La trasformazione nascosta dell'America
La traduzione in italiano dell'opera scritta da Wendy McElroy esplora Bitcoin a 360°, un compendio della sua storia fino ad adesso e la direzione che molto ptobabilmente prenderà la sua evoluzione nel futuro prossimo. Si parte dalla teoria, soprattutto quella libertaria e Austriaca, e si sonda come essa interagisce con la realtà. Niente utopie, solo la logica esposizione di una tecnologia che si sviluppa insieme alle azioni degli esseri umani. Per questo motivo vengono inserite nell'analisi diversi punti di vista: sociologico, economico, giudiziario, filosofico, politico, psicologico e altri. Una visione e trattazione di Bitcoin come non l'avete mai vista finora, per un asset che non solo promette di rinnovare l'ambito monetario ma che, soprattutto, apre alla possibilità concreta di avere, per la prima volta nella storia umana, una società profondamente e completamente modificabile dal basso verso l'alto.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/la-trasformazione-nascosta-dellamerica)
E se l'America a cui giuriamo fedeltà non fosse quella che comanda? Questa indagine esamina come il sistema di governance americano si sia trasformato radicalmente dal 1871 attraverso un modello documentato di cambiamenti giuridici, finanziari e amministrativi. Le prove rivelano un graduale passaggio dai principi costituzionali a strutture di gestione di tipo aziendale, non attraverso un singolo evento, ma attraverso un accumulo di cambiamenti incrementali che abbracciano generazioni e che hanno silenziosamente ristrutturato il rapporto tra cittadini e governo federale.
Questa analisi dà priorità alle fonti primarie, identifica modelli in più ambiti piuttosto che eventi isolati ed esamina le correlazioni temporali, notando in particolare come le crisi abbiano spesso preceduto le iniziative di centralizzazione. Esaminando fonti primarie, tra cui registri del Congresso, documenti del Dipartimento del Tesoro, decisioni della Corte Suprema e accordi internazionali, identifichiamo come:
• Il linguaggio e i quadri normativi si siano evoluti dai diritti naturali verso i principi commerciali;
• La sovranità finanziaria sia stata trasferita gradualmente dai rappresentanti eletti agli interessi bancari;
• I sistemi amministrativi hanno mediato sempre più il rapporto tra cittadini e governo federale.
Queste evidenze inducono a un riesame fondamentale della sovranità, della cittadinanza e del consenso moderni, in modi che trascendono le tradizionali divisioni politiche. Per l'americano medio queste trasformazioni storiche hanno implicazioni concrete. I sistemi amministrativi creati tra il 1871 e il 1933 strutturano la vita quotidiana attraverso obblighi finanziari, requisiti di identificazione e conformità normativa che operano in gran parte indipendentemente dai cambiamenti elettorali. Comprendere questa storia chiarisce perché i cittadini spesso si sentono disconnessi dalla governance, nonostante i processi democratici formali: i sistemi che gestiscono aspetti chiave della vita moderna (politica monetaria, regolamentazione amministrativa, identificazione dei cittadini) sono stati progettati per operare con sostanziale indipendenza dal controllo diretto dei cittadini stessi.
Mentre le interpretazioni tradizionali di questi sviluppi enfatizzano le esigenze pratiche di governance e la stabilità economica, i modelli documentati suggeriscono la possibilità di cambiamenti più radicali nella struttura costituzionale americana, i quali meritano un esame più attento.
Mi sono imbattuto in uno strano riferimento a una legge del 1871 mentre navigavo su Twitter. Il post suggeriva che gli Stati Uniti avessero subito una trasformazione giuridica segreta nel 1871, trasformandosi da repubblica costituzionale in un'entità aziendale in cui i cittadini venivano trattati più come beni, o merci, che come individui sovrani. Ciò che ha attirato la mia attenzione non è stata l'affermazione in sé, ma la sicurezza con cui veniva formulata, come se questa trasformazione fondamentale dell'America fosse di dominio pubblico.
Il mio primo istinto è stato quello di liquidarla come l'ennesima teoria del complotto diffusa su internet. Una rapida ricerca su Google ha portato a un “fact-checking” di PolitiFact che liquidava l'intera storia come “falso in tutto e per tutto”. Ciò che colpisce non è solo la brevità con cui liquidano una complessa questione storica, ma la loro metodologia. Hanno intervistato un solo esperto legale, non hanno citato alcun documento primario dal Congressional Record, non hanno esaminato nessuno dei successivi casi della Corte Suprema che fanno riferimento alla capacità aziendale federale e hanno ignorato la documentata trasformazione finanziaria che ne è seguita. Ho notato che quando i fact-checker dell'establishment respingono le affermazioni con tale sdegnosa certezza, pur conducendo un'indagine minima, spesso segnalano qualcosa che merita di essere esaminato più attentamente. Questo schema mi ha spinto a consultare personalmente il Congressional Record. Quel primo documento ha tracciato un filo che si è dipanato in questa indagine. Come quando si trova una porta inaspettata in una casa familiare, non ho potuto fare a meno di chiedermi cos'altro avessi oltrepassato senza notarlo.
Questa analisi si sviluppa attraverso diverse sezioni interconnesse: in primo luogo esamineremo il contesto storico della legge del 1871 che riorganizzò Washington D.C. utilizzando la terminologia aziendale ed esploreremo l'emergere di tre influenti centri di potere (Londra, Città del Vaticano e Washington D.C.) con documentati legami finanziari e diplomatici. Successivamente tracceremo la trasformazione delle strutture di governance tra il 1913 e il 1933, concentrandoci sullo stato amministrativo di Wilson e sulla fondazione della Federal Reserve. Analizzeremo quindi l'evoluzione dei quadri giuridici che hanno ridefinito la cittadinanza e il sistema monetario, in particolare il concetto di doppia identità che distingue le persone fisiche dalle persone giuridiche. Infine esamineremo la sovranità moderna attraverso il caso di studio dell'Ucraina, prima di offrire riflessioni sul recupero di una governance autentica. Nel corso del saggio daremo priorità alle fonti primarie e al riconoscimento di schemi piuttosto che a coincidenze isolate, invitando i lettori a esaminare le prove e a trarre le proprie conclusioni.
Dietro l'illusione di una nazione
Quando ho approfondito le mie ricerche, ho scoperto che nel 1871 si era effettivamente verificato un evento a Washington D.C. che merita un esame più approfondito. L'Act to Provide a Government for the District of Columbia fu approvato all'indomani della Guerra civile, in un periodo in cui gli Stati Uniti erano profondamente indebitati con gli interessi bancari internazionali. Sebbene convenzionalmente intesa come una semplice riorganizzazione municipale, questa legge contiene un linguaggio e strutture peculiari che sollevano profondi interrogativi sulle sue implicazioni più ampie.
La legge istituì una “corporazione municipale” per Washington D.C. con un linguaggio specifico che differisce notevolmente dai precedenti documenti istitutivi, in un periodo di significativi cambiamenti nella finanza internazionale.
L'opera meticolosamente documentata di E. C. Knuth, The Empire of The City, documenta come l'approvazione di questa legge avvenne in un periodo in cui le potenze finanziarie internazionali, concentrate nella City di Londra, stavano attivamente ristrutturando i loro rapporti con gli stati nazionali. Knuth presenta prove convincenti sulla natura mutevole della sovranità durante questo periodo, supportate da un'ampia documentazione tratta dal Congressional Record e da altre fonti primarie.
La nostra comprensione delle istituzioni è spesso condizionata da influenze invisibili. Come osservò Edward Bernays: “Siamo governati, le nostre menti plasmate, i nostri gusti formati, le nostre idee suggerite, in gran parte da individui di cui non abbiamo mai sentito parlare”. Questo spinge a chiedersi: la nostra comprensione della struttura nazionale stessa potrebbe essere l'ennesima realtà artificiale progettata per il consumo pubblico?
Quando esaminiamo come vari aspetti della nostra realtà operino per decreto piuttosto che per legge naturale, o per autentico consenso, potremmo chiederci se la nostra concezione di sovranità nazionale stessa non sia un'altra forma di realtà fiat.
I modelli di trasformazione della governance identificati sopra non sono emersi da soli. Questa trasformazione sistematica segue ciò che lo storico Anthony Sutton ha documentato come un modello di collusione politico-finanziaria che trascende le apparenti divisioni ideologiche. Nella sua opera, Wall Street and the Rise of Hitler, Sutton rivelò che la Chase Bank, controllata dai Rockefeller, continuò a collaborare con la Germania nazista anche dopo Pearl Harbor, gestendo i conti nazisti attraverso la sua filiale di Parigi fino al 1942. Ciò dimostra come il potere finanziario operi indipendentemente dalla politica nazionale, o da presunte lealtà, in tempo di guerra.
Questo processo evolutivo segue una traiettoria storica iniziata secoli prima, ma che ha subito una significativa accelerazione dopo il 1871. La comprensione di questa linea temporale rivela come le strutture di governance si siano evolute gradualmente attraverso una serie di sviluppi apparentemente indipendenti che, visti collettivamente, suggeriscono un modello coordinato.
Tre centri di potere: un modello documentato
La ricerca di Knuth identifica tre centri che sembrano funzionare con una sovranità e un'influenza insolite. Ognuno di essi merita un'analisi più rigorosa.
City di Londra – Da non confondere con Londra vera e propria, la “City” è un'area di 677 acri con una propria struttura di governance, forze di polizia e status giuridico. I registri parlamentari confermano che opera in base a speciali esenzioni legali. I registri finanziari indicano che gestisce circa $6.000 miliardi in transazioni giornaliere. Nonostante questo enorme potere finanziario, quante istituzioni educative insegnano il suo status unico? La corporazione mantiene privilegi storici unici, tra cui una propria forza di polizia e un sistema elettorale in cui il diritto di voto è concesso principalmente alle imprese piuttosto che ai residenti, un accordo insolito che privilegia gli interessi finanziari rispetto alla tradizionale rappresentanza democratica. Pur godendo di una significativa indipendenza negli affari interni e nelle operazioni finanziarie, rimane in ultima analisi soggetta alla sovranità parlamentare del Regno Unito.
Città del Vaticano – Riconosciuta ufficialmente come il più piccolo stato sovrano del mondo, intrattiene relazioni diplomatiche con 183 Paesi e opera secondo un proprio ordinamento giuridico. La sua influenza storica sugli affari globali è ampiamente documentata attraverso fonti primarie.
Washington D.C. – Creata esplicitamente come distretto al di fuori della giurisdizione di qualsiasi stato, la struttura di governance di Washington è stata radicalmente modificata dalla legge del 1871. Il Congressional Record contiene il testo completo di questa riorganizzazione che utilizza un linguaggio coerente con la costituzione di società piuttosto che con la governance costituzionale.
Ciò che è particolarmente interessante di questi tre centri sono le loro interrelazioni documentate. I documenti finanziari rivelano transazioni significative tra interessi bancari in tutti e tre, come il prestito di £400.000 della famiglia Rothschild alla Santa Sede nel 1832 e l'acquisto di azioni del Canale di Suez nel 1875 da parte del governo britannico con il sostegno dei Rothschild. Gli archivi diplomatici dimostrano posizioni politiche coordinate che precedevano gli annunci pubblici, come dimostra la nomina di Myron C. Taylor da parte del Presidente Roosevelt nel 1939 a rappresentante degli Stati Uniti presso la Santa Sede per allineare le politiche durante il tumultuoso periodo prebellico. Documenti vaticani recentemente scoperti rivelano un'altra dimensione di questi canali diplomatici: comunicazioni segrete tra Papa Pio XII e Adolf Hitler nel 1939, facilitate dal Principe Filippo d'Assia come intermediario. Queste trattative clandestine si verificarono proprio mentre Stati Uniti e Gran Bretagna stavano definendo le proprie posizioni ufficiali nei confronti della Germania nazista. Documenti storici mostrano inoltre come questi centri agirono di concerto durante le principali trasformazioni globali, incluso l'approccio coordinato agli sforzi di ricostruzione del secondo dopoguerra, in cui il sostegno del Vaticano si allineava alle iniziative strategiche di Washington. Questi collegamenti documentati suggeriscono modelli di collaborazione che trascendono la mera coincidenza.
Il simbolismo visivo di questi centri di potere è altrettanto rivelatore. Ognuno di essi ha la propria bandiera che rappresenta un'autorità autonoma: la City di Londra con la sua spada cremisi e lo scudo a forma di drago recanti il motto “Domine Dirige Nos” (Signore, guidaci); la Città del Vaticano con le sue chiavi d'oro e d'argento sotto la tiara papale; Washington D.C. con le sue tre stelle rosse su barre orizzontali. Sebbene il loro aspetto differisca, ognuno impiega emblemi di specifiche forme di autorità – finanziaria, militare e spirituale – creando un linguaggio visivo di potere che ne rafforza lo status speciale.
Le relazioni documentate tra questi tre centri rappresentano nodi di una più ampia rete di potere finanziario che trascende i confini nazionali e le politiche dichiarate. Il coordinamento all'interno di questa rete è dimostrato dalla ricerca di Anthony Sutton in, Wall Street and the Bolshevik Revolution, che ha documentato come William Boyce Thompson, direttore della Federal Reserve Bank di New York, donò personalmente $1 milione ai bolscevichi nel 1917 e organizzò il supporto della Missione della Croce Rossa Americana, mentre gli Stati Uniti si opponevano ufficialmente alla rivoluzione comunista. Tali contraddizioni illustrano come gli interessi finanziari operino al di sopra delle politiche nazionali, con i tre centri che fungono da snodi primari in un sistema globale in cui il potere bancario prevale sistematicamente sull'autorità governativa.
La City di Londra mantiene privilegi storici unici e autonomia amministrativa, pur rimanendo in ultima analisi soggetta alla sovranità del Regno Unito. La Città del Vaticano è uno stato sovrano riconosciuto con relazioni diplomatiche, mentre Washington D.C. opera sotto la giurisdizione federale ma con strutture di governance distinte da quelle degli stati americani. Ognuna di esse si è specializzata in un diverso ambito di potere: rispettivamente finanziario, ideologico e militare.
Anche le loro caratteristiche architettoniche condividono curiose somiglianze. Come osservato negli studi di architettura storica, ognuna espone in modo prominente un antico obelisco egizio. Mentre gli storici tradizionali attribuiscono questo fatto alla moda neoclassica, potremmo ragionevolmente chiederci se questi simboli nei tre centri di potere possano avere un significato più profondo, soprattutto alla luce dei collegamenti documentati tra queste entità negli archivi finanziari e diplomatici. Come hanno documentato storici dell'architettura come James Stevens Curl in opere come The Egyptian Revival, motivi egiziani, inclusi gli obelischi, divennero elementi di spicco nell'architettura civile e finanziaria occidentale durante il XVIII e il XIX secolo, in concomitanza con l'espansione delle istituzioni bancarie e la governance centralizzata. Vale la pena notare che, nonostante la loro importanza in questi centri di potere, la maggior parte dei programmi scolastici raramente menziona queste connessioni architettoniche, o il loro potenziale significato, sollevando interrogativi su quali altri importanti modelli storici rimangano al di fuori dei normali quadri educativi.
Questi tre centri di potere non sono emersi in modo indipendente. Il loro sviluppo segue un modello storico di cambiamenti giuridici e finanziari a partire dalla ristrutturazione societaria di Washington D.C. prevista dalla legge del 1871. La City di Londra aveva già stabilito la sua autonomia finanziaria secoli prima, mentre la Città del Vaticano avrebbe formalizzato la sua sovranità con i Patti Lateranensi del 1929. La loro evoluzione accelerò all'inizio del XX secolo, con un progressivo allineamento dei modelli bancari e delle strutture di governance, in particolare durante le principali riforme finanziarie del periodo 1913-1944 documentate dagli storici della finanza. La comprensione di questa cronologia rivela come le strutture di governance si siano trasformate gradualmente attraverso sviluppi apparentemente indipendenti che, visti collettivamente, indicano una coerenza di rado riconosciuta nei resoconti tradizionali.
Contesto storico (1871-1913)
La legge del 1871 e la riorganizzazione di Washington D.C.
La legge istituì una “corporazione municipale” per Washington D.C. con un linguaggio specifico che si differenzia notevolmente dai precedenti documenti istitutivi. Ciò che è particolarmente interessante è la tempistica: arrivò dopo una devastante guerra civile che aveva lasciato il Paese finanziariamente vulnerabile e coincise con significativi cambiamenti nella finanza internazionale.
Il testo della legge, conservato presso la Biblioteca del Congresso (41° Congresso, Sessione 3, Capitolo 62), afferma specificamente nella Sezione 2 che essa “creava un ente giuridico per scopi municipali” con il potere di “contrarre e stipulare contratti, citare in giudizio ed essere citati in giudizio, sostenere le proprie ragioni ed essere citati in giudizio, avere un sigillo ed esercitare tutti gli altri poteri di una corporazione municipale”. Questa designazione societaria, sebbene apparentemente finalizzata all'efficienza amministrativa, utilizza un linguaggio tipicamente riservato alle entità commerciali piuttosto che ai sovrani – un fatto evidenziato in successivi casi della Corte Suprema, tra cui Metropolitan Railroad Co. contro District of Columbia (1889), che ha affermato lo status di DC come “corporazione municipale, avente il diritto di citare in giudizio ed essere citata in giudizio”.
Gli studiosi di diritto moderni rimangono divisi sulle implicazioni più ampie di questa legge. Le interpretazioni convenzionali, come quelle espresse dal costituzionalista Akhil Reed Amar, la vedono come una riorganizzazione municipale pragmatica con una portata limitata al Distretto stesso. Tuttavia la tempistica e il linguaggio della legge, coincidenti con significativi cambiamenti nella finanza internazionale durante un periodo di ricostruzione nazionale, invitano a un esame più approfondito. Piuttosto che sostenere, come alcuni hanno fatto, che questa legge abbia definitivamente trasformato l'intera nazione in una corporazione, potremmo osservare che abbia rappresentato un passo significativo verso un modello di cambiamenti di governance accelerati nei decenni successivi, in particolare nel modo in cui il rapporto tra cittadini, governo federeale ed istituzioni finanziarie si sono evoluti.
La distinzione tra Washington D.C. come entità governativa e strutture aziendali con nomi simili merita un'attenta analisi. Nel 1925 una società denominata “United States Corporation Company” fu effettivamente costituita in Florida (si veda l'atto costitutivo depositato il 15 luglio 1925). Tuttavia anziché essere il governo federale stesso, quella entità era un fornitore di servizi aziendali il cui scopo dichiarato includeva agire come “agente fiscale o di trasferimento” e contribuire alla costituzione di altre società. Il suo capitale autorizzato era di soli $500, con solo 100 azioni e tre amministratori iniziali provenienti da New York. Il legame dell'azienda con il governo federale rimane un punto di dibattito: alcuni ricercatori notano che i suoi uffici al 65 di Cedar Street a New York City coincidevano con gli indirizzi utilizzati dalle operazioni della Federal Reserve, mentre gli storici tradizionali la considerano semplicemente uno dei tanti fornitori di servizi aziendali istituiti durante quel periodo di espansione economica americana.
È importante distinguere tra l'adozione di principi di gestione di tipo aziendale e l'effettiva conversione aziendale. Ciò che le prove suggeriscono non è che gli Stati Uniti siano diventati letteralmente una società per azioni, ma piuttosto che la governance abbia adottato sempre più caratteristiche di tipo societario: gestione centralizzata, gerarchie amministrative separate dagli stakeholder (i cittadini) e operatività attraverso quadri giuridici più allineati ai principi commerciali che a quelli costituzionali. Questa distinzione è importante perché riconosce le sfumature di questo sviluppo storico.
Il dibattito congressuale sulla legge del 1871 si concentrò principalmente sull'efficienza amministrativa piuttosto che sulla trasformazione costituzionale. Il deputato Halbert E. Paine, che presentò il disegno di legge, lo descrisse come un modo per affrontare “l'organizzazione scomoda e macchinosa” del governo del Distretto, con discussioni incentrate sulle sfide pratiche di governance piuttosto che su questioni fondamentali di sovranità.
Sviluppi bancari internazionali
Sulla base della documentazione di Knuth sull'influenza della City di Londra menzionata in precedenza, ulteriori fonti forniscono contesto aggiuntivo sugli sviluppi finanziari internazionali durante quel periodo.
La serie Prussia Gate di Will Zoll fornisce un'ampia documentazione su come i sistemi bancari centrali si siano evoluti in diversi Paesi, spesso utilizzando una legislazione pressoché identica nonostante i diversi contesti culturali ed economici. Gli archivi del Dipartimento del Tesoro confermano che famiglie di banchieri come i Rothschild intrattennero una corrispondenza specifica sulle strutture delle banche centrali con funzionari governativi oltre i confini nazionali durante quel periodo, cosa che suggerisce un coordinamento che trascende gli interessi nazionali.
La ricerca di Zoll presenta prove convincenti del fatto che la City of London Corporation operava con notevole indipendenza dalla legge britannica, operando quasi come un'entità sovrana all'interno della Gran Bretagna. I documenti finanziari confermano il suo status di “zona di libero scambio” fin dall'XI secolo, creando una struttura unica che attrasse operazioni bancarie da tutta Europa.
Le prove storiche suggeriscono modelli che vale la pena indagare: crisi economiche, seguite da messaggi mediatici coordinati, seguiti da una legislazione che centralizzava il potere finanziario. Questa sequenza compare ripetutamente nei documenti del Dipartimento del Tesoro e nei dibattiti congressuali precedenti il Federal Reserve Act del 1913.
Trasformazione della governance (1913-1933)
Meccanismi di controllo: contesto storico
Il documento condiviso, tratto dall'opera MindWar di Michael A. Aquino, introduce concetti sull'influenza psicologica che forniscono un quadro illuminante per l'analisi degli eventi storici. Aquino, un ex-ufficiale dell'intelligence militare che fondò il Tempio di Set dopo aver lasciato la Chiesa di Satana, ha identificato modelli specifici nel modo in cui l'opinione pubblica viene sistematicamente plasmata. I suoi concetti analitici includono le “operazioni sotto falsa bandiera” (eventi inscenati per apparire come condotti da altri) e il “battito di tamburo” (la ripetizione di affermazioni fino a quando non vengono accettate come vere, indipendentemente dalle prove). I quadri teorici di Aquino sollevano interrogativi interessanti su come la percezione pubblica sia stata influenzata nel corso della storia, nonostante le loro origini controverse.
I documenti storici mostrano messaggi coordinati in diverse pubblicazioni e discorsi politici nei periodi precedenti le principali riforme finanziarie. Ad esempio, il panico bancario del 1893 e del 1907 fu seguito da narrazioni sorprendentemente simili sui principali quotidiani riguardo la necessità di un sistema bancario centralizzato, nonostante gli stessi si fossero precedentemente opposti a tale misura.
L'approccio del riconoscimento di modelli ci aiuta a identificare quando istituzioni apparentemente indipendenti agiscono in coordinamento. Quando esaminiamo importanti cambiamenti politici come quelli durante l'amministrazione Wilson, seguire il denaro spesso rivela motivazioni che la storia ufficiale omette.
