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Il declino del dollaro e la strategia monetaria cinese

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Questo articolo descrive in che modo la Cina può svincolare i suoi destini da quelli di un dollaro in costante declino legando lo yuan all’oro. Ci sono pochi dubbi sul fatto che questo Paese abbia un sufficiente accesso ad un appropriato ammontare di metallo giallo per tentare questa operazione. Attualmente, l’interesse del gigante asiatico è tutto indirizzato a preservare il dollaro e non distruggerlo perché è esattamente in tal modo che i principali interessi cinesi all’estero possono essere protetti.

Tuttavia, un ritorno ad un sistema monetario aureo da parte cinese richiede un cambio di rotta a livello politico da parte delle pratiche interventiste perpetrate da Xi, programmando – piuttosto – un ritorno alla visione originaria come disegnata da Den Xiaoping. Una moneta sonante può essere duratura ed i suoi effetti esplicitarsi in modo sano e completo solo se viene stabilita una relazione distaccata tra l’apparato pubblico e l’economia privata.

Di tutte le principali economie mondiali, quella cinese è quella che possiede in miglior modo le caratteristiche necessarie per implementare una soluzione basata sul ritorno ad una moneta sonante. Tuttavia, al momento è difficile intravedere l’implementazione delle riforme necessarie affinché possa essere attuato tutto ciò; purtuttavia, un collasso generalizzato a livello globale del regime finanziario costruito sul denaro fiat sembra fornire lo strumento mediante il quale tali riforme e riaggiustamenti possano essere attuati.

Introduzione

Nell’approfondimento della scorsa settimana ho esaminato la posizione del dollaro USA, dato lo stato delle attuali politiche monetarie della FED, concludendo che è estremamente probabile che il dollaro emesso dalla banca centrale statunitense diventi senza valore alcuno per la fine di quest’anno. Le conseguenze per tutte le altre valute principali – l’euro, la sterlina e lo yen – avranno una natura simile, dal momento che è probabile che anche esse cadranno assieme al dollaro. Questo perché gli Stati che adottano tali valute implementano le medesime politiche monetarie e sono vittima delle medesime fallacie macroeconomiche, e – soprattutto – in considerazione del fatto che la Banca dei Regolamenti Internazionali, il G7 e il G20 sono uniti nell’implementare delle politiche macroeconomiche congiunte. Sebbene l’intenzione di tutti questi accordi sia quella di far sì che vi sia una capacità di lavorare assieme, l’unica cosa che sperimenteremo tutti quanti assieme sarà un bell’annegamento.

Le nazioni “anticonformiste” e per questo tenute ai margini di dette organizzazioni sono la Russia e la Cina. La Russia si sta palesemente mettendo in gioco per proteggersi dal rischio inflazionistico legando la sua valuta all’oro – e su questo punto non credo ci siano punti su cui poter discutere –; la posizione cinese è tuttavia più complessa. La sua leadership economica fa affidamento sull’inflazione del credito bancario per finanziare i suoi piani di investimento in infrastrutture (come anche gli investimenti non finanziari e legati al settore privato, il cui volume non è mai stato così alto dal 1980) mediante delle banche statali. Purtuttavia, la Cina è anche lo stesso Stato che si è assicurato che la sua popolazione possedesse delle ingenti quantità di oro fisico e che ha investito nella produzione mineraria; dei fatti – questi – che l’hanno resa di gran lunga il più grande produttore d’oro a livello nazionale (facendo sì, in questo modo, che l’oro cinese non lasci la madrepatria).

Dal momento che la Cina ha guadagnato una posizione dominante su più o meno tutto il mercato mondiale di oro fisico, la Cina è la più grande detentrice d’oro a livello mondiale. Sembra che i suoi leader abbiano capito l’importanza del metallo giallo nel garantire la stabilità monetaria sebbene – allo stesso tempo – stia giocando la stessa partita neokeynesiana giocata dalle sue controparti occidentali.

L’oro cinese

L’aspetto più controverso dei miei precedenti commenti circa l’appropriazione da parte cinese di un così grande ammontare d’oro è relativa alla parte di questo ammontare che non è dichiarato. Tuttavia, la strategia cinese è stata da sempre chiara. nel 1983 la “Banca del Popolo” ha ricevuto un mandato da parte del Partito Comunista Cinese per gestire in via monopolistica l’acquisizione statale di oro e argento, con la proprietà privata degli stessi metalli che era ancora proibita. Questo si accordava pienamente con il monopolio della Banca del Popolo nella gestione del commercio di valute estere, confermando che – almeno nel 1983 – la leadership comunista ed i suoi consiglieri ritenevano tanto l’oro quanto l’argento delle forme di moneta.

