Durante la discussione scaturita dal mio precedente articolo 1 , qualcuno mi ha stimolato ad investigare più a fondo il significato della musica in quanto espressione artistica, opposta a commercio di suoni piu' o meno ipnotici, riempitivo per menti inconsapevolmente vuote di sentimenti ma ricche di spazzatura, contrabbando di idee politiche, esibizionismo da circo e persino umorismo d'accatto.
Da bambino mi avevano imposte lezioni di musica alle quali andavo totalmente controvoglia e a passo lentissimo, tanto che più in là nella mia vita ho sviluppato un'allergia per i fogli musicali, che, lo riconosco, non mi favorisce e che è stata una concausa al mio abbandono della musica nella sua accezione più genuina, quella del musicista: il musicista in un certo senso è la musica, mentre l'ascoltatore è il piu' delle volte un onanista (i più perversi sono quegli idioti senza speranza che vedrei con soddisfazione nel girone infernale più di merda che si possa concepire, quelli che "praticano" la air guitar 2 ) o semplicemente un tale a cui mancano stimoli emozionali e quindi se ne pasce da qualsiasi fonte, anche la più grezza ed insapore, come un assetato nel Deserto Emozionale. Durante le prime lezioni di musica mi avevano fatto ripetere un milione di volte una specie di catechistmo con relativo "atto di fede" che faceva eco all'indottrinamento cattolico; esso cominciava con: "La musica è un'Arte Bella...", una frase che mi ha sempre fatto scompisciare dalle risate (anche se allora dovevo trattenermi, io ero un bambinetto e il mio insegnante un professore d'orchestra), pensando a come avrebbe potuto essere un'arte brutta. Quel che si voleva in realtà dire nel manuale della Parrocchia del Pianoforte è che la musica è più bella delle altre arti perchè non ha bisogno di esprimersi tramite manufatti, essendo un'arte concettuale che, al limite, si può sperimentare anche solo col pensiero e che produce onde sonore (qualsiasi cosa esse siano) che sono invisibili, evanescenti e che non esistono senza un organo in grado di recepirle, quale e' il timpano dell'orecchio 3.
E' anche un discorso facile poichè ci sono poche piccole regole per differenziare la musica come arte da un'accozzaglia di rumore anche piacevole o da uno spettacolo di intrattenimento, presenza scenica e abilità da saltimbanco o da foca ammaestrata. Purtroppo queste piccole regole non sono comunemente riconosciute.
Prima di tutto esaminiamo in una riga il concetto di arte: l'artista è un artigiano con una marcia in più. Egli produce manufatti che colpiscono solo la sfera emotiva, senza nessun'altra utilità o sostanza, al contrario dell'artigiano che produce manufatti che possono anche colpire la sfera emotiva ma che sono prodotti sopratutto per scopi funzionali. Nel caso del musicista, egli non produce alcun manufatto, ma colpisce direttamente le emozioni. Se non fa questo non e' un artista, ma un produttore di suoni, che possono anche intrattenere, ma che non sono propriamente musica.
In passato si era studiata la musica come se fosse matematica, nel convincimento di potere mettere in relazione determinate sequenze di suoni con determinati effetti sulla psiche dell'uditorio. Come qualsiasi altro tentativo di tenere il Creato sotto il controllo di uno scimmione che a malapena è in grado di gestire contemporaneamente tre variabili, questa Scienza della Musica, che pure diede anche recentemente i natali ad uno dei periodi più stupefacenti nella storia della produzione musicale occidentale, il Barocco, è stato sempre un fallimento, sia pure parziale: si possono produrre effetti, ma effetti rozzi su menti rozze e le variabili sono così elevate che ogni sistema di calcolo, anche col supporto di elaboratori e sonde, è stato solo e sempre in grado di ottenere pochi risultati a livello veramente basilare, come per la produzione del latte in animali vari o l'eccitazione di uditori di psicolabili bestiali, quali quelli che partecipano a parate militari o che si recano in discoteche, rave party e altri eventi animaleschi assimilabili, spesso sotto l'effetto di sostanze atte alla loro animalizzazione 4 .
Si tratta oltretutto, quasi sempre, specie oggi sotto la Dittatura Mondiale Satanico-Plutocratica, di operazioni di uno spessore etico spregevole, atte alla produzione e riproduzione di bestiame umano 5.
Se qualcuno infatti colpisce la sfera emotiva dell'uditorio, direttamente, mediante vibrazioni sonore alternate in una certa maniera sufficiente alla bisogna, e non è onestamente impegnato a produrre una influenza che colpisca principalmente se stesso e che lo coinvolga, è un ipnotista truffaldino o peggio un abile malfattore che sta compiendo una delle azioni più empie che sia umanamente possibile compiere. Non a caso nell'Antichità classica le Muse erano a guardia ed ispirazione dell'Arte ed erano ben vendicative.
Se si può essere un artigiano per le altre arti, cioè un tale che per mezzo di tecniche difficili da imparare e da destreggiare crea un prodotto unico, per la musica l'essere degli artigiani sconfina con la bestemmia, perchè nella musica il manufatto non è presente se non in forma transitoria ed evanescente e non può essere usato per niente altro che per la manipolazione delle emozioni. Quindi la marcia in più è obbligatoria. In piu' l'onestà, il credere a quel che si sta suonando, è assolutamente mandatoria piú che obbligatoria.
