estratto pubblico del GEAB n.60 (16 Dicembre 2011)1
L'ultimo estratto pubblico del GEAB fa alcune analisi interessanti e delle proposte che di interessante hanno molto meno in quanto fondamentalmente si contraddicono e pare che non concepiscano la possibilità di tornare a ciò che la costituzione si auspica, che purtroppo è ben diverso da quello che sostiene con i fatti (e non con le parole) il Tea Party (con l'esclusione ovviamente di Ron Paul e del suo seguito).
Ma leggere queste analisi è sempre interessante ed utile, ed un buon esercizio per l'obiettività
In questo numero offriamo le nostre anticipazioni sul futuro degli Stati Uniti per il periodo 2012-2016.
Ricordiamo che fin dal 2006, in occasione del primo GEAB, abbiamo detto che la crisi sistemica globale caratterizzerà la fine del mondo post-1945 per come noi lo conosciamo, e che segnerà il crollo del pilastro americano, su cui questo ordine mondiale è riposato per quasi sette decenni. A partire dal 2006, avevamo individuato il periodo 2011-2013 come quello in cui il "Muro del Dollaro", su cui siede il potere degli Stati Uniti, sarebbe crollato. L’Estate del 2011, con il taglio del rating degli Stati Uniti effettuato da S&P, ha segnato una svolta storica ed ha confermato che l'"impossibile"2 era in effetti sul punto di avverarsi. Pertanto, oggi, ci appare indispensabile fornire ai nostri lettori una visione chiara, anticipatrice di ciò che attende il "pilastro del mondo prima della crisi”, nel momento in cui questa è passata nella fase di massima velocità, nell'Estate del 2011.3
Così, secondo noi, il 2012, anno di elezioni, che si apre avendo sullo sfondo la depressione economica e sociale, la paralisi completa del sistema federale4, il forte rifiuto del tradizionale sistema bipartitico, e la crescente messa in discussione della pertinenza della Costituzione, inaugura un periodo cruciale nella storia degli Stati Uniti. Nei prossimi quattro anni il paese sarà sottoposto a sconvolgimenti politici, economici, finanziari e sociali, come non ne ha mai conosciuto dalla fine della Guerra Civile che, per un caso della storia, cominciò esattamente 150 anni fa, nel 1861. Durante questo periodo gli Stati Uniti saranno contemporaneamente insolventi ed ingovernabili, trasformando quella che fu la "nave ammiraglia" del mondo degli ultimi decenni, in una “barca alla deriva”.
Per rendere comprensibile la complessità del processo in corso, abbiamo organizzato le nostre anticipazioni in tre aree-chiave:
1 – Lo stallo istituzionale e la rottura del tradizionale sistema bipartitico degli USA.
2 – L’inarrestabile spirale recessione/depressione/inflazione.
3 – Il collasso del tessuto sociale e politico degli Stati Uniti.
Fin dall'inizio del 2010, il nostro team aveva previsto la situazione di paralisi istituzionale che avrebbe caratterizzato gli Stati Uniti a partire dalle elezioni del Novembre del 2010. Il 2011 ha permesso a tutti di scoprire che era ormai impossibile, per Washington, prendere qualsiasi importante decisione, soprattutto per quanto riguarda le questioni economiche e di bilancio, al centro delle difficoltà del paese. Le autorità federali sono ora incapaci di ridurre il deficit, di adottare un sostenibile bilancio federale, e di attuare politiche di sostegno all'economia... sia essa la Presidenza, oppure il Congresso, oppure la Federal Reserve, ognuna di queste tre istituzioni-chiave sta rivelandosi incapace di decidere ed attuare politiche significative.
Un esempio, indicativo della situazione di stallo del sistema politico, è l’incapacità della Fed di attuare il QE35, contro la pubblica opposizione del Partito Repubblicano, del Tea Party e di Occupy Wall Street (per non parlare dell'opposizione della maggior parte delle Banche Centrali del mondo). E, lontana dal migliorare, la situazione, al contrario, peggiorerà nel corso del 2012 e negli anni successivi.
Una delle principali cause di quest’impasse istituzionale è la rottura del tradizionale sistema bipartitico, che si è accelerata con le elezioni del Novembre 2010. Già da oltre un decennio sta svanendo uno dei fenomeni che, a partire dal 1945, avevano consentito al bipartitismo USA di funzionare in modo relativamente facile: l’ampia permeabilità fra le idee politiche di entrambi i partiti. In altre parole si sta perdendo quell'assenza di forti divisioni ideologiche, che permette alle Istituzioni di evitare la paralisi, attraverso la rigorosa separazione dei poteri, garantita dal sistema bipartitico6. Nel corso degli anni 2000 questa permeabilità è scomparsa a causa delle crescenti tensioni ideologiche, generate in particolare dal Partito Repubblicano e dalle sue componenti, che sono ultra-religiose, anti-tasse ed ora anti-governo federale.
