Se non l'aveste ancora visto vi invito a vedere quanto prima uno dei film fondamentali del cinema inglese (non le ultime versioni, bensi la prima delle due di Korda) Le Quattro Piume 1. Sembra un concentrato di luoghi comuni coloniali britannici, ma in realta non lo è. E la storia che mi appresto a narrare - raccontata, per quanto sappia, in Italiano, solamente e brevemente da Messner in un suo vecchio libro 2 - è la storia di un uomo che come molti altri fu toccato personalmente dalla Prima Guerra Mondiale in più di un modo: e la Grande Guerra sigillò il suo fato in maniera inescapabile, proprio come la guerra in Sudan fece col protagonista del romanzo da cui il film sopra citato prende ispirazione. Maurice Wilson, questo il suo nome, non solo pagò la sua arditezza fisicamente, ma anche con l'applicazione di un intento quasi persecutorio verso di lui da parte dei suoi detrattori che ottennero che il suo spirito libero finisse per essere equiparato a follia maniacale e testarda idiozia, ostacolato costantemente nei suoi sforzi dall'autorita costituita.
La differenza eclatante col protagonista del romanzo è che Maurice Wilson non era certo stato in nessun punto della sua vita considerato un vile, anzi, fu insignito della Croce Militare per avere sostenuto da solo in attesa di rinforzi, col fuoco della mitragliatrice del reparto che comandava (i cui soldati erano tutti stati uccisi), un imponente attacco tedesco durante la battaglia di Passchendaele 3. Dopo essere uscito senza un graffio da quella situazione, nel 1919 comandò un contrattacco verso le linee tedesche nel quale fu colpito da piu proiettili di mitragliatrice, perdendo quasi l'uso del braccio sinistro (che non sara più abile per il resto dei suoi giorni). Riusci ancora a sopravvivere dopo una lunga ospitalizzazione. Dio l'aveva salvato, egli avrà sicuramente percepito, non certo per condurre una vita amorfa da civile del primo dopoguerra, tirando avanti l'azienda tessile di famiglia. Essendo una persona piena di risorse, decise di tentare la fortuna in America ed in Nuova Zelanda, con un certo successo. Ma, dopo una lunga teoria di imprese di successo, dall'agricoltura al commercio di abbigliamento femminile e dopo due matrimoni falliti, decise di tornare, in piena crisi esistenziale, in Inghilterra. Nonostante fosse forte come un toro, era caduto spesso alla merce di malattia e depressione.
Al ritorno in Inghilterra dopo più di una decade di permanenza all'estero, trovò un paese a lui ormai estraneo. Per caso, però, fece amicizia con una giovane coppia innamoratissima, Leonard Evans, un venditore di automobili e la di lui bella moglie Enid che avevano una casa a Londra, la quale divenne sempre e sempre piu' un ritiro che Maurice utilizzava per settimane alla volta. Gli Evans divennero i suoi unici amici intimi ed i tre sembravano inseparabili, fino a che nel 1932 Wilson si ammalò di nuovo (probabilmente di tubercolosi, che in un mondo senza antibiotici era più spesso una condanna a morte). Probabilmente per non contagiare gli amici, Wilson si trasferì in Germania ed in Svizzera nel mezzo di una rovinosa crisi di depressione. Aveva ancora parecchio denaro risparmiato dai floridi affari in Nuova Zelanda e poteva permettersi una lunga vacanza all'estero. Scrisse un biglietto agli Evans: "Devo scrollarmi questa cosa di dosso. Se tornerò saprete che sto bene. Se non mi vedeste più saprete che sono morto." Nonostante fossero parecchio preoccupati per lui gli Evans lo conoscevano abbastanza per ritenere questo suo modo di fare come normale per lui: era in fatti uso stare da loro per settimane e scomparire nel nulla per altrettanto tempo senza neanche un messaggio, perciò accettarono anche questa assenza come parte del personaggio che apprezzavano ed amavano.
Quando ritornò dopo un paio di mesi alla loro casa di Maida Vale 4 era in forma splendida, fisica e mentale, con una storia bizzarra ed un progetto pazzesco. Disse in fatti di avere visitato un guaritore di Mayfair 5 che curava ogni genere di malattia con digiuni prolungati - durante i quali anche l'assunzione di acqua era controllata, seguiti da una dieta ipocalorica vegetariana - e con la preghiera e la Fede. Raccontò di centinaia di persone guarite da ogni genere di malattia, e sempre in forma totalmente ed assolutamente gratuita, da questo misterioso e ricco benefattore. Disse di avere digiunato completamente per 35 giorni bevendo pochissimo e di avere seguito indicazioni precise e dettagliate, di cui però non sappiamo niente. Aveva sperimentato uno stato di prostrazione totale, con la sensazione di essere vicino alla morte, dal quale uscì soprattutto con la pratica della preghiera e la fede nel fatto che Dio volesse farlo rinascere di nuovo. Era così guarito completamente. Durante la convalescenza in Svizzera, gli capitò di leggere un ritaglio di giornale sulla spedizione britannica sull'Everest del 1924, durante la quale gli alpinisti di eccezionale competenza e preparazione Mallory ed Irvine 6 finirono dispersi sulla via della vetta. Fu cosi che ebbe l'idea di tentare di ascendere per primo la montagna più alta del mondo, per dimostrare che grazie al segreto della sua cura un uomo poteva aspirare anche a quel che veniva considerato quasi impossibile.
