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"Distrazioni" e cortometraggi

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Il Divertissement inteso da Blaise Pascal, indagava il divertimento non propriamente inteso come momento di gioco goliardico, come momento di Festa, anche quello del "lasciarsi andare", bensì lo criticava negativamente come fosse (e forse lo è) una fuga elegante da ciò che crucialmente dovrebbe riguardarci; dalle nostre paure, debolezze e condizioni. Insomma un alibi, un modo per distrarci e illuderci o peggio, illudere. 

Ora - io non sono uno studioso di Pascal, quindi non ho l'autorevolezza necessaria per sondare e giudicare esaustivamente questi concetti, ma ho visto che nel corso del tempo e dei "nostri" tempi questa accezione del divertissement ha preso, a mio avviso, nuove pieghe e direzioni interessanti; a volta in tono nobile, qualche volta - meno. Ed è in questo gioco di contrasti che intendo condividere un esperimento audio-visivo con voi. Un esperimento che le nomenclature del settore inseriscono in ciò che viene chiamato Cortometraggio.

Ecco che quindi, quando mi sono trovato a costruire quasi "work in progress" (da un'idea di mio fratello) questo brevissimissimo "film", comprendevo come il Gioco e i problemi detti iperbolicamente esistenziali, non sono così distanti. Questo di là di voler dare un'impronta drammatica o da commedia ai propri progetti. Non conta. Si sarà capito che non sono pienamente d'accordo con Pascal, ma comunque mi ha aiutato a realizzare che le "fughe dalla realtà" non sono sempre tali e che nel grande gioco della Vita, infiniti sono i modi per indagarla.

 

ECO from Giu Ma on Vimeo.

 

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Rovinato il pomeriggio!

 

Minchia, il groppone! 
Mi piace, complimenti, emozionante.
Critica dilettantistica: non è immediata l' identificazione dal ragazzo dell' albero col ragazzo suicida. Avreste potuto sfruttare il tatuaggio sul braccio per ottenere maggior immediatezza, perchè l' Eco che assiste alla propria morte non è scena apprezzabile (e/o emozionalmente perdibile) senza aver capito che i due sono la "stessa persona". 
 
Il corto esemplifica a dovere l' introduzione. (di solito è il contrario, ma che ci importa?)
 
Note di colore: ti cercheranno gli sbirri di tutta la vallata, si vede che andavi forte.
Anche io ho un telefono degli anni trenta! :-)

eilà

Ritratto di Calvero

Ciao Giano, ovviamente non può farmi che [molto] piacere ti sia piaciuto :) ... e mi è piaciuta la battuta (sto ancora col sorriso ebete stampato sulla faccia) del telefono degli anni "30.

Parentesi (Sborone mode On: - purtroppo mio fratello, giustamente, prima che partissi per la ripresa della corsa in moto, mi ha detto "vedi di non piegare troppo, se no sembra più che fai una gara o lo scemo, che altro" ... quindi mi sono pure trattenuto - Modalità sborone Off) chiusa parentesi.

Per la critica, ciò che dici ha senso. Ci si poteva pensare meglio. Non lo hai rilevato solo Te, infatti. Ma ormai la frittata era fatta. Un piccolo rovescio della medaglia comuqnue c'è. Qualcuno vede questa ambiguità come qualcosa di intrigante, cosa che spinge a rivederlo più volentieri. Poi magari più in là, parlo anche di altre critiche, belle precise, che ho collezionato.

 

Off Topic per Calvero (Non linciatemi vi prego)

Calvero vista la tua perspicacia nella critica e nell'analisi cinematografica mi piacerebbe che facessi un parallelo tra il vecchio e il nuovo James Bond (naturalmente se ne hai tempo e voglia, ci mancherebbe). 

La mia impressione è che i primi tre film con Craig siano una sorta di prologo al nuovo Bond; la cosa si vede benissimo in Skyfall, film pieno di simboli e riferimenti sia ai Bond passati che alla "fine di un ciclo". 

L'esplosione di Skyfall, la tenuta scozzese dei Bond, così come quella della Aston Martin con le mitragliatrici incorporate sono due eventi significativi, volti secondo me a rompere il legame con il passato.