Ed in effetti, dal 2009, assistiamo alla rapida emersione di questa nuova causa di stallo istituzionale: la rottura pura e semplice del sistema bipartitico. Questo cambiamento è stato chiaramente registrato nei dibattiti al Congresso degli Stati Uniti, a partire dal Novembre del 2010 e, soprattutto, durante l'Estate del 2011, con lo stallo delle discussioni sul bilancio, ed il dibattito surreale riguardo il tetto del debito pubblico degli Stati Uniti. I parlamentari che affermano di rappresentare il movimento del Tea Party (TP) sono diventati, de facto, una parte dello stesso Partito Repubblicano o, meglio, l'embrione di un nuovo partito: i loro argomenti sono simili ai discorsi dei confederati durante la Guerra Civile (in favore dei singoli Stati, anti-federali, anti-fiscali, razzisti, isolazionisti... ed in generale manipolati da potenti interessi economici e finanziari).
L’Autunno del 2011 ha visto la nascita del "gemello democratico" del Tea Party, vale a dire il movimento Occupy Wall Street (OWS). Analogamente al Tea Party, OWS è portatore di tendenze molto distanti fra loro: anti-Wall Street, anti-interventista, anti-militare, ambientalista, favorevole ad un sistema di sicurezza sociale... i due movimenti rappresentano la frustrazione dell'opinione pubblica degli Stati Uniti davanti allo stallo del sistema politico federale, ed alla diffusa corruzione che prevale a Washington.7 LEAP/E2020 ritiene che TP e OWS saranno protagonisti nelle elezioni del Congresso che si terranno nel 2012. La ricerca di nuovi soggetti al di fuori dei due maggiori partiti è diventata prioritaria per un numero crescente di cittadini americani.
Per quanto riguarda le elezioni presidenziali del 2012, non è del tutto irrealistico pensare che una terza forza possa essere in grado di presentare un candidato alternativo. Però, a meno di un anno dalle elezioni, nessuna personalità è sembrata in grado di personificare questa terza via, e non c'è alcuna organizzazione in grado di portare avanti un tale candidatura a livello nazionale. Comunque, per le elezioni del Congresso (e certamente in molte altre elezioni statali), il TP e l’OWS giocheranno il ruolo di "interruttori" del tradizionale duopolio democratici/repubblicani.
Per il 2012, prevediamo un Congresso ancora più diviso di quello attuale, con i due movimenti, TP ed OWS, fortemente rappresentati nella Camera dei Rappresentanti. Stimiamo che gli Eletti, collegati ai due movimenti, rappresenteranno il 30% della Camera, ed il 15% del Senato. Questa ulteriore suddivisione in quattro dei partiti/movimenti, dalle ideologie sempre più chiuse ad ogni compromesso, rafforzerà l’ingovernabilità del Congresso e quindi del Governo Federale, dal momento che il Presidente non può fare molto quando al Congresso non c’é un maggioranza sicura ma, al contrario, esso è profondamente diviso sulla direzione generale da dare al paese (compreso il ruolo del Presidente). Il sistema istituzionale degli Stati Uniti è totalmente impotente di fronte ad un sistema diviso in quattro, soprattutto quando questa modifica rappresenta il rifiuto del sistema attuale.
Ci aspettiamo, pertanto, l’aumento di misure parziali e di breve termine a partire dal 2013 (come abbiamo già visto per gli accordi sul bilancio, parziali e last minute, che cercavano di "mantenere in pista” lo Stato Federale)8, l'incapacità di pianificare i principali equilibri di bilancio del paese9 e, al più nel 2014 (anno di nuove elezioni), una radicalizzazione degli argomenti in competizione fra loro sulla ridefinizione di che cosa possano essere gli Stati Uniti.