Lo Stato amministrativo di Wilson: il cambiamento di paradigma
Edward Mandell House, comunemente noto come Colonnello House (sebbene non abbia mai prestato servizio militare, essendo un titolo onorario in Texas), fu il consigliere e confidente più fidato del Presidente Wilson dal 1912 al 1919. Nato da genitori immigrati inglesi con legami nel settore bancario, House era un ricco texano con profondi legami con le élite finanziarie internazionali. Prima di offrire consiglio a Wilson, orchestrò l'elezione di diversi governatori del Texas e coltivò relazioni con potenti attori bancari e industriali sia in America che in Europa. House ebbe un ruolo determinante nella creazione della Federal Reserve, allineando la politica monetaria statunitense agli interessi bancari globali. Fu anche membro fondatore del Council on Foreign Relations, uno dei principali artefici del Trattato di Versailles e una forza trainante della Società delle Nazioni, la quale gettò le basi per la moderna governance sovranazionale. Il suo romanzo politico del 1912, Philip Dru: Administrator, prefigurava in modo inquietante le politiche dell'era Wilson, descrivendo un dittatore idealizzato che attua ampie riforme progressiste attraverso l'autorità esecutiva piuttosto che con mezzi democratici. Pur non ricoprendo alcun incarico governativo ufficiale, House esercitò un'influenza sull'amministrazione Wilson in un modo che gli osservatori moderni potrebbero paragonare al ruolo dei mediatori di potere non eletti nella politica contemporanea.
La natura misteriosa dell'influenza di House fu colta dallo stesso House quando scrisse nel suo diario: “Il Presidente non è un personaggio forte [...] ma non è affatto debole come sembra. Ha una mente analitica, ma non molta capacità esecutiva, e ha una mentalità univoca”.
Nel suo saggio del 1887, The Study of Administration, Wilson sosteneva esplicitamente un governo gestito da “esperti” isolati dall'opinione pubblica: “Il campo dell'amministrazione è un campo di affari. È lontano dalla fretta e dai conflitti della politica [...]. Le questioni amministrative non sono questioni politiche”. Sosteneva che “i molti non hanno nulla a che fare con la selezione degli amministratori tecnici più di quanto non ne abbiano con la selezione degli scienziati”. Questi scritti rivelano la profonda fede nella governance affidata a tecnici non eletti piuttosto che a processi democratici – una visione che ha gettato le basi per lo Stato amministrativo moderno.
Questa filosofia di governance – la creazione di una classe amministrativa permanente che opera indipendentemente dai funzionari eletti – segna un profondo distacco dal sistema costituzionale stabilito dai Padri fondatori. Gli scritti di James Madison nei Federalist Papers mettevano esplicitamente in guardia proprio da questo tipo di sistema, in cui funzionari non eletti avrebbero esercitato un potere incontrollato sui cittadini. Il rapporto tra il Colonnello House e Wilson solleva interrogativi sull'intenzionalità alla base dei sistemi amministrativi sviluppatisi durante quel periodo. Come vedremo più avanti, questa visione si sarebbe poi estesa oltre le agenzie nazionali per rimodellare la governance globale stessa.
Ciò che può essere verificato nella documentazione storica è che durante l'amministrazione Wilson furono istituiti diversi meccanismi che alterarono radicalmente il rapporto tra cittadini e governo, tra cui il Federal Reserve System, l'imposta sul reddito e, in seguito, il sistema di previdenza sociale con la sua identificazione numerica universale. Questi sistemi, pur presentati come benefici pubblici, hanno di fatto creato identità finanziarie tracciabili che studiosi della Costituzione come Edwin Vieira Jr. hanno definito strumenti di monitoraggio e controllo finanziario. Come sostiene lo stesso Vieira, questi meccanismi hanno trasformato il rapporto cittadino-Stato in un rapporto sempre più mediato dalle istituzioni finanziarie piuttosto che dalle tutele costituzionali.
La visione di Wilson era profondamente intrecciata con pregiudizi sia di classe che razziali. I documenti storici mostrano la sua convinzione che solo le persone di una certa istruzione, classe sociale e background possedessero la capacità di governare saggiamente tutti gli altri. In nome della democrazia sostenne un'oligarchia di classe come paradigma dominante.
Come ha osservato Jeffrey Tucker nella sua analisi dell'ideologia di Wilson: “Troviamo le radici dell'ideologia dello Stato amministrativo nelle opere di Woodrow Wilson, e bastano pochi minuti di lettura delle sue illusorie fantasie su come la scienza e la coercizione avrebbero forgiato un mondo migliore per capire che era solo questione di tempo prima che l'intero esperimento andasse in frantumi”. Questo sogno – un governo di agenzie amministrative consigliato dalla scienza – ha perso sempre più credibilità, soprattutto dopo i fallimenti governativi osservati durante l'era Covid. Questo stato amministrativo ha gettato le basi per l'attuale governance tecnocratica: la fusione di una burocrazia non eletta con le tecnologie digitali, che crea capacità senza precedenti per la gestione della popolazione attraverso sistemi automatizzati e processi decisionali algoritmici.
Le implicazioni aziendali della riorganizzazione del 1871 sono state ulteriormente rafforzate dalle successive decisioni giudiziarie. Nel caso Hooven & Allison Co. contro Evatt (324 U.S. 652, 1945), la Corte Suprema fece distinzione tra diversi significati di “Stati Uniti”, tra cui “gli Stati Uniti come entità sovrana” e “una corporazione federale”. Più di recente, nel caso Clearfield Trust Co. contro Stati Uniti (318 U.S. 363, 1943), la Corte stabilì che “gli Stati Uniti operano a condizioni commerciali” quando emettono cambiali – una sentenza che ha confermato la capacità del governo federale di funzionare come entità commerciale piuttosto che come pura potenza sovrana. Ciò che colpisce particolarmente della visione amministrativa di Wilson è la sua perfetta coerenza con la trasformazione aziendale rappresentata dalla legge del 1871. Entrambi sostituiscono il governo basato sul consenso con la gestione basata sulla competenza; entrambi creano strutture che isolano i presunti decisori ultimi dalla responsabilità pubblica; entrambi spostano il potere dai rappresentanti eletti ad amministratori non eletti.
I dati suggeriscono che dovremmo chiederci se lo Stato amministrativo di Wilson fosse la manifestazione visibile di una trasformazione più profonda avvenuta decenni prima: la conversione di una repubblica costituzionale in un'entità aziendale.
Questo modello di governance amministrativa si è esteso ben oltre le agenzie nazionali, fino a comprendere istituzioni internazionali che esercitano un'autorità significativa con un controllo democratico minimo. Organizzazioni come la Banca mondiale, il Fondo monetario internazionale, l'Organizzazione mondiale della sanità e la Banca dei regolamenti internazionali operano attraverso simili quadri di riferimento tecnocratici. Queste istituzioni prendono decisioni politiche che riguardano miliardi di persone in tutto il mondo, pur rimanendo ampiamente isolate dai processi democratici: il preciso modello di governance sostenuto da Wilson. Ciò rappresenta un passaggio dalla governance basata sul consenso dei governati alla governance basata su competenze tecniche e influenza finanziaria che trascende i confini nazionali, suggerendo che la visione di Wilson ha raggiunto la sua massima espressione non nelle burocrazie nazionali ma nell'architettura di governance mondiale emersa nei decenni successivi alla sua presidenza.
Chiunque abbia vissuto la pandemia ha visto questo modello in piena operatività: i tecnici nella sanità pubblica emanavano obblighi che influenzavano ogni aspetto della vita quotidiana con un controllo legislativo minimo, o un contributo democratico minimo.
Questo modello di governance tecnocratica, in cui sono i tecnici, piuttosto che i rappresentanti eletti, a prendere decisioni importanti, si è ampliato notevolmente negli ultimi decenni. Come descritto nel saggio, Il progetto tecnocratico, le capacità tecnologiche hanno consentito un'implementazione senza precedenti della visione di Wilson: creare sistemi in cui algoritmi e specialisti non eletti determinano sempre più i risultati umani, pur mantenendo l'apparenza di processi democratici.
La Federal Reserve e la struttura del debito nazionale
La creazione di una nuova architettura finanziaria
Il Federal Reserve Act del 1913 istituì un'autorità bancaria centrale per gli Stati Uniti, apparentemente per fornire “un sistema monetario e finanziario più sicuro, flessibile e stabile”, secondo la storia ufficiale. Dall'abbandono del gold standard (1931 nel Regno Unito e 1971 negli Stati Uniti) la maggior parte delle nazioni utilizza moneta fiat senza alcun valore intrinseco al di là dei decreti governativi e della fiducia della popolazione. Il commentatore finanziario Martin Wolf del Financial Times ha osservato che solo il 3% circa del denaro esiste in forma fisica, mentre il restante 97% è costituito da voci elettroniche create dalle banche. Questa trasformazione fondamentale del denaro da riserva di valore fisica a voci digitali rappresenta uno dei cambiamenti più significativi e al tempo stesso meno compresi nella vita economica moderna.
Tuttavia i documenti principali del Congressional Record rivelano serie preoccupazioni sollevate durante la sua formazione.
La tempistica di questa legge è particolarmente significativa. I registri del Dipartimento del Tesoro confermano che l'America stava attraversando difficoltà finanziarie in quel periodo, rendendo il Paese vulnerabile agli interessi finanziari esterni. Il Federal Reserve Act del 1913 istituì un sistema in cui gli interessi delle banche private, piuttosto che quelli dei rappresentanti eletti, avrebbero potuto dettare sempre più la politica monetaria. Sebbene nessun singolo documento confermi esplicitamente un'acquisizione privata della sovranità finanziaria degli Stati Uniti, l'istituzione della FED può essere considerata proprio questo.
Come ben documentato dall'economista Murray Rothbard nel libro, The Case Against the Fed, il Federal Reserve System creò un meccanismo attraverso il quale le banche private ottennero un controllo senza precedenti sulla politica monetaria nazionale, pur mantenendo l'apparenza di una supervisione governativa. In particolare il debito pubblico aumentò drasticamente dopo l'istituzione della Federal Reserve.
L'incontro di Jekyll Island: segretezza documentata
Come documenta lo storico G. Edward Griffin nel libro, The Creature from Jekyll Island, le riunioni della Federal Reserve si svolgevano in estrema segretezza. La riunione di Jekyll Island si tenne dal 22 al 30 novembre 1910, con la partecipazione specifica del senatore Nelson Aldrich (genero di Rockefeller), Henry P. Davison (socio senior di J.P. Morgan), Paul Warburg (in rappresentanza dei Rothschild e Kuhn, Loeb & Co.), Frank Vanderlip (presidente della National City Bank, in rappresentanza di William Rockefeller), Charles D. Norton (presidente della First National Bank di New York) e A. Piatt Andrew (vicesegretario al Tesoro).
L'analisi di Sutton nel libro, The Federal Reserve Conspiracy, racconta che i partecipanti alla riunione di Jekyll Island rappresentavano interessi bancari che costituivano circa un quarto della ricchezza mondiale totale dell'epoca. Questa concentrazione di potere finanziario in una riunione clandestina che progettava quello che sarebbe diventato il sistema bancario centrale americano rivela l'entità di questa trasformazione della sovranità monetaria.
Questo incontro di funzionari governativi e banchieri privati che collaboravano alla progettazione del sistema monetario nazionale fu in seguito confermato dallo stesso partecipante Frank Vanderlip, che ammise sul Saturday Evening Post del 9 febbraio 1935: “Ero riservato, anzi furtivo, come qualsiasi cospiratore [...]. Non ritengo esagerato parlare della nostra spedizione segreta a Jekyll Island come l'occasione per la concezione di quello che poi sarebbe diventato il Federal Reserve System”. Questa segretezza si estese all'approvazione del disegno di legge, fatto approvare in fretta dal Congresso il 23 dicembre 1913, poco prima di Natale, quando molti rappresentanti avevano già lasciato Washington, garantendo un dibattito minimo. Lasciate che questo concetto venga assimilato meglio: gli architetti del nostro sistema monetario si paragonarono esplicitamente a cospiratori, che lavoravano in segreto per rimodellare le fondamenta finanziarie di una nazione. Quando ho letto per la prima volta l'ammissione di Vanderlip, ho dovuto verificare diverse fonti per credere che non fosse inventata.
Sebbene gli storici finanziari convenzionali riconoscano che questi incontri abbiano avuto luogo, in genere li inquadrano come una necessaria collaborazione tra il settore pubblico e quello privato per creare un sistema bancario più stabile dopo il panico del 1907. La storia ufficiale della Federal Reserve sottolinea la sua creazione come risposta a ripetute crisi finanziarie piuttosto che come un trasferimento di sovranità. Tuttavia la documentata segretezza di questi procedimenti e la successiva crescita esponenziale del debito pubblico giustificano un esame più approfondito per stabilire quali interessi siano stati in ultima analisi tutelati.
Avvertimenti del Congresso ed espansione del debito
Il deputato Charles Lindbergh Sr. disse alla Camera: “Questa legge istituisce il trust più gigantesco del mondo [...]. Quando il Presidente firmerà questo disegno di legge, il governo invisibile del Potere Monetario sarà legalizzato”. Queste preoccupazioni non erano mere ipotesi: i registri del Dipartimento del Tesoro confermano che il debito pubblico è cresciuto esponenzialmente nei decenni successivi alla fondazione della Federal Reserve, rendendo così la nostra nazione vincolata a entità bancarie sovranazionali.
Questione di debito legittimo
Tali sviluppi storici sollevano importanti interrogativi sulla legittimità del debito pubblico, collegandosi a quello che gli esperti di giurisprudenza avrebbero poi definito “debito odioso”.
Una dottrina, formalmente sviluppata da Alexander Sack nel libro Les Effets des Transformations des États sur leurs Dettes Publiques et Autres Obligations Financières, stabilisce che i debiti contratti da un governo per scopi che non servono gli interessi della nazione non obbligano i suoi cittadini. L'imposta sul reddito nel Regno Unito fu introdotta nel 1799 come misura temporanea per finanziare le guerre napoleoniche. Fu ritirata nel 1816, ma reintrodotta nel 1842, e da allora è rimasta in vigore, nonostante le sue origini come misura di emergenza in tempo di guerra. Il perpetuarsi di misure finanziarie presumibilmente “temporanee” è un modello che vale la pena esaminare nell'evoluzione delle strutture finanziarie statali. Come osservato dallo storico Martin Daunton nel libro, Trusting Leviathan: The Politics of Taxation in Britain, 1799-1914, molte delle nostre moderne istituzioni finanziarie nacquero come misure di emergenza in tempo di guerra, per poi essere normalizzate.
Mentre la dottrina di Sack sul “debito odioso” veniva tradizionalmente applicata solo ai regimi autoritari, la professoressa di diritto Odette Lienau della Cornell Law School ha ampliato questa analisi in Rethinking Sovereign Debt. La Lienau si chiede se anche le nazioni democratiche mantengano davvero un consenso pubblico significativo per determinati obblighi finanziari, in particolare quelli imposti attraverso programmi di aggiustamento strutturale. Questo quadro ampliato solleva interrogativi interessanti sul debito pubblico americano. I documenti del Dipartimento del Tesoro mostrano che il debito pubblico statunitense è strutturato in modo unico, in modi che suggeriscono che principi simili di consenso discutibile potrebbero applicarsi ai nostri obblighi finanziari. I meccanismi attraverso i quali questo debito è garantito rimangono in gran parte inesplorati nei dibattiti economici tradizionali.
Queste trasformazioni documentate nell'autorità bancaria rappresentano collettivamente un profondo cambiamento nella sede del potere monetario. Mentre gli americani del XIX secolo concepivano la creazione di moneta come una funzione dei rappresentanti eletti, queste successive modifiche legislative trasferirono gradualmente questo potere a istituzioni che operavano a distanza dalla responsabilità elettorale. Questa transizione nella sovranità finanziaria gettò le basi per cambiamenti ancora più significativi negli standard monetari che sarebbero presto seguiti.
La transizione dal gold standard
Il trasferimento dell'autorità finanziaria dai funzionari eletti agli interessi bancari accelerò significativamente con l'Independent Treasury Act del 1920. Questa legge (contenuta in United States Statutes at Large, Volume 41, pagina 654, ora codificata in 31 U.S.C. § 9303) abolì esplicitamente gli uffici degli Assistenti Tesorieri degli Stati Uniti e autorizzò “il Segretario del Tesoro [...] a utilizzare qualsiasi banca della Federal Reserve che agisca come depositaria, o agente fiscale degli Stati Uniti, allo scopo di svolgere uno o tutti tali compiti e funzioni”. Ciò rappresentò un profondo cambiamento, poiché la legge stabiliva che il Segretario potesse trasferire queste funzioni “nonostante i limiti dell'articolo 15 del Federal Reserve Act”, che originariamente aveva limitato le banche della Federal Reserve a specifiche funzioni di agente fiscale e aveva mantenuto una certa indipendenza dal Dipartimento del Tesoro. Il testo della legge dimostra come le funzioni bancarie, un tempo svolte direttamente dai funzionari del Dipartimento del Tesoro, siano state legalmente trasferite al sistema della Federal Reserve meno di sette anni dopo la sua creazione.
La Risoluzione Congiunta 192 della Camera (1933), che sospese il gold standard durante la Grande Depressione come presunta misura di emergenza temporanea, contiene un testo che alcuni analisti legali interpretano come una modifica fondamentale del rapporto tra cittadini e debito pubblico. Rimuovendo la copertura in oro dalla valuta e proibendo il “pagamento in oro”, questa risoluzione creò un sistema in cui, come sostengono alcuni storici della moneta, gli strumenti di debito divennero l'unico mezzo di scambio disponibile.
L'evoluzione da una valuta coperta da materie prime a una moneta fiat pura seguì una chiara linea temporale di crescente astrazione e coordinamento tra i centri finanziari:
- 1913-1933: il Federal Reserve Act creò un sistema bancario centrale modellato sulla Banca d'Inghilterra, con fondatori come Paul Warburg che mantennero legami diretti con gli interessi bancari europei. Mentre la valuta rimaneva ufficialmente coperta dall'oro, le strutture di governance dei sistemi finanziari di Washington e Londra si allinearono sempre di più.
- 1933-1934: l'Ordine Esecutivo 6102 e il Gold Reserve Act posero fine alla convertibilità dell'oro a livello nazionale, obbligando i cittadini a scambiare il metallo giallo con banconote della Federal Reserve. Questo periodo vide un crescente coordinamento finanziario tra la Banca Vaticana (fondata nel 1942) e gli interessi bancari occidentali, con la centralizzazione dei flussi di oro tra queste istituzioni.
- 1944: gli accordi di Bretton Woods stabilirono il dollaro come valuta di riserva globale, con meccanismi formali di coordinamento tra questi centri finanziari. Il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale furono creati con strutture di governance che garantivano a Londra il mantenimento di un'influenza significativa, mentre il Vaticano garantiva relazioni finanziarie privilegiate.
- 15 agosto 1971: il presidente Nixon pose fine unilateralmente alla convertibilità del dollaro in oro, completando la transizione alla moneta fiat. Questo passaggio finale consolidò un'architettura finanziaria globale in cui i tre centri di potere operavano attraverso direzioni e relazioni finanziarie interconnesse, indipendenti dai vincoli imposti dall'oro.
Sebbene il grafico qui sotto mostri una crescente digitalizzazione, il problema fondamentale non è il formato digitale in sé. Il concetto alla base di tecnologie come Bitcoin – creare asset digitali con proprietà potenzialmente resistenti alla centralizzazione – dimostra che la digitalizzazione da sola non è il problema. La preoccupazione principale è che il denaro diventi una semplice voce contabile in un registro centralizzato, modificabile senza i vincoli che un tempo imponeva l'oro fisico.
Forse nessun grafico illustra meglio l'impatto tangibile di questa trasformazione monetaria della divergenza tra produttività e retribuzione dei lavoratori, iniziata proprio quando gli Stati Uniti abbandonarono completamente il gold standard nel 1971, di quello seguente.
Quando le banconote della Federal Reserve sostituirono la valuta coperta dall'oro, si creò un sistema in cui, come osserva lo storico monetario Stephen Zarlenga, “ci viene chiesto di pagare i debiti, ma tutto ciò che ci viene dato dal sistema sono banconote di debito, ovvero moneta fiat, per ripagare quei debiti”. Questo paradosso monetario presenta una contraddizione fondamentale: “Come si può pagare un debito con un altro debito?”
Trasformazione del quadro giuridico
Cambiamenti nella filosofia del diritto
Le discrepanze documentali nel confronto tra la Costituzione e i quadri giuridici successivi, in particolare l'Uniform Commercial Code che ora regola la maggior parte delle transazioni commerciali, rivelano cambiamenti significativi nella filosofia del diritto. Gli storici del diritto hanno documentato come i principi di common law siano stati gradualmente sostituiti da concetti di diritto marittimo e commerciale.
La sentenza Erie Railroad Co. contro Tompkins (1938) ha modificato radicalmente l'applicazione del diritto nei tribunali federali, stabilendo che essi devono applicare il common law statale anziché il diritto federale generale nei casi di diversità. Gli studiosi hanno notato che ciò ha rappresentato un significativo allontanamento dai principi di common law verso quadri giuridici commerciali e statutari. In questo panorama giuridico il Titolo 28 U.S.C. § 3002(15)(A) fornisce una definizione particolarmente interessante, affermando che “Stati Uniti” significa “una corporazione federale”. Mentre l'interpretazione giuridica convenzionale considera questa definizione come una definizione della capacità degli Stati Uniti di funzionare come entità giuridica per scopi pratici, alcuni ricercatori suggeriscono che potrebbe avere implicazioni più profonde per la sovranità.
La distinzione tra “legale” e “legittimo” riflette una tensione filosofica tra i concetti di diritto naturale e i quadri normativi che risale a secoli fa nella giurisprudenza anglo-americana. Come ha osservato lo storico del diritto Albert Venn Dicey nella sua fondamentale opera, Introduzione allo studio del diritto costituzionale (1885), gli atti “legittimi” si allineano alle tradizioni di common law e ai diritti naturali, mentre gli atti “legali” traggono la loro validità esclusivamente dal diritto statutario creato dallo Stato.
Il paradosso della doppia identità: persona & proprietà
Forse l'aspetto più profondo di questa trasformazione risiede nel modo in cui ridefinisce l'identità individuale stessa. Gli esperti di giurisprudenza che esaminano i regolamenti del Dipartimento del Tesoro e le procedure di certificazione delle nascite hanno identificato un fenomeno curioso: la creazione di una doppia identità per ogni cittadino.
“Sebbene tecnicamente si sia una persona, si sono stipulati contratti di cui si è completamente all'oscuro, come il certificato di nascita, il codice fiscale, eccetera”, osserva il ricercatore giuridico Irwin Schiff. La distinzione tra persone fisiche ed entità giuridiche, saldamente consolidata in casi come Hale contro Henkel e Wheeling Steel Corp. contro Fox, crea un quadro giuridico in cui a ciascuna si applicano norme diverse. Alcuni analisti giuridici si sono chiesti se i sistemi di identificazione standardizzati creino effettivamente una “persona giuridica” distinta dalla persona fisica – un concetto a volte definito nella teoria del diritto come “finzione giuridica” – attraverso il quale le agenzie governative interagiscono principalmente con i cittadini. Sebbene questa interpretazione rimanga al di fuori della giurisprudenza dominante, la distinzione giuridica documentata tra persone fisiche e giuridiche fornisce un contesto per esaminare il modo in cui i sistemi amministrativi categorizzano ed elaborano l'identità dei cittadini.
