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Francesco Simoncellihttp://www.blogger.com/profile/[email protected]
Aggiornato: 21 settimane 1 giorno fa

Può Fedimint aiutare Bitcoin a scalare a livello mondiale?

Ven, 20/10/2023 - 10:09

 

 

di Alex Gladstein

I. E-CASH COLPISCE ANCORA

Trentatré anni fa l’informatico David Chaum lanciò E-cash, un nuovo modo con cui le persone avrebbero potuto spendere dollari digitali senza rivelare le proprie informazioni personali.

Gli utenti inserivano la loro carta bancaria in un terminale per depositare i tradizionali dollari digitali nella banca di Chaum – chiamata DigiCash – che emetteva in cambio token di pagamento elettronico chiamati “cyberbucks”. Questi token erano strumenti al portatore e potevano essere scambiati privatamente su Internet tra diversi utenti o spesi, ad esempio, su articoli dell’“Enciclopedia Britannica”. Quando i commercianti riscattavano i token in cambio di depositi in dollari nei loro conti bancari, DigiCash non era in grado di collegare il rimborso al deposito originale, grazie a un intelligente concetto crittografico inventato da Chaum chiamato firme cieche.

In uno schema di firma cieca, la segretezza viene raggiunta attraverso un meccanismo meglio spiegato dalla seguente metafora: immaginate che un utente entri in una banca e prenda un foglio di carta carbone da una scatola. Ogni foglio ha un numero univoco stampato sul davanti. Sigilla la ricevuta all'interno di una busta vuota opaca e la consegna, più $100 in contanti, al cassiere, il quale firma l'esterno della busta, trasferendo poi la firma della banca sulla ricevuta all'interno. La banca non sa quale ricevuta esatta fosse contenuta, ma l'utente può andarsene, rimuovere la ricevuta e, voilà, ora ha una promessa ufficiale di pagamento. Può scambiare questo tagliando con contanti o beni con altri utenti, oppure spenderlo presso un commerciante partecipante. Quando arriva il momento di riscattare la ricevuta in dollari, chiunque può consegnarla a un cassiere – che può verificare la firma – ma la banca non sa chi abbia effettuato il deposito iniziale, né sa chi abbia effettuato quali transazioni tra deposito e rimborso, offrendo agli utenti la massima privacy.

DigiCash di Chaum emetteva “cyberbucks” che funzionavano come questi fogli di carta carbone, tranne che erano crediti virtuali online, scambiabili con dollari attraverso partner bancari. Il suo sogno degli anni ’90 era che i cittadini potessero dedicarsi alla loro vita quotidiana, fare acquisti ed effettuare transazioni senza che uno stato orwelliano sapesse di ogni loro mossa.

Sfortunatamente il piano di Chaum non funzionò. DigiCash non riuscì a guadagnare terreno come entità regolamentata e dichiarò bancarotta nel 1998. Tre anni dopo i funzionari americani ed europei risposero agli attacchi terroristici a New York dell'11 settembre 2001 con una nuova ondata di misure di sicurezza finanziaria. Queste regole “conosci il tuo cliente” (KYC) e “antiriciclaggio” (AML) hanno messo fine a ogni possibilità che le banche istituzionali potessero davvero proteggere la privacy finanziaria dei propri clienti. Il sogno del denaro digitale era morto.

Oggi, però, la visione di Chaum viene resuscitata e migliorata, grazie a un’improbabile alleanza nella comunità Bitcoin.


II. PARALLELNÌ POLIS

A ottobre dello scorso anno, in un momento di serendipità, lo sviluppatore di software Eric Sirion si è imbattuto nel veterano Obi Nwosu all'Hackers Congress di Praga. I due avevano trascorso molti anni ciascuno nella comunità Bitcoin e alla fine si erano incontrati durante un evento ospitato al Parallelní Polis: un bar e uno spazio per eventi nella capitale ceca dedicato alle idee rivoluzionarie di Václav Havel sulla città parallela, un luogo in cui i cittadini possono interagire liberamente sottoterra, proprio mentre i burocrati oppressivi governano la loro vita quotidiana in superficie.

“Abbiamo nuovi strumenti”, proclamano gli organizzatori dell’Hackers Congress sul loro sito web, “che ci permettono di creare nuove società cloud senza l’interferenza delle autorità coercitive”. È stato un luogo poetico per l'incontro di Sirion e Nwosu, poiché i due stavano elaborando un'idea che potrebbe benissimo rivelarsi una delle più grandi scoperte nel portare avanti la missione di Bitcoin di separare il denaro dallo stato.

Nwosu ha gestito per otto anni Coinfloor, un exchange incentrato solo su Bitcoin con sede nel Regno Unito. Nel 2021 ha venduto l'attività, rendendosi conto che invece di essere un jailbreaker e liberare le persone dalle "manette della valuta fiat" aiutandole ad accedere a Bitcoin, era diventato il carcerario, costringendole a conformarsi attraverso la regolamentazione. “Un sinonimo di regolamentazione”, dice, “è censura”. Ha lasciato il mondo aziendale e ha deciso d'intraprendere una missione per aiutare le persone in tutto il mondo attraverso il codice open source. Voleva affrontare l’enorme problema globale dell’esclusione finanziaria consentendo alle persone di accedere a Bitcoin senza passare attraverso le megacorporazioni. La soluzione, pensava, avrebbe dovuto essere “decentralizzata, de-identificata e dematerializzata”.

Obi Nwosu al lavoro su Fedimint. Foto per gentile concessione di Nwosu stesso.

Questa ricerca lo ha portato a Praga, dove Sirion stava entrando nella sfera pubblica, dopo anni passati a restare nascosto su Internet. Un introverso autodefinito, Sirion si era imbattuto in un'idea così avvincente che lo aveva spinto a diventare una persona più pubblica. “Alla fine ho dovuto creare un account Twitter”, ride. Indossa una maschera quando parla in pubblico, ma per un introverso salire sul palco anche sotto mentite spoglie è un coraggioso passo avanti. L'idea che a costringere Sirion a venire allo scoperto è stato Fedimint: un portmanteau della zecca federata chaumiana.

Nel 2015 Adam Back e Greg Maxwell inaugurarono Elements, una sidechain Bitcoin che si è evoluta in quella che oggi è conosciuta come Liquid. Qui gli utenti Bitcoin si collegano a un sistema federato che offre una migliore privacy attraverso transazioni riservate; la federazione consente agli utenti di tornare successivamente a Bitcoin. Liquid non ha preso piede come speravano i creatori, ma l'ingegneria che sta dietro a esso ha fatto scattare un'idea nella mente di Sirion: parte della tecnologia dietro Liquid potrebbe essere utilizzata per consentire a qualsiasi gruppo di persone ovunque di creare una zecca chaumiana federata?

A differenza della visione originale di Chaum, quella in cui un'azienda emette token elettronici e funziona in base a un singolo punto di fallimento, Sirion pensava che Bitcoin potesse consentire un'alternativa federata: un gruppo di utenti può controllare la zecca e approvare le transazioni attraverso il consenso. In questo modo, invece che una sola persona possa rubare fondi o cedere alle pressioni normative, una maggioranza dovrebbe colludere o cedere. L’algoritmo di consenso per ottenere l’approvazione di gruppo delle transazioni sarebbe stata un nuovo meccanismo basato sulla tecnologia sperimentata da Blockstream. Le zecche chaumiane potrebbero migliorare notevolmente la privacy garantita dai custodi tradizionali e, aggiungendo un controllo federato, il rischio di furto potrebbe essere significativamente ridotto.

Già nel 2004 gli accademici avevano proposto progetti di denaro elettronico “multi-autorità” in cui l’emissione poteva essere controllata da diversi emittenti. Non è mai stato implementato nulla, ma Sirion pensava che Bitcoin potesse renderlo possibile. L’invenzione di Satoshi, afferma Sirion, “rappresenta il primo asset nella storia umana che può veramente essere detenuto in modo federato, accessibile solo se un certo quorum di persone è d’accordo. È quindi l'asset di supporto perfetto per una zecca federata”.

L’obiettivo di Sirion è migliorare la privacy predefinita degli utenti, che oggi, in Bitcoin, non è molto buona. Gli utenti esperti possono ottenere una privacy piuttosto buona, ma il compromesso è molto tempo e impegno per utilizzare strumenti come JoinMarket o Whirlpool e costi aggiuntivi. La maggior parte degli utenti Bitcoin acquista, detiene e vende semplicemente su piattaforme di custodia con vincoli KYC e AML. Quando ritirano i loro bitcoin, l’indirizzo che riceve i fondi è noto all’exchange e, quindi, agli stati. Ma la maggior parte delle persone non lo considera un problema e preferisce semplicemente fare ciò che è più semplice: andare su Binance o Coinbase per acquistare o vendere bitcoin.

Sirion pensava che le app basate su Fedimint potessero invertire la tendenza e offrire alle persone una esperienza utente semplice e una privacy potente. Era preoccupato di poter essere “additato” dalla comunità Bitcoin per aver proposto una soluzione che compromettesse l’autocustodia, ma alla fine pensava anche che valesse la pena migliorare la privacy per l’utente medio. Nwosu, nel frattempo, aveva una ragione completamente diversa per perseguire l’idea di Fedimint.


III. DALLA BICICLETTA AL JUMBO JET

Per Nwosu la custodia è oggi la sfida più grande per Bitcoin. Il denaro e la riserva di valore sono risolti dalla rete principale e dal token bitcoin; i pagamenti vengono risolti da Lightning Network. Ma la custodia, dice, non esiste su scala globale.

La maggior parte dei bitcoiner utilizza opzioni di custodia e affida i propri soldi a una società. Forse è perché pochi possono permettersi o accedere a un wallet hardware; forse è perché trovano scoraggiante la cosiddetta auto-custodia; forse è perché preferiscono fidarsi di qualcun altro. In ogni caso, significa pur sempre una promessa di rimborso e non la cosa reale posseduta. Questa è una crisi urgente nei mercati emergenti, dove la maggior parte dei nuovi utenti si iscrivono a piattaforme come Binance e finiscono per pagare gli exchange per crediti bitcoin. I veri BTC, nel frattempo, rimangono nelle mani delle megacorporazioni, non delle persone.

Le istituzioni regolamentate, dice Nwosu, non possono essere il futuro di Bitcoin, poiché escludono vaste fasce della popolazione globale. “Miliardi di persone non saranno in grado di utilizzare o accedere ai wallet hardware e non avranno le credenziali adeguate per utilizzare gli exchange”, afferma., “il che significa che l'iperbitcoinizzazione, ovvero che tutti adottino uno standard Bitcoin, è impossibile”.

Nel quadro di Nwosu, la custodia è il “terzo pilastro” di Bitcoin, insieme al denaro e ai pagamenti. La sua visione è quella di fornire custodia su larga scala a soggetti come la società nigeriana, qualcosa a cui aveva sempre pensato durante i suoi giorni a Coinfloor. Infatti, proprio durante il suo primo giorno di lavoro disegnò un diagramma, collegando un bitcoin con una naira nigeriana. Aveva sempre riflettuto su come il denaro open source potesse dare potere alle persone in Nigeria, ma era difficile farlo nel vero senso della parola se le persone non potevano permettersi wallet portafogli hardware o utilizzare software per la privacy.

Il diagramma di Nwosu del 2013 durante i suoi primi giorni a Coinfloor. Foto per gentile concessione di Nwosu.

Quando Nwosu udì l’idea di Sirion, ebbe un momento di eureka. Fedimint non rappresentava solo un miglioramento della privacy: era un modo per risolvere il problema della custodia per i mercati emergenti di tutto il mondo. Sul palco della conferenza Bitcoin a Miami nell’aprile 2022, Nwosu ha scherzato dicendo che, sebbene sia sorprendente per alcuni in Occidente, le persone si fidano della propria famiglia e delle comunità locali in luoghi come la Nigeria. E Fedimint avrebbe potuto trarre vantaggio da quella fiducia della comunità.

In Nigeria si stima che l’80% di tutti i servizi finanziari venga fornito attraverso meccanismi comunitari o locali, in cui un individuo si affida ad un’associazione locale per risparmiare, ricevere credito e commerciare. Comunità di risparmio auto-organizzate esistono già e godono di fiducia in tutta l'Africa e nei Caraibi: ad esempio le “tontine” in Costa d'Avorio, gli “ekub” in Sudan, i “jangi” in Camerun, o i “sou-sou” a Trinidad e Tobago. A Port of Spain i sou-sou sono utilizzati da più di 150 anni, definiti come “piani tradizionali di risparmio e pooling di derivazione africana con un insieme fisso di partecipanti in un pagamento rotativo di depositi collettivi”. Ad Abidjan, oggi, 600 donne compongono un collettivo tontine chiamato CocoVico, dove i membri versano regolarmente il loro contributo a beneficio della sicurezza finanziaria. Se l’obiettivo è separare il denaro dallo stato e togliere i bitcoin dalle mani delle multinazionali, pensava Nwosu, allora le banche comunitarie erano una via consolidata da seguire.

Fedimint rappresenta un'idea provocatoria perché viola la prima regola di Bitcoin: non le tue chiavi, non i tuoi bitcoin. Questo mantra viene ripetuto da ogni utente serio nella comunità, il quale sa di non dover conservare i propri BTC su exchange. Se utilizzato correttamente, Bitcoin dovrebbe consentire alle persone di essere la propria banca. Come dimostrano le proteste dell'’estate scorsa nell’Henan, in Cina, anche nei regimi dittatoriali le persone tengono profondamente ai propri risparmi e sono disposte a rischiare la vita per proteggerli. La capacità di essere la propria banca è una rivoluzione.

Fedimint sceglie una terza via, tra l'affidamento in prima persona e l'affidamento in terza persona. Nwosu la chiama custodia “di seconda parte”: fidarsi di amici, familiari o leader della comunità. Nel suo discorso a Miami, ha parlato di un modello di “guardiano della tribù”, in cui, come in passato, i membri più forti della tribù aiutano il gruppo. In questo caso i guardiani sono i membri tecnologicamente più forti della tribù, che gestiscono i server Fedimint e forniscono servizi affidabili a tutti gli altri. Per alcune comunità i tutori potrebbero persino vivere nella diaspora. Nwosu sostiene che Fedimint migliora l'esperienza Bitcoin dal punto di vista filosofico, strutturale e tecnico attraverso la custodia di terze parti, il modello del guardiano della tribù e il multisig.

Per quanto riguarda la recuperabilità, gli utenti Fedimint hanno la possibilità di eseguire il backup dei propri fondi con una frase seed, proprio come in un software wallet. Ma, come sottolinea Nwosu, si tornerebbe al punto di partenza, con 12 parole scritte su un pezzo di carta e le proprie finanze fisicamente vulnerabili e non dematerializzate. Se un utente fa parte di una comunità Fedimint, gestita da persone che conosce, può scegliere di far crittografare un backup della sua app per i suoi tutori. Semmai si dovesse perdere il telefono, ci si potrebbe rivolgere a un quorum dei tutori, che avvierebbero un processo di recupero, e il malcapitato potrebbe recuperare i suoi fondi. Funziona perché ci si fida che i propri fondi siano custoditi da altri.

“In questo caso non c’è motivo”, dice Nwosu, “di non coinvolgere anche i tutori nel processo di recupero”. Ai suoi occhi questo è un grande passo in avanti che potrebbe consentire alle persone di uscire dagli exchange. Le persone oggi usano Binance perché sono preoccupate per l'ereditarietà o che possano perdere una password; con Fedimint, anche se ci si dovesse sbagliare, si potrebbe comunque accedere ai propri fondi.

Oggi è comune per gli utenti Bitcoin possedere più o addirittura molti UTXO, ma, come dice Nwosu, “arriveremo a un punto in cui non tutti saranno in grado di possedere il proprio UTXO”. Per prosperare oltre quel punto senza il controllo delle megacorporazioni, è necessaria una grande innovazione.

“Non si può passare direttamente da una bicicletta a un razzo, o da una tenda a un grattacielo. Dobbiamo cambiare il modello per ottenere una custodia che possa funzionare per miliardi di persone. E Fedimint non è progettato per una persona, è come un jumbo jet, progettato per essere in scala”.

Nwosu e Sirion stanno organizzando una società con lo sviluppatore Justin Moon per offrire il primo wallet Fedimint. "Fedi" ha raccolto $4,2 milioni al lancio e utilizzerà le metodologie introdotte dalla società di design Ideo “per garantire che il prodotto finale incorpori un design incentrato sull'uomo e sia il più semplice e facile da usare possibile”, secondo quanto riportato da CoinDesk. Il lavoro open source (repository qui) continuerà a essere supportato da organizzazioni come Blockstream e la Human Rights Foundation. Sirion si concentrerà sul mantenimento del protocollo open source e assumerà un ruolo consultivo con l'azienda. Fedi, nel frattempo, ha rilasciato una dichiarazione d'intenti molto semplice: “Costruiamo una tecnologia globale per l'adozione di Bitcoin”.


IV. UNA TERZA VIA

La custodia da parte della comunità ha già messo radici nella comunità Bitcoin stessa attraverso i wallet Lightning Network. Le app Bitcoin Beach o Wallet of Satoshi sono buoni esempi. Nel villaggio salvadoregno di El Zonte, la comunità locale utilizza spesso il wallet Bitcoin Beach per risparmiare ed effettuare transazioni. Fornisce un'esperienza utente pulita e semplice con la velocità e la comodità della tecnologia Lightning. I membri fidati della comunità detengono le chiavi dei fondi degli utenti, ma nel back-end un membro alla fine custodisce i fondi tra gli hot e cold wallet e rappresenta un singolo punto di fallimento. Wallet of Satoshi viene utilizzato frequentemente anche nei mercati emergenti ed è un'app popolare per molte ragioni. Spendere con un'app Lightning è tanto elegante quanto spendere con qualcosa come Apple Pay; ma ancora una volta ha un singolo punto di fallimento. E in entrambi i casi, gli utenti non hanno privacy nei confronti dei custodi.

Il difensore della privacy Matt Odell definisce l'idea di Fedimint un aggiornamento dei wallet Lightning e afferma che è come se fosse un “Signal su Bitcoin”. Ai puristi della privacy, dice, non piace il fatto che Signal richieda all’utente di rivelare un numero di telefono o il fatto che gli utenti non possano gestire i propri server Signal, ma alla fine è stata un'app in grado di espandere la privacy delle comunicazioni a decine di milioni di utenti perché i compromessi che hanno fatto è stato dare priorità alla comodità.

Casey Rodarmor (a sinistra) ed Eric Sirion (a destra) si presentano dietro una maschera e occhiali al Bitcoin 2022 a Miami.

Sirion adotta una strategia simile: “Non sto costruendo tutta questa architettura per le persone che oggi utilizzano Bitcoin in modo auto-sovrano. Se utilizzate il vostro wallet hardware e gestite il vostro nodo Lightning, allora forse Fedimint non fa per voi. Il mercato di riferimento è il gruppo molto, molto più ampio di persone che utilizzano soluzioni di custodia completamente KYC”.

Sirion afferma di aver di recente visitato El Salvador per la conferenza Adoption Bitcoin e di essere rimasto “totalmente affranto” dal numero di persone che utilizzavano l'app Wallet of Satoshi. “Il primo ostacolo è farli uscire da queste soluzioni totalmente centralizzate”.

Odell dice che “non riesce a contare” quanti video ci sono dei cosiddetti “bitcoiner hardcore” che visitano luoghi come El Zonte, utilizzando app completamente custodial. “Dobbiamo creare strumenti che diano alle persone la stessa comodità offrendo allo stesso tempo un modello di compromesso migliore”.

La sovranità di Bitcoin esiste su un estremo, dice Odell, si va da un'app gestita dallo stato come Chivo — dove gli utenti non hanno voce in capitolo sui loro fondi e potrebbero essere bloccati in qualsiasi momento — a un utente esperto che gestisce il proprio nodo Bitcoin e Lightning e detiene le chiavi dei propri fondi. Oggi la via di mezzo è servita da app come Bitcoin Beach o Wallet of Satoshi, ma a suo avviso Fedimint potrebbe rappresentare un miglioramento significativo.

Alla fine anche gli utenti esperti di Bitcoin potrebbero trovare utilità in Fedimint, se lo usano come conto corrente. Potrebbero inserire piccole quantità di BTC in un'app Fedimint e utilizzarla per spendere privatamente. E, naturalmente, gli utenti esperti con sufficiente acume tecnico per gestire l’infrastruttura potrebbero trovare ragioni finanziarie o morali per agire come guardiani nei sistemi Fedimint locali o globali.

Sirion sottolinea poi che per i modelli di comunità – diciamo per un posto come El Zonte, o immaginate il vostro quartiere – la privacy è di fondamentale importanza. Non volete che il vostro vicino sappia quanti soldi guadagnate o possedete. Nel caso di Fedimint l'utente gode della privacy del custode, il che riduce il rischio. I guardiani non hanno bisogno di sapere chi sta usando la Zecca e non possono dire chi esattamente sta effettuando transazioni al suo interno.

Nwosu spiega che nei casi di custodia di terze parti l'utente non ha privacy agli occhi del custode, mentre nei casi di custodia di prima parte ha una privacy debole agli occhi del pubblico, poiché si è vulnerabili alla sorveglianza sulla catena. Ma molte transazioni Fedimint sulla blockchain hanno lo stesso aspetto di una normale transazione, proteggendo l’individuo.

Odell sottolinea che oggi, poiché la privacy è una vera sfida, vede molti utenti che si affidano agli exchange per la privacy: il commerciante non sa quanti soldi avete se lo pagate dall'app Cash, ma l'exchange sa tutto. Odell vede questo come un terreno pericoloso e scivoloso, in un mondo in cui “il 99% dei nuovi utenti arriva da custodi regolamentati e utilizza prodotti di custodia”. Fedimint potrebbe aiutare ad affrontare il problema.

In definitiva Sirion non pensa che gli utenti sceglieranno la privacy “per il suo valore”, ma con Fedimint riceveranno la privacy come esternalità nella ricerca di un'esperienza utente migliore, tariffe più economiche e una via di fuga dalla rete normativa. “La privacy per impostazione predefinita”, afferma, “potrebbe essere un modo per sconfiggere il sistema di sorveglianza KYC”.


V. IL GATEWAY

Forse l’aspetto più potente di Fedimint è l’interoperabilità. Se l’idea decolla, potrebbe esserci un mix di Fedimint più grandi e meglio capitalizzati che offrono commissioni più economiche e alcune funzionalità avanzate, e Fedimint comunitari più piccoli che sono più fedeli al modello del guardiano della tribù. Grazie alla bellezza di Lightning Network, saranno tutti interoperabili tra loro. Come dice Sirion: “Avere una Zecca è bello: avere un’internet di Zecche tutte collegate tramite la rete Lightning è molto più bello”.

Senza Lightning Fedimint avrebbe un’utilità limitata, poiché gli utenti non sarebbero in grado di passare facilmente da una Zecca all’altra. Questa innovazione è resa possibile attraverso il “gateway”, una parte fondamentale dell’architettura Fedimint. Per le transazioni interne all'interno di Fedimint, queste possono essere eseguite facilmente e istantaneamente tramite l'algoritmo di consenso del software. Ma il vero potenziale di Fedimint sta nella sua capacità di formare una rete globale, alimentata da Lightning Network. In questo accordo ogni Fedimint avrà almeno uno, e forse più di un, “gateway” o fornitore di servizi Lightning. Questi gateway potrebbero essere gestiti dalla federazione, o potrebbero essere un attore economico indipendente, alla ricerca di entrate derivanti dalle commissioni. In entrambi i casi, elaborererebbero le transazioni in entrata e in uscita per conto della Zecca e a pagamento.

Facciamo un salto avanti di qualche anno nel futuro e immaginiamo un utente Fedimint che desidera acquistare un caffè con la propria app su cellulare. Il giorno prima ricarica l'app con BTC per un valore di $100. La sua app ora mostra il saldo denominato in BTC dal momento del deposito, ma sul backend il saldo è stato inviato tramite l’app a un indirizzo controllato da Fedimint e la federazione ha emesso la stessa quantità di credito all’utente. Quando scansiona il codice QR del commerciante con il suo telefono per acquistare il caffè, la sua app in background invia la quantità corretta di crediti a un gateway, che poi paga il conto attraverso la rete Lightning, il tutto in pochi secondi. Durante le normali operazioni il gateway accumulerà un saldo creditizio e un saldo separato di BTC. Riscatterà il primo con la Zecca emittente su base continuativa, a seconda dei flussi di cassa. I gateway possono fornire servizi per più di uno, e forse molti, Fedimint. In questo modo possono esserci migliaia, milioni o addirittura miliardi di utenti Bitcoin, tutti che utilizzano Fedimint, ma solo dozzine, centinaia o migliaia di attori che gestiscono servizi Lightning.

Come con Bitcoin on-chain, è difficile immaginare l’attuale Lightning Network al servizio di ogni singola persona nel mondo. Potrebbero volerci fino a tre anni per caricare tutti i sei miliardi e più di adulti su una rete Lightning auto-sovrana. E questo presuppone alcuni miglioramenti tecnici: attualmente è difficile immaginare che più di 100 milioni di utenti Lightning auto-sovrani effettuino anche solo poche transazioni a settimana. Ci sono potenziali modifiche future alla rete Lightning, come le channel factory, che potrebbero aiutare le persone a condividere UTXO, ma è richiesta interattività, per non parlare di un soft fork di Bitcoin. Un miliardo di utenti Lightning che ricorrono all'auto-custodia non è attualmente uno scenario realistico.

Con Fedimint potrebbe esserci una costellazione di utenti Lightning ben capitalizzati che agiscono come gateway, tutti al servizio di clienti diversi. La rete sarebbe caratterizzata da autostrade meglio mantenute e ad alto volume, e da griglie meno casuali di strade secondarie minuscole, a basso volume e scarsamente mantenute. Coloro che vivono in luoghi in cui le strade sono mal collegate avrebbero bisogno di un modo per connettersi all’autostrada Lightning, senza replicare una versione digitale della propria infrastruttura carente.

Nwosu prevede decine o centinaia di migliaia di Fedimint, la maggior parte delle quali di grandi dimensioni, e afferma che si tratta di “ordini di grandezza” più decentralizzati rispetto al mondo di oggi, dove solo pochi exchange detengono milioni di bitcoin. Nel frattempo gli utenti ottengono un wallet Lightning “potenziato” che offre privacy, liquidità e usabilità elevate. Lightning Network e Fedimint possono benissimo completarsi, potenziarsi e rafforzarsi a vicenda.

Odell immagina un futuro in cui ci saranno molti Fedimint diversi in competizione tra loro in termini di operatività e commissioni. Li vede riuscire dove Liquid ha fallito, perché invece di un'unica federazione aziendale, ci sono molte federazioni, con piena interoperabilità con altre federazioni e con la rete globale Lightning. La sua opinione è che sia fondamentale rendere il più semplice possibile la creazione di un Fedimint, siano essi entità globali pseudoanonime, o comunità locali, conosciute e fidate, o una combinazione delle due.

Poiché chiunque può essere un gateway Lightning, non esiste un singolo punto di errore. Se uno fallisce (o viene chiuso), un Fedimint potrebbe prendere i servizi di un altro. In teoria, dice Sirion, un Fedimint non ha nemmeno bisogno di scegliere. Gli utenti possono lavorare direttamente con i gateway, creando un futuro in cui esiste un pool di gateway in cui gli utenti possono scegliere con chi vogliono lavorare. In pratica la maggior parte degli utenti Fedimint utilizzerebbe l'opzione predefinita, ma in teoria è possibile configurarne una propria. Un altro vantaggio di Fedimint per il futuro di Lightning Network sarebbe che la nuova necessità di gateway potrebbe aumentare il mercato dei fornitori di servizi Lightning, la cui mancanza ne sta frenando l’adozione.

Cosa serve per costituire un Fedimint? I guardiani devono gestire ciascuno un server. Sirion sottolinea che, per ragioni di latenza, potrebbe non essere efficiente far funzionare questi server su Tor. Nel quadro attuale l’utilizzo di Tor potrebbe rallentare il tempo di elaborazione delle transazioni che dovrebbero essere istantanee, fino a circa due secondi; potrebbe essere un buon compromesso per le Zecche che operano in regimi autoritari, ma non per quelle altrove. In entrambi i casi, utenti e gateway possono facilmente eseguirlo su Tor, contribuendo a mitigare le fughe di privacy.

Sirion spera di poter aggiungere presto percorsi ciechi, in modo che gli utenti, i guardiani e i gateway conoscano il meno possibile l'uno dell'altro, riducendo ulteriormente il rischio di censura. Se alla fine sarà possibile eseguire un server Fedimint con un hardware economico a casa tramite Tor, allora, come dice Odell, “siamo a posto”. In ogni caso, persone tecnicamente esperte – sia a scopo di lucro in un mercato globale, sia per la comunità nei mercati locali – gestirebbero i server, dando potere a tutti gli altri.


VI. RISCHI E SVANTAGGI

I critici di Fedimint si affrettano a sottolineare che il compromesso sull’autocustodia è il principale compromesso e il rischio più grande di tutti, e che queste nuove piattaforme potrebbero essere utilizzate per una serie vertiginosa di “rug-pull” in cui gli operatori delle Zecche colludono per rubare fondi agli utenti ignari.

Sirion si preoccupa del fatto che un gigante nell'ambiente Fedimint attiri un numero enorme di utenti a causa delle sue commissioni economiche, della liquidità e dell'affidabilità, diventando un rischio sistemico simile a Mt. Gox. Ha anche definito Fedimint “molto più complicato” di qualcosa come un wallet Lightning come Bitcoin Beach, e sottolinea che il sistema finale perfettamente funzionante unisce Bitcoin, Lightning e la nuova tecnologia di consenso federato: un mix complicato.

C'è anche la controversia filosofica che Fedimint scatenerà nella comunità Bitcoin. Nwosu contrappone il tradizionale “non fidarsi, verificare” di Bitcoin con il “fidarsi, ma anche verificare” di Fedimint. I puristi, ancora una volta, potrebbero protestare contro il concetto, ma attualmente non offrono una soluzione al predominio globale delle soluzioni di custodia presso terze parti.

Un’altra sfida emerge quando si considerano gli incentivi per i tutori. Odell pensa che ci sarà un misto di persone che gestiranno Fedimint a scopo di lucro, come le attività commerciali, e di altre che le gestiranno per altruismo, ad esempio ragioni comunitarie o di movimento. Resta da vedere la volontà di agire come guardiani o getaway per ragioni morali. Inoltre alcuni mostrano la preoccupazione che l’architettura Fedimint possa spingere Lightning Network in una direzione “hub-spoke”: i percorsi in cieco, che probabilmente saranno implementati su diversi client della rete Lightning nei prossimi 12 mesi, potrebbero affrontare timori di censura rendendo più difficile dire chi sta pagando chi.

Dario Sneidermanis, il creatore di Muun Wallet, è un fan del concetto Fedimint, ma teme che nella pratica potrebbe essere troppo simile agli exchange centralizzati, con responsabilità legali (KYC), rischi per la sicurezza (avere una grande quantità di fondi) e responsabilità operative (uptime e relazioni con i gateway). Dice che i grandi exchange utilizzano comunque il multisig dietro le quinte, quindi il concetto potrebbe non spostare l’ago sugli attuali compromessi.

La regolamentazione si profila certamente come una sfida importante. Come sottolinea Odell, far funzionare i server “è la parte più rischiosa dell’intero sistema”. Il progetto predefinito è codice open source ed è chiaro dal punto di vista normativo. Ma i singoli Fedimint potrebbero essere considerati movimentatori di denaro, ad esempio, negli Stati Uniti? In Occidente, gli utenti potrebbero eseguire Fedimint senza rispettare le leggi KYC o AML? Queste sono domande aperte. Alcuni sostengono che ciò può essere fatto finché Fedimint non realizza profitti; la speranza è che questo esonererebbe i Fedimint delle comunità più piccole da una regolamentazione onerosa.

Odell sottolinea il fatto che Wallet of Satoshi non richiede KYC ed è una società con sede in Australia, un esempio di prodotto Lightning "custodial" che funziona perfettamente a livello mondiale senza una burocrazia finanziaria opprimente, sebbene si sia chiesto se sia conforme alle normative vigenti.

In ogni caso, nei regimi autoritari e nelle dittature – che costituiscono la maggior parte dei mercati emergenti – l’uso di Bitcoin potrebbe essere già limitato a livello giuridico o vietato. Ad esempio, in Nigeria i cittadini non possono collegare i propri conti bancari agli exchange altrimenti i loro fondi vengono congelati e vengono esclusi dai servizi finanziari; pertanto gli exchange locali operano secondo un modello peer-to-peer (P2P).

In questo ambiente usare Bitcoin è già un crimine, quindi gestire un Fedimint non sarebbe diverso. Fedimint potrebbe esistere a livello intergiurisdizionale, con tutori in diversi Paesi, rendendo i singoli Fedimint resistenti agli attacchi statali. E se potesse migliorare l'accesso a Bitcoin a milioni di persone, dove i wallet hardware e i nodi Lightning non possono scalare, allora forse è la soluzione migliore.

E se un giorno l’ingegneria di Bitcoin o Lightning rendesse possibile a miliardi di persone di scegliere soluzioni di auto-custodia in modo facile, allora Fedimint non sarebbe più necessario e verrebbe gradualmente eliminato, avendo raggiunto lo scopo di ponte verso il futuro.


VII. OLTRE IL SISTEMA BANCARIO?

Cos’altro si può fare con Fedimint, oltre a essere la propria banca? Lo sviluppatore Casey Rodarmor ha scritto che se raggiungesse un'adozione diffusa, potrebbe sostituire gran parte del mondo delle criptovalute. Fedimint, ad esempio, può agire come nodo di calcolo degli smart contract in stile “EVM” e può eseguire qualsiasi comando in cambio di alcuni satoshi.

Inizialmente, secondo Sirion, Fedimint sarà limitato a circa 15 guardiani. Quanto più ampio sarà il consenso, tanto più lento sarà il sistema. Ma Sirion afferma anche che, con futuri aggiornamenti, è possibile che un singolo Fedimint possa vantare più firmatari guardiani di Ethereum o di qualsiasi altra criptovaluta Proof-of-stake. Ciò potrebbe rendere l’ecosistema Fedimint più robusto e decentralizzato rispetto alle soluzioni alternative.

Volete contanti digitali in dollari sul vostro wallet? Volete inseguire il rendimento? Volete coniare e scambiare token? Potrebbe essere un'esperienza migliore e più robusta, a lungo termine, su Fedimint che su nuove blockchain di livello 1.

Oggi i “crediti” bitcoin potrebbero essere creati attraverso un sistema KYC come wBTC, in cui gli utenti inviano bitcoin a un emittente centralizzato, come BitGo, in cambio di token ERC-20 “wrapped bitcoin”. Rodarmor spiega che invece gli utenti potrebbero inviare liberamente bitcoin a Fedimint in cambio di token e poi la federazione potrebbe eseguire qualunque logica voglia. Sirion afferma che la codebase Fedimint attualmente si basa su smart contract per interagire con i gateway, ma in futuro potrebbe supportare token, nomi di dominio e altro ancora.

La funzionalità delle stablecoin, per lo meno, potrebbe essere estremamente utile per i mercati emergenti, dove la domanda di dollari è elevata. Sirion afferma che è possibile e persino probabile che i Fedimint di prima generazione consentano agli utenti di depositare BTC o Tether e di avere entrambi i saldi sulla propria app. Quindi potrebbero scegliere di spendere o riscattare l'uno o l'altro in qualsiasi momento.

Taro, dice, che si potrebbe potenziare questa capacità consentendo lo scambio di stablecoin, come Tether, tramite Lightning Network. Ciò darebbe agli utenti di Fedimint la possibilità di risparmiare e spendere istantaneamente in bitcoin o dollari in qualsiasi parte del mondo, avvicinando le masse alla libertà finanziaria globale e alle pari opportunità.


VIII. UNO STRUMENTO PER LA NIGERIA E NON SOLO

Bernard Parah gestisce un exchange chiamato Bitnob in Nigeria. Lavora in questa azienda a tempo pieno sin dal 2018, dopo aver trascorso diversi anni aiutando le persone a spostare informalmente denaro avanti e indietro dal Ghana alla Nigeria utilizzando BTC come ponte per le rimesse.

Bitnob è un exchange incentrato su Bitcoin tra un mare di aziende che assomigliano ai casinò digitali, offrendo centinaia o migliaia di token diversi agli utenti. Parah afferma che l'attenzione aiuta a semplificare le cose e aiuta i suoi clienti a evitare le truffe.

Oggi, quando si utilizza l'app Bitnob, si depositano naire dal proprio conto bancario e si ricevono bitcoin o dollari (tramite Tether) in un modo semplice e fluido come con un'app bancaria. Sul back-end ciò che realmente accade è che l'utente invia un bonifico a un broker, il quale a sua volta invia bitcoin a Bitnob, o viceversa. Il prodotto principale di Bitnob è una piattaforma di risparmio "dollar-cost averaging" (DCA), in cui gli utenti "ricaricano" il proprio account con naire e poi acquistano bitcoin poco a poco nel tempo fino all'esaurimento del saldo. Offre anche carte di pagamento (dove gli utenti scambiano stablecoin con Visa o Mastercard denominate in dollari e che poi possono essere spese ovunque nel mondo) e un servizio di credito, dove gli utenti possono prendere in prestito fino al 50% del valore del prestito contro i loro bitcoin come garanzia. Questo, dice Parah, è una cosa popolare tra le piccole imprese in Nigeria che hanno alcuni BTC nei loro bilanci.

Ogni anno nascono il doppio dei nigeriani rispetto agli europei. La Nigeria è un Paese con 218 milioni di abitanti ed è in procinto di superare la popolazione degli Stati Uniti nei prossimi 25 anni. Già adesso milioni di nigeriani utilizzano Bitcoin e ogni giorno se ne aggiungono sempre di più. Bitnob è stato il primo exchange africano a integrare Lightning Network, una scelta fatta per aiutare gli utenti a inviare e ricevere valore istantaneamente e ovunque nel mondo. Parah ha un posto in prima fila nell'adozione di Bitcoin nei mercati emergenti ed è all'avanguardia nell'integrazione della tecnologia più recente, rendendolo l'unico qualificato per valutare il potenziale di Fedimint.

Questo è il motivo per cui è importante prestare attenzione al punto di vista di Parah quando avverte che, anche se la sua app ricorda agli utenti di prediligere l'auto-custodia una volta superati i $1.000 sul saldo della piattaforma, solo dal 10% al 20% dei suoi clienti lo fa nell'effettivo. Dall'80% al 90% non lo fa, scegliendo di affidarsi alla comodità dell'app.

Parah pensa che Fedimint potrebbe cambiare le regole del gioco. Non lo vede necessariamente come qualcosa per utenti esperti, ma come un aggiornamento per le masse. Parah è anche in contatto con Sirion e il team di Nwosu ed è entusiasta di offrire il servizio ai suoi clienti. È “rassicurato” dal fatto che Nwosu stia diventando una sorta di punto di riferimento: “È un grande sostenitore della libertà [...]. Non è interessato principalmente a fare soldi, bensì a sistemare ciò che c'è attualmente di sbagliato nella natura del denaro”.

Parah ritiene che Fedimint piacerà alle persone se riuscirà a integrarsi nei loro sistemi di fiducia preesistenti. In un luogo come la Nigeria, la ricerca della privacy o l’evitare il KYC non sono fattori motivanti. Infatti quando un’azienda non fa KYC, le persone si preoccupano. Ma pensa che, se spiegato correttamente, molti dei suoi clienti saranno interessati a Fedimint come un modo per sfruttare la forza sociale. “La fiducia è importante”, afferma Parah, “ed è così che funzionano le comunità. In Bitcoin parliamo molto della non necessità di fidarsi, ma alla fine, volenti o nolenti, la fiducia è una parte essenziale della nostra società”.

Non pensa che Bitcoin e Lightning possano soddisfare da soli i bisogni della Nigeria, o del mondo. Se solo il 10-20% dei suoi clienti prende il controllo attivo dei propri fondi, può solo immaginare quanti pochi clienti di Binance siano veramente interessati all'auto-custodia.

“Ecco perché abbiamo bisogno che Fedimint funzioni il più presto possibile”.

Fedimint potrebbe rivelarsi preziosi anche per il sistema hawala globale, che salda $250 miliardi ogni anno. Essendo un'antica e popolare di rete di broker fidati nel mondo musulmano, gli operatori hawala (noti come hawaladar) potrebbero unire le forze e creare i propri Fedimint, riducendo le commissioni per gli utenti e riducendo il rischio di controparte tra di essi. Gli hawaladar esistono già parallelamente al sistema finanziario statale e alcuni stanno iniziando ad adottare Bitcoin, quindi potrebbe essere una buona soluzione, soprattutto in Paesi come la Nigeria con una popolazione musulmana per il 50% del totale. Lo stesso si potrebbe dire per i sou-sou, che sono popolari nell’Africa occidentale e nei Caraibi proprio perché i loro utenti hanno difficoltà ad accedere al sistema finanziario canonico: forse questi bacini di risparmio collaborativo potrebbero essere i primi ad adottare Fedimint.