Sono passati diciannove anni prima che la Banca del Popolo aprisse lo “Shanghai Gold Exchange”, lasciando per la prima volta che dei privati cittadini potessero comprare e spedire oro e argento. Dopo una intensa campagna pubblicitaria, il mercato per gioielleria d’oro a 24 carati esplose e (assieme agli investimenti in oro) dal 2002 i ritiri di depositi dai forzieri dello SGE sono ammontati a circa 17500 tonnellate, una cifra aggiustata per la quantità d’oro grezzo ritirato e poi ridepositato per la ridefinizione. Per essere coerenti con le politiche relative all’oro dopo che lo SGE si è aperto al mondo degli affari, questi diciannove anni devono essere stati per forza usati dalla Cina per acquisire delle ulteriori tonnellate di oro non dichiarato. Ma ci sono degli analisti che assumono che il pubblico deteneva illegalmente oro fino a prima del 2002; di conseguenza una cifra intorno alle 17mila tonnellate (al netto dell’ammontare di oro grezzo) sembra essere una stima ragionevole per quanto riguarda la quantità di oro privatamente detenuto.

L’opportunità per lo Stato cinese di costruire un tesoretto d’oro prima del 2002 sembrava esserci. Immediatamente dopo il mercato rialzista (il cui massimo è stato raggiunto il 21 gennaio 1980), l’oro è entrato in una fase ribassista del suo mercato che dura da 19 anni che passa dal valore di 850 dollari di quel pomeriggio ad un valore minimo assoluto di 256,8 dollari nel luglio 1999. Ma nel gennaio 2002, l’oro era ancora a quei livelli assumendo un valore di 280 dollari. Ed anche in quell’occasione vi fu un importante numero di venditori: banche svizzere (i più grandi detentori al tempo) che cercavano di tirarsi indietro da quegli investimenti di portafoglio in oro vennero di fatto lasciate senza oro1; così come le banche centrali e tutte le fonti ufficiali ridussero le loro riserve auree di 3450 tonnellate  ma è stato il loro noleggio di oro a rilasciare sul mercato un quantitativo ammontante a 12-16000 tonnellate d’oro (Veneroso, 2005).

Nel frattempo, la domanda d’oro è stata assorbita dall’espansione del mercato dei derivati, principalmente quello dei contratti forward LBMA e quello dei futures Comex. In tutti questi anni l’offerta di oro minerario è stato di 43800 tonnellate. Diversi attori hanno contribuito all’assorbimento di tutto quell’oro che non è stato usato nella produzione di gioielleria, che – probabilmente – ammontava a 25000 tonnellate.

La politica statunitense in merito è stata quella di cancellare secoli di storia di economia monetaria mediante il rigetto dell’uso monetario dell’oro e imponendo l’uso dei dollari emessi dalla FED come valuta di riserva. Una nuova generazione di facoltosi arabi sono passati alla parte dei neokeynesiani, preferendo investire in azioni piuttosto che in oro (l’opposto di quanto avevano fatto i loro antenati, i quali malvedevano gli asset finanziari così come le valute straniere). Ma, se analizziamo a fondo la questione, questi furono gli anni di gestazione del capitalismo in Cina.

La leadership cinese, poiché aveva (ed ha tutt’ora) un certo grado di controllo sulla sua popolazione, è capace e dedita alla pianificazione di lungo periodo nella forma di piani quinquennali con degli obiettivi di lungo termini ad essi sottesi. Non è facilmente nascondibile il fatto che questi piani prevedessero una strategia che riguardasse l’oro, particolarmente dal momento che queste regolamentazioni hanno di fatto dato il mandato alla Banca del Popolo all’acquisto di oro per costruire le proprie riserve nazionali.

