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MAP n.5

Political Anticipation Magazine - MAP

Sommario

  • Editoriale: Potrebbe essere, l’arma nucleare iraniana, la chiave di volta per la pace in Medio Oriente? [1]
  • GEAB: Diffusione controllata del nucleare: occorrono misure urgenti per evitare il conflitto diretto Israele/Iran [2]
  • Anticipazione: Cargo Cult: il contagio, dagli Enti locali, arriva agli Stati [3]
  • FuturHebdo: 08/03/62: persone virtuali [4]
  • Punto di Vista: Per finirla una volta per tutte con le rivendicazioni degli economisti riguardo l'anticipazione della crisi [5]
  • Istruzioni per l’Uso: valutazione annuale delle anticipazioni di LEAP [6]
  • Anticipazione: Prospettive audio: diffusione e ritorno al passato [7]
  • Commento: Anticipazione sulle conseguenze politiche di Internet : è tutto sul potere [8]
  • Fiction: Ian McDonald, lo scrittore di fantascienza che esplora il futuro dei BRICS [9]

 


Secondo il MAP n°5 questi sono stati gli indicatori importanti, che hanno comportato una rottura con la fase precedente

  • 12/11/11 Berlusconi si dimette per essere sostituito da Mario Monti: fine della marionetta politica italiana.
  • 16/11/11 Un rapporto afferma che la povertà in Cina è scesa di 67,34 milioni di unità in dieci anni.
  • 8-9/12/11 David Cameron si ritrova da solo, durante il vertice europeo, nell’opporre il veto alla revisione del Trattato Europeo, mettendo il suo paese al di fuori del processo decisionale dell'UE.
  • 12/12/11 L’indipendentista scozzese Alex Salmond accusa Cameron di rovinare gli interessi scozzesi in Europa, e chiede un referendum sull'indipendenza ... la Scozia, le Falklands, Gibilterra, è cominciata la disgregazione del Regno Unito.
  • 15/12/11 Il censimento degli Stati Uniti rivela che metà della sua popolazione vive ora in povertà.
  • 25/12/11 Cina e Giappone rafforzano i loro legami monetari e finanziari: una rivoluzione, per la politica estera giapponese degli ultimi 70 anni.
  • 02/01/12 Una nuova costituzione, dall’accento nazionalista, vede la luce in Ungheria: l'estrema destra al potere nel cuore dell'Europa.
  • 06/01/12 Obama dichiara che gli Stati Uniti non possono combattere tutte le battaglie del mondo.
  • 13/01/12 S & P declassa nove paesi dell’Eurozona ... così, per caso, anche il Fondo Europeo di Stabilità.
  • 20/01/12 Arresto in Nuova Zelanda del fondatore del sito Megaupload, da parte dell’FBI. La questione del controllo di Internet è diventata urgente.
  • 21/01/12 Gli islamisti conquistano la maggioranza dei seggi nelle elezioni parlamentari egiziane.
  • 24/01/12 Il debito del Regno Unito supera la soglia simbolica dei 1.000 miliardi di Sterline.
  • 28/01/12 Un generale britannico avverte che, in caso d’invasione da parte dell'Argentina, l'esercito non sarebbe più in grado di riprendersi le Falklands, a causa dei tagli di bilancio.
  • 30/01/12 Disciplina di bilancio: 25 paesi dell'UE adottano il nuovo trattato: benvenuta Eurolandia!
  • 01/02/12 Dopo la rinuncia allo spazio da parte degli Stati Uniti, l'Agenzia spaziale europea cerca un’alleanza con la Cina.
  • 04/02/12 Cina e Russia bloccano una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite contro la Siria. I BRICS si affermano sulla scena internazionale.
  • 15/02/12 In risposta all'embargo occidentale, l'Iran sospende l’esportazione di petrolio a sei paesi europei:  il resto del mondo può bastare ...
  • 16/02/12 Monti attacca i benefici fiscali della Chiesa Romana: e per quelli della Chiesa Greca?
  • 20/02/12 Di fronte alla minaccia di un attacco militare occidentale in Medio Oriente, Putin aumenta il budget delle forze armate russe.

Editoriale MAP n.5

Potrebbe essere, l’arma nucleare iraniana, la chiave di volta per la pace in Medio Oriente?

di Marie-Helene Caillol

Si può seriamente pensare che il giorno in cui l'Iran dovesse disporre di un ordigno nucleare, la sua prima preoccupazione sarebbe quella di lanciarlo contro Israele, per essere poi devastato nei minuti successivi? Tuttavia, è su questa implicita (nessuno osa esprimersi al riguardo, per paura di rivelarne l’insensatezza) ma diffusa idea che i gestori dei giganteschi interessi economici e nazionali del Medio Oriente destabilizzano l'opinione pubblica occidentale. Ed allora, ci si permetta di porre le seguenti due questioni: perché l'Iran vuole la bomba nucleare?

La risposta è ovviamente la stessa che per la Francia, l’Inghilterra, gli Stati Uniti, etc.: per poter vivere in pace!

Il che vuol dire: il giorno in cui l'Iran dovesse avere la bomba, le condizioni per la pace in Medio Oriente sarebbero soddisfatte.

Cosa accadrebbe in pratica?

In Iran: la paranoia iraniana, assolutamente giustificata, scomparirebbe istantaneamente per far posto al senso di responsabilità, premessa essenziale per la ripresa del processo democratico, parzialmente sospeso nel 2001 (a seguito della rinnovata enorme aggressività occidentale nella regione), fatto che ha portato all’elezione di Mahmoud Ahmadinejad nel 2005, dopo il governo islamico-moderato di Mohammad Khatami.

Nei paesi limitrofi, escluso Israele: l'Iran percorrerà ancora una volta il sentiero della democrazia, fornendo un modello di successo per l'applicazione dell’Islam moderato alla vita politica, la qual cosa è l'unica alternativa possibile ai corrotti regimi autocratici, cui il popolo ha deciso di porre fine, a dispetto del fatto che non ci fossero altre soluzioni. Inoltre, l’animosità tra sunniti e sciiti, su cui l'Occidente ha riversato una gran quantità di benzina negli ultimi tempi, diminuirà non appena l'Iran dovesse fornire un interessante modello politico applicabile anche all’Islam Sunnita (la carota), e dovesse avere l'arma nucleare (il bastone).

In Turchia: la pressione sarebbe ovviamente enorme affinché l'unico altro potere democratico nella regione (questo è di religione sunnita), si doti anch’esso dell’arma nucleare, e non ci vorrebbe molto per poterlo fare, completando così l'equilibrio strategico della regione: ogni gruppo religioso (ebrei, sunniti, sciiti) con la propria autonoma difesa.

In Israele, dove l'opinione pubblica è molto divisa sulla questione iraniana (la metà della popolazione è pienamente consapevole che attaccare l'Iran, per impedirgli di armarsi, non porterebbe certamente ad un futuro luminoso per il loro paese, in questa parte del mondo), il governo estremista attualmente in carica, fallito e considerato alla stregua di un pericolo pubblico, sarà sostituito da governi moderati, favorevoli a risolvere la questione palestinese ed a cooperare con il resto della regione, per riavviare a breve termine il processo (interrotto dall'assassinio di Rabin nel 1995) destinato a mettere Israele sulla via di una sua duratura integrazione nella regione. E se i suoi vicini non dovessero più sentirsi minacciati, sarebbero molto più facile convincerli a collaborare, ed a mettere alle loro spalle più di 70 anni di odio.

Interessi petroliferi occidentali: non essendo più in grado di utilizzare la questione israeliana per giustificare la mobilitazione delle forze militari occidentali, i gestori di questi interessi la smetterebbero con l’incessante sabotaggio e con le manipolazioni, ed inizierebbero a lavorare su un piano di parità, come stanno facendo con la Russia, il Venezuela, il Brasile, la Norvegia, etc... Nessuno piangerà su questo “danno collaterale”, soprattutto se si pensa che le politiche condotte dai gestori di questi interessi non sono nemmeno più in grado di garantire petrolio a buon mercato ... piuttosto il contrario (l’obbligare l'Iran a bloccare lo stretto di Hormuz non sarebbe certamente una strada verso la benzina a basso costo ...). La Russia e la Cina non avrebbero più bisogno di mostrare i denti, e di pianificare il loro riarmo, come Putin ha recentemente affermato. La tensione tra l'Occidente ed i Paesi BRICS sarebbe in diminuzione.

