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John Marco Allegro e la ricerca del Sacro Graal - Parte Prima

Prima di tutto il nome.  Marco Allegro è un nome italiano ma chi lo portava (il filologo del quale si tratta in questo articoletto e suo padre, uno stampatore di Londra, nato a Parigi) non aveva probabilmente molto di italiano.

E' la solita storia che sembra uscita direttamente da "Howard's End" di Forster, storia di inganno sessuale travestito da passione rovente da parte di figli della nobiltà europea (in questo caso quello in servizio in oriente era un francese) la cui vittima, una espatriata proletaria inglese, muore all'estero di tubercolosi riuscendo a far rimpatriare il figlio del peccato che verrà cresciuto da parenti in Inghilterra.

Il padre del nostro John, John Marco Allegro Senior, si portò dietro questo cognome italiano come un augurio, anche se non è noto per essere stato particolarmente giulivo. Era un uomo serio e determinato nell'entrare nella piccolissima borghesia artigiana inglese, costasse quel che costasse: divenne ufficiale durante la prima guerra mondiale per meriti personali e non decadé mai, nei modi e nella cortesia, dal rango di gentiluomo, pur con i suoi limitatissimi mezzi economici.

Il nostro John crebbe in periferia, col padre che lavorava  da stampatore di manifesti pubblicitari in una baracca di legno nel giardino della sua casetta a schiera.  Era riuscito ad avere figli educati e intraprendenti che sembravano destinati ad una vita monotona nella sterminata selva di casette a schiera.  Il giovane John riuscì a coronare il sogno di suo padre trovando lavoro in una compagnia di assicurazioni (nessuna possibilità per lui di andare al college), un lavoro noioso e grigio nel quale, però, indossava un vestito completo ed una cravatta: ancora oggi quello è il tratto distintivo che divide la società inglese, e si è solo con quel pur minimo requisito dalla parte giusta dell'equazione, lontano dalla vita di matrimoni multipli con figli numerosi di padri diversi, termini in carcere, sbronze settimanali con rissa e ricorso a sussidi e casa popolare caratteristici della classe sociale che non indossa il vestito completo al lavoro.

Purtroppo per le speranze del padre, la Seconda Guerra Mondiale cominciò di lì a poco ed il giovane John fece di tutto per essere arruolato in Marina millantando competenze nautiche che si limitavano in realtà a qualche gita con la barchetta del padre: aveva sentito troppi racconti sull'orrore delle trincee dal padre, per voler rischiare di finire nell'Esercito.

Si accorse subito che la Marina non era affatto meglio: quando non si vomitava per il mare insostenibile dell'Oceano Atlantico si rischiava di essere affondati da un sommergibile tedesco, tutto in un clima che raggelava le ossa e uccideva lo spirito e con una routine continua senza molti altri accadimenti.  Quando la sua nave, un caccia, fu mandato per scorte nel Mediterraneo, ne fu felicissimo: almeno non sarebbe morto di freddo, mentre affondava in un mare coperto d'olio e di fiamme quale aveva visto troppe volte, dopo un attacco dei sommergibili ai trasporti.

Arrivato ad Alessandria ebbe una infezione che lo costrinse a rimanere a terra.  Fu il primo vero colpo di fortuna della sua vita: la sua nave fu silurata ed affondò insieme a tutti i suoi commilitoni poco dopo averlo lasciato a terra lasciando lui vivo e illeso.  Mentre era ad Alessandria, frequentò, come faceva a casa, la Chiesa Metodista.  Il motivo della scelta della denominazione era che i suoi amici andavano lì in cerca di ragazze.  Fu mandato in Scozia per un altro imbarco verso la fine della guerra, avendo passato il suo tempo ad Alessandria studiando per il corso ufficiali,  imparando un pò d'arabo e scoprendo di essere portato per le lingue.  In Scozia il suo frequentare la Chiesa Metodista diede i suoi frutti: con la complicità del pastore, John conobbe la futura moglie, che era già laureata e indirizzata ad una carriera di commercialista che avrebbe significato la sicurezza economica per la famiglia.

John invece, mandato in estremo oriente e terrorizzato dall'idea di andare a lavorare di nuovo nella compagnia di assicurazioni, decise di darsi alla carriera ecclesiastica.  L'unico problema era che più studiava la Bibbia più ne comprendeva le contraddizioni e per uno come lui, per cui essere aperti ed onesti era una vocazione molto più importante di quella clericale, questo stava diventando un ostacolo insormontabile per il lavoro di pastore.  Decise così di chiedere di avere gli esami di Teologia abbuonati per una laurea in Filologia e riuscì infine a farseli contare per i nuovi studi dalla Università di Manchester. 

Altro colpo di fortuna: non avendo una lira – e l'università in Inghilterra non è mai stata a buon mercato – riuscì a pagarsi gli studi grazie al sussidio statale del dopoguerra per chi li aveva interrotti per via della chiamata alle armi, cosa che nel suo caso non era completamente regolare.

Si laureò con merito mentre la moglie manteneva tutti e due e badava alla nuova casa a Manchester.  Fu conseguentemente ammesso per il Dottorato di Ricerca con la più alta autorità nel campo delle lingue semitiche, il professor Driver dell'Università di Oxford. Nel frattempo quattro suoi saggi erano stati pubblicati in riviste specializzate e stava facendo la fila per un posto da assistente all'università di Manchester.