E' proprio in questo momento che si aprirà la "finestra di opportunità" per l'uomo-inviato-dal-cielo (o donna) e destinato a "salvare il paese". È un dato di fatto, ci potrebbero essere diversi candidati al "salvataggio", il che rafforzerà le divisioni interne del paese. L'uomo di cui sopra, che avrà nel mirino le elezioni presidenziali del 2016, avrà la necessità di un peggioramento della situazione nazionale ed estera, per migliorare la sua posizione di "salvatore".10
Il nostro team, come molti degli osservatori della politica statunitense, ha già individuato uno dei possibili candidati per questo ruolo di "salvatore della patria": il generale David Petraeus. Oltre al suo nome, che suona un po’ come quello di un governatore romano, egli si è comportato come tale durante il mandato di Capo delle Forze Armate degli Stati Uniti in Iraq ed in Afghanistan. Molti sono i soldati, i diplomatici ed i burocrati federali, che vorrebbero vedere un uomo di questo "calibro" ristabilire l'ordine nel paese, al comando di un indiscutibile Stato Federale. I fans dell’ordine11, del resto, amano le uniformi.
Nel campo opposto, per ora, non c'è nessuno dotato di credibilità, di visibilità nazionale e di carisma. Nel 2012 la situazione potrebbe cambiare, e far emergere un forte leader nel movimento OWS, a sinistra del Partito Democratico. Ma su quest’argomento il nostro team resta in guardia, perché questa famiglia politica ha spesso difficoltà nel produrre capi carismatici (In generale, i leaders dubbiosi della sinistra), soprattutto in un paese dove il loro tasso di mortalità è particolarmente elevato (i fratelli Kennedy, Martin Luther King, ...).
La questione del pareggio di bilancio in una fase di recessione, il finanziamento del deficit e, di conseguenza, la consistenza del bilancio militare, spingono fortemente il complesso militar-industriale12 ad agire, rafforzando sempre di più la possibilità che possa esserci un "uomo-mandato-dal-cielo-in-uniforme". In sintesi, l'attuale fase di stallo, a Washington, diventerà più marcata a partire dal 2012, e diventerà una fonte di diffuso caos politico nel corso del 2013, visto che potenti interessi saranno tentati di fare politiche della peggior specie, per assicurare, nel 2016, la vittoria ad un "salvatore della patria".
Il problema, per questi “players inside the "Beltway"13, è che il paese non sta affrontando una crisi "normale", o finanche "seria", come nel 1929, ma una crisi storica che ha luogo grosso modo una volta ogni quattro o cinque secoli.14 Così, a partire dal 2008, e con la significativa accelerazione del 2011, gli Stati Uniti d’America sono coinvolti in un’inarrestabile spirale economica: la sequenza di recessione/depressione/inflazione.
Gli Stati Uniti, in effetti, concludono il 2011 in uno stato di forte debolezza, senza precedenti dai tempi della guerra civile. Essi non stanno praticando alcuna importante leadership a livello internazionale. Il confronto tra blocchi geopolitici si sta inasprendo, ed essi si troveranno di fronte quasi tutti i più importanti players del mondo: Cina, Russia, Brasile (ed in generale quasi tutto il Sud America) ed ora anche Eurolandia15. Nel frattempo, non riescono a mettere sotto controllo la disoccupazione (il tasso vero ristagna intorno al 20%), nel contesto della riduzione senza sosta e senza precedenti della forza lavoro (che ora è scesa al livello del 2001).16
Il settore immobiliare, che è alla base, insieme al mercato azionario, della ricchezza delle famiglie statunitensi, continua a vedere la discesa dei prezzi anno dopo anno, nonostante i disperati tentativi, da parte della Fed,17 di facilitare l'erogazione dei prestiti all'economia, attraverso la sua politica di tasso zero. Il mercato azionario ha ripreso il suo percorso verso il basso, artificialmente interrotto da due Quantitative Easings (QE) nel 2009 e nel 2010. Le Banche americane, i cui bilanci sono carichi di prodotti derivati molto più pesantemente rispetto alle Banche europee18, si stanno pericolosamente avvicinando ad una nuova serie di fallimenti, di cui MF Global è sì un esempio, ma anche un precursore, che indica la mancanza di controlli procedurali o di allarmi, tre anni dopo il crollo di Wall Street del 2008.19
La povertà sta crescendo nel paese ogni giorno di più, un americano su sei dipende ora dai buoni pasto,20 ed un bambino su cinque ha avuto periodi della propria vita vissuti sulla strada.21 I servizi pubblici (l’istruzione, il sociale, la polizia, le autostrade...) sono stati significativamente ridotti in tutto il paese, per evitare che città, contee o singoli stati falliscano. Il successo della rivolta della classe media e dei giovani (TP ed OWS), si spiega con questa oggettiva situazione. I prossimi anni vedranno il peggioramento di queste tendenze.