Alcuni pensano che questo scenario sia semplice ed ottimistico, ci chiediamo però a che cosa porterebbe quello loro – purtroppo a ciò che è già sul tavolo: ovvero ad attaccare l'Iran per impedirgli di dotarsi di armi nucleari (sapendo che da quel momento in poi il paese metterebbe in atto qualsiasi sforzo per poterlo fare, e che inoltre più esso viene attaccato, meno alternative avrebbe), facendo esplodere le già elevatissime tensioni nella regione, contribuendo a spingere al limite Israele (in particolare con la sparizione della frangia più moderata degli israeliani) ed il resto della regione (spingendo alla disperazione la gente della Primavera Araba), creando una polarizzazione geopolitica tra l’Occidente preso dai suoi vecchi privilegi, da un lato, e le potenze emergenti, con i BRICS in testa, dall’altro -- con la riesumazione della corsa agli “armamenti dotati di chiavi” (armi nucleari, ndt)...

Naturalmente, anche se l'Iran dovesse dotarsi di ordigni nucleari (ripetiamo, a prescindere da ciò che si potrebbe fare, essa se ne doterà), ci sarebbe un modo per limitare veramente i rischi, ma per far questo avremmo avuto bisogno di leaders politici “visionari”: ci sarebbe stato bisogno, in altre parole, della creazione di un sistema ufficiale a livello ONU per l’adesione allo status di potenza nucleare, il che avrebbe implicato un processo di aggiornamento democratico, tecnico e diplomatico per i paesi candidati, e così via ... È ciò che il seguente articolo, intitolato "Verso la diffusione nucleare controllata", propone e sostiene. Per l'Iran, probabilmente, è troppo tardi, ma il caso si ripresenterà inevitabilmente altrove. Dopotutto, proteggere la propria popolazione è un dovere sovrano.

Diffusione controllata del nucleare: è necessario un intervento urgente per evitare il conflitto diretto Israele/Iran

Questa analisi è stata pubblicata nel GEAB N. 38 dell’Ottobre 2009, basata in particolare su un articolo di Franck Biancheri, edito il 13 Gennaio 2006, dal titolo: “Crise iranienne: Le Chant du Cygne de la non-proliferazione nucléaire”.

La strategia è una questione che serve a trasformare un pantano in un’opportunità. E, in effetti, c'è un modo per trasformare la crisi nucleare dell'Iran in un mezzo per stabilizzare il Medio Oriente, ed offrire al mondo qualche decennio di stabilità strategica. Il metodo consiste nella trasformazione dell'obsoleto “Trattato Di Non Proliferazione Nucleare (TNP)”, in un “Trattato Di Diffusione Controllata Del Nucleare (CND)”.

E’ un dato di fatto: gli europei, i russi ed i cinesi devono avviare una riforma radicale del TNP e di tutti i metodi e gli strumenti ad esso connessi. Questo deve essere adattato alla realtà del 21° secolo, e deve essere basato sul concetto di CND. Il progresso scientifico, avendo diminuito i costi, ha reso più facile l’accesso alla tecnologia nucleare1. Di conseguenza è diventato difficile distinguere tra programmi nucleari civili e militari, sia in termini di strumenti che di canali (come ben illustrato dalle “bombe sporche"). Il fatto è che, riconosciute o nascoste che esse siano, ci sono oggi almeno 40 “potenze nucleari” o “quasi nucleari” (ovvero, in grado di diventarlo molto presto) ... invece delle 5 di quando è stato firmato il TNP. Inoltre, in un mondo dove tutti sanno che il deterrente nucleare è in grado, in alcuni casi, di mantenere la pace (la guerra fredda, ad esempio), la preoccupazione principale, per le entità infra-statali, è diventata quella di ottenere l'accesso a queste armi (per il terrorismo nucleare, ad esempio). In breve, il TNP non funziona più, e tutti i tentativi da parte di questo club di controllare i progressi nucleari, sono stati vani per almeno due decenni.

Mappa mondiale sullo sviluppo delle armi nucleari: (Rosso, i 5 "stati nucleari" firmatari del TNP/Arancio, le altre potenze nucleari note/Viola, stati già possessori di armi nucleari/Giallo, stati in procinto di sviluppare armi o programmi nucleari/Blue, stati che affermano di aver avuto, ad un certo punto, ordigni o programmi di ricerca sulle armi nucleari/Rosa, stati che dichiarano di possedere armi nucleari) - Fonte: FuturePresent/TNP, 10/2006

La crisi Iran/USA/Israele dev’essere intesa come un momento chiave sia della crisi generalizzata dell’attuale sistema internazionale, che dell'obsolescenza della politica di non-proliferazione condotta a partire dal 1945. Essa pone fine all’ordine prestabilito del post-1945. Questa crisi è un confronto diretto tra due logiche arcaiche: da un lato i leaders iraniani ignorano gli interessi collettivi globali, e si concentrano semplicemente sui propri interessi nazionali di breve termine, mentre gli Stati Uniti con i leaders israeliani, dall’altro lato, identificano i propri interessi di breve termine con gli interessi collettivi globali.

La politica di non-proliferazione nucleare, eredità del dopo seconda guerra mondiale, è in crisi, come dimostrato dal numero crescente di potenze nucleari (vedi tabella sopra) che non hanno firmato il TNP, dalla crisi con l'Iran (che ha firmato il trattato), dall’ulteriore sviluppo (dagli Stati Uniti, in particolare) di nuovi tipi di armi nucleari, come ad esempio le "mini-bombe", dal ruolo non sanzionato del Pakistan nella proliferazione attiva, e dal recente accordo tra India e Stati Uniti, che ignora completamente il trattato.

In un tale contesto, ed a causa delle gravissime conseguenze che questo conflitto potrebbe avere, la crisi Iran/USA/Israele non può essere affrontata come se fosse un caso individuale. Essa deve essere gestita come parte di una strategia di lungo termine, basata su nuovi metodi, adatti alle realtà del 21° secolo.

 

Teheran e Tel Aviv, in termini di armamenti nucleari, sono due facce della stessa medaglia

Prima di descrivere il concetto di diffusione controllata, torniamo brevemente alla situazione dell'Iran. In effetti, per risolvere un problema, bisogna valutare i fatti indipendentemente da qualsiasi ideologia o pregiudizio.

Ad esempio, immaginiamo che gli Stati-Uniti non abbiano armi nucleari, mentre il Messico ed il Canada, invece, sì. Oppure che la Francia, circondata da paesi in possesso della bomba atomica (non avendo mai firmato alcun trattato nucleare internazionale), fosse un paese privo di armi nucleari. Quanto tempo ci vorrebbe perché Washington o Parigi  rifiutino il trattato di non-proliferazione2, e corrano alla costruzione di un arsenale nucleare? Probabilmente nemmeno il tempo di scrivere questo saggio! Parigi e Washington, naturalmente, avrebbero invocato esigenze di sicurezza nazionale, per giustificare la loro mossa, e per uscire dai confini di qualsiasi trattato.

Questa è esattamente la situazione della crisi iraniana. Teheran è circondata da potenze nucleari (Russia, Israele, Pakistan e, forse, Arabia Saudita) e, ciliegina sulla torta, dal 2001 alcuni dei suoi più stretti confinanti – paesi come l’Iraq, l’Afghanistan o il Kuwait -- si sono trasformati in basi militari americane. Anche senza avere un estremista come il presidente Mahmoud Ahmadinejad a capo del paese, l'Iran starebbe in ogni caso cercando di dotarsi di armi nucleari, con qualsiasi mezzo ed al più presto possibile.

Qualsiasi altro atteggiamento sarebbe sorprendente, soprattutto per quanto riguarda la superba lezione di "real politik" impartita dall'amministrazione Bush, che ha dimostrato al mondo che un dittatore con le armi nucleari (Corea del Nord) è intoccabile, mentre un dittatore senza armi nucleari (e con il petrolio, come nel caso dell'Iraq) è invece un obiettivo primario. Questa lezione, una delle peggiori ad aver permeato il pensiero internazionale negli ultimi decenni, perché ha eliminato ogni altra considerazione che non fosse la forza bruta, è stata ben compresa.

E' ormai certo che l'Iran farà tutto il possibile per andare avanti sulla strada per la bomba atomica, nel tentativo di "santuarizzare" il suo territorio, come la Francia sotto l'influenza di De Gaulle, e come  Israele negli anni '603.

Cerchiamo di essere chiari: questa è una tendenza inevitabile, a meno che l'Iran non venga distrutto. L'amministrazione Bush e tutti i promotori della guerra in Iraq, per la loro povertà intellettuale e per la loro avidità di petrolio, hanno contribuito notevolmente ad accelerare questo processo. Ed ora che gli Stati Uniti e tutto l'Occidente sembrano indeboliti e divisi (problemi finanziari ed economici, crisi sociali, Afghanistan ...), l'Iran non cambierà certamente idea.

