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Francesco Simoncellihttp://www.blogger.com/profile/[email protected]
Aggiornato: 17 ore 29 min fa

Cos'è andato storto?

Ven, 26/04/2024 - 10:03

 

 

di Francesco Simoncelli

Un brutto posto è dove siamo diretti. Tanto per cominciare cerchiamo di capire come ci arriveremo. Il periodo 1950-1980 non ha rappresentato grossi grattacapi in termini di problemi economici, ma poi è arrivato il successivo periodo di 40 anni: l'arco temporale 1980-2020 avrebbe dovuto essere il periodo più ricco della nostra storia, invece s'è rivelato un grande flop. Nonostante alcune delle più grandi innovazioni tecnologiche mai realizzate, i tassi di crescita sono diminuiti, i salari reali sono rimasti stagnanti e, secondo quasi tutti i confronti e gli indicatori, le cose sono andate male. “Cosa è andato storto?” è la domanda più importante nell’economia moderna. Le banche centrali non hanno stimolato abbastanza l'economia? Gli ultimi 40 anni sono stati il teatro dei più grandi stimoli monetari mai visti. Sfortuna? Dove? Come? Nel XIII secolo la peste colpì l’Europa e sterminò circa un terzo della popolazione; il Covid è stato un lieve fastidio al confronto. Non ci sono state grandi pestilenze negli ultimi 40 anni, nessun vero disastro climatico e nessun meteorite si è schiantato sulla Terra. Allora, cosa è andato storto? Un’ipotesi: la maggior parte del progresso degli ultimi 150 anni è venuto da macchine alimentate a combustibili fossili e quella svolta potrebbe aver raggiunto un punto naturale di declino dell’utilità marginale. Avanzamenti tecnologici in termini informatici? Certo, ma hanno generato solo guadagni marginali e incrementali.

Ciononostante non spiega ancora il sopraccitato rallentamento e certamente non spiega come i guadagni, così com'è stato, siano finiti maggiormente nelle tasche delle élite. Ed è forse più che una coincidenza che suddetto periodo abbia visto anche un’impennata mozzafiato nel numero delle stesse élite: dottorandi, ingegneri e scienziati, ma anche ingegneri sociali, policymaker e politici. Tutti si sono messi all'opera per cercare di migliorare le condizioni materiali della nostra vita. Hanno fallito tutti? Oppure il peso di così tanti miglioramenti ha trascinato al ribasso l’intera economia?

Una delle caratteristiche più insidiose delle linee di politica statali è che i “miglioramenti” sono ostinatamente duri a scomparire: le guerre vanno avanti per anni – a costi sconcertanti – anche se non c’è alcun guadagno all’orizzonte. Intere carriere vengono spese per combattere la Guerra alla droga, o la Guerra alla povertà, ad esempio, senza alcuna vittoria. Agenzie, progetti, commissioni, dipartimenti... l'elenco si allunga piuttosto che restringersi. I politici annunciano la creazione di una squadra destinata a fronteggiare l'emergenza e ottiene titoli, spazi per uffici e un budget. Dopo un po' non se ne sente più parlare; diventa eterna come il peccato, mentre le luci della ribalta si spostano sulla prossima crociata.

Questa è una caratteristica dello stato e del relativo apparato burocratico. Col passare del tempo la palude di programmi inutili, scrocconi, clientelisti e di crociate idiote diventa sempre più profonda. Imprenditori, riformatori e aspiranti innovatori lottano nel fango delle normative e annegano nella melma della politica.


QUANDO LE ÈLITE AL COMANDO RAGGIUNGONO LA DATA DI SCADENZA

Le élite controllano i media e la tendenza, in ogni sistema politico stabile, è quella in cui “la casta politica” manipola le leggi e il governo in modo da aumentare la propria ricchezza e potere. Il processo viene interrotto solo da qualche evento importante che le élite non possono controllare. Guerre o rivoluzioni hanno questo effetto – spesso cambiano le persone al vertice della piramide sociale, o le uccidono. Prima della rivoluzione francese, ad esempio, l’aristocrazia si era concessa privilegi esorbitanti – inclusa l’esenzione dalle tasse – permettendole di vivere nel lusso mentre la maggior parte delle persone era sull’orlo della fame. Le élite avevano il sistema che volevano e pensavano che sarebbe durato per sempre... solo che poi hanno tagliato loro la testa.

L’altra cosa che può forzare un grande cambiamento è una crisi finanziaria. L’iperinflazione cancella il valore dei crediti esistenti, sconvolge i rapporti tra chi ha/chi non ha e distrugge le promesse e le pretese delle élite. In una democrazia, ad esempio, queste ultime possono ancora promettere ricompense agli elettori, ma ormai la realtà è evidente a tutti: “Non ci sono più i soldi... degli altri”. Senza grossi shock, le persone al comando rimangono al comando e continuano a derubare tutti gli altri. I ricchi diventano ancora più ricchi; i poveri diventano (relativamente) più poveri. E il malcontento cresce. I 40 anni, dal 1980 al 2020, che avrebbero dovuto essere i più gloriosi della storia umana, si sono trasformati in un periodo sconcertante di patetica sottoperformance.

“Che cosa è andato storto?” è la domanda sul tavolo. Eppure gli economisti mainstream non se la pongono mai, perché sollevarla metterebbe in dubbio la loro competenza. Sono stati al posto di guida negli ultimi 40 anni; il fosso in cui si trova ora l'autobus economico è quello in cui hanno contribuito anche loro a farci finire. Fanno parte della “casta politica”, o dell’élite manageriale, che ha guadagnato tanto negli ultimi 40 anni. In Argentina sono loro le persone di cui Milei vuole ridurre la ricchezza e il potere; in confronto la roccia di Sisifo dev'essere stata un gioco da ragazzi.

La storia, quindi, per quanto possa mutare fa sempre rima con sé stessa e il periodo attuale non è diverso: una guerra e una rivoluzione sono in corso e stanno cambiando le componenti al vertice. Quando la gestione di un'azienda si rivela incompetente dopo l'ultima promessa di rimettere le cose a posto, non si può far altro che cambiare la classe manageriale e sostituirla con personale competente. I dipendenti nel frattempo soffrono per la mancanza di una guida che porti stabilità e prosperità alla “grande famiglia” dell'azienda e spesso vengono chiamati a compiere sacrifici. Ovviamente di durata temporanea. Vi ricorda qualcosa? Più che essere andato storto qualcosa, potremmo dire che l'avidità, l'arrivismo e la scarsa competenza di alcuni personaggi nella sfera pubblica hanno accelerato il processo di disintegrazione socioeconomico di cui parlava Mises quando, in Planned Chaos, descrisse la deriva che intraprende la società quando il linguaggio base attraverso il quale parla viene costantemente contaminato: i prezzi.


I PREZZI: CINGHIA DI TRASMISSIONE DEL MALESSERE ECONOMICO

La manomissione delle normali fluttuazioni dei prezzi è portata avanti tramite due fattori principali. Il primo è la creazione di denaro, ovvero troppe unità monetarie rispetto ai beni disponibili. Le banche centrali di tutto il mondo hanno inondato il sistema con valuta fiat sin dalla crisi del 2008 e la crisi sanitaria del 2020 ha fatto deragliare ancor di più questa tendenza disastrosa. Gli stimoli monetari e fiscali che hanno caratterizzato quel periodo hanno rappresentato la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. L’altra causa principale è la carenza, o l’interruzione, delle risorse chiave, tra cui petrolio ed energia. Tenete presente che la guerra in Ucraina ha tagliato fuori l’Occidente da ampie porzioni del mercato russo e la guerra a Gaza ha portato gruppi in Medio Oriente, come gli Houthi, a impedire a una moltitudine di navi mercantili e petroliere di attraversare il Mar Rosso.

Di per sé ciascuno di questi eventi sembra una piccola minaccia per le catene di approvvigionamento mondiali, ma quando si accumulano gli effetti essi diventano dannosi. Per ora il fattore più importante è l’aumento dei prezzi dell’energia, perché questa è la risorsa chiave che consente a tutta l’agricoltura e al settore manifatturiero di funzionare. Ogni volta che i prezzi del petrolio aumentano, vedrete aumentare i prezzi di tutto il resto. Questo è il motivo esatto per cui l’amministrazione Biden ha continuato a vendere sul mercato le riserve petrolifere strategiche negli ultimi due anni. Era il loro modo di abbassare i prezzi del petrolio al fine di mitigare o nascondere gli effetti maggiori dell’inflazione. Ora che tali riserve devono essere ricostruite e il petrolio acquistato (a un prezzo molto più alto), i prezzi mondiali dell'oro nero, e i prezzi al consumo in particolare, si stanno nuovamente impennando.

Finora infatti i prezzi alimentari hanno mostrato un aumento a doppia cifra e anche se l’IPC fa registrare un “rallentamento” dell’inflazione complessiva, ciò non significa che i prezzi scenderanno tanto presto. Quando i media generalisti pubblicizzano un ribasso nell'indice dei prezzi al consumo, quello che di solito non menzionano è che tale statistica rappresenta solo l’aumento dei prezzi: un IPC più basso non significa che i costi delle cose sugli scaffali scenderanno. L’inflazione dei prezzi è cumulativa. Ciò significa che l’aumento dei prezzi alimentari non scomparirà, solo che non sta aumentando tanto velocemente come prima. Non è un caso, poi, trovare articoli sul Corriere come questo in cui la colpa viene addossata principalmente “all’avidità”: le aziende fanno pagare troppo i prodotti alimentari. In altre parole, dare la colpa alle imprese e lasciare fuori del tutto banca centrale e stato. Finora non ci sono prove concrete a sostegno della cosiddetta Greedflation. Ogni azienda ha spese uniche, spese generali uniche, costi industriali unici, controllo di qualità unico e costi delle risorse unici; i profitti di un’azienda saranno diversi da quelli di un’altra azienda. Detto questo, ci sono costi universali che sono direttamente correlati all’aumento dei prezzi, indipendentemente dall’azienda, e che includono energia, manodopera e materie prime.

Il PPI è molto più alto oggi rispetto al 2020, insieme ai prezzi del petrolio e del gas. Ogni risorsa di base utilizzata dalle aziende per realizzare prodotti è aumentata di valore e quindi costa di più produrla. L’agricoltura in particolare è fortemente influenzata dai prezzi del petrolio, nonché dai prezzi dei fertilizzanti e delle attrezzature agricole, per non parlare dell’aumento dei costi della manodopera. I media generalisti vogliono farvi credere che i prezzi alti dei prodotti alimentari presto saranno un ricordo del passato e, per ingannarvi, devono convincervi che la causa è qualcosa che può essere “controllato” o “regolamentato”. Non vi è alcuna indicazione che i costi agricoli smetteranno di aumentare nel prossimo futuro, quindi ciò significa che ogni anno il cibo costerà di più rispetto all’anno precedente.

L'IPC è uno strumento per misurare gli aumenti medi dei prezzi di prodotti e servizi in un ampio spettro. Molte di queste voci non sono necessarie e quindi diluiscono l’inflazione effettiva che vediamo nelle spese quotidiane. Se dovessimo considerare la media delle necessità quotidiane, come immobili, energia, cibo, ecc., l’indice dei prezzi al consumo sarebbe molto più alto. E infatti questo punto è stato dimostrato anche empiricamente da un recente paper di Marijn Bolhuis, Judd Cramer, Karl Schulz e Larry Summers. Per quanto questa scoperta non sia niente di nuovo nell'ambiente accademico, gli autori del documento sopraccitato hanno costruito una versione alternativa dell'IPC che includesse “pagamenti degli interessi sui mutui, pagamenti degli interessi per prestiti auto e per altri consumi non immobiliari, e prezzi di leasing per veicoli”. Ciò che hanno scoperto è che la loro misura alternativa del tasso d'inflazione ha raggiunto il picco intorno al 18% nel novembre 2022 ed è rimasta notevolmente più in alto rispetto a quanto abbiano mostrato i calcoli ufficiali dell’IPC.

Gli autori di tale paper hanno mostrato che la loro misura alternativa dell’inflazione dei prezzi è in grado di spiegare perché la fiducia dei consumatori rimane bassa. Inoltre hanno mostrato che questo non è un fenomeno esclusivo degli Stati Uniti, dato che forniscono prove provenienti da 10 Paesi che le variazioni dei tassi d'interesse possono spiegare le fluttuazioni della fiducia dei consumatori che altri indicatori economici non possono spiegare. Indipendentemente dal fatto che si pensi che l’IPC debba includere i tassi d'interesse e/o i prezzi degli asset, è chiaro che i consumatori tengono conto di questi costi quando valutano il costo della vita e descrivono le loro opinioni sullo stato dell’economia.


MISMATCH DOMANDA/OFFERTA

Abbiamo ricordato di come l’inflazione dei prezzi sia principalmente il risultato dell’offerta di denaro che cresce più velocemente della domanda, ma anche la domanda e l’offerta dei beni fluttuano nel tempo il che si traduce in cambiamenti nei prezzi (relativi) e nelle quantità. Tali cambiamenti sono diventati più marcati dall'inizio dei lockdown, i quali hanno segnato un'accelerazione della de-globalizzazione e un accorciamento delle catene di approvvigionamento. Gli Stati Uniti, in particolar modo, hanno iniziato a rimpatriare a ritmo battente quelle società che in passato avevano delocalizzato altrove (soprattutto in Cina) e a incentivare l'importazione di capitali finanziari. In breve, hanno capito che la guerra finanziaria contro il resto del mondo stava entrando in una nuova fase e l'indipendenza energetica/finanziaria sarebbe diventata cruciale per ottenere un vantaggio strategico. Il periodo pre-2016, il quale aveva portato a una distensione mondiale e a un allungamento delle supply chain, è finito e con esso adesso le supply chain si stanno accorciando. Questo processo porterà inevitabilmente degli scossoni di prezzo improvvisi all'interno dei mercati finanziari mondiali, soprattutto in quello delle commodity e materie prime.

Anche qui, “Che cosa è andato storto?” In parole povere, la ZIRP delle banche centrali ha alimentato un mercato sintetico (derivati) nel settore delle commodity che ha creato (artificialmente) un'offerta illusoria a fronte di una domanda del sottostante in organica salita. Nel momento in cui il treno delle banche centrali ha staccato la spina alla linea di politica dei tassi a zero, l'offerta illusoria ha smesso d'essere tenuta in vita artificialmente e ha iniziato il suo percorso di doveroso ravvedimento con la realtà. Al contrario la domanda del sottostante ha continuato a salire in modo naturale. Inutile dire che man mano che viene a galla l'ingegneria finanziaria del passato e i player coinvolti fanno i salti mortali per non finire a gambe all'aria, ecco che i movimenti nervosi dei prezzi diventeranno una norma che ci accompagnerà nel tempo a venire.

A tal proposito, quindi, non sorprende più di tanto vedere prezzi del caffè o del cacao che schizzano alle stelle. Né sorprende vedere l'oro fare nuovi massimi. La radice di tutti i mali in questa storia è solo una: il mercato degli eurodollari. Per quanto le banche centrali abbiano la loro parte di colpe nel caos economico che si sta dipanando oggigiorno, la riserva frazionaria e la leva finanziaria cui è stato sottoposto tal mercato hanno rappresentato un danno ben peggiore. L'abuso degli eurodollari, a scapito degli Stati Uniti usati come garanzia, ha creato una selva intricata di titoli tossici che adesso vagano per i bilanci dei vari player finanziari del mondo i quali pregano (letteralmente) di non essere loro ad avere questa immondizia qualora dovessero scattare gli allarmi di una prossima criticità sistemica. Avere flussi di capitali finanziari in entrata, rimpatriare industrie strategiche, accorciare la filiera industriale, ecc., tutte queste mosse sono un vantaggio non indifferente alla proverbiale race to the bottom che stiamo vendendo. Impediscono d'avere forti contraccolpi nel momento in cui i vari vasi di vermi vengono scoperchiati. Ecco perché in Europa si sta parlando di come affrontare il “problema” dei risparmi europei che volano disperati negli Stati Uniti per trovare sicurezza. Solo che la “soluzione” proposta prevede Letta e il potenziamento dei criteri ESG.

Si ha la CERTEZZA che l'UE è morta quando la nuova riunione ha come ordine del giorno il documento di Letta in cui si vuole "armonizzare il mercato dei capitali europei in modo da fermare i risparmi che volano negli USA". Come? Potenziando i criteri ESG.????https://t.co/B8QHx0qw0F

— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) April 20, 2024

A parte l'unica azienda olandese che è coinvolta nella filiera dei semiconduttori, l'industria europea ormai non ha niente che produca valore aggiunto. L'unica cosa che sa fare è rubarlo agli altri attraverso la regolamentazione. Ma questo a sua volta è un disincentivo a fare affari nel continente, spalancando invece le porte ai Paesi arabi, asiatici e africani. Il sintomo di questa malattia è evidente nel seguente grafico, il quale ci mostra  come l'euro abbia perso appetibilità a livello internazionale come mezzo di saldo commerciale.

Ed essendo anche un Paese importatore di materie prime, diventa ulteriormente chiaro il motivo per cui le fluttuazioni violente nel mercato delle commodity siano destinate a rimanere alte. Oltre ai meri scopi industriali qui si tratta sostanzialmente di tornare ad avere qualcosa di tangibile a fronte di un mercato finanziario che in passato ha creato talmente tante illusioni (nell'offerta) da impedire di capire a un certo punto cosa fosse vero e cosa no. Di conseguenza la narrativa a supporto della salita dell'oro, dei metalli preziosi e delle commodity in generale che li raffigura come una protezione contro l'inflazione dei prezzi, è incompatibile con quanto sta accadendo oggi e con quanto accaduto anche in passato: non abbiamo una crisi monetaria bensì una finanziaria, quindi la percezione di riserva di valore è quel fattore che sta determinando la salita degli asset sopraccitati. Altrimenti non avremo il dollaro, nonché i T-bond, che si apprezzano e che rappresentano altresì strumenti finanziari indispensabili per superare la tempesta in atto. Forse è proprio con il passaggio all'SOFR e alla conseguente contrazione del mercato dei “dollari ombra” che gli USA hanno ricoperto infine il ruolo di nazione con la valuta di riserva mondiale: adesso chiunque voglia accedere a un mercato finanziario e dei capitali liquido deve comprare dollari; adesso chi vuole proteggere la propria divisa dalle fluttuazioni violente nei mercati dei cambi deve vendere titoli di stato americani oppure usarli come collaterale per ottenere prestiti. Niente più pasti gratis dal sistema bancario ombra.

E questo ci riporta al discorso delle commodity, perché rappresentano una via di fuga da un sistema al collasso. Nonostante la spesa in deficit dello zio Sam rappresenti una criticità per il Paese a livello fiscale e di tenuta dei conti, i titoli del Tesoro sono relativamente scarsi se si osservano le cose a livello internazionale e di un sistema finanziario che per decenni ha fatto ricorsi ai finanziamenti a tassi ridicoli per operare. In assenza di questa opzione bisogna accontentarsi di qualcosa che sia tangibile e abbia usabilità nel mondo reale, non un titolo alla cui base non c'è sottostante credibile. A tal proposito anche Bitcoin rientra in questa categoria, data la certezza matematica con la quale funziona il suo protocollo e l'immutabilità della sua blockchain. Per ricordarlo, adesso gli investitori non vanno cercando una protezione contro l'inflazione dei prezzi, ma una riserva di valore credibile che permetta di avere per le mani qualcosa di concreto in un mondo finanziario che deve ripulirsi da decenni di distorsioni, contorsioni e artifici vari. Nel frattempo il comparto industriale deve anch'esso sopravvivere e data l'estensione che è arrivato nel tempo a incarnare, avrà bisogno di input la cui domanda/offerta deve riallinearsi con la realtà.

Tutto ciò è sostanzialmente alla base del rialzo marcato dei prezzi di Bitcoin, delle commodity e dei metalli preziosi. Di conseguenza, a parità di domanda, bisogna aspettarsi ulteriori squeeze nell'offerta delle commodity, come ci ricorda anche HSBC.

Infatti, dopo caffè e cacao, il prossimo candidato per un'impennata dei prezzi potrebbe essere lo stagno. Come il nichel e altre materie prime, lo stagno è soggetto a forti short squeeze e i trader lo hanno scoperto nel 2022 dopo che un evento simile ha interrotto le negoziazioni del nichel sull’LME. La riduzione dell'offerta avviene in un momento in cui le scorte di stagno sono crollate del 47% quest'anno a 4.045 tonnellate. Il prezzo spot del metallo viene scambiato con un premio rispetto al contratto futures a tre mesi, producendo una struttura nota come backwardation. Una situazione simile l'abbiamo sperimentata negli ultimi due anni con l'impennata del litio, la cui domanda, però, è stata pompata ad hoc dal chiacchiericcio Green sulle auto elettriche. Ora che la bolla di quest'ultime si sta sgonfiando, soprattutto perché i criteri ESG vengono abbandonati da Wall Street, il prezzo del litio sta subendo anch'esso una correzione.

Ohibò! Senza più i tassi a zero le scelte industriali scellerate non sono più perseguibili a cuor leggero.https://t.co/u7PulBEV9E

— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) April 16, 2024

Discorso diverso per il comparto energetico, soprattutto i combustibili fossili e l'uranio, dove quest'ultimo è il “diamante grezzo” di quello che si prospetta essere la vera energia pulita del futuro.


SOBRIETÀ FISCALE = DISINTOSSICAZIONE DIFFICILE DA ACCETTARE

La guerra tra le élite, l'azzardo morale per sopravvivere alle sconsideratezze economiche del passato, i tradimenti usando l'eurodollaro e il caos nelle catene di approvvigionamento sono tutti legati da un filo rosso che rende la spesa in deficit degli Stati Uniti l'unico parametro che tiene ancora in vita i suoi aguzzini. Ecco perché c'è stata lotta serrata e senza esclusioni di colpi affinché venisse approvato l'ultimo pacchetto di aiuti di guerra. L'amministrazione Biden, così come il Congresso degli Stati Uniti, è infiltrato da personaggi che lavorano contro la nazione e sanno quali leve muovere durante le situazioni di emergenza. Quella di oggi è una situazione di super emergenza per loro, dato che il rubinetto monetario che alimentava il flusso degli eurodollari è stato chiuso. Powell, infatti, sta forzando sobrietà monetaria alla Federal Reserve, cercando al tempo stesso di forzarla anche a livello fiscale, ma quest'ultimo è un compito di gran lunga più arduo di quello che sta portando avanti col suo “higher for longer”.

Matt Gaetz warns about a motion to vacate Speaker Johnson. GOP could possibly lose Speakership to Democrat.

"In a one-seat majority, there could be 1-3 of my GOP colleagues who would take a bribe in order to deprive the GOP of our majority." pic.twitter.com/mOVYn5Wzp7

— Citizen Free Press (@CitizenFreePres) April 19, 2024

Più gli Stati Uniti vengono impantanati in un conflitto estero, più saranno costretti a spendere dal punto di vista fiscale e quindi far circolare dollari e T-bill/T-bond in giro per il mondo. L'espansione dei BRICS per permettere alla Cina di allungare l'elenco di nazioni da cui poter attingere in caso di crisi, la decrescita volontaria dell'Europa in una sorta di modalità stand-by e il saccheggio della propria classe media per sopravvivere al cambiamento epocale introdotto dal 2022 dagli USA, rappresentano una riorganizzazione dettata dalla disperazione e dal panico. Bisogna ricordare, per l'ennesima volta, che i confini nazionali servono solo a giustificare davanti alla popolazione il loro uso come “scudi umani fiscali”. A tal proposito la scuola pubblica è un'ottima fucina per il lavaggio del cervello. Sopra la loro testa c'è una cupola mafiosa che usa la popolazione come carne da cannone nei propri giochi geopolitici e come ogni cupola mafiosa che si rispetti essa è composta da clan/famiglie che possono finire in lotta tra loro.

Quindi non sorprende se a volte un personaggio pubblico o un partito politico che sembravano dalla “nostra parte” fanno inversione di marcia e abbracciano nuove idee. Le alleanze vengono strette per essere rispettate... almeno all'inizio. Poi il tempo e le circostanze dettano il passo. Il punto è che le persone che muovono i personaggi pubblici (addetti alla comunicazione) non hanno pagine su Wikipedia, né hanno bisogno di ottenere visibilità. Sono quelle stesse forze che, ad esempio, stanno lavorando per disinnescare un'escalation in Medio Oriente. Infatti la recente risposta dell'Iran all'attacco di una sua sede diplomatica in Siria da parte di Israele è il perfetto esempio di guerra asimmetrica. Le regole d'ingaggio sono cambiate, far sciamare droni è più economico, ciononostante non sono cambiate le manovre sotterranee per evitare guai più grossi a seguito di errori di valutazioni. Quando, ad esempio, venne ucciso Soleimani la rappresaglia iraniana si scagliò su truppe statunitensi di stanza in Iraq; fu un attacco mirato e senza grosso clamore. Un messaggio mafioso. Gli USA compresero, Trump in particolare, di essere stati spinti a fare un passo più lungo della gamba (molto probabilmente dallo stesso Netanyahu) e lasciarono cadere la cosa.

Oggi accade la stessa cosa con gli americani che suggeriscono a Israele di lasciar cadere la cosa, il problema però è che la carriera politica di Netanyahu è agli sgoccioli e l'unica cosa che la tiene in piedi è la sua aggressività bellica. In assenza di nemici, lui è bello che cotto. È un animale all'angolo, potremmo dire, e in quanto tale pericoloso. Per quanto l'opposizione interna al partito di Netanyahu sia un male peggiore (esseno in sintonia con la cricca di Davos), i suoi interessi personali stanno avendo la meglio sulle alleanze. Ricordate che non è un caso che lo stato d'Israele si trovi proprio lì dov'è, dato che è circondato da popoli tanto violenti quanto quello israeliano. Gli attentati terroristici sono stati perpetrati sia dai palestinesi che dagli israeliani, non c'è nessuna verginella illibata in questa storia ma tanta intromissione inglese (come al solito) a scatenare inutili vespai. Temo quindi che l'unica soluzione per Netanyahu sia quella di cercare a tutti i costi l'escalation con l'Iran e un confronto diretto, tirandoci dentro anche gli Stati Uniti che si vedrebbero conseguentemente confrontati con la Cina.

Quest'ultima, infatti, ha interessi economici in Iran e ovviamente farà il possibile per proteggere i propri asset. Interverrà direttamente a quel punto? Probabilmente no, incanalando supporto militare e finanziario in Iran attraverso la Russia. Ciononostante è una pentola a pressione che fischia rumorosamente: la risposta dell'Iran è stata necessaria per non perdere la faccia, ma al contempo testare il sistema di difesa israeliano senza offrire il fianco a un'ulteriore risposta della controparte. Ma dato il contesto storico e la carriera politica di Netanyahu in gioco (e forse non solo quella), c'è da aspettarsi che la polvere ricada a terra da qui in poi? Attualmente i mercati del petrolio stanno scontando un rallentamento delle ostilità, anche perché le guerre sono troppo costose per essere combattute con tassi alti, inflazione dei prezzi alta e prezzi dell’energia alti.

Gli stati produttori di petrolio possono continuare a rallentare la produzione e recuperare i barili perduti con prezzi più alti. Jerome Powell ha ribadito la sua posizione: non c'è alcun motivo per prendere in considerazione un taglio dei tassi in questo contesto. I mercati obbligazionari cominciano a credergli, avendo ormai scontato quasi tutti i tagli dei tassi previsti all'inizio dell'anno. Chissà che a questo punto non sorprenda tutti e prima della fine dell'anno faccia entrare in scena un nuovo rialzo dei tassi. Malgrado ciò sarà felice di mantenere il 5,5% e di continuare a ridurre il bilancio della FED, lasciando al Congresso il compito di correggere il lato fiscale dell’equazione.


CONCLUSIONE

“Cos'è andato storto?” è la domanda che ci siamo posti oggi. Come mai le persone più ricche del mondo, in quello che avrebbe dovuto essere il periodo più ricco della loro storia – 1980-2020 – hanno fatto così pochi progressi e, in realtà, sono regredite in base alla maggior parte dei parametri?

La potatura, così come nel settore botanico, è altrettanto vitale nella vita di tutti i giorni: le imprese vanno a gambe all’aria, gli investimenti falliscono, le persone vengono licenziate, le mogli chiedono il divorzio, i clienti si rivolgono al concorrente, la gente muore. Il rumore delle motoseghe è continuo e i rami non necessari, o improduttivi, vengono tagliati. In un certo senso, l’idea alla base delle politiche statali e delle banche centrali negli ultimi vent’anni e più è stata quella di spegnere le motoseghe. Il legno morto è stato sostenuto da tassi d'interesse artificialmente bassi; le cattive idee sono state finanziate con prestiti al di sotto del tasso d’inflazione; gli “investimenti” senza speranza hanno attirato miliardi di denaro. Non c'era disciplina, nessuna correzione. Con i prezzi fasulli, molto spesso non c’era modo di dire cosa fosse un buon uso del denaro e cosa no.

E l'esempio di potatura e motoseghe non è stato preso a caso. Infatti la prima cosa che viene in mente è l'Argentina, quel Paese che era il più ricco in termini di prodotto interno lordo pro capite verso la fine del diciannovesimo secolo, ma che ora si colloca al sessantatreesimo posto. Non c’è nulla di sorprendente nella spirale discendente in termini di prosperità di cui ha sofferto: è stato il risultato di un ingrandimento ipertrofico dello stato e delle sue agenzie governative. Rispetto ad altri Paesi del Sud America, le amministrazioni dell’Argentina non hanno usato il militarismo per controllare le persone, bensì il controllo burocratico. Invece di un esercito di soldati, gli argentini si trovano di fronte a un esercito di burocrati che vivono a spese del settore produttivo. In nome del cosiddetto “interesse nazionale” ciò che dovrebbe essere gestito dall’impresa privata viene invece controllato dai burocrati. L'inefficienza è diventata dilagante.

Lo stato incoraggia il collettivismo perché crea divisioni all'interno della società e crea una distinzione “amico-nemico”: Divide et impera attraverso la creazione di miti. Uno di questi è l'interventismo statale negli affari economici per aggiustare le cose, ma è ormai evidente il danno causato da questo approccio ideologico. Fortunatamente la più recente elezione di Milei potrebbe spingere l’opinione pubblica verso il libero mercato, ma la strada da percorrere è ancora lunga. Egli infatti sta cercando di ridimensionare l'apparato burocratico e le sue regolamentazioni, oltre a risolvere i problemi monetari della nazione. Smantellare l’esercito di burocrati si rivelerà un compito arduo da portare a termine, perché non è in gioco solo l'interesse di questa casta, ma anche quello di molte persone che non fanno parte di tal sistema di saccheggio ma ne sono comunque vittime e, al tempo tesso, beneficiari. In questa guerra sono usati come scudi umani dai burocrati.

1/ Quattro anni fa ho scritto il pezzo "L'ultimo pilastro" (https://t.co/3VUn4bYSVX) in cui descrivevo la natura del sistema pensionistico e come esso fosse l'ultima colonna a reggere la credibilità/affidabilità dell'apparato statale agli della maggior parte delle persone.

— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) April 13, 2024

L’elemento più significativo del periodo 1980-2020 è stato il debito pubblico. Ogni unità monetaria è un segno di vergogna. I baby boomer volevano “qualcosa in cambio di niente” e l’hanno ottenuta lasciando il conto ai loro figli e alle loro figlie. Le generazioni più giovani pagheranno, probabilmente per tutta la vita e probabilmente sotto forma di caos finanziario, guerra e prezzi più alti per beni e servizi forniti ai loro predecessori.


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Aggiustare gli incentivi: in che modo il denaro fiat alimenta la corruzione a livello nazionale

Gio, 25/04/2024 - 10:09

 

 

di Jimmy Song

Nelle prime due parti di questa serie ho scritto sugli incentivi a livello individuale e a livello aziendale che vengono alimentati dal denaro fiat. Gli incentivi a livello individuale hanno fatto sì che le persone abbiano preferenze temporali molto più elevate a causa del debito onnipresente e della mancanza di veicoli di risparmio. Gli incentivi a livello aziendale hanno reso la vita comunitaria molto più simile a uno zombi attraverso aziende innaturalmente grandi che hanno sostituito le nostre famiglie.

Oggi esplorerò gli incentivi a livello nazionale, dove il denaro fiat ha forse il suo effetto maggiore. Il suo potere dà agli stati la capacità di diventare più autoritari: guerra e stato sociale pervasivi, uno stato di sorveglianza, uno stato di polizia e tirannie militaristiche e corrotte. Il canto delle sirene del marxismo, del diritto positivista e di una visione autoritaria sono alcuni dei suoi frutti marci. Il potere distruttivo e senza precedenti degli stati negli ultimi 100 anni può essere imputato direttamente al denaro fiat. L'autorità e il potere dello stato si sono espansi ben oltre la vita dell'americano medio e le conseguenze sono state altrettanto mortali.


DA UN GRANDE POTERE DERIVA UNA GRANDE RESPOSNABILITÀ

Il controllo centrale sul denaro è un premio enorme, come il Guanto dell’Infinito nel mondo Marvel, che dà a chi lo detiene il potere e la capacità di rubare a suo piacimento la ricchezza della nazione. Ciò non è ovvio a prima vista perché i meccanismi delle banche centrali non rendono facile comprendere questa dinamica.

Il principale beneficiario di questa oscura capacità di stampare denaro è lo stato, il quale può avere deficit di bilancio molto più facilmente. Dal punto di vista storico questa non è sempre stata la via seguita de facto, poiché contrarre debiti con una moneta sana/onesta è molto costoso. I tassi d'interesse in un libero mercato si aggirano solitamente intorno al 5,6% o più, a seconda delle circostanze economiche e dell’affidabilità creditizia. Indebitarsi con una moneta sana/onesta significa in genere dover restringere i budget o aumentare le tasse in un secondo momento, due cose che non sono popolari. C’è un costo opportunità inerente alla moneta sana/onesta che più o meno scompare con la moneta fiat. In passato le principali battaglie sul bilancio riguardavano i compromessi tra varie voci di bilancio; con la moneta fiat le battaglie sul budget riguardano chi potrà distribuire più posizioni in cerca di rendita.

Avere un deficit significa che non è necessario fare scelte difficili. Invece di dover scegliere tra debito ad alto interesse, aumento delle tasse, o tagli al bilancio, la moneta fiat consente agli stati di evitarli tutti e tre con un’opzione aggiuntiva: la tassazione implicita attraverso l’inflazione sotto forma di debito a basso interesse e facilmente rinnovabile!

La capacità di gestire un deficit non solo butta fuori dalla finestra tutta la disciplina finanziaria, ma consente alle persone al potere di utilizzare quei soldi per ciò a cui esse tendono a interessarsi: rimanere al potere. Di conseguenza proliferano le linee di politica che favoriscono determinati collegi elettorali o addirittura le tangenti. Il potere di controllare il denaro è grande e, a differenza di Spiderman, gli stati non usano questo potere con molta responsabilità, come si può vedere dal modo in cui si gestiscono.


RESTARE AL POTERE

Gli stati, qualunque sia la forma che assumono, hanno come priorità principale l’obiettivo di restare al potere. Ciò è vero non solo per le dittature, ma anche per le democrazie rappresentative; le differenze tra loro sono i mezzi impiegati. Una dittatura può arrestare, incarcerare e uccidere i dissidenti politici; una democrazia rappresentativa può conferire nuovi benefici agli alleati politici. L'obiettivo in ogni caso è neutralizzare le minacce alla continuazione dello stato e rafforzarne i sostenitori.

Ciò che la moneta fiat fa è dare a chi è al potere molte più opzioni. Con una moneta sana/onesta i budget devono essere equilibrati, il che significa che per ogni programma di spesa deve esserci qualche generatore di entrate, come le tasse, per compensare. In generale le tasse sono impopolari e troppe provocano la rivolta della popolazione, cosa che rischia di far perdere potere. La moneta fiat è quindi una manna dal cielo per chi è al potere, poiché evita di rendere esplicite le tasse.

Con questo potere di stampare denaro, chi è ai posti di comando può trarne vantaggio in vari modi, cosa di cui ci occuperemo ora.


DIRITTI SOCIALI

Gli stati possono fornire benefici a vari elettori per ottenerne il sostegno. Ciò può includere qualsiasi cosa, dall’assistenza sanitaria al cibo fino alle pensioni. Infatti dall’avvento della moneta fiat, questi diritti sono diventati comuni in tutto il mondo. Sono generalmente venduti alla popolazione come una forma di compassione e sono molto popolari grazie alla percezione che siano “gratuiti”. La tassazione nascosta dell’inflazione raramente viene riconosciuta, e ancor meno biasimata.

Il problema dello stato sociale è che diventa un costo che cresce in modo incontrollabile. In passato i beneficiari potevano ottenere solo ciò che lo stato poteva permettersi entro un budget limitato. Doveva essere contenuto e bilanciato insieme a molte altre voci di bilancio. Con l'avvento del denaro fiat i benefici dello stato sociale non smettono mai di crescere: vengono finanziati i diritti sociali, i quali entrano nell’economia e fanno aumentare i prezzi di tutto il resto. Presto i benefici dovranno compensare la perdita di potere d’acquisto, cosa che aggiunge ancora più denaro fiat all’economia, facendo salire i prezzi e così via.

La previdenza sociale, ad esempio, è iniziata come un piccolo programma nel bilancio degli Stati Uniti. Attualmente rappresenta il 21% di suddetto bilancio ed è cresciuta enormemente man mano che sono stati concessi benefici sempre più generosi. Programmi simili, come il Medicare, continuano a crescere. I buoni pasto coprivano tre milioni di persone nel 1969, ne coprivano 15 milioni nel 1974 e circa 42 milioni oggi. Abbiamo oltrepassato il punto in cui il voto egoistico non si trasformerà automaticamente in un’escalation nella stampa di denaro.

Il problema è che non c'è volontà politica di fermare i programmi dei diritti sociali perché inducono dipendenza. Le persone dipendenti sono leali e lotteranno affinché lo stato mantenga il suo potere.

L’unico modo in cui questi programmi possono essere smantellati è attraverso l’iperinflazione o attraverso vincoli di bilancio imposti dall’esterno. Quest’ultima misura è imposta da organizzazioni quasi internazionali come il Fondo Monetario Internazionale, la BRI e la Banca Mondiale. E infatti questo sarà l'argomento del prossimo pezzo, ma in caso di iperinflazione tutto precipita nel caos. È un risultato economico fin troppo comune per molti Paesi in tutto il mondo, in particolare quelli che non hanno ottimi rapporti con gli Stati Uniti.


STATO DI POLIZIA

Un altro utilizzo del denaro fiat per il potere politico è il rafforzamento dello stato di polizia. Restare al potere richiede molta vigilanza e l’attenzione agli aspiranti rivoluzionari fa parte dell’agenda di ogni governo. La moneta fiat ha diversi meccanismi per disinnescare il dissenso.

In primo luogo, poiché il denaro fiat è sempre più digitale, gli stati possono limitarne i movimenti per coloro che sono all’opposizione. Congelare i conti bancari è un modo relativamente economico per tagliare i fondi all'opposizione. Molti attivisti per i diritti umani in tutto il mondo hanno sentito la stretta soffocante dello stato sui loro soldi.

In secondo luogo, il denaro fiat può finanziare la sorveglianza diretta. Gli stati hanno molti programmi per monitorare le persone e, dal loro punto di vista, la sorveglianza è un piccolo prezzo da pagare per evitare di essere rovesciati. La sorveglianza è molto difficile e costosa e richiede molta tecnologia e personale, ma poiché è una parte fondamentale per restare al potere, gli stati pagheranno e lo faranno svalutando le proprie valute.

In terzo luogo, il denaro fiat può finanziare più forze di polizia e militari. Queste sono alcune delle voci di bilancio più costose, ma chi è al potere spenderà in deficit per costruirle. Il motivo è che sono un'assicurazione contro qualsiasi tipo di colpo di stato. La capacità di spendere in deficit significa che chi è al potere può creare una polizia e un esercito innaturalmente grandi per imporre il proprio governo. È un uso terribile delle risorse economiche, soprattutto nei luoghi più poveri, ma questo è il potere dato dal denaro fiat, la capacità di spendere le risorse di un intero Paese nel modo desiderato dai leader.

L'esercito può essere utilizzato anche per la conquista al di fuori dei confini del Paese ed è di questo che ci occuperemo ora.


GUERRA

Finora abbiamo discusso i vari modi in cui gli stati possono utilizzare il denaro fiat per difendere le minacce interne contro il loro governo. L’altra grande minaccia è rappresentata dalle minacce esterne, che assumono la forma di altri stati che vogliono rovesciare il Paese.

Difendersi dalle minacce esterne significa rafforzare le forze armate, soprattutto attraverso armi altamente distruttive come le testate nucleari. Molti paesi utilizzano la moneta fiat per rafforzare i propri eserciti.

Mentre il potenziamento militare impedisce scaramucce più piccole, quando scoppia una guerra si verifica una rapida degenerazione verso una guerra totale. Con il denaro fiat la guerra può essere facilmente intensificata attraverso la stampa di denaro, questo perché il normale sostegno al fallimento finanziario non esiste più. Dato che essa rimuove le normali remore finanziarie, le guerre generalmente coinvolgono le economie di interi Paesi, pertanto vengono spesso intraprese finché una delle parti non viene completamente distrutta.

Lo abbiamo visto in entrambe le guerre mondiali, dove vennero impiegate tutte le risorse di un’economia per alimentare lo sforzo bellico e distruggere una parte significativa della civiltà.


RICERCA DI RENDITE

L’uso per eccellenza del denaro fiat nella lotta per restare al potere è la corruzione. Di solito pensiamo che essa vada nella direzione opposta, cioè che il settore privato corrompa i funzionari governativi per ottenere favori speciali. E infatti ciò accade ancora, ma ciò che fanno gli stati è per molti aspetti peggiore: usano la moneta fiat per comprare voti. In un certo senso i diritti sociali sono una forma di ciò, ma più efficace è portare sempre più persone nello stato stesso.

Soprattutto nei Paesi con disoccupazione cronica, dare posti di lavoro agli elettori è un modo molto più efficace per garantire la lealtà. Se combinato con l’imperativo morale di assumersi maggiori responsabilità, gli stati possono crescere molto anche solo in termini di personale. Ad esempio, circa un terzo della popolazione attiva del Libano è impiegata a livello pubblico. C'è da stupirsi se soffrano di iperinflazione?

La maggior parte di queste persone vengono ricompensate più per la loro lealtà che per le funzioni che svolgono per lo stato, quindi possono essere giustamente descritte come cercatori di rendite.


STATO IPERTROFICO

Nella seconda parte di questa serie ho mostrato come il denaro fiat alimenta la crescita delle grandi aziende. La stessa dinamica potenzia la crescita dello stato, tranne che al posto delle banche commerciali che concedono ingenti prestiti a quest'ultimo, c'è la banca centrale. La dinamica è tanto più potente in quanto lo stato è un monopolio e non vi è alcuna necessità di realizzare profitti.

Lo stato cresce come un cancro, ben oltre i livelli necessari per adempiere alle funzioni che gli sono state assegnate. L’accesso al denaro è ancora maggiore rispetto a quello per le società e, quindi, gli stati crescono a passi da gigante attraverso meccanismi diversi. Il denaro fiat è il fertilizzante su un campo fresco che viene invaso dalle erbacce dello stato.

Il primo e più ovvio modo in cui gli stati crescono è assumendosi maggiori responsabilità. Come vedremo, esiste un imperativo morale a fornire soluzioni a tutti i problemi, pertanto le responsabilità che si assegna diventano sempre più grandi. Una responsabilità assunta, come quella di creare energia sufficiente per il Paese, diventa il suo stesso complesso normativo. Tutto ciò che viene percepito come troppo rischioso per il mercato, o antieconomico, è il luogo naturale in cui interviene lo stato, pertanto otteniamo cose come l’assicurazione nazionale contro le alluvioni e l’elettrificazione rurale. Anche se lo stato facesse un buon lavoro, questi programmi perdono molti soldi, perché se ci fosse da guadagnare il settore private c'avrebbe pensato prima. Lo scenario più probabile è che lo stato non solo perda molti soldi, ma svolga anche un pessimo lavoro.

Un secondo modo in cui gli stati crescono è attraverso la nazionalizzazione. Sovvenzionare le grandi aziende zombi è una parte normale di un’economia fiat, ma a un certo punto le loro finanze cadono così profondamente in rosso che non riescono più a ottenere prestiti dalle banche commerciali. A questo punto quando sono necessari ingenti fondi, gli stati spesso intervengono per fornire salvataggi. Un piano di salvataggio governativo significa necessariamente più voce in capitolo da parte dello stato, fino al punto in cui la società ora apparterrà a quest'ultimo. La nazionalizzazione è la fine naturale delle società fiat. I salvataggi, però, non sono l’unica strada verso la nazionalizzazione: se un settore viene percepito in qualche modo come ingiusto, o se c'è una sufficiente emergenza bellica, quell'industria potrebbe essere conquistata con la forza.

Un terzo modo in cui gli stati crescono è attraverso l’ingorgo burocratico. Soprattutto nei Paesi più poveri dove non c’è molta industria, la creazione di posti di lavoro tende a essere una responsabilità che si assume lo stato. Dato che spesso le responsabilità non sono sufficienti, questi diventano lavori di compensazione, l’equivalente amministrativo di scavare buche e riempirle. È a quest'ultimo metodo di crescita che ci rivolgeremo ora.


GLI STATI, SEBBENE COME LE AZIENDE, SONO PEGGIO

Si suppone che i posti di lavoro pubblici siano al servizio del Paese, necessari per svolgere funzioni come la giustizia, la difesa e le infrastrutture. Questi compiti richiedono una certa organizzazione e, dato che è lo stato a pagare gli impiegati, tali lavori sono ricercati. Il motivo: è molto difficile essere licenziati dai lavori pubblici. Come ho accennato nell'ultimo saggio, le organizzazioni superiori al numero di Dunbar presentano grossi svantaggi e gli stati, essendo ancora più grandi delle aziende, presentano grandi svantaggi a questo riguardo.

In particolare è molto difficile per i responsabili sapere cosa stanno facendo i lavoratori e la ricerca di rendite in tali organizzazioni tende a proliferare. Inoltre i manager sono poco incentivati a preoccuparsi delle prestazioni dei dipendenti, in quanto non vi è alcun feedback diretto dal mercato. I beni e i servizi forniti dallo stato non sono guidati dal mercato e richiedono ondate elettorali, o cambiamenti di governo, anche per una leggera variazione. Quindi l’unico modo in cui questi cercatori di rendite perdono il lavoro è attraverso una qualche forma di sconvolgimento politico.

La sicurezza insita nel lavoro pubblico lo rende molto attraente, anche se non paga tanto quanto quello nel settore privato. Come accennato nell’ultimo saggio, le aziende offrono molti vantaggi oltre allo stipendio e questo vale generalmente anche per lo stato: l'assicurazione sanitaria, l'indennità di disoccupazione, le pensioni, ecc. sono tutte a disposizione dei dipendenti pubblici. Se aggiungiamo la sicurezza del lavoro, anche per alcuni dei Paesi con i risultati peggiori, otteniamo un clamore per questi lavori, soprattutto nei luoghi in cui la disoccupazione è elevata.

Tutto ciò, combinato con il desiderio dello stato di conservare il proprio potere, significa un gigantesco amalgama burocratico. Poiché la moneta fiat ovvia alla necessità di qualsiasi tipo di disciplina fiscale, i posti di lavoro vengono assegnati a persone politicamente connesse: potrebbero essere sostenitori politici, parenti, o forse anche ex-oppositori politici. I problemi politici sono spesso facilmente risolvibili con le tangenti e queste possono assumere la forma di posti di lavoro pubblici e, naturalmente, le tangenti sono finanziate dal denaro fiat. L’unico limite alla crescita dello stato è l’iperinflazione, che è essenzialmente la morte di un’economia. Il cancro può crescere solo finché l’ospite è vivo.


INSENSIBILITÀ AI PREZZI

Il cancro dello spreco alimentato dal settore pubblico si diffonde alle aziende attraverso l’approvvigionamento di beni e servizi. Non tutte le funzioni governative sono svolte direttamente dallo stato: ad esempio, non produce i propri computer o telefoni cellulari, quindi i contratti per l'acquisto di questi apparecchi sono ancora una volta opportunità estremamente redditizie per la corruzione.

La ragione degli appalti esterni è ovvia: i beni e i servizi creati dallo stato tendono a essere di qualità inferiore rispetto ai loro equivalenti nell’industria privata. Basta andare dal proprio burocrate automobilistico locale per vedere quanto possono essere scadenti i servizi governativi. Pertanto gli stati appaltano molti beni e servizi che non offrono autonomamente e questi contratti sono estremamente preziosi, senza contare che ci sono molte società in cerca di rendite che vendono esclusivamente allo stato.

Molti sono appaltatori della difesa, ma possono essere qualsiasi cosa, dagli organizzatori di eventi, ai fornitori di hardware, ai servizi di ristorazione e praticamente qualsiasi cosa vi possa saltare in mente. La chiave qui è che gli stati possono spendere in deficit e non sono particolarmente preoccupati per il prezzo; si possono scrivere leggi e regolamenti per cercare di convincerli a preoccuparsi dei prezzi, ma in pratica i budget tendono a essere enormemente gonfiati.

Questo è stato il caso di uno dei più grandi disastri IT a cui abbiamo assistito: Healthcare.gov. Il sito web era una delle tante parti della legislazione colloquialmente chiamata “Obamacare”. Per convincere le persone a iscriversi, il governo federale spese oltre $1,7 miliardi.

Se sembrano tanti soldi, lo sono, e di quanto la cifra sia stata gonfiata ne parleremo più avanti, ma non è insolito per la spesa pubblica. Il sito web Healthcare.gov fu appaltato a un'azienda nel settembre 2011. Dopo l'avvio gli americani scoprirono che il sito web non poteva gestire nemmeno 50 utenti in simultanea e che era completamente inutilizzabile.

La Casa Bianca e Obama andarono nel panico e incaricarono il personale di risolvere il problema. Dopo aver scoperto che il sistema era costruito in modo estremamente scadente e che avevano bisogno di persone esterne per ripararlo, assunsero ingegneri della Silicon Valley. Riuscirono a sistemare le cose, ma risultò un compito titanico e che richiese mesi di lavoro ad alcuni dei programmatori più talentuosi del Paese. Un normale sito web come quello richiede dai $3 ai $10 milioni e l’industria privata li costruisce in tempi molto più brevi rispetto ai 24 mesi concessi agli appaltatori governativi.

Ecco quanto è inefficiente lo stato e quanto poco si preoccupa dei costi. Il potere della stampa di denaro gli concede talmente tanto margine di manovra che ha speso 10 volte il tempo e 100 volte il budget di persone effettivamente competenti. Si trattò di un fallimento di alto profilo, quindi è facile liquidarlo come un caso isolato, ma anche se altre parti dello stato sono cinque volte più efficienti del fiasco sanitario, ci sono una grande quantità di risorse che come minimo sono mal gestite e sprecate.

Pensate a come queste risorse verrebbero utilizzate dal libero mercato! Pensate a quanta prosperità potrebbero creare! Invece vengono sprecate in burocrazia, ricerca di rendite, clientelismo, corruzione e appropriazione indebita.


OBBLIGHI MORALI DEL DENARO FIAT

La capacità di stampare denaro ha anche un altro effetto sullo stato: ne aumenta la capacità di essere qualsiasi cosa, dato che usarlo per risolvere qualsiasi problema. Infatti questo è ciò che promettono i politici.

