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Intrappolati nel debito

di John Butler1

Nell'Ottobre 2010, ho scritto una relazione intitolata Guess What’s Coming to Dinner: Inflation! su Amphora Report nella quale sostenevo che prezzi più elevati delle materie prime agricole avrebbero contribuito ad aumentare i prezzi al consumo nei mesi successivi. Certo, c'è stato un aumento materiale del CPI degli Stati Uniti e di quello di molti altri paesi negli ultimi mesi del 2010 e nella prima metà del 2011. Sia nel 2007-08 che nel 2010-11 le impennate dei prezzi alimentari ed i successivi aumenti del tasso CPI degli Stati Uniti possono essere visti nel grafico seguente:
 

I PREZZI ALIMENTARI IN ASCESA HANNO CONDOTTO AD UN ALTO CPI ALLA FINE DEL 2010 E NEL 2011


 

Interessante notare che l'aumento del CPI nel 2010-11 si è verificato nonostante un modesto calo dei prezzi dell'energia nello stesso periodo. Il livellamento dei prezzi dell'energia nel CPI è ben noto e quasi coincidente. Quindi questo periodo dimostra che un aumento sufficiente dei prezzi alimentari mondiali può sopraffare un modesto calo dei prezzi dell'energia, anche se con un po' di ritardo, e contribuire ad un aumento materiale nel CPI.

Nella tabella qui sotto, vediamo come l'inflazione nei prezzi dell'energia sia diminuita mentre il picco dei prezzi alimentari ha portato ad un aumento dell'inflazione complessiva nei prezzi al consumo:
 

PREZZI DELL'ENERGIA PIU' BASSI NON HANNO COMPENSATO DEL TUTTO L'IMPENNATA DEI PREZZI ALIMENTARI NEL 2010


 

Come sappiamo, negli ultimi mesi, i prezzi del petrolio sono scesi da circa $110/bbl a $85. Tuttavia, i prezzi del gas naturale sono aumentati da meno di $2/MMbtu ad oltre $3. Il risultato è un calo molto inferiore dell'inflazione nei prezzi dell'energia rispetto a quello che si è verificato nel 2010. Passando al cibo, negli ultimi mesi il prezzo dei semi di soia è salito di quasi il 20%. I prezzi del grano e del mais sono aumentati di oltre il 40%. Il prezzo dello zucchero è aumentato, anche se solo di circa il 12%.

Mettendo insieme queste osservazioni ed estrapolando il futuro, dovremmo essere certi che l'attuale impennata dei prezzi alimentari è più che sufficiente per contribuire ad una crescita materiale del CPI nei prossimi mesi. Ci sono anche effetti inflazionistici indiretti ed estremamente sottovalutati nell'aumento dei prezzi alimentari a livello mondiale. Come ho anche scritto su Amphora Report:

[Lo] shock dei prezzi alimentari nelle economie in via di sviluppo aggiungerà benzina al loro fuoco inflazionistico. In mezzo ad una sana crescita economica e bassa disoccupazione, i lavoratori in queste economie più dinamiche stanno già spingendo per salari più alti, a volte sotto forma di scioperi dirompenti e talvolta anche violenti. Le rivendicazioni salariali in aumento comporteranno maggiori costi di produzione in generale. Una parte di questi costi sono suscettibili ad essere assorbiti nei margini di profitto delle imprese, ma, naturalmente, alcuni saranno trasferiti ai consumatori sotto forma di prezzi più elevati. Inoltre, tenete a mente che queste economie dinamiche in via di sviluppo sono proprio quelle che esportano ogni sorta di beni di consumo alle economie sviluppate, in particolare agli Stati Uniti.

In questo modo, gli Stati Uniti e le altre economie sviluppate sono pronte ad importare l'inflazione nei prezzi alimentari non solo direttamente, sotto forma di prezzi dei generi alimentari superiori, ma anche indirettamente, sotto forma di un aumento dei prezzi dei beni importati in generale.2

Se la storia recente è una guida, questa analisi implica che l'attuale tendenza al ribasso dei prezzi al consumo è improbabile che continui a lungo. Infatti, il fatto ovvio dei tassi positivi del CPI accanto alle persistenti pressioni deflazionistiche nell'economia globale fornisce prove crescenti che l'inflazione artificialmente generata continua a sopraffare la deflazione naturale, il risultato netto è la temuta "stagflazione" che gli economisti Keynesiani in genere sostengono che non possa accadere.