L'Iran si comporta proprio come ha fatto Israele nell’acquisire armi nucleari a garanzia della propria sopravvivenza, e per il rafforzamento della propria posizione regionale. L'Iran agisce allo stesso modo: Tel Aviv e Teheran sono le due facce della stessa medaglia, quando si parla di armamenti nucleari.

Così, a parte i concitati atteggiamenti presso le Nazioni Unite, e la proposizione di un embargo su scala limitata, Washington, Parigi, Londra e Berlino non possono far nulla al riguardo. E' troppo tardi. I russi ed i cinesi hanno ora altri interessi ed un peso molto maggiore. La storia non dà una seconda chance4 (4). Tuttavia si può uscire dalla situazione di stallo, aprendo un nuovo percorso: nel caso di specie, girando la pagina della "non-proliferazione nucleare", ormai obsoleta ed inefficiente, ed aprendo il percorso alla "diffusione nucleare controllata", buona per garantire la sicurezza sia dell'Iran che dei suoi vicini di casa, grazie ad un esercizio controllato della deterrenza regionale.

 

Verso un Trattato di  Diffusione Nucleare Controllata (CND)

Questo nuovo TNP, ovvero il trattato CND, dovrebbe ricevere ispirazione anche dai progressi compiuti in ambito internazionale a partire dal 1960, su tre aspetti, in particolare:

 

  • Affrontare lo sviluppo del nucleare civile e militare nel suo complesso. L'accesso al "Club Nucleare" non dovrebbe più avere lo scopo di prevenire lo sviluppo delle armi nucleari attraverso l’autorizzazione allo sviluppo del nucleare civile; si dovrebbe invece fare sforzi di convinzione sul fatto che le armi nucleari siano inutili, o che dovrebbero essere parte delle politiche di deterrenza globali o regionali.
  • Definire le regole di adesione al "Club Nucleare" che, invece di dipendere dagli arbitrari punti di vista dei suoi ex membri, dovrebbero al contrario basarsi su criteri trasparenti, con chiare e riconosciute regole a livello internazionale, nonché sul controllo multilaterale della loro esecuzione, una volta che si fosse diventati membri del club. Le procedure di adesione all'UE o al WTO, potrebbero servire come fonte d’ispirazione, nella definizione della "acquisizione politico-nucleare", stabilendo le condizioni d’accesso alle armi nucleari. Tra gli altri requisiti, dovrebbe essere compresa l’imposizione di un processo democratico – ovvero libere elezioni, controllo politico dell'esercito, firma dei relativi accordi regionali di sicurezza e, se possibile, di cooperazione economica e commerciale.
  • Ripensare un certo numero di condizioni di base del TNP, ormai superate dalla storia. Ad esempio, la nuova dimensione costituita dal possesso di armi nucleari da parte di entità non-statali, deve assolutamente essere presa in considerazione, al fine di essere bandita e severamente sanzionata. Nel frattempo, il concetto che le armi nucleari siano destabilizzanti, in essenza ed in ogni situazione, deve essere abbandonato. In effetti, la storia europea della seconda metà del 20° secolo dimostra che questa idea è sbagliata. La deterrenza equilibrata può portare alla pace, anche quando è impossibile riuscire a creare aree libere dal nucleare (il che dovrebbe essere, ed in ogni caso, l'obiettivo principale di qualsiasi politica di controllo del rischio nucleare).

Dietro la crisi iraniana si profila un nuovo passo nella trasformazione del mondo, innescata dalla caduta del Muro di Berlino. Siamo ancora nel pieno del processo di fuoriuscita dal mondo post-1945, e la crisi sistemica globale contribuisce ad accelerare questa evoluzione. Al fine di trovare la strada verso il "mondo del dopo", possiamo scegliere tra la cieca arroganza di Achille, e l’acuta intelligenza di Ulisse; tra la non proliferazione (sempre più esercizio virtuale di un potere illegittimo basato sul pregiudizio) e la diffusione controllata (cercando di mantenere una lucida dose di realtà, per creare regole vincolanti, che possano essere accettate da tutti i soggetti interessati).

Secondo LEAP/E2020, evitare le peggiori conseguenze dell’attuale dissezione geopolitica mondiale richiede anche un certo coraggio nel modo di affrontare la questione nucleare. C'è un paradosso, ma è solo apparente: questo è certamente il modo migliore per garantire la sicurezza di Israele e del Medio Oriente nel suo complesso. La deterrenza nucleare è un fattore di equilibrio ampiamente collaudato nel corso del 20° secolo, che ha impedito l'escalation di conflitti che, senza la minaccia di queste armi, ci sarebbe certamente stata.

 

  • 1. Il presidente francese Nicolas Sarkozy, che cerca di vendere centrali nucleari ad ogni paese che visita, è egli stesso un divulgatore di tecnologia nucleare.
  • 2. Sapendo che l'Iran non rigetta il trattato che ha firmato, al contrario di Israele, Pakistan e India.
  • 3. I due paesi cooperano anche allo sviluppo di una bomba israeliana. Fonte: Federazione degli scienziati americani, 08.01.2007
  • 4. Le vuote, fantasiose, parole di Barack Obama sull'abolizione delle armi nucleari, ancora una volta dimostrano quanto questo presidente sia totalmente scollegato dalla realtà geopolitica (salvo il fatto che si trattava di un mezzo per ottenere a poco costo il Nobel per la Pace). In particolare, è in gran parte grazie alle armi nucleari che l’attuale crisi mondiale non si è trasformata in una serie di conflitti aperti (come è avvenuto nel momento del conflitto USA-URSS). Purtroppo questo stato d'animo aliena gli Stati Uniti da un contributo realistico alla revisione del TNP

Cargo Cult: il contagio, dagli Enti Locali, arriva agli Stati

di Luc Brunet

Prodotto di quelle società in cui le élites ignorano i processi culturali che precedono il successo, il Cargo Cult, che consiste nell’investire in un’infrastruttura di cui una società prospera è dotata, sperando che questo investimento produca gli stessi effetti anche per quella propria, è stato uno dei motori dei prestiti tossici agli Enti Locali. Questa espressione è stata pubblicizzata durante la Seconda Guerra Mondiale, quando si esprimeva attraverso false infrastrutture, create da semplici isolani, destinate ad attirare le navi da carico. Nel 2012 il Cargo Cult tenderà di diffondersi a livello nazionale.

Nel Settembre del 2011, con riferimento alle difficoltà incontrate dalla Dexia, i non-lettori dei GEAB hanno scoperto con grande stupore che migliaia di Enti Locali erano esposti ai prestiti tossici1. Nel successivo mese di Dicembre, un rapporto parlamentare francese2 pose il disastro a quota 19 miliardi di Euro, quasi il doppio di quanto la Cour des Comptes (Corte dei Conti) stimava sei mesi prima. In Francia, ad esempio, gli enti locali rappresentano il 70% degli investimenti pubblici3, vale a dire, nel 2010, 51.7 miliardi di Euro (- 2,1% rispetto al 2009).

Gli Enti locali hanno sviluppato dipendenza dalla spesa4, e come le famiglie, vittime più o meno consapevoli dei subprimes, hanno facilmente trovato un concessionario per potersi rifornire5. Le cause sono abbastanza evidenti: la proliferazione degli eletti, non sempre dotati di conoscenze tecniche e di capacità finanziarie, con una formazione scarsa o addirittura inesistente, a volte gestiti da un proprio staff chiamato a dominare la scena, impegnati in una gara di visibilità tra i vari Enti Locali, nell’ambito dei  quali devono dimostrare di aver costruito meglio e di più rispetto agli altri, in un rapporto in ultima analisi un po' feudale. L'Italia ha previsto una diminuzione di 3 miliardi di Euro nei sussidi agli Enti Locali, la Svezia ed il Regno Unito6 (le cui autorità locali erano esposte, in aggiunta, ai fallimenti delle istituzioni finanziarie islandesi)7 sono impegnate in un doloroso svezzamento, allo scopo di ottenere quella stabilità finanziaria che rischiavano fortemente di perdere nell’ambito delle autonomie locali.