Questa distinzione giuridica trova ulteriore supporto nel caso storico Santa Clara County contro Southern Pacific Railroad (1886), in cui la nota introduttiva della Corte Suprema dichiarò che le corporazioni sono “persone” ai sensi del Quattordicesimo Emendamento. Sebbene la Corte stessa non si sia mai pronunciata esplicitamente sulla personalità giuridica delle corporazioni nella sua sentenza ufficiale, questa nota introduttiva è comunque diventata il fondamento di oltre un secolo di giurisprudenza che ha trattato le corprorazioni come persone giuridiche. Le normative del Dipartimento del Tesoro codificano ulteriormente questa separazione tra persone fisiche ed entità giuridiche. La Pubblicazione 1075 del Dipartimento del Tesoro (Linee guida sulla sicurezza delle informazioni fiscali) stabilisce protocolli per la gestione delle informazioni identificative dei contribuenti attraverso una formattazione standardizzata, incluso l'uso di nomi in maiuscolo nei documenti ufficiali. Nel frattempo l'UCC §1-201(28) definisce il termine “organizzazione” includendo i “rappresentanti legali” in un modo che alcuni analisti giuridici suggeriscono possa comprendere l'identità legale registrata creata tramite certificazione di nascita, sebbene l'interpretazione giuridica prevalente differisca su questo punto.
La formalizzazione dell'identità dei cittadini attraverso la documentazione si è evoluta notevolmente nel corso dell'ultimo secolo. La ricerca dimostra che i sistemi di registrazione delle nascite svolgono molteplici funzioni governative oltre alle statistiche anagrafiche: stabilire lo stato di cittadinanza, consentire il monitoraggio delle imposte e facilitare l'idoneità ai programmi di assistenza sociale. Questa distinzione si manifesta nel modo in cui i sistemi giuridici interagiscono con gli individui rispetto alle loro identità documentate. Quando le istituzioni si rivolgono al vostro nome in lettere maiuscole, o con un titolo (Sig./Sig.ra), stanno interagendo con la finzione giuridica piuttosto che con la persona fisica. Ciò crea una biforcazione funzionale in cui i sistemi amministrativi si interfacciano principalmente con l'entità cartacea creata attraverso la registrazione, mentre l'individuo in carne e ossa esiste in un quadro giuridico separato: un cambiamento sottile ma profondo che altera radicalmente il rapporto tra cittadini e strutture di governance.
Mentre l'interpretazione giuridica tradizionale considera questi sistemi come necessità amministrative, alcuni teorici del diritto come Mary Elizabeth Croft si sono chiesti se la standardizzazione delle convenzioni di denominazione nei documenti ufficiali (incluso l'uso di nomi con iniziale maiuscola) significhi un cambiamento più radicale nel rapporto giuridico tra individui e Stato. Queste domande, sebbene ipotetiche, riflettono preoccupazioni più ampie su come i sistemi amministrativi mediano sempre più il rapporto tra cittadini e Stato.
Queste domande trovano un supporto contestuale in specifiche operazioni del Dipartimento del Tesoro. Il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti tiene traccia dei certificati di nascita attraverso i rapporti sulle statistiche degli Stati Uniti del Census Bureau. Ogni certificato di nascita riceve un numero univoco che passa attraverso la contabilità del Federal Reserve System, come descritto nella pubblicazione Modern Money Mechanics. Questa registrazione crea quello che la terminologia del Dipartimento del Tesoro definisce un “Certificato di Indebitamento” con procedure di registrazione specifiche nei conti diretti del Dipartimento del Tesoro. Mentre gli analisti finanziari tradizionali interpretano questi sistemi come un mero monitoraggio amministrativo, l'UCC §9-105 definisce una “garanzia certificata” in termini che possono applicarsi ai certificati di nascita registrati, in particolare se considerati insieme all'UCC §9-311, che disciplina il perfezionamento degli interessi di garanzia tramite l'archiviazione governativa, un sistema parallelo ai processi di registrazione delle nascite.
Alcuni ricercatori, tra cui David Robinson nel suo libro Meet Your Strawman and Whatever You Want to Know, propongono una teoria giuridica che suggerisce che i certificati di nascita creino un'entità giuridica separata – a volte chiamata “uomo di paglia” – distinta dalla persona fisica. Mentre le prospettive giuridiche tradizionali e le decisioni dei tribunali hanno costantemente respinto queste interpretazioni, i sostenitori delle stesse indicano l'uso peculiare di lettere maiuscole nei documenti governativi e l'assegnazione di identificatori numerici come prova di questo quadro di doppia identità.
Se pensate che questo sembri inverosimile, vi capisco. L'interpretazione più moderata vede questi sistemi di identificazione principalmente sviluppati per soddisfare esigenze pratiche di governance – standardizzare i registri di cittadinanza, abilitare i servizi sociali e creare identità legali coerenti – piuttosto che come strumenti finanziari. Ciononostante anche questa visione pragmatica riconosce che tali sistemi hanno alterato radicalmente il rapporto cittadino-Stato in modi che la maggior parte delle persone non comprende appieno. Ho avuto la stessa reazione, ma prima di scartarla del tutto vi incoraggio a esaminare la vostra documentazione: il nome in maiuscolo sulla vostra patente di guida, la dichiarazione sulla vostra tessera di previdenza sociale che dichiara che rimane di proprietà dell'ente governativo che l'ha rilasciata. I quadri normativi di cui stiamo discutendo sono nascosti in bella vista, in documenti con cui interagiamo quotidianamente ma che raramente mettiamo in discussione.
È importante riconoscere che i tribunali hanno costantemente respinto queste interpretazioni sia per motivi procedurali che sostanziali, e gli studiosi di diritto costituzionale sostengono che i certificati di nascita siano stati sviluppati principalmente per scopi pratici – tracciare i dati demografici, stabilire la cittadinanza e consentire l'accesso ai servizi pubblici – non come strumenti finanziari. Sebbene esista una distinzione giuridica tra persone fisiche ed enti giuridici (come stabilito nel caso Hale contro Henkel), la prospettiva giuridica dominante sostiene che ciò non supporta le affermazioni secondo cui la registrazione delle nascite crei una garanzia finanziaria. Tuttavia lo sviluppo di questi sistemi di identificazione e l'espansione dei sistemi bancari sono avvenuti parallelamente e hanno consentito nuove relazioni mediate amministrativamente tra individui e Stato.
Queste trasformazioni astratte hanno un impatto concreto sulla vita quotidiana dei cittadini. Si consideri la tassazione immobiliare: mentre il quadro costituzionale considerava la proprietà immobiliare un diritto fondamentale con forti tutele, gli attuali processi amministrativi possono portare al sequestro da parte del governo di un'abitazione per imposte non pagate – anche se interamente di proprietà della famiglia e senza mutui pendenti – spesso con un controllo giudiziario minimo. Questa sorprendente realtà significa che un proprietario di casa può perdere l'intero capitale per inadempienze fiscali relativamente minori. Oltre 5 milioni di americani hanno dovuto affrontare procedure di pignoramento immobiliare nell'ultimo decennio, a dimostrazione di come l'efficienza amministrativa prevalga sempre più sulla proprietà basata sui diritti.
Questi sistemi, nel loro insieme, costituiscono il fondamento di quella che ho precedentemente descritto come un'architettura per il monitoraggio delle attività umane – dalle transazioni finanziarie alle anamnesi mediche fino agli spostamenti fisici – segnando un profondo cambiamento nel modo in cui le strutture di governance interagiscono con la vita umana.
L'evoluzione documentata dell'amministrazione dell'identità – dalla registrazione facoltativa delle nascite alla registrazione obbligatoria con identificatori univoci – rappresenta una radicale riorganizzazione del rapporto dell'individuo con lo Stato. Come approfondiremo in seguito, questi sistemi hanno creato l'infrastruttura amministrativa necessaria per attuare cambiamenti di governance su larga scala attraverso quadri giuridici che pochi cittadini esaminerebbero direttamente.
Non è necessario accettare gli aspetti più ipotetici della teoria dell'uomo di paglia per osservare e considerare come la crescente documentazione e registrazione dei cittadini coincida con l'espansione dei sistemi finanziari. La crescita della registrazione delle nascite, del codice fiscale e dei sistemi di identificazione dei contribuenti ha creato nuovi modi di categorizzare e tracciare i cittadini, strettamente correlati a cambiamenti significativi nel settore bancario e finanziario: una correlazione documentata che vale la pena esaminare a prescindere dall'interpretazione del suo significato.
Questo concetto di finzione giuridica ha radici storiche più profonde di quanto molti credano. Il Cestui Que Vie Act del 1666, approvato dal Parlamento inglese in seguito al Grande Incendio di Londra, stabilì un quadro normativo per trattare qualcuno come giuridicamente “morto” pur essendo fisicamente vivo. Quando una persona era considerata “dispersa oltremare”, o comunque scomparsa da sette anni, poteva essere presunta morta a livello giuridico, creando una delle prime distinzioni sistematiche tra esistenza fisica e status giuridico.
Lo storico del diritto, David Seipp, osserva che ciò ha creato un quadro normativo in cui “il cestui que vie” (il beneficiario di un trust) poteva essere giuridicamente distinto dalla sua persona fisica. Sebbene originariamente affrontasse i diritti di proprietà durante periodi di spostamento, questo concetto di identità giuridicamente costruita, separata dalla persona fisica, ha stabilito un precedente che avrebbe poi influenzato i quadri giuridici moderni. I verbali parlamentari britannici confermano che questa legge è tuttora in vigore, con riferimento “aep/Cha2/18-19/11”, e con emendamenti registrati di recente nel 2009 attraverso il Perpetuities and Accumulations Act.
Questo sviluppo storico rappresenta un primo esempio della capacità del sistema giuridico di creare categorie distinte di “persona” che operano indipendentemente dall'esistenza naturale, un concetto che si sarebbe evoluto significativamente nei secoli successivi attraverso il diritto societario e le strutture di governance amministrativa.
Persone fisiche & Entità corporative
Questa distinzione giuridica tra persone fisiche ed entità corporative ha trovato espressione formale nella giurisprudenza americana attraverso diversi casi epocali. Nel caso Hale contro Henkel (1906), la Corte Suprema distinse esplicitamente tra diritti individuali e diritti societari, affermando: “L'individuo può far valere i suoi diritti costituzionali in quanto cittadino [...]. I suoi diritti sono quelli previsti dalla legge del Paese, ben prima dell'organizzazione dello Stato [...]. La corporazione è una creatura dello Stato”.
Questa sentenza stabilì che la personalità giuridica differisce dalla personalità fisica. Successivamente, nel caso Wheeling Steel Corp. contro Fox (298 U.S. 193, 1936), la Corte consolidò ulteriormente questo principio, affermando che “una corporazione può avere una personalità giuridica distinta dai suoi azionisti”.
Questa distinzione fondamentale tra diritti naturali e privilegi corprorativi creati dallo Stato rimane centrale nelle questioni relative alla natura sempre più societaria della governance. La Corte Suprema affermò che le corprorazioni esistono solo con il permesso dello Stato, mentre le persone fisiche hanno diritti intrinseci “antecedenti all'organizzazione dello Stato” – una distinzione filosofica con profonde implicazioni per la comprensione delle moderne strutture di governance.
Un certificato di costituzione datato 11 luglio 1919 indica un'entità denominata “Internal Revenue Tax and Audit Service, Inc.” con sede legale nel Delaware. Lo scopo dichiarato includeva la fornitura di servizi di contabilità e revisione contabile “in conformità con le leggi sull'Internal Revenue Service degli Stati Uniti”. Mentre gli storici interpretano tali entità come fornitori di servizi che stipulano contratti con il governo federale piuttosto che come il governo federale stesso, questo modello di entità aziendali parallele alle funzioni governative merita un esame approfondito per comprendere la natura ibrida, pubblico-privata, delle strutture amministrative americane.
Queste distinzioni giuridiche introducono una questione teorica sull'identità stessa. Se, come suggeriscono alcuni ricercatori giuridici, gli Stati Uniti hanno subito una trasformazione giuridica nel 1871 e la legislazione bancaria ha successivamente modificato i rapporti tra cittadini e governo, potrebbero esserci implicazioni sul modo in cui intendiamo la responsabilità nel sistema. Secondo questa prospettiva il rapporto tra cittadini e governo potrebbe essere riconcettualizzato in termini di responsabilità patrimoniale. Come suggerisce il costituzionalista Edwin Vieira Jr. nella sua analisi dei poteri monetari, se i cittadini fossero trattati come beni del governo federale (piuttosto che quest'ultimo fosse al servizio dei cittadini), ciò invertirebbe radicalmente il rapporto costituzionale e sposterebbe di conseguenza gli obblighi finanziari.
Al centro di questa analisi emerge una domanda fondamentale: se la personalità giuridica può essere separata dalla personalità fisica, ciò significa che i cittadini moderni vivono in uno stato giuridico biforcato, in cui la loro identità fisica, gli esseri umani, esistono secondo la legge naturale, ma la loro identità legale esiste all'interno di un quadro societario-commerciale? Se così fosse, ciò sarebbe in linea con la teoria secondo cui gli Stati Uniti, dopo il 1871, operano come un'entità aziendale piuttosto che come una vera e propria repubblica costituzionale. Mentre la legge del 1871 riorganizzò esplicitamente solo Washington D.C. come “ente municipale”, i sostenitori di questa teoria suggeriscono che ciò abbia avuto implicazioni più ampie per l'intera nazione. Sostengono che, poiché Washington D.C. è la sede del governo federale, la sua trasformazione in ente pubblico avrebbe di fatto creato una sede centrale aziendale da cui il resto del Paese sarebbe stato amministrato secondo principi simili. Questa interpretazione vede la riorganizzazione di Washington D.C. come il primo passo di un processo che avrebbe gradualmente esteso i quadri di governance aziendale a tutta la struttura federale. I critici sostengono che ciò oltrepassi il linguaggio esplicito di quella legge, che ne limita l'ambito di applicazione al Distretto stesso.
Le implicazioni sono profonde. Se queste interpretazioni sono corrette, allora gran parte di ciò che consideriamo obblighi finanziari personali potrebbe basarsi su un fraintendimento del nostro rapporto giuridico con l'ente pubblico stesso.
Dopo aver esaminato la trasformazione giuridica della governance e della cittadinanza americana, prendiamo ora in considerazione come modelli simili si manifestino negli affari internazionali contemporanei. In National Suicide: Military Aid to the Soviet Union, Sutton ha dimostrato che la matrice finanziario-giuridica si estende a livello globale. Ha scoperto che circa il 90% dello sviluppo tecnologico sovietico proveniva da trasferimenti e finanziamenti occidentali, dimostrando come i sistemi di controllo finanziario trascendano le apparenti divisioni geopolitiche. Quando le superpotenze rivali sono fondamentalmente sostenute dagli stessi interessi finanziari, le nozioni tradizionali di sovranità nazionale diventano sempre più discutibili. Questo è solo un esempio di interessi finanziari sovranazionali non eletti che operano oltre i confini nazionali e il controllo democratico.
Il quadro teorico della “sovranità gestita” offre una lente attraverso cui analizzare le moderne relazioni geopolitiche, in particolare nelle nazioni che subiscono un'influenza finanziaria esterna.
Casi di studio sulla sovranità moderna
Nazioni fiat: la sovranità moderna è un'illusione
Il modello di governance fondante degli Stati Uniti si basava su chiari principi documentati nella Dichiarazione d'Indipendenza e nella Costituzione. La documentazione storica mostra che i Padri fondatori istituirono esplicitamente un sistema in cui il potere fluiva dal popolo verso l'alto, piuttosto che dal sovrano verso il basso. Nel corso del tempo l'incessante aggiunta e sovrapposizione di strutture amministrative alla nostra Repubblica Costituzionale ha portato a una graduale inversione di questo rapporto di potere. Come affermò James Wilson, firmatario sia della Dichiarazione che della Costituzione, in resoconti contemporanei: “Il potere supremo risiede nel popolo, e questo non se ne separa mai”.
Questo concetto di sovranità artificiale segue lo stesso schema dei nostri sistemi monetari, scientifici e sociali, tutti mantenuti attraverso decreti e convinzioni collettive piuttosto che attraverso una sostanza intrinseca. Proprio come la nostra moneta trae valore dalla dichiarazione piuttosto che dal valore intrinseco, i moderni sistemi di governance traggono legittimità dall'autorità amministrativa piuttosto che dal consenso autentico.
Questa concezione originaria è in netto contrasto con la struttura di governance emersa dopo il 1871. Se esaminiamo le prove d'archivio provenienti da comunicazioni diplomatiche, registri bancari e decisioni giuridiche da quel periodo in poi, vediamo che la sovranità viene sempre più trattata come una merce piuttosto che come un diritto intrinseco dei popoli.
Ucraina: un caso di studio attuale sulla sovranità gestita
L'evoluzione della pressione finanziaria esterna, che crea opportunità per la ristrutturazione della sovranità, non è solo storica: continua a plasmare la geopolitica odierna. Forse l'esempio moderno dell'Ucraina illustra al meglio questa trasformazione. La storia documentata rivela una nazione la cui sovranità è stata ripetutamente ridefinita da potenze esterne.
Questo schema è iniziato anni fa. Nel 2008 il presidente George Bush dichiarò pubblicamente il forte sostegno degli Stati Uniti all'adesione dell'Ucraina alla NATO, affermando che “sostenere le aspirazioni dell'Ucraina per la NATO avvantaggia tutti i membri dell'alleanza”. Questo impegno pubblico per l'integrazione dell'Ucraina nella NATO è avvenuto nonostante le chiare valutazioni dell'intelligence statunitense che mettevano in guardia da una potenziale reazione russa.
This is the moment the fate of Ukraine was sealed.
2008 Bucharest summit.
George Bush junior praising Ukraine for supporting the US invasions of Afghanistan and Iraq.
Telling he supports Ukraine becoming a NATO member.....
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Un cablogramma diplomatico classificato del 2008 (riferimento WikiLeaks: 08MOSCOW265_a) dell'allora ambasciatore Burns avvertiva esplicitamente che “l'ingresso dell'Ucraina nella NATO è la più luminosa di tutte le linee rosse per l'élite russa (non solo per Putin) [...]. Devo ancora trovare qualcuno che consideri l'Ucraina nella NATO qualcosa di diverso da una sfida diretta agli interessi russi”.
L'ipotesi che forze esterne all'Ucraina stessero attivamente gestendo la sua sovranità è diventata ancora più chiara nel 2014, quando il Sottosegretario di Stato, Victoria Nuland, è stata intercettata durante una telefonata trapelata in cui discuteva della scelta del prossimo leader ucraino dopo la rivolta di Euromaidan. In quella conversazione ha dichiarato all'ambasciatore statunitense in Ucraina, Geoffrey Pyatt: “Penso che Yats [Arseniy Yatsenyuk] sia la persona giusta”, dimostrando il diretto coinvolgimento degli Stati Uniti nella scelta del governo ucraino post-rivoluzionario.
La trascrizione della chiamata Nuland-Pyatt è disponibile al pubblico, a conferma di come l'intervento statunitense abbia plasmato il processo politico ucraino in momenti critici.
I meccanismi finanziari di controllo esterno sono diventati espliciti nel rapporto dell'Ucraina con l'FMI dopo il 2014. La First Review Under the Extended Arrangement dell'FMI per l'Ucraina, pubblicata nell'agosto 2015, descrive in dettaglio i requisiti di “condizionalità” che incidono sulla politica interna, tra cui riforme della governance, mandati di privatizzazione e ristrutturazione finanziaria. Queste condizioni rappresentano ciò che lo storico dell'economia, Michael Hudson, definisce “super-sovranità”, ovvero un'autorità esercitata dalle istituzioni finanziarie internazionali che sostituisce i governi nazionali eletti.
A ulteriore conferma della tesi della sovranità gestita, i dati finanziari mostrano che tra il 2014 e il 2022 l'Ucraina ha ricevuto miliardi in finanziamenti dall'FMI e dalla Banca Mondiale, con esplicite condizioni di governance, creando quella che gli economisti chiamano “condizionalità”, la quale ha limitato la capacità dell'Ucraina di prendere decisioni politiche indipendenti.
Più di recente, nel 2023, BlackRock, il più grande gestore patrimoniale al mondo, ha firmato un memorandum d'intesa con il governo ucraino per coordinare gli investimenti per la ricostruzione, illustrando ulteriormente come gli interessi finanziari si posizionino per influenzare lo sviluppo nazionale durante i periodi di vulnerabilità.
Seguendo il flusso di denaro e i cablogrammi diplomatici trapelati, possiamo osservare uno schema ricorrente: il controllo esterno sul panorama politico ed economico dell'Ucraina. Questo schema rivela come la sovranità moderna sia diventata sempre più una costruzione fiat, costruita attraverso il controllo finanziario e istituzionale. L'esempio dell'Ucraina rispecchia esattamente lo schema che abbiamo tracciato nella storia americana: la vulnerabilità finanziaria crea opportunità per una ristrutturazione della governance, spesso attuata da entità non elette e prive di lealtà verso i fondamenti costituzionali della nazione o il suo popolo. Proprio come il debito post-Guerra civile ha facilitato le modifiche della legge del 1871, la precarietà finanziaria dell'Ucraina ha permesso una riorganizzazione esterna della sua governance. I parallelismi sono troppo evidenti per essere ignorati.
Riflessioni sulla sovranità
La maggior parte delle persone che presta attenzione agli affari mondiali sa che esistono stati fantoccio. Lo riconosciamo quando i governi stranieri sono sostenuti, guidati dalla leva economica, o addirittura controllati da forze esterne. L'unico vero dibattito riguarda quali Paesi rientrino in questa categoria.
Ma mentre molti riconoscono questa realtà all'estero, la rifiutano per gli Stati Uniti – la nazione più indebitata al mondo, con un sistema finanziario direttamente legato agli interessi del private banking.
Proprio come una nazione relativamente giovane come l'Ucraina può essere apertamente influenzata da interessi finanziari esterni, qualsiasi Paese gravato dal debito si trova ad affrontare vulnerabilità simili. Perché l'economia più potente del mondo, con un debito pubblico sbalorditivo, dovrebbe esserne immune? Si applicano gli stessi principi, solo su scale diverse: la vulnerabilità finanziaria crea punti di leva per l'influenza esterna, indipendentemente dalle dimensioni o dal potere di una nazione.
È davvero possibile che una nazione che si indebita incessantemente con istituzioni finanziarie private, il cui sistema monetario è controllato non dai suoi rappresentanti eletti ma da una banca centrale privata, sia in qualche modo completamente sovrana?
Debito pubblico e finanza globale
Cos'è particolarmente sorprendente in questo contesto? Ecco come il debito pubblico potrebbe essere visto attraverso i principi di consenso pubblico e legittimità. I registri del Dipartimento del Tesoro mostrano che il debito pubblico è cresciuto da circa $2,2 miliardi nel 1871 a oltre $34.000 miliardi oggi. I registri finanziari documentano che questo debito è in gran parte detenuto da interessi bancari privati. Se i cittadini sono funzionalmente una garanzia per questo debito (come suggerito dallo status giuridico unico dei certificati di nascita e dei numeri di previdenza sociale), cosa significa tutto questo per i concetti di libertà e consenso?
Ancora più importante, la natura paradossale del nostro sistema monetario – in cui il debito è destinato a essere ripagato con strumenti di debito – rappresenta una delle trasformazioni più significative e allo stesso tempo meno comprese dell'economia moderna.
Il Mago di Oz: un'allegoria finanziaria?
Tra le interpretazioni più intriganti della cultura americana c'è la lettura de Il Meraviglioso Mago di Oz di L. Frank Baum come potenziale allegoria monetaria. Pubblicato durante gli accesi dibattiti sul gold standard che dominarono le elezioni presidenziali del 1896 e del 1900, il libro contiene elementi che gli studiosi hanno identificato come potenziali commenti economici.
Il Mago di Oz mi ha colpito in modo diverso quando l'ho riletto dopo questa ricerca. Quella che un tempo mi piaceva come una semplice fiaba si è improvvisamente rivelata qualcosa di più profondo: Dorothy e i suoi compagni affrontano il Mago onnipotente, solo per scoprire che dietro l'elaborata illusione si cela un uomo piccolo e insignificante che manovra delle leve. È una metafora perfetta di come percepiamo l'autorità: grandiosa, intimidatoria e onnipotente, finché non osiamo guardare dietro le quinte.