A livello morale la logica è comprensibile: se si ha il potere di stampare denaro, esso dovrebbe essere usato per alleviare ogni sofferenza, pertanto esiste l'obbligo morale di risolvere eventuali problemi e ingiustizie.

Se qualcuno sta soffrendo, lo stato ha l’obbligo di intervenire; se qualcuno è povero, disabile, malato o oppresso, lo stato ha l’obbligo di rimediare. Non esiste più alcun limite reale, perché lo stato opera secondo la fantasia keynesiana: non esistono compromessi quando si crea nuovo denaro. Invece di misurare il vantaggio di un programma rispetto a un altro, che è ciò che si è costretti a fare con un budget normale, c’è più denaro che può essere stampato per risolvere il problema attraverso la spesa in deficit.

Non esistono più i problemi personali, anch'essi appartengono allo stato. Sempre più persone rifuggiranno dalla responsabilità personale, perché lo stato ha il potere di stampare denaro e lo usa per dare alle persone una vita decente.

Naturalmente questa è una bugia poiché ci sono dei compromessi: il valore del denaro stampato proviene dai risparmiatori e tutti i programmi governativi hanno un costo.


UNA TENDENZA VERSO LA STANDARDIZZAZIONE

Risolvere problemi su scala nazionale significa tendere verso soluzioni valide a livello generalizzato. La scala su cui le aziende devono operare è ampia, ma per uno stato la scala è ancora più ampia. In combinazione con il monopolio e i lunghi cicli di feedback del mercato dei servizi governativi, la personalizzazione di qualsiasi tipo viene completamente messa da parte.

Anche le grandi aziende operano in questo modo, motivo per cui il mondo moderno sembra così impersonale. Veniamo trattati dalle aziende e dagli stati come parti intercambiabili. Il sistema scolastico è un esempio emblematico.

Affinché lo stato e le aziende possano funzionare in modo ragionevole, ogni persona dev'essere un ingranaggio di una ruota che può essere sostituito. Una parte insostituibile non si ridimensiona, pertanto i ruoli aziendali e governativi sono molto standardizzati e il sistema scolastico facilita tutto ciò sfornando ingranaggi. Se siete un contabile, potete inserirvi in molte aziende diverse; un ingegnere, la stessa cosa. Infatti molti di questi ruoli sono protetti dalla regolamentazione governativa.

Inoltre il processo di formazione di questi ingranaggi ha conferito agli stati un’autorità senza precedenti: determina chi può fare cosa attraverso la concessione di licenze, dal taglio dei capelli alla vendita di immobili. Lo stato controlla l’offerta di varie professioni e otteniamo restrizioni artificiali su alcuni dei lavori più desiderabili.

Poiché siamo stati creati per essere gli ingranaggi di un sistema, c'è anche una forte tendenza a standardizzare in altri modi.


TENDENZA ALLA TIRANNIA

Considerati tutti i soldi a disposizione e la responsabilità morale che si sono assunti, la maggior parte dei leader inizia a lavorare alla propria versione di utopia. Una volta dato loro l’imperativo morale di risolvere tutti i problemi, il passo è breve per indirizzare tutti questi sforzi verso una sorta di ideale percepito.

Ecco il problema: tale ideale richiede un'ingegneria sociale significativa per funzionare ed essa porta rapidamente al totalitarismo. La Germania nazista e l’URSS furono due esempi di Paesi che cercarono d'inaugurare un’utopia attraverso il totalitarismo. L’enorme sofferenza umana che ne risultò fu finanziata col denaro fiat.

Naturalmente non tutti gli stati finiranno per uccidere milioni di persone, ma vorranno controllare i comportamenti dei loro cittadini affinché contribuiscano alla realizzazione della loro utopia. La solita strategia per progettare socialmente una società verso una visione particolare è convincere le persone della giustezza di questi risultati. La propaganda è una conseguenza di questo desiderio di controllo e i mezzi, ovviamente, sono rappresentati dal denaro fiat. La propaganda è l’unica cosa in cui gli stati tendono ad essere bravi, perché è così che coloro che detengono il potere sono arrivati dove sono.

Inoltre la moneta fiat dà agli stati la capacità di controllare il comportamento senza leggi totalitarie. Pagando per i risultati che desiderano, possono ingegnerizzare socialmente le loro nazioni verso il risultato desiderato attraverso incentivi economici.

Ad esempio, l’assistenza sanitaria può rappresentare un vantaggio diretto, il che significherebbe arruolare molti medici e attrezzature/strutture mediche. Però le cose tendono a non funzionare molto bene data la mala gestione statale, ma fornendo denaro fiat ecco che la tirannia viene camuffata.

La dipendenza dallo stato aumenta e ci dirigiamo verso uno stato totalitario attraverso la porta di servizio.


BITCOIN RISOLVE QUESTI PROBLEMI

Bitcoin risolve questi incentivi distorti, perché lo stato non ha più l’incredibile potere di stampare denaro. La spesa in deficit diventa più costosa e quindi meno utilizzata; l'apparato burocratico diventerà molto più piccolo perché sarà vincolato da individui sovrani sulla propria ricchezza. Non ci sarà più la possibilità di furto nascosto tramite l’inflazione; il Guanto dell'Infinito verrà distrutto.

L’apparato statale, compresi i diritti sociali, la burocrazia e il complesso militare-industriale, verrà drasticamente ridotto. L’impopolarità della tassazione esplicita ridurrà il settore pubblico e i posti di lavoro che ne derivano. La tirannia sarà limitata, perché gli stati non saranno in grado d'indurre dipendenza stampando denaro senza fine.

In quanto tale tutto diventerà meno politicizzato, poiché la politica non sarà presente in ogni cosa. L’imperativo morale dello stato non sarà più quello di risolvere i problemi di tutti, perché i suoi limiti saranno evidenti. Ciò ne ridurrà il ruolo nella società, soprattutto nella sfera delle esigenze morali. Invece di qualche ideale autoritario, potremo vivere i nostri sogni e fissare i nostri obiettivi.

Bitcoin è la libertà dalla tirannia.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Il modello di business unico del settore bancario e perché il capitale non è un “fondo per le emergenze”

Mer, 24/04/2024 - 10:11

 

 

di Jane L. Johnson

Le banche sono attività altamente regolamentate, come ci si aspetterebbe da entità a cui affidiamo il nostro denaro e dalle quali un giorno potremmo accendere in prestito per acquistare una casa o avviare un’impresa.

I banchieri interagiscono quotidianamente con le autorità di regolamentazione e quegli investitori che desiderano costituire una banca devono prima ottenere impegni di capitale dai futuri azionisti e richiedere uno statuto bancario alle autorità di regolamentazione.

Una volta in attività, una banca è supervisionata da uno o più dei seguenti regolatori statali e federali: una commissione bancaria statale se è una banca riconosciuta dallo stato, l’Ufficio del controllore della valuta se è riconosciuta a livello federale, la Federal Reserve se è membro di tale sistema e/o una holding bancaria, la National Credit Union Administration (NCUA) se è una cooperativa di credito, la Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC), il Consumer Financial Protection Bureau (CFPB), la Securities and Exchange Commission (SEC) e il Federal Financial Institutions Examination Council.

Sebbene questa struttura normativa possa imporre un intervento eccessivo nell’economia privata e creare indubbiamente una certa ridondanza, la natura unica del sistema bancario suggerisce che la regolamentazione bancaria, almeno in un certo senso, è giustificata, dato che le banche operano a riserva frazionaria.


La caratteristica peculiare del modello di business bancario

L'attività bancaria è unica nella sua dipendenza dalla “leva finanziaria”, cioè l'utilizzo del denaro di qualcun altro per realizzare un profitto per sé stessi. Il settore bancario è unico anche nel suo ruolo di intermediario tra i depositanti e i mutuatari, dato che utilizza i fondi dei primi per concedere prestiti ai secondi. L’utilizzo dei fondi dei depositanti, inoltre, è spesso a breve termine poiché i proprietari dei conti bancari possono ritirare i propri fondi su richiesta, mentre i prestiti ai mutuatari sono tipicamente a lungo termine, come i mutui trentennali. Tutte queste caratteristiche uniche del settore bancario possono renderla un’attività intrinsecamente rischiosa, come ha dimostrato la storia.

Le banche sono redditizie quando pagano ai depositanti un tasso d'interesse e poi ne addebitano ai mutuatari uno più elevato. Come dice un proverbio, i banchieri vivono secondo la Regola del 5-4-3: addebitare il 5% ai mutuatari, pagare ai depositanti il 4% ed essere sul campo da golf entro le tre.

Molte altre attività, alcune ad alta intensità di capitale, non utilizzano la leva finanziaria. Ad esempio, un produttore che gestisce una catena di montaggio con macchinari pesanti non è un intermediario come lo è una banca, e non si verificano prestiti a leva come nel settore bancario. La maggior parte delle imprese di servizi operano in modo simile, anche se senza proprietà immobiliari ad alta intensità di capitale. Queste attività senza leva non richiedono la supervisione normativa sul capitale tipica delle banche.


Requisiti patrimoniali giustificati per quelle attività che sfruttano la leva finanziaria

È nella natura delle banche, in quanto imprese a leva, essere sottocapitalizzate perché non esserlo le vincolerebbe ad avere fondi per concedere prestiti o coprire le spese operative. Il capitale bancario dovrebbe essere considerato un cuscinetto in grado di assorbire le perdite tra uno o più asset bancari, come prestiti in sofferenza o cali del valore di mercato nel portafoglio titoli.

Il conto capitale di una banca è costituito da fondi investiti dagli azionisti originali, aumentati dagli utili non distribuiti nel corso della vita della banca. Il capitale viene normalmente investito in titoli del Tesoro statunitense e non è disponibile per concedere prestiti o coprire le spese operative. Non costituisce né un attivo né una passività nel bilancio; si tratta piuttosto di una voce sequestrata separatamente sul lato destro (passivo) del bilancio. Il capitale può essere calcolato come la differenza tra gli attivi e le passività bancarie. Con una corretta gestione bancaria, questa differenza è positiva; se negativa, la banca sarebbe considerata insolvente.

I requisiti patrimoniali sono espressi come rapporti capitale/asset e che i regolatori bancari tengono d’occhio. I rapporti variano tipicamente dal 6 al 10%, a seconda della rischiosità imputata agli asset di una banca. Qualsiasi deficit nel rapporto capitale/patrimonio di una banca è motivo di seria preoccupazione e dev'essere corretto il prima possibile, magari anche con un'offerta di ulteriori azioni bancarie agli azionisti esistenti o nuovi.


Una nota sulle riserve bancarie e sui contanti nei caveau

“Capitale” e “riserve” sono spesso facilmente confusi, quindi è importante utilizzare i termini correttamente. Molti giornalisti finanziari, che dovrebbero saperle le cose, a volte scambiano “capitale” e “riserve” riferendosi anche in modo approssimativo a uno o entrambi come “liquidità”. Di recente uno scrittore finanziario del New York Times ha ammesso di aver travisato per molti anni il capitale bancario, paragonandolo a un “fondo di emergenza”.

Le “riserve” bancarie, un termine dal significato molto specifico, sono calcolate come percentuale (normalmente il 10% o meno) dei depositi. Se una banca detiene $1 milione in depositi, ad esempio, è tenuta a trattenere $100.000 (10%) in riserve, fondi sotto forma di contanti nel caveau e/o riserve nel proprio conto presso la banca distrettuale locale Federal Reserve. Entrambe le forme sono considerate attivi per la banca. I restanti $900.000 sono disponibili per creare nuovi prestiti.

Una banca che non è in grado di soddisfare i propri obblighi di riserva può sempre prendere in prestito le “riserve di riserva” (chiamate “fondi federali”) da altre banche che le hanno in eccesso, o in caso di necessità richiedere alla Federal Reserve un prestito a breve termine. Il mancato mantenimento delle riserve minime richieste è considerato un'anatema nel mondo bancario ed esistono opzioni per ottenere riserve aggiuntive, se necessario.

“Liquidità” è un altro termine bancario che deve essere utilizzato correttamente. Sebbene non siano monitorate dalle agenzie di regolamentazione, le banche mantengono contanti nel caveau (banconote della Federal Reserve e monete del Tesoro) per soddisfare le richieste di prelievo allo sportello o ai bancomat. Conservare contanti è una spesa per le banche, perché non frutta interessi e dev'ssere conservato in depositi sicuri. Le banche assorbono queste spese, ma sarebbero giustificate nel chiedere ai clienti di coprire il costo della gestione del contante (e in effetti alcune banche addebitano i prelievi ai bancomat).

Sebbene il capitale sia considerato un segno della salute finanziaria di una banca, né le riserve bancarie né i contanti nel caveau forniscono in alcun modo tale indicatore.


Le recenti richieste di requisiti patrimoniali più elevati

In seguito ai problemi di liquidità dello scorso anno tra la Silicon Valley Bank (SVB), la Signature Bank e la First Republic Bank, molte agenzie di regolamentazione e politici (mi ripeto) hanno chiesto requisiti patrimoniali più elevati alle banche. È chiaro, tuttavia, che l'insufficienza di capitale non è stata una delle principali cause delle difficoltà di queste banche.

SVB, ad esempio, ha subito una corsa agli sportelli dell'era moderna in cui i depositanti (alcuni dei cui conti superavano i limiti assicurativi della FDIC) hanno improvvisamente richiesto ingenti prelievi online.

Incapaci di attingere ad asset che tradizionalmente fornirebbero fondi per i prelievi — contanti dal caveau, asset in portafoglio come investimenti a breve termine, o strutture di prestito della Federal Reserve — la FDIC e il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti sono intervenuti per onorare i saldi dei depositanti di SVB al di sopra della normale assicurazione di $250.000 per conto. Il colpevole qui era il portafoglio di SVB contenente titoli del Tesoro il cui valore di mercato era diminuito quando la Federal Reserve ha iniziato a rialzare i tassi d'interesse nel 2022, causandone un calo dei prezzi mark-to-market al di sotto della base di costo pagata da SVB.

Una successiva analisi dei suoi problemi ha rivelato che non era sottocapitalizzata e che il suo rapporto capitale/patrimonio era del 10,4%, ben al di sopra del requisito normativo del 7%. E se avesse incluso le perdite non realizzate sul suo portafoglio titoli nei calcoli del suo capitale regolamentare, il rapporto capitale/attivi sarebbe stato ancora più alto, ottenendo buoni risultati negli stress test bancari della Federal Reserve.

Il problema principale di SVB non era l'insufficienza del capitale, ma piuttosto l'incapacità di raccogliere liquidità vendendo i titoli in portafoglio senza subire grandi perdite sugli investimenti. Come ha concluso la relazione della Federal Reserve sul crollo di SVB e Signature Bank “[...] la sua leadership non è riuscita a gestire il tasso d'interesse di base e il rischio di liquidità [...] e le autorità di vigilanza della Federal Reserve non sono riuscite ad intraprendere azioni sufficientemente energiche [...]”. La relazione ha poi evidenziato come criticità la “[...] crescita rapida e sfrenata [...] attraverso un'eccessiva dipendenza da depositi non assicurati [...] e l'incapacità di comprendere il rischio della loro associazione con l'industria delle criptovalute”. Il capitale non è stato citato come fattore del fallimento di queste banche.


Considerazioni conclusive sul modello di business e sul capitale delle banche

Idealmente le banche ben gestite (e i loro depositanti) dovrebbero essere libere di determinare il livello di capitale adeguato al loro modello di business, ma l’unicità del settore ha indotto le autorità di regolamentazione a far rispettare i requisiti patrimoniali. Negli anni successivi alla creazione della FDIC, sia le banche che i depositanti sono diventati indifferenti all'importanza del capitale bancario perché la FDIC copre le perdite sui depositi fino a un limite noto e in alcuni casi anche oltre tale limite, come con SVB ad esempio.

L’esistenza di questa generosa copertura assicurativa è un esempio di ciò che gli economisti chiamano “azzardo morale”, quando gli attori economici (le banche e i loro depositanti in questo caso) sono incentivati ​​a correre rischi più grandi perché non ne sopportano tutti i costi. Nel salvataggio dei depositanti di SVB da parte della FDIC, un costo maggiore è sostenuto da tutte le altre banche (e dai loro depositanti), che pagano direttamente o indirettamente i premi assicurativi sui depositi, socializzando così quello che avrebbe dovuto essere un costo privato e che sarebbe dovuto gravare totalmente sulle spalle del management di SVB. 

Un’ultima osservazione è che i fallimenti bancari del 2023 potrebbero riflettere lo stato di paura che affliggeva gli Stati Uniti durante la crisi sanitaria del 2020-23 e che ora sta finalmente iniziando a dissiparsi mentre gli americani ritornano a una relativa normalità. Le agenzie di regolamentazione bancaria, chiedendo alla FDIC una copertura estesa delle perdite sui depositi e raccomandando poi requisiti patrimoniali più elevati per le banche, potrebbero aver reagito in modo eccessivo al fallimento di SVB, temendo un contagio simile a un virus in tutto il settore bancario. Alcuni hanno ipotizzato che le misure di lockdown fossero una prova generale di qualcosa di ancora più controverso e distruttivo; forse gli storici futuri analizzeranno con successo e descriveranno gli effetti collaterali attuali e postumi di quest'epoca.


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La frode insita nel sistema bancario a riserva frazionaria

Mar, 23/04/2024 - 10:15

 

 

di Frank Hollenbeck

Supponiamo di portare una pelliccia in una lavanderia e poi di scoprire che il proprietario ha permesso a sua moglie di indossarla prima di lavarla (un episodio di Seinfeld). Oppure supponiamo che abbiate dato le chiavi della vostra macchina al parcheggiatore di un hotel e il giorno dopo vi venga detto che aveva prestato la vostra auto ad alcuni adolescenti che l'hanno usta per farci un giro. Non sareste affatto contenti e per una buona ragione: quando consegnate i vostri vestiti o le chiavi della macchina, ciò rappresenta una messa in custodia. Ne conservate la proprietà; in nessuna forma cedete la vostra proprietà o la prestate.

Supponiamo che viveste nel diciottesimo secolo e aveste cento once d'oro. Sono pesanti e non vivete in ​​un quartiere sicuro, quindi decidete di portarle da un orafo per tenerle al sicuro. In cambio di quest'oro l'orafo vi dà dieci biglietti sui quali c'è indicato che egli vi deve un totale di dieci once. L’oro è pesante da trasportare, quindi in un breve periodo di tempo tali biglietti di credito inizieranno a circolare al posto dell’oro. Questa è la creazione del cosiddetto quasi denaro: ciò non significa che avete rinunciato ai vostri diritti di proprietà sull'oro, ma avete invece utilizzato un modo più semplice per trasferirne la proprietà.

Naturalmente l’oro ora giace in un caveau e di solito nessuno viene a prenderne una parte o addirittura controlla che sia ancora lì. Ben presto l'orafo si rende conto che esiste un modo semplice e fraudolento per arricchirsi: basta prestare l'oro a qualcun altro creando altri dieci biglietti. Poiché questi ultimi vengono convertiti di rado in oro, l'orafo ritiene di poter portare avanti questa truffa per molto tempo. Naturalmente non è il suo oro, ma dal momento che è nel suo caveau, può comportarsi come se fosse il suo. Si tratta di un sistema bancario a riserva frazionaria con una riserva del 50%. Questo è anche il modo in cui il sistema bancario può creare denaro dal nulla, o fondamentalmente denaro contraffatto, e rubare il potere d’acquisto ad altri senza dover produrre beni e servizi reali. Il 26 marzo 2020 la banca centrale degli Stati Uniti ha abbassato i requisiti di riserva per le banche statunitensi dallo 10% allo 0% in reazione agli effetti economici della crisi sanitaria.

Ora l'orafo, o quella che ora chiameremo banca, ha un limite nella quantità di frodi o contraffazioni che può commettere. Immaginiamo ci siano cento once d'oro e diritti su duecento once. La banca deve conservare una certa quantità di oro nei suoi caveau, poiché i depositanti a volte scambiano i biglietti con oro fisico. Un altro vincolo è che i depositanti, se sospettano che ci siano più biglietti di credito rispetto all’oro disponibile, possono correre dalla banca che essi siano rimborsati “su richiesta” in oro fisico. Questa corsa, in realtà, riflette solo la natura fraudolenta del settore bancario. Le festività bancarie, implementate negli anni '30, o i controlli sui capitali, implementati a Cipro, sono azioni a vantaggio del truffatore (le banche) invece che della vittima (i depositanti). Naturalmente la Banca Centrale Europea supportò le azioni commesse a Cipro. Il mondo è alla rovescia ormai.

Supponiamo che voi siate l'orafo e che il vostro zio ricco prometta di prestarvi tutto l'oro di cui avete bisogno se vi capitasse di rimanere senza (la funzione di prestatore di ultima istanza della banca centrale). È probabile che commettiate altre frodi? Supponiamo che questo zio ricco vi dica che se le cose vanno male, si assicurerà che tutti riavranno indietro il loro oro (assicurazione sui depositi). Ancora una volta, è probabile che commettiate altre frodi? Dal momento che non avete niente da perdere, è probabile che correrete rischi più grandi, per rendimenti più elevati, nelle vostre attività di prestito?

Gli economisti Austriaci hanno difficoltà a spiegare perché il sistema bancario a riserva frazionaria sia fraudolento. La risposta standard della persona media è che “tutti sanno che la banca presta i tuoi soldi”; oppure dirà che “tutte le banche negli Stati Uniti includono una clausola nel contratto del depositante che dice specificamente che il rapporto tra il depositante e la banca è esclusivamente quello tra creditore e debitore”. Supponiamo che la banca prenda i vostri soldi e li perda tutti. In che modo essa soddisfa l'aspettativa secondo cui il vostro denaro è disponibile su richiesta affinché possiate pagare l'affitto e le bollette? È semplice: prende i soldi da qualcun altro. Se la banca vi dicesse che sfortunatamente il denaro è andato perduto, non ci sarebbe alcuna frode (se aveste firmato una dichiarazione chiara sull'utilizzo dei vostri fondi). La frode avviene nel momento in cui la banca prende i soldi di qualcun altro, le vittime della frode sono gli altri depositanti. La banca gestisce essenzialmente uno schema simil Ponzi (un’attività fraudolenta) che può continuare per molto, molto tempo, ma non è da meno un’attività fraudolenta e dovrebbe essere trattata come tale. Sebbene voi e la banca possiate essere consapevoli di ciò che sta succedendo, dovrebbe comunque essere trattata come una frode. Il fatto che voi siate a conoscenza, o addirittura ignari, di tale schema fraudolento non toglie il fatto che sia una frode. L’assicurazione statale sui depositi sposta semplicemente il costo della frode su altri depositanti, contribuenti, o chiunque utilizzi la valuta per condurre transazioni.

Perché la contraffazione è illegale? Il contraffattore è felice perché ottiene beni/servizi reali e il commerciante è felice perché vende e può anche ottenere più beni/servizi reali se spende il denaro rapidamente prima che i prezzi salgano. Quindi dov'è il problema? La transazione è stata vantaggiosa per entrambi. È illegale a causa degli effetti su terzi. Il contraffattore attinge alla torta economica, ma non contribuisce. Ruba beni/servizi reali riducendo il potere d'acquisto del denaro nelle tasche di tutti gli altri. Quando il sistema bancario a riserva frazionaria crea denaro dal nulla, anche questa è una forma di contraffazione e ha effetti indesiderati su terzi. Gli economisti sanno che è stata la rapida espansione della moneta e del credito, ingiustificata dalla crescita lenta del risparmio, ad aver alimentato i cicli di boom/bust degli ultimi due secoli, e le difficoltà economiche che li hanno accompagnati.

Eliminando il sistema bancario a riserva frazionaria si elimineranno boom e bust. Incapace di creare denaro dal nulla, il settore bancario sarebbe solo un settore come tutti gli altri senza la capacità di affondare l’intera economia mondiale.

Dobbiamo avviare una discussione seria sulla fine del sistema bancario a riserva frazionaria e, allo stesso tempo, del sistema bancario centrale. Il nostro attuale sistema bancario non è una funzione del capitalismo di libero mercato. Il sistema bancario nella sua forma attuale dovrebbe essere messo al bando perché è caratterizzato da frode e furto.


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Per rimanere liberi bisogna rendere significativo ciò che è ordinario

Lun, 22/04/2024 - 10:17

 

 

di Barry Brownstein

In questi tempi sempre più illiberali, molti si chiedono come preservare la libertà. Le prospettive per sembrano desolanti e la maggior parte delle persone non leggerà mai i grandi pensatori liberali classici. Sanno poco delle condizioni che consentono agli esseri umani di prosperare. Le scuole e le università non promuovono i principi liberali e molte persone adottano con entusiasmo opinioni di seconda mano provenienti dai media e da altre fonti. Eppure c’è motivo per essere ottimisti.

Dopo una recente visita dal dentista, io e mia moglie abbiamo parlato del ruolo che le persone comuni svolgono nel preservare la libertà. La preoccupazione che il nostro dentista e il suo staff nutrono per i pazienti è palpabile. Sviluppano le loro competenze con la formazione continua, tenendosi al passo con gli ultimi progressi in odontoiatria, come l’uso non invasivo dell’ozono per uccidere i batteri, riducendo così la necessità di trattamenti parodontali. Lavorano duro tutto il giorno, dando un significato alle loro vite e quando tornano a casa potrebbero non pensare a come preservare la libertà.

Tuttavia, poiché danno un significato alla loro vita, sono implicitamente anche combattenti per la libertà. Più significato dà una persona alla propria vita, meno vulnerabile sarà a quelle linee di politica sostenuta da politici autoritari e volte a ridurre la libertà.

Molti considerano Man's Search for Meaning di Viktor Frankl come uno dei libri più influenti del XX secolo. Anche in circostanze terribili, come quelle in un campo di concentramento nazista, Frankl osservò come i prigionieri trovassero opportunità per dare un significato alle loro vite. Frankl coniò il termine logoterapia per la sua dottrina terapeutica e nel 1962 incluse il saggio “Logoterapia in poche parole” come supplemento a Man's Search for Meaning.

La logoterapia si basa, secondo le parole di Frankl, sullo “sforzo di trovare un significato nella propria vita [come] forza motivazionale primaria nell'essere umano”. Ognuno di noi, spiegò Frankl, “è interrogato dalla vita e può rispondere solo tramite essa. Dichiarando che l'uomo è responsabile e deve attualizzare il significato potenziale della sua vita, desidero sottolineare che quest'ultimo va scoperto nel mondo e non all'interno dell'essere umano o della sua stessa psiche, come se fosse un sistema chiuso”.

Frankl disse che gli individui possano scoprire “il significato della vita in tre modi diversi: (1) creando un'opera o compiendo un'azione; (2) sperimentando qualcosa o incontrando qualcuno; (3) dall’atteggiamento che assumiamo nei confronti della sofferenza inevitabile”.

Siamo chiamati “a trovare la risposta giusta ai problemi [della vita] e ad adempiere ai compiti che essa costantemente pone di fronte a ciascuno di noi”. Una persona che non risponde alla sua “chiamata” cade in quello che Frankl chiamava il “vuoto esistenziale”. Senza assumersi la responsabilità di dare significato alla propria vita, un individuo, nelle parole di Frankl, “o desidera fare ciò che fanno gli altri (conformismo) o fa ciò che gli altri desiderano che faccia (totalitarismo)”.

The True Believer di Eric Hoffer fu pubblicato nel 1951, cinque anni dopo la pubblicazione di Man's Search for Meaning. Per capire perché coloro che non danno significato alla propria vita si rivolgono alla tirannia, il lavoro di Hoffer è essenziale.

Nella sua frase di apertura, Hoffer scrisse: “È ovvio che molti che si uniscono a un movimento rivoluzionario in ascesa sono attratti dalla prospettiva di un cambiamento improvviso e spettacolare nelle loro condizioni di vita. La fede in una causa santa è in larga misura un sostituto della fede perduta in noi stessi. Quanto meno un essere umano è giustificato nel rivendicare l’eccellenza per sé stesso, tanto più è pronto a rivendicare tutta l’eccellenza per la sua nazione, la sua religione, la sua razza o la sua santa causa. Un movimento di massa attrae e mantiene un seguito non perché può soddisfare il desiderio di auto-avanzamento, ma perché può soddisfare la passione per l’auto-rinuncia”.

Le persone “che vedono la propria vita irrimediabilmente rovinata non riescono a trovare uno scopo utile nel progresso personale”. Hoffer passò a descrivere poi la mentalità di coloro che non hanno dato un significato alla propria vita: “La prospettiva di una carriera individuale non può spingerli a uno sforzo enorme [...]. Considerano l'interesse personale come qualcosa di contaminato e malvagio”.

Coloro che vivono vite “sterili” e senza significato non hanno amore per la libertà, come scrisse Hoffer: “La libertà di scelta pone tutta la colpa del fallimento sulle spalle dell’individuo. E poiché la libertà incoraggia una molteplicità di tentativi, inevitabilmente moltiplica il fallimento e la frustrazione”.

Per coloro che si sono arresi, scrisse Hoffer, “la libertà è un peso fastidioso”. E aggiunse: “A che serve la libertà di scegliere se il sé è inefficace?”.

Non essendo riusciti a dare un significato alle loro vite, spiegò Hoffer, “trovano elementi di orgoglio, fiducia e scopo identificandosi con gli sforzi, i risultati e le prospettive dei movimenti [di massa]”.

In un avvertimento senza tempo Hoffer spiegò che un movimento tirannico di massa può unire le persone attorno all’odio:

L’odio è il più accessibile e completo di tutti gli agenti unificanti. Tira e trascina l'individuo lontano da sé stesso, gli fa dimenticare il suo benessere e il suo futuro, lo libera dalle gelosie e dall'egoismo. Diventa una particella anonima fremente dal desiderio di fondersi con i suoi simili in un'unica massa fiammeggiante.

I totalitari manipolano le persone affinché si uniscano per combattere un “diavolo” inventato. “Ogni difficoltà e fallimento all’interno del movimento di massa è opera del diavolo e ogni successo è un trionfo sui suoi complotti malvagi”. Coloro che non si assumono la responsabilità di costruire una vita piena di significato trovano significato nel loro odio: “Così le persone perseguitate dall’inutilità della loro vita cercano di trovare un nuovo contenuto non solo dedicandosi a una causa santa, ma anche coltivando un rancore fanatico”.

Hoffer scrisse: “Le persone la cui vita è sterile e insicura mostrano una maggiore volontà di [...] abdicare alla direzione della propria vita a favore di coloro che vogliono pianificare, comandare e assumersi tutte le responsabilità”. Nel frattempo coloro che danno un significato alla propria vita tirano dritto quando i totalitari provano a sedurli.

Ma che dire dei milioni di persone il cui lavoro è così banale che sembra che abbiano poche opportunità di dare significato alla propria vita attraverso di esso? Nel loro saggio sulla Harvard Business Review intitolato “What Job Crafting Looks Like”, i professori Jane E. Dutton e Amy Wrzesniewski esplorano il modo in cui le persone possono e riescono a dare significato alla propria vita attraverso il lavoro. Gran parte delle capacità impiegate in un lavoro consiste in cambiamenti cognitivi – non pretendere di essere bravi e far finta che vi piaccia un lavoro quando invece non vi piace – stiamo parlando di cambiamenti che anche Frankl applaudirebbe.

Una donna delle pulizie in un ospedale “prendeva molto sul serio il proprio lavoro, tanto da considerarlo di gran lunga superiore rispetto alle sue responsabilità professionali. Aveva rimodulato cognitivamente il suo lavoro facendogli assumere la forma di strumento di guarigione, affinché giocasse un ruolo chiave 'nel rinforzamento della speranza'”. Ha dato un significato al suo lavoro in quanto “ha prestato maggiore attenzione a quei compiti che avrebbero potuto aiutare le persone a riprendersi e a lasciare l'ospedale più rapidamente”.

Gli addetti alle pulizie, il personale odontoiatrico e milioni di altre persone comuni sono in prima linea nella difesa della libertà. Completamente occupati al servizio degli altri, resisteranno al richiamo delle sirene degli autoritari che dicono loro che sono vittime. Non c’è da stupirsi se molti politici lavorino a tempo pieno per rendere più persone dipendenti dallo stato.


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Risparmiare energia altrimenti sprecata ed espansione della libertà finanziaria in Africa grazie a Bitcoin

Ven, 19/04/2024 - 10:04

 

 

di Alex Gladstein

Centinaia di milioni di africani si trovano ad affrontare due problemi che impedisce loro di progredire: 600 milioni di essi sono privi di elettricità, mentre tutti gli 1,4 miliardi di persone nel continente non hanno una valuta di alta qualità. Confrontate tutto questo con gli Stati Uniti, il Nord Europa o il Giappone, dove quasi tutti hanno accesso a energia costante e conveniente e a una valuta di riserva ampiamente accettata come il dollaro, l’euro, o lo yen.

Quanto più a lungo gli africani soffrono a causa dei blackout e dell’elevata inflazione, tanto più difficile sarà per loro trovare una soluzione, nonostante i loro migliori sforzi. Peggio ancora, i fornitori energetici e finanziari tradizionali non hanno alcun incentivo ad alleviare questo problema, il che significa che persistono la svalutazione della valuta, le trappole del debito e le chiusure della rete.

Molti potrebbero concludere che il prossimo secolo in Africa sarà molto difficile. Nonostante sia benedetta da abbondanti fonti energetiche come fiumi possenti, sole cocente, forti venti e calore geotermico, l’Africa rimane in gran parte incapace di sfruttare queste risorse naturali per la sua crescita economica. Lo sviluppo umano nella regione è stato dolorosamente dipendente dalla beneficenza o da costosi prestiti esteri... o almeno finora.

Agli occhi di alcuni imprenditori, educatori e attivisti nel continente, è emerso qualcosa che ha il potenziale per rivoluzionare l’accesso all’elettricità affidabile e a una valuta di alta qualità – gli elementi costitutivi del progresso – per la popolazione africana. Che ci credate o no, quella cosa è Bitcoin.


I. MINING ALL'OMBRA DEL MONTE MULANJE

A poco più di un'ora a Sud-est della città di Blantyre, nel Malawi meridionale, lungo strade sterrate, troneggia il Monte Mulanje. Uno straordinario massiccio di 3.000 metri – una delle vette più alte dell'Africa meridionale – il suo complesso di scogliere e valli si trova a cavallo del confine con il Mozambico. Lo scenario sbalorditivo rivaleggia con quello di Yosemite, ma data la sua posizione remota, ci sono molti giorni dell'anno in cui le guide locali dicono che non ci sono affatto escursionisti. In qualsiasi altro Paese il Mulanje potrebbe essere il sito di uno dei 5 parchi nazionali più importanti, con imponenti pareti di granito di livello mondiale e le più grandi salite verticali dell'Africa, ma la maggior parte dei giorni dell'anno la zona è tranquilla.

Energia idroelettrica ai piedi del monte Mulanje, appena fuori dal villaggio del Malawi

Nei secoli XVIII e XIX la regione fu duramente colpita dalla schiavitù europea e araba. Portogallo, Oman, Gran Bretagna e altri imperi prendevano centinaia di migliaia di schiavi dal Mozambico, dal Malawi e dalle aree circostanti per spedirli ai lavori forzati nelle Americhe e nel Medio Oriente attraverso porti regionali come Zanzibar. Nella migliore delle ipotesi 1 su 5 sopravviveva al viaggio. Le rotte degli schiavi passavano proprio attraverso il monte Mulanje, che era un indicatore facilmente identificabile lungo il percorso. Oggi le pendici della montagna sono costellate di foreste lussureggianti, piantagioni di tè e agricoltori che coltivano ananas, banane e mais. L'ecosistema è un tesoro mondiale, con piante e animali endemici tra cui le cicadee preistoriche, l'albero nazionale del Malawi in via di estinzione, il cedro del Mulanje e alcuni degli insetti e rettili più rari sulla Terra.

Purtroppo lo sfruttamento di molto tempo fa continua, anche se in forme diverse. Il disboscamento e l’estrazione mineraria minacciano l’ambiente locale e, senza infrastrutture industriali, i residenti sono isolati e lasciati a sé stessi.

La popolazione qui può essere dotata di molte risorse naturali, ma la madre del progresso moderno le è sfuggita. Solo il 15% circa dei malawiani – e solo il 5% circa delle persone che vivono nelle zone rurali del Paese – hanno accesso all’elettricità. A Bondo, un piccolo villaggio ai piedi del monte Mulanje, alcuni residenti hanno avuto il primo accesso alle luci notturne nel 2016. “Prima di allora”, secondo il capo anziano della città, “c’era solo l’oscurità”.

Questa mancanza di energia elettrica crea diversi problemi per una popolazione in crescita. Invece di accendere un fornello, i residenti disboscano l’area intorno alla montagna, abbattendo alberi e cespugli per accendere fuochi o creare carbone per cucinare. Di notte i bambini studiano alla luce di pericolose lampade a paraffina, oppure non studiano affatto. Il disboscamento devasta la foresta e gli incendi e le lampade creano un nocivo inquinamento dell’aria. Donatori stranieri – incluso il governo scozzese – hanno pagato per un piccolo impianto idroelettrico per Bondo nel 2008 e, dopo otto lunghi anni di costruzione, ha iniziato a fornire energia elettrica ad una parte della popolazione locale.

Durante tal periodo, Carl Bruessow – un appassionato escursionista e capo del Mt. Mulanje Conservation Trust – ha contribuito ad avviare la Mulanje Electricity Generation Agency (MEGA), il primo fornitore privato di energia micro-idroelettrica del Malawi. MEGA è anche un'impresa sociale con la missione di fornire elettricità ai cittadini di Bondo. Il costo grezzo dell’energia proveniente da un piccolo progetto idroelettrico come quello finanziato dagli scozzesi sulle rive di un fiume è estremamente alto, vicino ai 90 centesimi per kilowattora. Per fare un esempio, l’elettricità residenziale negli Stati Uniti o in Europa varia da 10 centesimi a 20 centesimi per KwH. La potenza della rete in Africa varia tipicamente da 20 centesimi a 40 centesimi per KwH. Ad esempio, in Kenya è 27 centesimi. Carl, nei suoi sforzi per restituire qualcosa alla comunità locale, ha sovvenzionato questo costo per i residenti di Bondo. Grazie alla sua generosità, pagano a MEGA meno di 20 centesimi per KwH.

Carl ha coperto la differenza, ma un’operazione del genere non era sostenibile. Finora oltre 2.000 famiglie erano collegate alla rete di MEGA, ma altre 3.000 stavano ancora aspettando il collegamento alle loro case e Carl era a corto di soldi. Le centrali elettriche producevano energia più che sufficiente per 5.000 case, ma gran parte dell’elettricità era orfana e non poteva essere venduta, poiché MEGA non aveva il capitale per poter acquistare le attrezzature e collegare nuove famiglie. Non c’erano nemmeno capitali per prendere in considerazione l’espansione in modo che l’energia idroelettrica non diminuisse alla fine dell’estate durante la stagione secca.

In alcuni luoghi le operazioni industriali potrebbero acquistare energia rurale orfana, ma in un posto come Bondo non ci sono molte imprese con questo scopo. L’elettricità in eccesso non poteva essere venduta, quindi le centrali elettriche hanno costruito macchine che esistevano esclusivamente per assorbire l’energia inutilizzata. Ciò era particolarmente tragico quando pioveva molto, o nei momenti di scarsa richiesta come la notte, quando le centrali erano costrette a dissipare la stragrande maggioranza della loro preziosa elettricità: uno spreco totale.

Due anni fa gli imprenditori Erik Hersman, Janet Maingi e Philip Walton hanno inaugurato Gridless, una nuova società focalizzata sul mining di Bitcoin off-grid in Africa. Il trio aveva un background in aziende come Ushahidi, BRCK e iHub, con esperienza nella costruzione di hardware, nella scrittura di software, nonché nel ridimensionamento delle comunicazioni e dell'infrastruttura Internet, offrendo loro un curriculum adeguato per l'attività. Una delle loro prime visite in loco è stata a Bondo, dove hanno incontrato Carl e ispezionato le centrali elettriche locali. All'inizio del 2023 è stato installato e avviato un data center Gridless Bitcoin e ora Carl e MEGA hanno una nuova fonte di capitale. A dicembre sono andato a Bondo per capire come funzionasse il tutto.

Installazione di Gridless presso un micro-idrogeneratore di BondoDeflusso dalla stazione elettrica

Oggi tutta l’energia in eccesso generata dalle centrali elettriche di Bondo viene venduta alla rete Bitcoin dai miner di Gridless e Carl guadagna il 30% da tali entrate. Finiscono direttamente nel portafoglio di MEGA, in BTC. Il nuovo capitale sta consentendo a quest'ultima di collegare più clienti all’elettricità, ridurre i costi ed espandere le proprie operazioni, per collegare infine tutti nella regione di Bondo all’elettricità. MEGA, la community e Gridless ne traggono vantaggio. E la parte più importante? Non sono richiesti aiuti o sussidi statali.

Bitcoin viene spesso definito dai critici come uno spreco di energia, ma a Bondo, come in tanti altri posti in tutto il mondo, diventa chiaro che se non si mina Bitcoin, si sta sprecando energia. Quella che una volta era una trappola ora è un’opportunità. I miner di Bitcoin possono essere pensati come scarabei stercorari: raccolgono l’energia di scarto che nessun altro vuole e la trasformano in qualcosa di prezioso.

Man mano che MEGA riesce a conquistare sempre più clienti, Gridless potrebbe scollegare alcune delle sue macchine e trasferirsi altrove, o magari spostarsi per sfruttare la produzione di nuove stazioni di generazione di energia nella stessa area, le quali sono anch'esse in attesa di connettere i propri clienti. Se la rete Bitcoin paga X, i clienti dovranno pagare X+1, quindi alla fine i miner inizieranno a essere penalizzati. Ma anche in una situazione in cui alle 17:00 la domanda locale di Bondo consuma quasi la piena capacità di ciò che è disponibile, il mining può ancora essere redditizio perché la domanda durante la notte è scarsa e il fiume non dorme mai.

Altrove in Malawi la rete nazionale è interrotta. A partire da dicembre 2023 le persone che ricevono l’energia elettrica dalla rete subiranno 6-8 ore di “riduzione del carico” al giorno, durante le quali enormi fasce della popolazione del Paese saranno tagliate fuori dalla rete elettrica. A Bondo non vi è alcuna riduzione del carico, la mini-griglia è adeguatamente bilanciata dai miner di Bitcoin. Se non c’è abbastanza energia idrica, il software automatizzato di Gridless spegne gli ASIC; se c’è troppa energia idrica proveniente, ad esempio, da uno dei cicloni tropicali che periodicamente martellano la regione, il funzionamento degli ASIC di Gridless la assorbe. Non c’è da stupirsi se nella piccola Bondo l’elettricità funzioni in modo più costante rispetto alle grandi città.

Una notte, durante la mia visita a Bondo, Carl mi ha chiesto di fermarmi a guardare le colline intorno a noi: le luci erano tutte accese, lungo le pendici del monte Mulanje. È stato uno spettacolo potente da vedere: Bitcoin sta contribuendo a realizzarlo poiché converte l’energia sprecata in progresso umano.

Il potenziale di scalabilità di questo modello è sbalorditivo. Basti pensare che la produzione di energia in Africa viene generalmente pianificata guardando al futuro, ad esempio, su una finestra di 30 anni. I siti sono costruiti per fornire la capacità futura, non quella odierna e quando viene avviato un sito come quello di Bondo, ci vuole un po' di tempo prima che possa passare dallo 0% al 20% della sua capacità. Prima di Bitcoin la compagnia elettrica avrebbe dovuto addebitare un prezzo 5 volte superiore per l’elettricità venduta, solo per rimettersi in pari.

Ciò è catastrofico per i clienti, soprattutto quelli a Bondo che hanno il reddito disponibile più basso del continente. Ma con Bitcoin la rete ora acquista il 100% di tutta l’elettricità in eccesso disponibile, riducendo i costi anche se solo una piccola percentuale della capacità della centrale viene acquistata da consumatori residenziali o industriali.

Ci viene detto di credere che il progresso non dorme mai e che l'innovazione umana migliorerà le cose, ma in Malawi, dato il crollo della valuta locale kwacha e la mancanza di incentivi per gli investimenti nelle infrastrutture, l’espansione della rete elettrica non solo era stata bloccata, ma era stata resa proibitiva.

Bitcoin ha risolto questo problema in due modi: fornendo direttamente una valuta peer-to-peer di alta qualità ai produttori di energia e consentendo loro di utilizzare tutta la capacità, in ogni momento, abbassando i prezzi ai loro clienti e aumentando i loro profitti.

I donatori stranieri di MEGA, che finanziano le spese in conto capitale ma non le spese operative, vengono ora sostituiti dal mining di Bitcoin

Circa il 95% di tutta la produzione di energia nell’Africa rurale, secondo Erik, è finanziata con finanziamenti agevolati, mentre potrebbero essere necessari dai cinque ai sette anni per raccogliere fondi da enti di beneficenza. Il processo dipende dall’altruismo e la speranza è che qualcun altro “faccia la cosa giusta”.

Le centrali idroelettriche di Bondo, ad esempio, sono state pagate da donatori stranieri, molto utili per far decollare un progetto ma che in genere non si fanno carico del conto per i costi operativi o per l’espansione. Inoltre non hanno molta influenza e sono d'accordo con un periodo di otto anni per collegare le varie persone. Con Bitcoin gli incentivi sono diversi: fuori i donatori, dentro i co-investitori, che sono molto interessati a mettere in funzione le cose il prima possibile.

C’è molto lavoro da fare a Bondo. Carl e MEGA stanno attualmente determinando come sfruttare il nuovo flusso di reddito derivante dalla rete Bitcoin per collegare centinaia di nuove case all’energia elettrica. Stanno anche valutando l’espansione in una nuova centrale più grande per affrontare il problema della minore produzione di energia nei due mesi più secchi dell’anno.

Naturalmente verrebbe costruita in collaborazione con Gridless, in modo che possa iniziare a generare entrate immediatamente, dal primo giorno, anche se ci vuole tempo per connettere nuove case e attività commerciali.

L’importanza fondamentale dell’elettricità è stata sottolineata quando ho incontrato i leader della comunità di Bondo e i membri del Comitato elettrico dei residenti. Hanno elencato tutti i nuovi benefici che la città ora riceve: prima dovevano camminare per 20 chilometri per cose come i mulini per il mais, o i televisori, o la refrigerazione, o per ricaricare i cellulari, o perché i loro figli studiassero di notte, o per l'assistenza sanitaria.

Le signore mi hanno fatto notare anche una cosa divertente: prima gli uomini del villaggio andavano in città a guardare le partite di calcio, trascurando le loro famiglie. Oggi, invece, si limitano a guardarle a casa e sono presenti in casa. I LED sostituiscono le lampade a cherosene, riducendo il rischio di incendi e l’inquinamento dell’aria. La percentuale di bambini che raggiungono i livelli più alti di scolarizzazione è aumentata e l'elenco dei miglioramenti della vita comune potrebbe continuare all'infinito.

A questo punto potreste dire, va bene, tutto ok, ma perché non fare qualcos’altro con l’elettricità generata dai fiumi di Bondo? Philip spiega che nessun’altra attività funzionerebbe meglio in un posto come questo, benedetto da un’energia a basso costo ma isolato dalle infrastrutture.

Il costo dell’agricoltura basata sull’intelligenza artificiale, ad esempio, è determinato solo in piccola parte dall’elettricità: un chip potrebbe costare $30.000 e utilizzare 1.200 watt. Confrontate questo con il mining di Bitcoin, dove l’elettricità costituisce una parte enorme dei costi e un chip potrebbe costare $1.200 e utilizzare 3.500 watt. Non ha senso dal punto di vista economico costruire un data center IA a Bondo, per non parlare dei problemi di connettività, larghezza di banda e latenza.

Inoltre i processi di intelligenza artificiale non possono essere attivati e disattivati come il mining di Bitcoin senza causare qualche tipo di danno al servizio stesso, quindi il calcolo dell’intelligenza artificiale, nella sua forma attuale, non può essere un bilanciatore della rete. Ma Bitcoin può: quando la microrete ha bisogno di distribuire elettricità altrove, i miner possono facilmente spegnere le macchine. Infine, anche se MEGA tentasse di fornire servizi alle società di intelligenza artificiale di Bondo, come verrebbero pagate? Ci sono problemi di cambio, di commissioni e della gestione della valuta locale. Con Bitcoin vengono pagati in satoshi accettati a livello globale e vendibili 24 ore su 24, 7 giorni su 7.

Un’altra area è l’esternalità del mining di Bitcoin: il calore. Quando ho messo le mani sullo scarico dell'aria che usciva dal retro della struttura Gridless a Bondo, ho sentito un'esplosione bruciante. Più miner ci sono, più calore viene a crearsi.

Un nuovo documentario di Reason ci aiuta a spiegare meglio la situazione, descrivendo uno stabilimento balneare a Brooklyn dove il proprietario ora paga meno ogni mese in bollette elettriche per riscaldare l’acqua termale grazie agli ASIC rispetto a prima. Qualsiasi operazione di riscaldamento che non mini Bitcoin spreca energia.

1.000 miglia a nord di Bondo, nello spettacolare Parco Nazionale Virunga del Congo, i ranger negli ultimi tre anni hanno minato Bitcoin con l'energia idroelettrica, generando entrate fondamentali per la riserva biologica e i cinque milioni di persone che vivono nelle vicinanze.

Il calore dei miner a Virunga viene sfruttato per essiccare le fave di cacao. Tradizionalmente questo processo viene svolto stendendo le fave a essiccarsi sotto il sole, dove sono vulnerabili alle intemperie e possono essere mangiate dagli animali. L'essiccazione delle fave garzie ai miner accelera notevolmente il processo e con un costo aggiuntivo minimo.

Invece di spendere $200.000 per un’operazione di essiccazione industriale, i ranger del parco hanno acquistato ASIC per un valore di $200.000 e ora sono in grado di lavorare il cacao e guadagnare Bitcoin. Se qualcuno dei loro concorrenti lavora il cacao e non mina Bitcoin, spreca energia, e sarà meno competitivo.

L'essiccazione delle fave di cacao a Virunga prima che venissero essiccate dal calore prodotto dal mining di Bitcoin

Secondo l’ambientalista e sostenitore di Bitcoin, Troy Cross, nell’ultimo ciclo dei prezzi di Bitcoin che ha avuto un crescendo alla fine del 2021, il mining è stato alimentato dall’accesso a capitale a basso costo, non a energia a basso costo. Ad esempio: Wall Street accende prestiti a basso costo per acquistare azioni delle società di mining di Bitcoin.

Nel prossimo ciclo, dice, tutto sarà alimentato dall’accesso all’energia a basso costo e questo potrebbe pendere a favore dell’Africa. Potrebbero anche esserci posti in cui il costo per il mining, diciamo a Blantyre, può superare i benefici, ma i risparmi aziendali derivanti dal calore in eccesso (vendita di cioccolato) renderanno il tutto redditizio. In realtà si dovrebbe pensare in termini di: profitto dall’attività di mining + profitto dal calore - il costo dell’attività di mining. Ovunque si trovi calore a basso costo, ci sono profitti Bitcoin non realizzati.

A Bondo l’idea originale di MEGA era quella di preparare snack di ananas essiccati sfruttando il calore in eccesso, ma durante la mia visita è nata una nuova idea: la mining farm si trova in una piantagione di tè. Quest'ultimo, una volta raccolto, deve essere essiccato nel giro di poche ore e ciò avviene tramite riscaldatori che assorbono elettricità. Perché non utilizzare gli ASIC per essiccarlo?