Sarebbe senza dubbio sbagliato screditare gli eletti a livello locale, ed anche le banche, perché tutto questo è la dimostrazione di una tendenza di base molto semplice e profonda, che ha a che fare con il desiderio di emulare il Cargo Cult [10]8. Quest'ultimo era visibile nelle regioni del Pacifico durante la Seconda Guerra Mondiale, quando gli abitanti delle isole, osservando la correlazione tra una chiamata via radio e l'arrivo di un carico di materiale, oppure tra l'esistenza di una pista di atterraggio e l'arrivo degli aerei, crearono un culto che si esprimeva attraverso l’imitazione delle radio e delle piste di atterraggio, sperando che la loro semplice esistenza avrebbe attirato la merce desiderata.

Si tratta di un fenomeno molto diffuso, come ad esempio in informatica, quando copiamo sul nostro computer una procedura che non abbiamo ben compreso, dal suo programma originale, sperando poi che produca gli stessi effetti.

Un esempio caratteristico è quello di Flint, nel Michigan. La chiusura improvvisa delle fabbriche della General Motors, vide la città natale di Michael Moore perdere 25.000 abitanti e ridursi in miseria, con la popolazione praticamente dimezzata, tra il 1960 e il 2010. Si trattava ovviamente di una specie di distillazione: la crisi fece sì che lo spirito (cioè il talento) evaporasse e decollasse verso luoghi più prosperi, mentre i problemi e la povertà restarono concentrati nella città un tempo benedetta dal suo “padrino” industriale. La benedizione diventò “bacio della morte” perché, nella fase di prosperità, i suoi funzionari eletti non pensarono o non videro le tendenze di base della globalizzazione, comunque evidenti.

A questo punto, citiamo anche il “Six Flags AutoWorld”. Questo grande parco a tema doveva essere "la rinascita della grande città di Flint", secondo il governatore del Michigan, James J. Blanchard, e fu inaugurato nel 1984. Un anno e 80 milioni di Dollari dopo il parco fu chiuso, ed infine fu demolito, nel 19979.

Anche se è paradossale, la dipendenza dal debito è sincrona ai problemi finanziari e, forse, corrisponde inconsciamente con l'istinto del giocatore a "rifarsi"9. Cosa più grave, tuttavia, è l'allucinazione collettiva che tollera il fenomeno del Cargo Cult, ma anche l’assoluta mancanza di un contropotere a questo pensiero, che è diventato unico, persino magico. Il Cargo Cult fa sempre peggiorare la situazione.

La ragione è semplice e diabolica: i sacerdoti del Cargo Cult si spendono per acquisire strutture simili a quelle che hanno visto altrove, nella speranza di attirare fortuna alla loro tribù. Purtroppo, ed allo stesso tempo, gli "spiriti" rimasti con la tribù, o fuggono o restano in silenzio davanti alla pressione della folla, che è in attesa di un miracolo. L'élite, totalmente ignara dei complessi processi culturali, che non capisce, si nasconde dietro ad un risultato apparente, acquisendo l’imitazione di una radio o di un aeroporto, sprecando inutilmente le sue ultime risorse. Sarebbe ingiusto pensare che questo fenomeno riguardi solo i popoli arretrati. Nel 1974, Richard Feynman ha denunciato il fenomeno del Cargo Cult, durante il suo discorso inaugurale al Caltech10.

Di fronte alla spinta della popolazione, le autorità locali organizzano ordini del giorno e seminari,  per cercare di capire i motivi del loro handicap rispetto agli altri, in genere derivante da un elenco di affermazioni precedute da "E' necessario": per la ricerca, per i giovani, per i dirigenti, per la comunità omosessuale, per una pista di pattinaggio, per una piscina, per il TAV, per un festival, per una costosa squadra sportiva, per una palestra... Tutto questo può essere vero, ma nella realtà, equivale agli effetti confusi con i passi necessari per ottenerli.

Siccome nessuno capisce i processi culturali che hanno portato una comunità al successo, è facile credere che bere il caffè come George Clooney porti al suo stesso successo. Niente di nuovo in tutto questo: la pubblicità ed il suo bilancio annuale di 700 miliardi in tutto il mondo, si son presi cura fin dall'inizio della società dei consumi.
Strade che portano a centri di distribuzione o a parchi industriali che non sono mai stati costruiti, uffici vuoti, duplicazione di infrastrutture (piscine, parchi high-tech, vivai...) a pochi metri l'una dall'altra; il Cargo Cult è stato per noi  molto costoso: “bisogna che ciò si veda, anche se non serve a niente”. Purtroppo, l'azione reale per creare processi culturali e sociali non è generalmente vista come parte di un nuovo bellissimo edificio. Il processo segue tre tappe di andata ed una di ritorno: la crisi, la fuga (o il rifiuto del razionale) ed infine il rituale di brainstorming. E poi il Cargo Cult e gli investimenti, che portano infine ad un aggravamento della crisi.

In realtà, i “gruppi di brainstorming” funzionano molto meglio se devono solo etichettare un sistema culturale preesistente. Quando essi sono creati, in situazioni di emergenza, idroponicamente, attraverso il rituale della volontà di riprodurre, i loro effetti alimentano speranze, non strategie. Il Cargo Cult è un modo, per gli Enti Locali presi in senso lato, per non porsi la vera domanda, che è: può ognuno di loro, esattamente allo stesso modo, accedere allo stesso destino, nella società della conoscenza?

 

2012: gli Indiani in fuga dall'America?

Il Mondo Occidentale è, contrariamente alle idee ricevute, una società il cui motore è la disuguaglianza. Il concorso di bellezza per la "migliore" popolazione era la rabbia, e si è risolto, nel corso del 20° secolo, a favore degli Stati Uniti. Una delle ragioni principali per la strana resilienza del Dollaro, e per la curiosa debolezza dell'Euro, è stata la scommessa irrazionale sulla grande attrattività del know-how degli Stati Uniti. Dalla creazione del G20, ci sono almeno quattro “New kids in town (canzone degli Eagles, ndt)", i BRIC. Se uno degli indizi di una spirale di tipo Cargo Cult è la fuga dei cervelli, allora, anche se non è ancora a pieno regime, l'Occidente ed in particolare gli Stati Uniti corrono il serio rischio di perdere una parte della propria élite asiatica. La proliferazione degli studi, in particolare delle istituzioni accademiche indiane, sta rivelando quanto questo fatto sia d’attualità.

Se molti specialisti di computers degli Stati Uniti sono indiani, che a volte non si trovano a proprio agio11, ed infatti un numero crescente di essi è ora desideroso di tornare12“Survey of Indian Computer Professionals/Students in USA about Taking up Employment in India”, P. Jalote, Indraprastha Institute of Information Technology13 in un’India democratica, ora in procinto di risolvere i suoi problemi di corruzione, le prime due fasi di questo processo sono già state avviate. Resta la tappa rituale del brainstorming, con l'obiettivo di studiare le condizioni svizzere, cinesi o di altri casi di successo, perché le più illogiche idee di spesa possano essere lanciate.

 

2012: il Cargo Cult si estende agli Stati

Le campagne elettorali del 2012 saranno rivelatrici. Se ci saranno ancora alcuni spiriti a dire che la creazione, costosa ed inquietante, di azioni volte a ripristinare quei processi culturali che portano alla creazione di ricchezza tangibile, cioè vendibile agli altri, allora l'Occidente avrà vissuto uno dei suoi ennesimi rimbalzi di civiltà. Se osserviamo gli investimenti, irragionevoli da un punto di vista termodinamico, in infrastrutture energetiche decorative, ma inefficaci, o addirittura in falsi progetti destinati a rafforzare la perduta attrattività, sarà allora necessario bere il succo amaro della crisi fino alla feccia.

Così, la tentazione della Francia di copiare le misure tedesche di successo, senza che i suoi leaders ne abbiano realmente compresa la ragione, sperando però nelle stesse prestazioni, può essere considerata un’espressione del Cargo Cult. Nella realtà, significa ignorare i processi culturali al lavoro da decenni in Germania, che hanno portato alla comune cultura della negoziazione, ed a sindacati rappresentativi.

In una crisi, è sempre necessario dimostrare l'utilità delle proprie azioni, non il contenuto pubblicitario che esse avrebbero potuto avere. Nel 2012 sarà certamente necessario, nei paesi in cui si svolgeranno le elezioni, porre la questione del perché degli investimenti. I candidati che propongono gadgets allettanti, ma costosi, dovrebbero essere interrogati dai giornalisti riguardo le loro analisi.

L’ultima notizie da Flint, nel Novembre del 2011, era che il governatore aveva confermato lo stato di emergenza per le finanze della città14. Contrariamente a quanto vorrebbero far credere i sacerdoti del Cargo Cult, la danza della pioggia non funziona, il che dovrebbe dar loro qualche pensiero.

