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Benzina a 1.60, Diesel a 1.50... ma non siamo in piena "Peak Oil"?

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Nyko
Benzina a 1.60, Diesel a 1.50... ma non siamo in piena "Peak Oil"?
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Anno 1956, parte l'operazione "Peak Oil"
Se non partiamo così, quando ripartiamo... gli utili?

 
"... non è una fine, ma solo un altro inizio... senza fine."
"Lo Sguardo Di Ulisse", GR.-IT.-FR.-GERM., 1995, di Thodoros (Théo) Anghelopulos

1859, Edwin L. Drake posa la prima pietra dell'industria petrolifera mondiale.
1956, Marion King Hubbert getta un macigno sull'industria petrolifera mondiale.

"Abbiamo raggiunto l'apice dell'epoca petrolifera. Nella prima parte il greggio era economico e abbondante. Ora comincia a farsi scarso. La produzione globale diminuirà annualmente del 2,5 %, i prezzi saliranno alle stelle. Il picco del petrolio è un incredibile punto di svolta nella storia dell'umanità. Gli economisti ripetono sempre: l'età della pietra non è finita perché le pietre sono venute a mancare, bensì perché questo materiale non ha retto il passo con il progresso e il bronzo ha sostituito la pietra come poi il ferro ha sostituito il bronzo. C'erano ancora quantità enormi di pietre, ma l'uomo ha trovato dei materiali migliori. Questa volta invece le pietre scarseggiano senza che in vista si prospetti qualcosa di meglio." [1].
Colin Campbell, 19 Ottobre 2004

Il padre del pensiero del "Peak Oil" è un geologo texano di nome Marion King Hubbert, il quale, nei primi anni Cinquanta, ha elaborato dei metodi fisico-statistici per lo studio dell'andamento dell'estrazione delle risorse esauribili. Nel 1956 Marion King Hubbert pronostica che il picco di estrazione del petrolio, negli Stati Uniti, si sarebbe verificato tra il 1966 ed 1972 [2], mentre la metà di tutte le riserve mondiali accertate di petrolio, il "Peak Oil" mondiale, si sarebbero esaurite all'incirca nel 2010 o nel 2015, tenendo in considerazione anche le riserve di gas, anni in cui la quantità di petrolio sarebbe dovuta diminuire a ritmi talmente accelerati da indurre il Mercato ad un aumento incontrollato del prezzo.
Il suo "datore di lavoro", la "Shell Group", consorzio anglo-olandese che, nel 2005, vantava un fatturato di 265 miliardi di dollari ed un utile di 18,2 miliardi di dollari [3], oltre a non prestare attenzione alle ricerche del geologo, prova a convincerlo a non rendere pubblici i risultati dei suoi studi, che rimangono nell'ombra fino agli anni Settanta.
E' in questi anni che comincia a farsi largo la teoria del "Peak Oil", ed è sempre in questi anni che iniziano a nascere una serie di studi "alternativi" che conducono alla "Teoria Abiogenica" per l'origine del petrolio, portata avanti da Nikolaj Aleksandrovich Kudrjavtsev, il quale afferma che il petrolio è formato da fonti non-biologiche di idrocarburi localizzati in profondità, piuttosto che dalla sedimentazione di resti organici [4], come affermato dai sostenitori della teoria del picco di estrazione.

Le "teorie anticonvenzionali" hanno, da sempre, vita difficile, anche nel campo della Scienza, nonostante il metodo critico imponga l'applicazione dei princìpi presi in esame all'esperienza, poiché essa si oppone sempre alle grandi scoperte prima di accettarle, come accaduto, per esempio, nel XIX secolo con tutti i progressi nella comprensione dell'elettricità [5].
Alcune "teorie", o sarebbe meglio dire scoperte, invece, giungono talmente "in anticipo sui tempi" da rimanere ignorate per anni, come nel caso della genetica di Mendel o della deriva dei continenti teorizzata da Wegener [6].
Alcune tesi, infine, vengono alla luce attraverso successivi mutamenti di paradigma, nel corso dei quali le vecchie convinzioni finiscono per essere rovesciate da nuove idee che solo fino a poco prima della "rivoluzione" erano state considerate eretiche come, per esempio, la teoria corpuscolare della luce o la meccanica quantistica [7].

