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La maggior parte della minoranza

Noi uomini funzioniamo a gruppi, nel senso che ognuno di noi cerca di far parte di un gruppo di simili. I nostri simili possono essere molto dissimili tra loro e noi potremmo far parte di gruppi di simili diversi. Apparteniamo al gruppo di amici che si frequentano, ma anche al gruppo con cui andiamo in palestra, così pure al gruppo di appassionati del Necronomicon e via dicendo.

L'uomo tende naturalmente a relazionarsi con un gruppo ristretto di simili. Quando il gruppo supera un certo numero di individui iniziamo a smettere di indentificarci con esso e più grande è il gruppo, minore è la nostra identificazione con esso; per contro, tutti quelli che stanno al di fuori del gruppo cui apparteniamo sfumano in lontanza andando a far parte di una massa indistinta che sta sullo sfondo.

In questo senso apparteniamo tutti ad una minoranza: qualunque sia il gruppo di cui siamo parte, per quanto grande, rispetto alla generalità della popolazione, siamo sempre in minoranza. Il fatto non è particolarmente strano ma, a differenza che in passato, ognuno di noi oggi percepisce questo contrasto molto più intensamente, soprattutto grazie ai media di massa che mettono a disposizione di tutti il monto intero. Solo che il mondo intero trascende la nostra capacità di identificazione e quindi diventa una presenza enorme e confusa che preme sulla porta di casa senza mai sostanziarsi nella realtà.

Di conseguenza tutti si sentono, magari inconsciamente, parte di una minoranza. E lo sono, nei fatti. Ognuno di noi è sempre in minoranza, a prescindere dalla propria posizione o appartenenza, perché il numero di quelli che non fanno parte del nostro gruppo è sempre maggiore degli appartenenti al nostro gruppo.

Avere una connessione internet è molto interessante, perché permette in poco tempo di venire a conoscienza di una serie infinita di gruppi (o minoranze) che altrimenti non sapremmo nemmeno esistere. Si scherza dicendo che in internet ognuno può trovare un sito pornografico dedicato alla più strana perversione sessuale: questo è precisamente il meccanismo di cui stiamo parlando applicato.

Dopo qualche anno di lettura di blog e forum, non è possibile quindi non notare certe dinamiche che, sebbene esaltate dalle potenzialità del medium internet, fanno parte del sentire comune. Il processo più interessante però è la costante con cui il singolo si relaziona con il gruppo cui appartiente in antitesi al resto. In sostanza, il singolo sente di appartenere ad un gruppo e, al di fuori di questo gruppo, anziché vedere una serie di altre minoranze, riconosce solo una massa indistinta di persone, componendo un'immagine del mondo divisa in due: un “noi” in minoranza e un “loro” maggioranza. Da qui, possiamo creare una breve tassonomia non scientifica delle varie minoranze, in base al modo in cui il “noi” interpreta il “loro”.

La prima categoria di minoranza comprende quelli che definisco “vittimisti”. Secondo costoro il mondo va male e, per qualche motivo, sono venuti a contatto in maniera negativa con un'altra minoranza. La mescolanza dei due fatti li porta ad attribuire i mali del mondo a quella minoranza, confondendola con la totalità del mondo. Ad esempio, chi è di sinistra ripete da anni il mantra secondo cui l'Italia è governata in maniera totalitaria dai fascisti i quali, mentre governano il Paese, contemporanemante organizzano colpi di Stato e fuggono in Sudamerica. Per contro, chi è di destra vede comunisti e sinistroidi ovunque, hanno in mano tutti i giornali, tutta la musica, il cinema, la pubblicità, insomma, il famoso monopolio della cultura con cui faranno diventare tutta la popolazione omosessuale. I gruppi di cattolici sono convinti che il mondo sia in mano agli atei, che hanno come fine ultimo quello di distruggere la Chiesa di Roma, mentre gli atei mettono in guardia su come il Vaticano controlli ogni singolo aspetto della politica e dell'economia della Nazione e su come voglia spazzare gli atei e la scienza dalla faccia della Terra.

Come si vede, per ogni minoranza sembra esservene un'altra uguale, contraria ed onnipotente votata al suo annientamento e, guardacaso, loro fanno parte proprio della minoranza che verrà annichilita. Di qui il nome di “vittimisti”.

Vi sono poi gli “elitaristi”. Chi appartiene a questa minoranza assume una posizione più evoluta e non scende ad accusare le altre minoranze di alcunché. Si atteggia a sergente Hartman, non si sente superiore a negri, froci, terroni e marocchini, perché per loro sono tutti uguali, non contano niente allo stesso modo. Per costoro gli altri sono solo un gregge, sono tutti stupidi e mossi dagli istinti di fame e riproduzione, mentre loro fanno parte degli aristoi, i migliori destinati a comandare. Praticamente quelli che credono di aver capito sul serio Nietzsche, loro.

Esiste poi la minoranza degli “intellettualisti”. Sono particolarmente dediti alla lettura, al cinema d'essai, alle varie Biennali. Non guardano gli altri con disprezzo, bensì con sgomento e dolore perché non si capacitano di come sia possibile vivere senza guardare almeno due film coreani al mese e andare a gioire per le mostre di arte contemporanea senza scendere nella scala evolutiva. La massa (cioè quelli che loro non frequentano) non è malvagia o pericolosa come credono gli elitisti, è solo costretta in uno stato di semibestialità che non le permette di esprimersi se non a grugniti o attraverso la secrezione di odori. Queste persone possono anche definirsi progressisti o di sinistra in certi casi, ma prima o poi giungeranno alla rivelazione che tutti quegli scimmioni che camminano sul marciapiede votano, orrore.

Questo tipo di tassonomia si potrebbe applicare in molti altri casi, ma ragioni di spazio e di tempo suggeriscono di fermarsi qui. Il lettore potrà certamente fare proprio il metodo e utilizzarlo come simpatico gioco di società nelle fredde serate invernali.

Interessa notare però alcune cose: la prima è che l'essere parte di una minoranza costituisce motivo di orgoglio, poiché chi è al di fuori di quella minoranza esiste solo come individuo massificato. Poi, essere pochi significa essere migliori. Ed infine, ad essere massificati e conformisti sono sempre gli altri. Strano, davvero.

Spero che nessuno ora pensi che in questo blog si inizierà a crearsi una nuova forma di minoranza per essere ancor più alternativi di quelli che si sentono già migliori del resto della popolazione. No, tutt'altro. La nostra speranza è che questo blog diventi il punto di incontro per coloro che sanno di essere maggioranza, di far parte della media, di non essere nulla di così speciale rispetto agli altri.

Ci definiremo, per prendere in prestito una felice intuizione di un grande del pensiero contemporaneo, “mediamente mona”. Sappiamo cioè di non essere particolarmente migliori degli altri, ma siamo anche convinti di non essere poi tanto peggiori, via. Non salveremo il mondo, ma nemmeno lo annienteremo. Siamo la sana via di mezzo. I “mediamente mona”.