Bella domanda

Ritratto di Calvero

 

Missione compiuta.  Per i produttori.

Guarda, non posso parlare da Fan della serie, né vecchia né nuova. Che poi dire vecchia, con tutti gli “episodi” che si sono protratti nel corso delle decadi, lo trovo fuorviante ma tant’è. Un genere questo che non è mai riuscito a coinvolgermi, neanche da ragazzo quando gli stereotipi dominano meglio ormoni e sinapsi, ma questo non prenderlo come se volessi denigrare chi a questo tipo di fascino rimane rapito in qualche modo.

Una mia idea me la sono fatta comunque e ritengo che per renderla chiara debba portarti in mezzo un altro “caso” cinematografico: The Bourne Identity… e perché?

Perché il film con Matt Damon ha sdoganato e, allo stesso tempo, in maniera ufficiale per l’immaginario collettivo, dissacrato, stravolto, ucciso l’idea dell’agente segreto che fu’ nel cinema dei Blockbuster. L’analisi si trova a un bivio. Da una parte, quello che il nuovo 007 è venuto a dirci in maniera più seriosa (che non è seria) e dall’altra quello che, a mio avviso, era un agente segreto sganciato dalla realtà.

Se parlo di carisma, allora Craig si trova azzeccatissimo nel gioco; se parlo di aver visto imporre una nuova verginità alla Serie, anche qui trovo il tutto molto azzeccato. Quanto poi tutto ciò sia una furbata lavorata di cesello nelle sceneggiature, quelle che stanno seguendo un preciso schema nella parabola del protagonista è un discorso che vediamo tra un po’.

Per quanto ho “vissuto” io queste serie, posso dirti che il grande divario consiste sinteticamente in questo:

     -       Prima, Bond, osava, dove l’immaginario della gente non aveva ancora varcato i confini del possibile, insieme ai territori inesplorati della scienza, visti, quella volta, come qualcosa di così lontano da far sì che soltanto questo richiederebbe un discorso profondamente a sé; per la maggior parte dei milioni di spettatori, 007 era anche una possibilità per andare a vedere le proprie fantasie futuristiche, infantili, materializzarsi su celluloide. Ora ce ne frega, in realtà, molto meno, se no un cazzo di niente.

-       Ora, invece succede questo: – che il mitico 007 è più 007 e meno mitico. Ora Bond è quasi “cosa vera”…   e qui ci siamo riallacciati al discorso di The Bourne Identity di cui sopra.

Quello che ho apprezzato, di là di quelli che sono i miei gusti sul cinema come arte, è che a Daniel Craig hanno infuso una dose malinconica di cinismo. Nello stesso tempo in maniera anacronistica ma inevitabile, hanno immaginato e sceneggiato tutto quello che prima mancava al vecchio “fumetto 007”; sì è dato (piaccia o meno) un perché e una sua tragicità all’uomo che non deve chiedere, mai. Qui, infatti, risiede il lavoro di maggior cesello, poiché esso si dilata attraverso tutti i film di questa nuova serie mostrando il divenire insieme alla discesa, la vecchiaia di Bond stesso. Questo perché un processo identificativo per il pubblico, oggi come oggi, con il vecchio 007, non sarebbe stato più possibile…

… ed ecco che piano piano il personaggio si trasforma da Jason Bourne a uno 007 in affinamento. Non so dove lo porteranno più in là, forse di nuovo verso un "fumetto". La furbata sta nell’aver portato il pubblico e gli estimatori della serie in questa continua sensazione di Deja Vu più e meno evidente; più e meno insolente; più e meno gratificante.

Ma sappi che ad aver dettato Legge in queste Produzioni è stato il personaggio di Jason Bourne insieme al linguaggio cinematografico usato in quel film. Di cui sopporto soltanto il primo episodio.