E questo potrebbe essere anche il caso della "Teoria Abiogenica" e dei suoi sostenitori, tra cui Viktor Filipovich Linetskij e Vladimir Borisovich Porfiriev che vedono nell'improvvisa e costante pubblicizzazione da parte del mainstream del "Peak Oil", uno strumento attraverso il quale i produttori di benzina hanno attizzato le paure mediatiche secondo cui le riserve del nostro pianeta sono velocemente in declino. Il termine "picco del petrolio" diventa di uso comune e le nostre menti iniziano ad abituarsi all'idea che i "combustibili fossili" diverranno sempre più costosi, mentre il nostro appetito insaziabile seccherà, bevendola, questa fonte "finita" di energia liquida.
Tale propaganda adattata agli interessi dell'industria petrolifera e dei Governi occidentali, è sistematicamente sostenuta da una teoria scientifica che sembra riflettere di molto la truffa della teoria dell'"Effetto Serra", che a sua volta è il veicolo attraverso il quale si è reso possibile il sistema di tassazione delle emissioni di anidride carbonica.
I tre geologi dimostrano che il carburante "fossile" è spazzatura scientifica legata alla teoria del"riscaldamento globale antropico" ("Anthropogenic Global Warming" - "Agw"). Il petrolio è dimostrato essere originato dai minerali, non da organismi fossilizzati. Niente più paura, dunque, per la contrazione delle riserve, come dicono gli esperti del petrolio naturalmente "rinnovabile".
Sì, avete letto bene e più di 2.000 revisori scientifici dell'Europa orientale, sinistramente ignorati dai governi e dal mainstream occidentale, sostengono tale affermazione. Dalla metà del ventesimo secolo, gli scienziati sanno che la teoria dei combustibili fossili è falsa e hanno dimostrato irresistibilmente che il petrolio deriva da depositi di minerali altamente compressi dalle profondità alla superficie. La conseguenza più sorprendente di questi risultati, è che il petrolio diventa, "improvvisamente", una fonte rinnovabile dalla rigenerazione costante in natura.

In tutti questi anni i termini "Peak Oil" e "combustibili fossili" sono stati sinonimi. Essi implicano che siamo inesorabilmente di fronte alla diminuzione delle risorse naturali e che i giorni dell'energia a basso costo, a base di carbonio, siano finiti. Instillato nella coscienza pubblica come reale, abbiamo sempre più accettato come inevitabile l'aumento continuo dei prezzi dell'energia come conseguenza del nostro stile di vita da consumatori. I giornalisti hanno contribuito a fornire "prove" di un tale racconto apocalittico con la stesura di libri come "La lunga emergenza: sopravvivere alla fine del petrolio, cambiamenti climatici, e altre catastrofi convergenti del XXI secolo", di James Howard Kunstler o "Party's Over: Oil, War and the Fate of Industrial Societies", di Richard Heinberg, vendendo al pubblico anche le paure [8].

L'argomentazione principale portata avanti dai due "schieramenti", prende spunto dalla crisi petrolifera degli anni Settanta, solo che, mentre i sostenitori del "Peak Oil" utilizzano la crisi per sostenere la loro teoria, i fautori della "Teoria Abiogenica" cercano di concentrare l'attenzione dell'opinione pubblica sì sulla crisi petrolifera, ma osservata da un altro punto di vista. Un cartello che si guadagnerà il soprannome di "Seven Sister" - "Sette Sorelle" - dal numero di società che ne farà parte ["Standard Oil of New Jersey" ("Esso"), "Standard Oil of New York" ("Mobile"), "Gulf Oil","Texaco""Standard Oil of California" ("Chevron"), "Royal Dutch Shell" e "British Petroleum" ("BP")], con lo storico trattato siglato in data 17 Settembre del 1928 nel castello di Achnacarry, in Scozia, siglerà l'accordo sulla necessità di mettere per iscritto la divisione del mondo definita in quel momento, stabilendo un prezzo del petrolio vincolante per tutti, ponendo fine alle rovinose lotte per la concorrenza e per il prezzo del sempre più richiesto "oro nero" [9] e inondando il mercato statunitense con importazioni di greggio a buon mercato proveniente dal Medio Oriente, applicando tariffe libere, a prezzi così bassi, che molti produttori del Texas e della California, non potendo più competere, finiranno inevitabilmente per chiudere i pozzi. Altro che "Peak Oil".