Dati tutti gli accordi di scambio della Banca centrale cinese, i quali hanno consentito alla leadership cinese di gestire l’implementazione di investimenti interni negli anni Ottanta e un volume di export sempre crescente negli anni Novanta, la Cina può benissimo essere riuscita ad accumulare  20mila tonnellate d’oro ai prezzi correnti, rappresentando approssimativamente il 10 percento dei flussi monetari della summenzionata banca centrale. La proverbiale riservatezza che vige nei mercati dell’oro avrebbe potuto fornire la copertura a tutti questi acquisti. Tutto quello che avrebbe dovuto fare la Banca Centrale cinese era acquistare una media di mille tonnellate d’oro all’anno; un’azione – questa – che, dati i flussi di metallo e le dinamiche di mercato che si stavano verificando nel mercato ribassista dell’oro, sarebbe sicuramente passata inosservata.

È solo avendo questa base che è possibile per noi fare delle previsioni grazie ad una palla di vetro dalle dimensioni di 20mila tonnellate. E c’è di più: dal 2002 la Cina ha proseguito nella sua importazione d’oro aggiungendo tale quantità a quella fornite dalle miniere allo scopo di assicurarsi che anche la sua popolazione si ritrovi per le mani una grande quantità d’oro. Che fosse o meno nelle loro intenzioni, la leadership cinese si è assicurata che ci fosse una quantità d’oro a 24 carati in circolazione, un fatto importante per far sì che la copertura della valuta cinese sia implementata in modo efficace.

Nel caso di un collasso generalizzato delle valute fiat, molte nazioni hanno oro a sufficienza per approntare un gold exchange standard, chiaramente a prezzi dell’oro che sono più alti di quelli odierni. Ma non è questo il problema. Nel governo, nei ministeri del tesoro e nelle banche centrali si sono pochi soggetti che capiscono a fondo la teoria economica dal momento che tutti costoro sono venduti alle teorie macroeconomiche neokeynesiane. Tale sistema di pensiero è – più che altro – una fede totalmente aliena dalla realtà, ed il suo Zeus (o Giove) è la pratica dell’inflazionismo. I loro dei minori sono tutti fedelmente devoti a questa preponderante direttiva. Prima che una moneta sana possa essere introdotta, questi dei devono essere tutti cacciati dai loro templi.

La devozione fideistica all’inflazionismo è meno istituzionalmente incorporata e dovrebbe essere più facile da rimuovere, in particolare in considerazione del fatto che l’ideologia marxista predice la fine del capitalismo (cosa, questa, che oggi è estremamente legata alla fine delle valute fiat). Teoricamente, la Cina può ancora salvarsi dalle disgrazie monetarie che minacciano – al contrario – tutti noi.

L’interesse della Cina verso il dollaro.

Se la Cina decidesse di procedere alla monetizzazione di tutto il suo oro, la Cina darebbe il colpo di grazia che metterebbe una pietra tombale sul dollaro di domani. Senza dubbio, questo equivalente finanziario di un bombardamento nucleare non è passato in secondo piano rispetto alla guerra commerciale e finanziaria ingaggiata contro gli Stati Uniti; ma l’idea che con un’operazione di tale potenza e semplicità la Cina possa smantellare il sistema monetario statunitense sottostima l’esistenza di una situazione molto più complessa. Sotto molti aspetti, la Cina ha tutto l’interesse circa il fatto che il dollaro rimanga (almeno per un po’) in piedi, tra le cui ragioni non ultima è la proprietà di 3,4 trilioni di dollari da parte della Cina stessa, di cui 1,5 miliardi sono investiti in Treasuries statunitensi, in obbligazioni corporate, agenzia e debiti a breve negli Stati Uniti. Tale saldo viene usato nel finanziamento dei prestiti ai fornitori di materie prime cinesi, a coloro che sono coinvolti nelle iniziative di collegamento in altri stati nei quali la Cina desidera acquisire influenza.

Se il dollaro viene distrutto, l’influenza cinese in tutto il mondo collasserà con esso dal momento che solo una piccola proporzione dell’influenza finanziaria cinese è espressa in yuan. In questo senso, se il dollaro collassa gli Stati Uniti guadagnano un grande vantaggio geopolitico rispetto alla Cina, dal momento che i di questa mezzi di controllo finanziario sono smantellati. La leadership cinese è ben consapevole delle conseguenze di una dismissione del dollaro e quindi non farà niente per incoraggiarla. Tuttavia, se il dollaro comincia a perdere di credibilità negli scambi internazionali, troveremmo che la Cina comincerà a sfidare le politiche inflazionistiche della FED; ed ancora una volta il problema della FED è (e continuerà ad essere) che essa non possiede la capacità di chiamarsi fuori dal suo illimitato ricorso al gioco inflazionistico.

