Quello che si vuole analizzare in questa affermazione che viene dagli USA, dove è nato un caso interessante riguardo il “politicamente corretto”, si relaziona ad una questione più che delicata. Riguarda i tumori che colpiscono le bambine e uno dei giocattoli più famosi al mondo:
«Parola dell’icona di bellezza per eccellenza per il mondo delle bambine: la Barbie. La splendida bambola dalla folta chioma, che le piccole di decine di generazioni hanno spazzolato per ore e ore, adesso è completamente calva. La Mattel ha infatti deciso di realizzare un esemplare di Barbie senza capelli. L’iniziativa è nata a supporto di una campagna che è stata voluta da delle mamme (e promossa tramite Facebook) per aiutare le piccole che stanno combattendo contro il cancro o che sono colpite da alopecia. Una pagina, quella sul Social Network, che vanta già oltre 150mila "mi piace".»
A rincarare la dose di questo “politicamente corretto” ci pensa il sempreverde Vaticano, così da un altra notizia è possibile apprendere che:
«l’Osservatore Romano si occupa di Barbie e dalla prima pagina del suo quotidiano il 18 agosto ha chiesto di mettere in commercio il modello senza capelli, reduce dalla chemioterapia. La Barbie pelata al momento viene distribuita dalla Mattel nei reparti di oncologia infantile di alcuni ospedali americani. Un’iniziativa più che lodevole, sottolinea l’Osservatore Romano, chiedendo perché questa bambola non venga messa in commercio. »
Ora il perché non sia stata messa in commercio (almeno per quel che ci è dato di sapere sin d’ora) non è precisamente chiaro. Una motivazione recita così: -
"Dopo una serie di riflessioni, abbiamo deciso di non vendere queste bambole nei negozi. Ci è sembrato più opportuno affidarle direttamente nelle mani dei bambini che più di tutti possono beneficiare di questa esperienza di gioco”.
Credo che sia una motivazione valida in sé.
Quel che invece lascia perplessi è il fatto che si voglia spingere in maniera ossessiva per trasformare qualcosa di corretto in superficie in qualcosa che suona ipocrita alle basi. A sublimare queste intenzioni c’è un modello psicologico che vorrebbe vedere la bambola Barbie crescere, divenire adulta. Insomma quell’icona "perfettina perfettina" che è sempre stata colpevolizzata di essere un modello effimero e deleterio, miraggio di una bellezza irraggiungibile ai più, adesso vorrebbe essere pilotato cogliendo l'opportunità miserevole di sfruttare una vicenda di forte impatto emotivo in nome di bambini che soffrono, ma per conto di un modello psicologico falso e distante dalla realtà.
Da una parte noi non possiamo fare il processo alle intenzioni e sapere se alla Mattel siano stati sinceri, poiché è evidente che mettere in commercio una simile Barbie potrebbe pregiudicare le vendite. La “Barbie pelata” sarebbe insieme alle altre, lì, sugli scaffali, desiderio e appannaggio in bella vista per la gran parte delle bambine sane che, messe di fronte a questa scelta, ne potrebbero essere turbate e, magari, i profitti della Mattel calare pesantemente.
Chissà.
Se la Mattel si limitasse a distribuirla negli ospedali, allora si avrebbe una buona pubblicità senza compromettere il mercato ufficiale. Non ci vuole molto a capirlo. D'altro canto, invece, c’è una palla al balzo colta al volo, in nome di quell'ennesimo "politicamente corretto" che vuole trasformare il giocattolo in qualcosa che riguarda una tragica rassegnazione, però bella e curata in tutti i particolari.
Questa è una posizione ipocrita poiché, anche se prendessimo atto che la “bambola Barbie” rappresenti quella diabolica immagine falsata della bellezza, non è certo facendola pelata che la si trasforma in un messaggio cristiano. Quindi quel “diversamente bella”, e' utile a mentirci addosso, fermo restando che sarà sempre la “bellezza a tutti i costi” ad essere il valore indottrinato, il mantra da perseguire.
La “Barbie pelata” non ha ugualmente un richiamo preciso? ... le bambine malate in essa colgono i segnali fondamentali che in realtà non sono cambiati: ambire ad una determinata bellezza eterea e modellata su fisionomie perfette. Allora adesso, non per essere cinici e volgari, ma per comprendere una questione di principio: - perché non mettiamo in gioco un museo degli orrori con bambole bellissime a cui si staccano lembi di pelle e perdono i denti rilasciando un liquido rossastro ... o magari bambole che si auto-decompongono per ricordare ai bambini che non siamo immortali?
In realtà siamo di fronte agli ennesimi giochi commerciali ed agli omologanti perbenismi.
I bambini hanno bisogno d’amore e, soprattutto, di non essere presi per il culo, poiché è proprio una “Barbie pelata” a dire che li si vuole categorizzare, etichettare e omologare in deliri e ossessioni che, in realtà, sono i giochi preferiti degli adulti.
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