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Gesù senza la religione

Jesus Christ Superstar (id - 1973)


  • genere: Musicale
  • regia: Norman Jewison
  • interpreti: Ted Neeley, Carl Anderson, Yvonne Elliman, Barry Dennen
  • produzione: Universal Pictures

GIUDIZIO: Imperdibile

In due parole

Emozionante capolavoro su tre livelli: regia, musica e testi. Esce dalla dimensione cinema (invece di esserci rinchiuso) per trasmettere, a livello emotivo, quanto di più vicino ci può essere all'esperienza teatrale. Si tratta di “Un'Opera” a tutti gli effetti dove il mezzo cinematografico funge da “ponte” per chi l'opera (in senso generale) non la conosce ed evitandola non l'ha mai capita.

Recensione

Un capolavoro nasce per caso? Possiamo rispondere affermativamente, allo stesso modo in cui avviene un'importante scoperta scientifica; entrambe spesso, sono il frutto di un'intuizione e di una combinazione di eventi fortuiti, sincronicità e incontri.

Accade così che uno dei più grandi autori di testi del nostro tempo, Tim Rice, appena diciasettenne e con il desiderio di diventare un cantante pop, incontra un altro giovane: quel Andrew Lloyd Webber che oggi è considerato uno dei più grandi compositori contemporanei. Rice è cresciuto in un ambiente fortemente religioso, sicuramente bigotto, e a furia di sentire storie su Gesù, si era interrogato spesso sulla figura di Giuda Iscariota, considerandolo un uomo particolarmente sfortunato a trovarsi in quel tempo, in quella posizione e in quella situazione.

Rice avrebbe anche voluto diventare un romanziere e l'idea di una storia raccontata dal punto di vista di Giuda lo solleticava perchè in fondo Giuda vedeva Gesù come un uomo comune che lui ammirava molto ma che stava perdendo il controllo sulla situazione che si era creata; era un'idea interesante.

Ci troviamo in piena cultura pop, molte nuove idee stanno nascendo, la cultura hippy porta in occidente molte delle filosofie orientali, i giovani si sentono a disagio nel fondamentalismo religioso, cercano risposte, c'è una vera determinazione ad ampliare gli orizzonti, una voglia incontrollabile di crescita sia spirituale che intellettuale. Per certi versi è un periodo magico e straordinario, irripetibile, che provoca non poche paure e le cui promesse rivoluzionarie verranno soffocate efficacemente dal sistema e dai poteri forti negli anni a venire.

Andrew Lloyd Webber amava il teatro e voleva fare qualcosa in questo senso, Era interessato all'argomento religioso viste le rivoluzioni in atto ma non trovava un'idea che lo soddisfacesse. E' in quel momento che incontrato Tim Rice, quest'ultimo gli propone la storia di Gesù vista dagli occhi di Giuda, la sua vecchia idea che lo aveva sempre fatto pensare fin da bambino.

Webber si dimostra entusiasta e insieme cercano qualche produttore teatrale per mettere in scena uno spettacolo simile; ovviamente non trovano nessuno che condivide il loro entusiasmo, la tematica religiosa è di scarso interesse e può inoltre risultare spinosa rivelandosi un boomerang.

Alla fine, quando ormai gli entusiasmi sembrano spenti incontrano un dirigente della Emi che trova la loro idea interessante ma pone una condizione: fate prima un disco, anzi meglio: un singolo. E se il disco vende organizziamo lo spettacolo.

Tim Rice si trova quindi nella posizione di dover scrivere il testo di una canzone mentre Webber si occuperà della musica e qui arriva un'altra intuizione casuale: C'è una parola che in quel periodo è molto in voga, è sulla bocca di tutti: “Superstar”. L'associazione è immediata: Jesus Christ Superstar... Chi sei? Cosa hai sacrificato?

Il resto è storia: il disco è un successo e di conseguenza gli si fa seguire un album che Andrew Lloyd Webber chiamerà: “Opera Rock” utilizzando la definizione che aveva coniato Pete Townshend, chitarrista degli Who per il suo Tommy.

Al disco seguirà l'opera teatrale che si rivelerà un enorme successo; uno dei primi interpreti di Gesù sarà la fenomenale voce di Ian Gillan, storico cantante dei Deep Purple, e alla fine, nel 1973, verrà prodotto il film per la regia illuminata di Norman Jewison.

Questo ulteriore incontro, porta ad altre intuizioni: Ne Rice ne Webber si erano immaginati una storia narrata nei termini in cui la vede il regista; Norman Jewison infatti ha l'idea di mostrare un gruppo di giovani attori che mettono in scena l'opera teatrale in uno spazio aperto; quindi si tratta di cinema che parla di teatro e che cita sé stesso: metacinema e metateatro.

