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Il Triangolo Maledetto

Era il 1987 e da svariati mesi frequentavo lo studio del giornalista e apprezzato scrittore: Alberto Ongaro. Lo avevo conosciuto nel posto in cui lavoravo ignorandone all'inizio l'identità e la meritata fama; avevo stretto amicizia con suo figlio Filippo, oggi stimato medico e pioniere in Italia dell'anti-aging e della nutrigenomica dopo le esperienze all'estero come medico dell'equipaggio degli astronauti per l'esa (l'ente spaziale europeo).

Io ero un commesso che gestiva uno dei primi videonoleggi della mia città, vendevo inoltre i cari vecchi dischi in vinile e mi occupavo pure della vendita e dell'installazione di impianti HI-FI. Filippo e suo padre erano clienti della videoteca. Nel tempo libero, dopo alcuni insuccessi nel tentativo di trasformarmi in un disegnatore di fumetti (la mia insicurezza, la mancanza di determinazione e la convinzione di non avere talento bruciarono i miei sogni in breve tempo), avevo iniziato a cimentarmi sotto richiesta dell'amico fumettista: Fabiano Fiorin, nella stesura di brevi e semplici sceneggiature per storielle da bambini. La tecnica me l'aveva insegnata lui dopo avermi chiesto: "Invece di disegnare hai mai pensato a scrivere? Avrei bisogno di qualcuno che mi buttasse giù alcune storie."

Ci avevo pensato si, l'unica materia che amavo a scuola era: "Il tema libero", e a 11/12 anni, con la macchina per scrivere acquistata dai miei genitori mi ero messo in testa di realizzare un saggio sugli UFO. Progetto sfumato assieme a mille altri grazie alla mia incapacità di concentrarmi su una singola cosa per un tempo sufficientemente lungo. Mi piacevano troppe cose e le volevo fare tutte con il risultato che non combinavo nulla.

Fu mentre provavo a scrivere queste storielle nei momenti di vuoto in videoteca, che Filippo vedendomi, riconobbe una sceneggiatura chiedendomi se ero uno scrittore. "No" gli risposi imbarazzato. Sto soltanto provando a scrivere delle storie per un amico.

Ma ormai era fatta, pochi giorni dopo mi presentò ufficialmente suo padre che si offrì, se avessi avuto intenzione di diventare sceneggiatore, di leggere il frutto della mia fantasia.

Fu come una scossa elettrica; improvvisamente tutti i miei sogni del bambino che ero stato e che continuavo a essere, si risvegliarono. Ero cresciuto con i fumetti, da Topolino ai supereroi, mi aveva sempre accarezzato l'idea di raccontare delle storie e la fantascienza poi, era il genere che più amavo da sempre fin da quando ne avevo memoria;  avevo soltanto 6 anni quando nel periodo dello sbarco sulla luna la Rai mandava a ciclo continuo film che mi restarono impressi nel DNA come: "Ultimatum alla Terra", "La cosa da un altro Mondo", "Il Pianeta Proibito" Etc. Etc. Etc.

Avrei scritto "Storie di fantascienza". Iniziai così a buttare giù sceneggiature ispirate a una serie che tanto mi aveva colpito: "Ai confini della realtà", mi intrigava da matti l'idea di raccontare storie straordinarie che accadevano a persone ordinare che si trovavano loro malgrado coinvolte in eventi e fatti per loro incomprensibili. Tutto ciò che producevo lo consegnavo poi a Ongaro, che con pazienza mi indicava tutti i numerosi errori e le grandi ingenuità che commettevo con la mia irruenza e inesperienza. Mi stava insegnando a scrivere una storia. Non mi dava lezioni di narrativa in senso stretto, non mi forniva prontuari, mi faceva discutere su ciò che producevo. Mi chiedeva di argomentare le mie scelte, di giustificare le azioni e le situazioni che immaginavo.

Gli piacevano le mie idee, non era certo la fantasia a mancarmi, era l'esperienza, la capacità di trasformare le idee in una narrazione corretta, avvincente, interessante.