Ma aspettate un attimo: L'inflazione non è "sempre e dovunque un fenomeno monetario", come Milton Friedman e Henry Hazlitt ricordarono all'economia mainstream nel 1960? Non stiamo mettendo il carro dei prezzi davanti al cavallo monetario? Ebbene sì. Il motivo principale per cui la naturale pressione deflazionistica menzionata sopra non riesce a portare una deflazione nei prezzi al consumo è la continua creazione di denaro da parte delle banche centrali ed i deficit pubblici che de facto vengono monetizzati. Guardando agli Stati Uniti, è chiaro che la crescita della massa monetaria rimane robusta e il deficit federale, già enorme in un confronto storico, non potrà che aumentare con il rallentamento dell'economia.
 

MENTRE LA CRESCITA MONETARIA AUMENTA, ACCANTO AD ESSA CONTINUA LA REFLAZIONE DEL CREDITO


 

Guardando il grafico qui sopra, è chiaramente visibile un andamento esponenziale. Notate inoltre che la volatilità del ciclo del credito è in crescita. E' necessaria sempre più base monetaria per creare denaro/credito che a sua volta è necessario per creare una crescita del PIL nominale, che è necessario per generare la crescita del PIL reale.

Sfortunatamente per la FED e per gli altri responsabili della politica economica, quando si arriva all'ultimo anello di questa catena — crescita reale del PIL — l'effetto economico del nuovo denaro/credito è diventato così diluito che viene raggiunta una crescita reale esigua in cambio di un crescente peso del debito.

Uno sguardo al fallimento "dell'austerità" per ridurre i deficit nella zona euro fornisce un esempio adeguato. Mentre sulla carta l'aumento delle tasse è in grado di ridurre il deficit, in pratica, quando le economie sono già indebitate e l'onere normativo generale è di grandi dimensioni, gli incrementi fiscali non tendono a fare molta differenza. Infatti, possono peggiorare la situazione fiscale. Quelli che stanno pensando alla "scogliera fiscale" degli Stati Uniti dovrebbero prenderne nota.
 

BENVENUTI NELLA TRAPPOLA DEL DEBITO

Gli Stati Uniti sono in una trappola del debito, per dirla in parole povere.3 Tuttavia, i politici si rifiutano di parlarne perché ammettere che si tratta di una trappola del debito è come ammettere il fallimento della politica. Dopo tutto, è piuttosto difficile dare la colpa di una trappola del debito pubblico al "libero mercato." (Non che il libero mercato abbia avuto molto a che fare con il mondo regolamentato del settore finanziario e bancario che si è auto-distrutto nel 2008. No, questi crolli colossali richiedono grandi quantità di intervento del governo.)

Detto questo, la trappola del debito degli Stati Uniti non è la stessa di quella di gran parte della zona euro perché i suoi debiti possono essere sistematicamente svalutati attraverso la monetizzazione da parte della banca centrale nazionale. Nella zona euro, questo richiede un certo grado di consenso, e gli interessi di tutti i membri non sono congruenti. Da qui il costante tira e molla tra coloro che vogliono essere salvati dalle loro trappole del debito, e coloro che sono chiamati ad operare il salvataggio.

Gli Stati Uniti non hanno una tale camicia di forza monetaria, o una qualunque camicia di forza fiscale. Il Presidente contro il Congresso, i Repubblicani contro i Democratici, la sinistra contro la destra: Se c'è qualcosa che la storia della politica monetaria e fiscale degli Stati Uniti post-Seconda Guerra Mondiale debba insegnarci, dovrebbe essere che quando si tratta di far crescere l'offerta di moneta e il debito federale, Washington DC è gestita da un solo ramo del governo, un partito unico ed un unico punto di vista tra sinistra-destra. E questo ramo, il partito che lo controlla ed il suo orientamento politico non è qualcosa che cambia con le elezioni. Si tratta di una patologia politica nazionale.

Ma ricordate, il debito degli Stati Uniti è denominato in dollari. La FED può eliminare una porzione crescente del debito con una monetizzazione incrementale (QE3, 4 ... X) e, Vòila! il debito può essere svalutato a qualsiasi livello che tale ramo, quel partito, ritiene opportuno. Anche se questo potrebbe implicare che i salari del governo vengano svalutati con il debito, non importa, possono votare aumenti salariali periodici per se stessi e tutto andrà bene a DC.


Traduzione per il Portico Dipinto a cura di Johnny Contanti.