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Hollywood ci manipola davvero il cervello?

Hollywood ci manipola davvero il cervello?

La domanda è retorica e la risposta ovviamente è: Si!

Ma spesso i metodi non risultano del tutto chiari, così come le modalità operative di questa manipolazione e la sua effettiva efficacia. Il massiccio livello di manipolazione che stiamo subendo oggi attraverso tutte le forme di comunicazione sociale in cui ci troviamo immersi; dal giornalismo alla TV, dalla comunicazione scientifica a quella medica a quella dedicata al mondo del lavoro o di ogni altra attività è merito sopratutto di un uomo: quell' Edward Bernays che scrisse le prime regole dell'indottrinamento umano nei lontani anni venti 1 , dimostrando con azioni concrete ed eclatanti cosa era capace di fare e illustrando al mondo delle elite di potere (frequentava i salotti di Washington e tra le sue amicizie annoverava il presidente Wilson) che lo seguivano con avido interesse, come le sue idee potevano trovare una scientifica applicazione in quello che egli definiva: “Un necessario indottrinamento delle masse nei governi democratici”.

 

Oggi nella società c'è uno “Spin-Doctor” (Letteralmente: Dottore del raggiro Ndr) o esperto di PR (Public Relations) per ogni cosa 2.

 

Generalmente però, chi non approfondisce questo argomento complesso e vasto è sempre portato a pensare che la propaganda sia un qualcosa di evanescente che non lo riguarda direttamente e questa idea è ancora più radicata quando si parla di un prodotto da intrattenimento (cinema, videogiochi, etc.) c'è un errato pensiero comune che assegna a queste categorie lo status di innocuità. Un film in fondo, è sempre e soltanto un film (pensa l'uomo medio), un'opera di finzione. Ogni persona messa davanti a un film si sente abbastanza matura da ritenersi non influenzata in alcun modo, sempre padrona dei propri pensieri e delle proprie emozioni, e se c'è qualcuno che si fa influenzare da un film (vedi solo a titolo di esempio gli episodi di violenza ascritti a proiezioni di pellicole come Arancia Meccanica 3 o di intolleranza religiosa come ad esempio quelli scatenati dalla pellicola: L'ultima tentazione di Cristo 4) significa che ha una mente debole, è un fanatico, un estremista, oppure ha qualcosa che non va.

 

Anche se questo può essere vero per quelli che si piazzano fuori da un cinema a bruciare le pellicole minacciando di distruggere il cinematografo, ci si dimentica comunque di vedere il quadro generale ponendosi una semplice domanda: “Perchè una persona arriva a quel punto? Quanti e quali stimoli o sollecitazioni ha subito e accumulato per tutta la vita fino ad arrivare al momento in cui, preso da un'ideologia o da una serie di valori distorti, scatena i suoi comportamenti estremisti?”

Si fa fatica a comprendere inoltre che lo scopo della propaganda non è quello di creare folle impazzite o gente violenta, ma di far passare idee, costruire opinioni, disegnare valori morali, indottrinare le preferenze e i gusti del pubblico.

Il più grande successo di un'operazione propagandistica non è certo quello di creare un individuo che quando esce dalla sala dopo aver visto “Rambo” inizia a sparare con un M60 alla gente che trova per strada, ma lo è invece il riuscire a creare schiere di individui convinti che la propria opinione di esseri autonomi sia ad esempio quella di considerare “giusta” una guerra riuscendo perfino a considerarla una “Missione di pace”; cambiando quindi definizione senza che nel loro cervello arrivi alcun segnale contrastante.

 

Il cinema, grazie alla sua capacità di creare delle illusioni, è uno dei mezzi più potenti per veicolare i messaggi della propaganda e uno dei primi a comprenderne le potenzialità di indottrinamento delle masse, grazie agli studi di Bernays, fu proprio Adolf Hitler.

Che il cinema sia stato utilizzato come mezzo di propaganda non è una novità né un gran mistero; a parte quella nazista, dai tempi della seconda guerra mondiale la propaganda è stata utilizzata massicciamente anche nel cinema americano che ha reclutato i migliori artisti, da Walt Disney a Frank Capra fino ad arrivare ad Alfred Hitchock, 5 che hanno prestato il loro talento (quindi la loro capacità di manipolare le emozioni e di conseguenza indirizzare i pensieri) alla propaganda di Stato.

 

Uno dei film di propaganda antinazista più inquietanti prodotto da Disney nel 1943. Contiene molte immagini simboliche forti con rimandi a diversi archetipi che tutti abbiamo interiorizzato.

 

Ma se questa fase della propaganda di guerra è ben nota ed esistono (e sono facilmente reperibili) diversi studi interessanti sui film prodotti che possono certamente aprire gli occhi a molta gente sulle tecniche manipolatorie usate, rivelandosi quindi utili strumenti per comprendere ad esempio la differenza tra propaganda bianca (piuttosto esplicita) e propaganda nera (nascosta, che veicola messaggi tramite l'utilizzo di simbologie, immagini e trucchi verbali non chiaramente evidenti a livello cosciente dallo spettatore tipo ma in grado di evocare emozioni innescando automatismi mentali), ciò che forse deficita da parte degli esperti è un nutrito numero di studi o approfondimenti sugli effetti e l'uso massiccio delle moderne tecniche di propaganda in tempo di pace, nel cinema di oggi.

La propaganda televisiva così come quella utilizzata dai mass media del giornalismo e della comunicazione è infatti affrontata molto più in profondità e in un nutrito numero di testi rispetto a quella cinematografica moderna per la quale non si trovano molti scritti in circolazione.

 

Ma il potere del cinema come mezzo di persuasione occulta e orientamento delle masse, oltre alla sua non indifferente capacità di ridisegnare se non proprio di costruire concetti e valori morali è pari a quello più noto e non meno inquietante attribuito alla televisione. Una considerazione a questo punto è d'obbligo: 100 anni di pellicole non possono non aver ottenuto alcun effetto sulla psiche di massa; e appena ci si pensa, ci si rende immediatamente conto di quanti atteggiamenti, idee, gusti e perfino linguaggio, abbiamo trasferito dal buio di una sala alla nostra vita quotidiana.

