Siamo alle solite, per fare un film intelligente "non" ci vogliono gli Americani, non di questi tempi almeno, e un film intelligente viene completamente frainteso anche dai pseudointellettuali della critica europea, non parliamo poi del pubblico che trova più credibile un Bruce Willis che ammazza 300 persone nell'arco di un'ora e mezza passando indenne per situazioni dove solitamente soltanto i cartoni animati e willy Coyote possono salvarsi, accusando pellicole come questa di inverosimiglianza, scarsa azione etc.
Il problema è che alcune accuse di inverosimiglianza sono arrivate anche da alcuni critici ed è imbatrazzante, almeno per noi, constatare quanto non è stato capito un film che non è certo criptico o "difficile" ma risulta anzi fin troppo esplicito e quasi "pedagogico" nel dialogo finale.
Certo Snowpiercer è un film visionario ma avete mai sentito un'accusa di inverosimilità per film fantasiosi come ad esempio "Brazil" di Terry Gilliam? No di certo, anzi, si tratta di un valore aggiunto perchè la visione fantastica basata su simbologia e metafore, unita alla forza delle immagini, esprime un forte contenuto che è quello che deve arrivare al pubblico.
Non dimentichiamo poi che non esistono film "Verosimili"; ogni pellicola è un'opera di "Fiction" quindi "Finta" per definizione che inoltre utilizza tutta una serie di "illusioni" e "trucchi" per sembrare "Vera". Il regista che ha la pretesa di essere verosimile non deve scoprire i suoi trucchi; l'abilità di ingannare il pubblico si unisce alla volontà di farsi sorprendere e quindi imbrogliare del pubblico stesso. Per contro esistono opere dove il regista non ha alcuna pretesa di verosimiglianza perchè lavora su un piano diverso. Una favola non è mai verosimile eppure non ci sogneremmo mai di accusarla per questo. Ci lasciamo semplicemente trasportare da ciò che la fiaba racconta e dai significati che comunica.
Chiarito questo punto che sembra ovvio ma evidentemente per molti non è poi così scontato, possiamo tranquillamente dire che il film del regista SudCoreano Joon-Ho Bong è una favola postmoderna completamente visionaria anche se piuttosto esplicita. Si tratta di un ritratto quasi perfetto della società e del sistema in cui siamo inseriti.
Viene quasi il sospetto che gli intellettuali che hanno ovviamente compreso (e anche chi, tutto sommato non lo ha disprezzato) le "Basi" del film descrivendole nelle loro recensioni, abbiamo poi evitato di prendere in esame gli aspetti più inquietanti ma non per questo meno ovvi o manifesti; come se il descrivere fino in fondo il senso della pellicola potesse scatenare la paura di essere costretti a prendere atto del mondo in cui vivono. Una sorta di autocensura della mente a scopo protettivo.
Molti commenti del pubblico poi, dimostrano che manco le "basi" sono state capite e questo è un aspetto certamente singolare. Ovviamente le recensioni e i commenti che abbiamo letto non bastano a fare una statistica, ma rendersi conto che una cinquantina di commenti sono tutti sulla stessa linea, con lievi differenze è decisamente disarmante.
Ma scopriamo qualcosa di più sul film:
Snowpiercer inizia immediatamente con un messaggio chiaro: si odono molte voci appartenenti ai media televisivi che annunciano il problema sempre più impellente del "Riscaldamento Globale" (i media rappresentano la bugia e la propaganda) fino a quando i governi propongono una soluzione: una specie di gas refrigerante da spargere con gli aerei; scie chimiche a go-go e l'esperimento che finisce male provocando una nuova era glaciale sulla terra che annienta la vita così come la conosciamo.
Si salva soltanto una piccola percentuale di persone che viaggia su di un treno ipertecnlogico che fa il giro del pianeta senza fermarsi mai. Il treno come una moderna arca dove il motore rappresenta la vita mentre tutto ciò che sta fuori è la morte.
nelle carrozze di coda trova posto "il popolo", nelle altre carrozze ci sono i ricchi, la classe dirigente, i privilegiati e i "servi" del sistema, i cani da guardia. Si vive in uno stato di polizia, il popolo è controllato e sottomesso ma gli viene ripetuto in continuazione di essere privilegiato e pure ingrato perchè è stato salvato dal magnanimo Wilford, il proprietario del treno.
E' inutile ricordare qui le fin troppo esplicite immagini metaforiche rappresentate dal treno; i significati legati a questo simbolo sono piuttosto noti, ma ciò che è davvero interessante nel film, è che nella rivoluzione (una delle tante) che scaturisce tra i derelitti che vogliono conquistare la testa del treno e che li trascinerà in un viaggio allucinante attraverso le carrozze è densa di simbolismi e rappresenta una specie di girone dantesco della nostra realtà. Ogni vagone che attraverseranno rappresenta un affresco della nostra società dipinto con forti immagini simboliche e straordinaria visionarietà dal regista. C'è il sistema scolastico con il suo indottrinamento, c'è il problema del cibo e della sua qualità, la società consumistica e i suoi sprechi. Sono presenti tutti gli ingranaggi "del sistema" e ogni personaggio con il suo aspetto o con la sua battuta rappresenta un simbolo. Vi lasciamo il piacere di scoprire il modo in cui il regista ha voluto rappresentare gli affreschi tematici inseriti in ogni vagone. Regista che forse cede qualcosa nel finale, scivolando nel pedagogico quando realizza un dialogo fin troppo esplicito, come se si preoccupasse di far capire fino in fondo il suo messaggio che è certamente disilluso e amaro:
La testa viaggia sempre in accordo con la coda, le rivoluzioni sono pilotate, tutto è programmato perchè il sistema deve perpretare sè stesso. Sono innumerevoli gli spunti di riflessione di questa pellicola che pur non essendo un capolavoro ha una forza emotiva notevole e lascia il segno invitando esplicitamente il pubblico a pensare.
E' davvero importante che sia poco verosimile un treno che fa il giro del mondo? Quando la stessa idea rappresenta una metafora in sè stessa senza pretese di credibilità?
Da segnalare un cast multietnico (tutti bravissimi), gli inossidabili Ed Harris e John Hurt, che nonostante la fama e a differenza dei colleghi Robert Deniro e Al Pacino preferiscono non svendersi in film mediocri ma selezionare progetti difficili e interessanti e il "Capitan America" Chris Evans che dopo il blockbuster di propaganda dimostra di essere un bravo attore.
Il nostro consiglio è di non perdere questo film che appartiene alle rarità che un vero amante della settima arte cerca come i tartufi; che ha ancora il coraggio di invitare a riflettere e di mostrare la realtà senza paura, che ama giocare con l'immaginario e il fantastico. Nella speranza che questo cinema faccia tendenza e aiuti a disintossicarci dalle stupidaggini per cerebrolesi che dominano sovrane sommergendo ogni cosa.