Sfortunatamente, una crisi del sistema bancario è implicita in questo scenario; un evento – questo – che avrà degli effetti (alcuni più importanti di altri) su tutte le valute fiat. E dal momento che il sistema bancario internazionale è di fatto denominato in dollari, le conseguenze di una caduta del dollaro sono destinate ad incidere pesantemente così come sulla di questo valuta di riserva. Questo ciclo del credito, rispetto a quello del 2008 (che poteva essere assimilabile ad un tornado di forza 2 o 3), è un uragano di forza cinque [l’autore usa l’analogia della forza dei tornado come per spiegare l’intensità della crisi e nel fare ciò si riferisce alla scala Fujita, ossia una misura empirica dell'intensità di un tornado in funzione dei danni inflitti alle strutture costruite dall'uomo. Un tornado di forza 1 è quello di minore intensità mentre quello di forza 5 è quello di massima intensità, ndt.]. È solo dopo che si è verificato un cataclisma di tali proporzioni che la Cina – non essendoci, dopo la caduta del dollaro, alcuna alternativa percorribile – smetterà di supportare il dollaro rinunciando in tal modo a tutti i mezzi mediante i quali acquistare influenza oltremare. A quel punto la Cina avrà la necessità di mettere al sicuro la sua valuta.

Tutto ciò richiederà un ritorno ad una valuta coperta dall’oro – il bombardamento nucleare da lungo tempo rinviato. Sebbene tutto ciò comporterà il costo di considerare inesigibili trilioni di dollari e di perdere il suo mezzo di controllo per acquisire influenza oltremare, ci sarà un vero e proprio monetario da riempire; un vuoto – questo – il cui riempimento verrà ricercato nell’aumento del valore dello stock (dichiarato e non) di metallo giallo, così come di un aumento dello stock detenuto da privati cittadini.

Come stabilire una moneta sana

Per apprezzare pienamente quali siano le caratteristiche di una moneta sana bisogna innanzitutto stabilire che debbono essere soddisfatte certe condizioni affinché essa possa essere considerata tale. Quelle che ci accingiamo ad esporre sono tre regole fondamentali che devono tutte essere rispettate da una valuta coperta da oro:

  • La valuta statale deve essere un affidabile sostituto monetario dell’oro; il che significa che ogni unità di moneta deve essere coperta da un certo ammontare d’oro stabilito secondo un tasso di cambio fisso;
  • Deve essere liberamente convertibile in oro fisico a vista da chiunque;
  • Deve essere liberamente convertibile per tutte le transazioni esterne, per le importazioni e per le esportazioni;

A queste tre regole possiamo fare delle aggiunte che riguardano una riforma del sistema bancario tale che non vi possa essere più la possibilità legale di espandere il credito bancario al di là delle riserve d’oro detenute nei caveau della banca stessa.

Se i Cinesi obbedissero a queste regole e vi aderissero alla lettera, non solo la loro valuta coperta da oro riuscirebbe a far fare alla loro economia un passo da gigante ma, dato il potere economico della Cina, lo yuan verrebbe adottato come la moneta di scambio più adottata, un fatto – questo – che incoraggerebbe gli altri governi mondiali ad adottare dei gold standard di natura simile.

La prova storica di quanto sostenuto è data da una nazione di dieci milioni di abitanti, che duecento anni fa in meno di un secolo ha dominato la tecnologia e il commercio internazionale, ha visto la sua popolazione triplicare con la diffusione della prosperità e l'aspettativa di vita aumentata, ha incoraggiato altre nazioni ad adottare il gold standard e che al 1914 aveva a suo attivo oltre l'80% delle spedizioni mondiali. Quella piccola nazione era il Regno Unito. Basti pensare al potenziale se la Cina ripetesse tale performance.

Una moneta sonante fa il suo lavoro al meglio solo con dei mercati liberi

Gli impedimenti all’implementazione di una moneta sonante come sopra definita sono, in ogni caso, molti  e sostanziali. Una tale azione richiede che si venga a creare una relazione tra lo Stato e l’economia privata totalmente diversa e – invece di un’economia pianificata centralmente – improntata sul più rigoroso laissez-faire. L’intero significato dell’implementazione di una moneta basata sull’oro è di rimuovere a tal punto i vincoli statali all’economia che le tentazioni di usare nuovamente una politica inflazionistica (che è visibilmente sul punto di condurre al collasso dell’intero sistema monetario globale) siano completamente rimosse.