Parliamo allora di Hollywood perchè c'è una strana tendenza nel pensiero comune ad attribuire il cinema di propaganda alle due grandi guerre e nello specifico alle tre grandi dittature di inzio secolo: quella fascista, quella comunista e quella nazista. Si troverà quindi molto materiale di studio in merito a questi argomenti, un po' meno sul cinema di propaganda antinazista o anticomunista americano, quasi nulla invece sul fatto che nel cinema a stelle e striscie la propaganda non è mai cessata e continua tutt'oggi.

 

Uno dei fatti poco noti è che nel 1953, per iniziativa del presidente Eisenhower, viene fondata l'agenzia U.S.I.A. (United States Information Agency). 6

Viene creato un collegamento diretto tra Hollywood, il pentagono e Washington; lo scopo dichiarato è il seguente:

“...Influenzare le attitudini e le opinioni del pubblico estero in modo da favorire le politiche degli Stati Uniti d’America… e di descrivere l’America e gli obiettivi e le politiche americane ai popoli di altre nazioni in modo da generare comprensione, rispetto e, per quanto possibile, identificazione con le proprie legittime aspirazioni… e dimostrare e documentare di fronte al mondo i disegni di coloro che minacciano la nostra sicurezza e cercano di distruggere la libertà” 7

 

 

L'agenzia si occupa quindi di utilizzare le tecniche di propaganda attraverso il cinema per influenzare il pensiero, le attitudini, le opinioni del pubblico straniero. Non fa mistero dei suoi intenti perchè la legge americana permette le operazioni di propaganda a patto che siano rivolte all'estero mentre vieta categoricamente di compiere operazioni propagandistiche di persuasione verso i propri cittadini.

Questa differenza importante nella legge Americana crea non poche polemiche; molti osservatori giustamente fanno notare che se un film è colmo di messaggi propagandistici, occulti o meno, finirà inevitabilmente per influenzare anche il cittadino statunitense. E infatti nel corso degli anni si leveranno molte voci e accuse sulle attività dell'Usia. 8

Sfruttando la legge sulla propaganda si arriverà a trascinare in tribunale una rivista americana accusata di diffondere propaganda Comunista che verrà poi condannata. Fatti come questo innescarono non poche polemiche sull'uso interno della propaganda che uffici come l'usia potevano esercitare intervenendo sui film (se si porta in tribunale una rivista accusata di fare propaganda comunista perchè non condannare un film che fa propaganda anche se nazionalista? Sempre di manipolazione interna si tratta).

Grazie all'Usia ci sono uffici di collegamento diretti tra il pentagono e Hollywood; i militari si occupano di approvare sceneggiature, suggerire modifiche nei dialoghi, nelle narrazioni e decidere se appoggiare e sostenere o meno con finanziamenti, mezzi, aiuto logistico e consulenti vari i film in produzione.

 

A titolo di esempio possiamo ricordare il campione di incassi “Top Gun” finanziato e fortemente voluto dalla marina Americana e affidato alla sapiente regia di Tony Scott che con il fratello Ridley, si occupava con successo da moltissimi anni di spot pubblicitari.

Top Gun provocò un'escalation incredibile di arruolamenti volontari in America ma rimase nell'immaginario comune in tutto il mondo. Dopo la sua uscita (1986) anche in Italia esplose la moda del giubbotto Avirex (visto nel film) e dei rayban a goccia così come quella di mettersi a giocare a BeachVolley nelle spiagge; queste naturalmente, sono soltanto le ricadute più esplicite che riguardano le mode e le abitudini della gente, ma i messaggi di propaganda del film non si fermano qui e tendono anche ad influenzare i concetti morali veicolando messaggi che definiscono gli standard e le regole dell'onore, del rispetto, del ruolo della donna e molto altro.

Top Gun di Tony Scott (1986)

 

E' probabile che sia a causa delle numerose polemiche se la lunghissima attività dell'usia finisca ufficialmente il primo ottobre 1999 con la chiusura dell'agenzia, anche se è lecito pensare che in realtà la mossa sia stata soltanto politica ma che l'attività continui sotto altre forme più invisibili. Ad esempio viene tranquillamente certificato che una delle sezioni dell'agenzia che si occupava della propaganda tramite i Broadcasting media, sta continuando la sua attività in modo indipendente (come un'entità separata dal Dipartimento di Stato). 9

 

Forse la data non è casuale dato che nella produzione cinematografica statunitense, da almeno due anni prima dell'11 settembre, iniziano a celarsi operazioni di propaganda che sembrano studiate appositamente per creare uno strato psicologico adatto per un evento che non è ancora avvenuto. Si prepara cioè il pubblico a reagire in un dato modo. Se l'Usia fosse stata ancora in piena attività nel 2001, con le già numerose polemiche in corso, la cosa sarebbe potuta apparire alquanto imbarazzante.

Ricordate ad esempio il famoso (o famigerato) documento del PNAC redatto nel 2000 (Project for the New American Century) 10 dove appare la profetica frase che auspica un evento traumatizzante come “Una nuova Pearl Harbor”? In effetti, dopo l'11 settembre 2001 tutti i media americani e di rimando anche molti di quelli europei hanno associato e paragonato quell'atto terroristico all'attacco Giapponese avvenuto a Pearl Harbor il 7 dicembre 1941 che provocò l'entrata in guerra degli Stati Uniti.

C'è da dire però che tutte le nuove generazioni e specialmente i giovani americani (che se gli mostri una mappa del loro paese non ti sanno nemmeno indicare dove abitano), non hanno memoria di questo evento legato alla seconda guerra mondiale. Perchè il paragone utilizzato dai media fosse efficace e suscitasse il giusto stato emotivo facendo ben comprendere al pubblico televisivo di che si stava parlando, ci sarebbe stato bisogno di un ricordo emotivo chiaro e ben impresso nella memoria collettiva di ciò che fu e rappresentò per gli Americani l'evento storico di Pearl Harbor.

Con uno straordinario tempismo e con una delle più incredibili coincidenze di cui si abbia notizia, pochi mesi prima dell'11 settembre 2001 viene distribuito in tutto il mondo con grande pubblicità l'orrendo blockbuster di Michael Bay: “Pearl Harbor”. Un polpettone di propaganda che ricorderà a tutti quello che fu definito il giorno dell'infamia sottolineando il coraggio, la determinazione, la sofferenza ma anche la rivincita del popolo americano. (Ovviamente la storia, quella vera, è ben diversa e meno patriottica di quella mostrata nel film 11).