La debolezza dell'economia (e della società) statunitense del 2011 è, paradossalmente, il risultato dei tentativi di "salvataggio" effettuati nel 2009/2010 (piani di stimolo, QE...) e del peggioramento della “normale” situazione pre-2008. Il 2012 segnerà il primo anno in cui il deterioramento si innesterà su una situazione già gravemente compromessa22
PMI, famiglie, enti locali23, servizi pubblici, ... non hanno più alcuna imbottitura per attutire il colpo della recessione, in cui il paese è ancora una volta caduto24. Abbiamo anticipato che il 2012 avrebbe visto un calo del 30% del Dollaro rispetto alle altre valute mondiali. In un’economia come questa, che importa la maggior parte dei propri beni di consumo, questa svalutazione si tradurrà in una corrispondente diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie americane, nel contesto di un’inflazione a due cifre.
Il TP e l’OWS hanno quindi un brillante futuro davanti a loro, poiché l'ira del 2011 sarà di gran moda nel 2012/2013. E, secondo noi, non è sicuro che un Generale possa padroneggiare una tale rabbia. La grande questione finanziaria del 2012 (è per questo motivo che gli attacchi ad Eurolandia si sono moltiplicati ed intensificati, a partire dalla fine dell'Estate del 2011), riguarderà semplicemente il finanziamento del gigantesco "buco nero" costituito dai deficits degli Stati Uniti.
Nel prossimo numero del GEAB svilupperemo un’analisi più chiara sul perché il 2012 segnerà un catastrofico punto di svolta per il mercato statunitense dei T-Bonds … ma quello di cui stiamo ora parlando è già stato registrato ufficialmente dall'OCSE: nel 2012 non ci saranno più soldi a sufficienza per finanziare i disavanzi occidentali25. Si tratta di una previsione che avevamo già fatto nel 2009, che per la prima volta quantificava quella che avevamo chiamato la scomparsa degli assets-fantasma, che questa crisi sta trasformando in fumo, shock dopo shock. L'OCSE conferma la prognosi, e questo spiega la guerra sempre più aperta condotta da Regno Unito e Stati Uniti per cercare di appropriarsi delle residue risorse finanziarie, in particolare a scapito di Eurolandia, che è in grado di esercitare un’attrazione maggiore.26
L’inarrestabile spirale degli Stati Uniti, costituita dal trittico recessione/depressione/inflazione, sarà foriera, quindi, di gravi turbolenze, prive di qualsiasi moderno equivalente, sia per la loro ampiezza che per la loro rapidità. Il nostro team ritiene che i funzionari del "Beltway" non siano in grado di immaginarsi né questo shock, né le sue conseguenze.
Un esempio significativo: quando il Pentagono cerca, con difficoltà, di ridurre del 5% il proprio bilancio per i prossimi cinque anni, sta totalmente sbagliando l’entità del taglio. Tra la situazione di stallo istituzionale, e gli shocks economici e finanziari del 2012, il Pentagono dovrebbe lavorare su un taglio di budget del 50%. "Impossibile!" dicono gli ufficiali e gli esperti militari. In realtà vogliono dire "impensabile!" E questo non è esattamente la stessa cosa. Dovrebbero chiedere ai capi di Lehman Brothers, di AIG e degli altri grandi players di Wall Street se, nel 2007, essi credevano possibile, per l’anno successivo, il crollo diffuso dei mercati finanziari. Oppure dovrebbero chiedere ai Generali sovietici se, nel 1987, credevano possibile la scomparsa dell'URSS quattro anni più tardi, e che il loro budget sarebbe sceso quasi a zero. In una crisi storica, l'"impossibile" è infatti generalmente limitato all'"impensabile"... fino al momento in cui, all'improvviso, la realtà impone la propria scelta, che solo in pochi casi è quella pensata dalle persone coinvolte.
Inoltre, le Banche statunitensi si troveranno ad affrontare, nel 2012, un nuovo massacro. Come accennato nel GEAB n. 58, il 10 : 20% di esse andrà in bancarotta,27 seguendo l'esempio delle loro omologhe europee e giapponesi. Sono i prodotti derivati, debordanti nei loro bilanci, che le porteranno al fallimento, come conseguenza diretta della crisi del debito pubblico europeo, e dello shock che interesserà innanzitutto la City, ultimo bastione di Wall Street.
L'iperinflazione è una possibilità molto reale, nel 2013, per gli Stati Uniti28, sullo sfondo della mancanza, per il governo federale e per quelli locali, di idonei mezzi d’intervento, e di un sistema bancario soffocato dalla crescita improvvisa di tutte le sofferenze, sia sul debito interno (indebitamento delle famiglie, delle autorità locali...) che su quello esterno (debito sovrano).