Maurice Wilson non sapeva niente di alpinismo, una pratica che non l'aveva mai interessato e che era per lui problematica, con il suo braccio invalido. Perciò cominciò a documentarsi sull'Everest, del quale, a quel tempo, si sapeva abbastanza poco. Purtroppo gli alpinisti non sono in genere persone che si dilungano troppo nei racconti sulle loro gesta e la conoscenza di seconda o terza mano di quanto poteva essere a lui utile sapere sull'argomento era troppo, troppo limitata, nonostante Wilson leggesse tutto quel che poteva essere letto. La sua preparazione tecnica alpinistica fu anche quella in pratica non esistente, limitandosi a delle escursioni in Galles, ma il suo equipaggiamento era quanto di meglio si potesse trovare all'epoca. Per ragioni di metodo, ideologia e di coscienza ecologica ante-litteram, era decisamente contrario alle spedizioni organizzate come operazioni militari costosissime in termini di uomini, risorse e impatto politico e sociale che si erano succedute verso l'Himalaya. Sosteneva infatti che la dimensione migliore per una spedizione era quella minima: un uomo da solo. Cosciente della sua imperizia ideò un piano incredibile: avrebbe volato sino alle pendici dell'Everest e si sarebbe paracadutato in quota cosi' da evitare la fatica dell'avvicinamento e le difficoltà tecniche dei seracchi dei ghiacciai dell'Everest.
Affrontò la questione del trasporto aereo nel suo tipico stile: comprò, senza sapere niente di aereonautica tranne quel che poteva trovare sui libri in biblioteca, un biplano usato a cabina aperta, un aereo decisamente inadeguato per percorrere un terzo della circonferenza del mondo in condizioni spesso difficilissime 7. Si preoccupò di imparare a pilotarlo solo in un secondo tempo, iscrivendosi ad un corso per il brevetto di volo. Ben presto fu evidente come Wilson fosse un aspirante pilota scarsissimo, imbranato e senza grande speranza di ottenere il brevetto. Il suo istruttore, dopo avere cercato di dissuaderlo senza successo, cercò di fare di tutto per almeno assicurarsi che non si uccidesse durante il corso. Come paracadutista era anche peggio, e dopo un primo lancio rovinoso decise di soprassedere: non si sarebbe lanciato, ma avrebbe cercato di atterrare anche a costo di distruggere l'aereo sulle pendici dell'Everest.
Quel che non aveva assolutamente previsto fu, insieme una certa notorietà non appena la stampa subodorò il suo piano senza precedenti, la complessità politica e burocratica di una spedizione nel Nepal. Infatti sia il Nepal che il Tibet erano sempre stati gelosamente parchi nel consentire a stranieri di entrare nel loro territorio e si erano dovuti giocoforza arrendere a permettere a spedizioni di carattere militare approvate e appoggiate dal possente Impero Britannico. L'Impero Britannico, d'altro canto, non vedeva assolutamente di buon occhio iniziative personali di cittadini ordinari nel penetrare i confini di tali paesi senza farne richiesta formale ed avere al seguito personale militare per controllarne gli spostamenti. Wilson invece sosteneva un approccio del tutto anarcoide alla gestione dei confini e si sentiva sempre di più non solo suddito britannico ma parimenti cittadino del mondo. La sua maniera di agire provocò l'ira di almeno quattro governi (britannico, persiano, nepalese e tibetano) che avrebbero fatto di tutto, entro i limiti legali e burocratici, per impedirgli di raggiungere la sua meta, con la scusa di evitare un elaborato suicidio.
Fine parte prima. Link alla Parte Seconda [3]
Collegamenti:
[1] http://ilporticodipinto.it/category/classificazione-articoli/avventura
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[3] http://ilporticodipinto.it/content/scaler%C3%B2-leverest-da-solo-parte-seconda-il-volo
[4] http://it.wikipedia.org/wiki/Le_quattro_piume_(film_1939)
[5] http://www.planetmountain.com/special/books/showbook.lasso?id=96
[6] http://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Passchendaele
[7] http://it.wikipedia.org/wiki/Maida_Vale
[8] http://it.wikipedia.org/wiki/Mayfair
[9] http://it.wikipedia.org/wiki/George_Mallory
[10] http://it.wikipedia.org/wiki/De_Havilland_DH.60_Moth