Prendiamo in considerazione questi parallelismi proposti da alcuni studiosi, sebbene sia ancora dibattuto se Baum intendesse davvero queste connessioni.
Dorothy percorre la Strada di Mattoni Gialli (gold standard) con scarpe d'argento (sostituite nel film con scarpette di rubino). Questo rispecchia il principale dibattito monetario dell'epoca: se basare il dollaro esclusivamente sull'oro, o includere l'argento in un sistema bimetallico.
Il simbolismo del personaggio si estende ulteriormente ai contesti giuridici e finanziari. Lo spaventapasseri – l'“uomo di paglia” senza cervello – offre un parallelo particolarmente avvincente con il concetto giuridico di persona. Gli analisti giuridici notano che quando lo spaventapasseri chiede un cervello al Mago, riceve solo un certificato, proprio come un certificato di nascita crea una “persona” giuridica distinta dall'essere umano vivente. Come spiega l'avvocato Mary Elizabeth Croft nella sua analisi della persona giuridica: “L'uomo di paglia rappresenta la finzione giuridica creata alla nascita – un'entità priva di coscienza, o volontà propria, ma che si interfaccia con il sistema finanziario-giuridico”. Questa interpretazione è rafforzata da sentenze come Pembina Consolidated Silver Mining Co. contro Pennsylvania (1888), la quale ha stabilito un precedente per il trattamento di entità non umane come “persone” giuridiche ai sensi del XIV Emendamento. Sebbene molti esperti giuridici respingano la “teoria dell'uomo di paglia” come una semplificazione eccessiva di strutture giuridiche complesse, i parallelismi rimangono stimolanti. La giurisprudenza tradizionale considera le distinzioni di personalità nel diritto societario come finzioni giuridiche pragmatiche, concepite per facilitare il commercio, non per convertire l'identità umana in strumenti finanziari. I tribunali hanno uniformemente respinto le tesi basate sulla teoria dell'uomo di paglia, che Wikipedia nota essere riconosciuta dalla legge come una “truffa” e l'IRS la considera un'argomentazione frivola e multa chi la rivendica nelle proprie dichiarazioni dei redditi. I tribunali hanno respinto queste interpretazioni principalmente per motivi procedurali (non trovando alcuna base giuridica) e osservando che le convenzioni di capitalizzazione nei documenti legali servono a scopi amministrativi piuttosto che a creare entità giuridiche separate, e che il Congresso non ha mai autorizzato esplicitamente la conversione dello status di cittadino in strumenti finanziari. Tuttavia la distinzione tra persone fisiche e giuridiche nel nostro sistema di governance – indipendentemente dall'intento originario – ha creato un duplice quadro in cui le interazioni con il governo federale avvengono sempre più attraverso questa identità giuridicamente costruita piuttosto che come individui naturali.
L'uomo di latta presenta uno dei parallelismi più affascinanti. Oltre a rappresentare lavoratori industriali disumanizzati dall'industrializzazione, alcuni ricercatori hanno notato che “TIN” potrebbe essere letto come un primo riferimento al concetto di numeri di identificazione. Più specificamente, alcune interpretazioni suggeriscono che “TIN” faccia riferimento direttamente ai numeri di identificazione fiscale. Il suo stato arrugginito e congelato, dopo aver lavorato fino allo sfinimento, rispecchia il modo in cui il sistema fiscale estrae valore dal lavoro fino a immobilizzare finanziariamente i cittadini. La sua ricerca di un cuore riflette il vuoto spirituale di un sistema che riduce gli esseri umani a unità economiche. Quando il mago gli dà un orologio che ticchetta invece di un cuore vero, simboleggia come misure artificiali (es. il PIL, le entrate fiscali, o i punteggi di credito) sostituiscano il vero benessere umano nella politica economica.
Il leone codardo è stato interpretato come William Jennings Bryan (il candidato presidenziale populista), o come rappresentante di figure autoritarie che mantengono il potere attraverso l'intimidazione, ma crollano quando vengono sfidate. Nella storia il mago gli conferisce un “Premio di Riconoscimento Ufficiale” – una credenziale priva di significato che tuttavia soddisfa il suo desiderio di status. Gli storici politici hanno tracciato parallelismi tra il leone e figure politiche che hanno l'autorità costituzionale di sfidare i poteri finanziari, ma non hanno il coraggio di farlo. I documenti del Congresso relativi ai dibattiti sul Federal Reserve Act mostrano numerosi rappresentanti che esprimono preoccupazione per la legislazione, pur cedendo infine agli interessi bancari. La medaglia che il leone riceve rappresenta gli onori vuoti conferiti a figure politiche che mantengono lo status quo piuttosto che affrontare il potere.
La strega cattiva dell'Ovest con la sua “polizia” scimmia volante rappresenta un interessante parallelo con i sistemi di controllo. I documenti storici mostrano che il periodo di pubblicazione del libro coincise con l'espansione delle moderne forze di polizia e il loro crescente utilizzo per controllare le agitazioni sindacali.
Il campo di papaveri in cui Dorothy si addormenta presenta un'altra curiosa coincidenza. Documenti storici attestano che, proprio in quel periodo, l'Impero britannico era effettivamente il più grande trafficante di oppio al mondo, in particolare in Cina – un fatto accertato nei registri parlamentari e nei documenti commerciali dell'epoca.
La città di smeraldo richiede ai visitatori di indossare occhiali verdi, creando un'illusione di ricchezza e abbondanza – forse a dimostrazione di come la percezione della prosperità possa essere manipolata.
Il mago stesso crea un'immagine imponente attraverso meccanismi elaborati, pur essendo in realtà, per usare le sue stesse parole, “un uomo molto buono, ma un pessimo mago”. I verbali del Congresso dell'epoca contengono numerosi discorsi che paragonano l'establishment bancario a maghi manipolatori che creano illusioni di prosperità nascondendo i meccanismi del loro controllo.
Il ruolo di Toto come rivelatore della verità assume ulteriore significato se si considera la radice latina del suo nome. In toto significa “in tutto” o “completamente”, suggerendo che solo attraverso la completa consapevolezza si possono dissipare le illusioni di potere. Proprio come Toto svela l'elaborata macchina dell'inganno del mago, un esame approfondito delle strutture legali e finanziarie svela i meccanismi alla base della politica monetaria e della governance. Questa consapevolezza rappresenta ciò che il giurista Bernard Lietaer ha definito “alfabetizzazione monetaria”, ovvero la capacità di guardare oltre le narrazioni ufficiali riguardo i sistemi finanziari.
Simili a una realtà costruita nella narrativa popolare in cui un protagonista ignaro vive in un ambiente controllato, i sistemi finanziari e di governance che plasmano la nostra vita quotidiana operano dietro una facciata attentamente curata. Le percezioni artificiali – che si tratti di prosperità, sicurezza, o libertà – fungono da potenti strumenti di gestione sociale, uno schema che si ripete in molteplici ambiti della vita contemporanea.
Se Baum avesse avuto coscienza di questi parallelismi è ancora oggetto di dibattito tra gli studiosi di letteratura; alcuni sostengono che il libro sia stato scritto principalmente come intrattenimento per bambini. In ogni caso, l'allineamento tra gli elementi della storia e i dibattiti monetari del suo tempo è ben documentato in molteplici analisi accademiche. Le storie spesso servono come veicolo per idee che potrebbero essere troppo controverse se presentate direttamente. Il Mago di Oz potrebbe essere tra gli esempi più riusciti di codifica della critica economica nella cultura popolare?
Se questa lettura di un'amata storia per bambini sembra inverosimile, lo capisco. Inizialmente la pensavo allo stesso modo, ma proprio come ho iniziato a notare degli schemi una volta che li ho cercati, vi invito a vedere questi simboli sotto una nuova prospettiva. Ciò che inizialmente sembra una coincidenza potrebbe rivelare un disegno più profondo se esaminato collettivamente.
Esaminare le prove
Se applichiamo l'approccio delineato da Mark Schiffer in The Pattern Recognition Era, dovremmo cercare modelli coerenti in più fonti piuttosto che affidarci a singole fonti. Esaminando la documentazione storica relativa alla legge del 1871 e ai successivi sviluppi finanziari, emergono diversi modelli.
Trasformazione giuridica: il Congressional Record e i testi giuridici del periodo mostrano un netto cambiamento nel modo in cui gli Stati Uniti venivano descritti nei documenti legali prima e dopo il 1871. La presenza di “STATI UNITI” in lettere maiuscole (il formato tipicamente utilizzato per le società nei documenti legali) diventa sempre più comune dopo questo periodo.
La cronologia documentata di queste trasformazioni rivela un'implementazione metodica:
• 1861-1865: la Guerra civile americana crea straordinarie pressioni finanziarie che, secondo alcuni ricercatori, hanno causato la crisi necessaria per alterare radicalmente la struttura della nazione;
• 1862: viene istituito l'Internal Revenue Service, inizialmente come misura temporanea in tempo di guerra;
• 1866: il Civil Rights Act dichiara cittadini tutti i nati negli Stati Uniti, il che, secondo alcuni analisti giuridici, converte i diritti naturali in privilegi garantiti all'interno di una struttura corporativa;
• 1871: il District of Columbia Organic Act riorganizza la governance di Washington D.C. utilizzando un linguaggio coerente con la costituzione corporativa;
• 1902: la Pilgrims Society viene fondata a Londra e New York, creando una rete transatlantica d'élite che collega gli interessi finanziari oltre i confini nazionali;
• 1913: il XVI Emendamento istituisce l'imposta federale sul reddito, garantendo un diritto diretto sulla produttività dei cittadini;
• 1913: il Federal Reserve Act crea un sistema bancario centrale, un'entità privata con una notevole indipendenza dal controllo pubblico.
Ciascuno di questi sviluppi, documentato nei documenti del Congresso e nelle fonti primarie, rappresenta un netto cambiamento dalla repubblica costituzionale istituita dai Padri fondatori verso un sistema con caratteristiche più coerenti con la gestione aziendale che con l'autogoverno.
Controllo finanziario: i documenti del Dipartimento del Tesoro mostrano che, dopo la legge del 1871, il debito pubblico americano crebbe notevolmente e fu sempre più detenuto da interessi bancari internazionali. I principali documenti finanziari di questo periodo dimostrano come il controllo sulla politica monetaria si sia gradualmente spostato dai funzionari eletti agli interessi bancari privati, culminando nel Federal Reserve Act del 1913.
Sviluppo mondiale in parallelo: gli archivi diplomatici rivelano che ristrutturazioni aziendali simili si verificarono in altre nazioni nello stesso periodo, spesso a seguito di crisi finanziarie e sempre con conseguente e maggiore controllo da parte degli interessi bancari internazionali.
Discordanze documentali: confrontando la Costituzione con i quadri giuridici successivi, in particolare l'Uniform Commercial Code che ora regola la maggior parte delle transazioni commerciali, emergono significativi cambiamenti nella filosofia del diritto. Gli studiosi del diritto hanno documentato come i principi di common law siano stati gradualmente sostituiti da concetti di diritto marittimo e commerciale.
Connessioni massoniche: i documenti storici svelano un altro elemento intrigante in questa narrazione. La pagina Wikipedia del Trattato di Washington (1871) mostra immagini di firmatari britannici e americani che mostrano quello che gli storici hanno identificato come il gesto massonico della “mano nascosta”, una posa specifica in cui una mano è infilata nella tunica in un modo particolare. I resoconti storici confermano che la massoneria era estremamente influente tra le élite politiche di quel periodo, con registri di appartenenza che mostrano una percentuale significativa di funzionari governativi appartenenti a logge massoniche. Questo, a una mente perspicace, instilla il dubbio che i negoziati fossero determinati esclusivamente da interessi nazionali dichiarati pubblicamente, alludendo a influenti affiliazioni che operavano sotto la superficie.
Come ha osservato Edward Bernays in una citazione che ho esaminato nel saggio L'industria dell'informazione: “La manipolazione consapevole e intelligente delle abitudini e delle opinioni organizzate delle masse è un elemento importante nella società democratica”. I cambiamenti osservabili nelle strutture giuridiche e finanziarie americane dopo il 1871 si potrebbe ragionevolmente interpretare come una “manipolazione consapevole e intelligente” descritta da Lippmann.
Nonostante mesi di ricerca su questo argomento, rimangono domande cruciali. La tempistica delle trasformazioni qui descritte suggerisce un coordinamento, ma la documentazione non riesce a dimostrare l'intenzionalità. Gli obelischi simili in tre centri finanziari potrebbero essere una coincidenza, sebbene la probabilità statistica sembri bassa. E forse la cosa più sconcertante: se questi modelli rappresentano davvero una trasformazione fondamentale nella governance, perché questa interpretazione è rimasta completamente al di fuori del dibattito pubblico?
Affrontare le interpretazioni dominanti
Esaminando questi modelli storici, ho attentamente considerato le spiegazioni convenzionali.
Storici della finanza come Charles Kindleberger ed economisti come Ben Bernanke interpretano gli sviluppi delle banche centrali come necessarie riforme di stabilizzazione che hanno ridotto la volatilità economica piuttosto che come trasferimenti di sovranità.
Esperti di diritto amministrativo come Jerry Mashaw sostengono che l'espansione burocratica rappresenti una professionalizzazione della governance piuttosto che una ristrutturazione costituzionale, sottolineando il continuo controllo democratico attraverso il bilancio del Congresso e il controllo giurisdizionale.
Queste interpretazioni forniscono valide osservazioni sui singoli sviluppi. Ciò che è significativo, tuttavia, non è il singolo cambiamento, ma il modello cumulativo e la direzionalità condivisa di queste trasformazioni. Persino gli studiosi convenzionali riconoscono che questi sviluppi hanno alterato collettivamente il rapporto cittadino-governo federale, sebbene non siano d'accordo sul fatto che essi rappresentino adattamenti legittimi o preoccupanti deviazioni dai principi fondanti. Ad esempio, lo storico dell'economia Charles Goodhart sostiene che lo sviluppo delle banche centrali abbia seguito un'evoluzione naturale basata su esigenze finanziarie pratiche piuttosto che su una progettazione orchestrata. La sua analisi dettagliata dello sviluppo della Banca d'Inghilterra suggerisce che molti modelli di centralizzazione siano emersi dalla risposta alle crisi piuttosto che da una pianificazione premeditata. Sebbene ciò non invalidi l'approccio basato sul riconoscimento di modelli, offre una lente alternativa per interpretare gli stessi eventi storici.
Vale la pena riconoscere che queste trasformazioni hanno portato alcuni benefici pratici: riduzione della frequenza delle crisi finanziarie, standardizzazione dei diritti tra le diverse giurisdizioni e competenze specialistiche nell'affrontare sfide complesse. La domanda non è se questi cambiamenti abbiano portato benefici, ma se i cittadini avrebbero acconsentito a questi compromessi se fossero stati presentati in modo trasparente anziché implementati gradualmente nel corso delle generazioni.
Domande che richiedono risposte
Le prove presentate indicano un modello che tocca il cuore della nostra comprensione della governance, della cittadinanza e della sovranità moderne.
Cosa accadde esattamente nel 1871? Se il cambiamento documentato nel linguaggio giuridico e nelle decisioni giudiziarie rifletteva realmente una trasformazione della natura fondamentale dell'America, perché questo non viene insegnato in nessun programma di storia standard? Il Congressional Record contiene il testo completo di questi dibattiti: perché sono praticamente sconosciuti alla maggior parte dei cittadini? Ancora più fondamentale, qual è la natura del denaro stesso in questo sistema? Come discusso in precedenza, le banconote della Federal Reserve sono esplicitamente etichettate come “banconote” – strumenti finanziari che rappresentano debito, non attivi. Ciò crea un paradosso che abbiamo esaminato in precedenza: come si può saldare un debito con un altro debito? Questo paradosso monetario rappresenta una trasformazione fondamentale che pochi cittadini comprendono. Quando la moneta è passata dal rappresentare valore accumulato a rappresentare obbligazioni di debito, ha fondamentalmente invertito le relazioni economiche. Le banconote della Federal Reserve che utilizziamo come “moneta” sono, per loro natura, strumenti che creano una circolazione perpetua di debito piuttosto che uno scambio di valore – un sistema che richiede una crescita continua non per il bene della prosperità, ma per servire il debito in espansione che costituisce la nostra base monetaria. Questa contraddizione suggerisce che l'intero sistema finanziario potrebbe funzionare secondo principi fondamentalmente diversi da quelli che la maggior parte dei cittadini comprende.
Perché questo simbolismo persistente? Se il collegamento tra la City di Londra, la Città del Vaticano e Washington D.C. è puramente casuale, perché questi tre centri espongono obelischi egizi? Perché le immagini documentate del periodo in cui furono istituite queste strutture di governo contengono un simbolismo massonico? Dobbiamo credere che questi modelli rappresentino mere preferenze estetiche piuttosto che una comunicazione intenzionale?
Perché questa discussione viene messa da parte? Forse la domanda più significativa è: perché le discussioni su questi fatti storici documentati incontrano spesso resistenze istituzionali? Quando vengono presentate interpretazioni alternative di documenti del Congresso, decisioni giudiziarie e documenti del Dipartimento del Tesoro, a volte vengono respinte piuttosto che confrontate con le prove storiche e le loro potenziali implicazioni.
Come si presenterebbe la vera sovranità? Se le prove suggeriscono che il nostro sistema attuale rappresenta una forma di sovranità gestita, o fiat, cosa richiederebbe un ritorno a un autentico autogoverno? Quali cambiamenti specifici alle strutture legali, finanziarie e di governative ripristinerebbero la repubblica costituzionale immaginata dai Padri fondatori dell'America?
Queste domande non sono meramente accademiche: colpiscono le fondamenta del nostro contratto sociale. Se il consenso dei governati è stato effettivamente aggirato attraverso meccanismi giuridici che praticamente nessun cittadino comprende, cosa significa tutto questo per la legittimità del nostro sistema attuale?
I documenti esistono, le decisioni giudiziarie sono registrate, i rapporti finanziari sono documentati. Ciò che resta da fare è esaminare queste prove e trarre le proprie conclusioni sulla natura del sistema in cui viviamo.
Dalla consapevolezza all'azione
Se le prove vi convincono che almeno alcuni aspetti del nostro sistema di governance funzionano in modi fondamentalmente diversi da ciò che ci hanno insegnato, cosa succede allora? Ecco un quadro di riflessione che passa dalla consapevolezza individuale all'azione collettiva:
Comprensione individuale
• Esame dei documenti: confrontate i vostri documenti giuridici con la Costituzione, prestando particolare attenzione alla terminologia, all'uso delle maiuscole e agli identificatori numerici che potrebbero indicare la registrazione come strumenti finanziari;
• Ricerca di fonti primarie: esaminate direttamente le decisioni dei tribunali (in particolare Hale contro Henkel, che distingue la persona fisica da quella giuridica), i documenti del Congresso e i documenti del Dipartimento del Tesoro anziché basarvi su interpretazioni;
• Educazione finanziaria: comprendete come funzionano i sistemi monetari, come viene creata la moneta e come funziona il debito pubblico studiando fonti primarie come i dibattiti del Congresso sul Federal Reserve Act e la transizione dal gold standard;
• Coinvolgimento della comunità: condividete queste conoscenze in gruppi di studio e forum di discussione locali che trascendono le tradizionali divisioni politiche, concentrandovi sui principi costituzionali e sulle tradizioni di common law.
Coinvolgimento sistemico
• Sostenete iniziative di trasparenza indipendentemente dall'affiliazione politica;
• Perorate la chiarezza giuridica sul rapporto tra cittadini e strutture di governance;
• Sostenete la divulgazione esplicita quando i documenti riguardano la vostra persona giuridica rispetto alla persona fisica.
Soprattutto iniziate con la vostra documentazione. Esaminate la vostra patente di guida, il certificato di nascita, la tessera di previdenza sociale, i documenti del mutuo e altri documenti ufficiali. Prestate attenzione alle modalità di scrittura del vostro nome, la terminologia giuridica specifica utilizzata e come venite identificati in questi sistemi. Confrontate questo linguaggio con quello utilizzato nei contratti aziendali. Questo esame personale non richiede conoscenze specialistiche, solo attenzione ai dettagli e la volontà di mettere in discussione i quadri normativi che avete dato per scontati. Se questi sistemi funzionano come descritto in questa analisi, le prove saranno visibili nei documenti che definiscono il vostro rapporto con lo Stato.
La strada da percorrere non riguarda la politica di parte, ma le questioni fondamentali di consenso e sovranità. Thomas Jefferson osservò che una cittadinanza informata è l'unico vero fondamento della governance democratica: “Se una nazione si aspetta di essere ignorante e libera, in uno status di civiltà, si aspetta l'impossibile e qualcosa che non accadrà mai”.
Se vogliamo rivendicare la nostra sovranità, dobbiamo prima agire per capire cosa viene fatto senza il nostro consenso. Ponendo domande più approfondite sulla natura della sovranità, del denaro e della cittadinanza diamo inizio al processo essenziale di ripristino di una comprensione autentica, senza la quale nessun sistema di governance può davvero rivendicare legittimità.
La mia ricerca mi ha portato da un interesse superficiale per i sistemi giuridici a interrogativi più profondi su governance, denaro e identità. Questa indagine storica rivela le fondamenta su cui sono stati costruiti gli attuali meccanismi di controllo tecnologico. Le prove dimostrano chiaramente che cambiamenti strutturali significativi si sono verificati nella governance americana tra il 1871 e il 1933, rimodellando il rapporto costituzionale instaurato dai Padri fondatori.
Questi cambiamenti strutturali hanno creato uno Stato amministrativo che ora opera attraverso sistemi digitali che estendono la visione di Wilson di una governance basata su esperti a una governance basata su algoritmi, mantenendo la stessa illusione di rappresentanza e sottraendo ulteriormente il processo decisionale all'influenza dei cittadini.
Se solleviamo il sipario come Toto nel Mago di Oz, potremmo scoprire che il sistema di governance che presumiamo legittimo non è, in realtà, altro che un'elaborata illusione giuridica, la quale persiste solo finché non riusciamo a riconoscerla.
Conclusione: uno sguardo dietro le quinte
Le prove presentate in questa analisi non dimostrano in modo definitivo una singola cospirazione per trasformare l'America da una repubblica costituzionale a un'entità aziendale; documentano un modello di cambiamenti incrementali nei quadri giuridici, nei sistemi finanziari e nelle strutture amministrative che, visti nel complesso, suggeriscono un profondo cambiamento nel modo in cui opera la governance.
Ciò che può essere stabilito con certezza da fonti primarie include:
- Il linguaggio utilizzato per stabilire la governance di Washington nel 1871 impiegava una terminologia aziendale diversa da quella dei documenti costituzionali fondanti;
- Le decisioni della Corte Suprema hanno distinto sempre più tra persone fisiche ed entità giuridiche;
- Il controllo della politica monetaria si è spostato sostanzialmente dai rappresentanti eletti agli interessi bancari;
- I sistemi amministrativi per l'identificazione dei cittadini si sono espansi parallelamente ai quadri finanziari.
Se questi sviluppi rappresentino adattamenti pragmatici alle sfide della governance moderna, o una trasformazione più radicale della sovranità, rimane aperto all'interpretazione. Ciò che conta è riconoscere che i nostri sistemi attuali potrebbero operare su principi fondamentali completamente diversi da ciò che la maggior parte dei cittadini comprende, o a cui ha esplicitamente acconsentito.
