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Cos’è, o cosa dovrebbe essere, la Legge?

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di Jeffrey Tucker - Auburn, Alabama1

Sembra che il Presidente sia deluso dal Congresso. Che tipo di legislatura è mai questa, chiede a sé stesso, se non riesce a trasformare immediatamente la volontà del potere esecutivo in Legge? Ed in effetti l'esecutivo, in questi giorni, sta usando un approccio un po' diverso: fa largo uso di ordini esecutivi (qualcosa di simile ai nostri "decreti legge", NdT). Dimenticate tutta quella roba che avete letto sui libri di educazione civica, riguardo i controlli, gli equilibri ed i poteri governativi.2 L’ordine esecutivo li bypassa tutti.

La Casa Bianca ha anche dato un nome a tutto questo: "Non Possiamo Aspettare". C'è persino un sito ufficiale ".gov". Hey, se avete intenzione di fare a brandelli la Costituzione, e di far passare le Leggi come se foste un dittatore, la cosa migliore è di farlo all'aria aperta. "Se il Congresso si rifiuta di agire -- egli dice -- io continuerò a fare tutto quanto in mio potere per agire senza di esso".

Ad essere onesti, egli non è il primo a comportarsi così. Lo ha fatto anche il Presidente prima di lui, ed anche il suo predecessore, e così via fino alla Prima Guerra Mondiale, ed anche prima. Ogni “nuovo volto” cita i precedenti dei vecchi presidenti, come se questi fatti, da soli, fornissero una giustificazione alle loro azioni. La sfida alla Costituzione ha una lunga tradizione, non lo sapevate?

Ma lo sapete cos’è che questa storia mi dice? Mi dice che questo paese ha bisogno di una buona teoria del diritto. Manchiamo finanche del linguaggio per parlare di ciò che ci sta succedendo. Una parte denuncia l'altra, ma solo in modo tale da poter esimere se stessa dalle critiche. Come risultato, l'"uomo della strada" non è disposto persino a parlare di queste fondamentali questioni.

Esempio: da dove proviene la Legge, e che cosa dovrebbe fare?

Certo, le persone si arrabbiano quando hanno a che fare con la polizia, si irritano quando sono alle prese con la TSA3, o si spaventato quando leggono delle periodiche  ingiustizie della politica. Una delle due parti si arrabbia quando il Presidente dell’altra emana delle Leggi, senza tener conto di tutte le convenzioni costituzionali.

Ma cos’è, o cosa dovrebbe essere, la Legge? Queste due grandi questioni non fanno parte della coscienza pubblica.

Sono questioni che, in effetti, si pongono fin dai tempi di Frédéric Bastiat (1801-1850) il quale, alla fine della sua vita, scrisse un accorato appello su quest’argomento. Egli cercò di convincere le persone a riflettere su ciò che stava accadendo, e di come la Legge fosse diventata uno strumento di saccheggio, piuttosto che una protettrice della proprietà.

Egli scriveva:

Non è vero che la funzione della Legge sia quella di regolare le nostre coscienze, le nostre idee, le nostre volontà, la nostra istruzione, le nostre opinioni, il nostro lavoro, i nostri commerci, i nostri talenti o i nostri piaceri. La funzione della Legge è quella di tutelare il libero esercizio di questi diritti, e di prevenire che qualsiasi persona possa interferire con il libero esercizio di questi stessi diritti.

 

Questo è “The Law” di Bastiat, un grande saggio di politica, emerso nel mondo del 19° secolo. Esso finì nel dimenticatoio, in Francia, e fu riportato alla luce nel tardo 19° secolo, in Inghilterra, e poi scomparve di nuovo, per ricomparire poi negli Stati Uniti, nel 1950, grazie agli sforzi della “Foundation of Economic Education”.

Questo saggio pone delle questioni fondamentali, alle quali la maggior parte delle persone non hanno mai pensato, nel corso della loro vita. [ Questo libro fa parte dei “Laissez Faire Books”, una nuova collana di opere, che ha lo scopo di trovare ciò che è essenziale, nella letteratura, e di distribuirlo attraverso dei modi nuovi. E’ la riedizione più popolare che questo libro abbia mai avuto. NdT]

Il problema è che la maggior parte delle persone accetta la Legge come fatto predeterminato. Come membro della società, una persona o obbedisce, o ne affronta le conseguenze. Non è cosa sicura chiedersi il perché. Questo perché il braccio per l’applicazione della Legge è lo Stato, quel peculiare organismo che ha il potere unico, nella Società, di usare la forza in modo legale, contro la vita e contro la proprietà. Lo Stato dice che cosa è la Legge -- qualunque cosa essa sia -- e quindi la impone.