La lacerazione del tessuto sociale-economico-politico degli Stati Uniti è un fenomeno cominciato una quarantina di anni fa. Già nei precedenti numeri del GEAB avevamo sottolineato l'importanza che i crolli degli anni ’70 avevano avuto nella dinamica degli Stati Uniti: la fine della convertibilità del Dollaro con l’oro, la sconfitta nella guerra del Vietnam, l’"impeachment" del presidente Nixon, la fine del periodo delle grandi invenzioni e delle avventure scientifiche statunitensi (Internet, la conquista dello spazio, etc.).
Un aspetto particolare ci sembra che sia allo stesso tempo cruciale e strategicamente importante per i prossimi anni: il crollo del sistema dell’istruzione29. In poche parole, noi crediamo che la riforma del sistema educativo degli anni ‘70, che da allora si basa sulla valutazione degli studenti fatta attraverso domande a scelta multipla (dalla scuola primaria fino all'università), ha generato l’indebolimento profondo e duraturo dell'istruzione di quelle generazioni statunitensi che oggi sono al di sotto dei 40 anni. Allo stesso tempo, questa riforma ha accentuato la creazione di un sistema d’istruzione a due velocità, che ha separato ancora di più l’élite sociale del Paese dalla classe media, a causa del crescente costo d’accesso ad un'istruzione di qualità. Infine, la diffusione a tutta velocità30 dell’insegnamento a distanza o a domicilio, ha inferto un colpo fatale a qualsiasi coerenza o generale obbligo di qualità nel sistema educativo.31
In generale, senza tuttavia essere i responsabili della situazione, le persone che oggi hanno meno di quarant’anni, negli Stati Uniti, sono molto meno istruite e socialmente integrate32 di quelle precedenti. Tutto ciò ha ovviamente delle conseguenze sulla loro "impiegabilità", sulla loro capacità di muoversi in un mondo dove la globalizzazione è dappertutto, e richiede ampie conoscenze (come ad esempio le lingue, la storia e la geografia…), sulla loro capacità di rapportarsi con la necessità della re-industrializzazione del paese, con la necessità di indirizzarne le sfide scientifiche33 e tecnologiche34, e finanche con le sue necessità militari.35
Si è così generato un calo anche nella qualità della vita democratica e del discorso politico, perché il cittadino è oggi meno capace di distinguere tra bugie e verità, tra informazione e propaganda, tra competenza e demagogia36. Le primarie repubblicane per le elezioni presidenziali del 2012 costituiscono un classico caso di studio, come ha detto Marc Pitzke nello Spiegel del 2011/01/12, che così ha titolato, riguardo i candidati in competizione: "un club di bugiardi, demagoghi ed ignoranti". E' improbabile che i membri di un tale "club" avrebbero potuto far parte dei candidati alle primarie di uno qualsiasi dei due partiti, trenta o quaranta anni fa. Il collasso del tessuto democratico e politico del paese è a buon punto, soprattutto a causa di questa generazione di “senza-istruzione", a seguito della riforma dagli anni ‘70.
Questo fatto, unito all’impatto molto diseguale dell’attuale depressione che, come ogni crisi, colpisce più rapidamente i più deboli, aumenta la frammentazione dell'identità della popolazione statunitense. L'illusione che l'elezione negli Stati Uniti di un presidente nero avrebbe aiutato l'integrazione degli afro-americani, si è rapidamente dissipata. La crisi, al contrario, dimostra che ad essere i più colpiti sono i neri ed i latinos37. Se gli afro-americani sembra abbiano dato inizio ad un ritorno nei loro "storici" territori al Sud del paese38, i latinos, a loro volta, continuano nella loro presa di controllo di tutto il Sud-Ovest degli Stati Uniti. In questa zona c’è, ora, una vera e propria guerra, portata dai trafficanti di droga. Su entrambi i lati del confine USA-Messico gli omicidi, la corruzione, i traffici illeciti, sono in crescita, rafforzando i riflessi identitari della popolazione, che spinge per l'adozione di leggi sempre più severe contro gli immigrati clandestini.
La diminuzione dei posti di lavoro disponibili, genera quindi una vera e propria “guerra del lavoro" tra le diverse comunità. Se il tessuto socio-politico si sta lacerando, è anche a causa del crollo della qualità delle infrastrutture del paese39: ponti, strade, ferrovie, aeroporti, canali, dighe, centrali nucleari, oleodotti... hanno bisogno di oltre 2.000 miliardi di USD solo per essere riparati (senza alcun nuovo investimento)40. Ma tutti sanno che tale finanziamento è impossibile da ottenere da un Congresso bloccato, e dall’elevato deficit di bilancio. Non diciamo niente di nuovo ma, come per qualsiasi altra cosa, il passare del tempo in questo caso non aiuta, anzi!