Proprio come accettiamo abitualmente i termini di servizio senza leggerli, navighiamo nei sistemi di governance senza comprenderne i veri parametri. Prendete i vostri documenti, condividete le vostre scoperte e mappiamo insieme questa foresta. Qualunque siano le conclusioni che trarrete, spero che ispirino la stessa curiosità e lo stesso pensiero critico che hanno guidato la mia indagine. Se questa analisi vi convince, prendete in considerazione l'idea di sostenere una maggiore trasparenza nella politica monetaria, di sostenere iniziative di educazione costituzionale, o semplicemente di condividere queste domande con altri. Il percorso per rivendicare una vera sovranità inizia con la comprensione dei sistemi che attualmente governano le nostre vite.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una mancia in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.
Bitcoin: una nuova speranza per gli innovatori nelle economie corrotte
La traduzione in italiano dell'opera scritta da Wendy McElroy esplora Bitcoin a 360°, un compendio della sua storia fino ad adesso e la direzione che molto ptobabilmente prenderà la sua evoluzione nel futuro prossimo. Si parte dalla teoria, soprattutto quella libertaria e Austriaca, e si sonda come essa interagisce con la realtà. Niente utopie, solo la logica esposizione di una tecnologia che si sviluppa insieme alle azioni degli esseri umani. Per questo motivo vengono inserite nell'analisi diversi punti di vista: sociologico, economico, giudiziario, filosofico, politico, psicologico e altri. Una visione e trattazione di Bitcoin come non l'avete mai vista finora, per un asset che non solo promette di rinnovare l'ambito monetario ma che, soprattutto, apre alla possibilità concreta di avere, per la prima volta nella storia umana, una società profondamente e completamente modificabile dal basso verso l'alto.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/bitcoin-una-nuova-speranza-per-gli)
In un mondo in cui “il talento è ovunque, le opportunità no”, l'attuale sistema monetario fiat perpetua il divario tra chi ha accesso alle risorse e chi no. Anche nelle società democratiche, che hanno i loro difetti, le persone generalmente godono di valute stabili, libertà e stato di diritto. Queste caratteristiche creano un ambiente ricco di opportunità, in cui l'inizio della vita di una persona non deve necessariamente determinare dove finirà.
Lyn Alden, sostenitrice di Bitcoin e autrice di libri bestseller, è un ottimo esempio di come superare gli ostacoli e sfruttare le opportunità offerte dalle società democratiche. Nonostante abbia vissuto per diversi anni per strada, ha lavorato duro fino a diventare una figura nota nel mondo della finanza. La sua storia non è unica: molti rifugiati in fuga da guerre e persecuzioni hanno trovato il modo di adattarsi, innovare e prosperare in nuove terre, contribuendo in modo significativo alle loro comunità di adozione.
Il co-fondatore di WhatsApp, Jan Koum, ad esempio, è cresciuto senza elettricità in Ucraina e, dopo essere emigrato in America, ha trascorso diversi anni a pulire supermercati prima di raggiungere finalmente il successo. Il co-fondatore di PayPal, Max Levchin, ha twittato di come abbia trovato successo in America dopo essere sfuggito alle persecuzioni in Russia. “Io e la mia famiglia, e migliaia di ebrei sovietici come noi, siamo arrivati negli Stati Uniti come rifugiati nel '91, in fuga da un regime che ci perseguitava per quello che eravamo”. Un'altra straordinaria storia di successo di immigrati è quella di Mai Lee Chang, nata in un campo profughi thailandese da genitori vietnamiti e che conosceva solo una parola inglese – “bagno” – quando ha iniziato la scuola negli Stati Uniti. La Chang ha superato numerosi ostacoli e ora è un ingegnere che contribuisce al viaggio della NASA su Marte.
Tuttavia la situazione è molto diversa nei regimi autoritari, dove il potenziale di una persona è spesso predeterminato dalle circostanze della sua nascita. In genere in questi luoghi, se non si nasce in una famiglia con legami coi funzionari corrotti – in altre parole, se non si è ricchi – la capacità di innovare e lo spirito imprenditoriale vengono sistematicamente repressi. In questi regimi il sistema fiat non si basa sul merito, bensì è truccato a favore di questi “figli di amici”. In altre parole si basano sul nepotismo, sui legami familiari e sulla corruzione.
In passato, quando non c'erano né Internet né gli smartphone, l'individuo medio che viveva in ambienti così ostili accettava la dura realtà di essere destinato a servire i dittatori e i loro familiari. Oggi Bitcoin sta emergendo come qualcosa di più di una semplice tecnologia: funge da porta d'accesso all'emancipazione finanziaria senza compromettere i valori morali. Offre un potente strumento per abbattere molte delle barriere concrete erette da governi oppressivi.
L'esperienza di Swan Htet Aung (Swan), un imprenditore nel campo dell'intelligenza artificiale proveniente dal Myanmar (ex Birmania), dimostra come Bitcoin possa fornire un'ancora di salvezza a coloro che affrontano la dura realtà di partire da zero, senza denaro o legami familiari. Dopo aver fondato la sua azienda di intelligenza artificiale nel 2016, la startup di Swan è cresciuta rapidamente e nel 2020 generava un fatturato annuo di oltre $300.000.
Sottolineando l'importanza di Bitcoin nel preservare la salute finanziaria, Swan ha ricordato un momento cruciale dopo il colpo di stato del febbraio 2021. Quattro giorni dopo la presa del potere da parte dei militari, ritirò i contanti della sua azienda e li convertì in Bitcoin e USDT. Prese questa decisione solo un paio di settimane prima che le banche in Myanmar iniziassero a limitare i prelievi per privati e aziende, consentendogli di assumere il controllo degli asset della sua azienda. Sfortunatamente la sua scelta di mantenere i restanti asset in dollari presso le banche gli fece perdere una parte significativa degli asset finanziari dell'azienda quando la giunta birmana adottò una nuova politica monetaria estrema progettata per preservare la sua macchina da guerra. La linea di politica, emanata dalla Banca centrale del Myanmar il 3 aprile 2022, portò alla conversione forzata delle riserve in dollari di Swan nella valuta locale, in rapido deprezzamento (il Kyat) e senza il suo consenso, a un tasso inferiore del 30% rispetto a quello di mercato.
La nuova linea di politica imponeva che “i residenti all'interno del Paese devono rimpatriare in Myanmar i guadagni in valuta estera ottenuti dall'estero. Questi guadagni devono essere venduti e scambiati con Kyat birmani entro un giorno lavorativo tramite banche titolari di licenze di Rivenditore Autorizzato (AD), aprendo un conto in valuta estera in Myanmar”.
Le persone che vivono in Paesi con sistemi legali più equi e giusti potrebbero trovare difficile comprendere tali politiche finanziarie oppressive. Tuttavia il Myanmar ha una storia di istituzioni finanziarie centralizzate che esercitano il potere per reprimere i propri cittadini. Un esempio noto si verificò nel 1987, quando il governo demonetizzò improvvisamente le banconote da 25, 35 e 75 Kyat, cancellando di fatto l'80% della valuta circolante nell'economia dalla sera alla mattina.
Più recentemente, dopo il violento colpo di stato militare in Myanmar nel 2021, l'esercito birmano ha utilizzato tattiche come il congelamento dei conti bancari di attivisti, giornalisti e sostenitori del movimento anti-golpe, a ulteriore dimostrazione della sua tattica di opprimere le persone attraverso il sistema finanziario fiat. Sfortunatamente tali linee di politica sono spesso efficaci in luoghi come il Myanmar, dove le persone sono preoccupate di garantire la propria sopravvivenza fisica, di procurarsi il cibo per la giornata e di avere un tetto sopra la testa, lasciandole con poca energia o nessun interesse a contestare o combattere le ingiustizie.
Prima del 2010 il Myanmar aveva un tasso di possesso di telefoni cellulari inferiore a quello della Corea del Nord, e il regime del dittatore Than Shwe scoraggiava l'uso di Internet diffondendo propaganda secondo cui esso era un luogo in cui c'erano solamente video per adulti. Nel 2016 il panorama era cambiato radicalmente, poiché i social, gli smartphone a prezzi accessibili e le schede SIM economiche erano diventati ampiamente accessibili alla maggior parte della popolazione del Paese.
L'imprenditore birmano Swan arrivò negli Stati Uniti all'età di 32 anni per l'evento GenAI ospitato da AWS a San Francisco e imparare/acquisire nuove esperienze, con l'intenzione di tornare in Myanmar. Tuttavia durante il suo viaggio l'esercito birmano attivò una legge sulla coscrizione obbligatoria, cambiando drasticamente il suo percorso di vita. Questa legge, combinata con l'instabilità finanziaria causata dalle azioni della banca centrale, la diffusa ingiustizia socio-economica e l'iper-sorveglianza del Paese, spinse Swan a rimanere più a lungo negli Stati Uniti. Ora spera di ottenere un visto O1 per continuare il suo lavoro e ricostruire il suo sogno in un ambiente dove ci sono maggiori opportunità di innovazione e sviluppo. Sebbene gli Stati Uniti abbiano le loro disuguaglianze e problemi interni, molti stranieri li considerano ancora la destinazione migliore per inseguire i propri sogni, convinti che il duro lavoro e l'innovazione possano portare al successo.
In una conversazione per questo articolo, Swan mi ha raccontato i primi giorni della sua startup a Yangon, la città più grande del Myanmar. Insieme a due amici fondò un'azienda di software di intelligenza artificiale nel 2016, un periodo in cui il Myanmar stava attraversando importanti riforme e stava gradualmente aumentando la sua partecipazione alla comunità globale dopo oltre mezzo secolo di isolamento.
“In Myanmar il lavoro umano è più economico dell'abbonamento a un software”, ha affermato Swan. “Ha senso per gli imprenditori assumere personale con uno stipendio di $100 al mese e assegnare loro più compiti, che siano interni o esterni all'ambito lavorativo, a differenza di un chatbot per il servizio clienti”. Mentre la disoccupazione dovuta all'intelligenza artificiale è in aumento nei Paesi sviluppati, in quelli in via di sviluppo le condizioni di sfruttamento e il basso costo del lavoro supereranno sempre la concorrenza dell'intelligenza artificiale, almeno nei luoghi in cui l'elettricità è limitata e non c'è democrazia (ovviamente i salari bassi e le condizioni di lavoro precarie sollevano anche una serie di problemi etici che devono essere affrontati).
Swan mi ha poi raccontato le prime difficoltà della sua startup: “Abbiamo passato praticamente tutto il 2016 a sviluppare il prodotto perché non trovavamo un solo cliente. Avevo un secondo lavoro e vivevo con i miei genitori in un appartamento in affitto, mentre gli altri due co-fondatori se ne andarono per cercare altre opportunità a tempo pieno”.
Swan, che parla fluentemente birmano e inglese, ha affermato di aver dovuto affrontare vincoli sociali durante la raccolta fondi, principalmente perché il Myanmar è un mercato emergente. Inoltre c'era una barriera sociale di fondo: non aveva mai lavorato all'estero e non aveva una laurea conseguita presso un'università di Yangon. A differenza dei privilegiati, Swan non proveniva da un ambiente del genere, quindi la sua startup faticava a trovare investitori nonostante avesse generato un fatturato annuo di $300.000 nel 2020 e avesse firmato accordi con oltre 1.000 partner commerciali, tra cui multinazionali come Samsung, Unilever, Carlsberg, NIVEA e molte altre.
Se un sistema di raccolta fondi basato su protocolli come Bitcoin fosse disponibile per gli imprenditori nei Paesi in via di sviluppo, individui di talento come Swan potrebbero far crescere le loro startup indipendentemente dal loro status socio-economico o dal possesso di una laurea prestigiosa.
Bitcoin può essere visto come una classe di investimento nel mondo sviluppato o frainteso come una tecnologia dannosa per l'ambiente, ma rappresenta un'ancora di salvezza e accesso al mercato globale dei capitali per individui di talento nei Paesi in via di sviluppo, intrappolati in un sistema monetario ingiusto che avvantaggia principalmente i “privilegiati”. Questi individui di talento non possono permettersi il lusso di impegnarsi nell'incompiuto dibattito globale su Bitcoin, bensì cercano disperatamente di liberarsi dal ciclo di oppressione economica. Fortunatamente grazie a Bitcoin, gli individui possono accedere a opportunità e libertà finanziaria, contribuendo in ultima analisi a una comunità globale più equa e prospera.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Svalutazione: cos'è e cosa non è...
La traduzione in italiano dell'opera scritta da Wendy McElroy esplora Bitcoin a 360°, un compendio della sua storia fino ad adesso e la direzione che molto ptobabilmente prenderà la sua evoluzione nel futuro prossimo. Si parte dalla teoria, soprattutto quella libertaria e Austriaca, e si sonda come essa interagisce con la realtà. Niente utopie, solo la logica esposizione di una tecnologia che si sviluppa insieme alle azioni degli esseri umani. Per questo motivo vengono inserite nell'analisi diversi punti di vista: sociologico, economico, giudiziario, filosofico, politico, psicologico e altri. Una visione e trattazione di Bitcoin come non l'avete mai vista finora, per un asset che non solo promette di rinnovare l'ambito monetario ma che, soprattutto, apre alla possibilità concreta di avere, per la prima volta nella storia umana, una società profondamente e completamente modificabile dal basso verso l'alto.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/svalutazione-cose-e-cosa-non-e)
Nel corso dell'ultimo anno i titoli dei giornali finanziari hanno continuato a inondare gli investitori di previsioni apocalittiche sul dollaro.
Che si tratti di influencer sui social che sventolano grafici sul “crollo del dollaro”, o di personalità su YouTube che mettono in guardia dal rischio di svalutazione, il rumore è diventato assordante. La narrazione è seducente: l'inflazione è fuori controllo, il governo federale sta stampando moneta e il dollaro è allo stremo. Ma sebbene ci siano rischi reali da tenere d'occhio, la maggior parte dei titoli vende paura, non fatti.
Il grafico sul potere d'acquisto: fuorviante ma popolare
Uno dei grafici preferiti per sostenere la tesi della “svalutazione” è quello che mostra come il dollaro abbia perso il 90% del suo potere d’acquisto sin dal 1966.
È impressionante, e chi vende oro, argento, o altri beni rifugio lo usa spesso. Ma ecco il punto: questo grafico non mostra la svalutazione, riflette solo l'inflazione, un risultato ben compreso e ampiamente previsto in un'economia in crescita.
I prezzi aumentano nel tempo perché la domanda aumenta a causa della crescita demografica, dell'aumento dei redditi e dell'aumento dei consumi. Ciò è particolarmente vero in un'economia postindustriale, basata sui servizi, la quale incentiva l'espansione del credito e gli investimenti di capitale. Come diciamo spesso, non è il dollaro a perdere valore è l'economia a essere in espansione.
Discutiamo cosa si intende e cosa non si intende per “svalutazione” in relazione all'economia.
Capire l'inflazione e la svalutazione
Cominciamo col chiarire due concetti spesso confusi: inflazione e svalutazione monetaria. Sebbene entrambi riducano il potere d'acquisto del dollaro, operano in modo diverso.
L'inflazione (dei prezzi) è l'aumento dei prezzi dovuto a squilibri tra domanda e offerta. L'aumento dei salari e la domanda dei consumatori per prodotti e servizi che crescono più rapidamente dell'offerta disponibile generano prezzi più elevati. Il grafico seguente è tratto da un precedente articolo in cui discutevamo del motivo per cui l'economia ha fatto registrare una forte crescita dopo i lockdown.
Il seguente esempio economico viene insegnato in ogni corso di ABC sull'economia. Non sorprende che l'inflazione sia la conseguenza di una limitazione dell'offerta e di un aumento della domanda attraverso interventi monetari.Al contrario la svalutazione implica una diluizione strutturale del valore di una valuta. È molto diverso dall'inflazione. In uno scenario di “svalutazione”, gli stati adottano misure consapevoli per ridurre la “struttura” della valuta. A Roma, ad esempio, venne ridotta la quantità di argento coniato per aumentare il numero di monete prodotte e pagare i creditori. Tuttavia la svalutazione non è una realtà in un sistema fiat come il nostro, dove il legame con l'oro o l'argento è inesistente. In altre parole, quando lo stato “stampa carta” è impossibile diluire la “struttura”.
Ciononostante il termine è stato “cooptato” dagli orsi e dai seminatori di panico come rappresentazione psicologica della percezione e della fiducia nel dollaro. Ma è proprio questo a rendere questa discussione così interessante: mentre gli “esperti di svalutazione” sottolineano gli stimoli record, i deficit crescenti e l'espansione di M2 negli ultimi anni, la fiducia nel dollaro rimane intatta, non solo tra i consumatori e gli investitori statunitensi, ma a livello mondiale.
L'indice del dollaro USA rimane forte. In particolare, il quadro generale rivela una valuta più resiliente e dominante a livello globale di quanto molti allarmisti siano disposti ad ammettere. Il dollaro è ancora al centro dell'80% delle transazioni mondiali e di quasi il 60% di tutte le riserve mondiali. L'argomento della “svalutazione” è, nella migliore delle ipotesi, prematuro e, nella peggiore, profondamente fuorviante.
Ma che dire del grafico del potere d'acquisto in dollari riportato sopra?
Quel grafico non riguarda la “svalutazione”; è solo una misura dell’inflazione causata dalla crescita della popolazione statunitense e dall’aumento della domanda economica nel tempo.
Cosa ci dice la crescita di M2
«No Lance, il potere d'acquisto del dollaro sta diminuendo perché stiamo stampando troppa moneta.»Questa sarebbe un'affermazione corretta se il governo federale aumentasse l'offerta di moneta più rapidamente del tasso di crescita economica. In tal caso, l'aumento dell'offerta di moneta causerebbe inflazione.
Abbiamo assistito a un evento del genere poiché l'impennata di M2 durante la pandemia è stata senza precedenti. Nel corso del 2020 e del 2021, il governo federale ha aggiunto oltre $6.000 miliardi alla massa monetaria, ma non dimentichiamo il contesto: il mondo stava attraversando il più grave shock economico dalla Grande Depressione. Il governo degli Stati Uniti e la Federal Reserve sono intervenuti con forza per stabilizzare il sistema economico e finanziario... e ha funzionato. La conseguenza è stata, come prevedibile e come mostrato dal grafico sopra, una modifica nell'equazione “domanda/offerta”, che ha generato prezzi più elevati. Tale superamento della domanda sull'offerta ha portato a un'enorme impennata della crescita economica, portando la disoccupazione quasi a minimi storici. Questo risultato non si sarebbe verificato senza l'aumento della massa monetaria.
Ma è proprio qui che sta l'equivoco: è facile indicare i grafici di M2 e gridare “svalutazione”, tuttavia l'offerta di moneta deve crescere con la crescita dell'economia. In caso contrario emergono rischi deflazionistici. Pertanto la chiave è se la creazione di moneta superi la crescita economica in modo duraturo. Dal 1959 l'offerta di moneta è cresciuta in linea con la crescita economica.
Un modo migliore per valutarlo è confrontare M2 con il PIL. Storicamente i due hanno seguito un andamento simile. Anche durante lo shock del COVID, M2 in percentuale del PIL è rimasto al di sotto del 100%, il che significa che la crescita dell'offerta di moneta era sostanzialmente allineata alla produzione economica. Oggi questo rapporto è in calo, non in aumento.
La realtà è che, come ci si aspetterebbe, i tassi di crescita di M2 e dell'economia sono altamente correlati.
Se il dollaro fosse realmente svalutato, si otterrebbero risultati molto diversi:
• Capitali in fuga dagli asset statunitensi (es. azioni, obbligazioni, oro, crittovalute);
• Un crollo della domanda per i titoli del Tesoro americani;
• Un crollo del commercio mondiale denominato in dollari.
Invece assistiamo al contrario. La domanda di titoli del Tesoro americani rimane robusta; il dollaro è ancora utilizzato nell'80% delle transazioni mondiali e rappresenta quasi il 60% delle riserve internazionali. Le banche centrali, i fondi sovrani e gli investitori istituzionali continuano a detenere e accumulare asset statunitensi.
Quindi, mentre i commentatori sui media gridano alla “perdita di fiducia”, il capitale mondiale continua a sostenere il dollaro.
La morte del dollaro è molto esagerata
Ogni tot. decenni qualcuno proclama la fine del dollaro. Negli anni '80 fu il Giappone; negli anni 2000 fu l'euro; oggi tocca alla Cina. Eppure nessuna di queste alternative è riuscita a replicare ciò che il dollaro offre: mercati dei capitali solidi, stato di diritto e la portata economica e militare degli Stati Uniti.
Il dollaro rimane la camicia sporca più pulita nel cesto della biancheria monetaria mondiale. Questo non significa che sia perfetto, ma la perfezione non è il parametro di riferimento. Fiducia, liquidità e tutele legali lo sono. Inoltre l'oro, spesso pubblicizzato come l'alternativa al “denaro reale”, è scambiato e valutato in dollari.
In realtà la “svalutazione” non è il problema a cui gli investitori dovrebbero prestare attenzione. “L'inflazione” nel tempo erode il potere d'acquisto del dollaro, pertanto gli investitori devono assicurarsi che i loro “risparmi” crescano nel tempo al ritmo dell'inflazione. Ciò significa investire i propri risparmi in asset che crescono più rapidamente del tasso di inflazione nel lungo termine. Abbiamo discusso questo argomento in “Conviction and How to Lose a Lot of Money”.
“Ad esempio, consideriamo un abito di lusso da uomo. Nel 1900 il prezzo medio era di circa $35; oggi il prezzo medio è di circa $2.000.
Guardando da un altro punto di vista, se nel 1900 aveste nascosto $41,34 sotto il materasso, oggi potreste comprare un paio di polo, se trovate un affare. Ma se avesste comprato due monete d'oro da 1 oncia e le aveste nascoste sotto il materasso nel 1900, oggi avreste potuto comprare un abito elegante e avere circa $1.600 in più.” ~ Michael Maharrey
Ha ragione nei suoi calcoli. Tuttavia lo stesso investimento in azioni (solo l'apprezzamento del prezzo, dato che l'oro non paga dividendi) avrebbe permesso a un individuo, oggi, di acquistare 15 abiti con i soldi rimasti.
Sì, l'oro è stato una buona copertura contro l'inflazione nel lungo termine. Investire nel mercato azionario è stato molto meglio.
Allora perché le storie di svalutazione sul dollaro ricevono così tanta attenzione? Perché la paura vende. La psicologia umana è programmata per rispondere più fortemente alle minacce che alle opportunità. Questo “bias della negatività” aiuta a spiegare perché i contenuti ribassisti generano più clic, ascolti e visualizzazioni. Non è che il contenuto sia sbagliato, ma spesso viene amplificato in modo sproporzionato.
Sfortunatamente molti investitori confondono le dichiarazioni rumorose con i probabili risultati.
Per gli investitori la lezione fondamentale è distinguere il rumore dalla narrazione di valore. Sebbene l'inflazione, i deficit fiscali e gli errori politici meritino la nostra attenzione, il dollaro rimane la spina dorsale del sistema finanziario globale, non perché sia impeccabile, ma perché non esiste ancora un'alternativa valida.