Che si tratti o meno di una coincidenza, è indubbio che l'uscita di questo film, dai quattro ai sei mesi prima (a seconda delle località) dell'evento terroristico più grave della storia moderna, ha creato nel pubblico un'aspettativa emotiva, un ricordo fabbricato e instillato e una situazione psicologica che è stata attivata successivamente permettendo quindi una manipolazione del pensiero comune. Messaggi di questo tipo, in tutti quegli eventi che vengono poi scoperti come operazioni di propaganda (per questo fatto in particolare anche se si è legittimati a pensarlo, non ci sono ancora le prove), fanno parte dell'indottrinamento manipolato attraverso gli stati emotivi.

Pearl Harbor di Michael Bay (2001)

 

Tempo fa un caro amico mi disse: “La funzione di Hollywood è quella di ridefinire le leggi della fisica in modo che poi la gente si convinca di vivere in un cartone animato”.

Sembra una battuta ma in realtà le cose stanno proprio così. Per molto tempo mi sono interrogato sul perchè quasi tutti (compreso chi scrive) hanno inizialmente accettato i crolli delle torri gemelle senza rimanere stupefatti dal fatto che i due giganti di 400 metri ciascuno si siano disintegrati in polvere. Com'è possibile che il pubblico non abbia avvertito una evidente incongruenza tra la percezione che si dovrebbe avere di un crollo strutturale e ciò che poi è effettivamente avvenuto? C'è un motivo per cui dalla stragrande maggioranza della gente sembra sia scomparso qualsiasi barlume di spirito critico?

In realtà i motivi sono molteplici: Lo shock dell'evento ha paralizzato le coscienze di sicuro, ma una volta superato lo shock? Non abbiamo forse visto centinaia di volte i filmati delle demolizioni controllate dei grattacieli per non porci almeno una domanda? In realtà uno dei problemi sicuramente è proprio questo: abbiamo visto talmente tante volte immagini simili che inconsciamente accettiamo quei crolli perchè li abbiamo assimilati e li riteniamo possibili. Il cinema poi ce ne ha mostrati a bizzeffe. Può disintegrarsi a quel modo un grattacielo? Sicuramente si, da qualche parte lo abbiamo già visto succedere e il nostro inconscio lo sa:

 

 

Immagini da: "Independance Day" di Roland Emmerich (1996)

Independance Day, tra le altre cose, mostra anche un presidente che combatte fianco a fianco con il suo esercito, il suolo americano invaso, attaccato e distrutto; uno degli slogan pubblicitari recitava: “Speriamo di non vedere mai un giorno simile” (siamo nel 1996). Sarebbe un errore sottovalutare i messaggi che recepiamo a livello inconscio da ogni singolo film; ecco perchè 100 anni di cinema, come detto prima, hanno prodotto i loro effetti.

 

E che dire del film “Fight Club” del 1999 in cui il simbolo della distruzione sociale si concretizza alla fine con l'immagine simbolo di grattacieli che vengono fatti implodere in un modo del tutto simile a quello delle torri gemelle?

 

Fight Club di David Fincher (1999)

 

Quanti modi subdoli esistono per orientare le opinioni?

Ci sono ad esempio tecniche basate sulla sottrazione, cioè sul “non mostrare”.

Facciamo un altro esempio: “Munich” uno dei film recenti di Steven Spielberg; un ottimo film senza dubbio, ma anche un film che utilizza metodi di propaganda per orientare il nostro giudizio sui fatti cui assistiamo.

Il film, basato su eventi reali, racconta la reazione Israeliana all'attentato delle olimpiati di monaco del 1972 tramite l'azione denominata “Ira di Dio” eseguita in vari paesi dai servizi segreti del Mossad. 12

Apparentemente il film non prende chiaramente le parti di nessuno, si tratta di una pellicola molto cruda che nelle intenzioni vuole soltanto raccontare gli eventi mostrando, senza giustificarla, tutta la violenza generata da ideologie o amor patrio. Spielberg dedica anche una sequenza a un incontro fortuito tra terroristi palestinesi e agenti segreti israeliani in cui entrambi espongono le loro ragioni.

Film imparziale quindi? Niente affatto; l'opera di propaganda è a livello sottile e come dicevamo gioca sulla sottrazione. Nel film abbiamo modo di vedere non soltanto gli uomini del servizio segreto israeliano e la loro determinazione e brutalità; ma anche le loro famiglie. Vediamo le mogli, le amanti, le mamme; la figura femminile nell'interezza dei suoi ruoli a ricordarci che queste persone sono come noi, hanno i nostri stessi desideri, sogni e aspirazioni e sono quindi piene di umanità. Mentre da parte Palestinese, nonostante in superfice ci si preoccupi di esporre anche le loro ragioni, non viene mai mostrata alcuna donna. Inconsciamente siamo portati a percepire i Palestinesi soltanto come guerrieri e non come padri di famiglia a differenza di come vengono dipinti i loro antagonisti.

Munich di Steven Spielberg (2005)

 

Nel film “Terremoto” del 1974, una frequenza sonora a 16 hertz (Praticamente inudibile) viene mescolata al rombo sordo della scossa tellurica presentato con l'allora innovativo sistema sensoround (una specie di dolby stereo ante litteram) e il risultato è che il pubblico abbandona la sala angosciato portandosi pure appresso gli incubi nei giorni successivi alla visione. Cos'era successo? Che una tecnica di tortura sviluppata dalla Cia (la frequenza a 16 hertz) fu trasferita dalle stanze dei servizi segreti direttamente alla mecca del cinema per decretare il successo del polpettone Hollywoodiano.

 

Un film ha molti mezzi a disposizione per riuscire nel suo intento di creare un'illusione credibile che ci appassioni: Il linguaggio dell'immagine, la storia, i dialoghi, la narrazione, la recitazione, la musica, gli effetti sonori, gli effetti speciali, il montaggio. Ma tutti questi strumenti possono essere utilizzati anche dalla propaganda al fine di veicolare i suoi messaggi.

