Il drenaggio della LBMA e la ricapitalizzazione della classe media americana (Parte #2)
(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/il-drenaggio-della-lbma-e-la-ricapitalizzazione-c3b)
Dall'anno scorso l'oro è salito del 100%. Le attenzioni sul metallo giallo abbracciano tutto lo spettro degli investimenti: dalle figure istituzionali fino giù ai semplici investitori al dettaglio. Per motivi di bilancio, certo, ricapitalizzare economie disastrate ha bisogno di collaterale credibile. Ma in particolar modo per motivi geopolitici, dato che dal 2022, come documentato nel mio ultimo libro Il Grande Default, gli Stati Uniti stanno iniziando a mettere ordine in uno dei mercati ombra più velenosi per la loro sopravvivenza in quanto nazione indipendente: quello degli eurodollari. L'assorbimento di tutta la leva finanziaria che negli anni è stata accumulata, ed è pronta a far nuotare nude le persone tanto per parafrasare Warren Buffett, richiede una facciata di credibilità e affidabilità con cui portare avanti un tal processo. A tal proposito l'amministrazione Trump ha un piano fattibile e inaugurare una nuova era di prosperità per l'America. La prima cosa che ha fatto è stata innescare una corsa agli sportelli della LBMA. Trump il debito lo conosce e sa come ristrutturare per uscire dalla bancarotta, l'ha fatto una mezza dozzina di volte nella sua vita. Sa cosa lo aspetta e ha un piano per rivedere il ruolo del dollaro nel commercio mondiale. Sarà di gran lunga la cosa più importante che accadrà al sistema monetario dal 15 agosto 1971, ma questa in realtà non è una storia sull'oro: è un segnale che qualcosa di enorme sta arrivando ed è molto più grande del semplice oro o del denaro.
L'oro non è un asset qualsiasi, il suo valore reale va oltre il mondo finanziario: è l'unico asset su cui tutti i governi concordano quando l'incertezza sistemica scuote i mercati mondiali. Come descritto nel mio libro un cambiamento epocale è in atto e le autorità hanno bisogno di placare possibili eruzioni di panico. E quello a Londra è significativo. A partire dallo scorso novembre, subito dopo la vittoria di Trump, l'oro ha iniziato a volare da Londra verso gli Stati Uniti. L'enorme quantità di oro richiesto in forma fisica ha fatto sì che la LBMA (London Bullion Market Association) dilatasse i tempi delle consegne, facendoli passare da due giorni a due mesi. E c'è un'altra cosa: quasi tutto l'oro che lasciava Londra era diretto a New York. Ciò significa che qualcuno ai vertici di Wall Street e del governo statunitense ha preso una decisione sulla politica economica di Trump.
Il grande acquirente statunitense ha preso in consegna quasi 30 milioni di once, ovvero oltre il 10% di tutto l'oro che si dice possiedano gli Stati Uniti. Ma ecco il punto: altre banche centrali stanno prendendo in consegna da anni ormai, come quella cinese ad esempio. Tra l'altro, l'acronimo per il futuro prossimo è ARC, ovvero partnership commerciale tra America, Russia e Cina. Schermaglie e attriti che leggete sui canali d'informazione principali non sono altro che rumore di fondo; è il trend primario quello che conta. Il fatto che l'UE non figuri in questo assetto in divenire è dovuto a una cosa sola: non esisterà più, tra l'altro già adesso non esiste più a livello informale per quanto voglia affermare la sua presenza attraverso una normazione socio-economica a raffica. L'amministrazione Trump non sta monetizzando l'oro solo perché altre banche centrali lo stanno acquistando, ha un piano per collateralizzare tutto e riportare gli Stati Uniti sulla strada della prosperità attraverso la produttività.
È una visione colossale e ambiziosa, tanto che i commentatori a tutti i livelli hanno dato per scontato che la politica monetaria e commerciale americana siano problemi irrisolvibili. È per questo che gli sprechi portati a galla dal DOGE ed Elon Musk sono solo la punta dell'iceberg. La differenza tra le amministrazioni precedenti e questa è che Trump ha un piano concreto per risanare il debito, cambiare la natura del denaro speso e riportare posti di lavoro in patria. Se ho ragione l'obiettivo finale di questo piano è ridisegnare la mappa delle catene di approvvigionamento statunitensi, il che sarà fantastico per gli investitori in un settore in difficoltà da 5 anni a questa parte. Senza contare che avrà un impatto enorme su chiunque abbia risparmi in dollari. Infatti il piano di Trump va oltre l'oro e affronta:
• L'insostenibile debito pubblico statunitense;
• La ricchezza strategica degli Stati Uniti;
• La mancanza di posti di lavoro buoni nel settore manifatturiero negli Stati Uniti;
• Gli elevati squilibri commerciali;
• Il difetto fatale del dollaro ancorato all'estero.
Rivalutare l'oro ai prezzi reali è solo la prima mossa e questo mi porta alle menti dietro questo riassetto degli Stati Uniti. Bessent è un uomo riservato, un miliardario che si è fatto da sé e non ha nulla da guadagnare dall'essere chiamato a ricoprire una carica pubblica. Per ora gli credo quando dice di voler sistemare qualcosa di profondamente imperfetto nel sistema americano. Forse Bessent si rivelerà l'ennesimo burocrate “chiacchiere e distintivo”, ma per ora sembra che sia sincero nel suo piano di sistemare gli Stati Uniti ed evitare che precipitino nell'abisso.
Se si vuole capire cosa sta succedendo, perché l'oro sta fuggendo da Londra e come tutto questo si collega, bisogna tornare a questo pezzo della Reuters dello scorso febbraio. Bessent non è uno stupido, sa che il modo più veloce per “monetizzare il lato degli attivi nel bilancio degli Stati Uniti” è rivalutare l'oro. Questa è la prima mossa del grande gioco a cui sta giocando l'amministrazione Trump. L'oro, che già fuggiva da Londra da novembre, ha iniziato a lasciare Londra per New York a un ritmo ancora più frenetico. Così tanto oro ha lasciato Londra e così velocemente che la gente si è spaventata, e i ritardi sono passati da due giorni a due mesi. Non ci sono dubbi: quando le nazioni richiedono la consegna fisica di oro tutto in una volta significa che sta succedendo qualcosa di grosso.
L'osservazione di Bessent, però, di “mettere a frutto gli asset” non riguarda solo l'oro, sta progettando un nuovo sistema monetario, qualcosa di simile a una Bretton Woods 3.0. Se il piano avrà successo, non solo “monetizzerà il lato degli attivi nel bilancio degli Stati Uniti”, libererà anche gli Stati Uniti dall'onere di detenere la valuta di riserva mondiale. Per avere successo Trump dovrà anche creare un Fondo Sovrano degli Stati Uniti. In una recente intervista Lutnik descrive esattamente cosa intende fare Trump con questo Fondo Sovrano.
In veste di amministratore delegato di Cantor Fitzgerald, Lutnik è un insider di Wall Street. Se c'è qualcuno che sa come monetizzare gli asset, sono Lutnik e i suoi collaboratori. Questo Fondo Sovrano monetizzerà non solo l'oro, ma ogni asset legato agli Stati Uniti: terreni, petrolio, diritti minerari... tutto. Tutto questo verrà aggiunto al bilancio statunitense nella colonna degli attivi. Il Fondo Sovrano cambia l'intero concetto di protezione del patrimonio nazionale statunitense.
Ecco come funzionerebbe.
Il giacimento petrolifero ANWAR è una sezione al largo della costa dell'Alaska, ha più riserve petrolifere comprovate dell'Arabia Saudita. Entra in gioco il Fondo Sovrano e produce royalties. Pensate se il governo degli Stati Uniti riscuotesse royalties su quel petrolio per sempre. Tra le innumerevoli altre risorse inutilizzate negli Stati Uniti c'è la miniera di Pebble nella baia di Bristol, in Alaska. Ci sono 80 miliardi di libbre di rame, 107 milioni di once d'oro e molti altri minerali importanti in attesa di essere messi in produzione. A questa grande risorsa americana è stata negata l'autorizzazione per timore che un fiume a 20 miglia di distanza, che alimenta una pesca al salmone, potesse essere influenzato dalle attività minerarie. E se, invece di concedere licenze minerarie, gli Stati Uniti si limitassero a percepire una percentuale sui profitti sui territori statunitensi? È un modello che non è mai stato sperimentato in America, ma che funziona già in altre parti del mondo per Paesi come l'Arabia Saudita, la Norvegia e la Cina.
Negli Stati Uniti c'è una quantità sorprendente di ricchezza disponibile, se si pensa a un modello in cui la burocrazia scompare e gli asset americani vengono finalmente sbloccati e messi a frutto. Al momento ci vogliono dieci anni o più per ottenere le licenze e i permessi necessari per estrarre o trivellare su terreni statunitensi. E se ci volessero poche settimane o mesi? Milioni di acri di terra negli Stati Uniti, un'abbondanza di ogni risorsa immaginabile, confluiranno nel Fondo Sovrano e saranno messi a frutto per gli americani. L'oro che esce da Londra è la prova che questo piano è già in atto.
Non è altro che un “riallineamento delle linee di politica” per gli Stati Uniti e il resto del mondo, un'iniziativa che ha il potenziale di scatenare una prosperità e una ricchezza inimmaginabili...m a non senza dolore. L'obiettivo finale del piano di Trump è quello di eliminare il peso che gli Stati Uniti hanno per avere la valuta di riserva mondiale. Ci viene sempre detto che avere la valuta di riserva mondiale è un privilegio esorbitante, ma quasi nessuno ne comprende il lato oscuro. Già nel 1959 Triffin affermò pubblicamente che l'unico modo in cui gli Stati Uniti avrebbero potuto continuare a godere di uno status di valuta di riserva mondiale sarebbe stato quello di accumulare deficit commerciali sempre maggiori. Questo è il grave peso che deriva dalla sua emissione. Qualunque Paese si trovi ad affrontarlo è destinato ad avere una valuta innaturalmente forte, il che può sembrare positivo, ma in realtà non lo è.
Qualunque vantaggio gli Stati Uniti abbiano ottenuto dall'emissione della valuta di riserva mondiale è ormai in gran parte svanito. Trump lo sa meglio della maggior parte dei politici: se non riuscite a produrre nulla da esportare, la vostra sicurezza e prosperità sono un'illusione. Stephen Miran, in A User's Guide to Restructuring the Global Trading System, individua il vero difetto che ha condotto gli Stati Uniti verso l'abisso.
• La domanda di asset di riserva denominati in dollari
• Porta a inevitabili squilibri commerciali e a un ambiente manifatturiero statunitense debole.
In altre parole, avere la valuta di riserva mondiale non è solo una benedizione è anche una maledizione. La domanda artificiale di dollari li mantiene perennemente e innaturalmente alti in valore rispetto a tutte le altre valute. Il motivo per cui questo è un problema per gli americani è che non possono produrre negli Stati Uniti beni che siano competitivi con altri Paesi. Un dollaro forte rende le esportazioni statunitensi incredibilmente costose, e non competitive. Questo è il vero problema che Trump sta cercando di risolvere. È la vera motivazione dietro l'arrivo dell'oro a New York, l'imminente cambio di sistema monetario, il Fondo Sovrano e le minacce di dazi.
Se volete una prova di questo svantaggio, guardate la Cina negli ultimi 30 anni e più... poi guardate gli Stati Uniti. La Cina ha compiuto il più grande miracolo nella storia economica, facendo uscire 800 milioni di cinesi dalla povertà in una sola generazione. Nel frattempo gli Stati Uniti sono stati devastati. Ci sono altre ragioni, ma una delle principali è che è diventato più economico inviare valuta fiat all'estero e far produrre beni altrove. Così posti di lavoro e macchinari industriali hanno lasciato gli Stati Uniti. Miran identifica il motore della rovina: ciò che deve essere smantellato affinché gli Stati Uniti possano riprendersi e riacquistare lustro e gloria attraverso la produttività. L'obiettivo è riportare posti di lavoro e capacità produttiva negli Stati Uniti, ma non si tratta solo di questo: il piano di Trump offre agli Stati Uniti anche una nuova ricchezza nel campo delle materie prime, ovvero le risorse necessarie per ricostruire le catene di approvvigionamento statunitensi. Ecco perché si parla tanto di Groenlandia.
Gli Stati Uniti devono quindi ricostruire le catene di approvvigionamento, ma ci sono delle conseguenze, una delle quali è un periodo di dolorosi aggiustamenti. Trump non vuole solo un dollaro più debole, vuole un dollaro radicalmente svalutato rispetto a tutte le altre valute del mondo; ma questio significa ri-dollarizzazione, non de-dollarizzazione. Una volta completata questa svalutazione, l'oro potrebbe addirittura superare i $20.000 l'oncia, il che equivarrebbe a una svalutazione del dollaro del 90%. Può sembrare orribile, ma è solo di poco inferiore alla svalutazione degli anni '70, quando il dollaro perse il 75% del suo potere d'acquisto. Tra l'altro è quello che sarebbe dovuto accadere all'indomani della Brexit affinché le esportazioni inglesi divenissero più economiche. Invece la sterlina è stata tenuta innaturalmente alta affinché l'UE non perisse sotto i colpi di uno svantaggio economico. Gli infiltrati della cricca di Davos non hanno lavorato solamente contro gli USA, ma anche contro Londra punendo la proverbiale “Little Britain” per aver scelto di schierarsi con le élite inglesi che vedevano un futuro diverso da quello di Bruxelles.
Con l'oro già in pancia e quello dreanto dalla LBMA, il debito pubblico statunitense verrebbe abbattuto drasticamente.
Questa tattica ha già funzionato due volte in passato: negli ultimi due cambi di sistema monetario. Nel 1985 il mondo si riunì per firmare gli Accordi del Plaza per svalutare un dollaro innaturalmente forte. All'epoca il Giappone era “il cattivo”. Leggete qualsiasi cosa di quell'epoca e vedrete le stesse accuse di concorrenza sleale rivolte al Giappone che oggi sentite rivolte alla Cina. Sotto la minaccia di dazi, il Giappone e gli altri partner commerciali degli USA si sedettero al tavolo delle trattative e accettarono di collaborare alla svalutazione del dollaro. Prima di allora c'era stato lo shock di Nixon e gli Accordi Smithsonian. Ora sarà il turno degli Accordi di Mar-a-Lago.
Trump non è stupido, vuole più di una semplice valuta debole: vuole cambiare la natura dell'economia statunitense copiando la Cina. La vera sfida è la necessità di una valuta che reindirizzi le catene di approvvigionamento. L'essenza del “miracolo cinese” non sta solo nel fatto che la Cina ha assorbito i posti di lavoro manifatturieri mondiali negli ultimi 30 anni: ha un modello di investimenti sostenuti dallo stato. È la politica industriale cinese che Trump desidera maggiormente emulare. In Cina le grandi aziende redditizie sono obbligate a reinvestire nel Paese, non possono delocalizzare tutti i loro profitti e pagare poche o nessuna tassa come fanno le élite e le corporazioni negli Stati Uniti. Il piano di Trump richiederà lo stesso alle aziende statunitensi ed è già in atto: Apple ha annunciato un investimento da $500 miliardi in America a fine febbraio. Non si tratta solo di tecnologia: due giorni dopo Lilly ha annunciato un piano da $27 miliardi per riportare la produzione farmaceutica negli Stati Uniti. Aspettatevi di vedere molti annunci come questi man mano che le aziende aderiranno al piano di Trump.
Per la prima volta da decenni le aziende hanno un incentivo a investire di nuovo nella produzione produttiva di beni reali, all'interno degli Stati Uniti. Qualsiasi vantaggio gli Stati Uniti abbiano ottenuto dall'esportazione di valuta fiat all'estero in cambio di elettronica e BMW... è finito. Non perché Trump voglia che finisca, ma perché deve finire; l'economia americana non può più permettersi questo privilegio. Per decenni la principale esportazione degli Stati Uniti è stata la valuta fiat. Questo debito insostenibile è in definitiva il risultato di uno squilibrio commerciale insostenibile con altre nazioni. Miran chiarisce che nulla di buono può accadere finché l'onere di avere la valuta di riserva non sarà condiviso con gli altri partner commerciali. Significa che il dollaro perderà il suo status? Probabilmente. Quindi cosa c'entra questo con la Cina, il prezzo dell'oro e il Fondo Sovrano?
I cinesi hanno risolto lo stesso problema creando essenzialmente un sistema monetario a due livelli: una valuta che circola all'esterno e una all'interno. La Cina considera le sue risorse naturali un bene da sfruttare a beneficio della nazione. Il governo cinese agisce come una società di venture capital, effettuando investimenti industriali chiave e concentrando il settore privato sulle priorità nazionali. Con il suo Fondo Sovrano l'America farà lo stesso. Amate il sistema cinese o odiatelo, non si può discutere sui progressi cinesi. Nel 1978 l'America produceva 18 milioni di auto all'anno, mentre la Cina solo 5.000-10.000. Facciamo un salto al 2024: la produzione automobilistica americana è scesa a soli 10 milioni di veicoli. E la Cina? È ora il più grande produttore di veicoli al mondo, con 30 milioni di auto prodotte l'anno scorso.
Anche l'industria automobilistica giapponese ha iniziato con debolezza, ma poi si è evoluta verso l'alta qualità con marchi noti per l'affidabilità come Toyota. Anche la Cina si è evoluta e ora produce ottime auto. Sono così buone e così economiche che probabilmente non le sarà mai permesso di venderle negli Stati Uniti; distruggerebbero qualsiasi industria automobilistica rimasta.
Il piano di Trump sfrutterà tutte le strategie efficaci che riuscirà a trovare per trasformare l'America di nuovo in un motore di creazione di ricchezza, soprattutto quelle che i suoi avversari hanno già dimostrato essere valide. Il Fondo Sovrano Americano è il luogo in cui migliaia di miliardi di dollari di valore saranno conservati e utilizzati internamente negli Stati Uniti. Ci sarà anche un sistema monetario statunitense a due livelli? Potete scommeterci: stablecoin interne emesse dalle banche commerciali e con riserve decise da istituto a istituto, e Tether che si interfaccerà con l'estero. È questo il motivo per cui si parla tanto della Groenlandia, del Canada come 51° stato e del Canale di Panama.
CONCLUSIONE
L'attuale sistema monetario mondiale ha bisogno di una correzione. Gli Stati Uniti si ritrovano un debito pubblico da $38.000 miliardi, centinaia di migliaia di dollari di altre passività e non possono più mantenere il sistema post-1971. Il lavoro costa troppo, tutto costa troppo. Quindi se gli Stati Uniti non riescono a riportare posti di lavoro in patria e a smettere di stampare/spendere denaro che non hanno, nulla cambierà. Ecco perché Trump sta prendendo una decisione drastica: sta agendo in previsione di ciò che il mondo intero sa che deve arrivare: un nuovo accordo monetario.
Che si tratti di un'ironia della storia o altro, Trump è il candidato ideale per il compito in questione, dato che ha più “esperienza” di qualsiasi altro leader mondiale nella ristrutturazione dopo una bancarotta. Ora userà la sua esperienza per creare un nuovo ruolo per il dollaro e porre fine al peso di essere la valuta di riserva mondiale, riportando gli Stati Uniti al vertice della piramide geopolitica per gli anni a venire. Ma la cosa più importante è lo smantellamento della finanziarizzazione dal mercato delle commodity di Londra, punto focale della strategia di drenaggio della LBMA. Infatti tale strategia mira al pieno controllo del mercato dei futures sulle commodity da parte di Washington affinché esso sia incentrato sulla consegna degli asset sottostanti dai produttori ai consumatori. Il modo più veloce per ricostruire le catene di approvvigionamento e intermediare in modo appropriato produzione, domanda e offerta nel tempo, creando altresì una curva affidabile dei prezzi nel tempo.
Per anni il COMEX e la LBMA hanno soppresso i prezzi di oro e argento tramite la creazione di offerta sintetica e hanno applicato lo stesso metodo anche ad altre commodity. Perché? L'oro ha visto crearsi attorno a sé un mercato dei futures per due motivi principalmente: per la sua funzione di coordinatore tra produzione/consumo nel tempo, per la sua funzione di speculazione sulle valute. L'introduzione di offerta sintetica nel metallo giallo ha scardinato la funzione primaria del mercato dei futures dal trading effettivo dell'oro: l'oro sintetico avrebbe impostato al margine il prezzo dell'oro fisico. Affinché si possa invertire questa deformazione non basta solo il COMEX che inverte la rotta, ma anche lo Shanghai Gold Exchange ad esempio. Infatti l'istituzione di questa entità ha creato nel tempo un arbitraggio che s'è rifiutato di chiudersi tra Londra e New York: l'oro fisico, mal prezzato in Occidente, è fluito verso Est. Poi sono entrati in gioco l'amministrazione Trump e Bessent che hanno iniziato a fare la stessa cosa nei confronti della LBMA, cambiando il ruolo del COMEX: esso si occuperà della consegna fisica, come lo Shanghai Gold Exchange, tornando a intermediare in modo corretto produzione/consumo nel tempo tramite i futures, mentre GLD e SLV si occuperanno della speculazione tra i metalli e le valute fiat.
Chi rimane col cerino in mano? Londra.
Ecco, sostanzialmente, cosa è successo al prezzo dell'oro finora e il motivo per cui continua a salire: è stata innescata una corsa alla consegna di metallo fisico, cosa che ha sconquassato il meccanismo di prestito/leasing di rivendicazioni sull'oro intermediato da Londra. Qui la verità è una sola: non è Washington a essere a corto di oro fisico, bensì Londra. Poi, con Trump che imposta un sistema di dazi nei confronti del resto del mondo, ciò rinforza ulteriormente la necessità delle altre nazioni di acquisire oro con cui garantire e pagare i propri deficit/avanzi commerciali. Ecco perché le banche centrali stanno continuando ad acquistare oro, perché era il momento esatto per scatenare un attacco contro la LBMA da parte di Bessent/Trump e perché il loro potenziale proxy nel cuore dell'UE, l'Italia, può far leva sul metallo giallo in presunto possesso della BCE per aggiungere ulteriore pressione su Londra, la cricca di Davos e Bruxelles.
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Lo Stato profondo italiano è di gran lunga peggiore di quello americano dato che è più vecchio. La mera sopravvivenza politica della Meloni in questo ambiente, con colpi al cerchio e alle botte, è di per sé una vittoria.https://t.co/Su9ojWwyfY
Ora passiamo all'argento. Questo metallo attualmente è in backwardation, ovvero il prezzo spot è più alto di quello tra un mese (cosa che non dovrebbe accadere in situazioni normali, infatti dovrebbe essere il contrario dato che esiste un costo per conservare l'asset fisico). Quando si viene a creare questo fenomeno significa che c'è un'enorme domanda nel presente, tale da far arrivare la backwardation al record di quasi $3. Attualmente abbiamo una backwardation di $1.50 fino al dicembre 2026/inizio 2027. Questa situazione ci suggerisce che la separazione tra funzione di coordinamento produzione/consumi e funzione di speculazione si sta ulteriormente diversificando tra oro e argento: oro che si prende la parte legata alla speculazione sulle valute fiat e l'argento che si prende, invece, quella legata al coordinamento della produzione/consumi. Infatti l'argento rimarrà sostanzialmente un metallo industriale; il rame sarà il prossimo sulla lista, seguito successivamente da alluminio, piombo, zinco, nickel e cobalto... tutti metalli trattati sulla London Metals Exchange. Anche perché se non si smantella la finanziarizzazione delle commodity a Londra, come possono pensare gli Stati Uniti di re-industrializzarsi se ne hanno il controllo tramite i futures?
Chiaramente non è possibile pronosticare ex-ante dove andranno i prezzi delle commodity, però ciò che conta davvero qui è che il meccanismo con cui si viene a formare il prezzo di asset strategici sta cambiando. Questo a sua volta comporterà lo sgonfiamento della finanziarizzazione degli asset e della leva monetaria e l'inflazione (dei prezzi) di quella porzione dell'economia globale influenzata dalle commodity; chiamatela anche l'evoluzione della stagflazione. In breve, deflazione di quegli asset basati sul credito e inflazione di quegli asset legati alle commodity in termini di prezzi di clearing.
Affinché si possa impedire al resto del mondo di andare nel panico, però, i prezzi degli asset finanziari (asset basati sul credito) devono rimanere ragionevolmente stabili. Ecco perché, a livello globale, un nuovo sistema commerciale sta emergendo tra America, Russia e Cina. I russi comprano yuan ed emettono bond denominati in yuan. I cinesi comprano dollari ed emettono bond denominati in dollari. Gli americani emetteranno un nuovo bond sovrano coperto dall'oro. All'improvviso avremo un sistema collateralizzato in cui tutti e tre i tipi di obbligazioni saranno coperte dall'oro. Tether è l'avanscoperta in questo senso, rappresentando l'interfaccia monetaria estera degli Stati Uniti con cui si dovranno confrontare tutti coloro che vorranno esporsi al biglietto verde. E il suo sarà un sistema alternativo all'eurodollaro collateralizzato dall'oro. A differenza dell'euro e di potenziali versioni digitali dello stesso...
Tutto bello... apparentemente... ma manca la parte più importante: qual è il collaterale? https://t.co/CIS16XJFpU
— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) December 2, 2025E indovinate un po' chi rimane, ancora una volta, col cerino in mano?
Negli Stati Uniti, nel frattempo, s'incanalano le risorse liberate verso la classe produttiva. Come discusso nella Prima Parte di questo saggio abbiamo:
• la IPO di Fannie/Freddie e il cambio di passo nella gestione dei mutui americani;
• le leggi sulle stablecoin che permettono alle banche regionali di tokenizzare i depositi e sovvenzionare i mutui a livello locale in modo che i profitti di tali prestiti rimangano sul posto e non vengano riciclati tramite il sistema del debito finendo nelle mani di creditori all'estero.
Ma come hanno fatto finora Londra e Bruxelles a rimanere a galla? La risposta è nel grafico qui sotto: comprando i titoli di stato più affidabili al mondo, ovvero quelli americani. Solo il mese scorso la Spagna ha aumentato del 15% le sue riserve di bond americani, mettendosi in testa alla carovana di coloro che devono comprare tale asset “alla luce del giorno” e possono usare molto meno i sotterfugi del mercato dell'eurodollaro o del sistema bancario ombra. Infatti il punto di raccordo per tenere in qualche modo vivi questi due meccanismi di accesso “facilitato” ai bond americani è il Canada. Sin dallo scorso marzo, e dall'insediamento di Carney, vi avevo messo in guardia che sarebbe stato svuotato della propria ricchezza per sostenere i suoi referenti all'estero: Londra e Bruxelles. Ogni mese le percentuali di possedimenti di titoli di stato americani posseduti dal Canada oscillano, perché se un mese compra quello successivo vende a Londra (e succursali) e Bruxelles a sconto tramite accordi di swap. Nel processo il Canada viene distrutto e liquidato.
L'oro che sale di prezzo e la backwardation dell'argento stanno segnalando che tutti gli attacchi scagliati da Londra e Bruxelles nei confronti degli USA e del SOFR, tramite il mercato obbligazionario americano, sono falliti. Presto si aggiungerà anche un altro barometro a segnalare questo e altri fallimenti: il rame. Freeport McMoRan, uno dei più grandi produttori di rame al mondo, ha fatto sapere che smetterà di seguire il meccanismo d'impostazione mondiale per il rame. Un altro modo per dire che hanno deciso di mandare al diavolo i futures sul rame sulla London Metals Exchange. Ma la vera rottura del giocattolo noto come finanziarizzazione si avrà quando anche il petrolio, l'asset fondamentale su cui gira la società moderna e che non può muoversi con una volatilità settimanale del 7% come accade ora, verrà depennato dalla lista dei futures intermediati a Londra. Il Brent Crude, il riferimento per eccellenza oggi quando si tratta di impostare un prezzo per l'asset fisico sottostante, è un contratto completamente finanziarizzato. Non esiste neanche un solo barile di petrolio consegnato come saldo del contratto. È solo speculazione finanziaria rispetto, invece, a Shanghai o al WTI presso il COMEX.
Gli inglesi ovviamente non sono stupidi e hanno un “Piano B” nel caso in cui non riuscissero nel loro intento di “dissuadere” la colonia scappata e ribelle. Il processo di liquidazione del Regno Unito altro non è che lo spostamento della City di Londra in un altro luogo, probabilmente Dubai. Anche l'amministrazione Trump l'ha capito ed è per questo che continua a pacificare quelle aree nel mondo in cui gli inglesi avevano forte ascendente (l'ultima in ordine cronologico il Rwanda). In questo modo li fa rimanere laddove stanno creando devastazione e li costringe, loro malgrado, a “godersi” i frutti velenosi del loro operato, erigendo al contempo un muro finanziario e commerciale intorno all'Europa intera, trasformandola nell'ultimo film di Soi Cheang e lasciando che chi è all'interno si scanni tra di loro.
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???? Qui il link alla Prima Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2025/12/il-drenaggio-della-lbma-e-la.html
Come i trader e i miner aggirano il divieto cinese su Bitcoin e le altre crittovalute
La traduzione in italiano dell'opera scritta da Wendy McElroy esplora Bitcoin a 360°, un compendio della sua storia fino ad adesso e la direzione che molto probabilmente prenderà la sua evoluzione nel futuro prossimo. Si parte dalla teoria, soprattutto quella libertaria e Austriaca, e si sonda come essa interagisce con la realtà. Niente utopie, solo la logica esposizione di una tecnologia che si sviluppa insieme alle azioni degli esseri umani. Per questo motivo vengono inserite nell'analisi diversi punti di vista: sociologico, economico, giudiziario, filosofico, politico, psicologico e altri. Una visione e trattazione di Bitcoin come non l'avete mai vista finora, per un asset che non solo promette di rinnovare l'ambito monetario ma che, soprattutto, apre alla possibilità concreta di avere, per la prima volta nella storia umana, una società profondamente e completamente modificabile dal basso verso l'alto.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/come-i-trader-e-i-miner-aggirano)
Nonostante il divieto imposto da Pechino al trading di crittovalute, gli investitori cinesi stanno trovando modi innovativi per entrare nei mercati degli asset digitali.
