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La meta

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Qualcuno direbbe che ci hanno insegnato (giusto sarebbe dire: ci hanno indottrinati), dicevamo: - ci hanno “insegnato” a considerare l’esistenza come un modello da costruirsi dal basso. Prima si studia, poi si deve trovare il lavoro per ciò che hai studiato; poi si lavora per quello che hai studiato; poi vivi secondo il potere che quel lavoro ti permette programmandoti per quello che ancora non sei; poi vai in pensione per meritare il riposo che quel lavoro ha imposto tu meritassi, prima ancora di capire di cosa dovevi stancarti. 

E se nell'esistenza l’uomo può incarnare il suo fine, realmente realizzarsi, realmente essere felice, a patto di essere se stesso, ...

... ecco quindi che studiare/formarsi quando dovresti vivere; incarnare ciò che altri hanno elaborato al posto tuo, significa piegare la tua coscienza a ciò che non ti concerne, cioè a quel che ti allontana da te stesso. Significa vivere la vita di un potere che non è il tuo. Significa vivere fondamentalmente la vita di un altro. Ecco perché il fascismo più efficace prevede e impone che le Repubbliche debbano fondarsi sul lavoro ... 

... per far sì che tu sia uno schiavo, no un uomo.

Ecco perché la vita dovremmo considerarla dall’Alto, invece che dalle bassezze di un mondo che in nome del progresso ti ha trasformato in un oggetto da consumarsi per assecondare il potere che non è il tuo.

Ecco perché il vero schiavo non è colui che è in catene o in prigione, ma colui che ama le sue catene e abbellisce la sua prigione per renderla più vivibile o, con altre parole, per legittimarne le storture. 

Questo è il vero schiavo: colui che con il sorriso da amico ti invita a mangiare a casa sua, che ha una posizione, che vota e crede nel mondo migliore per i suoi figli, e ti consiglia di non mettere in discussione quello che gli altri hanno studiato prima di Te. Perché tu non sei, se non sei prima colui secondo quanto gli altri hanno deciso tu debba e dovevi essere.

I migliori esemplari, quelli in giacca e cravatta; quelli con le lauree imposte dal potere, quelli con i camici bianchi, quelli dietro le scrivanie, quelli che vogliono insegnarti a vivere perché non appena vedono qualcuno vivere veramente, si rendono conto che hanno passato una vita a obbedire al padrone e, a loro, l’uomo libero, l’uomo che non ama i padroni, dà fastidio ... 

... perché l’uomo libero, per loro, è colui che non riflette la loro immagine perfetta, ma illumina la loro coscienza sporca.