Tra le cose di cui sento la mancanza all'interno dell'umano consorzio, sicuramente c'è il senso del ridicolo. Il senso del ridicolo si compone in parti uguali di istanze morali e di istanze estetiche, allo scopo di limitare le azioni del singolo e renderle più armoniche con quelle degli altri.
Non va confuso con l'umorismo, né con la morale o con l'estetica. E' quella cosa per cui non si agisce in un certo modo per evitare che i nostri pari ci prendano in giro all'istante e quella cosa per cui siamo autorizzati a deridere qualcuno se compie l'azione che lo merita.
Perché, vi chiederete, tra tutto quello che manca al mondo, ti preoccupi proprio del senso del ridicolo? Perché se esso fosse patrimonio comune, ci eviteremmo un gran numero di problemi, dai più minuti ai più giganteschi.
Prendete il posto di lavoro, per esempio. Io lavoro nell'azienda internazionale leader del settore e i miei colleghi vengono da svariate parti del mondo. Fortunato come sono, chi mi comanda direttamente ogni giorno è italiano. Ciò significa “cialtroneria al potere”: tipicamente egli occupa quel posto grazie alla capacità di gestire le pubbliche relazioni, peraltro in un contesto dove non si è avvezzi all'uso italiano. Per cui quando l'italiano afferma di essere bravissimo in questo e quest'altro, e di avere questo e questo progetto in mente, se siete italiani sapete che sono solo parole e non gli date peso; se non siete italiani e non avete anticorpi contro la retorica da quattro soldi, gli crederete e lo metterete pure a dirigere qualcosa. Un capo di tal fatta in genere non è bravo a far niente. Anzi, non è in grado di far niente. E cerca di coprire le sue mancanze con la retorica. Purtroppo per lui, non sapendo far niente, non è nemmeno in grado di parlare in inglese (altro problema tipico di molti italiani all'estero).
Un capo incapace sul lavoro e impossibilitato a comunicare con i lavoratori è una pericolosa mina vagante. Poiché non è in grado di portare a termine il lavoro secondo i parametri che tutti i suoi parigrado rispettano, ma poiché ha detto di poter fare molto meglio di loro, si troverà schiacciato tra il martello dal management che insiste per avere i risultati promessi e l'incudine della forza lavoro che, priva di una guida e sottoposta a richieste impossibili, diminuisce la propria produttività nell'esatto momento in cui dovrebbe aumentarla. Il capo incapace qui perde il grip con la realtà e si sente messo all'angolo. Una volta messo all'angolo, reagisce di conseguenza, attaccando e facendo male. E siccome i più forti non si attaccano, si accanisce sui più deboli. E' esattamente a questo punto che il capo incapace diventa pericoloso: perché inizia a colpire a caso e non c'è modo di sapere né chi, né come, né quando. E non c'è modo di difendersi.
Molte situazioni di discriminazione, di mobbing, di persecuzione nascono in questo modo (non tutte: alcune sono scelte pianificate dall'azienda).
E cosa c'entra il senso del ridicolo? Facile: il capo cialtrone era tale anche prima di diventare capo. Se il senso del ridicolo fosse un istinto innato degli esseri umani, verrebbe notato subito e messo in un angolo. Se si presenta per un colloquio, verrebbe assunto come simpatico uomo di fatica. Se alle riunioni si sforza di tenere discorsi in inglese in cui non c'è una sola frase di senso compiuto, tutti si metterebbero a ridere. Invece no, purtroppo.
Altro esempio: ho conosciuto una giovane che ha avuto un capo (donna, in questo caso, e tedesca) che assumeva la gente affidandosi al pendolino (ossì, ho scritto proprio “pendolino”), al contempo predicando tutte le sciocchezze sul management responsabile che vanno di moda di questi tempi. Prevedibilmente, quel posto di lavoro era un inferno, dove discriminazione e guerra tra colleghi erano la quotidianità. Ovviamente la giovane in questione ha dovuto cambiare lavoro.
Vogliamo fare delle considerazioni meno personali? Prendiamo due nazioni a caso, Italia e Germania, visto che sono le mie due case. Se frequentate gli stranieri, saprete che la chiave di ricerca mentale “Italia + Germania” non produce come risultato la celebre partita di Città del Messico, ma un link che vi reindirizza alla scritta fucsia lampeggiante “nazifascismo”. Fatti salvi tutti i discorsi su quanto cattivo fosse il nazifascismo, non si può non concordare sul fatto che quei regimi fossero, benché diversi tra loro, estremamente ridicoli. Le adunate, l'estetica, la retorica, i simboli erano intrinsecamente ridicoli. Se il senso del ridicolo fosse innato, quando un austriaco e il suo seguito di avanzi di galera e pederasti passano il tempo nei bar di Monaco berciando con voce querula contro ebrei, omosessuali e non-tedeschi, il resto della popolazione si farebbe una grassa risata e gli volterebbe le spalle. E la polizia li arresterebbe per reati comuni. Invece no, li hanno presi sul serio e guardate come è andata a finire. Lo stesso vale per Mussolini e tutto quello che gli girava intorno in quegli anni.
