Questa volta è l'occupazione
Autore: Llewellyn H. Rockwell, Jr.
Data: 9 dicembre 2008
Fonte: Now it's jobs
Il declino sta seguendo un corso tanto prevedibile, giorno per giorno, che la gente in grado di comprendere il ciclo economico non ha neppure bisogno di leggere le ultime notizie. Puoi intuire quanto accadrà a breve perchè i fatti si susseguono come da manuale, anche se vengono continuamente annunciati con toni di sorpresa.
La stampa che si occupa della recessione si comporta come i cronisti di un comitato che ignori del tutto la legge di gravità ma nonostante ciò sia stato incaricato d'osservare cosa accade quando lasci precipitare un peso dall'alto.
Continuano a compilare relazioni colme di sorpresa su come i pesi precipitino – che bizzarro e spiacevole evento – e poi si lambiccano in modi per impedire che accada attraverso interventi esterni. Raccomandano salvataggi, spese, programmi, controlli e inflazione.
Vorresti attirare la loro attenzione e spiegare: ciò che state osservando è parte della struttura stessa della realtà e non c'è nulla che possiate fare per fermarla. Potete coprirvi gli occhi, elaborare giochi di specchi, fare salti mortali, speculare e chiacchierare e denigrare ciò che volete. Ma alla fine il declino non è che il risultato necessario ed inevitabile della precedente espansione. Deve essere lasciato proseguire lungo il proprio corso.
Recentemente ad esempio abbiamo registrato un impennarsi della disoccupazione, ora al 6,7% secondo statistiche ufficiali. Ecco il lato umano della recessione. E' anch'essa conseguenza inevitabile dell'espansione. Persone assunte in eccesso in industrie gonfiate dalla bolla vengono trasferite dai settori fallimentari verso quelli produttivi con un notevole costo di transizione. Le paghe si aggiustano al ribasso e la gente si sposta da attività non economiche ad altre più salde economicamente.
Quel che fa uscire matti è il modo in cui tutto ciò viene raccontato come qualcosa di rimediabile, come se fosse un ordine di marcia per Washington. Una banca sta per fallire? Qualcuno dovrebbe salvarla! I prezzi degli immobili stanno crollando? Spendete miliardi per rivitalizzarli. La gente perde il lavoro? Create nuovi posti o elargite sussidi per fa durare più a lungo la loro disoccupazione.
La disoccupazione in particolare è stato il tema che ha portato a molte calamità del XX secolo. La questione in sé è soprattutto artificiale nel senso che si origina dai cicli di espansione e recessione essi stessi conseguenza della politica di credito facile della banca centrale. In una società basata su moneta reale non vi è problema di disoccupazione. Questo perchè, come scrisse Mises, nel libero mercato tutta la disoccupazione è puramente volontaria.
Cosa si intende con questo? E' una caratteristica della realtà stessa: viviamo in un mondo scarso quindi c'è sempre ed ovunque bisogno di lavoro. Professioni economicamente utili comportano un ritorno in termini di stipendio, agendo come compensazione dei costi opportunità del lavoro rispetto al tempo libero e riflettendo il valore del lavoro rispetto al risultato. Poiché esiste sempre del lavoro da fare a qualche prezzo, la disoccupazione non è caratteristica dell'economia di mercato e questa è una delle ragioni per cui soltanto dal XX secolo si è cominciata a notare l'esistenza di lunghi periodi di disoccupazione. Il tentativo di “risolvere” il problema lo ha solo rafforzato.
Ma nelle economie caratterizzate da cicli economici non è soltanto il capitale ad essere malriposto in settori a cui non appartiene. L'occupazione segue le bolle provocate dal credito facile. Quando queste bolle scoppiano, gli impieghi vengono eliminati. Ci sono anche effetti d'amplificazione che si trasmettono da settore a settore. Si atttiva una riallocazione diffusa.
Non c'è ragione di credere che il lavoro sia meno capace di spostarsi da una linea di produzione all'altra rispetto al capitale. Ma quando esistono sindacati, livelli di salario minimo, privilegi ed altri interventi questi spostamenti possono richiedere più tempo di quanto dovrebbe e qui cominciamo a registrare alti tassi di disoccupazione che si protraggono ancora ed ancora.
Il modo più sicuro per garantire che il problema peggiori è tentare di risolverlo attraverso sussidi di disoccupazione, spese governative, programmi d'occupazione e via dicendo. Ciascuno di questi interventi ritarda l'aggiustamento necessario e prolunga la crisi.
Vedder e Gallaway dedicarono molti anni di studio alla questione della disoccupazione nel XX secolo e grazie ad una massa di dati storici mostrarono infine come l'intero problema fosse dovuto al tentativo di porvi rimedio. I risultati sono consultabili nel loro libro “Out of work”, un'opera che avrebbe dovuto segnare per sempre la fine degli interventi sul lavoro.
Purtroppo la classe politica non si cura dei fatti e della logica dunque si trincerano e persistono, con l'approvazione dei mezzi d'informazione, nel ripetere tutti gli errori del passato. Il punto di fondo è che queste persone possono creare tutta la disoccupazione che vogliono fintantochè continuano a provare a “far qualcosa” in proposito. La gente li lascia agire perchè il tema è tra i più allarmanti e spaventosi tra tutti quelli in materia economica. Di certo deve esserci qualcosa che la classe politica riesca a fare!
Se si fosse davvero sinceri nel non voler ripetere gli anni '30, la classe politica dovrebbe far nulla tranne tagliare le tasse e liberare il mercato del lavoro, in alternativa non faccia cose che “aiutino” il problema. Proprio come i gravi precipitano se li lasci cadere, così i mercati devono riaggiustarsi durante una recessione.
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