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Mettetevi due dita in gola

Die Hard Vivere o Morire (Live Free or Die Hard - 2007)


  • genere: Azione
  • regia: Len Wiseman
  • interpreti: Bruce Willis, Timothy Olyphant, Justin Long, Maggie Q
  • produzione: 20th Century Fox

GIUDIZIO: Lasciate Perdere

In due parole

Insulso, per nulla divertente, già repellente dopo la prima mezz'ora.

Recensione

Che ai critici fosse evaporato il cervello era fuori discussione, ma evidentemente, per recensire l'ultima avventura dell'agente John McLane, se lo sono pure fatto brillare, prendendo a prestito una delle numerose cariche utilizate nella pellicola. Se esistesse l'oscar delle boiate, Live Free or Die Hard avrebbe almeno 7 candidature.

Il trailer del film infatti non lasciava presagire nulla di buono; ormai il cinema d'azione è pura tecnologia, montaggio frenetico, Dolby Digital e Morbo di Parkinson, si, perchè l'intelligenza è completamente cancellata da queste produzioni. Forse perchè ci si rivolge ad un pubblico che si considera oramai completamente lobotomizzato dalla TV e da cinquant'anni di propaganda subliminale dei media in genere. Poi però leggi alcune recensioni dove il critico di turno, per fare bella figura, stende un testo con mille acrobazie letterarie per dirti che in fondo il faccione di Bruce Willis ha la simpatia di sempre; e abbandonate le atmosfere clautrofobiche del Nakatomi Plaza e del primo Die Hard, il poliziotto è ormai chiuso nei labirinti di una città, profonda metafora dell'uomo moderno che....

Vabbè, se ricordano la simpatia del primo film, forse tanto male non è, ti dici, e vai a vederlo. Regia inesistente, attori incosistenti, scene d'azione che superano la soglia del ridicolo involontario ogni 5 minuti raggiungendo l'apoteosi nel tripudio di imbecillaggini a raffica del finale. Dialoghi inesistenti, battute comiche che lasciano indifferenti e un pò basiti perchè sono sempre fuori tempo e fuori contesto. Dopo 14 minuti il film non è ancora decollato e tu sai che ormai niente potrà farlo sollevare. Quella infatti è la soglia del terrore di ogni regista. Se entro quel tempo i personaggi non sono definiti e non sei riuscito a catturare l'attenzione del pubblico o far scattare l'identificazione, è molto difficile che possa ancora succedere man mano che avanza il metraggio. Quando non credi nel personaggio, nelle prime battute, poi non sei disposto ad accettare più nulla e vedi il ridicolo dietro ogni angolo. Ci vogliono bravi registi per farti accettare l'illusione del cinema; per farti accettare sequenze inverosimili e farti divertire con spensieratezza in modo che tu ti goda il film senza dire ad ogni minuto: "Ma daiiii! Ma che assurda sta scena". Ci vogliono registi come il John McTiernan del primo Die Hard o il James Cameron di True Lies, ad esempio; non certo un Len Wiseman autore oltre a questo, dei due Underworld.

Il senso di fastidio arriva subito; quando per mostrare una vestizione, o anche il solo caricamento di un'arma, il regista utilizza 54 stacchi di montaggio con 40 prospettive diverse. Se sei impegnato a trattenere la nausea che simili sequenze con la macchina in continuo movimento provocano, difficilmente ti godi qualcosa. Se poi nella ricerca estrema di scene sempre più spettacolari perchè ormai vige la convinzione che il pubblico non si accontenta più, ti riduci ad inserire le improbabili situazioni che si presentavano nei cartoni animati di Willy Coyote e pretendi di farle passare seriamente la dove, nei cartoni provocavano la risata, allora significa che sei proprio alla frutta.

Fate una cosa, andate al videonoleggio e prendete Die Hard, l'originale. Sedetevi comodamente in divano e divertitevi come si faceva una volta. Ricordatevi il John McLane dei tempi migliori, quello DOC; e lasciate quello scaduto in aceto per chi ha messo il cervello in modalità provvisoria.