"Non so con quali armi sarà combattuta la Terza Guerra Mondiale ma la Quarta sarà combattuta con clave e pietre."
Albert Einstein

Se è nell'edificio viennese dell'"Organisation of the Petroleum Exporting Countries" (OPEC), sul canale del Danubio, che si fa politica, è a Londra, dietro le mura dell'"International Petroleum Exchange" che si fanno gli affari; qui si realizzano ogni giorno transazioni per un valore di miliardi di dollari, che girano intorno al greggio ed al gas.
Le più importanti piazze del mercato petrolifero sono il "New York Mercantile Exchange" ("NYMEX"), che realizza circa il 65% delle contrattazioni mondiali del petrolio, l'"International Petroleum Exchange" ("IPE"), con sede a Londra, che realizza circa il 35% delle contrattazioni mondiali del petrolio, ed il "Singapore International Monetary Exchange" ("SIMEX") [10].

Uno dei meccanismi più semplici da comprendere, in Borsa, è lo spot market, che funziona come se si andasse a comprare la verdura al mercato. I prezzi dei prodotti, in questo contesto, sono quelli che vengono citati da giornali, televisioni, riviste e quant'altro, non necessariamente di competenza del mondo della finanza. Dato che si tratta del mercato più caro in assoluto, la quantità di petrolio scambiata a prezzo da spot market è molto limitata. Gran parte delle trattative sul petrolio infatti si svolge ancora oggi con contratti di consegna a termine di lunga scadenza.
Per distribuire il rischio di una fluttuazione dei prezzi, coloro che vogliono acquistare greggio, cercano qualcuno che si accolli parte del rischio. Immaginiamo una compagnia aerea che, al momento di stendere il bilancio annuale, desidera far affluire i costi di carburante nelle previsioni di mercato dell'azienda. Questa compagnia aerea si reca in Borsa e trova un venditore, il quale, in un momento preciso del futuro, vuole vendere una quantità determinata di un prodotto standardizzato. Per esempio, tra due settimane, tra sei mesi, ma magari anche tra un anno. In Europa, la qualità di greggio soggetta a scambio si chiama "Brent", al "NYMEX" si chiama "West Texas Intermediate" (WTI) e, a Singapore, "Dubai Crude". Non importa, dunque, quali siano state le fluttuazioni del prezzo del cherosene: la compagnia aerea si è premurata, infatti, di mantenere il greggio al costo stabilito nel proprio bilancio annuale. Potrebbe anche acquistare oggi del greggio che le verrà consegnato solo tra qualche mese, al prezzo che, nel mercato a termine, si stabilisce oggi per il futuro.
Poiché, però, multinazionali del petrolio come "ExxonMobil""BP""Shell""ChevronTexaco" o "Total", estraggono solo una minima parte della quantità mondiale di greggio (in totale meno del 15%), sono costrette anch'esse a rifornirsi in Borsa.
Chi gioca in borsa lo chiama hedging, ovvero copertura da rischi di fluttuazione con acquisti o vendite a termine.

Ma non sempre chi tratta in petrolio è davvero interessato al greggio ("wet barrel"), ci sono anche speculatori, che scommettono sul calo e sull'aumento dei prezzi traendone profitti, senza la minima intenzione di consegnare o ricevere nemmeno una goccia di petrolio. Queste persone trattano con i cosiddetti "paper barrel", ovvero con barili di carta. Si limitano ad acquistare un contratto di consegna di greggio da effettuarsi in un determinato momento del futuro. Se, stando alle loro previsioni, i prezzi salgono, acquistano il greggio nella speranza di poter rivendere il contratto prima della scadenza ad un prezzo ancora maggiore: la differenza sarà dunque il loro profitto.