  • 1. "In Francia 5.500 Enti locali sono affetti dai prestiti tossici", 21.09.11, Le Monde/AFP.
  • 2. Rapporto C Bartolone, JP Georges, 06.12.11, Assemblée Nationale.
  • 3. "Le autorità locali hanno ridotto i loro investimenti", Cyrille Lachèvre, 22.11.10, Le Figaro Economie
  • 4. Comunicato stampa di Dexia, 31.01.08.
  • 5. "Le autorità locali sono drogate dalla spesa", Jean-Thomas Lesueur, 15.10.11, Le Figaro Economie.
  • 6. "Investimenti degli Enti Locali", 11.06.09, i p.66.1, Camera dei Comuni
  • 7. "Les collectivités locales et la crise financière", T. Paulais, 12,09, Cities Alliance
  • 8. Cargo Cult: http://it.wikipedia.org/wiki/Culto_del_cargo [10]
  • 9. a. b. "Flop Autoworld", D.V. Graham, Flint Journal
  • 10. "Cargo Cult Science", RP Feynman, 1974, Ingegneria e Scienze
  • 11. "Vague de morts violentes chez les informaticiens indiens aux Etats-Unis", 23.02.09, 01Net
  • 12. "Le retour des “informaticiens indiens". Perspectives migratoires  sur le secteur indien des TIC ", Varrel A., 2009, refDoc
  • 13. “Indian Graduates in U.S. are Ready to Return to India”, J.Chadwick, 07.03.07, Rutgers
  • 14. “Governor Confirms Flint Financial Emergency”, 29.11.11, Michigan.gov

La rivista del nostro probabile futuro: Gente virtuale

di Olivier Parent

L’intelligenza artificiale ed i suoi molti sviluppi stanno trovando un nuovo sbocco, venendo in aiuto alle culture perdute o in via di estinzione.

Sotto l'egida dell'ONU, già promotrice dell'”Ark of Spitzbergen” (un’istituzione internazionale a tutela della biodiversità, che ha il ruolo di raccogliere il patrimonio genetico di tutte le forme di vita sul pianeta, e di salvarle in formato digitale), una nuova Arca è appena stata creata, questa volta a scopo etnografico. Per le persone delle quali restano solo poche canzoni, o un vocabolario del tutto frammentario, questo Campo Virtuale Etnografico (VEF) rappresenta una speranza vera per assicurare la salvaguardia e la perpetuazione di questo materiale culturale molto vario. Gli scienziati hanno la responsabilità di somministrare a questa banca dati "live", aggiungendo le loro ultime scoperte archeologiche ed etnografiche.

Il VEF è composto da una vasta rete di computers collegati ad un simulatore molto potente, che si trova nell’”Ark of Spitsbergen”. Il nostro pianeta, tutto il suo ecosistema e la sua biodiversità, è stato modellato su questo simulatore ... Ogni computer collegato a questo modello del pianeta contiene un database culturale ed etnografico chiamato SEVA (Specialized Ethnic Virtual Agent). Come un ARI (Agent de Réseau Intelligent, Agente Intelligente di Rete, ndt) estremamente specializzato, SEVA agisce e reagisce nel pianeta virtuale.

Prima di "essere alimentati" con dati che si riferiscono ad un determinato popolo, i SEVA sono stati programmati per reagire a seconda del modello di comportamento più recente dei gruppi umani, in base alle loro dimensioni, al loro ambiente di vita, al loro livello tecnologico ... diventando così un tipico esempio di società umana,  non contaminata da qualsiasi influenza.

Il SEVA, una volta che ha integrato i dati etnografici di un particolare gruppo umano, lo porta in vita e crea una versione virtuale di questo gruppo. Da allora in poi gli etnologi possono osservare la sua evoluzione, animata dall’intelligenza e dall'istinto di sopravvivenza artificiali. Possono coltivare la sua storia, rivelando i miti perduti e le leggende, rendendo la sua tecnologia, i suoi racconti ed i suoi mestieri tradizionali... la scienza sarà anche in grado di attraversare i momenti virtuali di questa popolazione modello, sempre più fedele ai dati originali, commisurati a quelli reali che sono stati introdotti, ed osservando quindi il passato ed il futuro delle persone sulla Terra.

Gli storici, come gli altri scienziati, chiedono di avere accesso al VEF e di rivivere civiltà come l'Egitto dei Faraoni, la Grecia Ellenica, e gli Incas pre-colombiani, civiltà di cui non c’è carenza di materiale archeologico ed etnografico. Quando sarà modellata la nostra civiltà moderna, per visualizzare il suo destino?

Valutazione annuale delle anticipazioni di LEAP - Un tasso di successo dell’82%, nel 2011

Nel Geab n. 51 del Gennaio 2011, abbiamo presentato le nostre anticipazioni riguardo le "Trentadue principali tendenze per il 2011". Esse sono stati divise tra "Diciassette temi che vanno verso un aumento d’importanza, nel corso del 2011" e "Quindici temi che svaniranno, nel corso del 2011". Prima d’introdurre le nostre anticipazioni per il 2012 (pubblicate nel Geab n. 61 del Gennaio 2012), e nel contesto della valutazione continua delle sue analisi, LEAP/E2020 ha voluto, come ogni anno, presentare un bilancio delle sue anticipazioni per il 2011, per poter affermare la loro affidabilità.

Questa valutazione, eseguita troppo raramente dai think tanks, dalle agenzie di rating e da altre organizzazioni, non solo è utile per valutare l'affidabilità delle nostre anticipazioni, ma è anche un esercizio intellettuale necessario per mettere in prospettiva quelle “certezze” che, però, si sono dissolte durante l'anno. Così, per ognuno di noi, ovvero i lettori ed i ricercatori, si tratta di un salutare esercizio necessario per prepararci ad anticipare l'anno a venire. Il nostro lavoro ci porta a notare quotidianamente quanto ognuno di noi abbia la tendenza a sostituire le certezze di ieri con quelle di oggi, dimenticando completamente che quelle di ieri potrebbero essere all'opposto di quelle di oggi. Si tratta, senza dubbio, di una caratteristica necessaria al funzionamento di un essere umano, che gli permette di adattarsi a situazioni sempre nuove ma che, alla luce del giorno, genera uno strano riflesso sul valore della "certezza" (in un'epoca o in un’opinione collettiva), che spesso si rivela per essere molto fugace. Uno dei ruoli di LEAP/E2020, è quello di svelare queste tendenze ed anticipare le incertezze di domani, nascoste dietro le certezze di oggi.

Allo stesso tempo il precipitare del mondo, a partire dall’Estate del 2008, nella crisi sistemica globale, e verso il suo peggioramento nella seconda metà del 2011, sta provocando uno sconvolgimento straordinario nella vita politica, economica, finanziaria e monetaria, nei processi sociali e strategici, e rende l'intero processo dell’anticipazione, in questo periodo di transizione tra un sistema dominante che sta crollando, ed un futuro sistema globale ancora nel limbo, ancora più complicato.

Infine, questo esercizio ci sembra altrettanto essenziale a scopo educativo, perché uno degli obiettivi del GEAB è, in ultima analisi, di consentire ai propri lettori di praticare l'anticipazione politica per se stessi. A questo proposito, il nostro team vorrebbe ricordare ai lettori che ci sono due ragioni fondamentali che ci portano a fornire date o periodi indicativi per gli eventi e per le tendenze principali che noi anticipiamo:

  • In primo luogo, l’anticipazione politica, come noi la concepiamo, è un utile strumento decisionale1. Ogni decisione, però, è legata alla necessità di agire entro un lasso di tempo, e la strategia (di imprese, governi, o persone fisiche) è, in definitiva, niente di più che un tentativo di padroneggiare il "fattore tempo": la risposta alla domanda "quando si dovrebbe agire?", è importante quanto la risposta alla domanda "che cosa si dovrebbe fare?". Ed allora, ci sembra indispensabile alla rilevanza ed all'utilità del nostro lavoro indicare delle date ogni volta che ci sentiamo di poterlo fare. Naturalmente questo è ogni volta un rischio in più, ma ogni GEAB è in effetti un esercizio pericoloso. Questo è ciò che ci rende interessanti, a nostro parere.
  • In secondo luogo, è l'unico modo che permette di effettuare, poi, una valutazione onesta delle anticipazioni in questione. Senza esprimere date, o  periodi indicativi, ognuno può avere ragione su tutto, perché tutto ciò di cui ha bisogno è di aspettare abbastanza a lungo, perché tutto, ed il suo contrario, possa accadere. Così, vogliamo che i nostri iscritti, i nostri lettori ed il nostro team siano in grado di giudicare criticamente le nostre anticipazioni su base regolare, al fine di valutare la qualità del nostro lavoro, la sua importanza, i suoi limiti e, di conseguenza, la sua utilità2. Come tutti sanno, conoscere i limiti di uno strumento è essenziale per il suo corretto utilizzo. Che permette di sapere come usarlo al meglio, ed evitare così di usarlo male. Per esempio, coloro che cercano di utilizzare le nostre anticipazioni per fini speculativi, quando ripetiamo che il loro unico scopo è quello di evitare delle perdite, sicuramente possono qui riconoscersi.

