Limitless (id - 2011)
- genere: Thriller/Fantascienza
- regia: Neil Burger
- interpreti: Bradley Cooper, Robert DeNiro, Abbie Cornish, Andrew Howard
- produzione: Relativity Media - Virgin Produced
GIUDIZIO: Potabile con molte riserve
In due parole
Recensione
Eddie Morra, uno scrittore fallito, in crisi creativa, vive allo sbando e sta perdendo tutto, compresa la sua ultima compagna. Un incontro fortuito con il cognato, fratello della precedente ex-moglie, un tizio losco che all'epoca del suo matrimonio faceva lo spacciatore, lo porta a conoscenza di una nuova pillola, ancora segreta, sviluppata da un'anonima casa farmaceutica. Si tratta di un nuovo tipo di droga in grado di far lavorare il cervello a un livello mai visto; diventa possibile recuperare istantaneamente e a seconda dell'occorrenza tutti i ricordi più reconditi e ormai perduti. Ogni dettaglio, anche il più insignificante, diventa improvvisamente accessibile. La mente inizia a lavorare con una lucidità estrema ripescando ogni possibile ricordo di una vita che possa servire a risolvere una qualsiasi situazione in cui ci si trova.
Provando questa pasticca che gli viene regalata, in un giorno scrive una corposa serie di capitoli del suo libro e si libera da una serie di situazioni imbarazzanti con un'eleganza, una destrezza e una proprietà di linguaggio in cui non si è mai riconosciuto. Da questa esperienza, inizia il bisogno di trovarne altre; Inutile dire che da questo punto inizierà un'odissea che si rivelerà sempre più allucinante.
L'idea di fondo, pur se non originalissima è molto interessante e apre la storia a migliaia di possibili sviluppi oltre che alla possibilità di indagare sulle conseguenze etiche, mentali, sociologiche, che si aprono davanti a una scoperta simile. Ma l'introspezione del personaggio, le domande che un incipt del genere suggerisce, lo sviluppo anche psicologico di una storia simile non sembra interessare il regista se non nelle premesse. In effetti il film ha il sapore della buona occasione sprecata e si snoda su alcune ricercatezze tecniche/stilistiche che lo traghettano inevitabilmente verso una conclusione banale in cui ciò che resta è l'aspetto più evidente di questa società: la ricerca del successo personale.
Qualche buona idea, alcune intuizioni sparse qua e là, dei momenti di cinema azzeccati, non sono sufficienti a tenere in piedi un baraccone traballante in cui si trovano purtroppo anche dei buchi di sceneggiatura piuttosto evidenti con delle situazioni irrisolte.
La fantomatica pillola trasparente era una ghiotta occasione per esplorare i lati più oscuri e più potenti dell'inconscio ma anche della società in cui viviamo. La carne al fuoco tanta, tantissima, lo sviluppo povero e incerto.
La pellicola si lascia certamente guardare e a differenza delle boiate manifeste fin dai primi minuti, ci si appassiona alla storia e in fondo anche al personaggio assaporando quello che dovrà accadere; ma via via che prosegue la visione salgono imbarazzanti interrogativi e alla fine si resta con l'amaro in bocca. Il regista ha certamente saputo farci sperare in un bel film, intrigante e coinvolgente che ci facesse uscire dalla sala soddisfatti e con il cervello in movimento a riassaporare e rielaborare quanto visto; ciò che resta invece, è una sola parola: “Peccato”.
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