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Come il Crowdfunding attraversò la mia strada

Se mi avvessero nominato il crowdfunding 20 anni fa avrei pensato, nella migliore delle ipotesi, a una cassa peota organizzata da una folla di squattrinati, e nella peggiore a una marca di cereali integrali di provenienza ignota. Se qualcuno mi avesse spiegato il significato poi, avrei pensato che una cosa del genere esistesse soltanto nella fantascienza uscita da Star Trek.

Il fatto è che mi sento di appartenere a una generazione (ma forse sono soltanto io) che non ha una collocazione chiara nelle epoche temporali; sono nato in un periodo in cui le abitudini e le tradizioni del passato si stavano sgretolando e non facevano già più parte delle nuove leve, ma contemporaneamente le innovazioni tecnologiche che avrebbero stravolto anche le abitudini sociali si stavano timidamente affacciando sul vecchio mondo. Mi sentivo incastrato tra passato e futuro.

Volete un esempio? Quando ero un adolescente, senza internet, social network e cellulari, si bighellonava per strada con gli amici e si poteva avere l'impressione di vedere la "gang" di "West Side Story", anche se noi non ballavamo ed eravamo certo molto meno bellicosi e pericolosi. Riuscireste a immaginare "I ragazzi della 56a strada" che estraggono un cellulare? Non è possibile, non sarebbe appartenuto a quel periodo a meno di non trovarsi proiettati in un film sui viaggi nel tempo. Ecco perchè restammo tutti ammutoliti e affascinati come un gruppo di indigeni della foresta sub-tropicale che vedono per la prima volta un aereo, quando uno degli amici, il più ricco in un gruppo di poveracci, tirò fuori dalla tasca il primo esemplare di "walkman" della storia. Un lettore di cassette stereo che faceva pensare che non si sarebbe potuto costruire qualcosa di più piccolo e più tecnologico di quella meraviglia elettronica; era il 1980.

Nei successivi 36 anni ho dovuto incassare le sberle che arrivano da tutte le parti quando hai il cattivo gusto di farti delle illusioni, dovendo scoprire gradualmente che non solo devi lavorare duramente per poi pagare "altri" che manco conosci e che prelevano il frutto del tuo sudore per fare la bella vita alle tue spalle, ma anche che, se per colpa di una monumentale idiozia, ti convinci che le tue capacità, talenti o competenze valgano qualcosa per chi è nella posizione di decidere se puoi guadagnarti dei soldi con questi tuoi strumenti, oltre alle sberle ti arriveranno pure dei paracarri sulla schiena.

Ho osservato a lungo chi correva in corsia di sorpasso con il pressapochismo e la mediocrità. Credevo di avere una Ferrari ma mi superava anche un tagliaerba arrugginito.

Poi è arrivata internet, il movimento "openSource", il "Creative Commons", il "File Sharing", e  per la prima volta è stato possibile far fuori gli intermediari, quegli zotici che occupano una poltrona e hanno un potere decisionale che esercitano con arroganza e totale stupidità soltanto perchè il sistema psicotico in cui siamo inseriti glielo permette.

Qualche anno fa, quando ho iniziato ad accarezzare un progetto editoriale basato su un lavoro di "Street Photography" che si integrasse con dei brevi racconti, la mia parte creativa era ancorata al passato, ai tempi in cui si poteva sperare che un editore fosse tale perchè competente e appassionato del suo lavoro, in grado di valutare le potenzialità di un'idea per il suo valore culturale, per la sua originalità o bellezza e non soltanto e unicamente per il livello di notorietà di chi l'ha prodotta.

Ma il "tempo moderno" ha preteso che lo guardassi in faccia: ci sono tantissime persone in gamba con delle belle idee, ma pubblica soltanto chi è già conosciuto, meglio se in tv e non rappresenta il minimo rischio per l'editore, ma solo vendite garantite.

Anche se la strada per trovare un editore che appoggiasse il mio progetto, più che in salita era proprio a strapiombo, mi sono sempre più appassionato alla mia ricerca iniziata quasi per gioco. Sapendo che la mia città è stata fotografata in lungo e in largo e resa famosa in tutto il mondo da tanti fotografi, mi ero chiesto se fosse possibile fare ancora delle foto "belle" e originali di Venezia senza incappare nello stereotipo.

mano a mano che passavo il tempo a cercare uno scatto "interessante", pensavo sempre meno al problema di trovare poi qualcuno che me lo pubblicasse. Non so bene come è successo ma mi sono ritrovato all'improvviso a riflettere su quello che stava succedendo tra queste antiche pietre sempre uguali ma per nulla eterne. Ho capito che Venezia non è sempre la stessa. Se scatti una foto di San Marco sembra identica a quella del 1920 eppure tutto stava cambiando e scomparendo; le persone, i mestieri, la vita, gli stessi gesti e parole che le persone si scambiano per strada.

Improvvisamente mi è stato chiaro quello che dovevo fare: le fotografie dovevano catturare l'essenza della città prima che scomparisse del tutto, dovevo riuscire a mostrare cosa è stata Venezia per i suoi abitanti prima che la svendessero come una Disneyland da 4 soldi. Le architetture e la "meraviglia" visiva che la città stessa rappresenta non erano le chiavi che l'obiettivo doveva catturare. Quello che all'inizio stavo facendo inconsapevolmente con la "street photography" era catturare frammenti di passato nel presente. Ciò che ancora resta, non so per quanto, dell'essenza di questo luogo e dei suoi ormai sparuti abitanti.

Nel momento in cui tutto è stato chiaro nella mia mente, ho ricominciato a cercare un editore e ho dovuto vedermi sbattere in faccia molte porte prima che mi ricordassi di questa natura divisa tra passato e futuro; e così mi sono detto: "Vivo in quello che consideravo il futuro, ci sono altre strade che posso tentare".

E fu così che il crowdfunding non mi parve più una marca di cereali integrali ma un'opportunità in un mondo in cui i mediocri e i loro posti delle decisioni vivono ancorati al passato per mera convenienza, senza nemmeno capire che tra non molto finiranno in una discarica con le loro poltrone, chiedendosi cosa è successo al mondo nel frattempo.

Ovviamente non so se il mio progetto avrà successo, la strada è comunque in salita ed è comunque ardua, ma almeno è una bella sfida, una cosa in cui puoi credere senza avere imbecilli in mezzo alle scatole, e se non funziona pazienza, uno potrà sempre riprovarci, è come essere tornati per strada, con gli amici e nuove eccitanti sfide da affrontare perchè, stavo quasi per dimenticare, nel frattempo mi sono fatto una nuova gang, personaggi strani che non vedi per la strada assorti nel loro faccialibro, ma trovi in giro per la rete pronti a dare una mano. E' una differenza nemmeno troppo sottile e devo ringraziare anche loro se questa campagna è operativa. Buon Crowdfunding a tutti.

P.S. qui potete vedere la mia campagna: https://goo.gl/TVMYV4 un sincero grazie a chiunque mi aiuterà condividendo questo progetto.