Il GEAB è uno strumento razionale per l'analisi e la comprensione delle tendenze che riguardano il nostro futuro immediato. A differenza degli approcci ideologici o mistici, la sua valutazione è, quindi, parte integrante del suo uso.
Quello che segue è una valutazione molto pratica delle 33 principali anticipazioni di LEAP/E2020 per il 2011. Alla lista dei 32 punti pubblicata nel Gennaio del 2011, abbiamo aggiunto una previsione particolarmente importante, pubblicata dal Dicembre del 2010 in poi (GEAB N. 50), e ripetuta in diverse pubblicazioni a partire dall'inizio del 2011: l'intensificazione della crisi nella seconda metà del 20113. Ogni valutazione è accompagnata da una nota4, che dà origine ad un punteggio finale, che serve a valutare l'affidabilità di tutte le 33 anticipazioni per il 2011. Ognuno può giudicare anche da solo, quindi, le valutazioni applicate dal nostro team.

Il nostro punteggio per il 2011 è di 27/33, ovvero l’82%

  • 1. Su quest’argomento, si consulti il manuale di anticipazione politica di Marie-Hélène Caillol, Presidente di LEAP, e pubblicato da Edizioni Anticipolis.
  • 2. E' anche uno dei principali insegnamenti che il nostro team sviluppa durante il’“Académie Leap”. Per informazione, nel  2011/2012 l’”Académie Leap” si adegua alla crescente domanda di formazione riguardo l’anticipazione  politica,  da parte di persone che vivono in continenti diversi,  mettendo il corso di formazione "on line", nessuno quindi ha più bisogno  di una partecipazione personale. Questo nuovo formato sarà operativo nell’Autunno del 2012.
  • 3. In effetti, questa basilare anticipazione non può essere inclusa nella valutazione per il 2010, in quanto si riferiva al 2011.
  • 4. ”1” punto se la previsione si è rivelata corretta ,”0” punti se si è rivelata sbagliata, “0,5” punti se la tendenza ha dimostrato di essere corretta per almeno la maggior parte dell'anno

Prospettive dell’ascolto mediatico: diffusione e ritorno al passato

di Philippe Schneider

Al momento della legislazione PIPA/SOPA negli Stati Uniti e, soprattutto, dell'esplosione mediatica sulla chiusura di Megaupload, ci sembra illuminante, nel contesto dell’evoluzione del copyright (diritto d'autore), riconsiderare la peculiarità dell’attuale modello economico di produzione musicale, per misurare le sue prospettive per il 2020.

La creatività ha beneficiato, in questo ultimo decennio, delle più recenti innovazioni nel campo della registrazione e del confezionamento. La miniaturizzazione delle apparecchiature, l’ineguagliabile qualità ad un costo ragionevole, la grafica, hanno permesso la diffusione di case discografiche (etichette) ed il notevole sviluppo delle produzioni fai da te. Anche se il budget medio per disco è sempre di ca. 24.00 Euro1, il suo concepimento è stato completamente liberato dai vincoli di localizzazione (gli studios sono stati eliminati da sintetizzatori tipo ProTools, da processori audio come Auto-Tune, persino da softwares di composizione tipo Max/MSP) e di spazio (un computer portatile può sostituire uno o più strumenti elettronici o convenzionali), per offrire un nuovo spazio di produzione di cui Soundcloud o Sound-fishing (condivisione di suono  online) possono prefigurare un futuro o piacevole o penoso.

Se 106.000 nuovi albums sono stati prodotti negli Stati Uniti nel 2008, contro i 36.000 del 20002, e se 10 milioni di pagine degli artisti sono state aperte nel 2010 su MySpace, contro le 600.000 del 20051, l'alternativa tra vincolo di redditività (margini, gusti) ed integrità (criteri artistici) tende a perdere la sua forza. La produzione diffusa, in passato seduta sull’intangibile linea di demarcazione tra profitto ("lavoro a tempo pieno", mainstream) e controcultura ("lavoro giorno per giorno", underground), sta ora crescendo lontana dalle strategie delle maggiori etichette discografiche (EMI, Sony, Warner, Universal, etc.), ed incorpora i rinnovati metodi di marketing e di distribuzione, quest’ultima tornata ad essere il fattore decisivo nella riconfigurazione del nostro modo di acquistare musica nei prossimi decenni.

La musica, attraverso la sua produzione di massa, è passata dallo status di opera d'arte a quello di  oggetto di consumo e di distrazione, per parafrasare la profezia di Walter Benjamin: Varèse, Lil B, Battles, o le canzoni dei Pigmei Aka, sono tutte sullo stesso orizzonte, i cui vantaggi sono costituiti da protocolli il più possibile condivisi, come BitTorrent, come il download o come l'ascolto on line (streaming).

Intorno a questi ultimi due, nel 2000, è stata costituita una struttura ad albero, potenziata da una tecnologia di compressione [continuamente affinata (files MP3, FLAC)] e di comfort auditivo, sia da fermo che in movimento. Quindi, se un musicista ha bisogno in media di 1.000 downloads a pagamento perché una registrazione sia redditizia (costo medio di 10.800 Euro), il costo per il consumatore varia in base alla sua scelta, determinata dal suo grado d’immersione in una zona grigia in continua espansione, i cui assi sono costituiti dai downloads gratuiti (proposti singolarmente o in extenso da tutte le etichette) o in streaming (UbuWeb, Winamp, Pandora, Spotify, o siti come YouTube), e dall'acquisto (iTunes, Juno Download, eMusic) attraverso i social networks (Google +, Facebook, Ping, MySpace) o di tipo formale (i blogs con o senza e-trade, tipo Mutant Sounds, Pitchfork o Boomkat).

Questo network porterà tre importanti conseguenze nel periodo 2010-2020: lo sviluppo esponenziale del mercato nero, la proliferazione degli aiuti all’ascolto (listening aids, cfr. Wikipedia, ndt), e la caduta delle grandi compagnie di Ricerca e Sviluppo.

 

Il Mercato Nero

Dietro al diritto d’autore, elemento essenziale per il controllo del profitto, come ha analizzato Jacques Attali in "Bruits"3, lo hacking (cfr. Wikipedia, ndt) prenderà molteplici forme, sempre più sofisticate nella loro capacità di autenticare le fonti. Seguendo l'esempio del "Marchio di Qualità" degli anni 60/70, gli strumenti digitali non solo consentiranno di garantire l'origine, ma anche di creare un packaging standard con velocità e scala al di fuori della portata del suo formato originale. In altre parole, il consumatore non sarà tratto in inganno sull'origine dei contenuti (mancata autorizzazione dall'artista) ed anche sulle fluttuazioni della riproduzione (versioni leggermente modificate vocalmente, strumentazione, lunghezza del titolo o dell'album).

Il principale effetto del Mercato Nero sarà la riduzione dei margini commerciali sulle produzioni, il rinnovo delle modalità di consumo, e la caduta della qualità mainstream. Le piattaforme del commercio digitale soppianteranno definitivamente i negozi tradizionali, per la loro già immensa capacità d’immagazzinamento, per la frammentazione dei fornitori (cfr. Discogs, Gemm, Amazon), per la sicurezza delle loro consegne (valutazione del venditore e dell'acquirente, raccomandazioni), per la proliferazione dei mezzi di comunicazione, in fase di costante sviluppo,  per il comfort (ascolto, ergonomia) e la facilità di utilizzo anche quando si è in movimento.

La notevole diffusione dell'offerta farà anche da catalizzatore ad un fenomeno di retro-futurismo, che ora è percettibile: la necessità di tenere un ascoltatore prigioniero, e non più quella di un rapido ritorno sull'investimento, ha sostenuto lo sviluppo di supporti fuori-moda, come il vinile o il K7. Molte etichette hanno colto l’opportunità di produrre un numero limitato in diversi formati (331/3, 7', 10'), permettendo agli artisti, contro tutte le attese, una maggiore libertà di scelta, al di là delle strategie di marketing.