 

Alla fine del 1991, con la prima guerra del Golfo, uscì nelle sale l'ultimo film di animazione Disney: “Aladin”; ci credereste che questo film per bambini uscì non a caso in quel periodo e che si trattava chiaramente di un film di propaganda contro i popoli arabi?

Eppure le cose stanno proprio così; le prime polemiche scoppiarono sulla canzone iniziale del film e in dettaglio per alcune frasi che suscitarono proteste di razzismo perché utilizzavano stereotipi negativi sul popolo Arabo obbligando così la Disney a rivedere i testi producendo una seconda versione del film. 13

 

Ma la cosa non finisce qui: il film, non soltanto mostra un Aladino disegnato su modelli occidentali (ci si ispirò a Tom Cruise) ma anche la principessa e il sultano buono conservano una carnagione più chiara rispetto agli altri personaggi arabi presenti. Tutti i personaggi negativi infatti, da Jafar alle guardie, ai mendicanti etc. Presentano tratti e carnagione mediorientali e lo stesso Aladino, appare di carnagione più scura quando è un ladruncolo che vive nella povertà, mentre si schiarisce improvvisamente in alcune immagini quando viene trasformato in un principe ricco.

 

 

 

 

Le donne arabe presenti nel film inoltre sono dipinte come oggetti di piacere (e prostitute) in entrambe le scene in cui appaiono; all'inizio quando Aladino per fuggire dalle guardie finisce in quello che sembra essere un bordello e tre avvenenti ragazze seminude (il velo copre soltanto il volto ma è trasparente) si rivolgono a lui dicendogli che non può permettersi i loro servizi 14, e durante il pezzo musicale che presenta il genio in cui si mostrano sempre ragazze avvenenti e disponibili che il genio può fargli avere se esprime un desiderio.

 

La stessa Jasmine, unico personaggio femminile apparentemente libero da questi stereotipi, viene fortemente caratterizzata come oggetto di piacere nel momento in cui è rapita da Jafar.

 

Il problema è che anche un cinema non volutamente di propaganda finisce con l'influenzare le nostre opinioni grazie alla sua capacità di agire sulle nostre emozioni; il nostro immaginario non aveva mai subito un bombardamento simile a quello in continua escalation degli ultimi 100 anni: suoni e immagini a ciclo quasi continuo; storie e valori che vengono veicolati costantemente attraverso il cinema, la Tv, i videogiochi e tutti gli altri mezzi di comunicazione di massa. Se a questo aggiungiamo il fatto che questi mezzi sono usati sempre più spesso dalla moderna propaganda in modo scientifico e volutamente manipolatorio, dovremmo chiederci quanti dei nostri pensieri, gusti, opinioni, tendenze, sono liberi da condizionamenti e quanti derivano invece da una miriade di substrati che ci sono stati incollati addosso fin dalla nascita.

 

Sviluppare un pensiero critico, approfondire i nostri meccanismi mentali e capire come questi automatismi vengono sfruttati da chi, sapientemente manipola la creazione di immagini, suoni e musica, può essere un buon inizio per non subire autisticamente questa marea di stimoli e per non fare la figura degli imbecilli sorridenti che: “...Tanto è solo un film...” per poi trovarci a indossare un capo firmato con la convinzione che: “piace a noi a prescindere” (senza trovare strano che tutti indossino le stesse cose ripetendo esattamente le stesse frasi), o peggio, ritrovarci immersi (come sta succedendo) in una neolingua che promuove il bipensiero, trovando entrambe le cose perfettamente coerenti e accettandole senza vederne i paradossi (una guerra è e sarà sempre una guerra; non potrà mai essere una missione di pace).

 

Forse il concetto più esplicito della neolingua che testimonia il nostro livello di manipolazione mentale è il termine: "Tradizione". Siamo sinceramente convinti che la nostra identità, in quanto civiltà, sia ascrivibile a un certo numero di "Tradizioni" che ci fanno pensare a rituali antichi persi nel tempo che mantengono le nostre radici.

In realtà, molte delle nostre tradizioni sono creazioni moderne; nel suo libro: "L'invenzione della tradizione" 15 (Einaudi 1987), Hobsbawm spiega come si inventa una tradizione ed illustra come molte di esse che riteniamo antiche non siano soltanto recenti, ma addirittura inventate di sana pianta.

Uno degli esempi più eclatanti è il Natale; nonostante i suoi tratti arcaici è una festa moderna e la stessa immagine del Babbo Natale vestito di rosso e bianco si può far risalire agli anni 20 anche se fu dagli anni 30 che la Coca Cola, grazie all'illustratore Haddon Sundblom, inventò l'immagine che ogni anno ritroviamo nei centri commerciali sotto forma di statue ballerine, cartoline di auguri etc.

 

Anche Claude Lévi-Strauss nel suo: "Natale Inventato" ci racconta come l'attuale figura di Babbo Natale sia una creazione moderna: "...Babbo Natale, nella sua forma attuale, è una creazione moderna; e ancora più recente è la credenza (che obbliga la Danimarca a tenere un apposito ufficio postale per rispondere alla corrispondenza di tutti i bambini del mondo) che lo fa risiedere in Groenlandia, possedimento danese, e che lo vuole in viaggio su una slitta trainata da renne. Si sostiene anche che questo aspetto della leggenda si sia sviluppato soprattutto durante l’ultima guerra, per via della permanenza di forze americane in Islanda e in Groenlandia. Eppure le renne non sono casuali, poiché documenti inglesi del Rinascimento menzionano trofei di renne esibiti in occasione di danze natalizie, e cioè anteriormente a ogni credenza di Babbo Natale e, più ancora, alla nascita della sua leggenda. Elementi molto antichi sono dunque mescolati e rimescolati, con la successiva aggiunta di altri..."16

 

Una tradizione della Walt Disney sembra invece essere quella di inserire immagini e messaggi a sfondo sessuale nei suoi cartoni animati; La mole di questi messaggi subliminali in tutta la produzione cinematografica Disneyana è talmente enorme da escluderne l'inserimento casuale come "scherzo di qualche disegnatore". I controlli di queste produzioni sono minuziosi e già sappiamo che molte produzioni della nota casa contengono forti simbologie e propaganda di vario genere. Oltre ai messaggi di tipo sessuale veicolati in varie forme, ci sono spesso rimandi alla simbologia fallica17che può essere interpretata in molti modi sia nell'esoterismo che in psicologia.18Qui sotto alcuni esempi:

L'ultima immagine è tratta da "Topolino e il fagiolo magico" 1963 e mostra un'intera sequenza animata dove è esplicita un'erezione mentre la crescita della pianta emerge dalle nuvole.