Nwosu non vede l’ora di iniziare. Si aspetta che le prime versioni dei wallet Fedimint siano attive entro la fine dell'anno, in tempo per la prima conferenza Bitcoin e Lightning in Africa, che si terrà ad Accra dal 7 al 9 dicembre 2022. L'evento potrebbe essere un punto di svolta per gli sviluppatori nella comunità Bitcoin e per gli educatori, in modo da saperne di più sulle necessità dell’utente globale medio. Potrebbe anche essere una pietra di paragone per la traiettoria di Fedimint.

“Una volta che si afferra l'idea e si superano i problemi del modello di fiducia”, afferma Nwosu, “si capisce che questa è la soluzione mancante nell'ecosistema Bitcoin. Rende obsolete le cosiddette altcoin, fornisce una migliore privacy rispetto a Monero, offre un migliore ridimensionamento fuori catena rispetto ai rollup ZK, offre un'esperienza utente migliore rispetto a qualsiasi exchange e potrebbe avvicinarsi a un livello di sicurezza pari a quello dei wallet hardware”. Ci saranno degli scettici, ma le tesi e le convinzioni di Nwosu sono difficili da scuotere.

Nel dicembre 2010 Hal Finney scrisse che “c’è un’ottima ragione se dovessero emergere banche Bitcoin, che emettono la propria valuta digitale rimborsabile in bitcoin. Bitcoin stesso non può crescere per far sì che ogni singola transazione finanziaria nel mondo venga trasmessa a tutti e inclusa nella sua blockchain. È necessario che ci sia un livello secondario di sistemi di pagamento che sia più leggero e più efficiente [...]. Le banche Bitcoin risolveranno questi problemi. Possono funzionare come facevano le banche prima della nazionalizzazione della valuta. Banche diverse possono avere linee di politica diverse: alcune più aggressive, altre più conservatrici. Alcune sarebbero a riserva frazionaria mentre altre potrebbero adottare la riserva piena. I tassi d'interesse potrebbero variare. La valuta di alcune banche potrebbe essere scambiata con uno sconto rispetto a quella di altre. Credo che questo sarà il destino finale di Bitcoin, quello di essere il "denaro ad alto potenziale" che funge da valuta di riserva per le banche che emettono la porpria valuta digitale. La maggior parte delle transazioni Bitcoin avverrà tra banche, per saldare i trasferimenti netti. Le transazioni Bitcoin da parte di privati saranno rare quanto [...] lo sono oggi gli acquisti con bitcoin”.

Forse le “banche Bitcoin” di Finney non erano Coinbase o Binance, ma piuttosto una rete globale come quella di Fedimint.


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Addentrarsi nella psicologia dei mercati ribassisti di Bitcoin

Gio, 19/10/2023 - 10:08

 

 

di Kane McGukin

I mercati ribassisti in Bitcoin sono brutali... e lunghi. Storicamente hanno visto i prezzi scendere del 70-80%+ e durare circa 1.000 giorni.

Tuttavia ogni volta (finora 3) il mercato tende a dimenticare quanto sia grave un mercato ribassista. Ecco dove siamo adesso.

State sentendo dire che questo è il peggior mercato ribassista di sempre ed è molto più lungo di prima. Non è vero, è in linea con gli altri e ha caratteristiche simili a tutti quelli precedenti. Dal punto di vista della valutazione, Bitcoin era economico su base relativa nel 2011, 2012, 2015, 2016, 2020 e ora.

Bitcoin è in quella parte del mercato ribassista, l'ultimo terzo, dove le mani di tutti tendono ad alzarsi: tutti gettano la spugna, anche gli influencer più entusiasti iniziano a perdere la forza e a mettere in discussione la loro posizione massimalista. Non viene detto apertamente, ma lo si può capire dai post o dalla loro mancanza. Tuttavia è in questo preciso momento in cui viene costruito il potenziale di Bitcoin. C’è una bellezza necessaria in questo dolore.

In generale, ne capisco la natura psicologica, perché perdere non è divertente. Basta chiedere a Deion Sanders: è innanzitutto un vincitore e gli piace solo vincere. E lo dice apertamente.

Ecco un paio di sue citazioni degne di nota che ci aiutano a capire meglio.


Il tempo è un meraviglioso narratore

Facciamo un punto che si adatta davvero bene a quanto stiamo dicendo! Gli halving di Bitcoin, le  sue cosiddette epoche, hanno ciascuno la propria storia e richiedono tempo per essere raccontati adeguatamente. Relativamente parlando, molto tempo... quattro anni di tempo.

Ciascuno è leggermente diverso, ma è pur sempre lo stesso di qualsiasi altra epoca.

Tutte le storie sul denaro sono piene di un ingrediente chiave: la battaglia dell'uomo con gli alti e bassi legati all'avidità. La storia di Bitcoin ci racconta proprio come stiamo trasferendo il denaro dal mondo fisico a quello digitale.

Nel peggiore dei casi, credo che ci stia dicendo come stiamo costruendo una rete finanziaria parallela che imita quella che già conosciamo. E nella migliore delle ipotesi, ci sta dicendo come risolveremo del tutto il problema del denaro fiat.

1/18

Money is the unit in a system of networks that allows people to communicate value.

Here's how ????????https://t.co/EaE3oNzB73

— BitKane (@kanemcgukin) September 18, 2023


Cos'è l'halving di Bitcoin? Quanto dura?

In ogni blocco Bitcoin, la prima transazione è una transazione definita coinbase che abilita la ricompensa del blocco e le commissioni per la sua estrazione.

La ricompensa per blocco, la quantità di bitcoin in ciascun blocco, si dimezza all'incirca ogni 210.000 blocchi o ogni 4 anni.

Da ciò possiamo avanzare alcune ipotesi relative al funzionamento dei mercati ribassisti e rialzisti, soprattutto con 14 anni e 3 halving al nostro attivo. PS: il prossimo, il quarto, dovrebbe avvenire nell'aprile del 2024.

Sulla base dei dati di cui sopra e con una storia rappresentativa dei passati mercati ribassisti/rialzisti di Bitcoin, possiamo avanzare un buon numero di ipotesi e stime sulla vita di un suo mercato ribassista.

Inoltre possiamo aggiungere tecniche di charting tradizionali per verificare, supportare o smentire ulteriormente queste ipotesi. È solo un altro strumento nella nostra cassetta degli attrezzi.


Mettere tutto insieme

• Un halving: 4 anni o 210.000 blocchi;

• Mercati rialzisti (a oggi): storicamente durano 1/3 di un halving, o una media di 73.832 blocchi;

• Mercati ribassisti (al prossimo breakout, non minimo): storicamente durano 2/3 del tempo, o una media di 136.168 blocchi;

• In media i mercati ribassisti sono durati circa 979 giorni, dal giorno del top al giorno del breakout successivo. È qui che entra in gioco l'analisi tecnica dei grafici;

• Se i modelli passati sono confermati, allora possiamo aspettarci che questo ribasso duri altri 300 giorni circa (quasi un anno), portandoci fino a luglio 2024 o giù di lì;

• Se questo mercato ribassista è come quello del 2013, durerà fino a maggio 2024 circa, subito dopo l’halving. Se fosse come quello del 2017, allora potremmo parlare del settembre 2024.

In ogni caso, non dobbiamo avere ragione al 100%; dobbiamo solo ascoltare ciò che ci dicono i mercati, ciò che dicono i fondamentali e avere una comprensione generale di come si è svolta la storia. Questo dovrebbe essere l'obiettivo.

Forse l’azione dei mercati si ripeterà... chi lo sa? Bitcoin raggiungerà un nuovo massimo storico? Non lo so nemmeno io, ma ho abbastanza informazioni per vedere che è qui per restare. I binari monetari con cui ci sentiamo a nostro agio verranno ricostruiti per includere questo asset, in un modo o nell’altro.

I segnali fondamentali ci sono e crescono giorno dopo giorno, come il recente annuncio da parte del Financial Accounting Standards Board a favore di regole contabili che aprano la strada alle aziende affinché possano tenere Bitcoin in bilancio.

Mosse come questa, insieme a una serie di altre briciole fondamentali, non avvengono a meno che non venga apparecchiata la tavola affinché i cosiddetti big player, le grandi banche, i grandi fondi e le grandi aziende entrino nel mercato.

Vediamo come si comporterà il prossimo mercato rialzista... quando infine arriverà.


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Un patto diabolico

Mer, 18/10/2023 - 10:08

 

 

di George Ford Smith

«Ma una volta che nell'ambiente di mercato una merce si è affermata come denaro, non è più necessaria alcuna altra moneta.»

~ Murray Rothbard, Taking Money Back

La caratteristica distintiva della FED è la concessione del privilegio di acquistare asset con denaro di cui non dispone. Nessun'altra persona o istituzione può farlo a livello giuridico; quelli che ci proverebbero verrebbero incriminati per contraffazione.

Per lo meno potreste pensare che una situazione del genere desterebbe qualche sospetto, ma non è così: fa tutto parte del vangelo monetario moderno, da non mettere mai in discussione.

Un’altra parte del vangelo è il sistema bancario a riserva frazionaria, in cui le banche commerciali creano più crediti rispetto alla stessa unità monetaria attraverso le loro attività di prestito (si veda il sostegno indiretto di Alan Greenspan al sistema bancario a riserva frazionaria nella sua famosa difesa dell’oro).

Inoltre gli asset acquistati dalla FED sono solitamente una forma di debito pubblico, con le garanzie collaterali garantite dal potere dello stato di estrarre ricchezza dai contribuenti americani. Avendo così dato il via libera al Green New Deal, alle guerre e ad altre parodie, il governo federale si è scatenato con la spesa in deficit, che al 27 agosto 2023 ammontava a $1.613.421.672.350.

Nel suo discorso di commiato del 1961, il presidente Dwight D. Eisenhower mise in guardia il Paese dal complesso militare-industriale, ma sappiamo tutti com'è andata a finire. John F. Kennedy voleva ridurre in mille pezzi la Central Intelligence Agency (CIA) e per questo, e per le sue aperture di pace nei confronti dei sovietici, la CIA lo fece assassinare.

La CIA, l’esercito e l’elenco infinito di altre agenzie governative necessitano di finanziamenti: perpetui e ingenti finanziamenti. Lo stato può estorcere risorse fino a un certo punto ai contribuenti; per il resto, dipendono dal sistema bancario corrotto e dal suo racket della contraffazione a norma di legge.

È un racket che ingrassa alcuni mentre impoverisce la ricchezza degli altri, ma una volta le cose erano ben diverse. Il denaro era onesto nella misura in cui i sostituti della cartamoneta erano completamente rimborsabili in oro e lo stato era piccolo in dimensioni. Gli americani, a tutti i livelli, prosperavano e il Paese era in pace.


Per i vertici, il colpevole era il denaro onesto

Poi nel 1907 arrivò il prevedibile panico bancario.

Il panico del 1907 è particolarmente significativo perché portò alla “riforma” bancaria diretta dallo stato. Il Knickerbocker Trust di New York aveva investito pesantemente nella United Copper e quando il prezzo delle azioni di quest'ultima crollò, i depositanti di Knickerbocker si lanciarono in una frenetica corsa ai suoi sportelli. Quest'ultima innescò corse agli sportelli in tutta la città e infine in tutta la nazione. In preda alla disperazione, il governo federale si rivolse al potente John Pierpont Morgan affinché salvasse l’economia.

Come ci racconta Ron Chernow in The House of Morgan:

Il panico del 1907 fu la ciliegina sulla torta per Pierpont. Sebbene semi-pensionato, presentandosi periodicamente al lavoro solo per un'ora o due, divenne improvvisamente una sorta di banca centrale americana. Nel giro di due settimane salvò diverse società fiduciarie e un'importante società d'intermediazione, salvò New York City e salvò la Borsa.

Fece tutto questo insieme ad altri banchieri alla fine dell'ottobre 1907. Il panico si estinse poco dopo.

Per i banchieri di New York rimaneva un problema molto più serio: la crescita delle banche statali negli ultimi vent’anni ne aveva lentamente eroso il potere. Nel 1896 le banche statali e altre banche non nazionali costituivano il 61% del totale di tutte le banche operanti sul suolo americano e nel 1913 il 71%. Fatto ancora più significativo, nel 1913 gli stranieri detenevano il 57% delle risorse bancarie americane.

Con una tendenza così preoccupante, alcuni banchieri di New York e un senatore del Rhode Island decisero nel 1910 di partecipare all'ormai famosa battuta di caccia alle anatre nella tenuta di Morgan a Jekyll Island, in Georgia. Le anatre, ovviamente, non erano quelle dai piedi palmati, ma i creduloni americani che in seguito avrebbero creduto che il cosiddetto money trust fosse stato domato e che il panico fosse ormai acqua passata.

I cacciatori escogitarono un piano affinché venisse istituita una banca centrale, ma per ragioni politiche ci volle fino al 23 dicembre 1913 per far diventare legge il Federal Reserve Act. Essa creò dodici Federal Reserve regionali governate da un consiglio di burocrati di Washington, tra cui il segretario al Tesoro e gli incaricati presidenziali. Sebbene le Federal Reserve regionali siano ufficialmente istituzioni “private”, sono poco diverse dalle agenzie governative.

La maggior parte di noi deve produrre qualcosa di valore per ottenere denaro. Non è così per lo stato, a meno che non si contino le guerre e i disastri economici. Con la FED che emetteva banconote aventi corso legale, originariamente rimborsabili in oro ma private di tale copertura per i cittadini americani dal 1933, il governo federale e la sua banca centrale erano in affari.

Il loro prodotto era il denaro stesso.


Finanziamento della prima guerra mondiale

Sicuramente si trattava di un prodotto sempre molto richiesto e suddetta partnership trovò presto acquirenti entusiasti dopo la catastrofica decisione del governo federale di entrare nella prima guerra mondiale il 6 aprile 1917.

La partnership era guidata da un uomo, il segretario al Tesoro William Gibbs McAdoo, e il suo compito era determinare come finanziare l'illusione di Wilson di un mondo sicuro e democratico. Rifiutandosi di stampare denaro direttamente, cosa che sapeva avrebbe abbassato il morale e danneggiato la reputazione delle nuove banconote della FED, McAdoo optò per una combinazione di aumenti delle tasse e di quelli che chiamò Liberty Bond, che tecnicamente erano obbligazioni al portatore. Un terzo del finanziamento sarebbe derivato dalle tasse, il resto dalla vendita di obbligazioni.

L'idea era quella di saccheggiare le tasche della popolazione e spenderle per la guerra. La tassazione ovviamente era obbligatoria e raggiungeva il 77% per i milionari. Vendere obbligazioni a una popolazione contraria alla guerra richiese ingegnosità e un massiccio sforzo di propaganda.

Il nuovo ministero della propaganda, il Comitato per la Pubblica Informazione, si dimostrò all’altezza del compito. Come dettagliato nella storia dei Liberty Bond della Federal Reserve:

La prima iniziativa [Liberty Loan] nel maggio 1917 utilizzò 11.000 cartelloni pubblicitari e annunci sui tram in 3.200 città, tutti donati. Durante la seconda campagna, 60.000 donne furono reclutate per vendere obbligazioni. Questo esercito di volontari mise le donne ai cancelli delle fabbriche per distribuire sette milioni di volantini per il Giorno della Libertà. Le case di vendita per corrispondenza di Montgomery Ward e Sears-Roebuck spedirono due milioni di fogli informativi alle donne contadine. Bibliotecari “entusiasti” inserirono quattro milioni e mezzo di cartoline di promemoria per il Liberty Loan nei libri delle 1.500 biblioteche pubbliche. Vennero addirittura reclutate celebrità: Charlie Chaplin, Mary Pickford e Douglas Fairbanks, tra le personalità più famose d'America, girarono il Paese organizzando manifestazioni obbligazionarie a cui parteciparono migliaia di persone.

Il Comitato usò anche tecniche che stimolavano motivazioni comuni:

La competitività (quale città avrebbe comprato più obbligazioni), la familiarità (“Mio padre ha comprato un’obbligazione. E il tuo?”), il senso di colpa (“Se non puoi arruolarti, investi”), la paura (“Tieni le bombe tedesche fuori dal tua casa”), la vendetta (“Schiaccia i bruti con i Liberty Bond”), l'immagine sociale (“Dov’è il tuo bottone Liberty Bond?”), la socievolezza (“Adesso! Tutti insieme”), l'impulso a seguire il leader (Il presidente Wilson e il Segretario McAdoo), l'istinto del gregge, gli istinti materni e, sì, anche il sesso.

Tutto questo vi suona familiare, non è vero?

Dei $17 miliardi ($4.420 miliardi in dollari del 2023) raccolti alla fine della guerra, $8,8 miliardi provenivano dalle tasse, il resto dai Liberty Bond. Secondo un sondaggio pubblico condotto nel 1918-1919, circa il 68% dei salariati urbani possedeva Liberty Bond. Tanto di cappello alla campagna di propaganda.


L'esito

Cosa ricevette il Paese per i suoi $17 miliardi? Le vittime della guerra ammontarono a 117.000 morti e oltre 200.000 feriti. Quale fu il loro ritorno sull’investimento? O alle loro famiglie devastate? Nessuno morì o venne ferito per la difesa della libertà americana, tanto meno della “democrazia”; la maggior parte erano coscritti. Né furono gli avversari a dichiarare guerra a coloro che furono spediti all’estero per combatterla. Nelle parole del senatore progressista del Wisconsin, Robert M. La Follette, rivolgendosi al Congresso il 4 aprile 1917, due giorni prima che il Congresso dichiarasse guerra alla Germania: “I poveri sarebbero quelli chiamati a marcire in trincea, senza potere organizzato, non hanno alcuna voce in capitolo per esprimere la propria volontà su questa questione di pace o di guerra”.

È strano come funzionino le cose.

Il maggiore generale Smedley D. Butler, due volte medaglia d'onore, offre questa prospettiva:

Bellissimi ideali vennero dipinti per i nostri ragazzi che furono mandati a morire. Era la “guerra per porre fine alle guerre”. Quella era la “guerra per rendere il mondo sicuro per la democrazia”. Nessuno disse loro che i dollari e i centesimi erano la vera ragione. Nessuno disse loro, mentre partivano, che la loro partenza e la loro morte avrebbero significato enormi profitti di guerra. Nessuno disse a quei soldati americani che sarebbero potuti essere uccisi dai proiettili fabbricati dai loro stessi fratelli qui in patria.

Quella guerra pose le basi per la Seconda Guerra Mondiale, l’Olocausto, la nascita dello stato di sicurezza nazionale e le armi di distruzione di massa. Portò a un’esplosione delle dimensioni e delle ingerenze dell'apparato statale, alla Guerra Fredda, alle guerre all’estero e al debito a tutti i livelli come forza trainante dell’economia. Gli americani sarebbero diventati servi acritici nella loro fedeltà verso lo stato e verso uno sconcertante sistema monetario di cui hanno poco interesse a comprendere.

Rothbard aveva certamente ragione nel dire che non è più necessaria un'altra forma di denaro una volta che la moneta-merce viene ad affermarsi liberamente, ma lo stato e i suoi scagnozzi l'hanno trovato troppo restrittivo. Una volta rimossa la moneta-merce, la loro partnership ha portato il Paese – e il mondo – sull’orlo dell’estinzione.


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Il sistema bancario centrale sta devastando l'economia da oltre un secolo

Mar, 17/10/2023 - 10:11

 

 

di Jon Wolfenbarger

Sin dalla sua fondazione nel 1913, ai burocrati non eletti della Federal Reserve è stato concesso l’incredibile privilegio di creare legalmente denaro dal nulla, cosa che ai comuni mortali come noi non è consentito fare. A loro è stata anche affidata l’enorme responsabilità di mantenere (1) la piena occupazione, (2) un livello dei prezzi stabile e (3) tassi d'interesse bassi.

Come se la sono cavata finora?

Dal 1913 i burocrati della FED hanno contribuito a causare:

• un’inflazione dei prezzi superiore al 20% stampando denaro durante la prima guerra mondiale;

• la depressione dei primi anni ’20, con una deflazione dei prezzi superiore al 15%;

• la Grande Depressione degli anni ’30, con il 25% di disoccupazione e un crollo di oltre il 10% del prodotto interno lordo degli Stati Uniti;

• la “stagflazione” degli anni ’70, con inflazione e tassi d'interesse a due cifre;

• la bolla immobiliare del primo decennio del XXI secolo;

• la Grande Recessione del 2008-2009;

• un aumento del 40% dell’offerta di denaro in risposta alla crisi sanitaria;

• rialzi dei tassi d'interesse nell’ultimo anno che probabilmente causeranno la ventunesima recessione sin dalla fondazione della FED.

Naturalmente ci sono stati cicli economici di espansione e contrazione prima della creazione della FED, a causa delle leggi statali che consentivano alle banche a riserva frazionaria di creare denaro dal nulla, nonché di vari interventi statali nel settore monetario e bancario.

Tuttavia ci viene detto che la FED è stata creata per contribuire ad appianare il ciclo economico e creare un’economia più stabile e prospera.

Di seguito esaminerò alcuni dati economici chiave prima e dopo la creazione della FED per vedere cinque modi importanti in cui essa ha reso l’economia peggiore di quanto sarebbe stata altrimenti.


La disoccupazione è salita molto di più

Sfortunatamente i dati sulla disoccupazione non sono disponibili per la maggior parte del diciannovesimo secolo, ma quelli disponibili mostrano che la disoccupazione era generalmente molto bassa poiché chiunque volesse lavorare poteva farlo se era disposto ad accettare i salari di mercato.

In genere non esistevano restrizioni giuridiche che proibissero le transazioni di lavoro volontario, pertanto i salari potevano fluttuare in base alla domanda e all’offerta, proprio come qualsiasi altro prezzo sul libero mercato, il che generalmente portava alla piena occupazione.

Il grafico seguente mostra i tassi di disoccupazione degli Stati Uniti dal 1890 al 1988. La conclusione è che prima della creazione della FED, la disoccupazione non aveva mai raggiunto i livelli incredibilmente alti osservati durante la Grande Depressione degli anni ’30, avvenuta più di diciassette anni dopo la FED era stata creata per “appianare” il ciclo economico. Non dimentichiamo inoltre che la disoccupazione è salita al 10% o più durante la Grande Recessione del 2008-2009 e il panico Covid del 2020.

Grafico 1: Lavoratori disoccupati e tasso di disoccupazione, Stati Uniti, 1890–1988. Fonte: “Numero annuo di lavoratori disoccupati e tasso di disoccupazione negli Stati Uniti dal 1890 al 1988”, Statista, 8 agosto 2023.


L’inflazione è salita molto di più

L'inflazione è il luogo in cui la cronistoria di fallimenti della FED è più evidente.

Il grafico seguente mostra l’indice dei prezzi al consumo degli Stati Uniti dal 1775 al 2012. A parte brevi picchi inflazionistici guidati dalla stampa di denaro per finanziare le guerre, l’inflazione era praticamente inesistente prima della creazione della FED nel 1913. Da allora è salita alle stelle, soprattutto dopo che tutti i legami tra il dollaro e l’oro furono recisi nel 1971. Come risultato di questa inflazione dovuta alla creazione di denaro dal nulla, il dollaro ha perso il 97% del suo valore dal 1913.

Grafico 2: Indice dei prezzi al consumo, Stati Uniti, 1775–2012 (livello, 1775 = 1). Fonte: American Economic Association, ristampato in Sam Ro, “CHART: Inflation since 1775 and How It Took Off In 1933”, Business Insider, 6 gennaio 2013.


I tassi d'interesse sono saliti molto di più

Il grafico seguente mostra i tassi d'interesse a lungo termine dal 1790 al 2011. Sebbene siano sempre stati volatili prima della FED, non hanno mai raggiunto i massimi storici raggiunti all’inizio degli anni ’80. Quei tassi d'interesse elevati furono la reazione del mercato all’inflazione a due cifre degli anni ’70 causata dall’aggressiva creazione di denaro da parte della FED.

Grafico 3: Tassi d'interesse a lungo termine, Stati Uniti, 1790–2011. Fonte: dati del tasso d'interesse a lungo termine degli Stati Uniti, dal 1798 a oggi, set di dati, MeasuringWorth, 21 agosto 2023.


La crescita economica è stata molto più lenta

Anche se è difficile confrontare l’economia di secoli diversi, il fatto è che la crescita economica era maggiore prima della creazione della FED. Il grafico seguente mostra la crescita del PIL reale dal 1800 al 2020. La crescita è stata maggiore dal 1800 fino alla creazione della FED nel 1913, come dimostrato dalla pendenza più ripida della crescita del PIL reale prima del 1913 rispetto a dopo.

Grafico 4: PIL reale in dollari del 2012, Stati Uniti, 1800–2020. Fonte: dati del PIL reale degli Stati Uniti, 1790-presente, e PIL reale pro capite degli Stati Uniti, 1790-presente, set di dati, MeasuringWorth, 21 agosto 2023.

Durante questo periodo di libertà economica senza precedenti (a parte gli ovvi mali della schiavitù) e di tassazione minima, gli Stati Uniti passarono dall’essere un Paese arretrato a quello più ricco della storia del mondo.

Anche se altri interventi economici e fiscali da parte dello stato contribuirono a rallentare la crescita a partire dal 1913, la FED ne condivide gran parte delle colpe. Essa ha contribuito a rallentare la crescita economica alimentando il ciclo economico, che causa lo spreco di risorse scarse in investimenti improduttivi, abbassando la produttività dei lavoratori e la crescita dei salari reali al di sotto di quanto sarebbe stato altrimenti.


I deficit e il debito pubblico sono saliti alle stelle

Creando denaro dal nulla per acquistare il debito pubblico americano, la FED consente al governo federale di spendere molto più di quanto incassa con le tasse.

I grafici seguenti mostrano il deficit e il debito pubblico degli Stati Uniti come percentuale del PIL dal 1857. Prima della creazione del 1913, deficit di bilancio considerevoli si verificavano solo durante guerre come quella civile. Ci sono stati surplus di bilancio (sì, surplus!) nella maggior parte degli altri anni.

Tuttavia da quando è stata creata la FED, i deficit di bilancio sono stati la norma, raggiungendo il 30% del PIL durante la seconda guerra mondiale e il 15% durante la crisi sanitaria. Il deficit ammonta attualmente al 5,4% del PIL; prima del 1913 tale livello venne superato solo durante la Guerra Civile.

Come risultato di tutto questo deficit di spesa, il rapporto debito/PIL degli Stati Uniti è salito alle stelle da quando è stata creata la FED. Il rapporto debito/PIL salì al 30% durante la Guerra Civile, per poi scendere allo 0% prima della Prima Guerra Mondiale. È stato superiore al 30% per la maggior parte degli anni dopo il 1913, superando addirittura il 112% durante la Seconda Guerra Mondiale. Il rapporto debito pubblico/PIL è attualmente al 93% ed è in aumento.

Grafico 5: Disavanzi e surplus del bilancio pubblico degli Stati Uniti, nonché debito detenuto dal pubblico (percentuale del PIL), 1857–2023 e proiezioni al 2053. Fonte: “Debito & deficit: qual è la differenza?”, Fondazione Peter G. Peterson, 24 febbraio 2023.

 

Conclusione

Insieme all’Unione Sovietica, la FED ha dimostrato che la pianificazione centralizzata dell’economia da parte di un piccolo gruppo di burocrati non funziona.

Il fatto è che la FED non è stata creata per aiutare l’economia, ma è stata creata dai banchieri per aiutare le banche a riserva frazionaria a creare ancora più denaro dal nulla e salvarle quando si trovano nei guai.

Il denaro e i tassi d'interesse sono la linfa vitale del nostro sistema economico e forniscono segnali chiave ai consumatori e alle imprese. Manipolando costantemente sia l’offerta di denaro che i tassi d'interesse nella convinzione di "saperne di più" rispetto a milioni di persone, la FED crea un’enorme instabilità economica che spreca risorse scarse e abbassa gli standard di vita, in particolare per i più poveri tra noi.

Il denaro è solo un mezzo di scambio per rendere la vita più facile e più produttiva rispetto al baratto. L’offerta di denaro che abbiamo ora permette di portare a termine questo compito; non è necessario modificarla.

Con una riserva bancaria al 100% non dovremmo preoccuparci delle corse agli sportelli, del calo dell’offerta di denaro come negli anni ’30, dell’inflazione e del ciclo economico. Inoltre non avremmo bisogno che i burocrati fingano di poter pianificare l’economia a livello centrale.

Semmai l’economia venisse liberata dalla costante manipolazione monetaria e dei tassi d'interesse da parte delle banche centrali e delle banche a riserva frazionaria, ciò porterebbe a una stabilità economica e a una prosperità senza precedenti.


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Un noto medico invoca la disobbedienza civile

Lun, 16/10/2023 - 10:14

 

 

di Barry Brownstein

All’inizio del suo saggio, scritto nel 1849, Sul dovere della disobbedienza civile, Henry David Thoreau osservò: “Il governo migliore è quello che governa meno”.

Pochi politici durante il COVID sono stati influenzati da Thoreau, il quale scrisse anche che “il governo non ha mai promosso alcuna impresa, se non per l’alacrità con cui gli mette i bastoni tra le ruote”. Gli obblighi sanitari e i lockdown ci hanno reso più o meno sicuri durante il COVID? Più sani o meno sani?

Thoreau definì il “diritto alla rivoluzione” come “il diritto di rifiutare fedeltà e di resistere allo stato, quando la sua tirannia o la sua inefficienza diventano insopportabili”.

Il dottor Vinay Prasad è un oncologo e professore di epidemiologia e biostatistica presso l'Università della California, a San Francisco. È uno dei più importanti professionisti in campo medico del mondo. Crede che sia giunto il momento di “rifiutare la fedeltà” e di “resistere” alla burocrazia del COVID, soprattutto perché ricorre alla menzogna.

A coloro che giustificano politiche irrazionali come mascherare un bambino, Prasad scrive: “Solo perché le cose vanno male, o la malattia è peggiore dell’intervento, non significa che quest'ultimo aiuta, o dovrebbe essere perseguito”. Prasad porta in medicina l'idea di Frédéric Bastiat: non ignorare le conseguenze.

È sempre più preoccupato dalle linee guida adottate per ragioni politiche, non mediche. Di recente, rispondendo a una relazione secondo cui le mascherine N-95 dovrebbero essere obbligatorie per i bambini iscritti in una scuola della contea di Montgomery, nel Maryland (un sobborgo di Washington), Prasad ha scritto: “Solo la resistenza non violenta può fermare gli attori irrazionali della sanità pubblica”. A questo punto si noti che il titolo originale del saggio di Thoreau era Resistenza al governo civile.

Le seguenti sono le forme di resistenza non violenta raccomandate da Prasad: anche se voi o vostro figlio siete malati, non sottoponetevi al test per il COVID; rimandate vostro figlio a scuola quando starà abbastanza bene. “Smettetela di parlare di queste malattie” alle scuole e ai datori di lavoro. “Avanzate reclami contro i vostri datori di lavoro in merito a eventuali obblighi; rifiutate qualsiasi ulteriore vaccinazione contro il COVID-19”.

In breve, ignorate le autorità; non hanno in mente i vostri migliori interessi. Prasad aggiunge che questa resistenza “è l’unica via logica rimasta [...]. È ora di oscurare tutti i dati COVID. Se un numero sufficiente di persone smette di partecipare a questa farsa, l’irrazionalità finirà”.

Se Prasad avesse sostenuto questo punto nel 2020 o nel 2021, avrebbe potuto vedere la sua persona soggetta a udienze disciplinari. Ma siamo nel 2023 e, nonostante la censura, le prove a supporto della sua posizione stanno aumentando e il clima intellettuale sta cambiando.

Non tutta la medicina è basata sull’evidenza? Il dottor Prasad risponderebbe, magari fosse così. Nel 2015, con il suo collega Adam Cifu, Prasad ha scritto Ending Medical Reversal:

La medicina è l’applicazione della scienza. Quando una teoria scientifica viene confutata, ciò dovrebbe avvenire in un laboratorio o in un luogo equivalente. Non dovrebbe essere smentita nel mondo della medicina clinica, dove milioni di persone potrebbero essere già state esposte a un trattamento inefficace, o forse addirittura dannoso.

Nel loro libro Prasad e Cifu hanno scritto: “Ognuno di noi ricorda momenti in cui ci siamo resi conto che ciò che avevamo detto ai nostri pazienti, o fatto per loro, era sbagliato: avevamo promosso una pratica accettata che, nella migliore delle ipotesi, era inefficace”. Si noti l’uso della locuzione “nella migliore delle ipotesi”, poiché spesso gli interventi sono dannosi.

Prasad e Cifu stimano che “fino al 40% delle cose che fanno i medici sono inefficaci” e forniscono molti esempi a supporto, come la sostituzione degli estrogeni per le donne in post-menopausa e procedure mediche come “stenting di lesioni coronariche aperte in persone con angina stabile”.

Se guardate la televisione, probabilmente avrete visto le incessanti pubblicità della Pfizer che promuovono il suo farmaco per il trattamento del COVID, Paxlovid. Il dottor Prasad ci dice che, nonostante la promozione e il sussidio di tale farmaco da parte dell’amministrazione Biden, ci sono scarse evidenze che funzioni.

Anche senza il clientelismo, i farmaci inefficaci e pericolosi non sono rari negli annali della medicina. Fino al 1992 il farmaco Flecainide faceva parte dello standard di cura per stabilizzare i pazienti con ritmo cardiaco irregolare. Prasad e Cifu hanno riferito che “un ampio studio chiamato Cardiac Arrhythmia Suppression Trial (o studio CAST) ha dimostrato che la Flecainide, così come un farmaco simile, ha ridotto i PVC come previsto ma ha anche aumentato la possibilità di morte dei pazienti”. (enfasi aggiunta)

Prasad e Cifu sono giunti alla conclusione che “anche il ragionamento più attento e i migliori modelli scientifici non garantiscono un trattamento clinico efficace. Ciò che funziona in laboratorio, o su un computer, o nella testa del ricercatore più intelligente, non sempre funziona in un paziente”.

Tuttavia Prasad e Cifu riconoscono che “questa è una lezione che molti medici e importanti ricercatori non hanno ancora appreso”. Inutile dire, poi, che questa mancanza di apprendimento ha contribuito fortemente agli errori politici devastanti durante il COVID.

Prasad e Cifu aggiungono qualcosa di davvero importante: “Ciò che è successo in medicina è che il trattamento ipotizzato viene spesso istituito in milioni di persone e vengono spesi miliardi di dollari prima che venga condotta una ricerca adeguata”. Durante la crisi sanitaria sono stati disattivati gli allarmi economici quando i produttori di vaccini sono stati esentati dalla responsabilità per i danni causati dai loro prodotti.

Prasad e Cifu forniscono spunti senza tempo sul perché trattamenti inefficaci e pericolosi persistono alla prova del tempo nonostante la mancanza di "una solida base di prove": “La debole base di prove viene spesso ignorata a causa della fiducia dei medici nelle spiegazioni meccanicistiche o negli studi da parte dell’industria progettati, però, per essere ingannevoli”.

Prasad e Cifu hanno mostrato come la mentalità “agire prima, dati dopo” è estremamente comune nella medicina e nella vita di oggi: “Abbiamo un problema; abbiamo bisogno di una soluzione. Ascoltiamo questo mantra ogni giorno. Dobbiamo risolvere questo problema adesso; dieci minuti fa; ieri. Non è solo in medicina, ma ovunque”. Questa mentalità, adottata da milioni di americani, è alla base di ogni pratica sconsiderata istituita durante il COVID e anche della corsa sempre più distruttiva verso la cosiddetta “energia verde”.

Invertire gli errori non è facile:

È molto difficile accettare l’evidenza che qualcosa che hai fatto per i pazienti, qualcosa che credevi veramente fosse benefico, non sia stato affatto utile. Le prove sono ancora più difficili da accettare quando sei stato ben ricompensato per il tuo lavoro. Per questo motivo l’accettazione di un'inversione di tendenza in medicina non è mai facile e l’opposizione ad essa è solitamente molto accesa.

Pertanto lo stato amministrativo medico non cambierà facilmente. Come affermava Thoreau, lo stato “non può avere alcun diritto sulla mia persona e sulla mia proprietà se non ciò che gli concedo”. Abbiamo concesso troppo. Con le nostre concessioni abbiamo perso la nostra umanità. Ecco cosa scrisse Thoreau:

La massa degli uomini serve lo Stato [...] non principalmente come esseri umani, ma come macchine, con il loro corpo [...]. Nella maggior parte dei casi non c'è alcun libero esercizio del giudizio o del senso morale; ma si mettono allo stesso livello del legno, della terra e delle pietre; e forse si possono fabbricare anche esseri umani di legno che servano allo scopo. Tali persone non esigono più rispetto di quanto lo meritino uomini di paglia o un pezzo di terra. Hanno lo stesso valore solo dei cavalli e dei cani.

Possiamo riconquistare la nostra libertà medica diventando qualcosa di più di “un uomo di paglia o un pezzo di terra”; possiamo espandere la nostra zona di comfort per andare controcorrente. Adesso è il momento di resistere alle pressioni di amici e familiari e di smettere di obbedire alle autorità. La resistenza non violenta è la strada maestra.


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Una crisi “diversa” dalle altre

Ven, 13/10/2023 - 10:05

 

 

di Francesco Simoncelli

Ci troviamo in un “periodo di transizione”, tra un trend primario e l’altro: dai tassi d'interesse estremamente bassi a tassi più alti; da azioni, obbligazioni, immobili sopravvalutati mi aspetto che i prezzi scendano (in termini reali) per molti anni a venire. Ma in una fase di transizione le cose non sono mai tanto chiare, dato che ci sono cali e rimbalzi. Ad esempio, dopo il crollo del mercato azionario nell’ottobre del 1929 gli investitori rimasero perplessi. Era finita? Era giunto il momento di raccogliere i pezzi e tornare in borsa? Molti lo pensavano e ciò che ne seguì fu una serie di rimbalzi, rally e vendite, lasciando quegli stessi investitori con una sensazione di delusione e disorientamento. La prima reazione, dal novembre 1929 all'aprile 1930, risollevò molto gli animi; gli investitori pensavano che il peggio fosse ormai alle spalle e con quasi il 50% di profitti in tasca, pensavano di vederne molti di più in arrivo. Ma il rimbalzo si rivelò un disastro: dopo una perdita del 17% nel 1929, le azioni persero un altro 33% nel 1930. E poi ci fu un altro rimbalzo... e un altro... e un altro... fino all'ultimo gradino di questa scala in discesa. Ma il mercato ribassista non era finito: dopo i fuochi d'artificio estivi arrivarono gli acquazzoni autunnali, le azioni tornarono a scendere e alla fine del 1932 il Dow era sceso di quasi il 90%. La Warner Bros., la Apple dell’epoca, perse il 98% del suo valore.

La mia ipotesi è che siamo all’inizio di una debacle simile. Allora i pianificatori monetari centrali non si dovevano confrontare con la scelta “Inflate or Die”. Non potevano gonfiare l'offerta di denaro, perché il dollaro era legato all’oro; non poteva essere “stampato” dal nulla, doveva invece essere guadagnato. Ciò lasciava il “Die” come unica opzione ed è quello che è successo sostanzialmente, la Bolla del ’29 infatti è morta. La fine dei cosiddetti Anni Ruggenti sarebbe probabilmente passata senza tanto clamore: dal boom al bust e dal bust al boom, è così che funziona un’economia libera e sana. I pianificatori monetari centrali, però, hanno cercato di “aggiustare” il tiro della correzione imponendo norme e regolamenti invadenti, comprese misure per prevenire i tagli dei prezzi tanto necessari. Il risultato fu quello di trasformare una salutare correzione in una Grande Depressione.

Invece di ammettere il proprio ruolo nella Grande Depressione, gli economisti sostenevano che era stata causata da un peccato di omissione, più che da uno commesso. Nello specifico, Milton Friedman affermò che le amministrazioni Hoover e Roosevelt avevano commesso un errore: erano state troppo timide, infatti avrebbero dovuto immettere più denaro nel sistema.

Un nuovo sistema monetario più flessibile era all'orizzonte e i partiti politici, insieme alla collusione della maggior parte del mondo accademico, sarebbero stati favorevoli a una maggiore spesa, non commettendo più lo stesso “errore”. Non si accorsero (ma ne dubito) che ne stavano commettendo uno di gran lunga peggiore.


L'ESITO INEVITABILE DEL 1971

A livello mondiale, dal 1971 il concetto di denaro passò da qualcosa di vero nella mente delle persone a qualcosa di fasullo. Quasi ogni misura statistica utilizzata mostra un declino generalizzato, una corsa a folle velocità verso un muro di mattoni. Un meraviglioso sito web, intitolato “WTF Happened in 1971”, grafico dopo grafico, lo mostra in modo incontrovertibile: tutto, dai profitti industriali al PIL fino all’obesità infantile. Nel 1972, dopo essere andate avanti insieme per 30 anni, la produttività e la retribuzione oraria si separarono: la produttività ha continuato ad aumentare, ma i salari no. In termini reali, l’uomo medio guadagna poco più di mezzo secolo fa. Secondo i nostri parametri – confrontando il tempo impiegato per acquistare una casa e un’auto nella media – è di gran lunga più povero.