Bastiat non poteva accettare tutto questo. Voleva sapere che cos’era la Legge, a prescindere da ciò che lo Stato diceva che essa fosse. Egli credeva che lo scopo della Legge dovesse essere, fondamentalmente, quello di proteggere la proprietà privata e la vita contro le invasioni, o almeno quello di garantire che giustizia fosse fatta, nel caso che tali invasioni avessero luogo. Questa non è proprio un'idea esclusiva, ma è il riassunto di ciò che filosofi, giuristi e teologi hanno pensato in molti luoghi, nel corso del tempo.

Egli fa poi il passo successivo, quello che apre gli occhi al lettore come nient'altro. Egli sottopone lo Stato alla prova se esso stesso sia o meno conforme a quest’idea del Diritto.

Egli prende atto, fin dal primo paragrafo, che lo Stato risulta essere un trasgressore, in nome dell’ottemperanza alla Legge. Esso fa ciò che si suppone la Legge debba prevenire. Invece di proteggere la proprietà privata, esso la invade. Invece di proteggere la vita, la distrugge. Invece di salvaguardare la libertà, esso la vìola. E più lo Stato avanza e cresce, più fa queste cose, fino a diventare una minaccia per il benessere della società stessa.

In modo ancor più significativo, Bastiat osserva che quando si sottopone lo Stato agli stessi standards che la Legge utilizza per giudicare i rapporti tra gli individui, esso fallisce. Egli conclude dicendo che, quando ci si trova davanti a casi come questi, la Legge, nelle mani delle élites di governo, è stata falsata. Lo Stato è impegnato a fare quelle cose per la cui prevenzione la Legge è stata progettata. L'esecutore risulta così essere il principale violatore dei suoi propri standards.

La passione, il fuoco e la logica implacabile hanno il potere di scuotere la maggior parte dei lettori. Niente è più lo stesso. Questo è la ragione per cui questa monografia è giustamente famosa. È in grado di scuotere interi sistemi di governo ed intere Società. Che bella illustrazione della potenza della penna!

Ma prendiamo atto, a questo punto, dell’approccio retorico di Bastiat. La sua conclusione è all'inizio. Perché? Egli non aveva così tanto tempo (morì poco tempo dopo aver scritto “The Law”). Sapeva che anche il lettore non ne aveva. Egli voleva aumentare la consapevolezza e la forza di convinzione nel più modo efficace. Anche da un punto di vista stilistico, c'è molto da imparare dal suo approccio.

“Laissez Faire Books” è onorata, in quest’edizione, di dar nuova vita a questo straordinario documento (che fa rivivere la traduzione di Dean Russell, e comprende anche un’introduzione di Bill Bonner), che guadagna il mio voto in favore della voce più sottovalutata che si è alzata in difesa del liberalismo vecchio-stile, nel mondo di oggi. Bonner spiega come il saggio di Bastiat abbia aperto i suoi occhi, e gli abbia fatto vedere il mondo in un modo nuovo.

E’ abitudine di ogni generazione sottovalutare l'importanza e la forza delle idee. Eppure tutto il mondo in cui viviamo è stato costruito a partire da queste. Nulla esiste, in questo mondo, ed al di fuori della natura allo stato puro, che non abbia avuto inizio da un’idea degli esseri umani. Ecco perché un libro come questo è così potente ed importante. Esso ci aiuta a vedere le ingiustizie che ci circondano, che altrimenti saremmo inclini ad ignorare. E leggerlo è il primo passo per poter cambiare.

Ecco perché continua ad essere stampato e diffuso, e perché ogni anima viva dovrebbe leggerlo. Se siamo per un rinnovato apprezzamento dell'idea di libertà nei nostri tempi, questa monografia, scritta così tanto tempo fa, ed in un paese così lontano, merita una grande credito.


Traduzione di Franco per Il Portico Dipinto