 

Il 1905 rappresenta un anno particolarmente importante per la disciplina psicoanalitica; vengono infatti pubblicati i "Tre Saggi sulla teoria sessuale" di Freud, uno dei suoi scritti che ha avuto maggiore risonanza.

Il secondo dei tre saggi racchiude le riflessioni intorno ad un aspetto unico e mai fino a quel momento messo in luce: i momenti espressivi della sessualità che si intrecciano con la condizione infantile. “Nessun autore, per quel che ne so, ha riconosciuto chiaramente la regolarità, la normalità di una pulsione sessuale nell’infanzia [...]. (Freud, 1905, p. 484).

Che sia ora un caso che Edward Bernays fosse il nipote di Sigmund Freud e che Disney abbia colto al volo le teorie di uno e le tecniche manipolatorie dell'altro?

Guarderete ancora un film nello stesso modo perchè tanto: "Un film è soltanto un film?"... Buona Visione!

 

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più giù

Ritratto di Calvero

.... Renato Zero cantava "più su", noi, l'inverso. Mi spiego, prima però, due premesse.

La prima: - mi permetto un approfondimento, senza voler togliere nulla all'articolo che trovo esaustivo, e soprattutto dico "mi permetto", poiché Music è preparato alla grande sulla questione. Io no.

La seconda: - dico esaustivo, conscio del fatto che vi sarebbero ancora centinaia e centinaia di pagine da scrivere. Cioè, quanto qui esposto è esaustivo poiché ritengo si sublimino in senso critico e di analisi le dinamiche che sono mosse dalla propaganda; quanto ciò sarebbe sufficiente per comprendere l'esigenza di staccare la spina da questo "mondo".

 

Più giù.

Il mio contributo lo voglio dare prendendo spunto dal titolo dove giustamente si parla di cervello che mi concede l'assist per andare, appunto, "più giù".

Noi parliamo di cervello ed è utile ricordarsi come per i greci (e non è che non valga per noi) la PSICHE era ed è, in soldoni, l'Anima. La questione in realtà è che proprio la nostra anima è quella manipolata ed è per questo che la Propaganda funziona, poiché in realtà essa ad un certo punto ti appartiene; non è più un fattore esogeno e sarà proprio il nostro cervello, a sua volta, a esternarne reazioni che sono elaborate come partissero da noi. 

L'etimologia del termine PSICHE parla di: - fiato, alito, respiro cioè quella cosa indissolubile allo spirito, appunto, all'anima.

Quindi è indubbio che il percorso dei segnali e delle informazioni che riceviamo, vengano recepiti attraverso la condizione emotiva che una determinata immagine (ferma o in movimento) rappresenta e, ancora di più, si sedimenti in noi attraverso un processo che pretende dalla stessa un significato. Qui il barbatrucco. L'induzione al significato. Che, come negli esempi portati da Music, Aladin dal viso "bianco" si salda nella nostra PSICHE poichè è MORALE l'informazione che viene veicolata dall'immagine, cioè significativa attraverso dei retaggi già precedentemente assodati da noi come genuini...

... quindi ci affezioneremo, poiché è parte integrante del nostro protocollo di preservazione della specie appartenere a ciò che per noi è cosa buona, poiché è un atto di tutela nei nostri stessi confronti.

Perché si dice, ad esempio: - "sei caduto in suo potere!" (?) ... perché appunto non si cade in Potere di qualcuno se non attraverso il sentirsi di appartenere a una forza in origine esogena. 

Questo il Potere del Potere

 

 

 

Pensiero

La sospensione dell'incredulità può essere letale.

Ottimo articolo.

Bel lavoro

Ritratto di Dusty

Concordo, proprio un bel riassunto su questo complesso argomento.

Complimenti.

(Co)incidenze

Ritratto di Tuareg69

Bellissimo articolo, davvero.

Sarebbe interessante verificare se, come nel caso del film "Pearl Harbor" / 11 Settembre 2001, ci sono altri casi così eclatanti di pellicole uscite ad hoc come palese preparazione subliminale all'accadimento di avvenimenti storici prestabiliti e pianificati...

Modifiche

Ritratto di Music-Band

L'argomento è talmente complesso e vasto che ci vorrebbe un libro, o un film...  smiley   E ancora non si riuscirebbe ad esaurirlo.

Ho completato l'articolo inserendo una chiosa finale (mancava qualcosa) e alcune foto.

Music is not a Musical

Ritratto di Tuareg69

Tra l'altro andrebbe considerato quanto fatto, con gli stessi scopi e le stesse mire, in ambito musicale...

Illuminante il lavoro di Dave McGowan, segnalato a suo tempo da Manfred, sulla sorprendente storia del movimento Hippie: "Inside the LC - The Strange but Mostly True Story of Laurel Canyon and the Birth of the Hippie Generation"...

Una storia in cui sembra che chiunque ma proprio chiunque fosse apparso in quella scena (nessuno escluso tra artisti [Zappa, Morrison, Nash, solo per citarne alcuni], produttori, ballerini, prostitute, cineasti, magnaccia, spacciatori, wags, soubrette, serial killer, groupies e quant'altro), appartenesse o avesse ascendenze o relazioni di prossimità con esponenti delle forze armate americane o dei loro servizi segreti o dei loro servizi di intelligence...

Tale esposizione è disponibile a questo link:

http://www.davesweb.cnchost.com/index.html

Ora che lo posto noto che, inspiegabilmente, la maggior parte dei capitoli non è più raggiungibile... frown Visto che mi ero imposto l'onere di tradurre tutto il lavoro (purtroppo momentaneamente interrotto all'ottavo capitolo per impegni di vita), avevo comunque fatto a suo tempo un mirror del sito. Chi trovasse interessante quanto (parzialmente) disponibile on-line, può richiedermi tranquillamente quello che avevo scaricato a suo tempo (praticamente quasi tutto)...