In un luogo in cui l’elettricità è in genere estremamente scarsa è un lusso pensare a cosa fare con energia extra, ma a Bondo sta accadendo proprio ora grazie a una tecnologia che consente di sfruttare un valore che una volta veniva buttato fuori dalla finestra.


II. IL CROLLO DEL KWACHA

Un mercoledì mattina del novembre 2023, 20 milioni di cittadini del Malawi si sono svegliati e hanno scoperto che la loro valuta era stata svalutata del 44%. Il governo e l'FMI sostenevano che la mossa avrebbe stimolato le esportazioni e stabilizzato l’economia, ma per la persona media ha rappresentato un’immediata diminuzione del potere d’acquisto. Molti commercianti hanno chiuso poiché i dipendenti avevano bisogno di tempo per rifare le etichette dei prezzi, dalle stazioni di servizio ai negozi di alimentari.

Questo non era qualcosa a cui la maggior parte delle persone poteva sfuggire. In Argentina esiste un mercato nero dei dollari ampiamente accessibile e sofisticato, in Malawi invece questo non esiste. Le persone sono bloccate nel kwacha. Secondo la Reserve Bank del Paese l’85% dei malawiani non dispone di servizi bancari, il che significa che quasi tutti utilizzano banconote kwacha di carta come principale riserva di valore e mezzo di scambio. La svalutazione rimane un modo efficace per derubare la popolazione.

Un mercato rurale fuori Blantyre, poche settimane dopo la massiccia svalutazione monetaria del Paese

Se si dovesse progettare l’arma perfetta, qualcosa che possa danneggiare tutti in un Paese allo stesso tempo, è difficile pensare ad un’arma migliore della svalutazione monetaria. A differenza di un’esplosione nucleare, o di un’arma biologica, può ferire ogni singola persona contemporaneamente. In questo caso il danno è stato un’immediata riduzione del 44% del potere d’acquisto e del tenore di vita di milioni di persone in Malawi, in particolare delle classi medie e povere che non hanno facilmente accesso ai dollari.

Non è come se il governo tenesse un referendum chiedendo ai cittadini di votare se vogliono che il loro potere d’acquisto crolli la settimana successiva; ovviamente nessuno sarebbe d’accordo. La svalutazione dev'essere pianificata e orchestrata per lo più in segreto, e tende ad essere un fenomeno improvviso. Quindi, nonostante lo status del Malawi come Paese parzialmente libero, con elezioni relativamente libere ed eque, la svalutazione è stata del tutto antidemocratica. Ciò fa parte di una questione mondiale più ampia in cui la repressione finanziaria viene ignorata, anche se la repressione politica viene discussa ed evidenziata.

Le svalutazioni, ad esempio, tendono ad essere relegate nell’ultima pagina dei giornali, considerate una questione procedurale, ma provocano danni gravi. È sorprendente che la svalutazione non sia considerata un crimine e nemmeno un crimine contro l’umanità. Il popolo del Malawi ha resistito con una serie di proteste. Queste piccole rivolte sono state represse, spesso brutalmente, dalla polizia e alla fine i manifestanti sono stati costretti ad arrendersi e ad accettare il furto. Non era nemmeno la prima volta che la popolazione veniva derubata del frutto del proprio lavoro e dei suoi salari su larga scala: negli ultimi 20 anni il kwacha ha perso il 95% del suo valore rispetto al dollaro, in gran parte a causa di svalutazioni pianificate come la sopraccitata.

Mentre passavo per i mercati e le fattorie vicino a Blantyre, era chiaro che le persone che lavoravano duro non avevano bisogno di una simile svalutazione. Erano già tra i più poveri del mondo. Il reddito pro capite del Malawi, secondo le Nazioni Unite, si aggira intorno ai $650 all’anno; sono 33 centesimi l'ora, presupponendo una settimana lavorativa di cinque giorni dalle nove alle cinque. E questo è, ovviamente, il tasso medio, per quelle persone che vivono in aree remote è molto più vicino ai $100 all’anno, o 5 centesimi l’ora. E adesso ogni ora del loro impegno avrebbe procurato loro solo il 56% di cereali, frutta, carne, tempo di trasmissione, elettricità, medicine, scuola privata, o benzina rispetto a cinque mesi fa.

Questa particolare svalutazione, come tante altre, è stata il risultato delle pressioni esterne dell'FMI e della Banca Mondiale, i quali vogliono che i Paesi clienti passino attraverso l’austerità prima di ricevere nuovi fondi. L’austerità è un eufemismo per indicare l’indebolimento della valuta, la fine dei sussidi sui beni di base, la riduzione dello stato sociale, l’aumento delle tasse, lo schiacciamento dei sindacati, il danneggiamento delle piccole imprese locali e la creazione di condizioni più favorevoli per le grandi multinazionali e gli acquirenti di qualsiasi bene raccolto, scavato o prodotto localmente.

Dopo aver completato la svalutazione alla fine del 2023 e aver soddisfatto i suoi creditori, il Malawi ha ricevuto il via libera per un prestito da $137 milioni da parte della Banca Mondiale, nonché un nuovo prestito da $175 milioni dall'FMI. $115 milioni di questi prestiti erano già stati versati all’inizio dello scorso dicembre: un piano di salvataggio natalizio per i burocrati corrotti del Paese. L'FMI prevede che il Malawi avrà bisogno di $1 miliardo di riduzione del debito nei prossimi tre anni, assicurando che all’orizzonte si profila un'ulteriore svalutazione della valuta.

Si dice in giro che sia in arrivo un’altra svalutazione, forse di un altro 25%.

Dichiarazione ufficiale di Airtel, una delle più grandi aziende del Malawi, sulle perdite legate al crollo del kwacha

L’impatto macro sull’economia del Paese è già stato enorme: Airtel, uno dei maggiori operatori di telefonia mobile del Paese, ha pubblicato una dichiarazione alla fine del 2023 secondo cui prevedeva che l'utile della società sarebbe stato inferiore del 100% rispetto all'utile registrato nel 2022. “La deviazione negativa”, scrivono, “è derivata dall'impatto della perdita di cambio [...] perché il Kwacha ha perso il 66% del suo valore rispetto al Dollaro degli Stati Uniti da giugno 2023 ad oggi”. I cittadini potrebbero aver smesso di protestare nelle strade contro questo disastro, ma alcuni stanno trovando altri modi, più silenziosi, per condurre una rivoluzione.

Grant Gombwa è uno studente che vive nella regione di Blantyre ed è uno dei primi organizzatori di incontri Bitcoin del Paese. Adora l’idea di una valuta che nessuno stato possa svalutare. Il primo incontro ufficiale di Bitcoin in Malawi si è svolto a febbraio nella capitale Lilongwe. Grant ha fatto un viaggio di 5 ore per unirsi a due dozzine di altri bitcoiner. È un inizio modesto, ma date le condizioni economiche è un rivolo in quello che alla fine diventerà un’ondata di nuovi utenti Bitcoin. Grant ha detto che, personalmente, ciò che lo ispira è che prima era bloccato, incapace di pagare qualsiasi cosa all'estero con la sua valuta nativa, ma oggi può parlare la stessa lingua monetaria di qualcuno a New York, al Cairo, o a Pechino.

If anyone in Lilongwe is interested in learning more about Bitcoin, please join us next month! pic.twitter.com/JjPjCDm7WS

— Nick Twyman (@TwymanNicholas) January 17, 2024

Grant ha stimato che tra i giovani del Malawi, tra i 18 e i 30 anni, quasi tutti possedevano un telefono e che circa due terzi possedevano uno smartphone. Ovviamente non tutti gli utenti di smartphone possono permettersi una connessione dati, ma ciò non impedisce loro di utilizzare Bitcoin.

Come apprenderemo più avanti in questa storia, gli africani in Paesi come il Malawi possono utilizzare un servizio chiamato Machankura per inviare o ricevere Bitcoin da qualsiasi telefono o smartphon senza connessione dati: non è necessaria alcuna connessione Internet. Ciò significa che una via di fuga economica esiste già: ci vorrà solo un po’ di tempo affinché Grant e altri educatori locali mostrino la strada alla gente.

In una delle nostre conversazioni Grant ha spiegato un’idea potenzialmente promettente. Il governo del Malawi, mi ha detto, con incentivi da parte di finanziatori stranieri, sta installando stazioni di ricarica per veicoli elettrici in tutto il Paese. Suppone che pochissimi abitanti del posto potranno permettersi questo tipo di auto, soprattutto nei primi anni. Quindi questi generatori ad energia solare rimarranno per la maggior parte fermi, inutilizzati, sprecando l’energia solare. E qui entra in scena Bitcoin.

L'idea di Grant è quella di portare alcuni ASIC in questi punti di ricarica inattivi, collegarli, guadagnare dei satoshi e pagare una percentuale al proprietario per assicurarsi che non venga cacciato. Vedremo se l'idea di Grant avrà successo, ma quello che è certo è che ci saranno molte altre idee simili che emergeranno da posti come Blantyre e Bondo ora che l’energia sprecata può essere trasformata in capitale.


III. TRASFORMARE IL FUOCO IN ORO DIGITALE

La Great Rift Valley è una delle più grandi aree di attività sismica e vulcanica sulla Terra. Il potenziale dell’energia geotermica in questa parte dell’Africa, che si estende per 7.000 chilometri a sud dal Mar Rosso al Mozambico, è vasto e quasi del tutto inutilizzato.

Una centrale geotermica da 1,4 megawatt vicino al lago Naivasha, in Kenya

Per avere un’idea del potenziale che il mining di Bitcoin potrebbe avere nella regione, ho visitato un sito poche ore fuori Nairobi, in Kenya, sulle rive del lago Naivasha. La situazione è rappresentativa di un gran numero di attività industriali nell’Africa rurale, o di luoghi rurali in qualsiasi parte del mondo. Un impianto geotermico da 1,4 megawatt (che incanala il vapore che esce da un buco profondo 2.000 metri attraverso una turbina per generare elettricità) alimenta una pompa dell’acqua, a circa un chilometro di distanza, sulle rive del lago.

La pompa spinge l’acqua del lago fino a un vicino complesso di campi, dove vengono coltivati i fiori ed esportati nei supermercati d’Europa. Questa è solo una di queste coltivazioni in un Paese che ne è pieno: il Kenya è il più grande esportatore di fiori al mondo e tutti quei campi hanno bisogno d'irrigazione, e quest'ultima ha bisogno di energia.

Il punto è questo: queste pompe non consumano energia in modo costante, ma l’energia geotermica è sempre attiva, il che suggerisce un’enorme spreco di elettricità che aspetta solo che qualcuno (o qualcosa) venga a comprarla. La geotermia è probabilmente la migliore fonte di energia esistente al mondo per il mining di Bitcoin; l'idroelettrico è ottimo, ma durante i mesi secchi può rallentare; il nucleare potrebbe essere migliore, ma al momento non è pratico per i piccoli siti e manca almeno un decennio per un’implementazione in tutta l’Africa.

La geotermia è pulita al 100% e coerente al 100%. Un impianto come quello a Naivasha potrebbe funzionare per 40 anni, senza interruzioni e senza alcun cambiamento nella produzione di energia. È uno dei tanti che compongono un totale di 1 gigawatt (cioè mille megawatt) di produzione di energia solo in questa regione. Il caposquadra responsabile del sito ci dice che le colline e le valli circostanti potrebbero supportare fino a 10 GW di elettricità geotermica, ma il resto rimane inutilizzato.

Uno sguardo ai 144 ASIC Whatsminer all'interno dei container personalizzati

Dove si trova la pompa c'è qualcosa che potrebbe presto essere presente in qualsiasi operazione industriale nelle campagne africane: una piccola baracca con uno Starlink sul tetto che emette un forte ronzio. All'interno ci sono 144 ASIC Whatsminer, configurati, ben cablati e gestiti da Gridless. Tutto, dalla capanna stessa al software, è realizzato su misura in Africa dagli africani. Si tratta di un’operazione da 500 kilowatt, che secondo Erik è quasi perfetta per una situazione come questa. Mi ha mostrato l'elettricità utilizzata dagli ASIC del suo cellulare: circa 375KW in media, ogni giorno. Questo è il futuro. Gridless ha effettuato uno studio retrospettivo di 5 anni sulle entrate del mining di Bitcoin e può prevedere di essere pagato tra 7 e 9 centesimi per kilowattora dalla rete Bitcoin. Se il prezzo di BTC sale, i guadagni vengono ridotti dalla nuova competizione; se il prezzo di BTC scende, diventa più facile minare (aggiustamento della difficoltà).

Erik Hersman di Gridless mostra l'elettricità utilizzata dai miner in una giornata tipo. In media, circa 375 kilowattora

Il costo iniziale per un allestimento come quello sul lago Naivasha è di circa sei cifre, compresi gli ASIC e altre infrastrutture. Le entrate giornaliere dal mining di Bitcoin sono di poche centinaia di dollari. Gridless versa alla compagnia elettrica il 30% dei ricavi come tariffa forfettaria per il diritto di utilizzare l'elettricità non recuperabile. A seconda della consistenza dell'energia in eccesso, Gridless recupererà l'investimento effettuato nel giro di pochi anni.

Si può rapidamente vedere come il mining di Bitcoin sarà enormemente redditizio in tutta l’Africa: “Se sai che in futuro verrà costruita una centrale elettrica a domanda variabile, incorporerai il mining di Bitcoin sin da subito”, afferma Erik, “altrimenti stai sprecando energia”.

Immagazzinare l’energia nelle batterie e usarla in seguito sembra una bella idea, ma al momento non ha senso dal punto di vista economico o tecnologico. Immaginate un'operazione leggermente più grande da 2 megawatt simile a quella del Lago Naivasha, la quale potrebbe valere $1.000.000 in entrate lorde all'anno, e non in kwacha o scellini, ma in satoshi, pagabili direttamente sul posto, senza ufficio contabile o estero, o costi di cambio.

La scena in riva al lago è perfettamente solarpunk: il calore della Terra sta alimentando l’agricoltura e il mining di Bitcoin sta eliminando qualsiasi spreco di elettricità e convertendolo invece in oro digitale. È in un posto come questo che vi rendete conto che il mining di Bitcoin non è uno spreco di denaro, né di energia.

Mentre parlavo con il team di Gridless delle implicazioni del sito del Lago Naivasha in un ristorante di Nairobi, la corrente è andata via durante il nostro pasto. Janet mi ha detto che questo è tipico in Kenya, ma che Bitcoin può aiutare a risolvere tale problema, come tecnologia di risposta alla domanda.

“Durante il giorno c’è molta richiesta e noi spegniamo le nostre macchine”, mi ha spiegato, “di notte, quando le persone vanno a dormire, accendiamo le nostre macchine. Normalmente se ci sono troppe disconnessioni veloci, possono causare blackout. Ma possiamo bilanciare la rete con più mining di Bitcoin; possiamo assorbire l’energia in arrivo improvvisa e possiamo rallentare i crolli improvvisi di energia spegnendo le macchine”.

Gli ASIC possono essere attivati e disattivati in un attimo senza danni per l'operatore, a differenza della produzione o di altri processi informatici, rendendo il mining di Bitcoin una delle migliori tecnologie al mondo per stabilizzare le reti.

Ciò che Gridless sta facendo su piccola scala con l’energia offgrid potrebbe anche aiutare le reti in difficoltà in tutto il continente.

Il micro-idroelettrico e il geotermico non sono le uniche fonti di energia che Gridless sta monitorando. Il solare, dicono, fornisce energia solo durante un terzo della giornata e richiede una costosa tecnologia in quanto a batterie per essere praticabile. Esse potrebbero triplicare il costo di gestione di un sito energetico, rendendolo molto meno attraente.

Il sistema Gridless tiene d'occhio alcuni siti eolici, ma un'altra opzione è l'energia da biomassa. Nelle ultime settimane la società ha messo online due nuovi siti di mining di Bitcoin nell'Africa orientale, alimentati da biomassa.

Una nuovo sito di mining adorna un impianto di lavorazione dello zucchero e un altro integra un impianto che raffina il sisal, una fibra resistente utilizzata per tappeti, corde e altri tessuti. In entrambi i casi il materiale vegetale avanzato viene bruciato e il calore fa bollire l’acqua per alimentare una turbina, generando elettricità. Come nel caso della maggior parte delle attività industriali africane, entrambi i siti troppo lontani da qualsiasi comunità residenziale affinché si possa alimentare direttamente case o altre attività commerciali. Spesso l'elettricità viene scaricata direttamente a terra.

La biomassa è generalmente considerata pulita e rinnovabile: le piante di sisal e di zucchero assorbono l’anidride carbonica dall’aria nelle loro parti costitutive e poi, quando vengono bruciate, tale anidride carbonica viene rilasciata nuovamente nel cielo. La produzione di sisal e zucchero è diffusa nell’Africa orientale e in Sud Africa, eppure l’energia in eccesso viene solitamente sprecata.

Phillip mi ha spiegato che anche nel caso in cui un impianto di produzione di energia venga aggiunto a una raffineria di sisal o di zucchero, gli operatori di solito non riescono a produrre elettricità a meno che non venga utilizzato circa il 70% della capacità; altrimenti la caldaia non funziona correttamente. Nel caso della raffineria di zucchero, non c’era nessuno abbastanza vicino da comprarne l’energia; nel caso della fattoria di sisal, la funzione di generazione di energia non era mai stata attivata. Ancora una volta è entrato in scena Bitcoin. Con la tecnologia Gridless, queste centrali elettriche funzionano ora quasi alla piena capacità e risparmiano l’elettricità, precedentemente orfana, trasformandola in capitale.

“Gli ASIC diventeranno un componente integrato di qualsiasi sito energetico”, afferma Philip. “Una turbina, un trasformatore e un container per il mining. Questo è quello che bisogna fare e se non lo si fa, allora non si sarà competitivi. Si sprecherà solo energia”.


IV. BITCOIN SENZA INTERNET

Nel 2023 circa 600 milioni di africani non avevano accesso a Internet. Più della metà del continente è ancora offline. Starlink rende possibile ciò che fa Gridless e aziende innovative, come BRCK, continuano ad espandere l'accesso a Internet nelle zone rurali. Ma cosa può fare di buono Bitcoin per il cittadino medio di un Paese come il Malawi, dove solo una frazione della popolazione è online?

Dieci anni fa Andreas Antonopolous si chiedeva: e se l’Africa potesse sorpassare le banche, proprio come erano stati sorpassati i telefoni fissi? E se le persone utilizzassero i loro telefoni per accedere ai servizi finanziari basati su Bitcoin? Si è persino chiesto: sarebbe possibile senza accesso a Internet?

Kgothatso NgakoIl destino ha voluto che un imprenditore di nome Kgothatso Ngako, nato a Mamelodi, una cittadina fuori Pretoria, avrebbe trovato una soluzione.

Ngako lavorava come informatico presso il Council for Science and Industrial Research di Pretoria circa 8 anni fa quando il suo capo gli diede un nuovo incarico: fare una ricerca su Bitcoin.

Nel 2016 a Ngako era stato offerto un pagamento di $1.000 in Bitcoin (1,3 BTC allora, che oggi valgono più di $60.000), invece accettò il pagamento tramite PayPal. Perché? Non poteva usare Bitcoin. Lo studio CSIR su cui aveva lavorato riaccese il suo interesse, ma alla fine i ricercatori conclusero che la tecnologia blockchain era quella che poteva essere interessante, non Bitcoin.

Nel 2017 il prezzo di Bitcoin salì vertiginosamente e Ngako, come molti altri, se ne interessò per davvero. Ma ciò che inizialmente aveva attirato il suo interesse era la galassia di token spuntati attorno a Bitcoin. All’inizio del 2018, quando iniziò il successivo mercato ribassista, possedeva tutta una serie di token su Binance. Aveva un sacco di altcoin che avevano perso talmente tanto valore che non potevano più nemmeno essere scambiate, quindi Ngako convertì quel poco che gli rimaneva in BNB e successivamente in BTC.

Alla fine fece abbastanza ricerche e vide abbastanza da voler risparmiare e lavorare solo in Bitcoin, non in altre valute digitali. È stato soprattutto Warren Buffet a ispirarlo: cosa avrebbe acquistato valore in 30 anni, pensava Ngako? Bitcoin, fu la sua risposta, e forse non tanto gli altri token.

Il primo progetto Bitcoin creato da Ngako è stato Exonumia, dal nome di un'antica parola per lo studio delle valute e della numismatica. Nel 2018 non era pronto a contribuire a Bitcoin con il codice informatico, ma almeno, pensava, avrebbe potuto presentare l’idea a più persone. Exonumia è una piattaforma di traduzione a livello africano, ancora operativa oggi, che inserisce materiali didattici Bitcoin in dozzine di lingue africane, dal berbero al malgascio allo shona. La chiave, mi ha detto Ngako, era l’architettura della traduzione stessa.

La maggior parte delle persone proverebbe ad automatizzare le traduzioni utilizzando un software, ma non era quello il vero scopo della sua missione. Costruire una rete umana era il vero obiettivo. Quindi Ngako lo ha fatto in “modo lento” e ha reclutato persone da vari Paesi dell’Africa e, nel corso del tempo, ha conosciuto bitcoiner in dozzine di posti in tutto il continente. Nel 2019 ha ampliato questa rete ospitando spazi regolari su Twitter e invitando chiunque in Africa fosse interessato a Bitcoin. La gente gli mandava messaggi sull'account Exonumia, con nuove idee, da nuovi Paesi e nuovi progetti nascevano.

Dopo il suo lavoro al CSIR, Ngako ha assunto un ruolo presso AWS ma sembrava che il lavoro lo stesse allontanando ulteriormente dalle cose che trovava interessanti. Come dice lui, era completamente disconnesso dalla realtà della vita dove era cresciuto.

Exomunia sembrava molto più importante. Alla fine del 2020 ha deciso di lasciare il mondo aziendale e di lavorare a tempo pieno sulla tecnologia della libertà. Il primo progetto software che ha ideato è stato una VPN, chiamata ContentConnect.Net. Non molto tempo fa i sudafricani vivevano sotto uno stato dittatoriale di sorveglianza e controllo, infatti Steve Biko ha pubblicato i suoi famosi saggi “Scrivo quello che mi piace” sotto pseudonimo: una volta che le autorità lo hanno scoperto, lo hanno processato e ucciso.

Tutti possono essere eroi, dice Ngako, ma se ritengono che sia troppo rischioso, non faranno i passi più grandi. Quindi creare una VPN accessibile agli africani che aumenta la privacy è stato un obiettivo degno d'essere perseguito.

Il progetto successivo di Ngako era una soluzione software a quello che considerava uno dei maggiori ostacoli all'adozione di Bitcoin in Africa: la mancanza di accesso a Internet. Dieci anni fa faceva parte di un progetto del MIT Global Startup Labs che lavorava sul denaro sui cellulari. Il problema era che il sistema monetario era frammentato e si voleva provare a colmare i diversi tipi di credito utilizzati dalle persone in tutto il Paese. È qui che ha iniziato ad armeggiare con USSD: un protocollo per la comunicazione tramite messaggi di testo, senza bisogno di Internet. Nel maggio del 2022 un namibiano bitcoiner ha scritto: “Deve esserci un modo per avere un wallet Bitcoin su un telefono cellulare non smartphone. Qualcuno là fuori è sicuramente abbastanza intelligente da capirlo. Ho fiducia in te”. Ngako rispose rapidamente: “Dammi 2 settimane”. Era pronto. Aveva subito un taglio di stipendio (noto come “dividendo dell'anima”) quando aveva lasciato Amazon per lavorare sulla sua VPN, ma era più energico che mai per lavorare su Bitcoin.

Give me 2 weeks.

[email protected] (@440UrPp) May 24, 2022

Pochi giorni dopo il suo famoso tweet, con in mente l’esperienza al MIT dieci anni prima, ha avviato Machankura, riferendosi al termine gergale sudafricano per indicare denaro. Il nuovo servizio avrebbe consentito ai telefoni cellulari basici – o agli utenti di smartphone senza dati – di inviare, ricevere e risparmiare Bitcoin. Alcune delle sfide più grandi superate da Machankura riguardano l'area UX: per utilizzare Bitcoin le persone devono copiare e incollare un indirizzo, o leggere un codice QR, ma i telefoni cellulari basici non hanno queste funzionalità. Lo strumento di Ngako avrebbe dovuto utilizzare anche Lightning Network, per superare le tariffe on-chain sempre più elevate, ma USSD ha un limite di 182 caratteri, quindi le lunghe invoice Lightning non sarebbero state supportate. La soluzione è stata adottare il Lightning Address, un meccanismo inventato dagli ingegneri informatici brasiliani Andre Neves e Fiatjaf, che fornisce agli utenti di Machankura un'identità leggibile dall'essere umano basata su e-mail. Ad esempio: [il vostro numero di telefono]@8333.mobi

Machankura in azione: Bitcoin senza Internet

Oggi gli utenti di Machankura possono scambiarsi Bitcoin utilizzando numeri di telefono o “nomi utente” di indirizzi Lightning. Possono anche utilizzare indirizzi on-chain o invoice Lightning, presupponendo che i loro telefoni abbiano la funzionalità copia-incolla, ma le prime due opzioni sono quelle più usate. Per attivare il servizio un utente compone un numero dal proprio telefono, generando una risposta testuale con varie opzioni, una sorta di albero decisionale. Per inviare, premi 1, ecc. Da qui un utente può fare una serie di cose con Bitcoin senza Internet.

Una funzionalità potente è la sovrapposizione con Azteco, un servizio di voucher. Ad esempio, Ngako potrebbe entrare in un minimarket in Sud Africa e in contanti acquistare un buono chiamato OneVoucher. In Kenya qualcuno potrebbe acquistare un voucher simile utilizzando MPESA. È un codice di 16 cifre con un certo valore su di esso e questo codice può essere inserito nel menu Machankura. Sul back-end ciò che fanno Ngako e il team è acquistare un voucher Azteco con il codice a 16 cifre e accreditarlo sul conto dell'utente Machankura. Ciò consente agli utenti di Machankura di “ricaricare” facilmente il proprio account Bitcoin utilizzando contanti o crediti MPESA.

Machankura ha anche un'API per Bitrefill, quindi qualsiasi prodotto disponibile su questa piattaforma può essere venduto sull'interfaccia utente dell'app. La disponibilità varia in base al Paese, ma quando si passa all'opzione 4 all'interno dell'app, è possibile barattare beni e servizi: ad esempio, tempo di trasmissione o buoni spesa. Ciò significa che oggi la base utenti di Machankura, 12.000 africani, è in grado di inviare e ricevere valore a livello mondiale, acquistare minuti per le chiamate, acquistare voucher per gas o benzina, acquistare elettricità (tramite voucher prepagati), o scambiare in contanti, il tutto utilizzando Bitcoin senza Internet. Il sogno di Ngako sta iniziando a realizzarsi.

Naturalmente rimangono ancora altre grandi sfide, come quella di espandersi in Africa. Al momento Ngako collabora con servizi come Africas Talking per accedere a diverse reti di telecomunicazioni: Machankura paga una tariffa mensile ad Africas Talking per il tempo di trasmissione invece invece di farla pagare direttamente agli utenti. Il ridimensionamento è un processo lento ma costante, ma sta avvenendo, anche in luoghi come il Malawi. Una seconda sfida è la custodia. Al momento Machankura fa da custode, ovvero tengono loro i vostri Bitcoin. Come recita il motto, Not your keys not your bitcoin, quindi anche se è uno strumento molto utile, in realtà non concede diritti di proprietà ai suoi utenti. Ciononostante Machankura ha in programma di rilasciare una Prova di concetto che consenta agli utenti di essere loro i custodi dei propri fondi. Se funzionerà senza intoppi, sarà una delle più grandi innovazioni nella storia di Bitcoin, consentendo alle persone senza Internet di essere effettivamente la banca di sé stessi.

Il trucco, dice Ngako, è che una carta SIM è una piattaforma computazionale in grado di memorizzare cose. Può, ad esempio, firmare transazioni Bitcoin o interfacciarsi con Lightning Network. È incentivato a spingere Machankura in questa direzione non solo per la libertà umana, ma anche per ragioni commerciali: non vuole crescere quanto MPESA ed essere responsabile di tutti i fondi degli utenti, incappando di conseguenza in tanti rischi di controparte. In questo modo quando Ngako si rivolge a Vodaphone per proporre una partnership per decine di milioni di nuovi utenti, può dire: come vorresti far conoscere Bitcoin ai tuoi utenti, senza rischio di controparte? È un “sì” molto più semplice di: presentiamo Bitcoin ai tuoi utenti, ma devi tenere tutti i fondi e affrontare tali regolamenti, leggi e responsabilità.

In Occidente l’adozione di Bitcoin potrebbe significare la centralizzazione delle grandi operazioni di mining on-grid e degli ETF, ma la sorprendente ironia è che in Africa l’arco tecnologico di Bitcoin sta rendendo la valuta sempre più decentralizzata. Poiché la rete consuma sempre più elettricità a basso costo off-grid, in dozzine di siti completamente separati, diventa sempre più difficile spegnerla. E poiché la rete aggiunge sempre più utenti su milioni e milioni di carte SIM, diventa sempre più inarrestabile. Come descrive Lyn Alden nel suo libro Broken Money, fino a quel momento la tecnologia monetaria si stava inesorabilmente centralizzando man mano che diventava più digitale e più avanzata. Bitcoin rompe questa tendenza e l’Africa lo aiuta a romperla.

E come l’Africa aiuta Bitcoin, quest'ultimo aiuta gli africani. Ngako afferma che alcuni utenti di Machankura hanno iniziato con i telefoni cellulari basici e poi, dopo essere stati coinvolti nell'economia di Bitcoin, si sono comprati uno smartphone. Stanno entrando in Internet utilizzando Bitcoin. E altri, attraverso Gridless, si stanno lanciando nel mondo dell’elettricità utilizzando Bitcoin. Insieme si stanno muovendo verso il futuro.


V. COLMARE IL DIVARIO DI GENERE

Ci sono 700 milioni di donne africane e tutte loro, secondo Marcel Lorraine, un giorno potrebbero essere utenti Bitcoin. Marcel, imprenditrice e attivista sociale keniana, ha fatto della missione della sua vita quella di coinvolgere le donne africane in un nuovo sistema monetario che loro (non i loro mariti) possano controllare e che possa migliorare significativamente la loro libertà.

Il suo viaggio è iniziato nel 2018, durante un concerto a Nairobi ed era alle prese con le sue finanze. Gestiva Loryce, la sua azienda che fornisce consulenza per eventi aziendali e sociali. Per quanto risparmiasse, dice, alla fine dell'anno aveva sempre di meno. Lo stato continuava ad aumentare le tasse e la sua unica opzione era quella di risparmiare su un conto bancario in scellini, e nonostante tutto anche questo continuava a svalutarsi rapidamente. Per contestualizzare: pur non essendo debole come il kwacha, nel 2023 lo scellino keniota si è deprezzato del 21% rispetto al dollaro e a sua volta si è deprezzato rispetto a beni e servizi. Alla fine i keniani hanno ricevuto, come minimo, il 25% in meno in salario rispetto a un anno prima.

Marcel Lorraine

Durante quel concerto Marcel sentì parlare di criptovalute e finanza decentralizzata. “Posso essere pagata in questo modo”, si chiese, “per salvarmi dal fastidio delle tasse e dell’inflazione?” A quel tempo, mi ha detto, c’era poco clamore intorno alla tecnologia blockchain in Kenya. C'erano truffe e tonnellate di eventi promossi attorno a token diversi., senza contare che non c’erano centri o gruppi educativi: vi presentavate a un evento e speravate che non fosse una truffa. “Ho investito in una varietà di token”, afferma, “incluso Bitcoin. Ho fatto soldi, ho perso soldi ed è stato frustrante”.

Durante la crisi sanitaria non poteva occuparsi dell'organizzazione di eventi, quindi scambiava scellini e dollari ogni giorno. Ha deciso di concentrarsi su Bitcoin perché non aveva avuto tempo di studiarlo prima e inoltre, come dice anche lei, è il padre di tutte le valute digitali.

Nel 2022 Marcel ha contribuito a organizzare il primo evento Bitcoin post-pandemia in Kenya in un hotel di Nairobi. Tra i partecipanti c'erano gli educatori locali, Rufas Kamau e il Maestro Guantai, e persino Paco de la India, che era di passaggio nel suo viaggio per il mondo utilizzando solo Bitcoin. In quell'occasione Marcel si accorse di un problema: c'erano molti uomini ma solo due donne, e lei era una delle due. Aveva notato che gli eventi legati alle criptovalute e alla tecnologia blockchain presentavano un divario di genere, forse solo il 30% era composto da donne. “Potevamo fare di meglio”, mi ha detto. Così contattò alcune amiche che le dissero d'aver paura ad andare agli eventi Bitcoin, perché l'ambiente sembrava dominato dagli uomini. “C'è un problema e posso trovare una soluzione”.

Marcel ha creato Bitcoin DADA nel 2022 come uno spazio sicuro in cui ragazze e donne possano conoscere la libertà finanziaria. La prima classe si è riunita a maggio di quell'anno e c'era solo la sua cerchia di amiche. Da allora tiene lezioni online ogni martedì e giovedì alle 21:00. All'inizio c'erano solo donne keniane. Nella seconda classe c'erano 40 studenti e ogni corso dura 6 settimane. Ora tiene cinque classi e più di 300 donne hanno seguito il suo corso, per un totale di 130 diplomate. Tutte loro ora hanno una solida conoscenza di Bitcoin e sanno come usare un wallet e acquistare Bitcoin senza KYC tramite operazioni in contanti.

Durante il mio viaggio a Nairobi ho osservato Marcel utilizzare senza sforzo Bitnob e Machankura per acquistare bitcoin e quindi inviarli senza utilizzare alcun dato. Penso a come le persone a Wall Street o nella Silicon Valley rimarrebbero sbalordite di fronte a questa impresa, che lei invece fa sembrare assolutamente semplice. Marcel normalmente suggerisce una gamma di wallet nel suo corso, tra cui Muun e Phoenix e il Wallet of Satoshi per piccole transazioni.

Marcel consiglia in genere l'app Bitnob fondata in Nigeria. Gli studenti, come tutti in Kenya, hanno MPESA e usano Bitnob per scambiare bitcoin e poi prelevarli, ad esempio, su un wallet Muun. Il Kenya è molto più sviluppato del Malawi, ma molti utenti con smartphone non dispongono ancora di connessione dati, rendendo Machankura uno strumento chiave. Per il curriculum principale Marcel utilizza il libro Mi Primer Bitcoin (originariamente creato in El Salvador) e poi accompagna gli studenti attraverso esempi pratici in modo che capiscano il motivo per cui è importante diventare bitcoiner.

Nel 2022 Marcel ha sentito parlare per la prima volta dell'Africa Bitcoin Conference. L'educatrice austriaca, Anita Posch, si è avvicinata a Marcel e le ha chiesto se sarebbe andata: no, rispose Marcel, era troppo costosa. Ma Anita insistette e contribuì a organizzare una raccolta fondi. Durante la sua visita ad Accra nel dicembre 2022, Marcel si è ispirata a ciò che aveva creato l’organizzatrice della conferenza e attivista togolese per i diritti umani, Farida Nabourema. Nel 2023 Marcel è tornato alla seconda edizione della conferenza con 4 donne e Bitcoin DADA ha aiutato due squadre a partecipare all’hackathon dell’evento. Marcel ora offre un programma di tutoraggio che aiuta le donne a parlare secondo le proprie capacità, sia sui social media che in eventi come l'Africa Bitcoin Conference, in modo che possano raccontare le proprie storie.

Sul campo Marcel visita le università e organizza corsi di formazione per donne e uomini. Gli studenti sono vulnerabili perché spesso vittime di truffe. Descrive gli osceni sforzi compiuti da WorldCoin per cercare di convincere gli studenti ad acquistare e scambiare i suoi token in Kenya. Bitcoin, mi ha detto, non ha un budget di marketing simile, insegnare e formare i giovani è sottofinanziato nonoctante ciò di vitale importanza. Ogni singola persona che ha partecipato di recente a uno dei suoi eventi in un'università è stata presa di mira da WorldCoin: una realtà brutale.

L'obiettivo di Marcel è quello di semplificare il programma di tutoraggio di DADA in modo che possa abbinare talenti e competenze per le aziende e aiutare le donne ad essere assunte nel settore e anche espandersi in diversi Paesi. Molti dei suoi allievi hanno già ottenuto posti di lavoro o borse di studio nell'ecosistema Bitcoin, presso organizzazioni come Btrust o l'Africa Bitcoin Conference. Dice che ora hanno 30 ex-studenti attivi in Uganda e altri in Nigeria, Sud Africa e Tanzania.

Gli studenti di Marcel e presto nuovi bitcoiner

“Per me”, dice Marcel, “Bitcoin ci restituisce le nostre voci. È difficile essere africana, e ancora più difficile essere una donna africana. Questo ci dà l’indipendenza finanziaria e l’opportunità di lavorare su noi stesse”.

Marcel sostiene da tempo una scuola in particolare a Kibera, a Nairobi, la più grande baraccopoli urbana dell’Africa. Ha visto personalmente Bitcoin aiutare le persone a fuggire da lì. Sa che può aiutare a molti, molti di più a fuggire, ma è un duro lavoro da fare.

La sua missione pare proprio un compito arduo: passare da quelle che ora sono probabilmente solo poche migliaia di donne africane bitcoiner a decine di migliaia, centinaia di migliaia, milioni e, infine, centinaia di milioni. “Se non lo facessi”, dice Marcel, “allora avrei deluso le mie sorelle. Si ritiene che la finanza sia una cosa da uomini, quindi le donne subiscono abusi finanziari. Non voglio che esse siano lasciate indietro”.

Bitcoin, dice, offre una via d’uscita da problemi macro come la svalutazione della valuta e problemi micro come la repressione domestica. Molti aiuti esteri, dice, non arrivano nei bassifondi; Bitcoin ci aiuta perché garantisce che il denaro arrivi direttamente dove dovrebbe finire: “Eliminiamo gli sprechi e la corruzione”.

Durante la mia ultima notte a Nairobi, ho incontrato Felix, un imprenditore locale di Bitcoin. Come molti altri che ho incontrato, ora gestisce un'attività Bitcoin, nel suo caso vende merce e guadagna in satoshi. Mi ha spiegato come l'integrazione Lightning Network su Binance abbia rappresentato un enorme passo in avanti per i keniani, poiché ora possono interfacciarsi istantaneamente con Wallet of Satoshi, Phoenix, Machankura e altre app con commissioni molto basse. Mi ha detto che Binance p2p viene ampiamente utilizzato anche per fare trading da MPESA a Bitcoin. Gli ho chiesto di Marcel e lui è entusiasta del suo lavoro: è essenziale coinvolgere le donne nell’adozione di Bitcoin e che Marcel sta facendo il lavoro di Dio in questo settore. “Lei sta”, mi ha detto, “colmando questo divario”.


VI. PRODUTTORI AFRICANI, NON CONSUMATORI

Il mining di Bitcoin potrebbe aiutare a fornire elettricità a milioni di africani, ma se i proventi non sono spendibili nell’economia locale e utilizzabili da tutti i cittadini, allora si tratta solo di una rivoluzione parziale. Se una sfida per l’adozione di Bitcoin in Africa è la mancanza di Internet, e un’altra è lo scarso utilizzo tra le donne, un’altra ancora, secondo Femi Longe, è la rottura del ciclo di dipendenza dall’Occidente.

Femi è un imprenditore nigeriano con 20 anni di esperienza come tutoraggio di tecnici e fondatori di start-up e ha svolto un ruolo chiave nella creazione e gestione dei due hub tecnologici più importanti in Nigeria e Kenya. Nel 2022 è stato assunto per guidare i Qala Fellows, un'iniziativa di Tim Akinbo, Carla Kirk-Cohen, Bernard Parah e Abubakar Nur Khalil per accelerare quel processo che spinge gli ingegneri informatici africani a contribuire all'ecosistema Bitcoin.

L'anno scorso Qala è stata acquisita da Btrust — l'organizzazione benefica fondata da Jack Dorsey e Jay-Z per supportare l'infrastruttura Bitcoin in Africa e nel Sud del mondo — e ribattezzata Btrust Builders, di cui Femi ora ricopre il ruolo di direttore. Il suo obiettivo è aiutare gli africani a risalire la catena del valore di Bitcoin. Piuttosto che essere semplicemente consumatori, come lo sono in tanti modi gli africani nell’attuale sistema finanziario mondiale, egli vuole che siano produttori nella nuova economia Bitcoin.

Femi LongeFemi afferma che ci sono due tappe in questo viaggio: in primo luogo coinvolgere maggiormente gli africani nelle discussioni sui protocolli e sulle infrastrutture. Come dice Jack Dorsey, se Bitcoin vuole essere denaro per il mondo, deve essere prodotto in tutto il mondo. Femi afferma che le opinioni africane saranno necessarie per aiutare a far evolvere Bitcoin fino al suo vero potenziale. Possiamo già vederne la prova nella road map del prodotto Machankura, che potrebbe aiutare a decentralizzare e rafforzare Bitcoin, e nel lavoro di Gridless, che rende il mining più resistente e robusto alla censura. La seconda tappa del viaggio, afferma Femi, è la creazione di strumenti e applicazioni Bitcoin che aiutino gli africani a migliorare la qualità della vita, nel contesto della propria comunità, città e Paese.

Femi dice che siamo solo all'inizio: nel 2022, quando Qala partecipò a un hackathon alla prima Africa Bitcoin Conference, faticarono ad attirare partecipanti. La gente “stava entrando in punta di piedi”, mi ha detto Femi; nel 2023, invece, l’afflusso di talenti è stato impressionante. Uno dei vincitori è stata BitPension, una start-up che mira a consentire a chiunque in Africa di creare una pensione denominata in BTC e dpossa acquistare satoshi in piccole quantità ogni giorno. Le pensioni di oggi, dice Femi, potrebbero facilmente mettervi in difficoltà, oppure potrebbero farvi investire in compagnie petrolifere o di armi. BitPension, o un'idea simile, potrebbe cambiare le regole del gioco. La società ha raccolto $5.000 in BTC e sta attualmente costruendo un prodotto minimo praticabile. Femi ha anche menzionato Splice, il quale sta sfruttando le risorse locali legate ad app monetarie su cellulare per facilitare scambi stabilizzati in dollari su Lightning utilizzando Taproot Assets.

Femi afferma che la mentalità occidentale attorno a Bitcoin è troppo focalizzata sull’aspetto del risparmio e non abbastanza sul mezzo di scambio. A suo avviso questa enfasi eccessiva sul risparmio ne rallenta l’adozione e consolida la valuta fiat come rampa di accesso a Bitcoin. Gran parte del lavoro che deve essere fatto non è solo insegnare alle persone come risparmiare, ma anche come usare le app di rideshare locale, ad esempio, e come possono aggiungere pagamenti Bitcoin nativi. L’unico modo per uscire da un sistema monetario distruttivo è costruirne uno nuovo, lasciandosi completamente alle spalle quello vecchio.

Se si pensa alla giornata di una persona media, dice Femi, quali sono tutti i punti di contatto in cui interagirà con il denaro? Come si può inserire Bitcoin in ognuno di essi? Come possiamo aiutarla a creare opzioni affinché possa spendere i bitcoin che guadagna? Se non esistono queste opzioni, dice Femi, si rimane parte dell'attuale sistema di sfruttamento. Secondo lui più servizi commerciali abbiamo, più beni possiamo acquistare e meno interesse ci sarà nella conversione in denaro fiat. “Se non otteniamo la trazione dei commercianti”, dice, “rimaniamo bloccati nel passato”.

Un’altra intuizione di Femi è che in futuro i wallet saranno delle funzionalità, non dei prodotti principali. “Dove tenete le vostre coin è importante e ancora più importante è ciò che potete fare con esse”. Ci saranno, dice, soluzioni pensionistiche, soluzioni di saldo nel commercio internazionale, soluzioni per la gestione delle buste paga: attualmente molti di questi servizi sono scollegati dai wallet, ma prima o poi verranno integrati.

I membri di Btrust Builders

Un’altra cosa su cui Femi si concentra è aiutare gli africani a costruire una narrativa forte. Non esistono libri su Bitcoin scritti da africani. “Dobbiamo raccontare le nostre storie e documentare le nostre esperienze”, dice, “Bitcoin ha una forte narrativa su cosa è per e soprattutto per chi lo è”. Molte persone che utilizzano Bitcoin nella loro vita quotidiana, al di là dei risparmi, non sanno o non sono molto brave a spiegarlo agli altri; oppure potrebbero non voler allertare le autorità. Ad esempio, gli importatori nigeriani che non vogliono che lo stato sappia che stanno pagando gli stipendi in Bitcoin. Lo stato, da parte sua, ha incaricato qualsiasi banca di congelare i conti coinvolti con Bitcoin o altre criptovalute.

Quando le persone vedono la Nigeria come uno dei primi 10 Paesi del mondo per l'adozione di Bitcoin, dicono: ci sono tanti hodler in Nigeria. No, dice Femi: “Molte di queste persone non hanno nemmeno un wallet. Devono solo far arrivare i fondi in Cina domani e mandano naira a un tizio che effettua il trasferimento”. Bitcoin sta iniziando a cambiare il tessuto del commercio internazionale, ma nessuno lo sa. In parte perché le persone non vogliono che gli altri conoscano i dettagli e in parte perché non vi è alcun investimento in una piattaforma per aiutare le persone a raccontare la propria storia.

L’ecosistema Bitcoin, dice, non si sta esponendo per contrastare ciò che potrebbe dire l'FMI. Ci sono pochissimi dati empirici sull’adozione, che secondo Femi potrebbero invece aiutare politici volenterosi. Un suo contatto nel governo nigeriano gli ha detto: “Ho bisogno di qualcosa che mi convinca che tutto questo abbia senso, che non si tratta semplicemente di un trasferimento di potere da un gruppo di bianchi a un altro”. Non viene nemmeno fatto abbastanza, dice Femi, per aiutare le persone a evitare truffe e cose simili. Ciò danneggia l’individuo e danneggia tutti i governi che cercano di innovare. Mi ha detto che la Repubblica Centrafricana “ha provato a seguire El Salvador ma un gruppo di truffatori con Sango Coin sono arrivati prima di tutti gli altri”.

“Per andare avanti, penso che dobbiamo scrivere libri”, dice Femi, “a primo impatto Bitcoin è spaventoso per molti perché è qualcosa che non hanno mai visto prima. Dice che 16 o 17 anni fa voleva leggere un libro di saggistica sull'Africa scritto da un africano ed era molto difficile trovarne uno. Africa Unchained dell'economista ghanese George Ayittey fu uno dei primi che potè consultare, ma non ce n'erano molti altri simili. Questo problema ora, secondo Femi, si sta estendendo allo spazio Bitcoin. Ciò che il suo collega e leader di Btrust, Abubakar Nur Khalil, sta facendo con le sue colonne su Forbes è grandioso, ma , dice, “abbiamo bisogno di libri e di tutoraggio”.

Femi pensa che molte cose potrebbero andare storte. È diffidente nei confronti del potere dei miliardari Bitcoin, poiché la valuta continua a crescere su larga scala. “Come africano”, dice, “abbiamo visto che Bill Gates potrebbe avere buone intenzioni, ma la sua fondazione ha attualmente un’enorme influenza sulla politica sanitaria del continente. Zuck può essere eccezionale, ma ancora una volta la sua società ha un'enorme influenza qui. Quindi c’è una parte di me che teme che, anche se il sistema si decentralizza, in un mondo iperbitcoinizzato ci saranno ancora persone con un potere fuori misura. La vera promessa di Bitcoin è che tutti dovrebbero avere una possibilità. Il mondo in cui viviamo è distrutto: il divario tra i più ricchi e i più poveri, in ogni Paese, non è mai stato così ampio. Replicare questi stessi squilibri nel mondo Bitcoin sarebbe un fallimento”.

Nonostante questa preoccupazione, Femi afferma che gli africani “non possono permettersi di restare in disparte”. Bitcoin, dice, è inevitabile e lo sta già dimostrando. Pensa che potrebbe cambiare l’attuale sistema monetario globale: “Ciò che accade in Africa influenza il modo in cui i neri vengono trattati in tutto il mondo. Bitcoin è un’opportunità per ridefinire il sistema di potere e la struttura del potere”.

La sua speranza è che quando Bitcoin raggiungerà il suo pieno potenziale, il posto dell’Africa nel mondo sarà diverso. Indipendente e non dipendente: “Odio provenire da un continente in cui tutti vogliono solo aiutare”.

Ma l’unico modo in cui l’Africa trarrà realmente vantaggio dalla rivoluzione Bitcoin, dice, è se gli africani apriranno la strada: “La speranza che ho non è inevitabile. Dobbiamo e possiamo realizzarla”.


VII. UN PROBLEMA TECNICO NELL'ATTUALE STATUS QUO

In Kenya ho avuto la possibilità di ascoltare la storia delle origini di Gridless da Philip: 10 anni fa lui ed Erik stavano discutendo del parco eolico di Turkana, un enorme progetto da 400 megawatt costruito in Kenya che non aveva clienti da anni. Lo stato doveva pagare dai 9 ai 10 centesimi per KwH, questo perché gli architetti non avrebbero costruito il sito senza un flusso di reddito garantito per uno stato o un cliente principale. La situazione è comune: un classico contratto “take or pay”. La parte peggiore: il Kenya dispone di molta energia geotermica a buon mercato, ma spesso viene tenuta offline perché lo stato è già impegnato a pagare l'energia eolica costosa.

Erik e Philip osservarono tutto ciò e pensarono: che disastro, come potremmo risolvere questo problema? Qual è un utente esperto che non ha bisogno di molta connettività ed è indipendente dalla posizione? Inizialmente pensarono di portare un impianto di lavorazione dell'alluminio a Turkana, ma le sfide logistiche erano enormi. Poi pensarono a un data center. Meglio, ma Internet non sarebbe stato abbastanza buono.

Infine il momento Eureka: Bitcoin avrebbe potuto risolvere questo problema. Adesso ridono se pensano a quanto avrebbero potuto fare bene se avessero corso tal rischio dieci anni fa. Naturalmente allora eravamo agli inizi e il mining a Turkana era un’idea un po’ troppo folle per cui lasciare posti di lavoro e dedicarsi anima e corpo a una tale impresa. Fu solo nel 2022 che finalmente riuscirono a mettere a punto tutto per realizzare Gridless.

Per molti africani Bitcoin rappresenta una doppia rivoluzione: consentire alle comunità di utilizzare l’energia disponibile e, allo stesso tempo, dare loro l’accesso all’economia mondiale, basata sui diritti di proprietà, senza prendere prestiti dall’estero a condizioni rigorose.

Nel moderno sistema finanziario Paesi come il Kenya, il Malawi e il Congo devono ottenere dollari o euro per acquistare aerei, attrezzature industriali, fertilizzanti, petrolio o anche ripagare i propri debiti. Bombardier non accetterà il kwacha come pagamento e stampare kwacha per comprare dollari non è un’opzione: farà crollare la valuta locale. Quindi i politici devono concentrarsi sulla realizzazione di ciò che vogliono gli Stati Uniti, l’Europa o la Cina, invece di ciò di cui il Paese ha bisogno. Solo così possono guadagnare dollari per poter avanzare come nazione.

Ma questa storia adesso non avrà un solo e unico finale: se Bitcoin diventasse una parte sempre più grande dell’economia mondiale, le nazioni africane sarebbero in grado di trasformare la loro energia in una valuta di riserva mondiale, senza chiedere il permesso o fare affari con alcun impero o potenza estera.

