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Il Triangolo Maledetto

Era il 1987 e da svariati mesi frequentavo lo studio del giornalista e apprezzato scrittore: Alberto Ongaro. Lo avevo conosciuto nel posto in cui lavoravo ignorandone all'inizio l'identità e la meritata fama; avevo stretto amicizia con suo figlio Filippo, oggi stimato medico e pioniere in Italia dell'anti-aging e della nutrigenomica dopo le esperienze all'estero come medico dell'equipaggio degli astronauti per l'esa (l'ente spaziale europeo).

Due ragioni per cui i “fatti pubblici” sono sciocchezze

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di Bill Bonner1

 

Il mondo gira. Le notizie corrono veloci. Ne seguono interpretazioni, narrazioni e spiegazioni.

Quassù sulle Ande argentine, siamo beatamente isolati. La nostra connessione ad Internet ha smesso di funzionare due settimane fa. Da allora, due volte alla settimana, abbiamo guidato per un'ora fino alla proprietà di un conoscente per ricollegarci con il mondo esterno.

Ma a volte ci chiediamo perché ci preoccupiamo.

Le "news" sono una innovazione recente. Per la maggior parte del nostro tempo sulla Terra, noi esseri umani non abbiamo avuto accesso ad Internet, alla TV, ai giornali o ai telefoni. I nostri cervelli si sono evoluti quando ancora non esisteva l'ordine pubblico... la statistica pubblica... l'opinione pubblica... gli intellettuali... i mezzi pubblici... i divertimenti pubblici... i mercati pubblici... e le aziende pubbliche...

... in realtà, non c'era niente di pubblico! Almeno non nel modo in cui lo intendiamo oggi.

I Padroni del Clima - Episodio 4

Eccoci alla pubblicazione della quarta e ultima puntata relativa alla prima avventura de: "Gli Insoliti Noti".

Le tavole che seguono sono relative alla versione originale della storia, prive cioè della piccola censura che è stata applicata nell'ultima tavola.

La censura in questione riguarda la nota a fine pagine (che è stata completamente asportata) e che riferisce in merito alla veridicità della notizia annunciata da Mister Black. Trattandosi di una notizia apparsa sul "Sole 24 ore" ritenevo che il sottolinearlo fosse un valore aggiunto e non costituisse problematiche di sorta essendo il giornale piuttosto noto e "ufficialista".

Evidentemente però in redazione hanno ritenuto opportuno non collegare la notizia al fatto reale e la nota, come dicevo, è stata tolta del tutto.

I Padroni del Clima - Episodio 3

Siamo giunti al terzo episodio della prima storia dedicata ai personaggi de: "Gli Insoliti Noti". In questa puntata è possibile vedere in modo più marcato un'evoluzione grafica dei personaggi che stanno "entrando" nel disegnatore, e anche la sceneggiatura che ovviamente non cambia nel suo svolgimento delineato fin dall'inizio con il "Soggetto" che rappresenta la prima fase della stesura di una storia, diventa però più personale nei dialoghi conferendo maggior carattere ai personaggi.

I Padroni del Clima - Episodio 2

Eccovi la seconda puntata de: "I Padroni del Clima"

 

 

 

 

 

 

 

 

Cose che cambiano la vita

Girava uno scherzetto tempo fa, una di quelle cose che servono a fare i burloni e che non hanno la pretesa di far ridere. Lo scherzetto prevede che tu, mettendo il dito indice davanti a colui che vuoi canzonare, proprio davanti al suo naso, affermi semplicemente: - dimmi cosa vedi. La cosa è talmente ridicola nella sua pretesa che per farti contento tutti staranno al gioco e diranno: - un dito. A quel punto guardi la vittima, guardi gli altri amici lì vicino e con aria superiore, alla "James Bond", concludi: - Allora mi sono nascosto bene!

I Padroni del Clima - Episodio 1

Nel 2012, assieme ad un amico grafico, ci è stata offerta la possibilità di elaborare dei nuovi personaggi e una storia per "Il messaggero dei ragazzi"; nota rivista dei Frati Minori Conventuali di Padova e versione dedicata ai ragazzi del "messaggero di Sant'Antonio".