Il governo cinese ha messo divieti alle crittovalute numerose volte, tra cui il divieto del 2013 per le banche che operavano in crittovalute, il divieto del 2017 sulle ICO e sugli exchange, seguito dal divieto di trading e mining di Bitcoin nel 2021.
Nonostante ciò accedere alle crittovalute in Cina continentale non è poi così difficile, ha dichiarato a Cointelegraph l'investitore pseudoanonimo Lowell.
Lowell è una neolaureata che si descrive come una trader di crittovalute a tempo pieno. Avrebbe potuto intraprendere una carriera nel suo campo di studi, ma afferma che un lavoro “normale” non può eguagliare i profitti che può ottenere con le crittovalute.
I divieti imposti dalla Cina non sono sempre chiari ed efficaci. Sebbene il trading e le attività commerciali in crittovalute siano vietati, esistono canali attraverso cui gli investitori possono entrare nel mercato globale.
I trader locali affermano di acquistare e vendere le loro crittovalute ad altri investitori tramite trading peer-to-peer su exchange centralizzati come OKX e Binance. Sebbene il Great Firewall cinese ne impedisca l'accesso, gli utenti esperti dotati di VPN possono accedere ai siti web e alle app di cui hanno bisogno.
Gli investitori cercano anche opportunità redditizie nella DeFi, come l'utilizzo di bot o l'assunzione di studenti per la distribuzione di airdrop, che per alcuni è diventata una quasi-industria.
Le crittovalute non sono totalmente illegali in Cina
In realtà i token crittografici non sono di per sé illegali in Cina, ha spiegato a Cointelegraph Robin Hui Huang, professore di diritto presso l'Università Cinese di Hong Kong. Anche il loro scambio rientra in una zona grigia.
“In Cina le persone possono detenere crittovalute. Possono anche scambiarle con altri beni, ma tali scambi non sono protetti dalla legge, ovvero se la controparte viola il contratto, non è disponibile alcuna tutela legale”.
Sebbene la legge non protegga queste transazioni non le vieta nemmeno, pertanto i privati possono scambiare crittovalute con altri beni se concordano reciprocamente di farlo e rispettano i propri impegni, ha aggiunto Huang.
Fuori dalla Cina continentale, circolano voci alimentate da importanti opinion leader della comunità delle criptovalute, tra cui il miliardario fondatore di Galaxy Digital, Mike Novogratz, che suggeriscono che Pechino potrebbe prendere in considerazione l'idea di revocare il divieto sulle crittovalute.
Tuttavia gli esperti hanno dichiarato a Cointelegraph che le probabilità che questa voce sia vera sono piuttosto basse.
Fanno riferimento ai recenti sviluppi riguardanti la valuta digitale della banca centrale cinese, lo yuan digitale, evidenziati durante il terzo Plenum del Comitato centrale del Partito comunista cinese, presieduto dal presidente Xi Jinping.
Il divieto al mining di Bitcoin in Cina non riesce a vietarlo all'atto pratico
Sebbene il divieto al mining di Bitcoin in Cina sia stato ampiamente riportato da quasi tutti i principali organi di informazione nel 2021, non è riuscito a impedirlo nel Paese.
Secondo Daniel Batten, ricercatore ESG di Bitcoin, ciò è dovuto al fatto che il divieto è stato erroneamente presentato come più severo di quanto non fosse in realtà. Egli sostiene che un'analisi più approfondita della sua formulazione suggerisce che la legge in realtà proibisce l'apertura di nuove mining farm e contiene semplicemente una “dichiarazione d'intenti” secondo cui l'attività di mining avrebbe dovuto essere gradualmente eliminata a causa del consumo di elettricità, degli obiettivi climatici e dell'associazione col riciclaggio di denaro sporco.
Non è facile reperire cifre precise e molte sembrano obsolete, ma la maggior parte delle stime suggerisce che la Cina rappresenti ancora almeno un quinto dell'hashrate globale.
Secondo i dati del Center for Alternative Finance dell'Università di Cambridge e della World Population Review, la Cina rappresenta circa il 21,1% del totale, mentre il fondatore di CryptoQuant, Ki Young Ju, ha pubblicato un grafico che mostra che le mining pool cinesi rappresentano il 54% dell'hashrate globale. Non tutti i miner di una pool si trovano in Cina, ha sottolineato, ma ha anche aggiunto: “Alcune mining farm potrebbero ancora operare in segreto in Cina, con le autorità che potrebbero nascondere i dati”.
Despite China's ban on #Bitcoin mining, Chinese mining pools still hold nearly 54% market share.
While not all participants in these pools are Chinese, some mining farms might still be operating covertly in China, with authorities possibly concealing data. https://t.co/OqEYB5R69w pic.twitter.com/JKCvcj2R3X
VPN e app di trading rendono le crittovalute disponibili in Cina
Gli utenti di crittovalute in Cina sono ovviamente a conoscenza dei divieti sul trading, ma trovano modi creativi per aggirarli senza attirare l'attenzione delle autorità.
“La maggior parte dei trader di crittovalute in Cina non parla di queste cose perché sa che la Cina è fatta così”, ha affermato Lowell.
Oggigiorno i canali di trading P2P sono disponibili sui social media o sugli exchange, consentendo agli utenti di acquistare crittovalute con lo yuan tramite bonifici bancari, WeChat Pay, o Alipay, due dei principali sistemi di pagamento del Paese.
OKX e Binance sono due degli exchange più popolari nella rete di Lowell, anche se personalmente preferisce il primo. Come potete vedere nell'immagine qui sotto, Binance offre vendite P2P in yuan nella regione cinese. I due exchange non hanno risposto alla richiesta di commento di Cointelegraph.
Gli utenti hanno la possibilità di selezionare la valuta yuan e la regione cinese nel mercato P2P di Binance.“Posso accedere a queste due app. Uso un iPhone e posso scaricarle dallo store di Hong Kong, o da quello di altri Paesi”, ha affermato Lowell, aggiungendo che le app non sono disponibili sull'App Store continentale di Apple.
L'accesso alle app in Cina è regolato da un ambiente internet più restrittivo rispetto a quello sperimentato dagli utenti al di fuori del Paese. Questo sistema, noto come “Great Firewall”, blocca l'accesso a domini popolari come Google e Facebook, tra molti altri.
Cointelegraph ha contattato una fonte nella Cina continentale per testare l'accesso agli exchange di crittovalute. Il test ha confermato che gli utenti non possono accedere ai siti web di Binance e OKX senza utilizzare VPN. Le applicazioni mobile per questi exchange sono accessibili senza VPN.
Alcuni progetti come MakerDAO impediscono agli utenti di accedere al protocollo tramite VPN, ma ciò avviene principalmente per paura di essere citati in giudizio dalle autorità di regolamentazione statunitensi anziché da quelle cinesi.
Ricerche su VPN in Cina nel tempo. (Google Trends)Wayne Zhao, ex-amministratore delegato della società di analisi TokenInsight con sede a Pechino, si è trasferito a Singapore per avviare il suo progetto DeFi BitU. Afferma che l'utilizzo di una VPN è quasi una seconda natura per gli utenti di Internet della Cina continentale.
“Utilizzare una VPN è una scelta di buon senso per chi vuole visitare Google o YouTube”, afferma Zhao. Lo stesso vale per le piattaforme DeFi.
Per le piattaforme fornire agli utenti l'accesso P2P rappresenta una “zona grigia” che rischia di portare gli enti regolatori a colpirle e a colpire i loro dirigenti, ha dichiarato a Cointelegraph Joshua Chu, co-presidente dell'associazione Hong Kong Web3.
“Ciò potrebbe comportare ingenti spese legali, anche se non sempre si giunge a un procedimento penale, soprattutto una volta entrati in Cina”, ha affermato Chu, citando come esempio la recente detenzione di un dirigente di Binance in Nigeria.
Caccia agli airdrop in Cina
Le negoziazioni di crittovalute in Cina sono limitate alle opzioni P2P, ma non è l'unico modo per ottenere token.
Lowell ha tratto notevoli profitti dagli airdrop, tra cui $50.000 dalla campagna ENA di Ethena e $40.000 da StarkNet.
Secondo almeno tre fonti locali, in Cina la caccia agli airdrop ha raggiunto un livello industriale.
Proprio come il mining di Bitcoin era un tempo accessibile ai privati che utilizzavano i computer portatili nelle loro camere da letto, ma col tempo è diventato un'attività redditizia con aziende che investono in attrezzature professionali e riempiono i magazzini, i cacciatori di airdrop stanno ora investendo in tecnologie e attrezzature avanzate per massimizzare la loro redditività.
La Cina è terza dopo Corea del Sud e Giappone, seguita da Taiwan e Hong Kong. Prima del divieto del 2021, la Cina era leader nel settore per valore ricevuto dalle crittovalute. (Chainalysis)Zhao attribuisce l'aumento degli airdrop all'era del move-to-earn durante la pandemia, resa popolare da StepN, un progetto basato su Solana che premia gli utenti con i suoi token GST per gli spostamenti.
“Quando le persone hanno iniziato a scoprire che è possibile guadagnare soldi con il cellulare, è stato naturale pensare di poterlo fare con centinaia di cellulari contemporaneamente”, ha raccontato Zhao a Cointelegraph.
I cacciatori di airdrop automatizzano le transazioni con bot su protocolli emergenti che ritengono possano pianificare un futuro airdrop, o addirittura le registrano manualmente con più dispositivi.
I protocolli sono a conoscenza del fatto che gli utenti utilizzano bot per automatizzare le transazioni per ottenere i loro airdrop e adottano misure per limitarli.
Ma i cacciatori di airdrop adottano soluzioni creative per aggirare gli ostacoli. Alcuni di essi assumono addirittura studenti per condurre transazioni che replicano i comportamenti organici onchain.
“Il mio amico ha guadagnato molto più di me con gli airdrop perché ha assunto degli studenti universitari per effettuare transazioni per lui”, ci ha raccontato Lowell.
“Avevo circa 30 o 40 account, ma loro ne hanno circa 200”, ha aggiunto.
I trader e le aziende di crittovalute esistono ancora, ma c'è sempre un rischio
Qualsiasi attività nel settore delle crittovalute in Cina comporta sempre il rischio di una chiusura improvvisa.
“È già successo a un mio caro amico”, ci ha raccontato Zhao.
“Ha ricevuto solo un avviso che diceva: ‘Spiacenti, non potete più farlo. Dovete chiudere’, e questo era tutto. Pochi giorni dopo ha dovuto chiudere bottega”.
I trader P2P corrono dei rischi poiché non esiste un intermediario affidabile.
Acquistano crittovalute direttamente da sconosciuti, spesso senza conoscere l'origine degli asset. Questo comporta il rischio di partecipare inconsapevolmente al riciclaggio di denaro sporco, o di essere ritenuti colpevoli per associazione con altre attività illegali.
A causa di tali rischi, Lowell afferma di preferire rivolgersi a conoscenti personali, sebbene questa opzione sia limitata.
“Quando vendo ai miei amici, so che non faranno cose illegali e non verrò arrestata”, ci ha detto.
“Quindi sono disposta a vendere i miei USDT a persone che conosco, ma potrebbero non avere sempre così tanti soldi, quindi devo anche usare gli exchange”.
I piani per la CBDC smentiscono le voci sull'inversione del divieto sulle crittovalute
Winston Ma, professore associato di giurisprudenza alla New York University, ha dichiarato a Cointelegraph che è improbabile che Pechino revochi il divieto alle crittovalute, in quanto intende puntare tutto su una CBDC.
L'anno scorso Pechino ha tenuto la sua terza sessione plenaria, un incontro di alti funzionari del Partito Comunista. L'incontro ha deciso di promuovere il renminbi a livello internazionale, con particolare attenzione allo yuan digitale, come riportato dall'agenzia stampa statale Xinhua.
La Cina considera la sua CBDC l'unica moneta digitale legale, rendendo illegali tutte le altre valute digitali, incluso Bitcoin, come mezzo di pagamento.
“Ci si può aspettare che la banca centrale agisca a pieno ritmo, perché il mandato arriva dal Comitato Centrale. Più autorevole di così non si può”, ha affermato Ma.
Ma afferma anche che il rinnovato slancio per la CBDC cinese punta verso la direzione “completamente opposta” di un'inversione al divieto sulle crittovalute.
I trader locali hanno tutto ciò di cui hanno bisogno
Zhao di BitU ritiene che, nonostante le negoziazioni continuino, la domanda di crittovalute in Cina sia attualmente bassa e poi parla delle performance di trading dei fondi negoziati in borsa (ETF) sulle crittovalute lanciati di recente a Hong Kong.
Ai cittadini cinesi è vietato accedere agli ETF, a meno che non siano in possesso di un permesso di soggiorno temporaneo o permanente.
“Abbiamo visto tutti cosa è successo all'ETF di Hong Kong. Il volume degli scambi è pessimo”, ha affermato Zhao.
“Il motivo è che la maggior parte delle persone nella Cina continentale, o a Hong Kong, che sono disposte ad acquistare Bitcoin, o altre crittovalute, lo hanno già fatto”.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Perché le teorie economiche di Keynes hanno fallito all'atto pratico
La traduzione in italiano dell'opera scritta da Wendy McElroy esplora Bitcoin a 360°, un compendio della sua storia fino ad adesso e la direzione che molto probabilmente prenderà la sua evoluzione nel futuro prossimo. Si parte dalla teoria, soprattutto quella libertaria e Austriaca, e si sonda come essa interagisce con la realtà. Niente utopie, solo la logica esposizione di una tecnologia che si sviluppa insieme alle azioni degli esseri umani. Per questo motivo vengono inserite nell'analisi diversi punti di vista: sociologico, economico, giudiziario, filosofico, politico, psicologico e altri. Una visione e trattazione di Bitcoin come non l'avete mai vista finora, per un asset che non solo promette di rinnovare l'ambito monetario ma che, soprattutto, apre alla possibilità concreta di avere, per la prima volta nella storia umana, una società profondamente e completamente modificabile dal basso verso l'alto.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/perche-le-teorie-economiche-di-keynes)
Un recente post di Daniel Lacalle, intitolato I keynesiani si sono sbagliati sull'economia statunitense... di nuovo, ha evidenziato il crescente divario tra la teoria economica di John Maynard Keynes e la realtà. Nonostante le previsioni fiduciose dei principali economisti keynesiani, l'economia statunitense nel 2025 continua a sfidare le aspettative. Il ciclo di tightening della Federal Reserve non ha innescato il tanto sbandierato “atterraggio duro” e la crescita si è dimostrata più resiliente. Allo stesso tempo l'inflazione rimane piuttosto rigida, ma comunque in calo, e l'economia si rifiuta di seguire i percorsi lineari e ordinati suggeriti dai modelli dei libri di testo.
Quest'ultimo imbarazzo per l'ortodossia di Keynes è parte di una storia molto più ampia. I fallimenti non sono isolati errori di calcolo, ma il risultato prevedibile di un quadro imperfetto a cui i policymaker si sono aggrappati per decenni. L'economia keynesiana non solo ha “sbagliato” nell'inquadrare il 2025, ma ha ripetutamente fallito nel mantenere le sue promesse per oltre quarant'anni. E le conseguenze stanno diventando impossibili da ignorare.
In sostanza, l'economia keynesiana è ingannevolmente semplice: quando la domanda del settore privato diminuisce, lo stato dovrebbe indebitarsi e spendere per colmare il divario. L'idea è che iniezioni temporanee di stimoli fiscali possano attenuare i cicli economici, ridurre la disoccupazione e riportare rapidamente l'economia alla piena capacità.
Ma la parola chiave qui è “temporaneo”. John Maynard Keynes era chiaro: gli stati dovrebbero avere deficit durante le recessioni e surplus durante le espansioni. Il debito contratto per salvare l'economia dovrebbe essere ripagato una volta che le condizioni si saranno normalizzate.
Tuttavia, nella pratica, questa disciplina non si è mai concretizzata. I politici hanno scoperto che gli elettori apprezzavano gli stimoli ma detestavano l'austerità. Dagli anni '70 i deficit sono diventati una caratteristica permanente della politica fiscale statunitense, indipendentemente dal ciclo economico. I risultati sono preoccupanti: il debito pubblico statunitense supera ora il 120% del PIL, i programmi di welfare sono strutturalmente sottofinanziati e ogni crisi richiede interventi più ampi con benefici economici decrescenti.
La pandemia di COVID-19 è stata l'esperimento keynesiano per eccellenza. Tra il 2020 e il 2022 il governo federale ha iniettato oltre $5.000 miliardi in stimoli fiscali nell'economia, integrati dalla Federal Reserve che ha tagliato i tassi di interesse a zero e ha ampliato il proprio bilancio di $120 miliardi al mese. Secondo il modello keynesiano, questo stimolo monetario e fiscale senza precedenti avrebbe dovuto inaugurare un boom economico duraturo.
Il fallimento della crescita artificiale
Tuttavia, come abbiamo osservato nel pezzo MMT Was Tried And Failed, l’enorme flusso di stimoli ha temporaneamente stimolato la crescita economica “portando nel presente” la domanda futura, ma ha anche creato diversi problemi.
Il problema più evidente è stato l'impatto di una domanda in forte aumento su un'economia colpita nell'offerta. Con l'economia “ferma” a causa delle restrizioni imposte dallo stato, l'ondata degli stimoli ha portato a un aumento della domanda. Dato il principio economico di base della differenza tra domanda e offerta, i prezzi sono aumentati. Come previsto, ciò ha portato a un'impennata massiccia dell'inflazione (dato che la maggior parte degli americani ha pagamenti fissi per l'assistenza sanitaria e gli immobili, la terza misura nel grafico qui sotto mostra qual è il costo della vita per la maggior parte ogni mese.)Fondamentalmente l'inflazione, escludendo i settori immobiliare e sanitario, è salita a quasi il 12% durante l'ondata di spesa alimentata dagli stimoli fiscali. Tuttavia, oggi, con il rallentamento dell'economia e il progressivo indebolimento di tali stimoli, il tasso di inflazione è sceso ad appena l'1,61%.
In secondo luogo il “boom economico” creato dallo stimolo della domanda continua a svanire, mentre l'economia si normalizza lentamente tornando a circa $3,50 di debito per generare $1 di attività economica. Dopo i lockdown l'economia ha raggiunto livelli senza precedenti, avvicinandosi al 17,5% di crescita nominale. In un'economia bloccata il sottoprodotto di tutta quella domanda è stato un'impennata dell'inflazione ai massimi degli ultimi 40 anni, con un picco superiore al 9% nel 2022. Cinque anni dopo l'inflazione continua a scendere verso l'obiettivo del 2% della FED, ma rimane stabile poiché i residui degli stimoli monetari e fiscali continuano a fluire attraverso il sistema.
La trasmissione interrotta della politica monetaria
Un ulteriore fallimento della politica keynesiana moderna è la sua eccessiva dipendenza dalle banche centrali. Attraverso tagli dei tassi e allentamento quantitativo (QE), lo stimolo monetario è diventato la soluzione ideale per qualsiasi rallentamento economico. Ciononostante il meccanismo di trasmissione tra politica monetaria e attività economica reale si è rotto. Gli interventi artificiali e la MMT non hanno funzionato nella realtà perché il sistema di trasmissione sottostante non funzionava.
La promessa di qualcosa in cambio di niente non perderà mai il suo fascino, quindi la MMT dovrebbe essere vista come una forma di propaganda politica piuttosto che come una vera linea di politica economica o pubblica. E come ogni propaganda, dobbiamo combatterla con appelli alla realtà. La MMT, dove i deficit non contano, è un luogo irreale.Nel frattempo la velocità della moneta, ovvero il ritmo al quale il denaro passa di mano nell'economia, pur riprendendosi in parte dalla crisi economica, continua a mostrare un andamento decrescente. In altre parole la FED può iniettare liquidità, ma non riesce a farla circolare in modo produttivo. L'andamento della velocità non offre prospettive incoraggianti per la crescita del PIL.
Se prendiamo in considerazione l'indebolimento dei tassi di crescita economica e il conseguente calo dell'inflazione, riflesso diretto dell'indebolimento della domanda dei consumatori, le banche hanno pochi incentivi ad ampliare i prestiti ai tassi attuali, soprattutto in un contesto di normative più severe e scarsa qualità del credito.
Un problema fondamentale è che i modelli keynesiani presuppongono una relazione lineare di causa-effetto tra spesa pubblica e produzione economica. Si concentrano quasi esclusivamente sulla domanda aggregata, trascurando dinamiche critiche come la saturazione del debito, le fragilità delle catene di approvvigionamento e i circuiti di feedback dei mercati dei capitali globali.
Nell'economia odierna, altamente finanziarizzata, la spesa pubblica non circola in modo efficiente. Come già notato, gran parte di essa rimane intrappolata nei mercati finanziari, gonfiando i prezzi degli asset anziché stimolare gli investimenti produttivi. I tassi di interesse estremamente bassi, un altro segno distintivo della politica keynesiana, scoraggiano il risparmio e incoraggiano la speculazione alimentata dal debito. Ciò distorce l'allocazione del capitale, causando investimenti impropri in asset improduttivi come azioni meme, immobili speculativi e iniziative tecnologiche non redditizie. La maggior parte dei benefici rimane intrappolata nel 10% più ricco dell'economia, il quale detiene circa l'88% degli asset finanziari al netto dell'inflazione.
In altre parole i ricchi trattengono le iniezioni monetarie, mentre l'inflazione tassa i poveri.
Lacalle ha evidenziato questa discrepanza tra le teorie di Keynes e la realtà economica: molti economisti mainstream hanno ripetutamente previsto una recessione nel 2023-2024 che non si è mai verificata, hanno sottovalutato la persistenza dell'inflazione e hanno interpretato male l'impatto della stretta fiscale. Questi errori di previsione mettono in luce difetti più profondi nel modo in cui i keynesiani modellano l'economia moderna.
Gli avvertimenti di Hayek si sono rivelati profetici
La Scuola economica Austriaca, in particolare le idee di Friedrich Hayek, contrastano nettamente con il pensiero keynesiano. Gli economisti Austriaci ritengono che un periodo prolungato di bassi tassi di interesse e di eccessiva creazione di credito crei un pericoloso squilibrio tra risparmio e investimento. In altre parole i bassi tassi di interesse tendono a stimolare l'indebitamento presso il sistema bancario, il che porta, come ci si aspetterebbe, all'espansione del credito. Questa espansione del credito, a sua volta, aumenta l'offerta di moneta.
Pertanto, come ci si aspetterebbe in ultima analisi, il boom generato dal credito artificiale diventa insostenibile, poiché l'indebitamento stimolato artificialmente cerca opportunità di investimento in diminuzione. Infine il boom generato dal credito artificiale si traduce in investimenti improduttivi. Quando la creazione esponenziale di credito artificiale non è più sostenibile, si verifica una “contrazione del credito”, che in ultima analisi riduce l'offerta di moneta. I mercati alla fine “si svuotano”, il che determina una riallocazione delle risorse verso impieghi più efficienti.
I politici moderni si rifiutano di consentire questo processo naturale. Ogni recessione si traduce in stimoli più aggressivi, i quali non fanno altro che ritardare le necessarie correzioni. Il risultato è stato un inarrestabile accumulo di squilibri economici. Le imprese inefficienti sopravvivono grazie al debito a basso costo, le aziende zombi proliferano e l'innovazione ne risente. Ogni espansione economica è più debole della precedente e ogni ripresa dipende da interventi più incisivi per restare in atto.
Forse il più grande equivoco perpetuato dagli economisti keynesiani è che gli stimoli finanziati dal debito siano un pasto gratis. In realtà il servizio del debito e l'aumento dei costi di servizio del debito diventano un significativo ostacolo economico. Il Congressional Budget Office prevede che il pagamento degli interessi negli Stati Uniti supererà la spesa per la difesa nazionale nei prossimi anni e si avvicinerà a $1.500 miliardi all'anno entro il 2030. Naturalmente questo presuppone che i tassi rimangano ai livelli attuali. La prossima crisi, che è diventata più comune dall'inizio del secolo, abbasserà significativamente i tassi. Come già mostrato, una riduzione dei tassi dell'1% avrebbe un impatto significativo sulle passività future.
Non si tratta solo di una questione fiscale, ma di un freno macroeconomico. Spendere dollari per pagare gli interessi li devia da infrastrutture, istruzione, o investimenti produttivi. Peggio ancora, l'aumento del debito spiazza gli investimenti privati, distorce i mercati dei capitali e riduce la flessibilità necessaria per rispondere a crisi future.
Conclusione: la teoria economica di Keynes ha fallito
Negli ultimi 40 anni ciascuna amministrazione e la Federal Reserve hanno continuato ad operare secondo le politiche monetarie e fiscali di Keynes, convinti che il modello funzionasse. La realtà, tuttavia, è che la maggior parte della crescita aggregata dell'economia è finanziata dalla spesa in deficit, dall'espansione del credito e dalla riduzione del risparmio.
Ciò ha ridotto gli investimenti produttivi e ha rallentato la produzione economica. Con il rallentamento dell'economia e la diminuzione dei salari, i consumatori hanno contratto maggiore indebitamento, riducendo i risparmi. Il risultato dell'aumento dell'indebitamento ha richiesto un reddito maggiore per onorare i debiti, anziché alimentare un aumento dei consumi.
In secondo luogo, la maggior parte dei programmi di spesa pubblica ridistribuisce il reddito dai lavoratori ai disoccupati. Gli economisti keynesiani sostengono che ciò aumenta il benessere di molti colpiti dalla recessione, ma i loro modelli ignorano che la riduzione della produttività genera uno spostamento di risorse verso la redistribuzione e lontano dagli investimenti produttivi.
Tutti questi problemi hanno pesato sulla prosperità complessiva dell'economia. Ciò che è più significativo è l'incapacità degli attuali economisti, che ancora sostengono le politiche monetarie e fiscali sopraccitate, di rendersi conto del guaio quando cercano di “risolvere un problema di debito con altro debito”.
Ecco perché le politiche economiche di Keynes hanno fallito, dal “Cash for clunkers” al “Quantitative easing”. Ogni intervento ha portato nel presente i consumi futuri o stimolato i mercati finanziari. Promuovere i consumi futuri lascia un “vuoto” nel futuro che deve essere continuamente colmato. Tuttavia creare un effetto ricchezza artificiale riduce i risparmi, che invece potrebbero essere utilizzati per investimenti produttivi.
È tempo di svegliarci e di renderci conto che siamo sulla stessa barca.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Adam Smith sul senso del dovere e “la grande divisione” dello spirito umano
La traduzione in italiano dell'opera scritta da Wendy McElroy esplora Bitcoin a 360°, un compendio della sua storia fino ad adesso e la direzione che molto probabilmente prenderà la sua evoluzione nel futuro prossimo. Si parte dalla teoria, soprattutto quella libertaria e Austriaca, e si sonda come essa interagisce con la realtà. Niente utopie, solo la logica esposizione di una tecnologia che si sviluppa insieme alle azioni degli esseri umani. Per questo motivo vengono inserite nell'analisi diversi punti di vista: sociologico, economico, giudiziario, filosofico, politico, psicologico e altri. Una visione e trattazione di Bitcoin come non l'avete mai vista finora, per un asset che non solo promette di rinnovare l'ambito monetario ma che, soprattutto, apre alla possibilità concreta di avere, per la prima volta nella storia umana, una società profondamente e completamente modificabile dal basso verso l'alto.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/adam-smith-sul-senso-del-dovere-e)
Ichiro Suzuki è stato inserito nella Baseball Hall of Fame quest'estate. Con il suo controllo di mazza pressoché ineguagliabile, Ichiro ha collezionato dieci stagioni consecutive con più di 200 hit validi e il record stagionale di 262 hit validi.
Il discorso di accettazione di Ichiro nella Baseball Hall of Fame era incentrato sul suo dovere nei confronti dei tifosi e dei compagni di squadra: “Quando i tifosi usano il loro tempo prezioso per venire a vederti giocare, hai la responsabilità di dare il massimo per loro, che vinciamo o perdiamo con 10 punti di scarto”.
Se si ascolta la maggior parte degli atleti moderni, si notano subito cliché facilmente falsificabili sulla fiducia in sé stessi come chiave del successo. Meno persone parlano dei propri doveri e responsabilità.
Ichiro sottolineava che le sue “abilità” non erano “migliori di quelle degli altri”. Al contrario, era sul palco perché “la pratica e la preparazione quotidiane”, insieme alla volontà di prestare attenzione ai “piccoli dettagli”, sono state il “fondamento” del suo “successo”. Ichiro incarnava non solo la ricerca moderna sul ruolo della pratica, ma anche ciò che Adam Smith, nel suo The Theory of Moral Sentimets, identificava come il desiderio di “lode” rispetto al mero desiderio di “lode”.
Smith sosteneva che, mentre un applauso immeritato può deliziare una persona debole, una persona saggia cerca di guadagnarselo. La lode falsa, scriveva Smith, “dovrebbe essere più mortificante di qualsiasi censura e dovrebbe evocare perpetuamente nella nostra mente la più umiliante di tutte le riflessioni, il riflesso di ciò che dovremmo essere, ma di ciò che non siamo”. Se pensate che influencer, figli nepo, o persone che hanno ottenuto il loro lavoro grazie ai criteri DEI, abbiano una vita felice, Smith potrebbe non essere d'accordo: “Solo i più deboli e superficiali tra gli uomini possono essere deliziati da quella lode che loro stessi sanno essere del tutto immeritata”.