Ancora una volta, la “svalutazione” non è il problema che invece viene dipinto.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Christine Lagarde e la privatizzazione della moneta
I grandi cambiamenti fanno fatica a essere introdotti nella storia e la demolizione controllata dell'UE non fa eccezioni. L'unione fiscale nel senso inteso da Draghi è solo un palliativo. Da qui si comprende come e perché la retorica della guerra e la stretta autoritaria intorno al collo del contribuente/risparmiatore europeo si stiano facendo più incessanti: esso deve cedere psicologicamente affinché accetti senza discutere e dia il suo consenso ai dettami che vengono dall'alto. È la stessa cosa accaduta in Inghilterra sin dalla Brexit: la “Little Britain” è stata punita, e continua a essere punita, sistematicamente per aver osato andare contro i piani europei di integrazione, al punto che se potesse voterebbe in senso opposto adesso. I tempi del disfacimento europeo stanno accelerando a questo punto e la mia previsione di un suo accadimento entro i prossimi 5 anni era “pessimistica”. La spasmodica retorica di guerra dell'UE serve a scatenare un conflitto con cui avere una scusa credibile (l'opzione fregare gli USA è sfumata) per andare in default sui debiti esistenti, ristrutturare l'euro e ricominciare daccapo con unione fiscale/obbligazionaria. Non c'è altro motivo credibile che spieghi il suicidio economico/politico/energetico/industriale dell'UE. L'oppressione burocratica, poi, serve sostanzialmente a portare allo sfinimento i contribuenti affinché accettino questa realtà.
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di Ulrich Fromy
(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/christine-lagarde-e-la-privatizzazione)
In un recente discorso in Portogallo Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea (BCE), ha messo in guardia contro l'emergere delle stablecoin, affermando che potrebbero portare alla creazione di “nuove valute private”. Queste stablecoin, token coperti da valute fiat, rappresentano un rischio significativo sia per la sovranità delle nazioni sia per il “bene comune” della moneta. Auspicava pertanto che fossero regolamentate a livello globale.
Nel corso della sua esposizione è emerso chiaramente che il rischio principale di questi asset digitali è la loro popolarità tra la popolazione, la quale li vede come un modo relativamente semplice per esporsi alle valute fiat “meno peggio”, con il dollaro in cima alla lista. Secondo la Lagarde, questo successo nei mercati delle crittovalute mina l'efficacia delle politiche monetarie delle banche centrali, riducendo la quantità di denaro disponibile nelle banche commerciali tradizionali:
Penso che stiamo cadendo preda di una certa confusione tra denaro, mezzi di pagamento e infrastrutture di pagamento, e che questo fenomeno sia accelerato o accentuato a causa della tecnologia utilizzata, e in particolare da alcune tecnologie. Considero il denaro un bene pubblico e noi stessi come i dipendenti pubblici incaricati di garantirlo e proteggerlo.
Il mio timore è che questa confusione di confini di cui parlavo prima possa portare a una privatizzazione del denaro. Non credo che questo sia lo scopo per cui siamo stati nominati per svolgere il compito che abbiamo, né che sia un bene per questo bene pubblico che è il denaro.
Un altro punto interessante nell'affermazione di Christine Lagarde è che, come Andrew Bailey (governatore della Banca d'Inghilterra), sostiene che le stablecoin “fingono” di essere valute che non sono. Secondo loro le stablecoin non possono essere valute perché non sono emesse da enti pubblici, ma da aziende, in altre parole, dal mercato stesso.
Il problema risiede in questa concezione della moneta come “bene pubblico”, la cui gestione, garanzia e protezione sono responsabilità dei funzionari delle banche centrali.
Il “bene pubblico”
Il concetto di “bene pubblico” è spesso associato a quello di interesse generale. Contrariamente a quanto sembrano sostenere i banchieri centrali, l'interesse generale non risiede nella gestione centralizzata e nel monopolio statale della moneta. Infatti qualsiasi valuta controllata a discrezione di un'autorità centrale che non deve rendere conto a nessuno rappresenta una minaccia per l'interesse generale.
Innanzitutto definiamo cosa si intende per “bene pubblico”. Secondo Frédéric Bastiat, figura di spicco del liberalismo classico, il bene pubblico comprende tutto ciò che precede e trascende ogni legislazione umana: libertà, proprietà e “personalità”, ovvero la dignità, la vita e le capacità uniche di ogni individuo. È tutto ciò che il diritto positivo (creato dallo stato) dovrebbe proteggere e non attaccare continuamente, come invece fa. Sia per i liberali classici che per gli economisti Austriaci, l'interesse generale è stato visto in tutte le istituzioni spontanee che gli individui hanno creato nel corso delle generazioni. Pertanto qualsiasi desiderio da parte del legislatore di decostruire e ricostruire queste istituzioni in nome di un “nuovo interesse generale collettivo” costituisce un attacco al vero interesse generale emerso dall'azione umana. Questo è, naturalmente, il caso della moneta, una delle prime istituzioni a essere manipolata, perché il monopolio sulla moneta è il monopolio più potente che un gruppo di individui possa esercitare sulle masse. Come scrisse Hayek:
In una società libera il bene generale consiste principalmente nel facilitare il perseguimento di scopi individuali sconosciuti [...].
Il bene pubblico più importante per il quale è richiesto l'intervento dello stato non è quindi la soddisfazione diretta di particolari bisogni, bensì la garanzia di condizioni in cui gli individui e i gruppi più piccoli abbiano opportunità favorevoli di provvedere reciprocamente ai rispettivi bisogni.
La storia dimostra che il sistema bancario centrale ha continuamente violato l'interesse pubblico – in particolare la proprietà, la libertà individuale e l'individualità – centralizzando, svalutando e politicizzando la moneta. Il risultato di queste linee di politica è che il denaro oggi non è in grado di svolgere il suo ruolo di “misuratore” della relativa scarsità dei beni, di mezzo di scambio e di riserva di valore. In breve, l'attuale moneta fiat – derivante dal monopolio statale – non possiede più le proprietà chiave della moneta.
Ma cosa accadrebbe se il ruolo delle banche centrali fosse proprio quello di distruggere il “bene pubblico” che la moneta dovrebbe rappresentare, usandola come strumento di saccheggio attraverso l'inflazione monetaria, causando instabilità economica tramite la manipolazione dei tassi d'interesse e usandola come arma contro le libertà individuali attraverso un controllo statale sempre più crescente sulla vita dei singoli? In questo contesto la promessa di una moneta digitale della Banca Centrale Europea (CBDC) può essere vista come il culmine di questo attacco coordinato al vero bene pubblico.
Valute private e paura della concorrenza da parte di una moneta libera
Ecco cos'altro scrisse Hayek in The Denationalization of Money:
Se vogliamo preservare un'economia di mercato funzionante (e con essa la libertà individuale), nulla può essere più urgente dello scioglimento del matrimonio empio tra politica monetaria e fiscale, a lungo clandestino ma formalmente consacrato con la vittoria dell'economia “keynesiana”.Contrariamente a quanto afferma Christine Lagarde, un sistema monetario di “monete private” sarebbe, al contrario, il modo migliore per promuovere e difendere la nozione di “bene pubblico” e di interesse generale. Perché? Semplicemente perché, dando agli individui la scelta esplicita della propria valuta, questi sceglierebbero naturalmente la migliore che il mercato può offrire loro: una valuta scarsa, che rifletta la scarsità del mondo, neutrale, non tassabile e certa. Una valuta in cui possiamo immagazzinare la nostra energia e il nostro tempo per differirne e distribuirne l'uso il più possibile. Idealmente ciò implica anche una valuta al di fuori delle mani corruttibili e fallibili degli uomini.
Questo è ciò che sostengono gli economisti Austriaci, come fa Hayek nel suo libro The Denationalization of Money. Secondo lui l'emissione di valute private e la libera concorrenza tra di esse porterebbero a una valuta di migliore qualità, poiché sarebbe soggetta ai meccanismi spontanei di adozione. Questo meccanismo teorizza la naturale convergenza delle preferenze individuali verso un unico mezzo di scambio. In questa logica gli individui liberi di scegliere la propria valuta favoriranno naturalmente quella che meglio conserva il suo valore, la più affidabile per il calcolo economico e la meno manipolabile e falsificabile dagli esseri umani.
In questo contesto di parità di condizioni, in cui la somma degli interessi individuali diventerebbe di fatto l'interesse generale, l'euro, come qualsiasi altra moneta fiat, non ha alcuna possibilità di sopravvivenza.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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I settori meno competitivi dell'Argentina ostacolano le riforme del mercato
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/i-settori-meno-competitivi-dellargentina)
Quasi due anni fa l'entusiasmo del 56% degli elettori argentini che invocava la “Libertà” dopo aver eletto Javier Milei come Presidente dell'Argentina sembrava inarrestabile. Anche il ritmo del cambiamento sembrava inarrestabile. Le aspettative erano enormi per un governo che aveva ridato speranza a un'Argentina afflitta da un'inflazione annua superiore al 210% e da un tasso di povertà superiore al 50%. Un presidente libertario si era insediato per salvare il Paese da una nuova crisi.
L'Argentina che Milei ha ricevuto
È difficile descrivere brevemente il Paese devastato che il Presidente Milei ha trovato al suo insediamento. Oltre al tasso di inflazione di cui sopra, a una banca centrale sempre più indebitata e a un livello di spesa pubblica del 44% (attualmente prossimo al 35%), un Paese in cui 7 bambini su 10 erano poveri e dove 7 giovani su 10 avrebbero scelto di emigrare se ne avessero l'opportunità: questa era l'eredità del populismo dei governi kirchneristi.
Attualmente il più grande risultato del Presidente Milei, così come percepito dall'opinione pubblica, è stato ed è la riduzione del tasso di inflazione da oltre il 210% annuo al 33,6% ad agosto 2025. Con il calo dell'inflazione la realtà economica degli argentini si è “calmata” per i cittadini comuni e hanno iniziato a guardare avanti, a pianificare, a realizzare i sogni, sfuggendo alla perversa situazione precedente di mera difesa e sopravvivenza.
Anche l'eliminazione delle normative è stata un'enorme conquista, sebbene meno visibile alle persone con una formazione tecnica poco avanzata. Un altro risultato importante è stata la parziale fine di quella che viene chiamata la “trappola del denaro”, la quale consente la circolazione internazionale del denaro personale, ma non ancora di quello delle aziende. L'impossibilità di portare fuori dal Paese il denaro investito nell'economia argentina è, senza dubbio, un forte disincentivo agli investimenti esteri nel Paese.
Ideologia o interessi?
Ma – a differenza delle speranze suscitate dal carismatico leader Javier Milei e dell'impatto globale della sua immagine e del suo messaggio – il suo potere politico, una volta insediatosi, ha dovuto affrontare notevoli limitazioni, sia a livello parlamentare (deteneva solo il 15% dei rappresentanti e il 10% dei senatori), sia a livello provinciale (0% dei governatori) e municipale (tre comuni su 1.100). Questa situazione ci dà un'idea delle sfide legate all'attuazione di riforme profonde, che – evidentemente – incidono sugli interessi di settori potenti che vivono del denaro del governo federale.
Una delle principali differenze tra l'attuale presidente e il precedente che riuscì a implementare riforme orientate al mercato (Carlos Menem, tra il 1989 e il 1999), è che quest'ultimo (nonostante fosse entrato in carica con un'iperinflazione di oltre il 5000% annuo) godeva della maggioranza nella Camera dei rappresentanti e nel Senato e godeva del sostegno politico di oltre la metà dei governatori del suo partito.
La rigidità delle possibili riforme è elevata. Ancora oggi, e nonostante le buone intenzioni, 21 milioni di argentini (su un totale di 46 milioni) continuano a ricevere stipendi o pagamenti dal governo federale ogni mese. Questa situazione persiste a causa delle difficoltà del governo nel ridurre i quattro milioni di dipendenti pubblici in un Paese in cui sei milioni di persone lavorano nel settore formale. Ciò deriva anche dall'impossibilità giuridica di eliminare i quattro milioni (su un totale di otto milioni) di “pensioni non contributive” elargite dai partiti populisti. E così via.
Non è facile per un presidente cambiare la realtà di un Paese come l'Argentina. Non basta vincere le elezioni, è anche necessario avere le idee giuste e avere la capacità di attuarle.
Politica senza romanticismo
Dall'inizio del 2025 l'amministrazione Milei ha dovuto affrontare sfide crescenti. Ha unito i suoi risultati nella riduzione dell'inflazione a misure sul cambio e sul sistema finanziario che mantengono una valuta estera relativamente economica per i cittadini. L'Argentina è ora un Paese costoso in termini di dollari (almeno rispetto ad altri Paesi latinoamericani), il che ne influenza la competitività. Il Big Mac Index riflette questo fenomeno.
Sebbene alcuni risultati – nonostante il potere limitato del parlamento e dei governi statali – siano stati rimarchevoli, l'influenza dello stato non è diminuita in modo significativo: il numero di persone che ricevono fondi dal governo nazionale (governo federale, province e contee) non è diminuito in modo significativo. Di fronte a riserve internazionali minime, il governo argentino ha ricevuto un prestito di oltre $20 miliardi dall'FMI ad aprile di quest'anno, il quale ha fornito una boccata d'aria temporanea e gli ha consentito di guadagnare tempo.
L'eliminazione dei sussidi in alcuni settori ha comportato un maggiore onere per servizi come elettricità, gas naturale, acqua e trasporti (autobus, metropolitana, treno) nei bilanci dei settori a basso reddito, generando disordini. Ciò ha portato anche a un calo dell'attività nei settori meno competitivi dell'economia (industria), che – paradossalmente – sono quelli che generano la maggiore occupazione.
La mancanza di una maggioranza parlamentare ha reso difficile per il governo approvare riforme radicali (tagli fiscali, deregolamentazione del lavoro e del sistema pensionistico), fondamentali per modificare i principali incentivi dell'economia.
Stiamo vivendo un periodo complesso. La sfida di invertire il destino di uno Stato come l'Argentina, sottomesso da decenni, è enorme. Ideologie fuorvianti possono essere una giustificazione per il populismo ridistributivo, ma gli interessi specifici dei gruppi in cerca di rendita – per usare i termini di James Buchanan – spiegano la resistenza al cambiamento. Come ci ha insegnato Mancur Olson, i settori economicamente meno competitivi sono spesso i più forti nel difendere i propri privilegi.
Il caso dell'Argentina ci spinge anche a riflettere sugli incentivi della ridistribuzione pubblica impliciti nelle democrazie maggioritarie.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Candace Owens Has the #1 Podcast in the World According to Podscribe
Lew,
Candace Owens has the #1 podcast in the world according to Podscribe which publishes monthly rankings of podcasts, publishers and advertisers using real-time measurement data. Her recent spike is due to her investigation into the assassination of her friend TPUSA founder Charlie Kirk. This top metric measures average estimated downloads and views per episode which is 3.5 million in October 2025 for Candace. On her latest podcast, “Ben Shapiro is Crying Again,” she explains how her former boss lied by claiming she accused Charlie’s widow Erika of killing her husband. Anyone who has watched every episode of her podcast since Charlie was murdered knows Candace is telling the truth. Her technique of making her point while ridiculing Shapiro and her analysis that the Israeli lobby’s days of power are over are definitely worth watching.
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A deep dive on Milei’s financial scheme
Thanks, Fernando Fiori Chiocca.
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Debunking the fraud of Global Warming and other Popular Delusions
Thanks, John Frahm:
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Elon Musk’s Optimus robots set to revolutionize the global economy
Johnny Kramer wrote:
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Why the Gold Surge Signals a Crisis of Confidence in the US Dollar
International Man: Gold has seen a dramatic rise recently. What do you think is driving this surge—inflation, geopolitical instability, loss of faith in fiat currency like the US dollar?
Doug Casey: The answer is all of the above.
First, inflation is not retail price rises, as most people think. The rise in prices is a consequence of inflation, not inflation itself. Inflation is the creation of excess purchasing media above the creation of real wealth. Inflation is caused by two things: the Federal Reserve buying assets and increasing its balance sheet, financing government debt by creating currency and credit. And the banking system creating money via commercial loans facilitated by fractional reserve banking.
Short answer: inflation has been a primary cause for gold’s moving up not just over the last few years, but over the last 50 years.
Geopolitical instability? Absolutely. All the world’s currencies, including the US dollar, are fiat instruments. If a government falls, historically, its currency goes with it. People are increasingly looking for some place to put their wealth and savings other than a fiat currency.
And this leads to the last thing you mentioned—a loss of faith in fiat currency itself. The cat is out of the bag at this point, and all over the world, there’s a loss of faith not just in currencies, but governments themselves.
What can you do? You can buy real estate, of course, or you can invest in a productive business—but gold, and more recently Bitcoin, have been the big beneficiaries of this loss of faith.
International Man: Do you believe the dollar’s global reserve status is at risk? If so, what could replace it—a gold-backed system, or something else entirely?
Doug Casey: There’s no question that the dollar’s reserve status is at risk.
Governments recognize each other’s fiat currencies for what they are: the unbacked liabilities of bankrupt entities. And most world governments are, in point of fact, bankrupt.
That’s most dangerously the case of the US dollar, the world’s long-time numeraire. Why should the Chinese, or any other government, hold the currency of its adversary? The currency might be blocked, as it was for the Russians. It will certainly be inflated. Or might suffer an outright default. Governments don’t trust each other, and they certainly don’t want to use the unbacked liability of an often antagonistic or even hostile government.
The major export of the US since about 1980 has not been computers, or Boeings, or soybeans. It’s been dollars. Every year, the trade deficit—the export of dollars—runs in the hundreds of billions. More recently, close to a trillion dollars per year. Those dollars outside of the US amount to liabilities of the US.
If foreigners want to dump those dollars, they’re going to come back home to the US to buy real goods—shares of businesses, buildings, farmlands, what have you. When that happens, the amount of real wealth owned by Americans will plummet, and the amount of fiat dollars inside the country will explode.
A digital currency will aggravate the situation. At that point, money becomes just a computer digit controlled by the central authorities. If you think the situation is unstable now, it’s going to become much more unstable as the world’s governments go to centrally controlled digital currencies.
International Man: You’ve often said, “The dollar is an IOU nothing.” Has that moment of reckoning finally arrived?
Doug Casey: Just because something is inevitable doesn’t mean that it’s necessarily imminent. But at this point, the government has really gone on tilt. It’s completely out of control. I believe we’re now at the edge of the precipice.
DOGE was just a bit of electioneering and marketing on the part of Trump. The interest on the $38 trillion acknowledged US debt will keep rising along with the debt itself. Regardless of what may happen with interest rates over the next year or two, in the long run, they’re headed much, much higher.
Military spending isn’t being cut. As we get deeper into World War III, it will go much higher. Welfare payments are the same. As the standard of living goes down, people will demand more from the government.
The situation is completely out of control. The US has become quite unstable. I was talking about a civil war ten years ago; now they’re making movies about the prospect.
International Man: Some investors think gold’s rally is overextended. You’ve said this is “only the beginning.” What makes you so confident?
Doug Casey: As near as we can tell, there are about 7 billion ounces of gold in existence. The amount of gold is increasing by about 100 million or so ounces per year, or roughly one and a half percent per year.
There are 8 billion people in the world. If the amount of gold in the world were to be distributed equally among them, each person would only have three-quarters of an ounce of gold. As for the number of dollars in the world today—of course, it’s very hard to say how many dollars there really are, depending on which measure of the money supply we’re talking about (M1, M3, and others), or just dollars that are outside the US—in order to back the dollar with a fixed amount of gold and make it redeemable with a fixed number of dollars, it’s probably going to take $25,000 to $30,000 per ounce of gold at present.
In fact, I suspect the next ploy of the government will be to raise the gold price to $15,000 or $20,000 an ounce, much as Roosevelt did in 1934, or Nixon in 1971. I don’t doubt that they’ll package a lot of BLM land into publicly traded stock and sell it, as well.
In the recent past, I’ve said that gold was reasonably priced relative to the price of food, clothes, and houses. It’s about where it “should be.” However, if the dollar is to be once again redeemable with a fixed amount of gold, it has to be much, much higher.
I don’t think we have to worry about the gold market being overextended. The average person doesn’t think about gold, doesn’t own much of it, and is uninterested in it. The public is completely uninvolved in gold. One piece of evidence for this is that the premium of gold coins above the bullion price is still close to the lowest levels in history. But moving up.
Brief story: yes, gold has gone up a lot, but we’re far from a mania in it—and it’s going higher.
International Man: For the average investor, how should one position themselves in this environment—physical gold, mining stocks, royalties, or something else?
Doug Casey: Your savings should be in physical gold, preferably smaller gold coins in your own possession. That should be your foundation for savings—cash gold. Secondarily, you should have a good supply of gold stored reliably offshore.
The two things that we recommend are SWP in the Cayman Islands and the Perth Mint. There are others. But foreign exchange controls around the world are on the way, so it’s very important that you get a significant amount of your wealth outside of your home country.
Mining stocks, relative to the price of gold—and relative to the price of other securities from every point of view—are very cheap right now. With all-in sustaining costs of mining about $1,500 per ounce industry-wide, and gold at around $4,000, companies that are in production are coining money.
Although the market doesn’t seem to care, for reasons we’ve talked about in the past. Mining stocks are speculations that should play a major role in your portfolio. The safest way to capitalize on the success of mining stocks is through gold royalty companies, which are typically paid 0.5%, 1%, or even 2% of every ounce of gold that comes out of the ground—whether the company is profitable or not.
International Man: If we’re truly entering what you’ve called “The Greater Depression,” what role does gold play in surviving—and even profiting from it?
Doug Casey: The whole world is over-financialized today. That’s indicated by the gigantic amount of debt that all entities carry. The average American is buried under mortgage debt, credit card debt, automobile debt, and student debt. Local, state, and federal governments all owe huge amounts of money. The same is true for many corporations.
Most of the money that’s been made for the last couple of generations has been in the financial markets, not by creating real industry and real wealth the way Carnegie, Vanderbilt, and Rockefeller did. Notwithstanding the great advances in high tech, the real money is in financial engineering, not electrical, civil, or chemical engineering.
The whole world is over-financialized. You want to own real wealth as opposed to paper wealth.
As far as the Greater Depression is concerned, yes, we’ve been slip-sliding downhill for the last 50 years. It’s been disguised by increases in technology and by taking on more debt, which amounts to consuming capital from the past and mortgaging the future.
Reprinted with permission from International Man.
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Top 20 Books That LRC Fans Are Reading This Week
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Torture and Rape Are All in a Day’s Work for Israel’s Defenders
A couple of recent stories relating to the utter bestiality of Israel’s treatment of the Palestinians have exposed the criminality of successive US governments in supporting the Jewish state no matter what it does. Observers of the lopsided relationship understand very clearly that Israel’s lobby in the United States, backed up by Jewish billionaires who are willing to spend whatever it takes to corrupt the political system and buy up the media, has succeeded in making Washington a totally controlled client state manipulated by extreme war criminals like Prime Minister Benjamin Netanyahu, who is rewarded by the near complete loyalty of Congress and the White House. The one sided relationship dominates both Republicans and Democrats and has been most evident in the Presidencies of Joe Biden and Donald Trump, who have chosen to ignore the reality of the Israeli slaughter of some hundreds of thousands of Palestinians using US weapons and Washington’s political protection in international fora. For what it is worth, neither Joe Biden nor Donald Trump has spoken out effectively on the murder and torture of the Palestinians by Israel.
The irony of it all is that Washington’s subjugation by Israel, far from being politically neutral, does terrible damage to the United States, both in terms of actual costs and the fact that the US is now reviled by much of the world as it continues to protect and enable Israel as it continues it program to turn the Middle East into a region that it dominates by dint of perpetual slaughter of the original inhabitants. Beyond that, one of the costs of loving Israel so much is the lack of any consequences when it comes to protection of American citizens who find themselves on the wrong end of the Israeli police state. Citizens like Palestinian-American journalist Shireen Abu Akleh was killed by an Israeli Army sniper in May 2022, but the US Embassy did nothing to establish responsibility for the murder, leaving it up the Israeli judiciary, which did nothing and may even have rewarded the soldier. Abu Akleh was one of 276 journalists targeted deliberately and murdered by Israeli forces in the past two years.