La quantità relativa di bitcoin potrebbe non essere enorme, tutto sommato, ma l’economia è tutta una questione di margini, dove potrebbe fare una grande differenza.

Residente nella periferia di Bondo: oggi niente elettricità e valuta al collasso. Domani: cliente di una micro-rete efficiente e bitcoiner

Oggi l’Africa ha 45 valute. Gli affari intercontinentali sono afflitti da ritardi, burocrazia e ricerca di rendite, soprattutto dall’estero. Alla fine del 2022 l’80% di tutti i pagamenti interafricani veniva elaborato da una società europea o americana, ma in un mondo Bitcoin gli africani potrebbero commerciare tra loro senza pagare quello che è essenzialmente un tributo alle ex-potenze coloniali. Non ci sarebbe alcuna ricerca di rendita nel caso in cui qualcuno in Congo commerci con qualcun altro in Kenya: potrebbe essere una transazione veramente peer-to-peer.

Difficile dire, ovviamente, se le cose andranno in questo modo, ma tutte le rivoluzioni iniziano in piccolo e poi crescono. Oggi le persone nell’Africa orientale possono già connettersi facilmente con i loro coetanei in altre parti del continente, in pochi minuti o secondi, in un modo che non avvantaggia l’Occidente.

Tecnologie fondamentali come l’aratro, la metallurgia, il motore a vapore, l’aereo e Internet hanno fatto avanzare la civiltà oltre i sogni più sfrenati dei nostri antenati. Le persone oggi vivono una vita più lunga e più sana rispetto a 1.000 o 5.000 anni fa. Questo non vuol dire che sia sempre positivo: il progresso in un luogo è spesso avvenuto a scapito del progresso altrove.

Il colonialismo, la tirannia, la schiavitù, la sottomissione delle donne e la guerra rimangono piaghe sul pianeta.

Ci si chiede cosa potrebbe derivare da una rivoluzione monetaria al pari delle più grandi invenzioni della storia umana. Dal punto di vista morale è difficile sostenere il sistema odierno, in cui circa 1 miliardo di persone godono di una valuta di riserva accettata a livello mondiale e 7 miliardi guadagnano salari utilizzando tecnologie monetarie inferiori.

La valuta dominante viene salvata, a volte, tramite tattiche come rialzi dei tassi d'interesse che schiacciano più di 150 altre valute più deboli, riducendo i salari di miliardi di persone. Sia la politica che i mercati hanno avuto un ruolo cruciale nella creazione di questo sistema di caste monetarie e può solo diventare sempre più brutale, con le valute periferiche sempre più deboli e quelle dominanti sempre più diffuse.

Quando l'Occidente subisce un collasso finanziario, ironia della sorte, la gente si accalca per acquistare il dollaro.

Il luogo in cui si nasce non dovrebbe determinare la qualità del vostro salario, eppure è così. Finora. Bitcoin è, senza esagerare, qualcosa di simile a un problema tecnico nello status quo. Qualcosa che il sistema attuale non si aspettava e non può elaborare.

Se continua a crescere e a espandersi, alla fine eliminerà l’opzione della “svalutazione della valuta” che i governi del Malawi e di tanti altri Paesi usano per mantenere a galla le loro operazioni corrotte. Dovranno ricorrere ad altre opzioni: tasse più alte o riduzione della spesa pubblica, ma non saranno più in grado di perpetrare furti di massa premendo un pulsante.

Tre anni fa, ispirato inizialmente dalla Lettera agli azionisti di Stone Ridge e scritta da Ross Stevens, ho scritto di come Bitcoin avrebbe contribuito a portare online nuova energia rinnovabile in Africa, ma non immaginavo potesse arrivare a queste dimensioni finché non ho iniziato a visitare alcuni dei siti Gridless e ho avuto il tempo di riflettere attentamente sulle implicazioni, che sono davvero straordinarie.

Ad esempio, invece di uno stato che cerca di costruire infrastrutture energetiche attraverso prestiti sconsiderati, svendendo azioni agli stranieri, tagliando le spese fiscali o aumentando le tasse, perché non progettare una strategia basata sul mining di Bitcoin? Il Kenya potrebbe inviare una squadra di ricercatori per mappare tutti i siti come il lago Naivasha, calcolare lo spreco di elettricità nei siti di produzione esistenti, capire quanti ASIC potrebbero integrare, tracciare il reddito e poi prendere un ultimo prestito in denaro fiat dall'FMI o da un altro creditore internazionale.

Con il passare degli anni i pagamenti all'FMI verrebbero messi in ombra dall’apprezzamento del capitale derivante dalle operazioni di mining di Bitcoin. Alla fine potrebbero liberarsi dei debiti.

Inoltre non si può fare a meno d'interrogarsi sulle flotte di ASIC più vecchi, non più molto redditizi con le costose tariffe elettriche occidentali, ma perfettamente funzionanti con l’energia a basso costo o gratuita sbloccata in Africa e nel Sud del mondo. Potrebbero essere, e probabilmente lo saranno, un vantaggio per i miner off-grid in Paesi come il Malawi. C’è un’altra cosa: gli eventi meteorologici, le guerre commerciali e le crisi finanziarie potrebbero rendere l’energia molto costosa in Occidente, dove i miner potrebbero essere costretti a chiudere in America o in Europa. In Africa questo dramma è irrilevante e può persino significare più Bitcoin per i miner locali.

Non si tratta solo di ciò che Bitcoin può fare per l’Africa: è ciò che l’Africa può fare per Bitcoin. Se un giorno (non lontano) le aziende, gli Stati-nazione e le multinazionali iniziassero a convertire in capitale le migliaia di gigawatt di energia idroelettrica, geotermica e biomassa sprecate e non sfruttate del continente attraverso una rete decentralizzata e disconnessa sistema, allora avremo una valuta mondiale molto più inarrestabile.

Il tipo di mining off-grid che ha senso dal punto di vista economico in tutta l’Africa può decentralizzare Bitcoin e renderlo più forte. Allo stesso modo se le centinaia di milioni di persone con un cellulare non aprissero mai un conto bancario, ma si limitassero a passare da MPESA a Bitcoin utilizzando le loro carte SIM attraverso un servizio come Machankura, la rete diventerà molto più resiliente.

Ho chiesto a Erik e Philip quanto tempo sarebbe necessario affinché Bitcoin iniziasse a trasformare veramente il continente. Erik ha affermato che entro 30 anni il mining contribuirà ad aumentare l’accesso all’elettricità in Malawi dal 15% a quasi il 100%. Philip ha affermato che l’Africa potrebbe, con l’aiuto di Bitcoin, raggiungere il consumo di elettricità pro capite del Nord Europa entro la fine del secolo. Entrambi concordano sul fatto che l’adozione di Bitcoin come mezzo di scambio potrebbe avvenire molto, molto più velocemente.

Per centinaia di milioni di persone potrebbero non essere le Nazioni Unite, o Bill e Melinda Gates, o la Banca Mondiale a portarli nel XXI secolo, ma una rete open source, senza alcun inventore conosciuto e controllata da nessuna azienda o governo.

Per decine di brillanti imprenditori africani, questa è la visione. E in un momento in cui tanti sono stanchi del mondo che li circonda, è un momento in cui alimentare la speranza.

“Ciò che ci fa andare avanti ogni giorno”, spiega Erik, “è il numero di persone che non hanno elettricità in questo continente. È impossibile da comprendere”.

“Immaginate 1.000 persone senza elettricità; ora 10.000; adesso 1 milione; adesso 600 milioni. Non potete. È insondabile e senza energia elettrica non c’è libertà. Ma ora possiamo risolvere questo problema e fare soldi, entrambe le cose nello stesso momento”.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Aggiustare gli incentivi: il denaro fiat alimenta le aziende zombi

Gio, 18/04/2024 - 10:03

 

 

di Jimmy Song

Nell’ultimo saggio ho spiegato come il denaro fiat rovini gli incentivi individuali. La mancanza di strumenti di risparmio e la disponibilità di debito facile creano un potente mix di pessimi incentivi a livello individuale. La mancanza di strumenti di risparmio significa che gli individui devono lavorare incessantemente per mantenere il valore che possiedono e la disponibilità di debito facile significa che si possono anticipare grandi consumi.

Il risultato è che molte persone consumano e poche risparmiano.


PERCHÈ LE AZIENDE?

Un livello più alto rispetto al livello individuale è quello aziendale. Eravamo organizzati in famiglie e tribù, oggi siamo organizzati in aziende. Le aziende sono artificiali e non hanno neanche lontanamente il livello di storia o stretti rapporti che hanno invece le famiglie. Lo si capisce dagli incontri inutili a cui siete costretti a partecipare, eppure le aziende sono molto simili al modo in cui gli individui sono organizzati in un’economia fiat e questo è dovuto agli incentivi del denaro fiat.

Dipendiamo dalle nostre famiglie, dai nostri clan o dalle nostre tribù per la nostra sicurezza, i familiari sono coloro da cui si dipende nei momenti di bisogno. Il denaro fiat ha cambiato tutto fornendo ogni sorta di rete di sicurezza: l’assicurazione sanitaria, l’indennità di disoccupazione, la previdenza sociale, le pensioni e persino l’assicurazione sulla vita proteggono le persone dal disastro in un’economia fiat. Molte di queste reti di sicurezza governative/aziendali esistevano già prima, ma il loro utilizzo è diventato molto più onnipresente con l'arrivo del denaro fiat. Il motivo della loro popolarità sarà esplorato più approfonditamente nel prossimo saggio sugli incentivi nazionali, ma è sufficiente dire che gli stati che operano con il denaro fiat forniscono tutti i tipi di reti di sicurezza per ottenere il sostegno popolare.

Grazie a queste reti di sicurezza, le persone non dipendono più dalle loro famiglie. Invece di dipendere da esse quando viene perso il lavoro, ora esiste un’indennità contro la disoccupazione; invece di fare affidamento sui vostri figli affinché si prendano cura di voi durante la vecchiaia, ora si fa affidamento sulla previdenza sociale o sulle pensioni.

Tutte queste funzioni sono date per scontate e siete liberi di sostituire la vostra famiglia con i programmi statali. Le assicurazioni e il denaro sono sostituti scadenti rispetto alle relazioni umane. La previdenza sociale e le pensioni hanno sostituito i figli. Un'azienda fredda e impersonale che vi licenzierà in un batter d'occhio ha sostituito il tradizionale mestiere di famiglia. C’è da meravigliarsi se le persone siano così depresse?

Queste reti di sicurezza fiat sono intimamente connesse al lavoro che svolgete. Anche la parola “lavoro” indica che avete un unico datore di lavoro e quest'ultimo, l'azienda, fornisce molto di più di un semplice stipendio. In un’economia fiat lavorare per una società comporta notevoli vantaggi non salariali, negli Stati Uniti, ad esempio, l’assistenza sanitaria è molto più conveniente e ha meno restrizioni se si è dipendenti di un’azienda piuttosto che un lavoratore autonomo. Altri Paesi, poi, forniscono questi vantaggi a un livello superiore.

Il quadro W-2 vi dà anche accesso a mutui soddisfacendo meno qualifiche. Anche le pensioni/previdenza sociale sono un'assicurazione automatica per la vecchiaia, a cui si accede solo lavorando nelle aziende; i programmi 401k e i loro equivalenti sono molto più facili da sfruttare in un contesto aziendale. L’indennità contro la disoccupazione è spesso inesistente per un imprenditore autonomo, ma è disponibile automaticamente per chi lavora in azienda. Il vostro punteggio di credito generalmente è molto migliore con una cronologia salariale facilmente verificabile fornita dal vostro quadro W-2, il che significa che carte di credito e altri prestiti sono più facilmente accessibili.

Il sistema è impostato in modo che voi possiate avere maggiore accesso a più reti di sicurezza se lavorate per un'azienda. Non ho nemmeno menzionato altri vantaggi come abbonamenti in palestra, rimborsi per l'assistenza all'infanzia e crediti formativi. La vita in un lavoro aziendale è più semplice e presenta molti meno attriti. Le aziende tecnologiche si spingono ancora oltre e si prendono cura di tutti i tipi di altre esigenze come cambi d’olio, tagli di capelli e pasti gratuiti a tutte le ore del giorno. Naturalmente questo significa che trascorrerete meno tempo con la vostra famiglia e che la vostra azienda, per impostazione predefinita, diventerà il vostro gruppo sociale principale.

Come siamo arrivati a questa situazione? Come hanno fatto le aziende a diventare così potenti? Non sorprende se il motivo è il denaro fiat.


PERCHÈ LE AZIENDE SONO COSÌ GRANDI?

La grandezza delle aziende al giorno d’oggi è del tutto innaturale. Dal punto di vista storico la maggior parte delle organizzazioni raggiungeva il numero massimo di persone intorno alla cifra di Dunbar (circa 150) perché, dopo tale limite, tenere traccia di ciò che fa ciascuna persona diventa molto difficile. Quando un’azienda non si rende conto di ciò che fanno gli individui, sempre più dipendenti vanno in cerca di rendita ovvero vivono dei profitti dell'azienda senza contribuire molto a crearli. Ciò rende le grandi aziende non competitive rispetto ai concorrenti più piccoli che operano con meno sprechi.

C'è anche uno slancio organizzativo e politico che peggiora man mano che le aziende diventano più grandi. Una grande azienda ha molte più difficoltà a innovare o a orientarsi verso nuovi mercati. Sono troppo grandi e troppo dipendenti dalle attività esistenti per essere in grado di fare davvero qualcosa di nuovo. L’incapacità di muoversi più velocemente in un settore rende le grandi aziende non competitive rispetto ai concorrenti più piccoli che possono navigare nei mercato più agilmente.

Infine le grandi aziende hanno maggiori difficoltà a servire le comunità più piccole. Le preferenze differiscono in ogni luogo e la larga scala funziona solo servendo molte comunità diverse con lo stesso bene o servizio. Le piccole imprese, d'altro canto, non devono servire molte comunità diverse e possono servire un'unica comunità con beni e servizi su misura. Possiamo vederlo a livello mondiale dove le multinazionali perdono rispetto ai concorrenti locali, perché il concorrente locale è in grado di adattarsi meglio ai gusti locali.


IL VANTAGGIO DELLE GRANDI AZIENDE

Con tutti questi svantaggi è a dir poco sorprendente che ancora esistano le grandi aziende. Cosa sta succedendo? La risposta è che ci sono vantaggi significativi dati loro dal sistema monetario fiat, in particolare l’Effetto Cantillon.

L’Effetto Cantillon consente ai primi che spendono il denaro appena stampato di ottenere benefici ingiusti a scapito di coloro che lo spendono per ultimi. E infatti le aziende, in particolare quelle di grandi dimensioni, sono tra i maggiori beneficiari: hanno accesso a prestiti a basso costo, il modo in cui nasce il nuovo denaro. E questi prestiti offrono grandi vantaggi alle grandi aziende più che compensare gli svantaggi che hanno rispetto a quelle più piccole.

I meccanismi del denaro fiat sono tali che esso viene pompato nell’economia attraverso i prestiti e questi ultimi finiscono in modo sproporzionato alle grandi aziende perché è semplicemente molto più facile per i banchieri. Pensateci, se siete una banca commerciale, preferireste prestare $1 milione a 100 piccole imprese o $100 milioni a una singola grande impresa? Le spese generali e le pratiche burocratiche coinvolte nella distribuzione di 100 prestiti vi manderebbero ai pazzi; probabilmente fareste anche uno sconto per concedere un prestito unico.

C’è un enorme vantaggio nell’essere grandi a causa di questo accesso al nuovo denaro. Infatti il mercato dei prestiti è un business enorme. Quando la maggior parte delle persone pensa alle banche, pensa al proprio conto corrente presso piccole banche o cooperative di credito. Queste sono quisquilie rispetto al business delle grandi banche commerciali, molte di queste non effettuano attività bancarie al dettaglio, come State Street. Creano enormi quantità di denaro attraverso i prestiti commerciali.


COME LE GRANDI AZIENDE BATTONO LE PICCOLE AZIENDE

L’accesso a grandi quantità di denaro è un vantaggio enorme. Il modo più ovvio in cui questo denaro può essere utilizzato dalle grandi aziende per ottenere un vantaggio ingiusto è bypassare la concorrenza. I prestiti possono essere utilizzati per espandersi e creare migliori economie di scala o, più cinicamente, possono essere utilizzati per vendere in perdita per un po’ fino a quando i concorrenti più piccoli non falliscono o cambiano rotta. Aziende come Walmart e Amazon hanno utilizzato questa strategia con grande efficacia, schiacciando i negozi a conduzione familiare in tutto il mondo.

Un altro modo ovvio in cui è possibile utilizzare questo denaro è fornire tutti i vantaggi menzionati in precedenza: pensioni, indennità di disoccupazione, assicurazioni sulla vita, assicurazioni sanitarie, crediti per l’infanzia, crediti scolastici, buoni pasto e tagli di capelli, ecc. L'onere di doversi occupare di queste cose al di fuori delle aziende è spesso il motivo principale per cui molte persone di talento non provano a lavorare in proprio.

Un altro modo di utilizzare questo denaro è assumere i migliori talenti per la propria organizzazione. Pagando ben oltre quanto possono pagare i concorrenti più piccoli, i migliori talenti vengono inseriti nelle organizzazioni più grandi. Anche se persone talentuose finiscono per essere cercatori di rendite all'interno delle grandi aziende, almeno non sono concorrenti più piccoli e che innovano. Aziende come Facebook e Google hanno utilizzato questa strategia assumendo i migliori talenti e lasciandone pochi all’imprenditorialità individuale.

Un altro modo ancora è utilizzare il denaro per esercitare pressioni sullo stato affinché crei barriere all'ingresso. Le aziende più piccole hanno molte più difficoltà a giustificare i costi di lobbying poiché rappresentano una fetta molto grande dei loro profitti, ma per una grande azienda la difesa normativa rappresenta una parte molto più piccola in relazione alle proprie entrate. I costi per la conformità tendono ad essere fissi, il che significa che sono insostenibili finché le aziende non raggiungono una certa dimensione, creando una considerevole barriera all’ingresso. Quindi a livello di lobbying e a livello di conformità, le aziende più grandi hanno un vantaggio rispetto ai concorrenti più piccoli.

Le grandi aziende possono anche permettersi un ampio portafoglio di brevetti e utilizzare azioni legali per difendere il proprio territorio. Questo non è un fossato normativo, ma ha un risultato simile nel senso che i concorrenti più piccoli hanno una barriera all’ingresso molto più alta rispetto a un mercato libero.

Se i metodi di cui sopra non soffocano i piccoli concorrenti, c'è sempre la possibilità di rilevarli. Se non potete batterli, comprateli! Questa tattica ha l'effetto collaterale di portare internamente l'innovazione della piccola azienda e al tempo stesso uccidere i prodotti della piccola azienda. Molte acquisizioni sono ciniche, poiché vengono effettuate per ridurre la concorrenza e aumentare il potere d'impostazione dei prezzi.


COME LE GRANDI AZIENDE DIVENTANO ZOMBI

L’accesso a grandi prestiti consente inoltre alle grandi aziende di durare ben oltre il punto in cui aggiungono valore all’economia. Man mano che invecchiano e diventano obsolete, e forniscono sempre meno valore, possono sostenersi attraverso i prestiti.

La salute delle aziende pubbliche in un mercato libero si misura attraverso i prezzi delle loro azioni, ma in un’economia fiat anche questo aspetto può essere manipolato. Le grandi aziende possono utilizzare i prestiti per riacquistare azioni proprie; indebitandosi possono dare l’illusione della prosperità nascondendo la riduzione dei profitti. Molti amministratori delegati effettuano riacquisti di azioni proprie perché è molto più semplice che innovare. IBM, ad esempio, ha speso $201 miliardi in riacquisti di azioni proprie nel periodo dal 1995 al 2019 e aveva una capitalizzazione di mercato di quasi $124 miliardi al momento della stesura di questo articolo. È una compagnia zombi che protrae la sua esistenza nutrendosi di denaro fiat.

Molte di queste grandi aziende non hanno nemmeno bisogno di realizzare profitti. Molte compagnie aeree, ad esempio, perdono denaro se si osservano i posti occupati, ma sopravvivono solo attraverso giochi fiat, come la vendita di miglia aeree alle società di carte di credito. Inoltre ricevono fondi di salvataggio, ma dichiarano regolarmente bancarotta per saldare i loro debiti. La crescita e il mantenimento di queste grandi aziende sono alimentati dalla finanza fiat e sono del tutto innaturali. Sono morti viventi.

La zombificazione dell’economia significa che tutte le risorse di cui hanno il controllo non vengono utilizzate per attività produttive. L’imprenditorialità e l’innovazione vengono messe da parte per l’ossificazione di ampie porzioni dell’economia. È un miracolo se una piccola azienda, o un singolo imprenditore, abbia successo.


STARTUP

“Ma ci sono tante startup!” O almeno così dicono i commentatori mainstream. Le startup sono legate alla stessa economia fiat come qualsiasi altra azienda. Il gioco a cui giocano è quello di diventare una grande azienda il più rapidamente possibile, perché in un’economia fiat le piccole aziende hanno troppi svantaggi.

Le piccole imprese non hanno accesso a prestiti a basso costo e non hanno a disposizione nessuna di quelle grandi manovre aziendali senza diventare più grandi e velocemente, pertanto l’unico modo per ritagliarsi una nicchia nell’economia è diventare una grande azienda. Questo è il motivo per cui esiste un intero settore del capitale di rischio che alimenta la loro crescita.

I venture capitalist sono come il dottor Frankenstein: cercano di trasformare le piccole aziende in grandi. Il loro tasso di fallimento è sorprendente perché i venture capitalist (VC) non ritengono le piccole aziende redditizie come un successo e sono interessati solo a quelle di grandi dimensioni. Sono come gli allevatori di suini che cercano di far ingrassare i loro prodotti prima di venderli sul mercato.

I VC sanno che le piccole imprese hanno uno svantaggio permanente e che raggiungere una certa grandezza è fondamentale per acquisire valore in un’economia fiat, quindi ogni startup viene creata affinché cresca a tutti i costi. L’ecosistema delle startup che abbiamo oggi è interamente dovuto ai cattivi incentivi del denaro fiat: se un'azienda non raggiunge una certa dimensione viene acquistata o superata da un'altra azienda. Pertanto la maggior parte delle startup fallisce, cercando di raggiungere la soglia del miliardo di dollari e sprecando più tempo e risorse di Calvin Ayre.


IL VINCITORE PRENDE TUTTO

In altre parole le piccole aziende stanno tutte cercando di diventare grandi e lo spazio ai vertici è limitato. Il risultato del denaro fiat a livello aziendale è che esiste una dinamica in cui il vincitore prende tutto. Se non siete gli unici vincitori nel vostro segmento è probabile che verrete distrutti, perché il vincitore avrà sempre accesso a più prestiti di chiunque altro. I prestiti vanno a chi sta già vincendo ed essi verranno usati come armi. Il debito crea un’ossificazione dell’industria e le aziende in un’economia fiat spendono ingenti quantità di denaro e sforzi per rimanere dove sono.

I prestiti per queste aziende, se non vengono utilizzati per eliminare la concorrenza, vengono allora utilizzati per espandersi. Invece di creare nuovi prodotti e nuovi servizi, il denaro fiat viene usato per gestire meglio le aziende e rendere la produzione più efficiente. Questa non è una sorpresa poiché, come ho detto prima, è molto difficile gestire un'azienda oltre il numero di Dunbar. Ottenere anche solo un po’ più di produttività dalle migliaia di lavoratori è sicuramente un investimento migliore che in ricerca e sviluppo (R&S).

La triste realtà è che la ricerca e sviluppo nella grande azienda risulta essere uno spreco. Anche se si crea qualcosa di utile, non vi è alcuna garanzia che il resto dell'azienda ne tragga fuori un prodotto. Kodak, ad esempio, ha creato la prima fotocamera digitale, ma non l'ha portata avanti perché pensava che avrebbe danneggiato il suo business cinematografico. Xerox PARC ha realizzato la prima interfaccia utente grafica, ma non l'ha portata avanti perché il suo core business erano le fotocopiatrici. D’altro canto molti dipartimenti nel settore ricerca e sviluppo perseguono tecnologie del tutto irrealistiche che non hanno alcuna possibilità di successo. Progetti come la nanotecnologia, l'informatica quantistica e la fusione fredda sono ottimi per chi è alla ricerca di rendite, poiché possono affermare all'infinito che stanno facendo progressi ma non arrivano mai a destinazione.

Pertanto, con pochi progressi e un’efficienza leggermente migliore, la grande azienda utilizza il vantaggio del denaro fiat per mantenere la sua industria di riferimento ferma dove si trova.


MANCANZA DI PROGRESSO

Di conseguenza c'è poca o nessuna innovazione che effettivamente proviene dalle grandi aziende e otteniamo invece solo aggiornamenti incrementali per quanto riguarda la tecnologia.

Perché non abbiamo una migliore tecnologia nucleare? Perché siamo bloccati nel tentativo di far funzionare proposte energetiche in perdita come quella solare ed eolica? Perché non abbiamo ottenuto trasporti a lungo raggio migliori degli aerei, che non hanno migliorato i tempi di transito sin dagli anni ’70? Anche la migliore innovazione degli ultimi 50 anni, Internet, non è altro che una serie di miglioramenti incrementali del telegrafo.

Il denaro fiat ha bloccato il progresso sociale attraverso l’ossificazione delle aziende. Le grandi aziende possono vivere un’esistenza da zombi mentre le piccole che innovano vengono rapidamente ingrassate dal denaro dei VC e zombificate attraverso le banche commerciali. Le risorse finiscono agli zombi che sprecano risorse in modo da sopravvivere invece di fornire valore alla civiltà.


BITCOIN RISOLVE QUESTO PROBLEMA

I grandi vantaggi del denaro fiat concessi alle grandi aziende sono neutralizzati dal denaro sano/onesto. Con Bitcoin i prestiti costano molto di più, quindi tutti gli usi tipici dei grandi prestiti diventano improvvisamente non competitivi. Sottovalutare la concorrenza e perdere denaro per un lungo periodo costerà molto di più di adesso. Assumere le persone migliori rispetto ai vostri concorrenti e pagarli molto di più difficilmente fornirà un valore sufficiente, soprattutto se si siedono in panchina in modo che i vostri concorrenti non possano averli. E l’acquisizione di un’azienda dovrà essere giustificata da molti più profitti in seguito, una prospettiva molto più difficile senza denaro fiat.

Pertanto i vantaggi naturali delle piccole imprese inizieranno a riemergere nell’economia. I beni e i servizi saranno molto più personalizzati, verranno sperimentate molte più nuove idee e ne risulterà molta più innovazione. Poiché non ci sarà bisogno che diventino particolarmente grandi, non verranno alimentate forzatamente per crescere come un maiale. Avremo molte più piccole imprese in cui ogni individuo aggiungerà valore.

Anche le grandi aziende smetteranno di essere il luogo predefinito in cui le persone lavorano o vogliono lavorare. Assicurazioni, pensioni e simili non saranno sostenuti dalla stampante monetaria, quindi questi servizi saranno nuovamente guidati dal mercato. Le risorse verranno liberate dagli zombi che moriranno e verranno reindirizzate a innovatori e imprenditori. Infine vedremo più persone che dipenderanno dalle loro famiglie e comunità.

Le aziende nel nostro sistema attuale sono diventate troppo importanti. Le persone se ne libereranno perché Bitcoin libererà le loro catene. Le risorse sbloccate a seguito della morte di questi zombi saranno sorprendenti, ma, cosa ancora più importante, la vita moderna sembrerà molto meno simile a un branco di zombi e tornerà a essere molto più umana.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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La schiavitù del debito non porta ad alcuna prosperità

Mer, 17/04/2024 - 10:11

 

 

di David Stockman

Di recente il debito federale è aumentato di $1000 miliardi ogni 100 giorni; sono $10 miliardi al giorno, $416 milioni all'ora.

Infatti il debito dello Zio Sam è aumentato di $470 miliardi nei primi due mesi di quest’anno, raggiungendo i $34.500 miliardi e si appresta a superare i $35.000 miliardi in poco più di un mese, i $37.000 miliardi ben prima della fine dell’anno e i $40.000 miliardi nel 2025. Si tratta di circa due anni in anticipo rispetto alle attuali previsioni del CBO (Congressional Budget Office).

Secondo il percorso attuale, inoltre, il debito pubblico raggiungerà i $60.000 miliardi entro la fine del periodo di bilancio decennale. Ma anche questo dipende dall’ultima versione dello scenario roseo del CBO, che non prevede alcuna recessione, un’inflazione al 2% e tassi d'interesse reali di appena l’1%. E questo per non parlare delle migliaia di miliardi in falsi tagli alla spesa e di aumenti fiscali a fine anno che sono incorporati nella linea di base del CBO, ma che il Congresso non permetterà mai che si materializzino.

Quando si arriva alla proiezione che il debito nel 2034 ammonterà a soli $60.000 miliardi, è solamente un pio desiderio. Il fatto che sarà probabilmente molto più elevato significa anche che il percorso di politica fiscale prevalente dell'Unipartito a Washington porterà il debito pubblico a $100.000 miliardi nei primi anni del 2040. Ciò significa, a sua volta, che la spesa annuale per interessi sarà quindi maggiore dell’intero bilancio federale del 2019.

Inutile dire che Biden non ha detto niente riguardo a questa calamità imminente. Sleepy Joe ha avuto anche l'audacia di vantarsi di aver ridotto il deficit federale di oltre la metà.

D’altra parte il punto di partenza di questa ridicola affermazione è il disastro alimentato dai lockdown e dagli stimoli fiscali, quando il deficit aveva raggiunto un sorprendente 16% del PIL. Tale cifra rappresentava un peso maggiore per l’economia statunitense rispetto al picco di deficit della Seconda Guerra Mondiale, quando l’America stava effettivamente combattendo due veri nemici in contrapposizione alla super-influenza pubblicizzata dal dottor Fauci.

Sin dalla decisione di Nixon a Camp David, quando il legame del dollaro americano con l’oro fu cancellato, il debito pubblico e la sua quota del PIL hanno avuto una tendenza costante verso il cielo.  Ora, però, sta letteralmente diventando parabolica.

Nel 1970 la cifra ammontava a $378 miliardi e rappresentava il 34,9% del PIL. Quest’ultima percentuale aveva raggiunto il picco di circa il 120% alla fine della Seconda guerra mondiale, ma nel quarto di secolo successivo aveva continuato a scendere costantemente.

Da quando l’ancoraggio del dollaro all’oro è stato reciso, la corsa al debito è diventata inarrestabile. La massiccia e persistente monetizzazione del debito pubblico da parte della FED ha causato una profonda repressione e falsificazione dei tassi d'interesse, trasformando così le battaglie partigiane sul debito pubblico che avevano contenuto i deficit fiscali prima del 1971 in un compiacente consenso unipartitico secondo cui i numeri del debito pubblico non contano.

Da allora il debito pubblico (linea viola) è aumentato di 90 volte fino al livello attuale di $34.500 miliardi, un aumento di gran lunga superiore alle 25 volte del PIL negli ultimi 53 anni. L’onere sul PIL (linea nera), quindi, è tornato ai livelli massimi visti nella Seconda Guerra Mondiale.

Debito pubblico in % del PIL, dal 1970 al 2023

Ma la vecchia idea che circola a Washington, secondo cui abbiamo vissuto per raccontarlo una volta in modo da poterlo fare di nuovo, è una totale sciocchezza. La grande differenza è che nel 1945 non c’erano praticamente beni di consumo o servizi da acquistare, a causa della totale mobilitazione dell’economia americana per la guerra. Infatti il razionamento in tempo di guerra e la conversione dell’industria alla produzione militare determinarono un’impennata del tasso di risparmio delle famiglie che raggiunse il 25% del reddito disponibile durante gli anni di punta della guerra.

Quello che è successo, quindi, è che il debito dei consumatori è stato ripagato, diminuendo di due terzi nel corso della guerra; anche il debito delle imprese è stato drasticamente ridotto. Di conseguenza l’America si è sostanzialmente salvata grazie all’enorme spesa pubblica e agli aumenti d'indebitamento generati dallo sforzo bellico.

In totale, durante i cinque bilanci di guerra dal 1942 al 1946, il governo federale spese $370 miliardi principalmente in spese belliche, di cui quasi la metà, ovvero $180 miliardi, furono finanziati da un enorme aumento del risparmio forzato (noto anche come tassazione federale). Nel corso della guerra il prelievo fiscale federale sul reddito nazionale venne triplicato, passando dall’8% del PIL al 24%.

Oltre a ciò, altri $110 miliardi vennero finanziati dall’enorme aumento dei risparmi privati ​​illustrato di seguito e che vennero incanalati in vendite di titoli di guerra al pubblico. Di conseguenza solo $80 miliardi, ovvero il 21% degli ingenti budget di guerra, furono effettivamente monetizzati dalla FED.

Risparmio delle famiglie in percentuale del reddito disponibile, dal 1939 al 1945

Come risultato di questi fattori, l’aumento di $180 miliardi del debito di guerra tra il 1939 e il 1946 fu accompagnato da un virtuale miracolo finanziario: il rapporto tra debito pubblico e privato e PIL era pari al 210% nel 1938, ma alla fine della guerra si era ridotto considerevolmente fino a raggiungere appena il 190% del PIL.

Proprio così. La più grande ondata d'indebitamento statale della storia fino ad allora era stata realizzata con una effettiva riduzione del peso del debito sull’economia statunitense!

Ciò che è accaduto, ovviamente, è stato che i controlli economici in tempo di guerra causarono il ripagamento di enormi quantità di debito privato, lasciando un immenso margine per l’assorbimento del debito pubblico da parte dei risparmiatori privati.

Nello specifico il debito delle famiglie si contrasse dal 60% del PIL nel 1938 ad appena il 20% nel 1945, mentre il debito delle imprese scese da circa il 90% del PIL al 40%. Nel complesso, quindi, il debito privato lasciò uno spazio enorme nel bilancio nazionale, scendendo dal 150% del PIL nel 1938 a solo il 60% alla fine della guerra.

E così fu finanziato il debito di guerra, senza una massiccia monetizzazione del debito pubblico. Fu un'impresa unica nel suo genere, del tutto irrilevante nel contesto finanziario odierno.

Crescita del debito federale durante la Seconda guerra mondiale

Rispetto al risparmio nella Seconda Guerra Mondiale, l’attuale economia americana è in realtà costruita sul contrario: un accumulo incessante e crescente di debito in tutti i settori economici. Tra le famiglie, ad esempio, il tasso di risparmio è ora al livello più basso del dopoguerra, pari ad appena il 2,9% del PIL.

A parte l’aberrazione del periodo 2020-2021, quando le famiglie erano inondate di denaro pubblico ma avevano luoghi limitati per spenderlo, l’attuale tasso di risparmio è appena un terzo del livello prevalente prima del 1980.

Tasso di risparmio netto delle famiglie, dal 1970 al 2023

Inutile dire che quando i risparmi privati ​​diminuiscono e i deficit pubblici sono continui e in aumento, non si può sfuggire alla devastazione economica. In altre parole, il tasso di risparmio nazionale netto (risparmio privato meno indebitamento pubblico) è stato negativo negli ultimi tre trimestri e probabilmente peggiorerà molto da qui in poi, poiché i deficit pubblici annuali torneranno ancora una volta verso la soglia dei $3-4.000 miliardi.

In altre parole, a differenza della Seconda Guerra Mondiale, nel bilancio nazionale non vi è alcun margine disponibile per far fronte a ulteriori aumenti cronici e su larga scala del debito pubblico. E a differenza dei primi anni del dopoguerra, quando il tasso di risparmio nazionale netto era del 10-12%, e quindi consentiva robusti aumenti degli investimenti privati ​​e della crescita del PIL reale, non c’è alcuna possibilità di “risolvere” gli attuali deficit e debiti alle stelle.

Invece ciò che abbiamo equivale a un circolo vizioso finanziario caratterizzato da una crescita economica sempre più bassa e da debito pubblico crescente da cui non c’è via di scampo. Ciononostante questa è la politica fiscale implicita dell'Unipartito a Washington.

Tasso di risparmio nazionale netto, dal 1965 al 2023

Naturalmente i politici presuppongono che esista una via di fuga attraverso la ripresa della monetizzazione del debito pubblico da parte della FED. Come mostra il grafico qui sotto, questo è esattamente ciò che ha ritardato il giorno della resa dei conti negli ultimi dieci anni, quando il bilancio della FED è passato dallo storico 5% del PIL a oltre il 25%.

Ahimè, i sostenitori del denaro sano/onesto avevano avvertito già da tempo che un simile esperimento sarebbe sicuramente fallito. Sia l’inflazione dei prezzi degli asset a Wall Street che quella dei beni/servizi a Main Street ce l'hanno ricordato.

In breve, non c’è via d’uscita dall’attuale calamità fiscale a meno che l’Impero non venga riportato a casa e il dominio del capitalismo clientelare non venga definitivamente messo a tacere.

Debito pubblico detenuto dalla Federal Reserve in percentuale del PIL, dal 1955 al 2023

La recente notizia che i prezzi delle case negli Stati Uniti sono aumentati del 6,1% su base annua è solo l'ennesimo promemoria del motivo per cui le politiche pro-inflazione della FED sono risultate insidiose: danno vita ad una battaglia continua tra i prezzi degli asset e i salari, e i primi vincono a mani basse.

Indice del prezzo medio delle case rispetto al salario orario medio, dal 1970 al 2023

Abbiamo indicizzato il prezzo medio di vendita delle case in America e il salario orario medio ai loro valori del primo trimestre del 1970, la vigilia di tutti i conseguenti eccessi e metastasi monetarie da allora in poi.

I dati non lasciano spazio a dubbi: i prezzi delle case oggi ammontano a 18,2 volte il loro valore nel primo trimestre del 1970, mentre i salari orari medi sono solo a 8,7 volte il loro valore di 54 anni fa.

Espresso in termini più pratici, il prezzo medio di vendita di quelle case da $23.900 nel primo trimestre del 1970 rappresentava 7.113 ore di lavoro al salario orario medio. Supponendo un anno lavorativo standard di 2.000 ore, i lavoratori salariati dovevano lavorare 3,6 anni per pagare una casa a prezzo medio.

Con il passare del tempo le politiche pro-inflazione della FED hanno fatto molto per abbassare i prezzi degli asset piuttosto che i salari. Pertanto, al momento dell'arrivo di Greenspan alla FED, dopo il secondo trimestre del 1987, erano necessarie 11.350 ore per acquistare una casa media, cifra salita a 12.138 ore nel primo trimestre del 2012, quando la FED rese ufficiale il suo obiettivo d'inflazione al 2,00%. E dopo ancora un altro decennio di politica monetaria inflazionistica, ora si attesta a poco meno a 15.000 ore.

Il prezzo medio di oggi di una casa, pari a $435.400, richiede 7,5 anni di lavoro standard al salario orario medio, il che significa che i lavoratori ora faticano ben più del doppio rispetto al 1970 per permettersi il sogno di possedere una casa.

Perché mai i nostri stimati banchieri centrali vorrebbero impoverire i lavoratori americani raddoppiando le ore lavorative necessarie per acquistare una casa a prezzo medio? E sì, l’assalto alla classe media è un fenomeno monetario. Non è stato causato dalla monopolizzazione del prezzo delle nuove case da parte dei costruttori, né dalla carenza di terra, legname, vernici o manodopera edilizia durante l'ultimo mezzo secolo.

Al contrario, quando la FED inflaziona il sistema monetario, gli effetti negativi che ne derivano si ripercuotono in modo disomogeneo sui mercati finanziari e sull’economia reale. I prezzi, compresi quelli del lavoro e degli asset, non si muovono di pari passo, perché la concorrenza estera mantiene bassi alcuni prezzi e salari, mentre il calo dei tassi d'interesse reali e i multipli di valutazione più elevati causano di per sé un aumento sproporzionato dei prezzi degli asset finanziari.

Pertanto il tasso di riferimento per tutti i prezzi di quest'ultimi – i titoli del Tesoro statunitense (UST) a 10 anni – è sceso drasticamente in termini reali durante gli ultimi quattro decenni. I tassi reali superiori al 5% durante gli anni ’80 scesero al range del 2-5% durante l’era Greenspan, per poi precipitare ulteriormente, fino allo zero o al di sotto, sulla scia della stampa monetaria dei suoi successori.

Rendimento aggiustato all'inflazione del decennale statunitense, dal 1981 al 2023

Lo scopo dichiarato della tendenza al denaro facile sopra descritta era quello di stimolare maggiori investimenti nel settore immobiliare in particolare, ma ciò non è avvenuto. Il rapporto investimenti immobiliari residenziali/PIL è sceso dalla zona storica del 5-6% prima del 1965 a una media del 4,5% durante il periodo del picco della bolla immobiliare nel 2005. Dopo il crollo durante la Grande Crisi Finanziaria si è attestato ad appena il 3% del PIL prima di rimbalzare irregolarmente al 3,9% nel 2023.

Comunque la si consideri, l’aggressiva espansione monetaria successiva al 1987 non ha stimolato investimenti incrementali nel settore immobiliare su base sostenibile. Invece ha portato a una speculazione alimentata dal debito sul patrimonio immobiliare esistente, facendo salire i prezzi molto più velocemente e più in alto della crescita del reddito e dei salari delle famiglie.

Investimenti in edilizia residenziale in % del PIL, dal 1950 al 2023

Una misura alternativa dell’impatto del denaro facile sugli investimenti immobiliari può essere vista nell’indice del completamento delle abitazioni rispetto alla popolazione statunitense. Dall’inizio degli anni ’70 tale rapporto ha avuto una tendenza costantemente al ribasso e ora si attesta solo al 45% del suo valore di 50 anni fa.

Inutile dire che se il credito ipotecario a basso costo fosse l’elisir che si dice che sia, suddetta tendenza avrebbe dovuto essere verso l'alto. In realtà si tratta di un ripudio dell’essenza stessa della tesi a favore di bassi tassi d'interesse.

Il sistema bancario centrale keynesiano ha sostanzialmente trasformato la classe media americana in schiavi del debito. Per sostenere il proprio tenore di vita a fronte dell’incessante e persistente deprezzamento del potere d’acquisto del proprio denaro e dei propri risparmi, la classe media ha accesso sempre più prestiti in risposta alla falsificazione dei tassi d'interesse da parte della FED.

Indice del completamento delle unità abitative private per la popolazione degli Stati Uniti, dal 1972 al 2023

Nel 1970 il debito ipotecario totale delle famiglie (linea viola) ammontava a $278 miliardi, che rappresentavano solo il 51% del reddito salariale.

Nel corso dei successivi 53 anni il debito ipotecario residenziale ha raggiunto le stelle, a un totale sbalorditivo di $13.000 miliardi nel terzo trimestre del 2023. Sebbene anche i redditi da lavoro salariato siano aumentati considerevolmente durante tale intervallo di tempo, l’aumento del reddito non ha nemmeno lontanamente tenuto il passo con l’aumento del debito.

Sebbene il debito ipotecario sia aumentato di 47 volte durante il periodo sopraccitato – da $550 miliardi nel 1970 agli $11.950 miliardi attuali – i salari sono aumentati solo di 22 volte. Di conseguenza il rapporto tra debito ipotecario delle famiglie e reddito da salario è ora pari al 108%, ben più del doppio del 51% dell’inizio del 1970.

Il problema con i prestiti usati per raggiungere la prosperità è che alla fine diventa una strada senza uscita. In primo luogo entra in scena la Legge dei rendimenti decrescenti derivanti dall’indebitamento e alla fine gli oneri del servizio del debito diventano decisamente debilitanti.

Fattori, i suddetti, sempre più caratterizzanti la storia dei bilanci delle famiglie in America, dove l'esplosione del debito ipotecario sopra descritta è stata aggravata dall'impennata del debito per auto, carte di credito, studenti e altri tipi di consumi. Nel complesso il debito totale delle famiglie ammonta ora a poco meno di $20.000 miliardi.

Debito delle famiglie e reddito da salari e stipendi, dal 1970 al 2022

Inutile dire che ciò rappresenta uno sbalorditivo multiplo di 42 volte rispetto ai $467 miliardi di debito totale delle famiglie (area viola) nel 1970. Allora i salari e gli stipendi delle famiglie (area nera) ammontavano a $560 miliardi, il che significa che il debito di tutti i tipi ammontava a solo l'83% dei guadagni.

Quando Greenspan subentrò alla FED nel 1987, la percentuale era già salita al 120% e da allora non si è più guardata indietro. Attualmente (2022) il debito delle famiglie, pari a $19.400 miliardi, rappresenta  il 171% degli $11.300 miliardi in salari e stipendi registrati.

Il problema con questo aumento nel rapporto di leva delle famiglie (debito rispetto al reddito) è che è stato imposto in modo disonesto. I capi della FED hanno incoraggiato la popolazione a credere che i tassi d'interesse sub-mercato e falsificati degli ultimi decenni fossero sostenibili indefinitamente e che l’inarrestabile aumento del rapporto di leva finanziaria delle famiglie non fosse nulla di cui preoccuparsi.

Ma, ahimè, invece lo è. Adesso l’aumento di 300 punti base (3,00%) dei tassi d'interesse medi già avvenuto da marzo 2022 equivale a $600 miliardi di maggiori spese per interessi delle famiglie, che a loro volta equivalgono a circa il 60% dell’attuale crescita annuale dei salari e degli stipendi. E questo presuppone l’assenza di una recessione. Nel caso di un’inevitabile contrazione il dolore economico sarebbe davvero schiacciante.

Oltre a un calo di $400 miliardi nei salari e negli stipendi in condizioni di recessione, si aggiungerebbero altri $600 miliardi in pagamenti di interessi. Nel complesso le famiglie si stanno dirigendo verso uno shock annuo da $1.000 miliardi o più per il loro tenore di vita.


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I mercati più disfunzionali di oggi: Cina ed Europa

Mar, 16/04/2024 - 10:01

 

 

di Alasdair Macleod

All’indomani dei lockdown nel 2020, il mondo ha fatto registrare una crescita economica molto forte, principalmente un effetto base. Possiamo vederlo nella domanda di materie prime. La domanda di petrolio, ad esempio, ha raggiunto i livelli del 2019 solo alla fine del 2023. Nel 2020 la domanda di petrolio, come quella di altre materie prime, è crollata a un ritmo senza precedenti a causa dei lockdown. Ci sono voluti tre anni di crescita estremamente forte per tornare ai massimi precedenti. Si è trattato di effetti una tantum e in futuro la crescita sarà più in linea con la normale espansione economica mondiale.

Pertanto, a nostro avviso, il 2024 sarà un anno molto diverso rispetto agli ultimi tre anni. La crescita del PIL mondiale ha già rallentato in modo significativo, attestandosi ad appena il 3% lo scorso anno. Per quest’anno gli economisti della Banca Mondiale, del Fondo Monetario Internazionale e delle banche d’investimento prevedono una crescita del PIL simile. Riteniamo che queste previsioni siano troppo ottimistiche. Diverse regioni come l’Europa e la Cina hanno iniziato a rallentare e non ci è chiaro il motivo per cui dovrebbero improvvisamente riaccelerare. Altre regioni, come gli Stati Uniti, hanno ancora un’economia straordinariamente forte. Gli alti tassi d'interesse cominciano a farsi sentire e le due principali regioni che destano preoccupazione restano la Cina e l’Europa.

Per gran parte del XXI secolo, quando il resto dell’economia mondiale era in difficoltà, la Cina è stata il “motore della crescita di ultima istanza”. Lo stato cinese è riuscito a mettere il piede sull'acceleratore e a stimolare la domanda interna quando il suo settore di esportazione soffriva della debole domanda dall’estero. Ciò, a sua volta, ha mitigato la recessione economica in Occidente e l'ha aiutato a riprendersi più rapidamente. Ora, però, l’economia cinese stessa è finita in crisi e gli strumenti utilizzati in passato per stimolare la crescita non funzionano più. Gli economisti sono stati condizionati ad aspettarsi che la Cina venga in soccorso piuttosto che aggravare le difficoltà economiche interne, pertanto le attuali previsioni di un atterraggio morbido e di una riaccelerazione nella seconda metà di quest'anno potrebbero rivelarsi troppo ottimistiche.

Dall’inizio del secolo ogni volta che il resto del mondo si trovava in difficoltà, la Cina è andata avanti. Attraverso misure di stimolo aggressive la Cina ha rafforzato la domanda interna per raggiungere i suoi ambiziosi obiettivi di crescita. A sua volta ciò ha aiutato le economie occidentali in difficoltà, poiché la domanda cinese per i loro beni non ha rallentato. Infatti spesso ha accelerato. Ciò ha avuto un effetto mitigante sulle contrazioni economiche in Occidente e ha aiutato queste economie a riprendersi più rapidamente.

Per essere chiari, l’economia cinese non è stata certamente immune dagli effetti negativi della crescita esterna. Ad esempio, nei primi giorni della grande crisi finanziaria del 2008, la crescita del PIL cinese ha subito un brusco rallentamento, passando da numeri a due cifre a “appena” il 6%. Ma la Cina ha avuto la capacità di disaccoppiarsi completamente dalla recessione che si è verificata in Occidente e lo ha fatto in modo estremamente rapido. Alla fine del 2009 l’economia europea era ancora in contrazione su base annua e quella statunitense era stagnante, mentre la Cina stava già crescendo di nuovo al 12% (Grafico 1). Ciò ha aiutato le economie occidentali a riprendersi più rapidamente, poiché la Cina ha importato più prodotti.

Grafico 1: In passato l’economia cinese non è stata immune dagli shock esterni, ma è riuscita a dissociarsene rapidamente. Fonte: GoldMoney Research, Banca Mondiale

Il rapido ritorno della Cina a una crescita a due cifre non ha aiutato solo le economie occidentali. Quando i prezzi delle materie prime hanno sofferto durante la grande recessione, la Cina ha riempito le sue scorte di materie prime e ciò ha aiutato le nazioni produttrici. I petrostati hanno sofferto meno e, a loro volta, anche la domanda di beni occidentali provenienti da queste regioni ha retto meglio di quanto sarebbe accaduto altrimenti.

Questo effetto è dimostrato nel grafico qui sotto (Grafico 2): la crescita nelle economie sviluppate rispetto alla sovraperformance della Cina (crescita del PIL cinese – crescita dell’economia sviluppata). In poche parole, quando l’Occidente aveva bisogno di una spinta, la Cina gliel'ha data.

Grafico 2: Dall’inizio del secolo la Cina ha fornito una spinta all’economia mondiale quando le economie occidentali ne avevano più bisogno. Fonte: Goldmoney Research, Banca Mondiale

Questo non è più stato vero durante la crisi sanitaria. La Cina ha optato per una linea di politica più estrema rispetto al resto del mondo e, quindi, ci è voluto più tempo affinché l’economia cinese si riprendesse. Una volta che la Cina ha posto fine a tutte le misure anti-Covid, un anno e mezzo fa, gli economisti si aspettavano che l’economia cinese andasse avanti a pieno ritmo.

Queste aspettative non si sono concretizzate. Sebbene l’economia cinese sia riuscita a crescere con numeri a doppia cifra nel 2021, questo è stato semplicemente un effetto di base dei primi lockdown, come abbiamo visto ovunque. Da allora l’economia cinese ha continuato a languire. Sebbene i dati economici ufficiali cinesi vadano presi con le pinze, essi mostrano che l’economia cinese ha subito un significativo rallentamento. Prima del Covid l’economia cinese cresceva almeno del 6% annuo; dopo che il Paese si è fermato a causa dei lockdown e ha iniziato a svegliarsi solo l’anno scorso non è riuscito a tornare ai ritmi di crescita del passato. Nel 2023 il PIL cinese era in espansione solo del 5,2%. Sebbene sia riuscito ad accelerare al 6,3% nel secondo trimestre, è sceso ad appena il 5,2% nel quarto trimestre del 2023.