Nel 1970, ad esempio, si poteva acquistare una casa nella media per circa $25.000, ovvero circa 2 anni e mezzo di reddito; nel 1970 ci volevano circa 18.000 ore di lavoro a salario minimo per comprare una casa. Oggi ce ne vogliono più di 50.000. Nel 1970 una macchina nuova costava circa $3.500 dollari; al salario medio, $4 l'ora e ci volevano circa 900 ore di lavoro per acquistarne una. Oggi l’auto media viene venduta a $48.000 che, con un salario medio di $30 l’ora, richiede a un lavoratore 1.600 ore (se ignoriamo tasse, assicurazione medica e altri costi). Nel 1971 anche i salari del “popolo” e quelli delle élite si separarono: mentre la maggior parte delle persone guadagna poco più rispetto a 50 anni fa, gli introiti del 5% più ricco sono aumentati dell’80%; e l’1% più ricco ora guadagna cinque volte di più rispetto ad allora. Mentre nel 1970 l’1% più ricco rappresentava circa il 40% di tutto il reddito, oggi il totale raggiunge quasi il 70%.

Il lavoratore ha dalla sua il tempo; le élite hanno le risorse. Confrontando le due categorie, dal 1880 al 1971 le azioni dell’indice S&P 500 sono state generalmente vendute per l’equivalente di circa 30 ore di lavoro da parte del dipendente medio. Dopo il 1971 il valore del tempo è diminuito drasticamente, tanto che ora ci vogliono circa 120 ore di lavoro per acquistare azioni dell’indice S&P 500. In altre parole, il detentore dell’asset è diventato 4 volte più ricco, oppure guardando la cosa dal punto di vista della popolazione, chi non possiede asset e lavora duramente, essa ha perso il 75% della sua ricchezza relativa.

Quindi chiediamocelo anche noi: che diavolo è successo nel 1971?

Il denaro è diventato scoperto, qualcosa di ancorato al nulla! Da allora tutte le principali valute del mondo sono diventate "fiat" e ha perso tra il 90% e il 100% del loro valore. Nel frattempo il debito è cresciuto – soprattutto in termini reali. Nel 1971 il debito degli Stati Uniti, ad esempio, ammontava a circa $370 miliardi, o quasi al 25% del PIL; oggi supera i $33.000 miliardi, ovvero circa il 130% del PIL. Il bilancio federale era generalmente in pareggio prima del 1971, fatta eccezione per i periodi di depressione o guerra; nel 1970 era di soli $26 miliardi. Negli ultimi 12 mesi, al contrario, i federali hanno speso $2.400 miliardi in più di quanto hanno incassato. Stessa storia per la bilancia commerciale degli Stati Uniti. In generale le uscite e le entrate si bilanciavano, ma dopo il 1971 hanno preso strade diverse: i deficit non hanno fatto che accumularsi anno dopo anno, fino all’anno scorso quando è stato raggiunto un nuovo record.

Un keynesiano quando "pensa"
Dopo il 1971 il dollaro è stata la prima voce tra le esportazioni dell’America: venivano inviati dollari all'estero e gli stranieri mandavano di contro televisori, automobili, chip per computer, blue jeans, ecc. E finché gli Stati Uniti sono stati in grado di “stampare” denaro, invece di doverlo guadagnare, la sua economia, i suoi mercati, la sua politica e la sua società si sono distaccati sempre più dalla realtà. È una questione di azzardo morale: maggiore è la possibilità di vivere al massimo col minimo sforzo, più s'indeboliscono quelle caratteristiche che rendono vincente un'economia e sana/sostenibile la sua classe imprenditoriale. Ovvero creatività, inventiva e ingegno. Il denaro fiat ha creato l'illusione che si potesse vivere attingendo per sempre dall'albero di Cuccagna della stampante monetaria; le banche centrali credevano d'aver scoperto il motore economico a moto perpetuo tanto sognato da Keynes. Detto in modo più accademico, non era una strada infinita ma quello di cui mise in guardia Triffin anni prima quando espose il suo Dilemma riguardo i vantaggi di una nazione che avesse una valuta di riserva mondiale e i relativi svantaggi. L'onestà e la solidità del denaro permettono di trasmettere informazioni economiche genuine e affidabili; quando viene corrotto questo aspetto critico, ciò che ne consegue è una confusione generale che non fa altro che crescere man mano che la natura "fiat" del denaro invade ogni aspetto della vita comune. Infatti, come espone egregiamente anche Ammous nel suo ultimo libro il Fiat Standard, è solo una questione di tempo prima che la cinghia di trasmissione dei segnali economici nell'ambiente di mercato finisce per degradare anche l'ambito socio-culturale. L'azzardo morale insito nel denaro fiat, la presunta esistenza di pasti gratis, è un subdolo diffusore di ignavia, lassismo, pigrizia e, ultimo e non ultimo, de-responsabilizzazione.

Ecco una riflessione ulteriore in merito.

La ricchezza è relativa. Se non riuscite a ottenerne di più attraverso accordi onesti e vantaggiosi per tutti, vi rivolgete a un approccio "win-lose": cioè, se non potete espandere la torta, allora prendete tutto quello che potete e cercate di tenere lontani gli altri. Nel 1971 la torta smise di crescere velocemente come cresceva prima. I ritmi di crescita del PIL calarono e con essi anche gli aumenti salariali per il 90% della popolazione. Le economie avanzate, anche senza stimoli da parte dello stato, iniziarono a utilizzare meno energia. Perché? Aveva già raggiunto il punto di declino dell’utilità marginale. Avevamo già un sacco di motori, macchine e dispositivi tecnologici, aggiungerne di più avrebbe prodotto solo guadagni incrementali, non guadagni rivoluzionari. E se questo è vero, l’economia americana e tutte le altre erano sulla buona strada per diventare, non necessariamente un gioco a “somma zero”, ma un gioco con pochi guadagni per le élite; e l’unico modo per mantenere il proprio vantaggio era negare a tutti gli altri i benefici dell’energia a basso costo. Niente fabbriche, macelli o centrali elettriche nei loro quartieri!

Nessuno si è svegliato la mattina e ha detto: “Cavolo, la rivoluzione industriale non sta dando i suoi frutti come in passato. Adesso che quello che dovrei fare è cercare di escludere le persone dall’energia a basso costo in modo che non ottengano quello che ho io”. La politica non richiede consapevolezza, le persone generalmente non capiscono dove stanno andando o perché; vanno semplicemente dove li portano le correnti. Oggi le élite si godono gli avocado dei tropici, le automobili delle fabbriche di Monaco e le vacanze a Maiorca. Ciò li rende “privilegiati”, ma il privilegio scomparirebbe se queste cose fossero disponibili alle masse. Come impedire al resto del mondo di ottenere ciò di cui ora godono solo le élite? Aumentare il prezzo dell'energia. La maggior parte delle persone, ad esempio, ha poco margine di errore; vivono di “stipendio in stipendio”. Qualsiasi aumento significativo dei costi energetici abbasserà il loro tenore di vita. Lo accetteranno? Improbabile.

E non è un caso che solo le élite sostengono pienamente la Transizione Verde verso forme di energia “alternative”. Per loro costi energetici più elevati (insieme a costi alimentari più elevati) avranno conseguenze relativamente minori; possono permettersi automobili elettriche e non si faranno troppe domande sulla provenienza dell’elettricità. I poveri vogliono e hanno bisogno dei combustibili fossili per raggiungere gli standard di vita di cui i ricchi hanno goduto per più di 50 anni. Dato che ci sono miliardi di queste persone, e poiché dipendono dall’energia a basso costo per partecipare pienamente alla Rivoluzione Industriale, probabilmente non aderiranno a un programma che rallenterà la loro crescita. Pertanto qualunque taglio venga realizzato negli Stati Uniti e in altri Paesi ricchi sarà probabilmente controbilanciato da un maggiore utilizzo di combustibili fossili nei BRICS e in altre economie in espansione.

Lo stato è una finzione, una giustificazione morale spacciata alle folle affinché vivano nell'illusione che non esistano bande criminali sovranazionali, a volte in accordo e a volte in lotta tra di esse, il cui unico scopo è estrarre ricchezza, sia essa fisica che energetica.

— Francesco Simoncelli (@Freedonia85) October 6, 2023

La dismissione delle centrali nucleari in Germania, l'obsolescenza di quelle francesi e il freno ambientalista a qualsiasi sviluppo energetico in Italia ci raccontano una storia a dir poco sospetta: una decrescita cercata di proposito a favore delle economie dell'Est. È ormai un segreto di Pulcinella quello dell'export russo che, nonostante le sanzioni, riesce lo stesso a raggiungere i mercati europei e la dipendenza dalle economie asiatiche per le varie carabattole a prezzi stracciati che invadono i negozi europei sopperisce a una desertificazione industriale che spinge le imprese a chiudere piuttosto che incentivarle ad aprire. Ultima, e non per questo meno importante, la vicenda di Uber Eats in Italia oppure lo stallo dell'economia tedesca. L'annichilimento del settore industriale europeo rende le relative economie incapaci di poter crescere organicamente, rendendole un coacervo di servizi per l'accoglienza e poco più. In parole povere, le élite europee stanno utilizzando il proprio collaterale rappresentato dai contribuenti come mezzo di scambio per sopravvivere un giorno in più e perpetrare i loro deliri in ambito socio-economico. I costi della materia energia, però, continuano a persistere e compensano l'ormai flebile effetto attutente rappresentato dall'export asiatico. In sintesi, l'Europa s'è giocata quel poco di credibilità che ancora aveva.

Come precisato sopra, il 1971 ha aperto le porte all'epoca delle valute fiat ed esse sono ancorate solamente alla fiducia delle persone che hanno in esse. Sin da quando Powell ha cambiato rotta e spezzato la cosiddetta central banking coordinated policy, l'euro è colato a picco. Perché? Perché l'Europa è un cadavere, un guscio vuoto. L'euro è sopravvissuto così tanto alla prova del tempo perché ha goduto di capitali finanziari in entrata dagli Stati Uniti, che credevano nella "diversificazione", ed energia a basso costo che proveniva dall'Est. La crisi sanitaria ha mostrato al mondo quanto debole fosse la premessa secondo cui l'Europa fosse un partner paritario degli USA; niente di più illusorio. Lo sganciamento dello zio Sam dall'indicizzazione globale dei tassi d'interesse ha scoperchiato un vaso di vermi: la FED, dal secondo giro di QE in poi, ha praticamente salvato l'Europa dal proprio destino di bancarotta. I guai che eruttavano da questo lato dell'Atlantico si riverberavano inevitabilmente anche sull'altra sponda, dando l'impressione che il malato economico del mondo fosse lo zio Sam. In questo modo l'Europa ha goduto per anni di un free ride e uno "zio ricco" che prontamente la salvava dai propri casini.

L'amministrazione Obama, Bernanke, la Yellen, l'amministrazione Biden, tutti erano allineati con una visione del mondo eurocentrica ed erano disposti a far schiantare gli Stati Uniti per far sì che ciò accadesse. In sostanza, prima che scoppiasse il caso sanitario c'era in atto una scalata occulta all'economia americana. Perché? Perché è quella più ricca in quanto a capitali finanziari. Un deragliamento dell'economia americana avrebbe permesso all'euro di prendere il posto del dollaro in quanto unica valuta più credibile dopo di esso. Di conseguenza il mercato degli eurodollari, quello che ha mantenuto in piedi il baraccone fino a oggi, non sarebbe stato più necessario come mezzo ombra per fare le scarpe allo zio Sam e vivere di pasti gratis: la BCE avrebbe preso il posto della FED come punto di riferimento mondiale. Il cosiddetto Grande Reset aveva esattamente questo scopo: un piano per permettere alle varie economie del mondo di evadere dalla trappola del debito. È per questo che gli USA sono inizialmente saliti a bordo. Ma come in tutte le bande criminali che si rispettino, i tradimenti sono all'ordine del giorno o i secondi fini, e quello summenzionato riguardante l'Europa è un chiaro esempio in merito.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso, in realtà, è stato lo spauracchio di una sottrazione di potere dal conglomerato bancario commerciale americano con l'eventuale introduzione di una CBDC. JP Morgan è stata la prima a dire di no e ad "armare" il resto dei suoi compari contro la banda criminale europea, in particolar modo quando, nel terzo trimestre 2019, le garanzie europee non sono state più accettate sul mercato pronti contro termine americano. Ciò ha fatto schizzare alle stelle i tassi in quel mercato e paventato l'arrivo di una crisi severa, guarda caso scongiurato poi dalla massiccia iniezione di liquidità sulla scia della crisi sanitaria. Perché se gli USA erano minacciati allora sono stati al gioco? Perché incombeva la conferma di Powell a governatore della FED. Infatti ci sono voluti più di sei mesi e diverse battaglie al Congresso affinché venisse riconfermato, un lasso di tempo mai visto prima di quel momento per una riconferma. Il cavallo su cui aveva scommesso la cricca di Davos era la Brainard. Inutile dire che staremmo parlando di un mondo diverso se fosse diventata lei governatore della Federal Reserve. Invece non è successo, e dopo la sua riconferma, Powell ha proceduto per invertire la rotta di un'epoca di tassi a zero: ha iniziato dal mercato dei pronti contro termine offrendo alle banche statunitensi un premio di 5 punti base per chi utilizzasse la struttura della FED in tal mercato. In un momento di rendimenti ridicoli è stato come offrire del miele a un orso.

Queste erano le basi, in attesa che entrasse pienamente in vigore il SOFR all'inizio del 2022 e quindi la possibilità di far vedere al mondo intero che il vero malato del mondo era uno solo: il sistema bancario europeo. Le conseguenze del fallimento di Silicon Valley Bank sono state poche e l'attacco a Credit Suisse da parte della cricca di Davos è stato annullato con swap di valute dalla NYFED. Ricordiamo che la BNS è diventato sostanzialmente un hedge fund in cui sono parcheggiati vagonate di titoli statunitensi, tra le altre cose, quindi la Svizzera è un player importante per gli USA. Niente swap invece per le banche europee. Ora i mercati mondiali stanno prendendo dannatamente sul serio Powell e il suo motto "higher for longer", intenzionato a portare a termine un'impresa titanica: ripulire dalla riserva frazionaria il mercato degli eurodollari e riportare in patria il controllo sull'offerta di denaro statunitense. Se pensate che le cifre ufficiali mostrino una ridicola contrazione dell'offerta di denaro statunitense è perché il vero lavoro si sta svolgendo nel settore bancario ombra offshore, il quale sfruttando la leva ha creato quantità enormi di liquidità con cui è stato alimentato un mercato di derivati OTC fuori controllo.

Non solo, ma si poteva accedere a dollari fantasma con cui sfruttare la credibilità e l'affidabilità degli Stati Uniti per poter gozzovigliare nell'ingegneria finanziaria. Ora i bond sovrani statunitensi vengono venduti per stabilizzare le economie interne degli altri Paesi e i loro cambi rispetto al dollaro, consapevoli però che essi sono diventati preziosissimi visto che non possono più essere stampati dal nulla attraverso il mercato degli eurobond. Ecco perché i tassi obbligazionari negli USA stanno salendo più lentamente rispetto al resto del mondo. La scommessa di Powell è quella di ricostruire i mercati dei capitali staunitensi attraverso una sana pulizia degli errori passati ed è per questo che nei suoi discorsi non nasconde il fatto che ci sarà una recessione. Ben vanga! Non è un caso che da quando ha iniziato a rialzare i tassi di riferimento c'è stato un progressivo onshoring di quelle industrie statunitensi che in passato avevano delocalizzato altrove.

Ciò che rimane adesso all'Europa è il sogno di un nuovo feudalesimo e spremere fino alla morte la propria base di contribuenti. Dalle case alle auto fino a tutta una serie di altre misure, le élite europee non possono far altro che saccheggiare tutto il saccheggiabile e tenere un'economia quanto più di comando/controllo possibile. Escludere dalla torta della ricchezza quanti più player possibili in modo che ne possano godere loro. Questo, in sintesi, è il destino dell'Europa: neo-comunismo.


L'ESITO INEVITABILE DEL 2009

La spada di Damocle resta sempre il debito insormontabile che consuma ricchezza reale e deve essere risolto con default o giubileo, ma per un giubileo serve controllo capillare delle masse. Non solo, servono anche capitali in entrata in grado di stabilizzare nelle fasi iniziali di questa scelta il pandemonio che si verrebbe a sviluppare. Questo era sostanzialmente il piano della cricca di Davos per liberare l'Europa dalla morsa dei debiti inesigibili che l'attanaglia, fase questa seguita poi dall'emissione di cosiddetti perpetual bond in modo da far andare avanti la giostra ancora per anni. Gli USA stanno, quindi, contrastando questo piano per bontà d'animo? Ovviamente no, ma solo per tornaconto personale. La prasseologia c'insegna l'inevitabilità dell'azione umana e con essa la potenza degli ordini spontanei, cionondimeno le persone sono esseri altamente influenzabili e manipolabili. Questo a sua volta significa che le loro azioni possono essere subdolamente indirizzate verso direzioni privilegiate e su questo Gustav Le Bon, in particolare nel suo li libro La Psicologia delle Folle, ha avuto molto da dire.

L'imprevedibilità è quando ci si può "svegliare" da questo torpore manipolatorio. Nel frattempo è come essere delle formiche che vedono combattere dei giganti, sperando che la vittoria vada a quello che ha le intenzioni meno predatorie. Per il momento si tratta degli Stati Uniti. Occhio, però, non sto sostenendo la presunta bontà e utilità del sistema bancario centrale in questo articolo; sto affermando che si tratta di un alleato temporaneo verso un futuro più positivo dato l'ambiente economico costituito da persone fedeli ancora all'illusione dello stato. Quest'era di confusione e transizione, infatti, sta portando ad avere strani alleati lungo il percorso, per quanto temporanei li si possa considerare.

Tutti sanno ormai che le passività non finanziate sono una bomba a orologeria il cui ticchettio si fa sempre più pressante, solo che non se ne parla pubblicamente. Tra le altre cose su questo tipo di passività non si può andare in default, dato che chi le rappresenta non è un asset inanimato bensì persone: pensionati, fruitori dello stato sociale e di altre forme di assistenzialismo. Per lo stato queste ultime sono sia una forma di consenso che una condanna, data la natura di schema Ponzi che rappresentano. Inutile dirlo la necessità d'indirizzare le proprie attenzioni alla risoluzione di tale elefante nella stanza è cruciale per lo status quo. Come sottolineato sopra, la "soluzione" europea prevede la sostituzione della concezione attuale di un tale sistema con uno "nuovo", che però alla base ricicli quello vecchio. Potremmo definirla un'innovazione nei modi in cui si può calciare il barattolo. Infatti questa opzione richiede l'esatto esito verso cui siamo stati instradati: impoverimento generalizzato voluto. D'altronde, come si fa a crescere secondo linee prestabilite se prima non si tocca di nuovo il fondo? È una sorta di gioco dell'oca che, in un'agonia prolungata, trasferisce progressivamente ricchezza alla parte alta della piramide sociale restringendo sempre di più il bacino della ricchezza reale da cui attingere. Uno stillicidio.

Infatti la classe media in tutte le economie sviluppate sta scomparendo attraverso un costante processo di erosione della sua capacità di salire la cosiddetta scala sociale. E badate bene, stampa di denaro e deficit pubblici più grandi non hanno nulla a che fare con il capitalismo o il libero mercato; è una forma radicale di statalismo mascherato da economia aperta. È raro che le persone comuni capiscano bene il fenomeno dell’inflazione, molti credono che equivalga all'aumento dei prezzi e quindi attribuiscono la perdita di potere d'acquisto di una valuta a coloro che mettono l'etichetta su un prodotto. Invece è causata da un maggior numero di unità di una valuta che vengono destinate allo stesso numero di beni e servizi. Stampare denaro al di sopra della domanda è l’unica cosa che fa aumentare i prezzi all’unisono. Se un prezzo aumenta per un motivo esogeno, ma la quantità di valuta rimane uguale, tutti gli altri prezzi non aumentano. E a proposito di percezione distorta della realtà, c’è un esercito di cosiddetti esperti allineati attorno agli stati che cercano di convincere le persone che l’inflazione è causata da qualsiasi cosa tranne l’unica che fa aumentare i prezzi aggregati allo stesso tempo: la svalutazione del potere d’acquisto di una valuta. L’inflazione è la tassa più immorale che possa esistere, perché stati e politici attribuiscono la colpa ai supermercati, alle stazioni di servizio, alle aziende o ai produttori esteri e si presentano come la soluzione al problema che essi stessi hanno creato.

La maggior parte delle persone non capisce l’inflazione perché non riesce a immaginare perché lo stato vorrebbe che fossero più poveri. L’inflazione è il trasferimento di ricchezza dai risparmiatori e dai salari reali agli stati indebitati. Aumenta la dimensione di questi ultimi nell’economia ed erode la ricchezza del settore privato. Perché? La creazione artificiale di nuove unità monetarie non è mai neutrale, avvantaggia in modo sproporzionato i primi destinatari delle nuove unità, la spesa pubblica , il deficit pubblico e danneggia gravemente gli ultimi destinatari: salari reali e risparmi. Si tratta, in sostanza, di un processo di nazionalizzazione nascosta dell’economia.

Gli estremi raggiunti nel periodo 2009-2022 per quanto riguarda la stampa sconsiderata di denaro ha permesso a Bitcoin di ribadire una lezione che pareva essere perduta nel tempo: non esiste la cornucopia alimentata dal denaro fiat. Il motivo per cui Bitcoin è cruciale, ora più che prima, è dato dalla sua immutabilità, dalla sua incarnazione come denaro sano/onesto. Nel suo libro, La teoria della moneta e del credito, Ludwig Von Mises scrisse: “Il principio del denaro sano/onesto prevede due aspetti. È affermativo nell’approvare la scelta del mercato di un mezzo di scambio comunemente utilizzato. È negativo perché ostacola la propensione dello stato a intromettersi nel sistema monetario”. Mises proseguì spiegando che il denaro sano onesto è uno strumento fondamentale per la “protezione delle libertà civili contro le incursioni dispotiche da parte degli stati, importante quanto la costituzione, le istituzioni indipendenti e il sistema di controlli ed equilibri che protegge i cittadini in una società democratica”.

Una moneta dev'essere una riserva di valore, un’unità di misura e un mezzo di pagamento generalizzato. Il motivo per cui le banche centrali la stampano dal nulla è quello di mascherare gli enormi e crescenti squilibri dei relativi stati. La manipolazione monetaria non è uno strumento di crescita; è uno strumento di controllo e clientelismo. Rendere le persone comuni più povere le rende anche più vulnerabili e dipendenti da uno stato in continua crescita che promette ricchezza e libertà, ma offre povertà e repressione. E in questo senso capite cari lettori perché, l'Europa in particolar modo, spinge per un euro digitale che alla fine implementerà. Una CBDC è la forma di controllo capillare suprema verso cui il vecchio continente si sta dirigendo ed è quello che sarebbe successo, dapprima negli USA, se Powell non fosse stato riconfermato come governatore della Federal Reserve. Sebbene ci siano paure che FedNow sia il trampolino di lancio per una CBDC americana, esse sono infondate. Powell non ha niente contro Bitcoin; invece ha tutto contro le stablecoin che alimentano il mercato degli eurodollari. Alla luce di ciò e altre dichiarazioni politiche da figure di spicco nell'establishment americano, ritengo che in qualche modo Bitcoin sarà adottato (indirettamente) negli USA. Già adesso il mining ha trovato terreno fertile sul suolo statunitense dopo il cosiddetto "ban cinese", portando grandi vantaggi in termini di sostenibilità/affidabilità della rete elettrica americana e un bacino fiscale da cui attingere. Se ci uniamo poi l'eventuale piano di agganciare l'oro alle cedole dei bond statunitensi, il quadro generale offerto è quello in cui il mercato dei capitali americano viene ricostituito, potenziato dall'uso di Bitcoin (es. segnali di mercato genuini, libera impresa, calcolo economico più preciso, ecc.), il debito può essere reso sostenibile nel periodo di transizione e la capacità di ripagarlo nel tempo credibile.

Gli ingredienti principali che diedero vita alla Prima rivoluzione industriale furono la velocità dell'informazione aumentata esponenzialmente dal telegrafo, la fiducia nel futuro e la legittimità che essere ricchi fosse moralmente giusto.


CONCLUSIONE

Se foste nati negli anni ’40, avreste guadagnato più dei vostri genitori. Con il passare degli anni, la Rivoluzione industriale ha anch'essa raggiunto il limite marginale dei rendimenti decrescenti e i pianificatori centrali hanno finito per devastare l'ambiente economico. Se foste nati dopo il 1970, avreste avuto meno probabilità di guadagnare più dei vostri genitori. La crescita dei salari non è affatto “forte” proprio perché non c'è; anzi, aggiustando la loro crescita all’inflazione il risultato sarà profondamente negativo. E per quanto riguarda il fantomatico PIL? Se si eliminano i trasferimenti sociali e i vari sprechi pubblici, la crescita si appiattisce. Questa è “inflazione fiscale”: aiuta a ritardare una correzione… almeno per un po’... ma il sottoprodotto è un deficit da Repubblica delle Banane, un debito pubblico inarrestabile, rendimenti obbligazionari in aumento e un mal di testa socioeconomico che finirà sui libri di storia. Tutto questo debito alla fine dovrà essere rinnovato a tassi più alti e smaltito con l’inflazione. Nella storia monetaria del mondo il 1971 è stato una sorta di fulcro: prima di allora la vita era migliorata per la maggior parte delle persone; dopo di allora la situazione è solo migliorata, in modo significativo, per le persone al vertice della piramide sociale. Gli aumenti salariali sono cessati, il debito è aumentato, la crescita del PIL ha rallentato, la disuguaglianza è aumentata, i giovani sono addirittura tornati a vivere con i genitori, hanno smesso di sposarsi e fanno meno figli.

Ciò che ha causato queste cose è oggetto di molti dibattiti e ipotesi, ma per quanto mi riguarda possono essere ricondotte essenzialmente a due:

  1. Il denaro fiat. La forma che ha preso il denaro dopo il 1971 era fondamentalmente fraudolenta. Guadagnarlo non significava più fornire beni e servizi. Il potere economico si è spostato dalle persone che creavano ricchezza reale nell’economia di Main Street alla ricchezza finta e finanziarizzata di Wall Street. I prezzi degli asset sono saliti alle stelle e la produzione reale è caduta a terra. I ricchi e gli ammanicati hanno usato il denaro fasullo per diventare ancora più ricchi, ma la maggior parte delle persone non ha ottenuto nulla.

  2. Utilità marginale decrescente della Rivoluzione industriale. Nel 1971 l’immenso potere dei combustibili fossili stava raggiungendo il punto di declino dell’utilità marginale. I grandi vantaggi – le cosiddette “innovazioni che cambiano la vita” – appartengono al passato. La crescita del PIL ha rallentato e i redditi stagnato.

Abbiamo, quindi, visto come il cambio di natura del denaro nel 1971, da (parzialmente) coperto a scoperto, abbia pervertito la nostra economia, i nostri mercati, la nostra politica e la nostra società. Abbiamo visto come il denaro fasullo abbia reso i ricchi ancora più ricchi e i poveri, relativamente, più poveri; senza dimenticare come i media generalisti di oggi si siano trasformati in una stampa leccapiedi, che si limita a interpretare e rafforzare i messaggi delle élite.

Ma è davvero possibile separare la realtà dal duro lavoro? No. Quando le élite hanno smesso di sudare, hanno smesso anche di pensare. E presto si sono ritrovate nel mondo della fantasia, dove pensavano di poter “stampare” la loro strada verso la ricchezza e prendere in prestito perennemente verso la prosperità. Il loro principale obiettivo, come i cavalli con i paraocchi, è diventato la sopravvivenza di questo status quo economicamente malato. A tutti i costi. Ognuna di esse ha il proprio piano e sta cercando di portarlo a compimento; nessuna di esse ha come priorità il cosiddetto “bene comune”. Può essere un sottoprodotto temporaneo, ma di certo non l'obiettivo primario. Ma per quanto si possano sforzare nelle manipolazioni, i sistemi socioeconomici si evolvono, anche duramente se necessario, e la natura delle cose deve riprendere il proprio posto nella consuetudine della vita umana. In questo contesto Bitcoin rappresenta la massima espressione dell'azione umana intenta a riportare in carreggiata desideri, aspirazioni e obiettivi della maggior parte delle persone. Un piccolo strumento, nato nell'anonimato nel 2008, ma in grado di portare alla ribalta una Rivoluzione industriale in grado di riazzerare l'utilità marginale di quella precedente.

Sì, la prossima crisi sarà diversa dalle altre soprattutto perché c'è un nuovo paradigma che sta correndo parallelo a quello che finora l'ha fatta da padrone: non è più solo una questione di “Inflate or die”, adesso a questa fa concorrenza “Evolve or die”. L'Europa è l'incarnazione del primo, mentre gli Stati Uniti del secondo.


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Una critica al modello stock-to-flow

Gio, 12/10/2023 - 10:08

 

 

di Kristoffer Mousten Hansen & Karras Lambert

Nel marzo 2019 la persona sotto lo pseudonimo di “PlanB”, che si descrive come un “ex-investitore istituzionale con 25 anni di esperienza nei mercati finanziari”, ha pubblicato un breve articolo in cui descrive quello che definisce il modello “stock-to-flow” (S2F) riguardo il prezzo di Bitcoin. Influenzato dalle idee di Nick Szabo riguardo l'alto costo della falsificazione e di Saifedean Ammous riguardo lo S2F da un punto di vista generale, il post di PlanB descriveva una relazione statistica tra il valore di mercato di Bitcoin e il suo rapporto stock-to-flow.

PlanB ha presentato poi un modello diverso, denominato “Bitcoin S2F cross asset” (S2FX), nell’aprile 2020, il quale incorporava anche oro e argento. Le previsioni dei modelli S2F di un prezzo di Bitcoin in costante aumento corrispondevano all'ottimismo degli appassionati e hanno aiutato PlanB a raggiungere gli 1,8 milioni di follower su Twitter, oltre a numerose ospitate sui podcast di promotori dell'economia Austriaca nella comunità Bitcoin, come Stephan Livera e Saifedean Ammous.

In breve, il modello S2F afferma che la capitalizzazione di mercato (stock totale moltiplicato per il prezzo) di Bitcoin e di qualsiasi altra merce monetaria è determinata dal suo rapporto S2F, ovvero lo stock esistente diviso per il tasso di produzione. Il nostro modellatore produce quindi grafici che descrivono un adattamento estremamente stretto tra la capitalizzazione di mercato e il rapporto S2F.

Sono state mosse critiche tecniche alle diverse versioni di questo modello e sono state sottoposte a un crescente controllo nell’attuale mercato ribassista. Il nostro scopo in questo articolo è quello di concentrarci strettamente su alcuni degli errori concettuali dei modelli S2F dal punto di vista dell’economia misesiana; la nostra tesi è che non si può essere contemporaneamente un Austriaco misesiano e credere ciecamente in un qualsiasi modello S2F di determinazione dei prezzi degli asset.


Valore, scarsità e prezzo

Secondo PlanB nel suo primo post “l’ipotesi” del modello S2F è “che la scarsità, misurata da [stock-to-flow], guida direttamente il valore”. La volta scorsa abbiamo descritto i problemi legati all’assegnazione di una funzione di “riserva di valore” al denaro, ma PlanB fa un ulteriore passo avanti in questo errore fondendo “valore” con “prezzo”. Lasciando da parte i cavilli terminologici, la definizione di “scarsità” secondo PlanB come stock-to-flow è semplicemente errata per quanto riguarda l'economia, poiché si occupa solo di quantità fisiche e non tocca mai i fatti reali.

Secondo i grandi economisti Austriaci tutti i beni sono scarsi per definizione. La scarsità è una condizione generale in cui lo stock esistente di un oggetto non è sufficiente a soddisfare tutte le richieste. Avere un prezzo è segno che un oggetto è scarso e quindi ha, nella terminologia di Menger, “carattere di merce”. Questo non è semplicemente un cavillo terminologico, poiché la definizione di scarsità di PlanB come relazione fisica tra lo stock esistente e la produzione corrente (il “flusso”) di un bene ignora l’elemento soggettivo di valutazione che in definitiva è alla base della domanda e del carattere dei beni.

Nella concezione Austriaca di scarsità e valore, i beni scarsi ottengono sempre un certo prezzo. Tuttavia il prezzo specifico che qualcuno è disposto a pagare per una certa quantità di un bene non ha alcuna relazione necessaria con una sua misura fisica come il rapporto stock/flusso. Pertanto l’“ipotesi” del modello S2F soffredi un fraintendimento alla base e nessun ulteriore esercizio di raccolta o riparametrizzazione dei dati potrà salvarne la coerenza teorica.


S2F e la Legge della domanda

I lettori potrebbero mettere in dubbio la nostra affermazione secondo cui non esiste una relazione necessaria tra il prezzo pagato e le misure di offerta fisica facendo appello alla Legge della domanda. Non è forse vero che se l’offerta diminuisce il prezzo aumenterà? Questa linea di pensiero non riesce a comprendere la natura controfattuale delle leggi economiche. La Legge della domanda, propriamente intesa, descrive una relazione inversa tra il prezzo di un bene e la quantità domandata nel momento della scelta. Se il prezzo fosse più alto (o più basso), allora la quantità domandata sarebbe inferiore (o più alta), o almeno non sarebbe più alta (o più bassa) di quanto sarebbe altrimenti.

Inoltre la Legge della domanda non ha nulla da dire sui prezzi specifici che gli individui sono disposti a pagare per varie quantità di un bene. Le curve di domanda e offerta sono semplicemente strumenti concettuali a disposizione di un economista per rappresentare visivamente tale relazione controfattuale. Le forme specifiche delle curve, salvo quanto inteso nello stretto senso controfattuale appena descritto, non possono essere dimostrate dall'azione. Pertanto misurare le variazioni del prezzo e della quantità acquistata nel tempo non mette alla prova la Legge della domanda, ma si limita a raccogliere dati storici riguardanti le valutazioni degli individui che prendono parte ai vari scambi in momenti diversi.

Come sapranno i lettori dei trattati Austriaci o i frequentatori della Mises University, i prezzi si formano come risultato delle valutazioni soggettive delle persone che partecipano ad uno scambio. Tutti i prezzi implicano la dimostrazione di ranghi di preferenza inversa da parte degli attori che prendono parte a uno scambio, il che significa che l'acquirente di bitcoin preferisce questi ultimi al numero di unità di denaro fiat cedute e il venditore di bitcoin preferisce il contrario.

In un’economia monetaria, quantità concrete di una merce monetaria passano di mano in cambio di quantità concrete di beni non monetari, indipendentemente dallo stock totale di beni esistente nel mondo. Un “prezzo di mercato” è il prezzo che emerge dagli scambi durante un certo periodo di tempo; è impostato tra le valutazioni dell'acquirente marginale e del venditore marginale in modo tale che nessuna persona sia disposta a vendere al di sotto o ad acquistare al di sopra del prezzo di mercato.

Di conseguenza la relazione ipotizzata da PlanB tra stock-to-flow e prezzo di mercato è economicamente priva di significato. Suggerire che “la scarsità, misurata dallo stock-to-flow, guida direttamente il valore” significa respingere le peculiari intuizioni Austriache riguardanti la teoria del valore e la formazione dei prezzi a favore di una nozione meccanicistica di determinazione dei prezzi. Per evitare che i lettori pensino che siamo caduti nella fallacia dell'uomo di paglia, lo stesso PlanB ha affermato che “anche la domanda [...] è rumore, [...] lo stock-to-flow è il vero segnale”.


Stock-to-Flow e qualità del denaro

Detto questo, non vogliamo dare l’impressione che il rapporto stock/flusso di un bene sia del tutto privo di significato, poiché può essere un fattore importante nel determinare la qualità di una merce monetaria. Quando gli individui valutano una data quantità di denaro, diverse qualità di quella merce influenzano la sua valutazione, soprattutto quelle che gli individui considerano importanti. Un rapporto stock/flusso elevato può infatti essere considerato importante, in quanto indica che non si prevede che il potere d'acquisto della liquidità posseduta dall'individuo diminuisca a causa dell'aumento dell'offerta di denaro.

Tuttavia ciò non significa che un rapporto più elevato sia sempre migliore, poiché potrebbe essere irrilevante dal punto di vista degli attori di mercato in determinati periodi di tempo. Pertanto l’oro e l’argento non costituiscono merci monetarie peggiori di Bitcoin o di altre criptovalute con offerta fissa solo perché è probabile che i loro stock aumentino nel tempo o perché i programmi di produzione possano fluttuare; il punto chiave è se questi aumenti e fluttuazioni siano soggetti a decisioni burocratiche arbitrarie o lasciati a un processo decisionale individuale e volontario.

Finché esiste un libero mercato nel campo monetario, le forze di mercato standard integreranno la domanda e il costo di produzione del denaro (ad esempio attraverso l’estrazione dell’oro) in modo tale che non sorgano problemi nell’offerta. Infatti il limite fisso dell'offerta di Bitcoin si tradurrà inevitabilmente in una diminuzione della stessa, dato che le chiavi private per determinati saldi verranno dimenticate, il che va anche bene dal punto di vista Austriaco. Gli individui sceglieranno di utilizzare quel mezzo di scambio che preferiscono in base alle qualità che considerano importanti.


Riflessioni finali

Abbiamo evitato di approfondire i problemi tecnici con i modelli S2F di PlanB al fine di isolare l'errore fondamentale che rende, nella migliore delle ipotesi, incidentale qualsiasi correlazione apparente tra il prezzo di Bitcoin e il suo rapporto stock-to-flow. Tuttavia gravi problemi statistici inerenti alle specifiche di questo modello, come il fatto che le regressioni “stock-to-flow” basate sul “valore di mercato” (prezzo moltiplicato per lo stock esistente) comportano la regressione dello “stock” stesso, hanno portato il lavoro di PlanB a essere descritto da un critico come “marketing intriso di matematica”.

I sostenitori dei modelli finanziari predittivi, come il modello S2F, potrebbero ripiegare sull’idea espressa nella citazione che PlanB attribuisce a George Box: “Tutti i modelli sono sbagliati, alcuni però sono utili”. Tuttavia questo atteggiamento tradisce un’inclinazione positivista del tutto in contrasto con i principi epistemologici e metodologici di Menger, Mises e Rothbard, che di regola riconoscono che i modelli errati sono inutili per comprendere le relazioni causali nel mondo reale. Possiamo sapere che i prezzi non sono e non saranno mai impostati da cambiamenti nei parametri fisici stock-to-flow senza dover mai raccogliere dati ed eseguire regressioni. I critici positivisti potrebbero considerare la nostra posizione “intollerante” ed estrema, ma la verità stessa può sembrare intollerante a coloro che si ostinano a negarla.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Il mondo del micro-lavoro è sull'orlo della distruzione?

Mer, 11/10/2023 - 10:10

I lavori nella gig economy, diversamente da quello che si pensa, non è per disadattati o straccioni. Lo fanno anche loro, ma non si guadagna poco. Anzi, si guadagna abbastanza bene ed è un tipo di lavoro che si può programmare (abilitarsi e disabilitarsi nelle apposite applicazioni). L'Italia e l'Europa, però, vorrebbero obbligare le aziende nella gig economy (i cosiddetti "colossi americani, dato che in Europa non c'è nessuno che ha fatto qualcosa di lontanamente paragonabile) ad assumere i "rider" sotto contratto. Vi sorprenderà anche sapere che la maggior parte di loro non lo vuole, come leggerete poi nell'articolo di oggi. Ma, inutile dirlo, all'Europa e all'Italia non piace che le persone possano fare ciò che loro deisderano legittimamente; no, loro "sanno meglio" di voi quello che è bene per voi. La Von der Leyen sa meglio di Uber, ad esempio, cosa è meglio per Uber. Ma non è finita mica qui, c'è molto di più. Lo scorso giugno Uber Eats, vedendo l'impossibilità di continuare a operare in un territorio ostile alla libera impresa, decide di togliere il disturbo e licenzia, ovviamente, il personale che aveva assunto. Ecco che arriva il "plot twist": un tribunale italiano ha sentenziato che è illegittimo agire in questo modo. Secondo il giudice la condotta di Uber Eats è stata anti-sindacale dato che l'azienda avrebbe innanzitutto dovuto consultarsi con le autorità italiane, accordarsi sulla sua "libertà" di lasciare l'Italia e, in caso di esito favorevole, solo allora avrebbe potuto lasciare l'Italia. Detto in parole povere, in Italia non c'è nemmeno la libertà di poter morire a livello commerciale, perché altrimenti si tratterebbe di abuso di posizione dominante. La bancarotta di un Paese è un processo che non per forza di cose deve essere immediato. Può anche essere lento, progressivo e agonizzante. La cosa certa è che per renderlo tale bisogna raccattare fondi da ogni dove e spremere fino alla morte i contribuenti, mentre si desertifica irrimediabilmente il tessuto industriale per far sopravvivere un giorno in più l'apparato burocratico-statale.