Il miglior consiglio di Ichiro era di non attribuire mai il controllo di sé stessi a forze esterne. I lanciatori non ti battono, piuttosto, pensava, “è perché c'era qualcosa che avresti potuto fare meglio assumendoti le tue responsabilità”. Questa convinzione ha portato Ichiro al costante impegno di migliorare; ha concluso la sua carriera come uno dei soli 33 giocatori nella storia con oltre 3.000 hit validi.
Adam Smith vorrebbe farci sapere che la stessa mentalità che Ichiro ha applicato alla sua carriera vale per tutti gli individui. Smith ci ha lasciato una guida per diventare più rispettosi del senso del dovere e meno influenzati dalle nostre emozioni. Possiamo scegliere attivamente di uscire dalla narrativa distorta che si agita nella nostra testa, che giustifica sempre ciò che facciamo.
Smith ci ha consigliato di rivolgerci allo “spettatore imparziale” che è in noi: “Non potremo mai esaminare i nostri sentimenti e le nostre motivazioni, non potremo mai formulare alcun giudizio su di essi, a meno che non ci allontaniamo, per così dire, dalla nostra posizione naturale e non ci sforziamo di vederli a una certa distanza da noi”.
Non si trattava di un mero esercizio accademico; Smith voleva che fossimo in trincea, a mettere in pratica ciò che contempliamo: “La speculazione più sublime del filosofo contemplativo difficilmente può compensare la negligenza del più piccolo senso del dovere”.
Il senso del dovere ci garantisce di poter lavorare tutti insieme in modo stabile e prevedibile, anche quando i nostri sentimenti personali prendono il sopravvento. Possiamo rispettare le regole morali generali, anche quando sentimenti personali che migliorano la vita, come l'onestà, la gratitudine o la gentilezza, sembrano essere assenti.
Se pensate che Adam Smith sostenesse l'idea di un individuo che rivendica il proprio interesse personale, definito dalle proprie passioni, contro il resto del mondo, probabilmente non l'avete mai letto. Smith era chiaro: “La grande divisione dei nostri affetti è tra egoismo e benevolenza”, e dobbiamo domare il nostro lato egoistico.
L'idea di senso del dovere di Smith era convincente e diretta. In primo luogo ci spiegava che l'umanità “è fatta per l'azione [...] per promuovere, attraverso l'esercizio delle [nostre] facoltà [...] cambiamenti nelle circostanze esterne, sia [nostre] che degli altri”.
Poi ci chiedeva di onorare il nostro scopo in modo da “poter evocare tutto il vigore della [nostra] anima e tendere ogni nervo, al fine di produrre quegli obiettivi che sono lo scopo del [nostro] essere”.
Smith ci spiegava che diventiamo degni di lode seguendo “regole generali di condotta” che chiamava “un senso del dovere, un principio di massima importanza nella vita umana e l’unico principio in base al quale la maggior parte dell’umanità è in grado di dirigere le proprie azioni”.
Le nostre buone intenzioni sono insufficienti e non adempiono al nostro senso del dovere. Smith scrisse che alla persona “che non ha compiuto alcuna azione importante”, ma che esprime “i sentimenti più giusti, più nobili e più generosi”, non è dovuto nulla.
Smith ci forniva una scheda di valutazione per distinguere coloro che sono degni della nostra ammirazione da coloro che, per mancanza di autocontrollo, sono “inutili”.
Quando scegliamo di essere persone senza valore, siamo in balia dei nostri sentimenti. Non credo che questo prevalga sul nostro senso del dovere. Smith scrisse che la persona affidabile e di sani principi “aderisce, in ogni occasione, con fermezza e risolutezza alle sue massime”. Ichiro l'ha vissuto in prima persona, senza mai vacillare fino all'ultima stagione. Questa adesione al proprio senso del dovere è esattamente ciò che, secondo Smith, distingue una persona d'onore da chi “agisce in modo vario e casuale, a seconda che l'umore, l'inclinazione o l'interesse prevalgano”.
Potete guardare il football per otto ore in una splendida giornata autunnale invece di lanciare la palla a vostro figlio; potete provare soddisfazione nel rimproverare un collega perché non la vede come voi; potete pensare che Curb Your Enthusiasm sia una guida alla vita e serbare rancore perché qualcuno ha violato una regola che vi siete inventati; potete guardare l'ennesima serie TV ininterrottamente invece di coltivare la vostra mente per preservare la libertà. Con tali azioni Smith direbbe che avete scelto di essere inutili e vorrebbe che prendeste in considerazione una scelta diversa.
È l'“autocontrollo” che ci permette di dedicarci al nostro senso del dovere e di non scegliere la via dell'inutilità. Smith sapeva che siamo “argilla grezza” che non potrà mai raggiungere la perfezione, ciononostante definisce la persona di “perfetta virtù”, “l'oggetto del nostro più alto amore e ammirazione” come “colui che unisce, al più perfetto controllo dei propri sentimenti originali ed egoistici, la più squisita sensibilità sia per i sentimenti suoi che per quelli altrui”.
Invito il lettore a fare proprio questo: prendetevi un momento e riflettete su un problema attuale che sta creando ansia e conflitto; prestate attenzione alla narrazione interiore che spiega il problema dal vostro punto di vista. Se riuscite a notarla, potete anche distogliere l'attenzione dalle vostre autogiustificazioni. Mentre lo fate, notate se emerge un'altra prospettiva che vi richiama al vostro dovere.
Probabilmente Ichiro non ha mai letto Adam Smith, ma capiva che la sua vita non consisteva semplicemente nel mettersi a proprio agio. Nella performance di Ichiro, vediamo le possibilità di migliorare le nostre prestazioni nelle imprese della vita quando diamo retta al nostro senso del dovere. L'assenza di scopo che molti hanno adottato, sostiene il filosofo Bernardo Kastrup, è un modo per “liberarci da qualsiasi spiacevole sensazione di responsabilità o dovere”. Per coloro che non hanno uno scopo, il senso del dovere migliorerebbe immediatamente la loro vita.
C'è in gioco più di quanto possiamo immaginare. Smith ci aiutava a comprendere che la civiltà progredisce, o regredisce, a seconda della nostra adesione al senso del dovere e della nostra volontà di ignorare i sentimenti transitori, allontanandoci dalle passioni che distruggono la società: “L'esistenza stessa della società umana [...] crollerebbe” se perdessimo il senso del dovere e scivolassimo nell'inutilità come impostazione predefinita della nostra vita.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Perché la diversificazione sta fallendo nell'era degli investimenti passivi
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/perche-la-diversificazione-sta-fallendo)
La diversificazione è stata la spina dorsale delle strategie “buy and hold” negli ultimi decenni. È stata una manna per i consulenti finanziari che non potevano gestire attivamente i portafogli e ha creato un'enorme industria di Exchange-Traded Fund (ETF) che ha permesso un'ulteriore semplificazione degli investimenti. Il messaggio era semplice: “Acquistate un paniere di asset, valutati al costo medio del dollaro, e col tempo aumenterete il vostro patrimonio”.
Ma dove è nata questa rivoluzione del marketing? Basata sul presupposto dell'investimento indicizzato, ha creato grandi aziende come Vanguard, Fidelity, BlackRock e altre. Per rispondere a questa domanda, dobbiamo tornare indietro nel tempo, al 1952. Allora Harry Markowitz rivoluzionò le strategie di investimento con la sua teoria della scelta nei portafogli. Il suo lavoro, per il quale ricevette il premio Nobel, diede origine a quella che oggi conosciamo come Modern Portfolio Theory (MPT), secondo cui i portafogli migliori non si concentrano sui singoli titoli, ma sull'interazione tra gruppi di asset.
L'obiettivo era combinare asset non correlati per ridurre la volatilità complessiva, ottimizzando al contempo i rendimenti. Questo modello incoraggiava gli investitori a distribuire il rischio attraverso la diversificazione. Fondamentalmente presupponeva che gli asset non si sarebbero mossi tutti insieme in periodi di stress. Questa teoria ha costituito il fondamento della costruzione dei portafogli per decenni, soprattutto per gli investitori istituzionali. La sua strategia ha funzionato ben prima dell'inizio del secolo, quando i settori cambiavano la loro leadership e gli asset si muovevano in modo indipendente in base a driver economici distinti. All'epoca la diversificazione tra classi di asset, settori e aree geografiche era un modo affidabile per ridurre il rischio nei portafogli.
Tuttavia, negli ultimi 15 anni, a seguito della crisi finanziaria, il contesto di investimento è cambiato. Interventi monetari e fiscali, politiche sui tassi di interesse delle banche centrali, la maturità delle strategie di trading algoritmiche e computerizzate, e la concentrazione hanno ridotto il valore della diversificazione. Come mostrato, qualsiasi portafoglio “diversificato” tra azioni a grande, media e piccola capitalizzazione, mercati internazionali ed emergenti, immobili e oro ha fatto registrare una performance significativamente inferiore rispetto a un portafoglio investito esclusivamente nell'indice S&P 500. Inoltre, in periodi di crisi, come il 2020, la diversificazione non è riuscita a proteggere gli investitori dalla recessione, poiché le correlazioni sono scese a “1”.
La realtà è che i mercati sono cambiati.
I presupposti che sostenevano la Modern Portfolio Theory, la non correlazione tra asset, le relazioni stabili e il comportamento razionale dei prezzi si sono erosi. Le banche centrali hanno iniettato liquidità, distorto i rendimenti e soppresso la volatilità. Nel frattempo gli investimenti passivi hanno rimodellato il modo in cui il denaro fluisce verso le azioni.
Il presupposto fondamentale della diversificazione è la pressione esercitata da cambiamenti strutturali che Markowitz non avrebbe potuto prevedere.
L'impatto degli investimenti passivi sulla struttura del mercato
L'investimento passivo si è evoluto da strategia di nicchia a forza dominante nei mercati azionari. Fondi indicizzati ed ETF rappresentano ora oltre la metà del capitale azionario statunitense. Questi veicoli allocano il capitale in base alla capitalizzazione di mercato, non alla valutazione, ai fondamentali, o alla qualità aziendale. Con l'aumentare del flusso di denaro in questi fondi, le aziende più grandi ricevono la quota maggiore di nuovo capitale. Questo ha creato un potente circolo vizioso, in cui il prezzo guida i flussi e i flussi guidano il prezzo.
Questo cambiamento ha radicalmente modificato l'efficacia della diversificazione. Gli investitori che pensano di avere una diversificazione su più ETF spesso hanno esposizioni sovrapposte agli stessi pochi titoli a grande capitalizzazione. Ad esempio, Apple, Microsoft e Nvidia sono le principali partecipazioni negli ETF tecnologici, nei fondi a dividendi e nei portafogli a grande capitalizzazione. Negli Stati Uniti ci sono circa 4.000 ETF e 771, circa il 20%, detengono Apple. Pertanto se si possiede un fondo indicizzato S&P, un ETF indicizzato Nasdaq e un ETF focalizzato sul comparto tecnologico, si hanno più partecipazioni nelle stesse società. Questa sovrapposizione aumenta il rischio e la concentrazione nei portafogli. Ciò che sembra diversificazione è spesso solo un'esposizione duplice mascherata da equilibrio.
Come evidenziato nel pezzo, The Bull Market Is Alive And Well, i primi 10 titoli azionari hanno un peso considerevole nell'indice S&P 500, il quale assorbe $0,36 per ogni dollaro investito. Inoltre i primi 10 titoli azionari hanno un impatto sull'indice S&P 500 pari a quello dei 440 titoli peggiori messi insieme.
Inoltre i primi dieci titoli dell'indice S&P 500 rappresentano ora oltre il 70% del rendimento dell'intero indice. Questi titoli dominano la performance della maggior parte dei portafogli, anche quelli che in superficie appaiono ampi. Poiché i flussi passivi continuano a distorcere i meccanismi di mercato, la capacità della diversificazione tradizionale di ridurre il rischio è diminuita. Asset che un tempo si comportavano in modo indipendente ora salgono e scendono insieme, rendendo i portafogli più vulnerabili in caso di correzione dei mercati.
Ma è qui che si verifica il declino della Modern Portfolio Theory, la quale presuppone che le classi di asset non si muovano all'unisono. Storicamente, questo era vero. Le correlazioni settoriali variavano tipicamente tra 0,3 e 0,6, consentendo alla diversificazione di attenuare i rendimenti. Quando una parte del mercato scendeva, le altre potevano salire, o rimanere stabili. Questa dinamica conferiva resilienza ai portafogli. Oggi, però, quelle correlazioni si stanno rompendo. Durante periodi di stress nei mercati, le correlazioni raggiungono picchi fino a 0,9. Quasi tutte le classi di asset subiscono vendite contemporaneamente, annullando il beneficio protettivo della diversificazione.
Questo cambiamento è guidato dall'aumento della proprietà passiva, la quale ha accresciuto il legame tra azioni, settori e persino classi di asset. Ricerche accademiche di INSEAD e UC Irvine confermano che le aziende con un elevato tasso di proprietà passiva diventano più volatili e mostrano un maggiore co-movimento, soprattutto durante le fasi di vendita. Gli interventi delle banche centrali hanno aggiunto un ulteriore livello di distorsione, sopprimendo la determinazione dei prezzi e gonfiando indiscriminatamente i prezzi degli asset. Sono i flussi di liquidità, non i fondamentali, a guidare gran parte del comportamento dei mercati.
Persino i portafogli concepiti per essere “per tutte le stagioni” o “a parità di rischio” non sono riusciti a fornire protezione durante le brusche recessioni. La diversificazione fallisce quando tutto è legato agli stessi flussi e alle stesse narrative. L'illusione di equilibrio si rompe proprio quando è più necessaria. Questo contesto ha reso più difficile affidarsi alle strategie tradizionali di allocazione degli asset.
Pertanto, dato questo cambiamento nelle dinamiche di mercato, gli investitori devono ora pensare in modo diverso alla gestione del rischio.
Nuovi approcci alla diversificazione in un mercato concentrato
Sì, la diversificazione è ancora importante. Anzi, ora è più importante che mai. Sebbene i tradizionali vantaggi della diversificazione si siano indeboliti a causa delle elevate correlazioni e della concentrazione nei mercati, la necessità di ridurre il rischio rimane invariata. L'obiettivo non è eliminare la volatilità, ma gestirla in modo intelligente. Ciò significa garantire che i portafogli possano resistere alle flessioni del mercato, pur continuando a partecipare ai rialzi quando cambiano i vertici aziendali o emergono nuove tendenze.
La diversificazione superficiale non è più sufficiente in un mercato sempre più guidato da flussi passivi e dominato da pochi titoli a grande capitalizzazione. Possedere più fondi o classi di asset non garantisce protezione se le esposizioni sottostanti si sovrappongono. Gli investitori devono andare più a fondo e guardare oltre le etichette, analizzando i veri fattori di rischio e rendimento. Ecco sette strategie per ottenere una diversificazione più efficace nel contesto attuale:
- Limitare la sovrapposizione tra le partecipazioni: per ridurre il rischio di concentrazione nel vostro portafoglio, assicuratevi di limitare le posizioni duplicate tra i vostri fondi.
- Dare priorità a titoli di alta qualità: ridurre l'esposizione ampia a favore di aziende con utili costanti, basso debito e vantaggi competitivi duraturi. I titoli di qualità tendono a essere più resilienti nei cicli di mercato.
- Allocare in base a fattori di investimento, non solo settoriali: diversificare in base a fattori come valore, dimensione, momentum e bassa volatilità. Queste caratteristiche rispondono in modo diverso alle condizioni economiche, creando una diversificazione più efficace rispetto ai soli spread settoriali.
- Non dimenticare la liquidità: quando arrivano mercati incerti, ricordate il valore della liquidità come copertura contro il rischio di volatilità.
- Utilizzare la gestione attiva laddove aggiunge valore: i fondi tattici o i gestori attivi possono destreggiarsi tra operazioni affollate ed evitare le esposizioni sistematiche insite negli indici passivi.
- Incorporare modelli di allocazione alternativi: esplorare strategie basate sul rischio come la parità gerarchica del rischio (HRP), che si adattano alle correlazioni mutevoli e distribuiscono il rischio in modo più uniforme rispetto agli approcci tradizionali media-varianza.
- Monitorare le correlazioni nel tempo: le correlazioni sono dinamiche, soprattutto nei periodi di stress. Rivedere regolarmente il portafoglio per assicurarsi che i propri investimenti non si muovano in sincronia nei momenti più critici.
Ciascuno di questi passaggi è progettato per ripristinare lo scopo principale della diversificazione: il controllo del rischio senza sacrificare l'opportunità di rendimento.
In un mercato in cui la proprietà diffusa non garantisce più sicurezza, la disciplina e un'analisi più approfondita fanno la differenza.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Il drenaggio della LBMA e la ricapitalizzazione della classe media americana (Parte #1)
(Versione audio dell'articolo disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/il-drenaggio-della-lbma-e-la-ricapitalizzazione)
La “eco chamber” della propaganda europea/inglese è andata in modalità “berserk” nell'ultima settimana sventolando una crisi della liquidità negli USA a causa dell'impennata del SOFR e dell'uso del Repo facility da parte della FED. Come fare a non finire vittime del rumore di fondo? Leggete Il Grande Default. In questo modo vi sarà più facile capire la fondamentale differenza tra mondo finanziario pre-LIBOR e post-LIBOR, l'intervento della FED nell'esclusivo caso in cui il mercato dei titoli del Tesoro americani diventi bidless e che il malato per eccellenza è il sistema bancario europeo. Gli stress attuali nel SOFR possono essere sfruttati al rialzo solo direttamente (vendita di titoli del Tesoro americani di cui inglesi ed europei sono gonfi, ma sanno che è una misura temporanea dato che rappresentano la principale garanzia collaterale credibile attualmente); quelli al ribasso indirettamente, tramite “l'effetto fionda” e la scommessa che la leva finanziaria verrà di nuovo abusata.
Il caso specifico della prima settimana di novembre è stato un attacco esterno agli USA solo a livello mediatico. Infatti il mercato dei pronti contro termine è stato in subbuglio poiché le pressioni sulla liquidità di fine mese si sono scontrate con lo shutdown, che ha causato l'accumulo di liquidità non erogata sul Treasury General Account presso la FED. Nel giro di un paio di settimane ha assorbito $200 miliardi di liquidità dai mercati monetari e i rendimenti del mercato dei pronti contro termine hanno iniziato a salire. Le banche sono intervenute prendendo in prestito fondi dal Repo facility e prestandoli per trarre profitto dallo spread. Si trattava di pronti contro termine overnight che si estinguono il giorno lavorativo successivo, quando la FED recupera i suoi fondi e le banche recuperano le loro garanzie.
Il lunedì suddetti fondi sono stati liquidati e le banche hanno incassato gli interessi. Il mercoledì non sono stati effettuati nuovi pronti contro termine e il saldo era pari a zero, poiché a quel punto i tassi del mercato dei pronti contro termine erano scesi ben al di sotto di quello del Repo facility e ieri il saldo era pari a zero. E il mercato dei pronti contro termine si è calmato; il Repo facility della FED ha fatto il suo lavoro. Quindi prima di seguire gli “starnazzamenti” sui social e diventare “utili idioti” della propaganda europea/inglese, è bene sapere quali sono le nuove basi su cui operano gli Stati Uniti e chi sono i loro avversari. “Stranamente”, però, nessuno si è chiesto a quanto fossero arrivati invece quelli inglesi.
Ma non mancano anche altri gli attacchi da parte della cricca di Davos: sintomi di stress nei mercati del credito, SOFR che schizza in alto, dichiarazioni di gente come Bailey e Carney che parlano di crisi finanziaria negli USA. E la grancassa di utili idioti sui social amplifica questo messaggio fraudolento. Questa è una guerra e si usano i mezzi della guerra per combattere. Affinché Trump possa avere successo deve confondere gli avversari e mostrare al mondo chi sono. Powell sta mostrando al mondo che uno dei nemici è Blackrock. Semmai la FED dovesse tornare al QE, il mercato immobiliare andrebbe su di giri e Blackrock guadagnerebbe senza doverlo manipolare, perché l'offerta di case è esigua. I prezzi schizzerebbero alle stelle e nessuno vuole questo esito. Blackrock, sin dal Build Back Better, non ha fatto altro che acquistare proprietà immobiliari e venderle a un tasso manipolato per intascare dalle tasse sugli immobili e uccidere la classe media americana. Se però Powell tiene i tassi laddove sono adesso o li abbassa per un'altra volta ancora, il mercato immobiliare rimane dove è adesso, le espulsioni continuano e il mercato del lavoro continua a migliorare (come sta accadendo già adesso), l'offerta di case verrà ampliata tramite lo stimolo del settore delle costruzioni. Il valore delle case esistenti calerà, e sarà un bene, e cambierà il tipo di casa (e il prezzo) a cui possono accedere le nuove famiglie. Istituti come Blackrock subiranno un haircut pesante e finalmente finirà il mito della finanziarizzazione del settore immobiliare. Questo circolo virtuoso, coadiuvato dalla IPO di Fannie/Freddie, darà slancio e sostenibilità ai mutui a 30 anni.
La formula “tutte le strade conducono a Londra” rappresenta il modo in cui i vecchi interessi bancari hanno gestito il loro impero mercantilista per centinaia di anni. Oltremanica, ovviamente, perché erano in competizione con gli olandesi. Nel corso del tempo hanno costruito una immensa rete di persone e relazioni finanziarie in tutto il mondo. C'è un intero universo di persone che non è coperto da Wikipedia e di cui non sappiamo niente, ma ai fini della comprensione di come funzionano le meccaniche è più importante la rete e le relazioni piuttosto che le singole persone o i singoli gruppi. Questa rete/relazioni si manifesta attraverso le linee di politica: arrivano le proverbiali telefonate dall'alto e vengono prese da chi deve mettere in atto gli ordini... e così ci ritroviamo roba come lo Steele Dossier, l'MI6 infiltrato nella CIA, conflitti settari che scoppiano improvvisamente (es. India-Pakistan, Azerbaijan-Armenia, ecc.).
Alla domanda perché l'abbiano fatto e lo facciano tuttora, la risposta è: non hanno collaterale. L'Europa ha da sempre costruito imperi coloniali perché non ha abbastanza risorse naturali da poter restare nel cosiddetto “Primo mondo” e quindi le deve prendere da qualcun altro. In un certo senso questa è la sua storia degli ultimi 500 anni. In quest'ottica Londra ha sparso “gaslighting” cucendo addosso agli USA l'etichetta di “impero del male”: gli americani hanno adottato la politica estera inglese, il sistema bancario centrale inglese, policy di tasse e spese inglesi, un maggiore centralizzazione della società in stile inglese. Va bene essere critici del passato degli Stati Uniti, anche del presente sotto certi aspetti, ma quest'ultimo è di certo tutt'altra cosa rispetto a quando c'erano Condoleezza Rice, Paul Wolfowitz, Donald Rumsfeld, Dick Cheney.
“Tutte le strade portano a Londra” perché adesso l'Europa è il giocatore più debole al tavolo della geopolitica (inclusa la City di Londra ed escluso il Vaticano). Qual è un ulteriore elemento di “gaslighting” sparso dagli inglesi? Il mito dell'onnipotenza degli ebrei. Mettere gli uni contro gli altri serve solo al miglior interessi della City di Londra in modo da disinnescare eventuali minacce.
The Great Dragon or London Money Power, è uno dei tanti libri dimenticati dalla storia (o volutamente fatti sparire dal radar pubblico) che disegnano meglio la mappa di come “tutte le strade conducono a Londra”. Uno degli aspetti principali discussi è la nascita dei cosiddetti Board of Trade negli Stati Uniti, quelli che oggi sono i mercati dei futures. Quando ne veniva creato uno, ad esempio sul mais, sul frumento, sul grano, ecc., finivano sempre per distruggere gli agricoltori. Inizialmente avrebbero emesso un sacco di credito nei confronti degli agricoltori, questi ultimi avrebbero creato fattorie sulle loro terre, coltivato i campi, curato i raccolti e infine avrebbero portato i prodotti risultanti nei mercati diretti dai Board of Trade. Essi si sarebbero arrogati il diritto di regolamentare i mercati, saldare gli scambi, stipulare i termini dei contratti. Il libro ci mostra come questo “diritto” di regolamentazione si sarebbe sempre concluso con la depressione dei prezzi agricoli, la bancarotta degli agricoltori e l'acquisizione di tutti gli asset liquidati per saldare i loro debiti. La fonte dei capitali dati in prestito? La City di Londra. L'evoluzione dei futures altro non è che la finanziarizzazione selvaggia delle commodity che negli ultimi 50 anni non hanno fatto altro che scendere rispetto a una valuta fiat che invece s'è deprezzata costantemente. Il ciclo di manipolazione unidirezionale è stato interrotto 3 anni fa con l'emancipazione della FED dalla cosiddetta “coordinated central banks policy”. Ecco perché, ad esempio, la LBMA viene drenata di oro dai suoi caveau. La cavalcata dei prezzi dei metalli preziosi segna una nuova era per le commodity, sostituendo la mano onnipresente dalla City di Londra con qualcosa di più sostenibile e in linea con la realtà.
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L'elefante nella stanza: il drenaggio delle riserve della LBMA. Questo campo di battaglia fa parte della strategia dei NY Boys di ridimensionare la leva nel mercato degli eurodollari e l'influenza degli inglesi sugli USA. pic.twitter.com/lyuBM1Pvk1
Prima di passare a trattare il tema dell'articolo di oggi, però, ecco un promemoria di come funziona la geopolitica inglese. Prima dello scoppio della Prima guerra mondiale Kuwait e Iraq erano un solo stato. Poi sono arrivati gli inglesi e “hanno separato” il Kuwait dall'Iraq, affinché quest'ultimo non avesse più uno sbocco sul mare. Come hanno fatto “ad arrivare”? Si sono inseriti all'interno delle linee etniche stressando una fazione affinché ne attaccasse un'altra, in modo da tenere in perenne divisione l'intera nazione ed esercitando così con estrema facilità il potere. Saddam Hussein aveva lo scopo di riunificare ciò che era stato diviso tramite trame sotterranee inglesi nel sottobosco della società. I neocon americani, trotskisti fino al midollo, sono stati facilmente raggirati dagli inglesi affinché facessero il “lavoro sporco” al posto loro. Stesso discorso si può farlo per India e Pakistan.
Lo schema è sempre lo stesso. C'è una maggioranza al controllo di un Paese, e se prendiamo un Paese musulmano ad esempio, diciamo che siano gli sciiti. Un 80% sciita, quindi, e un 20% sunnita. Allora gli inglesi prendono contatti con la minoranza del 20% e la armano, creando i presupposti affinché ci sia una guerra civile. L'obiettivo di armare la minoranza affinché sfidi la maggioranza è quello di alimentare il malumore. La stessa cosa l'hanno fatta al Sud degli Stati Uniti: hanno nutrito l'odio del Sud nei confronti del Nord, quest'ultimo ha imposto dazi al primo, hanno amplificato il movimento abolizionista e, in sostanza, hanno agitato entrambi gli animi affinché arrivassero allo scontro.
E la stessa cosa l'hanno fatta tra Stati Uniti e Canada all'indomani della Guerra d'indipendenza. I lealisti del Nord-est si spostarono più a Nord e presero l'area di Toronto. Trent'anni dopo ci fu la guerra del 1812. I canadesi si credono una potenza militare solo perché sono un'appendice dell'Impero britannico ed ecco perché ancora oggi obbediscono ai dettami del “padrone”.
NOW - Canada PM Carney says AI data centres must be carbon neutral, by paying carbon credits, "We need a price on carbon, I salute my neighbor, the European Union, in pricing carbon and putting in place a CBAM." pic.twitter.com/u8Sja2deT9
— Disclose.tv (@disclosetv) November 22, 2025Ma quella spiegata qui altro non è che la filosofia del “divide et impera”. Se ci spostiamo poi a livello finanziario, vediamo le stesse impronte digitali: sono le succursali della Banca d'Inghilterra, inclusa la Banca del Canada, e la BoE stessa che stanno cercando di manipolare il mercato obbligazionario americano per scatenare una crisi tale da spingere la FED a inondare i mercati di dollari. Non essendoci più il LIBOR un tale compito non è più semplice come una volta. Per avere un indizio che punta in questa direzione basta guardare le relazioni del TIC: Banca d' Inghilterra e Banca del Canada si avvicendano nel ruolo di posizionamento short e long dei titoli del Tesoro americani. Stanno giocando nello spazio dei decennali e trentennali, fingendo un'inversione nel front-end della curva dei rendimenti; solo che a questo giro non c'è una Janet Yellen che vende il front-end e compra il back-end per semplificare la vita a gente come la Lagarde e Bailey: ci sono i capitali della BCE e della BoE in prima linea adesso. Infatti Bessent non sta amplificando l'inversione della curva dei rendimenti americani tra i 6 mesi e i 3 anni. Ma, soprattutto, non c'è fuga di capitali dagli Stati Uniti, anzi...
Attenzione, però, perché non si tratta solo del mercato obbligazionario americano: tramite rehypothecation e leva finanziaria gli inglesi e le relative succursali hanno gonfiato l'importanza delle cosiddette MAG7 rispetto alle 493 voci restanti nell'indice S&P. Questo significa che quando vogliono ingegnerizzare il panico finanziario, come hanno fatto la penultima settimana di novembre, basta solo vendere un po' di azioni MAG7, vendere un po' di trentennali, vendere un po' di Bitcoin e usare i proventi per soffocare l'ascesa dell'oro. Quest'ultima è una variante dell'attacco al SOFR della scorsa primavera, quando tutti sventolavano il feticcio del “basis trade” senza capire che gli spike violenti che si vedevano lungo la curva dei tassi SOFR era un preciso assalto alla sua tenuta. Powell sta facendo esattamente quello che deve fare, ovvero, drenare liquidità dal mercato dell'eurodollaro. Uno degli “effetti collaterali” dello shutwodn era che il Dipartimento del Tesoro ha riempito il suo conto presso la FED (TGA) e la cosa ha fatto schizzare in alto il SOFR. Nessuna crisi di liquidità nei pronti contro termine, ma semplicemente denaro che non scorreva nel sistema. Ma chi è che è stato danneggiato e ha ottenuto un “free ride” sui social e sui canali d'informazione principali? La Banca d'Inghilterra, l'uso del proprio Repo facility è stato 3 volte superiore a quello della FED. La BoE, insieme alla Banca del Canada, ha attaccato il SOFR all'indomani del termine dell'ultimo contratto saldato col LIBOR lo scorso marzo. Migliaia di miliardi di (euro)dollari a leva gettati per attaccare le curve dei futures del SOFR, ma il tentativo è fallito soprattutto perché Bessent, tramite il sopraccitato TGA, ha iniziato a drenare d'oro fisico la LBMA e successivamente s'è spostato sul rame. Un lasso di tempo di 6 mesi.
