Capricorn One (id - 1977)
- genere: Thriller/Fantapolitico
- regia: Peter Hyams
- interpreti: Hal Holbrook, Elliot Gould, James Brolin, Brenda Vaccaro, Telly Savalas, O. J. Simpson
- produzione: Associate General Films
GIUDIZIO: Diverte con intelligenza
In due parole
Recensione
Adesso che la sonda curiosity ci ha mostrato le strade a due corsie di marte, un pò troppo simili a quelle del deserto del Nevada, scatenando ovvie polemiche sui possibili imbrogli della Nasa, verrebbe da dire che già nel 1977 qualcuno aveva ipotizzato che le missioni su marte sarebbero state un enorme imbroglio ai danni dei cittadini.
In realtà questo divertente e intelligente film dell'artigiano (in senso positivo) Peter Hyams, nasce dopo il libro shock di Bill Kaysing: "Non siamo mai andati sulla Luna". Un libro che ha fatto partire un vero e proprio movimento ampliatosi negli ultimi anni grazie a internet su quello che è considerato il più grosso imbroglio della nostra storia.
Hyams prende spunto da questa vicenda per il suo ragionamento sulle logiche del potere e sull'inevitabilità, quasi necessità, di ogni sistema di reggersi sulla menzogna ai danni dei propri cittadini. Trasferisce il fatto in un futuro prossimo, quando ci si appresta a mandare il primo uomo su marte e ci racconta che a causa di un malfunzionamento di alcuni componenti per la respirazione degli astronauti, il programma spaziale sarebbe stato chiuso e ovviamente sarebbero stati tolti gli indispensabili e lauti finanziamenti. Ecco allora che si decide di tacere sui problemi legati alla missione, e di inscenare una truffa colossale attraverso un reality in diretta realizzato in uno studio televisivo.
E' curioso come Peter Hyams riesce a farci capire che non serve coinvolgere migliaia di persone o tecnici per mettere in piedi l'imbroglio che anzi è operato ai danni delle stesse persone che seguono la missione dal centro di controllo. Il missile infatti parte regolarmente ma gli astronauti vengono trasferiti in un luogo segreto pochi minuti prima; la telemetria, le conversazioni tecniche tutto ciò che arriva ai tecnici è in parte reale (dal vero missile) in parte è frutto delle registrazioni effettuate durante l'addestramento. I "buchi", e le conversazioni libere verranno riempiti dagli astronauti a bordo di un modello di navicella fino a quando in un set, si metterà in opera lo sbarco vero e proprio.
Ma un tecnico nota che i segnali della telemetria arrivano non dallo spazio ma da qualche posto molto più vicino; lo fa notare più volte ai suoi superiori fino a quando scompare nel nulla; non prima però di aver messo una pulce nell'orecchio all'eroe di questo film: uno strepitoso Elliott Gould nei panni di Robert Caulfield, un giornalista sbandato (oggi si direbbe un complottista) che vuole vederci chiaro e inizia a indagare.
La pellicola mette in scena alcune tematiche in quegli anni molto sentite: l'inchiesta giornalistica seria, avviata ormai sul viale del tramonto per lasciare spazio al gossip, alla cronaca nera con incidenti e tanti morti e feriti, anticipando la deriva di quell'informazione mainstream oggi diventata più ridicola di una soap opera ma inquietante nel suo costante inganno. Le lunghe mani di un potere invisibile che però ha la forza di toccare chiunque e di arrivare dappertutto. La disillusione e il cinismo di una generazione che prendeva pienamente coscienza del punto di non ritorno che si era ormai superato.
Questi concetti sono ancora più forti se paragonati alla figura degli astronauti, che rappresentano la parte ingenua, le pedine, semplici burattini che credono in valori come la bandiera, la patria, la verità, ma in modo talmente ingenuo da risultare sullo sfondo del film, sbiaditi, quasi fantasmi dalle poche tonalità di grigio.
Non è più un tempo di eroi per Hyams, non quelli almeno, presentati al pubblico e somiglianti a bambolotti di gomma muscolosi e belli. I nuovi eroi partono dal basso, è da lì che comincia la rivoluzione, da complottisti come Caulfield.
Tutte queste cose vengono messe in scena con un'ironia e un sarcasmo davvero esemplari; i dialoghi sono assolutamente una delle cose più godibili dell'intera pellicola; moltissime le frasi da ricordare, le battute a cui sorridere e su cui riflettere; merito di una sceneggiatura davvero incisiva.
Il potere è sempre rappresentato sotto forma di una metafora (gli elicotteri che braccano gli astronauti fuggitivi e che sembrano enormi calabroni impegnati in misteriosi e silenziosi dialoghi tra loro); i burattinai non li vediamo, non conosciamo i loro volti, li possiamo soltanto supporre; ciò che vediamo all'opera sono i loro cani da guardia, l'FBI, i politici corrotti, le persone compiacenti per cui "l'ignoranza è un bene".