Alla Borsa del petrolio si concludono ogni giorno migliaia di affari di questo genere e la gran parte di essi sono "paper barrel".
Per capire la percentuale di speculatori presenti sul mercato, basti pensare che, a New York, in una settimana di Agosto del 2004, i broker "non commerciali" (registrati per legge come mediatori di greggio non facenti parte dei broker "commerciali"), trattavano 80.000 contratti (1.000 barili a contratto) long, come dice chi gioca in Borsa: ovvero avevano per le mani contratti di consegna di 80 milioni di barili di petrolio, i quali non erano destinati ad un utilizzo reale, ma soltanto ad essere rivenduti per garantire un guadagno. Ottanta milioni di barili corrispondevano, più o meno, all'allora produzione giornaliera mondiale di petrolio [11].

Nel 2008, nel corso dell'indignazione popolare contro le banche di Wall Street per aver causato la crisi finanziaria, il Congresso approva, finalmente, una legge che, a partire da Gennaio 2011, da potere alla "Commodity Futures Trading Corporation" ("CFTC"), l'agenzia del Governo degli Stati Uniti preposta alla regolamentazione dei derivati finanziari, di imporre dei massimali sul traffico di titoli sul petrolio, dando alla luce il "Dodd-Frank Wall Street Reform Act".
Curiosamente, questi limiti non sono ancora stati attuati dalla "CFTC". In una recente intervista, il Senatore statunitense Bernie Sanders, del Vermont, ha dichiarato che la "CFTC" non "ha la volontà" di mettere in atto questi limiti e "deve obbedire alla legge", aggiungendo "quello che dobbiamo fare è [...] limitare la quantità di petrolio che una qualsiasi azienda può controllare sul mercato dei futures petroliferi. La funzione di questi speculatori non è usare il petrolio, ma di realizzare profitti dalla speculazione, alzare i prezzi e vendere."[12].

A tutt'oggi, le stime affermano che gli speculatori, cioè i trader dei future, come le banche e gli hedge funds, che non hanno alcuna intenzione di occuparsene fisicamente ma solo di ricavarne un profitto di carta, controllano ancora l'80 % del mercato energetico dei futures, in crescita del 30 % rispetto alle stime del 2004. Il Presidente della "CFTC"Gary Gensler, che è bene ricordare essere un ex dirigente di "Goldman Sachs", forse per mantenere una patina di credibilità, mentre la sua agenzia ignora il mandato legale del Congresso, ha dichiarato, l'anno scorso, in riferimento ai mercati del petrolio, che "ingenti afflussi di denaro speculativo creano una profezia che si autoavvera, facendo lievitare i prezzi delle materie prime." [13].

Ai primi di Marzo, il Ministro del petrolio kuwaitiano Hani Hussein, ha detto, in un'intervista trasmessa dalla televisione di Stato, "Sotto la teoria dell'offerta e della domanda, i prezzi del petrolio oggi non sono giustificabili." [14].
Michael Greenberger, Professore presso l'Università del "Maryland School of Law" ed ex-dirigente della "CFTC", che, più volte, ha cercato di attirare la pubblica attenzione sulle conseguenze delle decisioni del Governo statunitense nel consentire la speculazione sfrenata e la manipolazione dei prezzi dell'energia a grandi banche e ai fondi, ha recentemente osservato che "Ci sono 50 studi che dimostrano che la speculazione aggiunge un premio incredibile al prezzo del petrolio, ma in qualche modo non viene percepita dalla saggezza convenzionale. [...] Una volta che avete il mercato dominato da speculatori, ciò che veramente avrete sarà un casinò per giochi d'azzardo." [15].