Quali altri eventi hanno mostrato lo stesso lasso temporale? Crisi nei pronti contro termine nel settembre 2019 e il successivo intervento della FED a marzo 2020, crisi nei pronti contro termine nel settembre 2007 e successivo crollo di Bear Sterns a marzo 2008. La FED doveva sempre intervenire per stabilizzare i mercati, giocare in difesa. Il gigantesco cambiamento che ancora pochi riescono a percepire è questo: mentre la FED gioca in difesa, il Dipartimento del Tesoro va all'attacco. Sono coordinati adesso nell'intenzione di difendere gli Stati Uniti, mentre invece in passato il coordinamento verteva sulla loro spoliazione. Lo shutdown (ricordiamolo, voluto dai Dem) doveva spingere il drenaggio di liquidità dai pronti contro termine e creare lo stesso tipo di crisi vista nel passato. Cosa ha fatto desistere Londra dal perseguire questo tentativo? Il Dipartimento del Tesoro americano (aiutato dai cinesi tra l'altro) all'assalto del mercato dell'argento fisico, di gran lunga più importante per gli inglesi, e la FED che ha fatto uscire una relazione in cui smascherava le Isole Cayman per le succursali della BoE che sono e le minacciava indirettamente.
La ciliegina sulla torta di tutta questa storia è che se ci sarà un nuovo giro di stimoli fiscali agli americani, non avverrà allo stesso modo di quello del 2021 causando un boom al consumo. Stavolta ci sarà un boom del ripagamento di debiti ed ecco perché le grandi aziende continuano a sfoltire personale. Sarà un problema? No. Facciamo una digressione su questo tema. Lo shutdown voluto dai Dem aveva lo scopo di frenare l'uscita dalla conservatorship da parte di Fannie/Freddie, frenare l'approvazione del Clarity Act e frenare la ripartenza dei mutui a 30 anni (potenzialmente a 50 adesso). La FED è ancora stracolma di titoli garantiti da ipoteca, ma se si cambia il modo in cui funziona il mercato dei mutui negli Stati Uniti allora i titoli sopraccitati potrebbero avere di nuovo un mercato. La FED potrebbe vendere questi titoli, contrarre con decisione il proprio bilancio e non avrebbe più bisogno del quantitative tightening. A spese di chi? Private equity.
La ricapitalizzazione della classe media e la re-industrializzazione del Paese passa dalla capacità degli americani di accendere un mutuo a tassi sostenibili e in un ambiente economico che permetta loro di abbassare l'incertezza. I colletti blu, quindi, devono essere in grado di potersi permettere una casa da $200.000 a un tasso del 3% da estinguere in 50 anni. Questo tasso sarebbe fisso e al di sotto dell'ottimale di mercato, la cui sostenibilità verrebbe scaricata sul private equity che invece si vedrebbe aumentare le proprie commissioni. Il denaro rubato durante la demolizione controllata degli Stati Uniti, sponsorizzata dalle amministrazioni Obama, verrebbe re-investito nella crescita delle industrie manifatturiere e nel sostentamento finanziario di giovani famiglie. Realtà come Blacorock e Blackstone vedrebbero invertiti quei privilegi finanziari che hanno caratterizzato i loro affari immobiliari a spese della classe media americana: si vedrebbero caricato un costo del capitale più alto per le loro proprietà in affitto e i loro spazi immobiliari nella sfera commerciale, pagherebbero più tasse che verrebbero canalizzate per finanziare l'industria dei mutui per la classe media, gli agenti ICE che buttano fuori dal Paese tutti gli H1-B farlocchi potrebbero accendere un mutuo a tasso agevolato e... sentite questa, perché è grossa e la sentirete dapprima qui... esportare un tale modello a livello internazionale tramite Tether.
Vediamo di spiegare ancora meglio la questione immobiliare e mutui. Siamo d'accordo che l'idea di un mutuo a 50 anni, sulla carta, sia tutt'altro che l'inizio di un processo di deleveraging, anzi probabilmente un modo per calciare ulteriormente il barattolo lungo la strada. La questione rimane: come si fa a ricostruire la classe media? Dando loro una possibilità. E non è tanto diverso da quanto fece Roosevelt coi mutui a 30 anni. Durante la Grande depressione non c'erano mutui, permettersi una casa era un lusso per pochi e la povertà dilagava. Il governo federale avviò il programma dei mutui iniziando da quelli a 1 e 2 anni, passando poi a 5 e infine a 30. L'idea dei titoli garantiti da ipoteca nacque allora: venne creato un mercato dei mutui per aiutare la classe media, permettergli di trovare un lavoro, dargli la capacità di poter avere accesso a tutta una serie di beni che avrebbe agevolato la loro vita. E la cosa funzionò abbastanza rapidamente. Quale fu il meccanismo di base: togliere il denaro dagli “oligarchi” e darlo alla classe media, creando la “proprietà sulla casa” e altresì il motore di un'economia.
Oggi ci si lamenta che passare dai mutui a 30 a quelli a 50 anni fa risparmiare molto poco, i dati sono pessimisti, ecc. Ma se lo si fa mettendo in prima linea il denaro del private equity, “persuadendolo” che adesso deve pagare per il salvataggio ottenuto sulla scia della crisi del 2008, allora le cose cambiano: subirà un haircut sugli MBS esistenti e in questo modo il denaro “risparmiato” sarà dirottato sulla classe media che usufruirà di tassi per i mutui al di sotto di quelli di mercato.
Il sistema fiscale americano è stato costruito dagli inglesi per estrarre quanta più ricchezza possibile dalla loro colonia, soprattutto dalle generazioni più giovani. Circa il 12% delle tasse pagate dai contribuenti va a finire in uno dei peggiori veicoli d'investimento possibili: la previdenza sociale. Senza contare poi i premi dell'assicurazione schizzati in alto a causa dell'Obamacare e i mutui trentennali ibridi (5 anni di tasso fisso, 25 anni di tasso variabile che richiedono giocoforza un rifinanziamento lungo il percorso e rata finale cospicua; in alternativa c'è il mutuo a 30 anni classico a tasso fisso che richiede però un anticipo del 20% della somma totale) che sono una trappola per aragoste piuttosto che la possibilità di comprarsi una casa. Guarda il caso, poi, allo scadere esatto di ogni 5 anni abbiamo assistito a una crisi importante che ha inevitabilmente ritoccato i tassi variabili a livelli più alti. Uno, quindi, parte all'1% e si ritrova dopo 5 anni all'8%. C'è stata letteralmente una flessione economica ogni 4.7 anni sin dal 1971 a causa dell'instabilità crescente del mercato degli eurodollari. E questo spiega anche perché le banche sono reticenti a prestare denaro oltre l'arco temporale dei 5 anni.
Ecco perché, in base all'assetto qui descritto, i mutui a 30 anni con tasse agevolate dal governo federale sono un compromesso pratico percorribile: il mutuatario pone un piccolo anticipo e il rischio viene diluito attraverso i titoli garantiti da ipoteca. Si passa quindi da un modello bancario 3-9-3, a uno 3-6-3 o 3-5-3. La necessità di mutui a 50 anni rappresenta quanto gli Stati Uniti siano stati devastati dagli infiltrati nelle precedenti amministrazioni e quanto siano sbilanciati salari e prezzi degli asset. Certo, si può lasciare che questi ultimi calino del 50% e poi vedere quanto indietro regrediamo all'era della pietra, oppure invece di perorare l'ulteriore implosione della società si può cercare una certa stabilizzazione della stessa e ripartire da lì. Sì, il livello dei prezzi fa schifo, ma due delle principali caratteristiche dell'azione umana sono l'inventiva e l'ingegno... soprattutto in un ambiente che permette la loro piena espressione.
Ripartire dal settore immobiliare, conosciuto molto bene da Trump, ha i suoi vantaggi per ricostituire comunità solide che rimangono in un posto e lo fanno prosperare. Pensate alla Florida dove le tasse sulla proprietà sono state fortemente abbattute e potrebbero addirittura essere portate a 0. Chi avvierà un progetto edilizio avrà la possibilità di incanalare tutte le risorse in quello che sta costruendo, senza dover pensare a mettere una parte dei suoi fondi per pagare burocrati e roba del genere. L'incentivo sarà quello di costruire qualcosa che dura, col tempo necessario e anche bello; non più qualcosa di rassomigliante a una casa nel minor tempo possibile. I materiali saranno più longevi perché l'incentivo è quello di costruire qualcosa di bello e che dura piuttosto che funzionale e conveniente. È questa distinzione che ha permesso di far entrare nell'immaginario collettivo il semplice fatto che le case erano un investimento per le generazioni, facendone aumentare il valore nel tempo. Adesso quest'ultimo cala e la casa si deprezza. Con la IPO di Fannie/Freddie e un mutuo a 50 anni, con una rata inferiore a quello di 30 anni e tassi meglio definiti/prevedibili, le cose cambierebbero. Ma non è finita qui, perché togliere le tasse sulla proprietà oltre ad agevolare la vita a chi costruisce e a chi compra, e avere più asset il cui valore è dettato da materiali solidi alla base, renderebbe più credibili strumenti finanziari come i titoli garantiti da ipoteca (MBS). Un circolo virtuoso tra Fannie/Freddie, compagnie d'assicurazione/fondi pensione e classe media: listare gli MBS costerà una commissione (anche dello 0.1% e Fannie/Freddie passeranno dall'essere una compagnia da $600 miliardi a $3.000 miliardi con utile netto raddoppiato rispetto a quello attuale), ciò permetterà di finanziare i mutui degli americani, gli investitori istituzionali opereranno con derivati coperti dalla solvibilità dei mutuatari e di solidi immobili.
Ciò che davvero conta qui è la prevedibilità, a differenza dell'incertezza seminata dagli inglesi. Infatti anche se le persone si muovessero da un posto all'altro, e vendessero casa, i termini precedenti se li porterebbero dietro attraverso la cosiddetta “portabilità dei mutui”. Infatti qual è il super potere degli inglesi? Manipolare il costo del denaro attraverso l'arbitraggio delle valute e manipolazione del mercato obbligazionario. Se si permette agli americani di impostare un mutuo a 50 anni a tasso fisso e portabile vengono schermati da tali manipolazioni. Niente più finanziarizzazione della classe media: essa ha un flusso di cassa stabile, le compagnie d'assicurazione hanno flussi di cassa stabili e il modello delle agenzie di credito per impostare i tassi dei mutui può essere mandato al diavolo perché non ce n'è più bisogno. E perché Bessent parla di Bitcoin? Perché l'amministrazione Trump ha aperto a Bitcoin? Perché potrà essere usato come collaterale per i prestiti, così come oro e argento (cosa che non si poteva fare prima). Il Dodd-Frank Act precludeva anche questo, soprattutto per le piccole-medie imprese, impedendo di porre flussi di cassa e margini di profitto come base per ottenere prestiti.
Questo è ciò su cui sta lavorando l'amministrazione Trump.
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???? Qui il link alla Seconda Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2025/12/il-drenaggio-della-lbma-e-la_01527781360.html
In difesa della cultura Bitcoin
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di Joakim Book
(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/in-difesa-della-cultura-bitcoin)
Bitcoin cambia le nostre vite.
È un'osservazione quasi spirituale che tutti abbiamo visto dentro di noi. Dopo averne acquisito un po', aver capito come funziona e, a vari livelli, aver approfondito cos'è questa moneta decentralizzata, non censurabile e basata sulla proof-of-work, abbiamo visto le nostre vite cambiare. Rispecchia la storia. Alcuni addirittura ci vedono Dio in esso.
I bitcoiner hanno visto le loro vite stravolte, le loro prospettive modificate e i loro sistemi di valori alterati. Vediamo come il nostro comportamento è cambiato rispetto a prima di Bitcoin, la nostra enfasi ora è rivolta alle cose reali, alle cose difficili, al lungo termine e al locale. Guardiamo al nostro io interiore e ci prendiamo cura di noi stessi; ci prendiamo cura delle nostre famiglie; mettiamo ordine in casa nostra prima di criticare il mondo.
Bitcoin incoraggia un pensiero di livello superiore, del tipo dinamico che un tempo caratterizzava la buona economia. Una volta diventati bitcoiner, diventiamo meno inclini a credere alle storie comunemente accettate, più scettici e interessati a verificare piuttosto che a fidarci.
Chiunque abbia lavorato su Bitcoin per un po' può citare innumerevoli esempi simili nella propria vita. È innegabile, quindi, che Bitcoin stesso abbia una sua cultura. Influisce sul cambiamento delle persone che accoglie; non siete voi a cambiare Bitcoin, è esso a cambiare voi.
I valori in esso contenuti sono regole che chi abbraccia questa rivoluzione monetaria non può fare a meno di interiorizzare. Che lo capiscano o meno non ha importanza. Bitcoin è per tutti, certo, ma non si rimane la stessa persona dopo che ha cambiato la vostra vita; si è un “chiunque” diverso da quando si aprono per la prima volta gli occhi sulla natura della moneta fiat.
Bitcoin ci ha permesso di vedere gran parte della stupidità nelle illusioni collettive alla base dello stato, della democrazia, delle banche centrali, della sanità pubblica, della scuola pubblica – di qualsiasi cosa riguardi la sfera pubblica, in realtà. È la stessa consapevolezza che ci fa porre enormi interrogativi sulle preoccupazioni relative al cambiamento climatico o sull'ideologia trans.
Nel mondo della moneta fiat, tutto è lecito. Ci si può sentire oppressi senza che nessuno lo sappia, un uomo può essere una donna senza che nessuno lo sappia, chiunque sia triste o distratto può sentirsi autistico o depresso senza che nessuno lo sappia. Se i signori della stampante monetaria ritengono che non ci siano abbastanza soldi in giro, ne fanno di più. Estorcere denaro con violenza ai membri produttivi della società è considerato moralmente giusto e addirittura celebrato. Gli esperti e le voci nei media generalisti affermano che il mondo finirà tra dodici (o cinque) anni, e se non ci credete o chiedete una verifica, siete alla pari con i nazisti.
Con Bitcoin questo schema non funziona più. Identificarsi come beneficiario di una ricompensa di un blocco non serve a nulla, i voti politici diventano irrilevanti, i complessi di colpa vengono azzerati e barare diventa più difficile. Gli UTXO non hanno sesso. Tutto va a farsi benedire, svelato e smascherato per l'assurdità che è sempre stata.
Quindi c'è qualcosa che non torna nel recente articolo di Margot Paez che critica duramente la cultura Bitcoin:
[...] influencer popolari, spesso uomini della generazione Y che passano molto tempo a scattare foto di sé stessi mentre mostrano i muscoli davanti allo specchio. Mi chiedo davvero quanto debbano diventare grandi quei muscoli per proteggere il fragile ego sepolto sotto quelle fibre muscolari.I muscoli più grandi sono flessibili perché non sono falsificabili, come un hash sotto il livello di difficoltà. Una transazione è valida e confermata, oppure non lo è. È lì, oggettiva e verificabile per chiunque voglia guardare.
Le trazioni sono esercizi di flessione perché mostrano la verità, indipendentemente da ciò che chiunque altro pensi dell'ego invisibile che si cela dietro. Potete farle o non potete farle; sono verificabili e innegabili. Un muscle-up non chiede il permesso, né cerca di confondervi sulle sfumature di una realtà immaginaria.
Ciò è in netto contrasto con il mondo fiat, ereditato dal passato – di cui l'ideologia trans è solo uno degli esempi meno concreti ma oggettivamente stupidi – dove le parole sono violenza, le identità invisibili e non verificabili governano, le scuole fiat non possono insegnare a leggere o contare, Uber non ha auto e le banche non hanno i vostri soldi. È una cultura corrotta, dove l'unica cosa che fugge più velocemente delle morti per disperazione sono i deficit di governi dissoluti, per sempre costretti a inviare assegni di assistenza sociale a chi cerca rendite.
Uber has no cars.
Airbnb has no hotels.
Banks don’t have your money.
È una cultura dominata dalla sensibilità anziché dalla verità, che celebra la debolezza anziché la forza, la responsabilità e l'auto-miglioramento; che incoraggia la terapia anche se funziona a malapena e vi rifila farmaci e iniezioni al primo segno di difficoltà.
Ecco perché non mi convince questa filosofia del “bitcoiner progressista” che circola tanto. I progressisti sono arrivati a Bitcoin e si sono ritagliati una nicchia, e per ora funziona bene come ponte tra il mondo dei pagliacci iper-sinistrorsi e il nostro mondo. Ma non sarete mai dei bitcoiner e rimarrete solo dei poveri progressisti; sono idee per lo più incompatibili.
Il progressismo è arrivato su Bitcoin come una ventata di aria fresca, ma alla fine è destinato a scomparire.
Bitcoin priva uno stato del controllo sulle transazioni e sul valore economico. Un progressista ha bisogno di uno stato ampio e invasivo per sostenere e attuare le tante cose che desidera. Se desiderate ancora quelle cose, ma non la violenta organizzazione criminale che chiamiamo stato, siete semplicemente dei libertari con una forte etica sociale. Congratulazioni. L'ho già detto in merito al pezzo A Progressive's Case for Bitcoin di Jason Maier e lo ripeto: col tempo Bitcoin cambierà anche lui, come ha fatto con il resto di noi.
Prima o poi Bitcoin vi costringe a vedere il mondo della verità e ad agire in modo inconfondibile, guardando a ciò che è piuttosto che a ciò che viene detto o raccomandato dagli “esperti”. Lungo il cammino di solito ci si lamenta a gran voce dei sostenitori di Bitcoin “poco ortodossi” perché non vedono il mondo come lo vedete voi.
Non è un caso che tanti bitcoiner consumano con orgoglio e diligenza le bistecche. Abbiamo visto che le linee guida nutrizionali erano pessime (alcuni potrebbero persino dire corrotte) e le persone che le promuovevano erano obese, malate e brutte. Abbiamo mangiato un sacco di carne e ci siamo sentiti meglio. “Vi sembriamo poco in salute?”, chiediamo sommessamente.
Le bandiere LGBTQ che Paez difende sono accanto a quelle con la scritta “Palestina Libera” – anche se i palestinesi non sono esattamente noti per i loro valori pro-gay – e “Slava Ukraini”, che celebra un Paese che si colloca tra i peggiori nell'indice Rainbow Europe e che viene regolarmente considerato il secondo Paese più corrotto d'Europa (dopo la Russia). Queste non sono persone serie. Si capisce che qualcosa non va quando i pacifisti di sinistra celebrano proprio i guerrafondai che dovrebbero detestare.
La prova del nove è lo spettacolo del mondo dei pagliacci, non la cultura dei bitcoiner. Anzi, la verità e l'onestà nella cultura Bitcoin sono l'antidoto.
Smettetela di lamentarvi e andate a fare qualche trazione.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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La BCE si prepara alla prossima crisi del debito sovrano europeo
La traduzione in italiano dell'opera scritta da Wendy McElroy esplora Bitcoin a 360°, un compendio della sua storia fino ad adesso e la direzione che molto probabilmente prenderà la sua evoluzione nel futuro prossimo. Si parte dalla teoria, soprattutto quella libertaria e Austriaca, e si sonda come essa interagisce con la realtà. Niente utopie, solo la logica esposizione di una tecnologia che si sviluppa insieme alle azioni degli esseri umani. Per questo motivo vengono inserite nell'analisi diversi punti di vista: sociologico, economico, giudiziario, filosofico, politico, psicologico e altri. Una visione e trattazione di Bitcoin come non l'avete mai vista finora, per un asset che non solo promette di rinnovare l'ambito monetario ma che, soprattutto, apre alla possibilità concreta di avere, per la prima volta nella storia umana, una società profondamente e completamente modificabile dal basso verso l'alto.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/la-bce-si-prepara-alla-prossima-crisi)
Tredici anni fa Mario Draghi, allora Presidente della Banca Centrale Europea, aprì le porte alla liquidità per impedire il collasso dell'Eurozona. Da allora i problemi strutturali sono rimasti irrisolti. Ora ci troviamo di fronte al prossimo capitolo della crisi del debito, che è stata solo in parte risolta. È tempo che la BCE prepari il suo kit di strumenti di emergenza.
Da qualche tempo sui mercati finanziari mondiali si sta delineando un trend preoccupante: i titoli di stato a lungo termine stanno subendo pressioni di vendita, persino quelli di economie leader come Stati Uniti, Giappone, Regno Unito e, in misura significativa, Francia. Di conseguenza i rendimenti stanno aumentando, insieme ai costi di rifinanziamento per nazioni già fortemente indebitate.
Architettura finanziaria gravemente danneggiata
È il cosiddetto segmento lungo della curva dei rendimenti ad allarmare sia i policymaker che le banche centrali. La stabilità dell'architettura finanziaria globale si basa sui titoli obbligazionari a lungo termine di Stati Uniti, Giappone ed Eurozona. Banche, fondi pensione sovrani e sistemi assicurativi hanno già pagato un pesante tributo a causa delle vendite in questo segmento. La struttura è stata gravemente indebolita e l'Europa si trova ora ad affrontare la prossima crisi del debito.
È una cosa che non si può più ignorare: i titoli di stato a lungo termine, un tempo considerati sicuri e con rendimenti reali positivi, hanno perso una notevole fiducia. Uno sguardo alle turbolenze politiche della Francia e al declino del Regno Unito sottolinea che uscire dalla spirale del debito – con deficit annuali in continua crescita e sistemi sociali al collasso in una società europea che invecchia e soffre di migrazioni – sembra altamente irrealistico.
La conseguenza: chiunque non sia obbligato a detenere questi titoli li scarica, rifugiandosi nei cosiddetti porti sicuri, come metalli preziosi o contanti, spesso in dollari o franchi svizzeri; uno schema collaudato quando i tempi si fanno duri.
L'Europa nel mirino
Mentre il rendimento dei decennali britannici è salito oltre il 5,7% – il livello più alto dal 2009 – la crisi in Francia si sta intensificando drasticamente. Il Paese è nel caos politico e la società è frammentata e colpita dall'immigrazione, cosa che rischia di sfociare in violenti scontri di piazza nelle Banlieue.
La Francia è diventata da tempo uno stato ingovernabile e ora rischia di essere il punto di partenza della prossima crisi del debito nell'Eurozona.
Nuvole nere si addensano sull'Europa e la Germania non sarà risparmiata. Un tempo elogiata per la sua politica fiscale conservatrice, il Paese ha aperto la porta a gravi perturbazioni nei mercati con un programma di debito da mille miliardi di euro. Se la Germania sacrificasse la propria affidabilità creditizia solo per guadagnare tempo e avere una soluzione temporanea alla crisi del suo sistema sociale, trascinerebbe i suoi partner dell'UE nel baratro. Dall'inizio dell'unione monetaria i mercati hanno collegato l'affidabilità creditizia della comunità a quella della Germania.
Nessuna delle crisi europee – né l'eccessiva regolamentazione, né la crisi energetica, né il caos migratorio – è mai stata risolta e il continente è ora esposto alla prossima.
BCE in azione
La prossima crisi del debito seguirà probabilmente lo schema della precedente, avvenuta 15 anni fa: il contagio si diffonderà da un Paese all'altro, ognuno messo alla prova da ondate di vendite obbligazionarie a fronte di stabilità e resilienza. Ciò che potrebbe avere origine in Francia raggiungerà prima o poi la Germania attraverso gli stati dell'Europa meridionale fortemente indebitati. La domanda è: la BCE riuscirà a stabilizzare la situazione, come fece allora con il suo kit di emergenza?
Ogni crisi del debito sovrano è anche una crisi bancaria. Una quota significativa dei titoli di stato è detenuta nei bilanci delle banche commerciali e un brusco calo del loro valore di mercato rischia di provocare un pericoloso sovraindebitamento nel settore finanziario. Per mitigare questo fenomeno la BCE ha sviluppato un arsenale di misure di liquidità e stabilizzazione che costituiscono il cuore del suo kit di strumenti di emergenza. Tra queste figurano le operazioni di rifinanziamento a lungo termine (LTRO) e le operazioni di rifinanziamento mirate a lungo termine (TLTRO), le quali forniscono alle banche prestiti a lungo termine a basso tasso di interesse per garantire liquidità e mantenere il flusso di credito a imprese e famiglie.
Credito fiat sottoposto a una leva molto alta
Esiste anche l'Emergency Liquidity Assistance (ELA), una sorta di valvola di sicurezza per le istituzioni sottoposte a forti pressioni, solitamente garantita da titoli di stato o altri cosiddetti “asset di alta qualità”. Il kit di strumenti è completato da indicazioni prospettiche e politiche sui tassi di interesse, volte a orientare le aspettative e stabilizzare i mercati dei tassi di interesse, spesso più a livello psicologico che materiale.
Qui risiede un difetto centrale e un'incoerenza logica nelle banche centrali: proprio gli asset considerati “di alta qualità” hanno contribuito alla crisi. Il credito fiat sottoposto a forte leva finanziaria e praticamente scoperto – senza copertura in oro o energia – ha trasformato il sistema finanziario in uno schema di Ponzi, determinando inevitabilmente una massiccia espansione del credito.
In questo contesto rientrano anche l'imponente programma di indebitamento della Germania e, secondo i funzionari politici dell'UE, la guerra per procura in corso in Ucraina. Se il rubinetto del credito viene chiuso, il castello di carte crolla.
Concentrarsi sulla manipolazione dei tassi di interesse
L'obiettivo principale della BCE rimane la stabilizzazione dei mercati obbligazionari governativi, il settore più vulnerabile in caso di crisi. Profondamente legata al centro di potere dell'UE a Bruxelles, la banca centrale agisce quasi come un dipartimento di liquidità. Quando il panico colpisce il mercato obbligazionario, essa inizia a manipolare i rendimenti e a riequilibrare il mercato, come fece 15 anni fa.
I programmi di emergenza includono il Programma di acquisti nel settore pubblico (PSPP), col quale si acquisiscono titoli di stato per aumentare la liquidità, e le Transazioni monetarie definitive (OMT), attivate solo se i Paesi interessati si impegnano ad attuare riforme. Di recente introduzione è il Transmission Protection Instrument (TPI), il quale consente alla BCE di acquistare titoli per ridurre le differenze di rendimento tra gli stati membri e garantire la trasmissione della politica monetaria. Questo strumento opera in gran parte in modo clandestino: gli interventi di mercato non sono sempre immediatamente visibili e possono essere effettuati gradualmente, anche tramite attori delegati, per evitare il panico sui mercati.
La politica della BCE può essere riassunta in modo semplice: in vista dell'imminente crollo del debito, il suo compito è manipolare l'intera curva dei rendimenti al ribasso per mantenere l'illusione di un debito pubblico sotto controllo e impedire agli investitori privati di farsi prendere dal panico. La perseveranza della BCE è evidente nei corridoi di rendimento che i titoli di stato a lungo termine seguono da tempo.
Trasparenza? Praticamente inesistente. I rapporti segreti tra la BCE e i principali gruppi di capitali sono all'ordine del giorno. I mercati sono gestiti e manipolati attivamente: il libero mercato e la forza disciplinare dell'aumento dei tassi di interesse (i cosiddetti bond vigilantes) sono solo uno sbiadito ricordo del passato.
Cerotti di emergenza e pillole lenitive
In definitiva i nomi degli strumenti della BCE sono irrilevanti. La loro funzione principale è quella di attenuare le fluttuazioni di mercato a breve termine e di fornire ai policymaker un margine di manovra continuo per una burocrazia europea in continua espansione. La BCE stessa è diventata una forza maligna all'interno dell'Eurosistema: le riforme basate sul mercato sono impossibili finché i policymaker possono contare sul suo sostegno, che si tratti di programmi per il clima, di potenziamenti militari, o di altri progetti di dubbia natura.
La Commissione europea e la BCE mirano a istituire un meccanismo unificato per il debito, consolidare i debiti nazionali sotto l'egida della Commissione stessa e integrare la BCE come riserva di liquidità per stabilizzare i mercati. L'Europa si sta quindi orientando verso un socialismo centralizzato, con la BCE come fattore chiave.
In una crisi sistemica i principali pilastri dell'Eurozona – Francia, Italia e Germania – verrebbero trascinati in quella che possiamo definire spirale discendente. Sarebbe ingenuo credere che la situazione possa essere stabilizzata solo attraverso iniezioni di credito della BCE e misure di liquidità a breve termine.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una mancia in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.