Date le perplessità sorte nei

Ritratto di Music-Band

Date le perplessità sorte nei commenti su luogocomune riguardanti l'ultima immagine riferita al signore degli anelli, e data la mia impossibilità a controllare tutte le versioni del film o di ottenere riferimenti più precisi, ho modificato l'articolo togliendo i riferimenti a quel fotogramma e inserendo una nuova chiosa finale che introduce un altro argomento che meritava una trattazione a parte ma che ritengo sia utile e funzionale anche come chiusura a questo articolo.

Operazioni

Ritratto di Manfred

Data la complessità del tema trattato vorrei soffermarmi su un aspetto di esso che, a mio avviso e in una certa maniera, sintetizza lo sviluppo di tutta quella serie di operazioni esterne alla mera produzione del film vero e proprio, che danno modo ai messaggi racchiusi nella visione dello stesso, una volta raggiunto il pubblico, di venire somatizzati nell'immaginario collettivo. Queste operazioni, veri e propri aggiustamenti della realtà sociale per costruire riscontri appaganti nel mondo reale alla fascinazione subita dallo spettatore, hanno gradualmente trasformato la cosiddetta settima arte snaturandola delle proprie prerogative, grazie anche alle innovazioni tecnologiche, confondendola con l'insieme della multimedialità in una operazione di marketing a ciclo continuo che si può tranquillamente definire marketing esistenziale perché modella l'esistenza, soprattutto dei giovani ma non solo, secondo i canoni voluti, pur tenendo conto delle loro preferenze e tendenze.

Il raggiungimento dello stato attuale ha necessitato di un lungo e a tratti contorto percorso.

Dopo l'avvento della televisione, qui in Italia ma penso anche in Europa, la visione dei film al cinematografo aveva mantenuto il suo potere di aggregazione rimanendo un rito socialmente valido che, pur nella spensieratezza del divertimento collettivo, contemplava lo scambio di impressioni ed opinioni e il conseguente sviluppo di un senso critico, quel senso critico che nemmeno la propaganda dei regimi totalitari era riuscita a cancellare completamente. 

Basta pensare che all'avvento del nazismo i berlinesi lasciavano "l'onore" di marciare nelle adunate agli onnipresenti bavaresi perché, a loro dire, questi risultavano più fotogenici nelle riprese per i cine giornali. 

Nel 1975 in Italia, stranamente in anticipo sui nostri tempi, entra in vigore la legge n. 584 che vieta il fumo sui mezzi di trasporto pubblico (ad eccezione delle carrozze riservate ai fumatori) e in alcuni locali pubblici (ospedali, cinema, teatri, musei e biblioteche), infatti il divieto verrà esteso a tutti i luoghi pubblici al chiuso solamente nel 2003. Nel 1983 l'incendio del "Cinema Statuto" a Torino, di cui riporto il "link”, sul sito ilPost 1), alla commemorazione a trent'anni dall'accaduto, che come argutamente scrive l'utente del suddetto sito lunac nei sottostanti commenti, segna lo spartiacque nel modo in cui si frequentavano i cinematografi prima e dopo quella data; aggiungo, tralasciando il risvolto esoterico, che i dubbi sull'origine dolosa dell'evento rimangono, dati i precedenti episodi simili verificatisi l'anno prima proprio nella stessa città. Di sicuro sta il fatto che da questo colpo (susseguenti controlli e chiusura dei locali non a norma, ingenti risorse richieste per l'adeguamento degli stessi), la diffusione capillare delle sale cinematografiche nel territorio, nonostante la parentesi del porno, subisce una drastica riduzione cominciando proprio dalle più piccole e naturalmente non totalmente allineate alla volontà della grande distribuzione. Parallelamente invece comincia l'espansione del video registratore per uso casalingo e delle televisioni private prima e in sequenza poi dei video giochi, delle multi-sale, dei dvd, di internet, del conglobamento di tutto questo in una macchina pubblicitaria multimediale dall'impatto sul pubblico devastante, che decretano la fine dell'arte cinematografica, almeno come l'avevamo conosciuta e la nascita di un apparato di controllo e indirizzo che forse supera la stessa fantasia orwelliana. Certamente il progresso non si può fermare ma è interessante notare una certa sincronicità tra la proliferazione dei centri commerciali con le annesse multi-sale cinematografiche e la progressiva chiusura dei negozi e dei cinematografi nei piccoli agglomerati urbani, anche se non mancano tentativi di recupero di questi ultimi. Non sono a conoscenza se negli anni settanta gli apparati scientifici e di potere avessero la cognizione esatta degli sviluppi che la tecnologia avrebbe avuto negli anni successivi ma mi pare che le basi di quella odierna fossero state già tutte completamente gettate, penso oltremodo che gli analisti avessero prefigurato con molta accuratezza questi scenari e disposto i piani per la loro realizzazione. Infatti alla luce delle comuni conoscenze odierne appare assai chiaro il filo conduttore che dalla rivoluzione pop degli anni sessanta ci porta fino ad oggi, voglio citare un episodio significativo, che esplicita chiaramente come venisse anticipato l'uso dell'attuale sinergia tra gli strumenti multimediali: nel 1978 venne distribuito il film la febbre del sabato sera (Saturday night fever), il cui contenuto credo sia universalmente conosciuto, consacrando in tutto il mondo la musica disco, questa la versione ufficiale dei fatti, in realtà attraverso una operazione assai più complicata che coinvolge cinema, televisione, personaggi dello spettacolo, proprietari di sale da ballo, disc-jockey e "artisti”, si trasformerà, in maniera quasi definitiva, la capacità conquistata in quegli anni dai giovani di incontrarsi e socializzare svincolandosi dalle convenzioni, riportando, soprattutto la ricerca dell'approccio amoroso, attraverso il conio di una nuova  "morale" e l'emarginazione di qualsiasi forma di individualità non omologata, dentro le linee guida del conformismo consumistico. 

Scusate l'eccessiva sintesi ma veramente un libro o un film sull'argomento non basterebbero, spero di aver contribuito alla discussione almeno con qualche spunto.