Grazie Calvero

Grazie Calvero per la brillante risposta, anch'io ho sempre pensato che il vecchio Bond fosse una figura mitica, irreale, archetipica e amorale con la quale gli spettatori non avevano alcuna difficoltà a identificarsi poiché agiva per "un bene superiore" e soprattutto a causa dell'importante cambio culturale che interessò gli anni '60. Come hai detto tu, oggi la tecnologia, lo scenario futuristico, le macchine mirabolanti e i piani diabolici non fanno più presa; un po' perchè sono stati abusati e sanno quindi demodè, un po' perché il mondo moderno è cinico e disilluso.

Non capisco perché il parlare di un "vecchio" e "nuovo" Bond sia fuorviante. E' proprio la "seriosità" da te citata a fare da spartiacque tra la prima serie di Bond (da Connery a Brosnan) e la seconda (da Craig a...). L'assurda pretesa di rendere "realistico" qualcosa che non potrà mai esserlo mi fa veramente incavolare. E' un vizietto del cinema moderno voler portare sullo schermo la depressione presente nella realtà e anche se la cosa mi fa incacchiare non poco devo dire che è una tendenza per forza irreversibile; il cinema va di pari passo con le mode ed è influenzato dalla pop-culture, per non parlare dei compromessi....quindi bisogna prendere per forza ciò che passa il convento.

Comunque secondo me un tentativo di riportare in auge la vecchia spy story è stato compiuto con GI JOE, film pacchiano, assurdo, ridondante e super-propagandistico...ma divertente. smiley Ammetto di essermi divertito vedere i soliti stereotipi correre su e giù sparando all'impazzata, ammetto l'immenso piacere che provo a vedere il cattivissimo e stereotipatissimo Cobra Commander lanciato alla solita fottutissima conquista del mondo. 

Lo ammetto, sono un nostalgico. Ma che colpa ne ho? smiley

PS: Per chi volesse approfondire metto un link che mi pare interessante.

 http://www.almapress.unibo.it/fl/numeri/numero2/batman.htm

approfondimento

Ritratto di Calvero

Schattenjäger ha scritto:

Non capisco perché il parlare di un "vecchio" e "nuovo" Bond sia fuorviante.

Mi sono spiegato male.

Non mi riferivo allo spartiacque di cui stiamo parlando, quello c'è, ci mancherebbe.

Mi riferivo al fatto che parlare dei "vecchi" Bond, a pensarci bene, risulta paradossale, visto che la serie va avanti dal "62 fino ad arrivare al 2002. In questo senso, intendevo fuorviante parlare di cose "vecchie" che non sono propriamente vecchie. L'arco di tempo abbracciato dalla serie è stupefacente.

Per il resto, il tuo discorso non fa una piega smiley

Basti pensare che significativo è l'episodio stesso del Nuovo Bond a dirlo: Casino Royale, che si rifà al primo libro che raccontò del personaggio di Fleming (di cui si fece anche il primissimo adattamento, televisivo in questo caso).

Cromatismi

Ritratto di Manfred

Mi pare che nel breve filmato ci sia troppa dissonanza cromatica tra le scene ferme e quelle di movimento a discapito di quest'ultime che perciò perdono in drammaticità.

Manfred

spiego

Ritratto di Calvero

Manfred ha scritto:

Mi pare che nel breve filmato ci sia troppa dissonanza cromatica tra le scene ferme e quelle di movimento a discapito di quest'ultime che perciò perdono in drammaticità.

 

Ciao Manfred :)

Allora, guarda che il Corto è stato girato (già questa parola mi fa sorridere, perché sembra che stiamo parlando di un film vero laugh) dicevo,  è stato girato senza che si dessero le giuste priorità alla fotografia. L'unica premura che abbiamo avuto è stata quella di fare le riprese all'incirca nelle stesse ore pomeridiane. Nulla di più.

Se invece ti riferissi a qeull'effetto volutamente evidente in cui trovi immagini più sovraesposte, più da "sogno" diciamo, allora lì è una cosa che ho voluto io ... e che è stata elaborata durante il montaggio. Cioè, per capirsi, quando vedi mio fratello con la camicia bianca, alllora lì sono stati modificati volutamente i parametri dell'esposizione e questo per  differenziare la visione tra realtà e "realtà".