Girare su un set naturale inoltre abbassa i costi di produzione e arriva l'ennesima intuizione: perchè non giriamo nei luoghi dove la vicenda si è svolta nella realtà? La troupe andò così a girare in Israele ad Avdat dove trova posto anche il palazzo originale dei sommi sacerdoti che diventò il set per le scene di Anna e Caifa. Perfino le impalcature utilizzate per la sequenza del consiglio furono trovate sul posto.

Tante sono le coincidenze o le curiose metafore che sembrano crearsi in questa produzione; ad esempio quando il regista chiese ed ottenne dal governo israeliano il sorvolo a bassa quota di due cacciabombardieri; aveva un solo ciak a disposizione perchè gli era venuta l'idea di rappresentare le voci e i demoni di Giuda con questa immagine. I due aerei, dopo il sorvolo andarono direttamente a bombardare perchè impegnati nella guerra del Kippur.

Jesus Christ Superstar è un capolavoro musicale considerato tale ancora oggi. E' si un'opera rock ma trascende il genere diventando universale; le melodie create da Andrew Lloyd Webber sono assolutamente straordinarie e senza tempo come ogni vera forma d'arte musicale di fatto è, le interpretazioni dei cantanti e l'esecuzione dei musicisti sono di assoluto rilievo, un vero metro di paragone per ciò che verrà dopo. I testi di Tim Rice sono semplici come devono essere i versi di una canzone ma così complessi nei concetti, da trasmettere immagini potenti e indurre riflessioni profonde come un vero testo letterario deve saper fare. Infine, la regia straordinaria di Norman Jewison, assolutamente ispirato, riesce a trasmettere tutta l'esperienza emotiva che normalmente si prova assistendo dal vivo a un'opera lirica, attraverso il mezzo cinematografico. Arrivare a un risultato simile non è poco perchè il cinema ha soppiantato il teatro ne ha preso il posto, è il produttore di emozioni (spesso facili) per eccellenza ma qui riesce comunicare la bellezza e la grandiosità di un'opera di alto livello artistico e culturale; è come se dicesse: Prova, vieni a teatro qualche volta, non resterai deluso. Questo film può avvicinare la gente ad altre espressioni artistiche spesso non considerate perchè non capite.

E' talmente prorompente l'impatto di questa pellicola che riesce a superare anche le polemiche annunciate prima ancora della sua produzione. La storia dell'ultima settimana di vita di Gesù vista dagli occhi di Giuda infatti, è apparentemente blasfema; il film suggerisce che Gesù sia un uomo comune, non lo dice apertamente, non lo ribadisce con forza, si ripara dietro la figura di Giuda mostrando che è così che lui lo vede, ma di fatto questo Gesù non fa miracoli ed è pieno di dubbi.

Quando fu organizzata una proiezione del film in anteprima per il Papa Paolo VI, Jewison era certo che si sarebbe tirato addosso le ire della chiesa rischiando qualche scomunica. Con sua grande sorpresa il film piacque moltissimo al Papa che gli diede la sua benedizione. Jewison non potè fare a meno di domandarsi se il capo della cristianità avesse capito i dialoghi o se fosse rimasto travolto dalla forza delle immagini e della musica. Ma di fatto il film, almeno in Italia, dopo l'uscita ufficiale fu proiettato in molti dei classici cinema del patronato.

Altre curiosità:

I versi di alcune canzoni furono modificati nella trasposizione cinematografica, rispetto a quella teatrale, per rendere il film più accettabile:

  • nel brano The Temple, quando Gesù si trova in mezzo ai lebbrosi, l'esclamazione «Heal yourselves!» (Guaritevi da soli!) è diventata «Leave me alone!» (Lasciatemi in pace!)

  • nel brano Trial Before Pilate, il verso «There may be a kingdom for me somewhere, if I only knew» («Ci potrebbe essere un regno per me da qualche parte, se solo lo sapessi») è diventato «If you only knew» (Se solo voi lo sapeste)

  • nel brano Judas' Death, il verso «What you have done will be the saving of Israel» (Quello che hai fatto sarà la salvezza di Israele) è diventato «... the saving of everyone» (... la salvezza di tutti).

Il pastore che compare alla fine del film, nell'ultima inquadratura che mostra la croce al tramonto sulla collina quando la compagnia teatrale se ne è già andata, fu frutto di una pura combinazione: durante le riprese il regista non si accorse nemmeno della sua presenza e lo notò solo in fase di montaggio. Ritenendola un'immagine molto ad effetto, la mantenne.

Un solo consiglio: guardatelo con un impianto musicale decente a un buon volume e se proprio non potete, procuratevi almeno un paio di cuffie dignitose. Buon ascolto e buona visione.