E’ dal 2006 che mettiamo in evidenza la terribile situazione delle infrastrutture, e le gravi conseguenze sul medio termine sia per l'economia del paese che per il tessuto sociale. Sono passati sei anni e, nel 2016, ne saranno passati dieci: un tempo sufficiente perché i ponti in cattive condizioni collassino, o che i gasdotti perdano gas fino all’esplosione. Le persone tendono ad abituarsi al cattivo stato delle cose pensando, poco a poco, che quella loro sia una situazione normale... fino al giorno in cui si rompe tutto. Per quanto riguarda le infrastrutture, pensiamo che il periodo 2012-2016 vedrà la situazione evolversi in questo modo.
Le tensioni interne alla comunità, la rottura della coesione sociale, la demagogia politica, il decadimento del livello dell’istruzione, la mancanza dei posti di lavoro, la rapida crescita delle condizioni di povertà41... tutto questo conduce alla stessa prevedibilissima evoluzione che ha segnato il "Venerdì nero” del 2011: la corsa alle vendite. Le immagini hanno mostrato al mondo intero non solo un livello aberrante di violenza (morti, spari, scontri, disordini...)42, il “Venerdì nero” del 2011 è stato particolarmente importante anche per degli specifici prodotti, che hanno registrato il maggiore aumento di vendite, rispetto al 2010, ovvero il 32%43: le armi da fuoco.
Potrebbe essere inteso, questo fenomeno, come uno specifico segnale, in un paese che ha già in circolazione più di 200 milioni di armi da fuoco? Noi riteniamo che questo sia un segno ulteriore del fatto che il popolo americano si stia sempre più preparando al peggio44. In termini di psicologia collettiva, ci sono fenomeni che si auto-sostengono. Il timore che la crisi possa evolversi verso la violenza, è alimentato anche dai tagli di bilancio nelle forze di polizia, e dalla sensazione che l'aumento dei poveri possa costituire una crescente minaccia per i ricchi.45
Abbiamo già parlato dell'impatto sociale generato dalla nuova serie di fallimenti bancari nel 2012. Così, a partire dal 2013, crediamo che scoppierà una violenza incontrollata, a causa di tutte le ragioni che abbiamo anticipato. Tra l'altro, questo sarà uno di quegli argomenti che saranno utilizzati per giustificare la ricerca di un "salvatore", in grado di ripristinare la legge e l’ordine: ovvero di un generale-sceriffo.
Non esamineremo, infine, la situazione geopolitica degli Stati Uniti relativa a questo periodo. Abbiamo già previsto, nel GEAB N. 59, il ritiro militare degli Stati Uniti dall'Europa continentale (nel 2017), aggiungendo ulteriori analisi sull’andamento della presenza militare statunitense nel mondo. Noi non pensiamo che possa esserci alcun grande conflitto cui gli Stati Uniti diano inizio, per il periodo in questione. In effetti, il paese non ha più i mezzi politici, fiscali, diplomatici e, presto, anche militari, per intraprendere una simile avventura. Come non ci aspettiamo, del resto, che possa esserci una qualsivoglia aggressione diretta contro gli Stati Uniti, da parte di un altro paese… ed allora quest’opzione ci sembra irrilevante ad anticipare gli eventi del periodo 2012-2016.
Ciò non impedirà che ci siano "scontri", a volte anche violenti, che potrebbero coinvolgere gli Stati Uniti e paesi come l'Iran46, la Cina, la Russia ... ma saranno probabilmente di natura non guerreggiata (ovvero di attacchi al software ed all’hardware, di spionaggio, sabotaggio etc.). Il tentativo in corso, da parte dell'amministrazione Obama, di far scattare una mini guerra fredda con la Cina,47 avrà esito negativo per due motivi:
Last but not least, pensiamo che il periodo 2013/2015 rischierà di vedere l'ordine costituzionale degli Stati Uniti sconvolto dagli eventi. Le tensioni interne al paese, le pressioni esterne, il grado di diffidenza ed anche l'odio (etnico, sociale, religioso…) fra le diverse comunità, renderà ancora più difficile lo svolgersi del processo democratico creato più di duecento anni fa dai padri fondatori del Paese. Insieme al Regno Unito ed alla Francia, la struttura politica degli Stati Uniti è un sistema istituzionale fra i più antichi. Lontano dall'essere una garanzia, questa caratteristica è piuttosto, in un momento di grande transizione storica, un importante handicap, in quanto portatrice di obsolescenza.49
In effetti, da circa due anni si è aperto il dibattito sulla costituzione degli Stati Uniti. Esso è stato in precedenza un argomento-tabù: la Costituzione, il testo sacro, non era in discussione, a meno che non si fosse "anti-americani". Oggi, in effetti, esiste il dibattito se è meglio tornare allo spirito dei fondatori, ovvero al testo sacro inteso alla lettera, entrambi considerati come perduti (un argomento, in particolare, del Tea Party), oppure se è meglio, al contrario, adeguarsi al ventunesimo secolo (un argomento più di sinistra, una tendenza di Occupy Wall Street). Nelle conversazioni private questo argomento, impensabile solo tre o quattro anni fa, è senz’altro autorizzato.