 

PS

 

Tuareg 69, per la precisione è stato Paxitibi ad accennare agli scritti di David McGowan, nel thread da me aperto su Luogocomune con il titolo Cinema e nuovo ordine mondiale. McGowan parla nel quarto capitolo della sua esposizione (purtroppo uno di quelli cui ora la lettura non è più possibile sul sito) di Lookout Mountain Laboratory, una istallazione militare situata sulla sommità di Laurel Canyon, adibita a studio cinematografico la cui attività rimase sconosciuta all'opinione pubblica fino ai primi anni novanta, nonostante circolassero svariate voci sul suo reale utilizzo. Dimenticavo, l'esoterismo come avrete sicuramente avuto modo di constatare gioca un ruolo rilevante non solo tra i cineasti ma tra tutti gli addetti all'industria dell'intrattenimento e gli stessi spettatori. 

 

 

1) http://www.ilpost.it/2013/02/13/incendio-cinema-statuto-torino/

 

Manfred

L.M.L.

Ritratto di Tuareg69

Ipotesi interessante: dunque si sarebbe strategicamente pianificato “di fino” anche la modalità di fruizione dell'evento film...

Ricordo in effetti con nostalgia che da bambino (ora ho quasi 45 anni) negli anni 70 si cominciava ad andare al cinema in quelli che qui a Roma (o almeno nella mia zona) venivano chiamati “Pidocchietti”, ovvero quelle sale di quartiere di seconda o terza (o peggio) visione dove ad un prezzo ridicolo si vedevano sia i film che erano stati i successi dell'anno passato che i grandi classici, dove si cominciava inconsciamente ad apprezzare e ad amare il Cinema...

Ad un certo punto, e non faccio fatica ad associarlo storicamente con quanto detto da Manfred, queste realtà sono improvvisamente scomparse lasciando il passo alle sole sale di prima visione e poi agli infami multi-sala.

 

Riguardo al lavoro di McGowan chiedo venia a Paxtibi.

 

Essendo molto on topic con l'articolo di Music-Band, riporto qui lo stralcio del quarto capitolo di “Laurel Canyon” a cui Manfred faceva riferimento, in cui si parla dei Lookout Mountain Laboratory:

 

Comunque... due progetti ambiziosi nel 1940 hanno portato cambiamenti significativi a Laurel Canyon. In primo luogo, Laurel Canyon Boulevard fu esteso fino alla San Fernando Valley, fornendo l'accesso al canyon sia da nord che da sud. Il viale allargato era ora una tortuosa strada principale, che forniva l'accesso direttamente al Westside dalla Valle. Il traffico, neanche a dirlo, aumentò notevolmente, la qual cosa probabilmente andò bene per i pianificatori dell'altro progetto, perché voleva dire che l'aumento del traffico causato da quest'ultimo probabilmente non era stato notato. E andò bene, si veda, perché questo progetto era segreto, quindi se ve ne parlo, dovete promettermi di non dirlo a nessuno.

 

Quello che sarebbe divenuto noto come il Laboratorio di Lookout Mountain fu originariamente concepito come un centro di difesa aerea. Costruito nel 1941 e situato in due acri e mezzo al largo di quella che ora è Wonderland Park Avenue, l'installazione fu nascosta alla vista e circondata da una recinzione elettrificata. Nel 1947, l'impianto contemplava uno studio cinematografico pienamente operativo. In realtà, si sostenne che forse fosse il solo studio cinematografico completamente indipendente al mondo. Con 100.000 metri quadrati di superficie, lo studio segreto comprendeva teatri di posa, sale di proiezione, laboratori di lavorazione di film, servizi di editing, un reparto di animazione, e diciassette camere blindate climatizzate per il mantenimento delle pellicole. Aveva anche un parcheggio sotterraneo, un elicottero e un rifugio antiaereo.

 

Nel corso della sua vita, lo studio produsse qualcosa come 19.000 film segreti - più di tutti gli studios di Hollywood messi insieme (cosa che credo renda Laurel Canyon la vera 'capitale del cinema del mondo'). Ufficialmente, l'impianto era gestito dalla US Air Force e non fece nulla di più dei filmati sul nefasto AEC sul processo di test delle bombe atomiche e nucleari. Lo studio, tuttavia, era chiaramente attrezzato per fare molto di più di semplici film. Ci sono indicazioni secondo le quali il Lookout Mountain Laboratory aveva un dipartimento di sviluppo e ricerca avanzata che erano il top delle nuove e moderne tecnologie di ripresa. Progressi tecnologici come gli effetti 3-D a quanto pare furono inizialmente sviluppati presso il sito di Laurel Canyon. E a celebrità di Hollywood come John Ford, Jimmy [James, ndr] Stewart, Howard Hawks, Ronald Reagan, Bing Crosby, Walt Disney e Marilyn Monroe fu data l'autorizzazione a lavorare presso l'impianto su progetti non ancora chiariti. Non vi è alcuna indicazione che qualcuno di loro abbia mai parlato del loro lavoro nello studio clandestino.

 

L'impianto impegnò ben 250 produttori, registi, tecnici, editori, animatori, ecc, sia civili che militari, tutti con i migliori nulla osta di sicurezza - e tutti riportarono di aver lavorato in un angolo appartato di Laurel Canyon. I resoconti variano su quando l'impianto cessò l'attività. Alcuni sostengono che fu nel 1969, mentre altri dicono che l'impianto rimase in funzione più a lungo. In ogni caso, a detta di tutti, il bunker segreto fu installato e funzionante per più di vent'anni prima degli anni degli adolescenti ribelli di Laurel Canyon, e rimase operativo per la maggior parte di quei turbolenti anni.

 

L'esistenza della struttura rimase sconosciuta al grande pubblico fino ai primi anni 90, anche se da tempo si diceva che la CIA utilizzasse uno studio segreto per i film da qualche parte nella zona di Hollywood. Il regista Peter Kuran fu il primo a saperne della sua esistenza, attraverso documenti segreti che ottenne mentre lavorava per il suo documentario del 1995, "Trinity and Beyond". Eppure ancora oggi, circa 15 anni dopo la sua ufficializzazione al pubblico, ci sono difficoltà a trovare anche una sola menzione di questo segreto impianto militare / di intelligence nella letteratura della ”cospirazione”.

 

Penso che siamo tutti d'accordo, tuttavia, che non c'è nulla di minimamente sospetto in tutto ciò, quindi andiamo avanti...

vero...

