Secondo film di quel trittico sarcasticamente denominato dalla critica: "Trilogia della paranoia" di Frankenheimer. Dopo gli incubi di "Và e uccidi" (The Manchurian candidate), in questo film vediamo un generale che disapprovando la politica di distensione con la Russia praticata dal presidente Usa, decide di organizzare un colpo di stato per prendere il potere.
Il film fu osteggiato dal Pentagono che rifiutò qualsiasi aiuto finanziario e logistico alla produzione ma fu appoggiato dall'amministrazione Kennedy anche se il presidente non riuscirà a vederlo proiettato nelle sale venendo assassinato poco prima dell'uscita del film (la trilogia di Frankenheimer fu definita assieme paranoica e profetica).
Lo stesso Kirk Douglas tentò di imporsi sul film tentando senza riuscirci di cambiare il finale per far apparire il generale come un patriota e non come un traditore.
Frankenheimer non si preoccupa di mettere in scena i pericoli del potere militare, la divisione del popolo, la propaganda che alimenta le nevrosi del "meglio essere pronti alla guerra per evitare la guerra" e i rischi che corre la costituzione e la democrazia americana quando viene presa di mira da potenti lobby amministrative.
Film claustrofobico, pochissime scene girate in esterni, farcito di dialoghi per la maggior parte calibrati e molto efficaci ma spesso in bilico tra il moralismo e la retorica senza però mai cadere in queste facili trappole , è un efficente meccanismo ad orologeria della tensione che si sviluppa e aumenta con tutta una serie di imprevisti che si susseguono in continui colpi di scena.
In questa pellicola non manca nessuno degli elementi che all'epoca (ma anche adesso) vengono superficialmente definiti "fantapolitica" ma che in realtà, e mai come oggi è possibile rendersene conto, descrivono una realtà inquitante: fondi neri destinati a basi segrete di cui gli stessi politici sono all'oscuro, finanziamenti di lobby private, esercitazione come scusa per praticare un colpo di stato (o atto terroristico). Ideologie pericolose che caratterizzano di fatto le leve del potere e che per la loro natura dualistica possono essere abbracciate dalle masse costituendo una rovina per tutti.
Burt Lancaster che interpreta il generale che vuole attuare il colpo di stato, appare in stato di grazia dipingendo un personaggio davvero inquietante grazie alla sua verosimiglianza e ai paragoni che possono essere fatti con personaggi reali e con molti discorsi che circolano attualmente e che sembrano fotocopie di questa sceneggiatura.
Scritto da Rod Serling (il celebre creatore dei telefilm: "Ai confini della realtà"), è un film assolutamente godibile e certamente da riscoprire. Thriller così se ne vedono ben pochi (forse più nessuno) nel moderno cinema americano tutto patriottismo e propaganda.