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di Raushan Gross

La gig economy (o lavoro a chiamata, occasionale e temporaneo) come la conosciamo è sull’orlo della distruzione. Un tempo veniva considerato un ingresso nell'economia imprenditoriale per molte persone che vi si affacciavano per la prima volta, ma il mondo dei micro-lavori è attualmente minacciato da persone che non ne comprendono la vitalità per gli imprenditori. Ora c’è una spinta, da parte dei politici che pensano che sia nel migliore interesse di lavoratori e datori di lavoro, professionalizzare la gig economy.

Un articolo del Wall Street Journal ha intervistato grandi imprenditori e politici, i quali hanno spiegato come sarebbe la professionalizzazione della gig economy se le loro richieste fossero soddisfatte. In esso sono descritte le linee di politica che si cerca di attuare, le quali eliminano gli incentivi che rendono il mondo del micro-lavoro attraente per coloro che ne apprezzano la flessibilità e le opzioni occupazionali. I nuovi obblighi aumenteranno senza dubbio i costi aziendali per i datori di lavoro e inavvertitamente escluderanno le persone che la gig economy dovrebbe aiutare: studenti universitari non qualificati con poca o nessuna esperienza lavorativa, pensionati, genitori casalinghi e, naturalmente, imprenditori in erba. La professionalizzazione del settore dei concerti la impantanerà con nuovi requisiti inutili che finiranno per distruggerla.

Un lavoratore nella gig economy intervistato dal Wall Street Journal ha affermato: “È possibile trasformare il mondo del lavoro a chiamata in una professione dignitosa per i lavoratori”. Davvero? Un autista ha detto al giornalista che “la flessibilità e il reddito gli consentono tempo e fondi per altre attività, e non vuole che tutto venga rovinato”. La gig economy nel suo stato attuale è un’oasi per quelle persone che cercano canali imprenditoriali per guadagnare denaro extra o integrare la propria carriera. La spinta a trasformare questa economia in qualcosa di molto diverso darà diventare disoccupati autisti di consegne di cibo, artisti, tutor, musicisti, programmatori, istruttori di fitness, imprenditori edili e altri lavoratori del settore.


Come funziona la Gig economy

Se siete in possesso di uno scooter, una bicicletta, strumenti meccanici, un pennello, vernice, uno strumento musicale, o avete un insieme di competenze che sono utili per qualcun altro, quest'ultimo può assumervi per un progetto come lavoratore temporaneo. Semplice. Ancora più importante, un lavoratore occasionale può accettare progetti da un datore di lavoro come appaltatore, ottenendo così l’indipendenza attraverso opportunità indipendenti. Ogni anno la gig economy viene notevolmente potenziata dalla tecnologia basata su app che riunisce persone da ogni angolo del mondo. I lavoratori occasionali spesso sfruttano queste tecnologie tramite TaskRabbit, Upwork, Uber, Grubhub e altre app come ritengono opportuno. Perché no?

Con la tecnologia, gli imprenditori in erba che possiedono risorse produttive possono intraprendere progetti e lavori a breve termine. La proprietà dei lavoratori occasionali sui mezzi di produzione mantiene le spese generali per il datore di lavoro sufficientemente basse da ottenere risparmi sui costi, ma le entrate abbastanza alte da pagare i lavoratori (in questo caso, gli autisti delle consegne di cibo) per i loro servizi. È un vantaggio per tutti.

Infatti i datori di lavoro traggono vantaggio dall’utilizzo di appaltatori temporanei quando non sono in grado di assumere dipendenti per posizioni a tempo pieno e ciò è stato particolarmente vero durante la crisi sanitaria, quando gli autisti delle consegne a domicilio hanno dato da mangiare a molte persone che non potevano recarsi di persona ai fast food. Chi erano? Studenti universitari, disoccupati, meno occupabili e pensionati.


Misure di professionalizzazione proposte

Le politiche interventiste proposte, con l’obiettivo finale di professionalizzare le gig economy, saranno affidate a una commissione di pianificazione centralizzata. Le società di servizi di consegna di cibo basate su app saranno tenute a fornire misure come negozi di manutenzione di biciclette, officine di riparazione per auto e scooter, edicole agli angoli delle strade trasformate in rifugi meteorologici per i fattorini e salari minimi fissi. Queste misure proposte dai politici si tradurranno nell’esatto opposto di ciò che la gig economy intende fare. Invece di abbassare le barriere all’ingresso per le persone che vogliono evitare di impegnarsi in carriere dalle nove alle cinque, queste proposte di professionalizzazione alzeranno le barriere all’ingresso per le persone che intendono aiutare.

Queste misure potrebbero sembrare appropriate se i liberi professionisti si considerassero dipendenti a tempo pieno nelle catene di fast food, ma il Pew Research Center ha condiviso quanto segue in una relazione del 2021 sullo stato della gig economy: “Le percezioni dei lavoratori occasionali seguono uno schema simile: il 65% si considera collaboratore indipendente, mentre il 28% si considera dipendente”. La professionalizzazione della gig economy attraverso ulteriori norme e regole spremerà la linfa vitale da questo stile di vita nel lungo termine, con politiche rigide e costose che escluderanno sia i dipendenti poco qualificati, come gli studenti universitari, che gli aspiranti imprenditori.

Un salario minimo per il lavoro occasionale eliminerà immediatamente dal mercato i lavoratori meno competitivi (quelli non valutati ai “prezzi di mercato”, un termine improprio perché la gig economy si basa sulla capacità di lavorare come freelance), i quali saranno costretti a trovare lavoro altrove. Nel complesso, la spinta a professionalizzare il lavoro temporaneo significa che dovremmo aspettarci un aumento dei permessi, delle licenze e che altri lavoratori dovranno ridurre la burocrazia per accettare un lavoro. Inoltre questi oneri aumenteranno i costi legati all’attività imprenditoriale ed escluderanno sempre più i liberi professionisti. Dove andranno a finire i lavoratori a chiamata? Immagino che la risposta possa essere: a chi importa?

E chi pagherà? Il consumatore, ovviamente! Chi altro? Gli obblighi proposti influenzeranno negativamente la capacità dei fast food e dei ristoranti tradizionali di assumere lavoratori a chiamata. L’ovvio in questa situazione è che i prezzi aumenteranno in base agli ulteriori input nei servizi di ordinazione di cibo.


Paghe in base alla produttività

Per come vedo le cose, il lavoro temporaneo è accettato dai liberi professionisti a loro piacimento. Ciò significa che il lavoro occasionale dovrebbe basarsi non sullo stipendio, ma sulla quantità di lavoro ricevuto e completato. Alcuni che suggeriscono il contrario non si rendono conto che i “salari equi” in una gig economy sono l’antitesi della stessa. In altre parole, la produttività in una gig economy equivale a una retribuzione più alta o più bassa: fai di più, ottieni di più; fai di meno, ottieni di meno. Impegnarsi in un lavoro temporaneo è una scelta che si fa, comprendendo pienamente che non sostituisce i benefici che si potrebbero apprezzare in un impiego stabile.

Ciò non implica che i fattorini debbano guadagnare un minimo; infatti dovrebbero guadagnare il massimo. Tuttavia un massimo in una gig economy significa che più progetti s'intraprendono, maggiore sarà la remunerazione che si riceverà. Gli addetti alle consegne di cibo nella gig economy dovrebbero essere in grado di scrivere la propria busta paga senza l’intervento di politiche salariali socialiste e dovrebbero avere la libertà di accettare o rifiutare lavori di propria iniziativa. Non è forse questo il bello del lavoro freelance?

La realtà è che non tutti i fattorini accettano e completano lo stesso numero di lavori (al giorno/mese/città). Con una politica salariale e un’infrastruttura costosa dedicata a loro, tutti (indipendentemente dalla produttività) ricevono una retribuzione minima senza accettare lo stesso numero di lavori. Queste nuove misure uccideranno il rapporto rischio/rendimento della gig economy, la quintessenza dello spirito imprenditoriale. Qual è l'incentivo ad accettare un lavoro quando tutti ricevono un minimo per produrre a ritmi diversi? Anche se alcuni potrebbero non accettare alcun lavoro, vengono comunque pagati un minimo. Questo si trasformerà in un problema di azzardo morale.


La dura lezione della realtà

Gli imprenditori hanno creato la gig economy per aiutare le persone che ora stanno per danneggiare attraverso l’errata allocazione delle risorse attraverso l’imposizione di salari minimi e infrastrutture aggiuntive e costi generali. La dura lezione per le persone che ignorano le leggi economiche è la realtà dei rendimenti decrescenti, dei prezzi, della ridistribuzione dei salari e del risultato dell’eliminazione degli incentivi personali. La modifica delle tariffe di consegna del cibo e la necessità di infrastrutture aggiuntive aumenteranno i costi generali, i quali paralizzeranno la gig economy.

Ancora una volta, una dura lezione: quando i datori di lavoro devono pagare un minimo a un gruppo, devono, per necessità, escluderne un altro. Quando i datori di lavoro aggiungono costi, i prezzi di prodotti e servizi vengono influenzati in modo proporzionale. Stiamo assistendo alla distruzione dell’ultima oasi in cui può germogliare l’imprenditorialità?


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Alcuni politici vogliono solamente veder bruciare il mondo

Mar, 10/10/2023 - 10:03

 

 

di David Stockman

Raramente l’arroganza imperiale della classe politica di Washington è stata espressa in modo così sfacciato. Stiamo parlando della recente motivazione di Mitch McConnell per infliggere ancora più miseria e morte ai popoli abbandonati da Dio in Ucraina.

Il sostegno americano a quella nazione non è carità; è nel nostro interesse diretto, anche perché fare un esempio della Russia ci aiuta a scoraggiare la Cina.

Che razza di imbecille distruggerebbe un'intera nazione e massacrerebbe decine di migliaia di cittadini al fine di indebolire il suo vicino e sovrano storico, il tutto allo scopo di lanciare una carambola a 3.600 miglia di distanza? Senza contare che stiamo parlando di una nazione che non rappresenta affatto una minaccia per la libertà e la sicurezza del popolo degli Stati Uniti...

Infatti quando il presidente Truman e il Ministro della guerra Stimson ordinarono l’uccisione a sangue freddo di 214.000 civili giapponesi a Hiroshima e Nagasaki, quei governanti in realtà intendevano danneggiare l’America e avevano già ucciso migliaia di soldati da Pearl Harbor a Iwo Jima. Ma dove sono esattamente le prove che Pechino sta mettendo insieme un'armata di forze aeree, marittime e terrestri per invadere la costa della California, o sta progettando un devastante attacco nucleare per lasciare le città americane in cenere?

Andiamo quindi al sodo: senza i dollari, le armi e la pressione egemonica di Washington, la guerra in Ucraina sarebbe stata risolta con la spartizione molto tempo fa. La mappa dell'Ucraina sarebbe tagliata in due nazioni lungo il fiume Dnepr e questo sarebbe tutto.

Eppure, per ragioni folli che sono davvero difficili da comprendere, Washington ha ritenuto necessario respingere questa opzione ovvia e, invece, condurre una guerra per procura contro Russia e Cina. Così facendo verranno uccise molte più persone innocenti per ragioni molto meno plausibili di quanto fecero Truman e Stimson nell’agosto del 1945.

Il punto qui è che non stiamo parlando del tipo di retorica guerrafondaia che Ronald Reagan usò inutilmente nel 1981. Allora si trattava di deterrenza e intimidazione nei confronti dei governanti totalitari del Cremlino, ma non implicava il massacro di centinaia di migliaia di innocenti di una terza nazione. Eppure l’idea malefica di combattere la Russia fino all’ultimo ucraino – allo scopo di confondere Xi Jinping – è qualcosa di ordinario per la Washington imperiale di oggi.

Non sorprende, quindi, che odiosi politici come McConnell raggiungano la cima del mucchio a Capitol Hill. Dopo quasi 60 anni trascorsi nel settore pubblico, questo rimbambito senza cervello non riconosce nemmeno il nauseante predicato della sua dichiarazione: vale a dire, la convinzione che il mondo debba essere governato dalle rive del Potomac e gli orribili danni collaterali derivanti da tale accordo saranno trascurabili.

Proprio così. Le grida di guerra di McConnell riguardano la preservazione dell’egemonia globale di Washington, non la sicurezza interna dell’America. Sicuramente anche l'ottuso leader del Senato e i suoi alleati neoconservatori non credono che né la Russia né la Cina rappresentino una minaccia esistenziale per gli Stati Uniti.

Dopotutto, come potrebbero? Il primo ha un PIL esiguo pari ad appena il 7% di quello americano, mentre la Cina è il prodotto di un vasto schema Ponzi che poggia su $50.000 miliardi di debito e un disperato bisogno di $3.500 miliardi di proventi annuali dalle esportazioni che tengono a galla l’intero castello di carte.

In altre parole, quando i governanti rossi cinesi scelsero di rimanere al potere invadendo gli Stati Uniti e l’Europa con scarpe, camicie, lenzuola, divani, stufe, lampade, mobili, giocattoli e iPhone, hanno precluso una volta per tutte l’opzione di un attacco militare. Mantenere la consuetudine di 4.000 Walmart e centinaia di miliardi di ordini da Amazon è ciò che ora fa funzionare l'impero cinese del debito e degli investimenti improduttivi e che impedisce alle sue centinaia di milioni di lavoratori d'impiccare i governanti autocratici cinesi in cima alla sede della CCTV a Pechino.

Inutile dire che il falso predicato neoconservatore secondo cui Russia e Cina rappresentano minacce militari alla sicurezza interna dell’America ha favorito ogni sorta di assurda presunzione e paranoia nella Città Imperiale. Ad esempio, il detestabile senatore guerrafondaio del Connecticut, Richard Blumenthal, si è di recente unito a McConnell nel diffondere la versione odierna della teoria del domino in nome di maggiori aiuti e armi per l'Ucraina:

“La mancata fornitura di tali aiuti sarà una macchia per il nostro Paese”, ha affermato. “Ma, cosa ancora più importante, metterà in pericolo la nostra sicurezza nazionale, perché Putin continuerà a muoversi contro i Paesi della NATO, e noi saremo obbligati dai nostri impegni derivanti dal trattato a mandare truppe sul terreno”.

No, Putin non ha intenzione d'invadere la Polonia o i Paesi Baltici. Per non parlare poi della marcia attraverso la Porta di Brandeburgo verso i Paesi Bassi e la Francia.

Se un tale piano, intenzione o capacità fosse esistita anche lontanamente a Mosca, sarebbe stata scoperta anni fa e sarebbe trapelata a tutti gli organi della CIA tra cui CNN, Washington Post, New York Times, NBC e innumerevoli  altri. Eppure quando si tratta anche di uno straccio di prova a sostegno della Grande Bugia secondo cui Putin stia tentando di far rinascere il vecchio impero sovietico, non ci sono altro che ipotesi provenienti dall’apparato d'intelligence che risucchia $90 miliardi all’anno in tasse: un aspirapolvere così grande da fa impallidire l’intero bilancio militare della Russia pre-Ucraina.

Al contrario, le forze russe sono oggi in Ucraina solo dopo anni di chiari avvertimenti da parte di Putin secondo cui portare i missili della NATO entro 40 minuti di volo da Mosca era una linea rossa che non poteva essere oltrepassata, e per le stesse ragioni che il presidente Kennedy pose durante la crisi missilistica cubana 61 anni fa.

Eppure pagliacci come Blumenthal e McConnell riescono a farla franca ripetendo queste fandonie perché la Washington imperiale è cieca di fronte al proprio modus operandi. Vale a dire, che il bilancio nazionale per la sicurezza nazionale serve in realtà a governare il mondo, non a provvedere alla difesa della patria. Sotto forma di una vera e propria configurazione da Fortezza, quest’ultima costerebbe al massimo $400 miliardi all’anno – la metà dell’attuale spesa militare.

Non sorprende che le pretese planetarie di quest'ultima siano praticamente illimitate. Ad esempio, l’amministrazione Biden sta attualmente correndo per concludere un patto di assistenza economica con le Isole Marshall e integrare accordi simili con Palau e gli Stati Federati della Micronesia. Il finanziamento totale ammonterebbe a $7,1 miliardi per rinnovare i tre patti a partire dall’anno fiscale 2024.

Inutile dire che queste tre nazioni occupano una porzione così piccola della distesa dell’Oceano Pacifico da non essere nemmeno visibili a occhio nudo. Neanche un abitante su un milione dell’establishment della sicurezza nazionale potrebbe localizzarle, e per una buona ragione: al giorno d’oggi e nell’era dei missili balistici intercontinentali e dei missili ipersonici, perché mai persone razionali vorrebbero mantenere basi militari su queste protuberanze delle profondità del Pacifico? Per intercettare il prossimo gruppo di portaerei cinese diretto a Pearl Harbor?

D’altra parte usiamo il termine “gruppo di portaerei” di proposito. La Cina ora ha una portaerei arrugginita di 40 anni acquistata dall’ex-Unione Sovietica e una portaerei costruita in patria ancora in fase di prova. Potrebbero essere eliminate con missili d’attacco lanciati da sottomarini molto prima di raggiungere Pearl Harbor e senza il fastidio di basi e tangenti agli staterelli raffigurati di seguito.

Dopotutto la popolazione di Palau è di 22.000 abitanti, insieme ai 42.000 delle Isole Marshall e alle 104.000 anime degli Stati Federati della Micronesia. La popolazione complessiva di 168.000 abitanti ha un reddito annuo pro capite di $6.200, il che significa che le tangenti pagate ai relativi leader politici corrotti ammontano a $42.000 pro capite, o sette volte di più dei loro magri redditi!

Anche la Roma Imperiale, nei suoi momenti più deboli, non ha mai pagato tangenti così inutili e stupide.

Allo stesso tempo il debito pubblico statunitense ha superato i $33.000 miliardi. Ciò che è incastonato nella torta degli attuali bilanci del Warfare/Welfare State – per i quali non c’è alcuna possibilità di cambiare finché il partito conservatore sforna leader alla stregua di Mitch McConnell – sono i $55.000 miliardi di debito pubblico entro l’inizio del prossimo decennio e $100.000 miliardi molto prima della metà di questo secolo... se l'intera faccenda non esplode prima, ovviamente.

Ciononostante la massa informe di politici, rappresentata da idioti assetati di sangue come McConnell e Blumenthal, insiste bipartisan nell’alzare la posta in gioco in Ucraina ben oltre l’orribile somma di $115 miliardi già autorizzata... in nome di cosa? Lo stato di diritto e l’integrità territoriale delle nazioni?

Dubitiamo che queste sacre regole siano state prese in considerazione quando...

• La Libia è stata trasformata in uno stato barbaro e fallito dalla campagna di bombardamenti di Washington contro Gheddafi;

• La Siria è stata ridotta a macerie dai terroristi finanziati da Washington;

• Lo Yemen è diventato il luogo di un genocidio diretto dall'apparato di sorveglianza e di targeting di Washington;

• La tollerabile stabilità dell'Iraq sotto Saddam Hussein è stata trasformata in un inferno dai folli neoconservatori durante l'amministrazione Bush Jr.

Il fatto è che l’Ucraina non è la Francia, o detta in altro modo, una nazione separata dalla Russia. Al contrario, il suo stesso nome significa “terra di confine” in russo ed è stata per secoli territorio integrale o vassallo della Grande Russia. Gli unici confini moderni che abbia mai avuto sono stati quelli stabiliti da tre dei più grandi tiranni della storia dopo il crollo della Russia zarista nel 1917 e la conquista del potere nella regione da parte dei sanguinari bolscevichi.

Proprio così. McConnell sacrificherebbe fino l'ultimo ucraino per imporre qualcosa che esiste solo nella sua testa malata. E testa malata difficilmente rende giustizia alla sua depravazione...

Ciò che è doppiamente odioso è che da quando questi confini sono stati liberati dai loro tirannici tutori nel 1991, ovvero quando l’Unione Sovietica è caduta nella pattumiera della storia, il popolo ucraino ha votato per la separazione. Ancora una volta la schiacciante maggioranza russofona nel Donbass e nel Mar Nero (aree rosse) ha votato per il candidato filo-russo, mentre ucraini, polacchi, tartari e altri abitanti del centro e del sud hanno votato per il candidato anti-russo.

A scanso di equivoci, ecco la mappa elettorale sia per le prime elezioni del 1994 che per quelle del 2010: le ultime elezioni oneste prima del colpo di stato a Maidan sponsorizzato da Washington nel febbraio 2014. Su entrambi i lati della divisione i voti erano 80-20, o più a senso unico.

Quale idiota non riesce a vedere che una spartizione in questo senso porrebbe fine alla carneficina in un vero e proprio battito di ciglia?

Mappa elettorale dell'Ucraina, 1994

Mappa elettorale dell'Ucraina, 2010


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Orwell denunciò la codardia di giornalisti e intellettuali

Lun, 09/10/2023 - 10:12

 

 

di Barry Brownstein

George Orwell aveva poche speranze sul fatto che le bugie dei dittatori potessero essere smascherate da una stampa libera. Il suo saggio La libertà di stampa doveva essere la prefazione a La fattoria degli animali, ma fu pubblicato solo nel 1972. Orwell rivelò che il Ministero dell'informazione del Regno Unito (creato durante la seconda guerra mondiale) consigliò all'editore di Orwell di non pubblicare La fattoria degli animali perché sarebbe potuto offensivo nei confronti dei “sovietici”.

La tesi di Orwell era che i giornalisti, non tanto lo stato, sono i peggiori censori:

Il principale pericolo per la libertà di pensiero e di parola in questo momento non è l’interferenza diretta del Ministero dell’Interno o di qualsiasi organismo ufficiale. Se gli editori si sforzano di tenere fuori stampa alcuni argomenti, non è perché hanno paura delle persecuzioni, ma perché hanno paura dell’opinione pubblica. In questo Paese la codardia intellettuale è il peggior nemico che uno scrittore o un giornalista deve affrontare.

I giornalisti codardi di oggi hanno nascosto storie come il laptop di Hunter Biden, i dubbi sull’efficienza delle mascherine e dei lockdown, i profili di sicurezza discutibili dei vaccini, le preoccupazioni che i vaccini non impedissero la trasmissione della malattia, le domande sulla linea di politica degli Stati Uniti in Ucraina e le sfide all’ortodossia del riscaldamento globale.

Sebbene l’amministrazione Biden abbia usato i social media per censurare la gente comune, non era tenuta a censurare i giornalisti. Orwell scrisse: “Le idee impopolari possono essere messe a tacere e i fatti scomodi tenuti nascosti, senza bisogno di alcun divieto ufficiale”.

In ogni dato momento esiste un’ortodossia, un insieme di idee che presume che tutte le persone benpensanti l'accetteranno senza fare domande. Non è proprio proibito dire questa, quella, o quell'altra cosa, ma non è “fatto” dirlo [...]. Chi sfida l'ortodossia imperante si ritrova messo a tacere con sorprendente efficacia. Un'opinione veramente fuori moda non trova quasi mai un giusto ascolto, né nella stampa generalista né nei periodici degli intellettuali.

Nel paragrafo successivo Orwell dipinge un ritratto del nostro tempo. Mentre leggete, sostituite la “Russia sovietica” con vaccini, interventi chirurgici per gli adolescenti che vogliono cambiare genere, energia verde, ecc.:

In questo momento ciò che l’ortodossia prevalente richiede è un’ammirazione acritica per la Russia sovietica. Tutti lo sanno, quasi tutti agiscono di conseguenza. Qualsiasi critica seria al regime sovietico, qualsiasi divulgazione di fatti che il governo sovietico preferirebbe tenere nascosti, è praticamente impubblicabile. E questa cospirazione nazionale per adulare il nostro alleato ha luogo, curiosamente, in un contesto di genuina tolleranza intellettuale. Perché anche se non ti è permesso criticare il governo sovietico, sei almeno ragionevolmente libero di criticare il nostro.

Orwell non fu sorpreso “dal servilismo con cui la maggior parte dell’intellighenzia inglese ha digerito e ripetuto la propaganda russa”, anche se non avevano “alcuna pressione diretta per falsificare le proprie opinioni”.

Il potere di Big Pharma era già un problema quasi ottant’anni fa. Orwell osservò: “Certi argomenti non possono essere discussi a causa di ‘interessi acquisiti’. Il caso più noto è il racket dei brevetti medicinali”.

Nonostante avesse già allora lanciato l’allarme, Orwell aggiunse una precisazione al suo sostegno alla libertà di parola:

Se la libertà intellettuale, che senza dubbio è stata uno dei segni distintivi della civiltà occidentale, significa qualcosa, sicuramente significa che ognuno avrà il diritto di dire e di stampare ciò che crede essere la verità, purché non danneggi il resto della comunità in un modo abbastanza inequivocabile.

Oggi il danno alla relativa comunità viene utilizzato come arma da Google e altri per censurare legittime differenze di opinione.

Proprio come Hayek ci avvertì nel suo libro La strada verso la schiavitù, Orwell fece la stessa cosa: “È solo, o almeno è principalmente, l’intellighenzia letteraria e scientifica, proprio le persone che dovrebbero essere i guardiani della libertà, che stanno cominciando a disprezzarla, in teoria come in pratica.”

Oggi gli autoritari affermano di difendere la democrazia, ma lo fanno con mezzi illiberali. Orwell analizzò queste tattiche e sottolineò “una tendenza diffusa a sostenere che si può difendere la democrazia solo con metodi totalitari. Se si ama la democrazia, si sostiene, bisogna schiacciare i suoi nemici con qualunque mezzo”.

Tra i nemici da annientare c'erano “coloro che ‘oggettivamente’ la mettono in pericolo diffondendo dottrine errate”. Anche i censori di oggi utilizzano questo argomento di disinformazione.

Peggio ancora, Orwell spiegò che gli intellettuali giustificarono le purghe di Stalin sostenendo che “le opinioni eretiche delle vittime [...] danneggiavano ‘oggettivamente’ il regime e quindi era giusto non solo massacrarle ma screditarle con false accuse”.

Questo non è un saggio per avanzare accuse nei confronti di operatori sanitari, autori di libri e accademici. Ma se credete che gli intellettuali si oppongano alle “false accuse” solo perché svolgono una buona causa, Orwell direbbe che vi sbagliate.

Orwell osservò che il grande entusiasmo per la Russia stalinista era “solo un sintomo dell'indebolimento generale della tradizione liberale occidentale. Se incoraggiate metodi totalitari, potrebbe arrivare il momento in cui verranno usati contro di voi invece che a vostro favore”.

Qualsiasi adozione tribale di una “ortodossia” è problematica. Orwell disse: “Il nemico è la mente del grammofono, indipendentemente dal fatto che si sia d’accordo o meno con il disco che viene riprodotto”.

Può la civiltà occidentale sopravvivere all’illiberalismo descritto da Orwell? Lui stesso aveva i suoi dubbi:

La libertà intellettuale è una tradizione profondamente radicata senza la quale la nostra caratteristica cultura occidentale difficilmente potrebbe esistere. Da quella tradizione molti dei nostri intellettuali si stanno visibilmente allontanando. Hanno accettato il principio secondo cui un libro dovrebbe essere pubblicato o soppresso, lodato o condannato, non in base ai suoi meriti ma in base a come soffia il vento della politica. E altri che in realtà non sostengono questo punto di vista, vi acconsentono per pura codardia.

Orwell scrisse: “Se la libertà significa qualcosa, allora significa il diritto di dire alle persone ciò che non vogliono sentire”. Oggi giornalisti e intellettuali ci dicono che la libertà di espressione non è essenziale; anziché essere una condizione attraverso la quale la civiltà progredisce, la libertà di espressione è una minaccia per la “democrazia”. Con tali convinzioni, ammoniva Orwell, stiamo creando la nostra stessa distopia.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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L'enorme elefante nella stanza che nessuno vuole vedere: il mercato degli eurodollari

Ven, 06/10/2023 - 10:10

 

 

di Alasdair Macleod

Tra i tanti problemi monetari che i mercati si trovano ad affrontare, ce n’è uno non documentato: il mercato dell’eurodollaro, un enorme elefante nella stanza.

Questo saggio quantifica gli eurodollari e le obbligazioni in eurodollari, cifre che si aggiungono all’offerta di denaro e al credito statunitense.

Una ricerca della Banca dei Regolamenti Internazionali stima che questo mercato valga $93.000 miliardi, di cui il debito in bilancio (cioè i depositi dei clienti) delle banche non statunitensi ammonta a $15.000 miliardi. Questa somma dovrebbe essere aggiunta a M2 degli Stati Uniti, pari a $21.000 miliardi, per avere un quadro più fedele del credito bancario totale in dollari. Solo una piccola percentuale di questo debito è espressa in altre valute.

In questo saggio descrivo l’origine degli eurodollari e il motivo per cui sono cresciuti fino a raggiungere una quantità così enorme. Introducono rischi imprevisti sui mercati dei capitali, e in particolare sul dollaro, in un momento di crescente instabilità finanziaria. Sebbene i fattori che porteranno a una crisi in stile Triffin siano già presenti, la liquidazione del credito in eurodollari costituirà un ulteriore fattore di rischio.

Questa non sarà necessariamente una crisi facile da affrontare per gli investitori e l’esperienza del passato ci dice che la reazione iniziale a una crisi mondiale è solitamente quella di rafforzare il dollaro. Se ciò accadesse, rischia di essere di breve durata perché i proprietari esteri di obbligazioni in dollari ($135.000 miliardi sia negli Stati Uniti che all’estero) sono destinati a trasformarsi in venditori.


Introduzione

La metafora dell’elefante nella stanza in realtà è inadeguata per descrivere gli enormi problemi che affliggono il sistema monetario fiat: il distacco del credito dalla moneta reale, l’insolvenza dei bilanci delle banche centrali, la determinazione delle banche commerciali a ritirare il credito quando i mutuatari disperati ne hanno più bisogno, la crisi generata dall’aumento dei tassi d'interesse, il crollo dei valori finanziari a causa dell’aumento dei rendimenti obbligazionari, la sfida al dollaro da parte dei due egemoni asiatici e la sfida al capitalismo da parte del degrado morale interno. Oh, e non dimentichiamo tutte le banche commerciali e i loro mutuatari che falliranno a causa di tassi d'interesse e rendimenti obbligazionari ancora più elevati e i guai economici per tutti quegli stati spendaccioni di fronte a deficit crescenti che sarà impossibile finanziare senza generare inflazione.

Ma c'è un ulteriore pachiderma che è sfuggito all'attenzione: la montagna di crediti offshore in dollari non registrati, noti come eurodollari ed eurobond.

Perché? Ebbene, nel nostro pazzo mondo in cui ci sono statistiche per tutto, guarda caso non ci sono per questo tema e quindi si presume che non esista. Nelle relazioni annuali della Banca dei Regolamenti Internazionali non si fa menzione degli eurodollari e lo stesso vale per l'FMI e la Banca Mondiale. Claudio Borio e colleghi hanno pubblicato stime delle esposizioni bancarie e non bancarie, in bilancio e fuori bilancio, al di fuori degli Stati Uniti nei confronti dei dollari, che sono in effetti eurodollari; ciononostante per lui e i suoi colleghi questi non sono eurodollari, perché il termine non viene mai menzionato. Rispondono alla seguente definizione:

Un eurodollaro è un credito in dollari creato da banche straniere e indipendentemente dal sistema bancario statunitense.

Si tratta di eurodollari, creati esattamente nello stesso modo in cui una banca americana crea dollari prestandoli. Il debito bancario è costituito dai depositi dei clienti che poi vengono bilanciati dalla creazione di prestiti. Suddetti depositi, però, sono offshore, quindi non sono inclusi nelle statistiche statunitensi sull’offerta di denaro. Ci sono circa $6.500 miliardi in depositi bancari statunitensi di proprietà di stranieri, di cui $1.250 miliardi si trovano nelle filiali statunitensi di banche straniere; gli eurodollari si aggiungono a questi depositi.

I debiti degli istituti di credito non bancari sono la somma della contropartita dei prestiti concessi dalle banche e degli ulteriori obblighi assunti tra di loro. In breve, sono noti come sistema bancario ombra: le compagnie di assicurazione, le casse pensioni, i fondi d'investimento e tutti gli istituti nel settore finanziario che operano senza licenza bancaria. Non trattano crediti, che sono ad appannaggio delle banche autorizzate, ma stipulano obblighi di credito con le banche e tra loro. E poi c’è il mercato obbligazionario in eurodollari, il quale rappresenta un’ulteriore montagna di credito.


Le origini degli eurodollari

Se vi rivolgete a una banca non statunitense per un prestito in dollari ed essa accetta, tale banca lo creerà come se stesse prestando nella propria valuta. Nel suo bilancio il prestito concesso a voi viene registrato come un attivo ed è bilanciato (nei libri contabili della banca, ma non necessariamente riflesso nella presentazione del vostro conto) da un deposito corrispondente, o da una passività nei vostri confronti in veste di depositante. La banca può farlo in qualsiasi valuta, purché esista un mercato all’ingrosso efficiente e un sistema di compensazione – entrambi esistenti per il dollaro a livello internazionale e indipendentemente dal sistema bancario statunitense, sebbene i saldi possano essere ottenuti ugualmente anche a New York.

Si ritiene comunemente che il mercato dell’eurodollaro sia stato avviato all’inizio degli anni ’60, ma ciò si riferisce alle obbligazioni in eurodollari. Si trattava della logica innovazione rispetto ai depositi in eurodollari, che esistevano sin dal 1955, se non prima. Gli eurobond nacquero con un prestito al governo belga nel maggio 1963.

Le origini di un mercato offshore del dollaro, con cui intendiamo depositi in dollari emessi al di fuori del sistema bancario americano e non riflessi nei conti bancari corrispondenti a New York, videro la luce negli anni del dopoguerra, quando il Regolamento Q degli Stati Uniti limitò gli interessi sui depositi bancari all'1% sui depositi a 30 giorni e al 2,5% sui depositi a 90 giorni; malgrado ciò si potevano depositare dollari presso una banca londinese e guadagnare più interessi rispetto alla limitazione del Regolamento Q. Questo divenne un mercato interamente offshore a Londra, perché i controlli sui cambi introdotti nel Regno Unito nel 1957 proibivano di prendere in prestito e depositare dollari.

La domanda di depositi offshore a Londra portò all’innovazione e la Midland Bank era in testa. Essa offriva un interesse fino all'1,825% per depositi a 30 giorni denominati in dollari, lo 0,825% in più rispetto al massimo pagabile negli Stati Uniti ai sensi del Regolamento Q. La Midland, poi, vendeva i dollari a pronti in cambio di sterline e li riacquistava a termine con un premio del 2,125%. La sterlina risultante pertanto costava alla Midland il 4% in un momento in cui il tasso bancario era al 4,5%.

Anche se ciò metteva in discussione il cosiddetto "accordo tra gentiluomini" tra la Banca d’Inghilterra e le banche per azioni che stabilivano i rapporti in quel momento, l’attività della Midland Bank era inizialmente tollerata dalla Banca d’Inghilterra, probabilmente perché gli afflussi di valuta convertiti in sterline aiutavano la bilancia dei pagamenti. E nel 1963 le banche del Regno Unito avevano accumulato oltre $3 miliardi in depositi in eurodollari. Inoltre altri centri europei divennero attivi in questo mercato, in particolare Italia, Svizzera e Francia; anche il Giappone stava creando depositi in eurodollari. Il mercato non si limitava ai dollari: venivano creati depositi anche in altre valute, aggiungendo circa il 15% in più al mercato totale.

Non c’è dubbio che i primi anni del mercato dell’eurodollaro furono alimentati dalla circolazione del dollaro al di fuori dell’America post-Bretton Woods, il tutto spinto dalla guerra di Corea (1950-1953) e dalla guerra del Vietnam (1955-1975). L'accumulo di dollari in mani straniere portò alla creazione e al fallimento del Gold pool di Londra; non si trattava solo dei saldi detenuti da stranieri nel sistema bancario statunitense, ma dell’accumulo di depositi in dollari offshore che poi venivano incassati in lingotti d'oro.


Quantificare l’attuale mercato dell’eurodollaro

Il documento di lavoro di Borio non mira tanto a quantificare le dimensioni del mercato dell’eurodollaro, ma i rischi intrinseci nel credito offshore in dollari, motivo per cui le banche ombra sono incluse nel suo documento. I suoi calcoli, che si basano esclusivamente sugli oneri monetari, sono riassunti nella Tabella 1 di seguito.

Va notato che i debiti in dollari nei bilanci bancari al di fuori degli Stati Uniti sono passività con lo stesso status del deposito bancario di un cliente, indipendentemente da dove si trova quest'ultimo. E a parte le onerose normative in materia di rendicontazione fiscale, non c’è nulla che impedisca a una banca offshore di offrire servizi di deposito a un residente negli Stati Uniti.

Se i depositi bancari in eurodollari fossero inclusi nell’offerta monetaria degli Stati Uniti, vi sarebbero aggiunti ulteriori $15.000 miliardi, secondo la stima di Borio riguardo il debito in bilancio delle banche con sede al di fuori degli Stati Uniti. E come notato sopra, le filiali statunitensi di queste banche sono già incluse nelle statistiche sull’offerta di denaro nazionale. Il debito fuori bilancio delle banche con sede al di fuori degli Stati Uniti è costituito principalmente da obbligazioni creditizie derivanti da swap e impegni monetari, di cui circa l’88% ha il dollaro come protagonista; inoltre la maggior parte di questi impegni sono a breve termine. Il restante 12% rappresenta pagamenti in valute estere alle banche coinvolte, come euro, sterline, yen e yuan.

Dalla Tabella 1 possiamo vedere che i $15.000 miliardi di credito extra in eurodollari creati dalle banche con sede al di fuori degli Stati Uniti, sostengono un’immensa struttura di credito attorno alla quale ruota l’attività economica mondiale. Come afferma il documento della BRI:

Incorporato nel mercato dei cambi (FX) c’è un enorme e invisibile prestito in dollari. In uno swap FX, ad esempio, un fondo pensione olandese o un assicuratore giapponese prende in prestito dollari e presta euro o yen nella “gamba a pronti”, e successivamente rimborsa i dollari e riceve euro o yen nella “gamba a termine”. Pertanto uno swap FX, insieme al suo cugino stretto, uno swap monetario, assomiglia a un accordo di riacquisto, o repo, con una valuta anziché un titolo come “garanzia”. A differenza dei pronti contro termine, gli obblighi di pagamento derivanti da questi strumenti sono registrati fuori bilancio, in un punto cieco dello stesso. Gli oltre $80.000 miliardi di obbligazioni per pagare dollari in swap/forward monetari e swap monetari, per lo più a brevissimo termine, superano gli stock di bond del Tesoro USA in dollari, pronti contro termine e paper commercial market messi insieme. Nell’aprile 2022 il numero di operazioni si è avvicinato ai $5.000 miliardi al giorno, due terzi del turnover forex mondiale giornaliero.

I mercati monetari sono l’area corretta su cui concentrarsi, perché oltre ai flussi speculativi, rappresentano pagamenti per materie prime, importazioni/esportazioni e tutti gli altri trasferimenti transfrontalieri. Ad esempio, supponiamo che un produttore cinese voglia acquistare rame dall'Indonesia. Supponendo che il venditore voglia essere pagato in dollari, la banca del produttore glieli metterà a disposizione e addebitandoli sul conto in renminbi del produttore al tasso di cambio corrente. La banca può coprire il suo pagamento in dollari nei mercati all’ingrosso, possibilmente da un’altra banca cinese perché le banche cinesi tenderanno a posizionarsi long nei confronti dei dollari. In alternativa, potrebbe esserci una banca indonesiana disposta a vendergli dollari. Il punto è che esistono i mezzi affinché la banca possa coprire i dollari pagati al venditore indonesiano, senza ricorrere a una banca americana.

I governi esteri e le loro agenzie in particolare possono essere riluttanti a coinvolgere le banche americane, perché la proprietà effettiva dei depositi bancari statunitensi è a disposizione delle agenzie governative statunitensi. Questo è uno dei motivi che alimentano l’espansione del mercato dell’eurodollaro. Fu per questo motivo che negli anni '60 la Banca Narodny di Mosca partecipò attivamente al mercato dell'eurodollaro a Londra.


Rischi potenziali

Molto è stato scritto sui rischi sistemici, sulla base del fatto che la crisi di un sistema bancario rischia di minare la credibilità di un altro. L’approccio comune è quello di contenere il più possibile i rischi di controparte tra i centri e, in effetti, ciò è stato fatto nelle transazioni monetarie dopo il fallimento della Herstatt Bank nel 1974. In quella crisi fu la differenza di fuso orario tra Francoforte e New York a portare a fallimenti nei saldi commerciali. Tale rischio fu infine eliminato nel 2002, quando venne introdotto il sistema di saldo collegato continuo. Ma ciò vale solo per le transazioni interbancarie.

