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Una Lingua per il Bestiame Umano

Scrivo questo articolo come integrazione (e si, ebbene, anche come critica) dell'articolo precedentemente pubblicato qui sul Portico (Vuoi sapere la verita'? Affidati all'algoritmo) perche' quel che manca all'articolo di Calvero e' una disanima sui termini. 

I miei appunti all'articolo erano un po' troppo lunghi (ed a mio parere anche fondamentali) per restare costretti nei commenti al suddetto articolo, cosi' vi beccate questo, chiedo venia e spero che nessuno si offenda, specialmente l'ottimo Calvero.

Una disanima sui termini e' PARTICOLARMENTE importante perche' prestandoci una lingua che non possiamo capire i colonizzatori fanno si che la lingua degli schiavi (noto concetto in lingua inglese, espresso dalla parola pidgin, intraducibile in Italiano - chissa' come mai, eh?-  che sta a significare una lingua semplificata parlata da non madre-lingua incapaci di parlare la lingua dei padroni in maniera neanche appena decente, lingua della quale i non madre-lingua non capiscono non solo la struttura ed i diversi significati omofonici, ma piu' spesso non capiscono del tutto il significato originale, trattando le parole della lingua dei padroni come simbolo di status, feticcio, invocazione, riempitivo ed equivocandone l'uso nei vari contesti) sia la strategia primaria e fondamentale, al netto della violenza, per soggiogare intere popolazioni colonizzate.

Quando si comincia ad usare una pidgin, questo e' il chiaro segno di una subordinazione culturale in cui chi parla il pidgin e' lo schiavo della situazione.  

Esistono parecchi tipi di padroni di schiavi. Alcuni sono stranieri ed hanno conquistato militarmente prima e psicologicamente e culturalmente dopo i parlatori del pidgin.  Altri sono valvassori e valvassini che, anche se facenti parti della razza degli schiavi, sono, in cambio di favori, incaricati di agire come se fossero i veri padroni.  Essi sono incaricati per diversi motivi, vuoi per particolari conoscienze tecniche, vuoi per una particolare disposizione all'infamia ed al tradimento allo scopo di assicurarsi quei favori, vuoi perche' erano gia' classe dirigente prima della conquista e sono personalmente adatti alla nuova condizione.

In un contesto di colonizzazione il pidgin prende piede, ad esempio con neologismi ributtanti come quel supportare presente nello articolo di Calvero, ma piu' spesso con veri a propri falsi amici (parole in lingua straniera di uso comune che hanno un significato diverso nella lingua originale) o sostituzioni del tutto non necessarie di termini perfettamente calzanti nella lingua degli schiavi con termini sostitutivi buttati li' non-si-sa-perche' come, per fare un esempio tra le centinaia disponibili, il penoso uso dell'inglese step al posto degli italiani passo e gradino con un impoverimento oggettivo del linguaggio che si puo' assimilare ad una neolingua di Orwelliana memoria.  

Spesso i valvassini usano la lingua dell'Impero anche per fare piacere ai colonizzatori e assicurarli che i loro ordini sono stati recepiti, per esempio con l'uso di parole quali ticket o job-act.

Parte di questo processo e' quello del manzoniano latinorum, cioe' l'uso di termini provenienti da una lingua per specialisti che improvvisamente vengono popolarizzati tra gli schiavi che nemmeno domandano  una spiegazione del termine, e invece lo usano senza la minima vergogna per la loro ignoranza dei significati del termine usato con leggerezza, o magari proprio per affrancarsi da quella vergona.

Gli esempi sono molteplici, basta rileggere le cronache degli ultimi anni per notare l'improvvisa popolarizzazione di termini quali lodo, accisa, spread ecc. ecc. ecc.  

Da notare che nei paesi dei colonizzatori questa tecnica di sudditanza psicologica non viene usata nei confronti della loro classe inferiore: sono i contenuti della letteratura a destinata alle classi  inferiori e la limitatezza del vocabolario ad incasellarli nella loro condizione, senza usare mai le stesse tecniche usate per gli schiavi delle colonie.

Il termine algoritmo e' parte dell'ultima categoria di termini del pidgin italiota.  Si popolarizza, con il termine algoritmo, un termine che viene usato da specialisti (e del quale non esiste nemmeno una definizione adeguatamente condivisa fra di loro specialisti) per nascondere un significato che svelerebbe la pochezza dell'idea che si vuole far passare come invece sofisticatissima e inaccessibile al volgo, il quale, ritenendola inaccessibile, la riceve ed accetta senza spirito critico.

