Perché la tua coscienza è quello che tu sei, la tua reputazione è ciò che gli altri pensano di te. E quello che gli altri pensano di te è problema loro.
-- Charlie Chaplin
Una storiella racconta che nella Tribù Pellerossa un bambino si avvicina al Grande Capo e in maniera insolente chiede:
- Grande Capo, ma chi è che sceglie i nomi nella nostra tribù, i nostri genitori?
- No ragazzo.
- Chi allora?
- Ma il Grande Capo! … così come dalla notte dei tempi si è sempre osservato.
- E perché proprio Te?
- Per tutti i fulmini figliolo! Perché questa è la Legge della Prateria e delle Grandi Tribù!
- E lo fai per tutti i nuovi bambini che nascono?
- Proprio così!
- E come fai a sapere quale nome dare ai bambini?
- Lo insegna la Legge dei Grandi Orizzonti e delle Rosse Terre!
- E come funziona?
- Funziona che il Grande Capo entra in sintonia con Padre Sole e Madre Terra.
- E come funziona?
- Per tutti i fulmini figliolo! … funziona che Grande Capo sa che bambino nasce; vede in cielo una nuvola grigia e chiama bambino: Nuvola Grigia! … Grande Capo sa che bambino nasce; vede un grande orso che corre e chiama bambino: Grande Orso che Corre! … Grande Capo sa che bambino nasce; vede una piuma portata dal vento e chiama bambino: Piuma Nel Vento!... mi sono spiegato?
- Sì Grande Capo
- E adesso dimmi, Cavallo Che Caga… perché fai tutte queste domande?
Nelle giornate che intellettualmente per gli Italioti si possono dire compulsive, pare di scorgere un sentimento che sale dal cuore italiota e, veloce, puntare al cuore italiano. E su questa velocità mi sono messo a ragionare. Indubbiamente il fenomeno a cui stiamo assistendo dove le imminenti elezioni fanno da crocevia alla nostra quotidianità, dice di un riscatto, di un percorso che non ha avuto un crescendo, bensì parte da un cambiamento di traiettoria o, per dirla con un’altra immagine: il bruco vuole diventare farfalla.
Il “fenomeno Grillo” nasce molti anni fa e si è seminato nelle coscienze con una lenta caparbietà, esattamente, così si potrebbe definirla: una lenta caparbietà. Come un seme nel terreno ha lavorato ai fianchi il Sistema dove tutti esistiamo. Il lavoro del Comico è un lavoro serio, per chi non lo sapesse. E molti realmente non lo sanno. Tant’è vero che le generazioni sempre più spoglie, con una cultura di frasi fatte e forme mentis “facebookiane”, credono anche di assistere a una qualche comicità che so… per un Colorado in TV riescono per fino a ridere e, come dovrebbe esser noto, ridere e divertirsi è sintomo di una data sensibilità. In sostanza, se il vecchio adagio recita – dimmi con chi vai e ti dirò chi sei – possiamo parimenti osservare e crearne uno nuovo – dimmi per cosa ridi e ti dirò quanto scemo sei.
In questo senso Beppe Grillo è stato il miglior Comico e l’unica persona seria nel panorama politico italiano e per molti versi anche internazionale. Beppe Grillo ha mostrato agli italiani che i loro nomi Italioti non erano quelli Italiani. Ha mostrato attraverso il processo più serio mai esistito [la Comicità] che il concetto piramidale non appartiene al cuore degli uomini, ed è quello il Cuore riscoperto che si agita ed è presente nelle piazze italiane dello Tsunami Tour….
… ed è ancora quello il Cuore che i Kapò del Potere non possono che vedere in maniera distorta come un meccanismo beceramente populista. Ed è l’accettazione alla sudditanza il vero nemico che sta cercando di combattere Grillo. Il vero senso rivoluzionario non è soltanto nei programmi in sé del M5S, bensì nel dissacrare l’idea di Stato e Governo così come sempre sono stati intesi e accettati. Intesi e accettati attraverso la propaganda e i retaggi di una sub cultura che parte nelle Scuole e nel senso umiliante dell’obbligo che già da lì lascia il suo imprinting; una propaganda che ha fatto leva sull’ego e il senso di appartenenza e farlo sentire come fosse cosa dovuta, in sostanza si parla di accentramento; in modo corretto, di un nuovo fascismo. Grillo ha mostrato agli italioti quanto profondamente fascisti sono nell’animo e come questo sentimento si sia trasmesso nella quotidianità con le prime, “seconde” e “terze” repubbliche che nel frattempo facevano da cornice. Non è importante quale colore persegui e dici di osservare con una scheda elettorale, ma il sentimento che ti comanda nella mente: il nostro modello esistenziale.
Abbiamo dato agli uomini i nomi di Stato, come se gli appartenessimo, come se un uomo potesse mai appartenere a una sovrastruttura, ci siamo trasformati in pedine, in consenso, in statistica. Siamo già storia prima di morire.
Ci sono due evidenze correlate alla “fenomenologia Grillo”, una interna e una esterna:
- una è quella interna al Movimento che porta gli individui a riallacciarsi al senso umano della Vita, al concetto di collaborazione in senso Bi-Direzionale tra Potere/Cittadino & Cittadino/Potere che invece adesso è dittatorialmente a senso unico. La velocità del movimento e delle piazze gremite è da definirsi quindi in questo senso, cioè come bisogno ancestrale di una comunione che è mancata da troppo tempo nel cuore degli individui;
- l’altra è quella esterna, dove un potente sentimento di frustrazione conduce alla negazione della Realtà che pur di non voler vedere incrinarsi un Sistema a cui si era asserviti attraverso il sentimento sacro della Patria e dei giochi galvanizzanti dei colori, si esclude il fattore umano e il fattore autorevolezza dalle equazioni in gioco. I programmi “politici” del vecchio Sistema vengono valutati come vivessero di vita propria, come se non dovessero - a seguire - fare i conti col Sistema colluso, omertoso e terrorista dei cosiddetti camerieri, tanto da levare un cetriolo per metterne un altro e – of course – lo zuccherino ai più fortunati.
Nel corso degli anni con le denunce del “Grillo comico” si è maturata una consapevolezza laterale/parallela nella gente; qualcosa che parla di un disagio esistenziale per molti vissuto in apnea; di una modernità fuori misura, contradditoria, asservita ad un consumismo pubblicitario che dirlo paranoide è profondamente un eufemismo; è come se per molta gente si fosse rivelato di aver portato un vestito che non le riguardava; qualcosa che con un sotterraneo lavoro sulle nostre coscienze ci rivelava che gli Déi da abbattere non sono solo quelli dell’Olimpo, che l’idolatria è quanto abbiamo di più vicino nella nostra quotidianità; che abbiamo perso tempo e Vita nelle ambizioni altrui.
Questa fenomenologia sta fungendo da spartiacque e ridetermina il senso ultimo di razionalità e irrazionalità. Antropologicamente, non consapevolmente per i più, un sentimento di cambiamento contro il vecchio Sistema è in atto, ma quanto tutto ciò possa portare a realizzare che : - non si può essere così coglioni da non capire che non esistono poteri buoni - rimane legato ai percorsi illusori che la democrazia millanta nella sua accezione.
Intanto scopriamo che imporre un nome storico, canonico, di Stato, invece che in sintonia con “Padre Sole” e “Madre Terra” non è così irrazionale anche se ci fa sorridere. Ai sudditi la sudditanza, agli altri il cuore.
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