Il risultato di una regolamentazione permissiva del Governo degli Stati Uniti, dei mercati del petrolio, ha creato le condizioni ideali in cui una manciata di banche ed istituzioni finanziarie strategiche, le stesse che, in modo interessato, dominano il commercio mondiale dei derivati del petrolio e le stesse che possiedono le azioni dell'importante Borsa del petrolio a Londra, l'"ICE Futures" (ex "IPE"), sono in grado di manipolare le enormi oscillazioni a breve termine del prezzo che paghiamo per il petrolio, la benzina o innumerevoli altri prodotti petroliferi [16].
Mentre, però, ancora si aspetta che il "Dodd-Frank Wall Street Reform Act", deciso dalla "Commodity Futures Trading Corporation" sia recepito e reso effettivo, l'innovazione più recente nel mondo borsistico, l'istituzione della Borsa "ECX-Carbon-Financial-Instruments-Future", dove sono trattati i diritti di emissione di anidride carbonica, sembra già impazzare ed attrarre gli speculatori di tutto il Mondo. Queste Borse sono nate ad Amsterdam ed a Chicago, in seguito all'entrata in vigore del"Protocollo di Kyoto" per la protezione del clima, in buona sostanza, prima la Borsa fa affari con il petrolio, poi, nel nome della protezione del clima, realizza i suoi utili grazie all'anidride carbonica prodotta durante il processo di combustione del greggio. In parole povere, i broker, sono riusciti persino a scoprire il modo di fare i soldi con l'aria bollente.

Nel 2005, il rappresentante del Congresso degli Stati Uniti Roscoe G. Bartlett, repubblicano del Maryland, e il Senatore Tom Udall, un democratico del New Mexico, creano di colpo il"Congressional Caucus Peak Oil". Gli scienziati che dissentono dal gregge, sono diffamati o ignorati. Negli anni Ottanta, l'eminente scienziato inglese Sir Fred Hoyle FRS, tenta, fallendo, di denunciare l'imbroglio dei sostenitori della teoria dei combustibili fossili e della diminuzione delle riserve di petrolio mondiali. Hoyle, senza i vantaggi del web mondiale, cerca, ripetutamente, di denunciare questo imbroglio.
"L'idea che il petrolio deriverebbe dalla trasformazione di qualche pesce schiacciato da detriti biologici, è sicuramente la più sciocca idea che sia mai stata accolta da un numero rilevante di persone, per un prolungato periodo di tempo.".
Insieme con altri scienziati occidentali, Hoyle ha rifiutato di netto la linea politicamente corretta, come evidenziato in un crescente numero di articoli per ristabilire l'equilibrio sull'economia del petrolio. A supporto della teoria di Hoyle interviene anche il Professor Michael C. Lynch, del"Massachusetts Institute of Technology", i cui studi denunciano il mito di "esaurimento del petrolio", dimostrando la genesi ad alta pressione dello stesso. Nessuna voce dei media riferisce una sola parola a riguardo, neanche a distanza di qualche anno. Come spesso succede, quando si ha a che fare con interessi economici di vasta portata, le scoperte e le ricerche sono indirizzate dall'universale connivenza dei media e degli scienziati del mondo accademico che, finanziati dal Governo, sistematicamente si ritrovano a dover fare i conti con chi finanzia il loro lavoro [8] e, oggettivamente, sembra difficile trovare, nell'attuale mercato, competitor che possano "influenzare" l'opinione pubblica e la comunità scientifica potendo contare su "metodi persuasivi" che tengano il passo con quelli delle compagnie petrolifere. Colossi come "ExxonMobil Corporation" o "Shell Group", tanto per fare qualche esempio, sono gli unici a poter contare su un giro d'affari e un fatturato che, nel 2008, sono arrivati a sfiorare i 310 miliardi di Euro; la "Microsoft Corporation", il cui fondatore,Bill Gates, risulta essere uno degli uomini più ricchi del mondo, nello stesso anno, ha chiuso con un fatturato di "appena" 38 miliardi di euro [17].

