"Non c'è nulla che faccia tanto sospettare un uomo, quanto il saper poco.''
Gettare nel ridicolo è una tecnica che consiste nello screditare una tesi attraverso una scorretta analogia. Lo schema adottato dall'interlocutore, in questo caso, è il seguente:
1. Il soggetto A ("Teorico del Complotto") sostiene la tesi X ("Teoria del Complotto");
2. Il soggetto A ("Teorico del Complotto") sostiene la tesi Y ("Teoria del Complotto");
3. La tesi X ("Teoria del Complotto"), con molte probabilità, rientra nella categoria delle bufale;
4. Anche la tesi Y ("Teoria del Complotto") deve per forza essere una bufala.
La tecnica di argomentazione appena esposta è definita "sofisma" e consiste in un ragionamento corretto solo all'apparenza.
Dopo un'attenta analisi, infatti, ci si accorge che, in realtà, si tratta di un dispositivo retorico atto a scardinare proprio le difese della logica.
Il fatto che noi tutti siamo portati a ragionare in base a sofismi e preconcetti involontari e spontanei realizzati inconsciamente dal nostro cervello, non li rende certo veri, anzi, l'utilizzo abituale di queste espressioni ci dà la misura di quanto sia facile abituarsi a ragionare in modo distorto.
Se, ai sofismi, si aggiungono inutili giri di parole e frasi che si contraddicono l'una con l'altra, ci troviamo di fronte a vere e proprie "armi di distrazione di massa", abbiamo a che fare con la disinformazione allo stato puro. Eccone un tipico esempio:
E', forse, per questo motivo che Paolo Attivissimo, l'Autore dell'articolo apparso sul mensile "Le Scienze", nello stesso paragrafo è in grado di asserire "mi ha chiesto se potevo dimostrargli che non esistono le 'scie chimiche' [...]. Certo che no, gli ho risposto in tutta sincerità", salvo scrivere, dopo poche parole "dettagliate argomentazioni tecniche che avevo esposto poco prima [...] smentivano questa tesi di complotto [...].". Alla frase "presunte irrorazioni segrete di veleni", invece, segue un"approdata più volte anche nel nostro Parlamento", cosa che discosta leggermente le presunteirrorazioni dall'essere segrete.
Nel secondo paragrafo, invece, accostando le "Teorie del Complotto" riguardanti la presunta pericolosità dei telefoni cellulari e dei vaccini a quelle inerenti l'esistenza del mostro di Loch Ness o di "marziani con dodici mani", Paolo Attivissimo realizza uno dei sofismi tanto cari ai debunkers, quello descritto nell'introduzione di questo post e che i linguisti definiscono "circumstantiam ad hominem", ovvero circostanza che basa la sua forza nel gettare discredito sulla situazione o sul contesto in cui si trova l'avversario.
Quando poi il "Giornalista informatico e studioso della disinformazione nei media" sostiene che"l'onere della prova spetta a chi afferma che un certo fenomeno si verifica ed è scorretto chiedere a chi è scettico in proposito di asserire e dimostrare che il fenomeno non c'è", riesce a non dire nulla, ma il tutto in modo esemplare. Nel caso delle "scie", infatti, non si capisce se l'onere della prova spetti a chi parla di "chemtrails", mentre coloro che appoggiano la versione "contrails", in quanto scettici, sono dispensati dal cercare prove a supporto della loro teoria, oppure l'esatto opposto e cioè che l'onere della prova spetti a chi parla di "contrails", mentre coloro che appoggiano la versione "chemtrails", in quanto scettici, sono dispensati dal cercare prove a supporto della loro tesi. Da uno "studioso della disinformazione nei media" non ci si può aspettare di meglio.
Su un punto, però, siamo anche noi d'accordo con Paolo Attivissimo, infatti riteniamo che, nel caso dell'autoattentato dell'11 Settembre 2001, "l'esistenza si dimostra facilmente; la non esistenza no.".
"Usare la mancanza di certezze assolute come alibi per respingere le argomentazioni scientifiche sarebbe un limite", ma riteniamo che respingere le argomentazioni scientifiche che si basano su certezze assolute, come nel caso del crollo a "caduta libera" del WTC7, sia un limite ancora maggiore.
La sezione in cui è stato inserito questo scritto rispecchia appieno il nostro pensiero: "povera scienza". Per quanto riguarda il "Giornalista informatico e studioso della disinformazione nei media" Paolo Attivissimo, invece, riteniamo che dovrebbe concentrarsi su altri tipi di studio, magari passando dalla scienza alla filosofia; solo così, infatti, darebbe vita a quanto sotenuto da Arouet Francoise Marie: "quando colui che ascolta non capisce colui che parla e colui che parla non sa cosa sta dicendo: questa è filosofia."
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