Trascorsero così svariati mesi, forse un anno, e un bel giorno, mentre attendevo il responso dell'ennesima sceneggiatura, mi arrivò una sua telefonata: "Federico, la tua ultima sceneggiatura è ben scritta e ben congegnata, l'ho già passata al mio amico Attilio Micheluzzi, gli è piaciuta molto e ha detto che la disegnerà, la Rizzoli ha accettato di pubblicarla."

Se mi avessero tirato un cazzotto sarei rimasto meno stordito. Attilio Micheluzzi era uno dei più grandi artisti italiani, conosciuto a livello internazionale e stava per disegnare una mia storia.

Più avanti negli anni compresi che Alberto Ongaro non era stato soltanto l'uomo che mi aprì le porte a un mondo e un mestiere che da ribelle che aveva abbandonato la scuola potevo soltanto sognare nelle fantasie più sfrenate, avendo davanti agli occhi la realtà di un lavoro che aveva raggiunto il suo punto più alto nell'essere diventato un commesso esperto di dischi e alta fedeltà quando le esperienze precedenti, iniziate a 13, anni passavano dal trasportare spazzatura, al rompere blocchi di ghiaccio con un punteruolo per le granite dei bar, al fare il cameriere, il barista, le pulizie etc.

Alberto era l'uomo che aveva allargato i miei orizzonti, che mi aveva fatto guadagnare fiducia in me stesso, che mi aveva permesso di credere che lo spirito di un uomo può volare alto anche quando getta la spazzatura. Che scrivere non era un modo per diventare famosi, eventualità particolarmente difficile; ma era prima e sopratutto un modo per arricchire la propria anima, se si aveva qualcosa da dire.

Nel 1988, venne pubblicata quella storia e il mio nome accanto a quello del grande artista Attilio Micheluzzi; fu l'inizio di una nuova fase della mia vita, piena di soddisfazioni ma anche di grandi ostacoli, sofferenze e delusioni; ma rifarei tutto perchè grazie all'umanità di un grande scrittore, il mio cuore prese il volo.

P.S. Il nome del mio blog è preso dall'omonimo romanzo di Alberto Ongaro.

 

 

La mia prima storia a Fumetti:

 

 

 

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Fuoco sul B-52

Premetto che non sono un cultore dei fumetti e che la mia esperienza si riduce a Topolino (che leggevo per le storie di Paperino) e a qualche numero di Tex.

 

Con questo però non voglio svalutare il mio giudizio che è: figo!

 

Bello anche lo stralcio di vita che ci hai riportato, mi è venuto un brivido ad "ascoltare" la telefonata dell'annuncio. :)

 

Mi è piaciuta soprattutto la parte aliena, sia per la grafica lineette e quadretti a contrasto col look orientaleggiante degli extraterrestri, sia per i dialoghi che in poche battute spiegano il mistero.

 

Non ho capito se il celestino e il rosa che colorano le tavole sono intenzionali o se è una specie di problema delle immagini.

Altra cosa che ho notato è la varietà della punteggiatura rispetto agli esclamativi de "I padroni del clima".

 

Complimenti.

 

P.S.

Come Argon avrei scommesso su Toshiro e Hiroshi.smiley

 

Ciao Giano,grazie per

Ritratto di Music-Band

Ciao Giano,

grazie per l'apprezzamento, lo stralcio di vita l'ho voluto condividere per due motivi: ci tenevo a rendere omaggio alla persona grazie alla quale sono diventato uno sceneggiatore, e volevo sottolineare il fatto che in certi casi (nel mio sicuramente), intraprendere una determinata via non è soltanto un modo per trovare un lavoro, fare soldi (io non mi sono certo arricchito) etc. Ma è un viaggio alla scoperta di sè stessi, non esente dolori e pericoli, ma che sicuramente nutre lo spirito e arricchisce.

Non ho capito se il celestino e il rosa che colorano le tavole sono intenzionali o se è una specie di problema delle immagini...