Oltre a questo, se si suona per un pubblico, è obbligatoria anche l'empatia per l'uditorio, cosa che evidentemente una macchina non può produrre. Quando si suona in pubblico capita un fenomeno meraviglioso (capita solo se l'artista è onesto ed il pubblico pure, ed ognuno perciò fa la sua parte): si stabilisce un contatto ipnotico e nei casi migliori una trance di gruppo interattiva. La musica è sciamanismo, e può essere aiutata da versi (o i versi dalla musica), diventando una manifestazione sciamanica ancora piú poderosa, che usa la parola non per descrivere ma per evocare.
Se la parola è usata invece in un'altra direzione, alcune volte può anche non danneggiare il fenomeno (e l'esempio piu' classico sono le ballate dei cantastorie) ma, piú spesso, distrugge completamente la magia: la trance non è piú collettiva ed interattiva, ma a senso unico e pilotata.
In questo senso la parola è spesso un intoppo perche' la musica, nella sua accezione artistica, non dovrebbe essere comunque il risultato dell'Ego o dell'Io (come lo volete chiamare, quella funzione che coinvolge il sistema di controllo che ci fa sopravvivere in questo mondo 3D+tempo) ma invece, e definitivamente, Metafisica, confinante con l'ineffabile. Questo è il motivo per il quale solo la licenza insita nelle sfumature relative all'uso di uno strumento fa si che la musica riprodotta tramite scrittura musicale si possa ancora chiamare musica. Questo, di nuovo, non e' possibile usando una macchina (il disco, la registrazione, non e' invece una macchina che produce musica, ma la riproduzione tramite una macchina di un artista che suona o canta: non puo' essere interattiva, ma è del tutto umana). Il pensiero lineare, consecutivo, punto per punto, non si addice alla musica. Tradizionalmente i compositori utilizzavano l'orchestra proprio per questo: le variabili sono cosi' tante che si ritorna di filato nell'incomprensibile, al di là, nello stato di trance. Questo è anche il motivo del legame continuo e indissolubile, fin dalla sua origine, della musica e delle droghe psichedeliche.
Perciò, a mio parere – e mi sento di difendere questo parere fino all'estremo – interi generi che vengono spacciati per musicali, solo perchè sembrano musica (vi sono suoni prodotti da strumenti musicali secondo patterns pseudo-musicali) non sono in realtà musica e fanno presa solo su uditori che non abbiano colto la differenza sostanziale e complessiva che queste operazioni – più o meno commerciali, ma sempre riprovevoli e truffaldine – hanno con la musica propriamente detta.
In realtà i musicisti sono pochi, nella marea di quelli che sanno suonare uno strumento anche con fantastica perizia tecnico-motoria, ed i generi musicali sono pure pochi. Il Blues, talvolta, è uno di questi generi musicali, ma anche la musica da ballo, nella sua accezione tradizionale. Il ballo infatti è fatto per ballare. Il ballare, per essere se stesso, deve essere fine a se stesso. Se lo scopo del ballare è quello della riproduzione o eccitamento sessuale, non è ballo, è un preliminare erotico. Se lo scopo del ballare è quello di mostrare la propria abilità motoria, non è ballo, è ginnastica per vanesi. Se il ballo si balla per ballare e la musica rende quel ballo ipnotico e di trance collettiva, nel quale i danzatori sono in collegamento con i musicisti in una maniera onesta ed interattiva, la musica da ballo è una delle espressioni musicali più perfette. E similarmente lo è tutto il resto del panorama dei generi musicali, quando soddisfa quelle caratteristiche. Chiaramente la musica come commento, come nell'Opera, è una operazione indegna - questo a prescindere dalla Grande Musica composta per più che altro per accidente che fa parte del genere. Anche peggiore, e di gusto agghiacciante, è l'idea di usare musica come descrizione di avvenimenti o immagini, nel modo indegno usato nel cinema di classe infima (quello tristemente più di successo oggi) o nella produzione di alcuni autori classici e non.
Perciò fare i buffoni, i satirici, i propagatori della propria immagine o gli imbonitori, i guitti, i furbi, gli impegnati, gli originali, gli alternativi, gli eroi, non ha niente a che fare con la musica. Si può fare, pure, ma se si è chiari e onesti, ammettendo che quel che si sta facendo non ha niente a che vedere con l'arte musicale. Uno dei trucchi più spregevoli che ho avuto modo di vedere, nella mia lunga carriera di ascoltatore e spettatore, e che è purtroppo usato continuamente, è quello di utilizzare buone (e talvolta stupefacenti) doti strumentali per fare non-musica assolutamente sterile, spacciandola per musica in virtù della perizia tecnica dell'esecutore e colpire così il pubblico dei fenomeni da baraccone. Per la serie: "Ho Fatto il Conservatorio" che si sovrappone all'altra serie "Fidati Sono un Medico" quando ti vogliono spacciare veleni a percentuale.
La vita si vive con l'unico scopo di vivere ed il gioco si gioca con l'unico scopo di giocare. La Musica è stata per molto tempo considerata Sacra, come le Danze, proprio perche' come la vita, il suo scopo è intrinseco alla propria stessa essenza. Cosicchè non si suona velocemente per arrivare prima alla fine del pezzo ma si suona per il puro gusto di farlo, come si ascolta solo per il gusto di ascoltare e non per dimostrare alcunche' (se ascolto tanto non divento per questo più furbo, solo più esperto nell'ascoltare, che è un prodotto collaterale). Sono attivita' perfette in loro stesse, e come ogni gioco, anche e specialmente quelli spensierati e divertenti, deve essere giocato seriamente, se no diventa alienazione.
E a passo di danza mi defilo; arrivederci al mio prossimo articolo.
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