La sequenza più efficace, inquietante e spettacolare del film è la carrellata all'indietro dal casco dell'astronauta fermo davanti alla bandiera americana, mentre via via viene rivelato il set con lo scenario ricostruito di marte, i potenti riflettori che illuminano la scena, i tecnici che osservano la loro creazione mentre sullo sfondo si ascolta il solenne discorso del presidente degli Stati Uniti su questa nuova grandiosa conquista dell'umanità. Una sequenza che da sola vale il prezzo del biglietto.
Spettacolare infine, l'inseguimento tra i canyon dove "l'anarchico" Telly Savals in forma smagliante, fugge a bordo del suo biplano assieme a Caulfield e all'astronauta aggrappato a un'ala, dai minacciosi e onnipresenti elicotteri neri. Sequenza al cardiopalma di una pericolosità inaudita eseguita dal leggendario pilota Frank G. Tallman. Autore di numerosissimi stunt aerei per molti film. Il pilota dichiarerà che il lavoro eseguito per Capricorn One era in assoluto la cosa più pericolosa che avesse fatto e guardando le spettacolari sequenze non possiamo che credergli. Tallman, ironia della sorte, morirà in un incidente aereo poco tempo dopo.
Se non l'avete visto, non perdetevi questo piccolo gioiello d'annata DOC, se non altro per ricordarci sempre che anche un film d'azione può essere intelligente, divertente e ben fatto. Una spanna sopra a tanti prodotti ipertecnologici e iperidioti odierni.
La frase: "Mi chiamo Caulfield..." - "Beh! Io non posso farci proprio niente" (Elliot Gould e Telly savalas)
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Spinto da questa recensione
Spinto da questa recensione ho rivisto il film su YouTube e devo dire che non solo non e' invecchiato affatto, ma che in confronto ai film odierni ci fa un figurone da tutti i punti di vista. Non e' certo un capolavoro e non e' un film con un budget enorme (anche se e' sempre un prodotto di Hollywood, che non e' mai stata economica, da Buster Keaton in poi), ma la fotografia, il montaggio e il ritmo ed i props, dovrebbero far vergognare qualsiasi produzione odierna, che, con mezzi superiori e potenzialmente spese di gran lunga inferiori produce invece film di qualita' imbarazzante.
Cosa successe a Hollywood dal 1960 al 1980 (anche se meglio sarebbe dire dal '67 al '77) e' difficile da capire per chi non abbia vissuto quegli anni, perche' era cio' che stava accadendo ovunque: era infatti possibile allora avere finanziamenti per opere originali ed intelligenti, perche' il pubblico le gradiva ed il mercato non era rigidamente controllato come al giorno d'oggi, ma le scelte dello spettatore o dell'ascoltatore erano quelle che indirizzavano il mercato.
Questo fece in modo di avere film intelligenti e costosissimi, cosi' costosi che oggi non porebbero piu' essere girati (da Lawrence o Arabia, che comincio' il trend a Waterloo). A Hollywood erano molto piu' attenti a come si spendevano i soldi, ma cio' non impediva di produrre film apertamente "complottisti" come questo, che ebbe un discreto ritorno.
E' anche bello rivedere attori che riempiono lo schermo con la loro presenza, come Telly Savalas, Elliott Gould e caratteristi di dimensioni professionali mitiche, quale il mai troppo lodato (nei suoi sempre detestatissimi personaggi) David Huddleston, che rivedremo piu' recentemente nella parte del "Big" Lebowski e del sempre affidabile ed incisivissimo Hal Holbrook. Era anche il tempo in cui le attrici (come pure gli attori) non venivano scelte tra le modelle, ma tra le attrici e quando anche una ragazza decisamente strabica e con un viso asimmetrico (ma ugualmente interessante e sexy) veniva scelta per film importanti.
Peccato per il lieto fine stile "Il Laureato", unica grande pecca del film. Ma qualche contentino ai finanziatori dovevano pure darlo, oltre la obbligatoria scena da autoscontro...
...ma la fotografia, il
Non posso che quotare...
Idem come sopra; Huddleston lo ricordo anche ne "I due superpiedi quasi piatti" e Holbrook che ho potuto rivedere nel recente "Into The Wild" di Sean Penn (recensito in questo spazio). Caratteristi di enorme spessore.
Non posso credere che un regista del calibro e dell'abilità di Hyams (sua anche la sceneggiatura) non avesse pensato all'enventualità di chiudere il film con l'aereo che si allontana nella vallata desertica con sullo sfondo la voce del comizio funebre per gli astronauti. L'ultima sequenza sembra proprio aggiunta, come se non sapesse come finire il film o come se, obbligato a metterci il lieto fine, avesse almeno tentato di evitare commenti idioti o scene troppo lacrimose. Alcune facce perplesse, un rallenty scattoso fino al fermo immagine. Sembra davvero una toppa.