Il sistema di saldo collegato continuo non si applica alle obbligazioni creditizie continue, come gli swap di valute e le transazioni a termine, che come possiamo vedere dall’analisi di Borio ammontano a $93.000 miliardi. Si tratta di rischi che potrebbero essere risolti o meno in futuro. I rischi risiedono tra i clienti bancari nella categoria del sistema bancario ombra (compresi gli attivi fuori bilancio delle banche) e le singole banche. Oltre al rischio bancario, questo mercato incarna anche un rischio monetario.

Ora che le banche stanno limitando le loro attività di bilancio, dobbiamo tenere conto della contrazione della cifra di mercato di $93.000 miliardi di eurodollari e della potenziale volatilità che potrebbe causare nei tassi di cambio. Dai dati TIC del Tesoro degli Stati Uniti sappiamo che gli stranieri possiedono saldi di depositi in dollari statunitensi onshore e assetà finanziari che ammontano a $32.000 miliardi, di cui $7.250 miliardi in depositi bancari, bond del Tesoro USA e altri asset a breve termine. Con il credito in eurodollari, si tratta di un totale di $125.000 miliardi in obbligazioni in dollari. Secondo Borio le obbligazioni a breve termine in eurodollari ammontano a quattro quinti del totale dei suddetti $93.000 miliardi ($74.500 miliardi), che sommati alle obbligazioni a breve termine onshore ($7.250 miliardi) danno un totale complessivo di $81.750 miliardi. Questa liquidità in dollari è un enorme elefante e ha il potenziale per schiacciare l’ambiente circostante.

Inoltre gli oneri di credito a lungo termine sotto forma di eurobond ammontano a ulteriori $10.000 miliardi, la maggior parte dei quali sono denominati in dollari.


La fragilità dei sistemi bancari esteri

Dopo aver quantificato questo mercato, rivolgiamo ora la nostra attenzione alle sue istituzioni. Gli eurodollari sono obbligazioni in dollari create da banche non statunitensi, comprese le filiali bancarie statunitensi situate al di fuori degli Stati Uniti. I saldi in dollari di queste banche sostengono un’enorme struttura di credito, circa l’80% del quale matura in un anno, e quindi devono essere considerati equivalenti alla liquidità (depositi) e quasi liquidità (swap monetari e forward). In definitiva, si tratta di $74.000 miliardi su un totale di $93.000 miliardi. Ciò solleva la questione della capacità dei relativi clienti di pagare le banche coinvolte.

Il business dell’eurodollaro è concentrato nelle banche più grandi, le cosiddette banche d'importanza sistemica mondiale, o GSIB. I prezzi delle loro azioni hanno fatto registrare di recente un rialzo, in alcune giurisdizioni più che in altre, a seconda dell'interpretazione dei benefici a breve termine derivanti dalla fine della soppressione dei tassi d'interesse. È importante sottolineare che la loro valutazione incorpora la convinzione che i tassi d'interesse scenderanno nel 2024, riducendo la pressione sui loro bilanci derivante dal calo dei valori delle obbligazioni, dei valori delle garanzie e da una riduzione della prospettiva di prestiti in sofferenza.

Tuttavia c’è una grande spada di Damocle che pende su questo punto di vista panglossiano: i prezzi dell'energia sono in forte aumento e le banche stesse stanno attingendo al credito, esercitando pressioni affinché i tassi d'interesse salgano ulteriormente, e quindi anche i rendimenti obbligazionari. E tutto questo alla vigilia di un rallentamento quasi certo dell’attività economica.

Ora mettetevi nei panni, diciamo, di una GSIB dell’Eurozona. Il mercato ha poca fiducia nella vostra banca, valutandola con uno sconto sostanziale rispetto al valore contabile. Sulla carta, la leva finanziaria del vostro bilancio è venti volte superiore al patrimonio netto. Queste semplici statistiche vi dicono che la vostra banca è a rischio di una corsa agli sportelli, data la realtà espressa nel paragrafo precedente. Il problema non sono i depositanti, ma il rapporto con le altre banche sui mercati all’ingrosso. Non solo dovete ridurre i rischi sul vostro bilancio, se non l'avete già fatto, ma dovete ridurne le dimensioni.

I vostri profitti sono in euro, ma avete passività in eurodollari; è a dir poco chiaro dove dovrebbe esserci la riduzione dell’esposizione. Non è solo una questione di eliminare il rischio monetario, ma le pressioni politiche da parte dei propri governi mirano a non ridurre il credito nell’economia nazionale. Pertanto dovete vendere dollari, riducendo la vostra presenza sui mercati forex.


L'altro lato di Triffin

Robert Triffin è famoso per la sua spiegazione del motivo per cui un Paese deve gestire la propria economia in modo irresponsabile se vuole fornire sui mercati internazionali una quantità di valuta sufficiente affinché possa fungere da valuta di riserva. E questo è esattamente ciò che i governi statunitensi hanno fatto negli anni del dopoguerra, in particolar modo dopo che il presidente Nixon abrogò l’accordo di Bretton Woods. Il risultato è stato un accumulo di passività creditizie in dollari nei confronti degli stranieri, evidenziate come depositi nelle banche statunitensi, obbligazioni governative/societarie e investimenti di portafoglio in azioni statunitensi.

Quando Triffin testimoniò davanti al Congresso nel 1958, o era semplicistico a beneficio dei politici, oppure ignorava il vero ruolo del credito. Anche a quel tempo le banche straniere, soprattutto a Londra, si occupavano di credito in dollari creando prestiti e depositi in aggiunta al credito in dollari circolante negli Stati Uniti. Se lo avesse saputo in quel momento, Triffin non avrebbe dovuto sostenere con tanta forza che per creare lo status di valuta di riserva, il governo degli Stati Uniti avrebbe dovuto seguire politiche economiche irresponsabili. Tuttavia quando venne a conoscenza della creazione di credito in dollari al di fuori degli Stati Uniti, adottò la linea che sto seguendo in questo saggio. Il seguente è un estratto da un documento di lavoro della BRI a firma di Micheal Bordo (2017):

Triffin non tenne conto di quello che era diventato un sostanziale stock di dollari statunitensi detenuto dalle banche centrali straniere offshore che, secondo la sua analisi, aveva peggiorato la posizione degli Stati Uniti. Anni dopo, la crescita del mercato offshore del dollaro portò Triffin ad aggiungere depositi ufficiali in eurodollari alle riserve in dollari detenute negli Stati Uniti, un’aggiunta successivamente trascurata dagli economisti internazionali. Questo punto non è solo una nota storica.

Esso merita di essere approfondito perché lo stesso malinteso, secondo cui tutti i dollari sono tenuti negli Stati Uniti, affligge le versioni più recenti di Triffin. Quattro anni dopo la comparsa della crisi dell’oro e del dollaro, nel settembre 1963 il mondo venne a conoscenza di uno stock di $4,45 miliardi di passività bancarie in dollari al di fuori degli Stati Uniti (BRI, 1964). Successivamente la Banca dei Regolamenti Internazionali aumentò la sua stima a $6,94 miliardi (BRI, 1965). Le banche centrali detenevano circa la metà di tali depositi offshore in dollari (BRI, 1966, pp. 146-147) “presumibilmente per ottenere guadagni più elevati su questi fondi” rispetto a quelli che potevano staccare negli Stati Uniti (BRI, 1964, p. 132).

Tuttavia, come ci si poteva aspettare e nonostante gli avvertimenti di Triffin, il governo degli Stati Uniti ha abbracciato la scusa dei deficit gemelli: a livello nazionale e internazionale. Ciò ha innescato la seconda parte del Dilemma di Triffin: queste politiche economiche irresponsabili erano insostenibili e avrebbero portato a una crisi, come quella avvenuta nel 1931 e nel 1933. E questo, come sostenne Felix Mylarski nel 1929, avrebbe portato a una corsa agli sportelli delle riserve auree statunitensi quattro anni dopo, quando Roosevelt rinnegò la convertibilità dell'oro in dollari nel 1933.

Nonostante questa storia, l’espansione dei dollari in mani straniere, riconosciuta nel sistema bancario statunitense e nel mercato in via di sviluppo dell’eurodollaro, portò a un’ulteriore crisi negli anni ’60 – ancora una volta, ci fu una corsa agli sportelli delle riserve auree statunitensi. Inizialmente gli americani costrinsero gli europei a impegnare le proprie riserve auree per sopprimere il prezzo dell’oro a $35 nel Gold Pool di Londra, istituito nel 1961. Ma dopo un po’, nel 1967, tale istituzione fallì quando la sterlina fu svalutata e la Francia si chiamò fuori.

Oggi siamo di fronte alla stessa situazione. Questa volta, forse, è meno ovvia, perché quasi nessuno pensa che il suo riflesso sia in un aumento del prezzo in dollari dell’oro (che più precisamente è un calo del valore del credito in dollari). Proprio come la crisi di Triffin si è sempre riflessa nella relazione dollaro/oro, anche oggi sarà così, e non c'è alcun standard aureo da rompere su cui far cadere le colpe.


Deflazione da debito

In questo saggio ho dimostrato che esiste un intero mondo di credito in dollari oltre a quello registrato nel sistema bancario statunitense. Ciò rende il dollaro considerevolmente più vulnerabile a un “evento Triffin” di quanto generalmente previsto, nonostante la pletora di commentatori che ora vedono un calo dei tassi d'interesse entro la fine del prossimo anno.

C’è una pressione sempre più evidente sull’indice dei prezzi al consumo a causa dell’aumento dei prezzi del petrolio e di un’incombente carenza di gasolio da riscaldamento e diesel per il prossimo inverno. Senza contare quelle teorie secondo cui l’era delle valute fiat lascerà il posto a valute associate alle materie prime, come quella di una Bretton Woods 3 proposta da Zoltan Posar. Ma come è sempre avvenuto, il mainstream sottovaluta le conseguenze economiche del ciclo del credito bancario.

Questo ciclo, che è responsabile dei boom/bust sin dallo sviluppo del sistema bancario moderno, ha ricevuto ulteriore slancio dai tassi d'interesse a zero e negativi. Non è un caso che i sistemi bancari che hanno un indebitamento maggiore siano quelli i cui margini sono stati maggiormente compressi dai tassi d'interesse negativi. Credit Suisse è già fallita e i suoi omologhi GSIB nell’Eurozona e in Giappone sono sulla stessa barca; senza contare che ora sono diventati avversi al rischio, essendo pienamente consapevoli del duplice pericolo di un calo del valore delle obbligazioni (verso il quale alcuni di loro hanno un rischio di durata eccessiva) e di un aumento dei crediti inesigibili da parte di imprese che potrebbero giustificare i loro livelli di debito a tassi d'interesse infimi, ma non in questo contesto di tassi elevati.

In breve, questo è il motivo per cui i prestiti bancari negli Stati Uniti, nell’UE e nel Regno Unito si stanno contraendo. I keynesiani la chiamano deflazione da debito e la loro risposta è quella di raccomandare un’espansione monetaria a livello di banca centrale alimentata da un aumento del deficit di bilancio per compensarla. In alternativa suggeriscono che quelle politiche che porteranno a un calo del tasso di cambio stimoleranno anche la domanda dei consumatori. Ciò non solo diagnostica erroneamente il problema, ma nel contesto di Triffin serve solo a provocare la crisi.

La deflazione da debito può essere suddivisa in due fasi. La fase iniziale è il rifiuto da parte delle banche di concedere credito perché vogliono ridurre il rischio nei propri bilanci. Inevitabilmente ciò avviene contemporaneamente all’aumento della domanda di credito, portando a una riduzione del credito e a costi di finanziamento più elevati. Questa situazione viene comunemente descritta come una stretta creditizia.

La seconda fase è un’accelerazione dei fallimenti delle piccole e medie imprese, le quali costituiscono l’80% paretiano di qualsiasi economia ma che sono ignorate da tutti tranne che dai banchieri commerciali. Probabilmente questa fase sta ora prendendo il via, causando ulteriore cautela per le banche sovraindebitate, costringendole a limitare ulteriormente i loro prestiti. La risposta delle autorità è già intuibile: accelerare l'espansione del credito nel vano tentativo di stabilizzare la situazione; ma ciò ha conseguenze per la valuta.


L'esito è praticamente garantito

L’ipotesi dei pianificatori centrali è che il calo della domanda dei consumatori porterà a prezzi più bassi, ma ciò non fa altro che mettere in luce i livelli della loro ignoranza economica, perché prima diminuisce la produzione e poi i consumi si riducono quando i dipendenti vengono licenziati. Lungi dal riflettere un calo dei consumi, il potere d’acquisto del credito della banca centrale, o della sua base monetaria, è indebolito da una combinazione di una sua espansione e di una perdita di fiducia in esso da parte dei detentori stranieri.

Nel caso del dollaro tutto ciò inizialmente potrebbe non essere vero. Quando i mercati finanziari si risvegliano di fronte alla prospettiva di tassi d'interesse più alti e rendimenti obbligazionari più bassi, la loro valutazione iniziale è solitamente quella di rifugiarsi nel dollaro. Lo abbiamo visto al tempo della crisi della Lehman, come raffigurato nel grafico qui sotto.

Nel periodo precedente la crisi, il prezzo dell’oro salì a $1.023 nel marzo 2008. La crisi iniziò poi ad evolversi, portando al fallimento della Lehman il 15 settembre 2008. La settimana prima dell’evento, l’oro veniva scambiato a $742, un calo del 27% dal massimo di marzo. E dopo un breve rialzo alla notizia, il 24 ottobre scese a $692 dollari, prima di raggiungere nuovi massimi contro il dollaro.

Ci sono molti altri esempi di una fuga iniziale verso il dollaro durante una crisi, tanto che dovremmo aspettarcelo man mano che avanzerà la fase di contrazione del ciclo del credito bancario.

L'esito, tuttavia, costringerà a guardare tutti quegli elefanti nella stanza finora ignorati. I tassi d'interesse e i rendimenti obbligazionari probabilmente saliranno per primi, cosa che sembra stia già accadendo, come illustrato di seguito.

Inoltre i rendimenti delle obbligazioni emesse da molti altri stati stanno raggiungendo nuovi massimi rispetto agli ultimi 5 anni, quindi non si tratta di casi isolati. Ulteriori aumenti dei rendimenti obbligazionari faranno crollare i relativi mercati e anche quelli azionari, oltre a portare al fallimento delle banche dapprima nell’Eurozona dato che la FED sta già salvando le banche che soffrono di perdite obbligazionarie mark-to-market.

Con l’aumento dei rendimenti obbligazionari e il calo dei mercati azionari, è prevedibile che la percezione a livello mondiale diventi rapidamente ribassista. Non potendo più ignorarlo, gli operatori di mercato saranno costretti a riconoscere lo stato precario dei bilanci delle banche centrali e il loro ulteriore deterioramento, quando adesso la stessa cosa non viene presa sul serio. Le finanze pubbliche verranno quindi considerate un problema grave, indebolite non solo dall’aumento dei tassi d'interesse, ma anche dalla riluttanza degli stranieri a riciclare i flussi di capitale in azioni pubbliche. Ciò colpirà particolarmente duramente sia l'Europa che il Regno Unito, facendone aumentare sostanzialmente i costi d'indebitamento.

È qui che tutti gli elefanti nella stanza ignorati prima inizieranno a montare una carica contro lo status quo. L’elemento comune del loro attacco saranno le valute fiat. I detentori stranieri di titoli statunitensi dovranno affrontare ingenti perdite sui loro $32.000 miliardi di dollari investiti, inclusi $7.500 miliardi in depositi e cambiali a breve termine. A ciò vanno aggiunti gli eurodollari accumulati, altri $15.000 miliardi di passività bancarie, altri $78.000 miliardi di posizioni fuori bilancio, per lo più a breve termine, e $10.000 miliardi di eurobond a lungo termine. Si tratta di $135.000 miliardi che praticamente chiedono di essere liquidati.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Bitcoin come denaro: riserva di valore o mezzo di scambio?

Gio, 05/10/2023 - 10:10

 

 

di Kristoffer Mousten Hansen & Karras Lambert

Gli appassionati di criptovalute generalmente apprezzano molto la Scuola Austriaca e ciò è comprensibile poiché gli economisti Austriaci hanno sempre sostenuto il merito di una forma di denaro prodotta privatamente e al di fuori del controllo dello stato. Sfortunatamente è emersa una comprensione errata nello sviluppo e nelle funzioni del denaro, la quale è diventata sempre più dominante tra alcuni sostenitori di Bitcoin; una narrazione che è in contrasto con le basi della teoria monetaria Austriaca.

Secondo questo punto di vista, che potrebbe essere ricondotto al saggio di Nick Szabo sugli oggetti da collezione, la funzione primaria e predominante del denaro è quella di “riserva di valore”, o perlomeno questa funzione è alla pari con quella di mezzo di scambio. Secondo questa visione, una merce deve prima “trasmettere valore” nel tempo. Può quindi essere utilizzato come mezzo di scambio prima di diventare finalmente un'unità di conto.

Questo resoconto ricostruisce l’emergere e la funzione del denaro al contrario: la funzione primaria e in effetti l'unica ed essenziale del denaro è quella di mezzo di scambio. Il suo status di “riserva di valore” è incidentale, mentre la funzione di unità di conto non è essenziale, poiché nel corso della storia ci sono state molte merci monetarie che non sono mai state utilizzate come unità di conto.

La tradizione Austriaca, da Carl Menger a Ludwig von Mises fino a Murray Rothbard, ha sempre insistito sul fatto che il denaro è essenzialmente un mezzo di scambio, mentre qualsiasi altra cosiddetta funzione è incidentale e, nel caso della “riserva di valore”, metaforica. Di seguito spiegheremo questa posizione.


Sul valore

Per comprendere la natura del denaro, esaminiamo innanzitutto la teoria del valore. Gli Austriaci hanno sempre sottolineato la natura soggettiva del valore: non è qualcosa di intrinseco ai beni, ma sempre relativo all'individuo agente e alle sue possibili scelte. Nel momento della scelta egli conferisce valore a un oggetto preferendolo ad altri oggetti; lo si può valutare per la sua utilità nel raggiungimento diretto di uno scopo (come bene di consumo), per aiutare la produzione di beni di consumo (come bene di capitale), o come mezzo di scambio.

Il punto chiave è che il valore è una nozione soggettiva ed è significativo solo in una situazione di scelta. Il valore soggettivo non può essere trasmesso nel tempo e quindi non esiste una “riserva di valore” in senso letterale. Naturalmente una cosa può essere conservata per un uso successivo, ma il suo valore non può essere conservato nello stesso modo in cui può essere preservata la sua integrità fisica. In ogni momento il valore soggettivo gioca il ruolo centrale nella formazione dei tassi di cambio di mercato, cioè dei prezzi.

Uno scambio avviene solo quando entrambe le parti preferiscono di più ciò che l'altro ha rispetto a ciò a cui rinunciano. In un’economia monetaria, la maggior parte degli scambi avviene tra beni e servizi monetari e non monetari, ma vale lo stesso principio delle classifiche di preferenza inversa: il venditore di un bene preferisce la somma di denaro che riceve rispetto al bene venduto e l’acquirente preferisce il bene acquistato rispetto alla somma di denaro che deve cedere per ottenerlo.

In una società con scambi costantemente ripetuti finisce per svilupparsi un sistema di prezzi di mercato. Il prezzo di mercato di una cosa è quindi uguale al suo valore di mercato. Definire qualcosa “riserva di valore” è in realtà un modo per dire che si prevede che il suo valore di mercato rimanga lo stesso o aumenti nel tempo. La differenza tra il denaro e gli altri beni è che il valore di mercato del primo non può essere espresso come un unico prezzo, ma deve essere espresso come un’intera gamma di prezzi; quest'ultima non è altro che il potere d’acquisto del denaro stesso. Quando parliamo di denaro come riserva di valore, intendiamo in realtà che ci aspettiamo che abbia un potere d’acquisto stabile o crescente rispetto a tutti gli altri beni.


Sul denaro

Un argomento chiave dei sostenitori della “riserva di valore” è che il denaro è il bene che meglio funge come tale e quindi è gradualmente emerso come mezzo di scambio più comune. Questa idea, però, ha poco a che fare con la spiegazione di Menger sull'origine del denaro. Non è la migliore riserva di valore che emerge come denaro, ma la merce più commerciabile.

Il movimento dallo scambio diretto a quello indiretto si sviluppa quando gli attori di mercato scoprono che i beni differiscono in base a quanto sono richiesti e iniziano a scambiarli con beni più richiesti – più commerciabili – invece d'impegnarsi nel baratto. Alcuni beni diventano gradualmente mezzi di scambio dominanti in base alle caratteristiche che li rendono utili a questo scopo: alto valore per unità di peso/volume, divisibilità, durabilità, trasportabilità. Fino al XX secolo i metalli preziosi furono utilizzati come denaro proprio perché le loro qualità li rendevano le merci più adatte allo scopo.

Menger sosteneva esplicitamente che fosse sbagliato attribuire al denaro in quanto moneta la funzione di riserva di valore:

Ma deve essere definita erronea la nozione che attribuisce al denaro come tale la funzione di trasferire anche “valori” dal presente al futuro. Sebbene la moneta metallica, per la sua durabilità e il basso costo di conservazione, sia senza dubbio adatta anche a questo scopo, è tuttavia chiaro che altre merci sono ancora più adatte a questo scopo. Infatti l’esperienza insegna che laddove hanno acquisito carattere monetario piuttosto che i metalli preziosi beni meno facilmente conservabili, essi servono normalmente alla circolazione, ma non alla conservazione dei “valori”.

Che i metalli monetari siano anche buone riserve di valore è solo una caratteristica accidentale; non è essenziale per la loro funzione monetaria. Le qualità che rendono una merce una cosiddetta riserva di valore probabilmente la rendono anche un buon mezzo di scambio. Pertanto la durabilità è importante per qualsiasi bene monetario ed è ovviamente essenziale che qualsiasi cosa sia una “riserva di valore” per un certo periodo di tempo.

Infatti, come spiegò Mises, la funzione di riserva di valore, nella misura in cui si può dire che esista per una certa merce monetaria, è incorporata nella funzione primaria della merce come mezzo di scambio: “Il denaro è la cosa che serve come mezzo di scambio generalmente accettato e comunemente utilizzato. Questa è la sua unica funzione. Tutte le altre funzioni che le persone attribuiscono al denaro sono semplicemente aspetti particolari della sua funzione primaria e unica, ovvero quella di mezzo di scambio”.

Non abbiamo bisogno di entrare in una discussione più approfondita sulla domanda di denaro: è ovvio, come continua Mises nel capitolo appena citato, che le persone mantengono una riserva di denaro e che tutto il denaro è sempre detenuto da qualcuno da qualche parte. Anche questo, però, non indica che il denaro serva necessariamente da “riserva di valore”. Come spiegò William H. Hutt in un suo saggio (poi rielaborato da Hans-Hermann Hoppe), l'uso del denaro nel saldo di cassa di una persona è come una riserva di potere d'acquisto contro contingenze impreviste.

Manteniamo liquidità a portata di mano per le emergenze o per avvalerci di opportunità di profitto impreviste. Ma anche il denaro "cattivo" – cioè quello che perde potere d’acquisto e che quindi non può essere definito una “riserva di valore” – serve a questo scopo. Detenere denaro significa semplicemente trattenerlo fino al giorno di un futuro incerto in cui ci si aspetta di poterlo scambiare con qualcosa che si apprezza di più.


Riflessioni finali

Gli entusiasti di Bitcoin che si allineano con la Scuola Austriaca di Menger, Mises e Rothbard sbagliano quando attribuiscono un’importanza particolare alla funzione di “riserva di valore” del denaro a scapito della funzione di “mezzo di scambio”; quest’ultima è l’unico aspetto essenziale del denaro. Allo stesso modo, minimizzare l’importanza dell’uso attivo di Bitcoin, che comporta anche un aumento della domanda da parte delle imprese, a favore di una mentalità “HODL per sempre”, va contro la spiegazione di Mises secondo cui “l’uso a livello commerciale da solo può trasformare una merce in un mezzo di scambio comune”.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Un breve resoconto storico dello standard aureo

Mer, 04/10/2023 - 10:10

 

 

di Alasdair Macleod

Mentre aumentano le prove che le principali economie occidentali si stanno dirigendo verso una crisi bancaria e monetaria a causa della contrazione del credito, ci troviamo ad affrontare le conseguenze di uno standard monetario instabile. L’era del fiat standard sta volgendo al termine e la sua morte sarà dolorosa per le economie avanzate altamente indebitate del Nord America, Europa e Giappone. La storia e i precedenti giuridici ci dicono che il denaro fiat morirà e l’oro tornerà a fornire un’ancora ai valori del sistema creditizio.

Come sempre, ci sono lezioni da imparare dalla storia monetaria, in particolare nel contesto delle economie post-feudali dipendenti dal credito, quando si prevedeva che il gold standard avrebbe coperto montagne di credito sotto forma di banconote e depositi bancari.

In questo saggio esaminerò le lezioni tratte dai gold standard del diciannovesimo secolo e gli errori commessi; nella maggior parte dei casi avrebbero potuto essere facilmente evitati.

Un dibattito sul ritorno della copertura aurea per il credito sta diventando sempre più pressante, non solo perché il sistema monetario fiat ha fatto il suo corso, ma perché è sempre più nell’interesse dei Paesi in via di sviluppo abbracciarlo. E a meno che la Russia non si muova per sostenere il suo rublo con l’oro, la sua economia quasi certamente soffrirà di una crescente instabilità.

Sappiamo che fin dagli albori della storia monetaria, la moneta è stata rappresentata da oro, argento o rame mentre tutto il resto era credito. E il rapporto tra moneta e credito fu codificato in una serie di pronunciamenti del diritto romano risalenti alle Dodici Tavole di Roma del 449 a.C. Furono le nazioni successive all'Impero Romano, che si estendevano dalla costa atlantica agli Urali, a colonizzare il mondo, a parte Cina e Giappone. In coincidenza con le Dodici Tavole, fu l'era di Confucio, morto solo trent'anni prima, e la fioritura della filosofia cinese che confermarono conclusioni simili sul denaro. Dalla fine del baratto ci sono stati numerosi tentativi da parte dei governanti di falsare o confiscare fraudolentemente il denaro, solitamente per finanziare guerre o mascherare i propri debiti.

La transizione dal feudalesimo all’industrializzazione fu facilitata dall’espansione del credito, non della moneta, sebbene continuarono ad accumularsi le scorte di oro e argento disponibili per la coniazione. E con tale espansione, i sistemi bancari si sono evoluti per gestire il credito, creandolo a richiesta. In epoca romana esistevano operazioni bancarie rudimentali nel settore del credito, motivo per cui giuristi come Ulpiano, Paolo e Gaio all'inizio dell'era cristiana si pronunciarono sulle differenze tra denaro e credito.

Nel suo trattato Della Moneta del 1751, l’economista italiano Ferdinando Galiani confermò le origini del sistema bancario italiano che si diffuse in tutta Europa:

In particolare, le prime banche erano nelle mani di privati presso i quali le persone depositavano denaro e da cui ricevevano titoli di credito e che erano governate dalle stesse regole delle attuali banche pubbliche. E così gli italiani non solo sono stati i padri, i maestri e gli arbitri del commercio, tanto che in tutta Europa sono stati depositari del denaro e si chiamano banchieri.

Il sistema bancario come lo conosciamo oggi si sviluppò in Inghilterra dagli orafi di Londra, che iniziarono a ricevere in deposito le monete d'oro e d'argento dei mercanti. Non solo accettavano di rimborsarle su richiesta, ma di pagare un interesse del 6% annuo per il loro utilizzo. Di conseguenza, per poter pagare gli interessi promessi, diventavano necessariamente di loro proprietà e le usavano per commerciare come desideravano. Non erano gli amministratori del denaro, ma i suoi proprietari. E le monete depositate presso gli orafi non venivano classificate come depositum da restituire in metallo, ma diventavano di loro proprietà e classificate come mutuum da restituire ai mercanti a richiesta. Questa attività fiorì dopo la Restaurazione nel 1660 e si espanse notevolmente sotto Guglielmo d'Orange, in seguito alla Gloriosa Rivoluzione quando fu bandito il cattolico Giacomo II.

Quando gli orafi ricevevano in deposito il denaro, in cambio concedevano un credito o un diritto di azione in favore del mercante per una pari somma da restituire a richiesta. Era l'onere del banchiere nei confronti del depositante, che nel linguaggio bancario oggi viene definito deposito.

Man mano che questo business diventava mainstream, l’esperienza dimostrò che se alcuni clienti di una banca avessero richiesto il rimborso dei loro depositi o crediti quotidianamente, altri probabilmente avrebbero pagato all’incirca un importo uguale, cosicché alla fine della giornata non ci fosse stata molta differenza nel saldo di cassa. In pratica, si riscontrò che normalmente il saldo della banca differiva raramente da 1/36 del totale dei depositi; pertanto se un banchiere avesse trattenuto 1/10 del suo saldo per soddisfare eventuali richieste di rimborso, ciò avrebbe costituito un'ampia copertura per i deflussi di depositi in condizioni ordinarie.

Significava altresì che i banchieri potevano acquistare cambiali commerciali e di altro tipo in quantità molto maggiori in cambio di un deposito accreditato a favore di chi le vendeva. Trattando il credito in questo modo, la leva finanziaria che il banchiere poteva applicare al proprio bilancio poteva arrivare fino a dieci volte. E con un tasso di sconto sulle cambiali commerciali tipicamente pari o superiore all’8%, i banchieri erano in grado di pagare il 6% ai depositanti e trattenere un buon profitto.

Chiaramente il valore del credito bancario doveva essere espresso in denaro: si prevedeva cioè che un deposito potesse dover essere rimborsato, ma con l'evoluzione dell'attività degli orafi e le montagne di credito create dalla loro attività, si evolvette anche il rapporto tra oro e argento da un lato e obblighi di pagamento dall'altro.

Il gold standard, come lo conoscevano i nostri antenati del diciannovesimo secolo, era fondamentalmente un figlio del governo britannico e della sua banca a Londra, la Banca d’Inghilterra. Quest'ultima aprì i battenti il ​​1° agosto 1694 con un organico di diciannove persone. Per la maggior parte del periodo tra il 1717 e il 1931, la Gran Bretagna gestì un gold standard formale o de facto. Esso nacque dopo che Sir Isaac Newton, in qualità di Maestro della Zecca, valutò la ghinea d'oro a 21 scellini d'argento, segnando un importante passaggio dallo standard argenteo a quello aureo. Dopo un periodo di bimetallismo, l'oro venne gradualmente considerato la misura del valore al posto dell'argento e nel 1816 l'oro fu dichiarato l'unica misura di valore giuridico in Inghilterra. La sterlina divenne l'equivalente in oro di 20 scellini d'argento.

Con il Regolamento della Zecca del 1816, il peso di quaranta libbre di lingotti d'oro venne ridotto a £1.869 sovrane, fissando il prezzo dell'oro a £3/17/6d. Nelle misure moderne una sovrana pesa 7,99 grammi con un contenuto di oro pari a 7,32 grammi.

Negli Stati Uniti prima della Guerra d'Indipendenza prevaleva la legge inglese e alla fine del 1700 i Commentari di Blackstone erano il trattato giuridico standard tra gli americani. Era chiaro cosa costituisse il denaro:

Il denaro è il mezzo del commercio. È prerogativa del re, in quanto arbitro del commercio interno, conferire ad esso tutta l'autorità o renderlo attuale. Il denaro è un mezzo universale o una misura comune rispetto al quale si può determinare il valore di tutte le merci: un segno che rappresenta i rispettivi valori di tutte le merci [...].

La coniazione della moneta è in tutti gli Stati un atto del potere sovrano affinché il suo valore possa essere conosciuto mediante ispezione. E riguardo alla monetazione in generale ci sono tre cose da considerare: i materiali, l'impressione e la denominazione. Per quanto riguarda i materiali, Sir Edward Coke stabilisce che la moneta d'Inghilterra debba essere d'oro o d'argento [...].

Gli autori della Costituzione adattarono Blackstone per sostituire le prerogative del re con il nuovo Congresso, dando al governo federale il potere di battere moneta. Per aggirare questa restrizione, il desiderio di ogni politico spendaccione, il governo federale avrebbe dovuto controllare una banca commerciale per produrre sostituti dell’oro sotto forma di banconote.

Nel 1790 Alexander Hamilton, in qualità di primo segretario del Tesoro, presentò una relazione al Congresso in cui delineava la sua proposta d'istituire una banca di proprietà del governo federale, la Banca degli Stati Uniti, utilizzando lo statuto della Banca d'Inghilterra come base per il suo piano. Fu approvato e uno statuto ventennale fu convertito in legge dal presidente Washington nel febbraio dell'anno successivo successivo. Oltre a fungere da agente fiscale del governo federale e concedergli prestiti, operava anche come banca commerciale, emettendo banconote. Nel 1811 Hamilton morì, il Partito Repubblicano aveva preso il controllo dei Federalisti e lo statuto non fu rinnovato.

Appena cinque anni dopo la proposta di Hamilton, la Banca d'Inghilterra iniziò a sperimentare un significativo drenaggio delle sue riserve di lingotti, a causa della necessità di oro da parte del governo inglese per finanziare la guerra contro la Francia e anche per pagare il grano importato dopo una serie di cattivi raccolti. Nel 1797 la BoE sospese i rimborsi (cioè in monete d'oro e d'argento). La sospensione continuò durante le guerre napoleoniche, quando la BoE gonfiò l'emissione di banconote facendo aumentare il prezzo dell'oro rispetto alla valuta cartacea. Nel 1810 ciò portò alla nomina di una commissione ristretta “per indagare sull’alto prezzo dei lingotti”, la quale concluse che il deprezzamento della moneta era dovuto all’eccessiva emissione di banconote. Ecco il passaggio più rilevante:

[...] c'è attualmente un eccesso di banconote cartacee in circolazione in questo Paese, di cui il sintomo più inequivocabile è l'altissimo prezzo dei lingotti; che questo eccesso sia da attribuire alla mancanza di un controllo sufficiente sulle emissioni di banconote cartacee da parte della Banca d'Inghilterra e alla sospensione dei rimborsi in metallo. Infatti, da un punto di vista generale sull'argomento, la vostra Commiccione è dell'opinione che non si possa trovare alcuna misura sicura, certa e costantemente adeguata contro un eccesso di cartamoneta, sia occasionale che permanente, se non nella convertibilità di tutta questa cartamoneta in metallo. La vostra Commissione non può quindi non vedere motivo di rammaricarsi che la sospensione dei rimborsi in metallo, che, nella luce più favorevole in cui può essere vista, era solo una misura temporanea, è stata portata avanti troppo a lungo; e in particolare che, per il modo in cui è strutturata la presente legge continuativa, si sarebbe dovuto attribuirgli il carattere di una misura di guerra permanente.

La commissione raccomandò al Parlamento che sarebbe stato impossibile giudicare l'imposizione di restrizioni numeriche all'emissione di banconote e che, in assenza di un servizio di cambio tra banconote e monete in metallo, l'unico criterio sicuro doveva essere trovato nel monitoraggio del prezzo dei lingotti e delle monete sui cambi esteri. Fu una conclusione che ha resistito alla prova del tempo, dato che da allora sono falliti tutti i tentativi di gestire l’emissione di banconote e altre forme di credito del sistema bancario centrale per raggiungere la stabilità dei prezzi.

Forse l'implicazione che il Parlamento non fosse in grado di controllare le questioni monetarie era inaccettabile, dato che la relazione di quella commissione venne ignorata. Di conseguenza, essendo priva di restrizioni, la Banca d'Inghilterra era libera di aumentare la sua emissione di banconote senza restrizioni, riducendo ulteriormente il valore in oro della sterlina cartacea.

In un contesto inflazionistico tutti contro tutti, le banconote venivano emesse in numero crescente anche da banche di paesi fuori Londra, in quello che si sarebbe rivelato essere un classico ciclo di espansione del credito bancario. La conseguenza dell'espansione delle banconote fu l'aumento dei prezzi: si stima che tra il 1808 e il 1813 il livello generale dei prezzi al consumo fosse aumentato del 25%. Inevitabilmente seguì una stretta creditizia e tra il 1814 e il 1816 metà delle banche del Paese fallirono nella successiva crisi, riducendo sostanzialmente il volume totale della valuta cartacea circolante. La carenza di banconote fece sì che il valore delle banconote della BoE aumentasse di conseguenza, dimostrando che la commissione sopraccitata aveva ragione nella sua analisi: era impossibile giudicare quali restrizioni imporre all'emissione di banconote e che la soluzione migliore doveva essere trovata in un rapporto stabile con il metallo.

Anche se il Parlamento aveva ignorato quella relazione, essa divenne oggetto di molti dibattiti con il risultato che uomini d'affari e commercianti ne abbracciarono le conclusioni. Convertì anche Robert Peel, che in seguito divenne il primo Primo Ministro con un serio background imprenditoriale. Peel divenne anche presidente della Bullion Committee nel 1819 e promosse una legge che inizialmente introduceva uno standard per i lingotti d'oro, seguita da un ritorno nel 1823 del precedente standard delle monete sovrane. Ma la BoE aveva accumulato abbastanza oro per premere affinché la legge fosse modificata in modo da poter riprendere i rimborsi in monete nel maggio 1821.

Solo tre anni dopo iniziò una corsa alle riserve della BoE, portando le sue riserve di lingotti da £13 milioni nel gennaio 1824 a poco più di £1 milione nel dicembre 1825. Una crisi creditizia si sviluppò a seguito della contrazione dell'emissione di banconote, arrestata solo dalla BoE che emise altre banconote. Alla fine i direttori della Banca d'Inghilterra si convinsero che ci fosse del vero nella relazione della commissione e dal 1827 si sforzarono di garantire che gli attivi del suo bilancio fossero divise per due terzi a favore del debito pubblico e per un terzo in monete d'oro e lingotti.

Di tanto in tanto la BoE ebbe grandi difficoltà a mantenere questa posizione e nel 1839 fu costretta a ottenere prestiti da Parigi e Amburgo per £3.500.000 in oro ed evitare la bancarotta. Le vicissitudini della BoE come emittente di banconote e come banca commerciale portarono a un dibattito tra due scuole di pensiero: quella monetaria e quella bancaria. Per esperienza e, alcuni sostenevano, per proprio interesse, la scuola bancaria era contraria all’approccio basato sulle regole della scuola monetaria, preferendo che la domanda di credito bancario fosse lasciata ai mercati e sottoscrivendo le conclusioni della sopraccitata commissione.

La scuola monetaria sosteneva che l’emissione di banconote doveva essere separata dalle attività bancarie. Si trattava di un approccio basato su regole imposte dalla legge e sull'analisi di David Ricardo del 1824 da cui è rilevante il seguente estratto:

La Banca d'Inghilterra compie due operazioni bancarie, ben distinte e non necessariamente connesse tra loro: emette moneta cartacea in sostituzione di quella metallica e anticipa denaro, sotto forma di prestiti, a commercianti e altri. Da ciò risulterà evidente che queste due operazioni bancarie non hanno alcuna connessione necessaria, che esse potrebbero essere esercitate da due enti separati, senza la minima perdita di vantaggio, sia per il Paese, sia per i commercianti che ricevono tali prestiti.

Di conseguenza, ai sensi del Bank Charter Act del 1844, la Banca d’Inghilterra fu divisa in due dipartimenti: il Dipartimento di Emissione e il Dipartimento Bancario. Gli amministratori dovevano trasferire al Dipartimento di Emissione £14.000.000 in titoli (per lo più azioni governative) e tutte le monete d'oro e lingotti d'oro e d'argento non richiesti dal Dipartimento Bancario. Secondo gli Orders in Council l'ammontare dei titoli fu successivamente aumentato a £15.000.000 per compensare le banche private che cessarono di emettere banconote dopo l'introduzione della legge. L'aumento del bilancio del Dipartimento di Emissione permise di aumentare l'emissione di banconote.

Gli autori della legge del 1844 presupponevano che, se ci fosse stata una contrazione dell'emissione di banconote a causa della presentazione delle banconote in cambio di metallo, la minore quantità di banconote in circolazione ne avrebbe coperto il valore, in modo che l'accordo avrebbe sempre assicurato che una potenziale corsa agli sportelli del Dipartimento di Emissione si sarebbe autocorretta. Emersero, invece, tutta una serie di errori nella formulazione della legge.

Essa, infatti, tentò d'istituire il Dipartimento di Emissione come una banca di deposito, affinché emettesse banconote a fronte di lingotti detenuti sul lato attivo del suo bilancio. Era vietato esercitare credito, ma consentendo al bilancio di registrare attivi per £15 milioni in titoli di debito, si abusò di quel principio, perché tali titoli dovevano essere acquistati tramite l’emissione di credito. Inoltre era evidente che vi erano costi irrecuperabili nella conversione delle monete in banconote e viceversa. Presumibilmente gli autori della scuola monetaria pensavano che questi potessero essere compensati dai proventi sui titoli.