Going back a bit, the most egregious case of the US abandoning its own to Israeli connivance was the attack on the USS Liberty intelligence ship in international waters in June 1967. Thirty-four crewmen were killed and 174 more wounded and the clear intention was to sink the ship using planes and torpedo boats with their identifications covered to blame the incident on the Egyptians. A cover-up engineered by President Lyndon B Johnson and Secretary of Defense Robert McNamara followed and repeated attempts by surviving crewmen to open an investigation have been blocked in Congress, most notably by Senator John McCain, whose father was the Admiral that chaired the inquiry held in Malta that decided that it was all a case of mistaken identity, which was a lie. LBJ called back planes that were sent to aid the stricken Liberty and was heard to explain that he would be satisfied if all those “sailor-boys were to go to the bottom of the sea” rather than offend “our good friend” Israel.
Inevitably, stories about Israeli inhumanity are either completely suppressed or substantially modified to make the Jews involved appear to be victims of whatever takes place, what one might refer to as the “holocaust syndrome,” but sometimes the reality is just so horrific, including systematic torture and even the removal of organs from prisoners, that it manages to leak through the damage control and censorship.
Last week, there surfaced a bizarre tale involving the Chief Legal Officer of the Israeli Army, a Major General named Yifat Tomer-Yeralshami. Yeralshami is a woman who was highly respected by her peers though it should be assumed that she was constrained by the policies towards the Israel Defense Force (IDF) as dictated by the Netanyahu regime and its extreme right winger chief National Security officer Itamar Ben-Gvir. Tomer-Yeralshami had been involved in the case of a Palestinian prisoner who had been serially raped in the notorious Sde Terman prison.
Terman was the best known IDF torture center. In October 2024, the UN Independent International Commission of Inquiry on the Occupied Palestinian Territory, including East Jerusalem, and Israel issued a report examining the treatment of thousands of Palestinian detainees after October 7th, 2023. In the report, the commission determined that detainees from Gaza held in Israeli military prisons, including children, were “subjected to widespread and systematic abuse, physical and psychological violence, and sexual and gender-based violence amounting to the war crime and crime against humanity of torture and the war crime of rape and other forms of sexual violence.”
Israeli soldiers were reportedly creative in their rape techniques. Dr. Mark Perlmutter, a Jewish-American orthopedic surgeon who was a volunteer medic in Gaza last year, reported how one Palestinian prisoner was treated. “He was raped by female IDF soldiers with a zucchini placed up his rectum and the zucchini was soaked in pork blood” the pork used specifically because pork is forbidden to Muslims, as it is to Jews.
The rape in question being investigated by Tomer-Yeralshami had been carried out by five Israeli soldiers. The incident occurred in July 2024 and the soldiers had been detained after the Palestinian proved to be so seriously injured that he had to be hospitalized. The IDF soldiers raped the man so violently, using in one instance a knife in his rectum, that his intestines exploded and his rectum was ruptured. He has undergone 20 surgeries since what happened to him. The facility where the soldiers were detained was subsequently stormed by a group consisting mostly of Israeli armed settlers led by Ben-Gvir and the men were later released and have reportedly been waiting on a military hearing to determine their possible guilt. They not only claim to be innocent, they believe that they should be rewarded and have even appeared before the press wearing black uniforms and head covers to make their case that comes down to soldiers not being held accountable if they torture or kill Palestinian prisoners.
In this case, the story of the savage rape in the prison would have died in an Israel court but for the fact that the rape was videoed and was leaked to Israeli news network Channel 12, apparently by the General and possibly others in her office, and the story subsequently developed that she had resigned her commission and disappeared. In her resignation letter, she apparently admitted that she had approved the release of a video revealing institutionalized acts of torture committed by the IDF against Palestinian prisoners of war that took place in the Sde Teiman detention camp in July 2024.
Shortly after the footage was aired, Tomer-Yerushalmi was placed on forced leave by the Israeli Defense Ministry after a criminal probe was launched to investigate the origins of the leak. In the months that followed her being placed on leave, Israeli Defense Minister Israel Katz announced that Tomer-Yerushalmi would not be permitted to return to her post, forcing her resignation. In her resignation letter, Tomer-Yerushalmi stated that “To my regret, this basic understanding—that there are acts to which even the most vile of detainees must not be subjected—is no longer convincing to all,” a tacit admission of the institutionalized abuse sanctioned by Israeli officials within the IDF and Netanyahu government.
Tomer-Yerushalmi disappeared from sight and it was subsequently rumored that she might have killed herself, but she was found subsequently and arrested. The Netanyahu government and its right-wing supporters have tried to benefit from the developing story, claiming that the general’s arrest confirms that the soldiers were “innocent” and that the leaked videos were “fake.” However, the trial of the soldiers is reportedly proceeding, and the videos have been confirmed as genuine. General Tomer-Yerushalmi is now being accused of “treason” for her role in the leak.
This affair could have been a classic case of silencing the messenger who was bearing bad news but it has become clear that the General was not operating alone. The Israeli police claim to possess WhatsApp group communications involving other high-ranking officers connected to the leaked information. The Israeli press has cited eight top officers within the IDF prosecution command headed by Tomer-Yerushalmi. The video and related documents were reportedly actually physically leaked by a junior officer within the military prosecutor’s command, who also confessed to his behavior before the Israeli General Security Organization (Shabak). Some believe that it is unconceivable that General Tomer-Yerushalmi would have made the decision to expose the IDF’s conduct without a green light from up above. Who could give such a green light? Her direct commander, the Israeli chief of staff (Herzi Halevi), or even the defense minister (Yoav Gallant), which would place then at odds with Netanyahu.
Some suspect that the actual objective by the army high command may have been to prove that Israel “has the legal means to prosecute its war criminals”—a message to the International Criminal Court (ICC) at The Hague that it should stay away from the case. If this theory is correct, General Tomer-Yerushalmi and those who authorized her were driven by “patriotic sentiments” to protect the behavior of the army soldiers. It may have been an attempt to defuse possible court cases by presenting a false image of ethical accountability. In short, the image of “ethical behavior” replaces any actual concern for ethical conduct, something that is absent from the nation that calls itself the Jewish State with an army that calls itself the world’s “most moral.”
Predictably, as a response to Tomer-Yerushalmi’s admitting she was behind the release of the video from Sde Teiman, Prime Minister Benjamin Netanyahu sought to shift the blame. He characterized the leak as the worst public relations disaster that Israel has ever faced saying “It is perhaps the most serious public relations attack Israel has experienced since its founding—I cannot recall one so concentrated and intense. This requires an independent and impartial inquiry, and I expect that such an investigation will indeed take place.” What Netanyahu was really demanding was a cover-up of what crimes have become systematic in Israel’s torture and killing of Palestinian prisoners.
Another story, equally hideous, concerns the activity of the so-called Israeli settlers, who have been armed by the Israeli government and have been systematically attacking the Palestinians remaining on the West Bank by beating and even killing the Arabs and destroying their livelihoods. It was again a case of a video having surfaced that showed a raid on a Palestinian farm, revealing how the settlers raided a barn containing the farmer’s sheep and lambs. Australian journalist Caitlin Johnstone describes the scene and what it means: “Israeli settlers were filmed torturing lambs which belonged to Palestinians in the West Bank. Gouged their eyes out. Smashed them with cinder blocks. Beat them to death in front of their mothers. Lambs. It’s not the most evil thing the Israelis have done. Not by a long shot. Hell, all of human civilization subjects animals to cruel abuses every minute of every day through the horrors of factory farming. But this particular incident shines a special sort of light into exactly what’s going on behind Israeli eyes over there in that sadistic society. Think about the hatred and savagery you’d need to summon up within yourself to gouge the eyes out of a living baby sheep. Think about the kind of person you’d have to become to do something like that to an innocent creature. Those lambs didn’t know they were Palestinian. They didn’t know anything about Hamas or October 7 or the Nazi Holocaust, or any of the other reasons Israelis generally cite for their abuses of human beings. They were just sitting there, doing absolutely nothing that could possibly be construed as harmful by even the most talented hasbarist. And those settlers went in there and inflicted completely gratuitous suffering upon them. This, to me anyway, just says so much about the level of vitriolic hatred by which the state of Israel is sustained. It’s baked in to the way the whole state.”
I rest my case about what is wrong with Israel to include its criminal relationship with the United States. So Mr. Trump, I already know you hate animals just as you hate and seek revenge on anyone who does not agree with you, but what is your response to the murders of children and rapes of prisoners as well as the torture of baby creatures who have done no wrong? Just what is your justification for making the United States a partner and even enabler in the crimes?
Reprinted with permission from Unz Review.
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Why Isn’t There a Cure for Alzheimer’s Disease?
Medicine is strongly biased towards adopting biochemical models of disease as this facilitates costly therapeutics being developed for each disease and hence sustains the medical industry. Unfortunately, in many cases, the biochemical approach to disease, at best can manage symptoms, and as a result, many conditions remain “incurable” while non-patentable natural therapies that can cure them languish in obscurity.
That’s why, despite spending an ever increasing amount of money on Alzheimer’s research (e.g., the NIH spent 2.9 billion in 2020 and 3.9 billion in 2024), we’ve still failed to make any real progress on the disease. This is particularly remarkable given the vast costs to the country (e.g., last year Alzheimer’s was estimated to cost the United States 360 billion dollars) and the even greater social costs that accompany it.
The Amyloid Juggernaut
In 1906, plaques (of amyloid) in the brain were identified as the cause of Alzheimer’s disease. As the years have gone by, the majority of research for treating Alzheimer’s disease has been targeted at eliminating these plaques. Unfortunately, to quote a 2022 article:
Hundreds of clinical trials of amyloid-targeted therapies have yielded few glimmers of promise, however; only the underwhelming Aduhelm has gained FDA approval. Yet Aβ still dominates research and drug development. NIH spent about $1.6 billion on projects that mention amyloids in this fiscal year, about half its overall Alzheimer’s funding. Scientists who advance other potential Alzheimer’s causes, such as immune dysfunction or inflammation, complain they have been sidelined by the “amyloid mafia.” Forsayeth says the amyloid hypothesis became “the scientific equivalent of the Ptolemaic model of the Solar System,” in which the Sun and planets rotate around Earth.
Note: frequently, when a faulty paradigm fails to explain the disease it claims to address, rather than admit the paradigm is flawed, its adherents will label each conflicting piece of evidence as a paradox (e.g., the French “paradox” disproves the notion cholesterol causes heart disease4) and dig deeper and deeper until they can find something to continue propping up their ideology (e.g., cholesterol reducing statins provide almost no benefit for heart disease while having significant side effects yet continue being pushed on patients).
The consistent failure of the amyloid model to cure Alzheimer’s gradually invited increasing skepticism towards it, which resulted in more and more scientists studying alternative models of the disease. Before long, they found other factors played a far more significant role in causing the disease (e.g., chronic inflammation), and by 2006, this perspective appeared poised to change the direction of Alzheimer’s research.
In response, the amyloid proponents pivoted to defending their failed hypothesis was due not to amyloid clumps, bath rather toxic parts of it (oligomers) and a Nature 2006 paper appeared which identified a previously unknown toxic oligomer, Aβ*56, and provided proof that it caused dementia in rats.
This paper cemented both the amyloid beta and toxic oligomer hypotheses (as it provided the proof many adherents to the theory had been waiting for) and rapidly became one of the most cited works in the field of Alzheimer’s research. Its authors rose to academic stardom, produced further papers validating their initial hypothesis, and billions more were invested by both the NIH and the pharmaceutical industry in research of the amyloid and toxic oligomer hypothesis.
It should be noted that some were skeptical of their findings and likewise were unable to replicate this data, but rarely had a voice in the debate:
The spotty evidence that Aβ*56 plays a role in Alzheimer’s had [long] raised eyebrows. Wilcock has long doubted studies that claim to use “purified” Aβ*56. Such oligomers are notoriously unstable, converting to other oligomer types spontaneously. Multiple types can be present in a sample even after purification efforts, making it hard to say any cognitive effects are due to Aβ*56 alone, she notes—assuming it exists. In fact, Wilcock and others say, several labs have tried and failed to find Aβ*56, although few have published those findings. Journals are often uninterested in negative results, and researchers can be reluctant to contradict a famous investigator.
The Amyloid Scandal
At the end of 2021, a neuroscientist physician was hired by investors to evaluate an experimental Alzheimer’s drug and discovered signs that its data consisted of doctored Western Blots (and therefore erroneous assessments of what oligomers were present within research subjects’ brains). As he explored the topic further, he discovered other papers within the Alzheimer’s literature had been flagged for containing doctored Western Blots.
Note: Western blots, used to test for proteins, are one of the few easily detectable forms of research fraud (e.g., we discovered Pfizer submitted fake Western blots to regulators to “prove” their vaccine worked). Regrettably, far more undetectable fraud exists throughout the scientific literature (e.g., independent researchers comparing regulatory submissions discovered Pfizer also submitted doctored data on where the COVID vaccine is distributed in the body).
Before long, the neuroscientist noticed three of those suspect papers had been published by the same author and decided to investigate the author’s other publications. This led him to the seminal 2006 Alzheimer’s publication, which contained clear signs of fraud.
As investigation then uncovered 20 doctored papers written by the author, 10 of which pertained to Aβ*56 (along with a co-researcher attesting to earlier scientific misconduct by the author).
The Amyloid Industry
One of the remarkable things about this monumental fraud was how little was done about it. For example, the NIH was notified in January 2022, yet in May 2022, beyond nothing being done, the NIH gave the suspect researcher a coveted $764,792 research grant (signed off by another one of the authors of the 2006 paper).
In July 2022, Science published an article exposing the incident and the clear fraud that had occurred. Despite this, the researcher was allowed to remain in his position as a tenured medical school professor. It was not until June 2024 that the 2006 article was retracted at the request of the authors—all of whom denied being at fault and insisted the doctored images had not affected the article’s conclusions. Eventually, on January 29, 2025, during his confirmation hearing, RFK cited the paper as an example of the institutional fraud and wasted tax dollars within the NIH, and a few days later, the suspect researcher announced his resignation from the medical school professorship (while still maintaining his innocence).
This odd behavior (e.g., the medical field continues to insist the proven fraud has not disproven the Amyloid hypothesis) likely results from how much money is at stake—beyond the research dollars, roughly 7 million adults have Alzheimer’s—equating to hundreds of billions in potential (Medicare funded) sales each year.
The Failed Amyloid Drugs
Recently, a monoclonal antibody that made immune cells target amyloid demonstrated limited success in treating Alzheimer’s—which was embraced as revolutionary by the medical community, the pharmaceutical industry, and drug regulators. In turn, the first new drug received accelerated approval (which the FDA proudly announced). The second then received a quiet backdoor approval (due to the immense controversy surrounding the first), and the third was partially approved a year and a half later.
Each year, JP Morgan (Chase Bank) hosts a private conference for pharmaceutical investors that sets the tone for the entire industry. In 2023, its focus (covered in detail here) was on the incredible profitability of the new Alzheimer’s drugs and the GLP-1s like Ozempic (which the FDA has also relentlessly promoted). Most remarkably, the (widely viewed as corrupt) FDA commissioner was a keynote speaker, and a few days before the conference, had enacted the second backdoor approval.
However, despite the rosy pictures painted around the drugs (which each attacked different aspects of amyloids), they were highly controversial as:
• The FDA’s independent advisory panel, in a very unusual move, voted 10-0 (with one abstaining) against approving Aduhelm, the first amyloid drug (which targeted amyloid plaques), but the FDA approved it anyways. In a highly unprecedented move, three of the advisors then resigned, calling it “probably the worst drug approval decision in recent U.S. history.”
• That drug was priced at $56,000 a year—making it sufficient to bankrupt Medicare, (which attracted a Congressional investigation).
• Brain swelling or brain bleeding was found in 41% of patients enrolled in its studies. Additionally, headaches (including migraines and occipital neuralgia), falls, diarrhea, confusion, and delirium were also notably elevated compared to placebo.
• No improvement in Alzheimer’s was noted; rather one analysis found it slowed the progression of Alzheimer’s by 20% (although this could have been a protocol artifact rather than a real effect).
The second monoclonal antibody (which targeted amyloid precursors) had a somewhat better risk benefit profile (only 21% experienced brain bleeding and swelling due to reduced targeting of stable amyloid plaques), and 26.4% reduction in the progression of Alzheimer’s was detected in the trail (which for context, translated to a 0.45 reduction on a scale where a reduction of at least 1-2 points is needed to create an impact which is in anyway meaningful for a patient).
The third monoclonal (which targeted amyloid plaques thought to be more pathologic) was also contested as it caused 36.8% of recipients to develop brain bleeding or swelling, like the other amyloid medications, frequently caused headaches and infusion reactions (e.g., nausea, vomiting, changes in blood pressure, hypersensitive reactions or anaphylaxis) and there were reasons to suspect the trial had greatly overstated its minimal benefits.
Remarkably, despite widespread protest against the third drug, the FDA’s new advisory panel voted unanimously in favor of it, even though it had a very similar mechanism, efficacy, and toxicity to the previously unanimously rejected amyloid drug. It should therefore come as no surprise that, when the British Medical Journal conducted an independent investigation, it found that, within publicly available databases, 9 out of 9 (assessable) members of the advisory committee had significant financial conflicts of interest.
Fortunately, despite the aggressive promotion of amyloid drugs and the industry’s best attempts to promote the sector, the market somewhat recognized how bad they were. The first drug had its price halved (then was withdrawn as no one wanted it—making around 5 million dollars total), while the other two have had very modest sales (e.g., 290 million for the most popular one).
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The Policy of Nuclear Gunships. The U.S. War Department Begins Nuclear Weapons Testing
US President Donald Trump presented the agreement with Chinese President Xi Jinping as a great success. The United States will reduce tariffs on Chinese imports by 10 percentage points to 47%. In return, China will resume purchasing US soybeans and postpone restrictions on rare earth exports to the US for one year. In reality, this is a limited and precarious trade truce.
Chinese Foreign Minister Wang Yi made a significant statement before Xi Jinping’s meeting with Donald Trump. Wang Yi warned that ‘a multipolar world is coming,’ urging an end to ‘the politicisation of economic and trade issues, the artificial fragmentation of global markets, and the use of trade wars and tariff battles.’
‘Frequent withdrawal from agreements and failure to honour commitments, while enthusiastically forming blocs and cliques, has subjected multilateralism to unprecedented challenges,’ Wang said, without naming specific countries but clearly referring to the United States.
During the meeting, President Xi Jinping emphasised:
‘China and the United States should be partners and friends. This is what history has taught us and what reality requires.’
The position of the United States is demonstrated by the fact that, a few minutes before the meeting with Xi Jinping, Trump declared that he had ordered the Pentagon to begin nuclear weapons testing ‘on an equal footing’ with China and Russia. In reality, China has not tested nuclear weapons since 1996 and Russia has not tested them since 1990. And although the United States has never ratified the Comprehensive Nuclear Test Ban Treaty, which prohibits the detonation of such weapons, past presidents complied with the Treaty.
On Truth Social, Trump claimed that, in terms of nuclear weapons, Beijing currently ranks third compared to Russia and the United States, but that “within five years, it will be on par with us”. However, Trump failed to mention that China has maintained a limited nuclear arsenal for decades, consisting mostly of medium-range defensive weapons incapable of reaching the United States. Furthermore, it only began producing long-range nuclear weapons after the United States deployed nuclear weapons close to its territory.
At the same time, Trump gave South Korea the green light to build a nuclear-powered submarine, which could be armed with nuclear missiles. The submarine will be built in the United States at a shipyard purchased by a South Korean company in 2024. Australia, through the AUKUS agreement with the United States and Britain, will also be able to acquire nuclear attack submarines clearly directed against China and Russia. In Europe, Ukraine is receiving, through NATO under US command, weapons with ever-increasing range capable of striking targets deep inside Russian territory. Before long, weapons of this type will be manufactured directly in Ukraine through “joint production” agreements with NATO defence industries. Ukraine will thus have weapons with dual conventional and nuclear capabilities directed against Russia.
It is no surprise that, in this situation, Russia is producing and testing new types of nuclear delivery systems: the Burevestnik nuclear-powered cruise missile, capable of striking highly protected targets at any distance, and the Poseidon nuclear-powered underwater vehicle, capable of autonomously reaching enemy coasts and causing a radioactive tsunami with the underwater explosion of a high-powered nuclear warhead. China is also likely to be producing a weapon similar to the Russian Poseidon.
This article was originally published in Italian on Grandangolo, Byoblu TV.
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The World That Was
With every Western country experiencing social collapse from a variety of unaddressed causes, such as the rapid loss of jobs to Artificial Intelligence, exhaustion of environmental and natural resources, feminization’s replacement of the male role with sentiment and destruction of the male/female relationship, the loss of integrity and moral behavior to money, and the aggression inherent in the Zionist Neoconservative doctrine of hegemony, I am going to skip writing for today’s posting another dire assessment of our multitude of unaddressed challenges.
Instead, remembering my previous essay some time ago about English murder mysteries and the authors, I am returning for this morning’s posting to a civilized time in which all was in control. In the 1920s and 1930s, Great Britain, despite Sir Edward Grey stupidly involving Britain in World War I, Britain was still a great power in control of the seas and international trade. The British pound was the world currency. The American President, Franklin D. Roosevelt, looked upon British power with envy.
Perhaps Wilkie Collins with his books The Moonstone and The Woman In White was the first English mystery novelist. But it was Agatha Christie’s 66 murder mysteries, most solved not by the British police but by private detective Hercule Poirot and private citizen, Miss Marple. With Agatha Christie you get a murder mystery, not a novel full of character development and psychological theories of crime.
In my view, Christie’s only rival is Dorothy Sayers. Her sleuth, Lord Peter Whimsey, is one up on Christie’s super sleuths. Sayers only wrote a few murder mysteries before moving on to serious work. A couple are simply murder mysteries, but a love interest appears. Lord Peter sees injustice in the case of Harriet Vane, an Oxford University educated woman living in sin with a disreputable character who is murdered, for which Harriet is arrested, convicted, and sentenced to death by hanging. Lord Peter takes up her case, proves her innocence, secures her release and spends five years over, if memory serves, two books, until she finally accepts him to the disgust of his sister-in-law the Duchess of Denver.
Lord Peter, the second son of the Duke of Denver, the richest aristocrat in Britain, is rich by his own ability. Lord Peter is a favorite of the Foreign Office and is sent everywhere in the world to maintain the British position. He is the most desirable batchelor in the realm, and he marries what is perceived as an Oxford educated slut. Remember, this was a century ago before female sexual liberation.
I have always been puzzled by accounts of male promiscuity. Sexual intercourse between heterosexuals requires a male and a female. If only males are libertines, who do they have affairs with?
But to get back on track. Once Harriet Vane appears, Sayers’ murder mysteries become also the development of the relationship between Lord Peter and Harriet. And more subject matter enters. Whey Sayers places a murder in an advertising, or perhaps it was a publishing, corporation, she first goes to the trouble of learning how these businesses operate. In what I think is her mystery masterpiece, The Nine Tailors, she first masters the art of bell ringing. So, a Sayers mystery can be more rewarding that a Christie mystery as it is a richer tale, not just a murder mystery.
My delight in the books is not the murders. Indeed, I can reread many times Christe’s mysteries, because I don’t remember the plots. Wondering about my memory, I realized that I don’t read the books for the mysteries. I read them in order to escape current reality into a civilize time.