Ritratto di MiyamotoNoncorre

A conferma di ciò che dice Manfred aggiungo che lo stesso si è verificato anche in ambito musicale.

Tu citi "La febbre del sabato sera" che dette la botta finale per la diffusione della disco (cosa di cui parlammo in un altro thread), con il progressivo decadimento della qualità musicale prodotta e l'avvento del videoclip con conseguente trasferimento dell'attenzione sull'immagine.

E quello che è avvenuto con i cinema si è verificato anche con i negozi di dischi, le grosse catene hanno portato alla chiusura dei piccoli negozi...dal contatto umano al supermercato.

 

[u][b][size=large]"Gli

Ritratto di Music-Band

[u][b][size=large]"Gli Archetipi"[/size][/b][/u]

Gli archetipi sono simboli di concetti e istinti primordiali (possono quindi essere rappresentati in forma simbolica), forme del pensiero e dell'immaginario umano.

La definizione che ne da Jung è: [i]” modelli funzionali innati costituenti nel loro insieme la natura umana” (Simboli della trasformazione in Opere vol.V Boringhieri To 1970). [/i]

Si tratta quindi d temi e schemi dominanti nella vita dell'uomo che hanno un carattere di universalità, sono rintracciabili in tutte le culture e ai quali siamo tutti sensibili perchè ci stimolano emotivamente a livello dell'inconscio.

Gli archetipi principali sono 7:

1.  Il Bambino,
2.  Il Viandante,
3.  Il Cercatore,
4.  Il Guerriero,
5.  L’Imperatore,
6.  Il Mago
7.  Il Saggio.

Ai quali poi si aggiungono tutti gli archetipi secondari che sono molti di più.

Se osservate bene, solo per fare un esempio, in Guerre Stellari (di George Lucas - 1977) sono presenti tutti più alcuni dei secondari.

Uno degli archeti secondari è quello dell'ombra.

[i]Secondo Jung,  l'Ombra è la prima raffigurazione archetipica che si incontra lungo il cammino della via interiore, essa rappresenta una sorta di specchio che ci viene rimandata la nostra immagine interiore, davanti alla quale non può essere usato nessun trucco, infatti in questo caso Jung fa riferimento al concetto di persona come quell’identità di copertura in cui si è quel che gli altri vogliono che noi si sia e quel che noi amiamo pensare di essere, cioè la maschera dell'attore.
Quindi l’Ombra diventa la figura negativa che mette in mostra i limiti del soggetto...

...L’ombra quindi rappresenta l’altra faccia della medaglia dell’Io, ma soprattutto l’opposto dei valori che l’Io vede come positivi, perché essa racchiude tutto ciò che assume una valenza rappresentazionale negativa, oscura e temibile sia nell’individuo che nella società... [/i]
[url=http://it-it.abctribe.com/Wiki/filosofia/c_g_jung_i_principali/_gui_455_76]L'archetipo dell'ombra[/url]

Luke Skywalker e Darth Fener, mi sembra sia chiaro, incarnano anche questo archetipo.

Ogni narratore professionista, regista o scrittore che sia, fa uso degli archetipi perchè sa che l'identificazione del pubblico è un requisito fondamentale per il successo di un'opera, e quelli più abili nel loro uso sono anche quelli che hanno creato quei capolavori che rimangono nell'immaginario comune, vedi soltanto, per fare un altro esempio, l'opera letteraria de: [i]"Il Signore degli Anelli"[/i] di Tolkien.

Ovviamente la capacità degli archetipi di suscitare emotività e di essere riconosciuta a livello inconscio anche attraverso la rappresentazione simbolica è una caratteristica che non poteva non interessare la moderna propaganda dato che apriva orizzonti nuovi con la capacità di manipolare le masse attraverso un'azione invisibile, non identificabile a livello razionale.

Bernays fu il primo a intuire che gli studi psicologici (ricordo che era nipote di Freud) potessero trovare un'applicazione pratica nelle tecniche di manipolazione di massa, aprendo così un nuovo fronte che cambierà tutte le carte in tavola. Prima di Bernays infatti, la propaganda era basata principalmente sulla menzogna o manipolazione della verità. Questo concetto si amplia e cambia negli anni venti grazie alle intuizioni di Bernays appunto.

Un esempio davvero interessante di manipolazione degli archetipi viene descritto dal regista Olandese Paul Verhoeven nel commentario audio presente nell'ultima edizione del DVD "Robocop".

Per ammissione dello stesso regista, la sequenza in cui l'agente Murphy viene brutalmente ucciso dai malviventi, la rappresentazione della crocifissione di Cristo. La prima sequenza forte e terribile è il fucile che fa saltare la mano del poliziotto bloccata aperta a terra dal piede di un malvivente e aperta. Rappresenta la crocifissione. I malviventi sono i centurioni che lo deridono e scherzano mentre lo uccidono. L'arrico della poliziotta Compagna di Murphy che si dispera senza poter fare nulla è la rappresentazione di Maria Maddalena.

Cristo/Murphy risorgerà come Robocop.

Ora c'è un concetto fondamentale nel mito Cristiano:

La ressurezione di Cristo incarna l'ideale di riscatto; promette, in sintesi, il riscatto per coloro che hanno subito nella propria vita

Uno che non riesce a trovare un senso alla sofferenza (di diverso tipo) nella propria vita allora si consola pensando che in un altra i ruoli saranno invertiti. Colui che subisce sarà colui che invece farà soffrire (in maniera diretta o indiretta) colui che è stato il suo aguzzino.

Il regista dice esplicitamente che la sua rappresentazione (probabilmente si intuisce che lui l'ha fatta con intento polemico) del [u][b]"Cristo Americano"[/b][/u] si materializza e raggiunge il suo completamento nella scena finale quando Robocop dice al cattivone di turno Dick Jones: "Io non ti arresto più..." e lo uccide.

Quanto pubblico però ha recepito l'intento polemico e quanto invece si è esaltato per il momento di riscatto? Incarnando e assimilando in pieno l'archetipo?

Meditate gente, meditate... Come diceva qualcuno...

Per approfondire gli archetipi:

http://www.geagea.com/33indi/33_08.htm

http://www.antoniettadangiccopsiche.com/it/sogni-e-dreamwork/principali-...