Certe volte il turismo scatena vortici di pensieri. Anzi, quasi sempre, specie quando si guida per una statale senza traffico, come quelle che possono solo esserci in Francia: un cielo limpido ma adornato di nuvolette a classico batufolo di cotone, platani che espandono la loro ombra discreta ai lati della strada (i francesi, per loro fortuna non hanno avuto tra i loro politici “cavalli di razza” piccoli ma ingombranti che seguivano la demenza di quelli che richiesero la pena capitale per gli “alberi assassini”) ed un panorama infinito di campi, colline e filari fino all’ampio orizzonte che fa ben capire dove stia la gloria della “Douce France”.
Pochi mesi addietro mi trovavo appunto sperduto (grazie anche alla tecnologia del mio navigatore satellitare che impropriamente avevo predisposto come “pedonale” invece che “automobile”) in queste stradine di campagna a rimuginare pensieri selvaggi sulla cattedrale di Bourges. Pensieri che non cercherò di ammantare di alcuna autorità, di giustificare e neanche di accompagnare a note, fonti e bibliografia, poichè per il momento sono del tutto campati per aria e vi prego di prenderli come un “pour parler” ed uno stimolo per coloro che non avessero mai sentito parlare dell’argomento.
La cattedrale di Bourges è stata con tutta probabilità la prima grande cattedrale gotica ad essere terminata (i lavori cominciarono pressapoco all’epoca dello stabilimento della fabbrica di Chartres) ed è particolare per la sua pianta che non è cruciforme. Bourges è grossomodo nel centro geografico del grande paese europeo e ne è stata la capitale per lungo tempo proprio in virtù di questo fatto.
Era già un centro importante ai tempi della campagna di Giulio Cesare e i suoi abitanti (che probabilmente erano più o meno lo stesso numero che sarebbero poi stati nel medioevo, circa 15.000) non sfollarono e non applicarono la dottrina della terra bruciata di Vergingetorige, sicuri della solidità del loro unico muro di difesa e della impraticabilità delle paludi che la circondavano da tre lati, come insegna Kurosawa nei 7 samurai. A differenza dei giapponesi del film, la banda di delinquenti romani era dotata di ferrea disciplina e riuscì ad abbattere la formidabile muraglia: tutti gli abitanti (tranne gli 800 che si rifugiarono nelle paludi) furono trucidati, e la città distrutta.
I Romani però compresero l’ottima posizione geografica e la ricostruirono come città romana erigendo un tempio sulle rovine del precedente tempio pagano. In epoca cristiana una cattedrale in stile romanico fu eretta al di sopra del tempio romano, ma nel secolo XII si rivelò troppo angusta per la cittadina che aveva nel frattempo raggiunto di nuovo i 15.000 abitanti. O almeno questa è la versione ufficiale che giustifica la costruzione di una nuova cattedrale. Tenete in conto che 15.000 anime non sono certo una metropoli, che la chiesa non era nemmeno una parrocchia ma solo la sede dell’arcivescovado, che non era mai stata meta di pellegrinaggio (e mai lo sarà, tranne per il sottoscritto ed i soliti turisti giapponesi) e non conteneva nessuna reliquia che ne giustificasse il pagamento del biglietto per l’ingresso, che non ci fu mai.
Come per l’altra ventina di cattedrali gotiche spuntate tutte assieme con tecnologie che paiono improvvisamente portate da un uomo su una torta fiammeggiante che disse vi chiamerete Beatles, con la “a”, il problema principale (se credete nell’omino della torta) non è tanto dove avessero preso la tecnologia sconosciuta, ma da dove arrivassero i soldi per pagare un esercito di lavoratori altamente qualificati che venivano da ogni parte d’Europa per un centinaio d’anni e procurarsi e trasportare una mole di materiale che sarebbe bastato per una piccola (ma neanche tanto) piramide egizia.
E’ già difficile capire come l’arcivescovo Henry De Sully potesse giustificare una impresa titanica di quel tipo (al confronto TAV e ponte sull Stretto sono abbastanza economici) considerando anche che i pellegrini non sarebbero fioccati anche perchè pressapoco allo stesso tempo si stavano realizzando un’altra ventina di progetti analoghi nel centro-nord della Francia, ma è inconcepibile pensare in che modo si sarebbero potuti raccogliere i fondi in un periodo economicamente non particolarmente florido e nel mezzo di continue dispute militari, anche esse molto costose.
Quindi i problemi – o misteri, se siete più inclini all’occulto - essenzialmente sono due: quello economico e quello tecnologico.
A quello tecnologico si è cercato di rispondere, specie negli ultimi anni con ogni sorta di teoria - e badate bene, quella dell’omino sulla torta fiammeggiante non è neanche la più bislacca.
