisioni.

Queste due tendenze sono rafforzate da una terza (individuata a partire dal 1998 da Franck Biancheri, nella sua anticipazione dal titolo "Europa 2009 - Quando i nipoti di Hitler, Pétain, Franco, Mussolini... arriveranno al potere in Europa"), costituita dall'aumento della forza sia dei partiti che delle idee di estrema destra in Europa, alimentata dal deficit democratico europeo, e dalle difficoltà socio-economiche generate dalla crisi. Contrariamente alla maggior parte delle analisi su questo argomento, il nostro team è sulle stesse posizioni di Franck Biancheri: queste forze estremiste non metteranno in forse l'integrazione europea. In realtà, esse possono anche apparire come un utile sostegno politico alle élites di Eurolandia (che sceglierebbero volentieri lo status quo, ovvero la gestione tecnocratica, in materia di governance), ai tecnocrati (il livello europeo dove risiede il vero potere), ed infine ai leaders della destra estrema (loro arrivo al potere, a livello nazionale).

Questa tendenza è già all’opera, e sarà quindi ben visibile in tutt’Europa negli anni a venire. I partiti di estrema destra abbandoneranno la loro retorica anti-euro, rendendosi così disponibili ad una possibile alleanza con la macchina burocratica europea.

Fortunatamente, però, per quanti pensano che il progetto europeo abbia senso solo se rappresenta una tappa sulla strada senza fine della democratizzazione, l’opzione che in questa fase ci sembra più probabile non è questa. Possiamo senz’altro considerarla come rischio principale che grava sull'opzione migliore, ovvero il balzo in avanti nella democratizzazione della governance europea. Perché, a differenza dell’Unione Europea, Eurolandia offre l'opportunità di una reale democratizzazione. In effetti, la maggiore integrazione e la condivisione sia delle politiche-chiave, che degli obiettivi di quest’integrazione economica e politica, dovrebbero garantire ad Eurolandia quel minimo di omogeneità politica necessaria per l'attuazione della comune governance democratica. Con il Regno Unito in particolare, ma anche con quegli Stati che sono stati integrati nel progetto europeo solo poco tempo fa, l'Unione Europea non permette che una comune piattaforma di governance democratica possa emergere, sia perché alcuni Stati rifiutano persino il concetto dell’integrazione politica, sia perché in alcuni paesi i cittadini sono ancora molto lontani dal realizzare l'importanza che le decisioni europee hanno nella loro vita quotidiana.

A causa della crisi Eurolandia, al contrario, offre entrambe queste condizioni, necessarie e sufficienti allo scopo: le élites sono consapevoli del fatto che non hanno altra scelta che integrarsi sempre di più, ed i cittadini sono consapevoli del fatto che le decisioni europee hanno una maggiore influenza sul loro futuro, rispetto a quelle nazionali. Il grande incontro tra Eurolandia e la democrazia, tra le élites dell’Eurozona ed i loro concittadini, si verificherà tra il 2014 e il 2016.

Le sei condizioni  perché quest’incontro abbia successo sono abbastanza semplici da individuare:

  • un progetto di Trattato che sia breve e comprensibile a tutti (dieci pagine al massimo)8, che definisca i principi e le principali procedure delle istituzioni della governance di Eurolandia.
  • uno sviluppo di questo trattato che integri un doppio processo: dalla élite verso il popolo, e viceversa (grazie in particolare ad Internet). L'esempio dello sviluppo della nuova Costituzione Islandese, via Internet, deve essere seriamente analizzato per poter alimentare il processo europeo.9
  • il ricorso a nuove idee ed a nuovi concetti per evitare le tradizionali ed antiquate insidie federaliste (un esempio di pseudo buona idea: un presidente europeo, eletto tramite suffragio universale). Eurolandia può essere impersonata soltanto da teams, e non da individui. Ed allora dovrebbero essere i teams europei, e non gli individui, a competere democraticamente fra di loro.
  • un unico referendum10 per un unico distretto (Eurolandia), per evitare il caos delle ratifiche nazionali del 2005.
  • la "de-bruxellizzazione" della governance europea, perché Bruxelles è diventata il simbolo di una burocrazia scollegata dagli europei. Per conquistare gli europei, l'organizzazione territoriale della governance europea dovrà basarsi su un network costituito dalle metropoli più importanti dell’Eurozona, e sulla mobilità delle élites, invece che dalla sempre più grande sovrapposizione dei tecnocrati e dei politici a Bruxelles, lontano da dove vivono gli europei.
  • mantenere a tutti i costi i paesi che non vogliono entrare nell'Euro (come il Regno Unito o la Svezia) al di fuori di questo processo. Perché questi paesi non vogliono l'integrazione politica, e sarebbero contrari ancora una volta ad ogni progresso democratico della governance europea.