Se domani qualche Solone della casta degli pseudo-sudo-informatici esordisse sui giornali nazionali annunciando che si puo' con calcoli matematici appurare se qualcosa sia veramente accaduto o no, ed in che misura le notizie divulgate siano complete o parziali, si solleverebbe una pernacchia collettiva almeno tra i pochi in condizione di collegare fra loro neuroni in maniera appena funzionale.  

Invece se nominano una parola magica come algoritmo, tutto tace, e lo spettacolo continua: nessuno, neanche quelli non del tutto instupiditi dalla TV o dal contatto unico con loro pari nella pochezza intellettuale tramite i cosidetti (dagli schiavi) "social" (un'altra parola pidgin, che non viene usata mai da sola nella vera lingua dei colonizzatori) osa ricercare il significato della parolona, perche' anche solo la ricerca e' segno di ignoranza, la quale non viene vista come una condizione essenziale per imparare, ma invece come un'onta personale e sociale: et voila' le jeux sont faits (tanto per usare una vecchia Lingua Franca, che per molto tempo e' stata veramente una lingua comune europea e non trasformata in pidgin, in quanto i francesi non colonizzavano certo il resto d'Europa e quando ci provarono con Napo Boney - dal quale prese nome un gruppo farlocco famoso all'epoca della morte della musica pop che popolarizzo' Rasputin - fallirono miseramente), l'uomo tatuato, pelato, pizzuto, palestrato e portatore di Adi-das come vuole l'Uomo Del Monte per essere un vero uomo (o femminiello) non deve chiedere mai, e neanche chiedersi alcunche'.  Le donne non le ho menzionate perche' sanno gia' tutto, in origine, e se non lo sanno e' per colpa dell'oppressione maschile.

E' facile amministrare un impero, quando si capiscono poche regolette, nevvero?

Una chicca, che trovate nell'immagine che accompagna questo abbozzo mezzo abortito di articoletto: la BBC online per gli schiavi ha VERAMENTE un canale di notizie in pidgin per negri, in questo caso piu' che altro nigeriani ma non esclusivamente. 

A quando quello della CNN per il pidgin italico?...... Ci stanno gia' lavorando: http://edition.cnn.com/style/specials/style-italia

Nel frattempo continuate a leggere Arianna online Fuffington Post, da perfetti schiavi...

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Adesso sono più depresso di

Ritratto di Calvero

Adesso sono più depresso di prima indecision

...  che i barbatrucchi siano a tirare le redini e a gestire il giogo, non la si vuole proprio capire.

Oltre l'approfondimento, questo Tuo, Pike, a proposito di termini, che ora non trovo e mi accontento di «approfondimento» ...

... e la storia continua

Algoritmo

Ritratto di Dusty

un termine che viene usato da specialisi (e del quale non esiste nemmeno una definizione adeguatamente condivisa fra di loro specialisti)

 

Visto l'eccellente post mi spiace correggerti ma (da specialista del settore), il significato di algoritmo è perfettamente specificato, nonché impossibile da mancare in quanto di primaria importanza in informatica.

Un algoritmo è il modo di scomporre in passi elementari un problema complesso.

Il problema complesso nel suo insieme può essere totalmente sconosciuto o nemmeno capibile da chi lo deve risolvere, ma anche una persona dall'intelligenza nulla è in grado di seguire i passi dell'algoritmo ed ottenere alla fine lo stesso risultato.

Una cosa tipica sono i processi aziendali secondo i quali, ad esempio, Amazon riesce a far consegnare un pacco in casa del cliente, ma senza che ogni dipendente che esegue solo una piccola parte dell'intero processo abbia idea di come funzioni il tutto.

La dimostrazione che la definizione di algoritmo sia ben definita ed anche funzionante è che il computer, la cui intelligenza è effettivamente zero, è in grado di svolgere compiti anche estremamente sofisticati, quando in realtà esegue solo e sempre una quantità enorme di piccoli passi estremamente elementari (prendi questo, copialo qua, aggiungici due, confronta il risultato con 3, etc).

L'algoritmo è per definizione tutto ciò che è sufficientemente semplice da essere eseguito senza pensare, e tutta l'intelligenza sta nel processo di costruzione/definizione dello stesso.