La decisione su quale debba essere la moneta che le persone comuni usano per effettuare il loro consumo corrente e differito è decisamente un affare da lasciare alle valutazioni individuali e non a quelle dello Stato. Questa è la ragione per cui ogni volta che lo Stato acquista il controllo della moneta (e così facendo lo toglie ai suoi cittadini) esso fallisce ogni volta e la funzione di moneta viene di nuovo attribuita ai metalli nei quali le persone hanno fiducia da millenni. Oggi non stiamo facendo altro che assistere all’esplicitarsi di questa trasformazione: in breve, stiamo sperimentando il fallimento delle valute fiat stataliste e il ritorno del controllo della moneta direttamente nelle mani degli individui.

Di tutte le maggiori economie del mondo, la Cina sembra quella che abbia le condizioni migliori affinché si verifichi e possa essere implementata una riforma del sistema monetario. Anche sotto queste premesse, tuttavia, non sarà facile fare ciò in quanto questo processo richiede che sia portata a pieno compimento la svolta in senso capitalistico coraggiosamente iniziata da Deng Xiaoping. Invece di fare ciò, l’attuale presidente cinese Xi Jinping ha abbandonato la visione originaria di Xiaoping in favore di una minore libertà politica così come di una minore libertà economica ed una sempre maggior dose di interventismo. Costui deve riconoscere che – oramai – l’intervento statale e la pianificazione in Cina hanno fatto i loro giorni e che, quindi, è tempo di lasciare che la popolazione cinese goda della più ampia libertà economica.

Se non si può ancora dire che Xi sia riuscito a capire tutto ciò, si può allo stesso modo notare che le sue ultime azioni si sono mosse in questa direzione. Non sarà una cosa semplice, e non c’è nemmeno la certezza che egli riuscirà a cogliere l’opportunità offertagli; ma se deciderà di far ciò, dovrà affrontare le seguenti questioni.

Il rapporto tra Stato ed Economia privata

Dal momento che esso rappresenta un fardello sull’economia privata, quest’ultimo deve ridurre il suo peso ed il suo intervento nell’economia ai minimi termini in modo tale che riesca ad assorbire meno del 20% del PIL (preferibilmente meno del 10 percento). Le spese per il welfare devono essere tutte abbandonate o – almeno – ridotte ad un livello tale che il loro peso finanziario sul bilancio dello Stato sia ridotto all’osso. Sotto questo aspetto, la Cina è messa molto meglio di quanto non lo siano molte delle economie cosiddette “avanzate”: stando alle stime della Banca Mondiale, infatti, la spesa pubblica cinese nel 2018 ammontava al 14,7% del Prodotto Interno Lordo, da confrontare con quella Statunitense che si attesta al 34%.

La Cina si posiziona tra i primi posti sotto questo aspetto.

Le funzioni dello Stato devono essere ridotte

In una economia di libero mercato in cui venga adottata una moneta sana, le funzioni basilari dello Stato sono ridotte all’amministrazione della giustizia (allo scopo di assicurare la certezza dei contratti) alla fornitura di una difesa interna e di una difesa contro le minacce esterne. La Cina, tuttavia, discrimina le persone con le sue leggi, è ambiziosa per quanto riguarda le sue pretese territoriali su – ad esempio – Taiwan e il Mar Cinese del sud e la sua politica interna è altamente oppressiva. Sotto questo aspetto, non vi sono segnali che possano far pensare ad un cambiamento di approccio da parte della Cina; un fatto – questo – che influisce negativamente sulle relazioni internazionali. Se la Cina abbandonasse le sue pretese su Taiwan e rispettasse l’indipendenza di Hong Kong, le relazioni internazionali ne trarrebbero estremo giovamento. La persecuzione degli Uiguri indica che la Cina imposta la sua strategia antiterroristica su dei presupposti altamente statalisti. Sotto questo aspetto, la Cina è sottoperformante e se adottasse un regime monetario basato sull’oro potrà ottenere da questo dei significativi vantaggi solo se queste attitudini verranno modificate. 