Terzo colpo di fortuna: nell'autunno del 1953 il professor Driver fu interpellato da Roland de Vaux, direttore del museo Rockefeller di Gerusalemme Est (allora in Giordania) che cercava qualcuno di Oxford per aggiungere peso e varietà al Team Internazionale che stava stabilendo per esaminare i nuovi rotoli trovati nei pressi del Mar Morto, formato al momento da francesi e americani.  Driver, anche per via dei suoi impegni e della sua età, non era interessato, ma mandò il suo studente più dinamico ed avventuroso, John Marco Allegro, pratico di arabo colloquiale, che da quel momento pensò di stare sognando.

Per la verità, nonostante la prosopopea e gli agganci politici, religiosi ed accademici, i membri del Team Internazionale non avevano mai pubblicato alcunché da alcuna parte, così John, in un certo senso era il membro più qualificato del Team anche senza i loro titoloni da professorone.

Il Team era formato a quel punto da:

Padre Roland de Vaux, frate domenicano dell'Ecole Biblique et Archeologique Francaise;
Monsignor Patrick Skahan, cattolico americano;
Abate Jean Starcky, cattolico francese;
Padre Joseph Milik, cattolico polacco residente in Francia;
Padre Maurice Baillet, cattolico francese.
John Strugnell, protestante americano  che si convertirà al cattolicesimo per far carriera nella Chiesa Cattolica, come lui stesso sembra avere ammesso.

Ed il nostro John Marco Allegro, inglese, anglicano per nascita, metodista per spirito di amicizia e agnostico per ponderata riflessione.  Era abbastanza evidente che qualcuno spiccasse come un intruso in questo piccolo gruppo.  John era anche l'unico senza finanziamenti, senza soldi, con la famiglia lontana e con l'esigenza di finire in fretta il lavoro per tornare a casa dalla sua famiglia alla quale ora, in sua assenza, si era aggiunto un pargolo.

Successivamente altri studiosi, come Cross e Hutzinger si unirono al gruppo (tutti religiosi).

Più passava il tempo e più Allegro si alienava le simpatie del gruppo per il suo esagerato entusiasmo e per le sue preoccupazioni nel cercare fondi non solo per magari farsi pagare (dopo avere dormito con un paio di famiglie di espatriati ed averci litigato, dormiva ora all'ostello e non aveva i soldi per far venire la moglie anche solo per pochi giorni a Natale) ma soprattutto per cercare di comprare il più possibile dei rotoli dal ciabattino arabo che faceva da mediatore con i beduini che avevano trovato i rotoli (e che continuavano a cercarne altri) e che naturalmente cercavano di spuntare il prezzo più alto possibile. Tutto questo era naturalmente illegale, ma il Governo Giordano aveva gatte enormi da pelare, in quel luogo ed in quel momento per interessarsi al contrabbando di reperti archeologici.

Aveva anche scoperto che nelle cantine del museo Rockefeller, dove erano basati gli studi, c'era materiale fotografico, macchine e camera oscura, tutto quanto inutilizzato.  Cominciò a fotografare e sviluppare in bianco e nero tutto quel che poteva (comprò anche una piccola Kodak per fare foto a colori dei luoghi) perché aveva l'impressione che i resti, già in pessimo stato di conservazione, si sarebbero certamente sbriciolati se continuavano ad essere mantenuti tra lastre di vetro.  Queste preoccupazioni non sfioravano nessun altro, a quanto sembra, tranne che Allegro.

Inoltre procedeva speditissimo nella translitterazione e nelle traduzioni.  A suo parere (e secondo l'autore di questo articolo assolutamente a ragione) la cosa importante da fare subito era il mettere a disposizione del mondo accademico globale una translitterazione più velocemente possibile e tradurre velocemente il materiale per potere scrivere articoli e libri per popolarizzare la ricerca e creare fondi per l'acquisto di altro materiale e per le spese della translitterazione.  L'esaminare a fondo i testi era qualcosa che poteva fare chiunque in un futuro più o meno lontano, in qualsiasi parte del mondo.

Tutto questo fu scambiato (o peggio fu intenzionalmente equivocato) per esibizionismo, arrivismo e avidità da parte sua.  Notare che stiamo parlando di un tale che continuava a risiedere in un ostello fatiscente con rifugiati palestinesi, che non riceveva che la paghetta di Oxford, e che mai ricevette altri finanziamenti.

Il resto alla prossima puntata...

 

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Ritratto di Calvero

Mi sale al cuore l'idea che un indole onesta, quella che spinge gli individui verso il sogno di verità, debba comunque condurre l'uomo di tal fatta ai più cruciali nodi dell'umana storia. Patendo. Forse più che un paradosso, una surreale pretesa della Vita stessa che ti premia solo col farti sentire l'odore della verità mentre la scali, come se il premio si spostasse sempre un passo più avanti del piolo che "tu" hai conquistato...

... chissà se essere spettatori non sia un dovere a volte, o almeno lo si spera: quante effimere elucubrazioni altrimenti nel valutare l'altrui operato! e, più che mai: spettatori intelligenti - il nostro dovere.