Le scuole fanno uscire fuori di testa i giovani
La traduzione in italiano dell'opera scritta da Wendy McElroy esplora Bitcoin a 360°, un compendio della sua storia fino ad adesso e la direzione che molto probabilmente prenderà la sua evoluzione nel futuro prossimo. Si parte dalla teoria, soprattutto quella libertaria e Austriaca, e si sonda come essa interagisce con la realtà. Niente utopie, solo la logica esposizione di una tecnologia che si sviluppa insieme alle azioni degli esseri umani. Per questo motivo vengono inserite nell'analisi diversi punti di vista: sociologico, economico, giudiziario, filosofico, politico, psicologico e altri. Una visione e trattazione di Bitcoin come non l'avete mai vista finora, per un asset che non solo promette di rinnovare l'ambito monetario ma che, soprattutto, apre alla possibilità concreta di avere, per la prima volta nella storia umana, una società profondamente e completamente modificabile dal basso verso l'alto.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/le-scuole-fanno-uscire-fuori-di-testa)
Quasi un terzo delle scuole pubbliche a livello nazionale sta ora monitorando la salute mentale degli studenti. Il governatore dell'Illinois, J. B. Pritzker, ha di recente firmato un disegno di legge per estendere lo “screening universale per la salute mentale” a due milioni di studenti dell'Illinois nell'ambito della sua Children's Behavioral Health Transformation Initiative. Ma questo sforzo di salvataggio devasterà molti studenti e rappresenta un avvertimento per i genitori di tutto il Paese. Abigail Shrier, membro del Manhattan Institute, ha avvertito che la nuova legge dell'Illinois significherà che “decine di migliaia di giovani dell'Illinois saranno spinti nell'imbuto della salute mentale e convinti di essere malati. Molti, o la maggior parte, saranno falsi positivi”.
Se i politici vogliono aiutare i giovani, devono riconoscere come le scuole pubbliche compromettano sistematicamente la salute mentale degli studenti.
I lockdown dovuti al Covid hanno distrutto la salute mentale di milioni di giovani americani. Un'indagine del 2024 del JAMA ha rilevato che tra il 2018 e il 2021, i giovani hanno visto un aumento di quasi il 300% del numero di accessi al pronto soccorso per disturbi alimentari e idee suicide. I tentativi di suicidio sono aumentati del 250% durante quel periodo. Depressione e ansia sono aumentate vertiginosamente tra i giovani dall'inizio della pandemia, ma politici e decisori politici hanno ignorato la carneficina mentale inflitta dalle linee di politica anti-Covid.
Un sondaggio del 2021 dei Centers for Disease Control and Prevention ha rilevato che il 44% degli studenti delle scuole superiori ha dichiarato di “sentirsi persistentemente triste o senza speranza nell'ultimo anno”. Le ragazze avevano quasi il doppio delle probabilità di essere depresse, con il 57% che “si sentiva persistentemente triste e senza speranza” rispetto al 31% degli studenti maschi. La chiusura delle scuole non è riuscita a contrastare la diffusione del Covid. Dopo la loro riapertura, gli studenti sono stati incalzati a rispettare obblighi assurdi sull'uso delle mascherine che non hanno fatto altro che moltiplicare l'ansia.
Le scuole stanno sovvertendo la salute mentale degli studenti, incitandoli senza sosta a dubitare o disprezzare il proprio corpo. Queste buffonate hanno raggiunto livelli epidemici anche prima dell'inizio della pandemia di Covid. Nel 2019 lo stato del Maryland emanò regolamenti per promuovere la “considerazione dell'identità e dell'espressione di genere” di ogni studente, reputandola un “valore”. Funzionari governativi e personalità politiche si sono arrogati la prerogativa di ridefinire il genere nello stato del Maryland. La contea di Montgomery, il più grande sistema scolastico dello stato, annunciò che avrebbe scelto i libri per il curriculum “attraverso una ‘lente LGBTQ+’ e si sarebbe chiesto se i libri ‘rinforzassero o interrompessero’ gli ‘stereotipi’, la ‘cisnormalità’ e le ‘gerarchie di potere’”, secondo una memoria depositata alla Corte Suprema dai genitori che hanno contestato con successo il sistema scolastico. In tale documento si sottolineava anche che “agli insegnanti viene detto di inquadrare il disaccordo con le idee [pro-LGBTQ] come ‘offensivo’ e di rispondere con esempi di ‘uomini che si smaltano le unghie’ o ‘indossano abiti eleganti’”. L'obiettivo è quello di instillare nei giovani “una nuova prospettiva che non venga facilmente contravvenuta dai loro genitori”, come ha ammesso il consiglio scolastico della contea.
L'indottrinamento ha prodotto un aumento del 582% del numero di giovani che si identificano come “non binari” nelle scuole della contea di Montgomery. “Disturbare il pensiero dei ragazzini” ha avuto un tale successo che quasi la metà degli studenti si è identificata come non binaria ed essi hanno molte più probabilità di soffrire di disturbi mentali. Un sondaggio ha rilevato che nel 2022 più della metà dei giovani transgender e non binari ha preso in considerazione il suicidio. Ciò non ha impedito ad altri sistemi scolastici di condurre campagne, aperte o nascoste, per convincere i giovani a pentirsi o a ribellarsi alle proprie origini.
Per decenni le scuole hanno bombardato i giovani con la propaganda ambientalista. Il risultato, secondo l'American Psychological Association, è che il 58% dei giovani americani è “molto o estremamente preoccupato per il cambiamento climatico” e il 43% ha affermato che “il cambiamento climatico ha avuto un impatto sulla loro salute mentale”. L'Harvard Medical Magazine riporta che per molti giovani “la preoccupazione per le minacce del futuro cambiamento climatico si traduce in attacchi di panico, insonnia, pensieri ossessivi e altri sintomi”.
Le scuole propongono come modello Greta Thunberg, l'adolescente svedese squilibrata i cui deliri incoerenti contro il mondo moderno l'hanno resa una santa. Per i cervelli giovani è irrilevante che molti degli allarmi ambientali si siano rivelati falsi o esagerati. Ai ragazzini è stato insegnato ad avere paura e a implorare i politici di salvarli: due conseguenze molto negative per la salute mentale. I sondaggi di Eco-America indicano che tra il 57% e il 70% degli adolescenti di età compresa tra 13 e 17 anni “riporta sintomi di ansia legati al clima”. Ella Emhoff, figliastra dell'ex-vicepresidente Kamala Harris, si è di recente lamentata su TikTok: “Penso che tutto ciò che riguarda l'ambiente mi stia davvero dando fastidio, ed è così: provo molta ansia per il clima, come tutti noi”. Trasformare l'ansia per il clima in una virtù non fa altro che diffondere ancor più l'angoscia.
Le scuole stanno anche sovvertendo la salute mentale esagerando enormemente altri pericoli che gli studenti affrontano, come ad esempio bizzarre esercitazioni contro eventuali sparatorie nelle scuole. In Indiana gli insegnanti di una scuola elementare sono stati colpiti da colpi di arma da fuoco nell'ambito di un programma di formazione per “scuole sicure”. Secondo l'Associazione degli Insegnanti dello Stato dell'Indiana, gli sceriffi hanno ordinato agli insegnanti di “entrare in un'aula quattro alla volta, poi hanno detto loro di accovacciarsi e hanno sparato loro con pallini in rapida successione, come in un'esecuzione”, lasciandone diversi insanguinati e molti in preda alle urla. Il sindacato si è lamentato: “Gli insegnanti erano terrorizzati, ma è stato detto loro di non dire a nessuno cosa fosse successo. Gli insegnanti che aspettavano fuori e che avevano sentito le urla sono stati portati in aula quattro alla volta e l'esercitazione è stata ripetuta”.
Le scuole stanno “trasformando sempre più i loro corridoi in imitazioni di vere sparatorie di massa, con tanto di poliziotti che sparano con pistole ad aria compressa e studenti di teatro arruolati per impersonare vittime, truccate con sangue finto e fori di proiettile. Occasionalmente insegnanti e studenti vengono sottoposti a esercitazioni a sorpresa senza preavviso”, come ha osservato un giornale studentesco di Great Neck, New York. Un'insegnante della Pennsylvania ha commentato di essere rimasta “più traumatizzata che preparata” dopo che alcuni dei suoi colleghi sono stati colpiti con pistole ad aria compressa da un finto tiratore. “Ci sono stati colleghi che sparavano ai colleghi, persone colpite da pallini [...]. La gente urlava, cercava di scappare, inciampava l'una sull'altra; è stato orribile”, ha ricordato Elizabeth Yanelli.
Tra i principali beneficiari di queste buffonate ci sono le aziende farmaceutiche che promuovono farmaci ansiolitici per i bambini. L'ex-poliziotto Raeford Davis ha commentato così queste esercitazioni: “Rituali del genere, di esecuzioni simulate, vengono condotti per scopi di controllo sociale basati sulla paura, per traumatizzare, instillare paura, disperazione, impotenza personale e dipendenza da figure autoritarie affinché si chieda di essere salvati e protetti”. Uno studio del 2021 condotto dai ricercatori del Georgia Institute of Technology “ha rilevato che ansia, depressione e stress aumentano di circa il 40% dopo le esercitazioni [per le sparatorie nelle scuole]”. Un simile danno psichico collaterale è particolarmente deplorevole, poiché le esercitazioni che le scuole costringono gli studenti a svolgere sono per lo più inutili in una crisi reale.
Molti studenti sono delusi perché riconoscono di non avere praticamente via di scampo dalla sorveglianza. Le scuole si vantano di dare ai giovani computer portatili gratuiti, ma questo equivale a indossare un braccialetto elettronico alla caviglia per monitorare tutto ciò che una persona scrive o ogni passo che fa online. Uno studio recente ha rilevato che la stragrande maggioranza delle aziende che le scuole assumono per sorvegliare gli studenti durante la navigazione online, in realtà li monitora 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, utilizzando dispositivi forniti dalle scuole stesse. Lo studio ha rilevato che il 29% delle aziende “genera ‘punteggi di rischio’ degli studenti in base al comportamento online”. Il Center for Democracy and Technology ha riferito nel 2023: “Il monitoraggio delle attività studentesche continua a danneggiare molti degli studenti che afferma di aiutare: azioni disciplinari, messe alla berlina e contatti con le forze dell'ordine sono ancora conseguenze regolari” della sorveglianza attiva online sugli studenti.
Un recente cambiamento nella linea di politica federale in materia di sovvenzioni lascia intendere quanto danno gli interventi di Washington per la salute mentale abbiano già inflitto agli studenti. A luglio il Dipartimento dell'Istruzione degli Stati Uniti ha proposto di rivedere le linee guida per vietare che le sovvenzioni federali per la salute mentale “promuovano o sostengano ideologie di genere, attivismo politico, stereotipi razziali, o ambienti ostili per studenti di determinate etnie”.
Il fatto che sia necessaria una nuova linea guida per queste cose è indicativo delle follie precedentemente propagate dai burocrati. Sarà necessaria un'altra modifica normativa per smettere di usare i finanziamenti pubblici per incutere timore nei giovani?
Politici, psichiatri e scuole pubbliche sono gli ultimi a cui affidarsi per salvaguardare la salute mentale. I giovani americani stanno già soffrendo una spirale politico-psicologica discendente a causa di decenni di linee di politica abusive e repressive. Limitare il potere politico e burocratico, come sta facendo adesso il Dipartimento dell'Istruzione, è un primo passo fondamentale per riportare l'America alla normalità.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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L'UE accelera verso il collasso: Merz, Draghi e la Lagarde rimarcano la crisi dell'Europa
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di Thomas Kolbe
(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/lue-accelera-verso-il-collasso-merz)
Il Cancelliere sembra essersi scontrato con la realtà durante la pausa estiva: Merz vede il sistema sociale tedesco in profonda crisi. Nel frattempo i suoi alleati politici a Bruxelles chiedono un aumento della stessa dose di veleno che sta facendo ammalare l'Europa.
Diciamolo chiaramente: gran parte dell'élite politica ha un rapporto frammentato con la realtà. Questo vale tanto per il declino economico della Germania e dell'UE quanto per la comunicazione pubblica degli obiettivi politici strategici, sistematicamente oscurati. Una critica aperta al corso degli eventi potrebbe far crollare la favola politica più velocemente di quanto la realtà possa percolare nell'opinione pubblica.
Merz e lo Stato sociale
Ancora più significative sono le parole di avvertimento del Cancelliere, Friedrich Merz, durante la sua apparizione al congresso del partito della CDU in Bassa Sassonia: “Non sono soddisfatto di quanto abbiamo realizzato finora: dobbiamo fare di più e meglio”.
Eccolo finalmente! Un leggero fremito di autocritica da parte del Cancelliere. Raro, davvero. Eppure quella dichiarazione ci deve far porre una domanda: cosa intende esattamente Merz con “realizzato”? Si riferisce al cosiddetto stimolo agli investimenti, che presumibilmente fornirà un sollievo marginale all'economia tedesca mentre è sull'orlo del collasso? O si riferisce agli ingenti pacchetti di debito e al crescente divario di finanziamento, che molto probabilmente saranno colmati con aumenti delle tasse?
Nel suo discorso a Osnabrück, Merz ha parlato in modo insolitamente chiaro dello stato in cui versa il sistema di welfare: “Lo Stato sociale, così come lo abbiamo oggi, non è più sostenibile finanziariamente rispetto a ciò che possiamo offrire economicamente”. Una diagnosi schietta, che lascia ben poco a desiderare in termini di chiarezza.
Tuttavia non si è fatto alcun accenno a una svolta orientata al mercato, alla fiducia nelle soluzioni individuali, alla responsabilità personale, o a una rapida riduzione della burocrazia. Il messaggio sembra essere: mantenere la rotta.
Momenti di onestà
Merz ha parlato in modo inequivocabile anche dei sussidi sociali: non si può continuare così. Circa 5,6 milioni di persone ricevono i sussidi e molti potrebbero lavorare ma non lo fanno, ha detto. Una realtà che la politica di solito evita.
Un tentativo timidamente esplicito di denunciare apertamente la precarietà della previdenza sociale tedesca. In tempi in cui l'addolcimento della pillola politica è all'ordine del giorno, è quasi un colpo di fortuna quando un politico di spicco riconosce almeno in parte la realtà economica.
Gli ultimi dati economici hanno forse scosso Merz e i suoi colleghi a Berlino? Il PIL si è nuovamente contratto nel secondo trimestre e le prospettive rimangono fosche. Con lo stato che interviene con ingenti programmi di credito e un nuovo debito che quest'anno ha raggiunto circa il 3,5%, l'economia privata si sta contraendo del 4-5%. Definirla recessione sarebbe eufemistico: siamo in depressione.
Più centralismo nell'UE
Mentre il Cancelliere si confrontava con la dura realtà economica della Germania, i rappresentanti dell'UE lanciavano palloni sonda sui media.
È stato Mario Draghi, il poliedrico politico dell'UE, che si alterna con disinvoltura tra l'ex-primo ministro italiano e il presidente della BCE, a presentare l'ennesimo rapporto.
Ha ribadito la sua consueta richiesta: l'Unione Europea deve agire in modo più coeso, come un unico stato, se vuole mantenere un ruolo geopolitico.
Ancora una volta, la stessa medicina che ha fatto ammalare l'Europa: più centralizzazione, meno sussidiarietà e un governo tecnocratico intensificato. Draghi ripropone ancora una volta il piano di Bruxelles, come durante la crisi del debito sovrano di 15 anni fa: potere concentrato a Bruxelles, decisioni al di fuori del controllo democratico, imposte da un apparato politico che dirige le narrazioni sui media. Censura rigorosa, manipolazione dell'informazione: strumenti sporchi per mettere a tacere l'opposizione alla centralizzazione. La stessa logica autoritaria che funzionò allora sta tornando in auge.
La Lagarde e la migrazione
Anche l'alleata di Draghi, la presidente della BCE Christine Lagarde, ha fatto il suo ingresso nel circuito mediatico. Ha toccato il tema dell'immigrazione, un argomento abilmente evitato o distorto nel mondo della politica e dei media tedeschi.
La Lagarde si è lanciata in affermazioni audaci alla riunione della Federal Reserve a Jackson Hole, testando abilmente l'umore dell'Europa. Secondo lei l'UE non potrebbe più crescere senza una massiccia migrazione (di quale crescita esattamente?); ha poi affermato che il PIL della Germania sarebbe oggi inferiore di circa il 6% rispetto al 2019 senza lavoratori stranieri.
Che il Paese sia in depressione da tempo sembra non essere stato compreso dai vertici della BCE. Poi è arrivata la solita solfa: senza migrazione, la carenza di manodopera non può essere affrontata. Nessun accenno ai progressi tecnologici tramite intelligenza artificiale o robotica, che potrebbero compensare la carenza di manodopera. Nessun accenno alla migrazione come rischio per la sicurezza, ai conflitti culturali, o a un Islam politico incompatibile con i valori europei.
La posizione della Lagarde è stata particolarmente eclatante in un momento in cui gli Stati Uniti hanno iniziato a rimpatriare i migranti illegali, ponendo fine all'europeizzazione della politica americana. Il suo discorso, nella terra del risveglio razionale e della svolta politica, non ha suscitato altro che sconcerto.
Jackson Hole ha evidenziato la traiettoria dell'UE: frontiere aperte, élite che ignorano i rischi, mentre la sinistra espande la propria base elettorale a spese della cultura e dell'economia dell'Europa.
Equilibrio precario
Se si mettono insieme i tre eventi – il discorso di Merz, la Lagarde a Jackson Hole e l'ultimo rapporto di Draghi – la conclusione è allarmante: l'economia sta accelerando verso il collasso a causa di una crisi energetica autoinflitta e di un'eccessiva regolamentazione. I fondi sociali, tesi dall'immigrazione illegale di massa, rischiano l'implosione. La soluzione proposta? Centralizzazione, regolamentazione e migrazione incontrollata.
Anche i soliti dibattiti sull'aumento delle tasse del Ministro delle Finanze, Lars Klingbeil, si inseriscono perfettamente in questo contesto: l'individuo non conta nulla, lo stato controlla tutto, gravando sempre di più sui cittadini. L'audacia di attaccare la proprietà privata e aumentare ulteriormente le tasse è sconcertante, e incontra poca resistenza. La CDU di Merz è diventata un muro protettivo di aria fritta, sottile come la carta.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una mancia in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.
La società degli algoritmi
La traduzione in italiano dell'opera scritta da Wendy McElroy esplora Bitcoin a 360°, un compendio della sua storia fino ad adesso e la direzione che molto probabilmente prenderà la sua evoluzione nel futuro prossimo. Si parte dalla teoria, soprattutto quella libertaria e Austriaca, e si sonda come essa interagisce con la realtà. Niente utopie, solo la logica esposizione di una tecnologia che si sviluppa insieme alle azioni degli esseri umani. Per questo motivo vengono inserite nell'analisi diversi punti di vista: sociologico, economico, giudiziario, filosofico, politico, psicologico e altri. Una visione e trattazione di Bitcoin come non l'avete mai vista finora, per un asset che non solo promette di rinnovare l'ambito monetario ma che, soprattutto, apre alla possibilità concreta di avere, per la prima volta nella storia umana, una società profondamente e completamente modificabile dal basso verso l'alto.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/la-societa-degli-algoritmi)
Ormai esternalizziamo la formazione della nostra realtà ad algoritmi progettati non per la verità, ma per il coinvolgimento. Questi sistemi non si limitano a riflettere i nostri pregiudizi: li amplificano, li distillano e ce li restituiscono in forme sempre più concentrate. I feed dei social media di individui politicamente opposti sono diventati così divergenti che potrebbero benissimo essere resoconti provenienti da pianeti diversi.
Come ho scritto nel pezzo, Per non cadere divisi, credo che questa frammentazione sia una caratteristica, non un difetto. La frammentazione della nostra realtà collettiva giova a coloro che preferirebbero che litigassimo tra di noi piuttosto che accorgerci di chi tira davvero i fili.
Il proprietario di una Tesla che ora contempla l'idea di rottamare la sua auto a causa delle posizioni politiche di Elon Musk rappresenta qualcosa di più profondo della fedeltà o del tradimento al marchio. Simboleggia quanto le nostre scelte di consumo si siano completamente fuse con le nostre politiche identitarie. Non ci limitiamo più ad acquistare prodotti; stipuliamo contratti morali con i marchi. Quando questi marchi “tradiscono” la nostra tribù politica, lo viviamo come un tradimento personale.
Come ha osservato Naomi Wolf, individui un tempo diversi ora ripetono a pappagallo identici temi di discussione con le stesse espressioni facciali, come se fossero posseduti da un copione collettivo. L'ordinamento algoritmico dell'umanità ha creato un mondo in cui persone un tempo uniche si trasformano in PNG prevedibili una volta stimolate da determinati argomenti.
Do you ever talk to liberal former friends and hear the same personality’s unpleasant replies, even though they once were all different pleasant personalities? Do you see that all these different people below have the exact same facial expression as if possessed by the same awful… https://t.co/WQUt3wgwhb
— Dr. Naomi Wolf. 8 NYT Bestsellers. DPhil, Poetry. (@naomirwolf) March 24, 2025Questo fenomeno corre parallelo alla “Sindrome anti-trumpiana” emersa anni fa: una risposta emotiva così viscerale da trascendere la valutazione razionale. Lo schema si ripete perché il sistema necessita di questi parafulmini emotivi. Una popolazione concentrata sulle personalità ha meno possibilità di notare schemi strutturali.
Mentre discutiamo su quale miliardario sia il più virtuoso, o quale figura politica meriti la nostra eterna lealtà, i sistemi sottostanti che plasmano il nostro destino collettivo avanzano indisturbati. Non si tratta di una coincidenza, è un progetto.
Come Bill Hicks, il mio comico/filosofo preferito del XX secolo, e scomparso troppo presto, illustrò in modo brillante nel suo famoso sfogo sulla politica: un burattino condivide le nostre convinzioni, un altro burattino sembra più di nostro gradimento, ma c'è una sola persona che tira i fili di entrambi i burattini.
Come ho esplorato in un altro pezzo, La seconda Matrix, questo schema di reindirizzamento di preoccupazioni legittime verso canali controllati è coerente attraverso le generazioni. L'approccio incrementale alla trasformazione sociale ha profonde radici intellettuali. La Fabian Society, che prende il nome dal generale romano Fabio Massimo che sconfisse Annibale con pazienza strategica piuttosto che con il confronto diretto, sosteneva il cambiamento istituzionale graduale rispetto agli sconvolgimenti rivoluzionari. La loro finestra temporale per il cambiamento non era di anni, ma di generazioni.
Metodologie simili sono state articolate da varie figure influenti nel corso della storia. Come affermò Max Horkheimer della Scuola di Francoforte: “La Rivoluzione non avverrà con le armi, ma avverrà gradualmente, anno dopo anno, generazione dopo generazione. Ci infiltreremo gradualmente nelle loro istituzioni educative e nei loro uffici politici, trasformandoli lentamente in entità marxiste, mentre ci muoviamo verso l'egualitarismo universale”.
Klaus Schwab del World Economic Forum parlò apertamente di “penetrare nei gabinetti” dei governi con individui affiliati al WEF – un'affermazione che suona cospirativa, ma che è stata pronunciata come un risultato di cui essere orgogliosi.
Sky news Australia pic.twitter.com/2vRDLHV9C1
— Veraelena (@Veraelena5) July 7, 2022La genialità di questo approccio sta nella sua plausibile negabilità. Ogni singolo cambiamento appare ragionevole se preso in modo isolato. Solo se visto in modo olistico emerge il modello, ma chi ha la prospettiva per vederlo nel suo complesso? La nostra attenzione è deliberatamente frammentata, la nostra rabbia attentamente incanalata verso obiettivi approvati.
Nemici artificiali, alleati artificiali
I nostri ecosistemi informativi non si limitano a rafforzare le nostre convinzioni, ma creano i nostri nemici. Se siete filo-israeliani, vi vengono propinate le voci anti-israeliane più estreme. Se siete simpatizzanti dei palestinesi, vi vengono mostrate le prospettive filo-israeliane più spietate. L'algoritmo vi assicura di essere perennemente indignati dai peggiori rappresentanti di suddetti opposti.
Ad esempio, la mia comprensione più sincera va a chiunque sia nato con disforia di genere e si senta intrappolato nel corpo sbagliato. In qualche modo questa visione compassionevole si è evoluta in “gli uomini dovrebbero poter praticare sport femminili” – una versione caricaturale dell'empatia e completamente disallineata dalla realtà. Questa specifica controversia sugli atleti transgender negli sport femminili non faceva nemmeno parte del dibattito pubblico qualche anno fa, eppure in qualche modo dovremmo riorganizzare la società per accogliere questa posizione assurdamente estrema.
Sui social media lo stesso schema divisivo si ripete quotidianamente. Sfogliando lo stesso evento di cronaca da fonti diverse, si vedranno realtà completamente diverse: i conservatori hanno mostrato le voci progressiste più estreme, i progressisti hanno alimentato le reazioni conservatrici più infiammatorie. Durante le elezioni del 2020 questi feed divergenti hanno creato mondi informativi così separati che gli americani non sono riusciti nemmeno a mettersi d'accordo sui fatti fondamentali di quanto accaduto.
Allo stesso modo coloro che hanno perso la testa per Elon Musk o Donald Trump potrebbero benissimo avere ragione alla fine, anche se dubito che sarà per le ragioni che pensano. La loro preoccupazione dovrebbe essere la tecnocrazia, non la riduzione degli sprechi governativi o qualsiasi altra cosa li stia effettivamente facendo impazzire. Guardate come i media generalisti hanno creato la controversia sul “saluto nazista” attorno a Elon Musk, o l'incessante battaglia legale contro Trump: un'ulteriore prova di un'ingegneria della realtà progettata per provocare risposte emotive piuttosto che un'analisi ponderata. La gente non discute nemmeno se dovessimo averla una tecnocrazia: è a malapena presente nella coscienza pubblica, figuriamoci nel dibattito pubblico. Invece stanno discutendo se preferiscano una tecnocrazia di sinistra o di destra.
Le voci più estreme vengono amplificate perché generano coinvolgimento. Le posizioni ragionevoli vengono sepolte sotto priorità algoritmiche che premiano il conflitto rispetto al consenso.
Scambiamo quindi questi estremismi selezionati algoritmicamente per campioni rappresentativi. Arriviamo a credere che “l'altra parte” sia composta interamente dalle sue voci più irragionevoli. La possibilità di un terreno comune svanisce quando siamo convinti che i nostri avversari siano uniformemente malevoli o deliranti.
Trascendere la manipolazione
Come possiamo sfuggire a questa divisione artificiale? Iniziamo riconoscendo che il disprezzo è la moneta di scambio del controllo. Quando proviamo disprezzo per i nostri concittadini, stiamo partecipando alla nostra stessa privazione di potere.
L'atto più rivoluzionario potrebbe essere rifiutarsi di considerare i nostri vicini come nemici, anche quando forze potenti traggono profitto dal nostro reciproco antagonismo. Questo non significa abbandonare i principi, o fingere che i disaccordi non esistano; significa riconoscere che l'esagerazione di questi disaccordi serve interessi che nessuna delle due fazioni politiche sosterrebbe volentieri. Le persone ragionevoli dovrebbero essere in grado di intavolare conversazioni civili per discutere i mezzi e i metodi per migliorare il mondo che lasceremo in eredità ai nostri figli e nipoti.
Il sistema teme la solidarietà che trascende le tradizionali linee di divisione; teme le conversazioni che identificano preoccupazioni comuni nonostante i diversi quadri di riferimento; teme i cittadini che possono dissentire sulle linee di politica pur riconoscendo reciprocamente la loro umanità.
Le nostre tecnologie sociali sono progettate per impedire esattamente queste connessioni. Frammentano le discussioni, premiano l'indignazione e fanno sì che non si veda mai il contesto completo. Ci mantengono reattivi piuttosto che riflessivi.
Costruire una forma di resilienza alla realtà
La strada da percorrere non è ignorare le differenze o fingere che le falsità siano ugualmente valide. È sviluppare resilienza alla realtà, la capacità di valutare le informazioni al di là del loro valore di segnalazione tribale.
Quando incontrate nuove informazioni, chiedetevi: questa affermazione serve principalmente a rafforzare le vostre convinzioni esistenti? Vi fa sentire moralmente superiori a un gruppo esterno? Semplifica fenomeni complessi in eroi e cattivi? Questi sono segnali d'allarme di manipolazione informativa, indipendentemente dall'allineamento politico.
Cercate fonti di informazione che occasionalmente mettano in discussione le vostre convinzioni. Non quelle che vi indignano solamente, ma quelle che vi fanno riflettere. La distinzione è cruciale. L'indignazione rafforza i percorsi neurali esistenti; una vera sfida ne crea di nuovi, invece.
Posso solo dire con umiltà che non ho idea di chi abbia veramente il controllo, ma so questo: ogni giorno che passa senza che si parli dei danni causati dall'industria farmaceutica e alimentare, più persone finiscono nel loro tritacarne. Chi di noi non si lascia coinvolgere dal tribalismo politico spesso pensa che entrambe le parti siano un po' folli. L'adorazione dell'eroe è ridicola, così come la sua demonizzazione. Dovremmo chiederci chi abbia il vero potere e il controllo, perché è abbastanza ovvio che non sono mai stati i politici: nella migliore delle ipotesi solo dirigenti di medio livello (middle management).
Soprattutto mantenete contatti diretti con le persone, al di là delle divisioni politiche. Gli algoritmi perdono potere quando si confrontano con la complessità umana. È più difficile demonizzare una filosofia politica quando tra i suoi sostenitori ci sono persone che rispettate e a cui tenete.
La mente integra
L'obiettivo finale non è l'uniformità politica, ma l'integrità mentale: la capacità di gestire la complessità senza ripiegare su narrazioni semplicistiche. Il panorama informativo frammentato ha creato menti frammentate, con un pensiero compartimentato che ci impedisce di vedere le contraddizioni nelle nostre visioni del mondo.
Le forze che traggono profitto dalla nostra divisione contano sulla nostra tendenza a persistere in schemi di pensiero consolidati. Gli individui più pericolosi per questo sistema sono quelli che non possono essere facilmente categorizzati, che mettono in discussione i propri presupposti con lo stesso vigore con cui mettono in discussione l'autorità, rifiutando il conforto della certezza tribale in favore di una ricerca perpetua.
In un mondo di divisioni artificiali, l'atto più rivoluzionario è l'integrità: dell'informazione, del pensiero e, in definitiva, dell'umanità.
