Al più noto esperto di cybersicurezza in Italia nonché amico e consigliere di Matteo Renzi (così ce lo presenta una testata giornalistica nazionale) è stato chiesto come bisognerà comportarsi per contrastare l'orda di pericolosi «divulgatori di bufale On Line» che spopolano sulla Rete. Tema ultrascottante, questo, ormai cruciale per i "Governi" che avendo a cuore la nostra salute, le nostre libertà e, attenzione, la verità, non possono tergiversare, insomma... è ora di basta; ne va della nostra sicurezza. E quale piano si vuole attuare per arginare questo inammissibile fenomeno?
L'esperto di cybersicurezza così ci rassicura:
«Stiamo lavorando con uno scienziato di fama internazionale alla creazione di un “algoritmo verità”, che tramite artificial intelligence riesca a capire se una notizia è falsa. L’altra idea è creare una piattaforma di natural language processing che analizzi le fonti giornalistiche e gli articoli correlandoli e, attraverso un grafico, segnali le anomalie. A mio avviso ciò dovrebbe essere fatto anche a livello istituzionale. Però da solo non basta. È dimostrato che ognuno frequenta sia nella realtà che nei social i propri simili e da essi trova conferme. I social accrescono in modo esponenziale la correlazione tra persone e quindi le false convinzioni. Occorre quindi agire a livello di educazione all’informazione sia nelle scuole che attraverso i quotidiani»
Insomma: così l'enunciazione di dickiana memoria. Ma andiamo avanti.
In un altro passaggio dell'intervista, si spiegano i rischi nel caso non si corra ai ripari:
«I rischi sono di manipolazione dell’informazione, diffusione di notizie false tese a creare confusione e ad alimentare la rabbia sociale. Prenda l’esempio dei vaccini o della foto del funerale di Riina».
Interessante l'associazione del nostro esperto, tra i più autorevoli in Italia (ricordiamolo) che vuole intendere (e far intendere) indi considerare sullo stesso piano di discussione, la vicenda legata al funerale di un noto mafioso con la questione dei vaccini. Guarda che caso.
Si fa finta di non sapere che una questione delicata come quella dei Vaccini, di là di come la si pensi, posa le ragioni del dissenso su dei precisi riscontri, indi sulle ricerche, sulle documentazioni, su informazioni supportate da studi e testimonianze, medico/scientifiche comprese nel prezzo, insomma: si argomentano prove e controprove con cognizione di causa e alla luce di un "fascicolo" che ne corrobora le istanze.
L'esperto (esperto nella dialettica sicuramente) parametra questioni medico/scientifiche con i turbamenti nazional/popolari (chiameteli come volete) che hanno il loro senso (se mai ne hanno uno) su di un piano morale e/o politico e/o ideologico eccetera; originati nell'antimateria dello scandalo "un tanto al chilo", alimentati dalle morbosità sensazionalistiche e carichi di tutta la loro effimera e sempre strumentalizzatissima natura.
Pare molto importante, quindi, per i «difensori dello Status Quo a prescindere» che quest'effimera e morbosa natura funga sempre da catalizzatore nelle questioni più spinose e che hanno ben poco di moralistico alla radice.
Il Ministero della Verità non lavora soltanto sulla discriminazione del dissenso in quanto tale; per soprammercato, con piena forza di un linguaggio rovescio, s'impegna costantemente a sovvertire le logiche democratiche che possono essere rivelatrici e chiarificatrici di qualsiasi contraddittorio, poiché (segreto di pulcinella): se il contraddittorio non è autoreferenziale, la verità è assai più probabile che si palesi senza fronzoli e senza maschere.
Ancor più grave se un controllore ha il potere o comunque sia legato ad esso, al punto di permettersi di etichettare e attaccare il dissenso, tranne quella di dimostrarlo farlocco. Indi e per cui, non sulle basi di un contraddittorio, che rispetti realmente anche denunce formulatesi in piena legalità, bensì sul principio di una "Lesa maestà". Un principio che, anche se così non lo si chiama, regna sempre più sovrano.
Ma torniamo a quelle che si possono definire le TRE CHICCHE del linguaggio rovescio:
«È dimostrato che ognuno frequenta sia nella realtà che nei social i propri simili e da essi trova conferme».
Cioè, ti stanno dicendo che "nella realtà e tra i propri simili" il concetto di verità e/o ricerca e/o indagine non è contemplabile.
Ci stanno informando che le conferme che tu trovi nella realtà e/o nei social non possono avere un qualsivoglia valore di credibilità: a prescindere: nessun valore; poiché, tra i «propri simili» (qualcuno non ha ancora percepito la denigrazione sottile dei termini?), ci dicono: si è solo capaci di ingannarsi; di non avere facoltà cognitive degne di nota quindi, e laddove ci s'incoraggi, allora può accadere solo in nome della menzogna.
La seconda chicca:
«I social accrescono in modo esponenziale la correlazione tra persone e quindi le false convinzioni.»
Qualcuno saprebbe illustrare secondo quale misteriosa ragione o Tavola della Legge (e deve essere inconfutabile, se vuole essere coerente con l'imperativo che contraddistingue l'asserzione), dicevamo: qualcuno saprebbe spiegare secondo quale inoppugnabile ragione, le false convinzioni (perché quelle vere non possono) si generino - giacché le persone si correlano tra loro?
In tutta questa pappardella, la cosa più interessante è che stando a cotanta erudizione e analisi sociologiche e psicologiche degli Alti Piani, possiamo tranquillamente dedurre in modo più che plausibile che:
- agli organi d'informazione ufficiali, non è possibile mentire, perché, i medesimi, non vivono nella realtà.
La terza chicca:
«Occorre quindi agire a livello di educazione all’informazione sia nelle scuole che attraverso i quotidiani».
Tradotto: "Attenzione ai bambini prima che si sveglino".
Il Ministero della Verità (e chi fa parlare per bocca di esso), sa su cosa agire. Riconosciameglielo. Il lavoro operato in maniera profonda contro il dissenso è certosino; non ultimo (di questi giorni) ad esempio, quello della strumentalizzazione sulla questione degli Hacker russi, dell'associazione e la vicinanza dei relativi termini; via via, e sempre più, un gioco al ribasso della semantica, come avvicinando la questione dei "No-vax" a termini quali "terrorismo" …
… tutto questo (e non solo) dovrebbe darci a intendere come non vi sia la benché minima speranza di credere, parafrasando certe asserzioni, che vi siano dei nostri simili a preoccuparsi dell'avvenire di questo mondo.
Ma ciò che dovrebbe farci riflettere, non è tanto quanto simili proposte saranno o non saranno attuate, in che tempi o in che modalità, e/o sotto quale altro nome e/o eufemismo e/o pratica. No. Non è questo. Penoso e degradante, è che comunque si possano prendere seriamente simili intenzioni e lasciare che vengano anche solo considerate da quei pulpiti che si dicono a tutela dei nostri Diritti; significativo è il fatto che qualcuno possa discutere di simili progetti senza temere che dalla realtà volino mai dei pomodori.
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Avevo troppo da scrivere
Cosi' l'ho scritto direttamente con un articoletto...