Ma vale anche per politici più moderni, vale per Craxi, per Berluscone. E poi per Moro, Andreotti, D'Alema. Pensate se i loro sostenitori avessero un minimo di senso del ridicolo... be', smetterebbero di essere loro sostenitori molto prima che questi personaggi arrivino ad avere così tanto potere da creare danni agli altri.
A proposito di Moro: avete presente i comunicati delle Brigate Rosse? Se avessero avuto il senso del ridicolo, dopo aver scritto il primo si sarebbero messi a ridere, avrebbero sciolto l'organizzazione e sarebbero andati a fare altro. Cioè dico, sei un ventenne nel bel mezzo del decennio del sesso libero, negli anni in cui le donne te la davano per affondare il sistema capital-maschilista (a proposito, senso del ridicolo...) e tu ti metti a sbrodolare comunicati ciclostilati che attacchi sotto i cestini dell'immondizia? Non solo, ci credi talmente tanto che cominci ad ammazzare la gente per fare in modo che la realtà si adatti a quello che hai scritto sui volantini? E nessuno che ti abbia fermato nel frattempo, facendoti notare quanto ridicolo fossi.
Si potrebbe continuare a lungo. L'altro giorno una valletta della tv ha espresso la geniale idea di vietare nelle scuole il copricapo integrale per le donne musulmane. Come fanno notare Paniscus e Martinez, l'editto della valletta è talmente surreale che non si può nemmeno commentare, ma soltanto prendere in giro. O compatire.
Negli stessi giorni, una PR milanese proprietaria di un bar in Sardegna è andata a turbare la quiete pubblica durante le celebrazioni per la fine del Ramadan, inscenando uno spettacolo grottesco in cui, con la faccia deformata, accusava di essere stata rapita, picchiata a sangue, stuprata, derubata e sputata da parte dei musulmani presenti. In pieno giorno. Circondata da guardie del corpo. Di fronte ad un cordone di agenti di polizia.
La scorsa settimana una tv nazionale trasmette una video-inchiesta riguardo ad un giudice, colpevole di camminare per strada, fumare, sedere su una panchina al parco e indossare dei calzini. Il video è da vedere perché non è nemmeno giornalismo, è avanguardia iperrealista, è così assurdo da poter essere il trailer di Idiocracy, è carnevale tutto l'anno. L'autrice è uno spasso. Ho trovato il suo curriculum, dove scrive di voler – testuale – inorgoglire i suoi genitori. Me la immagino che telefona a casa: “Ciao mamma, oggi ti ho inorgoglito abbastanza?” Ma l'assurdo non è tanto lei, quanto i suoi colleghi, il caporedattore, il presentatore che non si sono resi conto della follia che mandavano in onda, esponendosi ad una figuraccia senza fine, sortendo l'effetto contrario a quello voluto.
Ho menzionato il fatto che la valletta è un Ministro, la PR una parlamentare e la televisione proprietà personale del Presidente del Consiglio?
Aspettate però, perché non è finita. Una mattina noto su Facebook che tutti sono inviperiti con una tal Binetti, senatrice del Partito Democratico, che ha bloccato un legge sulla discriminazione bla bla bla. Cerco di informarmi meglio, che non ci capisco niente, e scopro che 'sta Binetti indossa il cilicio. Cioè, questa signora, una nonnina a vederla, si sveglia la mattina e si cinge i fianchi con un cintura di metallo munita di spuntoni che si infilano nella carne allo scopo di procurarsi del dolore. Se non è chiaro, riformulo: questa senatrice cerca qualunque pretesto per rovinare la vita sessuale degli altri, però poi si vanta sui giornali di far parte della comunità BDSM. D'accordo che ogni pervertito ritiene disgustose le perversioni altrui, ma mi pare si stia esagerando.
Ecco, io il Ventennio fascista me lo immagino così: un branco di imbecilli senza cervello investiti di un potere che non comprendono, troppo scemi per fare qualsiasi cosa e che quindi iniziano a picchiare, uccidere e violentare per cercare di sviare sugli altri la propria inettitudine. Non a caso si attribuisce ad un Mussolini ormai destituito la frase “governare gli italiani non è impossibile, è inutile” anche se non è sua: perché si attaglia perfettamente al personaggio e a tutti quelli che gli sono andati dietro. E gli oppositori un branco di imbecilli uguali che invece di fare qualcosa di utile, qualunque cosa, perde tempo a scandalizzarsi su dove la gente infila il proprio pene, mentre loro si fanno frustare da un colonello delle SS che indossa una maschera antigas e che bercia in tedesco “Iss meine Scheisse, du Schlampe!”
Se solo avessimo tutti un po' di senso del ridicolo, tutto questo non sarebbe altro che un racconto erotico di terz'ordine. Invece è la prima pagina dei più importanti giornali.
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