Quando il disprezzo per chi si trova dall'altra parte della barricata irrompe dentro di voi, riflettete: chi trae profitto dalla vostra rabbia? Quale potere mantiene la sua presa mentre ci combattiamo a vicenda? Il nostro compito non è solo assistere allo spettacolo delle marionette, ma creare connessioni che lo trascendano. Questo è ciò che temono di più.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Perché Bitcoin ha valore?
La traduzione in italiano dell'opera scritta da Wendy McElroy esplora Bitcoin a 360°, un compendio della sua storia fino ad adesso e la direzione che molto probabilmente prenderà la sua evoluzione nel futuro prossimo. Si parte dalla teoria, soprattutto quella libertaria e Austriaca, e si sonda come essa interagisce con la realtà. Niente utopie, solo la logica esposizione di una tecnologia che si sviluppa insieme alle azioni degli esseri umani. Per questo motivo vengono inserite nell'analisi diversi punti di vista: sociologico, economico, giudiziario, filosofico, politico, psicologico e altri. Una visione e trattazione di Bitcoin come non l'avete mai vista finora, per un asset che non solo promette di rinnovare l'ambito monetario ma che, soprattutto, apre alla possibilità concreta di avere, per la prima volta nella storia umana, una società profondamente e completamente modificabile dal basso verso l'alto.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/perche-bitcoin-ha-valore?)
L'ascesa delle crittovalute ha generato una serie di opinioni contrastanti sull'argomento. Mentre alcuni hanno una visione positiva, altri le vedono come un'innovazione pericolosa e instabile. Le opinioni di questi scettici sono in gran parte influenzate da idee sbagliate. Non riescono ad apprezzare la loro vera natura, in particolare di Bitcoin, e il cambiamento positivo che apporterà.
Thomas Jeegers, esperto di crittovalute, ha affrontato questi preconcetti attraverso un'analisi approfondita dei fondamentali di Bitcoin, la crittovaluta più popolare e di valore. Autore di Understanding Crypto Fundamentals, ha conseguito due master in economia, un MBA presso l'INSEAD e diverse certificazioni finanziarie avanzate, tra cui Chartered Financial Analyst (CFA), Financial Risk Manager (FRM) e certificazioni in tecnologie blockchain.
Bitcoin: una valuta decentralizzata
Alla luce dell'incredibile crescita di Bitcoin, Jeegers ha suggerito di fare un passo indietro e di considerare il motivo per cui ha valore. Oltre a fungere da investimento, Bitcoin ha un grande valore come moneta. Possiede molte caratteristiche positive che lo distinguono dalle valute fiat. Ad esempio, Bitcoin consente “transazioni peer-to-peer”, in cui il valore si muove “digitalmente senza richiedere una terza parte di fiducia”, come una banca o uno stato. Questa decentralizzazione libera Bitcoin da vari interessi politici e dalla censura.
La natura decentralizzata di Bitcoin gli consente di fungere da “asset ESG” che può essere utilizzato per apportare benefici positivi all'ambiente, alla società e alle strutture di governance. Ad esempio, Jeegers ha citato l'uso di Bitcoin nell'Afghanistan occupato dai talebani per indebolire i tentativi del governo di sopprimere l'istruzione per le ragazze. Nel finanziare iniziative a sostegno dell'istruzione femminile, gli attivisti non possono effettuare transazioni utilizzando valute tradizionali, poiché esse sono tracciate e censurate. Bitcoin consente agli attivisti di finanziare programmi positivi senza le restrizioni dei talebani. Bitcoin libera “le mani dello stato dalla sua presa sul denaro”, incentivando transazioni volontarie libere da coercizioni centrali.
Scarsità dura e stabile
Jeegers ha identificato Bitcoin sia come una rete che come un asset. Come rete Bitcoin è “disponibile a tutti senza barriere all'ingresso”. È una “infrastruttura di pagamento pubblica” che consente a chiunque nel mondo di effettuare transazioni di valore, indipendentemente da ricchezza o status. Come asset monetario “senza una banca centrale a supporto”, offre una scarsità unica e assoluta. Le valute fiat, come il dollaro e l'euro, possiedono solo una scarsità artificiale, poiché una potenza centrale mantiene la loro relativa scarsità. Quest'ultima può essere ridotta da una potenza centrale che ne aumenta l'offerta. Bitcoin, invece, ha una scarsità naturale poiché nessuna potenza può manipolarne l'offerta. Come l'oro, fare mining di bitcoin richiede molto tempo ed energia da parte degli imprenditori privati, pertanto esso ha un'offerta più stabile e prevedibile rispetto a qualsiasi valuta fiat, la cui offerta può variare a seconda del capriccio delle banche centrali o dei governi.
Per valutare Bitcoin, Jeegers ha proposto il modello Stock-to-Flow (S2F), il quale valuta la scarsità di una commodity. Dividendo la quantità totale attuale di una commodity per la quantità introdotta ogni anno, il modello S2F calcola il numero di anni necessari affinché l'offerta raddoppi, supponendo che il tasso di creazione rimanga costante. L'oro ha un tasso S2F di circa 60 anni, il che implica un elevato livello di scarsità. Nel corso della storia l'oro è sempre stato di gran lunga l'asset con il più alto livello di scarsità (secondo il modello S2F). Jeegers ha dimostrato che il rapporto S2F di Bitcoin negli ultimi 12 mesi è quasi identico a quello del metallo giallo, a “59,93”. Inoltre il flusso in entrata di nuovi bitcoin è stato dimezzato dal cosiddetto halving, portando a oggi il rapporto S2F a “120,86”. Questo rende Bitcoin due volte più scarso dell'oro. Per la prima volta nella storia dell'umanità, l'oro non è più la merce più rara esistente al mondo.
Efficienza energetica
Bitcoin è noto per essere “ad alto consumo energetico”, poiché richiede molta energia per il mining. Sebbene questo possa a prima vista preoccupare molti scettici, la realtà del consumo energetico di Bitcoin dovrebbe essere analizzata più nel dettaglio. Infatti l'energia utilizzata per il mining di Bitcoin è eccezionalmente economica, ovvero energia che non può essere utilizzata per altri scopi, energia inutilizzata che altrimenti andrebbe persa. Solo un'energia così economica ha senso per il mining di Bitcoin, perché un miner farebbe meglio a trovare un uso alternativo per quell'energia (vendendola a un prezzo più alto), se fosse possibile. Pertanto per il mining di Bitcoin viene utilizzata solo energia altrimenti inutilizzabile. Tale energia si trova, ad esempio, nelle rinnovabili (es. centrali idroelettriche o eoliche) di notte, quando non c'è domanda sulla rete elettrica, ma l'impianto continua a produrre elettricità. Di notte queste centrali continuano a produrre elettricità, il che significa che i proprietari devono pagare per smaltire tale energia. Facendo mining quando non c'è domanda sulla rete elettrica, esse diventano redditizie 24 ore su 24, 7 giorni su 7. L'esistenza del mining di Bitcoin offre quindi un'opportunità unica per monetizzare l'energia inutilizzata. Questa opportunità rappresenta un forte incentivo per la produzione di più centrali elettriche rinnovabili e, di conseguenza, per il miglioramento del mix elettrico utilizzato in tutto il mondo. Spiega perché la stragrande maggioranza dell'energia utilizzata per il mining di Bitcoin proviene da fonti rinnovabili (molto più che in qualsiasi altro grande Paese al mondo) e perché questa tendenza continua a migliorare. In conclusione, non solo Bitcoin NON spreca energia, ma è in realtà la migliore tecnologia disponibile oggi per incentivare lo sviluppo e l'utilizzo di infrastrutture rinnovabili. Chiunque abbia a cuore l'ambiente dovrebbe quindi essere un convinto sostenitore del mining di Bitcoin.
I trend storici indicano il futuro successo di Bitcoin?
Attraverso una curva a S, Jeegers ha dimostrato che tutte le innovazioni, come il cellulare o Internet, impiegano all'incirca lo stesso tempo per passare dallo 0% al 10% di adozione rispetto a quelle che impiegano dal 10% al 90%. Bitcoin ha impiegato 13 anni, dal suo lancio nel 2009 al 2022, per raggiungere il 10% di adozione, pertanto questo modello suggerisce che Bitcoin raggiungerà il 90% di adozione entro il 2035!
Perché Bitcoin dovrebbe crescere tanto quanto altre innovazioni di successo, come i social media o Uber? Jeegers ha sostenuto che la Legge di Metcalfe aiuta a spiegare la crescita di queste piattaforme di successo, così come la futura crescita di Bitcoin. Questa Legge afferma che una rete, come un servizio telefonico, aumenta di valore man mano che più utenti si iscrivono. Il primo telefono in assoluto non aveva alcun valore perché non c'erano altri telefoni da chiamare. Con l'avvento di nuovi telefoni il servizio telefonico è cresciuto di valore perché c'erano più persone da chiamare. Lo stesso concetto si applica a Bitcoin: ha poco valore come valuta se poche persone lo accettano, tuttavia l'utilità di cui godono gli utenti esistenti e nuovi cresce esponenzialmente man mano che più persone lo accettano. Con l'aumentare del valore della rete Bitcoin, aumenta anche l'incentivo per i non utenti ad aderire.
Metodi di valutazione
Oltre alla presentazione di Jeegers, Hubertus Hofkirchner di Bitcredit ha ricavato una stima del valore di Bitcoin come mezzo di scambio dal rapporto base-to-credit riportato da Mises durante il periodo del gold standard, pari a uno a dieci.
Nel 2021 gli attivi delle banche centrali del mondo ammontavano a $44.000 miliardi. Applicando il rapporto di Mises a quel totale, Hofkirchner ha calcolato un fabbisogno totale di base monetaria di $4.400 miliardi, ovvero il 10% del valore precedente. Ipotizzando che Bitcoin possa diventare il mezzo di scambio globale a tale rapporto, Hofkirchner calcola che Bitcoin debba essere valutato approssimativamente a $210.000 per unità, più di tre volte il prezzo al momento della stesura di questo articolo, ma ben al di sotto di alcune delle valutazioni più esorbitanti nella comunità. Ciò si traduce in una probabilità del 33% che Bitcoin raggiunga questa impresa.
Hofkirchner ha poi confrontato questo dato con il valore delle riserve auree delle banche centrali, pari al 17% del valore totale di $17.500 miliardi a maggio 2024, che si tradurrebbe in un prezzo di Bitcoin di circa $150.000 per unità. Ciò implica una probabilità del 50% che Bitcoin diventi la futura moneta globale. Le riserve auree private potrebbero aumentare questa cifra, ma potrebbero essere detenute solo a causa di dubbi sulla stabilità del sistema monetario fiat e quindi non essere più rilevanti in un sistema Bitcoin. Tutte queste valutazioni riflettono la probabilità prevista che quest'ultimo diventi un mezzo di scambio globale.
Cosa succederà adesso?
Le caratteristiche positive e uniche di Bitcoin hanno indubbiamente accresciuto il suo potenziale come mezzo di scambio. Aziende come Coinbase e Crypto.com, che consentono agli utenti di pagare in crittovalute, stanno aprendo la strada al futuro di Bitcoin. Mentre le politiche governative continuano a indebolire il valore e la stabilità delle valute fiat, Bitcoin crescerà come una copertura contro queste inefficienze monetarie.
La crescita di Bitcoin come moneta porterà a un mercato più libero e stabile, ponendo l'economia nelle mani di produttori e consumatori piuttosto che in quelle dello stato. Non sorprende che governi e sistemi bancari centrali inizialmente temessero le crittovalute, poiché le privano del loro potere di manipolazione. Di fronte all'incapacità di fermare la crescita di Bitcoin, gli stati di tutto il mondo lo stanno progressivamente abbracciando (ad esempio, negli Stati Uniti) per trarre beneficio da questa innovazione trasformativa.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una mancia in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.
Il mandato di Milei: l'Argentina punta di nuovo sull'austerità
La traduzione in italiano dell'opera scritta da Wendy McElroy esplora Bitcoin a 360°, un compendio della sua storia fino ad adesso e la direzione che molto probabilmente prenderà la sua evoluzione nel futuro prossimo. Si parte dalla teoria, soprattutto quella libertaria e Austriaca, e si sonda come essa interagisce con la realtà. Niente utopie, solo la logica esposizione di una tecnologia che si sviluppa insieme alle azioni degli esseri umani. Per questo motivo vengono inserite nell'analisi diversi punti di vista: sociologico, economico, giudiziario, filosofico, politico, psicologico e altri. Una visione e trattazione di Bitcoin come non l'avete mai vista finora, per un asset che non solo promette di rinnovare l'ambito monetario ma che, soprattutto, apre alla possibilità concreta di avere, per la prima volta nella storia umana, una società profondamente e completamente modificabile dal basso verso l'alto.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/il-mandato-di-milei-largentina-punta)
Domenica 26 ottobre il partito del presidente argentino Javier Milei, La Libertad Avanza, ha ottenuto una grande vittoria alle elezioni di medio termine del Paese. Nella Camera dei Deputati ha ottenuto il 50,4% dei seggi disponibili con una maggioranza del 40,7%; nella Camera alta, il Senato, ha ottenuto tredici dei 27 seggi disponibili, con un guadagno netto di sei.
Molti dubitavano di un simile risultato un mese fa quando, secondo Polymarket, le probabilità del partito di vincere la maggior parte dei seggi erano scese al minimo del 52,5%, dall'89,5% del 19 agosto. L'Argentina era, allora, nella morsa di una delle sue perenni crisi economiche, con il pèso in calo e i rendimenti obbligazionari in aumento. Il tentativo di Milei di raddrizzare l'economia del Paese riportando in equilibrio il bilancio con profondi tagli alla spesa – che, come ha osservato Noah Smith a luglio, avevano eliminato il deficit di bilancio e ridotto l'inflazione da un tasso mensile del 25% al 2,4% – era in bilico.
La causa dell'ultima crisi economica argentina si è verificata il 7 settembre, quando, con la sorella di Milei coinvolta in uno scandalo di corruzione, La Libertad Avanza ha subito una pesante sconfitta elettorale per mano del partito di centro-sinistra Fuerza Patria. “I mercati sono andati nel panico”, ha riportato The Economist, “preoccupati che questo segnalasse la fine del sostegno popolare alle sue riforme e il potenziale ritorno dei perònisti spendaccioni. È iniziata una forte svendita di pesòs, mentre gli investitori hanno abbandonato i titoli di stato argentini”.
Sebbene l'Argentina non sia l'unica a risentire delle difficoltà fiscali derivanti dall'aumento dei rendimenti obbligazionari, oggigiorno sono pochi i Paesi che si preoccupano seriamente dei propri tassi di cambio, ma l'Argentina è diversa.
La necessità e il pericolo dei prestiti in valuta estera
La causa ultima della crisi argentina è la sua lunga storia di cattiva gestione fiscale e monetaria. Il Paese è stato inadempiente sul suo debito sovrano nove volte, tre delle quali negli ultimi due decenni, e ha subito ripetuti periodi di elevata inflazione. Di conseguenza nessuno presterà pesòs al suo governo a un tasso di interesse accessibile, perché potrebbe non essere rimborsato affatto (hard default), o essere rimborsato in una valuta che vale molto meno di quella del momento del prestito (soft default).
Quindi per prendere in prestito i pesòs necessari a finanziare le sue operazioni, il governo argentino prende prima in prestito dollari che poi converte in pesòs. Ma un governo che prende in prestito dollari deve essere in grado di rimborsarli, quindi, come fa un governo che prende in prestito in una valuta che non emette a ottenerla? Ha due modi.
La tassazione è il primo. Il governo argentino potrebbe imporre tasse alla sua popolazione pagabili in dollari, ma ciò non farebbe altro che trasferire il problema di reperire quei dollari dal governo ai contribuenti. Per farlo questi ultimi dovrebbero vendere agli Stati Uniti (o a chiunque altro sia disposto a effettuare transazioni con loro in dollari) più di quanto acquista da essi. In breve, l'Argentina dovrebbe registrare un surplus delle partite correnti, cosa che ha fatto solo raramente negli ultimi anni.
Il secondo è il prestito. In questo caso il governo argentino sta di fatto acquistando dollari con pesòs ed è per questo che il tasso di cambio – il prezzo in pèso del dollaro – è importante. Ad aprile 1.000 pèsos equivalevano a 93 centesimi; il 21 settembre equivalevano a soli 68. Il governo di Milei aveva bisogno di più pèsos per acquistare la stessa quantità di dollari e questo, come ha osservato The Economist, ha sollevato il familiare spettro della stampa di moneta e dell'inflazione, con la conseguente fuga dai pèsos e dal debito denominato in essi, come i titoli di stato argentini, oltre al deprezzamento della valuta e l'aumento dei rendimenti obbligazionari.
La follia dei tassi di cambio fissi
Per proteggersi da una situazione del genere, il governo argentino ha cercato di fissare il tasso di cambio, ma questo approccio ha dei limiti.
Se il pèso aumenta rispetto al dollaro, la banca centrale argentina, essendo colei che li emette, può stamparli in quantità illimitata, utilizzandoli per acquistare dollari, facendo così scendere il prezzo relativo dei pèsos e aumentare quello dei dollari.
La situazione è molto diversa quando il pèso è in calo rispetto al dollaro. In tal caso la banca centrale argentina deve abbassare il prezzo del dollaro rispetto al pèso vendendo dollari in cambio di pèsos, facendo così aumentare il prezzo relativo di questi ultimi. Ma la banca centrale argentina ha accesso solo a una certa quantità di dollari, quindi ci sono limiti a quanto può perseguire questa linea di politica. Questa è la grande asimmetria al centro di tassi di cambio fissi come quello argentino; come scoprirono gli inglesi nel 1992, è facile indebolire una valuta relativamente forte, ma non rafforzarne una relativamente debole.
Nel periodo precedente alle elezioni, l'Argentina ha prosciugato le sue riserve in dollari nel tentativo di difendere il cambio fisso del pèso. Quando ha esaurito le munizioni, è intervenuto il presidente Trump. Per quanto utile, affidarsi a lui non è una strategia macroeconomica a lungo termine.
Le prospettive per l'Argentina
Milei mira a tenere sotto controllo l'indebitamento dell'Argentina, in modo che sia meno vulnerabile alle oscillazioni del tasso di cambio. L'elettorato argentino gli ha espresso la sua fiducia. A differenza degli elettori di altri Paesi, potrebbero aver avvertito un livello di sofferenza economica tale da indurli a riconoscere la necessità della medicina di Milei.
Con questo mandato c'è ancora molto da fare. “Il problema principale è che l'Argentina ha uno stato sociale ipertrofico, date le dimensioni e il livello di sviluppo della sua economia, e un sistema fiscale e di trasferimenti sociali altamente distorto che lo finanzia”, ha dichiarato l'economista politico Jean-Paul Faguet a Newsweek a settembre. “Riesce a rimanere stabile solo nei periodi di prosperità; una cattiva situazione economica a livello internazionale, o specifici shock internazionali, la sbilanciano e la mandano in crisi”. Le ultime elezioni sono state uno shock positivo, con il pèso e i prezzi delle obbligazioni in aumento e i rendimenti in calo. Finché persistono i problemi strutturali dell'Argentina, però, l'economia – e il Paese – rimarranno vulnerabili. Il suo stato sociale, come quello francese ad esempio, deve essere proporzionato alla capacità dell'economia di sostenerlo e questo comporterà ulteriori tagli. Milei, in lizza per la rielezione nel 2027, ce la può fare ma ha ancora molto lavoro da fare.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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L'ipocrisia della Lagarde: autonomia della BCE & autonomia della FED
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di Thomas Kolbe
(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/lipocrisia-della-lagarde-autonomia)
La Presidente della BCE, Christine Lagarde, ha avvertito la Federal Reserve di non perdere la propria indipendenza a favore della politica. Una manovra trasparente, considerando che la BCE si è da tempo fusa con Bruxelles, diventando un'entità politica.
In un'intervista alla stazione radio francese Classique, la Lagarde ha messo in guardia dal fatto che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sta tentando di prendere il controllo della Federal Reserve:
Se la politica monetaria degli Stati Uniti non fosse più indipendente e dipendesse invece dai dettami di questa o quella persona, allora credo che l'effetto sull'equilibrio dell'economia americana potrebbe essere molto preoccupante, a causa delle conseguenze che ciò avrebbe in tutto il mondo.Infatti Trump (questa o quella persona) sta esercitando una pressione enorme sulla FED: il suo tentativo di sfruttare lo scandalo interno che circonda la governatrice Lisa Cook per rimuoverla tramite ordine esecutivo e sostituirla con un alleato.
La Cook è accusata di aver fornito false informazioni nelle transazioni relative ai mutui, dichiarando un condominio di Atlanta come sua residenza principale mentre in precedenza rivendicava la sua casa nel Michigan, sollevando lo spettro di una frode ipotecaria.
Poliziotto buono, poliziotto cattivo
Indipendentemente dall'esito, questo segna l'ultimo picco nella battaglia tra Trump e il presidente della FED, Jerome Powell, che Trump accusa di sabotaggio riguardo i tassi d'interesse. Powell ha contrastato l'impennata dell'inflazione causata dalle iniezioni di liquidità durante i lockdown con rapidi aumenti dei tassi e da allora li ha mantenuti ben al di sopra di quelli delle altre banche centrali. Trump, al contrario, chiede drastici tagli degli stessi per liberare il mercato immobiliare congelato e alleggerire gli oneri statali.
Non è ancora chiaro in che misura questa disputa pubblica tra Trump e Powell segua un copione politico. Seguendo la dinamica del “poliziotto buono, poliziotto cattivo”, entrambi sono riusciti ad attrarre investimenti negli Stati Uniti attraverso politiche commerciali e tassi elevati, svalutando contemporaneamente il dollaro rispetto alle altre valute fiat. Missione compiuta, per ora: la bilancia commerciale fortemente negativa si sta lentamente invertendo, le entrate dei dazi stanno aumentando e l'industria statunitense sta recuperando terreno.
Ritorno al denaro privato
Al di là della controversia sulla FED, negli Stati Uniti si sta verificando una piccola rivoluzione monetaria: il ritorno parziale a un sistema monetario basato su banche private. Con il GENIUS Act e l'ascesa delle stablecoin in dollari, l'amministrazione Trump ha definito il quadro giuridico per la creazione di monete private.
Le banche private potranno emettere le proprie stablecoin, ciascuna coperta da garanzie come titoli del Tesoro americani, oro, o Bitcoin. Gli Stati Uniti si stanno muovendo verso un sistema monetario più stabile e competitivo, che riduce il rischio della leva finanziaria e rafforza il settore bancario rispetto alla controparte europea.
La Lagarde non ha tutti i torti quando afferma che il potere della FED potrebbe essere limitato in futuro, ma a differenza del sistema statalista dell'Eurozona, il settore bancario statunitense acquisirà un'influenza significativa a spese della FED.
La Lagarde ha senso dell'umorismo
È quasi tragicomico che il presidente della BCE metta in guardia contro una perdita di autonomia della FED. Dalla crisi del debito sovrano di quindici anni fa, la BCE è stata completamente fusa con Bruxelles. L'autonomia nella politica monetaria dell'Eurozona è inesistente.
Durante la crisi del debito, la BCE è intervenuta massicciamente: i tassi di interesse nominali sono scesi da oltre il 4% nel 2008 a un minimo di -0,5%, rimanendo in territorio negativo per anni; gli acquisti di obbligazioni e le operazioni di rifinanziamento a lungo termine sono aumentati vertiginosamente fino a circa €3.000 miliardi, una liquidità che ha parzialmente sostituito il credito privato. Questo è uno dei motivi per cui l'economia dell'Eurozona ha fatto affidamento sulla domanda pubblica finanziata dal credito per rimanere a galla.
Grazie ai suoi strumenti anti-frammentazione, la BCE ha fornito copertura alle obbligazioni della periferia dell'UE indipendentemente dalla disciplina fiscale.
Crisi mai risolta
I risultati di questa manipolazione del mercato sono evidenti: l'Eurozona ha continuato ad aumentare i deficit nazionali. L'effetto disciplinare delle penalizzazioni sui tassi di interesse è svanito: la BCE è diventata una macchina per stampare moneta, con il controllo politico che ha soppiantato la disciplina di mercato.
L'operazione di salvataggio ha raggiunto l'apice con il leggendario “whatever it takes” di Mario Draghi, il quale segnalava che la BCE avrebbe garantito la solvibilità di quegli stati membri fortemente indebitati.
Da allora la BCE ha svolto il ruolo di “puntellatore”, prestatore di ultima istanza per tutti i Paesi dell'Eurozona, molti dei quali hanno abbandonato la responsabilità fiscale. La decisione di Draghi ha privato il mercato obbligazionario della sua integrità, minando il suo ruolo di meccanismo di controllo.
Assurdità “fatte in casa dalla BCE”
Bruxelles ha trasformato la BCE in una pompa di denaro per la sua campagna ideologica contro il libero mercato e la sovranità nazionale. Dal finanziamento di assurdi progetti climatici alla costruzione di un'economia di guerra europea, la BCE monetizza il debito crescente, con il contributo della Commissione europea: il prossimo bilancio di Bruxelles ammonta a circa €2.000 miliardi, gran parte dei quali finanziati tramite l'emissione di eurobond, contando sull'intervento della BCE in caso di esitazione del mercato.
La BCE è tutt'altro che indipendente. Poche banche centrali si sono sottomesse alla politica in modo così completo. L'eredità della Bundesbank tedesca, conservatrice e focalizzata sulla stabilità, è ormai svanita.
Cortine fumogene e manipolazione mediatica
La politicizzazione monetaria europea ha permesso all'ecologismo socialista di Bruxelles di radicarsi nonostante le ricadute economiche. Tassi di interesse manipolati e garanzie statali hanno prodotto la più grande economia zombi del mondo, fatta eccezione per il settore immobiliare cinese. Le risorse scarse vengono dirottate verso progetti improduttivi, congelando l'Eurozona nella stagnazione.
Gli avvertimenti della Lagarde nei confronti della FED sono solo distrazioni. L'Europa si trova ad affrontare crescenti pressioni sul debito sovrano, con la Francia sull'orlo della crisi. Gli strumenti della BCE devono essere pronti, poiché nessuno sa quando il mercato tirerà fuori il cartellino rosso.
Mentre gli Stati Uniti proseguono la riforma monetaria, deregolamentano l'economia e riducono le tasse, l'Europa rimane in una paralisi normativa. La BCE perpetua la spirale del debito socialista con iniezioni di liquidità sempre nuove. Stiamo assistendo a un crollo al rallentatore, mentre i politici europei non riescono a sfuggire alla trappola ideologica che si sono creati da soli.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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La Spagna brucia
La traduzione in italiano dell'opera scritta da Wendy McElroy esplora Bitcoin a 360°, un compendio della sua storia fino ad adesso e la direzione che molto probabilmente prenderà la sua evoluzione nel futuro prossimo. Si parte dalla teoria, soprattutto quella libertaria e Austriaca, e si sonda come essa interagisce con la realtà. Niente utopie, solo la logica esposizione di una tecnologia che si sviluppa insieme alle azioni degli esseri umani. Per questo motivo vengono inserite nell'analisi diversi punti di vista: sociologico, economico, giudiziario, filosofico, politico, psicologico e altri. Una visione e trattazione di Bitcoin come non l'avete mai vista finora, per un asset che non solo promette di rinnovare l'ambito monetario ma che, soprattutto, apre alla possibilità concreta di avere, per la prima volta nella storia umana, una società profondamente e completamente modificabile dal basso verso l'alto.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/la-spagna-brucia)
Alcune leggi spengono gli incendi; altre li accendono. In Spagna, un Paese che ha padroneggiato l'arte di legiferare contro la realtà, abbiamo un numero sempre maggiore di leggi del secondo tipo. Ogni volta che la proprietà privata viene violata e la responsabilità individuale viene sostituita dall'imposizione statale, i problemi si moltiplicano. Lo stato tende a coprire una legge cattiva con una legge ben peggiore, come cercare di spegnere un incendio con la benzina.
Per decenni la Legge boschiva del 1957 ha imposto rigidi limiti alla gestione privata dei boschi.
Possedere un bosco non significava decidere come utilizzarlo: le attività erano rigidamente regolamentate e gli usi erano soggetti a supervisione amministrativa. La legge intendeva mantenere il territorio come “bosco” in modo permanente, escludendo qualsiasi utilizzo alternativo.
Il risultato fu una proprietà svuotata di contenuto, i cui proprietari sopportavano gli oneri ma godevano di pochi benefici legittimi.
Gran parte degli incendi boschivi in Spagna sono di origine dolosa. La legge del 1957 non impediva automaticamente che i terreni bruciati venissero riclassificati o destinati ad altri usi. Molto dipendeva dalla discrezionalità della pianificazione urbanistica e dalle successive decisioni amministrative. Nella pratica questo apriva la porta al sospetto di incendi intenzionali, poiché una volta bruciati, i terreni potevano perdere il loro valore boschivo e acquisire interesse urbano o agricolo. Ogni estate, mentre le fiamme si diffondevano sulle colline, si sentivano voci che dietro di esse si nascondessero interessi urbani. Il caso più tristemente noto fu Terra Mítica, dove un incendio precedette la riclassificazione del terreno per la costruzione del parco a tema.
Non c'era bisogno di prove concrete affinché l'idea attecchisse nell'opinione pubblica: il fuoco poteva essere il primo passo verso un'attività imprenditoriale. Il guaio è che, sia per l'opinione pubblica che per i legislatori, la soluzione non è mai stata affrontare la radice del problema o dare ai proprietari terrieri la libertà di gestire i propri boschi senza doverli bruciare. Invece di eliminare gli incentivi perversi e lasciare che ogni proprietario si prendesse cura e traesse profitto dalla propria terra, i legislatori hanno scelto la strada che conoscono meglio: l'ennesimo ostacolo legale.