In effetti questa è una proprietà sufficientemente forte da aver diviso la matematica tra i teorici classici ed i "costruttivisti", secondo i quali (semplificando) tutto ciò per cui non è possibile costruire un algoritmo allora "non esiste" in quanto non, appunto, "gestibile".

Interessantissimo

Ritratto di Calvero

Sono contento di aver sdoganato questa discussione.

Grazie a Pike e a Dusty per tutti questi notevoli approfondimenti.

Autogol

Ritratto di Pike Bishop

diviso la matematica tra i teorici classici ed i "costruttivisti", secondo i quali (semplificando) tutto ciò per cui non è possibile costruire un algoritmo allora "non esiste" in quanto non, appunto, "gestibile".

Hai cosi' confermato il mio punto: questa cosa, introdotta da Turing per dare un nome alle operazioni delle macchine da traduzione automatica (che mai peraltro hanno funzionato perche', come si dice su Business Dictionary:

"Suitable for solving structured problems (amenable to sequential analysis) algorithms are, however, unsuitable for problems where value judgments are required."

non e' adatto a risolvere problemi dove siano presenti giudizi di valore) usando il nome di un matematico dell'Uzbekistan medioevale, tanto per far capire che nelle scuole veramente di elite studiano anche la storia della Scienza:

The Compendious Book on Calculation by Completion and Balancing (الكتاب المختصر في حساب الجبر والمقابلة‎, Al-kitāb al-mukhtaṣar fī ḥisāb al-ğabr wa’l-muqābala; Liber Algebræ et Almucabola) is an Arabic treatise on mathematics written by Persian polymath Muḥammad ibn Mūsā al-Khwārizmī around  820 CE while he was in the Abbasid capital of Baghdad. Translated into Latin by Robert of Chester in 1145, it introduced the term "algebra" (الجبرal-jabr) to European languages. The Compendious Book provided an exhaustive account of solving for the positive roots of polynomial equations up to the second degree.

Non sapendo dare una definizione a quel che si stava facendo, sono tornati da Papa': Al-Khwarizmi e arithmos, αριθμός, in greco "numero".

In ogni caso persino wikipedia in Italiano recita:

Nel XX secolo, il concetto di algoritmo venne formalizzato per risolvere il problema matematico della "decisione" (Entscheidungsproblem), posto da David Hilbert nel 1928, e altre successive formalizzazioni giunsero con lo sviluppo dei concetti di "calcolabilità effettiva" e di "metodo effettivo". Le formalizzazioni matematiche più famose sono le funzioni ricorsive di GödelHerbrandKleene del 1930, 1934 e 1935; il lambda calcolo di Alonzo Church e la Formulation 1 di Emil Post del 1936; e, infine, la Macchina di Alan Turing del 1936–37 e 1939. Nonostante ciò, una definizione del concetto di algoritmo che sia formale e non tecnica manca tuttora e si è pertanto costretti ad accontentarsi dell'idea intuitiva di algoritmo come:

"una sequenza ordinata e finita di passi (operazioni o istruzioni) elementari che conduce a un ben determinato risultato in un tempo finito".
 

Vale a dire: in soldoni il concetto e' espresso vagamente, ma tra i matematici c'e' discordia...

Detto cio' passo al disclaimer: non prendete sul serio cio' che scrivo io, l'esperto e' Dusty, io non so fare neanche piu' le moltiplicazioni, ma da studente di filosofia frustrato dopo 40 anni di ozi, ho questa mania di fare il tuttologo! angel

Macchine da traduzione automatica

Ritratto di Dusty

Pike Bishop ha scritto:

Hai cosi' confermato il mio punto: questa cosa, introdotta da Turing per dare un nome alle operazioni delle macchine da traduzione automatica (che mai peraltro hanno funzionato

Il punto è sempre stato confermato sin dall'inizio: non esistono algoritmi che possono "sapere la verità" (così come spiegato nell'articolo di Calvero) proprio perché come giustamente hai riportato sopra:

Suitable for solving structured problems (amenable to sequential analysis) algorithms are, however, unsuitable for problems where value judgments are required

 

L'errore lo fa chi vuole utilizzare un concetto o strumento ben definito in un campo che non gli compete: in questo caso quando cercano di usare gli algoritmi, che sono una cosa ben definita in CS (cosa che se così non fosse non permetterebbe l'esistenza del pc che stiamo usando per scriverci), per gestire concetti non matematici, cioè che necessitano di capacità di giudizio (che, ricordiamo, la matematica e di conseguenza l'informatica non ha).