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Placebo e nocebo

Partiamo dalle basi: cosa è un placebo e perché sta alla base di questo blog.

 

Sulla definizione esatta di placebo non c'è accordo unanime nel mondo scientifico, ma possiamo farci un'idea scorrendo varie definizioni ritenute corrette.
Possiamo scoprire così che, se non esiste al momento una definizione univoca universalmente accettata, le ragioni alla base dell'effetto placebo sono ancora per lo più ignote alla scienza. Non di meno, il placebo è alla base della moderna medicina e della produzione di farmaci.

 

Placebo: definizioni.

Secondo molte fonti, con il termine placebo (dal latino: piacerò) si intende "qualsiasi sostanza inattiva (priva di principio attivo) o qualsiasi terapia, che somministrata al paziente come efficace, provoca miglioramento".

Il libro "Placebo e dintorni" [1] riporta:

La definizione del placebo più esauriente è probabilmente questa: «Placebo è ogni procedura deliberatamente attuata per ottenere un effetto o che, anche senza che se ne abbia nozione, svolge un’azione sul paziente o sul sintomo o sulla malattia, ma che oggettivamente è priva di ogni attività specifica nei confronti della condizione oggetto di trattamento. Tale procedura può essere attuata con o senza consapevolezza che si tratti di un placebo». E ancora: «Tale procedura include pertanto tutte le direttive mediche, indipendentemente dal fatto che si tratti di farmaci orali o parenterali, di preparazioni per uso topico, di inalanti, di procedure meccaniche, chirurgiche o psicoterapiche». (...) Si tratta in realtà di una sintesi di più definizioni date da Shapiro tra il 1964 ed il 1971.
(...) si evince che il placebo non si identifica necessariamente con un composto (anche se questa è l’eventualità più frequente), ma può essere una qualsiasi terapia anche non farmacologica. (...)
La stessa formulazione di una diagnosi può fungere da placebo e sortire già di per sé un effetto favorevole in un paziente che abbia esigenza di chiarire la natura dei suoi disturbi.

Prontuario.it [2] sintetizza il tutto con questa definizione: 

Per effetto placebo si intende una serie di reazioni dell'organismo ad una terapia, non derivanti dai principi attivi insiti dalla terapia stessa, ma dalle attese dell'individuo. In altre parole, l'effetto placebo è una conseguenza del fatto che il paziente, specie se favorevolmente condizionato dai benefici di un trattamento precedente, si aspetta o crede che la terapia funzioni, indipendentemente dalla sua efficacia "specifica".

L’effetto placebo registra percentuali di successo, cioè miglioramento dello stato del paziente eguale al farmaco che sostituisce, a volte del 50%.

Prontuario.it ha intervistato l'autore di "Effetto placebo e dintorni":

- L'effetto placebo ha una base esclusivamente psicologica o anche organica?
- L'origine dell'effetto placebo non è affatto solo psicologica, ma mediata da una reale liberazione, da parte del sistema nervoso centrale (cervello e midollo spinale), di oppiacei endogeni (dimostrati) e cannabinoidi endogeni (probabili), ormoni e neurotrasmettitori. Nei soggetti trattati con placebo, inoltre, si è osservata una stimolazione del potenziale immunitario. Anche il "condizionamento" e le "attese", che giocano un ruolo nell'effetto placebo, non sono esclusivamente di ordine psicologico, ma sono sostenute anche da questa complessa reazione biochimica.

- Esistono categorie di soggetti particolarmente propense o, al contrario, "resistenti" all'effetto placebo?
- Non esiste un profilo psicologico ben definito che consenta di stabilire a priori chi sperimenterà in misura più o meno marcata l'effetto placebo. Oltretutto tale effetto è contrassegnato da una grande variabilità, non soltanto su base geografica o socioculturale, ma anche nello stesso individuo, in relazione alla situazione specifica, al contesto e allo stato psico-emotivo presente in un determinato momento.

- In quali condizioni/patologie tende a manifestarsi in misura più consistente?
- L'effetto placebo è più evidente nell'ambito delle patologie cosiddette "funzionali" (caratterizzate sia da quadri propriamente psichiatrici, come schizofrenia, psicosi, neurosi e ipocondria, sia da disturbi correlati a un'alterata motilità gastrointestinale, come nel caso della dispepsia non organica e del colon irritabile). Ma, sorprendemente, possono risultare ottimi responder anche soggetti affetti da malattie di natura chiaramente organica (per esempio, osteoartrite, artrite reumatoide, ulcera, coronarosclerosi, morbo di Parkinson, verruche). Esistono pure esempi sconcertanti di "chirurgia placebo" di efficacia pari o superiore a quella della chirurgia "vera".

Infine, l'effetto placebo ha un ruolo di assoluto rilievo nella pratica medica in quanto è anche usato per costituire un controllo adeguato nella ricerca clinica: dagli anni '50 del '900 è infatti un elemento basilare della sperimentazione farmacologica e, in particolare, della valutazione dell'efficacia dei trattamenti nell'ambito di studi clinici controllati.
Come ci ricorda wikipedia:

Nella sperimentazione clinica, un nuovo farmaco si giudica efficace solo se dà risultati significativamente diversi da un placebo. La sperimentazione circa l'effetto placebo avviene in doppio cieco, dove né chi compie il test - medico - né il paziente sono al corrente di quale sia il farmaco e quale il placebo.

Ciò significa che qualunque farmaco, per essere approvato, deve dimostrare di essere più efficace di un placebo, che è per definizione una terapia o un farmaco inerte.

 

Passiamo ora all'effetto simmetricamente opposto al placebo: il nocebo.

Secondo wikipedia, il termine nocebo (dal latino: nuocerò) viene "utilizzato per etichettare le reazioni negative o indesiderate che un soggetto manifesta a seguito della somministrazione di un falso farmaco completamente inerte, ma da esso percepito nocivo".

Il blog La cultura come medicina [4] riporta: 

(...) esiste anche l’effetto nocebo, quando il paziente credendo di prendere un determinato medicinale si aspetta anche i suoi effetti collaterali . E’ il caso di pazienti, che affetti da carcinoma dello stomaco sono stati trattati con una soluzione fisiologica al posto del farmaco specifico. Convinti di essere stati sottoposti a chemioterapia incominciarono a perdere i capelli, uno dei principali effetti collaterali nei malati trattati con farmaci antitumorali.

L'autore di "Effetto placebo e dintorni" torna sul fattore fiducia:

L'effetto nocebo, ovvero l'induzione di effetti indesiderati, dipende soltanto dall'esistenza di uno scadente rapporto tra paziente e medico, o dalla diffidenza (quasi sempre associata) circa la validi tà del trattamento consigliato. Per evi tare l'effetto nocebo, dunque, si deve lavorare soprattutto sulla relazione di fiducia, cercando di costruire una sorta di alleanza tra il dispensatore e il desti natario della terapia.

Ciò che appare evidente è il potere della nostra mente, l’infinito potenziale che possiede, in grado di stimolare processi di recupero della salute.

E' tutta una questione di fiducia. Il punto è stabilire verso chi o cosa.

Ci torneremo.

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[1] pensiero.it/pensiero/htm/editore/mese/mese0104_cap3.htm

[2] prontuario.it/cont/Area-Parafarmaco/Approfondimenti/Articoli/0903/0600/effetto-placebo-capirne-la-natura-.asp

[3] it.wikipedia.org/wiki/Placebo_%28medicina%29

[4] dabpensiero.wordpress.com/2009/06/12/leffetto-placebo