La Legge boschiva del 2003 fu introdotta come la grande modernizzazione del sistema giuridico riguardo i boschi. In realtà non risolse il problema alla radice, poiché le restrizioni al libero uso della proprietà furono mantenute e persino ampliate. I proprietari terrieri non potevano ancora gestire i loro appezzamenti senza l'autorizzazione amministrativa. Il grande cambiamento fu la “regola dei trent'anni”: se un bosco brucia, non può essere riclassificato o destinato a un uso diverso per tre decenni. La logica era che se non ci fosse stato alcun profitto dopo un incendio, l'incentivo a provocarne uno sarebbe venuto meno. Tuttavia questa misura non fece altro che spostarli, gli incentivi. Nessuno avrebbe più appiccato un incendio per far riclassificare un terreno (cosa che, in realtà, non è mai stata chiaramente dimostrata), ma aprì una nuova possibilità: il sabotaggio. Immaginate un appezzamento di terreno in fase di riclassificazione. Se un concorrente avesse voluto bloccarlo, sarebbe bastato dargli fuoco. Se le fiamme si fossero sviluppate prima che le pratiche burocratiche fossero state completate, il progetto sarebbe rimasto bloccato per trent'anni.
Gli incentivi distorti a provocare incendi sono solo una parte del problema. L'altra importante conseguenza delle leggi boschive spagnole non risiede nel motivo per cui gli incendi divampano, ma nel motivo per cui si diffondono con tale violenza: decenni di restrizioni legali hanno trasformato le foreste in enormi depositi di combustibile. Ciò che rende questi incendi delle catastrofi nazionali non è solo il fatto che a volte siano dolosi, ma anche il fatto che una volta iniziati – naturali o intenzionali – divampano incontrollati in boschi abbandonati deliberatamente.
Un incendio non nasce solo da una scintilla; ha bisogno di combustibile. Biomassa secca, rami caduti e sterpaglia infiammabile sono i veri motori del disastro. Questo accumulo non è casuale, ma il risultato di un quadro giuridico che per decenni ha incoraggiato l'abbandono. La legge del 2003, lungi dal risolvere il problema, ha mantenuto restrizioni alla gestione del territorio e addirittura le ha ampliate. Ha limitato gli usi consentiti (articolo 36) e ha imposto che ogni azione fosse sottoposta a piani tecnici e autorizzazioni (articolo 37). Allo stesso tempo, ha imposto ai proprietari l'obbligo di prevenire gli incendi e mantenere i propri terreni in buone condizioni (articolo 48), rendendo reato tagliare, sradicare o persino raccogliere legna da ardere senza autorizzazione (articolo 67, sezioni c e j).
Si tratta di un cumulo di contraddizioni: ai proprietari viene detto di prevenire gli incendi, ma vengono privati degli incentivi per farlo, mentre si trovano ad affrontare costi, burocrazia e potenziali multe. Un bene che genera spese ma non entrate è un bene destinato all'abbandono. Per secoli tale pulizia non è mai dipesa da burocrati o sussidi, ma da pratiche spontanee che sono andate a beneficio sia della gente del posto che dei proprietari. I pastori portavano le loro mandrie, i boscaioli raccoglievano rami e i vicini raccoglievano combustibile per le loro case. Tutto ciò riduceva la biomassa pur garantendone un uso legittimo. Oggi queste pratiche vengono punite o sepolte sotto infinite autorizzazioni.
Anche tralasciando gli incentivi perversi che la legge crea per provocare incendi e l'abbandono che incoraggia, rimane un problema più grande: cosa succede dopo che il bosco è già bruciato? Una volta che l'incendio si è propagato, la legge del 2003 aggiunge un ulteriore ostacolo: imponendo la regola dei trent'anni, qualsiasi terreno bruciato veniva bloccato e ogni incentivo a ripristinare ciò che era stato distrutto veniva meno. La legge non faceva distinzione tra incendio naturale, incidente, o doloso: tutti erano ugualmente condannati. Quale proprietario avrebbe investito nel recupero di un bosco che, per legge, doveva rimanere sterile per trent'anni? Invece di incoraggiare la rigenerazione, la legge produceva l'effetto opposto: spingeva ad abbandonarlo il bosco e ne perpetuava così la devastazione.
Paradossalmente, in nome della tutela dell'ambiente, coloro che avevano il maggiore interesse a conservare il territorio sono stati espulsi.
Il risultato è un bosco che di fatto non appartiene a nessuno: né ai proprietari, che non possono gestirlo; né agli utilizzatori tradizionali, che non ne traggono più beneficio; né allo stato, che non ha i mezzi per prendersene cura. Questo è il vero problema.
Così ogni estate il rituale si ripete: elicotteri che volano sopra le nostre teste, drammatiche riprese televisive, fiamme inarrestabili, vigili del fuoco esausti e politici in posa tra le ceneri. La scena si ripete anno dopo anno, sempre con le stesse promesse di riforme e nuove commissioni di studio.
Nel frattempo il sottobosco continua a crescere, secco e pronto, in attesa della prossima scintilla. Gli incendi non aspettano e la legge non li fermerà.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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La rivoluzione di Satoshi e la possibilità concreta di dire di “No”
(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/la-rivoluzione-di-satoshi-e-la-possibilita)
Quando ho contattato l'autrice del libro, La rivoluzione di Satoshi, e abbiamo iniziato una corrispondenza per email, è stato come fare il bagno in una vasca gelata: d'improvviso molte sfaccettature dell'ecosistema Bitcoin hanno preso una diversa forma. Ero interessato alla traduzione del libro proprio perché molte nuove consapevolezze erano esplose in me man mano che proseguivo nella lettura. Inutile dire che la volontà di condividere qualcosa con altri deriva sostanzialmente da ciò: la comprensione e l'inquadramento di un determinato fenomeno sotto un nuovo punto di vista, avvalorato e arricchito di una nuova dimensione di conoscenza. Infatti Bitcoin appare diverso a chiunque lo osservi, potremmo definirlo una moderna parabola dei ciechi e dell'elefante.
Agli economisti sembra una moneta di qualità inferiore, poiché non ha una risposta elastica dal lato dell'offerta. Agli occhi degli enti regolatori si tratta di un tentativo subdolo di riciclare denaro ed evadere le tasse. Per il grande pubblico sembra un'orribile creatura costituita da speculatori finanziari e tecno-chiacchieroni, e per questo motivo la maggior parte delle persone lo ignora.
Con La rivoluzione di Satoshi di Wendy McElroy le cose cambiano radicalmente. “Questo è stato uno dei miei progetti intellettuali più difficili e importanti che abbia completato”, mi ha detto l'autrice. È un libro calmo e serio, accessibile ai principianti curiosi e a coloro che non sono ancora convinti che Bitcoin sia una soluzione rapida a ogni problema sociale. Come direbbe qualcuno, tanto per aggiungere un po' di ironia al fenomeno, Bitcoin è “tutto ciò che non capite del denaro, combinato con tutto ciò che non capite dei computer”. Alcune spiegazioni tecniche sono inevitabili, ma il lettore non è soggetto a una valanga di tecnicismi incomprensibili, né a grida di protesta semplicistiche inserite solo per attirare l'attenzione, vendere una copia in più e non lasciare niente di costruttivo al lettore.
L'autrice lo ritiene apertamente un vantaggio per il mondo e questa confessione “partigiana” non dovrebbe sminuire le sue numerose argomentazioni. L'approccio di prendere in considerazione solo gli incentivi personali e scartare di conseguenza le idee è, nell migliore delle ipotesi, miope e, nella peggiore, stupido: “La critica di una presa di parte a priori è un errore di valutazione. Sostengo Bitcoin perché ci credo dopo anni di studio, pertanto le mie tesi reggono, o cadono, in base ai loro meriti”.
E di meriti ce ne sono in abbondanza. La McElroy non esagera, come molti bitcoiner sono soliti fare, ma contestualizza la sua argomentazione fin da subito: “Nonostante le speranze di molti irriducibili sostenitori del Bitcoin, esso non porrà fine alla guerra, non ripristinerà la famiglia tradizionale, né risanerà il mercato immobiliare. Non migliorerà la nutrizione, non ispirerà un ritorno all'arte rinascimentale, né farà rivivere l'architettura del XIX secolo. Bitcoin non risolve tutto; risolve alcuni problemi e ne distrugge persino altri”.
Ciò che molti credono di Bitcoin è vero: è per i criminali, ma è anche per chi combatte per la libertà, per coloro che sono tagliati fuori dal sistema monetario mondiale, per coloro che sono tenuti finanziariamente ostracizzati dalle leggi o dalle usanze dei loro Paesi, per i dissidenti russi o nigeriani che cercano di ricevere e spendere fondi, per le donne afghane sotto il regime patriarcale, per i rifugiati che cercano di attraversare un confine con i loro beni (finanziari) intatti, per gli occidentali che cercano di sfuggire alle peggiori conseguenze dell'inflazione, per i dispensari di marijuana negli Stati Uniti la cui attività è legale negli stati in cui operano ma illegale a livello federale (e quindi incapaci di utilizzare il sistema bancario che è sotto un pesante controllo centralizzato). In realtà tutti questi usi sono la stessa cosa: molte parti dello stesso elefante. La natura del denaro è quella di poter essere utilizzato tra nemici che altrimenti non potrebbero fidarsi, o costringersi a vicenda, a comportarsi bene (gli amici possono usare credito e favori, invece). È uno strumento al portatore che non richiede identificazione, un conto bancario, o il permesso di un sovrano.
“Bitcoin”, scrive l'autrice in modo efficace e conciso, “è capacità di dire di no”: un modo monetario per sottrarsi, per evitare ostacoli. Non c'è da stupirsi che piaccia anche ai criminali. Questo non è un libro ideologico che sostiene aprioristicamente Bitcoin o riflette sul “crollo” del dollaro; libri del genere esistono già, mentre invece la McElroy di creare qualcosa di più grande: non indaga se le cose che Bitcoin rompe valgano la pena di essere rotte, ma “se dovremmo preferire un mondo con Bitcoin a un mondo senza Bitcoin”. Lo fa con prudenza e scrupolosità, usando lo strumento filosofico del velo dell'ignoranza di John Rawls.
Supponendo che non sappiate chi siate, in quale Paese siate nati e quali siano le vostre competenze, i vostri interessi e le vostre opportunità (ovvero, se cercaste di privare i lettori dei loro privilegi monetari e finanziari), sosterreste ancora l'esistenza di Bitcoin?
Nell'ambito di questo velo, La rivoluzione di Satoshi, cerca di presentare argomentazioni il più possibile ineccepibili a favore di Bitcoin. Un tale esercizio oltre a essere ammirevole è anche prezioso. Non vedere un problema nella censura e nell'oppressione finanziaria equivale a credere che solo le Persone Cattive™ abbiano problemi con le autorità (benevolenti). In realtà “anche i buoni vengono spesso censurati”.
La rivoluzione di Satoshi vi invita a guardare più lontano nel tempo e più in generale in tutto il mondo: “Se poteste immaginare di trovarvi nella posizione di aver bisogno di una forma di denaro resistente alla censura, o di dover insegnare a qualcun altro come usarlo, sarebbe saggio studiare Bitcoin”. Questa è la realtà per circa quattro miliardi di persone che vivono sotto il tacco di governanti autoritari che limitano, catturano, opprimono, o puniscono in altro modo i dissidenti per aver fatto, o detto, cose sbagliate. Bitcoin, come qualsiasi altra rivoluzione nella storia, non dissipa le leggi ingiuste, né fa sparire i governanti malvagi, ma niente può farlo; queste “ingiustizie” vivranno finché vivrà l'essere umano. L'uso di Bitcoin rende la spesa e il trasferimento di denaro molto più difficili da censurare per tali governanti.
Si tratta di un miglioramento evidente, un vantaggio per l'umanità. Bitcoin è denaro della libertà, una via di fuga dal pesante stivale di un tiranno. Dietro il velo, abbiamo alte probabilità di essere una di quelle persone. Questo libro alimenta le aspettative e di conseguenza stimola la creatività. La sola speranza di avere per le mani uno strumento di difesa efficace per qualsiasi situazione tirannica o di censura è di per sé uno strumento che permetterà a una pletora crescente di individui di organizzarsi diversamente. La sola esistenza, concreta, di questa possibilità è quanto basta per proiettare le persone nel futuro e, dapprima, far immaginare loro alternative, poi realizzarle. Ecco perché Bitcoin è speranza.
Gli economisti, tuttavia, ridurrebbero il tutto al seguente quadro di riferimento: ampliare il set decisionale e le opportunità disponibili non fa altro che avvantaggiare gli utenti (indipendenza da alternative irrilevanti). Più opzioni ci sono, meglio è. Date le diverse preferenze e circostanze individuali, la situazione mondiale con Bitcoin rappresenta un miglioramento per alcuni ed è quindi piuttosto banale concludere che per queste persone sia meglio avere accesso a Bitcoin piuttosto che non avercelo.
Un mondo con Bitcoin ha i suoi costi, però: ci sono casi di riciclaggio di denaro, ransomware e mancato pagamento delle tasse se qualcosa come Bitcoin non fosse mai stato inventato (beh, scoperto...). L'autrice ammette che tali fenomeni, nella misura in cui sono resi possibili da Bitcoin, sono negativi, ma che non rappresentano “una seria minaccia al beneficio netto complessivo di Bitcoin per il mondo”. In un certo senso, La rivoluzione di Satoshi, fa anche eco a Money and the Rule of Law di Pete Boettke: “Per quanto riguarda le istituzioni monetarie, Bitcoin porta lo stato di diritto nel mondo del denaro ed è un'alternativa attraente, perché apre alla possibilità di creare un consenso con cui dire ‘No’ soprattutto per i miliardi di persone che soffrono sotto pessimi governanti e con le tecnologie analogiche sono intrappolati in un loop terrificante da cui non ci sarebbe uscita”.
Inoltre la McElroy è piuttosto fiduciosa riguardo alle implicazioni di questa istituzione monetaria: “Bitcoin è un'istituzione monetaria che punta alla prevedibilità e alla disintermediazione sistematiche. Esiste non per perseguire la stabilità dei prezzi, o la piena occupazione, ma per eliminare del tutto la necessità di creatori di denaro centrali, mediatori e gestori”.
Abbiamo bisogno di libri seri su Bitcoin e sull'ecosistema che lo circonda, soprattutto dal punto di vista intellettuale, e La rivoluzione di Satoshi è proprio uno di questi.
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Confermato l'Accordo di Mar-a-Lago: Miran porta la ristrutturazione di Trump alla FED
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di Lau Vegys
(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/confermato-laccordo-di-mar-a-lago)
[Nota: questo pezzo è stato scritto prima che Trump licenziasse il governatore della FED, Lisa Cook, rafforzando ulteriormente i suoi nominati nel consiglio di amministrazione.]
La nomina di Stephen Miran alla Federal Reserve non è solo l'ennesima mossa che ricade nell'alveo “il personale rispecchia la linea di politica” (slogan degli anni di Reagan): è l'inserimento dell'architetto della riorganizzazione targata Trump all'interno dell'istituzione stessa che contribuirà a realizzare la riforma economica più ambiziosa degli Stati Uniti da generazioni.
Senza entrare troppo nei dettagli, Miran, la mente dietro quello che è stato soprannominato “Accordo di Mar-a-Lago” ha delineato un piano completo per trasformare lo status di riserva del dollaro da un semplice peso a una merce di scambio, in modo da trasformare l'enorme debito americano da un imbarazzo a una leva finanziaria e riorientare l'intera struttura economica globale a favore di Washington.
E naturalmente ciò che rende tutto questo particolarmente rilevante in questo momento, in particolare per chiunque abbia un'esposizione all'oro, è la tempistica.
Il metallo giallo ha seguito una marcia inarrestabile verso l'alto per tutto il 2025, raggiungendo diversi massimi storici e superando i $4000 l'oncia. Ora, con la nomina di Miran alla FED, stiamo capendo esattamente perché gli investitori più attenti hanno accumulato silenziosamente il metallo giallo per tutto l'anno.
Ma chiunque pensi che la nomina di Miran serva semplicemente a dare a Trump l'ennesimo voto accomodante a favore dei tagli dei tassi perde di vista il quadro più ampio. L'oro non sta salendo solo a causa dei previsti tagli dei tassi; sta salendo perché gli investitori informati hanno riconosciuto ciò che la strategia di Trump avrebbe alla fine richiesto: l'indebolimento sistematico del dominio del dollaro e una potenziale rivalutazione dell'oro.
Il risultato è che la nomina di Miran è solo l'ultima conferma che questo piano sta passando dalla teoria alla pratica. E una volta capito cosa questo implica sia per il dollaro che per l'oro, è più facile capire perché $4000 per l'oro potrebbero essere solo l'inizio.
La posizione di Miran alla FED cambia le carte in tavola
Non vorrei sembrare un disco rotto, ma non mi stancherò mai di ripeterlo.
Non si tratta solo di assicurarsi un altro voto accomodante per i tagli dei tassi – Trump avrebbe potuto scegliere qualsiasi yes-man per questo. Si tratta di insediare l'architetto del reset monetario americano direttamente all'interno della Federal Reserve.
La FED non stabilisce dazi, non negozia accordi commerciali, né firma patti di difesa, ma controlla la leva più importante della strategia di Trump: il costo e il flusso del denaro.
Dal suo incarico di governatore della FED, Miran avrà diritto di voto permanente nel Federal Open Market Committee (FOMC), il che gli consentirà di esercitare un'influenza diretta sui tassi di interesse, sulla massa monetaria e, soprattutto, sulle operazioni di bilancio della FED. Ma, cosa ancora più importante, sarà in grado di coordinare la politica monetaria con la strategia da lui ideata.
Riflettiamo su cosa questo significhi in termini pratici e dal punto di vista di Trump. La strategia prevede una svalutazione coordinata del dollaro, ma ciò richiede la partecipazione della FED. Non è possibile orchestrare un aggiustamento monetario in stile Accordi del Plaza (ne parleremo più avanti) se la banca centrale si oppone a ogni passo. Con Miran alla FED, Trump si ritrova con qualcuno che comprende sia la teoria macroeconomica alla base della svalutazione del dollaro, sia i meccanismi pratici di come attuarla attraverso la politica monetaria.
Nota: il dollaro si è già indebolito di oltre il 10% negli ultimi sei mesi. Per mettere le cose in prospettiva, l'ultima volta che il dollaro è sceso così tanto all'inizio dell'anno è stato nel 1973, subito dopo che gli Stati Uniti avevano finalizzato la loro separazione dall'oro e l'avvento della moneta fiat.La nomina di Miran segnala anche qualcosa di ancora più significativo: la presa di controllo istituzionale della politica monetaria. Alla scadenza del mandato di Jerome Powell, a maggio 2026, i presidenti della FED vengono solitamente scelti tra i governatori in carica. Insediando Miran, Trump ha posizionato il suo architetto monetario strategico a capo dell'intero sistema della Federal Reserve.
In breve, Trump sta facendo in modo che la FED stessa diventi lo strumento principale per attuare la sua riorganizzazione. E c'è una ragione ben precisa per questo fatto.
La strategia di Trump ha bisogno della FED dalla sua parte
Ho menzionato prima gli Accordi del Plaza perché è il precedente storico più vicino a quello che chiamiamo Accordo di Mar-a-Lago.
Probabilmente ne avrete sentito parlare.
Il 22 settembre 1985 i ministri delle finanze delle maggiori economie mondiali si riunirono al Plaza Hotel di New York per coordinare una svalutazione del dollaro, innaturalmente forte.
Al di fuori degli Stati Uniti nessuno voleva un dollaro più debole: avrebbe reso le esportazioni più costose per gli acquirenti americani, ma, proprio come oggi, Washington esercitò pressioni con dazi, sovrapprezzi sulle importazioni, quote e accuse di “commercio sleale”.
E indovinate un po'? Funzionò. La Germania Ovest e il Giappone, le potenze economiche dell'epoca, cedettero.
Ma ecco cosa fece funzionare gli Accordi del Plaza: la Federal Reserve era pienamente a bordo. L'allora Presidente della FED, Paul Volcker, si coordinò a stretto contatto con il Segretario al Tesoro, James Baker, per garantire che la politica monetaria sostenesse la strategia di svalutazione del dollaro. Tagliò i tassi di interesse da circa il 12% al 6% tra la fine del 1984 e la fine del 1986, creando le condizioni per la discesa del dollaro. Senza quella cooperazione gli Accordi del Plaza sarebbero probabilmente rimasti solo l'ennesimo pezzo di carta.
Ecco perché la nomina di Miran è cruciale. Trump ha imparato dal copione di Reagan: per attuare una svalutazione monetaria coordinata, è meglio assicurarsi che la banca centrale remi nella stessa direzione. Insediando il suo uomo all'interno della FED, Trump garantisce che la politica monetaria si allinei alla sua strategia economica più ampia, anziché indebolirla.
E che fine fece l'oro in seguito agli Accordi del Plaza?
Salì vertiginosamente. Date un'occhiata al grafico qui sotto.
Dopo gli Accordi del Plaza del 1985, il prezzo dell'oro balzò da circa $320 l'oncia a oltre $370 tra settembre 1985 e marzo 1986... in soli sei mesi.
Considerando i prezzi odierni, sarebbe come vedere l'oro balzare a circa $5.000 l'oncia.
Ma ecco il punto: se la riorganizzazione di Trump si svolgerà nel modo in cui credo, non sarà solo una ripetizione degli Accordi del Plaza, ma sarà più verticale.
Nell'attuale economia globalizzata e sovraindebitata, gli effetti a catena potrebbero essere enormi. Non mi sorprenderebbe vedere l'oro salire a $6.000 o $8.000 l'oncia, mentre i mercati si affrettano ad adattarsi.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una mancia in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.
Il piano dell'UE per soffocare la privacy online è terrificante
La traduzione in italiano dell'opera scritta da Wendy McElroy esplora Bitcoin a 360°, un compendio della sua storia fino ad adesso e la direzione che molto ptobabilmente prenderà la sua evoluzione nel futuro prossimo. Si parte dalla teoria, soprattutto quella libertaria e Austriaca, e si sonda come essa interagisce con la realtà. Niente utopie, solo la logica esposizione di una tecnologia che si sviluppa insieme alle azioni degli esseri umani. Per questo motivo vengono inserite nell'analisi diversi punti di vista: sociologico, economico, giudiziario, filosofico, politico, psicologico e altri. Una visione e trattazione di Bitcoin come non l'avete mai vista finora, per un asset che non solo promette di rinnovare l'ambito monetario ma che, soprattutto, apre alla possibilità concreta di avere, per la prima volta nella storia umana, una società profondamente e completamente modificabile dal basso verso l'alto.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/il-piano-dellue-per-soffocare-la)
I lettori abituali ormai conoscono il Digital Services Act (DSA) dell'UE di cui abbiamo parlato in diverse occasioni dal luglio 2023. Per chi non lo sapesse, una breve introduzione: il DSA impone alle piattaforme online di grandi dimensioni (VLOP) e ai motori di ricerca online di grandi dimensioni (VLOSE) l'obbligo legale di intervenire tempestivamente contro i contenuti illegali ospitati sulle loro piattaforme, rimuovendoli, bloccandoli, o fornendo determinate informazioni alle autorità competenti.
I VLOP e i VLOSE sono inoltre tenuti ad adottare misure contro rischi che vanno oltre i contenuti illegali, tra cui vaghe minacce al “dibattito civile”, ai “processi elettorali” e alla “salute pubblica”. Spetta alla Commissione o alle autorità nazionali definire cosa potrebbero comportare tali minacce. È qui che ha iniziato a prendere forma il regime di censura di massa dell'UE.
L'obiettivo principale del DSA è combattere, ovvero sopprimere, la disinformazione online, non solo in Europa ma potenzialmente in tutto il mondo. Si inserisce in una tendenza più ampia dei governi occidentali e delle istituzioni delle Nazioni Unite che spingono per censurare le informazioni su Internet, perdendo gradualmente il controllo sui principali filoni narrativi.
Le piattaforme che violano la legge rischiano multe salate, fino al 6% del loro fatturato annuo globale. Pertanto è lecito supporre che pecchino di prudenza, cancellando contenuti che potrebbero essere considerati dannosi, anche quando sono del tutto legali. Inizia così la china scivolosa della censura sistemica online.
Come ha avvertito il giudice tedesco in pensione, Manfred Kölsch, in un editoriale sul Berliner Zeitung, il DSA non solo rappresenta una minaccia esistenziale alla libertà di parola in Europa, ma viola anche molte delle leggi dell'UE sulla libertà di espressione e di informazione:
Uno sguardo attento dietro la facciata dello stato di diritto rivela che il DSA mina consapevolmente il diritto alla libertà di espressione e di informazione garantito dall'articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell'UE, dall'articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e dall'articolo 5 della Legge fondamentale (la Costituzione scritta della Germania, approvata dagli alleati nel 1949, quando fu istituito il primo governo del dopoguerra nella Germania occidentale).Il testo dell'articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea recita quanto segue:Ogni individuo ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o comunicare informazioni e idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera.Come avevamo anticipato nel 2023, è probabile che le ripercussioni del DSA si estendano ben oltre i confini dell'UE e potrebbero persino avere portata globale, proprio come il suo predecessore, il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR). Tali preoccupazioni sono state ribadite da un rapporto pubblicato a gennaio dalla Commissione Giustizia della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, che ha definito il DSA una “minaccia di censura estera”:[Il rapporto] include informazioni non pubbliche su come la Commissione europea e le autorità nazionali attuano le norme, tra cui informazioni riservate provenienti da workshop dell'UE, e-mail tra l'esecutivo dell'UE e le aziende, richieste di rimozione di contenuti in Francia, Germania e Polonia, e resoconti di riunioni della Commissione con le aziende nel settore tecnologico.
“Sulla carta il DSA è pessimo; nella pratica è anche peggio”, si legge nel rapporto.
“I censori europei” nella Commissione e nei Paesi dell'UE “prendono di mira i dibattiti politici che non sono né dannosi né illegali, tentando di soffocarli su temi come l'immigrazione e l'ambiente”. La loro censura è “in gran parte unilaterale” nei confronti dei conservatori.
Queste affermazioni sono supportate dalle recenti dichiarazioni del fondatore di Telegram, Pavel Durov, secondo cui all'inizio di quest'anno i funzionari dell'intelligence francese lo avrebbero contattato con la richiesta di censurare contenuti filo-conservatori in vista delle elezioni rumene del maggio 2025, una richiesta che lui afferma di aver rifiutato. Come scrive Le Monde, Durov non ha fornito alcuna prova a sostegno di queste affermazioni. Tuttavia, visti gli sforzi compiuti dall'UE per intromettersi nelle elezioni rumene, non si tratta certo di ipotesi inverosimili.
È interessante notare che le controversie diplomatiche sulla formulazione del DSA sono solo una delle numerose questioni che ostacolano l'accordo commerciale tra UE e Stati Uniti. Secondo il Financial Times, l'UE sta cercando di impedire agli Stati Uniti di prendere di mira le norme digitali dell'Unione, mentre le due parti si scontrano sui dettagli finali di una dichiarazione posticipata:
I funzionari dell'UE hanno affermato che i disaccordi sul linguaggio relativo alle “barriere non tariffarie” – che gli Stati Uniti hanno precedentemente affermato includere le norme digitali – sono tra le ragioni del ritardo nella dichiarazione congiunta.
Inizialmente era previsto pochi giorni dopo l'annuncio di un accordo commerciale da parte della Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, avvenuto il 27 luglio in Scozia. Due funzionari dell'UE hanno affermato che gli Stati Uniti volevano lasciare la porta aperta a possibili concessioni sul Digital Services Act dell'Unione, che obbliga le Big Tech a controllare le proprie piattaforme in modo più aggressivo. La Commissione ha affermato che allentare quelle regole rappresenta una linea rossa.
Chat Control
Nel frattempo Bruxelles sta spingendo con forza su un altro fronte: il cosiddetto Regolamento per la prevenzione e la lotta contro gli abusi sessuali sui minori. Denominata legge “Chat control”, la proposta mira a frenare la diffusione di materiale pedopornografico (CSAM) online. Sebbene si tratti di un obiettivo lodevole, il modo in cui l'UE lo sta perseguendo non solo minaccia i diritti fondamentali e le tutele di tutti, ma rischia anche di trasformare Internet in un ambiente ancora più centralizzato e sorvegliato.
Nella sua forma attuale la legge sul controllo delle chat impone di fatto la scansione delle comunicazioni private, comprese quelle attualmente protette dalla crittografia end-to-end. Se entrerà in vigore, le piattaforme di messaggistica, tra cui WhatsApp, Signal e Telegram, saranno tenute a scansionare ogni messaggio, foto e video inviato dagli utenti, anche se crittografati, a partire da ottobre.
Come scrive il Brussels Signal, il meccanismo al centro della proposta si chiama scansione lato client e la presidenza semestrale a rotazione della Danimarca nel Consiglio dell'UE è determinata a portarla avanti: infatti la ripresentazione della legislazione sul controllo delle chat, proposta per la prima volta nel 2022, è stato il primissimo passo formale della presidenza dopo la sua assunzione delle funzioni a luglio:
Attraverso la scansione lato client, il contenuto viene analizzato sul dispositivo dell'utente prima della crittografia. Per il lettore meno esperto di tecnologia, questo significa aprire una backdoor permanente che aggira le garanzie di privacy di una comunicazione sicura. Sarebbe come far leggere le lettere dallo stato prima di sigillare la busta, e sottoporrebbe i messaggi privati di ogni cittadino dell'UE a un controllo automatizzato. I lettori della Germania dell'Est potrebbero trovare familiari questi strumenti stasiani; la maggior parte non vorrebbe che tornassero di moda, né in Germania né altrove.