Il secondo errore fu più grave. Gli autori della legge avevano ipotizzato che alla BoE sarebbero state presentate solo banconote in cambio di monete. Avevano omesso di capire che gli assegni incassati nel Dipartimento Bancario potevano essere ugualmente scambiati con monete o lingotti, tanto che quando ci fu una corsa agli sportelli del Dipartimento di Emissione essa venne innescata dagli assegni, non dalle banconote presentate per il rimborso in oro. Ciò smentì la speranza che le banconote coperte dai lingotti ne sostenessero il valore. Questo errore portò alle sospensioni temporanee della legge nel 1847, 1857 e 1865.

Ci fu anche un terzo errore: quando c'erano un certo numero di valute basate su standard aurei (che era sempre il caso de facto o de jure), si sarebbe verificata una corsa agli sportelli delle riserve auree del Dipartimento di Emissione se la BoE avesse mantenuto il tasso di sconto troppo basso. Per illustrare questo punto, nel 1799 ci fu una crisi bancaria ad Amburgo e il tasso di sconto salì al 15%, attirando lingotti da Londra. 

Per capire perché le cose andarono così, bisogna tenere presente che sia il capitale che gli interessi erano rimborsabili in oro o sostituti dell’oro. Pertanto, indipendentemente dagli squilibri commerciali e da altri fattori che avrebbero potuto essere attribuiti ai rischi relativi tra un centro e l’altro, quando il tasso di sconto tra due luoghi differiva di più del costo di spostamento dell’oro, quest'ultimo sarebbe fluito da dove lo sconto era più basso a dove era più alto.

La legge avrebbe potuto funzionare, nonostante il fatto che il Dipartimento di Emissione non fosse una vera e propria banca di deposito, se oltre ai poteri conferitigli gli fosse stato dato anche il potere di fissare il tasso di sconto al solo intento di conservare la riserva di lingotti. In ciascuno dei tre fallimenti sopra menzionati, fu questo potere nelle mani del Dipartimento Bancario che portò a corse agli sportelli per le riserve auree della BoE e alla sospensione della legge nel 1847, 1857 e 1866.

Il punto è che non era possibile avere una funzione di emissione di banconote rimborsabili in oro su richiesta come parte di un’attività bancaria più ampia, come gli americani capirono quando il Congresso non rinnovò lo statuto ventennale della Banca degli Stati Uniti nel 1811.

Prima del 1834, gli Stati Uniti adottarono uno standard bimetallico (oro e argento), passando all’oro nel 1834 ad un tasso di $20,67 l’oncia, confermato dal Gold Standard Act nel 1900 e che continuò a quel tasso fino al 1933 anno dell’Executive Ordine del presidente Roosevelt che ne annullò il possesso per i cittadini statunitensi. Il fatto che il gold standard americano sia rimasto per quasi un secolo senza alterazioni o compromessi attraverso i cicli del credito bancario è la prova che una banca centrale, anche divisa in dipartimenti, è talmente conflittuale nei suoi obiettivi da essere incapace di garantire la stabilità monetaria. Fu solo l’istituzione della FED nel 1913 e la sua ingerenza post-bellica nei mercati del credito che portarono alla svalutazione del dollaro.

Sappiamo dalla lunga storia della divisione del lavoro che la moneta e il credito hanno fatto progredire la condizione umana dopo le restrizioni del baratto. E sappiamo anche che il credito deve trarre il suo valore da una forma di credito più elevata per la quale non esiste rischio di controparte. Sia nella pratica che nella giurisprudenza, per quasi 2.500 anni tale forma più elevata di credito è stata la moneta metallica.

La situazione odierna, in cui il credito delle banche commerciali trae il suo valore dal credito dello stato, è un'aberrazione. Infatti ogni volta che lo stato ha cercato di assumere il controllo definitivo sul credito commerciale, ha sempre fallito. Il nostro attuale sistema monetario, in vigore dalla sospensione dell’accordo di Bretton Woods nel 1971, ha ormai fatto il suo corso. Non vi sono dubbi sul fatto che, per quanto a lungo si resisterà alla sua conclusione, i precedenti giuridici e storici alla fine avranno la meglio: l’oro tornerà ad essere il sostegno ultimo per tutto il credito e quindi per il valore di tutte le attività commerciali e della ricchezza.

Non c’è dubbio che il ritorno a un gold standard incontrerà una forte resistenza da parte dei governi occidentali, i quali sono arrivati ​​a dipendere dall’espansione del loro credito per finanziare la spesa in eccesso. Come abbiamo visto quando il Parlamento britannico ignorò il Bullion Report del 1810, la classe politica ha la convinzione che la moneta e il credito siano qualcosa che possa essere controllato, e qualsiasi prova contraria viene ignorata. Il fallimento dell’economia di libero mercato nel guadagnare terreno intellettuale contro gli interessi statalisti ha molti esempi nella storia. La scuola storica tedesca adottò la Teoria statale della moneta di Georg Knapp del 1905, liquidando gli intellettuali viennesi come un gruppo di bifolchi (gli Austriaci).

Fu così che, nonostante il crollo delle valute cartacee europee sulla scia della prima guerra mondiale, le lezioni che si sarebbero dovute trarre dal distacco del credito dai metalli non furono apprese. Possiamo sempre prevenire un problema monetario gestendolo meglio, era il grido statalista; e quando i ruggenti anni venti, alimentati dall’espansione del credito durante la presidenza di Benjamin Strong alla FED, finirono con la crisi di Wall Street nel 1929-1932 che provocò la successiva depressione, la colpa fu invece additata all’economia di libero mercato. Non bisognava permettere che ciò accadesse di nuovo, dissero gli statalisti; gli economisti abbandonarono il libero mercato e il denaro sano/onesto e abbracciarono la macroeconomia e la modellistica statistica.

L’establishment non era attrezzato per affrontare le sfide legate a un ritorno alla stabilità monetaria. I cosiddetti esperti non erano più in grado di diagnosticare i problemi in anticipo, reagendo invece agli eventi solo con il motivo principale di preservare lo status quo. Tutto ciò che possiamo dire è che all’indomani di Waterloo i leader britannici di Liverpool, Castlemaine, Beresford e Wellington credevano nel denaro sano/onesto, comprendevano l’importanza del libero mercato, credevano in Adam Smith e nell’importanza di un gold standard. Dopo Waterloo venne messa in moto un'economia che si espanse in termini reali sulla base del non intervento, consentendo al debito pubblico di scendere dal 172% del PIL stimato nel 1819 al 21% nel 1914. Secondo la ricerca della Banca d'Inghilterra, questo debito scese da un totale di £893 milioni a £706 milioni tra suddette date. Un ulteriore vantaggio del finanziamento pubblico era l'utilizzo di stock di prestiti consolidati senza data, che non dovevano mai essere rifinanziati o riscattati. 

Questo è l’altro aspetto essenziale dietro il denaro sano/onesto: la disciplina sulla spesa pubblica. Nel 1820, una volta terminata la spesa in tempo di guerra, la spesa pubblica ammontava solo al 13% del PIL, lasciando alle imprese e agli individui l’87% del proprio denaro con cui svolgere le proprie attività. Oggi la spesa pubblica è molto più elevata, superando addirittura la metà dell'intera economia in alcune nazioni europee. A meno che questi eccessi non vengano drasticamente ridotti, non vi è alcuna possibilità che un nuovo standard aureo possa durare.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Assumereste un McRobot dotato di intelligenza artificiale o un dipendente umano?

Mar, 03/10/2023 - 10:04

Lo stesso fenomeno descritto da Gross nell'articolo di oggi lo vediamo replicato nel mondo della sicurezza. Sebbene si tratti ancora di un esperimento, la notizia in quanto tale è foriera di un orizzonte temporale che si restringe sempre di più per quanto riguarda la discesa tra le fila dei lavoratori da parte dei robot. I luddisti farebbero meglio a trattenere la rabbia: è così che sono andate le cose da sempre. Perché? Perché è prasseologicamente comprovato che gli esseri umani scelgano il percorso di minor resistenza per arrivare alla soddisfazione dei loro desideri. Questo a sua volta significa che nel determinare il rapporto costi/benefici l'automazione ha rappresentato sempre quell'asso nella manica affinché le aziende potessero sopravvivere ai tempi economicamente difficili e riorganizzare la produzione per renderla più efficiente. Questo calcolo economico è superiore a qualsiasi intelligenza artificiale e non potrà mai essere sostituito. Così come non potrà mai essere sostituito l'ingegno umano affinché reinventi le proprie competenze e ne studi di nuove in modo da avanzare in nuovi settori, migliorandoli nel tempo. Così come sedimentare la specializzazione del lavoro in un determinato settore lo rende più efficace ed efficiente, è altrettanto vero che l'automazione dello stesso cristallizzerà nel tempo gli avanzamenti conseguiti rendendolo alla stregua di una cornucopia. Non solo, ma i lavoratori saranno anche emancipati da quelle mansioni faticose e usuranti. Interferire con questo processo a livello centrale non porta a miglioramenti nello stesso, ma a una giustificazione progressiva affinché l'apparato statale possa trovare il suo spazio d'esistenza. I desideri politici non coincidono con i desideri economici più ampi: servono solamente a generare consensi. Chi perde? Lavoratori, consumatori, produttori. In particolar modo ne risente la produttività, il cui effetto negativo poi si espande fino a intaccare i salari dei dipendenti. E chi torna a intervenire affinché questi ultimi siano "tutelati"? Lo stato, apponendo un nuovo strato distorcente su un processo economico deformato e progressivamente inefficiente. L'unico prodotto che abbia mai sfornato il socialismo e l'economia pianificata centralmente è la povertà diffusa.

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di Raushan Gross

I giovani spesso trovano il loro primo lavoro nei fast food o in una sorta di servizio clienti al dettaglio. I giovani e i meno giovani sono consapevoli che i lavori nei fast food forniranno loro le competenze necessarie per acquisire un futuro impiego; alcuni scelgono di rimanere e fare carriera nei fast food, mentre per altri è un mezzo per sviluppare competenze e guadagnare denaro per soddisfare i propri bisogni e desideri.

In passato le persone potevano facilmente trovare lavoro producendo hamburger e patatine fritte, ma presto non sarà più così facile. I robot dotati di intelligenza artificiale possono anche preparare hamburger e patatine fritte e molte aziende si stanno rivolgendo a cucine robotiche gestite dai cosiddetti “McRobot”. Malgrado ciò i McRobot non sono in competizione con gli umani per l’occupazione come si potrebbe pensare.

La buona notizia è che le recenti proiezioni del settore mostrano che i posti di lavoro nei fast food e nella vendita al dettaglio sono in aumento in molte parti del Paese. Questi lavori sono vitali per la nostra economia e per quelle persone che cercano un punto d'entrata nel mondo del lavoro. Una relazione di Gitnux sui dati di mercato afferma: “Nel 2021 c’erano oltre 3,8 milioni di dipendenti nei fast food solo negli Stati Uniti e si prevede che questo numero crescerà del 14% entro il 2026”. La cattiva notizia è che la crescita prevista nel settore dei fast food potrebbe avvenire attraverso l’uso massiccio di McRobot dotati di intelligenza artificiale?

Ciò sarebbe comprensibile, dato che essi rimarranno con il loro datore di lavoro e non cercheranno salari più alti altrove. Uno svantaggio comparativo dei McRobot, però, è la necessità di costosi interventi di manutenzione e aggiornamento per funzionare in modo corretto e coerente. I McRobot dotati di intelligenza artificiale garantirebbero un mandato più lungo e fornirebbero un vantaggio in termini di costi al datore di lavoro? Poiché la robotica nelle cucine dei fast food è efficiente e costa meno nel breve periodo rispetto agli esseri umani, questi ultimi sono ora i lavoratori meno preferiti in tal settore? Detto in altro modo, i datori di lavoro preferiscono assumere un McRobot al posto vostro? Se i costano meno, allora sì; se costano di più, allora no.

Un McRobot è efficace nel servire le persone quanto lo sono gli esseri umani? No, nient'affatto. Ci sono degli svantaggi quando serve hamburger e patatine fritte. Un articolo di Business Insider del 2022 sottolinea che “la tecnologia non è sempre affidabile: se la fornitura di elettricità alla cucina si interrompe, allora non è in grado di funzionare [...]. Nelle cucine delle pizzerie c'è solo una macchina da taglio, quindi se si rompe è un grosso problema. Potrebbero volerci un’ora o due prima che qualcuno risolva il problema”.

Quindi lo assumereste lo stesso? Ci sono chiare ragioni per cui i datori di lavoro assumono un robot per svolgere un lavoro che altrimenti farebbe un essere umano. I robot, ad esempio, non scioperano, non rallentano la produzione quando sono scontenti, non inviano messaggi né utilizzano i social media mentre lavorano. Siamo onesti: gli esseri umani sì.

Ma nel complesso, gli esseri umani forniscono ai datori di lavoro più valore di quanto un robot possa produrre: possono essere empatici verso gli altri, servire i propri simili, risolvere problemi complessi e formare relazioni che le macchine invece non possono. Gli esseri umani sono inventivi e, a volte, cercano nuovi modi per aumentare l’efficienza. I robot possono aiutare i dipendenti a raggiungere l’efficienza, ma non possono concettualizzare e articolare nuove idee; pertanto non potranno mai eguagliare le capacità degli esseri umani.

Con l’avvento delle cucine dei fast food robotizzate e basate sull’intelligenza artificiale, la domanda è: quale prezzo sono disposti a pagare i datori di lavoro per dipendenti McRobot? Nel suo scritto sulla discriminazione sul lavoro l’economista Walter E. Williams fa un esempio molto convincente riguardo le differenze compensative restituite al datore di lavoro quando assume il lavoratore meno preferito:

Alcune persone considerano la bistecca di manzo meno preferibile rispetto al filetto. Ciò pone la prima in una posizione di svantaggio competitivo rispetto al secondo. Il modo in cui la bistecca di manzo compensa il suo svantaggio è “compensando” l’acquirente: il manzo può essere venduto a $2 la libbra, mentre il filetto viene venduto a $5. Il compenso che la bistecca di manzo dà all'acquirente è di $3 la libbra (la differenza di prezzo). Quindi se si asseconda la propria preferenza per il filetto, c'è un prezzo da pagare.

L'analisi del professor Williams conclude che i datori di lavoro possono assecondare le proprie preferenze, ma farlo costerà loro caro. In un libero mercato un’opzione meno preferita a un costo inferiore compete costantemente con la scelta preferita. Si dice che le cucine robotizzate forniscano servizi a un costo inferiore, ma quale prezzo dovranno pagare le aziende? È qui che entra in gioco la differenza tra un’economia socialista e un’economia capitalista.

Solo in un’economia socialista i gestori dei fast food possono soddisfare le proprie preferenze personali nonostante i costi economici, perché i costi delle loro decisioni non escono fuori dalle loro tasche. In un'economia di mercato, invece, i manager cercano sempre l’opzione meno preferita rispetto all’opzione preferita. Infatti se i lavoratori umani nei fast food cercano aumenti salariali, ciò incoraggia le relative aziende a rivolgersi alla fonte di lavoro da loro preferita, ovvero i McRobot, poiché qualsiasi altra scelta non garantirebbe risparmi sui costi.

Il punto è che i fast food possono assumere McRobot assecondando le loro preferenze, il che comporta costi associati in un’economia di mercato. I costi di questa decisione sono legati ai salari più alti e ai salari minimi? Sì. Se lo stato ordinasse ai fast food di aumentare i salari a $100 l’ora per tutti i lavoratori, un McRobot rappresenterebbe un’offerta inferiore a quella di un essere umano e otterrebbe il lavoro? Probabilmente sì. Inoltre, mentre nel breve termine i gestori dei fast food potrebbero preferire cucine e addetti alle casse robotizzati, nel lungo periodo costerebbe loro di più. L’impiego di cuochi dotati di intelligenza artificiale, cassieri drive-through McRobot e cucine robotizzate aumenterebbe senza dubbio i prezzi di hamburger e patatine fritte a causa del guasto dei macchinari, degli aggiornamenti del software, degli errori di ricezione degli ordini, delle interruzioni di corrente, ecc.

Mentre un McRobot non prenderebbe mai in considerazione l’idea di trasferirsi presso un altro datore di lavoro e sarebbe un dipendente leale e fidato all’infinito, a differenza di alcuni esseri umani che cercano pascoli più verdi, l’industria dei fast food registra un turnover umano tre volte superiore rispetto ad altre industrie orientate ai servizi. Questo perché gli esseri umani imparano e si specializzano nel tempo attraverso le esperienze lavorative; i dipendenti poi decidono anche di spostarsi in altri settori sfruttando le proprie competenze in modo da aumentare i propri guadagni. La possibilità di iniziare a lavorare nei fast food, a un costo inferiore per il daotre di lavoro, sarà ostacolata dal crescente utilizzo dei McRobot qualora gli esseri umani, nel breve periodo, rappresentassero un costo superiore.

L'economista Art Carden sottolinea l'importanza dell'occupazione nei fast food per gli esseri umani: “Non vale solo la pena di avere i 'McJob'; è essenziale che ci siano. Rendono più facile per le persone accumulare competenze preziose ed esperienza nel mercato del lavoro, che la ricerca ha dimostrato porta a guadagni futuri più elevati”. I McRobot non devono pensare alle opportunità di lavoro future, né cercare di sviluppare le proprie capacità per migliorarsi, né cercare ricompense per i loro sforzi.

La spinta principale che attualmente guida l’aumento dell’occupazione nei fast food è la capacità di assumere il lavoratore meno preferito, che, per ora, è il dipendente umano. Ciò significa che la persona qualificata, o non qualificata, in cerca di lavoro potrà trovarlo nel settore dei fast food a un costo inferiore per il datore di lavoro. Tutto questo cambierà? Sì. È già cambiato? Il cambiamento è in arrivo. Se i salari dei lavoratori nei fast food aumentano costantemente rispetto alla produttività, il dipendente meno preferito, ovvero i McRobot, sostituirà i dipendenti umani. La direzione di queste aziende assumerà persone a un prezzo più alto? I dipendenti umani saranno il nuovo filetto e i McRobot la bistecca di manzo. Quindi chi assumereste?


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Si avvicina la resa dei conti per il mercato obbligazionario

Lun, 02/10/2023 - 10:06

 

 

di Tom Luongo

La stampa finanziaria generalista mi chiede abbastanza regolarmente la mia opinione su ciò che sta accadendo. Non sempre vengo pubblicato, né rispondo a tutti; è dura avere a che fare con queste cose, quindi non gli attribuisco nessuna malizia. Alcune storie diventano semplicemente stantie. L'altro giorno mi è stato chiesto di parlare di due argomenti: l'eventuale fine degli aiuti all'Ucraina e la riunione del FOMC più recente. Ho scritto i miei commenti e li ho inviati.

Anche se non sono stati pubblicati, questi due problemi sono inestricabilmente legati in modi che vanno oltre l'ovvio: il denaro.

Le dispute sul bilancio e la politica monetaria non riguardano solo il denaro, però. Il modo in cui esso circola è l’essenza del processo politico.

Sulla potenziale fine degli aiuti da parte del governo americano, ho scritto:

Anche se ho una visione molto negativa riguardo alla maggior parte dei democratici e dell’amministrazione Biden in particolare, non riservo (quasi) alcuna fiducia nemmeno nei repubblicani. La spinta per una fine degli aiuti viene dalla cosiddetta ala Liberty Caucus del GOP guidata dal deputato Matt Gaetz (R-FL). La questione non è se la fine degli aiuti impatterà sull’Ucraina, ma se tutto questo discorso sia solo un posizionamento pre-primarie a fini di raccolta fondi.

Spero che non sia così, ma considerando il track record dei “buoni” repubblicani e la loro capacità di avere la meglio strategicamente sull'establishment repubblicano, penso che la mia speranza sia fugace. Il portavoce Kevin McCarthy ha dato ai democratici quello che volevano per ottenere la carica e poi, a giugno, per porre fine alla situazione di stallo sull'innalzamento del tetto del debito.

Quindi se c'è un accordo da raggiungere in cui McCarthy può neutralizzare Gaetz et al. lo stringerà, giocando nel frattempo per far sembrare che stia prendendo sul serio i tagli alla spesa.

Per amor di discussione, se Gaetz riuscirà a sfidare McCarthy e a forzare effettivamente il cambiamento, significherà che il sostegno degli Stati Uniti all’Ucraina si esaurirà temporaneamente. Biden dovrà aggirare il problema attraverso i budget e gli stanziamenti esistenti. Ciò implicherebbe anche che il terreno si sta muovendo sotto i piedi di McCarthy e che sta perdendo il controllo sull’agenda della cricca di Davos a Capitol Hill.

Questo è il motivo per cui il partito repubblicano e i media stanno incessantemente amplificando le opinioni di neoconservatori come Nikki Haley e Mike Pence in veste di sfidanti di Donald Trump. Stanno organizzando un’altra elezione fasulla, ma se Wall Street e il MIC non vogliono più una guerra contro la Russia, e preferiscono proteggere la “sacralità” dei loro giocattoli, allora l’Ucraina si trasformerà in un albatross per i democratici all’inizio del 2024.

Questa visione negativa di McCarthy e della sua disponibilità a corteggiare i davosiani democratici affinché venga mantenuto in vigore lo status quo politico è stata confermata dal seguente articolo su Zerohedge.

Politico ha riferito di colloqui segreti e urgenti tra i due partiti: “Piccoli gruppi di democratici centristi stanno tenendo colloqui segreti con molti degli stretti alleati repubblicani di McCarthy su un accordo disperato per finanziare il governo federale, è questo quanto riferiscono più di una mezza dozzina di persone con familiarità con tali discussioni”.

La Camera ha votato 212-216 contro lo spostamento del disegno di legge sul finanziamento alla votazione finale: Axios

Venerdì scorso il truffatore ucraino Volodymyr Zelensky ha lasciato Washington quasi a mani vuote, con soli $384 milioni contro i $24 miliardi che stava cercando. A questo punto, data la situazione sul campo in Ucraina, un tale ammontare di denaro gettato in quel pozzo nero non è destinato a prolungare davvero la guerra.

Deve servire a uno scopo diverso. Naturalmente quando si parla della cricca di Davos si tratta di mantenere la spesa americana ben al di sopra delle proprie possibilità e accelerare la fine del Paese. Altri $24 miliardi rappresentano un salasso per l'economia privata che non possiamo permetterci, soprattutto con tassi di risparmio reali negativi, come spiegato in questo eccellente discorso tra Danielle Dimartino Booth e Lacey Hunt su Hedgeye.

Ma quella somma di denaro dev'essere raccolta anche sui mercati obbligazionari e attraverso il sistema fiscale. Qui negli Stati Uniti, dal punto di vista economico, stiamo già camminando sul filo del rasoio a livello economico. Non c'è speranza da parte di nessun altro, quindi i dottrinari keynesiani hanno raggiunto il limite della loro cassetta degli attrezzi.

Non c’è spazio per fare altro che tagliare la spesa, ma questa è l’ultima cosa che chiunque a Capitol Hill voglia fare. Tutti quelli che avete visto scattare una foto con “lo sciattone” Zelensky sono coloro intimamente connessi ai soldi delle tasse che fluiscono nelle loro tasche e in quelle dei loro benefattori nel MIC, nel settore del private equity, ecc.

Sono i tafani come Gaetz che sono disposti a denunciarla questa situazione, ma ancora una volta, se non hanno potere però, allora l'intera faccenda è solo una facciata per un altro obbiettivo: raccolta fondi pre-primarie.

I $384 milioni sono soldi simbolici; non serviranno a nulla per arginare l’emorragia in Ucraina. Ovunque ci sono segnali che il Progetto Ucraina stia finendo e tutto ciò che resta ora è spremere le ultime gocce di sangue dalla rapa rappresentata dai contribuenti statunitensi.


Andare per la propria strada

Questo mi porta ai miei commenti post-FOMC su Jerome Powell e sulla reazione dei mercati nei suoi confronti.

Ho scritto molto a riguardo, quindi dividerò i commenti in parti e inserirò alcuni dettagli man mano che procedo.

Powell ha fatto esattamente quello che mi aspettavo che facesse: non ha rialzato i tassi e non l'ha fatto perché non era necessario. Gli annunciati tagli alla produzione petrolifera da parte di Russia e Arabia Saudita hanno creato un grande rally dei prezzi del petrolio, cosa che ci assicura che ci sarà un altro ciclo di inflazione in Occidente fuori dal controllo della FED.

Quindi l’OPEC+ ha fatto il lavoro di Powell al posto suo. L’inflazione tornerà a sostenere la sua posizione “più rialzi più a lungo”. Il dot plot dei membri del FOMC è stato costretto a far fronte a questa realtà, scioccando i trader obbligazionari per il loro compiacimento. Solo un gruppo selezionato di commentatori e io stesso credevamo che Powell potesse arrivare fino al 2024 e possibilmente oltre con tassi superiori al 5%.

Ora i mercati obbligazionari ci credono. Ciò significa un’ulteriore normalizzazione della curva dei rendimenti, esercitando un’enorme pressione sulla BCE e sulle altre banche centrali estere che sperano in una tregua sulla scia del calo dell’inflazione complessiva.

Powell ha trascorso tutto il suo tempo nella conferenza stampa attenendosi al suo mantra del "Doppio Mandato", usandolo per nascondersi dietro ciò che sta realmente facendo: riportare il controllo sulla politica monetaria statunitense nelle mani della Federal Reserve. Le domande poste dalla maggior parte dei media allineati alla cricca di DavosNY Times, WaPo, Financial Times – sono state poste da millennial ancora attaccati al morente modello keynesiano che rialzare i tassi in una recessione è sbagliato. Credevano di mettere nel sacco Powell, il quale invece continuava a ripetere che il FOMC osserverà i dati, che sanno di essere in ritardo e cercherà di non prolungare troppo la stretta monetaria.

La curva dei rendimenti statunitense invertita è ciò che emerge in questo momento, ma si sta normalizzando, anche se lentamente. Janet Yellen dal Ministero del Tesoro statunitense, Christine Lagarde dalla BCE, Bailey dalla Banca d'Inghilterra e Joachim Nagel alla Bundesbank la combattono in ogni momento.

Poiché Powell era solo, i bond vigilantes non erano pienamente convinti della sua forza d'animo. Credo che lo siano adesso e lo confermano i movimenti dei rendimenti nella fascia da sei mesi a due anni.

La risposta recessiva all'atteggiamento di Powell ha visto il Brent correggere sotto i $93 al barile. Eppure, questa settimana, insieme all’oro, ha registrato un rally verso la chiusura.

Se si tratta di una candela "profit taking" nel Brent, allora “Bruxelles abbiamo un problema!”.

A causa dei movimenti del petrolio, del rialzo dei tassi da parte di Christine Lagarde dettati dal panico e dei dati sull’occupazione, Powell sapeva che avrebbe potuto trascorrere l’intera conferenza stampa attenendosi al suo mantra di servire il duplice mandato della FED (“piena occupazione e prezzi stabili”). Nel linguaggio della FED “prezzi stabili” equivale a un obiettivo d'inflazione del 2%.

Powell sa che non può davvero influenzare i prezzi del petrolio con strumenti dal lato della domanda. Lo ha detto direttamente in conferenza stampa. Quindi, per questo motivo e per il fatto che l’economia americana è in una forma migliore di quanto lui stesso si aspettasse a questo punto, resta aperto a ulteriori rialzi dei tassi per frenare la domanda di credito e forzare una riorganizzazione interna del capitale dalla classe finanziaria a quella industriale.

Infatti continuava a dire ai ragazzi del private equity “2 and 20 carry interest” che non ci sono dollari a buon mercato per loro. Li volete? Andate a trovare progetti che valgano il 6% di rendimento.

Altrimenti il denaro tornerà a Main St. attraverso il reinvestimento in risparmi a tassi più elevati per aumentare il loro potere d’acquisto.


La Yellen in modalità ritardata totale

Poiché Powell sta incoraggiando il risparmio e la domanda di titoli del Tesoro a breve termine, sta sostenendo la sua linea di politica “tassi più alti più a lungo”. Dalla risoluzione del tetto del debito di giugno, la curva dei rendimenti statunitensi si è normalizzata. Il segmento lungo è rimasto soppresso, ma le inversioni si stanno restringendo.

Ciò che sta facendo è costringere i suoi avversari a mosse ancora più dettate dal panico. E proprio come previsto, Bloomberg ha fatto uscire il gatto dal sacco venerdì mattina:

Qui la Yellen ha annunciato che sta avviando un nuovo ciclo di controllo della curva dei rendimenti. E non li riacquisterà alla pari, sarà per fornire liquidità ed evitare che il mercato rimanga senza offerta.

Dall'articolo di Bloomberg:

Il Dipartimento intende essere più “sensibile al prezzo” in quanto sceglierà le offerte di riacquisto da accettare – e quindi potrebbe finire per acquistare “materialmente” meno del massimo, ha detto.

“I riacquisti possono contribuire a migliorare la liquidità nel mercato dei titoli del Tesoro fornendo un'opportunità regolare di rivendere al Tesoro USA stesso quei titoli off-the-run lungo la curva dei rendimenti”, ha affermato. “Ciò dovrebbe migliorare la volontà degli investitori e degli intermediari di negoziare e fornire liquidità in questo mercato, a parità di altre condizioni, sapendo che esiste un potenziale sbocco per vendere alcune delle loro partecipazioni off-the-run”.

Tutto ciò fa emergere la seguente domanda: con quali soldi la Yellen interverrà nel mercato obbligazionario? Beh, certo, con i soldi che raccoglierà quest'autunno per coprire l'enorme deficit di bilancio, ma solo se ci saranno alcune concessioni a Gaetz sulla spesa.

Riacquisterà titoli del Tesoro USA sommersi con tagli del 40-50% affinché possa emettere nuove obbligazioni con rendimenti più elevati di quelli che sta acquistando.

Ma cosa sta realmente facendo la Yellen?

Beh, gente, si chiama Controllo della curva di rendimenti.

Qui lo spiega il mio amico Vince Lanci:

These people all they know is punting problems down the road and hoping the market, the free market, or what is left of the free market can sort out their errors.

Eventually they run out of road on which to punt. And when that happens, they manipulate even further and their… pic.twitter.com/AWSu7yFcix

— VBL’s Ghost (@Sorenthek) September 19, 2023

Sta riacquistando a poco prezzo, il che ha senso, ma lo sta facendo per vendere obbligazioni che il mercato si aspetta vadano a prezzi ancora più bassi (rendimenti più alti). Se il mercato non si aspettasse questo esito, non avrebbe scaricato le sue schifezze a 2-3 punti in meno (presumibilmente un'offerta troppo cara per la Yellen) rispetto a quanto avrebbe acquistato i nuovi titoli del Tesoro USA a cedole più alte.

Passeranno dal pagamento di una cedola dell'1-2% a una del 4-5% per 10 anni.

Tutto ciò che sta realmente facendo è annunciare che vuole "gestire" il rialzo del segmento a lungo termine della curva dei rendimenti. Non acquisterà obbligazioni a breve scadenza; sono già state ri-emesse a tassi più alti.

No, come sempre si tratta dei segmenti 7, 10, 20 e 30 anni che sono profondamente sommersi, dove le inversioni della curva dei rendimenti sono le peggiori.

Ed è per questo che il dot plot più recente ha spaventato così tanto i mercati: Powell ha convinto anche le colombe pro-Obama/cricca di Davos messe sul tabellone da gioco per mettergli i bastoni tra le ruote che nel 2024 andrà più in alto di quanto i mercati si aspettassero.

Quanto ritenete che sarà efficace (o, soprattutto, costoso) il tentativo di Controllo della curva dei rendimenti da parte della Yellen questo autunno?

Questo mi riporta all'inizio di questo articolo e alla battaglia Gaetz contro McCarthy sulla spesa pubblica.

Il principale ostacolo [di Powell] a questa [normalizzazione della politica monetaria] è la spesa pubblica in deficit. Nulla è cambiato su questo fronte. Biden e il resto dei vandali a Washington che hanno i propri interessi e/o gli interessi della cricca di Davos di distruggere gli Stati Uniti attraverso imbrogli fiscali e giuridici, sono impegnati ad aumentare il conto il più possibile.

Gran parte del partito repubblicano è complice di questo piano ed è quello che tizi come Matt Gaetz stanno cercando di fermare.

So che sembra un sogno irrealizzabile che smettano di spendere a Washington. So anche che sembra inutile parlare di queste cose, perché nulla sembra cambiare mai. Ma qualcosa alla fin fine sta cambiando per davvero, lentamente. Questo è un problema di inerzia più che un problema di intenzioni.

Perché pensate che la Banca d’Inghilterra abbia mantenuto i tassi dov'erano e abbia lasciato che la sterlina venisse schiacciata la scorsa settimana? Perché pensate che gli svizzeri abbiano fatto la stessa cosa? Perché pensate che McCarthy stia lasciando che le cose vengano di nuovo risolte all’ultimo minuto a causa del temuto “blocco del governo federale”?

Tutto questo serve a spaventare i mercati dei capitali, a continuare a far andare avanti l'illusione che la Cina stia crollando insieme agli Stati Uniti ma che in qualche modo l'Europa si salverà nonostante il petrolio sia a $94 al barile. McCarthy e i democratici vogliono raggiungere un accordo per neutralizzare Gaetz, tagliarlo fuori e concludere l’accordo prima dell’inizio del quarto trimestre. Questa è MOPE – Management of Perspective Economics – sotto steroidi.

Ma ciò alimenterebbe anche la percezione che Washington sia alla frutta e costringerebbe i tassi a salire. D’altro canto potrebbero lanciare un osso a Gaetz, abbandonare una volta per tutte la cricca di Davos, provocare una rivolta politica e iniziare a fare pulizia.

In entrambi i casi il rendimento dei titoli a lungo termine salirà. Nel peggiore dei casi, il governo federale risucchierà tutto il denaro dall’economia, il capitale cercherà di fuggire, Powell manterrà la linea e il rischio di default arriverà alle stelle.

In quest’ultimo caso più denaro finirà per fluire nell’economia privata, stabilizzando sia il mercato del lavoro che quello del credito, aumentando anche le prospettive di un atterraggio morbido, e gli investitori smetteranno di avere paura di una svolta da parte della FED.

Se fossi nell’establishment repubblicano, penso che l’opzione n°2 sia buona in vista della stagione elettorale.

Powell non riceverà alcun aiuto dagli economisti dello staff della FED o dalla maggior parte dei membri del FOMC o del Consiglio dei Governatori. Sono tutti keynesiani dottrinari o traditori. Questo aiuto dovrà arrivare dai mercati.

Dovrà arrivare dai bond vigilantes che devono tornare ora e scoprire il bluff di tutti: McCarthy, la Yellen, la Lagarde e Udea (BoJ). E se alla fine arrivassero al quarto trimestre perché non ci sono più mercati emergenti da punire che valga la pena punire, allora a chi dovrebbero guardare?

Ciao, ciao Chrissy!

[Powell] ha fatto il duro lavoro quest'estate. Rialzando i tassi d'interesse a luglio, si è lasciato l'opzionalità a settembre. Era chiaro che si aspettava un ulteriore aumento quest’anno ed è ancora aperto a un altro nel primo trimestre del 2024.

Il rallentamento dei rialzi dei tassi in questo caso dà alle banche un po’ più di tempo per risanare i loro bilanci e costringerle a liberarsi dei prestiti immobiliari sommersi. Powell continua a schiacciare il private equity.

Sta anche costringendo il Congresso ad affrontare la situazione relativa alle sue spese eclatanti. Il segreto più sporco di Washington è che potremmo tagliare il bilancio tra il 25% e il 40%, riducendo gli sprechi, le frodi e, francamente, il welfare per i burocrati inutili e nessuno vedrebbe un calo della funzionalità e dell’efficienza.

Lo sanno tutti. Powell non può dire nulla di tutto ciò, ma è esattamente ciò a cui mira.

L’aumento dei prezzi dell’energia, ormai un fenomeno che dura da 3 mesi, dovrebbe produrre un aumento dell’inflazione questo autunno, dando a Powell la copertura di cui ha bisogno per stringere le viti sui mercati offshore del dollaro e dare ai depositanti ancora più incentivi a ripagare il debito, risparmiare a tassi più alti e costringere il Congresso ad affrontare la sua mancanza di riflessione allo specchio.

Stiamo fissando il buco nero e stiamo per attraversare l'orizzonte degli eventi per entrare in un periodo, nella migliore delle ipotesi, di stagflazione e, nella peggiore delle ipotesi, di vera e propria deflazione. Qualunque cosa accada, non sarà iperinflazione. L’USDX è molto chiaro su questo punto, gente.

Sapete chi vince quando i prezzi scendono? Noi gente comune. Sapete chi perde? Quelli che vi hanno rubato il futuro col denaro gratis.

Sì, la FED ha creato questo problema durante il periodo COVID, su questo punto sono completamente d’accordo sia con Hunt che con Booth (vedete intervista citata sopra). Ma allo stesso tempo, se il pensiero di Powell fosse di portare tutti sull'orlo dell'abisso e vedere chi salta, anche questo non sarebbe poi così male.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una “mancia” in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.

https://opentip.io/freedonia


L'ultimo argine prima della recessione: l'effetto ritardo

Ven, 29/09/2023 - 10:01

 

 

di Francesco Simoncelli

Questo spazio divulgativo è nato, tra le altre cose, per offrire una visione tecnica, dettagliata e approfondita riguardo un campo specifico, spesso fuorviato e bistrattato dalla stampa finanziaria generalista: le dinamiche economiche alla base della società. La lettura degli eventi attraverso gli insegnamenti della Scuola Austriaca e, per estensione, del metodo prasseologico rappresentano quella marcia in più che mi permettono di unire i proverbiali puntini tra i vari livelli (es. politico, economico, geopolitico), in modo da analizzare e trovare chiavi di lettura meno sciatte e superficiali di quelle che si possono leggere invece sul mainstream. Se infatti si segue solamente la stampa finanziaria generalista, avrete un’idea molto distorta di ciò che sta realmente accadendo dato che essa è più propensa a diffondere idee sbagliate piuttosto che a eliminarle. Lo scudo classico a difesa di questa linea di condotta è che essa è tenuta a "riportare" le notizie e non criticarle, di conseguenza la cattiva economia vince su quella sostenibile, sana e onesta e i pianificatori centrali ottengono un free ride con cui continuare la loro opera di deformazione. Pensate, ad esempio, alla faccenda del superbonus: quando gli stimoli fiscali inevitabilmente falliscono, le entrate scendono al di sotto delle stime, la crescita si deteriora e il debito aumenta vertiginosamente, i neo-keynesiani diranno che è necessario non deprimere "troppo" la spesa pubblica. Oppure pensate al trimestre "anti inflazione": esso sarà inevitabilmente seguito dal trimestre "doppia inflazione", visto che i consumatori dovranno poi ripagare le sovvenzioni promesse dal governo all'industria coinvolta. Oppure pensate al solito piagnucolare dei capitalisti clientelari: il rialzo dei tassi ha messo fine all'azzardo morale dell'ingegneria finanziaria che ha permesso alle grandi aziende di sfruttare la NIRP e truccare i bilanci.

Più nello specifico, pensate alle recenti esternazioni di Tajani che hanno trovato alto riverbero sulla stampa finanziaria mainstream riguardo il rialzo dei tassi e la probabilità di una recessione (come se non ci fossimo già). Per quanto riguarda quest'ultima, quello che non capiscono i keynesiani, data la loro negazione della Legge di Say, è che la recessione non rappresenta una spirale deflazionistica a causa del denaro fiat. Contrazione del credito e contrazione dell'offerta di beni non faranno scendere né i tassi d'interesse (es. spostamento dalle maturità a lungo a quelle a breve), né l'inflazione dei prezzi (es. denaro a pioggia dello stato sociale, stretta monetaria blanda, inventari scoperti, logistica sconquassata) nel futuro prossimo. Infatti più continuano a essere pressanti le forze interventiste, tanto più si farà stringente la morsa della recessione affinché vengano corretti gli errori economici del passato. Ma ciò che viene convenientemente ignorato è il tema dei tassi d'interesse, accusando che essi siano stati rialzati troppo e troppo in fretta. Senza scomodare la storia di Paul Volcker, nessuno punta il dito sull'unico fatto che conta davvero: i tassi d'interesse sono stati portati al livello più basso degli ultimi 5.000 anni. La chiave per comprendere il debito è rendersi conto che i tassi ultra-bassi (per gentile concessione della BCE) hanno indotto i mutuatari ad assumere più debito di quello che potessero sostenere e nel momento in cui sono tornati a livelli più normali, cosa che sicuramente continuerà ad accadere, i problemi si moltiplicheranno.

