Incredibile. E continuo a stupirmi di come io mi stupisca di come la gente non riesca a farsi mai i cazzi suoi. Allucinante, direi. La scoperta dell’acqua calda, direte voi. Va beh, ci sta. Ci sta, visto come la saggezza popolare reclami a pie' sospinto [e sempre indignata] il famoso: "Non si è fatto gli affari suoi! e non doveva farsi i miei!", immagino che simili «intercalare» siano ormai secondi solo a quelli del chiedere «Come stai?», del «Che bella giornata oggi, visto che Sole?» del «Mannaggia piove, chi sa domani», e il mitico «Governo ladro» che non può mancare mai, e via discorrendo.
Perché quindi sondare l'acqua calda? ... beh, se dovessi fare debitamente le premesse, sarebbero più lunghe dell'articolo stesso, quindi ... mi diverto a scovare nelle frivolezze di certe scoperte dell'acqua calda, riflessioni più taglienti e dal sapore immediato che, ogni tanto, è interessante commentare.
Insomma. Questo bisogno viscerale e maniacale di farsi gli affari degli altri, letteralmente maniacale, è talmente capillare da non essere più considerato. Se non nel momento che una vicenda raggiunge il suo apice e la si può finire tranquillamente a coltellate. Se ragionassimo su quante brutte storie non sarebbero accadute se qualcuno si faceva gli affari propri, metà giornalisti del pianeta rimarrebbero disoccupati. Però si persiste.
Che dire, ti guardi intorno e ti accorgi che quel che vivono queste persone malate e perseguono in maniera morbosa, avida, incessante, gratuita, è talmente evidente da risultare invisibile, che... tanto? ... che ci vuoi fare, siamo fatti così, mi si dice. «Siete» fatti così, rispondo, se permettete.
Non riescono ad andare a prendere il pane solo per prendere il pane, fare benzina solo per fare benzina, in farmacia per prendere le medicine e dal parrucchiere per farsi capelli. No, bisogna sparlare, se no si sta male. Tutto diventa un contorno, un pretesto, un alibi, per farsi i cazzi degli altri.
Il meccanismo e la parola chiave che determina i pesi e i limiti del buonsenso e di una certa tolleranza è la "Gratuità", poiché se il voler sapere gli affari degli altri fosse un processo leale, legato perciò alla responsabilità, quindi: ... “Mi preoccupo e voglio sapere di Te perché così posso aiutarti e lo farò”... allora saremmo onesti e coerenti. Ma comunque ancora e solo in parte. Giacché se ti interessi veramente di qualcuno, allora vai a chiederlo direttamente all’interessato e se non vai a chiederlo direttamente all’interessato, allora è perché non vuoi esporti, quindi non vuoi accollarti l’eventuale responsabilità che ciò comporterebbe: quella di aver preso o di dover prendere una posizione di fronte a lui e agli altri. Ecco perché si può asserire senza timore di smentita che chi non si fa i cazzi suoi è fondamentalmente un vigliacco.
Ora si tirino le somme e si capirà come i conti tornano perfettamente in una società vigliacca che demanda ogni responsabilità e, nel contempo, vuole morbosamente vivere le vite altrui perché la propria è oggettivamente priva di valore. Non è una battuta a effetto. Il valore reale discende praticamente da ciò che noi abbiamo teorizzato a monte, abbiamo dimostrato cioè di perseguire intenzioni secondo le posizioni di cui siamo di fatto responsabili. Altrimenti non stiamo parlando di responsabilità, ma di appartenenza a un dato ideale, tradotto: - aria fritta.
Incarnare il bisogno morboso di parlare degli altri è l’unica alternativa per sentirsi vivi. Si sa. Si sa, e ce ne frega ben poco al contempo.
La cosa interessante è che quando qualcuno che conoscete prova a informarsi di qualcun altro, magari chiedendo a Te come mai codesto "qualcun altro" stia sbagliando in un certo comportamento e che lui saprebbe come risolvere al posto suo, e tu replichi serenamente “Beh, perché non vai a dargli direttamente il tuo consiglio allora?” ... la risposta che ti sentirai dare è la seguente: ... “No, no, ci mancherebbe, io mi faccio i cazzi miei”.
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