Purtroppo, invece di leggere le opinioni dei presenti e studiare versioni alternative e più blande della legislazione, (la prima ministra danese Mette) Frederiksen ha scelto di puntare ancora di più su questo grave errore politico e storico. Ben 19 Stati membri dell'UE ora sostengono la proposta. La Germania rimane per il momento non impegnata, ma probabilmente avrà un ruolo fondamentale. Infatti se Berlino si unisse al campo del “sì”, un voto a maggioranza qualificata – che richiede 15 Stati membri e che rappresentino il 65% della popolazione dell'UE – potrebbe portare all'approvazione della legge entro metà ottobre. La presidenza danese sta guidando questo processo attraverso i gruppi di lavoro del Consiglio, con l'obiettivo di definire le posizioni entro il 12 settembre 2025. L'unico passaggio che mancherebbe sarebbe il voto finale di ottobre.
Gli svantaggi del Chat Control dell'UE sono evidenti, osserva l'articolo di Brussels Signal, e dovrebbero essere sufficienti a indurre le nazioni europee a respingerlo, cosa che ovviamente non accadrà:
Una volta implementato, il sistema potrebbe estendersi oltre i contenuti pedopornografici (CSAM), praticamente a qualsiasi altro contenuto, come il dissenso politico – una preoccupazione sicuramente ragionevole, visto che in Gran Bretagna Starmer si sta impegnando a fondo per vietare le VPN, che al principale candidato presidenziale francese è stato impedito di candidarsi alle prossime elezioni, o che in Germania quasi 10.000 persone vengono incriminate ogni anno per aver condiviso online meme e barzellette “politicamente scorrette”. Infatti, mentre gli eurocrati cercano di spiare le vostre conversazioni online, Bruxelles sta anche spingendo per una moderazione aggressiva dei contenuti ai sensi del Digital Services Act.
Gli svantaggi sono quindi evidenti e dovrebbero di per sé spiegare perché questa legislazione dovrebbe essere respinta con fermezza dalle nazioni europee. E i vantaggi? Sono molto meno chiari. Un anno fa l'Europol ha osservato in un rapporto che i criminali più sofisticati utilizzano spesso piattaforme segrete e non regolamentate, rendendo la scansione di massa inefficace contro gli obiettivi designati e gravando i cittadini comuni con tutto il peso di un Leviatano repressivo. Piattaforme incentrate sulla riservatezza come Signal hanno minacciato di uscire dal mercato dell'UE piuttosto che adeguarsi. Dovrebbero farlo, ma ciò danneggerebbe l'economia digitale europea e spingerebbe gli utenti verso alternative meno sicure.
The EU's "Chat Control" proposal is horrifying. There's no way to implement this safely. It will destroy private communications online entirely.
If you're in the EU, please fight this. pic.twitter.com/VVQtdC6p6e
L'esperienza del Regno Unito con le norme di verifica dell'età previste dall'Online Safety Act offre un assaggio di quanto caos possa essere generato dalle misure repressive governative sull'accesso e la libertà di parola online. Uno degli impatti più significativi finora è stata la proliferazione di soluzioni alternative, tra cui VPN e altri modi ingegnosi per aggirare i sistemi di verifica dell'età.
Come sta lentamente imparando il governo di Keir Starmer, cercare di limitare l'accesso delle persone a Internet è un gioco del tipo “colpisci la talpa” – e il governo inglese è destinato a perdere. Nel frattempo l'Online Safety Act ha scatenato una nuova ondata di disobbedienza civile di massa, in particolare tra i giovani utenti esperti di tecnologia.
This is what happens when Western authoritarians attempt to assert regulatory, centralised dominance with 'protect the children' ™
You cannot age verify & control the entire internet. https://t.co/63aIM29OjK
“Una lezione magistrale di conseguenze indesiderate”
Come sottolinea il Centre for European Policy Analysis, le conseguenze indesiderate stanno rapidamente aumentando:
Byrne & Storm, P.C. (@ByrneStorm) and Coleman Law, P.C. (@RonColeman) represent 4Chan.
We issue this statement on behalf of our client in response to press reports indicating that the U.K. Office of Communications, aka @Ofcom, intends to fine our client. pic.twitter.com/SVjmzlyuKK
Anche la BBC ha riferito che le piattaforme stanno intensificando la censura dei contenuti a seguito dell'Online Safety Act, in particolare su questioni delicate come la guerra in Medio Oriente e la guerra in Ucraina.
NEW: The BBC is now reporting that information about the wars in Ukraine and Gaza, UK rape gangs, and more is being censored online due to the government’s new Online “Safety” Act.
WELL DONE LADS ???? pic.twitter.com/DnSyAxd1wx
Newsweek ha descritto l'Online Safety Act come “un esempio lampante di conseguenze indesiderate e di regolamentazione simbolica”:
Quando il primo ministro britannico Keir Starmer ha di recente dichiarato al presidente Donald Trump: “Abbiamo avuto libertà di parola per molto tempo, quindi, ehm, ne siamo molto orgogliosi”, ci si è chiesti: di cosa è esattamente orgoglioso?
Si riferisce alle 30 persone al giorno che il suo governo arresta per aver pubblicato contenuti “offensivi” online? O forse è orgoglioso del fatto che il suo governo abbia minacciato gli americani di accuse penali per il mancato rispetto dell'Online Safety Act?
E mentre l'Online Safety Act è stato istituito con il pretesto di proteggere i minori online, il governo inglese è anche inspiegabilmente coinvolto in un effetto Streisand, avendo annunciato di aver avviato un'indagine su quattro aziende che gestiscono 34 siti web pornografici. In sostanza, denunciando l'accaduto, l'autorità di regolamentazione ha indicato ai minori dove possono accedere a contenuti pornografici senza dover utilizzare la verifica dell'età [...].
Gli inglesi stanno reagendo con una petizione per abrogare la legge, la quale ha già raccolto oltre 450.000 firme. I legislatori americani farebbero bene a prestare attenzione ed evitare di commettere gli stessi errori. Possiamo proteggere i nostri figli senza sacrificare i principi fondamentali di un Internet libero e aperto.
Cavallo di Troia
Dall'entrata in vigore delle norme di verifica dell'età dell'Online Safety Act, “tutti gli utenti Internet del Regno Unito hanno accesso solo a una versione del web a prova di bambino, a meno che non siano disposti a sottoporsi a procedure di verifica dell'età invasive”, afferma Rebecca Vincent del gruppo per i diritti digitali Big Brother Watch. Oppure a ricorrere a soluzioni alternative.
Questo è un punto chiave: come abbiamo avvertito fin da novembre dello scorso anno, la verifica dell'età online è il cavallo di Troia per l'adozione di massa dei sistemi di identità digitale, che sono diventati silenziosamente una realtà legale nel marzo 2024.
Con l'entrata in vigore dell'Online Safety Act, tutti dovranno sottoporsi a un controllo online dei documenti per accedere ai social media e ad altri importanti servizi inter-utente, che il disegno di legge definisce servizi di Categoria 1. Anche le tecnologie di riconoscimento facciale vengono utilizzate, nonostante i loro innumerevoli difetti. Una volta che ci iscriveremo a questi processi di verifica, il nostro accesso ai contenuti sarà sempre più controllato avverte il giornalista Tim Hinchliffe, citando la spiegazione dello stesso Online Safety Act fornita dal governo britannico:
Gli utenti adulti di tali servizi [di Categoria 1] potranno verificare la propria identità e accedere a strumenti che consentiranno loro di ridurre la probabilità di visualizzare contenuti di utenti non verificati e di impedire a questi ultimi di interagire con i propri contenuti. Ciò contribuirà a impedire ai troll anonimi di contattarli.La legislazione UE sul controllo delle chat presenta pericoli simili. Il sito web Fight Chat Control evidenzia sei potenziali rischi, intenzionali o meno:
• Sorveglianza di massa: “Ogni messaggio privato, foto e file viene scansionato automaticamente: non c'è bisogno di sospettare nulla, nessuna eccezione (a parte i politici dell'UE che pretendono la propria privacy), anche le comunicazioni criptate”.
• Violazione della crittografia: “Indebolire o violare la crittografia end-to-end espone le comunicazioni di tutti, compresi i dati sensibili finanziari, medici e privati, a hacker, criminali e attori ostili”.
• Diritti fondamentali: “Lede i diritti fondamentali alla privacy e alla protezione dei dati, garantiti dagli articoli 7 e 8 della Carta dei diritti dell’UE, diritti considerati fondamentali per i valori democratici europei”.
• Falsi positivi: “Gli scanner automatici identificano sistematicamente contenuti innocenti, come foto di vacanze o barzellette private, come illegali, esponendo le persone comuni al rischio di false accuse e indagini dannose”.
• Protezione inefficace dell'infanzia: “Gli esperti e le organizzazioni per la protezione dell'infanzia, tra cui le Nazioni Unite, avvertono che la sorveglianza di massa non riesce a prevenire gli abusi e, di fatto, rende i bambini meno sicuri, indebolendo la sicurezza di tutti e distogliendo risorse da misure di protezione comprovate”.
• Precedente globale: “Crea un pericoloso precedente globale che consente ai governi autoritari, citando le politiche dell'UE, di implementare una sorveglianza invasiva in patria, minando la privacy e la libertà di espressione in tutto il mondo”.
C'è poi un altro punto chiave, sollevato da Meredith Whitaker, amministratore delegato dell'app di messaggistica crittografata Signal, durante le discussioni sull'Online Safety Act del Regno Unito un paio di anni fa. La Whitaker aveva avvertito che l'implementazione dell'Online Safety Act da parte del Regno Unito sarebbe stata vista come un precedente dai regimi più repressivi, i quali avrebbero raddoppiato le proprie attività di sorveglianza e censura su Internet. Stando alle parole del Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, la tendenza è “senza precedenti” e “un cambiamento di paradigma”.
The Online Safety Act's age verification rules are just the tip of the iceberg. Far more alarming is clause 111, which mandates that platforms implement backdoors and spyware upon request, gutting end-to-end encryption and eviscerating privacy.@mer__edith, CEO at Signal,… https://t.co/SSY3vHsyPm pic.twitter.com/DNTx9Fd19d
— Henry Palmer (@HenryJPalmer) July 27, 2025Questo spiega anche perché l'attuale direzione di marcia è così pericolosa: si sta verificando a livello mondiale.
The online safety act didn’t happen in the UK in isolation. Remember it’s not a coincidence.
The head of Ofcom, Melanie Dawes, is a key member of WEF’s Global Coalition for Digital Safety, also pushing governments to censor anything labelled “misinformation” or “harm.”
The UK,… pic.twitter.com/IM9GE2U1pa
Sebbene la protezione dei minori sia un comodo pretesto per rimodellare Internet, la vera motivazione alla base di normative come l'Online Safety Act e il Chat Control dell'UE è, beh, il controllo, non solo per i minori, ma per tutti. Come scrive Juliet Samuel sul Times di Londra, i funzionari del Regno Unito hanno persino ammesso in un recente caso presso l'Alta Corte “che [l'Online Safety Act] ‘non mira principalmente a [...] la protezione dei minori’, ma riguarda la regolamentazione di ‘servizi che hanno un'influenza significativa sul dibattito pubblico’, un'espressione che tradisce la filosofia politica alla base della legge stessa”.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Sulla strada verso un super stato: la Commissione europea aggira le norme sui finanziamenti
La traduzione in italiano dell'opera scritta da Wendy McElroy esplora Bitcoin a 360°, un compendio della sua storia fino ad adesso e la direzione che molto ptobabilmente prenderà la sua evoluzione nel futuro prossimo. Si parte dalla teoria, soprattutto quella libertaria e Austriaca, e si sonda come essa interagisce con la realtà. Niente utopie, solo la logica esposizione di una tecnologia che si sviluppa insieme alle azioni degli esseri umani. Per questo motivo vengono inserite nell'analisi diversi punti di vista: sociologico, economico, giudiziario, filosofico, politico, psicologico e altri. Una visione e trattazione di Bitcoin come non l'avete mai vista finora, per un asset che non solo promette di rinnovare l'ambito monetario ma che, soprattutto, apre alla possibilità concreta di avere, per la prima volta nella storia umana, una società profondamente e completamente modificabile dal basso verso l'alto.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/sulla-strada-verso-un-super-stato)
L'Unione Europea è finanziata dai contributi dei suoi stati membri, almeno questo è quanto stabilito dai trattati istitutivi. Nella pratica l'UE ha da tempo intrapreso altre strade.
Al centro dell'architettura finanziaria europea c'è una netta separazione tra responsabilità e obblighi: l'articolo 125 del Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea (TFUE), la cosiddetta “clausola di non salvataggio”. Essa stabilisce, inequivocabilmente, che né l'Unione né i singoli stati membri possono accollarsi i debiti di altri stati. Lo scopo di questa disposizione è impedire effetti di free-rider (azzardo morale) a spese degli altri stati membri: ogni stato è responsabile dei propri oneri.
Tuttavia la clausola non esclude il sostegno politico, purché non implichi l'assunzione dei debiti preesistenti di altri stati. Un esempio significativo di questa pratica sono stati i programmi di salvataggio per la Grecia durante la crisi del debito sovrano di quindici anni fa.
L'articolo 310 del TFUE disciplina ulteriormente il bilancio dell'UE: entrate e spese devono essere in pareggio ogni anno e il bilancio può essere finanziato solo tramite risorse proprie, come i contributi degli stati membri, le tariffe doganali, o le entrate approvate. Sono vietati i prestiti indipendenti della Commissione europea che superino il quadro approvato.
Insieme queste regole costituiscono la spina dorsale giuridica della politica finanziaria dell'UE: nessuna responsabilità automatica, nessun debito autonomo dell'UE e solo spese completamente coperte.
Questa struttura è stata scelta deliberatamente per impedire l'emergere di un super stato a Bruxelles e per difendere il raggio d'azione nazionale degli stati membri dall'espansione della burocrazia di Bruxelles.
Teoria & pratica
Questa è la teoria. In pratica l'UE ha costantemente aumentato la sua presenza sul mercato obbligazionario. Tutto è iniziato nel 1976 con la prima obbligazione della Comunità Europea a sostegno di Italia e Irlanda durante la crisi petrolifera. Negli anni '80 e '90 sono seguite altre emissioni per Francia, Grecia e Portogallo, sempre volte a dimostrare solidarietà collettiva e ad allentare le tensioni fiscali.
La crisi finanziaria del 2008-2010 ha segnato una svolta decisiva: con il Meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria (MESF) e, nel 2012, con il Meccanismo europeo di stabilità (MES), l'UE ha iniziato a sostenere deliberatamente gli stati membri sovraindebitati attraverso l'emissione di obbligazioni. Nel 2010 la Banca centrale europea ha annunciato che avrebbe acquistato titoli di stato europei sul mercato aperto per impedire il collasso dell'unione monetaria, sempre in stretto coordinamento con le istituzioni dell'UE.
Gli anni del COVID hanno visto una nuova dimensione: per la prima volta l'UE ha emesso obbligazioni sociali nell'ambito del fondo “SURE”. Contemporaneamente è stato avviato il programma “Next Generation EU”, il quale ha fornito circa €800 miliardi in aiuti per la crisi. Dal 2025 l'Unione ha fatto sempre più affidamento sulle cosiddette “obbligazioni sostenibili” (obbligazioni verdi) e prevede di emettere buoni del Tesoro a breve termine per una migliore gestione della liquidità.
L'UE e la BCE operano ora in tandem, integrando strumenti di finanziamento sempre nuovi nei mercati dei capitali. Il segnale è chiaro: siamo pronti a soddisfare la crescente domanda di eurobond. E come garanzia non ci sono solo i contribuenti europei, ma anche la liquidità praticamente illimitata della BCE. Cosa potrebbe mai andare storto?
Domanda di mercato
Per la seconda metà del 2025 la Commissione europea aveva previsto di emettere fino a €70 miliardi in obbligazioni UE in sei aste con scadenze comprese tra tre e trent'anni. Già a marzo 2025 la Commissione aveva fatto registrare il più grande incremento di emissioni obbligazionarie al mondo, per un totale di €30,62 miliardi; tre soli collocamenti hanno totalizzato €13,7 miliardi.
La domanda era abbondante, grazie al duplice sostegno degli stati membri e della BCE: l'emissione di un'obbligazione settennale nell'ottobre 2024 aveva ricevuto richieste 17 volte superiori alla domanda. Le obbligazioni verdi sono particolarmente al centro dell'attenzione: sono previsti fino a €250 miliardi nell'ambito di NextGenerationEU, di cui €48,91 miliardi già emessi.
Attualmente i rendimenti di queste obbligazioni sono circa 40 punti base superiori a quelli dei Bund tedeschi, il che le rende interessanti per gli investitori.
Quo Vadis UE?
L'Unione Europea si sta innegabilmente muovendo verso una forma di stato autonomo. Le sue rigide direttive ideologiche e il tono apodittico adottato dai rappresentanti della Commissione nei confronti degli stati membri hanno di recente portato la stessa Commissione a negoziare unilateralmente l'accordo commerciale UE-USA.
Indipendentemente dall'esito, ciò invia un segnale chiaro: il potere decisionale e la competenza politica si stanno spostando dalle capitali nazionali a Bruxelles, dove una burocrazia centralizzata sta prendendo sempre più il sopravvento.
Un ritorno all'autonomia nazionale e una Commissione limitata alle funzioni essenziali sembrano fuori questione. Questo si riflette nella proposta di bilancio dell'UE per il periodo 2028-2034 della Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, la quale prevede un budget di circa €2.000 miliardi, con un aumento del 40% rispetto al periodo precedente.
La megalomania fiscale di Bruxelles ha un unico obiettivo: consentire all'UE di finanziare le proprie attività in modo indipendente, sfruttando i vincoli fiscali degli stati membri. I €650 miliardi residui, formalmente da raccogliere tra gli stati membri, pendono come una spada di Damocle sui negoziati in corso, una pressione costante che consente alla Commissione di applicare i propri piani di finanziamento attraverso il mercato obbligazionario.
A parte Ungheria e Repubblica Ceca, vi è un ampio consenso sul fatto che il finanziamento di Bruxelles proverrà sempre più dal mercato obbligazionario: nessun bilancio nazionale sarebbe in grado di gestire prelievi aggiuntivi. I piani della Commissione sono quindi tacitamente approvati.
La BCE come prestatore di ultima istanza
Tutto fa pensare a un modello di co-finanziamento che rende l'UE sempre più indipendente dai bilanci nazionali. I vincoli istituzionali – come quelli imposti ai singoli stati membri – vengono di fatto aggirati, così come il divieto originario di indebitamento imposto dalla Commissione. Passo dopo passo l'Unione si sta trasformando da una confederazione vincolata da regole a un attore finanziario gestito centralmente, sempre più autonomo nel decidere le proprie risorse e priorità.
Se il debito dovesse mai sfuggire al controllo, come ormai prassi comune nell'UE, la Banca Centrale Europea sarebbe pronta a fungere da prestatore di ultima istanza. Questo funzionerà finché i mercati dei capitali manterranno fiducia nell'affidabilità creditizia dell'UE, in particolare nella capacità di pagamento della Germania. Se la fiducia dei mercati crollasse, la BCE sarebbe costretta a intervenire in un modo che farebbe impallidire la crisi del debito del 2010. L'euro sarebbe allora storia passata. L'UE sta camminando sul filo del rasoio.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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La necessità di una Anonima Stupidi
La traduzione in italiano dell'opera scritta da Wendy McElroy esplora Bitcoin a 360°, un compendio della sua storia fino ad adesso e la direzione che molto ptobabilmente prenderà la sua evoluzione nel futuro prossimo. Si parte dalla teoria, soprattutto quella libertaria e Austriaca, e si sonda come essa interagisce con la realtà. Niente utopie, solo la logica esposizione di una tecnologia che si sviluppa insieme alle azioni degli esseri umani. Per questo motivo vengono inserite nell'analisi diversi punti di vista: sociologico, economico, giudiziario, filosofico, politico, psicologico e altri. Una visione e trattazione di Bitcoin come non l'avete mai vista finora, per un asset che non solo promette di rinnovare l'ambito monetario ma che, soprattutto, apre alla possibilità concreta di avere, per la prima volta nella storia umana, una società profondamente e completamente modificabile dal basso verso l'alto.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/la-necessita-di-una-anonima-stupidi)
Per molti anni ampie fasce della popolazione americana sono state disposte a seguire Jerry Springer e ad ammettere al mondo di aver abusato dei propri coniugi, molestato i propri figli, torturato i propri animali domestici e consumato ogni droga illecita su cui riuscissero a mettere le mani. A partire dagli Alcolisti Anonimi, una pletora di organizzazioni Anonime è comparsa sulla scena per affrontare questi problemi, insieme a un numero sempre crescente di altri disturbi sociali e psicologici. Tuttavia non esiste una sezione di Anonimi in cui una persona possa presentarsi di fronte a un gruppo di supporto e dire: “Buonasera. Mi chiamo Steve e sono stupido!”. Non ci credete? Cercate su Google!
Ai fini di questa discussione, userò il termine “stupido” in base alle azioni, non all'intelletto... o come diceva Forrest Gump: “Stupido è, chi stupido fa!”. Far ammettere alle persone di essersi comportate in modo stupido è un compito decisamente arduo. Proprio come la previdenza sociale è stata definita la “terza rotaia” della politica, ammettere la stupidità è la terza rotaia della psiche umana. Inoltre ho scoperto che le azioni stupide tendono a basarsi su un'ideologia rigida, o sulla paura, entrambe difficili da superare.
Cominciamo con la stupidità dovuta a un'ideologia rigida. Dato che le prove che documentano gli sforzi dell'amministrazione Obama per realizzare un colpo di stato “morbido” (come lo chiamano alcuni) sono ora di dominio pubblico, almeno metà della popolazione avrà un disperato bisogno dei servizi dell'Anonima Stupidi. Devo sottolineare che l'uso dell'aggettivo “morbido” quando si parla di colpo di stato è assurdo. È come dire a una persona a cui avete consapevolmente dato un calcio nell'inguine che è stato un incidente, aspettandosi che il dolore si plachi immediatamente. Non succederà! Un tentativo di colpo di stato è un crimine molto grave, indipendentemente dai mezzi utilizzati per realizzarlo, o dal suo livello di successo, e deve esserci piena responsabilità.
Trovo interessante che il Russiagate, che ora è stato definitivamente dimostrato essere nient'altro che una bufala, sia stato ritenuto da molti dei suoi sostenitori peggiore del Watergate. Francamente credo che coloro che, ancora oggi, continuano a credere che il Russiagate sia stato un vero scandalo si stiano comportando in modo stupido! Sebbene non abbia problemi a usare il Watergate come metro di paragone per giudicare la corruzione governativa, è necessario valutarlo nel giusto contesto.
All'epoca delle udienze del Watergate, nel 1973 e nel 1974, avevo appena finito l'università. La PBS coprì la notizia dall'inizio alla fine e ascoltai decine e decine di ore di testimonianze. Un anno prima avevo espresso il mio primo voto per George McGovern. I miei parenti, tutti ebrei, continuavano a sottolineare che quasi tutti i complici di Nixon avevano cognomi tedeschi.
In quanto tale, ero circondato da persone davvero preoccupate per i piani di Nixon per il Paese; anche io avevo preoccupazioni simili. In breve, non ero un fan di Richard Nixon e credevo che avesse ottenuto ciò che si meritava. In realtà, la nostra repubblica costituzionale non fu mai in pericolo e il Paese continuò a funzionare come avrebbe fatto se lo scandalo non si fosse verificato. Nonostante ciò un Presidente in carica fu costretto a dimettersi, circa 60 persone furono incriminate, di cui quasi 50 furono condannate o si dichiararono colpevoli, e circa due dozzine furono mandate in prigione.
Non ho alcun problema con questo livello di responsabilità, pertanto se dovessimo usare il Watergate come metro di paragone gli autori del colpo di stato dovrebbero ricevere una punizione almeno di un ordine di grandezza più severa, dato che la nostra repubblica costituzionale è stata messa in pericolo. È stato solo grazie alla tenacia e alla forza d'animo di Trump, e alla Mano del Signore (in modo più evidente nella deviazione del proiettile del suo assassino) che ora siamo in grado di invertire la rotta del governo federeale.
C'è chi dirà che, poiché il colpo di stato non è riuscito e Trump è stato legittimamente estromesso dall'incarico con il voto del 2020 (il che solleva tutta una serie di altre questioni che non affronterò qui), siamo a posto e la nostra repubblica costituzionale ha prevalso. Nemmeno per sogno! Il fatto è che i quattro anni dell'amministrazione Biden hanno ricordato gli ultimi quattro anni della leadership di Breznev nell'ex-Unione Sovietica, dal 1978 al 1982.
Avevamo un leader palesemente incapace di intendere e volere, manovrato da un politburo non eletto (un termine che avevo usato fin dall'inizio della presidenza di Biden e che viene ripetuto con una certa frequenza negli ultimi tempi). Avevamo un Dipartimento di Giustizia stalinista (per la serie “mostrami la persona e ti mostrerò il crimine”), le nostre agenzie di intelligence erano gestite da un gruppo di aspiranti Putin/KGB e i nostri organi di informazione ricordavano la Pravda. Di conseguenza l'intero tessuto della vita americana era a pezzi in vista delle elezioni del 2024.
Non vorrei nemmeno pensare a cosa sarebbe successo a questo Paese se Kamala Harris avesse vinto le elezioni del 2024.
Vorrei sottolineare che, sebbene Trump abbia vinto con una vittoria schiacciante nel Collegio Elettorale, se solo 125.000 elettori (su circa 16 milioni di voti espressi) in Michigan, Wisconsin e Pennsylvania avessero cambiato voto, la Harris avrebbe vinto in tutti e tre gli stati e avrebbe raggiunto i 270 voti elettorali.
Chiaramente non c'erano problemi di catena di approvvigionamento quando si è trattato della stupidità di coloro che hanno sostenuto con fervore l'idea che non ci fosse nulla da vedere! Speriamo che i nuovi responsabili delle nostre agenzie governative forniscano alla giustizia il giusto livello di responsabilità e che ci siano abbastanza sezioni di Anonima Stupidi operative per gestire la quantità di traumi psicologici che dovranno essere affrontati.
L'attuale tentativo di dirottare tutto sui dossier di Jeffrey Epstein per far cadere Trump non darà i suoi frutti. Si dimostrerà, ancora una volta, un tentativo stupido. A mio parere lo stile di leadership di Trump si è rivelato essere la seconda venuta dell'unico altro presidente nato a New York: Theodore Roosevelt. Anche quest'ultimo sopravvisse alla pallottola di un assassino durante la campagna elettorale del 1912, quando si candidò per un terzo mandato. Grazie al Signore per i suoi lunghi discorsi manoscritti e conservati nel taschino sinistro! Se il discorso di quel giorno fosse stato di circa 15 minuti più corto, la pallottola sarebbe stata fatale. Pertanto Trump, per procura, dovrebbe già essere sul Monte Rushmore! Mettendo insieme quanto detto sopra, direi che coloro che continuano a sfidarlo stanno agendo contro gli interessi del Paese... e in modo stupido.
Passerò ora alla stupidità dovuta alla paura, che è stata la tattica iniziale utilizzata dai responsabili della disastrosa risposta al Covid. Cosa succederà quando verrà rivelata la vera portata delle atrocità durante la pandemia? Farà sembrare il tentativo di colpo di stato contro Trump, per quanto terribile, un gioco da ragazzi! Mentre molti di noi sono legittimamente preoccupati per il numero di cellule terroristiche dormienti nel Paese a causa delle frontiere aperte, che dire del numero di cellule dormienti nelle braccia della maggior parte della popolazione statunitense? Ci sono già indicazioni che severe conseguenze a lungo termine sono probabili.
Uno studio recente condotto nella Repubblica Ceca ha dimostrato che il tasso di concepimento delle donne che hanno ricevuto anche solo una dose di vaccino contro il Covid è significativamente inferiore rispetto a quelle che non ne hanno ricevuto alcuna.
Sono anche preoccupato che l'aspettativa di vita in calo che abbiamo sperimentato in questo Paese nell'ultimo decennio, che peraltro coincide con la tempistica della piena attuazione dell'Obamacare, sarà ulteriormente aggravata dall'aver fatto il vaccino contro il Covid. Non aver considerato queste possibilità fin dall'inizio della pandemia è solo l'ennesimo esempio di stupidità, in questo caso alimentata in gran parte dalla paura.
Rimaniamo ancora un attimo sull'aspettativa di vita: a partire dal 2015 negli Stati Uniti abbiamo avuto tre anni consecutivi di calo della stessa. L'ultima volta che ciò era accaduto era stato durante la pandemia influenzale del 1918-20. Ricorderete che il calo del 2015-17 fu attribuito a “morti per disperazione”; pensavo fosse dovuto anche all'epidemia di obesità che infine ci aveva raggiunti. È stato anche scoperto che l'eccesso di mortalità per tutte le cause con riduzione dell'aspettativa di vita si è verificato nel 2021, il primo anno di vaccinazione contro il Covid, e non nel 2020, quando la virulenza del virus era al suo apice.
Osservando i grafici sull'aspettativa di vita pubblicati più di recente, invece, non ho potuto fare a meno di notare che il calo di tre anni consecutivi non è presente, e che il calo dell'aspettativa di vita correlato al Covid è stato spostato al 2020. L'esperienza mi dice che qualcosa di sinistro è in atto e gli stupidi tra noi vengono incastrati per la prossima truffa che li porterà a comportarsi – sì, avete indovinato – in modo stupido.
In sintesi, qualcuno ha già preparato il palcoscenico. Se la stupidità dovesse prevalere ancora una volta, per rigidità ideologica o per paura, i nostri sforzi per tornare alla nostra repubblica costituzionale finiranno definitivamente con il secondo mandato presidenziale di Trump. Suggerisco, quindi, di rilanciare l'Operazione Warp Speed per inaugurare stavolta le sezioni dell'Anonima Stupidi il più rapidamente possibile.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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