Medusa, Child Of Microtones, Winebox Press, American Tapes, No Fans, Faraway Press, Time-Lag, Cassauna, Not Not Fun, 100% Silk, ad esempio4, traducono il fallimento delle majors nella loro incapacità di trovare nuovi talenti. Se, negli anni '90, il mainstream era costituito dai New Order, i Nirvana, oppure Morrissey (senza neanche menzionare gli anni '80!), i quali hanno prodotto singoli di qualità, oltre agli albums, oggi le major pongono l'accento sui primi, riducendo de facto la qualità globale della produzione. Velocità di rotazione elevate su web-TV tematiche (VEVO in particolare), seducenti clips e tournées commerciali, faranno di questo trend un ulteriore decisivo elemento del panorama musicale.

 

Un rinnovato rapporto con la musica

La diffusione della produzione e dell’ascolto in movimento, farà da supporto al rilancio degli shows. Davanti alla caduta della redditività, le majors investiranno in concerti dai grandissimi effetti speciali. La moltiplicazione virtuale, tramite lo streaming o gli ologrammi, ridefinirà de facto il rapporto tra ascoltatore/spettatore ed artista. In quest’ambito, le majors si troveranno a rivaleggiare con nuove etichette indipendenti e con gli stessi produttori, mentre nuove tecnologie offriranno nuovi mezzi di auto-promozione.

La saturazione dell'ascoltatore, immerso in un universo sonoro in piena espansione [le cui strutture di produzione (underground/mainstream) tendono a sparire, ridefinendo il rapporto con la musica attraverso la sua rinnovata trasmissione], rimane il fattore decisivo per un cambiamento di paradigma. La trasmissione, una volta appannaggio dell'istruzione nella famiglia e nella scuola [le librerie multimediali ne sono un’estensione], si sviluppa per linee orizzontali, senza mediazione e potenzialità commerciali.

L’ascolto in movimento diventato quasi continuo, e la rinnovata apertura a diversi campi di esperienza musicale, si cristallizzano in un nuovo profilo di ascoltatore, mutevole ed infedele. Passando da un ambiente sostanzialmente limitato [difficoltà di riproduzione dei suoni, limitato potere d’acquisto], ad uno diversificato ed intenso, l'ascoltatore, d'ora in poi meno asservito al marketing, troverà in ultima analisi più difficile fare le sue scelte.

Perché egli sarà imprevedibile, sempre più incline alla sperimentazione, abbandonerà il suo status di semplice consumatore per quello più fecondo di migrante fra gli artisti, con infinite risorse tecnologiche, in un mondo esterno dal ritmo sempre più complesso...5

 

  • 1. a. b. "Investing in Music", 03.10, IFPI
  • 2. "Collateral Damage", Bob Ostertag, n ° 330, The Wire
  • 3. Jacques Attali, Bruits: Essai sur l'économie politique de la musique, seconde édition Fayard 2001
  • 4. David Keenan, n ° 329, The Wire, Simon Reynolds, Retromania
  • 5. Per saperne di più: Visions in Excess

Anticipare le conseguenze politiche di Internet: è tutta una questione di potere

di Mihai Nadin - Istituto per la Ricerca dei Sistemi di Anticipazione - Università del Texas a Dallas.

La gente è scesa in piazza. Alcuni importanti soggetti dell'economia digitale ha mostrato i muscoli. La stampa ha coperto l'evento. Anche le Nazioni Unite hanno rivolto la loro attenzione alla questione. Frank LaRue, Relatore Speciale, ha presentato una relazione su "la promozione e la tutela del diritto alla libertà di opinione e di espressione". Di recente, l’ACTA (Anti-Counterfeiting Trade Agreement – Accordo per l’Anti-Contraffazione Commerciale) è stata fermata nel suo percorso, perché la Germania, allertata da manifestazioni pubbliche, ha cambiato idea, dopo che aveva già approvato l’incerto documento (analogamente ai membri di altri 22 paesi dell’UE).

Questa è la tipica storia di come gli interessi economici nello sfruttamento delle tecnologie innovative si scontrino con gli obiettivi politici. Non sorprende che gli Stati Uniti guidino il movimento per proteggere gli interessi delle imprese. Politici incompetenti, comprati con i soldi delle ricche lobbies, diffondono slogans del passato: il diritto di proprietà intellettuale deve essere protetto!

In realtà, questa è l'ultima cosa che passa nella testa del governo americano. E’ la sola ragione del profitto a muovere il tentativo di controllare Internet. E così i tribunali americani impongono  ammende, ed anche pene detentive, alle persone che, nello spirito di un mondo globalmente in rete, supportano comunicazioni del tipo peer-to-peer. I politici e gli avvocati non capiscono che la vendita di un disco, o di un CD, è una cosa fondamentalmente diversa dalle interazioni digitali, che producono valore in un modo nuovo. Né capiscono che queste influenzano notevolmente le tante opportunità legate al mondo del network. La diffusione virale rende un brano, offerto gratuitamente da scaricare, il miglior argomento per partecipare ad un concerto dell'artista. Questi hanno compreso la nuova possibilità, e ne conoscono i vantaggi reali.

In Europa, a volte sotto pressione degli Stati Uniti, Francia e Regno Unito hanno emesso delle regole per rinforzare la politica del copyright. Nessuno sforzo è stato fatto per comprendere che il copiare, nell'era digitale, è molto diverso da quello dell'era del capitalismo industriale. Ammettiamolo: copiare i produttori di scarpe, o i designers di borse, è diverso dal "copiare" ciò che è sul web. Inoltre, nessuno sforzo è stato fatto per capire che i diritti --- quelli politici in primo luogo --- non possono essere soppressi per sempre, per far piacere a chi vuole controllare l’internet-economy per il proprio beneficio. Copiare e diffondere immagini critiche per la sicurezza nazionale è un atto politico. Ma coloro che si oppongono a questa forma di comunicazione, perseguono autori di crimini economici, non politici. Per quanto imperfetta fosse WikiLeaks, la sua azione era di tipo politico, non riguardava un'asta di eBay.

La situazione a cui mi riferisco rende il bisogno di libertà, associato ad Internet, un fatto più urgente che mai. Ad esempio: la legislazione della francese HADOPI (Haute Authorité pour la Diffusion des Oeuvres et de la Protection des Droits sur Internet) applica un modello del tipo "tre colpi e sei fuori”. Una persona può avere diritti politici -- come ad esempio l'accesso ad Internet -- escluse però le opere mal interpretate, o fraintese, come quelle in violazione delle leggi del commercio. Le norme dell'Unione Europea limitano la diffusione di messaggi attraverso Internet. In Svizzera, il Logistics File Sharing Monitor legittima la tracciatura dell’indirizzo. Questo è un qualcosa che l’Occidente associa alla Cina, non ai paesi democratici. I fornitori di servizi Internet rigettano i siti web dei difensori dei diritti umani, dei dissidenti e dei “denunciatori”, poiché le difese dagli attacchi DoS1, distribuite sui servers, rendono l'operazione di fornitura dei servizi troppo costosa.

Tutto questo è il classico gioco “del gatto con il topo” tra le persone, da un lato, e coloro che vogliono negar loro questa libertà, caratteristica di un mondo in cui "L'informazione vuole essere libera" (come recita lo slogan, risalente al primo utilizzo di Internet), dall’altro. Così, per Wikipedia, la chiusura per un giorno, in segno di protesta verso la possibile legislazione tendente a controllare Internet, è stata spettacolare, ma in malafede. La gerarchia di Wikipedia consente tacitamente, a quelli con i soldi, di assumere scrittori per redigere le voci che li riguarda in un’ottica favorevole. E Wikipedia permette ai suoi volontari (ma sono veramente tali?) di censurare, in modo fascista, quella che chiamiamo la "saggezza del popolo".

Google, che in questi giorni sta introducendo nuove politiche, collegherà gli accounts, non importa se l'utente lo desideri o meno. E così anche i motori di ricerca, i social networks, i media online e le società che analizzano le informazioni sugli utenti di Internet, per il loro tornaconto economico. Eppure nessuno è venuto fuori con una dichiarazione politica riguardo il fatto che il data-mining, in realtà, priva gli individui della loro proprietà (e privacy), in favore della democrazia commerciale di consumo.