Nel medio e lungo termine è una buona cosa, per consentire al paese di evolversi e di adattarsi50 ma, nel breve termine, esso riflette soltanto la crescente confusione dell'opinione pubblica, e la fragilità sempre più pericolosa della classe dirigente. Questa combinazione è tradizionalmente favorevole alla messa in discussione dell’ordine istituzionale, in presenza di forti shocks alla psiche collettiva. E, come abbiamo anticipato, non saranno certo gli shocks a mancare, nei prossimi cinque anni, in un paese ingovernabile ed insolvente.
LEAP/E2020 è un think-tank che ha certamente una buona conoscenza degli Stati Uniti, con tutti i collaboratori e gli abbonati che ha in questo paese... e con i quasi due milioni di americani che leggono gli annunci pubblici dei suoi GEAB, ma è un think-tank europeo, non americano. Così abbiamo esitato a lungo prima di rispondere positivamente alla richiesta di molti dei nostri abbonati negli Stati Uniti, che ci spingevano ad esprimere alcune raccomandazioni, per aiutare il paese ad uscire dall'impasse in cui si trova. Siamo spesso molto critici degli assurdi ed ingiustificati consigli che i leaders e gli esperti statunitensi offrono agli europei. E' quindi importante, per noi, non fare quello che critichiamo negli altri. Così abbiamo deciso, in primo luogo, di essere brevi, in secondo luogo di limitarci al sistema istituzionale ed, infine, ricordiamo che ogni soggetto politico ha una sua logica interna, i suoi vincoli specifici, una base di valori ed ideali, che appartengono tutti insieme ai suoi cittadini... ed è spesso irrealistico, per gli outsiders, fingere di capirli e poi di integrarli in un consiglio. Precisati questi limiti, ecco alcune idee che pensiamo possano essere utili, nel dibattito che sta iniziando negli Stati Uniti sul futuro istituzionale del paese.
Prima proposta: Generalizzare i dibattiti e le discussioni sulla Costituzione
La Costituzione è un testo né sacro né perfetto. Essa incarna le idee politiche dei fondatori degli Stati Uniti, ed è ovviamente segnato con il sigillo del suo tempo: la fine del XVIII secolo. Questi stessi "padri fondatori" sarebbero certamente i primi, oggi, a consigliare agli americani del ventunesimo secolo di riconsiderare tutta la struttura istituzionale che loro hanno concepito. Duecento anni sono tanti per una Costituzione, ed il mondo del 2011 non ha quasi più alcun rapporto con quello del 1787. Coloro che santificano i testi politici in nome della tradizione o del rispetto per i "fondatori", di solito sono i più grandi beneficiari del sistema attuale, e semplicemente non vogliono perdere i privilegi che il sistema passa loro.
Seconda proposta: Riconsiderare la posizione geografica delle istituzioni
La posizione geografica dei luoghi del potere, e la natura stessa di questo potere, sono sempre intimamente legati fra loro. Contrariamente al concetto federalista del Paese, gli Stati Uniti hanno in realtà iper-centralizzato la struttura del potere politico: tutto avviene a Washington. Questa è una caratteristica condivisa con altri due vecchi sistemi istituzionali occidentali: quello britannico, dove tutto accade a Londra, e quello francese, dove tutto accade a Parigi. Questa centralizzazione riflette lo stato delle infrastrutture dei trasporti e delle comunicazioni nel secolo XVIII e XIX (cavalli, diligenze, treni a vapore, poste) ed è, quindi, molto poco adatta alla società del ventunesimo secolo, caratterizzata da Internet, dagli aerei, dai treni ad alta velocità e dai satelliti.