Il mercantilismo deve essere abbandonato

La Cina, nella gestione dei suoi affari economici, adotta un approccio estremamente mercantilistico; approccio – questo – che assieme al suo controllo con il pugno di ferro sulla popolazione ha avuto un discreto successo nel passato. Ma, per un governo che intende implementare delle riforme, un conto è far sì che la popolazione possa essere sollevata dalla povertà in un framework di libero mercato e non mediante una serie di stimoli monetari; un altro è far sì che il processo continui. Nel caso della Cina, ogni cosa avrebbe rappresentato un modello migliore di quello maoista e Deng ha colto l’opportunità.

Nelle fasi gestazionali del capitalismo, un approccio mercantilista può avere l’obiettivo di conseguire degli ovvi risultati economici che consentono al capitale di una nazione di essere impiegato con profitto. Ma dal momento che esso basa la sua intera efficacia sull’espansione della massa monetaria, quel capitale – con il passare del tempo – è destinato ad essere misallocato; una cosa – questa – che diventa tristemente ovvia solo dopo un certo periodo di tempo. Dal momento che questa è stata la politica statale ufficialmente adottata dalla Cina nel corso degli anni, alla fine essa non sperimenterà altro che strozzature ed inefficienze all’interno del suo sistema economico; una questione che sta dando alla Cina il suo bel da fare.

L’errore insito in questa politica economica è quello di considerare le azioni statali come se fossero – al pari di quelle private ed imprenditoriali – dalla ricerca del profitto. Un esempio in negativo di tutto ciò può essere considerato la creazione della Compagnia delle Indie Orientali, la quale ha governato l’India fino alla di questa rivoluzione. Ma quella, come tutti sanno, era una compagnia privata che era guidata alla ricerca del profitto per i suoi azionisti.

Un governo è necessariamente guidato da quello che si può a ben diritto chiamare un “principio burocratico”, inadatto quando si devono implementare delle azioni che per la loro natura attengono alla funzione e ruolo imprenditoriali. La Cina dovrà affrontare la spinosa questione delle dimensioni dello Stato e del suo ruolo nell’economia se dovesse adottare uno yuan basato sull’oro e se questo dovesse essere accettato nel commercio internazionale, soprattutto in relazione a quello che può essere l’interesse della Cina nei confronti del benessere della sua economia. Per essere corretti e completi nella nostra trattazione, la Cina sta abbandonando la pratica di sostegno alle cosiddette “aziende zombie” ma sta ancora cercando di determinare attivamente quali debbano essere i vincitori nella competizione economica; di conseguenza possiamo dire a stento che essa adotta un approccio neutrale rispetto a quello che è il libero processo di mercato.

Le regolamentazioni dovranno essere ridotte, lasciando che il pubblico dei consumatori determini da sé le proprie schede di domanda

Da mezzo di controllo dell’economia adottati dai governi fascisti, le attuali regolamentazioni ai mercati sono diventati lo standard di qualsiasi politica macroeconomica dei governi occidentali. L’assunzione sottesa a queste politiche è che il consumatore debba essere protetto dall’azione motivata dall’avarizia degli uomini d’affari. Il risultato della stessa, tuttavia, non è altro che la collusione tra il mondo degli affari e quello della politica.

Invece di scegliere di soffrire della medesima malattia che affligge i paesi occidentali, la Cina promuove il business su una base ideologica puramente nazionalistica, una politica che avuto gli stessi risultati registrati in Occidente. L’esclusione della tecnologia americana dal piano strategico chiamato “Made in China 2025”, ha intensificato le ostilità americane e sta minando all’efficacia del business internazionale tecnologico cinese . Questo non sarebbe successo se la Cina avesse adottato delle politiche economiche non interventiste rispetto ai suoi mercati interni. Questo aspetto deve assolutamente cambiare.

Il settore bancario deve essere riformato

Il tallone d’Achille del sistema bancario occidentale è la questione del credito bancario, che non è poi così diversa da quella dell’inflazionismo perpetrato dalle Banche Centrali. Anche ai tempi del Gold Standard l’espansione del credito bancario contribuì ad aumentare la quantità di moneta in circolazione senza che questa fosse effettivamente coperta da oro fisico; in effetti, c’erano in circolazione due tipologie di valuta indistinguibili l’una dall’altra: una sana fatta da sostituti monetari dell’oro completamente coperti dal metallo giallo, e un’altra che era essenzialmente quella che noi oggi conosciamo come valuta fiat prodotta dall’espansione del credito bancario.