La questione più urgente riguarda il settore immobiliare. Lo scorso anno la Cina ha vissuto numerosi fallimenti di alto profilo nel settore dello sviluppo immobiliare. Ma non sono solo i promotori immobiliari a vedersela brutta, l'intero settore è allo sbando. Il China Real Estate Climate Index, un indice del sentiment pubblicato dal China National Bureau of Statistics, mostra quello che può essere descritto solo come un crollo del mercato immobiliare cinese (Grafico 3).

Grafico 3: Il sentiment nel mercato immobiliare cinese è al punto più basso sin dalla nascita dell'indice. Fonte: Ufficio nazionale cinese di statistica

Il settore immobiliare cinese si trova ad affrontare enormi problemi strutturali mentre guardiamo indietro a due decenni di cementificazione. Secondo i dati della Banca Mondiale, nei dieci anni fino al 2021 la Cina ha aggiunto ogni anno 1.250 milioni di metri quadrati di nuove proprietà residenziali. Ciò equivale a 125 milioni di nuovi appartamenti con una dimensione di 100 metri quadrati (secondo Bloomberg la casa media cinese è di circa 90 metri quadrati). Altre fonti come Statista suggeriscono che in questo arco di tempo sono stati aggiunti circa 75 milioni di appartamenti. Allo stesso tempo la popolazione cinese è cresciuta di soli 63 milioni. Ciò che rende tutto ciò ancora più problematico è che la popolazione cinese ha raggiunto il picco nel 2021 e da allora sta diminuendo (Grafico 4).

Grafico 4: la popolazione cinese ha raggiunto il picco nel 2021 ed è ora in netto declino. Fonte: Ufficio nazionale di statistica cinese

Per molto tempo ciò non ha avuto importanza per i prezzi degli immobili, poiché i cinesi acquistavano immobili a fini d'investimento piuttosto che come luogo in cui vivere. Pertanto le esigenze abitative effettive non hanno avuto molta importanza per la domanda di immobili di nuova costruzione e, di conseguenza, per i prezzi. Gran parte delle unità di nuova costruzione non sono mai state occupate.

Sembra, però, che la realtà abbia finalmente raggiunto il mercato immobiliare cinese. Da anni circolano segnalazioni di intere città fantasma, ma fino a poco tempo fa ciò non aveva un grande impatto sul ritmo delle nuove costruzioni; ora invece sembra che la bolla stia finalmente scoppiando. Secondo la Banca Mondiale (Grafico 5) ​​la costruzione di nuove costruzioni è in netto calo.

Grafico 5: I nuovi progetti edilizi in Cina sono nettamente inferiori. Fonte: Banca Mondiale, Goldmoney Research

Ciò crea gravi guai per Pechino. In passato, quando l’economia incontrava un intoppo, la Cina stimolava con successo l’economia tramite il settore edile, ma ora gli acquirenti potrebbero non essere più attirati.

Il malessere economico si riflette anche nei prezzi delle azioni cinesi. Il CSI 300, il principale indice blue-chip cinese, è in netto calo rispetto ai massimi (Grafico 6). Anche se i prezzi azionari non sono necessariamente indicativi dell'economia sottostante, il lento crollo del mercato azionario cinese è in netto contrasto con gli indici dei mercati azionari occidentali, molti dei quali hanno raggiunto nuovi massimi nelle ultime settimane.

Grafico 6: Il mercato azionario cinese è sceso nettamente dai suoi massimi. Fonte: Goldmoney Research

Ciò è particolarmente significativo perché il governo cinese ha adottato diverse misure negli ultimi mesi, non solo per stimolare l’economia, ma soprattutto per sostenere i prezzi degli asset finanziari. Il fatto che finora abbia fallito indica che i problemi economici sottostanti sono decisamente gravi.

Anche se quanto sopra descritto suggerisce che la Cina non verrà in soccorso qualora l’Occidente ne avesse bisogno, finora i problemi economici della Cina non si sono ancora riversati sui Paesi sviluppati. I problemi del mercato immobiliare sono principalmente legati alla crescita, poiché il settore rappresenta gran parte del PIL cinese e dà lavoro a molte persone, ma non abbiamo ancora assistito a importanti correzioni dei prezzi. Nel mese di febbraio i prezzi degli immobili sono scesi per l'ottavo mese consecutivo, ma sono in calo solo dell’1,4% su base annua. Se i prezzi scendessero ulteriormente, prevediamo che anche i consumi cinesi inizieranno a soffrirne.

La ragione risiede nell’importanza del settore immobiliare per la ricchezza delle famiglie cinesi. Secondo i dati economici di Bloomberg, il 70% del patrimonio familiare cinese è vincolato al settore immobiliare. Ogni calo del 5% dei prezzi immobiliari spazzerà via circa $2.700 miliardi di ricchezza delle famiglie. Dato che il settore immobiliare è una parte essenziale della ricchezza delle famiglie cinesi, sarà molto difficile cercare di far ripartire l’economia stimolando i consumi interni in un contesto del genere. Le persone che sentono di diventare più povere non vogliono spendere più soldi in beni non d'investimento, non importa quanto il proprio governo voglia stimolarli a farlo.

Finora non abbiamo visto grandi effetti di ricaduta del crollo immobiliare sulla domanda cinese di beni esteri. Tuttavia in alcuni settori si registrano segnali chiari: l’area più visibile che manca agli acquirenti cinesi è il settore dei beni di lusso. Essi costituiscono una quota significativa nel mercato mondiale degli articoli di lusso: ad esempio, secondo Statista la Cina rappresentava una quota maggiore del segmento totale degli orologi di lusso rispetto ai successivi 3 Paesi messi insieme (Grafico 7).

Grafico 7: La Cina ha la maggiore domanda di orologi di lusso a livello mondiale. Fonte: Statista, Goldmoney Research

Secondo vari indici di prezzo, i prezzi degli orologi di lusso sul mercato secondario sono diminuiti del 25-35% rispetto al picco del 2022. Prove aneddotiche suggeriscono che anche la bolla degli articoli di moda di lusso, come le borse firmate, di cui alcune sono state vendute a un prezzo di vendita superiore a quello ufficiale sul mercato secondario, si sta sgonfiando. Inoltre anche i prezzi per i segmenti più costosi dei vini francesi sono in netto calo rispetto al loro picco (Grafico 8).

Grafico 8: I prezzi dei vini di lusso francesi hanno registrato una tendenza al ribasso. Fonte: Live-ex

Sebbene il mercato mondiale degli articoli di lusso non sia sufficientemente ampio da creare problemi economici nei soli Paesi produttori (e, cosa ancora più importante, la domanda di nuovi articoli supera ancora l’offerta, consentendo a questi marchi di continuare ad aumentare i prezzi e vendere quanto scelgono di produrre), è indicativo che i cinesi non spendano più i loro soldi come facevano in passato. Se e quando ciò si estenderà ad altri settori è ancora da vedere.

Un settore che continuiamo a monitorare è quello automobilistico. Le case automobilistiche cinesi producono quasi 30 milioni di unità all’anno, circa un terzo della produzione automobilistica mondiale. Se gli acquirenti cinesi iniziassero a rifuggire dall’acquisto di nuove auto, i produttori in un primo momento spingerebbero queste auto sul mercato mondiale, intensificando la pressione competitiva per i produttori occidentali, ma alla fine avrebbero bisogno di ridurre la produzione abbassando così la quota delle importazioni di materie prime.

Febbraio ha visto un significativo calo delle vendite rispetto all’anno precedente. Sebbene non sia insolito osservare un calo anno su anno nelle statistiche sulle vendite di automobili cinesi per un mese (Grafico 9), ciò diventerebbe più preoccupante se lo vedessimo ripetersi per diversi mesi.

Grafico 9: A febbraio le vendite di automobili cinesi sono diminuite rispetto all'anno precedente. Fonte: Centro cinese di tecnologia e ricerca automobilistica, Associazione cinese dei produttori automobilistici, Goldmoney Research

A nostro avviso i problemi economici della Cina sono lungi dall’essere risolti. Il settore immobiliare dovrà attraversare una fase di consolidamento pluriennale e temiamo che il calo dei prezzi osservato finora sia solo l’inizio. Si tratta di un punto di svolta per il resto del mondo e riteniamo che la maggior parte degli economisti occidentali non ne abbia compreso appieno le implicazioni. In passato l’impegno della Cina nei confronti della crescita ha fatto sì che, durante i periodi di rallentamento economico o di recessione nel mondo occidentale, la Cina rilanciasse la propria economia interna dando un certo sollievo alle industrie di esportazione nel resto del mondo. Di ciò hanno beneficiato soprattutto i Paesi esportatori di materie prime, ma anche gli esportatori di beni industriali hanno visto una forte crescita dei loro prodotti mentre le esportazioni verso i Paesi vicini sono diminuite.

Se entrassimo ora in una recessione mondiale, questo sostegno cinese con ogni probabilità non esisterebbe. La Cina dovrebbe trovare nuovi modi per sostenere la propria economia, anche se il settore edile non è più trainante. Anche se riuscissero a stimolare nuovamente l’economia interna, ciò non avrebbe lo stesso effetto sul resto del mondo come avvenuto in passato. Nel peggiore dei casi i problemi economici della Cina si intensificheranno, proprio nel momento in cui gli alti tassi d'interesse iniziano a incidere pesantemente sull’Europa. E infatti l'altra regione in grande difficoltà è proprio l'Europa.

Il PIL delle economie europee ha registrato una forte tendenza al ribasso per gran parte dello scorso anno. La Germania è in una leggera recessione ormai da un anno e altri Paesi, come Francia e Italia, hanno resistito meglio, ma ora sono anch’essi vicini alla recessione. L’Eurozona nel suo insieme mostra ancora una crescita del PIL (appena) positiva, ma ora è al livello più basso dall’uscita dai lockdown (Grafico 10).

Grafico 10: Il PIL delle economie europee ha registrato un forte trend al ribasso. Fonte: Goldmoney Research

Anche gli indici PMI hanno fatto registrare una tendenza al ribasso ed essi indicano le tendenze economiche. Sono compilati intervistando i manager nei settori manifatturiero e topografico, e viene chiesto se le cose stanno migliorando o peggiorando. Un numero superiore a 50 significa espansione rispetto al mese precedente, un numero inferiore significa contrazione e 50 significa nessun cambiamento. Gli indici PMI compositi europei (manifatturiero e servizi) indicano una contrazione sin dalla metà dello scorso anno. Sebbene alcuni Paesi abbiano fatto registrare una leggera ripresa rispetto ai minimi degli ultimi mesi, si trovano ancora in territorio di contrazione, anche se a un ritmo più lento (Grafico 11).

Grafico 11: Gli indici PMI compositi europei indicano una contrazione. Fonte: Goldmoney Research

Gli indici PMI manifatturieri mostrano un quadro pessimo. Lo scorso anno hanno fatto registrare una forte contrazione e riteniamo che ciò sia dovuto principalmente allo shock energetico. Da allora i prezzi europei dell’energia sono scesi drasticamente e sono vicini ai livelli storici, ciononostante gli indici PMI manifatturieri europei indicano ancora una contrazione (Grafico 12).

Grafico 12: Gli indici PMI manifatturieri europei mostrano una forte contrazione. Fonte: Goldmoney Research

È interessante notare che questo contesto economico debole non ha ancora comportato un aumento della disoccupazione. Tra le maggiori economie europee solo la disoccupazione tedesca è aumentata, ma è ancora ben al di sotto dei livelli successivi ai lockdown, e molto al di sotto dei livelli post-crisi finanziaria (Grafico 13).

Grafico 13: Il debole contesto economico in Europa non ha ancora portato a un aumento della disoccupazione. Fonte: Eurostat, Goldmoney Research

Questo non è insolito per l’Europa. A differenza degli Stati Uniti l’occupazione è fortemente in ritardo rispetto alla contrazione economica e questo è probabilmente il risultato di leggi sul lavoro molto più rigorose.

È importante sottolineare che l’Europa non sta uscendo da una recessione, mentre invece essa è appena iniziata. I prezzi europei del gas e dell’elettricità sono scesi dell’80-90% rispetto a un anno fa e sono vicini al range storico e a prima vista ciò potrebbe suggerire che la carenza energetica che ha portato agli attuali problemi economici sia ormai alle nostre spalle. Ma il motivo per cui i prezzi dell’energia sono più bassi è perché la domanda si è contratta tanto. Sebbene il settore industriale abbia svolto un lavoro straordinario nell’attuazione di misure di efficienza energetica, gran parte di questa distruzione della domanda energetica industriale è dovuta alla chiusura permanente della capacità produttiva poiché la produzione ad alta intensità energetica si è spostata altrove. Questo significa che la normalizzazione dei prezzi energetici europei non significa che anche l’economia europea tornerà alla normalità. Se così fosse, tornerebbe a far capolino anche la carenza di energia. A nostro avviso è più probabile che in futuro l’effetto della perdita di capacità produttiva avrà effetti di ricaduta sul resto dell’economia. Ci aspettiamo che la disoccupazione aumenti in futuro e ci aspettiamo anche un rallentamento, o addirittura una contrazione, in altri settori oltre a quello manifatturiero.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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NATO: è tempo di eliminare il serpente nel giardino degli Stati Uniti

Lun, 15/04/2024 - 10:10

 

 

di Tom Luongo

Il trambusto della scorsa settimana a Bruxelles ha visto i ministri degli Esteri della NATO emergere dalle loro buche sottoterra in cerca di cibo ora che il clima si sta riscaldando per la primavera.

E portavano con sé un messaggio: più per loro e meno per noi. Sono pronti a rubarci il cibo dalle bocche, i figli dalle nostre case, per dare all’Ucraina l’aiuto di cui ha bisogno e sconfiggere la Russia in una guerra che solo loro vogliono.

Per raggiungere questo obiettivo strangolerebbero il processo politico interno; tradirebbero il loro ruolo di diplomatici parlando con lingue biforcute, confondendo le condizioni del dialogo con la Russia e porre fine ai combattimenti.

Il messaggio della politica estera della NATO è semplice: “Prima facciamo la guerra, poi parliamo”. I fatti sul campo non contano; i deficit di bilancio non contano; il crollo del sostegno pubblico all’Ucraina non ha importanza. Tutto ciò che conta è ciò che vogliono queste persone.

E vogliono la guerra, ma allo stesso tempo non ammetteranno mai che questo è esattamente ciò che vogliono.

Stoltenberg ha superato di un anno la sua data di scadenza e a questo punto è ancor di più un’anatra zoppa rispetto al presidente francese Emmanuel Macron. Il problema per coloro che di fatto gestiscono la NATO è che non riescono a mettersi d'accordo sul chi dovrebbe sostituirlo... un neoconservatore britannico, o un neoliberista olandese?

Nella stessa settimana in cui i ministri della Difesa francese e russo hanno avuto una franca conversazione sull’Ucraina, sull’attacco di Mosca contro i civili e su quanto velocemente la Russia vaporizzerà le truppe francesi inviate in battaglia, ci viene offerto il completo abbandono di ogni pretesa diplomatica.

E anche così, se Mark Wauck e Alex Mercouris hanno ragione, suddetta discussione è stata più uno sforzo diplomatico di qualsiasi altra cosa proveniente da Bruxelles.

Mercouris, ovviamente, ha molto altro da dire, ma questo è il punto: i russi sono stati costretti a entrare in questa guerra, ma ora che ci sono dentro, la fanno per vincere. Mercouris riassume la situazione così:

I russi non subiscono alcuna pressione per negoziare. Stanno vincendo la guerra e lo sanno. L’Occidente, se vuole evitare un disastro geopolitico – ciò che rappresenterebbe una sconfitta in Ucraina – deve parlare con i russi. Ma avanzare proposte incomplete, come un ritorno a Istanbul o un conflitto congelato, non porterà da nessuna parte. Ciò non farà altro che infastidire ancora di più i russi. La cosa logica e giusta da fare è chiedere ai russi cosa vogliono esattamente in Ucraina e vedere se è possibile per incontrarsi a metà strada. È diplomazia ovvia e basilare.

È passato talmente tanto tempo qui negli Stati Uniti dal momento in cui abbiamo avuto un Segretario di Stato che non fosse determinato a entrare in guerra contro Russia, Iran, o Cina (o tutti e tre contemporaneamente) che abbiamo dimenticato cosa significhi essere diplomatici.

Pensateci: la triste tecnica di Antony Blinken fa addirittura rimpiangere i giorni di Condoleeza Rice.

La differenza tra allora e oggi è che Putin non aveva detto alla NATO di “andare al diavolo”.

Qualcuno infatti ricorda che nel 2007 Vladimir Putin fu invitato a parlare alla Conferenza annuale sulla sicurezza di Monaco. Allora era altrettanto disposto a dire all’Occidente quello che avevano bisogno di sentire piuttosto che quello che volevano sentire, ma almeno facevamo finta di ascoltarlo.

Blinken è competente solo nel ruolo di anti-diplomatico e il motivo per cui è peggio della Rice, o addirittura di Hillary Clinton, è che non è nemmeno coerente. Dopo l'attacco terroristico a Mosca ha pronunciato parole sull'adesione dell'Ucraina alla NATO sapendo che questa è la strada verso una guerra degli Stati Uniti contro la Russia.

Ma Mercouris e Wauck credono entrambi che si tratti di una sorta di bluff da parte di Blinken. Mi piacerebbe credere che abbiano ragione. Il consigliere Jake Sullivan che si rompe una costola e cancella il suo viaggio in Arabia Saudita va nella direzione opposta. Voglio dire, c'è un'alta probabilità che ciò accada quando “si cade dalle scale” o qualunque scusa uno voglia mettere.

Così come circolano voci secondo cui gli Stati Uniti avrebbero detto all'Iran che non si arrabbieranno se quest'ultimo colpirà duramente Israele come rappresaglia per l'attacco all'ambasciata iraniana a Damasco. I cittadini israeliani sembrano credere a questa voce, cercando le uscite, facendo scorta di carta igienica, ecc.

Oggi possiamo vedere cosa c'è di fondamentalmente sbagliato nella NATO.

NATO’s 75th … a Foreign Ministers’ meeting … and what needs to happen next pic.twitter.com/bvat4wu84C

— David Cameron (@David_Cameron) April 4, 2024

Con tutto il rispetto per Macron, chi altro sta producendo questo livello di propaganda? Chi guida sempre questo autobus verso il bordo del precipizio? Chi eserciterà maggiori pressioni sul presidente Mike Johnson affinché faccia passare alla Camera il disegno di legge sugli aiuti all'Ucraina che invece ha tenuto a bada per quasi 6 mesi?

Esattamente chi vi aspettereste se aveste ancora tre cellule cerebrali funzionanti e una conoscenza fugace di qualcosa noto come “storia”.

L'unica cosa positiva che ho da dire sulla resurrezione politica di David Cameron è che non è Winston Churchill.

Non so voi, ma io sono stanco di scrivere e dire che la NATO non è più adatta allo scopo sin dalla fine della Guerra Fredda. Ma se le cose stanno così, allora perché ha ottenuto un nuovo quartier generale, nuovi membri e tutti i leader occidentali che gridano per avere più soldi?

Sappiamo tutti perché e questo è il problema fondamentale.

La NATO è l’alleanza da cui i Padri Fondatori ci mettevano in guardia già nel XVIII secolo ed è giunto il momento di trovare una via d'uscita dalla trappola che rappresenta l'appartenenza a essa. Come deterrente contro future aggressioni, la NATO può essere vista come una cosa necessaria; come tutte le organizzazioni che si trovano ad affrontare la fine della propria vita, però, ha dovuto trovare nuovi modi per mantenere la propria rilevanza dopo che abbiamo dissanguato l’URSS con un’abile combinazione di spese per la difesa e $8 al barile di petrolio.

Questo è anche il motivo per cui la Guerra Fredda non è mai veramente finita. Ha semplicemente cambiato pelle e con essa la NATO. Il problema con la maggior parte delle analisi sul conflitto attuale è che siamo tutti bloccati (me compreso a volte) all’interno della struttura dello Stato-nazione.

Gli Stati Uniti ne hanno bisogno; il Regno Unito ne ha bisogno; la Russia ha bisogno di qualcos’altro.

Ma questo quadro è inadeguato per descrivere tutto ciò che sta accadendo, a meno che non si mappi l’unità geografica con la fazione globalista dominante all’interno di ciascuna regione dell’Occidente. E ognuna di loro ha programmi e obiettivi molto diversi rispetto a Ucraina e Russia.

Ne ho scritto la scorsa settimana e vale la pena di ripeterlo:

L’Ucraina è diventata fisicamente il campo di battaglia a qualsiasi livello. Gli Stati Uniti e il Regno Unito, attraverso la loro influenza in Polonia e nei Paesi Baltici, sono stati usati dall'UE per fomentare questa guerra. Portarli in bancarotta (insieme alla Russia) attraverso il conflitto li costringe a tornare ad essere fonti di materie prime a basso prezzo, mentre vengono esportate leggi e regole dell’UE in quei luoghi che hanno il privilegio (dal loro punto di vista) di fare affari con essa.

Dal punto di vista di tutti e tre i giocatori, se l'Ucraina batte la Russia, allora è vittoria per tutti. Alla fine Putin verrà deposto, la Russia sarà umiliata e avrà inizio la tanto desiderata disgregazione del loro impero. L’Europa ottiene il suo Grande Reset; il Regno Unito riesce a mantenere il controllo sull’impero marittimo, rivendicando il controllo della NATO sul Mar Nero e costringendo i produttori di petrolio arabi a rimettersi in riga; gli Stati Uniti riescono a sfruttare la caduta della Russia per indebolire la Cina e fermare l’ulteriore integrazione dei BRICS.

In breve, il mondo tornerebbe agli anni ’90, quando tizi come Bill Browder andavano in giro a comprare tutto e gli oligarchi russi, messi in riga da Putin, spadroneggiavano. Fukuyama avrebbe infine ragione.

Ma, come ho detto, il vero obiettivo di questa guerra non è solo conquistare la Russia, ma anche far sprofondare gli Stati Uniti, facendoli pagare i costi per combattere una guerra che non sono in grado di sostenere.

La NATO non può e non deve sopravvivere a queste tensioni se le sue vittime designate, Russia/Cina/Iran, combattono anche lontanamente con competenza.

Tutti capiscono che questa è una corsa contro un orologio politico ed economico che in Occidente sta rapidamente scendendo fino a zero. Tutto ciò che la Russia deve fare è continuare a ottenere conquiste territoriali in Ucraina, l’Iran non reagire in modo eccessivo alle provocazioni di Israele e la Cina ignorare le lamentele sui dazi e su Taiwan.

E tutto ciò che gli americani, stanchi di tutto questo, devono fare è tenere chiuso il rubinetto monetario alla NATO e all’Ucraina, per quanto politicamente possibile.

Questo è il motivo per cui stiamo assistendo a tutta una serie di pressioni da parte del Regno Unito e dell’UE affinché gli Stati Uniti si concentrino nuovamente sull'Ucraina. È per questo che tutti a Capitol Hill odiano il presidente Mike Johnson e perché i coltelli sono puntati contro di lui da tutte le parti, compreso il suo stesso partito.

Sì, sto guardando proprio te, Marjorie Taylor Greene...

Gli Stati Uniti stanno chiaramente cercando un modo per districarsi da questo pasticcio, anche se tutto ciò che le vipere di K-Street vogliono è che ci si scateni contro la Cina.

L’analisi costi/benefici per gli Stati Uniti, soprattutto in un anno elettorale, non quadra. E non c’è alcun effetto leva reale che l’Europa possa applicare agli Stati Uniti se non attraverso più soldi ai politici venduti a Washington.

Per tutti i motivi di cui parlo da sei anni, i ricordi della Seconda Guerra Mondiale stanno svanendo. Le generazioni di americani impresse nella menzogna della Pax Americana del secondo dopoguerra stanno morendo (boomer) o non se ne preoccupano più, semmai se ne sono preoccupati (Generazione X).

I millennial e gli “zoomer” non sono coinvolti in questa mitologia, sanno che le loro teste sono sul ceppo.

Niente di tutto questo è nel loro interesse. Gli Stati Uniti, in quanto nazione in guerra con sé stessa, proveranno un’ultima volta quest’autunno a votare per uscire dall’Europa prima che la situazione qui diventi brutta. Ascoltate di nuovo attentamente l'arringa di Cameron: c’è una minaccia implicita non solo nel linguaggio ma anche nella sua messa in scena.

Attenzione, gente, queste persone sono nemiche di tutto ciò che è buono e dignitoso nel mondo. Abbiamo un sacco di serpenti qui negli Stati Uniti che eseguono gli ordini che vengono dati loro, vendendoci vecchie bugie e agendo al di fuori dei limiti della legge.

Ma ciò che sta diventando ovvio è che l’era della guerra extra-curriculare statunitense è finita. Molte persone si rifiutano di guardare la copertina del rapporto del TPS per paura di “capire l'antifona”.

Purtroppo la maggior parte di loro lavora alla NATO e non si stanno risparmiando nel loro vandalismo.


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Le criticità che stanno affossando l'Eurosistema

Ven, 12/04/2024 - 10:05

 

 

di Francesco Simoncelli

Quali sono le vere minacce che l’Europa deve affrontare? Non c'è bisogno di un'analisi eccessivamente approfondita, sono anche disponibili nei libri di storia e possono essere ridotte a due principali: guerra e bancarotta (inflazione). Fare la guerra richiede nemici, che alla fine ti umiliano e la spesa in eccesso, nel frattempo, distrugge la tua economia. Le guerre costano denaro e devono essere finanziate in qualche modo: tasse, prestiti e inflazione. I deficit diventano una routine per rendere più facile agli stati accedere ai prestiti e gli investitori, temendo l’inflazione e desiderosi di trarre vantaggio dai tassi più alti nell’economia reale, si ritirano dalle aste del debito pubblico. Ciò lascia la banca centrale come unica fonte di finanziamenti e la stampante monetaria come l’unico modo per ottenerli.

Il punto centrale di avere decisori è che esse possano (presumibilmente) prendere decisioni migliori, per conto del pubblico, rispetto alla gente comune. Hanno dimostrato la loro superiorità diventando più ricchi e più potenti, più istruiti, con posizioni di maggiore responsabilità rispetto al resto di noi. Il grande economista italiano, Vilfredo Pareto, lo spiegò chiaramente: decide il 20% più ricco,l’80% più povero si adegua. Sempre.

Le élite vengono elette e nominate a vari incarichi nella burocrazia. Sono anche nei consigli di amministrazione di grandi aziende, insegnano in prestigiose università e scrivono articoli su riviste e libri in cui dicono al resto di noi cosa pensare. Ecco perché sono loro a decidere. Ma perché, allora, hanno preso alcune delle peggiori scelte della storia? Avrebbero potuto semplicemente decidere di fare quello che fa ogni capofamiglia: pareggiare il bilancio. Niente più deficit, limitare la spesa in rapporto alle entrate, ecc. Queste due semplici cose avrebbero ammansito il problema del debito oggi e non si dovrebbero accendere prestiti solo per pagare gli interessi su di esso, senza contare che non ci troveremmo di fronte ad una catastrofica crisi del debito.

Un’economia sana/onesta funziona quando le persone scambiano beni e servizi con denaro e poi usano quest'ultimo per acquistare beni e servizi da altri. Si tratta di un sistema in cui i vantaggi sono reciproci: stanno tutti meglio. Per quanto possa sembrare innocuo distorcere un singolo elemento di questa semplice equazione, il denaro, invece questa azione apparentemente superficiale ha un effetto domino devastante, andando a incrinare il rapporto tra acquirenti e venditori. Alcune persone non devono più dare per avere, devono solo mettere le mani su questo “nuovo denaro” a buon mercato. Non sorprende quindi che dal 2009 al 2023 il tizio con un hedge fund, una IPO, una SPAC, un capitale di rischio, o semplicemente un portafoglio d'investimenti abbia visto le sue azioni aumentare dell'87% al netto dell'inflazione. Il povero lavoratore, invece, ha depositato i suoi risparmi su un conto bancario, non ha incassato quasi alcun interesse e il suo valore reale è crollato del 45%.

E ora i lavoratori di tutto il mondo stanno perdendo la fiducia nei loro leader. Non c'è da sorprendersi se in prossimità delle elezioni europee ritornano storielle già confutate riguardo i presunti “bot russi”, o l'arruolamento di clown nel mondo della musica per spingere i giovani a votare. Perché? Perché le decisioni prese dalle élite si sono rivelate un fallimento dietro l'altro: Iraq, Afghanistan, Patriot Act, salvataggi bancari, tassi a zero per 10 anni, incentivi verdi, lockdown, piani parlamentari per ridurre l'inflazione, DSA, DMA, regolamentazione pervasiva in ogni angolo del commercio, ecc. Non fare nulla sarebbe stato di gran lunga preferibile. Le élite sono stupide? Perché hanno preso così tante decisioni sbagliate? Ho battuto su questo punto molte volte, ma eccone un altro: sebbene il futuro sia imprevedibile, le cose seguono degli schemi. Il potere corrompe, come ci ricorda Lord Acton, e c’è sempre un’élite che prende il controllo di una società. Nel corso del tempo questi “decisori” presumibilmente più intelligenti trovano il modo di rendere la propria vita più ricca, più sicura, o più illustre. Le guerre sono una perdita per la gente comune, non solo dal punto di vista economico ma soprattutto dal punto di vista delle vite umane perse... la maggior parte, se non tutte, sono quelle di coloro nei loro ranghi. Sono invece molto amate dall’industria bellica: piovono soldi nel loro settore e le loro azioni in borsa volano. Non solo, sono anche un ottimo modo per riciclare denaro. Regalie e sprechi fanno ben poco per aiutare la gente comune, ma sono ottimi per i parassiti, i truffatori e gli addetti ai lavori.

Alla luce di tutto ciò, perché la gente comune dovrebbe continuare ad andare d'accordo con le élite? Perché dovrebbe continuare credere a una sola parola di gente come la Von der Leyen? In particolar modo sulla scia della torbida questione che ruota attorno alla sua persona riguardo il caso Pfizergate. Anche ammettendo che esistano questi “bot russi”, davvero sono loro il problema alle prossime elezioni europee o lo scetticismo montante tra la gente comune dovuto al comprovato fallimento di politici, ammanicati, burocrati e addetti ai lavori a più livelli?

Ognuno, poi, recita il suo ruolo nel glorioso teatro della storia. Anche la gente comune, in un impero tardo e degenerato, ha le sue piccole parti: può ammutinarsi di fronte ai suoi generali incompetenti, o portarli in “trionfo”. Nel caso specifico rieleggere politici idioti, esultare per la propria distruzione e baciare gli stivali che li hanno presi a calci.


LA CRISI (MAI SOPITA) EUROPEA

Non c'è fallimento più grande, poi, di quello mostrato dalle regole di Maastricht in termini di sostenibilità economica e fiscale. Anzi, la situazione attuale richiederebbe ristrettezza fiscale e di bilancio, mentre invece ciò che abbiamo visto è un continuo emendare le regole del patto di stabilità. Senza un approvazione all'unanimità non si può cambiare il Trattato di Maastricht e sostituirlo con uno nuovo, ciononostante siamo stati abituati, soprattutto negli ultimi 4 anni, a vedere un aggiramento di quelle norme auto-imposte quando non erano più in sintonia con la realtà economica. Sin dal primo referendum in Irlanda per la sua adesione all'UE, il motto è stato “le regole sono sacrosante... finché non cozzano con i nostri obiettivi reali”. E infatti le leggi economiche, per quanto possano essere aggirabili, lavorano in background per ricordare la loro apoditticità. Leggiamo da Eurointelligence:

Nel nostro ultimo briefing prima della pausa pasquale vorremmo allertare i nostri lettori su un tema che ci preoccupa da tempo: la possibilità di un'altra crisi finanziaria in Europa. In generale siamo stati moderati nel lanciare segnali di tal genere. La principale eccezione è stata la crisi finanziaria mondiale e la sua cugina, la crisi del debito sovrano dell’Eurozona. Circa quindici anni dopo qui in Europa assistiamo a un’altra crisi finanziaria: una crisi del modello sociale e politico europeo con profonde conseguenze per la stabilità fiscale e finanziaria.

Il canarino nella miniera è il superamento dei deficit di bilancio in Francia e Italia, rispettivamente superiori al 7% e al 5% per il 2024. Questi numeri sono un sintomo, non una causa. Dietro a tutto ciò c’è la mancanza di crescita economica necessaria per sostenere il modello sociale europeo. La politica fiscale della Germania non potrebbe essere più diversa da quella di Francia o Italia, eppure la Germania è afflitta dallo stesso identico problema. [...]

Il modello europeo è stato alimentato da aziende oligopolistiche, fortemente sostenute dallo Stato attraverso una regolamentazione che ha inclinato la parità di condizioni a loro favore. L’industria automobilistica tedesca è un classico esempio e tutti lo hanno seguito. [...]

Ciò che sta uccidendo questo modello è un cambiamento nella tecnologia e nella frammentazione geopolitica. Tra i due diremmo che il primo è il più importante. Sempre più funzioni della nostra vita, che prima erano riservate a processi puramente meccanici, sono completamente o parzialmente digitalizzate. Le barriere all’ingresso sono crollate. La Cina è passata da zero a leader mondiale delle auto elettriche.

Le aziende europee non generano più profitti sufficienti per alimentare il modello sociale e per finanziare la ricerca a lungo termine. [...] Non sorprende che l’Europa abbia solo pochissime aziende tecnologiche.

In breve, il modello oligopolistico della vecchia tecnologia europea non funziona più in un mondo digitale. Abbiamo parlato dei tentativi dell’UE di contrastare gli sviluppi tecnologici attraverso la regolamentazione, ma questo è un modo per affrontare i sintomi, non le cause.

Dopo i molteplici shock mondiali di questo decennio, le conseguenze del declino tecnologico dell’Europa si traducono in tassi di crescita potenziale più bassi. L’Italia è arrivata prima: la crescita della sua produttività è stata vicina allo zero da quando ha aderito all’euro. La crescita della produttività del Regno Unito è crollata dopo la crisi finanziaria mondiale e da allora non si è più ripresa. È improbabile che la crescita della produttività tedesca si riprenda; il Consiglio tedesco degli esperti economici prevede una crescita potenziale di circa lo 0,5% fino alla fine di questo decennio. Con una crescita della produttività così bassa, il modello europeo è diventato finanziariamente insostenibile. Non sorprende che il sistema politico si stia frammentando ovunque. La tesi a favore dei deficit in Francia, ad esempio, è che sono necessari per mantenere Marine Le Pen fuori dai posti di comando. Ciò significa che persisteranno.

Ci aspetta una crisi fiscale, causata da una combinazione di calo della crescita della produttività e stallo politico. La tecnologia è la causa principale del declino; la geopolitica è ciò che l’ha accelerato. Le soluzioni che abbiamo sostenuto nel corso degli anni – una capacità fiscale comune, un’unione dei mercati dei capitali, appalti congiunti per la difesa per neutralizzare l’aumento della spesa per la difesa – sono più lontane che mai. A meno che uno di questi parametri non cambi, una crisi finanziaria è uno scenario molto plausibile.

In breve, l’UE è disfunzionale e questo è il VERO problema, non la tecnologia di per sé. L’euro stesso, con un tasso d'interesse comune, è fondamentalmente difettoso. Aziende come Alphabet, Meta, Microsoft e Apple non potrebbero esistere nell’UE perché, in nome della concorrenza e della diversità, essa le ucciderebbe prima che diventino abbastanza grandi da avere importanza. Le norme dell’UE rendono impossibile risolvere il problema di fondo e la tecnologia, inclusa l’intelligenza artificiale, e la geopolitica lo stanno semplicemente aggravando: l’UE è disfunzionale per sua natura. Senza risorse energetiche in grado di fornirle indipendenza energetica, senza capitali finanziaria in grado di fornirle indipendenza finanziaria, senza indipendenza tecnologica in grado di fornirle un bacino di valore aggiunto da cui attingere nei momenti di stress industriale. Se la BNS non avesse abbassato simbolicamente i tassi di recente, avanzando la scusa di voler anticipare le altre banche centrali in modo da non far apprezzare troppo il franco svizzero, la BCE sarebbe stata travolta entro giugno da un selloff senza precedenti sull'euro. Tra la BNS che abbassa i tassi e l'attacco speculativo allo yen, dove gli speculatori (sono pronto a scommettere europei) credono poco alla temerarietà della BOJ, la Lagarde può tirare (temporaneamente) un sospiro di sollievo nonostante la linea di politica di Powell sui tassi.

Lei stessa, in una delle ultime relazioni della Banca centrale europea, non può far altro che ammettere la debolezza dell'economia europea nel suo complesso... e in base a quanto descritto finora “debolezza” è un eufemismo. Inoltre non possiamo dimenticare l'assenza di risorse militari in grado di fornire indipendenza militare all'UE. Senza mezzi termini, l'Europa è disarmata e non è in grado di fronteggiare eventuali minacce solo con le proprie forze. L'emissione di bond di guerra mira, tra le altre cose, a mettere una toppa a questa mancanza fatale. L'obiettivo è quello di creare un esercito europeo e cestinare la NATO, che attualmente è solamente un'appendice degli USA e grazie a ciò colpire ulteriormente la credibilità di quest'ultimi. Non dimentichiamo, infatti, l'attuale guerra intestina in Occidente tra USA ed Europa.

Date queste premesse, Powell non ha fretta e nemmeno la Russia ha fretta, soprattutto perché l'Europa stessa sta facendo un buon lavoro per auto-distruggersi. Nel frattempo la Russia acquisisce esperienza militare sul campo, a costo di qualche unità persa o mezzo perso; invece l'Europa non ha guadagnato nulla dalla sua campagna a sostegno della guerra in Ucraina. Nessuna esperienza sul campo, nessun ritorno economico dai soldi gettati in quel buco nero e nessun risultato concreto.


LO SNODO DEGLI EURODOLLARI

Potremmo definire i keynesiani come individui la cui pretesa di conoscenza li porta a pensare che essi, con le loro soluzioni, siano in grado di rompere, finalmente, l'annoso ciclo economico che da sempre ha attanagliato le economie mondiali. Soprattutto negli ultimi 100 anni con una maggiore frequenza rispetto al passato. Questa presunzione li porta anche a sostenere una dimensione della politica fuori dalla realtà: manipolare l'arte della retorica per condurre la società verso un futuro colmo di prosperità e benessere. Inutile dire che il loro comando è critico affinché possano verificarsi entrambe le cose. Ecco quindi che abbiamo una leadership in Europa che pretende di avere soluzioni percorribili a una situazione insostenibile, come quella del debito pubblico ad esempio, attraverso la loro guida lungimirante. Il percorso sarà pieno di ostacoli, ma sono altresì convinti di poter arrivare a una conclusione in cui tutti vincono. Per quanto riguarda l'Europa, però, la soluzione propugnata è una in cui il comando/controllo sono pervasivi, permettendo in questo modo a una tecnocrazia “illuminata” di avere sempre e comunque “dati disponibili” in modo da aggiustare capillarmente tutte quelle storture che potrebbero emergere lungo la strada. L'essenza del piano della cricca di Davos per rimediare ad anni di lassismo fiscale e monetario è sostanzialmente questo, rendendo l'UE sulla scia dello stesso un blocco monopsonico che prenderebbe in mano le redini della leadership mondiale.

Le valute fiat digitali sono il manifesto di questa volontà ed è per questo stesso motivo che gli Stati Uniti si sono sganciati da questo treno diretto verso la loro distruzione a vantaggio invece dell'UE. I pianificatori centrali europei stessi sanno che un apparato burocratico come lo intendono loro ha bisogno di energia a basso costo e finanziamenti corposi, l'unico modo per ottenerli sarebbe stato quello di far fluire la prima da Est e far fluire i secondi da Ovest. Come unico blocco politico rimanente, e come unico blocco economico affidabile, avrebbe dovuto “sobbarcarsi” l'onere di prendere per mano il mondo e condurlo verso uno “nuovo”.

La connivenza degli Stati Uniti è terminata con la fine della presidenza Obama e della fine delle presidenze Bernanke/Yellen. Nel 2019 la crisi dei pronti contro termine ha segnato un punto di svolta e l'inizio di una guerra finanziaria tra Stati Uniti ed Europa: garanzie extra USA non erano più eligible nel mercato dei finanziamenti a termine. Lo shock che si è generato è stato tale da far ricordare il momento in cui il proverbiale “zio ricco” dice ai nipoti, avidi e succhia-soldi, di andare a cercarsi un lavoro, perché lui non pagherà più per i loro bagordi. Per quanto bistrattati, vituperati e declassati, i titoli del Tesoro statunitensi avrebbero rappresentato la chiave per accedere ai finanziamenti a termine negli USA, diradando la nebbia della confusione generata dalle società di rating. Ricordate, infatti, che esiste la realtà percepita (influenzabile attraverso narrative concorrenti) e la realtà reale, e quest'ultima ci stava suggerendo che garanzie di alta qualità erano solamente i bond statunitensi. Inutile ricordare che da lì s'è scatenato il pandemonio della “crisi sanitaria” e tutte le risposte distopiche che l'hanno caratterizzata. Un assaggio, potremmo chiamarlo, del mondo “nuovo” immaginato dai tecnocrati europei.

Davvero questo singolo atto ha scatenato il finimondo? No. Quello che si stava già subodorando era la volontà degli Stati Uniti di staccarsi dalla “soluzione” alla crisi del debito pubblico e dello stato sociale ideata dalla cricca di Davos. Breve digressione: quando pensate a questi personaggi dovete immaginare che esiste una cupola mafiosa al di sopra della testa della gente comune e, come ogni cupola mafiosa che si “rispetti”, essa è composta da varie cosche inclini a tradimenti, scissioni e guerre intestine. I confini nazionali, l'appartenenza a una nazione, non sono altro che strumenti di propaganda per giustificare agli occhi degli sprovveduti il continuo salasso, economico ed energetico, che permette a tale cupola di sopravvivere alla prova del tempo. In che modo? Per quanto possa essere fastidioso, antipatico e inconcludente, la maggior parte delle persone crede fermamente nel mantra/illusione “bisogna pagare le tasse”. Che sia per i servizi, le pensioni, o lo stato sociale, questa idea instillata sin da bambini accompagna la vita della maggior parte delle persone che cedono volontariamente i frutti del proprio lavoro e la propria energia a suddetta cupola mafiosa. Di conseguenza ogni cosca può usare come scudo umano la sua porzione di popolazione contro le altre cosche. In caso di guerra è un utile elemento di sopravvivenza e persuasione.

Attualmente i tecnocrati europei, come abbiamo visto nelle sezioni precedenti in questo saggio, stanno usando i contribuenti europei come mezzo per sopravvivere alla tempesta scatenata dall'emancipazione statunitense dal piano precedentemente concordato. Tale emancipazione è avvenuta per capriccio? Nient'affatto. Gli Stati Uniti si sono accorti che i tecnocrati europei avevano come sottoprodotto della loro campagna di risoluzione dei problemi una scalata ostile nei confronti dello zio Sam. C'è voluto del tempo, ma infine la confusione riguardo il dramma economico che hanno subito gli USA nel corso del tempo è diventato chiaro: gli eurodollari.

Cerchiamo di spiegare un attimo cosa sono, visto che è un tema alquanto ostico da comprendere per la maggior parte dei lettori. Nessuno sa di preciso quando sia venuto in essere questo sistema, c'è chi ipotizza negli anni '50 del secolo scorso sulla scia del Piano Marshall per aiutare l'Europa a riprendersi attraverso prestiti agevolati in dollari. Tali prestiti ovviamente sono stati trasformati in depositi presso banche commerciali locali e quindi trasformati in valuta locale. C'è chi sostiene, invece, che sia venuto in essere sulla scia delle linee di politica di Johnson e la Great Society, fattori che alimentarono il deficit pubblico americano e la stampa monetaria. Sta di fatto che il sistema eurodollaro non rappresenta altro che un prestito in dollari depositato all'estero e di conseguenza al di fuori della giurisdizione della Federal Reserve. E come ogni prestito del mondo moderno, esso si basa sulla riserva frazionaria. Il tasso di riferimento è il LIBOR e i più grandi depositi di eurodollari si trovano a Londra. Potremmo dire, quindi, che la City di Londra ha governato la politica monetaria statunitense attraverso il sistema bancario ombra, manovrando le leve dei dollari offshore o “ombra”. L'ipertrofia di questo sistema ha iniziato a mostrare criticità alla fine degli anni '60, quando i dollari “ombra” venivano incassati in oro e mandare all'aria il Gold Pool di Londra. All'epoca c'era ancora in piedi Bretton Woods quindi erano gli Stati Uniti il riferimento a livello di standard aureo del mondo e la corsa all'oro, che portò alla crisi con la Francia e la portaerei di De Gaulle fatta salpare per rimpatriare l'oro francese depositato presso Fort Knox, spinse Nixon a chiudere definitivamente la finestra dell'oro. C'era confusione riguardo le criticità emerse “dal nulla” e che travolsero gli Stati Uniti, ciononostante la scelta di abbandonare l'oro e abbracciare il petrolio, la cui offerta è molto più flessibile rispetto a quella del metallo giallo, servì a far guadagnare tempo agli Stati Uniti e replicare gli standard di Bretton Woods con l'oro nero.

Per quanto gli USA potessero guadagnare tempo, la scelta di un asset più flessibile nell'offerta non fece altro che acuire i problemi visto che da lì a poco avremmo assistito al più grande scoppio finanziarizzazione nella storia economica. Gli eurodollari non sarebbero stati usati solo come prestiti, ma anche come modo per finanziare la cartolarizzazione di titoli e alimentare il mercato dei derivati over the counter. Nel 1997 si stimava che quasi il 90% del totale dei prestiti internazionali passasse attraverso il mercato degli eurodollari. I depositi in eurodollari erano una fonte più economica di fondi perché erano liberi degli obblighi di riserva e delle valutazioni di assicurazione dei depositi. In sintesi, non c'era responsabilità davanti a qualsiasi agenzia governativa e la sua crescita era difficile da stimare. Infatti ancora oggi si parla di stime, con la BRI che parla di circa $100,000 miliardi. Se poi ci aggiungiamo anche la valanga di derivati OTC superiamo i $600.000 miliardi. Insomma un mercato andato fuori controllo e che avvantaggiava tutti tranne gli Stati Uniti. Per quanto i Titoli di stato statunitensi rappresentassero la garanzia ideale in tale schema, la spiralizzazione della finanziarizzazione ha incorporato anche altri tipi di collaterale in grado di funzionare lo stesso come base per accedere al mercato degli eurodollari. Questo per dire che in realtà il denaro non era più la valuta fiat, così come non lo è più neanche adesso, ma le garanzie collaterali e per la precisione i Titoli di stato statunitensi tra quelle migliori. È per questo motivo che il dollaro è rimasto, di facciata, la valuta di riserva mondiale: faceva comodo a tutti coloro che hanno usato per i propri scopi l'eurodollaro, dato che in caso di criticità chi subiva i peggiori danni erano gli Stati Uniti, anche se loro non avevano crisi sul territorio. Infatti possiamo affermare che la maggior parte delle crisi del secolo scorso erano sostanzialmente tutte importate dallo zio Sam.

Ecco perché, ad esempio, la Cina ne ha fatto incetta nel corso del tempo: se l'Europa godeva della propria affidabilità a livello internazionale, un player come la Cina avrebbe dovuto sgomitare (data la sua storia) per essere accettata e quindi porre garanzie di qualità.

Il dollaro digitale avrebbe definitivamente escluso qualsiasi tentativo futuro di bloccare questa fonte di finanziamenti praticamente infinita, non più legata alle decisioni della FED di chiudere un occhio di fronte a tale caos ma all'impossibilità di agire in qualsiasi modo per contrarlo. Un dollaro digitale avrebbe soprattutto sottratto potere al sistema bancario commerciale statunitense, la cui radicalizzazione territoriale rappresenta ancora un punto di forza dello stesso. Ed è stata tale radicalizzazione che ha impedito il disastro. Infatti l'esclusione delle garanzie collaterali extra USA nel mercato dei pronti contro termine statunitensi è arrivata proprio dalle grandi banche americane, o almeno una parte di loro, che ha iniziato il ciclo di smantellamento controllato del mercato degli eurodollari. Ricordiamo che i vari giri di QE successivi al primo erano tutti direzionati a salvare entità al di fuori degli USA, così come la Grande Crisi Finanziaria ha colto di sorpresa tutti. Infatti l'estate prima che scoppiasse il caos per la Lehman, il suo Ad, Dick Fuld, venne premiato come miglior banchiere del momento. Poi l'ottobre successivo il pandemonio. L'interconnessione del sistema finanziario è talmente intricata e aggrovigliata anche a causa del sistema bancario ombra che la fragilità dello stesso non ha fatto altro che incrementare con l'uso sconsiderato della leva tramite il mercato degli eurodollari. Ma chi avrebbe pagato per gli errori altrui? Gli Stati Uniti.

Il consenso delle grandi banche americane ha quindi deciso di darci un tagli avendo, infine, individuato il nodo gordiano di tutta questa storia. Powell è stato insediato nella sua posizione proprio per portare a termine tale operazione e non sorprende se, dovendo affrontare una rielezione nel 2021, abbia dovuto assecondare i mercati internazionali nel 2020 con l'aumento gigantesco del bilancio della FED. Non si era mai visto che la rielezione di un presidente della FED impiegasse 6 mesi e infatti c'è stata bagarre al Congresso su questo punto. Se fosse succeduta a lui la Brainard a quest'ora staremmo parlando di un storia diversa.

Il primo passo che ha fatto per guadagnare tempo è stato quello di rialzare i tassi nel mercato americano dei pronti termine fornendo un rendimento positivo di 5 punti base, placando la fame per rendimenti decenti alimentata da anni di ZIRP della coordinate central banking policy. Come già detto, chi poteva accedere a questo mercato erano principalmente istituti statunitensi che ponevano come garanzia titoli di stato americani; tutti gli altri sono stati esclusi. Il secondo passo è stato quello di sganciarsi dal LIBOR introducendo un nuovo tasso di riferimento per l'indicizzazione dei debiti statunitensi. Queste due mosse sono servite a schermare gli istituti finanziari americani da contagi sistemici esterni e ad aumentare il costo dei finanziamenti su tutta la linea. Il rialzo dei tassi da parte della FED nel 2022, arrivato guarda caso con l'inaugurazione del SOFR e l'abbandono del LIBOR, ha detto al mondo che la banca centrale americana si sarebbe ripresa il controllo della propria politica monetaria non appaltandola più ad agenti esterni che potevano fare il bello e il cattivo tempo con la credibilità degli USA. Se prima l'atteggiamento lassista da parte delle varie banche centrali incentivava prestiti/finanziamenti sconsiderati e l'uso della leva finanziaria senza alcun controllo nei mercati finanziari, un rialzo dei tassi e quindi un atteggiamento restrittivo nei confronti della politica monetaria rende più difficoltoso perseguire suddette azioni sconsiderate. Infatti alla FED importa poco contrarre i bilanci interni, quanto invece contrarre i mercati offshore del dollaro.

