Steorn, la ditta irlandese di cui abbiamo già parlato, almeno in apparenza ha mantenuto le promesse ed il giorno 30 Gennaio 2010 ha fatto la dimostrazione finale che riassume le precedenti ed in cui vengono effettuate delle misurazioni dell'input e dell'output del sistema.
La dimostrazione, per voce del suo CEO Sean McCarty, è molto tecnica e necessita di un minimo di conoscenze di elettromagnetismo per essere capita. Questo non implica però che venga condivisa: anche in questo caso infatti le verifiche mostrate non hanno soddisfatto tutte le aspettative ed i molti scettici, tra i pochi tecnici interessatesi all'argomento, sono rimasti tali.
Abbiamo preparato la versione sottotitolata e tradotta in italiano della dimostrazione, che è divisa in due parti per limitazioni dovute a youtube, e che potete vedere qui sotto. Per completezza è disponibile anche la versione inglese (parte 1 e parte 2).
L'Orbo è un motore elettrico alimentato in corrente continua del tutto simile ad uno tradizionale dove però la posizione dei magneti e delle bobine nonchè la programmazione degli impulsi elettrici ha una configurazione "speciale", specificata solo in parte. La Steorn infatti darà le specifiche complete soltanto a coloro che si abboneranno al SKDB (Steorn Knowledge Development Base), il cui costo per l'accesso è stato fissato in poco più di 400€.
Da quello che ci è dato capire questo abbonamento è una licenza per lo sviluppo (sperimentazione e verifica), ma non per la commercializzazione, per quest'ultima infatti pare bisognerà aspettare ancora qualche mese e prevederà un costo per ogni pezzo prodotto in base alla quantità di energia prodotta.
Proviamo a riassumere il contenuto della dimostrazione.
McCarty asserisce che sono tre i principi chiave di un motore Orbo:
1) Il motore non esaurisce l'energia presente nelle sue parti: in altre parole i componenti del motore non vengono "scaricati". Ciò vale a dire che i magneti mantengono la loro magnetizzazione e per dimostrarlo si riporta il risultato di un test durato una settimana nel quale si misura la potenza dei campi magnetici utilizzati nell'orbo prima e dopo l'esperimento. Viene inoltre calcolato il totale dell'energia esistente nei magneti per dimostrare che sarebbe assolutamente insufficiente per giustificare la produzione di energia che è stata misurata durante l'esperimento.
2) Nel sistema c'è un (piccolo) guadagno sotto forma di energia induttiva. Per tale asserzione si fa riferimento ad una dimostrazione precedente in cui si calcola con il valore di 108% il rapporto tra le energie in gioco.
3) Questa è la caratteristica più importante e cioè il fatto che il sistema non soffre dei problemi della forza controelettromotrice. Tale forza, di diretta derivazione dalla legge di Lenz, è la caratterista per la quale, nei motori elettrici, man mano che il rotore aumenta di velocità, si genera una corrente contraria al verso di alimentazione che quindi diminuisce la coppia del motore fino ad azzerarla quando questo raggiunge la sua velocità massima (tralasciando gli attriti per semplificare il ragionamento).
Le conseguenze di quest'ultima caratteristica sono molteplici, ed in primo luogo c'è il fatto che è possibile applicare un carico al motore senza che ciò faccia aumentare l'assorbimento di corrente di quest'ultimo. Questo a sua volta implica che tutta l'energia introdotta nel sistema di fatto viene consumata in effetto Joule, cioè la produzione di calore dovuta allo scorrere della corrente nei fili che presentano una certa resistenza.
Per dimostrare in maniera più convincente quest'ultima (fortissima) asserzione la Steorn ha annunciato di aver dato a terzi il compito di calcolare il calore prodotto dal motore attraverso l'uso di calorimetri e che presenterà il risultato di questa misurazione durante il mese di Marzo.
Alla fine viene visualizzato un grafico di un (sofisticato) oscilloscopio digitale utilizzato per la misurazione della sola energia elettrica in ingresso e in uscita dal sistema. Steorn afferma che con l'apparato utilizzato il rapporto tra uscita ed ingresso si è attestato a ben il 327%. E tale misurazione del rapporto delle energie in gioco, essendo sola misurazione elettrica, non terrebbe conto dell'energia dissipata dal sistema per mantenere in rotazione il rotore dovuta agli inevitabili attriti ed al calore prodotto dal fluire della corrente.
E' interessante notare che nonostante le specifiche di costruzione dell'Orbo non siano state ancora rese pubbliche (cosa che in ogni modo probabilmente difficilmente avverrà), diverse persone asseriscono di aver già riprodotto gli effetti dichiarati da Steorn, a partire dal già citato francese Naudin passando per alcuni componenti del forum di overunity.com fino ad arrivare agli utenti del forum in merito su energeticambiente.it che è tutto italiano.
Prima di lanciarsi negli inevitabili voli pindarici a cui lo sviluppo di una tale tecnologia potrebbe portare è senz'altro meglio aspettare che sia possibile verificarla in una maniera per la quale non sia possibile avere dubbi, e cioè la realizzazione di un apparato in grado di alimentare un qualche dispositivo elettrico per un tempo indefinito.
Se tale cosa avvenisse, non è detto che la conseguenza sarebbe quanto sostenuto dalla Steorn e cioè la violazione del più importante principio della fisica (la legge di conservazione dell'energia), ma potrebbe essere l'inizio dell'accesso allo sfruttamento della tanto discussa Zero Point Energy. Del resto che in qualche modo sia possibile interagire con il "vuoto" lo dimostrano ufficialmente sia l'effetto Casimir, sia altri principi della meccanica quantistica.
Vi terremo aggiornati su eventuali sviluppi sulla vicenda.
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