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Anticipare le conseguenze politiche di Internet: è tutta una questione di potere

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di Mihai Nadin - Istituto per la Ricerca dei Sistemi di Anticipazione - Università del Texas a Dallas.

La gente è scesa in piazza. Alcuni importanti soggetti dell'economia digitale ha mostrato i muscoli. La stampa ha coperto l'evento. Anche le Nazioni Unite hanno rivolto la loro attenzione alla questione. Frank LaRue, Relatore Speciale, ha presentato una relazione su "la promozione e la tutela del diritto alla libertà di opinione e di espressione". Di recente, l’ACTA (Anti-Counterfeiting Trade Agreement – Accordo per l’Anti-Contraffazione Commerciale) è stata fermata nel suo percorso, perché la Germania, allertata da manifestazioni pubbliche, ha cambiato idea, dopo che aveva già approvato l’incerto documento (analogamente ai membri di altri 22 paesi dell’UE).

Questa è la tipica storia di come gli interessi economici nello sfruttamento delle tecnologie innovative si scontrino con gli obiettivi politici. Non sorprende che gli Stati Uniti guidino il movimento per proteggere gli interessi delle imprese. Politici incompetenti, comprati con i soldi delle ricche lobbies, diffondono slogans del passato: il diritto di proprietà intellettuale deve essere protetto!

In realtà, questa è l'ultima cosa che passa nella testa del governo americano. E’ la sola ragione del profitto a muovere il tentativo di controllare Internet. E così i tribunali americani impongono  ammende, ed anche pene detentive, alle persone che, nello spirito di un mondo globalmente in rete, supportano comunicazioni del tipo peer-to-peer. I politici e gli avvocati non capiscono che la vendita di un disco, o di un CD, è una cosa fondamentalmente diversa dalle interazioni digitali, che producono valore in un modo nuovo. Né capiscono che queste influenzano notevolmente le tante opportunità legate al mondo del network. La diffusione virale rende un brano, offerto gratuitamente da scaricare, il miglior argomento per partecipare ad un concerto dell'artista. Questi hanno compreso la nuova possibilità, e ne conoscono i vantaggi reali.

In Europa, a volte sotto pressione degli Stati Uniti, Francia e Regno Unito hanno emesso delle regole per rinforzare la politica del copyright. Nessuno sforzo è stato fatto per comprendere che il copiare, nell'era digitale, è molto diverso da quello dell'era del capitalismo industriale. Ammettiamolo: copiare i produttori di scarpe, o i designers di borse, è diverso dal "copiare" ciò che è sul web. Inoltre, nessuno sforzo è stato fatto per capire che i diritti --- quelli politici in primo luogo --- non possono essere soppressi per sempre, per far piacere a chi vuole controllare l’internet-economy per il proprio beneficio. Copiare e diffondere immagini critiche per la sicurezza nazionale è un atto politico. Ma coloro che si oppongono a questa forma di comunicazione, perseguono autori di crimini economici, non politici. Per quanto imperfetta fosse WikiLeaks, la sua azione era di tipo politico, non riguardava un'asta di eBay.

La situazione a cui mi riferisco rende il bisogno di libertà, associato ad Internet, un fatto più urgente che mai. Ad esempio: la legislazione della francese HADOPI (Haute Authorité pour la Diffusion des Oeuvres et de la Protection des Droits sur Internet) applica un modello del tipo "tre colpi e sei fuori”. Una persona può avere diritti politici -- come ad esempio l'accesso ad Internet -- escluse però le opere mal interpretate, o fraintese, come quelle in violazione delle leggi del commercio. Le norme dell'Unione Europea limitano la diffusione di messaggi attraverso Internet. In Svizzera, il Logistics File Sharing Monitor legittima la tracciatura dell’indirizzo. Questo è un qualcosa che l’Occidente associa alla Cina, non ai paesi democratici. I fornitori di servizi Internet rigettano i siti web dei difensori dei diritti umani, dei dissidenti e dei “denunciatori”, poiché le difese dagli attacchi DoS1, distribuite sui servers, rendono l'operazione di fornitura dei servizi troppo costosa.

Tutto questo è il classico gioco “del gatto con il topo” tra le persone, da un lato, e coloro che vogliono negar loro questa libertà, caratteristica di un mondo in cui "L'informazione vuole essere libera" (come recita lo slogan, risalente al primo utilizzo di Internet), dall’altro. Così, per Wikipedia, la chiusura per un giorno, in segno di protesta verso la possibile legislazione tendente a controllare Internet, è stata spettacolare, ma in malafede. La gerarchia di Wikipedia consente tacitamente, a quelli con i soldi, di assumere scrittori per redigere le voci che li riguarda in un’ottica favorevole. E Wikipedia permette ai suoi volontari (ma sono veramente tali?) di censurare, in modo fascista, quella che chiamiamo la "saggezza del popolo".

Google, che in questi giorni sta introducendo nuove politiche, collegherà gli accounts, non importa se l'utente lo desideri o meno. E così anche i motori di ricerca, i social networks, i media online e le società che analizzano le informazioni sugli utenti di Internet, per il loro tornaconto economico. Eppure nessuno è venuto fuori con una dichiarazione politica riguardo il fatto che il data-mining, in realtà, priva gli individui della loro proprietà (e privacy), in favore della democrazia commerciale di consumo.

“Quadrature du Net” (un gruppo di avvocati che difende i diritti e la libertà dei cittadini ad usare Internet, NdT), ha giustamente osservato che la classe politica da un lato, e le nuove politiche della rete, dall’altro, stanno rappresentando punti di vista inconciliabili, riguardo i diritti delle persone. Invece di misurare quanto tempo sia passato, prima che la stampa annunciasse la morte di Whitney Houston (alcuni Tweeters lo hanno fatto prima), è meglio concentrarsi sull’anticipazione delle nuove politiche che sono state proposte per gli utenti di Internet. Ai nativi di Internet (la prima generazione a crescere "in rete", ad esempio), non glie ne frega niente del fatto che i messaggi di Twitter siano più veloci rispetto a quelli della stampa. Essi prenderanno il potere politico in ragione della loro competenza, che così dolorosamente manca oggi a quanti tentano di regolamentare una pragmatica condizione umana, diversa da quella del passato.

Sulla base sia dei dati del traffico in tutto il mondo --- attualmente quasi 600 exabyte --- che dei  loro modelli di utilizzo (quanto per l'e-commerce, quanto per l'e-learning, quanto per l'e-entertainment, quanto per la e-communication dei privati, quanto per la pornografia, etc.), si può prevedere un certo numero di modelli:

  • L'aumento del numero di reti private (come ad esempio iTunes), che mantengono uno stretto registro del profilo degli utenti (monopolio della società).
  • L'aumento di reti dedicate (ad esempio ai fini della sicurezza informatica, per la diagnosi medica, etc.).
  • L'aumento del numero di reti dedicate ai media sociali che effettivamente competono con i modelli  "tutto-in-uno" (come Facebook e Twitter).
  • Un ambiente più competitivo per la ricerca, basata sui motori di ricerca in rete (Google cesserà di essere la superpotenza).

Nonostante i governi continuino a cercare di regolamentare Internet, essi rimarranno comunque al traino. Con la generazione-nativa, la politica si estenderà sicuramente su Internet, inteso non più come mezzo di propaganda e strumento di finanziamento, ma nel senso del coinvolgimento dell’elettorato nel potere politico decisionale. E’ ovvio che questo sarà meno profondo e molto più opportunistico.