Da qui si capisce perché gli inglesi hanno lasciato che gli USA avessero la meglio a Bretton Woods, facendo prendere a pesci in faccia Keynes, e perché nel 1925 la FED assecondò la BoE nell'inflazionare il dollaro e quindi invertire il deflusso d'oro dalla Perfida Albione. Non c'era stata alcuna indipendenza dell'America dall'Inghilterra, solo a livello ufficioso. Con il rialzo dei tassi del 2022 possiamo dire che l'indipendenza degli USA dall'Inghilterra è infine completa.

Disperazione e panico si sono impossessati di coloro che fino al 2022 hanno approfittato degli eurodollari per vivere di pasti gratis, mentre adesso devono mettere in ordine la “propria casa” se vogliono sopravvivere alla tempesta finanziaria scatenata dalla volontà degli USA di riprendersi in mano il proprio destino monetario. Adesso il dollaro come riserva mondiale è davvero un vantaggio per gli USA e l'euro è scivolato addirittura al di sotto dello yuan come valuta di saldo commerciale internazionale. I guai socio-economici dell'Europa sono sostanzialmente auto-inflitti, dettati dalla sconsideratezza con cui ha sfruttato il mercato degli eurodollari. Le provocazioni deliberate degli ultimi anni alla Russia e l'essere guerrafondaia non servivano altro che a impantanare gli USA nelle paludi della guerra e spingerli a spendere più di prima. Dove credete che vengano riciclati i dollari inviati in Ucraina? Ecco perché il mantra del giorno è che senza gli Stati Uniti l'Ucraina è persa. In realtà, senza i dollari degli Stati Uniti l'Europa è persa. Paradossalmente per quanto costino di meno i titoli di stato statunitensi, essi sono più preziosi che mai al giorno d'oggi perché gli unici in grado di far accedere al mercato dei finanziamenti americano. Ecco perché la Yellen sta spingendo sul pedale fiscale e perché la FED sta anche cercando di restringere il suo spazio di manovra. Non solo, ma in questi periodi di risk-on su tutti i mercati, gli unici che ancora sono accettati come collaterale per avere accesso ai mercati ombra rimangono i titoli sovrani statunitensi. Questa percezione di sicurezza sta facendo contrarre non solo l'offerta di dollari “ombra”, ma anche di titoli tossici ombra che sono nati sulla scia dell'ipertrofia di tale mercato. Ciò per dire che i titoli europei non li vuole nessuno.

Ed ecco perché la line d'azione della cricca di Davos prevede di andare in default per il debito esistente, ripulire i bilanci ed emettere i cosiddetti perpetual bond come immaginati da Soros. Cosa sono? Niente di nuovo, visto che ricordano molto i Consol inglesi. Detto in poche parole, cancellazione del capitale dovuto per le obbligazioni attuali e concessione di una annualità (circa 2%) in interessi da pagare agli investitori. Per avviare questa transizione l'UE avrà bisogno di integrazione fiscale e di una tassazione diretta sui contribuenti degli stati membri; le prove di ciò vengono portate avanti con i recenti bond di guerra. Di certo sarà un grave danno di reputazione, ma quest'ultima può sempre essere ricostruita, mentre invece i bilanci devono essere ripagati e uscire da questa crisi con bilanci puliti è vitale per la sostenibilità di lungo periodo dell'UE. Da qui la volontà di trasferire poteri di spesa e tassazione a un governo centrale europeo e qualunque ostacolo sulla strada deve essere eliminato (es. Orban).

Durante il periodo della ZIRP mondiale e NIRP europea, i titoli trattati in Europa avevano raggiunto interessi negativi su quasi tutto lo spettro delle scadenze obbligazionarie sovrane. Addirittura il decennale italiano! Col rialzo dei tassi quei titoli hanno sommerso i bilanci in cui sono tenuti (prevalentemente banche commerciali europee) e succhiano fondi da quegli stati che li devono emettere. Non solo, anche il debito privato rappresenta un punto critico perché in Europa non esiste un commercial market come invece c'è negli Stati Uniti. Tutti gli snodi finanziari in UE passano attraverso il sistema bancario commerciale e questo lo rende un singolo punto di fallimento che non solo sta erodendo la capacità di finanziamento delle imprese, ma anche la solvibilità di quelle banche che sono arrivate in passato a concedere addirittura prestiti a tassi reali negativi. In breve, il debito pubblico/privato, per quanto possa essere più grande negli USA rispetto all'UE, è più gestibile nei primi piuttosto che nel secondo. Quindi abbiamo di fronte due realtà: gli Stati Uniti che stanno rimpatriando la politica monetaria, che sono indipendenti dal punto di vista energetico, che vedono capitale finanziario/sociale/economico che vola sui loro lidi; l'Europa che sta finendo i soldi degli altri, che è incapace di risolvere i propri problemi economici/finanziari senza il vantaggio di un mercato ombra che scarichi le responsabilità su altri, che ha una sistema bancario commerciale la cui unica salvezza è quello d'essere inglobato in quello centrale.

La soluzione statunitense, quindi, è stata quella di regionalizzare i guai economici e cercare di gestirli attraverso un soft landing basato sulla resilienza dei bilanci interni alla nazione. Per quanto si possa sperare che la (cosca a supporto della) FED possa avere la meglio sugli altri, ciò non toglie che Main Street rimane pur sempre la proverbiale “carne da cannone” usata per sostenere questa guerra. Il dolore economico sopportato, è questa la scommessa, sarà gestibile dalla popolazione americana, a differenza di quella europea che finirà tutte le frecce al suo arco ben prima. Di conseguenza l'occhio di bue sarà costantemente fisso sul contribuente europeo i guai dei relativi governi, lasciando più respire alla controparte statunitense. Senza dimenticare, poi, che a differenza del piano della cricca di Davos per l'UE, quello americano presuppone un minimo di credibilità aggiuntiva: cedole dei titoli sovrani parzialmente redimibili in oro.

It won't surprise me if she will follow Powell as next FED Chairmen. Expect this as a bigger plan to repay US government debt (or at least make it more manageable), with government bonds partially redeemable in gold. https://t.co/FRbnM4jSk0

— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) April 2, 2024

Detto in parole povere, o l'Eurosistema viene lasciato disgregarsi oppure dovrà consolidarsi in un apparato di maggiore comando/controllo per sopravvivere; questo significa anche che l'UE sta cercando qualsiasi scusa per scatenare una crisi mondiale, facendo leva sulla guerra in Ucraina, e realizzare il proprio piano. Ne va della propria esistenza. Infatti la BCE è in una posizione in cui non può difendere sia l'euro che gli spread creditizi, soprattutto con l'energia che spinge verso movimenti di prezzo più alti. Se il petrolio dovesse raggiungere i $100 al barile, ad esempio, l'euro dovrebbe arrivare a 1.15 sul dollaro per non essere travolta, in particolar modo in questo momento storico in cui, per giustificare la moria di aziende, impone criteri ESG fuori di testa. Ecco perché la BCE ha disperatamente bisogno di tagliare i tassi; ecco perché Arabia Saudita e Russia sanno cosa sta succedendo e stanno approfittando di questa debolezza.


CONCLUSIONE

Le soluzioni “collettiviste” non funzionano e il motivo per cui non funzionano non è perché implicano un’azione collettiva. In fin dei conti lavoriamo tutti “collettivamente” – insieme, in una forma o nell’altra. Una società è un’impresa collettiva, così come una famiglia, una tribù o una città. Tutti coinvolgono gruppi di persone che lavorano più o meno insieme, seguendo determinate regole, con più o meno obiettivi comuni e guidati dal libero mercato che ci dice quanto valgono veramente le cose. E anche il prodotto più semplice, come una comune matita, impiega fino a un milione di persone diverse – da chi pianta l’albero a chi mette la vernice – con centinaia di competenze, macchinari, linguaggi e credenze diverse. L'essere umano è un animale sociale. Non può esistere a meno che due della sua specie non si uniscano e non può prosperare a meno che non lavori con gli altri per cacciare, raccogliere, costruire., scambiare i frutti di uno con i servizi di un altro. Il capitalismo è un’impresa collettiva: richiede scambi e interscambi pressoché costanti tra persone che non sono mai del tutto indipendenti le une dalle altre.

La differenza tra il capitalismo e il collettivismo è che il primo è volontario, mentre il secondo no.

L’élite collettivista – di cui molti pezzi grossi si trovano a Davos – non produce matite e, spesso, proprio niente. Non abbiamo scelta, siamo costretti a seguire le loro regole e linee di politica, che lo vogliamo o no. Tali linee di politica – che hanno sempre favorito gli addetti ai lavori a scapito di tutti gli altri – hanno rovinato l’Argentina per un periodo di 80 anni e ucciso circa 100 milioni di persone, in tutto il mondo, nel XX secolo. Anche il capitalismo ha le sue élite, i suoi capitani d'industria, ma sono élite solo finché forniscono beni e servizi a tutti gli altri. Quando falliscono vengono rapidamente messi da parte. Al contrario è quasi impossibile liberarsi delle élite collettiviste, una volta che hanno ottenuto il potere. Il vantaggio reciproco diventa il vantaggio per alcuni e non per altri (somma zero) e la gente comune diventa sempre più povera.

È importante ricordare che questa terribile situazione arriva sulla scia di stimoli monetari e fiscali senza precedenti imposti con la foglia di fico “ridistribuzione e aiuto alla classe media”, quando la realtà mostra che la repressione finanziaria, l'ipertrofia dello stato e il debito l'hanno devastata. Linee di politica che non hanno mai funzionato vengono perseverate e lo stato incolpa chiunque tranne se stesso per questi risultati nefasti. Per quanto si vogliano sbandierare numeri e previsioni ottimistiche del PIL, questa è l'opposto di un’economia forte o in ripresa. Deficit e debito si sono tradotti in più tasse, meno opportunità, meno risparmi, salari reali più deboli e una crescita assente.


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Aggiustare gli incentivi: il tapis roulant del denaro fiat ci impedisce di conservare valore

Gio, 11/04/2024 - 10:09

 

 

di Jimmy Song

Bitcoin cambia il nostro modello mentale e possiamo vederlo in molte persone che entrano nel suo ecosistema. Molti bitcoiner iniziano a risparmiare e a non vivere di stipendio in stipendio; molti iniziano a prendere la propria vita più seriamente e smettono di bere alcolici e giocare ai videogiochi; altri ancora iniziano a studiare la loro dieta e smettono di mangiare zuccheri, carboidrati, oli di semi e altre cose che hanno mangiato per tutta la vita; alcuni addirittura si sposano e iniziano ad avere figli; ci sono anche alcuni che iniziano a prendere sul serio la religione.

Questi risultati sono piuttosto sconcertanti. Cosa c’entra la moneta digitale con queste cose? Anche solo porre questa domanda significa ignorare l’ambiente in cui ci troviamo e la realtà del denaro fiat. È difficile vedere come ci influenza l'acqua sporca in cui nuotiamo, perché siamo immersi in essa. Solo quando ne usciamo possiamo vedere oggettivamente cosa stava succedendo.

Il denaro fiat ha degli incentivi terribili a tutti i livelli ed è l’effetto cumulativo di tali incentivi che crea il comportamento autodistruttivo che vediamo in così tante persone. Non dovremmo chiederci perché Bitcoin stia allontanando le persone dall’alcol, dovremmo chiederci in primo luogo perché le persone bevono troppo; non dovremmo chiederci perché i bitcoiner stiano avendo più figli, dovremmo chiederci perché le persone abbiano meno figli.

Queste sono le domande a cui cercherò di rispondere in questa serie di saggi. Dove sono andati storti gli incentivi del mondo moderno? Spoiler: il denaro fiat.

Nella prima parte di questa serie esaminerò gli incentivi individuali e il modo in cui essi cambiano il modo in cui viviamo a livello personale. Nei saggi successivi esplorerò la questione a livello di azienda/gruppo, nazionale/Paese e infine a livello mondiale. Questa serie sarà costruita dal basso verso l’alto e inizierò qui con gli incentivi a livello personale/individuale.


PERCHÈ CI MANCANO VEICOLI DI RISPARMIO

L’attuale sistema colpisce gli individui in molti modi diversi, ma quello più ovvio è la mancanza di strumenti di risparmio. In parole povere, non esistono buone riserve di valore nell’economia di oggi. Ogni potenziale riserva di valore presenta difetti critici che rendono il risparmio più difficile.

La ragione per cui non ci sono riserve di valore buone è perché ai nostri padroni keynesiani piace così. Il denaro che si trova in una riserva di valore non si muove, è parcheggiato e, sempre secondo loro, “non è produttivo”. Vogliono che esso circoli nell’economia e ne aumenti la velocità. Il motivo: equiparano il denaro in movimento alla prosperità; commettono lo stupido errore di pensare che la metrica della velocità rifletta la realtà.

I keynesiani sono famosi per commettere tali errori, misurando ad esempio il grado di occupazione come indicatore della salute economica. In un libero mercato velocità e occupazione hanno una certa correlazione, ma una volta che lo stato inizia a fare della seconda il suo obiettivo, ad esempio pagando le persone per scavare buche e riempirle, il parametro stesso diventa inutile. Tale comportamento intorbidisce i dati correlati e corrompe il sistema di misurazione.

Vale lo stesso ragionamento per la velocità del denaro. Quegli scambi effettuati attraverso lo stimolo dell’inflazione sono altrettanto inutili quanto scavare e riempire buche. Gli scambi davvero utili sono quelli effettivamente produttivi, come il denaro utilizzato per il materiale per costruire navi, non quelli improduttivi, come quei token finanziati con capitale di rischio per qualche scimpanzé su JPEG. Questo, tra l'altro, è il motivo per cui parametri come il “numero di sviluppatori” su un ecosistema altcoin sono fuorvianti. La metrica è influenzata da ricompense artificiali e molti di questi sviluppatori stanno facendo l'equivalente digitale di scavare e riempire buche pagati dalla pre-mining di un'altcoin.

Ai padroni keynesiani piace questo modo di contabilizzare l’economia basato su parametri, perché consente loro di giustificare qualsiasi cosa lo stato scelga di fare. Guerra? Ciò creerà posti di lavoro e stimolerà l’economia! Stato sociale? Ciò porterà più persone a spendere e questo aiuterà l’economia! Quasi ogni programma governativo può essere giustificato. L’unica azione dello stato che non piace ai keynesiani è il taglio della spesa. Gli economisti mainstream sono keynesiani per lo stesso motivo per cui proliferano i falsi profeti. Dicono ai governanti quello che vogliono sentirsi dire e razionalizzano le loro linee di politica.

Queste ultime non sono di per sé contrarie al risparmio, ma giustificano l’inflazione. E inflazionare è ciò che ogni stato vuole fare perché gli permette di spendere soldi che non ha. Affinché l’inflazione appaia produttiva dal punto di vista economico, è necessario che sia accompagnata da una certa razionalizzazione sui motivi per cui apporta benefici all’economia. Pertanto il risparmio viene reso più difficile rispetto alla gestione di un nodo su Ethereum.


RISERVE DI VALORE TRADIZIONALI

Prima di Bitcoin se volevate conservare valore a lungo termine avevate solo tre opzioni: immobili, che sono scarsi, ma hanno molti costi di mantenimento in tasse e manutenzione; le azioni, che sono vulnerabili a tutti i tipi di shock sia interni che esterni; l’oro, che è stato una grande riserva di valore per molto tempo, ma non lo è più dall’avvento del sistema bancario a riserva frazionaria.

Infatti l’oro è la ragione originale per cui il sistema bancario a riserva frazionaria esiste ed è diventato così redditizio. Per molti anni le banche hanno emesso prestiti sulla base di oro inesistente tramite certificati cartacei. Purtroppo questo processo continua ancora oggi, dove molti grandi depositari di oro emettono certificati cartacei. Ciò, a sua volta, gonfia l’offerta di oro sui mercati, quindi l’oro fisico è in realtà scarso, ma l’oro sintetico no. Come un'attrice di Hollywood, l'oro sintetico è per lo più falso.

Sono sicuro che se state leggendo questo pezzo avete già qualche dubbio sull'uso del denaro fiat come riserva di valore e non ho bisogno d'insistere su questo punto, ma per ragioni di completezza, spiegherò il perché. Il denaro fiat è estremamente liquido, ma perde valore molto rapidamente. Mantenere i vostri soldi in dollari è un ottimo modo per perdere denaro in un periodo di tempo ragionevole. L’espansione monetaria del dollaro è stata incredibile, con M2 che è passato da $289 miliardi nel 1959 a più di $21.000 nel 2023. Su base annua si tratta di una svalutazione di circa il 7% ogni anno. Come vedremo, questo numero non è una coincidenza.

Ci sono altre riserve di valore, come squadre sportive, oggetti da collezione, set Lego e persino barattoli di detersivi e sgombri. Su questi avremo altro da dire più avanti, ma basti sapere che tutti questi asset presentano svantaggi ancora più grandi dei tre di cui ci occuperemo ora: oro, azioni e immobili.


I PROBLEMI CON AZIONI, IMMOBILI E ORO

Ecco il problema con queste riserve di valore: in primo luogo hanno tutte grandi costi di transazione. Effettuare transazioni nel settore immobiliare è molto complicato. Non solo la liquidità oscilla costantemente, ma i tempi di regolamento sono molto lunghi e ci sono commissioni elevate, fino al 3%, da pagare ogni volta che acquistate o vendete. Con l'oro fisico c'è anche una spedizione da prendere in considerazione. Le azioni hanno commissioni e ottenere il giusto mix per diversificare adeguatamente le moltiplica di conseguenza.

Il secondo problema è che le azioni e il settore immobiliare richiedono un’enorme quantità di ricerca. In un’economia fiat bisogna fare soldi due volte: una volta per guadagnarli e una volta per tenerli. Non è necessaria una piccola quantità di ricerca per investire correttamente nel settore immobiliare o in azioni. Due case adiacenti possono avere valori radicalmente diversi, forse perché una ha fondamenta difettose o si trova in un distretto scolastico diverso. Due titoli azionari, anche nello stesso settore, possono avere valutazioni molto diverse, forse perché uno ha un management team particolarmente competente o ha accesso a un particolare brevetto che l’altro non ha. Quel che è peggio è che si tratta di una ricerca che non è realmente produttiva per nessuno. Affidarsi a una terza persona per la ricerca è un ottimo modo per farsi derubare dei propri soldi e quindi gli investitori immobiliari e azionari di successo fanno le proprie ricerche.

Per l'oro fisico c'è anche il problema di assicurarlo. Volete davvero tenere un lingotto d'oro da 400 once in casa vostra e correre il rischio che venga rubato? I beni fisici sono molto difficili da garantire ed è per questo che le banche hanno iniziato a farlo.

Il terzo problema è che esiste una dipendenza significativa da terzi. Gli immobili possono essere sottratti attraverso leggi sugli espropri; le società pubbliche possono avere team esecutivi che commettono appropriazione indebita e frode che potrebbero rovinare le vostre azioni; il deposito dell'oro può essere saccheggiato da uno stato per rimpinguare le proprie casse e anche l'oro privato può essere confiscato per diktat dello stato.


IL 7% ALL'ANNO

I gestori patrimoniali sanno che il 7% è il punto di riferimento per i rendimenti sugli investimenti dei loro clienti. Da dove salta fuori questa cifra? È il tasso al quale storicamente si è espansa l’offerta di denaro. Ottenere un rendimento del 7% annuo in azioni è considerato davvero positivo. La maggior parte del settore immobiliare non si avvicina nemmeno a questo livello e, sulla base dei dati che ho analizzato, l'oro certamente no.

L'effetto di non avere una buona riserva di valore a livello individuale è che c'è un intero gruppo di persone ricche che devono continuare a lavorare per conservare i propri soldi. Sono su un tapis roulant monetario, devono correre per restare nello stesso posto. E se conoscete persone ricche, questa è una delle loro caratteristiche distintive: trascorrono un'enorme quantità di tempo per gestire i propri soldi. Questo è uno spreco e uno dei motivi per cui quando ci sono più soldi, ci sono più problemi.


RINUNCIARE AL LAVORO EXTRA

C’è da meravigliarsi, quindi, se molte persone scelgano di non doversi occupare della gestione del denaro e finiscono per spenderlo? Questo è, dopo tutto, ciò che i padroni keynesiani vogliono: che manteniate vivo il flusso di denaro, indipendentemente dal fatto che sia per qualcosa di cui avete effettivamente bisogno o meno.

Perché non divertirsi adesso se il potere d'acquisto è comunque destinato a diminuire rapidamente? Perché non comprare un'auto, una borsa o una ciambella gourmet? Se è troppo lavoro tenere i vostri soldi, perché non spenderli in qualcosa che vi fa divertire ora?

Ciò è incoraggiato dall’altro lato dell’equazione fiat: il debito. Non solo risparmiare è davvero difficile, ma indebitarsi è davvero facile. La maggior parte delle persone che svolgono un normale lavoro hanno un'enorme disponibilità di debito. Nel prossimo articolo di questa serie vedremo che per i lavoratori autonomi o gli imprenditori il debito è più difficile da garantire, ma per i dipendenti aziendali il debito consente loro di anticipare i consumi. Cioè, possono avere qualcosa adesso invece di essere costretti ad aspettare e risparmiare con disciplina. Il debito ha creato molti adulti arroganti, viziati e immaturi.

Anche per gli individui ambiziosi, il desiderio di migliorarsi non sempre funziona. Molti imitano le startup nel tentativo di alimentare la propria crescita attraverso il debito, ad esempio attraverso i prestiti agli studenti. “Investendo” nella loro istruzione tentano di guadagnare più soldi in seguito. Solo che il numero di persone che entrano all'università la usano come una vacanza e, infatti, circa il 40% di coloro che entrano nei college non lo finiscono. Gli investimenti si trasformano in consumi perché non hanno disciplina.

La mentalità dell’alta preferenza temporale diventa molto più facile da alimentare grazie alla disponibilità di carte di credito, mutui, prestiti studenteschi, prestiti auto e persino prestiti personali. Il nostro sistema tenta gli individui con ogni tipo di consumo, tassando al contempo qualsiasi comportamento disciplinato.


INFLAZIONE DEI PREZZI DEGLI ASSET

La mancanza di buoni veicoli di risparmio, combinata con l’enorme disponibilità di debito, significa che si verifica una forte inflazione dei prezzi degli asset. Cioè, otteniamo valori folli per cose che sono percepite come scarse perché ci sono poche riserve di valore buone. Le persone investiranno in quasi tutto ciò che ha scarsità perché non vogliono perdere lentamente la loro ricchezza, pertanto otteniamo prezzi speculativi elevati per cose come le figurine di Michael Jordan, i dipinti di Rothko e i medaglioni dei taxi di New York City. Quando ci sono poche riserve di valore buone e gli asset liquidi come le azioni si limitano a tenere il passo con l’espansione monetaria, altri asset scarsi diventano più attraenti. Quando non esiste una buona riserva di valore, tutto diventa una riserva di valore scadente.

Ciò che è veramente ingiusto in questo particolare tipo di inflazione patrimoniale è che le persone che ne beneficiano sono in genere già molto ricche o semplicemente molto fortunate. Le squadre sportive hanno superato il rendimento annuo del 7% e così anche le azioni di Hamptons e Facebook prima che diventassero pubbliche. Ciò che accomuna tutti questi investimenti è che sono disponibili solo per i super ricchi. La ricchezza minima da investire in uno di questi elementi è di milioni e si parla di miliardi per le squadre sportive. Sono tutti veicoli che permettono ai ricchi di arricchirsi ancora di più.

Altri asset che hanno avuto buoni risultati sono diventati improvvisamente molto popolari. Molte opere d'arte moderna, medaglioni di taxi e persino figurine sportive avrebbero potuto essere acquistate in anticipo, ma ci voleva un po' di fortuna. Dopotutto, per ogni Rothko, ci sono migliaia di artisti che hanno prodotto dipinti simili ma non sono mai diventati popolari. Per ogni figurina sportiva, ci sono centinaia di figurine di sportivi che non sono riusciti ad avere una carriera decente.


ESSERE FORTUNATI PIUTTOSTO CHE BRAVI

Investire in asset che battono l’inflazione richiede un grande elemento di fortuna e ciò genera molto risentimento. La percezione è che le persone che ne hanno beneficiato si trovassero nel posto giusto al momento giusto. Tale fortuna non è poi così diversa nella sostanza dalla ricerca di rendite. Gli investimenti hanno così assunto un'etichetta di gioco d'azzardo, di conseguenza i valori delle persone nell’economia sono cambiati, passando da una mentalità orientata a fornire valore a una ijn cui si cercano diversi investimenti prima che diventino popolari.

Infatti questo elemento rappresentato dalla fortuna è presente anche nel settore immobiliare e in quello azionario. C'è ingiustizia in queste cose perché bisogna essere membri di una di queste comunità (che generalmente sono molto ricche) solo per sapere in anticipo in cosa investire; c'è anche necessità di contrarre quantità significative di debito necessarie per accedere a questi settori. Molte delle persone che si sono arricchite grazie all'inflazione dei prezzi degli asset non hanno fornito alcun valore a nessuno, sono state “fortunate”. Vale a dire, hanno lavorato duro per entrare nei gruppi giusti e ottenere influenza in modo da poter accedere a informazioni privilegiate, ma tale lavoro non aggiunge valore, quindi è più visto come fortuna.


RISERVE DI VALORE ILLIQUIDE E NON FUNGIBILI

Le riserve di valore come gli immobili, le azioni e le figurine di Michael Jordan sono veicoli di risparmio deboli perché non sono fungibili. Un pezzo di terreno non vale l’altro e una quota di IBM non è la stessa cosa di una quota di Google. La mancanza di fungibilità non significa solo una generale mancanza di liquidità, ma anche un rischio enorme. Questo è il motivo per cui i gestori azionari sono ossessionati dalla diversificazione. Ci sono tanti modi affinché un particolare titolo può andare male che metterli tutti nello stesso paniere è una follia.

Pertanto, a livello individuale, il denaro fiat fa sì che le persone lavorino molto più duramente per conservare il proprio valore o, se rinunciano a farlo e si indebitano, a impegnarsi in un consumo forsennato. C'è anche invidia sociale nei confronti delle persone ricche, perché molte di loro si arricchiscono perché sono fortunate piuttosto che abili e per aver aggiunto valore.

Le persone che vogliono mantenere la propria ricchezza devono lavorare molto duramente mentre coloro che non se ne preoccupano possono accumulare debiti. Gli incentivi del denaro fiat consistono nel lavorare il meno possibile consumando il più possibile.


BITCOIN RISOLVE QUESTI PROBLEMI

A livello individuale questi comportamenti che vediamo nell’economia fiat sono fortemente frenati in presenza di un buon veicolo di risparmio. Ci sono molti meno motivi per “investire”/scommettere se esiste una riserva di valore alternativa. Le persone più produttive possono continuare a fornire valore alla civiltà invece di lavorare per conservare il denaro che hanno.

Inoltre non avremmo così tanta inflazione patrimoniale. Ciò significa che asset come gli immobili possono andare a persone che lo desiderano per la loro utilità e non come investimento. La riserva di valore percepita in questi asset scompare e sempre più persone possono possedere case perché i costi diminuiranno naturalmente. Le persone possederanno solo le case che utilizzano e non quelle a scopo d'investimento. Allo stesso modo, i dipinti di Rothko, le figurine di Jordan e i set Lego avranno un prezzo in base alla loro utilità. Andranno alle persone che li apprezzano per la loro utilità e non a persone che cercano modi per proteggersi dall’inflazione.

Infine ci sarà molta meno disponibilità di debito, il che porterà a un consumo meno forsennato. Invece il capitale fluirà verso l’innovazione e l’imprenditorialità, un argomento che tratterò nella seconda parte di questa serie.

Purtroppo il denaro fiat ha creato degli incentivi terribili. Non solo la maggior parte delle persone preferisce essere pigra e fortunata piuttosto che lavorare sodo e brava, ma anche le persone che lavorano duro hanno solo un impatto positivo limitato a causa del tapis roulant su cui sono costrette a correre. Molti bitcoiner sono stati sganciati da questi incentivi monetari fiat e i loro comportamenti sono cambiati di conseguenza.

Infatti questo è il vero motivo per cui così tante persone nella comunità Bitcoin stanno rimettendo a posto la propria vita. La capacità di risparmiare e la libertà dal debito cambiano davvero il modo in cui viviamo.

Arrivate per i guadagni, restare per il cambiamento di vita.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Mettiamo in prospettiva le perdite di capitale della BNS e della FED

Mer, 10/04/2024 - 10:03

 

 

di Alex J. Pollock

La banca centrale svizzera, la Banca nazionale svizzera (BNS), ha perso $3,6 miliardi nel 2023, dopo una gigantesca perdita di $150 miliardi nel 2022. Una volta contabilizzate queste perdite e averle opportunamente sottratte dal suo capitale, la BNS aveva ancora un capitale positivo di oltre $70 miliardi. Ciò gli conferisce un rapporto capitale/patrimonio totale di tutto rispetto pari al 7,9%. Tutti questi numeri vengono calcolati dopo aver valutato i suoi investimenti al mercato, come richiesto dalla legge, quindi il capitale è un capitale reale, valutato al mercato. Il valore di mercato delle riserve di oro della BNS è di $65 miliardi, di cui $1,9 miliardi in aumento di valore solo nel 2023. Poiché la BNS ha registrato una perdita complessiva per tale anno, non ha pagato dividendi ai suoi azionisti.

“La BNS mira a un bilancio solido con fondi propri sufficienti per poter assorbire anche perdite elevate”, si legge nella relazione. Questo sano principio finanziario è l’opposto della posizione ufficiale della FED.

La Federal Reserve ha fatto registrare una perdita gigantesca di $114 miliardi per il 2023. Aveva fatto registrare un profitto per l’intero anno 2022, ma ha iniziato a perdere denaro nel settembre di quello stesso anno alla notevole velocità di $2 miliardi a settimana. Le perdite della FED continueranno nel 2024: secondo la sua relazione dello scorso 28 febbraio, le perdite aggregate hanno raggiunto i $154 miliardi. Dal momento che la legge che governa la FED non le consente di mantenere “un bilancio solido con capitale azionario sufficiente per assorbire perdite elevate”, anzi le proibisce di farlo, le perdite ne hanno spazzato via il capitale di oltre 3,5 volte. 

Naturalmente i Congressi che hanno approvato il Federal Reserve Act e i suoi emendamenti non avrebbero mai pensato che essa potesse avere un giorno un capitale negativo – hanno semplicemente pensato che fosse impossibile che perdesse così tanti soldi.

L'attuale deficit di capitale è dimostrato dall'innegabile aritmetica al 28 febbraio: ha versato un capitale di $36 miliardi e minuscoli utili non distribuiti da $7 miliardi, per un totale di $43 miliardi. Capitale iniziale di $43 miliardi meno perdite di $154 miliardi = capitale attuale di -$111 miliardi.

Tuttavia non troverete questo capitale negativo, che è il vero capitale, riportato nel bilancio della Federal Reserve. Essa insiste sulla farsa di contabilizzare le sue ingenti perdite come un attivo, un cosiddetto “deferred asset”. Credete che le perdite possano davvero essere trasformate in un attivo? Voi no? Nemmeno io. Credete che le perdite dovrebbero essere sottratte dal capitale, come ha fatto la BNS? Anche io! In breve, la FED pubblica una cifra capitale fasulla, ma questa è la sua linea di condotta.

A differenza della BNS, la FED non possiede oro per contribuire a compensare il deprezzamento secolare della valuta fiat.

Nonostante le enormi perdite, il capitale negativo e gli utili non distribuiti negativi, la FED continua a pagare dividendi ai suoi azionisti. E non vincola i suoi investimenti o il suo capitale al mercato.

Tutto ciò costituisce un contrasto piuttosto interessante con la BNS.

Il bilancio della Federal Reserve combina i bilanci delle dodici banche regionali Federal Reserve (FRB). Ecco un aggiornamento sul capitale reale al 28 febbraio 2024 di tutte quante loro. Otto delle dodici FRB sono tecnicamente insolventi, con perdite superiori al 100% del loro capitale e quindi passività superiori ai loro attivi. Altri due FRB hanno perso il 98% e l’85% del loro capitale e si stanno avvicinando costantemente all’insolvenza tecnica. Solo due hanno ancora la maggior parte del loro capitale. Di tutte le FRB, la più grande e importante in assoluto è quella di New York. Inoltre presenta di gran lunga le perdite maggiori e il capitale più negativo. L’intero sistema presenta un enorme deficit di capitale. Ricordiamo che la seguente tabella mostra i numeri di capitale reali, non quelli inventati riportati dalla FED.

Capitale reale delle banche regionali Federal Reserve al 28 febbraio 2024

Questi numeri di capitale non includono, a differenza della BNS, alcun mark to market. La FED rivela ogni trimestre il valore di mercato delle perdite sul suo portafoglio, anche se non le inserisce nei suoi rendiconti finanziari. Al 30 settembre 2023 la perdita netta di mercato era pari a $1.300 miliardi. Un’ipotesi ragionevole alla fine di febbraio 2024 è che la perdita del valore di mercato fosse di circa $1.000 miliardi. Pertanto il valore del capitale di mercato sarebbe di -$111 miliardi in aggiunta ai -$1.000 miliardi = -$1.100 miliardi.

Vi piace una situazione in cui il capitale della vostra banca centrale sia positivo o negativo? Credo che la FED dovrebbe essere ricapitalizzata, ma essa stessa e la maggior parte degli economisti contesta fermamente tale soluzione. Come minimo il Congresso dovrebbe insistere su questa linea, come richiesto dal Loss Transparency Act della Federal Reserve, un disegno di legge presentato dal deputato French Hill affinché la FED mantenga libri contabili onesti.


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La facciata economica della Cina sta cadendo a pezzi

Mar, 09/04/2024 - 10:00

 

 

di Samuel Gregg

Non molto tempo fa i commentatori di tutto lo spettro politico ci avvertivano che l’economia cinese era destinata a superare quella americana. Gli Stati Uniti avevano bisogno, affermava un senatore, di “una politica industriale filoamericana per il XXI secolo” per scongiurare questa minaccia esistenziale.

Tale retorica ricordava la fine degli anni ’80, quando una serie di libri avvertivano gli americani che, a meno che gli Stati Uniti non adottassero una politica industriale di tipo giapponese (intervento del governo che sposta risorse verso un particolare settore o industria), erano destinati a essere superati economicamente da un Paese che l’America aveva schiacciato militarmente quattro decenni prima.

Nel 1990 l’economia giapponese entrò nel suo “decennio perduto” di stagnazione economica. Sebbene ciò fosse dovuto in gran parte a una politica monetaria a dir poco imperfetta, è stato anche il risultato di estesi interventi statali nell’economia giapponese attraverso la politica industriale: un punto ammesso niente meno che dal Ministero delle finanze giapponese nel 2002.

Modelli simili potrebbero manifestarsi oggi in Cina. L’economia cinese è definitivamente spenta e molti dei dilemmi economici di Pechino sono il risultato delle politiche dirigiste del regime comunista.

La più grande bomba a orologeria che Pechino deve affrontare è il disastro demografico. Grazie alla politica del figlio unico perseguita tra il 1980 e il 2016, la Cina si trova ora ad affrontare tutte le complicazioni legate a una piramide demografica rovesciata in cui una popolazione sempre più anziana è affiancata da un bacino di giovani sempre più ristretto.

Ciò significa una spesa sempre più accelerata per le pensioni, lo stato sociale e l’assistenza sanitaria, che eliminerà costantemente gli investimenti in cose come ricerca/sviluppo, infrastrutture e difesa. Non c’è da stupirsi se Pechino ora stia esortando le famiglie ad avere tre figli. Il problema è che, una volta stabiliti i modelli demografici, è difficile modificarli. Di conseguenza, come osserva lo studioso di politica estera Ryan Hass, la Cina ora “rischia d'invecchiare prima'ancora di arricchirsi”.

La demografia non è l’unica sfida che la Cina deve affrontare. Il Paese sta raccogliendo i frutti degli ultimi 15 anni di decisioni di politica economica sempre più incentrate sullo stato.

Prendiamo, ad esempio, la tanto pubblicizzata Belt-and-Road Initiative (BRI). Dal 2013 Pechino ha cercato di promuovere e investire sistematicamente in progetti infrastrutturali in tutto il mondo, in particolare nei Paesi che la Cina considera geopoliticamente significativi.

Fin dal suo inizio la BRI è stata caratterizzata da costi fuori controllo, tanto che, già nel 2015, le banche cinesi gestite dallo stato hanno iniziato a ridurvi la loro esposizione mentre le banche commerciali hanno cercato di evitarla del tutto. Ci sono anche prove che la BRI è stata a lungo segnata dalla corruzione da parte dei funzionari responsabili della sua gestione.

Tali problemi erano prevedibili quando c'è lo stato che gioca un ruolo pesante nel dirigere gli investimenti – un processo che ha subito una costante accelerazione in Cina dopo che Xi Jinping è salito al potere nel 2012. Ciò ha prodotto diffuse allocazioni errate di capitale in tutta l’economia, come risultato di banche controllate dallo stato che concedevano prestiti a imprese statali inefficienti e zombi.

Funzionari statali cinesi hanno persino riconosciuto che Pechino ha sprecato come minimo $6.000 miliardi in investimenti infruttuosi tra il 2009 e il 2014. Ciò non sorprende dato che la relazione di consultazione dell’Articolo IV del 2021 dell'FMI sulla Cina ha concluso che le imprese cinesi di proprietà statale erano, in media, solo l’80% produttive rispetto alle aziende private. Ciò, afferma sempre tale relazione, ha svolto un ruolo significativo nel continuo declino della produttività della Cina a partire dalla fine degli anni 2000.

Un problema correlato è l’uso aggressivo della politica industriale, soprattutto a partire dall’inizio degli anni 2010, sotto forma di sussidi, investimenti statali diretti e prestiti a basso costo. L’obiettivo era quello di cercare di sostenere la crescita in settori come la produzione avanzata, la tecnologia, il settore dei servizi, le infrastrutture e l’agricoltura.

Naturalmente se investite abbastanza denaro in un dato settore economico, otterrete dei risultati. Un’analisi approfondita di Scott Lincicome e Huan Zhu riguardo la politica industriale in Cina mostra enormi fallimenti in settori come i semiconduttori, le tecnologie 3G, gli aerei nazionali e la produzione automobilistica. Le stesse linee di politica hanno anche contribuito a far crescere la corruzione in molti settori economici, compreso il settore della ricerca/sviluppo, altamente sovvenzionato.

Queste e altre tendenze innervosiscono gli investitori esteri e ciò ci porta a un altro problema che i politici cinesi devono affrontare.

Gli investimenti esteri in entrata in Cina sono in calo ormai da due anni consecutivi: ora sono al livello più basso sin dal 1993. Questo sviluppo riflette una relazione complessa, dalle tensioni commerciali al disagio riguardo le intenzioni di Pechino nei confronti di Taiwan.

Alla base di questa flessione negli investimenti esteri c’è anche la diminuzione della fiducia tra i leader imprenditoriali esteri riguardo le future prospettive economiche della Cina. La Camera di Commercio dell’Unione Europea nel suo Business Confidence Survey del 2023 sulla fiducia delle imprese in Cina, ad esempio, ha rimarcato “un significativo deterioramento del sentiment delle imprese”. Più specificamente “il 64% degli intervistati ha riferito che fare affari in Cina è diventato più difficile nell’ultimo anno, il tasso più alto mai registrato; l’11% degli intervistati ha spostato gli investimenti fuori dalla Cina; l’8% ha deciso di spostare altrove gli investimenti futuri precedentemente pianificati per la Cina; e uno su dieci riferisce di aver già spostato, o di pianificare di spostare, la propria sede centrale asiatica (HQ) o il quartier generale della business unit fuori dalla Cina continentale”.

“Le incertezze nel contesto politico cinese”, secondo suddetta indagine, sono state fondamentali per questo deterioramento della fiducia. Le imprese straniere temono la crescente ambiguità su ciò che Pechino consentirà di fare alle imprese estere in Cina. Questa incertezza è stata sicuramente esacerbata dal fatto che l'Ufficio nazionale di statistica cinese sta diventando progressivamente più selettivo riguardo ai dati economici da rilasciare e ritarda regolarmente la pubblicazione di altri dati rilevanti. Nell’agosto 2023 la Cina ha smesso di rilasciare informazioni sul tasso di disoccupazione giovanile.

Queste tendenze indicano che la Cina sta per cadere in una stagnazione come quella giapponese degli anni ’90? È troppo presto per dirlo. Indicano, tuttavia, che i politici americani – indipendentemente dal fatto che il loro focus sia la sicurezza nazionale o il commercio – dovrebbero ricalibrare il loro approccio nei confronti di Pechino ed evitare di rimanere bloccati in una narrazione che presuppone che la Cina sia un colosso economico inarrestabile. In parole povere, le prove suggeriscono il contrario.


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Ciò di cui gli USA hanno meno bisogno adesso è un taglio dei tassi

Lun, 08/04/2024 - 10:10

 

 

di David Stockman

Sin dal marzo 2008 lo strumento chiave della FED – il Federal fund rate – si è mantenuto su livelli negativi, se aggiustato all’inflazione, per oltre il 93% del tempo. E anche gli attuali tassi positivi riescono a malapena a superare la soglia dello zero e sono ancora molto, molto al di sotto dei livelli più sani registrati dal 1984 fino al 2000.

Tuttavia da quando il tasso di riferimento reale è diventato marginalmente positivo nel luglio 2023, il crescendo di tamburi a Wall Street per un nuovo ciclo di tagli dei tassi è diventato travolgente. Cosa diavolo c’era di così oneroso o economicamente opprimente in un tasso reale pari ad appena +1,82% a febbraio?

A sentire Wall Street si potrebbe pensare che l'economia statunitense stia per essere gettata nella fossa della recessione in assenza di una nuova tornata di tagli dei tassi, ma queste sono solo ridicole, stupide sciocchezze. L’unica ragione plausibile per tagliare i tassi dopo anni di denaro a costo negativo in termini reali è quella d'innescare e sostenere una nuova bolla nel mercato azionario già selvaggiamente gonfiato.

Si tratta di consentire agli speculatori amanti della leva finanziaria d'inseguire i prezzi delle azioni al rialzo. Infatti tassi più bassi innescherebbero l’espansione dei multipli PE riducendo allo stesso tempo il costo di finanziamento di tali posizioni tramite prestiti a margine più economici o premi di opzioni.

È davvero una situazione pietosa perché non esiste alcuna ragion di stato immaginabile che possa aiutare l’uno per cento a speculare di più e quindi inclinare ulteriormente la distribuzione della ricchezza finanziaria in cima alla scala economica.

Tasso di riferimento aggiustato all’inflazione, dal 1984 al 2024

I capi della FED e i loro scagnozzi a Wall Street insistono sul fatto che l’orrenda repressione dei tassi d'interesse mostrata qui sopra era tutta per rendere migliore la vita a Main Street: innescare livelli più elevati in investimenti aziendali, una maggiore costruzione di alloggi residenziali e un ciclo economico meno volatile.

Il problema, ovviamente, è che non esiste uno straccio di prova a sostegno di tali affermazioni.

Ad esempio, ecco un grafico del ciclo economico dal 1948 misurato dal tasso annuo di variazione del PIL reale. I minimi durante le ultime due recessioni sono stati più profondi rispetto a quelli delle 10 recessioni precedenti la Grande Crisi Finanziaria del 2007-2009. E a parte l’aberrazione del 2020, anche le riprese negli ultimi decenni sono state generalmente più deboli.

Qualche tempo fa Ben Bernanke ebbe persino il coraggio di elogiare la “Grande Moderazione” durante i suoi primi anni alla FED. Ciò implicava che, grazie agli sforzi e alle intuizioni superiori dei 12 membri del FOMC, la turbolenza storica del ciclo economico era stata completamente risolta.

Ahimè, quel discorso è stato pronunciato nel marzo 2004 e tutto ciò che si trova a destra di quella data nel grafico qui sotto suggerisce il contrario.

Tasso annuo di variazione del PIL reale, dal 1948 al 2023

Il passaggio alla dilagante stampa di denaro è iniziato con Greenspan nel 1987 e da allora è diventata progressivamente più aggressiva. A parte la famigerata bolla immobiliare di Greenspan del 2003-2006, che fu di breve durata, non c’è stato alcun aumento nella quota del PIL destinato all’edilizia residenziale. Infatti, su base uniforme, la tendenza è stata una diminuzione, e non un aumento, degli investimenti nell’edilizia residenziale.

Se l’obiettivo della politica sociale è offrire maggiori opportunità abitative ai più bisognosi, ciò può essere raggiunto attraverso sussidi diretti basati sul reddito, ad esempio sotto forma di riscatto di mutui, a costi molto inferiori e senza nessuno degli effetti collaterali negativi di tassi ipotecari artificialmente bassi.

Al contrario, i tassi d'interesse di mercato artificialmente repressi vanno a vantaggio dei ricchi, conferendo loro un valore in dollari molto maggiore che spesso utilizzano per mutui multimilionari e finanziare la loro residenza principale, per non parlare delle seconde e terze case.

Investimenti residenziali in percentuale del PIL, dal 1978 al 2023

Allo stesso tempo l'effetto collaterale dei tassi ipotecari artificialmente bassi rispetto a quelli di mercato è quello di causare un rialzo del prezzo del patrimonio immobiliare esistente, conferendo così enormi guadagni ai proprietari di case esistenti e barriere all’ingresso per le famiglie di nuova formazione che entrano nel mercato dei mutui per la prima volta.

Data la natura del patrimonio immobiliare residenziale, questo effetto collaterale è particolarmente acuto. Nel caso delle case unifamiliari, ad esempio, attualmente ci sono 86,2 milioni di unità abitative di proprietà (area arancione), ma il livello di nuove costruzioni nel trimestre più recente è stato di appena 993.000 unità su base annua (area nera).

Di conseguenza la nuova offerta ammonta solitamente solo all’1% dello stock esistente, il che significa che un sussidio attraverso gli interessi è dannatamente inefficiente se l’obiettivo è stimolare nuova offerta di alloggi.

Inoltre questa inefficienza non riguarda solo i 3,5-4,0 milioni di unità unifamiliari esistenti. L'effetto del prezzo di mercato incide sul valore di tutte le quote, in vendita o meno; e a tale inflazione del valore possono accedere i proprietari che non vendono e invece rifinanziano la loro proprietà o la usano in altro modo come garanzia.

In fin dei conti la vera questione per quanto riguarda l’edilizia residenziale è la distribuzione del reddito o il sostegno alle famiglie basato sui bisogni, non il livello di nuove costruzioni in sé. Di conseguenza il tasso ipotecario dovrebbe essere lasciato al mercato, con le risorse pubbliche incanalate esclusivamente attraverso pagamenti mirati e basati sulla verifica dei mezzi.

Nuova offerta rispetto allo stock esistente di case unifamiliari, dal 2000 al 2023

Non è neppure opportuno che i tassi d'interesse siano abbassati artificialmente per stimolare gli investimenti non residenziali o del settore commerciale. Come mostrato di seguito, i dati sugli investimenti netti delle imprese confutano completamente l'assioma del denaro facile. Mentre prima dell’era Greenspan gli investimenti netti delle imprese si aggiravano intorno al 5-7% del PIL, negli ultimi anni hanno raggiunto in media appena il 3%.

Inoltre va notato che qui stiamo utilizzando la misura aggiustata degli investimenti aziendali: nuovi investimenti al netto del consumo (ammortamento) dell'anno in corso rispetto al capitale sociale esistente. Dopotutto questo è in realtà la quantità che è disponibile dagli investimenti aziendali annuali per finanziare miglioramenti nella produttività o espansione della capacità.

Investimenti netti delle imprese in percentuale del PIL, dal 1965 al 2023

Se gli interventi iperattivi della FED e le manipolazioni dei tassi d'interesse sui mercati monetari e dei capitali non attenuano il ciclo economico (per non parlare di eliminare le recessioni), non stimolano maggiori investimenti immobiliari e non causano un aumento degli investimenti aziendali, allora gli unici macro settori rimasti sono i consumatori interni e il governo federale.

D’altra parte non c’è magia in tassi d'interesse più bassi, l’unica cosa che possono plausibilmente fare come una questione meccanica è far sì che i mutuatari accendano più debiti di quanto altrimenti accadrebbe in un libero mercato.

Perché i politici dovrebbero voler incoraggiare ancora più debito pubblico e delle famiglie nonostante i livelli altissimi già esistenti?

Nel periodo di massimo splendore della prosperità americana, nel 1955, il debito complessivo ammontava a soli $408 miliardi, pari al 99% del PIL. Alla vigilia dell’arrivo di Greenspan alla guida della FED, tali cifre erano salite lentamente, raggiungendo i $5.600 miliardi e il 117% del PIL nel secondo trimestre del 1987.

Ma dopo che la stampante monetaria è stata accesa ininterrottamente e i tassi d'interesse nominali e reali estremamente bassi sono diventati la norma, è iniziato il deragliamento: alla fine del 2023 il debito totale negli Stati Uniti ammontava a $52.700 miliardi e quasi al 190% del PIL.

Inutile dire che qualsiasi politica della banca centrale che miri esplicitamente o anche tacitamente a indurre ancora più prestiti e una leva finanziaria ancora più elevata rispetto alle entrate di governo federale e famiglie negli Stati Uniti non è nemmeno lontanamente razionale. Si tratterebbe semplicemente di un default meccanico del catechismo keynesiano, il quale sostiene erroneamente che i consumatori, i lavoratori, gli investitori, i risparmiatori e gli imprenditori che interagiscono liberamente nel mondo del commercio spendono di per sé troppo poco e risparmiano troppo.

Ahimè, questa è semplicemente dottrina statalista e non ha fondamento empirico, oltre a essere antitetica alla nozione stessa di libero mercato e libertà economica.

Debito delle famiglie e del governo federale, dal 1955 al 2023

Inutile dire che tutto il pompaggio monetario non è finito in un buco nero economico, senza lasciare traccia visibile sull’economia statunitense. Al contrario, ciò che è accaduto è stata la massiccia finanziarizzazione della vita economica americana, fenomeno che può essere misurato dal valore di mercato di tutti gli asset finanziari – azioni, obbligazioni, beni immobili – rispetto al reddito nazionale.

Infatti nel 1955 il valore di mercato degli asset finanziari delle famiglie (area nera) ammontava a $1.100 miliardi, pari al 267% del reddito nazionale (PIL). E mentre il livello in dollari è cresciuto fino a raggiungere i $12.800 miliardi nel secondo trimestre del 1987, il rapporto con il reddito nazionale è rimasto stabile.

Alla fine del 2023 gli asset finanziari totali delle famiglie (al valore di mercato) erano arrivati a quasi $119.000 miliardi e rappresentavano il 425% del PIL. Vale a dire, il tasso tendenziale di crescita economica è sceso dal 3,5% annuo prima di Greenspan ad appena l’1,5% annuo negli ultimi decenni.

Malgrado ciò un’economia più debole – gravata da $97.000 miliardi di debito totale – sta ora sfoggiando un carico di asset finanziari più elevato.

Un tempo i sostenitori di un'economia sana/onesta avrebbero definito il grafico qui sotto un castello di carte, e sicuramente lo è.

Non c’è da stupirsi se i fastidiosi piagnucoloni di Wall Street stiano disperatamente invocando un altro giro di droga monetaria.

Asset finanziari delle famiglie rispetto al PIL, dal 1955 al 2023

Tre sono gli indicatori che potrebbero segnalare un cambio di gestione dell'economia da parte della banca centrale americana, cambiamenti che la libererebbero dalla morsa degli speculatori di Wall Street e degli spendaccioni a Washington:

• Promulgazione di una moratoria su qualsiasi ulteriore acquisto da parte della FED di titoli del Tesoro americano o di debito garantito dal governo federale.