Si, riguarda la scansione che non ho corretto, purtroppo emerge anche il retro della pagina scansionata

Come Argon avrei scommesso su Toshiro e Hiroshi

Parlando di propaganda, immagino non si possa non notare la mia forte influenza all'epoca di tutta la filmografia americana, nonchè quella del fumetto, che anche se europeo si rifaceva sempre a quel colosso cinematografico che ci ha riscritto il cervello.

Gulp! Fuoco!!

 

Non volevo accusare il vecchio (cioè quello di un tempo, il giovane)  Federico, sia perchè negli anni mi sembra che ti sia riscattato abbondantemente, sia perchè io ci ho messo almeno il doppio del tuo tempo solo per per pormi delle domande, quindi...

 

Se avessi voluto celare una critica avrei scritto "Come Argon avrei tifato per i Jap*" :) ; ma la vicenda è chiara, sono stati i Jap a sparare per primi, gli yenkees hanno solo risposto al fuoco. :)

Voleva essere solo una considerazione tecnica fatta da un dilettante prescindendo dalle simpatie; qualsiasi fossero stati gli schieramenti, in ogni caso avrei scommesso sui due caccia che, per quanto antiquati rispetto al bombardiere, sono più adatti ad un combattimento aereo. Invece, a differenza di quanto avrebbe potuto fare Argon, che a quanto pare aveva già esperienze di scontri tra mezzi di epoche diverse, non ho valutato l'effetto paura dell' ignoto che scatena l'attacco come mezzo di difesa. E ancora, se i jap avessero saputo della presenza di un mitragliatore in coda al B-52, ora staremo piangendo gli statunitensi invece che i gialli e probabilmente, anche se non conosco la linea editoriale del fumetto, il tuo racconto non avrebbe visto la stampa. 

 

Quindi, tutto bene quel che finisce bene: i morti sono solo di carta, il racconto è stato pubblicato, Federico ha smesso le cattive abitudini, e gli alieni non sono poi così svegli, Argon ce lo insegna! ;)

 

Ho un'altra domanda: nel confronto successivo, chi ha incrociato la Goletta Bagdad? Hai mai ipotizzato, pensato o realizzato un seguito?

Ciao!

 

*Abbreviativo senza intenti denigratori.

 

Non volevo accusare il

Ritratto di Music-Band

Non volevo accusare il vecchio (cioè quello di un tempo, il giovane)  Federico...

No lo avevo capito... Infatti mi sono autoaccusato smiley

Ho un'altra domanda: nel confronto successivo, chi ha incrociato la Goletta Bagdad? Hai mai ipotizzato, pensato o realizzato un seguito?

No, non era previsto un seguito; decisi di terminare la storia con un vero caso pescato tra le sparizioni del triangolo delle Bermuda. Ora non ricordo perchè, ma quello della goletta Bagdad fu uno dei casi più significativi citati nel libro di Berlitz "Senza Traccia", decisi quindi di inserire questo elemento non di fiction a chiusura della storia.

vita & fumetti

Ritratto di Calvero

Ah!! il triangolo delle Bermude! ... rimane, ancora adesso, affascinante per me. Secondo solo all'esperimento di Philadelfia.

Ho apprezzato anche io l'introduzione delle tue esperienze e anche il racconto/fumetto (finalmente senza punti esclamativi in ogni dove). Mi ero lasciato tempo per leggermelo con calma e sono rimasto "male", è brevissimo cazzarola; me lo aspettavo più lungo smiley

 

Ovviamente non ho potuto fare a meno di tornare indietro nel tempo anche io, quando hai nominato "Ai confini della realtà"; beh io rimasi affascinato e ho ancora nell'animo le sensazioni che mi lasciò l'episodio numero otto (8) "Tempo di leggere". 

 

Figata

ho ancora nell'animo le

Ritratto di Music-Band

ho ancora nell'animo le sensazioni che mi lasciò l'episodio numero otto (8) "Tempo di leggere"

Mi aveva inquietato da morire...

Ho girato una richiesta al proiezionista visto che siamo in un buon momento per la recensione di serie televisive. smiley