One wonders if the picture of police behavior in the mystery novels is correct. I assume it is, because the writers are addressing audiences in their own time and cannot present them with a fantasy. The police are very restrained not only by their own behavior but by what the suspects will accept from the police. Politeness and respect for privacy rule. Police have to be very careful in their questioning not to be impertinent. When have you last heard that word used? Do you know what it means? It means not showing proper respect. The police do not merely want a suspect with which, guilty or innocent, to close the case. The police only want the one who is guilty. Today they could not care less. They just want cases closed. The prosecutor just wants another conviction. The judge just wants a clear docket.
It is so different from today when suspects are browbeat both by their attorney and by the prosecutor to accept a plea bargain, whether innocent or guilty, that quickly disposes of the case, gives the prosecutor another conviction, and keeps the judge’s court docket free.
The limits on the police in the British mystery novels of the 1920s and 1930s are unbelievable today. So is the behavior of characters in the story who refuse to help the police because it would require them to diverge a confidence. Imagine the contrast with today when no one can wait to incriminate someone else.
My conclusion is that I wish I had been born long ago and had passed on before our uncivilized time. Sitting at night reading before bed, I wonder at the civilized world that is lost to us.
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America’s ‘Ceausescu Moment’
Revolutions are funny things. They start out almost imperceptible. The final straw itself may be as inconsequential as a single voice in the crowd whose words unleash a tidal wave that sweeps aside the seemingly intractable old order forever.
Even as the cracks in the Eastern Bloc began to materialize in 1989, starting in June in Hungary, Nicolae and Elena Ceausescu’s Romania seemed impervious to the winds of change. They maintained a cult-like grip on power aided by the notorious and ubiquitous Securitate, the secret police.
On 21 December 1989 Ceausescu decided that the best way to quell a bubbling cauldron of unrest in Transylvania over the past several weeks was to appear, himself, with his wife Elena, above Bucharest’s Palace Square. Workers were bussed in and given red banners to wave in support of the regime. It was to be a show of force that would solidify the existing order.
After all, no one would dare challenge Ceausescu to his face.
As he confidently approached the microphone from the balcony and began mechanically repeating the tired old slogans of communism, suddenly a voice broke through with a high pitched scream, followed by an increasing din. The discordant sounds of protest rendered Ceausescu speechless and confused.
That second, when the false edifice of his rule was punctured and the impossibility of his position exposed, communist rule died in Romania.
America’s foreign policy has been a lot like the rule of Nicolae and Elena Ceausescu. Since President Reagan opened the door to the gang of “former” Trotskyites from New York who were hell bent on worldwide revolution while being ideologically driven by their absolute devotion to the state of Israel, US foreign policy has been dominated by an equivalent of Ceausescu’s Partidul Comunist Român.
Anyone who attempted to challenge the neocon dominance over US foreign policy was drummed out of society by the equivalent of Ceausescu’s Securitate. One by one, Pat Buchanan, Joseph Sobran, Sam Francis, the John Birch Society, Ron Paul, and any voice raised in opposition to neocon dominance over foreign policy was brutally attacked by the likes of William F. Buckley, Jr. and his minions of enforcers in the media and the think tanks, and the corridors of power and influence.
Trotsky is reputed – perhaps apocryphally – to have said that, “to oppose the state is to die a slow starvation,” and that is certainly true for any foreign policy analyst over the past 40-plus years who has spoken out against neocon dominance. No jobs, no publications, no way to be heard or even exist.
But suddenly that Berlin Wall has fallen.
Future history may record America’s “Ceausescu Moment” as November 6th, 2025.
The same mainstream/”alt” media and conservatism-industrial-complex that has refused to acknowledge Turning Point USA founder Charlie Kirk’s sharp turn against neocon, pro-Israel foreign policy have done their best to harness and re-direct the Charlie-less TPUSA back onto the foreign policy reservation. With a doubting Charlie conveniently gone, they assumed they could ascend the “Palace Square Bucharest” balcony, grab the microphone, and return America’s conservative youth to the “wisdom” of Bill Kristol, Marco Rubio, Lindsey Graham, John Bolton, Dick Cheney, Mark Levin, and the rest of the blood-soaked dinosaurs.
However our own “high-pitched scream” that deflated Ceausescu came on November 6th not from a Mamdani “communist,” or from an “America-hating,” Muslim, nor Hamas-devoted foreign student, nor tortured trans-genderist or even a generic leftist.
No, it came from a corn-fed, conservative, earnest, American student at Auburn University in Alabama with the slow drawl of our great country’s 250 year history. In other words, the epitome of the Red, White, and Blue that burns in the soul of every American patriot.
The young man approached the open microphone and addressed President Trump’s son Eric and his wife Laura – ambassadors of the President’s claim to be the most pro-Israel Administration in US history – with a respectful set of questions.
I’d like to ask about your father’s relationship with Israel. He’s taken over $230 million from pro-Israel groups. In the summer even though the US advised against it, Israel attacked Iran and the US still bombed on behalf of Israel…Israel has not been a good ally to the US since the 1960s when they bombed the USS Liberty.
The crowd of CONSERVATIVE young Americans erupted into wild applause.
Israel is a nation where Christians are constantly under attack… We talk about America first and defending Christians, but how can we do this if we align ourselves with a nation that does not do that itself?
At this point the applause among TPUSA’s conservative youth was deafening.
Deer-in-the-headlights Eric Trump does a Ceaucescu, repeating the slogans of the old order and hoping their magic will still quell the restive population.
You have a nation chanting ‘death to America’ every single day on the streets of Tehran. You have a nation that will develop a nuclear weapon and that will use that nuclear weapon.
These are standard Benjamin Netanyahu talking points from 30 years ago. Laura looked like Elena. Arranging her perfect hair as the crowd remained silent at Eric Trump’s well-rehearsed applause lines. Silence. They’ve heard it all before and they have done their own research and know that these are neocon lies.
Guys: Iran wanted to destroy our way of live they wanted to hurt us they wanted to inflict real pain.
Silence. They’ve done their own research.
Eric then repeats the absurd claim that his father solved eight wars (involving countries whose names he cannot pronounce) and the silence continued. The bumper sticker slogans no longer worked with Charlie Kirk’s kids just as Ceaucescu’s slogans no longer worked with a Romania sick to death with it’s subservience to a dying Communist bloc.
This is a genie that can no longer be put back into the bottle. Toothpaste out of the tube. The same social media harnessed early on by the US “regime change” operatives seeking to fulfil the neocon project has been captured by young American conservatives who are revolting against the destructive “Israel-first” party line of their boomer forebears and no underhanded sale of TikTok to pro-Israel fanatics will change the fact.
From this point on, like Ceaucescu, Trump’s people dare not address openly the number one youth movement of their ideological base. They dare not risk stop after stop being questioned by earnest young conservatives about America’s toxic and self-destructive supplication to the state of Israel. They will go back into Nicolae Ceaucescu’s bunker. Terrified of the very “America First” movement they have launched.
Student to Eric and Lara Trump at TPUSA event in Auburn: “I’d like to ask about your father’s relationship with Israel. He’s taken over $230m from pro-Israel groups… Israel hasn’t been a great ally to the US…they bombed the USS Liberty.”
*Crowd erupts in rapturous applause* pic.twitter.com/kDxXuO1Jbm
— Chris Menahan (@infolibnews) November 6, 2025
This article was originally published on The Ron Paul Institute.
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The Harrowing of Hell
My younger brother, who lives on Maui, once told me a story about a man from the mainland who had made an astronomical sum of money in the virtual, internet economy. His enormous wealth apparently went to his head, because after becoming a modestly competent surfer, he decided that he wanted to go tow surfing on JAWS—one of the biggest waves on earth.
Tow surfing involves using a surfboard with foot straps and being pulled onto the swell by a wave runner equipped with a waterski tow rope. While top expert surfers have developed the skill and conditioning to paddle onto Jaws, this is extremely difficult due to the enormous swell size and speed.
The “virtual economy” wizard finally persuaded a good wave runner driver to tow him onto a swell at Jaws. The result was catastrophic. Instead of surfing “down the line” of the breaking wave, he ran from it and onto the relatively flat, impact zone in front of the wave. Bad move.
Dead in the water, he then received the full power of the wave’s energy unloading on him, which inflicted catastrophic injuries, including tearing his pectoral muscles. His automatically inflating life vest, plus the great skill of the wave runner driver, saved him from drowning, but his body was beaten to hell.
Greek mythology relates multiple heroes making trips to the Underworld to rescue fathers and friends. In the Christian tradition there is the story of Jesus making a descent to hell to rescue righteous souls. Addicts often speak about “hitting rock bottom” before developing the true resolve to kick their addictions.
Must humans experience great pain to gain a full understanding of their limits and shortcomings?
I recently spent a few hours reviewing the transcripts of President Lyndon Johnson talking with Defense Secretary Robert McNamara about the situation in Vietnam. To a careful reader, it quickly becomes apparent that neither man has the foggiest notion about the country, or what exactly the U.S. military was going to achieve by killing its people.
The following recording of one of their conversations gives a good sense of how totally lost they were.
McNamara is an eggheaded technocrat who isn’t as smart as he thinks he is, and Johnson is a cunning Texas redneck who is accustomed to things going his way. I find it astonishing that these fools had at their disposal the power to send the U.S. military to Vietnam to kill people.
To his credit, McNamara was apparently chastened by the failure of Vietnam. He later became a vocal critic of the war and expressed regret in his 1995 memoir, In Retrospect: The Tragedy and Lessons of Vietnam. He spent the rest of his life writing and speaking on nuclear disarmament, and was the protagonist of the documentary The Fog of War.
George W. Bush, Richard Cheney, John Bolton and other “chickenhawks” were able to avoid military service in Vietnam and therefore the “harrowing of hell” that McNamara experienced, They also didn’t heed the wisdom that McNamara acquired and tried to share with them.
The Washington foreign policy establishment remains infested with the same breed of arrogant nitwits. A bit of time on the front line of combat would do wonders for their hubristic souls.
This article was originally published on Courageous Discourse.
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Lavrov Exposed the US’ Double Standards Towards Resolving the Levantine & Ukrainian Conflicts
He wasn’t just aiming to score soft power points but to hint at creative ways in which recent US-endorsed Levantine solutions could be applied to Ukraine in the interests of consistency.
Russian Foreign Minister Sergey Lavrov gave an informative interview to Kommersant in mid-October. Russian international media mostly focused on his remarks about ties with the US, concerns about its potential transfer of Tomahawk cruise missiles to Ukraine, and the special operation, but he also importantly exposed the US’ double standards towards resolving the Levantine and Ukrainian Conflicts. Here’s exactly what he said, which will then be analyzed in terms of its practical relevance:
“[The Trump Declaration for Enduring Peace and Prosperity] emphasizes that the protection of human rights, ensuring security, respect for the dignity of both Israelis and Palestinians, as well as tolerance and equal opportunities for all regions, are the keys to the sustainability of the agreement (this declaration). The declaration calls for the eradication of extremism and radicalism in all forms. Golden words. But for some reason, this applies to Palestinians and Israelis, but not to Russians in Ukraine.
More recently, regarding another part of the Middle East, Syria, US Special Representative for Syria (and also US Ambassador to Turkey) Thomas Barrack said that the Syrian Arab Republic needs a system close to a federation that would preserve the culture and language of all ethnic and religious groups in society. This is precisely what the Minsk agreements were about. For some reason, the West is ready to apply these principles everywhere, but in Ukraine, it is ‘not ready.’”
Beginning with the first part, Russia demands Ukraine’s denazification, which requires “the eradication of extremism and radicalism” in all forms there through hybrid kinetic-legal means. The kinetic ones are being advanced through attacks against fascist-inspired Ukrainian militiamen like the Azov Brigade while the legal ones are envisaged as part of the lasting political solution that Putin wants. A similarly symbolic multilateral call as Trump’s declaration could be the first step to that end amidst ongoing negotiations.
As for the second part, Russia won’t cede to Ukraine the disputed regions under its control after their people voted to join Russia in September 2022, but it could demand sub-federative cultural-linguistic rights for the Russians who remain in the Ukrainian-controlled parts if the frontline freezes. To be clear, Russia officially insists that it’ll liberate the entirety of the disputed regions, but the aforesaid Minsk- and Syrian-inspired proposal could facilitate a grand compromise if all sides have the political will.
The relevance of exposing the US’ double standards towards resolving the Levantine and Ukrainian Conflicts therefore isn’t just to score soft power points, but to hint at creative ways in which the aforesaid US-endorsed Levantine solutions could be applied to Ukraine in the interests of consistency. This assumes that the US is interested in policy consistency, but whether right or wrong, it doesn’t detract from Lavrov’s motives in bringing up the policy precedents that the US itself just established.
Realistically speaking, Trump doesn’t seem interested over half a year since the start of his talks with Putin in suddenly acceding to Russia’s proposals on Ukraine since he would have already pressured Zelensky if he was, not escalated his rhetoric and contemplated a military escalation too. Nevertheless, Russia’s continued on-the-ground gains and the predictable failure of Ukraine’s next potential US-backed offensive might get him to reconsider, in which case Lavrov’s implied proposals would become relevant.
This article was originally published on Andrew Korybko’s Newsletter.
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America’s Founders Warned Against Political Parties. They Were Right.
On November 5th, the strategic analyst Lt. Col. Daniel L. Davis headlined “America’s Next Civil War: Update #4 (the Blue Wave)” and he documented that when Trump’s psychopathic instruction to Texas to redistrict so as to get more Republicans in Congress broke the American tradition of independent redistricting commissions that were structured to include an even number of members from each of the two largest political parties, it set U.S. politics spiraling out of control, so that when Trump was then asked how many more congressional seats he wanted, he said (at 28:00 in Davis’s video) “5, I think we’ll get 5,” and then when the reporter asked “what if California, New York and other [Democratic] states —“ and he answered (assuming that Democrats are bad and Republicans are good), “Yeah, that’s what they do,” but “there could be other states [on our side], I think that we will get another 3 or 4 or 5 in addition. Texas would be the biggest one.” Then, Davis presented California’s Governor Gavin Newsom saying that because of Republicans now doing redistricting in their states without the fairness-rules that have been traditional, California’s redistricting will likewise be done without rules — just to win regardess of how it will be done, like Trump. It becomes a contest in how psychopathic one can go. Davis’ analysis is that because of the sheer boldness of Trump’s psychopathy, “this kind of behavior is just driving people on either side farther apart.” The result is that more and more Americans think that “there’s no point in following the rule of law,” or custom and tradition — following the established rules. Winning is all that counts now; losers will just be forced to comply with winners. The ‘social contract’ that held society together is gone when such a bold psychopath rules and drives things toward a contest in psychopathy. The state thus becomes privatized, no longer controlled by laws but instead by ‘leaders’ — individual persons — rulers who become rulers by being psychopaths and punishing the losers as much as they want to, since there really are no laws that are then being objectively written and enforced — there is increasingly force used, instead of mutual agreement.
Davis argues convincingly that if Trump keeps failing to such an extent that Democrats defeat him electorily, “it’s only a matter of time before a spark sets something off” even worse than happened on 6 January 2020, when Biden won the White House.
This is coming from Daniel Davis, a retired Lt. Colonel who used to be a Republican but now detests BOTH Parties.
On 6 November 2018, Sarah Pruitt at history dot com headlined “The Founding Fathers Feared Political Factions Would Tear the Nation Apart: The Constitution’s framers viewed political parties as a necessary evil.” The Founders condemned political Parties because in all existing governmental systems including that of America’s enemy, Britain, Parties were associated with corruption and represented different factions of the aristocracy, not the public — not any sort of democracy. This was all that they knew; and, so, they thought that it is a necessary evil, but it actually isn’t necessary; it is instead necessary only in governmental systems that are structured as contests between clubs (political clubs in this case). In fact, in the United States, political Parties are precisely that: they (both the DNC and the RNC) are private members-only clubs — NOT any part of the public. They are technically IRS Section 527 nonprofit corporations that are composed of their Committee Members who are appointed by their other Committee Members and are consequently a type of self-sustaining private club. Party politics is private, not (as they pretend to be) public, and not technically a part of the government. Not until the 2017 court case Wilding v. DNC Services Corp., dba Democratic National Committee and Deborah Wassrman Schultz, in the U.S. District Court, Southern District of Florida, was it decided that nothing that a political Party does can be legally challenged by any voters — the people who vote have no legal right to have their votes counted even by ‘their own’ Party; they don’t own it — only its Members do; and ONLY the MEMBERS of the club (in that instance, the DNC or Democratic National Committee) have the power to select that Party’s nominees for public offices — caucuses and political primary elections are merely for show, to pretend to be ‘democratic’ or “republican’. And, in fact, the members of the club represent only that club’s megadonors, who constitute the vast majority of the club’s fundraising. Political Parties are only money-raising organizations and represent only the donors — no voters, none at all — this is what the judge in that landmark case ruled; and a Party may even blatantly violate its own rules, when and if they wish to do so. That judge’s ruling was then appealed to the U.S. Court of Appeals for the 11th Circuit, which finally ruled on 28 October 2019 that the lower Court had ruled correctly. This is how American Party politics actually functions, nd now we know it for a certainty. So, America’s Founders were right that Parties are associated with corruption, but were wrong that they are necessary in politics. They aren’t. Parties aren’t necessary except in election-based political systems, which inevitably represent only the richest; by contrast, a purely lottery-based political system is totally differant, and is far likelier to produce a Government that actually has the same policy-priorities that the nation’s public do — far likelier to actually represent the public. That’s the answer, but nobody seems interested in it. Maybe if things get even worse as Davis warns could very likely happen, the situation will get sufficiently desperate for people to start looking for an alternative. This one would require only one Amendment to the U.S. Constitutiion. It could be the most important Constitutional Amendment in history.
This article was originally published on Eric’s Substack.
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In Power, Will Mamdani Be Socialist — or Sly?
Escape from New York is the name of a 1981 film. Now it’s also, many fear, going to be a reality with Mayor-elect Zohran Kwame Mamdani’s impending socialist makeover of NYC. Why, commentator Bill O’Reilly has predicted that his ascendancy will spark an exodus of 765,000-one million Big Apple residents. This, of course, would involve the loss of significant capital.
Yet this is all predicated on the idea that Mamdani’s promises reflect principles more than positions of convenience. And while he is a radical, he’s also a power seeker who surely aspires to higher office. So questions arise:
Will Mamdani go the full socialist monty and risk crashing NYC?
Or will he, being the consummate politician he was on the campaign trail, practice some Machiavellian moderation?
Should he pursue the latter route, he not only will survive politically, but will certainly have a good excuse. “Tyrant Trump and the establishment are standing in the way of progress!” Mamdani will be able to say. “They’re stymieing the people’s agenda!”
(“So I need even more power,” would be the message — “‘governor’ comes to mind.”)
Won’t Lives on Can’t Street?
Mamdani can’t actually build a wall around NYC to keep people in, as was done in the “escape” movie. (It was only around Manhattan in the film.) And unlike Cold War communists, who also kept people captive via a wall, he won’t enjoy absolute power. He’s going to have to play well with others to get things done.
So while USA Today laments that “[n]ow we get to see full-blown socialism in action,” well, maybe, maybe not. Just consider five obstacles confronting Mamdani, according to New York insiders. Politico lists them in this order:
- “Donald Trump and the Federal Government.”
- “Legislative Wrangling in Albany.”
- “Campaign Fatigue” — Democratic NYC mayors usually have leisurely general election campaigns. But Mamdani had to work hard to get elected and now will have to hit the ground running. (Personally, I’m not so sure this matters much.)
- “Democratic Rifts.”
- “Plus — No Big Deal — the Job.”
As to the last point, Emperor Tiberius once said that governing Rome was like “holding a wolf by the ears.” If true, well, then managing the Big Apple may at least be like holding a coyote by the ears. Politico elaborates:
The NYC mayor immediately becomes a manager of 300,000 cops, teachers, social workers and so many more. Mamdani will be faced with constant, complex choices — not to mention weathering the controversies and challenges that no one can anticipate, from police shootings to hurricanes to acts of mayhem that fill tabloids.
Promises, Promises — and Realities
Then there’s that legislative wrangling. Mamdani outlined 10 to 12 policy proposals while campaigning, yet he’ll lack the power to effectuate about half of them. As to specificity, here’s a list (according to a Grok AI analysis):
- Proposal — “increase corporate tax rate from 8.85 percent to 11.5 percent.” Reality — set by state law; mayor proposes but can’t enact alone.
- Proposal — “two percent flat tax on millionaires.” Reality — state jurisdiction.
- Proposal — “free buses citywide.” Reality — Metropolitan Transportation Authority (a state entity) controls fares; requires state funding/approval.
- Proposal — “end mayoral control of schools.” Reality — mayoral control is state-granted (expires 2026); changes need legislative renewal.
- Proposal — “free CUNY (City University of NY) tuition for all.” Reality — CUNY funding is state-controlled; city covers approximately 30 percent, but full free tuition requires state match.
- Proposal — “creation of Social Housing Development Authority (SHDA). Reality — involves state capital/financing; mayor can advocate but not establish alone.
In other words, to get any or all of these things done, Mamdani will have to go through the state Legislature and Governor Kathy Hochul. He’ll have to deal with an entrenched political establishment.
Human Wrecking Ball?
This said, Mamdani can still do much damage. First, it appears that some NYC residents will leave just over the threat he poses. Wealthy rapper 50 Cent has reportedly already done so.
Second, Mamdani could spike crime by hamstringing the police (he has promised in the past to defund them). He has vowed to intensify NYC’s “sanctuary” (read: illegal-alien enabling) status. And his rent-freeze plans could actually cause apartments to be taken off the market and thus ultimately increase housing costs. As U.S. House Speaker Mike Johnson (R-La.) put it, encapsulating the danger:
He’s called to DEFUND police, ABOLISH prisons, LEGALIZE prostitution, and even attacked Jewish people and American law enforcement in the same breath.
This isn’t just New York’s problem — it’s spreading to cities like Seattle, Minneapolis, and even Congress.
The radical Marxist wing is taking over the Democrat Party — and EVERY American should be alarmed.
The question is again, though: Will Mamdani be socialist or sly? Or will he be both to an extent?
Will He or Won’t He?
For sure, Mamdani is a radical man. He has expressed belief in “seizing the means of production,” a communist tenet. He has paraphrased Karl Marx, saying, “Each according to their need, each according to their ability.” He has also been seen giving the middle finger to a Christopher Columbus statue. And he has threatened to arrest ICE agents and Israeli Prime Minister Benjamin Netanyahu should they enter NYC’s jurisdiction.
Then there’s the group backing Mamdani and of which he’s a member, the Democratic Socialists of America. It will put pressure on him to deliver on his radical promises. It’s also true that during his victory speech, the mayor-elect didn’t exactly extend an olive branch to foes.
Then again, there’s that power lust. Mamdani is not a dumb man. As mentioned earlier, too, he certainly should realize that crashing NYC would crash his political fortunes.
And he’d have built-in excuses for not implementing his entire agenda. President Donald Trump has, after all, threatened to cut off funding to NYC in response to a Mamdani victory. And then there is that state Democratic machine to contend with. So we can hear it now: “The oligarchs are standing in the way of the revolution!”
For this reason, there’s an argument to be made that perhaps Trump shouldn’t take action against NYC. Make sure the responsibility is all on Mamdani, is the idea.
So what will the socialist mayor do? He is intelligent enough to understand his policies’ risks. Yet as Professor Thomas Sowell has noted, “It doesn’t matter how smart you are if you don’t think.”
If Mamdani’s radicalism-shaped emotional foundation and lack of virtue hold sway, he may crash as he ascended: meteorically. And while this would involve short-term pain, it’s likely the best outcome for NYC and America.
This article was originally published on The New American.
The post In Power, Will Mamdani Be Socialist — or Sly? appeared first on LewRockwell.

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