Dopo una preventiva epurazione delle teorie più folli, i casi si restringono di nuovo a due: o la tecnologia è stata inventata di sana pianta mentre stavano costruendo St. Denis o l’hanno appresa da qualche altra parte. La prima ipotesi non sarebbe da scartarsi se si fosse stati in un periodo particolarmente fecondo della cultura europea. Purtroppo non era così, anzi, piuttosto, il contrario: c’era una tale crisi di idee e di mezzi che si scelse di finanziare (molto poco) un’impresa folle di attacco all’Islam più che altro per sbarazzarsi di gente che non si voleva tra i piedi e di nobili che avrebbero solo seminato morte e distruzione per l’Europa. A questo proposito, però, spicca la differenza tra i crociati e un piccolo manipolo di nove uomini, tutti parenti o relazionati con Bernardo di Chiaravalle (abate sull’orlo del crollo finanziario la cui abbazia era stata donata proprio dalla famiglia di uno dei nove, i De Champagne signori di Troyes, alla cui corte nacquero i Troubadours e la leggenda di Re Artù e che incoraggiavano la presenza di ebrei e studi cabalistico-esoterici) che si recarono all’Outremer per prendere possesso delle “stalle” di quel che si pensava essere ciò che restava dell’antico Tempio di Salomone a Gerusalemme. I cavalieri restarono a Gerusalemme per 9 anni e nessuno ha mai trovato traccia di documenti che ci spieghino cosa ci facesse lì un ordine cavalleresco formato da nove membri che non accettavano proseliti e che non combattevano o facevano niente che sia mai stato riportato. Tutto questo è ampliamente conosciuto ed è stato scritto già da tutti gli emuli di Dan Brown in tutte le salse, tutte melense e di pessimo gusto.
Qualcosa però questi cavalieri avevano portato a casa di sicuro visto che l’ordine improvvisamente divenne ricchissimo, potentissimo e creò innovazioni in campo finanziario. Allo stesso tempo la tecnologia europea fece un balzo incredibile all’indietro, nel senso che tecnologie romane non utilizzate da un mezzo millennio vennero utilizzate di nuovo improvvisamente proprio per costruire le cattedrali (la gru propulsa dalla ruota da criceto con operaio cricetato, il maglio automatico ad acqua e via elencando) e parimenti in avanti con tecnologie di cui non si ha notizia precedente come quella dell’arco ogivale e del soffitto a doppia crociera delle cattedrali gotiche fiorite proprio nei paesi di origine dei 9 cavalieri.
Ora, se questa tecnologia, come alcuni dicono sia frutto di segreti appresi nelle stalle del Tempio di Salomone, non è dato sapere. Ma non c’è alcun dubbio che i 9 cavalieri siano connessi con la nascita repentina delle cattedrali. Se andate dalle parti di Urfa, l’antica Edessa, capitale di un regno crociato e luogo di nascita di Abramo, troverete delle rovine romane ma anche altre molto più antiche che secondo l’archeologia ufficiale, badate bene, non quella alternativa, sono risalenti a 11.000 anni addietro. Nel mezzo si trovano resti non datati in cui si possono distinguere chiaramente archi ogivali. Che anche il famoso Tempio di Salomone fosse costruito come una cattedrale gotica?
Sembrerebbe di si. Le dimensioni di Notre Dame di Parigi e di Chartres ricalcano fedelmente quelle che la Bibbia attribuisce al tempio. Bourges, che non ha la forma a croce, sembra di tutte quella più somigliante. Viene inoltre da pensare che le due famose colonne del Tempio che vengono ricordate nella mitologia massonica potessero essere invece le due torri delle cattedrali: probabilmente le si è sempre chiamate colonne solo perchè tempio, a tutti, ha sempre ricordato l’architettura greca classica. Altre menzioni massoniche ci ricordano che nel tempio (e nelle cattedrali) visto il lungo tempo in cui le impalcature dovevano restare erette, formassero una struttura dall’aspetto niente affatto provvisorio e ci fossero più piani (almeno due secondo la lettura massonica della tavola del secondo grado) di legno collegati con scale dotate di alzata, pedata e balaustra. Altra notevole similitudine, sempre secondo il rituale massonico, il rosone e la posizione del Sancta Sanctorum, esattamente quella della Cattedrale di Bourges, il che può significare solo due cose: o il Tempio era come Bourges o i massoni hanno ricostruito la loro versione del tempio adattandola a ciò che conoscevano, cioè le cattedrali. Ma ciò farebbe in ogni caso pensare che la Massoneria non sia così recente come si suole pensare.