• La fine dei bailout, dei sussidi sui tassi d'interesse, delle operazioni di mercato aperto e di qualsiasi altra manipolazione di mercato a Wall Street.

• Ritorno a un modus operandi basato sulla finestra di sconto, come previsto dal mandato originale della FED, in cui le banche membri che necessitano di liquidità possono ottenere anticipi a fronte di solide garanzie commerciali e a tassi di interesse di mercato più uno spread di penalità.

Queste misure prenderebbero due piccioni con una fava. Senza la prospettiva di una FED che rastrella tutto il debito pubblico, i rendimenti obbligazionari aumenterebbero drasticamente e i guerrafondai e i grandi spendaccioni su entrambe le estremità di Pennsylvania Avenue si troverebbero finalmente ad affrontare il vero costo economico della loro dissolutezza.

Allo stesso tempo un rendimento obbligazionario nettamente più elevato metterebbe fine alla gigantesca bolla del mercato azionario che ha spostato la ricchezza verso la cima della scala economica. Dal 1989, ad esempio, il patrimonio netto dello 0,1% più ricco della popolazione è salito da $1.800 miliardi a poco meno di $20.000 miliardi. Si tratta di un guadagno di $138 milioni a famiglia.

Al contrario, il patrimonio netto aggregato del 50% più povero, ovvero 66 milioni di famiglie, è aumentato da $700 miliardi a $3.600 miliardi. Si tratta di un guadagno di soli $44.000 a famiglia.

Di conseguenza ognuno nello 0,1% più ricco ha guadagnato 3.100 volte più patrimonio netto rispetto alla metà più povera delle famiglie americane. E questo risultato sbilanciato non è dovuto al fatto che lo 0,1% più ricco fosse molto più ricco fin dall’inizio.

Infatti nel 1989 il patrimonio netto aggregato dello 0,1% più ricco era 2,45 volte quello del 50% più povero, ma nel terzo trimestre del 2023 era cresciuto fino a 5,45 volte. Questo cambiamento non aveva assolutamente nulla a che fare con il merito, l’abilità negli investimenti o il contributo alla vita economica americana; era semplicemente un prodotto dell’inflazione degli asset finanziari e della pronta capacità dei più ricchi di speculare con una leva finanziaria a basso costo, fenomeni entrambi alimentati dalla FED.

In breve, il drastico ampliamento del divario di ricchezza illustrato nel grafico qui sotto non è stato il risultato naturale del capitalismo di libero mercato che funziona sulla base del denaro sano/onesto. È stato invece il prodotto della dilagante stampa di denaro da parte della banca centrale americana, un’istituzione statale che era stata infiltrata da Wall Street.

Patrimonio netto dello 0,1% più ricco rispetto al 50% più povero, dal 1989 al 2023

Negli ultimi decenni la scusa della FED è stata o che l’inflazione non stava raggiungendo l’obiettivo del 2,00% dal basso o che eventuali riacutizzazioni temporanee della stessa erano transitorie e sarebbero presto rientrate nell’intervallo obiettivo. Di conseguenza non ha mai smesso di stampare credito fiat, aumentando il suo bilancio da $200 miliardi nel 1987 a $9.000 miliardi al picco nel 2022. Tale aumento di 45 volte ha ampiamente superato l'aumento di 5 volte, invece, del reddito nazionale (PIL) durante lo stesso periodo.

Già questo rapporto asimmetrico indica che la stampante monetaria della FED dovrà essere messa a tacere per un bel po’ di tempo. Ma ecco il punto: non c’è l’ombra di una prova che l’inflazione al 2,00% vada a beneficio dell’economia di Main Street o delle famiglie a reddito medio e basso. Come abbiamo ripetutamente dimostrato, i tassi di crescita economica reale, i livelli d'investimento, gli aumenti di produttività e gli standard di vita della classe media hanno tutti vacillato rispetto alle tendenze storiche da quando la FED ha iniziato a stampare pesantemente durante l’era Greenspan.

Ma ciò che un’inflazione pari o superiore al 2,00% in realtà fa è distruggere i magri risparmi delle famiglie di Main Street, che non possono permettersi di lanciare i dadi a Wall Street o investire in rischiose obbligazioni spazzatura, immobili cartolarizzati o altri asset ad alto rendimento. Di conseguenza anche se il patrimonio netto dello 0,1% più ricco è aumentato del 1.000% tra il terzo trimestre del 1989 e il terzo trimestre del 2023, il valore di un dollaro risparmiato da un consumatore medio nel 1989 valeva solo 41 centesimi alla fine di suddetto periodo di 34 anni.

Detto in modo diverso, la politica pro-inflazione della FED devasta la classe media e i salariati medi, anche se pompa enormi quantità di liquidità a basso costo nelle bische di Wall Street.

Deprezzamento del dollaro dal terzo trimestre del 1989

Ciò che i dottorandi che spacciano un obiettivo d'inflazione al 2,00% ignorano sempre è che l’inflazione è cumulativa e non vi è alcuna garanzia che lo stipendio di un particolare lavoratore manterrà il passo.

Ad esempio, ecco il salario medio nel settore manifatturiero (linea rossa tratteggiata) dal terzo trimestre del 1989 rispetto ai costi di cibo, energia e immobili.

Direi porprio che tutta questa inflazione non è stata esattamente un affare per il lavoratore medio nel settore manifatturiero, sempre che sia riuscito a mantenere il proprio lavoro. In realtà oggi ci sono 5 milioni di posti di lavoro ben retribuiti nel settore manifatturiero in meno rispetto a 34 anni fa.

In tal periodo la retribuzione oraria media dei lavoratori nel settore manifatturiero non è riuscita a tenere il passo con nessuna delle principali voci del costo della vita.

Variazione % cumulativa tra il terzo trimestre del 1989 e il terzo trimestre del 2023:

• Retribuzione oraria dei lavoratori nel settore manifatturiero: +156%

• IPC cibo: +157%

• IPC immobili: +188%

• IPC energia: +211%

In breve, l’inflazione non è un affare per i lavoratori salariati. L’intera idea di prendere di mira qualcosa di diverso dalla stabilità dei prezzi equivale a gergo accademico malcelato progettato per offuscare il vero obiettivo: generare ricchezza a Wall Street a partire dall’erronea nozione greenspaniana secondo cui “effetti ricchezza” e “riflusso verso il basso” sono un vantaggio per Main Street.

Ma quando si confronta il grafico qui sotto con i guadagni netti mostrati nel grafico sopra, le prove gridano piuttosto forte: l’inflazione è un pessimo affare per Main Street e una manna del tutto ingiustificata e ingiusta per Wall Street.

Variazione del salario medio nel settore manifatturiero rispetto all’indice dei prezzi al consumo per cibo, casa ed energia, dal terzo trimestre del 1989 al terzo trimestre del 2023

In secondo luogo, si affermerà che rendimenti obbligazionari significativamente più alti causeranno un aumento proporzionale dei tassi ipotecari, a scapito della classe media.

Sì e no. Secondo gli attuali dati governativi, il mutuo medio negli Stati Uniti è di $89.643, ma in questo caso la media non ci dice quasi nulla.

Come mostrato di seguito, il mutuo medio detenuto dal 20% più povero delle famiglie ammonta a meno di $15.000, mentre quello per il 50° percentile è di circa $55.000 e quello del 99° percentile è di $524.000. Quindi i benefici in dollari derivanti dai tassi ipotecari artificialmente bassi vanno in gran parte alle famiglie più benestanti.

Inoltr, se il governo federale vuole aiutare le famiglie a reddito medio per quanto riguarda i mutui, allora la soluzione non è quella di sovvenzionare quelli dei ricchi sopprimendo artificialmente i tassi d'interesse, ma di fornire trasferimenti mirati alle famiglie all’estremità inferiore della scala dei redditi. Un meccanismo per raggiungere questo obiettivo sarebbe una riduzione del tasso d'interesse ipotecario per chi acquista una casa per la prima volta.

Infine si sosterrà che una moratoria estesa sugli acquisti da parte della FED di debito pubblico o delle agenzie governative lascerà il sistema finanziario a secco in caso di crisi di liquidità.

Ma questa è la peggiore affermazione fasulla tra le tante. Se vogliamo una rottura radicale dall'abietta servitù della FED nei confronti di Wall Street, la risposta è chiudere il FOMC (Federal Open Market Committee) e far uscire completamente le operazioni della banca centrale dai canyon di Wall Street.

Infatti i primi ideatori della FED, guidati dal grande Carter Glass, fecero di tutto per mantenere la banca centrale il più lontano possibile da Wall Street. Ecco perché avevano previsto che la FED operasse attraverso 12 finestre di sconto regionali, dove le banche commerciali membri in ciascuna regione potevano ottenere prestiti, ma solo sulla base di solide garanzie commerciali e a un tasso d'interesse di mercato più uno spread di penalità.

Oggi il sistema bancario commerciale detiene più di $12.000 miliardi in prestiti e leasing, esclusi il debito del Tesoro statunitense e i titoli delle agenzie governative. Si tratta di una garanzia più che sufficiente per soddisfare qualsiasi rigore finanziario; inoltre cosa c’è di sbagliato nel richiedere alle banche di pagare tassi d'interesse di mercato più, diciamo, una penalità di 200 punti base qualora volessero usare il credito della banca centrale? Proprio niente.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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In che modo il capitalismo americano si è trasformato nel corporativismo americano?

Ven, 05/04/2024 - 10:01

 

 

di Jeffrey Tucker

Negli anni ’90, e per molti anni fino al nostro secolo, era comune ridicolizzare lo stato perché arretrato dal punto di vista tecnologico. Tutti stavamo iniziando ad avere accesso a cose favolose: siti web, app, strumenti di ricerca e social media. Invece gli stati erano bloccati nel passato, utilizzando mainframe IBM e floppy disk di grandi dimensioni. Ci siamo divertiti moltissimo a prenderli in giro.

Ricordo i giorni in cui si pensava che lo stato non sarebbe mai riuscito a raggiungere le glorie e la potenza del mercato stesso. Ho scritto diversi libri sull’argomento, pieni di tecno-ottimismo.

Il nuovo settore tecnologico aveva un’etica libertaria al riguardo: non gli importava dello stato e dei suoi burocrati; non aveva lobbisti a Washington. Questo settore incarnava le nuove tecnologie della libertà e non si preoccupava molto del vecchio mondo analogico di comando/controllo. Avrebbe inaugurato una nuova era di potere in mano alle persone comuni.

Eccoci qui, un quarto di secolo dopo, con prove alla mano che invece è accaduto il contrario. Il settore privato raccoglie i dati che lo stato acquista e utilizza come strumento di controllo. Ciò che viene condiviso e quante persone lo vedono è una questione di algoritmi concordati da una combinazione di agenzie governative, centri universitari, varie organizzazioni no-profit e aziende stesse. Il tutto è diventato una massa opprimente.

Ecco la nuova sede di Google a Reston, Virginia.

Ed ecco quella di Amazon, ad Arlington, Virginia.

Tutte le grandi aziende che una volta rimanevano lontane da Washington ora possiedono un gigantesco palazzo simile a quelli situati a Washington, o nei dintorni, e raccolgono decine di miliardi di entrate governative. Lo stato è ora diventato uno dei loro principali clienti, se non il cliente principale, dei servizi forniti dai grandi social media e dalle società tecnologiche.

Amazon, Microsoft e Google sono i maggiori vincitori di contratti governativi, secondo una relazione di Tussel. Amazon ospita i dati della National Security Agency con un contratto da $10 miliardi e riceve centinaia di milioni da altri governi. Non sappiamo quanto Google abbia ricevuto dal governo degli Stati Uniti, ma si tratta sicuramente di una quota sostanziale dei $694 miliardi che il governo federale distribuisce in contratti.

Anche Microsoft detiene un'ampia quota di contratti governativi. Nel 2023 il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha assegnato il contratto Joint Warfighter Cloud Capability a Microsoft, Amazon, Google e Oracle. Il contratto vale fino a $9 miliardi e fornisce servizi cloud al Dipartimento della Difesa. È solo l'inizio, infatti il Pentagono è alla ricerca di un piano che sia più grande.

In realtà non ne conosciamo nemmeno l’intera portata, ma è gigantesco. Sì, queste aziende forniscono servizi regolari ai consumatori, ma un cliente principale e addirittura decisivo è lo stato stesso. Di conseguenza la vecchia battuta sulla tecnologia arretrata nelle agenzie governative non esiste più. Oggi lo stato è uno dei principali acquirenti di servizi tecnologici ed è anche uno dei principali motori del boom dell’intelligenza artificiale.

È uno dei segreti meglio custoditi nella vita pubblica americana, cosa di cui i media generalisti non parlano quasi mai. La maggior parte delle persone pensa ancora alle aziende tecnologiche come a ribelli della libera impresa: non è affatto così.

La stessa situazione ovviamente esiste per le aziende farmaceutiche. Questo rapporto risale ancora più indietro nel tempo ed è ancora più stretto al punto che non esiste una reale distinzione tra gli interessi della FDA/CDC e quelli delle grandi aziende farmaceutiche. Sono praticamente la stessa cosa.

In questo quadro potremmo anche inserire il settore agricolo, che è dominato dai cartelli che hanno scacciato le aziende agricole a conduzione familiare. Si tratta di un piano statale e di massicci sussidi che determinano cosa viene prodotto e in quale quantità. Non è a causa dei consumatori che la vostra Coca-Cola è piena di un prodotto spaventoso chiamato “sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio”, che la vostra barretta di cioccolato e il vostro danese ce l'abbiano anch'essi e che ci sia del mais nel vostro serbatoio. Questo è interamente il prodotto delle agenzie e dei budget governativi.

La vecchia regola è che il cliente ha sempre ragione. Questo è un sistema meraviglioso a volte chiamato sovranità del consumatore e il suo avvento nella storia, risalente forse al XVI secolo, rappresentò un enorme progresso rispetto all'antico sistema corporativo del feudalesimo e certamente un passo in avanti importante rispetto agli antichi dispotismi. Da allora è stato il grido di battaglia dell’economia di mercato.

Cosa succede quando lo stato diventa un cliente principale e addirittura dominante? L’etica dell’impresa privata cambia: non più interessata principalmente a servire il grande pubblico, essa rivolge la sua attenzione al servizio dei potenti nelle sale dello stato, tessendo gradualmente stretti rapporti e formando una classe dirigente che diventa una cospirazione contro la popolazione.

Questo veniva comunemente chiamato “capitalismo clientelare” e forse descrive alcuni dei problemi su piccola scala. Quello di cui parlo io è un altro livello di realtà che necessita di un nome completamente diverso: corporativismo, una coniazione degli anni ’30 e sinonimo di fascismo prima che diventasse una parolaccia a causa delle alleanze in tempo di guerra. Il corporativismo è una cosa specifica, non capitalismo e non socialismo, ma un sistema di proprietà privata con un’industria cartellizzata che serve principalmente lo stato.

I vecchi binari tra settore pubblico e privato – ampiamente riconosciuti da tutti i principali sistemi ideologici – sono diventati così sfumati da non avere più molto senso. Siamo ideologicamente e filosoficamente impreparati ad affrontare questo nuovo mondo. Non solo, può essere estremamente difficile persino distinguere i buoni dai cattivi nel flusso di notizie; non sappiamo quasi più per chi tifare o fischiare nelle grandi lotte del nostro tempo.

È diventato tutto confuso. Se ci guardiamo indietro abbiamo fatto molta strada sin dagli anni '90!

Alcuni potrebbero osservare che questo è diventato un problema molto tempo fa. A partire dalla guerra ispano-americana, abbiamo assistito ad una fusione tra pubblico e privato che ha coinvolto l'industria delle munizioni.

Ed è vero. Molte fortune dell’Età dell’Oro vennero fatte da imprese del tutto legittime e basate sul mercato, ma altre si raccolsero intorno al nascente complesso militare-industriale che iniziò a maturare durante la Grande Guerra e coinvolse una vasta gamma di settori, dall’industria manifatturiera ai trasporti fino alle comunicazioni.

Naturalmente nel 1913 abbiamo assistito all’avvento di un partenariato pubblico-privato particolarmente eclatante con la Federal Reserve, in cui le banche private si sono fuse in un fronte unificato e hanno accettato di onorare gli obblighi del debito pubblico degli Stati Uniti in cambio di garanzie di salvataggio. Questo corporativismo monetario continua a tormentarci ancora oggi, così come il complesso militare-industriale.

In cosa è diverso rispetto al passato? È diverso per grado e portata. La macchina corporativa ora gestisce i principali prodotti e servizi della nostra vita, compreso l’intero modo in cui otteniamo informazioni, come lavoriamo, come usiamo le banche, come contattiamo gli amici e come acquistiamo. È il manager di tutta la nostra vita sotto ogni aspetto ed è diventata il motore dell'innovazione e del design dei prodotti; è diventata uno strumento per sorvegliare gli aspetti più intimi della nostra vita, comprese le informazioni finanziarie e i dispositivi di ascolto che abbiamo volontariamente installato nelle nostre case.

In altre parole, non si tratta più solo di società private che forniscono proiettili e bombe ad entrambe le parti in una guerra e successivamente ottengono i contratti della ricostruzione. Il complesso militare-industriale si è espanso a tutto e ha invaso ogni aspetto della nostra vita.

È diventato il principale curatore e censore delle nostre notizie e dei post sui social media; è in grado di dire quali aziende e prodotti devono avere successo e quali no; può uccidere le app in un lampo se alla persona ben posizionata non piace quello che state facendo; può ordinare ad altre app di aggiungervi o togliervi da una lista nera in base alle opinioni politiche; può dire anche alla più piccola azienda di conformarsi o affrontare la morte per legge; può impadronirsi di qualsiasi individuo e renderlo un nemico pubblico basandosi interamente su un’opinione o un’azione contraria alle priorità del regime.

In breve, questo corporativismo – in tutte le sue iterazioni compreso lo stato regolatore e il bottino di guerra dei brevetti che rafforza i monopoli artificiali – è la fonte principale di tutto l’attuale dispotismo.

È uscito completamente allo scoperto con il lockdown del 2020, quando le aziende tecnologiche e i media si sono uniti in assordanti campagne di propaganda per tappare in casa le persone, cancellare le vacanze e non farvi visitare la nonna in ospedale e nella casa di riposo; ha esultato quando milioni di piccole imprese sono state distrutte e i grandi magazzini hanno prosperato come distributori di prodotti approvati, mentre vaste fasce della forza lavoro sono state definite non essenziali e messe al soldo dello stato sociale.

Questo è lo stato corporativista all’opera, con un vasto settore aziendale completamente acquiescente alle priorità del regime e un governo completamente dedito a premiare i suoi partner industriali in ogni settore che va di pari passo con la priorità politica. Il fattore scatenante per la costruzione dell’immenso macchinario che governa le nostre vite risale a molto tempo fa e inizia sempre nello stesso modo: con un contratto statale.

Ricordo bene quei giorni negli anni '90 quando le scuole pubbliche iniziarono ad acquistare computer da Microsoft. Sono suonati campanelli d'allarme? Non per me. Avevo l’atteggiamento tipico di ogni libertario pro-business: qualunque cosa il business voglia fare, dovrebbe farlo. Sicuramente spetta all’impresa vendere a tutti gli acquirenti disponibili, anche se questo include gli stati. In ogni caso, come diavolo si potrebbe evitare tutto ciò? La contrattazione tra stato e imprese private è stata la norma da tempo immemore.

Questo fu solo l’inizio di quella che è diventata una delle industrie più grandi del mondo, molto più potente e decisiva sull’organizzazione industriale rispetto ai vecchi mercati produttore-consumatore. Il “macellaio, panettiere e birrificio” di Adam Smith sono stati messi da parte proprio dalle cospirazioni imprenditoriali contro le quali egli metteva in guardia. Queste gigantesche società a scopo di lucro e pubbliche sono diventate il fondamento operativo del complesso corporativo animato dalla sorveglianza.

Non siamo nemmeno vicini ad affrontare le implicazioni di tutto ciò, dato che trascendono completamente i vecchi dibattiti tra capitalismo e socialismo. Infatti non si tratta più di questo. L’attenzione su tale aspetto potrebbe essere teoricamente interessante, ma ha poca o nessuna rilevanza per la realtà attuale in cui pubblico e privato si sono completamente fusi e si sono intromessi in ogni aspetto della nostra vita, e con risultati del tutto prevedibili: declino economico per i molti e ricchezza per i pochi.

Questo è anche il motivo per cui né la sinistra né la destra, né i democratici né i repubblicani, né i capitalisti né i socialisti, parlano chiaramente del momento in cui viviamo. La forza dominante sulla scena nazionale e globale oggi è il tecno-corporativismo che si intromette nel nostro cibo, nelle nostre medicine, nei nostri media, nei nostri flussi di informazioni, nelle nostre case e nelle nostre tasche.

Vorrei davvero che queste società fossero veramente private, ma non lo sono. Sono attori statali. Più precisamente, lavorano tutti fianco a fianco e non è più chiaro quale sia la mano e quale sia il guanto.

Affrontare intellettualmente tale aspetto è la sfida più grande dei nostri tempi. Affrontarlo giuridicamente e politicamente sembra un compito molto più arduo, per usare un eufemismo. Il problema è complicato dalla spinta a eliminare il dissenso a tutti i livelli della società. In che modo il capitalismo americano è diventato corporativismo americano? Un po' alla volta e poi tutto in una volta.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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La teoria delle tre generazioni: come Bitcoin raggiungerà l'adozione di massa in 60 anni

Gio, 04/04/2024 - 10:09

 

 

di Aleksandar Svetski

I bitcoiner sono noti per sopravvalutare la rapidità con cui Bitcoin “conquisterà il mondo” e diventerà “ampiamente adottato come denaro”. Sono fermo su questa posizione da molto tempo ormai, ma ultimamente sono arrivato a pensarla in modo diverso.

Prima di accusarmi di resa, o di diserzione, vi chiedo di continuare a leggere e di conservare la vostra opinione fino alla fine.

Mi piace pensare che sto maturando nel modo in cui vedo Bitcoin. Chiamatela temperanza, pazienza o una sana dose di umiltà, ma sto cercando di aggiungere un po' di realismo, o una “preferenza temporale più bassa” alla percezione spesso sovrastimata di Bitcoin tra alcuni di noi. Ma, come noterete, penso che su una scala temporale più lunga, nessuno di noi sia “abbastanza rialzista”.

Bitcoiners need to get an order of magnitude more bullish.

— ck (@ck_SNARKs) July 26, 2022

Iniziamo.


BITCOIN È UNA TRASFORMAZIONE TECNO-SOCIO-ECONOMICA

Le persone sono molto veloci nel proiettare le curve di adozione della tecnologia su Bitcoin, ma il problema è che quest'ultimo non è solo una tecnologia.

Non si tratta solo di uno smartphone, o di un computer, di un social network, di un nuovo titolo, di un nuovo metodo di pagamento, di un motore di ricerca, di una piattaforma di messaggistica, o di qualsiasi altro nuovo prodotto, app o servizio.

Bitcoin è un’intera trasformazione tecno-socio-economica; è una reinvenzione del denaro da zero, incompatibile con qualsiasi forma precedente.

Quindi non solo si tratta di un cambiamento di ordini di grandezza più grande, ma è anche completamente diverso in senso paradigmatico. Ciò comporta enormi vantaggi ed enormi ostacoli.

Vantaggi perché:

  1. Bitcoin ha il vantaggio più importante: se l’offerta è fissa e il mercato a cui punta è quello globale – il che implica che sarà la misura rispetto alla quale verrà valutato ogni titolo, proprietà, attività commerciale, veicolo, borsa o cosa esistente sulla Terra – allora ne consegue che Bitcoin sarà, col tempo, la singola “unità di valore” più liquida e preziosa sulla Terra.

  2. Se è incompatibile con il vecchio, è davvero un cambiamento di paradigma. E se sarà superiore (cosa che ha dimostrato di essere in ogni dimensione importante nel campo monetario), allora non solo “competerà” con la vecchia guardia, ma la sostituirà completamente. Non si tratta di “ritagliarsi una nicchia”, ma di un tipo di trasformazione in cui il vincitore prende tutto e, fondamentalmente, “cambia la natura del gioco”. È qualcosa di molto più grande.

Ostacoli perché:

  1. Una tale trasformazione è un grosso problema. Diventare una moneta globale non sarà una passeggiata nel parco, non sarà facile, Bitcoin dovrà affrontare molti, molti venti contrari e i cadaveri fiancheggeranno il percorso lungo tal viaggio. Il cambiamento è difficile anche nel migliore dei casi e con le controparti più disponibili. Non abbiamo nessuna delle due cose dalla nostra parte.

  2. La natura dei cambiamenti di paradigma è che la maggior parte delle persone non li vede e, anche quando li vedono, raramente li capiscono. Pertanto ci vuole un po’ di tempo per raggiungere la massa critica (qualunque cosa significhi tale misura) e molto, molto più tempo per arrivare alla cosiddetta “adozione di massa”. Non solo, ma alla gente non piace sbagliarsi, soprattutto agli operatori storici, quindi, a parte il fattore tempo, ci sono le resistenze e il sendo del ridicolo da parte di tutti.

Questi sono entrambi ostacoli reali ed è necessario prenderli in considerazione. Non si può semplicemente chiudere gli occhi e le orecchie, twittare che “Bitcoin risolve i problemi” e fingere che andrà tutto bene perché alla fine le cose andranno sempre bene. No, non funziona così.

Dobbiamo capire che stiamo giocando a un “gioco di livello superiore”, come direbbe Jeff Booth, con la posta in gioco più alta e contro i più grandi nemici esistenti, sia esterni che interni. Stiamo combattendo sia contro l’establishment che contro le culture stesse in cui siamo cresciuti.

È necessario che avvengano più cambiamenti di quanto chiunque di noi possa immaginare.

Non lo dico per scoraggiarvi nei confronti di Bitcoin, o per favi sentire come “Dannazione, morirò prima di vedere il lato positivo”, ma per a) ispirarvi che Bitcoin è più grande di quanto pensate e b) farvi fare un bagno di realismo in modo che possiate prepararvi mentalmente e smettere di giocare a giochi a breve termine.

Bitcoin è una maratona, non uno sprint.


LA TEORIA DELLE TRE GENERAZIONI

I cambiamenti socioeconomici su larga scala richiedono generazioni per stabilizzarsi e normalizzarsi. La vecchia guardia deve morire, per così dire, affinché coloro che sono nati nel nuovo paradigma possano prendere i posti di comando.

Ogni generazione rappresenta di per sé un cambiamento di paradigma, e ogni successivo cambiamento di questo tipo porta con sé una comprensione e una relazione completamente nuova nei confronti di Bitcoin.

Esploriamo meglio questo concetto...


PRIMA GENERAZIONE: LA FASE DELL'INFEZIONE

Siamo alla prima generazione di Bitcoin. Chiamatelo pure il primo capitolo, o la prima “era”. Questa era o generazione durerà 20 anni e costituirà la fase di “infezione” per Bitcoin.

La definisco così perché, in questa fase, Bitcoin sta infettando il sistema. È una sorta di virus che si attacca all'ospite che poi agisce in modo tale da provocarne un’ulteriore diffusione. Il suo intento è infettare infrastrutture chiave, menti chiave, leve chiave e sistemi chiave nel paradigma attuale. Inizialmente deve insinuarsi il più inosservato possibile, per poi formare una sorta di simbiosi con l'ospite man mano che cresce, in modo che emergano vantaggi reciproci per entrambi.

Lo abbiamo già visto accadere.

In questa fase Bitcoin doveva dimostrare di essere qualcosa che qualcuno avrebbe scambiato con denaro canonico (o pizze). Doveva mostrare una significativa “prova di concetto” commerciale, cosa che fece con Silk Road. Doveva procedere attraverso una fase iniziale di monetizzazione (Mt. Gox) e poi ispirare un intero settore di imitatori affinché ciò che aveva fatto poteva davvero essere trasformativo, come abbiamo visto con le cosiddette shitcoin.

Ciò comporta un sacco di speculazioni, fino a quando non raggiungeremo finalmente una saturazione sufficientemente significativa della capitalizzazione di mercato totale o della liquidità da poter effettuare una fase di transizione verso un nuovo paradigma.

Siamo esattamente nella fase intermedia della mini-era della speculazione di questa prima generazione, o fase d'infezione dei primi anni di vita di Bitcoin.

Mentre alcuni di noi vedono e utilizzano Bitcoin come denaro e unità di conto, il resto del mondo generalmente lo vede come un asset speculativo, o qualcosa da “scambiare” per fare più soldi fiat. C’è una ragione per cui è correlato ai mercati e, sebbene possano esserci alcuni segnali di disaccoppiamento, in realtà è ancora presto e nel breve termine le persone continueranno a trattarlo come un asset “propenso al rischio”.

Alcune persone lo definiscono una “cosa brutta” e sostengono che abbia disatteso la sua promessa iniziale, ma penso che non abbiano colto il punto. Il denaro fa girare il mondo, soprattutto nel mondo moderno in cui viviamo.

Pertanto per avere il massimo impatto e garantire la simbiosi più efficace, Bitcoin deve essere un animale economico e finanziario. Per porre rimedio alla dissolutezza, Bitcoin deve assorbirla e poi lentamente, come un virus (o, nel caso di Bitcoin, un antivirus), infettare l'ospite e iniziare a cambiarlo.

L’abbassamento della preferenza temporale e il conseguente adattamento/maturazione del comportamento delle persone è un esempio lungimirante di questo effetto. Se desiderate saperne di più su questo punto, consultate l'articolo di Saifedean Ammous su The Bitcoin Times.

Così il gioco è fatto. Prima generazione, un arco di tempo di 20 anni; ne sono trascorsi 15 e siamo sulla buona strada. Mancano altri cinque anni prima della prossima generazione, e in questi cinque anni vedremo altri due halving, un’enorme quantità di speculazione e una reale accelerazione verso quella liquidità o saturazione della capitalizzazione di mercato di cui ho parlato prima.

Allo stesso tempo, dietro le quinte, verranno costruite le cose per preparare il terreno per la prossima generazione. Il che ovviamente ci porta a...


SECONDA GENERAZIONE: LA FASE DELLE INFRASTRUTTURE

Immaginate di essere nati nel 2009, lo stesso anno in cui è nato Bitcoin.

Crescete e diventate maggiorenni in un mondo in cui Bitcoin è sempre esistito. Da bambini davate per scontato che il denaro fosse una cosa digitale e questa idea contorta di aprire conti bancari, o andare in giro con banconote stampate e carte di plastica, vi sembra strana.

Nel 2029 compirete 20 anni e forse la speculazione non avrà mai avuto posto nella vostra mente. Forse vedrete un problema che deve essere risolto e Bitcoin come uno strumento per aiutarvi a risolverlo.

Tenete presente che in questa fase il prezzo di Bitcoin sarebbe più alto e la volatilità più bassa. Cose come Lightning Network saranno più avanzate, insieme ad altri livelli superiori. In quanto tale valuterete tutta questa infrastruttura come una cassetta degli attrezzi, non tanto come una risorsa speculativa. Infatti potreste vedere altre cose sotto questa ottica e scegliere di scommetterci, ma poiché a) Bitcoin sarà maturato e la volatilità attenuata, e b) tanti servizi offriranno Bitcoin come opzione di finanziamento, deciderete che è lo standard rispetto al quale misurare i vostri guadagni; non più l’asset buono solo per speculare.

C'è anche la possibilità che i vostri genitori fossero bitcoiner di prima generazione e vi abbiano insegnato i principi, o vi abbiano messo da parte Bitcoin, e voi siate cresciuti immersi in questi concetti. Quindi non solo Bitcoin è qualcosa che è semplicemente “sempre esistito”, è qualcosa che comprendete profondamente.

Né sono idee inverosimili, data l’era in cui siete cresciuti. Immaginate come voi e quelli della vostra generazione vedrete Bitcoin e come lo utilizzerete: in modo completamente diverso, sì.

Ecco perché considero la fase successiva come la fase degli strumenti o dell’infrastruttura. In questa era Bitcoin passerà finalmente dagli speculatori ai cuori, alle menti e alle mani dei costruttori.

I ventenni che stanno raccogliendo capitali e costruendo imprese in quest’epoca utilizzeranno Bitcoin, Lightning e altri livelli superiori come strumenti che daranno loro un vantaggio così significativo nel mondo che vedremo un’intera gamma di prodotti e servizi che integreranno il denaro nelle loro operazioni, più o meno nello stesso modo in cui la comunicazione è stata integrata in tutto ciò che usiamo oggi.

Gli incentivi si evolveranno in modo tale che avere Bitcoin e i suoi strati superiori nel vostro kit di strumenti vi darà superpoteri.

Ma... tenete presente che per gran parte di questa era, la generazione precedente continuerà a tirare i cordoni della borsa. Ci sarà ancora un elemento culturale e normativo che vedrà Bitcoin come estraneo o speculativo e, nonostante “tutto quello che sta succedendo”, lotterà per aggrapparsi al passato.

Questa era sarà lo scontro tra i nuovi costruttori e i bitcoiner di prima generazione da un lato, e la restante élite del vecchio mondo che possiede ancora gran parte della ricchezza fiat (es. azioni, obbligazioni, proprietà immobiliari, imprese, ecc.). I bitcoiner di prima e seconda generazione, soprattutto all’inizio di questa nuova era, saranno ancora in inferiorità numerica. Ma ovviamente nessun grande uomo si è mai tirato indietro da un combattimento, a prescindere dalle probabilità.

Immaginate i prossimi 20 anni, fino al 2049; non credo che nessuno di noi possa davvero arrivare a capire il tipo di infrastrutture, prodotti e servizi che ne deriveranno e quanto cambierà la marea. Il che ovviamente mi porta alla...


TERZA GENERAZIONE: LA FASE DELL'ADOZIONE DI MASSA

Questa è la generazione dell’adozione di massa ed è qui che i figli dei nostri figli diventeranno maggiorenni. Non avranno mai vissuto un mondo in cui Bitcoin non esisteva e potrebbero entrare nell’età adulta senza nemmeno sapere cosa fossero la valuta fiat.

La fine di questa era avverrà quando gli ultimi resti della nostra generazione inizieranno a estinguersi e si strapperà qualunque nastro adesivo tenesse insieme le vecchie infrastrutture. La città della valuta fiat verrà abbandonata ed entreremo nella vera fase di adozione mainstream.

Potreste pensare: “No amico, accadrà più velocemente data tutta la tecnologia che verrà costruita per allora”.

Ma io ribatto: “Certo, allora verrà costruita molta tecnologia, ma sono abbastanza sicuro che un numero significativo di persone esiterà quando si tratterà di vendere le proprie case, le proprie automobili, i propri prodotti/servizi  in cambio del denaro magico di Internet”.

Quel numero si sarà ridotto in modo significativo, ma se si pensa che governi, grandi aziende e persone che hanno avuto successo nella vita grazie a un metodo preciso andranno all-in e si fideranno di una forma di denaro che avrà solo 40 anni allora vi state illudendo.

Bitcoin è il luogo in cui finiremo, ma la ricchezza deve prima passare di mano e ciò richiederà tempo. Questo è il motivo per cui credo che questa terza generazione sia il luogo in cui avverrà la fase di adozione di massa. Diventeranno maggiorenni in un mondo in cui avranno a disposizione una tecnologia finanziaria superiore e un’infrastruttura economica che consentirà loro di utilizzare Bitcoin come capitale. La forma di capitale più liquida, più ampiamente accessibile, più significativa e affidabile disponibile.

Pensate da qui al 2069 e capirete d'immaginare un mondo completamente diverso. Quello sarà il momento in cui Bitcoin diventerà davvero maggiorenne; la fase in cui la valuta fiat si dissolverà, morirà o diventa una reliquia del passato, mentre Bitcoin diventerà sia uno strato di regolamento globale che una moneta globale.

Sarà il punto in cui Bitcoin costituirà parte integrante di quasi tutte le applicazioni tecnologiche utilizzate da persone di tutto il mondo.

A quel punto Bitcoin non sarà più il virus, unito con l'ospite ne creerà uno nuovo.

Cosa succederà oltre non lo so, ma è emozionante pensarci. A quel punto ci troveremo in un paradigma completamente nuovo.


PER I FIGLI DEI NOSTRI FIGLI

Avrete notato dal mio linguaggio che la mia certezza su ciò che accade in ogni fase diminuisce man mano che ci allontaniamo. Sono abbastanza sicuro di ciò che ci riserveranno i prossimi cinque anni e ho un certo livello di fiducia anche per la prima metà della seconda era, ma oltre tale arco temporale posso solo supporre e dire a grandi linee ciò che è probabile che accada.

Questo perché sono umano e gli esseri umani sottovalutano sempre gli effetti composti, mentre Bitcoin è soggetto a più effetti complessivi di qualsiasi altra cosa che conosciamo (almeno come asset, se non altro). Con ogni giorno che passa e ogni nuovo satoshi detenuto da ogni nuovo utente, con ogni nuovo miner che si collega, ogni nuovo commerciante che accetta Bitcoin, ogni nuovo nodo che funziona e ogni nuovo canale Lightning aperto, Bitcoin si sedimenta e cresce.

Nessuno di noi è pronto per ciò che questo significherà per tre intere generazioni e, purtroppo, molti di noi non vivranno abbastanza per vederlo, ma questa è la goccia con cui abbiamo fatto traboccare il proverbiale vaso.

La nostra generazione ci ha concesso sia il dono di essere i padri fondatori di un nuovo mondo, sia la maledizione di sopportare il mondo dei clown di oggi per arrivarci. Anche se forse non riusciremo a godere a pieno dei frutti di questo lavoro, avremo incarnato la generazione che finirà sui libri di storia come quella che ha cambiato tutto.

Non so voi, ma è un compromesso che vale la pena di firmare.

I bitcoiner di prima generazione sono come coloro che gettarono le basi e le prime pietre delle cattedrali dell’epoca antica e feudale. Non sarebbero mai vissuti abbastanza per vederle finite, ma sarebbero stati ricordati per sempre come i loro fondatori.

E chi lo sa, forse guarderemo dall’altro mondo e ammireremo ciò che abbiamo fatto, come quei grandi che sono venuti prima di noi.

Non lo so.

Ciò che conta, e con questo mi avvio alla conclusione, è riconoscere che Bitcoin è un fenomeno multigenerazionale. Non è Google, Apple, Facebook, Twitter, uno smartphone, PayPal, Visa, un’azione, o una semplice merce. È molto più di tutti questi messi insieme e, data la sua fondamentale importanza, ci vorrà del tempo affinché venga adottato in modo diffuso.

Ci vorranno alcune generazioni affinché si possa normalizzare; passerà sui nostri cadaveri prima di raggiungere il suo pieno potenziale – non che dobbiamo essere radunati e fucilati, ma che la nostra generazione deve lasciare il posto a quella successiva e quest'ultima a quella successiva affinché il nuovo paradigma prenda veramente piede. Una volta che ce ne saremo andati, Bitcoin prospererà davvero.

Spero che voi teniamente a mente tutto questo quando pensate a Bitcoin.

Dobbiamo stare attenti a proiettare le curve di adozione della tecnologia su di esso e, nonostante le delusioni, tentare di non voler armeggiare con esso. Ciò che non è rotto non ha sempre bisogno di essere riparato o aggiornato e, infatti, la caratteristica principale di Bitcoin è il fatto che non cambierà, o cambierà molto poco, nei tempi a cui ho fatto riferimento in questo saggio.

Se le regole del consenso di Bitcoin sono rimaste invariate e andrà avanti così per tre, quattro, cinque decenni, allora le persone svilupperanno naturalmente ciò che conta di più per un nuovo standard e un nuovo paradigma socio-economico: la fiducia.

E per quanto i bitcoiner odino questa parola, la fiducia è importante: la verità è che vi fidate maggiormente di ciò che potete verificare. Questo è il motivo per cui, dopo poche generazioni, Bitcoin sarà alla fine il livello monetario, economico e di comunicazione più affidabile sulla Terra.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.

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La risposta asimmetrica e il cammino dei criminali verso la terza guerra mondiale

Mer, 03/04/2024 - 10:08

 

 

di Tom Luongo

Avete mai provato a uscire dall'orbita di un narcisista? È dannatamente difficile. Il loro modello di abuso emotivo è progettato per farvi sentire l'aggressore, demoralizzandovi, indebolendovi della vostra vitalità e libertà d'azione.

Usano come arma la vostra umanità e alimentano il vostro senso di colpa. Quando finalmente trovate il coraggio di emanciparvi, è allora che le zanne escono davvero; è allora che viene rivelato il loro vero volto e non è altro che disprezzo, derisione e odio sfrenato.

I narcisisti non vi amano, amano sé stessi.

Apro questo articolo con un rapido richiamo alla psicologia umana per preparare il terreno alla discussione di questa settimana su tutto ciò che riguarda la geopolitica. Non c'è arte in questo pezzo, gente, sono dannatamente esausto per crearne.

Perché sono esausto? Correre dietro ai narcisisti mentre ci accompagnano verso la Terza Guerra Mondiale indebolisce l’energia anche della personalità più resiliente. I narcisisti veramente maligni che pensano di manovrare le leve del potere nel mondo si sono resi conto che ci stiamo allontanando da loro.

E sono fottutamente arrabbiati; il sentimento è molto, molto reciproco.

Dal licenziamento di Victoria Nuland dal Dipartimento di Stato lo scorso 5 marzo, gli eventi che circondano la Russia stanno accelerando. A quanto pare l'attacco alla Crocus Concert Hall di Mosca sarebbe dovuto avvenire originariamente il 9 marzo. Doveva essere cronometrato con il Discorso sullo stato dell'Unione di Biden inteso come severo avvertimento ai russi affinché “prendessero la decisione giusta” e votassero contro Vladimir Putin.

Quel giorno il Dipartimento di Stato ha diramato un avvertimento a tutti gli americani di stare lontani da riunioni, sale da concerto, ecc. in Russia.

Perché avrebbero dovuto diramare tale avvertimento sapendo benissimo che i russi avrebbero risposto e avrebbero fermato l’attacco?

Non ha letteralmente senso. Quando la Nuland è stata licenziata dal Dipartimento di Stato, la nostra prima reazione è stata quella d'intendere il tutto come uno spostamento della politica estera americana dalla Russia alla Cina. Ma è tutta qui l'intera storia?

Perché poi l'attacco è avvenuto effettivamente due settimane dopo: un gruppo di tagiki entra, da soldati professionisti quali sono, sparano e scappano. Non si sono comportati affatto come si conveniva ai tagliateste dell'Isis, che sono stati immediatamente incolpati di ciò.

Il recente articolo di Pepe Escobar sull'argomento è eccellente e vale la pena leggerlo. Passa attraverso le linee temporali e traccia molte connessioni importanti, ma mentre lo leggevo ho notato che “girava intorno al tema principale”, per come l'intendo io.

Il corrispondente di guerra russo, Marat Khairullin, ha aggiunto un altro boccone succoso a questa portata: svela in modo convincente il punto di vista dell'MI6 nell'attacco terroristico alla Crocus City Hall.

L’FSB è proprio nel bel mezzo di uno scrupoloso processo di smantellamento della maggior parte, se non di tutte, le connessioni ISIS-K/CIA/MI6.

Ma questa non sarà la fine della storia. Innumerevoli reti terroristiche non sono controllate dall’intelligence occidentale, anche se lavorano con essa tramite intermediari, solitamente “predicatori” salafiti che trattano con le agenzie d'intelligence dell’Arabia Saudita e del Golfo.

Il caso della CIA che pilota elicotteri “neri” per estrarre i jihadisti dalla Siria e portarli in Afghanistan è più un’eccezione – in termini di contatto diretto – che la norma. Quindi l’FSB e il Cremlino saranno molto attenti quando si tratterà di accusare direttamente la CIA e l’MI6 di gestire queste reti.

Questo non vuole essere un affronto nei confronti di Escobar, ha lavorato su molti punti di vista in questa storia, analizzando il tutto per arrivare a una conclusione. Ci vuole tempo e sono felice che se lo sia preso.

Secondo me, però, la pista dell’MI6 è la prima da prendere in considerazione in questo attacco, non l’ultima.

E la chiave di lettura si trova proprio in quella linea temporale. Invece di dare per scontato che gli Stati Uniti siano l’agente catalizzatore degli eventi – facile da pensare perché è coinvolta la Nuland – ripensare a questa operazione come a una distintamente britannica (con l’aiuto di elementi canaglia nel Dipartimento di Stato e della CIA, ovviamente) produce una narrazione molto più coerente.

Ricordate, alla fine abbiamo a che fare con dei narcisisti qui. Allora ricordiamoci cui bono.

Perché senza valutare chi trae vantaggio da questo attacco, non analizziamo le cose correttamente. Inoltre non sto cercando di togliere tutte le colpe dagli Stati Uniti, sicuramente sono coinvolti, ma la sfumatura sta nel definire “chi” negli Stati Uniti.

E se la Nuland fosse stata licenziata perché la notizia di questo attacco aveva finalmente raggiunto le persone giuste al Dipartimento di Stato e al Dipartimento della Difesa? E si sono resi conto, giustamente, che un attacco come questo avrebbe reso quasi impossibile per Putin ignorare e forzare politicamente la mano per intensificare la guerra in Ucraina a un livello tale da giustificare agli occhi del popolo occidentale che era finalmente giunto il momento di farci coinvolgere laggiù?

Riuscite a sentire la crescente voce “Putin deve andarsene” provenir dai think tank di K-Street e dalle sale del GCHQ?

Chi vuole questo risultato? Chi chiede questo risultato da più di due anni? Chi ha inscenato una provocazione (Kerch, Nordstream, Bucha, navi russe colpite nel Mar Nero, assalto alla centrale nucleare di Zaporižžja, ecc.) dopo l'altra per mandare Putin “in tilt?” Al di fuori dell'ufficio di Victoria Nuland e di Lindsay Graham, nessuno negli Stati Uniti è stato così impegnato in tutto questo tempo.

Nikki Haley è stata finalmente costretta a lasciare la corsa alle elezioni presidenziali.

Semmai, più a lungo va avanti questa guerra, minore sarà il sostegno che l’Ucraina riceverà dagli Stati Uniti, anche da Biden! Il cambiamento nell’atteggiamento degli Stati Uniti nei confronti dell’Ucraina è in corso da oltre un anno.

No, le persone che hanno fatto più rumore sono i maledetti inglesi, con cui la Nuland certamente lavora a stretto contatto. I Verdi francesi e tedeschi si sono espressi con altrettanta veemenza, quindi c'entra anche l'Europa continentale.

Ecco cosa penso che sia accaduto alla Crocus. La Nuland, l’MI6 e probabilmente i turchi hanno messo su questa operazione usando mercenari tagiki dell’ISIS-K per uccidere un gruppo di russi. L’obiettivo era impedire agli Stati Uniti di voltare le spalle ai maligni narcisistici colonialisti europei che hanno bisogno di questa guerra, ma non possono combatterla. Questo è il lavoro degli Yankee.

La leadership degli Stati Uniti, già impegnata nei piani per districarsi dall’Europa e rivolgere le proprie attenzioni alla Cina, avverte i russi il 7 marzo di quello che accadrà il 9, inviando inoltre un importante segnale distensivo con il licenziamento della Nuland il 5 marzo.

Dopodiché l'operazione sarebbe continuata, ma sotto la guida di qualcun altro (o semplicemente con il pilota automatico). Le impronte digitali della Nuland sono ovunque. Gli Stati Uniti sembrano dannatamente colpevoli. Cosa fa il male? Non dorme, aspetta. E poi abbiamo avuto l’attacco vero e proprio, dopo che Putin è stato rieletto. Lo scopo primario era ancora perseguibile, forzare la mano di Putin.

Chi invia note di cordoglio alla Russia dopo l'attacco? Incredibile a dirsi gli Stati Uniti e la NATO. Negli ultimi tre anni non c'è stata una sola espressione conciliante da parte di Antony Blinken quando s'è trattato della Russia; è stato l'epitome dell'anti-diplomatico.

Eppure eccolo qui a esprimere le sue condoglianze alla Russia. Poi gli Stati Uniti si astengono dal voto del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite contro Israele, un altro progetto britannico andato completamente in tilt.

Niente di quanto accaduto è in sintonia con la narrativa secondo cui Stati Uniti e Russia sono nemici implacabili.

Ora indovinate chi si è rifiutato anche solo di riconoscere la perdita di vite umane da parte dei russi? Sì... il Regno Unito.

Ecco Jeremy Hunt:

Il Cancelliere dello Scacchiere britannico, Jeremy Hunt, ha dichiarato a Sky News che la Gran Bretagna ha “pochissima fiducia in ciò che dice il governo russo”.

“Sappiamo che stanno creando una cortina di fumo di propaganda per difendere un’invasione assolutamente malvagia dell’Ucraina. Ma questo non significa che non sia una tragedia quando persone innocenti perdono la vita, quando ci sono bombardamenti orribili”, ha detto Hunt. Egli ha inoltre sottolineato che Londra prende “ciò che dice il governo russo con le pinze [...] dopo quello che abbiamo visto da loro negli ultimi anni”.

Non riuscite a sentire quanto sporco si sia sentito Hunt nel dover piangere anche senza entusiasmo i russi morti? È più che patetico e disumano, ma d'altra parte è un membro dell'élite politica britannica... cos'altro potete aspettarvi da questi demoni senz'anima?

David Cameron non ha fatto altro che criticare gli Stati Uniti per non aver stanziato più soldi all’Ucraina. Infatti ci incolpano delle sue perdite  e questo è il classico bullismo narcisistico della vittima.

Ma la vera rivelazione è arrivata dal massimo diplomatico dell’UE, Josep Borrell, sul quale si può sempre contare per mostrare al mondo come si contrae l’afta epizootica. In una scioccante dimostrazione di verità, Borrell ha finalmente raccontato al mondo la realtà dietro l’Ucraina:

Translation of #Borrell’s statement:

Dear Americans, don't dump #Ukraine on us. We don't have money. We have elections coming soon and we may not be re-elected, given the situation in Europe. If you help and we are re-elected, we will do everything you say pic.twitter.com/JCYpaFs9t4

— Malinka ????️ (@Malinka1102) March 26, 2024

Ricordate, i narcisisti non vi amano; amano solo sé stessi. Quando Borrell implora gli americani, fermate la clip e guardate il primo piano: è tutta una messa in scena, amici miei, questa è la verità ed è un avvertimento da parte di Borrell.

Quindi, in questo contesto, le condoglianze di Blinken devono essere prese come una vera foglia di fico nei confronti di Putin. Purtroppo entrambe le parti devono continuare a prepararsi per futuri conflitti, perché è la cosa più prudente da fare, anche se nessuna delle due parti li vuole. Vi suona familiare? Ricordate la storia della prima guerra mondiale.

Negli ultimi dieci anni gli Stati Uniti sono stati trascinati nella trappola in Ucraina dalla Nuland e dai suoi collaboratori dell’MI6 e dell’Europa. Tutti e tre i protagonisti, Stati Uniti, Regno Unito ed Europa, avevano ragioni per l’Ucraina, ma alla fine erano tutte diverse.

L’Ucraina è diventata fisicamente il campo di battaglia a qualsiasi livello. Gli Stati Uniti e il Regno Unito, attraverso la loro influenza in Polonia e nei Paesi Baltici, sono stati usati dall'UE per fomentare questa guerra. Portarli in bancarotta attraverso il conflitto li costringe a tornare ad essere fonti di materie prime a basso prezzo, mentre vengono esportate leggi e regole dell’UE in quei luoghi che hanno il privilegio (dal loro punto di vista) di fare affari con essa.