A queste condizioni non c’è ragione perché le élites europee abbiano timore della reazione della gente, al contrario! Se dovessero fare la scommessa di dotare Eurolandia della più moderna governance democratica (la qual cosa comporterebbe anche il suo processo di sviluppo), LEAP/E2020 è convinta che gli Eurolanders saranno al loro fianco, nell'ora dell'appuntamento con la storia. Si tratta, lo ripetiamo, dell’opzione più probabile nell'ambito di questo secondo rinascimento. Ma il rischio del ritiro delle élites, davanti al tandem composto dai tecnocrati europei e dagli estremisti nazionalistici, continua ad essere, in questa fase, una possibilità. Quest’evenienza porterebbe Eurolandia lungo un sentiero che conduce a regimi non-democratici, e finirebbe per ridurre considerevolmente il potenziale dell'Europa in favore di una migliore governance mondiale, in modo che si possa uscire dalla crisi. Al contrario, essa costituirebbe un passo decisivo verso l’aggravamento della crisi, attraverso un confronto tra i principali blocchi regionali, che sarebbe per eccellenza lo scenario più tragico.

Un ultimo punto, al riguardo della Gran Bretagna. Nel 2016 è probabile che il Regno Unito possa dividersi, dopo il referendum che si terrà per l'indipendenza scozzese. Allo stesso tempo l’attuale fallimento sia della politica economica inglese, che della sua "Sonderweg", o "Eccezionalismo" geopolitico che dir si voglia, porta a pensare che verso il 2015/2016 la Gran Bretagna possa entrare in una profonda crisi d’identità. Dopo essersi rifiutata di offrire qualsiasi solidarietà europea, a questo punto Londra pagherà il prezzo delle scelte che ha fatto nel 2010/2011. Eurolandia attenderà tranquillamente che le ultime illusioni britanniche siano volate via, per poi tornare a considerare le fasi future del suo rapporto con l’Inghilterra. La Scozia, se dovesse scegliere l'indipendenza, a partire dal 2014, troverebbe invece un'accoglienza molto calorosa da parte di Eurolandia.


Traduzione per Il Portico Dipinto a cura di Franco

  • 1. GEAB 62, parte prima: http://ilporticodipinto.it/content/geab-n-62-crisi-sistemica-globale-eur...
  • 2. Gli Stati Uniti ed il Regno Unito sono paesi insolventi e nient'altro che l'ombra di se stessi in materia scientifica e tecnologica. La conquista dello spazio fornisce al riguardo un brillante esempio: l'Europa sta spostandosi a grande velocità, per i suoi futuri partenariati, verso la Russia, il Giappone, l’India e la Cina. Washington non è più in grado d’inviare uomini nello spazio da sola (e, contrariamente alle comunicazioni ufficiali degli Stati Uniti, questa situazione continuerà almeno per tutto il decennio). Questa settimana, ancora una volta, gli Stati Uniti hanno dovuto annullare, per mancanza di fondi, il loro coinvolgimento nell’importante missione Exomars, concepita congiuntamente all'ESA. Fonte: Cyberpresse, 2012/11/02.
  • 3. E non è solo una questione di tagli al bilancio militare degli USA. Il fallimento in corso del programma “JFS, Joint Strike Fighter” ha definitivamente scoraggiato i docili alleati di Washington, che sono in procinto di perdere miliardi per un piano che non è mai stato davvero operativo. Il fallimento afgano e l'avventura libica peseranno notevolmente nel rifiuto di continuare ad accettare una leadership statunitense che ha essenzialmente portato la NATO, in questi ultimi dieci anni, su strade senza uscita. Un eventuale attacco all'Iran non farebbe altro che rafforzare questa divisione tra le due sponde sia dell'Atlantico che della Manica.
  • 4. Si tenga presente che, secondo noi, il completo ritiro delle truppe americane dall'Europa Continentale avverrà nel 2017. Vedere il GEAB N. 59.
  • 5. Allo stesso tempo, ed in senso strategico, è probabile che Londra sarà impegnata nel tentativo di trovare una soluzione al rifiuto di una Scozia indipendente a mantenere la base per i sottomarini nucleari nel suo territorio. Plymouth è già in marcia. Fonte: Thisisplymouth, 27/01/2012
  • 6. In realtà questo vertice sarà preparato dall’Eurozona, e non dall'Unione Europea. Il Regno Unito probabilmente non sarà coinvolto, a meno che nel frattempo non si manifestino cambiamenti radicali a Londra.
  • 7. Si tratta, in particolare, di tutto ciò che ha portato al fallimento del progetto di Costituzione Europea, nel 2003/2005.
  • 8. La Costituzione Americana è al riguardo un buon riferimento
  • 9. E’ possibile scaricare un’analisi molto buona del caso islandese, collegandosi a: Social Science Research Network.
  • 10. Il che comporterà una modifica costituzionale, in particolare nella Germania, per giustificare il ricorso ad un referendum. Eurolandia e la crisi imporranno cambiamenti a tutti gli Stati di Eurolandia.