D'altra parte l’iper-centralizzazione facilita la cattura del potere politico da parte di un’élite che si auto-rinnova, chiusa al resto del paese, che sviluppa relazioni incestuose con i più potenti interessi privati, perché favorisce l'emersione di un’atmosfera da "bolla del potere", separata dal resto del paese. E' veramente sorprendente che un paese vasto come gli Stati Uniti continuino, nel ventunesimo secolo, a vedere tutte le sue istituzioni concentrate in una città situata nella parte orientale del paese, lontana migliaia di chilometri dal 75% della popolazione (West Coast , South Coast, South East Coast ...). Il policentrismo dello stato federale, vale a dire la distribuzione delle istituzioni governative in un certo numero di grandi città del paese, consentirebbe di superare questo handicap, e di portare quindi l’élite politica ed amministrativa più vicina a tutta la popolazione. Due argomenti sono generalmente utilizzati per opporsi al policentrismo istituzionale: "un costo troppo alto" e una marcata "inefficienza". Si può facilmente ribattere: da un lato, tutte le grandi aziende oggi operano sulla base di un network, nell’ambito di un modello policentrico... e non sono conosciute per cercare di aumentare i loro costi operativi; dall’altro lato l'efficienza è un concetto relativo che in politica si basa sulla rilevanza e sul successo delle decisioni prese. Gli attuali sistemi iper-centralizzati, come quello di Washington, sono quasi sempre caratterizzati dall’incapacità di prendere decisioni informate, e di guidare con successo le politiche che sono state scelte: anche in questo caso il funzionamento della rete, nei sistemi policentrici, dimostra ogni giorno la sua efficacia, rispetto alla gestione centralizzata dei sistemi operativi del tipo a piramide.
Terza proposta: Ridurre le situazioni di potenziale stallo decisionale
E' importante eliminare dal sistema la maggior quantità possibile di quelle procedure che consentono a delle piccole minoranze di bloccare il progresso generale. Nel caso degli Stati Uniti, questo significa ridurre la discrepanza tra la rappresentazione demografica e la rappresentanza degli Stati: sarebbe utile, per aumentare il numero dei membri della Camera dei Rappresentanti, rafforzare la rappresentanza del popolo da un lato, e ridurre la capacità degli Stati con una piccola popolazione, dall’altro, di bloccare il Senato. Quest'ultima cosa può essere ottenuta sia con l'aggiunta di una variabile demografica al numero dei Senatori di ogni Stato, sia riducendo notevolmente le maggioranze qualificate necessarie per prendere decisioni, in modo da limitare la possibilità di blocco di una piccola minoranza.
Quarta proposta: Ridurre drasticamente l'influenza del denaro nelle elezioni federali
Il pagamento delle spese elettorali dei candidati, da parte dello Stato Federale, e l’introduzione del requisito della firma da parte di un numero minimo di cittadini, o di funzionari eletti, per essere candidati, impedirebbero la maggior parte delle distorsioni, praticate a vantaggio delle grandi società e dei super-ricchi.
Quinta proposta: Integrare l'istruzione nella Giurisdizione Federale
Come già visto in questo numero, pensiamo che il crollo del sistema educativo degli Stati Uniti sia al centro della crisi attuale del paese. E pensiamo che sia impossibile, per gli Stati Uniti, uscire da questa crisi, se non debolmente ed a lungo termine, se il sistema educativo non viene rimesso in piedi. Con il pretesto di evitare un "grip federale", il sistema attuale lascia l’istruzione, de facto, alla responsabilità politica di nessuno o, meglio, nelle mani di coloro che hanno proventi finanziari derivanti dall’istruzione. Questa è la peggiore delle situazioni, perché lascia il futuro del paese nelle mani di chiunque. Il paese deve smetterla con questa situazione: o c’è una Giurisdizione Federale, e conseguentemente il Presidente ed il Congresso diventano direttamente responsabili per il successo o per il fallimento del sistema educativo degli Stati Uniti, oppure lo si affida ai singoli Stati, e si cancella il livello federale da qualsiasi responsabilità, facendo così di ogni Stato il responsabile della qualità dell'istruzione dei propri cittadini.
Ci auguriamo che queste idee possano essere utili ad alcuni dei nostri abbonati americani.
Traduzione di Franco per Il Portico Dipinto [2]
Collegamenti:
[1] http://ilporticodipinto.it/economia
[2] http://ilporticodipinto.it/geab
[3] http://www.leap2020.eu/The-future-of-the-USA-2012-2016-Part-4-Five-strategic-proposals-to-modernize-the-US-institutional-system_a10169.html