Creare dei nuovi personaggi è sempre un'esperienza appagante ma inizialmente c'era un pò di timore per alcune scelte che avevamo fatto nel tentativo di realizzare un prodotto di livello più elevato rispetto alla media di storie per ragazzi che avevamo visto in quel genere di pubblicazioni.

Un casco, un trattore e l'ordine di non ballare. Tre storielle di passaggio.

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Preso dallo sconforto generale di una realtà che sempre meno posso digerire e senza che essa nemmeno si prenda la briga di digerirmi, mi viene naturale svicolare verso temi particolari; meno grandi, meno importanti (almeno all'apparenza) sì da considerare le cose più vicine, quelle meno teoriche, meno astruse e che ogni tanto mi (ci?) toccano.

La riflessione è nata tra prati verdi e trattori rossi, grazie a una scampagnata fatta insieme ai miei questa primavera. Passando una giornata lieta ho potuto riscoprire il cosiddetto sapore di una genuinità tanto pregna di significato, quanto oggi sfuggente e quindi, mosso dal principio che le cose belle non bisogna perdere occasione di condividerle, sono a scriverne. Anche se, inevitabilmente, con la stessa forza vengono a dirmi cosa avrebbe bisogno di una revisione. 

Sensei arigatō

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Mi accingo a narrare una storia personale non per mettere i fatti miei in piazza, anzi, caratterialmente sono schivo dall’essere protagonista di alcunché. Tuttavia l’argomento che voglio trattare riguarda un uomo di cui ho molta stima e che per le traversie della vita avevo perso di vista, ciononostante mi è caro ringraziarlo pubblicamente per il bene che ho ricevuto nel frequentarlo.

Per esperienza so che il tempo cambia le cose e le persone e non tutti sono felici di sentirmi. La distanza non aiuta a cogliere le altrui sensibilità, e quindi ho in pratica tagliato tutti i ponti quando mi sono trasferito all’estero.

Il personaggio di cui voglio parlare, però, mi ha salvato la vita, qualche mese fa, anche se a sua insaputa e a mille miglia di distanza.

Sigmund Fraud e il tra-ditore

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Traduco a seguito un articolo scovato su un sito in italiano la cui traduzione mi ha fatto diventare una bestia assetata di sangue.  Questo sito chiaramente assimilabile al Gotha della farloccheide complottarda che ormai impesta il cyberspazio, ha tradotto l'originale in inglese in maniera evidentemente addomesticata alla sensibilità politicamente corretta con grappa e pregiudizi ideologici del traduttore.  Siccome al peggio non c'è limite, altri, non avendo dimestichezza con l'Inglese, l'hanno ripubblicato senza colpa.  

Inoltre, volutamente, l'autore si rivolge bruscamente al lettore con il tu, per responsabilizzarlo, mentre magicamente i farlocchi lo fanno diventare un noi, alla "Mal comune mezzo Claudio".  Se volete capire cosa dico andate su anticorpi.info per vedere la differenza 1.

Torino, una città inesistente

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E' alquanto sconcertante per il torinese rendersi conto che il posto che per lui è l'Ombelico del Mondo, per gli altri italiani è un posto di cui hanno sentito parlare solo per via della produzione di automobili FIAT (ora una ditta americana) o per una delle sue due squadre di calcio, la Juventus (che non è più una delle squadre della città da molto tempo).

Nessuno, se non per emigrarci negli anni '20 e '30 e poi ancora negli anni '50 e '60, ci si reca mai a meno che non sia francese (durante il festival della Cioccolata – una invenzione torinese - per le vie del centro si sente perlopiù parlare nella lingua transalpina), confermando il giudizio di Benito Mussolini, per il quale Torino, la Petite Paris, – ma per i torinesi è Parigi ad essere la Grand Turin – è “quella bastarda città francese”.

Eppure nel resto d'Europa usava essere rinomata: a turno “Il posto più salubre del mondo”, perché grazie alla bontà del progetto degli isolati e della fognatura napoleonica, quando era stata annessa alla Francia, era passata indenne alle epidemie di colera che colpivano tutta Europa (e fu il modello per la nuova Parigi di Napoleone III); “la città con la cucina migliore del mondo” (secondo Nietzsche); “la città più noiosa d'Europa, giustamente capitale della Prussia del Sud”, secondo Flaubert.