La fornitura di capitale monetario deve essere sostenuta da risparmi e spetta al mercato stabilire un equilibrio tra consumo immediato e il suo differimento. E qui, la Cina è nella fortunata posizione di avere una forte cultura del risparmio, a differenza degli Stati Uniti e del Regno Unito (insieme alla maggior parte dei membri della zona euro), dove dopo aver permesso l’esistenza del credito al consumo, difficilmente esiste una tale cultura orientata al lungo periodo.

Deve essere permessa l’accumulazione di ricchezza privata

La sostituzione dell'espansione del credito bancario senza garanzia con un reale risparmio come fonte di capitale di investimento richiede che lo Stato abbia una visione positiva dell'accumulazione della ricchezza da parte del settore privato. Essendo una giovane economia moderna, a questo proposito la Cina è in una posizione migliore rispetto alle nazioni con economie più mature e con un livello di socialismo molto più radicato, dove la ricchezza è considerata una fonte di entrate fiscali moralmente giustificata.

Le aliquote fiscali ripartite secondo il principio di progressività si scontrano contro l’obiettivo di acquisizione di ricchezza e la Cina dovrà riformare il proprio regime di imposta sul reddito passando da un principio di progressività a un'aliquota forfettaria. Poiché la spesa pubblica è inferiore al 15% del PIL, un'imposta sul reddito fissa del 20% dovrebbe consentire di realizzare nel tempo un bilancio in pareggio e l’eliminazione delle altre imposte. Una spesa statale destinata a un'eventuale peso del 10% rispetto al PIL consentirebbe di ridurre l'aliquota dell'imposta sul reddito e di mantenerla ad un'aliquota del 15% assieme all'abolizione di tutte le altre imposte.

L'imposta sul reddito dovrebbe essere applicata alla stessa aliquota su tutte le fonti di reddito. Rendere esente da imposte il risparmio è una distorsione del mercato. Il dopoguerra in Giappone e Germania ha reso facile evitare le tasse sugli interessi del risparmio e le loro economie sono diventate guidate dal risparmio e hanno avuto molto successo. Ma nel caso della Cina, dove esiste già un tasso di risparmio molto elevato, non solo una tale politica non è necessaria, ma porta a squilibri non graditi nel commercio estero che, purché esistano altre valute legali, sono politicamente destabilizzanti a lungo termine.

Moneta digitale

La Cina è quasi certamente tentata di adottare un approccio centralizzato all’emissione di criptovaluta, un precursore della quale si dice che sia  in fase di sperimentazione al momento. Molti pensano che l'applicazione di questa tecnologia possa trovare un posto in una nuova forma di sostituto dell'oro.

Altri commentatori sospettano che la motivazione della Cina sia quella di mantenere il controllo sulla spesa dei suoi cittadini. In tal caso, sarebbe un errore e in contrasto con l'obiettivo di massimizzare il potenziale economico della nazione a beneficio dei suoi cittadini tornando ai mercati liberi. Tuttavia, la tecnologia crypto emessa dallo stato è troppo giovane in questa fase per essere rilevante per l'istituzione riuscita di una valuta sostitutiva dell'oro.

Il ritorno ad una moneta sana

Finora, abbiamo stabilito che di tutte le maggiori potenze economiche, la Cina è ben posizionata per adottare uno standard durevole di cambio dell'oro. L'ostacolo più significativo è il maniaco del controllo del Partito Comunista sulla sua gente. Sotto una guida saggia, questo può essere affrontato, più probabilmente durante una crisi monetaria in cui gli obiettivi politici possono essere radicalmente cambiati, che in qualsiasi altro momento.

Altrimenti, la Cina ha riserve di lingotti sufficienti e la proprietà dell'oro è diffusa nella popolazione. L'argento, che è più naturalmente il denaro delle persone, è anche ampiamente disponibile per il conio. Inoltre, vi è motivo di sperare che lo stato non sia fedele all'inflazionismo macroeconomico neo-keynesiano come lo sono altre nazioni leader.

Abbiamo stabilito che non è nell'interesse geopolitico attuale della Cina introdurre un gold standard che mina o distrugge il dollaro. Per questo motivo, la Cina lo farà solo quando sarà chiaro che il dollaro si trova nelle prime fasi di un inevitabile crollo inflazionistico e il rischio che lo yuan scenda con esso deve essere affrontato con urgenza. Una crisi bancaria sempre più certa, probabilmente nel prossimo mese o giù di lì, e una rivalutazione delle prospettive del dollaro e la trappola del debito dell'aumento dei tassi di interesse lanciati sui governi occidentali probabilmente determineranno i tempi.

