Skip to main content

Orwell va a messa

I guardiani del destino (The adjustmen Bureau - 2011)


  • genere: Fantascienza/Thriller
  • regia: George Nolfi
  • interpreti: Matt Damon, Emily Blunt, Anthony Mackie, Terence Stamp
  • produzione: Universal Pictures

GIUDIZIO: Si può vedere

In due parole

La probabile necessità di trovare il favore del pubblico al debutto, portano a una eccessiva semplificazione che mina le fondamenta di un impianto più che dignitoso

Recensione

Matt Damon, giovane politico di successo si innamora di una sconosciuta incontrata per caso, ma da quel momento, forze oscure in grado di dirigere gli eventi e le vite di ognuno di noi, faranno di tutto per separarli.

Debutto alla regia di George Nolfi; e si respira la volontà del cineasta di mettercela tutta e la voglia di creare un'opera interessante. Purtroppo però, se si escludono alcuni momenti particolarmente riusciti di cui parleremo più avanti, il film resta fermo alle buone intenzioni con una pessima scivolata nel finale dovuta ad una scelta narrativa che si discosta profondamente dalla storia originale.

Nolfi infatti appare anche come sceneggiatore e decide di stravolgere il ben più inquietante e paranoico racconto di Philip. K.Dick (Apparso in Orbit Science Fiction nel 1954). La premessa di un gruppo segreto che controlla e conosce le vite di ognuno, e che ha la capacità e il potere di modificarne le esistenze non è certo nuova e si rifà a tutti i classici di stampo Orwelliano che ha sfornato la fantascienza fino al recente Matrix. Si tratta però di una premessa sempre potente e con ampi margini di sviluppo e di riflessione; ma il regista preferisce invece tenerla come unico (o quasi) elemento periferico del testo originale per uscirsene con una sorta di parabola semireligiosa che in tutta sincerità stona parecchio.

Anche in questo caso si respira forte la sensazione di occasione sprecata con un testo che prometteva sviluppi al fulmicotone per poi rivelarsi in una morale semplicistica adatta perlopiù a spettatori con il cervello in letargo o a  filmini da patronato delle 15:30.

Fa quindi rabbia vedere che il regista debuttante sa padroneggiare bene la tecnica cinematografica con una pellicola che mantiene alta la suspance ma anche con alcuni momenti davvero straordinari e ben riusciti: bellissima ad esempio la lezione di propaganda che il giovane candidato sconfitto da al suo pubblico. Sorprendenti poi le riprese di una quasi irriconoscibile New York che viene valorizzata nelle immagini di George Nolfi rivelando architetture e inquadrature suggestive di cui non si ha memoria e che invitano quindi a riscoprire dal punto di vista dell'immagine questa città; esplorata come spazio urbano e come oggetto mediatico per eccellenza. Non originale ma molto efficace tutta la sequenza dell'inseguimento attraverso le porte.

Gli attori principali sono tutti in parte e credibili tranne forse Anthony Mackie che appare come il più improbabile degli "Agenti" e appare decisamente sottotono mentre Terence Stamp sa essere inquietante al punto giusto.

Non ci resta che aspettare una nuova prova di questo regista augurandoci che sia migliore nella speranza che si tratti soltanto di un'impressione, la paura che abbiamo avvertito da parte di Nolfi di osare un pò di più riguardo gli "argomenti" della storia per trovare un facile riparo nel catechismo che in teoria dovrebbe funzionare sempre.