Segreti, bugie e l'e-mail di Snowden: perché sono stato costretto a chiudere Lavabit

Nella Locandina: Il fondatore di Lavabit, Ladar Levison

 

Ecco a voi una storia ambientata nella Terra della Libertà.  Ed un buon motivo per disertare ditte informatiche incorporate o con i servers in quella Terra.

Sebbene in teoria il sistema giudiziario americano sia uno dei più garantisti del mondo (e infinitamente più trasparente di quello italiano), in effetti lo è solo quando fa comodo al Governo americano, altrimenti le garanzie non funzionano più.  Inoltre, visto che il sovvenzionamento occulto tramite sgravi fiscali e finanziamenti indiretti delle startup informatiche da parte del Governo è unico al mondo per dimensioni e generosità, è solo naturale che quando il Governo chiede il conto (cioè informazioni), se gli si dice di no, esso ti scateni addosso tutta la forza dell'esecutivo.

Purtroppo, in America, credono veramente alla propaganda governativa, anche gente che si presumeva sveglia come Mr Levison... passami un lenzuolo per asciugarmi le lacrimette, Shingen!

Eccco di seguito cosa ci racconta sul Guardian di Londra:

Segreti, bugie e l'e-mail di Snowden: perché sono stato costretto a chiudere Lavabit 1

di Ladar Levison
 

  • 1. Secrets, lies and Snowden's email: why I was forced to shut down Lavabit:  http://www.theguardian.com/commentisfree/2014/may/20/why-did-lavabit-shut-down-snowden-email 

Comunicazione di servizio...

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Sono impazzito.

Ho deciso, a sorpresa (sorprendendo prima di tutti il sottoscritto) di usare il FacciaLibro, seppure sotto pseudonimo (Pike Bishop), e non ho ancora ben capito perche'.

Propaganda Elettorale

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Anche qui, tristemente, facciamo propaganda elettorale:

 

 

 

Scalerò l'Everest, da solo! Parte Seconda: il Volo

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Link alla Parte Prima 

Wilson dovette modificare il suo piccolo aereo (assimilabile ad un ultraleggero dei nostri giorni) per intraprendere il viaggio dall'Inghilterra al Nepal.  La prima modifica assolutamente necessaria, benchè aggiungesse peso al velivolo, era un serbatoio supplementare.  Col serbatoio di serie avrebbe potuto viaggiare al massimo per 5 ore, cioè circa 400 miglia alla velocità di crociera di un'ottantina di miglia all'ora in condizioni perfette, che non era quel di cui necessitava per un viaggio in zone desolate e desertiche.

Tenete presente che stiamo parlando di un'epoca nella quale i trasporti aerei erano nella loro infanzia: uno dei problemi di chiunque si apprestasse ad un viaggio aereo era la rarità di aereoporti, persino in Europa, figurarsi altrove. E allorquando una pista fosse presente, non era garantita nessuna forma di assistenza e persino il rifornimento di carburante poteva essere un problema insormontabile: quando lo si trovava, spesso era di qualità scadente e proveniente da taniche arrugginite o contaminate con sostanze estranee.  Se si aggiunge a tutto questo la costante necessità di attenzioni e la delicatezza dell'impianto di carburazione dei motori aerei, in particolare quelli non all'avanguardia e risalenti alla decade precedente come quello di Wilson, si può capire in che razza di impresa si fosse cacciato, specie essendo un neofita del volo.  Imprese come quella che si apprestava a sostenere erano a quel tempo appannaggio di pochi piloti divenuti leggendari e immediatamente ascesi allo status di stelle di prima grandezza nel firmamento mondiale degli eroi popolari del periodo tra le due Guerre Mondiali: gente del calibro di Antoine de Saint-Exupery 1, Amelia Earhart 2 e Charles Lindbergh 3.  Di Maurice Wilson invece la stampa parlò solo in negativo, con scommesse sul fallimento della sua impresa: nessuno pensava che ce l'avrebbe fatta nemmeno sino al Mediterraneo e i più sostenevano che se fosse arrivato sulle Alpi, che a quell'epoca erano un ostacolo non da poco, si sarebbe comunque schiantato su quelle alte vette. 

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