In tempi in cui innumerevoli terremoti, anche in altre parti del Mondo, sembrano essere originati da una sempre più sfrenata ed incontrollata ricerca di fonti di energia che ha portato società come la"Chesapeake Energy" o l'onnipresente "Halliburton" ad esasperare il concetto di perforazione, dando vita all'ormai tristemente famoso fenomeno del "fracking", se, a mettere in dubbio la consolidata teoria del "Peak Oil", fossero unicamente i soliti "fissati" o "paranoici" come il sottoscritto o l'Autore del "SitoAurora" (uno dei pochi, in Italia, ad affrontare la "Teoria Abiogenica"), si potrebbe bollare il tutto con la frase: "ecco i soliti teorici del complotto.".
Se, invece, a mettere in dubbio l'idea dei "combustibili fossili" fosse un certo Leonardo Maugeri[18], ex dirigente "Eni", le cose sarebbero leggermente diverse. Se poi, la stessa "Eni", in tempi di "Peak Oil", decidesse di abbassare i costi della benzina e del diesel, in decisa controtendenza con il resto del mercato, beh, allora...

Note e fonti:
[1] Intervista di Thomas Seifert a Colin Campbell il 19 Ottobre 2004, durante il "Global Peak Oil Gathering - A Gathering of Intelligence", "Facts and Visions", 19-21 Ottobre, Coblenza - Lahnstein, consultabile sul sito www.gasandoil.com
[2] "Hubbert's Peak - The Impending World Oil Shortage", di Kenneth S. Deffeyes, "Princeton University Press", 2001; "Beyond Oil - The View from Hubbert's Peak", di Kenneth S. Deffeyes, Hill and Wang, 2005; "Out of Gas - The End of the Age of Oil", di David Goodstein, Norton, 2004; "The Party is Over", di Richard Heinberg, Riemann Verlag, 2003; "The Truth about Oil and the Looming Energy Crisis", di Colin J. Campbell, Eagle Print, 2004
[3] Financial Report, 2004
[4] "La teoria abiogenica del petrolio", tratto da "AURORA - Sito d'Informazione Internazionalista"
[5] "Resistance by scientists to scientific discovery", di Bernard Barber, "Science", 134, 1961, 596-602
[6] "Prematurity and uniqueness in scientific discovery", di Gunther Stent, "Scientific American", Dicembre 1972, 84-93
[7] "The structure of scientific revolutions", University of Chicago Press, di Thomas Kuhn, Chicago 1970
[8] "I Russi sfatano la Teoria del Peak Oil – è fasulla come l'effetto serra", tratto da "AURORA - Bollettino d'Informazione Internazionalista"
[9] "A Century of War. Anglo-american Oil Politics and the New world Order", di F. William Engdahl, London, Pluto, 2004
[10] "Il libro nero del petrolio - Una storia di avidità, guerra, potere e denaro", di Thomas Seifert e Klaus Werner, Editori Newton and Compton, 26
[11] "Fässer aus Papier - Spekulanten handeln mit Öl, das sie nicht besitzen. Treiben sie den Preis in die Hohe? Oder ist es die Angst vor dem Terror?", "Die Zeit", di Fritz Vorholz, 12 Agosto 2004
[12] "Oil Speculators Must Be Stopped and the CFTC 'Needs to Obey the Law': Sen. Bernie Sanders", "Daily Ticker", di Morgan Korn, 7 Marzo 2012
[13] Ibid.
[14] "Kuwait's oil minister believes current world oil prices are not justified, adding that the Gulf state's current production rate will not affect its level of strategic reserves", "UpstreamOnline", 12 marzo 2012
[15] "Behind Gas Price Increases, Obama's Failure To Crack Down On Speculators", "The Huffington Post", di Peter S. Goodman, 15 Marzo 2012
[16] "Perché l'enorme balzo dei prezzi del petrolio? 'Peak Oil' o speculazione di Wall Street?"
[17] "I crimini delle multinazionali", di Klaus Werner e Hans Weiss, Newton Compton Editori, 255, 279, 308; www.exxon.mobil.comwww.shell.comwww.microsoft.com
[18] "Oil: The Next Revolution", "Belfer Center for Science and International Affairs", "Harvard Kennedy School", Discussion Paper 2012-10, di Leonardo Maugeri, Giugno 2012