Fino a due anni fa l'Italia finanziava l'emissione di debito pubblico a 10 anni a un tasso straordinariamente basso, quasi allo 0%. Ora siamo andati oltre il 4% e il Ministero del Tesoro dovrà rifinanziare miliardi di vecchio debito, più quello nuovo, nei prossimi 12 mesi. Questa abbuffata di prestiti da parte dello stato italiano continuerà a tenere alti i tassi d' interesse, anche se l’inflazione dei prezzi dovesse scendere. Non solo ma garantisce inoltre che il capitale d'investimento andrà allo stato piuttosto che alle imprese private che creano ricchezza. Il tempo, il lavoro, l'energia e il capitale disponibile sotto tutte le sue varie forme è una risorsa finita: se viene utilizzato per costruire fabbriche e aggiungere servizi, aumenta la nostra ricchezza; ma se viene consumato o sprecato in “investimenti senza sbocchi” è semplicemente perso.

Gli “investimenti senza sbocchi” sono ciò che i pianificatori centrali fanno meglio di chiunque altro: guerre, armi, spionaggio, lotta alla povertà e alla droga, incoraggiare le persone a non lavorare, agenzie per questo, dipartimenti per quello, ecc. Le risorse vengono sprecate, i tassi di crescita diminuiscono e ci sono meno prodotti e servizi da acquistare, mentre la loro domanda sale. Risultato: inflazione dei prezzi. Sì, cari lettori, i prezzi possono salire in entrambi i modi: aumento della domanda o calo dell’offerta. E i pianificatori centrali si stanno impegnando affinché si verifichino entrambi.


RIPULIRE GLI ERRORI

Questa in realtà è una questione che va letta in maniera duplice: in modo teorico e in modo pratico. Prendiamo in considerazione dapprima il modo teorico: il sistema bancario centrale è la radice di tutte le distorsioni economiche ne richiedono una correzione quanto più veloce possibile. A tal proposito, ciò che è accaduto prima del 2017 in particolar modo, rappresenta un ammasso informe di errori economici che devono essere inevitabilmente corretti. Le manipolazioni e la "gestione attiva" da parte della FED sono interventi che non dovrebbero esistere in un'economia di mercato genuina e sostenibile. I vari giri di QE infatti incarnano l'essenza di suddetta deformazione, ma si potrebbe tornare indietro fino agli anni '30.

Passando al modo pratico, abbiamo di fronte un mondo in cui bande criminali si contendono il privilegio di sfruttare, a livello fisico ed energetico, la classe sottostante. L'assuefazione di quest'ultima ai pasti gratis rappresenta il guinzaglio che garantisce, a ogni tornata elettorale ad esempio, di misurare il grado di dipendenza dall'oppio dei popoli: lo stato sociale. Sventolando questo feticcio le persone cedono volontariamente la loro energia e i loro sforzi, nonché i loro risparmi, a mantenere in piedi questo tipo di lotta a livello di élite. Capita anche che alcune bande si alleino con altre per minimizzare i conflitti e dividere il bottino, ma anche che ci siano inganni dietro questi patti. In sostanza è quello che accaduto dal 2020 in poi, dove la fazione "europea" (a timbro WEF) voleva fare le scarpe a quella statunitense. Perché? Perché, come hanno dimostrato gli anni Obama in particolar modo, gli USA erano diventati il salvadanaio del mondo e ogni casino socioeconomico veniva usato per tirare la giacchetta dell'Eccles Building affinché salvasse capre e cavoli nonostante i guai non avessero origine strettamente negli USA. I vari giri di QE, dopo il primo, avevano questo scopo (soprattutto il secondo). Ora, dato il livello di assuefazione da parte della popolazione nei confronti dell'autorità statale e i piani distopici delle bande criminali europee, l'unica entità in grado di contrastare questo delirio è solo un membro paritario di queste bande criminali: la FED. Anch'essa è nel business dell'estrazione di risorse fisiche ed energetiche alla popolazione statunitense, come ogni banca centrale, ma, con la bonifica del mercato degli eurodollari, è il modo migliore per impedire un futuro peggiore di quello attuale.

Parafrasando Herbert Stein, quando qualcosa non può più andare avanti, tende a fermarsi. I mercati dei capitali sono stati talmente distorti che non rendono più segnali economici genuini. Il business s'era sostanzialmente concentrato nell'ingegneria finanziaria e il risultato era ricchezza nominale non reale. Il risultato, questo, di "decostruttori" alla stregue di Bernanke e Yellen il cui compito era esattamente quello di portare gli USA a non essere più un riferimento mondiali per i mercati finanziari a vantaggio, invece, dell'Europa. Invertire questa tendenza era necessario, soprattutto per il sistema bancario commerciale statunitense, il quale detiene ancora una certa capillarità e influenza a livello territoriale (altrimenti Trump sarebbe finito da tempo) ed è il motivo per cui negli USA non ci sarà mai una CBDC. FedNow, infatti, è tutt'altro che un'infrastruttura per una CBDC. Se le grandi banche statunitensi non si fossero frapposte tra gli USA e i piani del Grande Reset per essi, a quest'ora avremmo visto una distopia più strabordante di quanto accaduto finora. L'effetto collaterale, se così vogliamo chiamarlo, di questa strategia ha arginato questa deriva totale di comando/controllo anche in Europa, perché manca la leva attraverso la quale finanziare progetti talmente centralizzati e artificiali. In passato questa leva era il mercato degli eurodollari, al quale si poteva attingere senza riserve e creare dollari ombra che non avevano controparte (numerica) negli Stati Uniti. Sostanzialmente la FED si trovava più dollari in circolazione mondiale di quelli che aveva creato effettivamente; questa era, detta in parole povere, Bretton Woods 2: analoga alla prima solo che il petrodollaro rappresentava la cinghia di trasmissione piuttosto che l'oro. Ed ecco perché adesso si parla di una terza versione con le varie giurisdizioni mondiali che cercano la loro soluzione a questo cambiamento epocale nel sistema monetario. Come ha anche sottolineato due anni fa Zoltan Pozsar, la "fine" del petrodollaro non significa la fine del dollaro. È in atto una trasformazione, così come è sempre stato; così come la recessione non significa la "fine di tutto", perché c'è vita dopo il default, allo stesso modo lo scacchiere mondiale di sta riposizionando in base a nuovi equilibri di potere.

Shahid BOLSEN: "Il progetto dei BRICS è stato pianificato per decenni dall'élite finanziaria globale"

???? Ringraziamo M.Cristina Bassi di https://t.co/9rtkzN3zLo per la segnalazione!

In questo video possiamo ascoltare un interessante punto di vista alternativo sui BRICS e sul… pic.twitter.com/AbFXJGBsWe

— DETOXEDInfo ???????? ???????? ???????? (@Detoxedinfo) August 26, 2023

Questo a sua volta significa che bisognerà passare attraverso le forche caudine di una recessione ripulente, data la quantità di errori economici accumulati soprattutto negli ultimi 15 anni. E Powell, sin dallo scorso anno a Jackson Hole, è stato chiaro su questo punto: i mercati dei capitali devono essere ricostruiti e sarà necessario passare attraverso una crisi. La sta cercando attivamente. Questo significa che ci sarà dolore economico per la popolazione statunitense; è inevitabile che sia così. Allo stesso tempo, però, cercherà di attutirla a spese di qualcun altro: il cosiddetto atterraggio morbido, infatti, è a spese dell'Europa dalla quale sta risucchiando capitale finanziario. E, come ci conferma anche Bloomberg, per il momento ci sta riuscendo.


EFFETTO RITARDO

Uno dei temi più cari alla Scuola Austriaca, e che la rende un corpus teorico superiore a tutte le altre scuole di pensiero economico, è lo studio del tempo. O per meglio dire, l'inserimento di questa variabile all'interno delle analisi proposte. Visto che il punto di partenza rimane l'azione umana, essa si svolge in una funzione in cui la componente rappresentata dal tempo è cruciale. Perché? Perché è tanto il capitale più scarso che esiste al mondo quanto la variabile più difficile da calcolare. Ecco perché le altre scuole di pensiero economiche scartano la componente tempo dai loro calcoli: altrimenti dovrebbero ammettere che tutti calcoli matematici su cui basano la presunta scientificità delle loro tesi sono un esercizio di onanismo intellettuale. Non fraintendetemi, la matematica è uno strumento utile all'interno dello studio catallattico dei vari fenomeni economici, ma non è fondamentale; non è la protagonista. Infatti se si studia il tempo attraverso una concezione matematica ci si perde in una serie infinita di probabilità che anche lo studioso più tenace etichetterebbe come esercizio inutile. Un vicolo cieco, insomma; di conseguenza si fa riferimento alle probabilità, un escamotage statistico per tenere fuori dalla porta il fattore tempo. Se invece si studia quest'ultimo attraverso l'analisi prasseologica, ovvero attraverso l'alveo dell'azione umana, ecco che i risultati sono più chiari, precisi e coerenti.

Prendiamo ad esempio la situazione economica attuale: nonostante il rialzo dei tassi d'interesse l’attività economica pare non essere debole, o ci sono poche difficoltà tra i mutuatari. Può sembrare strano che tassi più alti non si stiano rivelando problematici per un’economia con un livello di indebitamento molto alto. Infatti spesso si verifica un ritardo tra il rialzo dei tassi d'interesse e la debolezza economica. Le variazioni dei tassi d'interesse hanno un impatto solo sui nuovi mutuatari, compresi quelli con debito in scadenza che devono rinnovarlo, di conseguenza tassi più alti non influiscono su coloro che hanno un debito a tasso fisso non in scadenza. L’effetto ritardo si verifica a causa del tempo necessario affinché la nuova emissione di debito abbia un peso sufficiente sull’economia da rallentarla. Visto che la letteratura statistica riguardo la BCE è poca data la sua nascita alquanto recente, meglio prendere come riferimento il tasso d'interesse di riferimento negli Stati Uniti. Il ritardo medio tra l’aumento finale di quest'ultimo e le recessioni è stato di circa 11 mesi. L’ultimo rialzo della FED è avvenuto a luglio 2023 e supponendo che si tratti dell’ultimo per questo ciclo, potrebbe essere necessario aspettare fino a giugno 2024 prima che si verifichi (ufficialmente) una recessione.

Questo cosiddetto effetto ritardo è ancora più pronunciato quando i tassi sono rimasti molto bassi per periodi prolungati prima dei successivi rialzi dei tassi. Esaminiamo debito aziendale e debito dei consumatori per apprezzare l’attuale effetto ritardo e valutare meglio quando farà capolino (sarà escluso da questa analisi il debito pubblico, perché, data la sua natura antitetica al calcolo economico, coloro che lo gestiscono non sono sensibili ai segnali di mercato). In generale, i tassi d'interesse più alti stanno aiutando i mutuatari aziendali. Come mostra il grafico seguente, i pagamenti netti di interessi per le società statunitensi sono diminuiti mentre il tasso di riferimento della FED è salito in modo significativo. Dato che negli anni precedenti molte aziende hanno acceso ingenti prestiti a tassi molto bassi e i proventi rimangono nei conti di deposito guadagnando più degli interessi sul debito, al tetto questi ultimi risultano ridotti.

Il grafico seguente mostra che tale circostanza è comune quando la FED rialza i tassi. I cerchi rossi evidenziano quattro casi in cui i costi degli interessi in percentuale dei profitti sono diminuiti mentre la FED stava rialzando i tassi. I cerchi gialli mostrano, inoltre, che le spese per interessi sono rimaste indietro ma sono aumentate dopo che la FED ha concluso il suo ciclo di rialzo dei tassi.

Questo è l'effetto ritardo. La maggior parte delle aziende distribuisce il proprio debito, quindi solo una piccola somma matura ogni anno; pertanto potrebbe volerci del tempo prima che il debito più costoso sostituisca il debito in scadenza ancora più economico. Il tweet qui sotto mostra che questo momento si sta avvicinando rapidamente.

The US Corporate Debt Maturity Wall

$230bn ($525bn Annualized) of Corporate Debt Matures in the Remainder of 2023
$790bn matures in 2024
$1,070bn matures in 2025 pic.twitter.com/UHafNCKndv

— Ayesha Tariq, CFA (@AyeshaTariq) August 7, 2023

Il grafico seguente mostra cosa accadrà alle spese per interessi aziendali nel tempo se i tassi rimarranno, eventualmente, ai livelli attuali: triplicheranno!

Per quanto riguarda gli individui, poi, l'impatto è simile a quello delle aziende. Gli acquisti marginali a credito comportano l'inclusione nei calcoli di tassi d'interesse più alti. Attualmente i tassi ipotecari sono ben oltre il 7%, circa il 4% in più rispetto ai minimi visti nel 2022, e solo coloro che acquistano nuove case sono interessati dai nuovi tassi ipotecari, e non sono molti tali acquirenti. Infatti le vendite di case sono a livelli visti l’ultima volta durante la fase più profonda della crisi finanziaria. A differenza delle case, le automobili non hanno una durata di conservazione così lunga. Secondo uno studio condotto da ISH Markit, la durata media del possesso di un’auto è di circa 79 mesi, o poco più di 6,5 anni, pertanto circa il 15% dei proprietari di automobili dovrà pagare in contanti o prendere in prestito a tassi d'interesse più alti. I tassi di interesse sulle carte di credito variano mensilmente, pertanto i titolari che non pagano l'intero saldo mensile sono immediatamente colpiti da tassi più alti. Il tasso d'interesse medio delle carte di credito è del 21%, in aumento di oltre il 6% da quando la FED ha iniziato a rialzare i tassi.

Ed è giusto aggiungere che le prospettive per gli individui sono più fosche di quel che sembra e devono lavorare di più per arrivare a fine mese, dato che la tassa nascosta dell'inflazione dei prezzi erode i loro risparmi e i loro salari. Naturalmente la scusa è dire che senza la spesa pubblica le cose sarebbero state ben peggiori, ma questa è una tipica sciocchezza controfattuale: per quanto media generalisti e funzionari statali si siano sbracciati per affermare che gli stimoli fiscali erano tutti orientati a rafforzare la crescita economica, la realtà è che la (presunta) ripresa è più debole rispetto al trend storico, la crescita dei salari reali è negativa e il debito complessivo è molto più elevato. In termini di rendimento del capitale investito, la sequenza di stimoli fiscali ha avuto un effetto iniziale stimolante solo per poi sbiadire nel giro di una manciata di mesi o settimane. Lo stesso vale per gli stimoli monetari. Questa è la natura della Legge dei rendimenti decrescenti: per quanto si possa stimolare centralmente un'economia, i risultati incoraggianti iniziali finiscono, col tempo, per essere soverchiati dai costi legati al crowding out delle risorse economiche scarse. Per capire in modo semplice, ecco un esempio numerico esplicativo: per ogni (diciamo) 10 in stimoli, se ne pagheranno successivamente 30 di ritorno. Per quanto si possano aggirare le leggi economiche, non si sfugge da esse. E adesso, per quanto stati e banche centrali possano presentarsi nuovamente come "la soluzione", questa volta la capacità di aumentare i deficit non c’è.

È evidente, infatti, che si sia raggiunto il punto di saturazione del debito, in cui i nuovi pacchetti di stimolo non generano alcun effetto moltiplicatore ma impoveriscono le persone finché il successivo pacchetto di stimolo non peggiora ulteriormente le cose. Inutile ricordare che il progresso deriva dal risparmio e dagli investimenti prudenti, non dalla spesa pubblica e dal conseguente debito.

Nel contesto aziendale e individuale, quindi, quando i tassi d'interesse vengono mantenuti bassi per lunghi periodi, il tasso medio ponderato per ogni tipo di prestito viene abbassato. Quanto più a lungo perdura questa situazione, tanto più i mutuatari ne beneficiano. Inoltre meno mutuatari saranno immediatamente colpiti dall’aumento dei tassi d'interesse. I tassi ipotecari ridicolmente bassi nel 2020 e nel 2021 e i tassi magri prima della crisi sanitaria hanno consentito alla grande maggioranza dei mutuatari di estendere il proprio debito ed evitare, per un certo periodo di tempo, l’effetto correttivo dei tassi d'interesse più alti. Con il passare del tempo, però, il debito societario e quello al consumo maturano, le persone hanno bisogno di nuove automobili o case, e si manifesta la dura realtà di tassi d'interesse più alti. L’effetto ritardo è sostanzialmente una bomba a orologeria: ogni giorno che passa un altro mutuatario avverte l’impatto di tassi d'interesse più alti. L’impatto finanziario è lento ma in costante aumento.


L'AZIONE UMANA È IL CROGIOLO DEI FENOMENI ECONOMICI

Le persone fanno "cose": costruiscono le case, scelgono la propria musica, inventano, innovano, trovano i propri compagni. Spesso hanno poca consapevolezza di quel che fanno, o del perché lo stanno facendo, e attraverso la combinazione e la ricombinazione le cose si uniscono; non secondo un disegno, ma per caso. Alcune cose sopravvivono, altre no. In entrambi i casi, le persone non hanno bisogno della guida dei pianificatori centrali. Il principio secondo cui le cose si evolvono, per azione umana ma non per progettazione umana, descrive il denaro, la tecnologia, la cultura, i geni e persino la moralità. Sono tutti il prodotto di un mix fatto dagli “uomini”, ma nessuna mente umana li controlla o li comprende.

Se la schiavitù fosse ancora redditizia, non sarebbe affatto sparita. È stata la rivoluzione industriale a disfarla, non Lincoln, Harriet Beecher Stowe, o William T. Sherman. Immaginate per un momento che la schiavitù fosse ancora di moda. Uno potrebbe imbrigliare una squadra di schiavi su un carro e farsi trasportare verso la meta desiderata. In realtà ci sarebbe bisogno di diversi carri, molti dei quali solo per fornire cibo, acqua e vestiti agli schiavi. Con una tale disposizione, e aiutati da una frusta, uno potrebbe attraversare montagne, pianure e valli nella propria portantina, issata sulle spalle degli schiavi. Oppure, approfittando della rivoluzione industriale, uno potrebbe salire sulla proprio autovettura e arrivare a destinazione in molto poco tempo godendo di un viaggio confortevole. Chi bisogna ringraziare per questo meraviglioso miglioramento? Chi ha progettato la rivoluzione industriale? Henry Ford? Andrew Carnegie? O Thomas Newcomen?

Newcomen è considerato il primo ad aver convertito il calore in energia cinetica utile, ma lui stava semplicemente cercando un modo per alimentare una pompa e tenere l'acqua fuori dalle miniere. Valvole, pistoni, benzina... ma chi ha inventato il ferro da lui utilizzato? La ruota? Chi ha scoperto il fuoco? L'evoluzione ci ha dato il nostro mondo, ma non è un mondo che qualcuno ha progettato o creato. Invece tutti noi aggiungiamo (o sottraiamo) cose; poco a poco, e poi con improvvise e occasionali esplosioni tecnologiche.

Gli imprenditori trovano un modello redditizio, o falliscono nel cercarlo. Gli investitori collocano attentamente i propri soldi, sperando di ottenere un rendimento decente, e continuano a investire i propri soldi finché non sono esauriti. Politici e pianificatori centrali, invece, con le loro macchinazioni dietro le quinte inciampano in bugie ed errori, costringendo o incitando le persone a fare cose che non dovrebbero fare, distorcendo il presente e ritardando il progresso. Per quanto s'impegnino con le loro trame, esse non saranno mai superiore all'azione umana, la quale troverà sempre il percorso di minor resistenza per permettere agli individui d'emanciparsi dal fardello sempiterno dell'insoddisfazione cronica. Il desiderio è l'elemento motore che spinge le persone ad agire e sempre sarà così finché esisterà l'essere umano, facendo quindi emergere soluzioni a situazioni insopportabili e soprattutto insostenibili. L'incentivo economico rimane la chiave di volta per capire l'azione umana e con essa il motivo per cui il mondo in cui viviamo è un gioco di specchi: percezioni non realtà fattuale. L'azione umana, in quanto fenomeno apodittico, è impossibile da imbrigliare a livello centralizzato: essa spingerà contro i muri che la costringono man mano che i desideri insoddisfatti cresceranno di magnitudine. È questo sostanzialmente il motivo per cui l'apparato statale, per quanta burocrazia possa assoldare, non sarà mai in grado di operare un calcolo economico in accordo con i segnali di mercato. Questo a sua volta si tradurrà in allocazione errata delle risorse economiche scarse e un loro spreco. Esaurirne il bacino equivale a un margine d'azione da parte dei pianificatori centrali sempre più ristretto fino ad arrivare a un punto critico in cui something gotta give: oggi questo punto è incarnato egregiamente dal dilemma Inflate or die.

Come descritto in precedenza, la cosiddetta race to the bottom in cui sono concorrenti le varie banche centrali del mondo (gareggiando a nome delle bande criminali che rappresentano), vedrà vincitore chi arriverà ultimo. Gli Stati Uniti sono meglio posizionati a oggi e molto probabilmente saranno loro a sbaragliare gli avversari, mentre la Cina cercherà di aggirare i propri guai finanziari espandendo il suo raggio d'azione all'Europa in quel famigerato desiderio che è l'Eurasia. Insomma, come in ogni schema Ponzi che si rispetti, aggiungere più membri al proprio schema piramidale affinché possa andare avanti ancora un giorno in più. Chi rischia davvero di arrivare primo nella gara sopraccitata, e quindi perdere, è esattamente l'Unione Europea e il comparto bancario alla deriva; non è un caso, infatti, che il principe Mohammed Bin Salman abbia dichiarato di recente che l'Arabia Saudita è destinata a diventare la nuova Europa. Nel frattempo l'azione umana fa il suo corso, lasciandosi alle spalle i poteri dietro le quinte e ribellandosi ai modelli di prigionia imposti coattamente: in tal senso, Bitcoin rappresenta la quintessenza di questa verità prasseologica.


CONCLUSIONE

Ci vuole tempo affinché l’aumento dei costi del credito e del capitale abbia un impatto sull’economia nel suo complesso. Infatti l’effetto economico dell’aumento degli oneri finanziari si materializzerà gradualmente nel tempo, a piccoli passi. I mutuatari hanno un determinato profilo di scadenza del debito e ciò significa che non tutto il loro totale sarà dovuto nello stesso momento, con scadenze scaglionate nel corso degli anni. Di conseguenza solo una parte del portafoglio prestiti di un’impresa dovrà essere rifinanziato a tassi d'interesse più elevati nel 2023. Nel corso del tempo, tuttavia, i costi del credito aumentano, poiché una parte crescente del debito dev'essere rifinanziata a tassi d'interesse più alti. Nel corso di questa evoluzione iniziano i problemi e le cose cominciano a diventare complicate: i costi del credito maggiorati riducono i profitti delle imprese, mentre l’aumento dei tassi d' interesse frena la domanda di beni e servizi. Condizioni tipiche, queste, in cui l’economia rallenta... a livello ufficiale, perché ufficiosamente i guai economici sono cominciati ben prima.

In uno scenario del genere gli stati potrebbero aumentare il proprio deficit e cercare di respingere la recessione stimolando la domanda complessiva. Inutile dire che si tratta di un’impresa più rischiosa di quanto accaduto in passato, dato che il debito pubblico è già molto elevato in parecchie giurisdizioni e i costi di finanziamento relativi sono elevati. Gli investitori potrebbero facilmente mettere in discussione l’efficacia di una tale manovra e preoccuparsi dell’affidabilità creditizia degli stati, con conseguenze potenzialmente disastrose. Anche se sembra prematuro per i "profeti di sventura" prevedere una recessione e una correzione severa del mercato azionario, dovrebbe essere come minimo chiaro che “non sta andando tutto bene”.

Gli Stati Uniti, essendosi emancipati dalla coordinated central banking policy e dall'impostazione di un tasso d'interesse congiunto col mercato europeo, si trovano in una posizione di vantaggio rispetto al resto del mondo per mettere una pezza su un mercato interno martoriato da anni di tassi artificialmente bassi e conseguenti mercati dei capitali disfunzionali. La loro preparazione alla recessione prevede risucchiare capitale finanziario all'estero, soprattutto dall'Europa, per deviare l'attenzione dai loro guai economici e finanziari. Molto probabilmente avranno successo in ciò e questo rappresenterà la fine dell'Unione Europea così come la conosciamo. Ma per quanto gli USA possano guadagnare tempo, però, hanno di fronte un gigantesco elefante nella stanza che ci ricorda il motivo per cui l'azione umana vince sempre alla fine di tutti i giochi: le incombenti passività non finanziate nei programmi di previdenza sociale, Medicare e Medicaid. Nonostante le cifre spaventose e le proiezioni del Congressional Budget Office, questi problemi di bilancio e di finanziamento dei diritti sociali vengono ampiamente ignorati. Infatti il fondo fiduciario della previdenza sociale è dato per insolvente entro il 2033 e il fondo fiduciario del Medicare è dato per insolvente entro il 2031. Senza contare che gli interessi sul debito federale aumenteranno da circa il 15% delle entrate federali totali nel 2023 al 20% nel 2033 e al 40% nel 2053.

La "fine" del dollaro, quindi, è una certezza. Ma badate bene, cari lettori, con fine non bisogna intendere il nulla, bensì la trasformazione dell'attuale strumento scoperto in qualcosa di diverso. Un ritorno alla copertura o attraverso cedole dei titoli di stato parzialmente redimibili in oro, oppure con Bitcoin. La de-dollarizzazione di cui tanto si parla oggigiorno non è altro che un tentativo (maldestro a giudizio del sottoscritto) al fotofinish nella sopraccitata race to the bottom affinché i concorrenti dello zio Sam possano in qualche modo avvantaggiarsi in questa fase di transizione.


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Il percorso intrapreso dalla Federal Reserve potrebbe spingerla ad adottare Bitcoin

Gio, 28/09/2023 - 10:12

 


da Bitcoin Magazine

Nelle prime ore del mattino di venerdì 23 settembre 2022, i mercati hanno visto i rendimenti delle obbligazioni statunitensi a 10 anni (ticker: US10Y) salire di oltre il 3,751% (massimi non visti dal 2010), scioccando un mercato timoroso di vedere il superamento dei 4 % e una corsa dei rendimenti poiché l’incertezza economica e geopolitica ha continuato a guadagnare slancio.

Fonte: TradingView

I rendimenti sarebbero lentamente diminuiti durante il fine settimana e intorno alle 7:00 ora centrale di mercoledì 28 settembre, la soglia temuta del 4% sull'US10Y è stata superata. Ciò che seguì, circa tre ore dopo, intorno alle 10:00 di mercoledì 28 settembre, fu una precipitosa cascata di rendimenti, che alle 19:00 di quel giorno scesero dal 4,010% al 3,698%.

Fonte: TradingView

Ciò potrebbe non sembrare motivo di preoccupazione per coloro che non hanno familiarità con questi strumenti finanziari, ma è importante capire che quando si stima che il mercato obbligazionario statunitense ha una profondità di circa $46.000 miliardi (distribuiti in tutte le varie forme che possono assumere le “obbligazioni”), come riportato da SIFMA, e prendendo in considerazione la legge dei grandi numeri, allora smuovere un mercato profondo quanto quello del decennale statunitense richiede rapidamente molta “forza” finanziaria – tanto per usare un termine improprio.

Fonte: TradingView

È anche importante notare che l'aumento dei rendimenti sull'US10Y denota un'uscita dalle posizioni: la vendita di obbligazioni a 10 anni mentre i rendimenti in calo ne segnalano l’acquisto. È importante anche presentare un altro punto: "Ma se il calo dei rendimenti significa acquistare, allora tutto va bene!" Certo, potrebbe essere considerato una cosa positiva, normalmente, tuttavia ciò che sta accadendo ora non è un’attività di mercato sana e sostenibile; vale a dire, i rendimenti attualmente in calo non sono una rappresentazione del fatto che i partecipanti al mercato acquistano titoli US10Y perché credono che siano un buon investimento, o per coprire le posizioni; li stanno comprando perché le circostanze li costringono a comprare. Questa è una strategia che è diventata nota come “controllo della curva dei rendimenti” (YCC).

“Con il controllo della curva dei rendimenti (YCC), la FED prenderebbe di mira un tasso a lungo termine e si impegnerebbe ad acquistare abbastanza obbligazioni a lungo termine per evitare che il tasso salga al di sopra del suo obiettivo. Questo sarebbe un modo per la FED di stimolare l’economia qualora portare i tassi a breve termine a zero non fosse sufficiente”. 

~ Sage Belz e David Wessel, Brookings

Questa è a tutti gli effetti una manipolazione del mercato: impedire loro di svendere come farebbero in modo organico. La giustificazione di ciò è che la svendita di obbligazioni tende ad avere un impatto su entità come aziende più grandi, fondi assicurativi, fondi pensione, hedge fund, ecc. poiché i titoli del Tesoro vengono utilizzati nelle strategie di diversificazione per la conservazione della ricchezza (cosa che descrivo brevemente qui). E, a seguito delle manipolazioni del mercato dalla Grande Crisi Finanziaria, le quali hanno visto il sostegno dei mercati con i bail-out, lo stato attuale dei mercati finanziari è notevolmente fragile. Il mercato finanziario più ampio (che comprende azioni, obbligazioni, immobili, ecc.) non può più resistere a una svendita in nessuno di questi campi, poiché tutti sono strettamente intrecciati con gli altri; probabilmente ne seguirebbe una svendita a cascata, altrimenti nota come “contagio”.


IN BREVE

Quello che segue è un breve resoconto (con elaborazione e input da parte mia) di una discussione su Twitter Spaces condotta da Demetri Kofinas, conduttore del "Podcast Hidden Forces", e i cui ospiti erano Evan Lorenz, Jim Bianco, Michael Green, Michael Howell, Michael Kao. Questo articolo è inteso esclusivamente a scopo educativo e d'intrattenimento, nulla di quanto affermato qui deve essere considerato come un consiglio o una raccomandazione finanziaria.

Ciò a cui abbiamo assistito negli ultimi mesi è che le banche centrali di tutto il mondo sono state costrette a ricorrere alla YCC nel tentativo di difendere le proprie valute fiat dall’obliterazione da parte del dollaro sulla scia del rialzo aggressivo dei tassi d'interesse da parte degli Stati Uniti.

The Fed seems to be under the mistaken impression that blowing up the global economy will somehow lead to a soft landing for the US.

Chart via @tradingview pic.twitter.com/NVXpc6hCHA

— Sven Henrich (@NorthmanTrader) September 29, 2022

Un ulteriore problema legato al rialzo dei tassi d'interesse da parte degli Stati Uniti è che, mentre la Federal Reserve li lascia salire, ciò fa aumentare anche i tassi d'interesse che dobbiamo sul nostro debito; aumentando tale costo finiamo in un “circolo vizioso” che richiede ulteriori vendite di debito per ripagare i conti degli interessi in funzione dell’aumento del costo dei suddetti interessi. Ed è per questo che viene implementata la YCC, nel tentativo di porre un tetto ai rendimenti aumentando al contempo il costo del debito per tutti gli altri.

Nel frattempo la FED sta anche tentando di attuare una stretta quantitativa (QT) lasciando che i titoli garantiti da ipoteca (MBS) raggiungano la scadenza e vengano cancellati dai suoi bilanci: se il QT sia “davvero” in atto è oggetto di dibattito. Ciò che conta davvero è che tutto ciò porta il dollaro a produrre un vuoto di potere finanziario ed economico, con la conseguenza che il mondo perde potere d’acquisto nelle sue valute native a favore del dollaro.

Questo è importante da capire perché ogni Paese che ha la propria valuta ha anche il potenziale per mantenere una sorta di controllo sull’egemonia del dollaro. Se una potenza straniera è in grado di fornire valore al mercato mondiale (ad esempio fornendo petrolio/gas/carbone), la sua valuta può acquisire potere rispetto al dollaro e non essere completamente vincolati alla politica e alle decisioni degli Stati Uniti. Cancellando le valute fiat estere, gli Stati Uniti acquisiscono un potere significativo nel guidare il commercio mondiale e il processo decisionale, paralizzando sostanzialmente le capacità commerciali di corpi stranieri; alleato o meno.

Questa relazione di svuotamento del potere d’acquisto a favore del dollaro si sta traducendo anche in una carenza mondiale di biglietti verdi; questo è ciò che molti di voi probabilmente hanno sentito come “stretta liquidità”, un altro punto di fragilità nelle condizioni economiche, oltre a quella discussa nell’introduzione, che aumenta la probabilità che “qualcosa si rompa”.


LA BANCA D'INGHILTERRA

Questo ci porta agli eventi nel Regno Unito e alla Banca d’Inghilterra (BoE). Ciò che è accaduto al di là dell’Atlantico è stato qualcosa di sconvolgente. Secondo i relatori di Kofinas' Spaces (perché non ho esperienza in queste questioni), il settore pensionistico del Regno Unito impiega ciò che Howell definisce "duration overlay" e che, secondo quanto riferito, possono comportare una leva finanziaria fino a venti volte, il che significa che la volatilità è un fattore di rischio; un gioco pericoloso considerando la volatilità che i mercati obbligazionari hanno sperimentato quest’anno e in particolare negli ultimi mesi.

Quando la volatilità colpisce e i mercati vanno contro le operazioni coinvolte in questi tipi di strategie di copertura, allora coloro le cui operazioni stanno perdendo denaro verranno chiamati a depositare contanti o garanzie collaterali al fine di soddisfare i requisiti di margine se vogliono mantenere in piedi ancora le loro operazioni; altrimenti nota come “richiesta di margine”. Quando vengono effettuate le richieste di margine e se non vengono fornite garanzie o contanti, si ottiene quella che è nota come “liquidazione forzata”, dove l'operazione è andata talmente contro il detentore della posizione che l'exchange/intermediario impone un'uscita dalla posizione per proteggersi dall'entrare in un saldo negativo — che ha il potenziale per andare molto, molto in negativo.

Questo è qualcosa che i lettori potrebbero ricordare dall'evento Gamestop/Robinhood del 2020, in cui un utente si è suicidato a causa di una situazione identica.

Ciò che si dice sia accaduto è che un soggetto privato fosse coinvolto in una (o più) di queste strategie, il mercato gli sia andato contro ponendolo in una posizione di perdita ed è molto probabile che siano state inviate richieste di margine. Considerando il potenziale di una pericolosa cascata di liquidazioni, la BoE ha deciso d'intervenire e utilizzare la YCC per evitare tale cascata di liquidazioni.

Per approfondire ulteriormente la profondità di questo problema, esaminiamo le strategie implementate negli Stati Uniti con la gestione delle pensioni. Negli Stati Uniti ci sono situazioni in cui le pensioni sono sottofinanziate (cosa di cui ho brevemente parlato qui). Per porre rimedio al delta, le pensioni sono tenute a fornire liquidità o garanzie per coprire la differenza, oppure ad adottare strategie di copertura a leva per soddisfare i rendimenti promessi agli elettori delle pensioni. Considerando che detenere liquidità nel bilancio aziendale non è una strategia tanto popolare (a causa dell’inflazione che comporta una consistente perdita di potere d’acquisto), molti preferiscono implementare la strategia di sovrapposizione della leva; ciò richiede l'allocazione di capitale per la negoziazione di margini su asset finanziari in modo da produrre rendimenti per coprire il delta della posizione sottofinanziata. Ciò significa che le pensioni sono costrette dalle circostanze ad avventurarsi sempre più sulla curva di rischio per far fronte ai propri obblighi.

Fonte

Come ha descritto Bianco, la mossa della BoE non ha rappresentato la soluzione del problema. Si trattava di un cerotto, di una strategia di sollievo temporaneo. Il rischio per i mercati finanziari è ancora la minaccia di un dollaro più forte sulla scia dell’aumento dei tassi d'interesse da parte della FED.

Howell ha sollevato un interessante punto di discussione sugli stati e per estensione sulle banche centrali, in quanto essi in genere non prevedono le recessioni (o si preparano a esse), normalmente vi reagiscono.

Una dinamica molto importante, come sottolineato da Kao, è che mentre tanti Paesi stanno ricorrendo all’intervento in tutto il mondo, tutti sembrano aspettarsi che questo possa esercitare pressione sulla FED affinché inverta la rotta. C'è la probabilità che questo contesto incentivi le strategie individuali affinché agiscano nel proprio interesse, alludendo al fatto che la FED stia distruggendo il potere d'acquisto del resto del mondo per preservare l'egemonia del dollaro.


PETROLIO

Andando oltre, Kao ha anche sottolineato la sua posizione secondo cui l’inflazione dei prezzi del petrolio è un grande elefante nella stanza. Il prezzo del barile è in calo poiché le aspettative sulla domanda continuano a scivolare insieme alle riserve petrolifere strategiche degli Stati Uniti, le quali inondano i mercati di petrolio quando l'offerta supera la domanda (o, in questo caso, la previsione della domanda). Quindi l’economia di base impone che i prezzi scendano. È importante capire che quando il prezzo del barile di petrolio scende, gli incentivi a produrre di più diminuiscono, portando a un rallentamento degli investimenti nelle infrastrutture di produzione del petrolio. E ciò che Kao continua a suggerire è che se la FED dovesse cambiare direzione, ciò comporterebbe un ritorno della domanda sui mercati e la sua ascesa di prezzo ci riporterebbe esattamente al punto in cui questo problema è iniziato.

Sono d'accordo con le posizioni di Kao.

Quest'ultimo ha continuato a spiegare come questi interventi da parte delle banche centrali siano in definitiva inutili perché, mentre la FED continua a rialzare i tassi d'interesse, le banche centrali estere riescono solo a bruciare le riserve svalutando allo stesso tempo le loro valute locali. Kao ha anche accennato brevemente alla preoccupazione per i livelli significativi di debito societario in tutto il mondo.


CINA

Lorenz è intervenuto aggiungendo che Stati Uniti e Danimarca sono in realtà le uniche giurisdizioni che hanno accesso a mutui a tasso fisso a 30 anni, mentre il resto del mondo tende a impiegare mutui a tasso variabile, o strumenti che istituiscono tassi fissi per un breve periodo per poi essere ripristinati al tasso di mercato.

Lorenz ha continuato dicendo che “[...] con l'aumento dei tassi stiamo effettivamente limitando la spesa in tutto il mondo”.

E poi ha proseguito affermando che “anche il mercato immobiliare è un grosso problema in Cina in questo momento [...] ma questa è una specie di punta dell'iceberg dei suoi problemi”.

Ha citato un rapporto di Anne Stevenson-Yang di J Capital, in cui afferma che i 65 maggiori promotori immobiliari in Cina hanno debiti per circa 6.300 miliardi di yuan (circa $885,5 miliardi). Tuttavia la situazione peggiora se si considerano i governi locali: hanno un debito di 34.800 miliardi di yuan (circa $4.779 miliardi) per un totale di $40.000+ miliardi di yuan ($5.622 miliardi) racchiusi in “veicoli finanziari locali”. Ciò sta portando i governi locali a essere schiacciati dal crollo dei mercati immobiliari cinesi, mentre vedono riduzioni dei tassi di produzione a causa della politica “Zero Covid”.


RISERVE BANCARIE

Contribuendo a questo rapporto molto complesso, Lorenz è rientrato nel discorso sollevando la questione delle riserve bancarie. In seguito agli eventi della crisi finanziaria mondiale del 2008, alle banche statunitensi è stato richiesto di mantenere riserve più elevate allo scopo di proteggere la solvibilità bancaria, ma anche d'impedire che tali fondi circolassero all’interno dell’economia reale, compresi gli investimenti. Si potrebbe sostenere che ciò avrebbe dovuto contribuire a mantenere l’inflazione contenuta. Secondo Bianco, i depositi bancari hanno visto riallocazioni verso i fondi del mercato monetario per ottenere rendimenti decenti, come i contratti dei riacquisti inversi (RRP) che avevano rendimenti superiori dello 0,55% rispetto a quelli dei bond del Tesoro. Ciò alla fine si è tradotto in un drenaggio delle riserve bancarie ed è probabile un ulteriore peggioramento della crisi di liquidità del dollaro, il che significa che esso continua a risucchiare potere d’acquisto – ricordate che la carenza di offerta si traduce in aumenti di prezzo.


CONCLUSIONE

Tutto ciò si aggiunge sostanzialmente al fatto che il dollaro guadagna forza contro quasi tutte le altre valute FIAT (tranne forse il rublo russo), con conseguente distruzione dei mercati esteri, disincentivando allo stesso tempo gli investimenti in quasi tutti gli altri veicoli o asset finanziari.


COMMENTI PERSONALI

Spero fortemente di sbagliarmi e di ricordare male (o interpretare male) ciò a cui ho assistito negli ultimi due anni, ma personalmente sono rimasto sorpreso nel non sentire alcuna discussione sulla teoria dei giochi tra la FED e la Banca Centrale Europea (BCE), quest'ultima in collaborazione con il World Economic Forum (WEF), affinché la prima stampasse dollari per salvare il resto del mondo.