Dal punto di vista di tutti e tre i giocatori, se l'Ucraina batte la Russia, allora è vittoria per tutti. Alla fine Putin verrà deposto, la Russia sarà umiliata e avrà inizio la tanto desiderata disgregazione del loro impero. L’Europa ottiene il suo Grande Reset; il Regno Unito riesce a mantenere il controllo sull’impero marittimo, rivendicando il controllo della NATO sul Mar Nero e costringendo i produttori di petrolio arabi a rimettersi in riga; gli Stati Uniti riescono a sfruttare la caduta della Russia per indebolire la Cina e fermare l’ulteriore integrazione dei BRICS.

In breve, il mondo tornerebbe agli anni ’90, quando tizi come Bill Browder andavano in giro a comprare tutto e gli oligarchi russi, messi in riga da Putin, spadroneggiavano. Fukuyama avrebbe infine ragione.

Ma, come ho detto, il vero obiettivo di questa guerra non è solo conquistare la Russia, ma anche far sprofondare gli Stati Uniti, facendoli pagare i costi per combattere una guerra che non sono in grado di sostenere.

E ora c'è chi trae vantaggio da questa operazione. Gli Stati Uniti non avrebbero avuto alcun vantaggio nell’uccidere brutalmente centinaia di civili russi, ben sapendo che sarebbero stati essi stessi a condurre la maggior parte dei combattimenti. Il Regno Unito e l’UE hanno bisogno che gli Stati Uniti facciano il lavoro sporco, perché se gli USA uscissero indenni da questa guerra (come nella Seconda Guerra Mondiale) allora il sistema attuale continuerà e i loro piani di dominio falliranno.

Ed è per questo che queste persone sono diventate così sconvolte e istrioniche negli ultimi mesi mentre gli Stati Uniti si rifiutano d'inviare ulteriori aiuti all’Ucraina. È per questo che Emmanuel Macron sta andando all-in: è un'anatra zoppa facilmente sacrificabile. Ecco perché la perfidia britannica dietro le quinte dev'essere il primo sospettato in qualsiasi atto di orrore. È per questo che la Germania è politicamente paralizzata tra la sua classe industriale ansimante e i Verdi che di fatto gestiscono il governo.

Ecco perché il loro odio per gli Stati Uniti è palesemente evidente adesso: gli USA stanno cercando di allontanarsi dai vecchi, sclerotici e maligni narcisisti dell’Europa e questi ultimi non lo sopportano.

È quasi come se fossero i cattivi dei vecchi cartoni animati di Scooby Do: “E anch'io me la sarei cavata, se non fosse stato per quei dannati russi”.

Niente è fuori discussione per loro: hanno il movente, i mezzi e l’opportunità. Dal lato americano, le azioni della Nuland possono essere comprese attraverso il suo odio genetico nei confronti dei russi. Per il Regno Unito e l’Europa è il loro posto al tavolo geopolitico post-globalismo.

La rimozione della Nuland elimina gran parte dello slancio burocratico, ma ciò non significa che le cose cambino in un attimo. Le correzioni di rotta richiedono tempo. Questa operazione a Mosca era in preparazione da molto tempo. Non sarebbe stato fermata. Ritardata? Sicuro. Ma ciò che sta realmente accadendo parla più agli altri attori coinvolti che agli Stati Uniti.

E questo mi porta al ponte Francis Scott Key. Come evento merita un articolo a parte, ma penso che sappiate dove voglio arrivare. C'è una probabilità molto piccola che si sia trattato di un incidente causato da una vecchia nave con un registro di manutenzione irregolare, da un capitano ucraino e da un equipaggio indiano.

Tutte queste cose sono, in termini cinematografici, “allestimento del set”, per creare una narrativa plausibile. Stronzate, in altre parole. Immagino che lo sciopero degli sceneggiatori a Hollywood sia effettivamente finito.

Si è trattato di un attacco sul suolo americano da parte di una potenza straniera e il primo gruppo di persone a cui dovremmo pensare sono i russi. Perché? La vendetta di Mosca, dopo che siamo stati fatti apparire come coloro che hanno architettato l'attentato, come le persone che contano... quelle che prendono le decisioni.

Il fatto che sia gli Stati Uniti che la Russia abbiano cercato di sviare reciprocamente la colpa di entrambi questi incidenti è un fatto molto significativo. Dice chiaramente che entrambe le parti sono consapevoli dei pericoli che questi attacchi alla loro sovranità rappresentano e non sono disposte a usarli come casus belli. È la parte più incoraggiante in tutta questa storia. Le persone razionali stanno ancora cercando di rallentare l'escalation.

Il problema è che non hanno il controllo della situazione. Se gli Stati Uniti volessero la guerra contro la Russia, sarebbe già iniziata. Ciò significa che la vuole qualcun altro.

Da notare la mancanza di “È stata la Russia!” proveniente dagli Stati Uniti; da notare che l'FBI è intervenuta immediatamente, senza alcuna indagine, e ha detto che si è trattato di un incidente, non di un atto di guerra, cosa che molto probabilmente era.

La domanda quindi è: “Chi è stato?” Non scopriremo mai la verità, ma il nostro principale sospettato dev'essere chi ha il movente di voler mandare gli Stati Uniti “in tilt” e difendere apertamente l’Ucraina.

Non sto dicendo che la Russia non l'abbia fatto, anzi. Come atto in una guerra di quarta generazione, abbattere questo ponte in questo momento è assolutamente una delle migliori mosse della Russia sulla scacchiera, soprattutto se Putin si sta davvero preparando ad alzare l'asticella su Kiev nelle prossime settimane. E mi aspetto che faccia proprio questo.

Paralizzare logisticamente gli Stati Uniti è la mossa giusta, ma invita anche a un contrattacco da parte degli Stati Uniti che Putin ha accuratamente evitato per oltre otto anni da quando ha inviato per la prima volta le forze russe in Siria nel 2015.

No, penso che anche questa sia una di quelle “prove” per incastrare la Russia per qualcosa che qualcun altro ha fatto per ragioni molto diverse. E questa ragione è pura, sfrenata, narcisistica vendetta contro gli Stati Uniti che hanno avuto l’audacia di allontanarsi dalle proprie responsabilità (come le hanno definite) in Europa.

Queste persone sono molto chiare ormai da anni: o gli Stati Uniti seguiranno i loro piani per il futuro, o verranno distrutti dall’interno. Questo attacco al ponte Key di Baltimora è un evento da incubo, pensato per essere un catalizzatore per il collasso dell’economia statunitense, creando caos durante un anno elettorale.

Potrebbe facilmente propagarsi ai nostri mercati immobiliari, obbligazionari e azionari nelle prossime settimane. Attaccare gli Stati Uniti mette pressione su di essi e allo stesso tempo distoglie l’attenzione dal deterioramento dell’economia europea.

Questo è un evento che più ci penso più si trasforma in un romanzo di Agatha Christie, in cui tutti hanno motivi per attaccare gli Stati Uniti per ragioni completamente diverse. Quindi non arriverò ad alcuna conclusione definitiva, anche se sapete chi sono i miei principali sospettati.

Ma basti dire che nella rabbia dei narcisisti, non ci verrà risparmiato nulla mentre saremo incolpati per il loro lento e doloroso cammino verso la Terza Guerra Mondiale.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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La garanzia collaterale dietro tutti i giochi monetari: Main Street

Mar, 02/04/2024 - 10:05

 

 

di David Stockman

Anche se si attribuisce molta importanza al PIL prodotto dallo stato a causa della spesa sconsiderata e dei deficit, sarebbe saggio stare attenti a ciò che si sta applaudendo. Infatti parte delle enormi quantità di PIL prodotto dal governo federale, derivanti da $6.500 miliardi in spesa pubblica durante i 12 mesi successivi al marzo 2020, sono state temporaneamente collocate in celle frigorifere presso i conti bancari delle famiglie; da allora si sono lentamente riversate nel flusso di spesa al consumo, rafforzando così la domanda derivante dalla produzione e dagli utili del periodo attuale.

Riteniamo che una buona misura di questo “stimolo ritardato” sia stata catturata dalla relazione tra i conti di spesa dei consumatori – depositi e valuta – e il reddito nazionale. Tale rapporto era variato tra il 4,0% e il 6,5% durante i due decenni precedenti al primo trimestre del 2020, ma è decollato a razzo come raffigurato nel grafico qui sotto.

Nel terzo trimestre del 2019 questi saldi di cassa spendibili ammontavano a $938 miliardi e rappresentavano circa il 4,3% del PIL. Al culmine dello tsunami di stimoli fiscali nel terzo trimestre del 2022, tali cifre erano salite rispettivamente a $4.800 miliardi e 18,5% del PIL. Le famiglie hanno detto che, tassi d'interessi in salita o meno, rimangono sedute su un cuscinetto di liquidità da $4.000 miliardi. Intendono quindi continuare a spendere il consueto 96% di quanto guadagnano attualmente.

Depositi e valuta in possesso delle famiglie in percentuale del PIL, dal 2000 al 2024

Inutile dire che questa enorme quantità di denaro delle famiglie non è arrivata sulla scia di un'improvvisa voglia di risparmiare da parte dei consumatori americani; è stata figurativamente lanciata dagli elicotteri di Washington sotto forma di tre progetti di legge approvati tra marzo 2020 e marzo 2021, che complessivamente hanno inondato di $6.500 miliardi l’economia statunitense.

Inoltre la maggior parte di questo ammontare non derivava da un onesto finanziamento in deficit nei mercati obbligazionari, che, a sua volta, avrebbe ridotto (“crowding out”) la spesa per investimenti delle imprese in immobilizzazioni o capitale circolante. Invece durante suddetto periodo la FED ha stampato circa $5.200 miliardi dal nulla, pari all’80% della spesa federale.

In questo contesto i numeri degli assegni sociali emessi dal Dipartimento del Commercio non lasciano nulla all'immaginazione: come mostra il grafico qui sotto, prima della crisi sanitaria il tasso annuo di spesa per gli assegni sociali era di circa $3.100 miliardi e nel febbraio 2020 ammontava a un non trascurabile 22,1% delle spese per consumi personali (PCE).

E poi l’ondata di stimoli fiscali ha travolto l’economia americana come uno tsunami. Nell’aprile 2020, dopo che il CARES Act, il tasso di pagamento degli assegni sociali è raddoppiato arrivando a $6.300 miliardi. Dopo il terzo stimolo con l’American Rescue Act di Biden, la crescita è ulteriormente aumentata fino ad arrivare a $8.100 miliardi nel marzo 2021.

Arrivati a quel punto gli assegni sociali ammontavano a uno sbalorditivo 52% dei $15.700 miliardi della PCE della nazione. In una parola, Washington è caduta nella follia fiscale più assoluta.

Questa conclusione è particolarmente giustificata perché la maggior parte del flusso di denaro in stimoli si è aggiunta alla spesa basata sul reddito. Infatti il reddito personale meno gli assegni sociali (cioè il reddito da lavoro) aveva fatto registrare un tasso annuo di $15.770 miliardi nel febbraio 2020 ed era aumentato – nonostante lockdown e licenziamenti – a $16.350 miliardi, o di quasi il 4%, a marzo 2021.

In breve, le famiglie sono state inondate da così tanta liquidità derivante dalla combinazione di produzione normale e reddito più stimoli fiscali che non potevano spenderla tutta. E questo proprio mentre si rifornivano di merci da Amazon, dato che i loro normali luoghi di spesa nel settore dei servizi (es. ristoranti, bar, cinema, palestre, centri commerciali, ecc.) erano bloccati per ordine del governo federale.

Ahimè, il denaro extra è finito nei sopraccitati $4.000 miliardi di “celle frigorifere”, dove pendono come una spada di Damocle economica sugli sforzi della FED per ridurre l’inflazione scatenata da Washington.

Tasso annuo degli assegni sociali, da gennaio 2019 a marzo 2021

Inutile dire che tutto ciò è totalmente aberrante e insostenibile a lungo termine. Suddetti $4.000 miliardi di liquidità in eccesso delle famiglie, quindi, viene lentamente smaltita e nel terzo trimestre del 2023 era già di $561 miliardi, ovvero il 12%, al di sotto del livello massimo dell’anno precedente.

Inoltre qui non stiamo parlando solo di mezzi di spesa ritirati dalle “celle frigorifere”, ma anche della psicologia del consumatore che ne consegue. In una parola, è probabile che tutta questa insolita liquidità abbia reso i consumatori molto meno cauti di quanto lo sarebbero normalmente stati durante un ciclo di rialzo dei tassi, quando i costi del servizio del debito aumentano e c'è nell'aria il timore di un aumento della disoccupazione e delle perdite del reddito.

Ma man mano che questa liquidità viene spesa, è probabile che la spinta psicologica per i consumatori diminuisca costantemente e probabilmente in proporzione maggiore rispetto alla semplice riduzione dei saldi in dollari. Allo stesso tempo è probabile che l’attuale tasso di risparmio basso venga spinto al rialzo man mano che ritorna la cautela nell’economia di Main Street. Infatti la follia di $6,.500 miliardi in stimoli fiscali che si sono riversati nell’economia nel periodo compreso tra marzo 2020 e marzo 2021 ha letteralmente distrutto i normali flussi e modelli economici.

Pertanto, nel dicembre 2019, il tasso di risparmio pre-crisi sanitaria (linea nera) era del 6,4% e rappresentava $1.051 miliardi di risparmi annui. Ma nell’aprile 2020 il CARES Act da $2.300 miliardi ha letteralmente spento le luci della macroeconomia.

Il tasso di risparmio è salito a un ritmo mai raggiunto prima: 32,9%, il che equivale a un flusso di risparmio di poco meno di $6.000 miliardi su base annua. E quando è arrivato lo stimolo del marzo 2021, si è verificata ancora una volta la stessa aberrazione.

Inutile dire che è da lì che ha avuto origine tutto il denaro extra conservato nelle “celle frigorifere”. Gli sciocchi di Washington hanno pompato talmente tanti stimoli fiscali in un’economia semi-chiusa che non aveva nessun posto dove andare se non nei depositi bancari.

A un certo punto è probabile che si verifichi una grande inversione di tendenza: il cubetto di ghiaccio del risparmio in eccesso si scioglierà non appena uscirà dalle celle frigorifere, causando l’esaurimento della riserva di liquidità da $4.000 miliardi delle famiglie e il desiderio di un ritorno dei saldi cautelativi nelle finanze dei consumatori. Di conseguenza il tasso di risparmio minimo del 3,7% nel dicembre 2023 potrebbe facilmente tornare alla media del 6,4% visto tra il 2017 e il 2019.

In termini di dollari ciò toglierebbe $500 miliardi dal flusso PCE, anche se i supplementi di spesa provenienti dai saldi di cassa delle famiglie saranno diminuiti drasticamente.

Ci piacerebbe credere che ciò accadrà entro ottobre di quest'anno. I burattinai che gestiscono Joe Biden meritano la punizione economica implicita nel loro sciocco vantarsi delle virtù di Bidenomics. E prima accadrà, meglio sarà per tutti.

Tasso di risparmio delle famiglie statunitensi e livello di risparmio, dal 2017 al 2023

Non dovrebbero esserci dubbi sul fatto che l’Unipartito abbia lasciato a bocca asciutta le famiglie americane Negli ultimi cinque anni gli utili settimanali aggiustati all’inflazione sono scesi a un ritmo annuo dello 0,4%.

La politica pro-inflazione della FED le si è ritorta contro: invece di funzionare come stimolo alla crescita ha finito per divorare quasi tutti i modesti guadagni salariali nominali realizzati dai lavoratori nel settore privato in America.

Indice dei guadagni medi settimanali aggiustati all'inflazione, da gennaio 2019 a gennaio 2024

Inutile dire che in passato le cose non andavano così. Infatti il reddito familiare medio reale crebbe a un robusto 3,54% annuo tra il 1954 e il 1969. Ma poco dopo, nell’agosto 1971, alla FED vennero rimosse le cosiddette “manette dell'oro” e s'iniziò a deragliare dal punto di vista inflazionistico.

Nel corso dei successivi 53 anni i redditi familiari sono a malapena riusciti a vincere la corsa contro le ondate d'inflazione generate dalla banca centrale nazionale. Il reddito familiare medio reale è aumentato solo dello 0,74% annuo tra il 1969 e il 2022, ovvero solo del 21% rispetto alla media del periodo 1954-1969.

Proprio così. La crescita mediana del reddito familiare in termini aggiustati all’inflazione ha decelerato di quattro quinti sin dal 1969. Quindi la domanda è: il passaggio della rettitudine fiscale e monetaria ai deficit keynesiani e alla stampa di denaro ha stimolato la crescita del tenore di vita e del reddito reale di Main Street?

Sicuramente no.

Reddito familiare medio reale, dal 1954 al 1969

A dire il vero non crediamo che la FED stia intenzionalmente cercando di prendere a martellate la classe media. La spiegazione è in realtà più sinistra: dopo l'arrivo di Alan Greenspan alla FED, essa è diventata sempre più prigioniera degli speculatori di Wall Street.

Il braccio politico della FED, il FOMC, non solo è situato in Liberty Street, ai piedi del distretto finanziario, ma dipende totalmente dai trader di Wall Street nella trasmissione della politica monetaria all'intera nazione; il tasso di riferimento della FED è la leva finanziaria dalla quale essa invia segnali di prezzo ai mercati monetario e obbligazionario e da lì alle azioni, al settore immobiliare e ad altri asset finanziari, che, a loro volta, dovrebbero far lievitare il tasso d'investimenti e crescita reale di Main Street.

Tuttavia non è mai stato previsto che funzionasse in questo modo. Il progetto originale della Federal Reserve, elaborato da Carter Glass nel 1913, operava attraverso il sistema bancario principale, non attraverso i mercati finanziari e monetari di Wall Street. Il suo meccanismo di trasmissione della politica monetaria era rappresentato dalle finestre di sconto delle 12 banche Federal Reserve regionali.

Ma in questa modalità il meccanismo politico era essenzialmente passivo. Non è stata progettata per guidare la macroeconomia, perché il deputato Glass e i suoi colleghi di quell’epoca capivano pienamente che il capitalismo del libero mercato che operava con il gold standard era pienamente in grado di generare la massima crescita, prosperità e ricchezza.

Di conseguenza non vi era alcuna sciocca convinzione, come oggi, che il capitalismo fosse sempre sul punto di precipitare in un  buco nero di recessione o depressione, o che fosse intrinsecamente incapace di raggiungere il suo PIL “potenziale”. Non c’era bisogno, quindi, che un braccio dello stato aggiustasse capillarmente i livelli di occupazione, la crescita reale, gli investimenti di capitale, la costruzione di nuove case, o i tassi d'inflazione. Tutto ciò era inteso come competenza degli uomini liberi in liberi mercati, interagendo attraverso una forma di denaro sana/onesta (l’oro).

Il mandato della FED era molto più modesto e ristretto: fu progettato per mantenere liquido il sistema bancario commerciale durante i periodi di stress stagionale o finanziario, pronto a scontare titoli commerciali a un tasso d'interesse penalizzante, che, a sua volta, fluttuava al di sopra del normale tasso di mercato.

Di conseguenza la FED recepiva i tassi, non li impostava; era un lubrificatore del mercato dei prestiti commerciali, non il finanziatore del debito pubblico; e, soprattutto, era a favore del mercato, non di un politburo monetario.

Ciò faceva tutta la differenza di questo mondo: la FED di allora non aveva bisogno di essere chiaroveggente riguardo al futuro economico, poiché quest’ultimo è impossibile da sapere con certezza. Pertanto non aveva alcun pregiudizio rispetto al fatto che i tassi d'interesse di mercato fossero bassi, alti o intermedi in un dato momento del ciclo economico, né si preoccupava dei mercati dei capitali a Wall Street e del livello dei prezzi delle azioni e delle obbligazioni.

Al contrario, l’attività di base di Wall Street è la speculazione sugli asset finanziari, mentre la distribuzione di nuove emissioni di azioni e obbligazioni hanno uno status decisamente secondario in termini di livelli di attività e redditività. Di conseguenza gli speculatori sono intrinsecamente e irrimediabilmente sbilanciati verso tassi d'interesse bassi, sempre più bassi.

Questo perché la speculazione in tutte le sue forme si basa in ultima analisi sui carry trade: uno spread positivo tra il costo del mantenimento di un asset e i rendimenti guadagnati su di esso. E questo include, soprattutto, non solo le cosiddette azioni e obbligazioni del mercato “cash”, ma ogni forma di futures e derivati ​​su opzioni, il cui prezzo è in parte basato sul costo implicito del denaro nel corso della loro durata.

Oltre a ciò, la curva dei rendimenti ancorata al mercato monetario imposta anche il tasso di capitalizzazione o il multiplo di valutazione per gli asset a più lunga durata. Gli speculatori vogliono che il costo del denaro scenda poiché ciò riduce il costo di finanziamento delle loro operazioni sul lato delle passività, anche se fa sì che il mercato aumenti il ​​multiplo di valutazione dei loro asset.

L’errore più grande della politica economica statale, quindi, è quello di permettere che la banca centrale diventi ostaggio degli speculatori di Wall Street. Essi spingeranno sempre e comunque i banchieri centrali a impostare tassi più bassi per un periodo più lungo, o anche meno alti per meno tempo, ogni volta che l’esplosione dell’inflazione li costringerà a spingere i cosiddetti freni monetari.

A tal proposito ci basta prendere in considerazione un rapporto cruciale durante l’era Greenspan e la successiva dottrina del cosiddetto “effetti ricchezza”, che rappresenta solo una storia di copertura per la stampa di denaro. In altre parole, i prezzi degli asset sono aumentati di ordini di grandezza superiori a quelli dei salari e dei redditi, ma non ci sarebbe alcuna base logica o sostenibile per tutto ciò se fossimo in mercato libero e basato sul denaro sano/onesto.

Tuttavia dopo il terzo trimestre del 1989 i redditi medi reali delle famiglie sono aumentati solo dello 0,70% annuo, mentre il loro patrimonio netto reale è aumentato del 3,18% annuo. Si tratta di un rapporto di 4,5X quando a tutti gli effetti avrebbe dovuto essere dell'1,0X.

Inutile dire che, anche in un'economia capitalista e di libero mercato, il patrimonio delle famiglie e il patrimonio netto non sono distribuiti equamente, perché non sono equamente distribuiti nemmeno i contributi di lavoro, impresa, investimento e invenzione. Ma quando i vincitori naturali in un libero mercato ottengono uno straordinario impulso dall’inflazione degli asset finanziari promossa dalle banche centrali, la spirale dei guadagni illeciti può rapidamente aggravarsi, portando nel tempo ad accumuli di patrimonio netto estremamente “ingiusti”.

Pertanto tra il terzo trimestre del 1989 e il terzo trimestre del 2023, il patrimonio netto dello 0,1% delle famiglie più ricche è aumentato da $1.750 miliardi a $19.850 miliardi, o di 11,3 volte. Al contrario il patrimonio netto del 50% delle famiglie più povere è aumentato da $710 miliardi a $3.640 miliardi, ovvero solo di  5,1 volte.

Il punto è che il modello distributivo dei vincitori naturali in un'economia capitalista era già in pieno vigore nel 1989. Non c’è alcuna ragione per cui il guadagno netto nel patrimonio netto dello 0,1% più ricco fosse più del doppio del guadagno del 50% più povero. In realtà coloro che dispongono di asset sono molto più predisposti al gioco d’azzardo con leva finanziaria rispetto alle famiglie medie che lottano per far quadrare i conti di fronte all’implacabile inflazione di beni e servizi.

Di conseguenza quando queste cifre vengono espresse in termini pratici di patrimonio netto per famiglia, la distorsione diventa chiara: nel 1989 le 92.000 famiglie che costituivano lo 0,1% più ricco avevano un patrimonio netto di $18,86 milioni ciascuna, 1.230 volte il patrimonio netto medio di $15.300 del 50% più povero, ovvero 46,4 milioni di famiglie.

Tuttavia nei successivi 34 anni siamo arrivati a $138 milioni ciascuna per lo 0,1% più ricco, ovvero 131.000 famiglie, rispetto ai $44.000 ciascuna per il 50% più povero, ovvero 65,7 milioni di famiglie. Questo è un rapporto del 3.175X.

In breve, quando si tratta di stampare denaro poiché si è prigionieri degli speculatori e dei trader a Wall Street, il vecchio detto secondo cui i ricchi diventano sempre più ricchi non potrebbe essere più appropriato.

Inoltre i dati non lasciano dubbi sul fatto che i guadagni derivanti dall’inflazione degli asset finanziari siano stati sistematicamente asimmetrici. Nel corso di questo periodo di 34 anni il patrimonio netto per fascia di ricchezza è aumentato come segue:

• Top 0,01%: +$18.100 miliardi, o l'11,3X

• 0,99% successivo: +$20.700 miliardi, o l'8,1X

• 9% successivo : +$43.600 miliardi, o il 6,6X

• 40% successivo: +$36.600 miliardi, o il 6,0X

• Ultimo 50%: +$2.900 miliardi, o il 5,1X

Quindi la domanda è: cosa accadrebbe se il mandato della FED tornasse al modello della Finestra di Sconto di glassiana memoria?

Suggeriremmo diversi risultati, che sarebbero tutti più che benvenuti.

  1. Il sistema bancario sarebbe più liquido e sicuro.
  2. La crescita economica e la prosperità sarebbero una funzione del libero mercato, che in ogni caso non può essere migliorato dallo stato, come ampiamente dimostra la situazione dal 1987 in poi.
  3. Non ci sarebbe una massiccia monetizzazione dei titoli di stato o una crescita esplosiva del debito pubblico, perché i deficit sarebbero finanziati onestamente nei mercati obbligazionari, causando crowding out, aumento dei tassi d'interesse e potenti reazioni politiche.
  4. Finirebbe l’inflazione dei prezzi degli asset e dei beni/servizi per Main Street.
  5. Verrebbe eliminato il contributo dello stato alla crescente maldistribuzione della ricchezza.

Cosa c'è che non andrebbe bene?

Distribuzione della ricchezza delle famiglie statunitensi. Nota: i guadagni azionari dal 1990 si sono concentrati nello 0,1% più ricco e nella fascia successiva dell’1% più ricco.


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La liquidità è morta, lunga vita alla liquidità

Ven, 29/03/2024 - 11:01

 

 

di Francesco Simoncelli

L'euro di oggi vale solo circa 45 centesimi rispetto a un euro nel 1999. Alcune persone sono rimaste al passo, molte sono rimaste indietro; tutti coloro che lavorano per un salario sono stati derubati. L’“inflazione”, sebbene difficile da spiegare o controllare, è il prezzo che si paga quando si lascia che un’élite corrotta e dissoluta ci dica cosa fare. Ci è stato detto che per rilanciare l’economia bisognava stampare denaro per aumentare la “domanda”, salvo poi “scoprire” che la nuova domanda era fasulla così come i tassi d'interessi e il denaro stesso. Ciononostante c'è stato un effetto: più soldi compravano più cose... ora però arrugginiscono, raccolgono polvere, consumate e abbandonate. Il denaro aggiuntivo creato ex novo ha anche aumentato i prezzi degli asset posseduti dai pianificatori centrali e i prodotti che tutti gli altri volevano acquistare. Le cose che si vuole comprare possono essere suddivise in tre categorie: assurde, inutili e pericolose. Sanzioni, restrizioni commerciali, sussidi a industrie selezionate, programmi per la diversità, operazioni di cambio di sesso, la lotta alla droga, alla povertà, al riscaldamento globale, al degrado urbano, alla disinformazione, alle infezioni, alla supremazia bianca e all’antisemitismo... tutto aveva un prezzo.

Tra il 1999 e il 2023 la BCE “ha stampato” quasi €7.000 miliardi in nuovo denaro per pagare queste cose. Ciò, insieme ai prestiti da fonti private, ha portato il debito dell'area Euro alle vette di oggi. I tassi di crescita sono diminuiti e la maggior parte delle persone non è diventata più ricca, ma più povera. Siamo sprofondati sempre di più in un mare di debiti – pubblico e privato – con tassi d'interesse che sono schizzati in alto sulle carte di credito e sul mercato obbligazionario sovrano. Il costo del debito pubblico italiano, ad esempio, ammonta già a circa €50.000 a persona. Ed è lecito aspettarsi che quest'onere supererà i €3.000 miliardi e poi i €4.000 miliardi, dato che non c’è alcun piano credibile per ridurlo. I prestiti aggiuntivi dovranno essere soddisfatti con tassi d'interesse più elevati e una maggiore stampa di denaro. Trascinando il peso del passato, come potranno mai permettersi un futuro adeguato le attuali e nuove generazioni?

La differenza fondamentale tra oggi e gli ultimi 40 anni, 1980-2020, è stata la stampa di denaro senza precedenti e, per la precisione, l'aver assecondato la crescita smisurata del mercato degli eurodollari. Nel nostro sistema monetario fasullo la nuova ricchezza non viene guadagnata, viene creata con i prestiti. La banca centrale concede prestiti alle banche membri, queste ultime poi concedono prestiti agli hedge fund, alle banche più piccole, alle aziende, a chiunque voglia i soldi. L’offerta di denaro aumenta, ma lo stesso vale per il debito.

I mutuatari più grandi sono gli stati, però, i quali usano il denaro facile per sprecare, sequestrare risorse scarse e giocare d’azzardo. Finché il volume del denaro – la liquidità – era in aumento, era ragionevole aspettarsi che i prezzi delle obbligazioni sovrane salissero. Basti pensare, ad esempio, che addirittura i titoli italiani a un certo punto erano trattati a rendimenti reali negativi. Ma da questa orda non possiamo sottrarre gli speculatori sui mercati finanziari che hanno avuto gioco facile nel creare strumenti finanziari sempre più rischiosi per cercare di sbarcare il lunario in un ambiente dove i tassi negativi reali erano diventati la norma. Infatti solo in Europa la quantità di asset che aveva un rendimento negativo era arrivata a cifre da record nel passato più recente. Addirittura i junk bond. Anche i consumatori hanno acceso prestiti – per case, automobili e acquisti con carta di credito.

Tutti questi prestiti e queste spese hanno aumentato il “denaro in circolazione” che inseguiva, principalmente, i beni reali. Ciò significava prezzi degli asset più alti e l’aumento dei prezzi degli asset ha reso le élite molto più ricche.

Poi, nel 2021, l’abbuffata di prestiti si è interrotta bruscamente: i tassi d'interesse e l’inflazione sono aumentati, i prestiti sono diminuiti e con ciò l’offerta di denaro ha iniziato a contrarsi. La FED ha cambiato rotta: niente più soldi facili e niente più tassi negativi. Il tasso di riferimento della FED è stato lasciato salire di 550 punti base – l’inversione di tendenza più grande e più rapida nella sua storia.


LE VECCHIE ABITUDINI, PER QUANTO DURE A MORIRE, MUOIONO

Buffett e il defunto Charlie Munger erano entrambi dei geni, ma hanno anche avuto la fortuna di essere vivi e di investire in un momento in cui il sistema bancario centrale stava pompando migliaia di miliardi in nuova “liquidità” nei mercati. Quel periodo è finito e infatti Buffett sta scegliendo il cash come “strategia d'investimento”. Questa nuova fase è iniziata nel 2021. Dove ci porterà esattamente? Non lo possiamo sapere ancora, ma ciò che è certo è che si tratta di un periodo diverso da quello che ha reso ricchi Buffett e Munger. E per capire il presente, orientandosi al meglio per il futuro, non si può far altro che guardare al passato.

Il periodo 1950-1980 è stato senza dubbio il punto più alto per l’America. Fu allora che Buffett imparò, da Ben Graham, ad acquistare buone aziende a buon mercato e a rimanere investito in esse a lungo. Successivamente imparò da Munger ad acquistarle a prezzi ottimali; ottenerle a buon mercato era utile ma non necessario. Nel 1971 gli Stati Uniti dovettero fare qualcosa con il loro sistema monetario, altrimenti sarebbero stati spazzati via dalla prima crisi del mercato degli eurodollari. Piuttosto che risolvere la questione si vendettero (inconsapevolmente?) alla City di Londra e nel 1980 il nuovo sistema stava già piegando e distorcendo l’economia mondiale. Prima del 1980 quasi tutti i confronti e tutte le misure erano favorevoli agli Stati Uniti: commercio, esportazioni, lavoro, redditi, arte, cultura, ecc. L’America era la numero 1. Dopo il 1980 quasi tutti gli indicatori sono scivolati nell'oblio.

Tra questi c'erano dettagli non molto notati, ma decisamente importanti. Nel primo periodo i salari reali della gente comune aumentavano di circa il 2,3% annuo; nel secondo – dal 1980 in poi – sono finiti in una fascia di bonaccia. Una delle ultime relazioni sui salari aggiustati all’inflazione non mostra alcun miglioramento sin dall’ottobre 1978.

In secondo luogo il peso degli assegni del welfare state in percentuale del PIL era inferiore al 10% prima del 1980; successivamente è salito a quasi il 20% nel 2020 e ora s'è stabilizzato al 15%. Dopo il 1980 la percentuale della produzione totale spesa da chi non la guadagnava è aumentata. Il sistema monetario post-1971 ha favorito la “finanziarizzazione” e la politicizzazione, non nuovi prodotti e servizi. Se ci fosse stato un aumento della ricchezza complessiva, questa non sarebbe finita agli schiavi salariati che se la guadagnavano, sarebbe invece finita nelle mani di coloro che avrebbero ottenuto gli “assegni del welfare” e al sistema finanziario.

L’economia reale è composta da persone che offrono beni o servizi ad altri, in cambio di denaro, che poi usano per acquistare beni o servizi da altri. Ecco perché l’economia pre-1980 andava bene: fornire beni o servizi migliori aumentava la ricchezza reale, quindi i salari aumentavano. Dopo il 1980 è stata una storia diversa: il denaro creato ex novo era più flessibile e più facilmente persuaso a finire nelle tasche di coloro che lo controllavano. Questo nuovo sistema monetario è stato in gran parte una creazione di Milton Friedman: pensava di poter eliminare l’inflazione e la deflazione eliminando l’oro dall'equazione. In realtà, come ben sappiamo, quello gli Stati Uniti era un problema di tutt'altra natura; Friedman venne preso come accademico affinché fornisse una giustificazione di facciata per quello che stava accadendo. Ovviamente non potevano farsi vedere travolti dal panico, dato che non capivano il motivo per cui d'improvviso il loro modello di business stava fallendo. Ciò che rimaneva era fare leva sulla loro credibilità e sulla mancanza di avversari di pari livello e procedere con una dimostrazione di forza: togliere dall'immaginario collettivo qualsiasi riferimento all'oro come mezzo di scambio e mezzo di saldo dei trasferimenti internazionali. La flessibilità e l'offerta più ampia del petrolio avrebbe permesso loro di guadagnare tempo.

Friedman era condivisibile sui temi sociali e politici, ma non su quelli economici. Nel suo mondo teorico gli economisti della FED avrebbero consentito un aumento del bilancio della banca del 3% all’anno. Nessuno avrebbe avuto più motivo di temere l’inflazione, perché i pianificatori monetari centrali non avrebbero esagerato; e nessuno avrebbe avuto più motivo di temere un tracollo in stile Grande Depressione, perché la FED avrebbe potuto fornire una quantità infinita di “liquidità” al sistema bancario, rendendo quasi impossibile una deflazione a livello di sistema. Nel mondo reale, però, le persone non sono né sempre buone, né sempre cattive, ma sempre soggette a influenza (soprattutto politica). E l’influenza nel momento di “stampare” denaro ha sempre trionfato sulla prudenza e sulla correttezza. Infatti la FED ha costantemente aumentato l’offerta di denaro ben oltre il tasso di crescita del PIL, superando nel 2020 di ben 9 volte l’obiettivo del 3% raccomandato da Friedman.

È bene sottolineare un punto in tutta questa disamina: l'interventismo monetario è un male assoluto perché corrompe in modo assoluto. Il sistema bancario centrale in tal senso rappresenta la manifestazione fisica di tale concetto e il vero cancro che ha contorto/distorto la prosperità e il benessere umano è stata la nascita/istituzionalizzazione della Banca d'Inghilterra. E non è un caso che sulla scia di questo scempio si sia provato a istituire una cosa del genere per ben due volte negli Stati Uniti, fallendo in entrambi i casi (es. Prima e Seconda Banca degli Stati Uniti). Come si può intuire le influenze inglesi ancora persistevano dopo la presunta indipendenza statunitense, riuscendo infine ad avere successo con la creazione della FED. E non è nemmeno un caso che la grande espansione monetaria negli USA, la quale diede poi i natali alla Grande Depressione, venne perseguita per arrestare il deflusso di oro dall'Inghilterra che avrebbe sicuramente mandato in bancarotta il Paese. Ecco perché si può concludere che la vera indipendenza gli Stati Uniti l'hanno guadagnata con l'avvio del SOFR, l'emancipazione dal LIBOR e il rimpatrio della politica monetaria.

Per quanto sia incontrovertibile che il problema è l'interventismo capillare che scaturisce dalle macchinazioni presumibilmente sapienti di un gruppo ristretto di persone che si arroga il diritto di decidere per tutti gli altri, l'assenza di una FED indipendente avrebbe rappresentato un destino peggiore di quello attuale. Senza gli incentivi dei grossi conglomerati bancari statunitensi a conservare la propria sfera d'influenza sul territorio, che avrebbero dovuto cedere sulla scia di una valuta digitale, i piani distopici di una certa élite sarebbero stati già realizzati. Invece ne è nato uno scontro in cui diverse fazioni megapolitiche sono in lotta e gli Stati Uniti stanno cercando di risolvere l'annoso problema del mercato degli eurodollari che finora ha consumato il loro potenziale di crescita a vantaggio di altri. Uno di questi altri è l'Europa; un altro ancora è l'Inghilterra; un altro ancora è la Cina. Se, quindi, Powell non fosse stato riconfermato (un tira e molla durato più di sei mesi), il dollaro sarebbe stato completamente annichilito a vantaggio di tutti quei disagiati della cricca di Davos e dei loro piani di riconfigurazione della società. Sì, in questo schema delle cose contribuenti e imprese sono pedine in un gioco bellico più grande, usati come “scudi umani” volenti o nolenti. Sulla resistenza al dolore economico si basa la vittoria o la sconfitta delle parti in conflitto, ecco perché Powell insiste sul cosiddetto soft landing: permettere a una recessione di fare il suo corso senza però far sentire troppo dolore economico alla popolazione. In questo senso si deve intendere la linea d'azione higher for longer dei tassi e la ricostruzione del mercato dei capitali interno.

La BOJ si prepara a difendere lo yen. È lecito aspettarsi da qui ulteriori pressioni sull'euro mentre gli asset energetici continuano a salire. In questo modo Powell può sedersi tranquillo fino a settembre senza dover parlare più di taglio dei tassi.https://t.co/54I7CfZpsu

— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) March 19, 2024

In Europa, invece, guadagnare tempo significa saccheggiare tutto il saccheggiabile per resistere alla tempesta. L'impalcatura economico costruita sin dalla venuta in essere dell'euro s'è basata su un presupposto fallace: finanziamenti infiniti tramite il mercato degli eurodollari. Ora che le festa è finita il panico dilaga e non c'è alcuna remora a mandare al macello in prima linea contribuenti e imprese. La direttiva sulle case green approvata di recente dal Parlamento europeo è un indizio in tal direzione. Senza contare che quest'anno dovrebbero infine concludersi i programmi di acquisti di asset della BCE, solo che se davvero sarà la prima e tagliare i tassi allora gli USA potranno dichiarare vittoria. Powell sta tenendo così i alti i tassi proprio per tal motivo, non ha necessità di continuare a rialzarli; è fiducioso che l'Europa si possa scavare la fossa da sola anche al livello di tassi raggiunto adesso. Tutta l'espansione burocratica europea (es. DSA, DMA, controllo capillare degli aspetti commerciali dei vari settori produttivi, stato di diritto a giorni alterni, sanzioni contro l'industria tech, grande fratello finanziario, ecc.) punta in tale direzione.

Vediamo un po': la FED continua col suo "higher for longer", la BOJ termina la YCC e inverte la rotta. Che abbiamo invece qui? La BCE che da sola vuole dettare il passo. Semmai dovesse tagliare i tassi a giugno, partirà uno short da paura sull'euro.https://t.co/kj3hNSLJso

— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) March 20, 2024

Ricapitolando: la stampa di denaro è un pessimo modo per risolvere i problemi, ma è stato un escamotage utilizzato per guadagnare tempo. Nel frattempo ciò ha distribuito errori economici che devono essere corretti. Infatti tutto il nuovo denaro creato nel summenzionato secondo periodo preso in analisi non è stato guadagnato, bensì preso in prestito principalmente dalla finanza e dagli stati. Il nuovo “denaro” ha aumentato direttamente il debito collettivo e indirettamente ha aumentato i prezzi di azioni e obbligazioni facendo guadagnare a Buffett e Munger un sacco di soldi per sé e per i loro azionisti. Quel capitolo è ormai giunto al termine. La storia di oggi – economica, finanziaria, politica – è diversa sotto quasi ogni aspetto. In particolare, la nuova liquidità è stata presa in prestito e spesa, ma il peso del debito rimane insieme alla crisi inflazionistica/deflazionistica che Milton Friedman pensava di aver evitato. Ognuno dei player in gioco deve risolvere i propri problemi, ma alcuni di essi sono più gravi di quelli degli altri.


RABDOMANTI

La gravità di suddetti problemi porta di conseguenza a scelte dettate dalla disperazione e dal panico, cercando di muovere tutte le leve possibili ed esercitando tutta la pressione possibile sulle proprie sfere d'influenza. Infatti non è un caso che il taglio dei tassi della BNS arrivi subito dopo quello della BOJ. Si tratta di due Paesi su cui la FED ha un particolare ascendente e sono stati utilizzati, e tutt'ora vengono utilizzati, come alleati nella race to the bottom. In essa vince chi è più scaltro, non chi è più bravo. Se ricordate su queste pagine è stato documentato quando la cricca di Davos aveva cercato di destabilizzare la BNS un anno fa col suo attacco a Credit Suisse (fallito grazie al salvataggio della NYFED). Ora che il carry trade coi tassi negativi del Giappone non è più perseguibile, ed è stato quello che ha tenuto a galla l'euro, la BCE ha un disperato bisogno di qualcuno che inverta la rotta da qualche parte prima di lei. Inutile dire che la Svizzera, trovandosi in Europa suo malgrado, è sottoposta alle influenze di quest'ultima (tramite la Bundesbank).

1/ Non è un caso che questa mossa arrivi subito dopo il rialzo della BOJ. La BNS è un campo di battaglia tra la FED e la BCE, e a quest'ultima serve disperatamente un'altra banca centrale che la preceda in un taglio dei tassi.https://t.co/U67YlVCa3J

— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) March 22, 2024

Il sistema bancario europeo ha bisogno di liquidità per non subire le criticità dovute alla quantità di crediti incagliati e asset non performanti che tiene in pancia. È un problema, questo, che attanaglia anche le banche dall'altro lato dell'Atlantico, ma la severità di tal problema è più gestibile data la volontà di ricostruire il mercato dei capitali piuttosto che spolparlo fino all'osso per sopravvivere come sta accadendo in Europa. Una crisi di liquidità, quindi, è inevitabile e le più esposte sono le banche europee. Come sappiamo per esperienza gli stress test non sono utili per saggiare lo stato in cui versa realmente il sistema bancario commerciale, quindi vediamo di analizzare le cose da un altro punto di vista.

Sappiamo che il sistema bancario commerciale è altamente indebitato, fattore misurato dal rapporto tra attivi di bilancio e patrimonio netto, tipico delle condizioni al picco di un ciclo del credito bancario. Mentre i tassi d'interesse erano saldamente ancorati allo zero, i margini di prestito si sono compressi e l’aumento della leva finanziaria di bilancio è stato il mezzo attraverso il quale una banca poteva continuare a staccare profitti. Ora che i tassi d'interesse sono aumentati, l’atteggiamento collettivo dei banchieri nei confronti dei livelli di credito è cambiato radicalmente: sono sempre più sensibili all’esposizione al rischio, sia nel settore finanziario che in quello non finanziario. Le perdite sui mercati obbligazionari si sono già accumulate sia per i clienti che per le banche stesse, di conseguenza hanno iniziato a modificare i loro modelli di business per ridurre la loro esposizione al calo dei valori delle obbligazioni. L’urgenza con cui questa linea di politica viene perseguita è dettata dal livello d’indebitamento bancario europeo, il quale riflette la difficoltà che ha l’intera coorte bancaria nel ridurre il proprio bilancio collettivo. Ma ciò di cui non viene tenuto traccia è lo spostamento dei prestiti dai settori ritenuti rischiosi, quelli che potrebbero gravare le banche con prestiti in sofferenza.

Esistono due modi in cui una banca può conformarsi alla normativa Tier 1 di Basilea 3: aumentando il capitale degli azionisti, o riducendo il rischio sui propri bilanci. Per la maggior parte delle grandi banche, l’emissione di più azioni è considerata troppo diluitiva, quindi vi è una maggiore pressione per ridurre il rischio di prestito. Questo è stabilito dal coefficiente di finanziamento netto (NSFR) introdotto in Basilea 3, ovvero il rapporto tra il finanziamento disponibile (ASF) e il finanziamento richiesto (RSF). L’applicazione delle norme ASF è finalizzata a garantire la stabilità delle fonti di credito di una banca (ovvero, il lato depositi del bilancio). Si applica un taglio del 50% ai grandi depositanti aziendali, mentre i depositi al dettaglio, considerati una fonte di finanziamento più stabile, subiscono solo un taglio del 5%. Ciò spiega perché Goldman Sachs e JPMorgan Chase, ad esempio, hanno espanso le loro filiali bancarie al dettaglio e hanno allontanato i grandi depositi, trasferiti presso la FED attraverso i pronti contro termine inversi.

L'RSF si applica agli attivi di una banca. Per ridurre il rischio del proprio bilancio, una banca deve evitare l’esposizione a impegni di prestito superiori a sei mesi, depositi presso altri istituti finanziari, prestiti a società non finanziarie e prestiti a clienti al dettaglio e piccole imprese. Sono penalizzate anche le negoziazioni in materie prime, così come le esposizioni in derivati che non sono specificatamente compensate da un altro derivato. Ciò spiega, tra le altre cose, la stretta creditizia sulle piccole e medie imprese, la spina dorsale di qualsiasi economia.

Le conseguenze delle regole NSFR di Basilea 3 stanno spingendo le banche commerciali a spostarsi progressivamente verso una stasi priva di rischio piuttosto che tentare di ridurre le dimensioni del bilancio (cosa che richiederebbe una contrazione dei depositi). Mentre le singole banche possono ridurre le proprie passività spostandole verso altre banche, la contrazione del bilancio a livello sistemico richiede una riduzione sia dei saldi dei depositi che di passività simili nell’intera rete bancaria. A parte la capacità molto limitata di cancellare i saldi dei depositi a fronte dei prestiti in sofferenza associati, il processo della creazione di depositi (es. riserva frazionaria) è difficile da invertire... a meno di un default. E se tutti coloro che hanno prestiti li ripagassero? Alcuni potrebbero essere in grado di farlo, ma per la stragrande maggioranza in un’economia zombificata ciò è impossibile.

Senza la continua espansione del credito bancario a tassi d'interesse più bassi, i prestiti in sofferenza sono destinati ad aumentare. Possono essere ammortizzati solo a fronte del patrimonio netto di una banca, o da altri elementi considerati di proprietà degli azionisti (es. crediti d'imposta non pagati), ed è per questo che le offerte di denaro più ampie, composte in gran parte da credito bancario, hanno smesso di salire. Una contrazione? A meno di singole banche che saltano in aria, è difficile immaginarla.

Da qui la caccia spasmodica del sistema bancario europeo alla liquidità e la BCE alla frenetica ricerca di una scusa per tagliare i tassi. Lo spostamento del debito a termine in bilancio da mark-to-market a hold-to-redemption ha nascosto ulteriori perdite e permesso di comprare tempo. Ma c'è un altro aspetto da tener presente: il mercato pronti contro termine statunitense (al quale si può accedere solo con titoli statunitensi). Un contratto pronti contro termine è un prestito garantito da un titolo; un contratto pronti contro termine inverso è un prestito in cui la banca centrale prende in prestito denaro da primary dealer, banche, fondi del mercato monetario e imprese parastatali. La durata del prestito è di un giorno. Il programma offre agli investitori del mercato monetario un posto in cui investire i fondi overnight.e bilanciare la curva di domanda/offerta di quest'ultimi. Durante la crisi sanitaria, ad esempio, la FED ha acquistato circa $5.000 miliardi in titoli del Tesoro e titoli ipotecari da Wall Street e di conseguenza nel sistema finanziario fu immessa un’enorme quantità di liquidità. Poiché le banche non utilizzavano tutta la liquidità per concedere prestiti o acquistare asset a lungo termine, le istituzioni finanziarie disponevano di liquidità in eccesso che doveva essere investita nei mercati monetari. Il risultato è stata una pressione al ribasso sui rendimenti a breve termine.

La FED ha poi rialzato il suo tasso di riferimento, ma con i fondi in eccesso che si riversavano sul mercato, raggiungere il tasso obiettivo si sarebbe rivelato difficoltoso. I pronti contro termine inversi le hanno consentito di raggiungerlo. Al loro picco questi strumenti finanziari avevano raggiunto i $2.500 miliardi, poi da lì sono scesi e attualmente sono a circa $500 miliardi; probabilmente scenderanno quasi a zero nei prossimi mesi. In sostanza, il mercato sta assorbendo la liquidità in eccesso. La FED è consapevole che i grandi investitori istituzionali devono vendere asset per ridurre la leva finanziaria se non c’è liquidità sufficiente. È questo il suo approccio per sgonfiare, in modo quanto più ordinato possibile, la bolla degli asset finanziari; certo, gli spillover raggiungeranno anche Main Street, ma aver puntellato il mercato dei capitali statunitense ha offerto una certa fiducia che il dolore economico percepito potrebbe essere di gran lunga inferiore a quello che invece subiranno altre giurisdizioni (come l'Europa). Infatti i capitali finanziari stanno volando negli USA.

Per quanto ci sia già recessione in termini reali, essa non sarà riconosciuta in termini nominali quest'anno (anche perché c'è ancora liquidità residua nei mercati per mascherarla). Questo permetterà alla FED di navigare fino a settembre con i tappi alle orecchie per smorzare le grida di coloro che vogliono assolutamente un taglio dei tassi. Se ce ne sarà uno, allora arriverà a settembre in modo da sfruttare l'effetto ritardo che può verificarsi nell'economia e favorire poi una eventuale rielezione di Trump. In questo modo potrà rappresentare la “seconda venuta di Reagan” agli occhi dell'elettorato e l'economia statunitense potrà tirare il fiato in termini di commercio/crescita.


CONCLUSIONE

Tutti coloro che ancora credono che ci sarà un ritorno ai bagordi del 1980-2020 si sbagliano di grosso. Non ci sarà più nessuno zero bound, almeno non negli Stati Uniti. La FED sta dicendo chiaro e tondo che bisogna passare attraverso un credit crunch per risolvere gli annosi problemi che hanno attanagliato il sistema bancario commerciale statunitense. E questo i grandi investitori, come Buffet, l'hanno capito. L'eccesso di leva accumulato nel corso dei decenni deve essere ripulito; soprattutto adesso che la politica monetaria è di nuovo tornata nelle mani dell'Eccles Buinding ed è stata tolta dal sistema bancario ombra (es. dollari “fantasma”) che avvantaggiava la City di Londra, Pechino e Bruxelles.

La scommessa della FED è la dannazione della BCE, della BOE e della PBOC.


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