Il problema economico
In nessuna gita a Bourges può mancare una capatina alla casa di Jacques Cor. La casa e’ notevole già dalla facciata:
Ma l’interno e’ ugualmente stupefacente:
Nel 1440 Jacques Cor (o Jaques Le Coer) era un commerciante il cui negozio era nella vecchia Bourges, un posto dove ti aspetti di vedere Golem spuntare da ogni angolo e alchimisti entrare rapidi in portoni di legno massiccio con vecchi ed enormi libri sotto il braccio:
La vecchia Bourges era in odore di eresia e di Alchimia e Cor non faceva difetto nell’emanare lo stesso effluvio. A quel tempo era la Capitale di Francia ed il re era Carlo VII. Cor aveva, oltre negozi e magazzini, officine e ditte di costruzioni, anche le proprie navi che trasportavano merci da Venezia e Cipro. Nessuno sapeva come Jacques fosse riuscito a diventare cosi’ ricco praticamente dall’oggi al domani ma era rispettato in città ed in tutta la Francia.
A quel tempo parte della Francia era sotto il dominio inglese e le armate inglesi spingevano per avere sempre più territorio francese. Contrastarle era un’operazione parecchio costosa ed il Re aveva costantemente bisogno di soldi per pagare l’esercito ma sapeva benissimo di essere alla mercè degli inglesi se avesse fallito nel procurarsi sempre più denaro. Già c’erano state rivolte a sud, dove non capivano perché avrebbero dovuto dissanguarsi per mantenere un esercito che combatteva in lontane e fredde lande. Per inciso il re d’Inghilterra aveva lo stesso problema, solo che i Francesi non lo sapevano. Entrambi però ebbero la medesima idea, il che fa pensare che non fosse una soluzione proprio nuovissima. In Inghilterra una porzione delle nuove monete, quella destinata alle truppe in Francia, venne ricavata da “oro alchemico” stranamente diverse dalle monete di Enrico VI, visto che portavano l’effige di Edoardo III. In francia, Carlo chiamò a ricoprire la carica di Ministro delle Finanze proprio l’enfant prodige della finanza (e dell’alchimia), nessun altro che il buon Jacques. Cor fece lo stesso e produsse monete di “oro alchemico”. Non proprio inaspettatamente i soldati inglesi subodorarono che qualcosa non andasse per il verso giusto con le loro monete portanti l’effige di un re che non era quello in carica e presero a scambiarle con le nuove monete francesi prodotte da Cor, che non pensò certo di poter buggerare i soldati francesi in patria. Insomma gli inglesi, ignorandolo, facevano incetta ad un cambio sfavorevole di monete di “oro alchemico” in cambio di altre monete di “oro alchemico”, buggerati due volte. Sfortunatamente per loro, in cambio i francesi a volte davano anche vecchie monete di oro genuino così, quando Giovanna d’Arco respinse gli inglesi e l’emergenza cessò, la Francia si trovo inondata di monete contraffatte.
Alcuni non furono affatto divertiti dalla cosa, anche perché l’inflazione stava affamando il paese. E fu chiesta la testa di Cor. Il Re era preso tra due fuochi: doveva punire Cor ma era chiaro che essendo stato lui a nominarlo ed ad approvare la sua politica, sarebbe stato il responsabile della sua morte. Così Cor fu condannato a morte e graziato da Carlo. Nel 1453 partì per l’esilio verso Cipro, portandosi dietro gran parte dei suoi beni e avendo potuto vendere le sue proprietà in Francia prima della partenza, non erano certo noccioline: il commerciante più ricco di Francia lasciava il paese portandosi via il suo oro, quello vero.
Ora, ci stavamo chiedendo poco addietro come facessero queste Cattedrali ad essere costruite e soprattutto pagate. Qualcuno aveva già allora in mano la stampante magica, a quanto pare e poteva costruire “Grandi Opere” diventando favolosamente ricco con il prestito e l’interesse.
Non solo.
Gli inventori dell’assegno al portatore, i Templari, potevano usare il solito gioco del Fiat Money e diventare sempre più potenti emettendo semplicemente carta. Non è una sorpresa che il favoloso tesoro dei Templari non fosse mai stato trovato, nonostante perquisizioni e torture, da Filippo il Bello. Non esisteva.
I Templari avevano appreso l’arte di conquistare il mondo (per renderlo simile alla Gerusalemme Celeste dei loro sogni) tramite la finanza, usando l’astuzia ed una milizia decisa e disciplinata contro la forza bruta della nobiltà barbarica del loro tempo e, contemporaneamente, avevano innalzato i più grandi monumenti di informazione esoterica che l’umanità avesse mai concepito.
Il loro tesoro era sepolto molto profondamente, proprio qui, nella mente di chi aveva lavorato con loro:
EDIT
Il nostro PadijtLee ha segnalato un dipindo di Jean Fouquet sulla costruzione del Tempio di Salomone che francamente non avevo mai visto prima e ve lo propongo qui di seguito:
Collegamenti:
[1] http://ilporticodipinto.it/category/classificazione-articoli/storia