Sappiamo cosa è successo sin da allora, ma la teoria dei giochi rimane ancora: le decisioni della BCE hanno portato ad un significativo indebolimento dell'Unione Europea, portando alla debolezza dell'euro, così come all'indebolimento delle relazioni tra le nazioni europee. A mio parere la BCE e il WEF hanno segnalato un sostegno e un desiderio per lo sviluppo delle valute digitali delle banche centrali (CBDC), nonché per misure politiche di comando/controllo più autoritarie per i loro elettori (passaporti vaccinali e tentativi d'impossessarsi delle terre detenute dagli agricoltori, tanto per cominciare). Negli ultimi due anni credo che Jerome Powell abbia opposto una strenue resistenza allo sviluppo di una CBDC da parte degli Stati Uniti, mentre la Casa Bianca e Janet Yellen hanno aumentato le pressioni sulla FED affinché lavorasse alla creazione di una CBDC.

Per me è logico che la FED sia riluttante a sviluppare una CBDC, dato che le principali banche commerciali degli Stati Uniti condividono la proprietà del Federal Reserve System; una CBDC distruggerebbe completamente la funzione svolta dalle banche commerciali nel fornire un cuscinetto tra la politica fiscale e monetaria e l’attività economica del cittadino medio e delle imprese. Questo è esattamente il motivo per cui, a mio modesto parere, la Yellen vuole una CBDC: al fine di ottenere il controllo sull'attività economica da cima a fondo, nonché per acquisire la capacità di violare il diritto alla privacy di ogni cittadino. Ovviamente gli enti governativi possono comunque acquisire queste informazioni, tuttavia la burocrazia può ancora fungere da punto di attrito per l’acquisizione, fornendo un velo di protezione per il cittadino americano (anche se un velo potenzialmente debole).

Due sono i punti importanti qui: 1) un ulteriore avanzamento della guerra monetaria che è iniziata dall’inizio della pandemia, in gran parte sottovalutata poiché il mondo è stato distratto dalla guerra in Ucraina; 2) un tentativo di ulteriore distruzione dei diritti e delle libertà individuali all'interno e all'esterno degli Stati Uniti. La Cina è il Paese più avanti al mondo per quanto riguarda lo sviluppo delle CBDC e una sua implementazione è molto più semplice da quelle parti: il sistema di punteggio del credito sociale (SCS) è attivo ormai da diversi anni, rendendo molto più semplice l’integrazione di un sogno proibito così autoritario, poiché l’invasione della privacy e la manipolazione della popolazione tramite il credito sociale è il cavallo di Troia ideale.

La ragione per cui sono sorpreso di non averlo sentito mettere in discussione è che ciò aggiunge una dinamica molto, molto importante alla teoria dei giochi nel processo decisionale dietro la FED e Powell. Se quest'ultimo comprende l’importanza di mantenere la separazione tra banche centrali e commerciali (cosa che credo che capisca), e se capisce l’importanza di mantenere l’egemonia del dollaro per quanto riguarda il potere degli Stati Uniti sull’influenza estera (cosa che credo che capisca), e se comprende il desiderio dei malintenzionati di avere un controllo perverso sulle scelte della popolazione e sull'attività economica tramite una CBDC (cosa che credo che capisca), allora comprende anche quanto sia importante per la FED non solo resistere all'implementazione di una CBDC ma, per proteggere la libertà (sia all'interno che all'estero), esserne contrari a prescindere.

È anche importante capire che gli Stati Uniti non sono necessariamente preoccupati che il dollaro acquisisca troppo potere, perché importiamo la maggior parte dei nostri beni: esportiamo dollari. A mio parere gli Stati Uniti sfrutteranno il crescendo di questo vuoto di potere nel tentativo di fagocitare e consolidare le risorse del globo e costruire le infrastrutture necessarie per espandere le nostre capacità, riportando gli Stati Uniti a essere di nuovo produttori di beni di alta qualità.


QUI È DOVE POTREI PERDERVI

Ciò apre quindi una reale opportunità per gli Stati Uniti di rafforzare il proprio potere… con l’adozione ufficiale di Bitcoin. Pochissimi ne discutono, e ancora meno ricordano, ma la FDIC è andata in giro a cercare informazioni e commenti nella sua esplorazione di come le banche potrebbero detenere “criptovalute” nei loro bilanci. Quando queste istituzioni dicono "criptovalute", il più delle volte intendono Bitcoin: il problema è che l'ignoranza della popolazione in generale riguardo Bitcoin la porta a vederlo come "rischioso". La cosa ancora più interessante è che da allora non ne abbiamo più sentito parlare... portandomi a credere che la mia tesi potrebbe avere più probabilità di essere giusta piuttosto che sbagliata.

Se la mia lettura della situazione di Powell è corretta, e tutto ciò dovesse verificarsi, gli Stati Uniti si troverebbero in una posizione molto potente. Essi sono incentivati ​​a seguire questa strategia poiché le nostre riserve auree sono state esaurite sin dalla seconda guerra mondiale, con Cina e Russia che detengono importanti riserve del metallo giallo. Poi c'è il fatto che Bitcoin è ancora nelle fasi iniziali della sua adozione per quanto riguarda l'uso in tutto il mondo e l'interesse istituzionale è ancora nelle fasi embrionali.

Se gli Stati Uniti vogliono evitare di finire nei libri di storia come l'ennesimo Impero Romano, sarebbe doveroso prendere queste cose molto, molto sul serio. Ma, e questo è l’aspetto più importante da considerare, vi assicuro che probabilmente lo sanno anche loro.


FONTI ADDIZIONALI 

• “Introduction To Treasury Securities”, Investopedia

• “Bond Traders Relish Idea Of Fed Rates Above 4%”, Yahoo! Finance

• “10-Year Treasury Note And How It Works”, The Balance

• “Bond Market”, Wikipedia

• “Fixed Income — Insurance And Trading, First Quarter 2021”, SIFMA

• “How Much Liquidity Is In The US Treasury Market”, Zero Hedge

• “What Is Yield Curve Control?”, Brookings

• “Using Derivative Overlays To Hedge Pension Duration”, ResearchGate


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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La bancarotta dei tre più grandi programmi di assistenza sociale è inevitabile

Mer, 27/09/2023 - 10:06

Uno dei temi a me più cari, e che in un certo senso ho ereditato dal compianto Gary North, è quello del Grande Default. Considerando ciò che è accaduto negli ultimi 3 anni in particolare, i tempi erano maturi per presentare il mio terzo libro e l'argomento definitivo non poteva essere che quello del Grande Default. Un'opera che non solo illustra il fenomeno per eccellenza che metterà fine all'apparato statale così come lo conosciamo, ma che prende in consegna il lascito di North e dei suoi insegnamenti. Cos'è quindi il Grande Default? La bancarotta economica della pletora dei programmi pensionistici attualmente esistenti e quella sociale derivante dalla necessità di allungarne artificialmente i tempi attraverso il denaro facile. Per capire la portata di questo fenomeno che tutti temono e di cui pochi parlano, prendiamo un attimo in considerazione gli Stati Uniti. Ormai il debito pubblico è già proiettato verso i $50.000 miliardi all’inizio della prossima decade e supererà i $100.000 miliardi entro il 2050. Allo stesso tempo i baby boomer si stanno riversando sulle liste dei pensionati, dove raccoglieranno sontuosi benefici che non sono mai stati guadagnati in senso assicurativo, ma semplicemente concessi per decreto legislativo come trasferimento dai lavoratori futuri ai pensionati di oggi. Il numero di baby boomer di età superiore ai 65 anni aumenterà dai 21 milioni nel 2016 a quasi 78 milioni entro il 2030. Si tratta di quasi 50 milioni di pensionati in più in soli 15 anni: una straordinaria testimonianza del continuo cambiamento dei dati demografici della nazione. Inutile dire che avranno un enorme impatto sull’economia… Nel complesso le cifre dei pensionati negli Stati Uniti stanno salendo inesorabilmente più in alto e salirà più velocemente dopo il 2030: a 82 milioni entro il 2040 e quasi 100 milioni entro il 2060. Unito al calo demografico, il calo del numero di lavoratori rappresenterà un macigno incredibile che schiaccerà di tasse i salari rimanenti e che saranno necessarie per mantenere la previdenza sociale, l’assistenza sanitaria statale e il resto del complesso pensionistico. Quello che era stato un rapporto 5:1 tra lavoratori e pensionati all’inizio del secolo, scenderà ad appena 2,5:1 entro il 2040, in base a ipotesi ottimistiche sulla forza lavoro, e continuerà a diminuire. E questo per non parlare delle tasse sul reddito e delle altre tasse che saranno necessarie per pagare interessi annuali nell'ordine delle migliaia di miliardi sul debito pubblico e per finanziare i costi crescenti dello stato sociale. O questo, oppure ci sarà una colossale carneficina politica se gli attuali tagli previsti del 30% ai benefici sociali verranno attivati quando i fondi fiduciari dell’OASDHI diventeranno insolventi all’inizio del prossimo decennio. Inoltre occorre anche comprendere che l'aumento del carico fiscale è devastante per la produttività, l'altra colonna, oltre alla demografia, che sorregge lo schema Ponzi della previdenza sociale. Il trend storico di crescita della produttività è stato del 2,80% annuo tra il 1954 e il 1973 e del 2,11% durante il mezzo secolo fino al 2000. Ora crollato è ad appena l’1,05% sin dal primo trimestre del 2012. La ragione per cui la produttività è in picchiata è il sistema bancario centrale, il quale ha arrecato un danno alla crescita della produttività che è quasi oltre misura. Infatti ha incentivato immensi livelli d'investimenti improduttivi e di speculazione scriteriata che non si sarebbero mai verificati in un mercato libero che operasse con denaro sano/onesto. Allo stesso modo il costo reale negativo del debito a lungo termine ha causato un’impennata dei rapporti prezzi/profitti, incentivando così i vertici aziendali a cercare ricchezza in azioni tramite ingegneria finanziaria piuttosto che investimenti vecchio stile.

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di Sthephen Anderson

I programmi americani di assistenza sociale, come Medicare, Medicaid e previdenza sociale, rischiano tutti il fallimento nei prossimi anni. Medicare e Medicaid furono creati nel 1965 come parte della legislazione della Great Society del presidente Lyndon Johnson. La previdenza sociale fu creata nel 1935 per fornire un reddito pensionistico agli americani che raggiungevano i sessantacinque anni. Questi tre programmi sociali consumano circa cinquanta centesimi di ogni dollaro del bilancio federale, ovvero $2.700 miliardi nell’anno fiscale 2023.

Il Medicare è un programma federale di assicurazione sanitaria e assistenza sanitaria a cui è possibile iscriversi quando una persona raggiunge l'età di sessantacinque anni. Un americano che ha lavorato per un minimo di dieci anni ha diritto a iscriversi; dipendenti e datori di lavoro pagano ciascuno un'imposta Medicare minima dell'1,45% in base al salario. Una volta iscritti al programma, si paga un premio assicurativo mensile che cambia ogni anno. Sessantacinque milioni di persone saranno iscritte nel 2022 ed è prevista una penalità per l'iscrizione tardiva. La quantità di persone che beneficiano del Medicare è all’incirca uguale alla popolazione stimata degli stati di Florida, New York, Pennsylvania e Illinois messi insieme.

Il Medicare ha versato benefici netti per $689 miliardi nel 2021 e rappresentava il 20% della spesa sanitaria nazionale, e il 12% del bilancio federale, nel 2020. Copre circa l’80% delle spese mediche, ma le procedure dentistiche e oculistiche non sono coperte.

Il Medicaid è un programma federale e statale congiunto che, insieme al Children's Health Insurance Program (CHIP), fornisce copertura sanitaria a oltre 72,5 milioni di americani, inclusi bambini, donne incinte, genitori, anziani e persone con disabilità. Il Medicaid è la principale fonte di copertura sanitaria negli Stati Uniti. La maggior parte dei partecipanti ha meno di sessantacinque anni e il numero di persone che ne beneficiano è più o meno uguale alla popolazione stimata degli stati della California e del Texas messi insieme.

Affinché uno stato possa partecipare al Medicaid, la legge federale richiede che tale stato copra determinati gruppi d'individui. Esempi di gruppi con ammissibilità obbligatoria sono le famiglie a basso reddito, i bambini, le donne incinte e gli individui che ricevono un reddito previdenziale supplementare (SSI). L’Affordable Care Act del marzo 2010 (Obamacare) ha creato l’opportunità per gli stati di espandere il Medicaid per coprire quasi tutti gli americani a basso reddito di età inferiore ai sessantacinque anni. Dopo il 2010 si sono iscritte circa dodici milioni di persone.

I costi del Medicaid stanno inondando i bilanci statali, passando dal 9% nel 1989 al 20% di oggi. La maggior parte dei finanziamenti proviene da tutti i contribuenti americani, mentre una minoranza proviene dai contribuenti di ciascuno stato partecipante. I pagamenti del Medicaid ammontavano a $117 miliardi nel 2000 e a $589 miliardi nel 2023; si prevede che ammonteranno a $879 miliardi nel 2033.

La previdenza sociale è uno dei più grandi programmi governativi al mondo, la quale versa centinaia di miliardi di dollari ogni anno. Nel 2021 179 milioni di persone hanno versato le tasse alla previdenza sociale e l'attuale aliquota fiscale per la previdenza sociale è del 6,2% rispettivamente per il datore di lavoro e per il dipendente, ovvero il 12,4% totale sulla retribuzione del dipendente.

Sessantasette milioni di americani riceveranno le prestazioni della previdenza sociale nel 2023. La popolazione stimata combinata degli stati americani di Ohio, Georgia, Carolina del Nord, Michigan, New Jersey e Virginia sarà equivalente al numero di americani che usufruiranno della previdenza sociale quest'anno. La previdenza sociale fornisce prestazioni pensionistiche e reddito di invalidità a persone qualificate e ai loro coniugi, figli e superstiti. I lavoratori devono avere almeno sessantadue anni e aver pagato le tasse alla previdenza sociale per un minimo di dieci anni per poterne beneficiare.

La durata della vita adulta era di circa cinquantotto anni nel 1930 e di settantanove anni nel 2020. Il numero di lavoratori che pagava le imposte sui salari era di circa cinque per ciascun beneficiario nel 1960 rispetto a circa 2,7 per ciascun beneficiario nel 2023. La popolazione americana sta invecchiando e le famiglie hanno meno figli; ciò rappresenta un grande problema per il finanziamento della previdenza sociale.

Alcuni americani ricevono contemporaneamente i benefici di Medicare e previdenza sociale: come diciamo in America, piuttosto che lasciare raddoppiano.


Realtà fallimentare

Una relazione del Government Accountability Office (GAO) del 2015 ha rivelato che $60 miliardi del budget di Medicare sono andati persi nel 2014 a causa degli sprechi. Ha anche scoperto 23.400 indirizzi falsi o errati nell'elenco dei fornitori del Medicare.

Quest'ultimo ha ripetutamente marcato enormi superamenti dei costi, è stato riformato innumerevoli volte e ha imposto una serie infinita di controlli sui prezzi a medici e ospedali. Il controllo dei prezzi riduce la concorrenza del libero mercato, portando a una minore efficienza e a prezzi più alti.

Il consiglio di amministrazione del Medicare prevede che le riserve del fondo fiduciario dell'assicurazione ospedaliera (HI), le quali finanziano il Medicare Parte A, si esauriranno nel 2031. Successivamente le entrate del programma saranno in grado di coprire l'89% dei benefici previsti. Come faranno gli ospedali e i medici a gestire un deficit dell’11% nei pagamenti dei rimborsi Medicare?

La letteratura pubblica sul futuro fallimento del programma Medicaid è quasi nulla, quindi non è possibile prevedere una data. Il consiglio di amministrazione della previdenza sociale, nella sua relazione del 2023, prevede che le riserve del fondo fiduciario dell’assicurazione per la vecchiaia e i superstiti (OASI) si esauriranno nel 2033. Le entrate fiscali correnti saranno sufficienti a pagare il 77% dei benefici previsti dopo tale data. I beneficiari in quell'anno vedranno il loro pagamento mensile ridotto del 23%. Molti pensionati americani oggi fanno affidamento esclusivamente sulla previdenza sociale per pagare generi alimentari, premi assicurativi sulla casa e utenze. Potrebbero sopravvivere a una riduzione del 23% del loro reddito anno dopo anno?


Possibili soluzioni

I programmi di assistenza sociale in America non andranno in bancarotta da un giorno all’altro, ma nel corso di molti decenni. Le riforme non risolveranno rapidamente questo problema, ma rappresenterebbero un passo avanti verso una situazione più sostenibile. Alcune possibili riforme di Medicare e previdenza sociale consistono nel consentire ai contribuenti di età inferiore ai quarantacinque anni di rinunciare a benefici futuri senza alcun impatto fiscale e di vivere con i loro conti 401(k), Roth IRA o altri redditi, considerando perduti tutti i soldi pagati in tasse per suddetti programmi. Un’altra opzione è quella di consentire a queste persone di rinunciare ai loro benefici e di reindirizzare i loro futuri pagamenti fiscali verso conti sanitari e pensionistici separati dai 401(k). I beneficiari attuali e futuri di Medicare e previdenza sociale potrebbero anche scegliere di ricevere benefici ridotti in base alle realtà finanziarie prima o dopo i fallimenti di questi programmi.

Ryan McMaken, redattore esecutivo del Mises Institute, ha scritto un articolo a gennaio 2023 intitolato “Innalzare l’età della previdenza sociale a (almeno) 75 anni”, proponendo possibili idee di riforme. George Reisman ha scritto un lungo articolo nell’aprile 2011 intitolato “Come eliminare previdenza sociale e assistenza sanitaria statale” con soluzioni più dettagliate.

Le riforme del Medicaid che affrontano la frode sono perseguite da molti stati e dal governo federale. Alcuni metodi di frode si trovano nella lista di controllo antifrode dei Centers for Medicaid e Medicare Services. L'elenco aggiornato delle persone soggette ad azioni esecutive federali è disponibile sul sito web dell'Ufficio dell'ispettore generale. Le azioni esecutive indicate hanno fruttato sanzioni legate a una condanna per frode.

Una riforma unica e valida per tutti e tre questi programmi sociali non è possibile. Alcuni dicono di abolire ogni programma adesso e lasciare che il libero mercato fornisca una guida per uscire dal caos, ma la logistica della cura di un membro della famiglia anziano e malato non è facile, anche quando la famiglia è preparata finanziariamente, fisicamente e spiritualmente. La riforma dei diritti sociali è inevitabile e la gente comune dovrà sopportare il peso di un loro fallimento.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Hayek ci aiuta a capire il motivo per cui le persone stanno perdendo la testa

Mar, 26/09/2023 - 10:05

 

 

di Barry Brownstein

Di recente ho visto una decalcomania sul finestrino di un'auto con l'iconica immagine dell'orso e la didascalia: “Solo tu puoi prevenire il comunismo”.

Nell'umorismo c'è anche la verità. Prevenire il comunismo, come? La persona con la decalcomania, un caro amico di mia figlia, l'ha prevenuto continuando a studiare il perché è una minaccia esistenziale per l'umanità, tuttavia è sgomenta di quanti dei suoi coetanei hanno adottato posizioni collettiviste e non sono disposti a considerare le alternative.

Come lei, conosco molte persone ben intenzionate che hanno adottato posizioni antitetiche alla libertà e tuttavia sono preoccupate per il futuro dell'umanità come voi e me. Non sono ideologi impegnati a rovesciare la civiltà occidentale, ma le loro mentalità ci stanno portando lungo un pendio pericolosamente scivoloso.

Se sembra che i vostri amici ben intenzionati abbiano perso la testa, purtroppo è così e potreste essere in pericolo di perdere anche la vostra.

The Fatal Conceit di F. A. Hayek ci aiuta a capire il perché: abbiamo confuso causa ed effetto. La ragione non è la causa della civiltà; la ragione è un prodotto della civiltà.

Ciò che ci rende umani, la nostra mente e la nostra capacità di ragionare, non esistono separatamente dal nostro ambiente sociale. Quando gli altri cadono nella follia, potremmo essere compiacenti, credendo di poter conservare la nostra facoltà di ragionare; tuttavia le intuizioni di Hayek ci spingono a riconsiderare le nostre certezze.

Se la ragione esistesse separatamente dal proprio ambiente sociale, più persone resisterebbero alla tirannia; invece assistiamo a persone che esultano e rispettano gli ordini collettivisti emessi dalle autorità.

Se siete sicuri che avreste nascosto Anna Frank, o disobbedito all'ordine di uccidere gli ebrei in un campo di concentramento, potreste ingannarvi: il famoso autore Primo Levi, nel suo resoconto del periodo trascorso ad Auschwitz, scrisse:

Dobbiamo ricordare che questi fedeli seguaci, tra cui i diligenti esecutori di ordini disumani, non erano torturatori nati, non erano (salvo poche eccezioni) mostri: erano uomini comuni. I mostri esistono, ma sono troppo pochi per essere veramente pericolosi. Più pericolose sono le persone comuni, i funzionari pronti a credere e ad agire senza porsi domande.

Usando le idee di Hayek, possiamo chiederci perché così tanti “fedeli seguaci” perdono la testa e la capacità di ragionare mentre la civiltà regredisce.

In The Fatal Conceit, Hayek spiega: “L’essere umano non nasce saggio, razionale e buono, ma gli deve essere insegnato a diventarlo. Non è il nostro intelletto che ha creato la nostra morale; piuttosto sono le interazioni umane governate dalla nostra morale che rendono possibile la crescita della ragione e delle capacità a essa associate”. Hayek si ispirò a David Hume, il quale disse: “Le regole della moralità [...] non sono le conclusioni della nostra ragione”.

Hayek ce lo spiegò meglio: “Le richieste del socialismo non sono conclusioni morali derivate dalle tradizioni che hanno formato l’ordine esteso che ha reso possibile la civiltà”. In altre parole, i socialisti non vogliono semplicemente modificare il sistema per tirare fuori il meglio di noi. “[i socialisti] tentano di rovesciare le tradizioni mediante un sistema morale progettato razionalmente il cui fascino dipende dal fascino istintivo delle sue conseguenze promesse”. In breve, siamo sedotti da qualsiasi promessa di alleviare la sofferenza umana.

Perché ne siamo sedotti? Hayek scrisse: “[Noi] presumiamo che, dal momento che le persone sono state in grado di generare un sistema di regole che coordinano i loro sforzi, devono anche essere in grado di progettare un sistema migliore e più gratificante”.

Tuttavia Hayek capì che la civiltà non può essere costruita su false premesse solo perché sembrano allettanti: “Se l’umanità deve la sua stessa esistenza a una particolare forma di condotta guidata da regole di provata efficacia, non può sceglierne un’altra per amore dell’apparente gradevolezza dei suoi effetti immediatamente visibili”.

Hayek poi continuò con questo potente avvertimento: “La disputa tra l’ordine di mercato e il socialismo non è altro che una questione di sopravvivenza. Seguire la morale socialista distruggerebbe gran parte dell’attuale umanità e impoverirebbe il resto di essa”.

Possiamo essere un gruppo cattivo e brutale, ma dietro le quinte, senza alcuna direzione cosciente da parte nostra, il peggio di noi può essere corretto nel corso di un processo sociale: “Non è il nostro intelletto che ha creato la nostra morale, piuttosto sono le interazioni umane governate dalla nostra morale che rendono possibile la crescita della ragione e delle capacità a essa associate”.

Prendetevi un momento per riflettere su un'interazione sociale, o lavorativa, non forzata che ha tirato fuori il meglio di voi. Tali interazioni possono alterare permanentemente il vostro sguardo, il modo in cui vedete gli altri e voi stessi. Seduti a casa tentando di ragionare su uno stato “superiore”, non avreste mai fatto il salto o conosciuto la necessità di alterare il vostro sguardo.

Coloro che hanno una presunzione fatale non capiscono che “la nostra ragione è il risultato di un processo di selezione evolutiva tanto quanto lo è la nostra moralità”.

L’umanità, spiegò Hayek, “ha raggiunto la civiltà sviluppandosi e imparando a seguire regole [...] che spesso gli proibivano di fare ciò che il suo istinto richiedeva”. Dovevamo sostituire "fini comuni" con "regole di condotta astratte indipendenti dagli scopi"; obbedire a un "capo" decrepito non è libertà.

Pieni di arroganza, crediamo di essere "in grado di modellare il mondo attorno a [noi] secondo i [nostri] desideri". Accettati da questa presunzione fatale, il miracolo del mondo moderno passa inosservato. Pochi si chiedono chi o cosa sia "responsabile di aver generato questo straordinario ordine". L'intuizione di Hayek, “le regole della condotta umana che si sono evolute gradualmente (in particolare quelle che si occupano di [...] proprietà, onestà, contratti, scambi, commercio, concorrenza, guadagni e privacy)”, hanno generato l'ordine che diamo per scontato.

Molti si lamentano del minimo inconveniente, come ad esempio l’esaurimento delle scorte del loro cibo preferito in un supermercato, ma mostrano una “curiosa mancanza di curiosità su come il nostro ordine esteso sia effettivamente nato, come viene mantenuto e quali potrebbero essere le conseguenze della distruzione di quelle tradizioni che lo hanno creato e lo mantengono”. Quando bande sfrontate saccheggiano negozi di lusso, le loro azioni sono una conseguenza visibile di un ambiente sociale in cui i diritti di proprietà non sono più apprezzati.

Oggi l’ordine esteso viene meno. Man mano che tale ordine crolla, anche la nostra capacità di ragionare fa la stessa fine. Molti sono disposti a provare disgusto per coloro che sono al di fuori della loro tribù; molti hanno permesso che i limiti della loro mente venissero ridotti a identità tribali. Con la loro decisione di vedere le persone come “altri”, hanno perso la loro umanità.

Stiamo assistendo all’adozione della convinzione fanatica secondo cui, come scrive James Lindsay, “il razzismo creato dai bianchi a proprio vantaggio è il principio organizzativo fondamentale della società”. Coloro che si aggrappano a questa convinzione si comportano come i quadri ai tempi di Mao, punendo brutalmente coloro che non si piegano.

Ciò che Lindsay descrive oggi, Hayek ce lo diceva ai suoi tempi: “Lo scopo del socialismo non è altro che effettuare una riprogettazione completa della morale, della legge e del linguaggio, e su questa base eliminare il vecchio ordine” che, contrariamente all’evidenza, secondo i socialisti è responsabile di “condizioni inesorabili e ingiustificabili che impediscono l’istituzione della ragione, della realizzazione, della vera libertà e della giustizia”.

La civiltà e la capacità di ragionare continueranno a evolversi solo attraverso la nostra partecipazione volontaria a un processo sociale che abbraccia, secondo le parole di Hayek, “il peso del lavoro disciplinato, della responsabilità, dell’assunzione di rischi, del risparmio, dell’onestà, del rispetto delle promesse, così come [...] frenare con regole generali le reazioni naturali di ostilità verso gli estranei e di solidarietà verso coloro che sono come noi”.

La “progettazione deliberata”, imposta dai collettivisti, non rimetterà in piedi ciò che stiamo distruggendo.


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I giochi di prestigio del BLS sulle misurazioni dell'inflazione dei prezzi

Lun, 25/09/2023 - 10:06

 

 

di David Stockman

Due settimane fa è stato il giorno dell'ultimo aggiornamento, in ordine cronologico, sui numeri dell'indice dei prezzi al consumo e ci si poteva aspettare che una qualche anomalia nei dati mensili fornisse un promemoria sul fatto che il principale indice d'inflazione di Washington è pesantemente truccato.

Si dà il caso che, invece, il -33,6% contenuto nell'ultima relazione sui dati dell'inflazione dei prezzi debba presumibilmente rappresentare il calo annuale del costo dell’assicurazione medica!

Proprio così. Tutto ciò che riguarda il sistema medico è aumentato notevolmente in agosto su base annua, ma il fragoroso crollo (presumibilmente) dei costi dell'assicurazione sanitaria avrebbe salvato la situazione. Come mostrato di seguito, secondo il BLS l'indice per i servizi medici complessivi è sceso del -2,1% su base annua ad agosto, quando tutti gli altri componenti erano positivi.

Variazione annua dei servizi medici nell'indice dei prezzi al consumo e dei suoi componenti:

• Servizi odontoiatrici: +5,3%;

• Cura degli occhi:+3,4%;

• Medici: +0,3%;

• Servizi sanitari domiciliari: +6,9%;

• Servizi ospedalieri:+3,0%;

• Assistenza domiciliare: +6,1%;

• Assicurazione sanitaria: -33,6%;

Servizi Complessivi di Assistenza Sanitaria: -2,1%.

Inutile dire che la scomparsa di un terzo dei costi dell'assicurazione medica negli ultimi 12 mesi necessita di alcune "spiegazioni". La seguente citazione è il nostro amico Wolf Richter che ha agito nel modo più incisivo possibile, data l'assurdità dei risultati.

Ogni autunno il Bureau of Labor Statistics, che rilascia gli aggiornamenti sull'IPC, effettua aggiustamenti annuali nel modo in cui stima i costi dell’assicurazione sanitaria. Quindi distribuisce tali aggiustamenti come segue.

12 mesi. L’anno scorso, questo ciclo di aggiustamenti è iniziato in ottobre e quest’anno proseguirà fino a settembre [...].

L’inflazione nell’assicurazione sanitaria è difficile da calcolare perché cambiano numerosi fattori, non solo il premio ma anche i ticket, le franchigie, i massimali, cosa è coperto e cosa non lo è, i formulari dei farmaci, ecc. Esistono tutti i tipi di piani assicurativi e differiscono tutti a livello locale e statale.

Il BLS utilizza quindi un metodo diverso per stimare le variazioni dei prezzi dell’assicurazione sanitaria, il “metodo degli utili non distribuiti”, che lo stesso BLS spiega qui. Ogni anno in autunno, l’indice viene adeguato man mano che diventano disponibili più dati. L'intero indice è un dato annuale, suddiviso in incrementi mensili, basato sugli “utili non distribuiti” annuali delle compagnie di assicurazione. Pertanto le variazioni percentuali mensili dell'IPC sull'assicurazione sanitaria sono più o meno le stesse ogni mese per un periodo di 12 mesi, quindi vengono nuovamente aggiustate, di solito nel senso opposto.

Normalmente l’aggiustamento annuale non è un grosso problema, ma questa volta l’aggiustamento è stato ridicolmente gigantesco, con effetti totalmente perversi.

Nei 12 mesi precedenti fino a settembre 2022, l’IPC ha sovrastimato di una certa entità l’inflazione dell’assicurazione sanitaria. A settembre 2022 l’IPC sull’assicurazione sanitaria era aumentato del 28% su base annua, il che ha contribuito al forte aumento dell’IPC in quel momento.

Poi, nell’ottobre del 2022, l’aggiustamento è entrato in vigore. Da allora, ogni mese, l’IPC sull’assicurazione sanitaria, grazie a questo odioso aggiustamento, è crollato mese dopo mese di un ridicolo 4%, più o meno. A luglio è crollato del 4,1% rispetto a giugno.

Questo crollo del 4% su base mensile, rispetto all'aumento del 2% su base mensile dell'anno precedente, rappresenta un'oscillazione su base mensile di 6 punti percentuali!

Questo grafico mostra le variazioni percentuali mensili dell'indice dei prezzi al consumo sull'assicurazione sanitaria, compresi gli ultimi 10 mesi dopo gli odiosi e ridicoli aggiustamenti.

Quindi sì, se si crede a tutto quanto sopra, i prezzi dell’assicurazione sanitaria sono crollati di oltre un terzo e l’inflazione di lungo periodo nell’indice complessivo dell’assistenza medica si è trasformata in un grosso fattore negativo. E poi, se i cani potessero parlare, anche il mondo potrebbe essere uno splendido coro.

Se il BLS facesse solo disinformazione pubblica, questo tipo di assurdità lascerebbe il tempo che trova: solo l'ennesimo caso di burocrati che sostengono sei cose impossibili prima di colazione. Ma, sfortunatamente, il BLS è l’ancella della FED nel business molto serio della microgestione dell’inflazione e della stampa di denaro.

Quindi tutte queste anomalie – come il fatto che l’OER (affitto equivalente al proprietario) che rappresenta il 24% del peso dell’IPC non viene nemmeno misurato ma imputato – contano molto. Nel caso attuale, infatti, il presunto crollo del 33,6% dell'assicurazione sanitaria ha avuto un impatto schiacciante sulle macchinazioni della FED e nemmeno del tipo positivo.

Vale a dire, gli attuali banchieri centrali attorno a Jay Powell hanno praticamente ammesso che hanno pochissimo controllo su beni con prezzi a livello mondiale come energia, prodotti alimentari, altre materie prime e la maggior parte dei beni durevoli provenienti dalla Cina e le catene di fornitura offshore a basso costo di manodopera.

Così Powell ha iniziato a parlare di tasso d'inflazione “supercore” che si basa sulle componenti dei servizi dell’IPC escludendo le voci relative agli immobili. In quest’ultimo caso anche i vertici della FED sembrano riconoscere che il lasso di tempo tra l’azione politica nell’Eccles Building e l’impatto sul tasso d'inflazione misurato potrebbe essere estremamente esteso e incerto, perché gli immobili si basano ora sulle variazioni del livello degli affitti, non sui prezzi delle case.

Il problema è che l’aumento dei tassi soleva causare un brusco calo della domanda di acquisti di nuove case e di finanziamenti ipotecari, fornendo così un collegamento breve e diretto tra gli aumenti dei tassi d'interesse e la riduzione dei valori dell'inflazione dei prezzi delle case. Ma quel collegamento si è interrotto quando i prezzi delle case sono stati banditi dall’indice dei prezzi al consumo negli anni ’80. La loro sostituzione con gli affitti aveva ovviamente qualche merito concettuale, anche se richiedeva al BLS di chiedere agli intervistati di fare un'ipotesi azzardata a quanto avrebbero affittato le loro magioni, se si fossero trasferiti in un tipì, ecc.

Naturalmente quando i tassi d'interesse vengono rialzati bruscamente per combattere l’inflazione come sta succedendo adesso, l’effetto principale è che alla fine si provoca un calo delle nuove costruzioni, soprattutto di unità in affitto. Tuttavia, a parità di condizioni, la maggior parte delle famiglie non prende in prestito denaro per pagare l’affitto (non per molto tempo almeno!), quindi l’impatto di tassi ipotecari più elevati è una riduzione dell’offerta ma nessuna riduzione materiale della domanda. Di conseguenza una politica monetaria più restrittiva porta ad un equilibrio domanda/offerta più ristretto nei mercati degli affitti rispetto a quanto sarebbe altrimenti, causando così un aumento dei prezzi degli affitti, non una loro diminuzione!

I due grafici seguenti illustrano questa disconnessione. I tassi ipotecari sono aumentati dal 3% al 7% negli ultimi due anni in modo classico, ma sia i tassi di affitto che quelli degli immobili sfitti hanno continuato a tendere al ribasso, suggerendo un calo minimo o nullo della domanda. Solo nel caso degli immobili in locazione negli ultimi mesi si è registrato un leggero aumento delle superfici sfitte. Nel complesso, quindi, il martello del rialzo dei tassi d'interesse ha perso la sua efficacia rispetto al 34,4% del paniere IPC rappresentato dagli affitti.

In ogni caso, il canale di trasmissione monetaria per gli immobili è diventato decisamente torbido, quindi Powell & Co. l'hanno semplicemente rimosso dall’indice “supercore”. Nessun problema, nessun pensiero!

Aggiungerei, però, non così in fretta. Il tasso di variazione annuo (linea viola) dell'indice degli affitti è in aumento negli ultimi tre mesi, con un peso del +6,0% in agosto. Di conseguenza il tasso del 3,5% annuo (linea nera) pubblicato ad agosto potrebbe essere stato l'ultimo in termini di precedente tendenza al ribasso.

I cinici hanno capito da tempo perché la FED preferisce escludere i prodotti alimentari e l’energia dall’indice di inflazione, dato che queste voci sono in forte aumento su base ciclica. Ma ora, a quanto pare, stanno accantonando un terzo elemento dell’intero paniere dell’inflazione, quando questa sta ancora aumentando a un ritmo annuo del 3-4%. Almeno così possono dire di stare vincendo sull'inflazione.

Variazione dell'indice degli affitti, mensile e annuo, da marzo 2020 ad agosto 2023

Ahimè, tutto ciò ha portato a una commedia di parametri di riferimento sempre più ristretti. Vale a dire, le componenti dei servizi rappresentano il 61,7% del peso dell’IPC, ma quando si tolgono gli affitti ciò che rimane è solo il 27,3% del paniere totale dell’IPC. Questo è il tanto pubblicizzato “IPC supercore”.

E questa non è nemmeno la metà della storia. Si scopre che il dato assolutamente falso del -2,1% annuo per i servizi di assistenza medica rappresenta un modesto 6,4% dell’IPC complessivo, ma il 23% di quello “supercore”. In altre parole, una completa aberrazione statistica ha abbassato artificialmente il ritmo di aumento del parametro che ora si trova in primo piano e al centro delle attenzioni della FED per quanto riguarda l'inflazione dei prezzi.

Il grafico qui sotto, per gentile concessione di Zero Hedge, non è altro che la pistola fumante. Nonostante il massiccio aiuto derivante dall'inflazione negativa dei servizi medici, il “supercore” è comunque cresciuto dello 0,53% su base mensile e del 4,08% su base annua.

Ma ecco il punto: come evidenziato dalle barre verdi su base mensile nel grafico qui sotto, dallo scorso ottobre gli aumenti dell’IPC “supercore” hanno marciato rapidamente verso il basso, portando la lettura annua (linea nera) costantemente al ribasso. Ma ricordiamo i punti di Wolf Richter sopra: durante l’anno fiscale precedente terminato a settembre 2022, l’indice dell’assicurazione sanitaria era aumentato del 28%.

In breve, il cosiddetto metodo “supercore” ha sovramisurato un quarto del paniere IPC su cui la FED si concentra e lo sta ora sottomisurando di un ammontare ben superiore durante l’anno fiscale 2023. Ma non temete, il “supercore” annuo che tornerà di nuovo in salita dopo qualche mese di ritardo mentre ci avviciniamo al 2024.

Tasso d'inflazione supercore, dal 2017 al 2023. Fonte: Bloomberg

Ecco la variazione mensile annua dell'indice dei servizi IPC e della relativa componente dei servizi di assistenza medica per gli ultimi 22 mesi. Nel tentativo di regolare il tasso d'inflazione sull’obiettivo arbitrario del 2,00%, la FED sta in realtà marciando al ritmo degli statistici del BLS che si sono persi nei meandri della misurazione dell’inflazione.

La componente complessiva dei servizi nell’IPC (barre viola) è aumentata costantemente dal 3,2% annuo nel settembre 2021 a un picco del 7,4% nel settembre 2022, a causa della salita ancora più ripida della sottocomponente dei servizi medici (barre nere). Quest'ultima è salita dallo 0,8% al 6,5% durante quel periodo di 12 mesi sulla scia dell'aumento annuo del 28% nel proxy dell'assicurazione medica.

Da allora la quota delle prestazioni mediche è scesa al livello già menzionato – 2,1% nell'agosto 2023. A sua volta, il valore complessivo dei servizi è sceso al +5,4%, quasi interamente a causa del falso crollo della linea nera per i servizi medici.

In breve, le letture dell’IPC dei servizi durante i mesi dell’anno fiscale 2022 sono state significativamente sopravvalutate a causa del proxy dell’assicurazione sanitaria, mentre quelle degli ultimi 10 mesi sono state drasticamente sottostimate. Si può affermare con certezza che l’inflazione complessiva dei servizi – le componenti dell’indice dei prezzi al consumo che le politiche di gestione della domanda della FED possono eventualmente influenzare – è salita ben al di sopra del 6% e in realtà è ancora lì, come rivelerà quasi certamente il fattore di aggiustamento dell’assicurazione sanitaria per l’anno fiscale 2024.

Invece di celebrare la sua vittoria sull’inflazione troppo alta, la FED dovrebbe chiudere i boccaporti perché tra 2 o 3 mesi l’intero “progresso sull’indice supercore dell'inflazione” si rivelerà l'ennesima favoletta del BLS per spacciare illusioni.

Variazione annua nell'IPC dei servizi e dei servizi medici, da settembre 2021 ad agosto 2023

Inutile dire che chiunque abbia la testa sulle spalle non potrebbe mai credere che il settore dei servizi medici, intrinsecamente inflazionistico e finanziato dallo stato, sia passato violentemente alla deflazione, come implicito dal grafico qui sopra.

Eppure è proprio lì che il politburo monetario si trova ora impalato: strizzare l'occhio al 27% dell'IPC (ovvero la parte “supercore”) per calibrare i suoi "strumenti" anti-inflazione quando questo parametro è talmente distorto dall'incredibile proxy dell'assicurazione sanitaria che non vale la carta su cui è stampato.

In questo contesto, notiamo poi che ci troviamo ora in un mondo in cui la regolamentazione bancaria tramite i cuscinetti di riserva di liquidità è stata abolita a favore della regolamentazione del coefficiente patrimoniale tramite la Dodd-Frank e la sua progenie normativa. Ciò significa che non c'è alcuna necessità delle operazioni di mercato aperto della FED e quindi di qualsiasi obiettivo d'inflazione, per non parlare di quello infondato al 2,00%.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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