Per riuscire a difendere lo yuan dalla crescente crisi monetaria globale, quando viene presa la decisione di andare avanti, è necessario prendere immediatamente i seguenti annunci.

  1. Lo Stato sta trasferendo il suo metallo non dichiarato in riserve monetarie, annunciando una cifra che riteniamo possa superare le 20.000 tonnellate. Allo stesso tempo, annuncia che lo yuan sarà sostenuto dall'oro a partire da una data di definizione, forse un mese dopo, il tasso che sarà determinato dai mercati nel periodo intermedio. Lo scopo è quello di far salire il prezzo dell'oro a un livello adeguato per fissare un tasso di cambio dello yuan.
  2. Dopo la data di definizione, la quantità di yuan in circolazione sarà stabilita dalla domanda del mercato e qualsiasi aumento della quantità sarà interamente sostenuto da riserve auree detenute e assegnate a tale scopo dalla Banca Popolare.
  3. L'annuncio stabilirà inoltre che saranno offerti termini di conversione per tutto il debito pubblico (attualmente circa 40 trilioni di yuan) in un nuovo prestito perpetuo, interessi pagabili a scelta dei titolari in yuan o in oro al tasso fisso yuan / oro, che sarà impostato alla data di definizione.
  4. Tutti i possessori di yuan saranno liberi di scambiare i propri yuan con nuove monete d'oro al tasso stabilito alla data di definizione. A tempo debito, anche le monete d'argento a prova di sterline saranno emesse come valuta circolante, il tasso stabilito per garantire la loro continua circolazione.
  5. Tutti i controlli di cambio devono essere rimossi con effetto immediato.
  6. Il ritiro della Cina da tutta la cooperazione internazionale in occasione del G7, delle riunioni del G20, ecc.; dal momento che la di questi gestione valutaria ed economica non è più appropriata.
  7. Eventuali piani di digitalizzazione verranno scartati in quanto non necessari per la circolazione di uno yuan sostenuto dall'oro.
  8. Verrà avviata la consultazione con le banche per introdurre in un periodo adeguato un sistema bancario ristrutturato. L'obiettivo sarà quello di separare l'assunzione di depositi come funzione di custodia dal finanziamento degli investimenti di obbligazioni e azioni su base di agenzia. Fino a quando queste nuove disposizioni non saranno in vigore, l'espansione del credito bancario sarà congelata dopo la quale non esisterà.

I mercati possono quindi impostare un tasso di cambio dell'oro che verrà adottato come tasso di cambio fisso per lo yuan. È probabile che il ritorno di una funzione monetaria all'argento riduca il rapporto oro / argento a 20 o forse meno, e si dovrebbe tenere conto di una relazione stabile tra oro e argento che potrebbe richiedere un po'più di tempo per stabilire in modo duraturo. Solo allora le monete d'argento possono tornare in circolazione.

Non ci sono dubbi sul fatto che il passaggio a uno yuan d'oro avrà un profondo effetto sulle rimanenti valute legali. Come notato sopra, sarà necessario un breve periodo di tempo tra l'annuncio di questi piani e la loro attuazione affinché i mercati si adeguino. È probabile che le valute legali si trovino ad affrontare una pressione al ribasso sul loro potere d'acquisto e che la Cina deve proteggere i propri interessi ritornando a soldi sani e non minando deliberatamente il dollaro.

Il prestito perpetuo consolidato presenta molti vantaggi. Non deve mai essere rimborsato. La cedola, che riflette il tasso di interesse dell'oro e il rischio dell'emittente, potrebbe essere fissata, per esempio, al 2%, e il prezzo di conversione fissato a 50 per 100 oro-yuan nozionale dell'obbligazione. Quelli disposti a sostenere il governo cinese e il suo regime di moneta sana sarebbero ricompensati per il rischio da un rendimento corrente del 4%. Man mano che il rating del governo migliora con il successo del ritorno all'oro, il prezzo salirà alla pari, dando agli investitori in anticipo una solida ricompensa. La creazione di ricchezza per i detentori diventa un solido contributo alla fornitura di capitale per un'economia in progresso.

Altre nazioni, in particolare quelle in Asia, probabilmente seguiranno la Cina nell'attuare il proprio scambio di oro.

 

Traduzione per il Portico Dipint0o a cura di Giordano Felici. Articolo originale di Alasdair Macleod.