“Quadrature du Net” (un gruppo di avvocati che difende i diritti e la libertà dei cittadini ad usare Internet, NdT), ha giustamente osservato che la classe politica da un lato, e le nuove politiche della rete, dall’altro, stanno rappresentando punti di vista inconciliabili, riguardo i diritti delle persone. Invece di misurare quanto tempo sia passato, prima che la stampa annunciasse la morte di Whitney Houston (alcuni Tweeters lo hanno fatto prima), è meglio concentrarsi sull’anticipazione delle nuove politiche che sono state proposte per gli utenti di Internet. Ai nativi di Internet (la prima generazione a crescere "in rete", ad esempio), non glie ne frega niente del fatto che i messaggi di Twitter siano più veloci rispetto a quelli della stampa. Essi prenderanno il potere politico in ragione della loro competenza, che così dolorosamente manca oggi a quanti tentano di regolamentare una pragmatica condizione umana, diversa da quella del passato.

Sulla base sia dei dati del traffico in tutto il mondo --- attualmente quasi 600 exabyte --- che dei  loro modelli di utilizzo (quanto per l'e-commerce, quanto per l'e-learning, quanto per l'e-entertainment, quanto per la e-communication dei privati, quanto per la pornografia, etc.), si può prevedere un certo numero di modelli:

  • L'aumento del numero di reti private (come ad esempio iTunes), che mantengono uno stretto registro del profilo degli utenti (monopolio della società).
  • L'aumento di reti dedicate (ad esempio ai fini della sicurezza informatica, per la diagnosi medica, etc.).
  • L'aumento del numero di reti dedicate ai media sociali che effettivamente competono con i modelli  "tutto-in-uno" (come Facebook e Twitter).
  • Un ambiente più competitivo per la ricerca, basata sui motori di ricerca in rete (Google cesserà di essere la superpotenza).

Nonostante i governi continuino a cercare di regolamentare Internet, essi rimarranno comunque al traino. Con la generazione-nativa, la politica si estenderà sicuramente su Internet, inteso non più come mezzo di propaganda e strumento di finanziamento, ma nel senso del coinvolgimento dell’elettorato nel potere politico decisionale. E’ ovvio che questo sarà meno profondo e molto più opportunistico.

  • 1. DoS: Denial of Service: http://it.wikipedia.org/wiki/Denial_of_service [11]

Fiction: Ian McDonald, scrittore di fantascienza, esplora il futuro dei BRICS

Con due romanzi molto originali, “The River of God” e “Brasyl”, questo scrittore di origine irlandese-scozzese ci porta fuori da quel futuro convenzionale, che la fantascienza ha promosso fin dal 1950, visto soprattutto attraverso occhi americani. Egli si proietta qualche decennio in avanti e ci mostra il futuro attraverso occhi indiani e brasiliani, due paesi che saranno  incontestabilmente chiavi di volta del 21° secolo.

“The River of God (Il Fiume di Dio)” è la più interessante delle due opere, anche se è penalizzata dal fatto di essere stata scritta nel 2004, e non riflette quindi gli immensi sconvolgimenti geopolitici di questi ultimi anni (la superpotenza degli Stati Uniti appare sempre sullo sfondo). “Brasyl” ci immerge in tre periodi del Brasile, passato/presente/futuro, e fa riferimento ad una storia della fantascienza più tradizionale, basata sul concetto di universo parallelo. Qui di seguito ci sono due estratti presi dai commenti su queste due opere del "Cafard Cosmique", un ottimo sito dedicato alle opere di fantascienza.

“"” Anche se è lungo quasi seicento pagine, “The River of God” deve essere divorato in una sola volta. Lo sforzo, del tutto relativo, di familiarizzare con il contesto non-occidentale e con i nove personaggi, non è eccessivo davanti alla portata ed alla coerenza della previsione di Ian McDonald. Letteratura di idee e di immagini, la fantascienza deve aprirsi a tutte le possibilità, senza trascurare il fattore umano per quello che esso è. Ian McDonald risponde a queste due esigenze con eleganza e con brio. In questo “Kali Yuga [12]1”, più che mai, il futuro non deve essere oggetto di paura. Non ci sono dèi o demoni o singolarità [13]2 a governare il nostro destino. Il futuro è esattamente quello che uno vuole che esso sia, fatto che può o meno rassicurare. Molto convincente quando si tratta di contestualizzarlo (il futuro, ndt), Ian McDonald ci invita senza preamboli alla totale immersione -- suoni, odori, immagini -- in una vera e credibile India del futuro. Un paese dove le pratiche tradizionali (il peso del tempo attraverso la storia, diremmo), la visione del mondo e del tempo radicalmente diversa, è un mix più o meno felice con la modernità, con l'accelerazione incoraggiata dalla tecno-scienza, con la rivoluzione informatica e con la globalizzazione ""”.

“"" In Brasyl, Ian McDonald si concentra su tre storie che si svolgono in Brasile, in tempi diversi. La prima storia, nel presente, parla di una donna produttrice di un reality-show in TV, il cui oggetto è una causa televisiva contro Moacir Barbosa, il portiere della Seleção, considerato il responsabile della sconfitta del Brasile, nella decisiva partita contro l'Uruguay, durante la Coppa del Mondo del 1950. Lei non sospetta che Barbosa è oggi uno dei maggiori esperti del multi-universo, e che il suo progetto avrà conseguenze inaspettate per la sua stessa vita...

La seconda storia, una ventina di anni in là, nel futuro, prende forma in una società dove la rete di computers è diventata predominante, e dove ogni processo sembra sottoposto ad un controllo di tipo orwelliano. Qui scopriamo tutta una serie di talenti, in particolare calciatrici, che si sono infatuati di una enigmatica "hacker" quantica. Tutto va bene fino al giorno in cui lei viene assassinata e la sua gemella, da altre terre dell'universo...

L'ultima storia segue la missione sul Rio delle Amazzoni, nel 1732, di un gesuita irlandese-portoghese cui era stato affidato il compito di rimpatriare, o uccidere, se necessario, un altro sacerdote gesuita, che era preda di sogni di grandezza, ed aveva creato un regno nel mezzo della giungla -- seguendo l'esempio del colonnello Kurtz in Apocalypse Now. Quello che si ignorava, è che questo regno fosse il ramo di un’organizzazione "multiversale" e liberticida di assassini, che aveva deciso di tenere il popolo all'oscuro della sua esistenza.

Come si può vedere, Brasyl è un romanzo pieno di idee. Basandosi sul folle contesto della società brasiliana, Ian McDonald si diverte, con la sua narrazione in tre episodi, a distribuire una molteplicità di divertenti e giocose divagazioni morali. Ogni intrigo è di indubbio interesse: l'immagine cinica del reality-tv, il tentativo di prevedere una società informatizzata fino alle estreme conseguenze, la spedizione amazzonica ed il confronto teologico fra due sacerdoti. Come al solito, lo stile di McDonald è vertiginoso – ancora una volta egli si conferma come uno dei migliori scrittori del genere, anche se la sua brillantezza, come spesso accade, manca di fluidità "".

  • 1. Kali Yuga: http://it.wikipedia.org/wiki/Kali_yuga [12]
  • 2. Singolarità tecnologica: http://it.wikipedia.org/wiki/Singolarit%C3%A0_tecnologica [13]

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[1] http://ilporticodipinto.it/content/editoriale-map-n5
[2] http://ilporticodipinto.it/content/diffusione-controllata-del-nucleare-%C3%A8-necessario-un-intervento-urgente-evitare-il-conflitto
[3] http://ilporticodipinto.it/content/cargo-cult-il-contagio-dagli-enti-locali-arriva-agli-stati
[4] http://ilporticodipinto.it/content/la-rivista-del-nostro-probabile-futuro-gente-virtuale
[5] http://ilporticodipinto.it/content/finirla-una-volta-tutte-con-le-pretese-degli-economisti-riguardo-lanticipazione-della-crisi
[6] http://ilporticodipinto.it/content/valutazione-annuale-delle-anticipazioni-di-leap-un-tasso-di-successo-dell%E2%80%9982-nel-2011
[7] http://ilporticodipinto.it/content/prospettive-dell%E2%80%99ascolto-mediatico-diffusione-e-ritorno-al-passato
[8] http://ilporticodipinto.it/content/anticipare-le-conseguenze-politiche-di-internet-e-tutta-una-questione-di-potere
[9] http://ilporticodipinto.it/content/fiction-ian-mcdonald-scrittore-di-fantascienza-esplora-il-futuro-dei-brics
[10] http://it.wikipedia.org/wiki/Culto_del_cargo
[11] http://it.wikipedia.org/wiki/Denial_of_service
[12] http://it.wikipedia.org/wiki/Kali_yuga
[13] http://it.wikipedia.org/wiki/Singolarit%C3%A0_tecnologica